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Edizione SISTEMA di GESTIONE della SICUREZZA Deposito Esplosivi 2° e 3° categoria, Grumo Appula (BA) Loc. Torre dei Gendarmi RAPPORTO DI SICUREZZA Data 09.01.2012 Revisione Allegati 14 Pagina 1 di 44 RAPPORTO DI SICUREZZA Art. 7, D.Lgs. n. 334/99 e s.m.i. Azienda F.E.A. s.a.s. - Forniture Esplosivi Ed Affini di Castiello Maurizio & C. s.a.s. Sede Legale Via Michelangelo Signorile n. 24 Bari Sede Operativa Località “Torre del Gendarme” – S.S. 96, km 94 Grumo Appula (BA) Rev. Motivazione Data 00 Emissione 09/01/2012 01 02 03 04 05 Elenco di Distribuzione Gestore / datore di lavoro Dott. Maurizio Castiello R.S.P.P. Ing. Luigi Verzillo Medico competente Dott. Giuseppe Di Cagno R.L.S. Sig. Emanuele Roccotiello

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Deposito Esplosivi 2° e 3° categoria, Grumo Appula (BA) Loc.tà Torre dei GendarmiRAPPORTO DI SICUREZZA

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RAPPORTO DI SICUREZZAArt. 7, D.Lgs. n. 334/99 e s.m.i.

Azienda F.E.A. s.a.s. - Forniture Esplosivi Ed Affini di Castiello Maurizio & C. s.a.s.

Sede LegaleVia Michelangelo Signorile n. 24

Bari

Sede OperativaLocalità “Torre del Gendarme” – S.S. 96, km 94

Grumo Appula (BA)

Rev. Motivazione Data

00 Emissione 09/01/2012

01

02

03

04

05

Elenco di Distribuzione

Gestore / datore di lavoro Dott. Maurizio Castiello

R.S.P.P. Ing. Luigi Verzillo

Medico competente Dott. Giuseppe Di Cagno

R.L.S. Sig. Emanuele Roccotiello

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SOMMARIO

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PREMESSA

L‘Azienda indicata in intestazione, che svolge attività di deposito e commercializzazione di esplosivi, rientra nel campo di applicazione del D.Lgs. n. 334/99 e s.m.i. (che regolamenta le attività a rischio d’incidente rilevante) per effetto del superamento della soglia minima (stabilita dalla stessa disposizione legislativa) dei quantitativi di sostanze in deposito.In particolare, essa è soggetta all’applicazione degli artt. 7 e 8 dello stesso decreto 334/99 e s.m.i..In ottemperanza alle disposizioni specifiche dell’art. 8, comma 6 punto c del citato decreto n.334/99, l’Azienda procede all’elaborazione e quindi, anche all’invio agli organi competenti, del presente Rapporto di Sicurezza (nel seguito denominato semplicemente RdS).Oggetto del presente RdS è il deposito ubicato in Grumo Appula (BA), presso la località denominata “Torre del Gendarme”, al km 94 della S.S. 96, gestito dalla F.E.A. s.a.s.Il presente RdS consta di due parti:• nella prima parte i numeri dei paragrafi ripercorrono le linea guida indicate dall’allegato I del D.P.C.M.

31 marzo 1989• nella seconda parte i numeri dei paragrafi ripercorrono l’allegato II del Decreto Legislativo del Governo

del 17 agosto 1999, n. 334.

CLAUSOLA PER LA RISERVATEZZA

Scopo del presente documento è la trasmissione al Comitato Tecnico Regionale (nel seguito semplicemente CTR) delle informazioni ad esso necessarie per l’istruttoria prevista dall’art 21 del D.Lgs. n. 334/99 e s.m.i..Tutte le informazioni in esso contenute vengono fornite sotto vincolo di riservatezza. Tale dossier, la cui unica copia è in originale, non è duplicabile né integralmente, né parzialmente.Esso, e le informazioni ivi contenute, non sono mostrabili, né divulgabili all’esterno del citato CTR, e, comunque, non previa autorizzazione scritta rilasciata da parte del rappresentante legale della Società F.E.A. s.a.s..

ALLEGATI

• APPENDICE 1: Analisi storica su banche dati internazionali• APPENDICE 2 – A: Alberi di guasto• APPENDICE 2 – B: Giustificazione dei valori assunti negli alberi di guasto• APPENDICE 3: Determinazione delle distanze di danno con il metodo USA• APPENDICE 4 – A: Mappe delle conseguenze degli eventi incidentali (Top Events)• APPENDICE 4 – B: Mappe delle distanze per la valutazione degli effetti domino• ALLEGATO 1: Elaborati cartografici• ALLEGATO 2: Certificato Prevenzione Incendi• ALLEGATO 3: Schede di Sicurezza delle sostanze• ALLEGATO 4: Metodo indicizzato depositi – Studio H.A.Z.O.P.• ALLEGATO 5: Manuale del Sistema di Gestione della Sicurezza• ALLEGATO 6: Procedure allegate al manuale del Sistema di gestione della Sicurezza• ALLEGATO 7: Piano di Emergenza Interno

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1° PARTE

1.A.1 DATI IDENTIFICATIVI E UBICAZIONE DELL'IMPIANTO

1.A.1.1 DATI GENERALI

1.A.1.1.1 Ragione sociale e indirizzo (sede sociale) dell’azienda proprietaria del deposito e produttrice dei materiali esplosivi stoccati: S.E.I. EPC ITALIA s.p.a. – via Cefalonia n. 70 – 25122 Brescia (BS).

Gestore: FORNITURE ESPLOSIVI ed AFFINI di Castiello Maurizio & C. s.a.s. (F.E.A. s.a.s.) – Via M. Signorile n. 24 – 70121 - Bari.

Direttore responsabile: il Gestore del deposito in oggetto è il dott. Maurizio Castiello, nato a Napoli il 13/05/1970, residente a Bari e domiciliato alla via Imbriani n. 37.Il dott. Maurizio Castiello, quale agente esclusivista per la Puglia della SEI EPC ITALIA s.p.a., proprietaria del deposito e produttrice dei materiali esplosivi stoccati presso il deposito in esame, con la propria azienda, “F.E.A. s.a.s”. (sede legale: Via M. Signorile n. 24 – 70121 Bari), gestisce le attività di stoccaggio e di movimentazione.

1.A.1.1.2 Denominazione ed ubicazione del deposito: Comune di Grumo Appula (BA) – S.S. 96, Km 94 – Località Torre del Gendarme.1.A.1.1.3 Il deposito di cui trattasi nel presente RdS è stato progettato e realizzato a cura della precedente società proprietaria del sito, ITALESPLOSIVI s.p.a., oggi non più esistente. 1.A.1.1.4 Il presente documento è stato elaborato da:• dott. Maurizio Castiello, in qualità di gestore dello stabilimento;• ZETA VU Società di Ingegneria s.r.l., azienda specializzata in tematiche di igiene e sicurezza sul

lavoro.

1.A.1.2 LOCALIZZAZIONE E IDENTIFICAZIONE DELL'IMPIANTO

Le distanze dalle principali infrastrutture e/o abitazioni (nel raggio di km 5 attorno al deposito) sono di seguito indicate:

Abitazione aziendale del guardiano posta nell’area del deposito:• m 80 dal deposito detonatori;• m 240 dalla riservetta esplosivi più vicina (n°4)

Centri abitati:• Toritto (Ba): Km 6,0;• Grumo Appula (Ba): Km 9,0;• Altamura (Ba): Km 13,0;• Mellitto (Ba): km 6,0.

Abitazioni e fabbricati: allo stato, non esistono fabbricati ad uso abitativo ma solo attività ad uso commerciale/industriale ed agricolo, di seguito riportate:• Cava di inerti della società “Lastrabi s.r.l.”: m 800;• Distributore di carburanti AGIP: m 2.070;• Area di insediamenti produttivi (individuata ad est del deposito): da m 610 circa dell’impianto di

compostaggio della “Prometeo 2.000 s.p.a.” (allo stato inattivo causa sequestro giudiziario) a m 800 circa

• Struttura agrituristica di sola ristorazione “Gran Champagne” (individuata a sud del deposito, dall’altro lato della S.S. 96): m 1015 circa (*);

• Azienda agricola “Sabini” (utilizzata per allevamento del bestiame): m 999 (misurata dal punto più vicino al deposito di esplosivi, ovvero, fabbricato adibito ad uso deposito macchinari) (*);

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• Fabbricato adibito a falegnameria: m 1015 (*);• Agglomerato di fabbricati rurali in stato di abbandono in agro di Altamura (torre dei gendarmi): m 350;• Stazione ferroviaria F.A.L. (Ferrovie Appulo Lucane): m 2500.• Le abitazioni presenti nel vicino Comune di Toritto (BA) sono ubicate a 6 km di distanza dai limiti di

confine del deposito; in un raggio di 5 km intorno al deposito sono presenti solo altre cascine isolate.(*) come da verbale riunione della Commissione Provinciale Tecnica Esplosivi del 17/04/2009Ospedali: i presidi ospedalieri più vicini al deposito sono ubicati nei comuni di Grumo Appula (BA) e Altamura (BA);

Scuole: le scuole sono ubicate nei centri abitati limitrofi.

Distanza delle principali infrastrutture:• aeroporti (Bari - Palese) m 45 circa;• autostrada (A16) km 35 circa;• ferrovia (FAL) m 800 circa;• S.S. 96 m 600 circa.

L’intera superficie è delimitata da apposita recinzione metallica, e confina (su ogni lato) con campi agricoli attualmente non coltivati. Non esiste nell’intorno del deposito traccia di alberi ad alto fusto, e la vegetazione è costituita essenzialmente da bassi cespugli.Il terreno su cui sorge il deposito presenta una leggera pendenza (con andamento pressoché regolare) nel senso da est ad ovest. Ad una distanza di circa 400 m dal confine del deposito è presente un casolare diroccato e disabitato denominato “Masseria del Gendarme” ad oggi condotto il locazione dalla SEI EPC ITALIA s.p.a. e quindi, interdetto all’utilizzo o frequentazione di terzi. Nell’intorno, esistono altre costruzioni isolate, e la più vicina al deposito dista circa 800 m dal confine ad essa più vicino.

1.A.1.2.1: vedi allegato1.A.1.2.2: vedi allegato1.A.1.2.3: vedi allegato

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1.B.1 INFORMAZIONI RELATIVE ALL'IMPIANTO

1.B.1.1 STRUTTURA ORGANIZZATIVA

Datore di LavoroDott. Maurizio Castiello

R.S.P.P. Medico competente R.L.S. Direttore di Stabilimento

Ing. Luigi Verzillo dott. Giuseppe Di Cagno sig. Emanuele Roccotiello Dott. Maurizio Castiello

ImpiegatoAutisti

Guardiano

Nel deposito è presente una squadra di emergenza costituita da n° 5 lavoratori formati per la prevenzione incendi, il primo soccorso (in caso di infortuni o malessere) e l’evacuazione, di seguito riportata:

Elenco dei lavoratori incaricati alla gestione delle emergenze

Antincendio Primo Soccorso Evacuazione

Emanuele Roccotiello(Coordinatore)

Emanuele Roccotiello(Coordinatore)

Emanuele Roccotiello(Coordinatore)

Gennaro Cannone Gennaro Cannone Gennaro Cannone

Vito Colantuono Vito Colantuono Vito Colantuono

Luciano Granata Luciano Granata Luciano Granata

Tommaso Belviso Tommaso Belviso Tommaso Belviso

1.B.1.1.2 Il numero del personale attualmente impiegato presso il deposito è di 15 addetti per lo svolgimento delle attività interne e per la consegna dei materiali ai clienti, ciascuno avente anche la qualifica di Guardia Particolare Giurata e di seguito meglio indicati:• 1 impiegato;• 2 guardiani;• 12 autisti.

L’orario di lavoro, suddiviso su 5 giorni per settimana, compatibilmente con le esigenze della clientela e con le specifiche mansioni del personale, è in linea di massima il seguente: 6,00 – 12,00; 15,00 – 17,00.Il dott. Maurizio Castiello, responsabile del deposito, compatibilmente con le esigenze tipiche della propria funzione commerciale ed amministrativa, esegue delle visite presso il deposito con cadenza quasi giornaliera.Il servizio di vigilanza invece, è svolto attraverso turni alternati dal personale impiegato presso il deposito con la qualifica di guardiano, 24H/24H.

