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mostra documentaria Palazzo Fodri dai Fodri alla Fondazione Città di Cremona: una storia intensa e plurisecolare Archivio di Stato di Cremona FONDAZIONE CITTÀ DI CREMONA

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mostra documentaria

Palazzo Fodri

dai Fodri alla Fondazione Città di Cremona:

una storia intensa e plurisecolare

Archivio di Stato di Cremona

FONDAZIONE

CITTÀ DI CREMONA

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mostra documentaria

Palazzo Fodri

dai Fodri alla Fondazione Città di Cremona:

una storia intensa e plurisecolare

Archivio di Stato di Cremona

FONDAZIONE

CITTÀ DI CREMONA

Palazzo Fodri - Corso Matteotti, 17 - Cremona28 settembre - 13 ottobre 2012

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La mostra è stata organizzata da A rchivio di Stato di C remona, Fondazione C ittà di C remona e A rchivio Storico

Intesa Sanpaolo ..

Si ringrazia per l’impegno e la co llaborazione il Personale di Fondazione C ittà di C remona, dell’A rchivio di Stato

di C remona e dell’A rchivio Storico Gruppo Intesa Sanpaolo .

Q uesto catalogo è pubblicato grazie al sostegno di A rchivio Storico Intesa Sanpaolo .

Testi a cura di:

- Elisabetta Bondioni (EB)

- Sara Pedrazzini (SP)

- Lucia Zanotti (LZ)

Regesti dei documenti a cura di:

- Angela Bellardi (AB)

- G ianantonio Pisati (GP)

Con la collaborazione di:

Comune di Cremona

Con il patrocinio di:

Provincia di Cremona

Camera di Commercio di Cremona

Soprintendenza beni architettonici e paesaggistici province Bs, Cr, Mn

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INdICe

05 Presentazioni

09 I Fodri e la loro residenza

16 Il monastero di Santa Maria in Valverde

18 La soppressione del monastero e i primi lavori di trasformazione

21 I Monti di Pietà in Italia e il Monte di Pietà di Cremona

25 La Casa di lavoro e di industria

27 La sezione credito del Monte di Pietà di Cremona

30 I lavori di riforma delle sezioni credito e pegno del Monte di Pietà

38 La banca Martini

40 Incorporazione alla Cariplo della sezione credito

43 L’intervento di restauro di Vito Rastelli

46 Il mistero dell’archivio del Monte di Pietà

47 I lavori di adattamento degli anni Settanta del Nocevento

48 Il Circolo Fodri e la sua attività internazionale

50 Bibliografia

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La Fondazione C ittà di C remona, nata nel 2003 a seguito della fusione delle IPA B cittadine (Istituto Elemosiniere,

Istituto Educativo C remonese, Fondazione Eliseo e Stellina Stradio tti, F. So ldi C entro Geriatr ico C remonese), è l’attuale

anello conclusivo di un perco rso di so lidarietà e beneficenza che prende le o r igini sin dal medioevo . L’art. 2 dello Statuto

stabilisce infatti che la “Fondazione persegue esclusivamente finalità di so lidarietà sociale ed ha scopi di beneficenza, di assi-

stenza sociale, socio – sanitar ia e sanitar ia nei confronti di persone svantaggiate, mino ri ed anziane.” O cco rre ino ltre r ico r-

dare che destinatari delle varie fo rme di assistenza sono principalmente i cittadini domiciliati nel C omune di C remona.

Recentemente è stato acquistato Palazzo Fodri, un immobile che aveva già fatto parte, per tutto il seco lo XIX, del patr i-

monio della C ongregazione di C arità in quanto ospitava la C asa di Lavo ro e Industr ia ed il Monte di Pietà.

La Fondazione C ittà di C remona è quindi l’ultima erede della carità di C remona, pertanto la mostra allestita a Palazzo

Fodri, realizzata in co llabo razione con il C omune di C remona, l’A rchiv io di Stato di C remona e l’A rchiv io Sto r ico del

G ruppo Intesa Sanpao lo , patr imonio archiv istico C ariplo - si inser isce in questo contesto sto r ico e consente di r iscopri-

re, anche grazie a visite guidate, il fascino di uno dei più bei palazzi cittadini.

La mostra è quindi prezio sa occasione per so tto lineare che si intende r ipo rtare Palazzo Fodri, immobile di grande presti-

gio , ad una piena operativ ità, restituendo alla città la fruibilità di ambienti dal fascino sto r ico e architettonico unico .

Si coglie l’o ccasione per r ingraziare la do tt. A ngela Bellardi e l’arch. Elisabetta Bondioni per aver curato l’allestimento della

mostra con grande passione e competenza.

G iacomo Spedini

Presidente Fondazione C ittà di C remona

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Le G io rnate Europee del Patr imonio che ogni anno il Ministero per i Beni e le A ttiv ità C ulturali indice con lo slo -

gan “Italia teso ro d'Europa” hanno lo scopo primo di far conoscere sempre più il patr imonio culturale italiano nelle sue

diverse accezioni: siano essi quadri, monumenti o antichi documenti.

Le G io rnate hanno anche lo scopo però di far scoprire o r iscoprire luoghi e beni culturali poco no ti o che da tempo erano

nascosti al godimento della C omunità.

La Fondazione C ittà di C remona e l'A rchiv io di Stato di C remona hanno ideato per le G io rnate Europee del Patr imonio

2012 un progetto di r iscoperta di un antico palazzo cremonese 'Palazzo Fodri' (oggi di proprietà della Fondazione) sia

attraverso la sua r iapertura al pubblico (essendo da tempo chiuso ) sia con una mostra documentaria che ne racconti le

vicende sto r ico -artistiche e architettoniche ma anche il suo utilizzo a partire dalla fine del '500 a vantaggio della C omunità

cremonese o meglio della parte più debo le della C omunità in quanto sede del Monte di Pietà e po i della Sezione C redito

della stesso Monte di Pietà.

Si tratta di un evento veramente eccezionale proprio perché da tempo lo splendido e antico edificio è chiuso al pubbli-

co e perché la mostra espo rrà documentazione non so lo cremonese ma anzi per la maggio r parte proveniente dal r icco

e prestigio so A rchiv io Sto r ico C ariplo .

A nco ra una vo lta quindi si è creata una rete di rapporti e di intese che hanno permesso la realizzazione di tale ambizio so

progetto .

Per l'A rchiv io di Stato è l'occasione per so tto lineare il concetto che o rmai 'patr imonio ' non sono so lo più le antiche

pergamene o i codici miniati ma anche la documentazione sto r ica a no i più vicina come quella conservata nell'archiv io di

un grande gruppo bancario quale è Intesa Sanpao lo .

Un grazie quindi a tutti co lo ro che da subito hanno creduto nell'idea e hanno lavo rato per la sua realizzazione: G iacomo

Spedini, presidente di Fondazione C ittà di C remona, che ha messo a disposizione tutto il Personale (nonostante gli altr i

numerosi impegni istituzionali), la do tt.ssa Francesca Pino , diretto re A rchiv io Sto r ico Intesa Sanpao lo , con tutti i suo i co l-

labo rato r i (ed in partico lare la do tt.ssa Barbara C osta e la do tt.ssa Sara Pedrazzini) senza il cui prezio so sostegno la mostra

e il ca-talogo non avrebbero visto la luce e naturalmente l'arch. Elisabetta Bondioni che ha condiviso la progettualità del-

l'esposizione.

Un r ingraziamento anche al Personale dell'A rchiv io di Stato che, nonostante l'o rmai esiguo numero , appoggia ogni inizia-

tiva con entusiasmo .

A ngela Bellardi

D iretto re A rchiv io di Stato di C remona

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L’A rchiv io sto r ico del G ruppo Intesa Sanpao lo , costituito nel 1984 come ‘co rpo rate memory’ della Banca

C ommerciale Italiana, si è occupato progressivamente di tutelare, gestire e valo r izzare i patr imoni documentari delle

banche confluite a seguito dei vari processi di fusione.

Fra questi spicca, per antichità e o r iginalità delle fonti, il patr imonio archiv istico della C assa di Risparmio delle Provincie

Lombarde, costituita nel 1823, prima cassa di r isparmio aperta in terr ito r io lombardo e fin dall’inizio caratter izzata da un

raggio di azione non municipale ma regionale.

La C assa di Risparmio fu presente a C remona fin dalla sua nascita: la ‘cassa filiale’ aprì infatti i suo i battenti il pr imo agos-

to 1823, un so lo mese dopo la ‘cassa madre’ di Milano . Essa si inser ì in un vivace tessuto di “manifatture e negozj” ma

anche di grandi possidenze terr iere e, fin dagli eso rdi, diventò il co lletto re di un no tevo le vo lume di r isparmi, che r ito rna-

vano a beneficio del terr ito r io attraverso le erogazioni di beneficenza e la concessione di mutui ipo tecari.

Un istituto come la C ariplo , la cui sto r ia si misura in seco li, può annoverare all’interno delle sue vicende anche l’ag-

gregazione di antiche istituzioni preesistenti. Non deve quindi stupire il fatto che l’A rchiv io Sto r ico di Intesa Sanpao lo con-

servi, fra le sue carte, un tassello significativo della sto r ia di C remona, quella del suo Monte di Pietà.

Nel 1927 la C assa di Risparmio delle Provincie Lombarde acquisì infatti la ‘Sezione C redito ’ del Monte, che po rtò in do te

il prezio so Palazzo Fodri e un picco lo nucleo di documenti significativ i, alcuni dei quali vengono presentati al pubblico attra-

verso una mostra, o rganizzata con fine competenza dall’A rchiv io di Stato e bene illustrata in questo catalogo .

Francesca Pino

Diretto re A rchiv io Sto r ico Intesa Sanpao lo

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La prima testimonianza iconografica relativa al palazzo Fodriè costituita, come per tutti gli antichi immobili cremonesi,dalla pianta della città redatta da Antonio Campi nel 1582.Qui il palazzo appare come l’unica porzione di isolato edifi-cata; probabilmente le altri parti non erano ritenute dall’arti-sta degne di nota. Il palazzo vi appare dotato di portici suilati orientale e occidentale, con un atrio centrale sul corpodi fabbrica settentrionale affiancato da due vani per lato, altrivani sul lato occidentale e una scala nel corpo di fabbricameridionale. è noto che la rappresentazione del Campi nonè probante circa l’effettiva dimensione di quanto rappresen-tato, e si prende atto, al 1582, dell’esistenza di un palazzocon portico terreno e ambienti disposti all’interno dei corpidi fabbrica intorno alla corte.La famiglia Fodri vanta antichissime origini, risalenti almeno alXII secolo, ma il suo potere si consolida nel corso del

Quattrocento, quando diventa sostenitrice dapprima deiVisconti e quindi degli Sforza, per i quali esercita il ruolo diesattoria delle gabelle e delle merci importate dalla campa-gna. In tale contesto, in una fase storica di prosperità eco-nomica e pace politica, matura l’esigenza da parte della fami-glia di dotarsi di una dimora confacente allo status conqui-stato.Benedetto Fodri eredita nel 1479 dal padre Bartolomeo lavecchia casa di famiglia in parrocchia Sant’Ippolito, di originimedievali (nel 1190 si registra la costruzione di una torreangolare tra l’attuale corso Matteotti e vicolo Fodri, torre dicui si conservano tuttora tracce nell’edificio), descritta neltestamento di Bartolomeo come dotata di due cortili, duepozzi ed altri edifici annessi; nel 1486 Benedetto amplia laproprietà con l’acquisto di un immobile confinante apparte-nente alla famiglia dovara, identificabile con la porzione diedificio posta a destra dell’atrio guardando la attuale faccia-ta del palazzo, e dà avvio ad una serie di operazioni di rin-novamento edilizio.Alcuni atti notarili documentano in modo abbastanza preci-so in che cosa consistettero le operazioni di riforma, e aquali artefici furono affidate: al 26 marzo 1488 risale unaconvenzione tra Benedetto Fodri e Pietro da Rho (“picaprede”) per la consegna di otto pietre in marmo di Brescia(pietra di Rezzato) decorate; il 14 novembre dello stessoanno sono ordinate altre sei colonne allo scultore Nicolò dePorlegia con l’obbligo di scolpire sui capitelli e sui basamen-ti l’insegna dei Fodri e della seconda moglie di Benedetto,Bartolomea Schizzi. Il documento più importante tra quelli reperiti risale al 27aprile 1490, ed ha come oggetto una convenzione traBenedetto Fodri e il Maestro Guglielmo de Bocholis, dettoDe Laera, in altri documenti citato come ingegnere dellamagnifica Comunità di Cremona, a cui viene affidata l’ese-cuzione di una serie di opere murarie: “finire ottimamente elodevolmente tutto il fabbricato della casa del signor

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I Fo dr i e la lo ro r esidenza

Stemma famiglia Fodri

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Benedetto posta nella vicinia S. Ippolito, dalla parte dellastrada pubblica, sia dallo stesso maestro come da altrimaestri, e pavimentare, intonacare, imbiancare e faretutte le cose necessarie a quella casa verso la detta stra-da dalla parte interna ed esterna… costruire tutti i cami-ni necessari per tutta la casa tanto in basso come di sopraed anche sopra il tetto nella forma degli altri camini esi-stenti nella parte più bella della casa… costruire l’anditoe farlo integralmente incidere coll’arma…”. MaestroGuglielmo si impegna a dare l’opera finita per il successi-vo mese di giugno.Gli storici rilevano come il ruolo di Guglielmo de Lera siada interpretare, contestualizzandolo nell’ambito delle con-suetudini della società quattrocentesca, sia come appaltato-re delle opere (la famiglia de Lera, composta dal padreGuglielmo e dai figli Bernardino e, appunto, Giacomo, grazieal saldo legame con la famiglia Sforza, deteneva nel XVsecolo tutti i maggiori cantieri cremonesi portandovi il con-tributo del costante aggiornamento con il gusto e le novitàderivanti dallo stretto contatto con la corte milanese) siacome punto di riferimento progettuale per il committenteBenedetto; a Giacomo faceva quindi capo anche la direzio-ne delle opere di decorazione che, sebbene non esplicita-mente menzionate nella convenzione, rientravano a tutti glieffetti tra i lavori che concorrevano a rendere la costruzio-ne compiuta “a regola d’arte”. Per questo non sono citatinel documento del 1490 i nominativi degli artisti a cui furo-no poi affidate la realizzazione degli affreschi, in particolaredi quelli che ornano il bellissimo atrio di accesso al palazzo,attribuiti dalla critica a Antonio della Corna, Giovan Pietroda Cemmo recentemente a Pietro Sardo; dei fregi in terra-cotta posti nella facciata esterna e sui prospetti del cortile,opera ritenuta da alcuni studiosi di Rinaldo de Stauris e daaltri di Agostino de Fondulis; delle preziose e rarissime tavo-lette lignee che decorano i soffitti lignei al piano terra e alprimo piano nel corpo di fabbrica verso l’attuale corsoMatteotti (che però probabilmente non sono da ascriverealla riforma di Benedetto Fodri ma le preesistono).

Un ultimo importante documento è costituito dalla con-venzione in data 4 gennaio 1493 stipulata tra BendettoFodri e lo scultore-architetto Alberto Maffiolo da Carrara, inquesti anni attivo al cantiere della Cattedrale, a cui viene affi-dato il compito di “fare costruire, edificare e mettere inopera lodevolmente la porta in marmo della casa, conformeil disegno presentato ed accettato dal committente, entro ilmese di maggio”. La descrizione del portale sembra definirele linee ancora oggi individuabili, nonostante siano docu-mentati interventi ottocenteschi.Benedetto Fodri muore nel 1523; il primogenito AntonioMaria eredita il palazzo e le case dipendenti, e partecipazio-ni ai diritti di gabella passati al fratello Bartolomeo. La tem-perie storica muta alla morte del duca Francesco II Sforza,con l’occupazione spagnola a partire dal 1535; in questi annisegnati da siccità, carestie e pestilenze i Fodri, dediti ormai astudi giuridici, non sanno ben amministrare il patrimonio evendono il palazzo alla badessa Cornelia di Sorlino dellemonache benedettine di Santa Maria in Valverde con atto indata 20 ottobre 1578.

(eB)

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1) Testamento di Bartolomeo Fodri.Cremona, 29 aprile 1476ASCr, Notarile, Sampietro Bartolomeo, f.za 138

Il nobile Bartolomeo Fodri, figlio del defunto Guglielmo dellavicinia di S. Ippolito, dopo aver raccomandato la sua animaa dio, nomina eredi universali i figli Guglielmo, Benedetto,Francesca moglie di Giovanni Francesco Arcamone diNapoli e Chiara moglie di Stefano Ferrari. In particolarelascia al figlio Benedetto tutti i crediti con i massari o mez-zadri e la casa nella vicinia di S. Ippolito di Cremona doveegli abita, comprensiva di due cortili, due pozzi e diversi edi-fici e confinante con la strada, in parte con la strada e inparte con gli eredi di Lazzarino Mainardi, con i fratelli

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Giovanni e Sebastiano da Lodi e con i dovara. Tacita lefiglie con l’assegnazione delle loro rispettive doti di millelire, ricevute al momento delle nozze e accorda alla moglieMargherita Stavoli, a patto che non si risposi, l’usufruttodella medesima casa e dei beni immobili in essa contenutie, nel caso in cui non voglia coabitare con il figlioBenedetto, il diritto di poter scegliere per sé una qualsiasiparte dell’edificio dove risiedere.

2) Testamento di Benedetto Fodri.Cremona, 19 febbraio 1523ASCr, Notarile, Sordi Giovanni Francesco, f.za 456

Benedetto Fodri, figlio del defunto Bartolomeo della vicinia

di S. Ippolito di Cremona, nomina suoi eredi universali i figliBartolomeo, Antonio Maria, giureconsulto, e Bartolomeamoglie di Giuseppe Bremani, nonché i nipoti Nicola,Margherita, Bartolomea, dianora e Paola discendenti deldefunto suo figlio Nicola. Lascia in particolare a Bartolomeola possessione di Pieve Terzagni, un credito di 6.000 lire untempo versato alla Camera ducale, con l’obbligo di corri-spondere alla nuora elisabetta Roncadelli, vedova di NicolaFodri senior, 10.500 lire come parte della sua dote.Abbuona al figlio Antonio Maria, giureconsulto, le spesesostenute per farlo dottorare al gimnasio e gli lascia le pos-sessioni di Fraganesco, Bardella, Fengo e Grumello, oltre alpalazzo nel quale egli abita con una casa lì vicino acquistatada Stefanino Ponzone e un’altra con orto, stalla, cortile eportico comprata dai de Calabria. Affida inoltre al figlioAntonio Maria tutte le suppellettili e i beni mobili esistentinella sua casa, oltre all’archivio con tutti i libri di conto e attinotarili con l’obbligo di pagare 10.000 lire in rimedio dell’a-nima sua e dei suoi defunti in vari legati a persone o enti alui segretamente comunicati. Lascia al nipote Nicola Fodri lacasa dove questi abita con la madre elisabetta Roncadellicon due casette poste sulla via diritta che va alla porta di S.Michele nella vicinia di S. Andrea, un torchio in vicinia S.Ippolito, una fornace fuori Porta Mosa e le possessioni diFarisengo, Bonemerse e Garrano. Assegna a ciascuna dellefiglie una somma in denaro come dote e a sua moglieCaterina Tinti una pensione annua di 300 lire oltre a stabili-re che i dazi delle porte e del Torrazzo e altri crediti relati-vi alla gabella del sale siano da dividere tra i tre eredi maschi.

3) Convenzioni dei fratelli Antonio Maria e BartolomeoFodri con l'abate del monastero di S. Pietro al Po per lacostruzione della cappella e della tomba marmorea diBenedetto Fodri.Cremona, 5 aprile 1524ASCr, Notarile, Chiaraschi Giovanni Maria, f.za 630

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Testamento di Barto lomeo Fodri, 1476

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I fratelli Bartolomeo e Antonio Maria Fodri, figli del defuntoBenedetto (morto il 24 febbraio 1523) e abitanti rispettiva-mente nelle vicinie di S. Vittore e di S. Ippolito, consideran-do la conditionem genitoris sui et familie sue, si impegnanocon l’abate del monastero di S. Pietro al Po donGiangiacomo de Scissa (?) a costruire una capellam magnam

que prima erit in dicta ecclesia che si estenda nell’orto deldetto monastero - come da disegno presentato - e a porrein essa un altare con un’ancona honorificam et pulchram, iltutto con sopra come insegna i loro nomi. Inoltre dovràessere posta in essa un’arca marmorea verso la parete dellasacrestia con un sepolcro a terra ove tumulare, come da suavolontà, il corpo del padre Benedetto e dei defunti dellafamiglia. I fratelli Fodri si impegnano inoltre a dare ogni annoall’abate 120 lire per la celebrazione di due s. messe ognisettimana in perpetuo e a dotare la cappella con un calice euna patena d’argento, vari paramenti sacerdotali e tovagliecon le iniziali “BN FO” (“Benedetto Fodri”).

4) Supplica di Antonio Maria Fodri ai Presidenti delGoverno di Cremona al fine di preservare la sua casa daglialloggiamenti militari.Cremona, 7 aprile 1536ASCr, Comune di Cremona, Fragmentorum, b. 30, c. 279

Antonio Maria Fodri, figlio del defunto Benedetto e assen-te dalla città di Cremona in quanto podestà di Pavia, suppli-ca i Presidenti del governo di Cremona di far rispettare lasalvaguardia ottenuta dal luogotenente cesareo AntonioLeyva che preserva la sua casa in città dagli alloggiamentimilitari, ricordando “le fatiche et sudori che egli ha soffertoin tempi periculosissimi per la sua patria e in considerazione,soprattutto, di como stano le case de li absenti in mano desoldati”.

5) Lamentela fatta dal luogotenente cesareo Antonio de

Leyva al Presidenti del Governo di Cremona per aver fattoalloggiare soldati nella casa di Antonio Maria Fodri. Cremona, 29 aprile 1536ASCr, Comune di Cremona, Fragmentorum, b. 30, c. 366

Il Luogotenente cesareo Antonio Leyva, “molto maraviglia-to et doluto”, si lamenta con i Presidenti del Governo dellacittà di Cremona perché non è stata rispettata la salvaguar-dia dagli alloggiamenti militari da lui concessa a favore diAntonio Maria Fodri, senatore e podestà di Pavia, assente daCremona per motivi legati al suo ufficio pubblico.

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6) Convenzione tra Benedetto Fodri e Giovanni Pietro daRho per la realizzazione di otto colonne e di uno stemma inmarmo bresciano.Cremona, 26 marzo 1488

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Convenzione tra Benedetto Fodri e G iovanni Pietro da Rho , 1488

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ASCr, Notarile, Schizzi Paolo, f.za 237Il magister pichapreda Giovanni Pietro da Rho di Milano,figlio del defunto Pagano della vicinia di S. Tommaso diCremona, promette a Benedetto Fodri, figlio del fuBartolomeo della vicinia di S. Ippolito, di realizzare ottocolonne in marmo bresciano alte nove braccia secondo ildisegno presentato al committente e sul modello, e anchedi qualità migliore, di quelle esistenti sotto la loggia della casadi Giovanni Francesco Ariberti situata nella vicinia di S. egidiodi Cremona. Le colonne dovranno essere consegnate aspese del lapicida, tranne il pagamento dei dazi della città diCremona a carico del committente, metà entro Carnevaledel 1489 e metà entro un anno a partire dalla successivaPasqua, per il prezzo complessivo di 256 lire di imperiali, dicui Benedetto versa subito un acconto di 60 lire. Senzarichiedere alcun altro compenso il magister Giovanni Pietrodovrà realizzare inoltre, con lo stesso materiale, un grandestemma della famiglia Fodri da porre all’angolo della casa. Ilmagister Francesco Pampurino, figlio del defunto magisterAntoniolo della vicinia di S. donato, e il magister Giacomode Ravitiis (?), figlio del defunto magister Battista della viciniadi S. Andrea prestano fideiussione a favore di GiovanniPietro da Rho.

7) Convenzione tra Benedetto Fodri e Nicola da Porlezzadi Brescia per la realizzazione di sei colonne, uno stemma euna lapide tombale in marmo bresciano.Cremona, 14 novembre 1488ASCr, Notarile, Schizzi Paolo, f.za 237

Il magister Nicola de Porlicia figlio del defunto Antonio abi-tante a Brescia in contrada S. Giovanni e al momento domi-ciliato a Cremona nella vicinia Mercadello, promette al nobi-le Benedetto Fodri, figlio del defunto Bartolomeo della vici-nia di S. Ippolito, di realizzare sei colonne in marmo brescia-no buone e senza fessure alte nove braccia secondo il dise-gno presentato al committente e sul modello, e anche di

qualità migliore, di quelle esistenti sotto la loggia della casa diGiovanni Francesco Ariberti situata nella vicinia di S. egidiodi Cremona. Le colonne dovranno essere consegnate aspese del lapicida, tranne il pagamento dei dazi della città diCremona a carico del committente, entro il Venerdì Santodel 1489. Il detto magister si impegna inoltre a scolpire nelpiedistallo di ogni colonna gli stemmi di Benedetto Fodri edi sua moglie Bartolomea Schizzi e le lettere che il commit-tente avrà cura di comunicargli, oltre che uno stemma digrandi dimensioni da mettere loco et scontro dello stemmascolpito poco prima dal pichapreda Giovanni Pietro da Rho;il lapicida si impegna inoltre a costruire uno brochetum a

sepulcro largo 18 once con sopra scolpito lo stemma dellafamiglia Fodri. Il tutto per il prezzo convenuto di 180 lire diimperiali di cui Benedetto versa subito un acconto di 55 lire.Il magister Guglielmo de Bocholis detto De Laria (de Lera),figlio del defunto magister Giacomo della vicinia di S. egidiopresta fideiussione a favore del magister Nicola.

8) Convenzione tra Benedetto Fodri e Guglielmo de Leraper la totale ristrutturazione del palazzo di famiglia situatonella vicinia di S. Ippolito.Cremona, 27 aprile 1490ASCr, Notarile, f.za237

Il magister Guglielmo de Bocholis detto de Laria, figlio deldefunto magister Giacomo della vicinia di S. egidio diCremona promette a Benedetto Fodri, figlio del defuntoBartolomeo, di ristrutturare la casa dove questi abita nellavicinia di S. Ippolito e confinante da due parti con la strada,da una parte con i dovara e da un’altra con gli eredi diSimonino dovara. Guglielmo de Lera si impegna in partico-lare a pavimentare, intonacare, imbiancare e fare tutto ilnecessario sia all’interno che all’esterno nella parte della casaverso strada, di costruire tutti i camini necessari in tutta lacasa e sul tetto secondo la forma degli altri belli già esisten-ti nel palazzo; di costruire un sopra andito inclavatum, cosic-

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ché rimanga unito ai muri fino sotto al granaio e un anditodove incidere a mano due alberelli secondo il disegno con-segnato allo stesso Benedetto; di imbochare, intonacare eimbiancare tutti i muri della casa, costruire quelli nuovinecessari, imbochare e pulire la cornice che corre tuttointorno alla casa sistemando nel contempo tutte le finestree i balconi, dentro e fuori; di sistemare la saletta esistentepresso la torre della casa, pavimentare e intonacare il gra-naio della loggia dall’alto in basso, squadrare la loggia grandeperché sia diritta fino al detto granaio costruendo altresì levolte della loggia a crocere, portando il terreno necessarioper costruirla (a spese del committente) e pavimentandolasopra e sotto; di levare il solaio della stalla, costruire unmuro che va da quello della loggia fino al confine con la casadella famiglia dovara e una scala sotto quella principale checonduca in cantina con un’apertura adeguata per farvi pas-sare le botti; di costruire la scala maestra che porti alla log-gia seguendo il modello di quella esistente nella casa dieliseo Raimondi e di incidere tutte le gullas necessarie tantosopra quanto sotto con il suo architrave e fregio e tutte lenecessarie aperture circolari a crociera in ogni quadro; dicostruire la volta a crociera sopra tutta la loggetta sotto iltetto e le fondamenta di ognuna di quelle che attraversanotrasversalmente la casa, posizionandovi le necessarie colon-ne di marmo come è dall’altro lato della casa; di costruire gliarchi come quelli della loggia grande con volte a crociera eposizionare due file di colonnette fino alla scala maggiore ealla detta loggetta, intonacando e imbiancando il tutto; dicostruire a volta un pontile ad lunetas in modo che sia erimanga forte posizionando colonne in bassorilievo in rela-zione con quelle simili che vanno verso la scala maestra,sistemando e adornando il cortile e la facciata della loggiagrande secondo un altro disegno fornito allo stessoBenedetto; di provvedere all’apertura di tutte le finestre eporte necessarie, ristrutturando quelle delle cantine con ilori cassari e ponendo pietre di marmo alle medesime fine-stre; di pavimentare tutta la casa, il cortile, il luogo ovverosedile esistente presso la stalla e le cantine con due solai,

intonacandole, imbiancandole e costruendovi i relativi pozo-

los e infine di togliere il tetto esistente sopra il corpo tra-sversale della casa e di sistemare, murare e intonacare tuttoil necessario. Il committente si impegna a pagare tutto illavoro 300 lire (di cui anticipa 210 lire e nove soldi) e cin-que braccia di lana bruna e il costruttore a completare illavoro entro il mese di giugno dell’anno 1491.

9) Convenzione tra Benedetto Fodri e Alberto Maffiolo daCarrara per la realizzazione di un portale in marmo per ilpalazzo in vicinia S. Ippolito.Cremona, 4 gennaio 1493ASCr, Notarile, Ravani Bartolomeo, f.za 413

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Convenzione tra Benedetto Fodri e A lberto Maffio lo da Carrara,

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Alberto de Mafiolis de Cararia, figlio del defunto GiovanniPietro al momento domiciliato a Cremona nella vicinia di S.Lucia, promette al nobile Benedetto Fodri, figlio del defuntoBartolomeo abitante nella vicinia di S. Ippolito, di realizzareentro maggio una porta in marmo per il suo palazzo secon-do il disegno esistente presso il committente. essa dovràessere in marmo di Carrara con due ordini di colonne e pie-distalli in marmo bresciano con intarsiature in marmo diCarrara grigio; le cornici dei piedistalli dovranno essere inmarmo bresciano, le basi delle colonne - situate tra i piedi-stalli e le colonne - in marmo di Carrara e le colonne daentrambi i lati della porta ancora in quello bresciano; i capi-telli delle colonne, il fregio e le cornici dei capitelli postesopra i fregi dei capitelli, a sinistra e a destra, in marmo diCarrara; le colonne sopra le cornici in marmo bresciano con

le basi e i capitelli, però, in quello di Carrara; l’arco dellaporta, l’architrave e tutte le intarsiature, comprese le duemedaglie, in marmo di Carrara; i fregi sopra l’architrave inmarmo di Carrara e i cornicioni sopra il fregio in marmobresciano; l’incassamento sopra l’architrave in marmo diCarrara, i cornicioni superiori della porta in marmo brescia-no e i due brevi in marmo bresciano. Sopra la porta dovràinoltre essere realizzato un grande stemma della famigliaFodri in marmo bianco e rosso naturale di Carrara. Il tuttoper il prezzo convenuto di 400 lire, escluse le spese per ilmateriale, di cui Benedetto versa un acconto di 130 lire. Ilmagister Pietro Cerneri figlio de defunto Fachino della vici-nia di S. Silvestro e il magister Lazzaro Pozzali, figlio del fuComino della vicinia di S. erasmo, prestano fideiussione afavore del magister Alberto Maffioli.