1.B.1.1.3 Le modalità di formazione, informazione, addestramento e verifica delle competenze del personale impiegato presso il deposito, al fine di prevenire e gestire gli eventuali pericoli ed i relativi rischi direttamente o indirettamente connessi con le attività di stoccaggio e manipolazione dei prodotti esplodenti sono definiti nella procedura del Sistema di Gestione della Sicurezza, “Procedura n. 13: Formazione, informazione ed addestramento del personale”.1.B.1.2 DESCRIZIONE DEL DEPOSITO

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1.B.1.2.1 Con riferimento ai titoli autorizzativi all’esercizio d’attività, a seguito del sopralluogo effettuato dalla Commissione Tecnica Armi ed Esplosivi (C.T.P.) insediata presso la Prefettura di Bari, che ha verificato che tutte le riservette che costituiscono il deposito in esame sono state realizzate in ottemperanza delle specifiche prescrizioni relative alle difese attive e passive ed alle distanze di sicurezza formalizzate nell’Allegato B del Regolamento di Esecuzione al R.D. n. 635 del 06/05/1940 (T.U.L.P.S.), il Ministero dell’Interno ha rilasciato la “Licenza permanente di deposito esplosivi” e la “Licenza di vendita esplosivi”.Nello specifico, è stato verificato che:• Ad eccezione della riservetta n°2 (prodotti di 3°categoria), tutte le riservette sono circondate da

terrapieni costituiti da sabbia e terreno vegetale, privi di ghiaia, ciottoli o altre pietre, la cui altezza supera la sommità della copertura di 1,5 m: in virtù dell’adozione di tale misura, le distanze di sicurezza possono essere ridotte alla metà di quelle normalmente previste dall’Allegato B del Regolamento di Esecuzione al T.U.L.P.S..

• Le singole riservette sono recintate con reticolato metallico da esse distante almeno 3 m. ed alto 2,50 m. e vi si accede da vialetti aventi pendenza variabile.

• Nelle riservette autorizzate per la 2° categoria possono essere detenute non più di 40 tonnellate di esplosivo mentre, nella riservetta autorizzata per la 3° categoria possono essere detenute non più di 3 tonnellate di esplosivo.

• La distanza interna tra le varie riserve è stata calcolata mediante l’applicazione della formula d = K/C, dove: d è la distanza (espressa in metri) delle due pareti più vicine di due riserve adiacenti; C è la quantità (espressa in Kg) di esplosivi massima contenuta nella singola riserva; K è un coefficiente che tiene conto del tipo di esplosivo depositato.Ciò premesso, la distanza tra le diverse riservette risulta essere sempre pari o superiore ai 100 m., come di seguito precisato:

• tra le riservette n. 7 e n. 6 100 m• tra le riservette n. 7 e n. 5 110 m• tra le riservette n. 6 e n. 5 100 m• tra le riservette n. 5 e n. 9 106 m• tra le riservette n. 5 e n. 4 133 m• tra le riservette n. 6 e n. 4 100 m• tra le riservette n. 9 e n. 8 117 m• tra le riservette n. 9 e n. 4 100 m• tra le riservette n. 8 e n. 4 114 m• tra le riservette n. 2 e n. 4 146 m• tra le riservette n. 2 e n. 8 155 m

• L’ubicazione delle riservette è riportata in planimetria, ed è allegata al presente RdS con il n. 1: in essa è rappresentata anche la zona circostante il deposito, ove sono indicate le distanze dalle più vicine costruzioni rispetto al perimetro delle singole riserve posizionate in prossimità del confine esterno del sito più vicino a queste.

• Le riservette consistono in costruzioni ad unico piano, con struttura portante in cemento armato e tamponamenti in muratura di tufo.La copertura è costituita da pannelli in lamierino coibentato montati su apposito telaio in metallo ed entrambi collegati con il circuito di messa a terra, leggeri e di facile rottura in caso di esplosione.

• Le porte di accesso alle riservette sono blindate con serratura anti effrazione e collegate elettricamente a terra.

• Ciascuna riservetta è dotata di finestrelle per aerazione, dotata di prese d’aria a “bocca di lupo”.• Ciascuna riservetta è protetta dalla scariche atmosferiche mediante una gabbia di Faraday

sopraelevata rispetto alla copertura;• Ciascuna riservetta è dotata di impianto di videosorveglianza esterno collegato con l’ufficio ed il posto di

guardia.• All’interno delle singole riservette non sono presenti impianti elettrici.• Tutta la viabilità interna è garantita da strade asfaltate.

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• Il serbatoio di gasolio per autotrazione destinato al rifornimento dei mezzi destinati al trasporto di proprietà del gestore, avente capienza pari a 10 mc (diametro 1.8 m e lunghezza totale 5,14 m, pareti con spessore pari a 5 mm) è interrato all’esterno dell’area pirotecnica ed dotato d’impianto di erogazione posizionato in prossimità dell’ufficio.

• Il serbatoio di gasolio che alimenta la caldaia dell’abitazione del custode e dell’ufficio di capienza pari a 1 mc, è interrato all’esterno dell’area pirotecnica.

1.B.1.3 DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ DEL DEPOSITO

1.B.1.3.1 Le attività del Deposito consistono nello stoccaggio e nella successiva movimentazione (commercializzazione) di prodotti esplosivi per uso civile, secondo le prescrizioni formalizzate nel sopra richiamato T.U.L.P.S. e relativi Regolamenti di Esecuzione.Il Deposito e gli esplosivi in esso conservati, sono di esclusiva proprietà della SEI EPC ITALIA s.p.a..Tanto premesso, le attività svolte presso il sito in esame vengono di seguito meglio descritte:

1.B.1.3.2 Durante le operazioni di movimentazione delle merci esplosive, i mezzi di trasporto seguono i percorsi asfaltati all’interno dell’area pirotecnica e si posizionano nella piazzola antistante alla riservetta destinata allo stoccaggio, esterna alla recinzione che delimita ogni singola riservetta, stazionandovi durante l’intera durata delle operazioni di carico/scarico.

• Con l’ausilio dei carrelli elevatori muniti di dispositivi antiscintilla, i prodotti esplosivi vengono trasferiti dall’automezzo all’ingresso della riservetta, e successivamente, vengono sistemati all’interno della riservetta con l’ausilio di transpallet manuali.

• I prodotti esplosivi presenti in deposito, sono normalmente contenuti in sacchetti in PLT a loro volta confezionati in scatole o fusti di cartone, accatastati ordinatamente su pallet di legno per un’altezza di 1,60 m, “reggettati” ed avvolti in pellicole plastiche per impedirne gli spostamenti durante il trasporto.

• Ogni confezione di materiale esplosivo (scatola o fusto) è provvista di etichetta riportante la denominazione del prodotto, la data di produzione ed il numero di lotto, lo stabilimento di provenienza, il codice ONU e la classificazione ADR.

• A differenza dei prodotti appartenenti alla 2° categoria (esplosivi), i detonatori (appartenenti alla 3° categoria e provvisti ciascuno di propria etichettatura) devono essere stoccati “a vista”, all’esterno delle proprie confezioni e su scaffali in legno o plastica.

• All’interno di ogni riservetta possono essere stoccati solo esplosivi appartenenti alla stessa categoria e devono essere altresì scrupolosamente osservate le prescrizioni imposte dalla Commissione Tecnica Provinciale all’atto del rilascio della licenza permanente di deposito e della licenza di vendita.

• La commercializzazione, comporta come regola inderogabile che i prodotti debbano essere venduti (ovvero acquistati) solo in confezioni intere, e ciò per evitare che la riduzione di quantitativi all’interno di una confezione possa rappresentare elemento di pericolo sia durante il trasporto, sia durante lo stoccaggio.

1.B.1.3.2 All’interno dell’area del deposito avvengono complessivamente circa 1.700 movimentazioni per anno.

1.B.1.3.3 È pertanto evidente che all’interno del deposito non sono presenti processi industriali o di manipolazione poiché i prodotti esplosivi vengono esclusivamente movimentati e non vi è alcuna altra attività per cui il personale del deposito possa avere un contatto diretto con l’esplosivo.

1.B.1.3.4 Tutte le informazioni relative alla pericolosità di tali prodotti, sia in condizioni normali sia in caso d’incidente, sono contenute nelle relative schede di sicurezza (riportate in allegato al presente RDS con il n°3) che la casa produttrice tiene cura di mantenere aggiornate e che sono perfettamente conosciute dal personale che con esse viene in contatto durante l’attività lavorativa.

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1.B.1.4 IDENTIFICAZIONE DELLE SOSTANZE AUTORIZZATE DETENUTE IN DEPOSITO

1.B.1.4.1 Sebbene per i depositi di esplosivi che in passato risultavano esclusi dal campo di applicazione della precedente disposizione legislativa che regolava le aziende a rischio d’incidente rilevante (ex. D.P.R. n. 175/88), non è presente un codice di attività tra quelli elencati nella classificazione dell’Allegato IV dell’O.M. 21/2/1985 del Ministero della Sanità, il deposito oggetto del presente RdS rientra tra le attività a rischio di incidente rilevante soggette all’applicazione degli artt. 7 e 8 del D.Lgs. 334/99 e più precisamente, con riferimento allo stoccaggio di sostanze pericolose classificate come ESPLOSIVE, rientra nell’allegato 1, parte 2, punto 4 del D.Lgs. 344/99.Tali sostanze sono:

Sostanze e preparati suscettibili di causare un eventuale incidente rilevante

Nome comune o generico Classificazione di pericolo

Principali caratteristiche di pericolosità

Max quantità presente

Sistemi d’innesco ad onda d’urto R2, R23/24/25, R33

Esplosione; Tossicità per inalazione, ingestione e contatto con la pelle; Pericolo di effetti cumulativi

< n°1.500.000*pari a kg 3.000

Sistemi d’innesco - Detonatori elettrici R2 Esplosione; < n°1.500.000*

pari a kg 3.000Sistemi d’innesco - Detonatori comuni R2 Esplosione; < n°1.500.000*

pari a kg 3.000Ritardi per miccia detonante (relais) R2 Esplosione; < n°1.500.000*

pari a kg 3.000Miccia detonante alla pentrite R2 Esplosione; < mt 500.000**

pari a 6.000 kg

Miccia a lenta combustione R 44 Esplosione per riscaldamento in ambiente confinato

< mt 10.000**pari a kg 55

Esplosivi PULVERULENTI R2, R23/24/25, R33Esplosione; Tossicità per inalazione, ingestione e contatto con la pelle; Pericolo di effetti cumulativi

< kg 240.000*

Esplosivi DINAMITI R2, R23/24/25, R33Esplosione; Tossicità per inalazione, ingestione e contatto con la pelle; Pericolo di effetti cumulativi

< kg 200.000*

Esplosivi AN-FO R2, R23/24/25, R33Esplosione; Tossicità per inalazione, ingestione e contatto con la pelle; Pericolo di effetti cumulativi

< kg 240.000*

Esplosivi SLURRY R2, R23/24/25, R33Esplosione; Tossicità per inalazione, ingestione e contatto con la pelle; Pericolo di effetti cumulativi

< kg 240.000*

Esplosivi EMULSIONI R2, R23/24/25, R33Esplosione; Tossicità per inalazione, ingestione e contatto con la pelle; Pericolo di effetti cumulativi

< kg 240.000*

Polvere Nera non autorizzata“*” quantità massima detenibile, riferita al solo tipo di materiale indicato, senza la presenza di altri prodotti simili.“**” quantità media detenibile, riferita al solo tipo di materiale indicato, anche in presenza di altri prodotti simili.Al fine di fornire agli enti preposti tutte le informazioni utili ad identificare la natura, la pericolosità, il nome commerciale e le autorizzazioni di legge rilasciate per ciascun prodotto esplodente, unitamente alle presente di allegano:Schede dati di sicurezza relative a ciascun prodotto stoccato presso il deposito di Grumo Appula (BA), località Torre dei Gendarmi;Tabella recante i prodotti esplosivi fabbricati dalla SEI EPC ITALIA s.p.a., detenuti presso il sito e la relativa denominazione commerciale, la certificazione CE, la presa d’atto del Ministero degli Interni ed il codice MAP.

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Identificazione della sostanza Denominazione IUPAC/Composizione Simbolo di pericolo e frasi di rischio

TRINITROTOLUENE(detto anche TRITOLO o TNT) 1- Metil – 2,4,6, - trinitrobenzene E-T-N

R 2, R23/24/25-33, 51/53

Esplosivi DINAMITI

Miscela di nitroglicerina e nitroglicole gelatinizzati (percentuale dei due prodotti tra 24 % e 90%) con nitrocotone ed altre sostanze che partecipano attivamente all’esplosione (dinitrotoluene, nitrato ammonico, farine vegetali) e sostanze inerti (Barite, farina fossile)

E-TR2, R23/24/25, R33

Esplosivi AN-FO Miscela di nitrato ammonico con idrocarburi ER2, R23/24/25 R33

Esplosivi POLVERULENTI Miscela di nitrato ammonico con tritolo e farina vegetale E-TR2, R23/24/25, R33

Esplosivi SLURRYSoluzione acquosa costituita da nitrato di monometillamina, di ammonio e di sodio, tensioattivi, guar, Alluminio (solo nel Sigma 605, 612 e 617)

ER2, R23/24/25, R33

Esplosivi EMULSIONI

Emulsione acquosa di nitrato di ammonio e di potassio, olio in emulsione, cere e tensioattivi. In alcune formulazioni può essere aggiunta una piccola percentuale di alluminio in polvere

ER2, R23/24/25, R33

MICCIA DETONANTE ALLA PENTRITE

Si presenta come un cordone costituito da un’anima di Pentrite (tetranitropentaeritrite) nel quale sono immersi cordonetti di polipropilene. La Pentrite è contenuta in nastri di polipropilene avvolti da filati di polipropilene fibrillato. Una copertura esterna di materiale termoplastico (PVC o altri prodotti equivalenti), serve a rendere la miccia resistente all’acqua.