(GP)

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dal momento della vendita del palazzo Fodri alle monachedi Santa Maria in Valverde non si sono reperiti documentiche aiutino a ricostruire le vicende edilizie del complesso,che come accennato è dotato di un secondo cortile, postoa sud dell’antico palazzo Fodri e ad esso adiacente. Unatestimonianza interessante viene dalle relazioni di visita aimonasteri femminili cittadini del vescovo Cesare Speciano,risalenti agli anni 1599-1606: da lui sappiamo che il mona-stero di Valverde ospitava 57 monache benedettine, di cui

44 professe, 2 novizie e 11 converse, oltre a 12 educande.Gli ambienti destinati alle monache dovevano quindi neces-sariamente comprendere spazi comuni e privati adatti adospitare circa settanta persone.La planimetria del catasto teresiano, risalente agli anni ventidel Settecento, non indica la partizione dell’isolato che ècampito in modo indistinto e indicato, sia nella mappa sianella tavola d’estimo, come “Chiesa sotto il titolo di S. Annacon Monistero de’ Monache Benedettine detto di Valverde”

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Il mo naster o d i Santa Mar ia in V alverde

Mappa di Seconda Stazione, citta di C remona, sec. XV III

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posta nella parrocchia di San Prospero. L’unica linea segnatanella mappa sembra individuare proprio la chiesa (qui dettadi Sant’Anna, ma in altri documenti di Santa Maria) in corri-spondenza dell’angolo tra gli attuali corso Matteotti e viaValverde.

(eB)

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1) Preliminare per l’alienazione dell’ex monastero di S. Mariadi Loreto dove risiedono le monache di S. Maria di Valverdeal fine di sostenere le spese di trasformazione in monasterodel palazzo Fodri da poco acquistato dalle stesse monache. Cremona, 18 ottobre 1578ASCr, Notarile, Vitali Giacomo, f.za 2067

Il cardinale di Milano Carlo Borromeo, avendo rilevatodurante la visita apostolica nella città di Cremona come ilmonastero benedettino un tempo di S. Tommaso de Lernoe ora di S. Maria di Valverde di Cremona fosse troppo angu-sto e incapace di alloggiare in modo conveniente le mona-che, aveva ordinato loro di provvedere all’acquisto di un edi-

ficio maggiormente capiente e idoneo. esse, dopo un’atten-ta ricerca, hanno trovato la disponibilità di un pallacio seu

quadam domo magna con altre case contigue di proprietàdei fratelli Bartolomeo e Paolo Fodri (figli di Antonio Maria)situato nella vicinia dei SS. Ippolito e Andrea di Cremonaper il prezzo convenuto di 32.500 lire di imperiali di cuihanno già provveduto a versarne ai compratori 16.500. Ora,dovendo provvedere alla completa soluzione del pagamen-to, oltre che alle spese in corso (fabrica iam inchoata) per latrasformazione dell’edificio in monastero e per la costruzio-ne della chiesa, hanno deciso di vendere la casa dove untempo si trovava il monastero benedettino di S. Maria diLoreto che anni prima era stato unito canonicamente dalcardinale Borromeo al monastero di S. Maria di Valverde edove esse si erano dovute trasferire su ordine dello stessoprelato. Si è reso disponibile all’acquisto Nicola de Penari fuBenedetto della vicinia di S. Agata di Cremona per il prezzodi 5.500 lire ad esclusione delle suppellettili ecclesiastiche edel livello di 18 lire annue nei confronti del rettore dellachiesa di S. Silvestro a carico del monastero.

(GP)

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I documenti tacciono dunque per quasi due secoli, e nulla sisa delle trasformazioni che in duecento anni la fabbrica hasubito. Il monastero viene soppresso nel 1784 da GiuseppeII, e il complesso monastico destinato in parte a Monte diPietà, dipendente dall’Amministrazione dell’OspedaleMaggiore, e in parte a Casa di lavoro e industria, dipenden-te dall’Istituto Generale elemosiniere di Cremona: a questomutamento di destinazione corrisponde una serie di opereedilizie affidate all’architetto Faustino Rodi, le cui descrizionisi sono ritrovate tra le carte d’archivio, purtroppo prive deiriferimenti grafici a corredo delle stesse che avrebbero reso

più facilmente individuabili e collocabili i lavori progettati.Nel passaggio dal monastero alla nuova destinazione l’im-mobile dovette fungere temporaneamente da magazzinomilitare, se in un documento del 26 aprile 1796 si fa pre-sente che prima di procedere alla formale assegnazione sidovrà “sgombrare detto caseggiato delle Botti di Farina ividepositate dal Comando Militare col trasportarle nel vicinomonastero del Cistello”.

Le descrizioni delle opere si riferiscono a lavori necessari perseparare i locali destinati a nuova sede del Monte di Pietà

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La so ppressio ne de l monaster o e i pr imi lavo r i d i trasfo rmazio ne per il Monte d i P ietà e la

C asa d i Lavo ro e Industr ia

Descrizione delle opere da eseguirsi nel soppresso monastero di S. Maria di Valverde, arch. Faustino Rodi, 1786

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da quella della appena istituita Casa di lavoro, e ad adatta-menti che vengono realizzati nelle due parti così suddivise. Una prima descrizione delle “opere da eseguirsi nel sop-presso monastero di Santa Maria di Valverde per dividere edisimpegnare la parte di esso monastero destinato per ilMonte di Pietà dal restante fabbricato” è datata 20 giugno1786 e firmata da Faustino Rodi: si tratta di chiusure di pas-saggi, aperture, finestre, a livello sotterraneo, terreno, secon-do e terzo. Un altro atto in data 17 luglio 1786 riguarda la “descrizionedelle operazioni occorrenti per il nuovo adattamento daeseguire nel soppresso Monastero di Santa Maria diValverde per comodo delle distinte Case di lavoro”: il docu-mento fa riferimento ad un refettorio, a delle camere conti-gue, alla cucina, ad altre camere, che sono investite da ope-razioni di apertura e chiusura di finestre e usci sia verso lastrada (ma non viene specificato quale!) sia verso la loggia,oltre che in alcuni casi da demolizioni e rifacimenti di soffittie pavimenti; talvolta viene prescritto di “accomodare la sta-bilitura, il pavimento, e dare il bianco”. Sembra di poter ipo-tizzare che questi lavori si collochino nel cortile meridionale,sul cui corpo di fabbrica a sud, come consuetudine neimonasteri benedettini, doveva trovarsi il refettorio, mentrela cucina poteva trovarsi lungo il braccio orientale; il Rodiprescrive in modo dettagliato le modalità di realizzazionedelle opere progettate: “Tutte le suddette opere dovrannoessere eseguite nella seguente maniera, cioè li muri de’ fon-damenti di buona bazzana di calcina di Piacenza fino ad unbraccio sopra terra come pure le spalle e voltini delle aper-ture da aprirsi di nuovo, gli archi ed i pilastri, il prosegui-mento de’ muri, le aperture da otturare ed i pavimenti inmolta come è di uso con terra buona, le stabiliture in calci-na dolce di Lodi e con materiali di pietre, mattoni, coppi elegname da tetti, da riconoscere prima che siano messi inopera…”.Un ultimo documento redatto da Faustino Rodi, in data 11marzo 1787, riguarda la “descrizione delle opere da ese-guirsi nella parte del Monastero soppresso di Valverde desti-

nata ad uso del Monte di Pietà…”: si parla tra l'altro di“adattare le undici finestre sopra il cornicione conformi alleesistenti sotto del cornicione medesimo... nella chiesa inter-na ed esterna destinata ad uso di guardaroba"; di “demolirela presentanea gronda del tetto della facciata esterna e latodel vicolo, fare un cornicione conforme al disegno e cam-pione e secondo le istruzioni alla facciata suddetta e rispet-tivo risvolto di un braccio verso il vicolo, porvi il canale diferro, rifare la gronda al vicolo con travetti lavorati ed assain piano, accomodare le parti di muro guaste, fare il zocco-lo di basamento a tutta l’estensione della facciata, e cioè dal-l’angolo di levante all’angolo di ponente, stabilire le parti dimuro di detta facciata mancanti; porre a tutta la rifatta gron-da verso il vicolo li canali di tolla che ora esistono a partedella facciata principale; dare il bianco o tinte diverse a tuttala facciata già detta, come parimenti alli canali da porsi altetto come sopra, e al nuovo cornicione, e finire ogni cosacome sopra…”. In questo caso sembra si tratti della porzio-ne di fabbricato occupata dalla chiesa di Santa Maria diValverde, collocata, come osservato nella planimetria delcatasto teresiano, all’angolo tra gli attuali corso Matteotti evicolo Valverde.

Risale al 1825 circa la pianta icnografica della città diCremona disegnata da Luigi Voghera, che costituisce laprima testimonianza della disposizione planimetrica delcomplesso immobiliare dopo la pianta del Campi del 1582;ed è in assoluto la prima rappresentazione in pianta dell’edi-ficio adiacente all’antico palazzo Fodri che si abbia a disposi-zione. Qui si legge una corte porticata lungo i lati orientale,occidentale e meridionale, interrotta nell’angolo nord-orien-tale dalla sporgenza costituita dal palazzo Fodri. Il perimetrodell’isolato lungo le vie che lo delimitano è occupato dacorpi di fabbrica paralleli alle vie stesse, con una marcatarientranza lungo la contrada Valverde.

(eB)

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1) “descrizione delle opere da eseguirsi nel soppressomonastero di S. Maria di Valverde “ per destinarne unaparte al Monte di Pietà, a firma dell’arch. Faustino Rodi.Cremona, 20 giugno 1786ASCr, Istituto elemosiniere Concentratore, b. 47, fasc. 3

2) “descrizione delle operazioni occorrenti per il nuovoadattamento da eseguirsi nel soppresso monastero di S.Maria di Valverde” per la Casa di lavoro redatta dall’arch.Faustino Rodi.Cremona, 17 luglio 1786ASCr, istituto elemosiniere Concentratore, b. 47, fasc. 3

3) “Pianta generale del soppresso monastero di S. Maria diValverde … destinato ad uso del Monte di Pietà e Casa dilavoro”.Agosto 1786Archivio Storico Cariplo – Milano

Trattasi di una minuziosa descrizione redatta dall’arch.Faustino Rodi sullo stato dell’ormai soppresso monastero.

(AB)

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Pianta della città di C remona, arch. Luigi Voghera, 1825

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Nel corso del XV secolo, in Italia, il sistema assistenzia-le posto in essere dai governi cittadini comincia a per-fezionarsi e, assieme ad altre tipologie di istituti creatiper i bisognosi, come gli Ospedali e le Confraternite(enti di carità fondati principalmente per liberare la cittàda mendicanti e vagabondi), iniziano a sorgere i Montidi Pietà.Questo nuovo modello prende molto velocementepiede, tanto che “alla fine del Settecento i Monti attivi[sono] almeno 700 e si può dire che praticamente nes-suna città o borgo ne [sia] sprovvisto”, seppur conpeculiari differenze dovute al proprio fondatore, al ter-ritorio, al contesto storico ed alla natura del tessutoeconomico in cui il Monte va a inserirsi.I Monti di Pietà, uffici pubblici di prestito a pegno a tassoridotto, sono destinati ad aiutare la povera gente e apreservare i cristiani dal peccato di usura.Originariamente i capitali necessari al loro funziona-mento sono costituiti da depositi di denaro a fondoperso, richiesti dal governo cittadino a tutti coloro chesiano in grado di fornirne e da prestiti gratuiti degli ebreiche in cambio ottengono l'autorizzazione a esercitarelegalmente il “proprio mestiere”.I depositi non remunerati trovano la loro ragion d’esse-re nel presupposto cristiano che essi apportino una‘ricompensa celeste’ a coloro che contribuiscono aldisegno assistenziale."Colui che ricorre al Monte per un prestito è normal-mente un 'povero' ma non un 'indigente', non un mise-rabile o un vagabondo, non uno che riceve un'elemosi-na ma uno che riceve ciò di cui ha bisogno per risolve-re un suo problema grave ma contingente”. In questosenso, i ‘bisognosi di prestito’ possono essere ricondot-ti, a esempio, a una frangia della popolazione rappre-sentata da piccoli imprenditori che, nello svolgimento

della loro attività, necessitano di sovvenzioni, ma che sitrovano provvisoriamente esclusi dal mercato del pre-stito: con l’istituzione dei Monti di Pietà, i governi citta-dini cercano di intervenire in questa situazione ed illavoro dei Monti si svolge parallelamente a quello deibanchi di credito ebraici, che continuano a occuparsidella ‘normale’ domanda di credito al consumo. Il tentativo attuato dai governi cittadini attraverso lafondazione dei Monti è quello di limitare i danni sociali,esemplificabili nell’enorme divario creatosi tra ‘produt-tori’ e ‘lavoranti’, provocati da un ormai stabile sistemafinanziario di tipo capitalistico e di porre le basi per ade-guare le istituzioni assistenziali ai bisogni crescenti deiceti popolari. In un certo senso, si può parlare di una‘concezione precapitalistica dell’economia’, il cui scopoprincipale risiede nella tutela della base produttiva delgruppo.Nel XV secolo, nel territorio di Cremona, la presenzadegli ebrei e delle loro attività creditizie è attestata dapiù di duecento anni. La comunità ebraica talvolta entrain conflitto con l’autorità religiosa e con la comunitàlocale: si pretende che gli ebrei portino un segno distin-tivo e viene loro proibita l’esportazione dei pegni.Sull’onda di quest’azione di contenimento dell’influenzaebraica, nel 1490, il francescano Michele da Acqui pro-muove la fondazione di un Mons Pietatis a Cremona(dopo essersi occupato della creazione di istituti simili aBrescia, Verona e Crema). Il Monte di Pietà di Cremona viene eretto dal ConsiglioGenerale della Città, con l’approvazione di 16 capitolistatutari, tramite diploma del 17 marzo 1490, di GianGaleazzo Maria Sforza, duca di Milano e Signore diCremona. Alla sua istituzione concorrono il clero, lanobiltà, i mercanti, gli artigiani e la popolazione urbanae rurale con quote differenti di lire imperiali. La sede

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I Mo nti d i P ietà in Ital ia e il Monte d i P ietà d i C r emona

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viene fissata presso l’Ospedale Maggiore: allaCongregazione che gestisce anche questo istituto ven-gono affiancati un’altra Congregazione specifica, iConservatori del Monte (responsabili politici dell’ente)e un tesoriere (coordinatore di vari collaboratori).La scelta della gratuità del prestito, in breve tempo,porta a un rapido assottigliamento della dotazione ini-ziale del Monte. Il governo cittadino vara una serie diprovvedimenti volti a salvare la situazione: per esempio,tra il 1504 e il 1512, vengono direttamente accreditatisul conto capitale dell’ente gli introiti delle tasse pagatedai macellai della città.Ma, negli anni Cinquanta del XVI secolo, la situazioneappare molto grave, quasi disperata: si fa urgente l’at-tuazione di un progetto riformatore del Monte, un pro-getto che necessariamente tradisca le sue scelte fonda-tive dando il via alla remunerazione dei depositi e all’o-nerosità per i mutuatari. Nel 1550 la normativa usuraia viene bloccata dal Senatomilanese; nel 1564 la situazione precipita nuovamente:la limitazione creditizia non è sufficiente per sostenerela pressione dei ceti bisognosi. Per far fronte a ciò, laCongregazione dell’Ospedale viola il divieto ed autoriz-za la riscossione dei tassi di interesse dai mutuatari,incappando nella censura ecclesiastica. Finalmente, nel1573, arriva la deroga papale, concessa da GregorioXIII, che permette ai Monti di Pietà di riscuotere un’o-nerosità pari al 5% sui prestiti.Una svolta decisiva per il pieno sviluppo dei Monti diPietà come istituti di credito avviene di pari passo econseguentemente alla storia ebraica nel nostro paese,che oscilla tra periodi in cui la comunità ebraica puòpartecipare attivamente e liberamente alla vita econo-mica e sociale delle città e momenti in cui la morsapapale (in prima linea le scelte di Filippo II) si fa strin-gente ed i banchi ebraici possono proseguire il lorolavoro solo grazie ad elusioni contrattuali: nel 1566 si

arriva alla chiusura dei banchi in tutto il territorio delducato e nel 1590 Filippo II decreta l’espulsione dellecomunità ebraiche dalle città da effettuarsi in sei mesi.La chiusura definitiva dei banchi e la cacciata dell’interacomunità assesta un duro colpo alla struttura del creditoconvenzionato, alla quale il Monte di Pietà non può sup-plire per la mancanza di capitale che è propria della suastruttura. Le conseguenze di questa situazione si riscon-trano nei problemi che si vanno a creare presso i cetiproduttivi meno forti che necessitano, durante i periodisfavorevoli, di poter disporre di credito al consumo percontrastare la flessione produttiva della manifattura. Perrendere davvero efficace l’intervento di istituti come iMonti di Pietà e per soddisfare il bisogno di capitale dadestinarsi al credito convenzionato, sono assolutamen-te necessari degli interventi volti al riassestamento diquesti enti, come la ricapitalizzazione e la riforma deglistatuti. Il governo cittadino di Cremona decide, nel 1621, dirifondare il suo Monte: il capitale è di 25.000 scudi; leresponsabilità dei Conservatori del Monte vengonoseparate da quelle della Congregazione dell’OspedaleMaggiore; il controllo politico ritorna al Consiglio citta-dino. La Congregazione accetta che il Monte operi inpermanente e strutturale limitatezza di capitale, prontoperò a utilizzare i pochi fondi per ridurre l’onere suiprestiti al verificarsi di crisi economico-finanziarie. Un lungo periodo di tranquillità operativa viene garanti-to dalla grande attenzione manifestata per questi istitu-ti dagli Asburgo durante la stagione delle loro riformeamministrative: nel 1774 il trattamento dei loro beniimmobili viene equiparato a quello degli enti ospedalie-ri; nel 1784 vengono abolite le Congregazioni e vieneistituita, a Milano, la Giunta delle Pie Fondazioni a cuidevono far capo tutti gli enti operanti nel territorio sta-tale; nel 1787 viene introdotto anche a Cremona ilmodello milanese grazie al quale il Monte può usufruire

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di un fondo di prestito gratuito e può richiedere il 5%di tasso sui pignoramenti. Nel ‘700, i Monti di Pietà continuano a rappresentareuna forza attiva nel tessuto economico cittadino, manon incidono significativamente sulla circolazione mone-taria: il livello di capitalizzazione di tutti gli istituti lom-bardi rimane molto basso e i banchi ebraici tornano aesistere, seppur illegalmente.

(SP)

A Cremona nel 1807 una nuova riforma vede l’unionedell’Ospedale, da cui dipendeva il Monte di Pietà, nellaCongregazione di Carità che amministra così entrambigli enti, collocati nel complesso immobiliare di palazzodi Fodri.

La documentazione d’archivio fa registrare tra il 1835 e il1837 un carteggio intercorso tra l’ingegnere d’ufficio delladirezione dei Luoghi Pii elemosinieri, Basalari, e ladeputazione d’Ornato. La pratica non è purtroppo com-pleta, ma dai documenti reperiti si desume che nell’aprile del1835 la direzione dei Luoghi Pii elemosinieri presenta unprogetto per la riforma del portale marmoreo del Monte diPietà; nel maggio dello stesso la deputazione d’Ornatorimanda la pratica sostanzialmente non approvando il pro-getto, e in seguito all’insistenza da parte dell’ingegnereBasalari perché sia approvato quanto richiesto dispone chedue membri della deputazione stessa, l’architetto LuigiVoghera e l’ingegner Gaetano Turchetti, accompagnati daServio Valari Maggi, procedano ad un sopralluogo per “rife-rire se nello stato attuale possa la medesima ulteriormenteconservarsi senza temere pericolo di rovina, e di proporreove sia d’uopo pure lievi riforme che vi si potessero prati-care onde renderla più durevole, e senza guastare lo stileantico che rappresenta”. La dettagliata relazione dei due tec-nici porta sostanzialmente a confermare la non approvazio-ne dell'intervento progettato, come dimostra il fatto che ilportale tuttora esistente non corrisponde alle linee dei dise-

gno presentato dall'ingegner Basalari ma trova riscontronella descrizione di quanto commissionato originariamenteda Benedetto Fodri ad Alberto Maffiolo da Carrara.Fonti bibliografiche confermano per metà Ottocento anco-ra la destinazione funzionale dell’edificio, occupato in partedal Monte di Pietà e in parte dalla Casa di lavoro e industria.

(eB)

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1) elenco dei pegni rubati nella notte dal 24 al 25novembre 1605 dalla cassa del Monte di Pietà diCremona.ASCr, Monte di Pietà di Cremona, b. 1

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Elenco dei pegni rubati nella notte dal 24 al 25 novembre 1605

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Sono elencati in minuzioso ordine alfabetico tutti i nomidi coloro che avevano portato a pegno i beni con l'in-dicazione degli oggetti impegnati.

2) Inventario di tutti i pegni esistenti nel Monte di Pietàall'atto della consegna da parte dei reggentidell'Ospedale di Cremona al nuovo cassiere GiuseppeAngelo Binetti.Cremona, 30 aprile 1791ASCr, Notarile, Vacchelli Giuliano, f.za 7864

L'elenco suddivide gli oggetti in biancheria, rame, oro eargento.L'inventario è accompagnato da un carteggio dei

Reggenti dell'Ospedale che illustra la situazione che siera venuta a creare con il cassiere precedente e daiCapitoli che deve osservare il cassiere nella gestione deibeni del Monte.

3) Richiesta, con allegato progetto, al Comune diCremona dalla direzione dei Luoghi Pii elemosinieri, dacui dipende il Monte di Pietà, della licenza per riforma-re il portale di palazzo Fodri.Cremona, 23 aprile 1835ASCR, Comune di Cremona, CongregazioneMunicipale, b. 393, fasc. 1/9

(AB)

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La Casa di lavoro venne istituita nel 1786 sull'onda delmoto riformatore di Giuseppe II e la conseguente rior-ganizzazione dell'attività assistenziale.Tra le nuove forme di aiuto agli indigenti si collocaanche la Casa si lavoro e di industria con lo scopo pro-prio di dare lavoro alle persone non abbienti ma ingrado di produrre. ebbe vita incerta; dopo pochi anni dall'apertura fu sop-pressa per motivi finanziari nel 1791. Reimpiantata inapplicazione di un decreto napoleonico del 1809, fun-zionò attraverso mille difficoltà fino al 1872.

Nel 1807, l’amministrazione dell’Ospedale, quindi delMonte di Pietà che da esso dipendeva, è unita a quelladell’Istituto elemosiniere sotto il titolo diCongregazione di Carità, che da questo momentoamministra entrambe le istituzioni collocate nel com-plesso immobiliare di palazzo Fodri.

La Casa di lavoro quindi è un laboratorio in cui vengo-no manufatti soprattutto tele, lenzuoli, feltri, ma anchecesti e altri prodotti che vengono venduti, per un certoperiodo, anche all’interno di un negozio collocato nellaCasa di lavoro stessa, con ingresso da Vicolo Valverde.

(eB)

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1) “Notificazione” per la nuova organizzazione delSistema delle Pie Fondazioni e per una più corretta di-stribuzione delle elemosine.Milano, 1 agosto 1786ASCr, Istituto elemosiniere Concentratore, b. 47, fasc. 3

Tra le varie disposizioni contenute nella “Notificazione”

un ben preciso paragrafo è dedicato all'apertura dellaCasa di lavoro e al suo funzionamento, da aprirsi nelsoppresso monastero di S. Maria di Valverde.La Casa darà lavoro a coloro che lì vi si recheranno “maaltresì a quelli, che per particolari circostanze nonpotendo abbandonare le proprie famiglie, preferirannolavorare nelle loro rispettive case”.

2) Tabella delle manifatture fabbricate dal settembre1786 (epoca dell'apertura della Casa) al dicembre 1789.ASCr, Istituto elemosiniere Concentratore, b. 47, fasc. 3 Nella Casa si produceva tela di tuttofilo di lino, tela

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La C asa d i lavo ro e d i industr ia

Tabella delle manifatture fabbricate dal 1786 al 1789

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ordita di filo, tela di filo di canapa, “passignani di filo”,berrette di cotone, calze di cotone bianche.

3) Prospetto della quantità di manifatture prodottenella casa di lavoro di Cremona nel corso del 1787 evendute a diversi negozianti e privati. Cremona, 1787ASCr, Istituto elemosiniere Concentratore, b. 45, fasc. 2

Si segnalano tra gli acquirenti l'Imperiale Collegio per imilitari (“passignani di filo e cotone tinti colorati”), laCausa Pia dei carcerati (per tela di lino e stoppa greg-gia), Giovanni BattistaBoromeo, negoziante inMantova (fustagni di filo).

4) disposizione dell'I. R.Governo che dalla Casa di lavo-ro vengano somministrate all'o-spedale di Cremona braccia sei-mila di tela che l'Ospedalepagherà in dodici rate uguali allafine di ogni mese. Cremona, 27 luglio 1790ASCR, Istituto elemosiniere, b.47, fasc. 3

La nota governativa però sotto-linea anche un aspetto antieco-nomico della Casa: purtroppole tele prodotte non hanno unlargo smercio quale sarebbedesiderabile e quindi la produ-zione deve limitarsi alla richiestadi fornitura dell'Ospedale edegli Orfanotrofi onde evitare

pesanti passività.

5) Richiesta del direttore della Casa di lavoro e d'indu-stria al Comune di Cremona di poter aprire una botte-ga in contrada Valverde n. 1855, per facilitare lo smer-cio dei manufatti prodotti.Cremona, 27 gennaio 1857ASCr, Comune di Cremona, Congregazione Municipale,b. 410, fasc. 6

La richiesta di apertura di una luce di bottega ha allega-ta anche l'iscrizione dell'insegna che così recita: “Nella

Pia Casa d'Industria/ si fabbrica-no/ per conto proprio e percommissione/ e si vendono aprezzi modici/ tele di lino didiverse qualità/ parosine, edobletto per coperte/ fodre permaterassi/ tappeti per tavole epavimenti/ fazzoletti da naso,foulard e stoffe/ di cotone elana. Soppedanei di paglia/ perstanze, sporte di paglia e cap-pelli”.Il 24 settembre lo stesso diret-tore informa però laCongregazione Municipale chela bottega in contrada Valverdeè stata chiusa, e che pertantol’insegna viene spostata sullaporta d’accesso allo “stabili-mento”.

(AB)

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Richiesta per l’apertura di una bottega, 1857

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Con la legge bancaria n. 169 del 4 maggio 1898, i Montidi Pietà vengono svincolati dalle ferree norme vigentiper le Opere Pie e possono operare come istituti dicredito autonomi: nel 1906 il Monte di Pietà diCremona si rende indipendente dall’amministrazionedella Congregazione di Carità e nel 1909 apre la suaSezione credito. Nel 1913 verranno incorporate la Banca Martini diCremona e la Banca Provinciale Genovese.

La Sezione pegno procede parallelamente ed esistecontemporaneamente al nuovo Servizio, ma a poco apoco perderà rilevanza, soprattutto per l’evolversi delconcetto di ‘risparmio’ anche in una realtà piccola comequella cremonese.

Nel 1910 si rende quindi necessario un aggiornamentodello Statuto Organico e del Regolamento del Monte,con l’introduzione del Titolo VII – Sezione Credito, peril quale l’istituto è autorizzato a effettuare nuove opera-zioni:- Sconto di effetti e incassi di effetti- Conti correnti garantiti, passivi e fiduciari- Anticipazioni sopra i titoli di credito- Riporti attivi- Sovvenzioni su merci e fedi di deposito- Mutui ipotecari- Anticipazioni ai funzionari delle Pubbliche amministra-zioni- Prestiti per la costruzione e per l’acquisto delle casepopolari o economiche- Acquisto di titoli per conto di terzi- depositi a semplice custodia e cassette forti- Servizio di cassa per conto di terzi- depositi a risparmio

- Servizio di assegni e vaglia cambiari e di corrisponden-za con Istituti di emissione o di credito- Provvista di fondi- Impiego di fondi.