ER2

MICCIA A LENTA COMBUSTIONE

Anima di polvere nera ricoperta di fibre tessili ed involucro esterno plastificato. La polvere nera è un composto a base di nitrato di potassio, zolfo e carbone vegetale.

R44

Sistemi di innesco DETONATORI COMUNI

Tubetto in alluminio o rame che contiene una carica primaria (azoturo di Pb, Trinitroresorcinato di Pb) ed una secondaria (Tetranitrato di Pentaeritrolo), con un’apertura che consente l’introduzione della miccia lenta

ER2

RITARDI PER MICCIA DETONANTE (RELAIS)

Tubetto metallico con le due estremità aperte, che contiene due carichette esplosive ed il ritardo pirotecnico

ER2

Sistemi di innesco DETONATORI ELETTRICI

Il bossoletto di alluminio o rame contiene una carica primaria (normalmente zoturo di piombo-stifnato di piombo) ed una secondaria (PENT). L’eventuale elemento di ritardo è costituito da miscela pirotecnica. I detonatori elettrici sono provvisti di reofori in rame o ferro rivestiti in PVC antistatico.

ER2

Sistemi di innesco DETONATORI AD ONDA

D’URTO

Il bossoletto di alluminio o rame contiene una carica primaria (normalmente zoturo di piombo-stifnato di piombo) ed una secondaria (PENT). L’eventuale elemento di ritardo è costituito da miscela pirotecnica. I detonatori elettrici sono provvisti di reofori in rame o ferro rivestito internamente con polvere di HMX e alluminio in PVC antistatico.

R2, R23/24/25, R33

È altresì presente:

Identificazione sostanza

Denominazione IUPAC/ ComposizioneStato fisico Quantità massima

detenibileSimbolo di pericolo e frase di rischio

Gasolio per autotrazione e per

riscaldamento

Miscela complessa di idrocarburi con numero di atomi di carbonio C9-C20

liquido 9.2 tXn-NR 40-51/53-65

S 24-36/37-61-62

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1.B.1.4.2 Tutte le informazioni fornite dal produttore relative alle sostanze pericolose presenti in deposito da osservare durante la manipolazione nonché, quelle relative al comportamento da tenersi nei casi d’incendio, alle azioni di emergenza da attuare in caso di dispersione accidentale, sono contenute nelle schede di sicurezza riportate in allegato al presente RDS con il n°3.Inoltre, sulle stesse schede, sono fornite anche le indicazioni relative ai pericoli immediati o differiti per l’uomo e per l’ambiente. È previsto, infine, che in caso di rottura delle confezioni, il prodotto “sversato” venga raccolto con palette in PVC e comunque con attrezzi in materiale antiscintilla.

1.B.1.4.3 Le sostanze non vengono manipolate e/o sottoposte a cicli di lavorazione e vengono stoccate nello stato previsto dalle schede di sicurezza.

1.B.1.4.4 Il quantitativo massimo di esplosivi da custodire nel complesso, è stato cosi determinato:

• riservetta n. 4 terrapienata: 40.000 kg di esplosivi di 2° categoria• riservetta n. 5 terrapienata: 40.000 kg di esplosivi di 2° categoria• riservetta n. 6 terrapienata: 40.000 kg di esplosivi di 2° categoria• riservetta n. 7 terrapienata: 40.000 kg di esplosivi di 2° categoria• riservetta n. 8 terrapienata: 40.000 kg di esplosivi di 2° categoria• riservetta n. 9 terrapienata: 40.000 kg di esplosivi di 2° categoria• riservetta n. 2 NON terrapienata: 3.000 kg di esplosivi di 3° categoria Sulla base di tali quantità, il gestore ha ottenuto il rilascio del Certificato Prevenzione Incendi da parte del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Bari (prot. 20950 del 27/07/2009, con validità fino al 07/04/2014) nonché, il rilascio delle licenze di P.S. da parte della Prefettura di Bari (prot. 365/7D/AREA O.P. I BIS del 11/04/2011).Ai fini dell’applicabilità delle disposizioni contenute nell’art. 8 del D.Lgs. 334/99 e s.m.i., in relazione alle sostanze classificate esplosive, la soglia è stabilita in 240 tonnellate per cui l’Azienda risulta soggetta alle disposizioni del citato articolo.

1.B.1.4.5 Gli esplosivi presenti in deposito sono considerati stabili dal punto chimico-fisico e pertanto, si possono escludere eventuali fenomeni di autocombustione nelle normali condizioni climatiche (di temperatura e pressione) ed ambientali quali quelle presenti nel deposito ed in particolare nelle singole riservette.

1.B.1.4.6 Nel ciclo normale delle attività di deposito, non sono presenti situazioni che possano innescare reazioni che generino trasformazioni delle sostanze esplosive presenti.In caso di incendio di tali esplosivi, inoltre, la loro combustione genera formazione di ossidi di carbonio (NOx).In tal senso, è regola cogente che all’interno di ogni singola riservetta possano essere depositate solo sostanze esplosive che appartengono alla stessa categoria; tale misura esclude, o comunque riduce al minimo, pericoli correlati ad eventuale incompatibilità tra sostanze di categoria e natura diversa.

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1.B.1.5 ANALISI PRELIMINARE PER INDIVIDUARE AREE CRITICHE

L’analisi condotta è stata articolata seguendo l’ordine operativo di seguito indicato:• scomposizione dell’attività aziendale in singole unità (o fasi);• scelta delle sostanze dominanti presenti nelle singole unità e calcolo del fattore “sostanza B”;• calcolo dell’indice intrinseco di tossicità (IIT) delle sostanze; • presentazione dei parametri per l’identificazione delle aree critiche.

Nella parte che segue si riporta l’analisi dei punti sopra indicati.

Scomposizione degli impianti soggetti in unitàAl solo scopo di identificare eventuali aree critiche nell’attività aziendale, questa è stata scomposta nelle seguenti unità:• Unità 1 : deposito di sostanze esplosive destinate al commercio per usi civili

Questa unità è rappresentata dalla riservetta all’interno della quale è stoccato il prodotto esplosivo che possiede le maggiori caratteristiche di pericolosità: nella fattispecie, si tratta della Dinamite (cat. II) che pertanto, è considerata sostanza chiave per questa unità in quanto possiede un ΔH di combustione più elevato rispetto agli altri esplosivi.

• Unità 2 : deposito detonatori Questa unità è rappresentata dalla riservetta all’interno della quale è stoccato il prodotto esplosivo detonatori (cat. III) che pertanto, è considerata sostanza chiave per questa unità.

Scelta della sostanze dominanti nelle singole unità e calcolo del fattore “sostanza b”Il fattore “B” misura il valore dell’energia potenziale della sostanza esplosiva (o della miscela di sostanze) ritenuta più pericolosa sotto tale aspetto e che risulti presente in quantità significativa nell’unità considerata.Ai fini della presente valutazione, sono state quindi trascurate tutte le sostanze chimiche che per le loro caratteristiche non costituiscono pericoli particolari per l’uomo e per l’ambiente.

Calcolo dell’indice intrinseco di tossicità (iit) delle sostanzeA ciascuna sostanza esplosiva presente nel sito di stoccaggio, è stato attribuito un indice di tossicità (IIT); tale indice esprime il grado di tossicità correlato alle proprietà intrinseche della specifica sostanza.

Fattore rischi per la salute in caso di incidenteTale fattore tiene conto dell’influenza della tossicità delle sostanze sulla valutazione globale dell’unità: in particolare, tiene conto degli effetti di ritardo causato dalla tossicità delle sostanze nell’affrontare un incidente.

Fattori dl penalitàNel calcolo di questi fattori si tiene conto dei rischi specifici delle sostanze, dei rischi generali di eventuali processi di lavorazione e dei rischi connessi alla disposizione degli impianti di produzione in caso di incidente. Nella fattispecie, come già più volte ribadito nel presente RdS, l’unica attività svolta è la movimentazione merci e lo stoccaggio di sostanze esplosive.

Fattori di compensazione Tutte le varie misure di sicurezza, siano esse preventive o protettive, adottate in un’unità lavorativa, in relazione ai loro effetti sul rischio, vengono suddivise in due grandi branche sulla base del tipo di azione che esse consentono nell’ottica della riduzione del rischio stesso.Le misure preventive tendono a ridurre il rischio agendo sulla frequenza, ovvero, cercando d’impedire che il pericolo ad esso correlato non si manifesti, ad esempio: attraverso attività di formazione del personale impiegato o procedure specifiche sulla base delle quali eseguire le attività aziendali, ecc..Le misure protettive tendono a ridurre il rischio agendo sulla magnitudo, ovvero, qualora non sia stato prevedibile il manifestarsi del pericolo correlato, si cerca di contenere l’entità del danno che ne deriva, ad esempio: attraverso l’adozione di sistemi di protezione passiva e di protezione attiva o di dispositivi di protezione collettiva ed individuale.In allegato 4, si riportano i metodi indicizzati su tali unità.

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H.A.Z.O.P.: SIGNIFICATO e VALORI DI P, C, R

Il metodo H.A.Z.O.P. (Studio dei rischi e dell’operatività dell’impianto) è di tipo predittivo e viene utilizzato per identificare i rischi connessi ad anomalie impiantistiche, alla chimica delle reazioni oppure a possibili situazioni che potrebbero generare un incidente rilevante.Allo scopo di stabilire quali pericoli potrebbero scatenare all’interno dell’Azienda incidenti rilevanti, si procede all’individuazione di tali pericoli, alla valutazione delle condizioni ambientali che possono correlare ad essi rischi d’incidente rilevante, considerando la probabilità o frequenza (P) con la quale si ritiene che tale pericolo possa manifestarsi e la magnitudo (ovvero la misura dell’entità del danno) (C) che ne potrebbe derivare.Dunque, il rischio (R) correlato ad un dato pericolo si determina come il prodotto della frequenza con la quale si ipotizza che tale pericolo possa manifestarsi (P) e la magnitudo (C):

R = ( P x C ) / K

Ai fini della valutazione dei fattori P e C, si conviene di utilizzare, per entrambi, una scala di valori ricompresi tra 1 (come valore minimo) e 4 (come valore massimo) dove,

per P si ha:• 1 = evento improbabile: si considera tale un evento che non si è mai verificato nella storia

dell’azienda o anche di altre aziende nel settore o che si sia verificato pochissime volte; ci si attende che durante la vita dell’impianto abbia una probabilità di verificarsi <1%;

• 2 = evento poco probabile: si considera tale un evento che se si verificasse genererebbe sorpresa; la probabilità che un tale evento si possa realmente manifestare durante la vita dell’impianto è generalmente < 30%;

• 3 = evento probabile: si considera tale un evento che se si verificasse non susciterebbe sorpresa; la probabilità che un tale evento si possa realmente verificare durante la vita dell’impianto è generalmente compresa tra il 30% e il 90%;

• 4 = evento altamente probabile, si considera tale un evento che si è già manifestato durante la vita dell’installazione o che, comunque, ci si aspetta che possa verificarsi; la probabilità che un tale evento si possa realmente verificare durante la vita dell’impianto è generalmente > 90%.

per C si ha:• 1 = conseguenze trascurabili: quando, in caso di rilascio di sostanze tossiche, le concentrazioni

nell’area circostante sarebbero trascurabili; i danni per la salute potrebbero verificarsi solo in caso di esposizione prolungata, e comunque, sarebbero trattabili a livello ambulatoriale.

• Un incendio o un’esplosione non provocherebbero danni alle persone ma solo danni minori agli impianti, comportando una durata del fuori servizio di pochi giorni;

• 2 = conseguenze lievi: quando, in caso di rilascio di sostanze tossiche, le concentrazioni nell’ambiente circostante sarebbero sufficienti a provocare danni alla salute in assenza di un intervento efficace e tempestivo, potendo verificarsi casi di ricovero ospedaliero.

• Un incendio o un’esplosione provocherebbero danni fisici al personale e la durata del fuori servizio dell’impianto potrebbe essere di alcune settimane.

• 3 = conseguenze medie: quando, in caso di rilascio di sostanze tossiche, le concentrazioni nell’ambiente circostante sarebbero pericolose sia all’interno sia all’esterno dello stabilimento, provocando danni alla salute dei lavoratori e della popolazione circostante.

• Un incendio o un’esplosione provocherebbero danni fisici gravi al personale e la durata del fuori servizio dell’impianto potrebbe essere di molte settimane.

• 4 = conseguenze catastrofiche: quando, in caso di rilascio di sostanze tossiche, le concentrazioni nell’ambiente circostante sarebbero immediatamente pericolose per la vita dei lavoratori e della -popolazione esterna e i danni per la salute potrebbero coinvolgere un gran numero di lavoratori e di cittadini.

• Un incendio o un’esplosione provocherebbero danni fisici gravi al personale ed alle cose (le sovra pressioni, infatti, sarebbero tali da danneggiare seriamente anche gli edifici posti al di fuori dello stabilimento) e la durata del fuori servizio dell’impianto potrebbe essere di molti mesi.