La sezione credito assunse i Servizi Cassa per numerosienti: Consorzio Ferroviario Cremona Borgo Sandonnino, Istituti Ospitalieri, Spedale Ugolani dati, enteCase Popolari, Asili Infantili, Istituti educativi,Congregazione di Carità di Cremona, Istituto AlaPonzone, Servizi Approvvigionamenti comunali,Comune di duemiglia, Società Anonima NazionaleFerrovie e Tranvie, Teatro Concordia, AziendeMunicipalizzate, Patronato liberati Carcere, ConsorzioArginale Branciere, Società Anonima Teatro eden,Nobil Casa Resta Pallavicino, Azienda del Porto,Comune di Cremona, Azienda CivicaApprovvigionamenti, Cooperativa esercenti Gestionedazio.

data la florida situazione economica in cui la Banca delMonte di Pietà di Cremona versa attorno agli Venti,sono numerosi gli enti e le istituzioni cittadine che sirivolgono all’istituto per ricevere sussidi e sovvenzioni:Amministrazione Scolastica Provinciale di Cremona,Associazione Monarchica Operaja di Mutuo Soccorso eCollocamento Vittorio emanuele III in Cremona,Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra(sezione di Cremona), Associazione Nazionale Madri eVedove dei Caduti (sezione di Cremona), AssociazioneNazionale Tubercolosi di Guerra, Associazione OperaiaFemminile di Mutuo Soccorso in Cremona,Associazione Zootecnica Cremonese, CanottieriBaldesio, Club Alpino Italiano (sezione di Cremona),Comitato dei Concorsi Zootecnici di Cremona,

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La sezio ne cr ed ito del Monte d i P ietà d i C remona

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Comitato per le onoranze ai caduti sul campo dell'ono-re del Comune di Pieve d'Olmi (Cr), Comitato perOnoranze dei Prodi Caduti per la Grandezza dellaPatria, Comitato pro cultura industriale – pro Operanazionale di assistenza agli Invalidi di Guerra, ComitatoPro Liberati e Pro Liberatori (Cremona), CommissioneAmministratrice degli Asili di Carità per l'Infanzia(Cremona), Commissione Amministratrice degli AsiliInfantili in Cremona, Congregazione di Carità inCremona, Federazione Femminile educativa Morale(Cremona), Federazione Impiegati e Commessi(Sezione dell'Unione del Lavoro di Cremona),Federazione Italiana dei Monti di Pietà, FederazioneNazionale dei Comitati di Assistenza ai Militari Ciechi,Federazione Provinciale delle Cooperative (sede inCremona), Istituto Artigianelli, Istituto Bambini Lattantie Slattati (Cremona), Istituto del Buon Pastore, IstitutoNazionale per le Biblioteche dei Soldati, IstitutoSordomute Canossiane, Opera Bonomelli di Assistenzaagli Italiani emigrati in europa (sezione di Cremona),Opera Nazionale per gli Orfani e i Contadini morti inguerra, Opera Nazionale per l'Assistenza Civile eReligiosa degli Orfani di Guerra (sezione di Cremona),“Opera Pia” Colonie Cremonesi del Po, Opera PiaPatronato Carcerati e Liberati dal Carcere in Cremona,Opera Pia Tinti, Ospedale dei Bambini in Cremona,Ospedali Maggiore ed Ugolani dati di Cremona,Patronato Scolastico (Cremona), Patronato Scolasticodi San daniele Ripa Po (Cremona), Pia IstituzioneMusicale in Cremona, Pia Istituzione per la CuraClimatica (Cremona), Pio Istituto Asilo InfanziaAbbandonata (Cremona), Pio Istituto delle Piccolederelitte (Cremona), Regia Scuola Normale FemminileSofonisba Anguissola di Cremona, Regio IstitutoTecnico eugenio Beltrami, Regio Laboratorio di ChimicaAgraria annesso all'Istituto Tecnico di Cremona, SocietàCremonese contro la Tubercolosi, Società Cuochi

Camerieri ed Affini, Società dei Reduci delle PatrieBattaglie in Cremona, Società di Mutuo Soccorso ePrevidenza fra Sacerdoti della diocesi di Cremona,Società Nazionale Margherita di Patronato pei Ciechisezione Lombarda (Cremona), Società Umanitaria(sezione di Cremona), Teatro del Soldato.

Alla vigilia dell’incorporazione da parte di Cariplo, laSezione credito aveva già aperto diverse succursali efiliali sul territorio: Ostiano (1911), Isola dovarese(1912), Piazza Commerciale/Piazza del Comune diCremona e Robecco d'Oglio (1918), Crema e Soresina(1921), Casalmaggiore, Castelponzone e Pizzighettone(1924), Canneto sull'Oglio e Castelleone (1925).

(SP)

****

1) delibera della Congregazione di Carità di Cremonaper il deposito presso il Museo Civico di alcuni fram-menti d'ornato in terracotta staccati da un muro (nonspecificato) durante anche lavori.Cremona, 10 luglio 1903Archivio Storico Cariplo - Milano

Allegata alla delibera uno schizzo non datato e non fir-mato del frammento di terracotta.

2) Relazione sommaria di stima dello stabile già ad usodella Casa d'industria (di proprietà della Congregazionedi Carità) redatta dall'ing. ettore Signori per incaricodella Presidenza del Monte di Pietà.Cremona, 15 maggio 1907Archivio Storico Cariplo – Milano

La relazione doveva servire all'Amministrazione del

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Monte per decidere sull'acquisto e sui successivi inter-venti per adattare lo stabile ad uso dell'apertura dellaSezione Credito.

3) Relazione della Presidenza del Monte di Pietà sul-l'opportunità dell'acquisto dello stabile ex Casa d'indu-stria.Cremona, 8 giugno 1907Archivio Storico Cariplo – Milano

Anche in questa relazione del presidente Coggi si sot-tolinea l'importanza dell'acquisto, specie della parte giàad uso del Monte di Pietà stante il suo alto valore archi-tettonico “vero gioiello di architettura quattrocentescadi cui sono rari gli esempi nelle nostre città e di cuiCremona deve andare a giusto titolo orgogliosa e gelo-sa custode”.

4) elenco delle Autorità e di varie Rappresentanze pre-senti al ricevimento dato dalla Banca del Monte di Pietàil 21 settembre 1913.Archivio Storico Cariplo – Milano

L'elenco comprende il ministro dell'agricoltura e com-mercio, Francesco Saverio Nitti, il ministro dei lavoripubblici, ettore Sacchi, le Autorità cittadine sia civili chemilitari, i rappresentanti delle categorie economiche.Un'annotazione manoscritta (l'elenco è dattiloscritto)segnala tra i presenti anche “critici, giornalisti, avversari,curiosi, sfacciati”

5) Rassegna stampa con articoli di critica apparsi su La

Provincia (11 novembre 1910) e L’idea radicale (22novembre 1910) per i lavori realizzati al palazzo dall'ing.ettore Signori.Archivio Storico Cariplo – Milano

6) Notifica del decreto dell'interesse storico del palaz-zo Fodri emesso dal Ministero della Pubblica Istruzione.Cremona, 14 aprile 1912Archivio Storico Cariplo – Milano

(AB)

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Relazione del presidente Coggi, 1907

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Una importante serie di lavori è intrapresa all'inizio delsecolo XX, in seguito a modificazioni amministrativeche si ripercuotono fortemente sull'assetto edilizio dellafabbrica.Come visto la citata legge sulla riforma bancaria n. 169del 4 maggio 1898 introduce la possibilità per i Monti diPietà di operare come istituti di credito, e in quest'otti-ca il Monte di Pietà di Cremona nel 1906 si rende indi-pendente dalla Congregazione di Carità e si costituiscein amministrazione autonoma.da questo momento l'Amministrazione del Monte diPietà di Cremona lavora per dotare la sua sede deglispazi necessari ad espletare la nuova funzione del servi-zio di cassa, e la soluzione viene presto individuata nel-l'acquisto degli immobili adiacenti a Palazzo Fodri, quel-li un tempo occupati dalla Casa d'Industria e storica-mente legati al palazzo stesso in quanto facenti partedel soppresso monastero benedettino delle monache diValverde. eloquenti per spiegare la situazione sono le parole delpresidente del Monte di Pietà avvocato Coggi, che inuna relazione del 1907 scrive: "dei vari locali delPalazzo, quattro soli, tre a terreno, e uno superiore,sono riservati ad uso degli uffici e ad uso di magazzinodel Monte; gli altri locali del corpo principale e dei duecorpi laterali servono di abitazione per il direttore, peril Magazziniere e per il Custode del Palazzo. Bastaaccennare questo per comprendere come il Palazzonon risponda certamente al bisogno vivo e sentito diuna razionale distribuzione di uffici e meno ancora peradattamenti ad uso di magazzini per il guardaroba e perle merci, come si vedrà in appresso. [...] Ma ora chel’Amministrazione del Monte è divenuta autonoma [...]mentre l’aumento rilevantissimo delle operazioni dipegno fa maggiormente sentire il bisogno di altri

ambienti ove gli effetti possano trovare una giusta ebene ordinata distribuzione - che i locali delGuardaroba del Monte sono ben lungi dall’offrire -ancor più grave si presenta il quesito perl’Amministrazione che intenda attuare i nuovi servizi dideposito e di prestiti consentiti dalla legge e dallo sta-tuto. dove collocare i nuovi uffici del credito, del pre-stito e di cassa e i nuovi magazzini per le merci?...”.L'acquisto dell'immobile della ex Casa d'Industria è infi-ne sancito con atto del notaio Foletti di Cremona il 31gennaio 1908, e subito in marzo iniziano i lavori all'in-terno delle sale del palazzo Fodri per adeguarne gliambienti alle nuove destinazioni di cassa e tesoreriadella Sezione Credito: il 7 marzo 1908 il presidente delMonte di Pietà di Cremona, avvocato Coggi, scrive alSindaco di Cremona: “Il Consiglio di Amministrazioneha deciso di procedere al ristauro delle sale a terrenodell’antico palazzo Fodri per istituire l’ufficio di tesoreriae cassa; e prima di procedere ai lavori, interessa som-mamente di eseguire alcuni assaggi sulla facciata perrilevare i contorni di tre finestre prospicienti sul corsoUmberto I, onde assicurarsi se esse corrispondano omeno alle originarie finestre del palazzo suddetto. Leopere di restauro dirette dall’eg. Ing. ettore Signori inunione al Prof. de Col dell’Istituto Ala Ponzone, com-prendono fra l’altro la pulitura delle decorazioni a colo-ri esistenti nei soffitti e nella parte superiore delle pare-ti; ma necessitando di far precedere l’assaggio alle fine-stre, mi reco a dover darne partecipazione alla S. V.Illustrissima assicurandola che in caso di necessarie tra-sformazioni o modificazioni saranno osservate le forma-lità volute dalle leggi e dai regolamenti”.Nel corso dei lavori si rinvengono alcune terrecotte,che si ritiene potessero costituire la cornice delle fine-stre originarie del palazzo, simili ad altre già rinvenute

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I lavo r i d i r ifo rma de lle Sezio ni cr ed ito e pegno del Monte d i P ietà d i C r emona

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nel 1903 e nel 1906 e depositate presso il Museo Civicodi Cremona: l'Amministrazione del Monte di Pietà nechiede ora la restituzione, pensando di poterle ricollo-care in opera, cosa in realtà mai avvenuta.Le opere eseguite da Giuseppe de Col sono localizza-te nell'atrio e nei due saloni terreni alla sua destra: "Sisono dovute superare difficoltà d’ogni sorta per iniziarelo sgombero di due sale terrene che coll’accesso diret-to ed immediato dall’andito del palazzo servirannoquanto prima per ufficio di tesoreria e saranno quindisempre aperte al pubblico. La prima era divisa da unatramezza in muratura e ripiena di scaffali fin quasi all’al-

tezza del soffitto; la seconda attigua era divisa da un sof-fitto più basso che la divideva in due stanze una terrenae l’altra superiore. I soffitti originari delle due sale rico-perti da varie tinte di calce lasciavano peraltro intrave-dere la loro artistica bellezza e la possibilità di un giudi-zio colla semplice ripulitura. Ciò che fu posto sotto laguida dell’eg. Cav. ettore Signori, delegato dell’UfficioRegionale dei Monumenti, e l’opera del prof. Giuseppede Col allievo del cav. Rubbiani di Bologna. I due soffit-ti sono ora completamente ripuliti. Quello della primasala è a quattro scomparti con travature sostenute damensoloni intagliati. Gli scomparti sono poi divisi in tanticassettoni con un fregio che corre lungo i regoli... Suifianchi di ciascun scomparto sono collocate 120 tavo-lette dipinte a tempera opera finissima di un autorefinora sconosciuto, ma le cui iniziali, credesi, son segna-te a mo’ di fermaglio sul berretto di una figura che èvarie volte riprodotta sulle tavolette. Anche sulle paretidella sala si è scoperta una decorazione in affresco, ingran parte rovinata per le continue trasformazioni allequali andò soggetto il locale durante l’epoca in cui ilpalazzo servì da convento delle madri benedettine di S.Anna in Valverde. Vari putti (altezza cm 60) in variepose graziose, alcuni dei quali di fattura veramente squi-sita, corrono sotto il soffitto lungo le pareti su uno sfon-do decorativo a fogliami, e lasciano cadere dei festoniricchissimi di frutta, frammezzo ai quali son tenuti danastri gli stemmi della famiglia Fodri e delle famiglienobili con quella imparentati (Fodri, Sommi,Schinchinelli, Ponzoni, Ghidini ecc.). dagli assaggi prati-cati si esclude che altre decorazioni si trovino sullepareti della sala. Il soffitto della seconda sala più piccolaè pure a scomparti con cassettoni, come la precedente;più semplice e senza decorazioni ma tuttavia di un gustosquisito appunto per la semplicità dei mezzi adottati.Corrispondente a queste due sale, al piano superiore siha un solo salone (m 14 x 9) il cui soffitto e le pareti

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Soffitto della Sala del Consiglio , 1927/1930

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sono riccamente adorni come quello della sala a terre-no. Ma la decorazione è anche più ricca. Nessun lavorovenne in essa finora compiuto essendosi limitatal’Amministrazione a far togliere il vecchio intonaco allepareti ed a scoprire l’antico dipinto in affresco ed in ista-to di conservazione se non perfetto, tale peraltro darendere possibile un completo restauro". Nel frattempo il progetto di riordino degli immobilidella ex Casa d'Industria, appena acquisita e destinataad ospitare il Monte dei Pegni, è predisposto dall'inge-gner ettore Signori; lo stato di tali edifici prima delleopere è descritto in modo eloquente tra le righe di unarticolo di giornale apparso su "L'idea radicale" il 7dicembre 1910 a firma di Francesco de Gobbis, alloraconsigliere d'amministrazione del Monte di Pietà, come“…insieme di edifici dove, a pochi metri dal meraviglio-so cortile di Palazzo Fodri, sorgeva un piccolo labirinto

di casupole malsane, di corridoi ciechi, di cortiletti umidie sporchi, che si insinuava come un cuneo tra l’ex chie-sa di Valverde e il fabbricato di via Meli…”, con apertu-re più volte aperte e richiuse: e si chiede se “Potevaquell’ammasso inorganico di edifici soddisfare le esigen-ze di una clientela ormai abituata a ritrovare nella bancaun ambiente signorile e comodo, in cui si possa in brevespazio di tempo trattare gli affari agli sportelli, sbrigarela corrispondenza nella sala di scrittura, conversare dallacabina telefonica col cliente lontano?...”. I lavori, autorizzati dal Comune, condotti a partire dal-l'autunno del 1908 e conclusi nel 1912, riguardano i fab-bricati compresi tra via Valverde e i risvolti verso CorsoUmberto e via Meli; in particolare la ex chiesa di SantaMaria in Valverde, con il fianco lungo corso Umberto,adiacente alla facciata dell'antico palazzo Fodri, vedeconfermata la sua destinazione a magazzino già acquisi-ta al momento della sua soppressione.L’intervento documentato, da quanto si desume dallalettura delle carte d’archivio, è consistito nello smantel-lamento certamente della ex chiesa di Santa Maria inValverde, oltre che degli edifici lungo il vicolo omonimo;con ogni probabilità l’involucro della chiesa non è statoperò completamente demolito e ricostruito, come sem-bra dimostrare la presenza, a livello del sottotetto, diimposte di arconi trasversali tagliati per costituire l’ap-poggio delle capriate lignee, tutt’ora rilevabile, dellastruttura di copertura inserita.Il “Progetto di riforma delle facciate degli edifici costi-tuenti la soppressa chiesa di S. Maria in Valverde (conMagazzeno del Monte) e Casa d’Industria verso il corsoMazzini, vicolo Valverde e via Meli" è approvato dallaCommissione di Ornato e ottiene la licenza n. 223 indata 5 settembre 1909.Nel luglio del 1909 molte delle opere interne che sistanno eseguendo nel palazzo Fodri, come visto adatta-to a sede della Sezione Credito del Monte di Pietà,

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Pianta del complesso immobiliare, 1908-1909 circa

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sono già compiute, se in un articolo elogiativo compar-so su "La Provincia" dell'11-12 luglio si può leggere:”...Nei due saloni il soffitto pensile di quercia scolpita, arosoncini dorati, decorata a stampetto, incastonata ditavolette quasi miniate le quali tutte furono paziente-mente dissepolte da sonno secolare di sotto una spes-sa coltre di calce.Ripristinate e richiamatequelle, fu rifatta la mancan-te decorazione in florealeclassico, trattato con gustocastigato dal prof. de Col. Ipenduli festoni di fiori efrutta, ricchi di nastri, dicartelli, stemmi e morioni,motti e imprese si alterna-no con squisite testine nelcostume e sentimentoquattrocentesco delMantegna; s’allineano, s’in-trecciano a colori quieti, insobrie intonazioni. I vetrirotondi a rulli e a piombinelle piccole, alte finestrecompletano lo stile edanno sapore di classicoalle poche suppellettili diindispensabile modernità ivi disposte. Sono riapparselesene, trabeazioni a chiaroscuro su fondi bleu, si sonorifatti stipiti intagliati in quercia massicci con capitellicorintii di buona rinascita: le porte, le finestre hanno ria-vute le loro austere ferramenta a reticola di torciglionibruni e gli stemmetti a testa di cavallo ed i vetri poli-cromi. Il cortiletto ha ripreso la sua classica fisionomiaessendo stato riaperto il portico sud, di elegante archi-tettura in pietra - rimasto chiuso sinora come sala divendita. Merito dell’ideazione di questo ripristino artisti-

co e del nuovo sviluppo bancario, spetta all’infaticabilePresidente del Monte di Pietà avvocato Guido Coggi,mirabilmente assecondato da un gruppo di esecutori:dall’ing. e. Coggi al prof. Venturini, al capomastro e.Santi, al decoratore e restauratore prof. de Col, al fab-bro Rizzi Stefano per il cancello atrio - e Bignamini

emanuele e GaudenziPietro pei serramenti, alprof. Fortunato Baltieri eGuindani Amilcare per lesculture in legno… alvetraio Mario Basaglia per ivetri catedral a rulli, alladitta costruttrice della mec-canica la Casa Panzer diBerlino ed infine all’egregiodirettore sig. Martinelli…”.A questa voce fa da con-traltare "L'Azione" che il 9ottobre 1909 pubblica unarticolo molto critico sulleopere eseguite: : “… delresto è facile persuadersiche le modificazioni intro-dotte siano state felice-mente ideate, in quantol’avv. Coggi appartiene al

numero di coloro che hanno con sicura coscienza arti-stica deturpata la città coll’abbattimento degli archi delVoghera. Si dice a proposito che esista unaCommissione regionale per la conservazione deimonumenti la quale ha collaudato i lavori. Staremo avedere che cosa ne diranno i critici d’arte di tale rifor-ma edilizia che ha dato l’edificante spettacolo dellaintroduzione di uffici bancari in un palazzo del quattro-cento, della ritoccatura barbara di alcune preziosetavolette nel soffitto, del magnifico salone a piano ter-

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Progetto per porta a vetri, 1914/1915 circa

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reno, della sostituzione con moderne pitture di un fre-gio nel salone stesso…”.Restano, a testimonianza di tali lavori, bellissimi disegnidi progetto degli arredi di queste sale, conservati pres-so l'Archivio Storico di Intesa San Paolo. In questi anni, tra il 1909 e il 1910, mentre si procedecon la realizzazione dell'intervento progettato dall'inge-gner Signori per la parte di fabbricato della ex Casad'Industria compreso tra vicolo Valverde e i risvoltiverso corso Umberto I e via Meli, altri locali della ex

Casa d'Industria e di palazzo Fodri sono nel frattempoaffittati: al Comune per ospitarvi scuole professionali,alla Croce Rossa, allo Zuccherificio LombardoCooperativo di Casalmaggiore, alla Società Umanitaria. In attesa di predisporre un organico progetto di restau-ro dell'antico palazzo Fodri (che vedrà la luce solo nel1930) vengono nel frattempo qui eseguite varie operedi riparazione: il 25 luglio 1911 il direttore Martinelliscrive alla presidenza del Monte, riferendosi ai locali aduso della sua abitazione: "Nelle camere in 1° piano del

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Progetto di arredi, 1911/1915 circa

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palazzo Fodri e propriamente in quelle adiacenti al gransalone già usato per magazzino di biciclette si sonomanifestate delle fenditure nelle tramezze. Tanto l'into-naco quanto la coloritura sono così sciupati che profit-tando della riparazione alle fenditure sarebbe opportu-no rinnovare la tinteggiatura alle pareti e rifare i pavi-menti... Il capomastro sig. Santi emilio dopo accuratavisita dei locali sopra indicati ha constatato che le fendi-ture accennate si sono prodotte per fatto che essendo-si in epoca assai lontana disposto per la erezione di tra-mezze in cotto allo scopo di suddividere gli ampi salonioriginari del palazzo Fodri in comode stanzette non futenuto conto dell'eccessivo peso di dette tramezze cheveniva ad essere sopportato per intero dai soffitti...". Atale missiva fa seguito il 28 luglio 1911 la deliberazionen. 63 che dispone l'esecuzione delle opere proposte dalcapomastro Santi e nel frattempo avvallate dall'ing.Signori. Nel novembre del 1911 l'amministrazione del Montescambia vari carteggi con l’ing. emilio Gussalli dellaSoprintendenza ai Monumenti di Milano, che si reca invisita al palazzo il giorno 16 settembre 1911; nello stes-so periodo intercorre una fitta corrispondenza tra l'am-ministrazione del Monte di Pietà e il prof. pittore LuigiComolli di Milano, nella quale tra l'altro si fa riferimen-to ai mobili in stile ordinati alla ditta Meroni e Fossattidi Lissone e si chiede all'artista di dipingere le paretidella sala attigua al salone a cassettoni (definite “nudegreggie e ricoperte di semplice intonaco”) "a ridosso delsoffitto un fregio semplice con cornice sottostante edecorare magari il resto delle pareti con disegno stam-pato uso tappezzeria…”.I contatti stretti di questo periodo con laSoprintendenza ai Monumenti per la Lombardia porta-no evidentemente alla emissione del vincolo monumen-tale sul palazzo Fodri, che risale al 16 aprile 1912.Una fotografia, datata 1911, documenta lo stato del

cortile del palazzo Fodri in questo momento.Al 1914 risalgono altre opere che interessano il cortiledel palazzo Fodri: il 20 gennaio, in una nota del diretto-re del Monte Martinelli, si legge che "La direzioneGenerale Istituto Nazionale delle Assicurazioni a mezzoAgente Generale Cav. R. Montani esige che ai localiattuali siano aggiunti almeno altri tre uffici per corri-spondere alle esigenze dei nuovi servizi. Per appagare larichiesta non abbiamo se non una via da scegliere, quel-la cioè di riutilizzare il porticato grande dell'ex PalazzoFodri mediante le seguenti opere:1. Impianto del termosifone2. Sovrapposizione pavimento in listoni larice con sot-toposti travetti in modo da togliere il dislivello3. Costruzione di una tramezza in legno per dividere indue locali l'intero porticato4. Vetriate in legno larice per le 4 arcate verso il cortilemuniti di vetri comuni a piombo...".L'autorizzazione a realizzare la chiusura del portico ter-reno di palazzo Fodri giunge il 21 agosto dello stessoanno: ”Questa Soprintendenza consente che siano chiu-

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Ufficio del direttore della Banca del Monte

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se le quattro arcate di portico dell’edificio monumenta-le con serramenta di legno e ferro in conformità dei tipiredatti dal pittore Comolli e consegnati a quest’ufficio.Il consenso è condizionato al fatto che la posa dei ser-ramenti non intacchi menomamente i sottarchi i quali siritiene debbano conservare sotto lo scialbo tracce delladecorazione originaria. Sarà inoltre opportuno che ivetri siano a semplici riquadri senza gemme e variazionidi colore”. L'intervento è realizzato dalla VetrariaBresciana Testori & C.; anche di queste vetrate si con-servano presso l'Archivio Storico di Intesa San Paolosplendidi disegni progettuali.Agli anni 1902-21 si riferiscono poi alcuni carteggi rela-tivi alla "Costruzione di box per camera di sicurezza”.

(eB)

1) Pianta relativa al progetto di riforma dei servizi delMonte di Pietà, 1908-1909 circaTavola, 48x107 cm, a firma ing. ettore SignoriArchivio Storico Cariplo – Milano

2) Sezione della ex chiesa di Santa Maria in Valverdeadattata a magazzino per la sezione pegni del Monte diPietà, s.d.Tavola, 49x71 cm, a firma ing. ettore SignoriArchivio Storico Cariplo – Milano

3-4) Progetti della facciate del nuovo Monte di Pietàlungo vicolo Valverde, via Gerolamo da Cremona ecorso Matteotti, 1909, 1912Tavole, 37x24 cm, 93x29 cm, a firma ing. ettore SignoriASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1147, prot.8455/1910

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Progetto per il locale box, s.d.

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5) Progetto della porta d'ingresso ai nuovi uffici delMonte di Pietà, 1908-1909 circaTavola acquerellata, 60x46 cm Archivio Storico Cariplo – Milano

6) Progetto per parete divisoria in legno della sala adi-bita al servizio cassa del Monte di Pietà, 1908Tavola acquerellata, 44x82 cmArchivio Storico Cariplo – Milano

7) Progetto per il locale box: sviluppo delle pareti, s.d.Tavola acquerellata, 39x95 cmArchivio Storico Cariplo - Milano

8) Proposte di arredo per l'ufficio del direttore dellaSezione credito del Monte di Pietà, 1911 – 1915 circaTavola acquerellata, 50x71 cmArchivio Storico Cariplo – Milano

9) Progetto per portoni in legno, s.d.Tavola acquerellata, 78x55 cmArchivio Storico Cariplo - Milano

10) Progetto per porta a vetri, 1914 -1915 circaTavola 36x42 com – acquerellataArchivio Storico Cariplo – Milano

11) Particolare della vetrata, 1914-1915 circaTavola acquerellataArchivio Storico Cariplo – Milano

12) Bozzetto di vetrata per l'atrio del Monte di Pietà,1908Tavola acquerellata, 60x46 cmArchivio Storico Cariplo – Milano

13) Fotografia del cancello realizzato su disegno delprof. Giuseppe de Col, 1909 circaStudio Fotografico Aurelio Betri e Figlio – CremonaArchivio Storico Cariplo - Milano

14) Progetto per la stanza del tesoro, 1920 circaTavola acquerellata, 65x145 cmArchivio Storico Cariplo - Milano

(eB)

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La Banca Martini venne fondata a Cremona da Palmiroe Cesare Martini. La sede dell’istituto era situata incorso Vittorio emanuele n. 12, al piano terra del palaz-zo ad uso abitazione della famiglia Martini.

Al momento della morte (1909), Palmiro Martini (gran-de figura di mecenate) lasciò in eredità l’esercizio dellaBanca al figlio Carlo e la proprietà del palazzo familiarealle sue figlie Bice e Rosetta, fintanto che esse non sifossero sposate.Assieme allo zio Cesare, Carlo continuò a svolgere l’at-tività di banchiere fino alla sua morte, avvenuta nel1912.

L’esercizio della Banca Martini passò in linea di succes-sione, con conforto di un testamento, alla moglie diCarlo, Kamma Beltrami ed ai suoi due figli, Palmirino eerminia, ancora minorenni.Poiché Kamma Beltrami non aveva intenzione di prose-guire nell’esercizio del credito e Cesare Martini non erainteressato al rilievo della totalità dell’esercizio, la signo-ra Beltrami – dopo aver scartato la possibilità di liqui-dazione della banca ed aver deciso di cercare un istitu-to disposto ad assumerne la continuazione degli affari -si rivolse, nel 1913, alla Banca del Monte di Pietà diCremona per una proposta di rilevazione.Il Consiglio d’amministrazione della Banca del Monte,valutando particolarmente interessante sia il tipo diclientela della Banca Martini (composto per lo più daabbienti proprietari terrieri e piccoli industriali) sia laposizione della sua sede, ne deliberò l’assunzione a par-tire dal 1° agosto 1913.Appunto per mantenere una sede così prestigiosa epoterne fare una filiale della Banca del Monte (conser-vando comunque il nome Martini per una sorta di fide-

lizzazione della clientela), si procedette alla stipula di uncontratto d’affitto con Kamma Beltrami, proprietaria deilocali di palazzo Martini, in cui la banca aveva i suoi uffi-ci (1° gennaio 1914). Proprio questo contratto d’affitto fu il motivo scatenan-te per il quale le sorelle di Carlo Martini, Bice e Rosetta,intentarono una causa legale contro la cognata KammaBeltrami e l’amministrazione del Monte di Pietà diCremona. esse infatti sostenevano che i locali di palazzo Martiniadibiti all’esercizio del credito fossero da considerarsiparte integrante della loro abitazione, quindi confluitianch’essi nel lascito testamentario paterno e di loroproprietà, reclamandone l’utilizzo.Attraverso i vari gradi di giudizio, però, Kamma Beltramie l’amministrazione del Monte dimostrarono che, con-frontando i due testamenti di Palmiro Martini (quellosull’eredità per l’abitazione e quello sull’eredità per l’e-sercizio del credito), era evidente l’intenzione di fare untutt’uno tra l’esercizio del credito ed il luogo in cui essofosse esercitato. Quindi, il piano terra di Corso Vittorioemanuele 12 era da considerarsi un ‘a sé’ rispetto aglialtri locali del palazzo.La querelle si concluse con il ritiro del ricorso inCassazione da parte delle sorelle Beltrami.

La Banca del Monte di Pietà di Cremona ebbe quindiuna delle sue succursali più prestigiose in quella cheribattezzò ‘Agenzia di Città’ (ex Banca Martini).

La documentazione è conservata presso l’Archivio sto-rico di Intesa Sanpaolo, patrimonio archivistico Cariplo,sezione Archivi aggregati, fondo Monte di Pietà diCremona.

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La Banca Mar tini d i C ar lo e C esare Mar tin i in C remona

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Si tratta di un solo fascicolo (anni 1913-1923) relativo alrilievo della Banca Martini (e trasformazione della suasede in Agenzia di Città) da parte della Banca del Montedi Pietà di Cremona e documentazione in merito allacausa intentata dalle sorelle Bice e Rosetta Martini con-tro la Banca del Monte e contro Kamma Beltrami vedo-va Martini (bilanci ms. della Banca Carlo e CesareMartini per gli esercizi 1913 e 1914; note, bozze, appun-ti, elenchi, relazioni - del personale del Monte e deiliquidatori della Banca Martini, verbali di verifica e diconsegna dei valori, corrispondenza e delibere delMonte).