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Infine, il fattore K di riduzione (≥1), tiene conto delle misure di sicurezza (siano esse di prevenzione e/o di protezione) installate nello stabilimento.A vantaggio di sicurezza, in genere, si assume per il fattore K il valore 1.Tenuto conto delle scale dei valori per i fattori P, C e K, sopra riportate, il Rischio (R) può assumere valori compresi tra 1 e 16, con i significati che seguono:

• 1 ≤ R ≤ 2 ⇒ RISCHIO BASSO: s’intende che lo stato dell’arte corrisponde alla conformità normativa;

• 2 < R ≤ 4⇒ RISCHIO MODERATO: s’intende che lo stato dell’arte richiede un’opportuna revisione delle politiche gestionali a livello locale;

• 4 < R ≤ 8 ⇒ RISCHIO MEDIO: s’intende che lo stato dell’arte ha evidenziato la necessità di un approfondimento dell’analisi dei pericoli presenti in stabilimento per

individuare eventuali interventi (sia a livello impiantistico, quindi misure protettive, sia a livello organizzativo, quindi misure preventive);

• 8 < R ≤ 16 ⇒ RISCHIO ELEVATO: s’intende che lo stato dell’arte risulta in non conformità con le disposizioni normative; urge adottare azioni correttive per raggiungere tale

conformità.

In allegato 4 è riportato lo studio H.A.Z.O.P..

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1.C.1 SICUREZZA DELL'IMPIANTO

1.C.1.1 SANITÀ E SICUREZZA DELL'IMPIANTO

1.C.1.1.1 Gli operatori addetti alla movimentazione delle sostanze esplosive non vengono mai in contatto con esse, se non in caso di rottura delle confezioni, oppure in situazioni di emergenza.1.C.1.1.2 Nella storia del deposito oggetto del presente RdS non si sono mai verificati incidenti di alcun tipo. In allegato 5 al presente RdS, sono riportati i casi di alcuni incidenti, ricavati da Banche dati, occorsi in depositi similari.

1.C.1.2 REAZIONI INCONTROLLATE

1.C.1.2.1 Non avvengono reazioni durante il ciclo produttivo del deposito, ovvero durante le fasi di stoccaggio e trasporto.

1.C.1.3 DATI METEOROLOGICI, PERTURBAZIONI GEOFISICHE, METEOMARINE E CERAUNICHEDai dati ricavati dall’Aeronautica Militare, Stazione di Bari, risulta che al mattino, verso le ore tre, il vento prevalente soffia da Ovest, mentre nel primo pomeriggio (ore 15) il vento prevalente soffia da Est nei mesi da marzo a settembre, da Nord-Ovest nei mesi di gennaio e febbraio, da Nord-Est in ottobre, da Sud in novembre, da Ovest-Nord-Ovest in dicembre.L’intensità prevalente del vento è di circa 4 m/s nelle prime ore del mattino e 7 m/s nel pomeriggio.Perturbazioni geofisiche: il territorio del comune di Grumo Appula (BA), così come previsto dall’ultima normativa antisismica, non è da considerarsi zona a rischio sismico.Perturbazioni cereauliche: la frequenza di fulminazione, desunta dalla classificazione del territorio nazionale secondo le norme CEI, nella zona ove sorge il deposito è di 2.5 fulmini/anno per Kmq.

1.C.1.4 INTERAZIONI CON ALTRI IMPIANTI

1.C.1.4.1 Tutte le singole riservette sono state costruite nel rispetto dell’Allegato “B” al Regolamento di Esecuzione del R.D. n° 635 del 06/05/1940 (T.U.L.P.S.), il quale stabilisce le norme relative alle distanze minime da rispettare tra i vari depositi, i quantitativi massimi di esplosivi da detenere nelle singole riservette, le modalità di costruzione degli edifici (che devono essere in grado di resistere alle sollecitazioni conseguenti all’esplosione accidentale di un magazzino adiacente e di resistere alla penetrazione di proiezioni dall’esterno).Tanto premesso, allo stato, non esistono impianti vicinali al deposito in esame la cui attività possa interagire con quella svolta presso di esso.

1.C.1.5 ANALISI DELLA SEQUENZA DEGLI EVENTI INCIDENTALI

Esperienza storica e fonti di informazioneIn appendice è riportata la raccolta delle informazioni ricavate dall’analisi storica condotta per la tipologia di attività inerente le sostanze esplosive.Nell’eseguire tale analisi, si è proceduto compiendo una ricerca iniziale consultando le banche dati nazionali ed internazionali sugli incidenti accaduti che hanno coinvolto le sostanze pericolose presenti in stabilimento. Da tutti i dati rinvenuti, sono stati selezionati solo quelli relativi ad eventi che si sono manifestati in installazioni similari a quella oggetto del presente RdS, e che hanno coinvolto apparecchiature o pratiche operative (stoccaggio, e comunque movimentazione in genere all’interno di stabilimenti).Non sono stati considerati gli incidenti verificatisi durante attività di trasporto fuori dal sito dello stabilimento.I dati raccolti hanno riguardato sia fatti di cronaca, sia dati desunti da report emessi dalle autorità sulla base delle comunicazioni dei fabbricanti in merito agli incidenti occorsi presso i loro stabilimenti (ad esempio: Safex International, Chemical Incident Reports Center, U.S.A. Chemical Safety and Hazard Investigation Board).Sebbene le raccolte basate su notizie ed eventi riportati come fatti di cronaca su quotidiani e/o riviste specializzate sono quelle che più hanno avuto impatto sull’opinione pubblica, quelle basate sulle comunicazioni dei fabbricanti riguardano invece tutti i tipi di incidente, anche quelli minori, e che magari non hanno fatto registrare danni notevoli alle persone e alle cose.

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Tuttavia, le notizie ed i dati riportati nella maggior parte dei casi storici reperiti sono comunque molto sintetiche, con informazioni parziali e talvolta inesatte o contraddittorie (fonti diverse riportano dati o testimonianze differenti). Dall’esame delle informazioni così ricavate, non è apparso utile eseguire analisi puntuali, ma solo ottenere indicazioni di massima sulle cause più frequenti di incidente e sulle tipologie e l’evoluzione dei fenomeni incidentali verificatisi, allo scopo di esaminare l’opportunità di adottare alcune misure di prevenzione specifiche.Importante è anche l’indagine statistica sui fenomeni che hanno causato degli incidenti e su altri fattori caratteristici degli eventi registrati, al fine di ottenere indicazioni sulla frequenza e sulle sequenze incidentali.

Le cause principali degli incidenti rilevati sono quelle di seguito elencate:• guasto di apparecchiature;• cause esterne accidentali (condizioni atmosferiche estreme, incendi in zone limitrofe, ecc.);• errori operativi (errori umani in fase di manutenzione, di progettazione, distrazioni, ecc.);• altre cause non meglio specificate.

Non sempre è possibile risalire in modo univoco dalla descrizione degli incidenti ed alla causa scatenante della sequenza incidentale.Sono numerose le definizioni ibride intercettate, quali ad esempio “avarie strumentali e concomitanti distrazioni”, o come “innesco per carica elettrostatica”. Analogamente, risulta difficoltoso individuare se guasti ad apparecchi, pompe o valvole sono dipendenti da rotture casuali o da carenza di manutenzione oppure da errori nella scelta dei materiali impiegati.

Le principali tipologie di eventi incidentali rilevati sono le seguenti:• Esplosione / incendio / VCE;• Esplosione senza incendio.

Le sostanze per le quali è stato possibile rintracciare riferimenti storici, e che riportano sulle relative schede di sicurezza gli incidenti correlati, sono le seguenti:

• Esplosivi;• Tritolo;• Pentrite;• Dinamite / Nitroglicerina;• Nitrocellulosa;• Detonatori;• AN-FO;• Esplosivi non convenzionali.

Fonte del rischioL’analisi della tipologia delle apparecchiature che hanno dato origine all’evento è riportata nella tabella seguente:

Apparecchiatura N° Eventi % Sul totale degli eventiApparecchi di processo 20 57Recipienti di stoccaggio 10 29Altre/non specificate 5 14Totale 35 100

Cause

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La principale causa scatenante d’incidenti in ordine di importanza (60% circa dei casi) è rappresentata dagli errori commessi durante le pratiche operative in senso lato (errori umani veri e propri, disattenzioni, mancato rispetto delle procedure, errori di progettazione, ecc.).La seconda causa scatenante d’incidenti (con oltre il 25,0% dei casi) è rappresentata da errata conduzione del processo.Le cause non meglio identificate rappresentano il 15.0% dei casi.

In Appendice 1 è riportato il risultato dell’analisi condotta.

Si ribadisce che nel deposito oggetto del presente RdS, non si sono verificati incidenti di sorta e per questa ragione, non viene allegata l’analisi storica degli incidenti specifici accaduti nel deposito.

Eventi incidentali individuati (Top Events)Dallo studio condotto utilizzando il metodo H.A.Z.O.P., si è giunti alla determinazione che i possibili eventi incidentali che possono manifestarsi all’interno del deposito oggetto dal presente RdS, sono quelli di seguito elencati:

Scenari Incidentali IpoteticiTOP - 01 Esplosione ai depositi durante la movimentazione e le operazioni di carico/scarico.TOP - 02 Esplosione ai depositi per incendio interno, esterno o per altra causa.

TOP - 03 Esplosione di un mezzo durante le operazioni di movimentazione e trasporto all’interno dell’insediamento.

Allo scopo di rendere più agibile l’analisi dei singoli “Top Event” (T.E.), sono state predisposte delle tabelle esplicative delle caratteristiche dei singoli T.E., ognuna delle quali riporta:• il contesto dell’impianto in cui si ipotizza la manifestazione di quel T.E.;• la descrizione delle possibili cause all’origine del T.E.;• la descrizione delle misure di sicurezza esistenti (progettate al fine di prevenire le cause all’origine del

T.E.);• le azioni che dovranno essere attuate a valle dell’evento, che possono consistere in interventi di

contenimento delle emissioni oppure di intervento del personale del deposito per limitare le conseguenze del T.E.

Infine, per quanto attiene il T.E. 03, si esprimono di seguito alcune considerazioni specifiche che portano all’esclusione di una sua reale manifestazione.

Tipo di T.E. TOP 01: Esplosione ai depositi durante la movimentazione e le operazioni di carico/scarico delle sostanze

Contesto impianto Deposito esplosivi per usi civili. Movimentazione delle pedane contenenti sostanze esplosive.

Cause Errore compiuto durante le operazioni di movimentazione che innesca l’esplosivo

Misure di sicurezza previste

Sistema organizzato per il controllo rigoroso delle attività di manutenzione dei mezzi per la movimentazione delle pedane contenenti esplosivi (carrelli elevatori e transpalletts). Le verifiche sui mezzi di sollevamento dovranno essere eseguite con regolare periodicità almeno ogni 15 gg. e riguarderanno le parti del mezzo coinvolte nelle operazioni di movimentazione. Le verifiche potranno essere eseguite internamente (in caso di piccola manutenzione e controllo) oppure anche da ditta specializzata esterna (in caso di grossa manutenzione e/o riparazione).

Azioni previsteFormazione continua del conduttore dei mezzi di sollevamento, sulle corrette modalità di uso del mezzo e sulle corrette modalità di movimentazione delle sostanze esplosive.

Tipo di T.E. TOP 02: Esplosione di una riservetta contenente esplosivi di II° cat. a causa d’incendio interno/esterno o di altra causa.

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Contesto impianto Deposito esplosivi per usi civili. Le singole riservette sono del tipo tradizionale del tipo casamatta circondata da terrapieno.

Cause Innesco interno e/o esterno, oppure per urto di mezzo esterno.

Misure di sicurezza previste

All’esterno di ciascuna riservetta, sono disponibili estintori portatili del tipo a polvere e cassette contenenti sabbia con una pala in materiale antiscintilla.Nell’area pirotecnica sono altresì posizionati due estintori carrellati da kg 50 del tipo a polvere ed è stato predisposto un automezzo dedicato agli interventi di spegnimento incendi. Tutte le riservette sono circondate da terrapieni i quali, assieme alle zone rustiche dell’area pirotecnica sono costantemente bonificati dalla vegetazione potenzialmente infiammabile. Gli estintori e, in generale tutti i dispositivi antincendio adottati, sono regolarmente sottoposti alle previste attività per il mantenimento in stato di efficienza; tale attività è affidata a ditta esterna specializzata.

Azioni previste Manutenzione periodica delle strutture (terrapieni, impianti, ecc.) e delle zone circostanti (vedi vegetazione).

Tipo di T.E. TOP 03: Esplosione di un mezzo durante le operazioni di movimentazione e trasporto all’interno dell’insediamento

Per la conduzione dello studio del TOP Event 03, sono state considerate le fasi di seguito elencate:a. trasporto degli esplosivi dall’ingresso del deposito alle singole riservette;b. movimentazione interna degli esplosivi;c. trasporto degli esplosivi dalle singole riserve all’uscita del deposito.