(SP)

****

1) Progetto di riforma della facciata di palazzo Martini incorso Vittorio emanuele II, n. 12.Cremona, 19 luglio 1884

ASCr, Comune di Cremona 1868-1946, b. 1139, prot.6212

2) Circolare della Banca Martini alla clientela sulla ces-sione dell’azienda alla Banca del Monte di Pietà diCremona.Cremona, 30 giugno 1912Archivio Storico Cariplo – Milano

3) Scorcio di corso Vittorio emanuele con in primopiano palazzo Martini.1912ASCr, Raccolta cartoline Armanetti, n. 184

(AB)

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Progetto palazzo Martini, 1884

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Il Regio decreto-Legge n. 269, ‘Modificazioni dellenorme vigenti sull’ordinamento delle Casse di risparmioe dei Monti di pietà di I categoria’, entra in vigore il 10febbraio 1927.Nel lungo processo decisionale che porta alla stesuradel testo definitivo, la Cassa di Risparmio delle ProvincieLombarde (Cariplo) svolge un ruolo attivo trattandocon il Governo le contropartite per ottenere l’assorbi-mento della Sezione credito del Monte di Pietà diCremona, che viene reso effettivo durante la sedutadella Commissione Centrale di Beneficenza del 24 gen-naio 1927: “la Commissione centrale di beneficenzaamministratrice della Cassa di risparmio delle Provincielombarde e gestioni annesse, delibera di approvare l’as-sunzione effettuata dal Comitato esecutivo, dellaSezione credito del Monte di Pietà di Cremona secon-do i patti e le norme fissati nella convenzione 7 gennaio1927, approvata dal Comitato esecutivo in sedutadell’11 gennaio scorso e che viene così oggi ratificata;ed autorizza il Comitato esecutivo a tutti i provvedi-menti che si renderanno necessari per l’attuazione del-l’assunzione stessa”.Si ritiene opportuno riportare le parti salienti delloSchema di convenzione:1°) La Cassa di risparmio delle Provincie lombarde rile-va e assume la Sezione credito del Monte di Pietà diCremona; conseguentemente la stessa Cassa di rispar-mio diventa cessionaria di tutti i diritti ed azioni di qual-siasi genere, nessuno eccettuato, giudiziarie o non, delMonte di Pietà di Cremona (Sezione credito), mentrene assume tutte le obbligazioni passive senza eccezioni[...].2°) Fra le attività che dovranno passare dal Monte diPietà di Cremona alla [Cariplo] dovrà essere compresala proprietà del Palazzo ora sede in Cremona del detto

Monte [...]. La detta Cassa trasferirà in detto Palazzo lasede della nuova filiale in Cremona.3°) Il Monte di Pietà, sia che conservi la propria perso-nalità giuridica di opera pia, sia che passi in gestione adaltra opera pia, dovrà sempre limitarsi esclusivamentealle operazioni pegno. e la Cassa di risparmio concedesin d’ora al Monte di Pietà di Cremona l’uso gratuito nelPalazzo dei locali attualmente adibiti alla Sezione pegno[...].4°) La [Cariplo] elargisce al Monte [...], per iniziare il suolavoro nel biennio 1927/1928, la somma complessiva diL. 100.000 (lire Centomila) da pagarsi nei due esercizi.5°) La [Cariplo] assumerà il personale della Sezione cre-dito del Monte di Pietà di Cremona conservandogli leanzianità e i diritti acquisiti.6°) Si chiederà al Regio Governo che [...] la Legge cheapproverà la presente convenzione abbia fra l’altro adichiarare esente da tasse il trapasso delle attività e pas-sività ed i diritti di godimento [...]. Nonché dichiarareinibito d’ora innanzi al Monte di Pietà di Cremona osuoi successori di riprendere operazioni di credito.Le ragioni di questa scelta vengono fornite sia dal pre-sidente de Capitani sia dal commissario donati. Ilprimo sostiene che: “la fusione, mentre per il nostroIstituto rappresenta la eliminazione di una inutile e noncerto giovevole coesistenza di due Istituti analoghi (enella convenzione si è prevenuta la possibilità che essarisorga in seguito), offre d’altronde la possibilità agli agri-coltori ed agli industriali della zona del Cremonese ditrovare aiuti più larghi e più pronti”; ed il secondoaggiunge che “il Comitato esecutivo ha aderito al desi-derio del Governo anzitutto perché Cremona è unambiente sano e finanziariamente sicuro, e in secondoluogo perché si è venuti alla convinzione che la Sezionecredito del Monte di Pietà era ben amministrata. La

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Inco rpo razio ne alla C ar iplo del la sezio ne cred ito de l Monte d i P ietà d i C remo na

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pochissima attività stessa della Sezione pegno delMonte di Pietà dimostra che l’ambiente è buono”.Il motivo per cui la Cariplo decide di aggregare a séesclusivamente la Sezione credito del Monte vieneesaurientemente spiegato nelle parole pronunciate dalde Capitani all’interno della seduta del 24 gennaio1927: la scelta è stata effettuata “non ritenendo oppor-tuno in massima una confusione dei due tipi di opera-zione (credito e pegno) così distinte e diverse, non solodal punto di vista tecnico, ma anche da quello sociale”.

Notizie relative alle vicende della Sezione pegno delMonte di Pietà di Cremona si trovano in un articolo delquotidiano ‘La Provincia’: “il Monte di Pietà [dopo lascissione della Sezione credito] passa [...] sotto gestionepropria e [viene] amministrato per un triennio dal com-missario prefettizio comm. Soldaini, attuale prefetto diFirenze. Nell’anno successivo il Monte perde [...] nuova-mente la propria autonomia e [viene] incorporatodall’e.C.A. [ente Comunale di Assistenza], finché lalegge del maggio del 1938 lo [istituisce] come ‘Monte diCredito su Pegni’ con tutte le caratteristiche di un isti-tuto di credito, non più sotto il controllo della GiuntaProvinciale Amministrativa”.Negli anni Quaranta viene effettuato un ulteriore tenta-tivo di far assorbire alla Cariplo il Monte di Credito suPegni di Cremona, prossimo al fallimento. Il rifiuto daparte della Cassa di assumere questo residuo di attivitàrappresenta l’ultimo atto nelle vicende che hanno lega-to i due istituti. e le motivazioni di questo rifiuto porta-no con sé l’idea dell’altissimo valore attribuito all’opera-to, agli obiettivi, agli scopi ed ai principi fondativi di unente come una Cassa di risparmio, idea che de Capitaniaveva già manifestato proprio nel 1927, quando nellasua relazione dichiarò: “mentre alle Casse di Risparmiosi rivolgono i previdenti, ai Monti di Pietà si dirigono inprevalenza gli imprevidenti”.

(SP)

1) Prospetto principale prima dei restauri del 1930-1932 (fotografo sconosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

2) Prospetto principale prima dei restauri, 1915 (foto-grafo sconosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

3) Particolare del prospetto, con fregio in terracotta,prima dei restauri del 1930-1932 (fotografo sconosciu-to)Archivio Storico Cariplo - Milano

4) Particolare del portale d’ingresso prima dei restauridel 1930-1932, (fotografo sconosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

5) Il cortile prima dei restauri del 1930-1932 (fotogra-fo sconosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

6) Il cortile prima dei restauri del 1930-1932 (fotogra-fo sconosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

7) Particolare del cortile. Le loggette prima dei restau-ri, 1915 (fotografo sconosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

8) Fregio in terracotta nel cortile prima dei restauri del

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1930-1932 (foto di ettore Zagnoni)Archivio Storico Cariplo - Milano

9) Particolare del cortile. Cornice a scozia, prima deirestauri del 1930-1932 (fotografo sconosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

10) Colonna in marmo del cortile, prima dei restauridel 1930-1932 (fotografo sconosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

11) Lesena in marmo del cortile, prima dei restauri del1930-1932 (fotografo sconosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

12) La Sala del Consiglio, tra il 1927 e il 1930 (foto-grafo sconosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

13) Il soffitto della Sala del Consiglio, tra il 1927 e il1930 (fotografo sconosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

14) Ufficio del direttore della sede Cariplo in PalazzoFodri, 5 gennaio 1968 (foto di Vincenzo Aragozzini)Archivio Storico Cariplo - Milano

15) Schema di convenzione tra la Cassa di Risparmiodelle Provincie Lombarde e la Presidenza della sezionecredito del Monte di Pietà per l’incorporazione di que-

st’ultima.Milano, 7 gennaio 1927Archivio Storico Cariplo - Milano

16) Relazione del presidente della Commisione cen-trale di beneficenza della Cariplo per “l’assunzioned’urgenza della sezione credito del Monte di Pietà diCremona”.Milano, 24 gennaio 1927Archivio Storico Cariplo - Milano

17) Il Presidente della Cariplo Giuseppe de Capitanid’Arzago in visita alla filiale di Cremona, 30 maggio 1930(fotografo sconosciuto)Alla sua destra il commissario Cariplo della provincia diCremona Roberto FarinacciArchivio Storico Cariplo - Milano

(SP)

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Il presidente della Cariplo in visita a C remona, 1930

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Agli anni 1930-1932 risale una importantissima campagnadi interventi che ha interessato l’antico palazzo Fodri, rea-lizzati in concomitanza con la cessione dello stabile allaCassa di Risparmio delle Province Lombarde.I lavori sono stati progettati e diretti dall’architetto cremo-nese Vito Rastelli, che ha documentato con precisione eminuzia ogni intervento realizzato, in accordo con il diret-tore del reparto monumenti della Soprintendenza all’artemedievale e moderna della Lombardia, architetto CarloCalzecchi.L’intervento diretto da Vito Rastelli è ampiamente descrit-to in una bella pubblicazione che gli è stata dedicata almomento della sua morte: si è trattato di una complessacampagna di lavori che ha interessato struttura e apparatodecorativo del palazzo rinascimentale.Insieme all’architetto Rastelli hanno prestato la loro operanel corso dei lavori lo scultore dante Ruffini, a cui si devo-no le copie dei busti in cotto della facciata e il restaurodelle formelle decorative in cotto dell’interno del cortile; loscultore Arturo Ferraroni e le squadre di ornatisti dellascuola Ala Ponzone che hanno curato il restauro, e talvol-ta il rifacimento (come nel caso del cornicione verso corsoMatteotti) delle parti in pietra; il pittore Carlo Gremizziper le decorazioni murali in genere esterne ed interne suintonaco o legno; l’artigiano del ferro battuto Pietro Roffie il decoratore e pittore Giuseppe Papetti di Crema per ilrestauro tecnico dei dipinti su muro a fresco e graffiti.L’intervento, fortemente e polemicamente contestatodalla rivista “Cremona” che sosteneva la necessità e l’op-portunità di un restauro stilistico ricostruttivo, si è invecemosso nella direzione di mantenere le stratificazioni stori-che; in particolare, nonostante documenti d’archivio e lalettura della fabbrica nel corso dei lavori avessero dimo-strato l’esistenza di una torre nell’angolo tra corsoMatteotti e vicolo Fodri e di una gronda a “scozia” anche

sul prospetto verso il corso Matteotti, l’impostazione diRastelli e del funzionario di Soprintendenza CarloCalzecchi è stata quella di non tentare di riportare l’edifi-cio ad un’immagine precedente ma di confermare la situa-zione stratificata e ormai consolidata.Le operazioni principali sono consistite nella integraledemolizione degli intonaci, che hanno messo a nudo lestrutture murarie, consentendo se non altro una letturaapprofondita delle tessiture che ha rivelato l’esistenza diporzioni di edifici precedenti all’intervento rinascimentale;nella demolizione delle tramezze interne e delle “impan-nate” lignee (risalenti agli interventi di circa quindici anniprima) che chiudevano gli occhi del portico terreno; nellasostituzione di tutte le capriate lignee della copertura versocorso Matteotti e nella ricostruzione, riutilizzando in partelegname di recupero in buono stato, di quelle esistentinella copertura del corpo di fabbrica verso vicolo Fodri. Sututta la copertura sono stati ripassati travetti e coppi conparziale sostituzione degli elementi.L’intervento più delicato ha riguardato la gronda a guscia o“scozia” del prospetto interno settentrionale, realizzata inmattoni “di una testa girata arditamente a pieno raggio asbalzo sul vuoto verso il cortile per l’ampiezza di oltre unquarto di cerchio”. La spinta esterna era contrastata da unatrave longitudinale in quercia formata da vari spezzonimolto deteriorati inchiodati tra loro rudimentalmente, asua volta ancorata a travetti sporgenti della gronda pure inpessimo stato di conservazione. La guscia era forata da“alcune finestrelle centinate di tipo lombardo a monta”lesionate; l’intonaco del dipinto era “gonfiato e screpolatoin più tratti”. Si è realizzata una armatura centinata che haretto l’intera scozia, la cui decorazione è stata protetta conapposite “imbottiture” di bambagia. Si sono così sostituiti itravetti del tetto e rimossa la trave in legno di conteni-mento della guscia, sostituita con “un elemento monolitico

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L ’inter vento d i restaur o d i V ito Rastell i

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in cemento armato eseguito sul posto”, a sua volta “anco-rato mediante tiranti di acciaio muniti di staffe regolabili avite ad un architrave longitudinale creato nello spessoredel muro di sostegno e funzionante da contrappeso stati-co”. L’intonaco distaccato è stato consolidato ricorrendo a“iniezioni di sostanze cementanti praticate al di sopra e aldi sotto della volta direttamente sull’affresco" a cura delrestauratore Papetti di Crema. Risolto il problema dalpunto di vista statico, il pittore decoratore RobertoGremizzi si è occupato dell’aspetto artistico di pulitura eripresa della decorazione pittorica della facciata verso lacorte sul lato nord.Per quanto riguarda il cornicione verso il corso Matteotti,costituito da una cornice in arenaria sovrastante un'altracornice modanata in parte in terracotta e in parte in late-rizio intonacato dipinto a finta terracotta al di sotto del

quale in una fascia ad intonaco liscio si aprivano "alternati-vamente finestrelle rotonde, in numero di sei, e busti interracotta, in numero di sette, rappresentanti figure di con-dottieri, di umanisti, di gentildonne” di grande valore arti-stico anche se in parte erose; in cattivo stato di conserva-zione i contorni a ghirlande. Qui si è proceduto alla “rimo-zione dell’intero fregio di busti ricomponendoli a terra suappositi telai in legno”, operazione eseguita sotto la sorve-glianza dello scultore Ruffini, e alla demolizione di “unbuon tratto della soprastante cornice a modiglioni” peresaminare la muratura che sosteneva tale cornicione; dal-l’esame è apparso “evidente che l’arenaria di cui eranocostituite le mensole, sorreggenti a loro volta una lastra dibevola in funzione di gocciolatoio, sotto l’azione del temposi era completamente sgretolata ed allo sfregamento risul-tava fragilissima e friabile. Inoltre la sottostante cornice con

modanature in cotto ed in malta di calcerichiedeva a sua volta un lavoro di rifaci-mento pressoché totale”. Si è quindi ese-guita la “demolizione dell’intero cornicio-ne a mensole e modanature previa ese-cuzione di una fedele copia in gesso qualemodello per la ricostruzione da attuarsi,d’accordo con la Soprintendenza aimonumenti…”, a cui ha fatto seguito lasostituzione dei modiglioni e della lastradi gocciolatoio in pietra; si è poi ricostrui-ta la cornice sottostante, ad ovuli, com-pletamente in terracotta eliminando “lesagome di calce dipinta a finta terracotta”fissando il tutto “con legami in ferro edarchitravi in calcestruzzo per tutta la lun-ghezza del prospetto”. Le opere sonostate eseguite in base ai modelli dal veropredisposti dagli “artisti scultori Ferraroni,per la riproduzione delle parti architetto-niche in marmo, e Ruffini, per quelle in

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Facciata interna dopo i restauri del 1930

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terracotta, s’intenda per le sole modanature e profili conovoli”.Altri interventi hanno riguardato il fregio sottogronda incotto, in cui le formelle sono state staccate, ripulite e ripo-ste in opera ricomponendole e integrandole, dove neces-sario, con riproduzioni in terracotta eseguite dallo scultoreRuffini; il completamento delle formelle in cotto del mar-capiano della facciata esterna verso corso Matteotti, sem-pre ad opera di dante Ruffini; la sostituzione dell’architra-ve in marmo dell’antico portale, e il fissaggio con zanche dimetallo stagnato e “colate di cemento negli interstizi” lecolonne di sostegno dello stesso; la riapertura di alcunefinestre sulla facciata settentrionale verso il cortile e il com-pletamento “sotto tono” della decorazione ad affresco quiancora esistente; il rinforzo strutturale del ballatoio esi-stente sul lato settentrionale del cortile mediante “apposi-ti legami in ferro e cemento armato” e la ricostruzione delparapetto in ferro; la riparazione, il consolidamento delleterrecotte decorative del cortile; l’inserimento di unanuova scala elicoidale di collegamento tra il piano terrenoe il primo piano; il distacco degli affreschi esistenti nelle saleverso corso Matteotti ad opera del pittore Gremizzi, e lapulitura dei soffitti lignei delle stesse sale a piano terra eprimo. Un’altra serie di opere ha poi riguardato l’inseri-mento di nuovi impianti idraulici e sanitari, la creazione diun impianto centrale di riscaldamento a termosifoni ali-mentato da una caldaia al piano interrato, la fornitura di trecircuiti indipendenti di illuminazione, il rifacimento di tutti iserramenti con legno di rovere, l’inserimento di pavimen-tazioni in parquet in rovere di Slavonia.Se l’intervento condotto negli anni Trenta del Novecento,visto con lo sguardo attuale, non si può considerare come“conservativo” (molti elementi ancora presenti a quell’e-

poca sono andati perduti: a puro titolo di esempio tutti gliintonaci esistenti sono stati asportati, le chiusure lignee delportico terreno sono state completamente rimosse; emolte parti decorative andate perdute sono state ripropo-ste o rifatte riproducendo elementi esistenti) è da rimar-care la modernità dell’atteggiamento del progettista, chepur in presenza di tracce storiche ha rifuggito la tentazionedi riproporre una completezza architettonica perduta; esoprattutto, nel momento in cui si è trovato a doveraggiungere un elemento funzionale non più esistente,come lo scalone di collegamento tra il piano terreno e ilprimo piano, lo ha fatto scegliendo un linguaggio aperta-mente moderno, non in competizione con il fabbricatostorico ma che si inserisce all’interno di esso in modo dis-creto e denunciando chiaramente la propria “novità”rispetto alle stratificazioni ormai consolidate.