• L‘ingresso al deposito avviene attraverso l’unico accesso alla proprietà costituito da un primo cancello scorrevole, munito di motore elettrico, ubicato presso l’ unico ingresso su cui insiste l’intero complesso del deposito.

• Il numero di automezzi che trasportano materiali esplosivi, e che possono essere interessati a fenomeni incidentali di questo tipo, è stato stimato in 1.700 mezzi/anno complessivi.

• Questi mezzi, per completare l’operazione di carico e scarico delle sostanze esplosive trasportate, attraversano il secondo cancello scorrevole, anch’esso munito di motore elettrico, che introduce all’area pirotecnica separata dal resto del complesso e percorrono le strade interne che portano alle singole riservette.

• I percorsi stradali dell’area pirotecnica possono essere contemporaneamente condivisi anche da altri veicoli, sempre autorizzati alla circolazione interna alla stessa area, sebbene ogni singola riservetta sarà di sola pertinenza del mezzo di trasporto ad essa dedicato e che dovrà effettuare le operazioni di carico/scarico.

• In questo secondo tratto, ed in particolare, lungo le porzioni di percorso che portano alle singole riservette, la circolazione dei mezzi può essere condivisa con i carrelli elevatori. Generalmente, al fine di evitare una circolazione mista, i carrelli elevatori iniziano la loro circolazione quando i mezzi di trasporto hanno completato le operazioni di manovra per il raggiungimento della posizione di carico/scarico.

• Oltre ai mezzi già indicati, all’interno di quest’area, è possibile avere la sola circolazione delle autovetture del personale interno avente mansione amministrativa o di guardianìa/antincendio.

• Tali vetture, nell’arco dell’intera giornata lavorativa, circoleranno per un tempo comunque limitato e, in ogni caso, sono dotate degli stessi dispositivi di sicurezza dei mezzi omologati al trasporto di merci pericolose e durante la circolazione all’interno di area pirotecnica, hanno l’obbligo di cedere la precedenza ai mezzi che trasportano sostanze esplosive.

Nell’analizzare il pericolo correlato alla circolazione dei mezzi all’interno dell’area del deposito, sono stati individuati i possibili seguenti scenari incidentali:• collisione fra mezzi con sviluppo d’incendio del carburante a bordo, coinvolgimento del carico

trasportato e sua esplosione;

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• ribaltamento di un mezzo (ad esempio per collisione con altro automezzo pesante o per errore o per malore del conducente), da cui consegua l’incendio dello stesso e/o l’esplosione delle sostanze trasportate.

Per la stima delle probabilità di accadimento di tali eventi pericolosi, il dato di partenza è costituito dal numero di incidenti verificatisi sulle strade in Italia.Tuttavia, tenuto conto che le condizioni del traffico all’interno del deposito non sono minimamente confrontabili (per le proporzioni) con quelle che caratterizzano il traffico sulle strade e, che il percorso che gli automezzi compiono all’interno del deposito oggetto del presente RdS è pari a circa 25 Km/h, si considera che la probabilità che possa manifestarsi un incidente tra automezzi all’interno dell’area del deposito, stante anche la rara circostanza della concomitante presenza di più automezzi, possa essere almeno di un ordine di grandezza inferiore a quella trovata per la circolazione esterna.

Si consideri inoltre che:• all’interno dell’insediamento vige il limite di velocità in 30 Km/h e, in tal senso, è utile precisare che

l’entità del danno generato da un urto è proporzionale all’energia cinetica dei mezzi coinvolti nell’incidente e che questa, è proporzionale al quadrato della velocità;

• l‘ipotesi dell’incidente con successivo incendio del carburante in grado di coinvolgere il carico dell’automezzo richiede il cedimento del serbatoio e l’innesco del carburante rilasciato (in questo caso di tratta di gasolio, meno sensibile alle temperature rispetto alla benzina), circostanza, questa, piuttosto remota visti i valori dell’energia cinetica in gioco;

• il ribaltamento dell’automezzo richiede un urto laterale, e ciò è possibile soltanto in presenza di mezzi di pari massa, circostanza verosimile solo limitatamente nel tratto condiviso sebbene goda di ottima visibilità in tutte le direzioni oppure in presenza di forti pendenze laterali che fanno inclinare il mezzo carico e, nel caso in esame, non esiste questa possibilità.

• Altresì, il ribaltamento dell’automezzo per errore del conducente o per malore è considerato non credibile per diverse ragioni:

• la velocità massima ammessa all’ interno dello stabilimento è di 30 Km/h, valore non in grado di generare forze centrifughe d’intensità tali da comportare il ribaltamento del mezzo in curva;

• l’automezzo è assistito durante il tragitto da personale del deposito che indica il percorso da seguire;• la possibilità di foratura del mezzo è correlata alla presenza lungo il percorso di corpi contundenti di

forma appuntita mentre tutte le strade, sia quelle interne all’area del deposito sia quelle esterne che conducono ad esso dalla strada, vengono quotidianamente controllate anche per evitare questa possibilità.

Premesso tutto quanto sopra riportato, si ritiene tale evento probabilisticamente non credibile.

Valutazione della probabilità degli eventi incidentaliL’accadimento di un generico evento incidentale è legato al verificarsi di uno o più eventi iniziatori che ne determinano una condizione anomala di esercizio e che, con il concorso di specifiche situazioni contingenti, possono portare alla manifestazione dell’evento finale.

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La valutazione della probabilità di accadimento di un dato evento incidentale consiste:• nell’individuazione di tutti gli eventi iniziatori e/o delle condizioni che devono essere verificate per

giungere all’evento finale (incidente);• nello stabilire e visualizzare l’ordine logico di connessione dei diversi eventi iniziatori; processo

fondamentale per la comprensione dell’evoluzione dell’evento incidentale e per il calcolo della probabilità (frequenza) di accadimento.

Il metodo seguito consiste nel partire dall’evento incidentale ipotizzato (“Top Event”) e nel ricercarne la cause ultime che potrebbero produrlo.Ognuna di tali cause è costituta da un evento che è possibile analizzare ulteriormente.

La concatenazione tra gli eventi iniziatori si ottiene mettendo in relazione gli eventi causa e l’evento superiore tramite una “porta logica”. Si utilizzano normalmente due tipi di porte logiche: AND e OR.• La porta AND permette il verificarsi dell’evento superiore soltanto se tutti gli eventi causa si verificano.• La porta OR, invece, permette il verificarsi dell’evento superiore anche se si verifica uno solo degli

eventi causa.

L’albero di guasto va letto dal basso verso l’alto, partendo dagli eventi causa primari, per poi arrivare agli eventi causa intermedi (eventi superiori), per poi arrivare all’evento ultimo, cioè il Top Event. Il calcolo degli alberi di guasto può essere fatto in due modi:• GATE BY GATE : è il modo più utilizzato nel caso di alberi semplici, e consiste nel partire dagli eventi

primari e risalire lungo l’albero per calcolare le grandezze degli eventi più complessi, e quindi del Top Event.Affidarsi al calcolo di un albero con questo metodo comporta delle difficoltà:

o è un metodo gravoso nella risoluzione di alberi complessi, o è fonte di errori numerici nella valutazione del Top, se nell’evento vi sono eventi ripetuti, in bracci

differenti, separati da porte AND;

• INSIEMI DI TAGLIO : è il metodo con cui si cercano le combinazioni di variabili che verificano, se vere, il successo del Top Event (Cut Set).Nell’albero di guasto vanno ricercati gli insiemi di taglio minimi (MCS), cioè quelli che non contengono alcun insieme di taglio di ordine inferiore (ad esempio: AC e AB sono minimi mentre ABC non è minimo perchè contiene due cut set minimi).La frequenza di accadimento viene poi calcolata tenendo presente che un Top Event è esprimibile come un OR tra tutti gli MCS, essendo ogni MCS un AND tra tutti gli eventi che lo compongono (per il calcolo è stato utilizzato il codice SALP-PC, del Centro Ricerche di ISPRA (System Engineering and Reliability Division)).I ratei di guasto vengono assegnati attingendoli da banche dati per eventi similari, adeguatamente adattati alle esigenze specifiche, con informazioni relative all’impianto in oggetto.Nella fattispecie, sono stati utilizzati dati tratti da: “Less – Loos Prevention in Process Industries”, “CCPS – Guidelines for Process Equipment Reliability with Data Tables”, “Federchimica – Produttori italiani cloroDAC – Banca dati affidabilità componenti cloro”.

Il risultato finale della quantificazione dell’albero dei guasti è la frequenza di accadimento dell’evento finale (Top Event) e, contestualmente, l’albero dei guasti si rivela uno strumento efficace per effettuare un’analisi sistematica e comparativa degli effetti che consente di decidere quali interventi correttivi adottare al fine di ottenere il maggior risultato in termini di riduzione del rischio globale.

Costruzione degli alberi di guasto

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CANCELLO “AND”:LE FREQURENZE DEI RAMI SONO MOLTIPLICATE

CANCELLO “OR”:LE FREQUENZE DEI RAMI SONO SOMMATE

RAPPRESENTANO EVENTI INIZIALI CON FREQUENZE ANNUE DI ACCADIMENTO

RAPPRESENTANO EVENTI CHE CONTRIBUISCONO E PERTANTO SONO CARATTERIZZATI DA FREQUENZE DI ACCADIMENTO SU DOMANDA (%)

SONO STATI OTTENUTI COME RISULTATO DI PIÙ EVENTI, SIA INIZIALI CHE DI CONTRIBUTO E POSSONO PERTANTO AVERE FREQUENZE ANNUE O SU DOMANDA

RAPPRESENTANO IL NUMERO DEI COMPONENTI E SERVONO COME MOLTIPLICATORI

Probabilità di accadimento degli eventi incidentali consideratiNella tabella di seguito riportata sono indicate le probabilità di accadimento e la descrizione degli scenari ipotizzati per gli eventi individuati.

Depositi esplosiviEvento Descrizione Probabilità

TOP01 Esplosione di un bancale di esplosivo durante operazioni di carico/scarico 8.61E-04/a

TOP02 Esplosione di un deposito per incendio esterno/interno/altra causa 8.80E-05/aTrasporto esplosivi

TOP03 Esplosione di un mezzo durante il trasporto 4.25E-07/a

In Appendice 2 sono riportati:Appendice 2-A: Alberi di guastoAppendice 2-B: Giustificazione dei ratei assunti negli alberi di guasto

Commento all’albero di guasto TOP 01

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L’analisi dell’albero di guasto dell’evento TOP 01, mostra che il suo accadimento è conseguenza di 5 MSC del 3° ordine; tra gli MCS, l’analisi degli alberi di guasto mostra che i più importanti sono E1 E2 E8 e E1 E3 E8.Si tratta, cioè, degli MCS i cui eventi primari sono:

Numero Evento Rateo di guasto o indisponibilitàE1 Fase di movimentazione 5.82E-02E2 Rottura del carrello con carico sospeso 0.05/aE3 Inforcamento di un pallet con il carrello 0.5/aE8 Energia sufficiente per l’esplosione 1.0E-02

Come si può notare dalla precedente tabella, i valori assunti nella quantificazione degli alberi di guasto sono assolutamente conservativi, in quanto la loro indisponibilità è stata assunta sempre almeno in un ordine di grandezza superiore a quanto riportato in bibliografia.Si tenga presente che questi eventi primari sono serviti all’Azienda per evidenziare le aree maggiormente critiche dell’impianto e per predisporre specifiche istruzioni sull’uso dei sistemi di protezione installati e la loro importanza per una manutenzione preventiva.In particolare, per questo aspetto si sono curati i seguenti programmi di manutenzione periodica e preventiva:

Numero Descrizione Intervento Periodico

E2 Rottura del carrello con carico sospeso

Intervento periodico della manutenzione meccanica che ogni giorno verifica stato di efficienza carrelli, settimanalmente verifica efficienza sistema di sollevamento

E3 Inforcamento di un pallet con il carrello Istruzione e formazione operatore

E8 Energia sufficiente per l’esplosione Verifica periodica del magazziniere per stato di conservazione imballi

Commento all’albero di guasto TOP 03L’analisi dell’albero di guasto dell’evento TOP 03, mostra che il suo accadimento è conseguenza di 3 MSC del 4° ordine; tra gli MCS l’analisi degli alberi di guasto mostra che i più importanti sono E4 E1 E2 E3.Si tratta, cioè, degli MCS i cui eventi primari sono:

Numero Evento Rateo di Guasto o IndisponibilitàE1 Numero di mezzi anno 1.700/aE2 Km percorsi 1E3 Media incidenti a Km 1-8E08E4 Incendio dopo l’incidente 2.5E-02

Come si può notare dalla precedente tabella, i valori assunti nella quantificazione degli alberi di guasto sono assolutamente conservativi, in quanto la loro indisponibilità è stata assunta sempre almeno in un ordine di grandezza superiore a quanto riportato in bibliografia.Si tenga presente che questi eventi primari sono serviti all’Azienda per evidenziare le aree maggiormente critiche dell’impianto e per predisporre specifiche istruzioni sull’uso dei sistemi di protezione installati e la loro importanza per una manutenzione preventiva.In particolare, per questo aspetto si sono curati i seguenti programmi di manutenzione periodica e preventiva:

Numero Descrizione Intervento periodico

E3 Media incidenti a Km Manutenzione periodica dei percorsi principali.Procedure rigorose per circolazione mezzi

E4 Incendio dopo incidente Manutenzione periodica dei mezzi

Valutazione di credibilità

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Il rischio può essere definito come il danno incerto a cui un dato soggetto può trovarsi esposto in seguito ad incidenti o concatenazioni di eventi sfavorevoli.L’incertezza che si associa alla situazione di danno potenziale ha una duplice origine:• da un lato, gli eventi sfavorevoli e temuti si possono verificare con probabilità più o meno grande, ma

mai nulla; • dall’altro, l’entità del danno può variare in relazione a circostanze esterne (come le condizioni

meteorologiche, la presenza o meno di soggetti esposti e quindi la distribuzione della popolazione, etc.) che, a motivo della loro aleatorietà, non possono essere previste in modo certo e univoco.

Si può definire, da un punto di vista analitico, che il rischio può essere stabilito nell’ambito della combinazione tra danni (o conseguenze negative) e probabilità di accadimento ad esse associate.La ricerca di una situazione di minor rischio (ovvero con maggior grado di sicurezza), consisterà, pertanto, in una combinazione nella quale si verifichi una diminuzione dell’entità delle conseguenze o delle probabilità, oppure di entrambe.Il rischio globale, che potremmo definire associato ad un impianto, è esprimibile come sommatoria dei rischi di ciascuna ipotesi di rilascio di materiale e/o di energia, ed esprimibile attraverso la relazione

R = Σi Ri = Σi (fi di)DoveR = rischio dell’unità (danni/unità di tempo);Ri = rischio del rilascio i-esimo;fi = frequenza attesa del rilascio i-esimo (occ/tempo);di = danni causati dal rilascio i-esimo.

Alla fine di questo processo di analisi, si arriva ad una domanda molto semplice nella sua enunciazione, ma molto complessa nelle sue motivazioni: “Quale rischio può essere accettato?”. Di seguito si riportano alcuni esempi di atteggiamenti che alcuni paesi hanno adottato nei confronti della accettabilità del rischio.

OlandaPer le attività che comportano la manipolazione di sostanze pericolose, è stato definito massimo livello di rischio accettabile, a livello individuale, il rischio che incrementa dell’1% il livello relativo delle cause di morte naturali”.Il rischio base è stato assunto pari a 1.OE-04 occ/anno, che corrisponde alle “cause di morte naturali” per gruppi di popolazioni di età comprese da 10 a 14 anni.Quindi il massimo livello accettabile è stato stabilito in 1.OE-06 occ/anno.Ciò equivale a dire che il rischio di un incidente mortale a cui un individuo può essere esposto in via continuativa (365 giorni/anno) nelle vicinanze di una attività a rischio di incidente rilevante deve essere un accadimento ogni milione di anni.

Conseguenze Frequenze accettabili (occ/anno)> 100 vittime 5.0E-06

20 – 100 vittime 2.0E-052 – 20 vittime 1.0E-041 – 2 vittime 1.0E-03

Esposizioni inferiori ad uno in cento milioni sono considerate trascurabili (< 1.0E-08/a).Per gruppi a rischio (numero 10 individui) un valore pari a 1 per 10 milioni è considerato un livello trascurabile.

InghilterraA seguito dell’incidente di Flixborough, l’Advisory Committee on major Hazards indica in 1.0E-04 un livello accettabile quale frequenza di incidente “grave” connesso a impianti in cui sono stoccate e/o manipolate sostanze infiammabili, esplosive e/o tossiche.

CanadaÈ stata adottata la soglia di 1.0E-06 occ/anno per incidenti di riferimento ai fini dei piani di emergenza esterni.U.S.A.

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L’E.P.A. (Environment Protection Agency), il D.o.T. (Department of Trasportation) e la F.E.M.A. (Federal Emergency Managment Agency) riportano, quali livelli accettabili di frequenza di accadimento degli eventi incidentali rilevanti, quelli di seguito indicati:

Classe di appartenenza Frequenze attesa dell’evento α (occasioni/anno)Molto probabile 1.0E-01 < α < 1

Probabile 1.0E-02 < α < 1.0E-01Improbabile 1.0E-3 < α < 1.0E-02

Molto improbabile 1.0E-04 < α < 1.0E-03remoto α < 1.0E-04

ItaliaNel nostro paese non sono stati ancora regolamentati i livelli di rischio “accettabili”.Un’indicazione, comunque, viene dalle linee Guida di Pianificazione di Emergenza Esterna per impianti a rischio di incidente rilevante (gennaio 1994), in cui, al capitolo 3.2, si trova scritto che: “gli scenari individuati nell’analisi del rischio, così come richiesto dal DPCM 31.03.1989, dovranno comunque essere presi in considerazione ai fini della valutazione dello stato di sicurezza dell’impianto, mentre, ai soli fini pianificatori, sarà necessario distinguere fra gli scenari più probabili (frequenza attesa almeno dell’ordine di 10-4/10-5) e quelli meno probabili”.Anche nelle più recenti norme CEI 81.1 (protezione scariche atmosferiche) la frequenza di 1.0E-05 è utilizzata come soglia discriminante tra rischio accettabile e non.Con riferimento all’allegato III del DPCM 31.03.1989, capitolo 2, si possono assumere le seguenti classi di probabilità:

Classe Frequenze attesa

Bassa Improbabile durante la vita prevista di funzionamento dell’impianto o deposito separato

Media Possibile durante la vita prevista di funzionamento dell’impianto o deposito separato

Alta Evento che si può verificare almeno una volta nella vita prevista di funzionamento dell’impianto o deposito separato

Recentemente, il Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici n. 151 deI 9 maggio 2001 (S.O.G.U. n. 138 deI 16.6.2001) con titolo “Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante”, all’art. 6.3 dell’allegato “Criteri per la valutazione della compatibilità territoriale e ambientale”, afferma: “La valutazione della compatibilità da parte delle autorità competenti, in sede di pianificazione territoriale e urbanistica, deve essere formulata sulla base delle informazioni acquisite dal gestore e, ove previsto, sulla base delle valutazioni dell’autorità competente di cui all’articolo 21 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, opportunamente rielaborate ed integrate con altre in formazioni pertinenti. Gli elementi tecnici, così determinati, non vanno interpretati in termini rigidi e compiuti, bensì utilizzati nell’ambito del processo di valutazione, che deve necessariamente essere articolato, prendendo in considerazione anche i possibili Impatti diretti o indiretti connessi all’esercizio dello stabilimento industriale o allo specifico uso del territorio. Il processo di valutazione tiene conto dell’eventuale impegno del gestore ad adottare misure tecniche complementari, ai sensi dell’articolo 14, comma 6, del decreto legislativo 17agosto 1999, n. 334.Gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica potranno prevedere opportuni accorgimenti ambientali o edilizi che, in base allo specifico scenario incidentale ipotizzato, riducano la vulnerabilità delle costruzioni ammesse nelle diverse aree di pianificazione interessate dalle aree di danno”.

In base alle definizioni date, la compatibilità dello stabilimento con il territorio circostante va valutata in relazione alla sovrapposizione delle tipologie di insediamento, categorizzate in termini di vulnerabilità in tabella 1, con l’inviluppo delle aree di danno, come evidenziato dalle successive tabelle 3a e 3b.Le aree di danno corrispondenti alle categorie di effetti considerate, individuano, quindi, le distanze misurate dal centro di pericolo interno allo stabilimento, entro le quali sono ammessi gli elementi territoriali vulnerabili appartenenti alle categorie risultanti dall’incrocio delle righe e delle colonne rispettivamente considerate.

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Tabella 1Categorie territoriali

Categoria AAree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l’indice fondiario di edificazione sia superiore a 4.5 m3/m2;Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità – ad esempio, ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc. (oltre 25 posti letto o 100 persone presenti);Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all’aperto – ad esempio, mercati stabili o altre destinazioni commerciali, ecc. (oltre 500 persone presenti).Categoria BAree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l’indice fondiario di edificazione sia compreso tra 4.5 e 1.5 m3/m2;Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità – ad esempio ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc. (fino a 25 posti letto o 100 persone presenti);Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all’aperto – ad esempio mercati stabili o altre destinazioni commerciali, ecc. (fino a 500 persone presenti);Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso – ad esempio centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università ecc. (oltre 500 persone presenti);Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio – ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ecc. (oltre 100 persone presenti se si tratta di luogo all’aperto, oltre 1000 al chiuso);Stazioni ferroviarie ad altri nodi di trasporto (movimento passeggeri superiore a 1000 persone /giorno).Categoria CAree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l’indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1.5 e 1 m3/m2;Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso – ad esempio, centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università ecc. (fino a 500 persone presenti);Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio – ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ecc. (fino a 100 persone presenti se si tratta di luogo all’aperto, fino a 1000 al chiuso; di qualunque dimensione se la frequentazione è al massimo settimanale);Stazioni ferroviarie ad altri nodi di trasporto (movimento passeggeri fino a 1000 persone /giorno).Categoria DAree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l’indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1 e 0.5 m3/m2.Luoghi soggetti ad affollamento rilevante, con frequentazione al massimo mensile – ad esempio, fiere, mercatini, o altri eventi periodici, cimiteri, ecc..Categoria EAree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l’indice fondiario di edificazione sia inferiore a 0.5 m3/m2;Insediamenti industriali, artigianali e zootecnici.Categoria FArea entro i confini dello stabilimento;Area limitrofa allo stabilimento, entro la quale non sono presenti manufatti o strutture in cui sia prevista l’ordinaria presenza di gruppi di persone.

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Tabella 3ACategorie territoriali compatibili con gli stabilimenti

Classe di probabilità degli eventi (occasioni/anno) Categoria di effetti

Elevata letalità Inizio letalità Lesioni irreversibili

Lesioni reversibili

Esplosione 0.3 bar 0.14 bar 0.07 bar 0.03 barIncendio 12.5 KW/m2 7 KW/m2 5 KW/m2 3 KW/m2α < 1.0E-06 DEF CDEF BCDEF ABCDEF1.0E-04 < α < 1.0E-06 EF DEF CDEF BCDEF1.0E-03 < α < 1.0E-04 F EF DEF CDEFα > 1.0E-06 F F EF DEF

Tabella 3BCategorie territoriali compatibili con gli stabilimenti

(Per il rilascio di concessioni e autorizzazioni edilizie in assenza di variante urbanistica)Classe di probabilità degli

eventi (occasioni/anno) Categoria di effetti

Elevata letalità Inizio letalità Lesioni irreversibili

Lesioni reversibili

Esplosione 0.3 bar 0.14 bar 0.07 bar 0.03 barIncendio 12.5 KW/m2 7 KW/m2 5 KW/m2 3 KW/m2α < 1.0E-06 EF DEF CDEF BCDEF1.0E-04 < α < 1.0E-06 F EF DEF CDEF1.0E-03 < α < 1.0E-04 F F EF DEFα > 1.0E-06 F F F EF

Per la predisposizione degli strumenti di pianificazione urbanistica, le categorie territoriali compatibili con gli stabilimenti sono definite dalla tabella 3a.Per il rilascio delle concessioni e autorizzazioni edilizie in assenza della variante urbanistica si utilizza la tabella 3b.Nella tabella seguente sono stati riassunti gli eventi incidentali individuati per l’insediamento oggetto del presente RdS sito in Grumo Appula (BA), con l’indicazione della frequenza attesa e la fascia probabilistica di appartenenza.

Evento Probabilità Fascia probabilisticaTOP01 8.61E-04/a molto improbabileTOP02 8.8E-05/a remotoTOP03 4.25E-07/a remoto

Incidenti diversi da quelli esaminati, pur possibili, secondo quanto emerge dall’analisi effettuata, non sono stati considerati o perché le conseguenze che ne derivano risultano di rilievo inferiore o simile rispetto a quelle analizzate, oppure perché le misure di sicurezza e prevenzione attiva e passiva predisposte rendono tali incidenti ed i conseguenti scenari non ragionevolmente credibili.

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1.C.1.6 STIMA DELLE CONSEGUENZE DEGLI EVENTI INCIDENTALIPer l’effettuazione dell’analisi delle conseguenze originate dagli eventi incidentali evidenziati, vengono utilizzati modelli computerizzati.Sono riportati in questo paragrafo i risultati dello studio effettuato sui possibili eventi incidentali individuati ritenuti probabili sulla base di concetti probabilistici.In questo paragrafo vengono descritti :A. Scenari incidentali;B. Modelli di simulazione di scenari incidentali;C. Criteri utilizzati per valutare gli effetti degli incidenti individuati;D. Risultati applicativi agli incidenti evidenziati in precedenza

A) Scenari IncidentaliLa definizione “scenario incidentale” viene usata per descrivere l’insieme delle condizioni e circostanze che caratterizzano un evento incidentale, a partire dal tipo di evento (rottura, perdita, ecc.), con i parametri o le variabili di processo (pressione, temperatura, portata, dimensioni, duratura, ecc.), comprendendo le caratteristiche della sostanza interessata, le condizioni atmosferiche e del sito e le modalità con cui si evolvono i fenomeni.L’origine dello scenario è l’evento identificato come Top Event, il quale può evolvere con effetti diversi a seconda delle condizioni in cui si verifica o di altre circostanze concomitanti.