(eB)

****

1) Particolare del cortile dopo i restauri del 1930-1932(foto di ettore Zagnoni)Archivio Storico Cariplo - Milano

2) Il cortile dopo i restauri del 1930-1932 (fotografo sco-nosciuto)Archivio Storico Cariplo - Milano

3) Salone. dopo i restauri del 1930-1932 (foto di ernestoFazioli)Archivio Storico Cariplo - Milano

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La storia di palazzo Fodri, del suo utilizzo e delle variestagioni di lavori per adibirlo prima a sede del Monte diPietà su pegno e poi della Sezione credito dello stessoMonte di Pietà, è documentabile attraverso un nucleofondamentale di atti conservati nell’Archivio StoricoCariplo.L’eterogeneità della documentazione fa di queste carteuna risorsa preziosa per numerose discipline: i ricercatorie gli studiosi possono infatti interrogare questo com-plesso documentario per approfondimenti di storiasociale, di storia economica e bancaria, di storia locale edel territorio, di storia dell’architettura e di storia delrestauro.Inoltre, per i più curiosi, la storia archivistica di questofondo nasconde “un mistero” che, nonostante le ricerchegià effettuate, rimane tutto da svelare: la sparizione del-l’archivio originario del Monte di Pietà di Cremona, com-prensivo delle pergamene e delle bolle papali di fon-dazione. La questione della scomparsa dell’archivio del Monte fuaffrontata per la prima volta negli anni Cinquanta e doc-umentata in una serie di articoli pubblicati sulla stampalocale: la Cassa di Risparmio e la Congregazione di Caritàdi Cremona si rimbalzarono la responsabilità della perdi-ta delle carte che, ad oggi, non sono state ancoraritrovate.Questa lacuna conferisce di fatto alle carte conservatepresso l’Archivio Storico di Intesa SanPaolo un valoreaggiunto di unica testimonianza superstite.Attraverso un lavoro di tesi, i documenti sono stato ordi-nati e inventariati e a disposizione per la consultazione.

(SP)

1) Relazione non firmata (ma presumibilmente del sena-tore Stefano Jacini) sulla vicenda della sparizione del-l’archivio e sulle indagini condotte.1950Archivio Storico Cariplo – Milano

2) Nota della Commissione Conservatrice dell’ArchivioStorico Comunale alla direzione della Cariplo di Milanosulle notizie apparse sulla stampa locale in merito allasparizione dell’archivio del Monte di Pietà.Cremona, 6 aprile 1950ASCr, Carteggio Archivio storico comunale, b. 3

3) Non è mai giunto alla Cassa di Risparmio di Milano lo

scomparso archivio del Monte di Pietà, in La Provincia,anno 1950Archivio Storico Cariplo – Milano

4) Q uattro autocarri trasportarono a Milano l’antico

archi-vio del Monte di Pietà, in La Provincia, anno 1950Archivio Storico Cariplo - Milano

(AB)

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Il mister o de ll’ar chiv io de l Monte di P ietà

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Per quanto riguarda le modifiche edilizie degli anni più vici-ni a noi sono preziosi i documenti conservati dalla Cariploe entrati in possesso della Fondazione Città di Cremonanel momento dell'acquisto del complesso, nel 2009.Oltre ad opere puntuali di riforma interna, documentatedagli anni sessanta del Novecento, si registra una ingentecampagna di lavori condotta tra il 1973 e il 1976, motiva-ta da fatto che "a piano terreno sono ospitati gli uffici dellaBanca, dell’esattoria e della Ricevitoria, mentre tutto ilprimo piano non è occupato trovandosi in precarie con-dizioni di abitabilità". Gli interventi interessano sia il palaz-zo Fodri, in cui viene realizzato un non meglio identificato"parziale restauro artistico di affreschi, decorazioni e soffit-ti a cassettoni dei saloni interni eseguito da qualificatimaestri nel campo"; sia il resto del complesso, in cui oltrealla sistemazione delle facciate esterne e delle coperture siprovvede al rinnovamento impiantistico e alla "demolizionee ricostruzione di tavolati e murature portanti, getto dicementi armati, posa di pavimenti, controsoffitti ed altreopere minori... I locali al primo piano, non utilizzati dagliuffici della banca, saranno ripristinati con modifiche ditavolati ed opere accessorie per l’affittanza a terzi”. Larelazione di progetto è firmata da un anonimo “Architettodel servizio tecnico della Cassa di Risparmio delle ProvincieLombarde”, ma nella pratica si trova anche una missiva allaSoprintendenza ai Monumenti di Verona in data 18 luglio1973 in cui si comunica che i lavori saranno diretti dal prof.arch. Ferdinando Reggiori di Milano.L’intervento progettato, complesso, articolato e moltoimpegnativo dal punto di vista dell’investimento finanziario,è suddiviso in due lotti di lavori appaltati con gare separatenel 1973 e 1974. I lavori durano più di due anni, e al 1977risale il certificato di collaudo, a firma dell’ingegnere PietroBondioli di Milano, da cui si desume un sintetico quadroriassuntivo dell’iter della pratica e delle opere eseguite: il 7

maggio viene presentato al Comune di Cremona il prog-etto a cura del Servizio tecnico della Cassa di Risparmio; il4 giugno 1973 il Comune informava la Cassa di Risparmioche la Soprintendenza ai Monumenti competente per ter-ritorio con nota n. 2415 del 22 maggio 1973 esprimevaparere favorevole all’intervento “tranne che per lademolizione totale del muro di spina al primo piano paral-lelo al vicolo Fodri, demolizione che avrebbe portato allaperdita di un loggiato con volta ellittica e vele unghiate abotte intersecantesi di notevole pregio artistico e interessestorico”; quindi il servizio tecnico della Cassa di Risparmiostudiava una nuova soluzione progettuale che venivatrasmessa al Comune in data 28 giugno 1973. doponuovo parere della Soprintendenza del 16 luglio 1973, ilComune rilasciava il 30 luglio 1973 la licenza.dall’esame dei progetti presentati, e dal confronto con lostato attuale, si desume che tali lavori hanno riguardatol’adeguamento dei locali per l’inserimento del CircoloFodri nei corpi di fabbrica lungo vicolo Valverde e viaGerolamo da Cremona. In particolare è stato realizzato ilcorpo scala lungo via Gerolamo da Cremona quasi all’an-golo con vicolo Fodri, e nel corpo di fabbrica lungo talevicolo, ad entrambi i livelli, sono stati eseguiti interventistrutturali molto pesanti, volti a realizzare al primo piano lasala cinematografica, che hanno comportato demolizioniparziali di muri portanti e consolidamenti di volte. Anche nei locali ad uso della banca si è costruito un nuovocorpo scale, con ascensore, nella zona centrale del corpodi fabbrica prospettante verso corso Matteotti corrispon-dente all’ex chiesa di Valverde, dove sono anche state real-izzate al primo livello nuove tramezzature interne permodificare la disposizione degli uffici.

(eB)

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I lavo r i d i adattamento degli anni Settanta del No vecento e l ’ insed iamento del C ir co lo Fo dr i

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Il Fodri nacque come costola del “Gruppo GiovaniLavoratori” conosciuto come GL, un circolo nato negli anni‘60, promotore essenzialmente di attività socio culturali efondato tra gli altri da Secondo Piazza, Giuseppe Viero,Giancarlo Manara e Lucia Zanotti. da quella realtà maturòinfatti l’idea di dare un servizio più ampio all’intera comunità.Per tale avventura fu fondamentale l’aiuto dell’allora onorev-ole Amos Zanibelli che chiese in uso due locali alla Cassa diRisparmio delle Provincie Lombarde proprietaria di palazzoFodri. Il Circolo infatti iniziò la sua prima attività nelle due salea pianterreno con entrata da corso Matteotti al n. 17.Il primo consiglio di amministrazione era costituito da FaustoMondani, presidente, Lucia Zanotti, vice presidente,Giuseppina Genesi, direttrice, e dai consiglieri SecondoPiazza, Giuseppe Viero, Amos Zanibelli e Remo Visioli.Poco tempo dopo, a seguito di divergenze politiche, AmosZanibelli seguito da Fausto Mondani, Giuseppe Viero eRemo Visioli, si dimise e il consiglio venne ricostituito intro-ducendo i consiglieri Pier Giorgio Sangiovanni e donato

Galli.da quel momento il Circolo iniziò la sua ascesa, libero da vin-coli politici fino a diventare un punto di riferimento impor-tantissimo per la città. Al Fodri infatti gravitò tutta la comu-nità cremonese di ogni appartenenza sociale: giovani, anzianie operai. Vennero varate iniziative di diverso tipo, dallo sport,alla cultura, all’aggregazione, al cinema. Nel 1985 fu ristrut-turata un’ala nuova che permise al Fodri di usufruire di ampilocali al piano superiore del palazzo in cui vennero avviatescuole di ballo, di danza moderna, di musica, proiezioni cine-matografiche e spettacoli.Ma il Fodri divenne soprattutto famoso catturando l’atten-zione dei media, per la sua attività internazionale. A seguitoinfatti di contatti con i Consolati stranieri, il Circolo fondò ilClub euro Americano con lo scopo di organizzare incontri,conferenze e proiezioni di film in lingua originale. Inoltre, gra-zie ai rapporti amichevoli con il Consolato GeneraleAmericano di Milano, il Fodri avviò scambi culturali con gliStati Uniti. Attraverso le associazioni Friendship Force e SisterCities International, molti americani approdarono a Cremonae altrettanti si recarono in USA, organizzando manifestazioniculturali a Cremona e in America, soprattutto a des Plaines,città dell’Illinois, gemellata con Cremona. Nel 1985 il Fodri raggiunse il suo apice culturale, ospitandol’ambasciatore americano Richard Gardner che tenne, per laprima volta in assoluto, una conferenza in un circolo privato,mobilitando squadre di Servizi Segreti e della CIA. Si susseguirono nel tempo altri eventi importanti come l’arri-vo dell’orchestra Suzuki formata da mini violinisti, bambini dai4 ai 7 anni abilissimi a suonare lo strumento e il prestigiosoCoro d’Atlanta che si esibì in Cattedrale.Tra gli scambi culturali promossi dal Fodri con gli USA, vannoricordati soprattutto quelli del 1985 quando un gruppo diragazzi frequentò un corso presso l’Oakton CommunityCollege di des Plaines. Per questo scambio il Fodri ottenne

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Il C ir co lo Fo dr i e la sua attiv ità inter nazio nale

Visita dell’ambasciatore americano Gardner

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il Reader’s digest Award per il miglior scambio culturale inassoluto. ed ancora quello del 1987 quando una delegazionecomposta dal sindaco Renzo Zaffanella, dal presidente dellaprovincia Secondo Piazza con alcuni consiglieri comunali eprovinciali, si recò in USA e visitò importanti realtà come l’u-niversità di Chicago e incontrò il sindaco di Chicago. Altri significativi scambi furono quelli con il pittore e scultoreCarlo Fayer che tenne corsi d’arte a des Plaines, quello del1990 con una delegazione di giornalisti e sindacalisti cre-monesi e quello del 1993 con la bocciofila della SocietàBissolati che sfidò i bocciofili di des Plaines.Gli scambi finirono nel 2006 con la presenza della respon-sabile cremonese Lucia Zanotti, alla convention inter-nazionale della Sister Cities presso l’ Ambasciata italiana diWashington.difficoltà economiche e cessione dei locali del Circolo daparte della Cariplo, costrinsero gli organi direttivi a fermare leattività e chiudere definitivamente il Circolo.L’archivio è stato donato all’Archivio di Stato di Cremona

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1) Regolamento interno per il funzionamento del Circolo Fodri.1974ASCr, Archivio Circolo Fodri

2) Programma delle attività musicali e teatrali per il 1975.Cremona 18 dicembre 1974ASCr, Archivio Circolo Fodri

3) Programma attività culturali anno 1978 “I diritti dell’uomo”.ASCr, Archivio Circolo Fodri

4) Programma ciclo di conferenze “I diritti dell’uomo. Salute eambiente”1978-1979ASCr, Archivio Circolo Fodri

5) Fotografia del giornalista Romano Battaglia presente alla pre-miazione degli alunni vincitori del concorso “Verde antologia”.13 dicembre 1975ASCr, Archivio Circolo Fodri

6) depliant illustrante l’attività degli scambi italo americani “TheFriendship Force”.ASCr, Archivio Circolo Fodri

7) Fotografia del gruppo dirigente del Circolo Fodri con RosalynCarter .1978ASCr, Archivio Circolo Fodri

8) Lettera di ringraziamento del vescovo di Cremona, mons.Fiorino Tagliaferro, per la concessione da parte del governatoreCarrol dell’attestato di benemerenza nell’ambito del progetto“The Friendship Force”.Cremona, 17 settembre 1979ASCr, Archivio Circolo Fodri

9) Nota di ingraziamento dell’Associazione Industriali diMantova per il dono di un quadro dei pittori Robinson eMcenroe di Owensboro nell’ambito degli scambi di ambascia-tori tra la cittò americana e Mantova e Cremona.Mantova, 28 settembre 1979ASCr, Archivio Circolo Fodri

10) Fotografie relative alla visita al Circolo Fodri dell’ambascia-tore americano Gardner.1985ASCr, Archivio Circolo Fodri

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Stampato presso la litografia MANNGRAF - Cremonasettembre 2012

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