TOP 01 – Esplosione di un bancale di esplosivo durante la movimentazione e le operazioni di carico/scarico

Ipotesi considerata Giustificazione

Massa di sostanza coinvolta nell’evento incidentale: 1.000 Kg di dinamite

Il pallet movimentato può avere una capienza al massimo pari a 1.000 Kg. Durante la movimentazione, i pallets vengono movimentati uno per volta.

T = 25 °C Temperatura mediaΔHDINAMITE di esplosione =935 cal/g = 3914 J/g Valore ricavato da banca datiScenario Incidentale: Esplosione non confinata di esplosivo

TOP 02 – Esplosione di deposito per incendio interno, esterno o per altra causaIpotesi considerata Giustificazione

Massa di sostanza coinvolta nell’evento incidentale: 40 tonnellate di dinamite

Massima quantità che può essere presente in un deposito

T = 30 °C temperatura massima presente in un deposito tumulatoΔHDINAMITE di esplosione =935 cal/g = 3914 J/g Valore ricavato da banca datiScenario Incidentale: Esplosione non confinata di esplosivo

TOP 03 – Esplosione di un mezzo di trasporto durante le operazioni di movimentazione e trasporto all’interno dell’insediamento

Ipotesi considerata GiustificazioneMassa di sostanza coinvolta nell’evento incidentale: 16.000 Kg di dinamite

Massima quantità che può essere trasportata da un automezzo.

T = 40 °C Temperatura massima presente sul mezzoΔHDINAMITE di esplosione =935 cal/g = 3914 J/g Valore ricavato da banca datiScenario Incidentale: Esplosione non confinata di esplosivo

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B) Modelli di simulazione di scenari incidentaliPer l’effettuazione dell’analisi delle conseguenze originate dagli eventi incidentali considerati, sono stati utilizzati modelli di calcolo riconosciuti a livello nazionale.In particolare, sono stati utilizzati:• il pacchetto di calcolo “Safety Techniques for Risk Assestement’ della Montedison (Italia): modello

“Esplosione di recipienti”; modello “Incendio da pozza”;• il pacchetto di calcolo “EFFECT” dell’Institute of Enviromental and Energy Technology - TNO (Olanda):

modello ‘Vapor Cloud Explosion”;• il programma di calcolo per la modellazione della esplosione di apparecchiature di processo; • il modello del TNT equivalente, che assimila l’esplosione a quella di una carica equivalente di tritolo,

tenendo conto del fatto che normalmente solo dal 2 al 10% della nube partecipa alla deflagrazione. Si utilizzano poi i dati disponibili sulla sovrapressione generata da esplosioni di TNT per estrapolare gli effetti del caso in esame;

• il pacchetto di calcolo “KNOW-RISK ver. 2.0” sviluppato da Associazione Ambiente e Lavoro - Milano e CISE SpA - Milano (in collaborazione con EIDOS - Lodi) nell’ambito del progetto DERISP (Rischi industriali nell’area Lambro-Seveso-Olona), finanziato dalla Regione Lombardia e approvato dal Ministero dell’Ambiente.

Modellazione di un incendio Un incendio, fenomeno associato alla combustione di sostanze solide, gassose e liquide a contatto con l’aria, viene modellato allo scopo di determinare le conseguenze sull’ambiente circostante. Le variabili indipendenti di questa modellazione sono: • le condizioni atmosferiche;• le caratteristiche delle sostanze combustibili:• le dimensioni geometriche.

Costituiscono le variabili dipendenti, ovvero i parametri variabili di questa modellazione: • la velocità di combustione;• emissività della fiamma E.

Esistono due diverse tipologie di fiamme:• pool fire : fiamma generata dalla combustione di un liquido;• crib fire : fiamma generata dalla combustione di un solido in catasta.La classificazione introdotta è motivata dal diverso effetto provocato dalle correnti di aria sulla velocità di combustione: esso è nullo per le pool fires, rilevante per le crib fires.Nella pool fire, la quantità di calore scambiata per irraggiamento tra la superficie del combustibile e la fiamma è maggiore delle quantità di calore accumulate sulla superficie del combustibile e nella massa dei prodotti della combustione per effetto dell’innalzamento della temperatura, così come del calore latente del combustibile stesso. Nella crib fire, il comportamento termofluidodinamico delle fiamme generate dalla combustione di materiali solidi può essere caratterizzato attraverso le stesse grandezze utilizzate nella descrizione delle fiamme generate da combustibili liquidi, osservando le seguenti differenze: • il campo di temperatura è pressoché uniforme in una fiamma generata da un combustibile solido

contrariamente a quanto accade in una fiamma generata da un combustibile liquido; • la velocità di combustione di una fiamma generata da un combustibile solido è fortemente influenzata

dalla presenza di un campo di velocità esterno (vento); nel caso di un incendio in un locale chiuso questo può essere trascurato.

Le incognite principali che interessano, e che costituiscono generalmente l’output dei modelli, sono:• la geometria e le dimensioni della fiamma, per stabilire se questa investe oggetti circostanti;• la temperatura della fiamma, per prevedere le conseguenze sugli oggetti eventualmente investiti da

questa;

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• la potenza termica irraggiata (KW/m2) nei diversi punti dell’ambiente circostante, per determinare gli effetti sugli oggetti esposti.

Modellazione di una esplosione Parlando di esplosioni, si deve distinguere tra:• Deflagrazione : è una reazione esotermica in cui il fronte di fiamma si propaga ad una velocità inferiore

alla velocità del suono nel mezzo costituito dal gas non reagito;• Detonazione : è una reazione esotermica che si propaga con una velocità superiore alla velocità del

suono nel mezzo costituito dal gas non reagito; le detonazioni generalmente interessano prodotti solidi o liquidi, quali gli esplosivi (NG, TNT, PETN, Dinamite, ..).

Le deflagrazioni in mezzi gassosi possono trasformarsi in detonazioni quando la geometria dello spazio in cui il gas è confinato ad esempio, nel caso di recipienti allungati, possa determinare una progressiva compressione con conseguente accelerazione del fronte di fiamma fino a superare il limite della velocità del suono.

È opportuno evidenziare gli aspetti più significativi legati alla differenza tra detonazione e deflagrazione: alla detonazione sono associate pressioni molto elevate ed un’onda d’urto molto accentuata; se in un recipiente la massa gassosa contenuta è interessata da una detonazione, i tradizionali mezzi di sfogo della pressione (es. dischi di rottura) sono normalmente inefficaci, a causa della elevatissima velocità di aumento della pressione.

Gli obiettivi della modellazione delle esplosioni sono: • verifica delle aree di sfogo idonee per la protezione di apparecchiature e di edifici;• previsione delle conseguenze per il progetto delle apparecchiature e delle strutture chiamate a resistere

alla esplosione; • velocità e traiettorie delle schegge prodotte dalla esplosione, per il progetto di schermi di protezione.

Analisi di una esplosione meccanicaUna esplosione meccanica è legata alla liberazione di energia da parte di una sostanza tenuta in pressione all’interno di un contenitore come ad esempio gas compressi in bombole o vapore in pressione. Si dimostra che l’energia liberata nel corso di un’esplosione meccanica si manifesta attraverso un processo isoentropico in cui il lavoro associato all’espansione è dato dalla seguente formula:

We = ∫21 p * dV= (P2V2 - P1V1) / (1-Γ)

Tale equazione, applicando la legge di stato sui gas, diventa:

We =[( P1V1) / (1-Γ)] * [ 1 – (P2/ P1)](1-Γ) / Γ

dove:We = lavoro di espansione entropica [I*atm]P1= pressione iniziale [atm]P2= pressione finale (generalmente 1 atm) [atm]V1= volume iniziale [I]Γ = Cp / Cv = rapporto tra cal.spec. a p = cost e v = cost [-]

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Il volume iniziale si calcola con l’equazione di stato dei gas:

V1 = Z * n * R* t1 / p1

dove:Z = fattore di comprimibilità [-]n = numero di Kmoli [-]R = costante dei gas = 82.06 [I*atm / I*moli*K]T1 = temperatura assoluta iniziale [°K]

Il fattore Z si ottiene tramite la seguente equazione:

Z3 – Z2 + [A2 * P0 - B – P0 * ( 1 + B * P0 )]* Z + A2 * B * P02 = 0

dove:A2 = 0.03/ Tr

2.5* Pc [-]B = 0.006/ Tr* Pc [-]Tr = temperatura ridotta = T / Tc [-]Tc = temperatura critica [°K]Pc = pressione critica [bar]

L’equazione precedente si risolve con il metodo di Newton – Ràphson, inizializzando Z = 0.9.Il numero delle Kmoli, si ottiene dividendo la quantità di prodotto [Kg] per il peso molecolare [Kg/Kmoli].Considerando che l’energia sviluppata da un Kg di tritolo è pari a 4.686.08 KJ (1.120 Kcal/Kg ), si ottiene l’equivalente in tritolo: Equivalente in TNT = We / 4.686,08

Determinazione delle distanze di danno con metodica USAAl fine di valutare in modo conservativo le distanze di danno, per gli eventi coinvolgenti una quantità significativa di esplosivo, è stato considerato anche il documento: “Department of Defense – “D.O.D. contractor’s Safety Manual for Ammunition and Explosives” – July 1997 – Under Secretary of Defense Acquisition and Technology – USA”.In questo documento sono presenti delle determinazioni ricavate da esperienze dirette di prove di esplosione, che correlano la distanza di danno con la quantità di esplosivo presente nei depositi.La quantità di esplosivo viene riportata a quantità di tritolo tramite un fattore di compensazione.• TNT Equivalente = 1.19 * [kg TRITONAL]• TNT Equivalente = 1.12 * [kg DINAMITE]• TNT Equivalente = 1.01 * [kg PENTRITE]

Categoria Danni

I 27 PSIEdifici non rinforzati completamente distrutti, veicoli capovolti e demoliti, tutte le persone morte. Non resistono a questa pressione gli edifici di deposito protetti con terrapieni richiesti dalla norma.

II 12 PSI Danni severi agli edifici non rinforzati (da demolire), persone morte o gravemente ferite, danni gravi agli autoveicoli.

III 8 PSI L’onda d’urto prodotta è ridotta solo parzialmente da un edificio con costruzione convenzionale. Edifici non rinforzati non resistono. Danni gravi agli autoveicoli.

IV 3.5 PSIEsplosioni ritardate per gli incendi provocati sono possibili. Costruzioni non robuste non subiscono seri danni (50%), il personale può essere gravemente ferito o ucciso dai frammenti.

V 2.3 PSI Costruzioni non robuste subiscono danni (20%), il personale può essere ferito dai frammenti e avere danno all’udito.

VI 1.7 PSI Costruzioni non robuste subiscono danni (10%), il personale può essere ferito dai frammenti secondari.

In appendice 4 sono riportate le tabelle di calcolo con questa metodologia. In prima colonna è riportata l’indicazione del caso corrispondente.

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C) Criteri di valutazione del danno

IncendioUtilizzando i modelli di calcolo sopra descritti, è possibile disegnare la mappa dell’irraggiamento per una data sorgente radiante.Conosciuta la mappa dell’irraggiamento, si procede, successivamente, alla valutazione delle conseguenze in termini di intensità di irraggiamento tollerabile dall’uomo, dalle strutture impiantistiche e dall’ambiente in generale.Il Center for Chemical Process Safety (AIChE – New York), nel suo “Guidelines for Chemical Process Quantitative Analysis – 1989”, riporta i seguenti dati:

Tipologia del danno Flusso termico incidente kw/m2

danni ad apparecchiature di processo 37.5accensione di legno esposto per tempo infinito 25fusione di tubi in plastica 12.5ustioni di 1° grado 4.0nessun effetto su persone esposte 1.6

In bibliografia vengono riportati anche i seguenti danni:

Materiale Massima radiazione tollerabile kw/m2calcestruzzo 60calcestruzzo precompresso 40cemento armato 200acciaio 40legno 10vetro 30-300muro di mattoni 400

Gli effetti sull’uomo possono consistere in decesso, ustioni gravi, ustioni lievi.L’EPA (U.S. Environment protection Agency) e la FEMA (Federal Emergency Management Agency), americane nel loro “Handbook of Chemical Hazard Analiysis Procedures – 1989” propongono i seguenti livelli di radiazione termica:kW/m2 – radiazione limite per causare ustioni di secondo grado su pelli nude nel giro di 45 secondi;10 kW/m2 – radiazione limite in grado di provocare la morte delle persone esposte, in quanto può causare ustioni di terzo grado.Recentemente, il Decreto del Ministero dell’Ambiente n° 46 del 14.04.1994 (“Analisi e Valutazioni preliminari relative alla sicurezza di depositi di GPL”), riporta i seguenti valori per l’individuazione di aree a rischio per radiazione termica stazionaria (Tab. III/1):

Tipo di danno Radiazione limite kw/m2elevata letalità 12.5inizio letalità 7.0lesioni irreversibili 5.0lesioni reversibili 3.0

Esplosione

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Un’esplosione è un fenomeno di sovrapressione improvvisa. L’onda di pressione risultante dai gas combusti, in qualche frazione di secondo, si allontana dalla sorgente con una velocità determinata in parte dalla pressione differenziale (pressione prima dell’esplosione – pressione generata dal volume dei gas prodotti dalla combustione pressoché istantanea) ed in parte dalle proprietà del materiale attraverso il quale si propaga l’onda.Gli effetti biologici ed i danni strutturali determinati da un’esplosione, possono essere stimati dal calcolo della sovrapressione istantanea generata dall’esplosione e da valori riportati in bibliografia.Per i danni strutturali (edifici, case, vetri), la correlazione sovrapressione – danni si può ricavare dai dati riportati in bibliografia. A titolo di esempio si riportano tre esempi di classificazione dei danni:

Tabella 1Classificazione dei danni sulle strutture dovuti alla sovrapressione

Classificazione del danno bar DescrizioneA 0,80 demolizione quasi completaB 0,40 danni severi, è necessaria la demolizione

Cb 0,15 case inabitabili ma non totalmente irreparabiliGlass 90 0,04 vetri rotti al 90 %Glass 50 0,015 vetri rotti al 50%

Tabella 2Classificazione dei danni sulle strutture dovuti alla sovrapressione

Classificazione del danno bar DescrizioneEM1 0.002 danni trascurabiliEM2 0.02 danni lievi (es. Rottura vetri)EM3 0.06 danni medi (es. serramenti rotti, pareti rotte)EM4 0.15 danni pesanti (strutture distorte, pareti sitruttrutte)EM5 0.25 distruzione parziale struttureEM6 0.6 distruzione totale strutture

Per i danni impiantistici (apparecchiature di processo, serbatoi), la correlazione sovrapressione – danni può essere ricavata come indicato in tab. 3.

Tabella 3Classificazione dei danni sulle apparecchiature

Descrizione Sovrapressione (bar)danneggiamento strumentazione di processo 0,10danneggiamento torri di raffreddamento, condotti di ventilazione 0,14deformazione tubazioni e serbatoi atmosferici, rottura strumentazione di processo 0,22deformazione macchine, filtri; spostamento tubazioni dai supporti;rottura serbatoi atm

0,28

deformazione mantello apparecchi di processo non a pressione; 0,38deformazione serbatoi a pressione orizzontali; rottura tubazioni 0,45danni gravi apparecchi di processo 0,49danneggiamento serbatoi sferici a pressione 0,56deformazione strutture portanti in acciaio, spostamento basamenti di apparecchi 0,70

Recentemente, il Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 9.05.2001 (“Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante”), riporta i seguenti valori per l’individuazione di aree a rischio per esplosione:

Categoria di effettielevata letalità inizio letalità lesioni irreversibili lesioni reversibili

Esplosione 0.3 bar 0.14 bar 0.07 bar 0.03 bar

D) Risultati applicativi agli incidenti evidenziati in precedenza

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Qui di seguito vengono fornite tutte le indicazioni ritenute necessarie per la predisposizione dei piani di emergenza esterni, da parte delle Autorità competenti, dedotte dall’allegato 5 al presente RdS.

Localizzazione dell’incidente Deposito

Tipo di incidente TOP 01 (Esplosione all’interno delle riservette durante le operazioni di carico/scarico)

Scenario incidentale Esplosione non confinata di esplosivoStima della probabilità di accadimento dell’evento incidentale (TOP 01) 8.61E-04/a

Stima dei danni correlati alla manifestazione dell’evento incidentale (TOP 01) Vedi Tabelle A e B

Tabella A – Modellazione classicaClassificazione

del danno [bar] Descrizione Distanza [m]

P1 0.80 Demolizione quasi completa 30

P2 0.40 Danni severi, è necessaria la demolizione. Danni gravi ad apparecchi di processo. 45

P3 0.30 Distribuzione parziale strutture ELEVATA LETALITÀ 50P4 0.14 Danni medi (strutture distorte, pareti distrutte) INIZIO LETALITÀ 85P5 0.07 LESIONI IRREVERSIBILI 150P6 0.03 Serramenti rotti, vetri rotti al 90 % LESIONI REVERSIBILI 300P6 0.015 Vetri rotti al 50 % 400

Tabella B – Modellazione con metodologia usaClassificazione

del danno [bar] Descrizione Distanza [m]

I 1.80 Demolizione completa, tutte le persone morte 25II 0.7 Danni severi alle costruzioni, morte delle persone o ferite gravi 38III 0.5 Danni gravi agli edifici leggeri, danni gravi agli autoveicoli 47

IV 0.24 Costruzioni non robuste subiscono danni al 50 %. Il personale può essere ferito dai frammenti 76

V 0.16 Costruzioni non robuste subiscono danni al 20 %.il personale può essere ferito dai frammenti più piccoli e avere danni all’udito 101

VI 0.10 Costruzioni non robuste subiscono danni al 10 %. Il personale può essere ferito da frammenti secondari 127

Localizzazione dell’incidente Deposito

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Tipo di incidente TOP 02 (Esplosione ai depositi per incendio interno, esterno o altra causa)

Scenario incidentale Esplosione non confinata di esplosivoStima della probabilità di accadimento dell’evento incidentale (TOP 02) 8.80E-05/a

Stima dei danni correlati alla manifestazione dell’evento incidentale (TOP 02) Vedi Tabelle C e D

Tabella C – Modellazione classicaClassificazione

del danno [bar] Descrizione Distanza [m]

P1 0.80 Demolizione quasi completa 80

P2 0.40 Danni severi, è necessaria la demolizione. Danni gravi ad apparecchi di processo. 150

P3 0.30 Distribuzione parziale strutture ELEVATA LETALITÀ 180P4 0.14 Danni medi (strutture distorte, pareti distrutte) INIZIO LETALITÀ 300P5 0.07 LESIONI IRREVERSIBILI 500P6 0.03 Serramenti rotti, vetri rotti al 90 % LESIONI REVERSIBILI 700P6 0.015 Vetri rotti al 50 % 800

Tabella D – Modellazione con metodologia usaClassificazione

del danno [bar] Descrizione Distanza [m]

I 1.80 Demolizione completa, tutte le persone morte 87II 0.7 Danni severi alle costruzioni, morte delle persone o ferite gravi 130III 0.5 Danni gravi agli edifici leggeri, danni gravi agli autoveicoli 159

IV 0.24 Costruzioni non robuste subiscono danni al 50 %. Il personale può essere ferito dai frammenti 260

V 0.16 Costruzioni non robuste subiscono danni al 20 %.il personale può essere ferito dai frammenti più piccoli e avere danni all’udito 347

VI 0.10 Costruzioni non robuste subiscono danni al 10 %. Il personale può essere ferito da frammenti secondari 433

Localizzazione dell’incidente DepositoTipo di incidente TOP 03 (Esplosione di un mezzo durante le

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operazioni di movimentazione e trasporto)Scenario incidentale Esplosione non confinata di esplosivoStima della probabilità di accadimento dell’evento incidentale (TOP 03) 4.25E-07/a

Stima dei danni correlati alla manifestazione dell’evento incidentale (TOP 03) Vedi Tabelle E e F

Tabella E – Modellazione classicaClassificazione

del danno [bar] Descrizione Distanza [m]

P1 0.80 Demolizione quasi completa 70

P2 0.40 Danni severi, è necessaria la demolizione. Danni gravi ad apparecchi di processo. 100

P3 0.30 Distribuzione parziale strutture ELEVATA LETALITÀ 125P4 0.14 Danni medi (strutture distorte, pareti distrutte) INIZIO LETALITÀ 200P5 0.07 LESIONI IRREVERSIBILI 350P6 0.03 Serramenti rotti, vetri rotti al 90 % LESIONI REVERSIBILI 550P6 0.015 Vetri rotti al 50 % 700

Tabella F – Modellazione con metodologia usaClassificazione

del danno [bar] Descrizione Distanza [m]

I 1.80 Demolizione completa, tutte le persone morte 64II 0.7 Danni severi alle costruzioni, morte delle persone o ferite gravi 96III 0.5 Danni gravi agli edifici leggeri, danni gravi agli autoveicoli 117

IV 0.24 Costruzioni non robuste subiscono danni al 50 %. Il personale può essere ferito dai frammenti 192

V 0.16 Costruzioni non robuste subiscono danni al 20 %.il personale può essere ferito dai frammenti più piccoli e avere danni all’udito 255

VI 0.10 Costruzioni non robuste subiscono danni al 10 %. Il personale può essere ferito da frammenti secondari 319

1.C.1.7 DESCRIZIONE DELLE PRECAUZIONI ASSUNTE PER PREVENIRE GLI INCIDENTI

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Lo stoccaggio dei prodotti esplosivi avviene immagazzinando separatamente in riservette distinte i detonatori, appartenenti alla 3° categoria, dagli esplosivi appartenenti alla 2° categoria.Le riservette sono dotate di sistemi di protezione dalle scariche atmosferiche, e sono protette sui 4 lati dai terrapieni; il tetto è costruito in modo da avere una facile rottura in caso di scoppio.La vegetazione intorno alle riserve viene tagliata periodicamente.Per quanto concerne la progettazione delle strutture si è tenuto conto di quanto segue:• Terremoto: nella progettazione dei depositi non è stato tenuto conto di questo fattore, in quanto il

territorio, all’epoca, rientrava in un’area considerato zona non sismica. • Trombe d’aria: nella zona non si sono mai avute trombe d’aria tali da causare danni alle strutture e alle

persone. • Caduta fulmini: i depositi sono protetti con gabbia di Faraday e tutte le masse metalliche sono messe a

terra. • Vento: nella zona non si sono mai avuti fenomeni ventosi tali da causare danni alle strutture e alle

persone.

1.C.1.8 PRECAUZIONI PROGETTUALI E COSTRUTTIVE

Impianto di messa a terra e protezione dalle scariche atmosferiche :• Norme CEI 64.8, 64.2, 17.13, 11.8, 11.17; • Legge 186 del 01.03.1968;• D.P.R. 547/55.

La protezione dalle scariche atmosferiche è realizzata sopra ciascuna riservetta, sopra la copertura esterna del tetto.L’intera struttura reticolare metallica costituente la gabbia di Faraday, è collegata con piattine di ferro zincato alla copertura esterna del tetto da dove si dirama “avvolgendo” l’intera riservetta con dei discendenti metallici, fino ad arrivare a terra. Tali discendenti sono fra essi collegati orizzontalmente a metà altezza del deposito in modo da formare delle maglie. Inoltre, tutti i discendenti sono nuovamente collegati fra loro a livello terra.La messa a terra, per ogni riserva, è realizzata con “puntazze” di materiale conduttore conficcate nel terreno.

Impianti elettriciNon sono presenti impianti elettrici all’interno delle singole riservette.

Planimetria degli scarichi funzionali all’atmosfera dei prodotti tossici e/o infiammabili, quote di rilascio, portata e composizione di alcuni scarichiNon sono presenti scarichi in atmosfera.

Controllo funzionale delle valvole dl sicurezza e dei sistemi dl blocco con impianto in marcia Non sono presenti impianti e, quindi, valvole di sicurezza.

Norme di progetto di recipienti, serbatoi e tubazioni Non sono presenti recipienti, serbatoi o tubazioni contenenti sostanze esplosive.

Criteri di protezione contro la corrosione Lo spessore del fasciame del serbatoio del gasolio per autotrazione è di 5 mm.

Descrizione dei sistemi di blocco di sicurezza e criteri seguiti nella determinazione della frequenza di provaNon sono presenti blocchi di sicurezza, in quanto non necessari.

Provvedimenti adottati nei luoghi chiusi per evitare danneggiamenti da collisione a serbatoi e condotte di trasferimentoIn Azienda non sono presenti tubazioni e serbatoi di sostanze esplosive. I serbatoi del gasolio sono interrati.1.C.1.9 SISTEMI DI RILEVAMENTO

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Non sono presenti sistemi di rilevamento.

1.D.1 SITUAZIONI CRITICHE. CONDIZIONI DI EMERGENZA E RELATIVI APPRESTAMENTI

1.D.1.1 Sostanze emesseIl TNT detona emettendo un fumo nero, dovuto al carbonio non combinato. Anche le altre sostanze stoccate contenenti TNT, in caso di combustione, emettono fumi tossici.

1.D.1.2 Effetti indotti su impianti ad alto rischio da incendio o esplosioneLa valutazione di tali effetti è riportata in allegato 5 al presente RdS.Per ciò che concerne le possibilità d’incendio, si riporta che la vegetazione all’interno dell’area del deposito viene periodicamente tagliata per evitare la possibile formazione e propagazione di incendi che possano interessare le riservette.

1.D.1.3 Sistemi di contenimentoNon sono presenti sostanze liquide. Per le materie prime si può prevedere solo la fuoriuscita accidentale in caso di rottura dei contenitori: tali polveri rimangono sul pavimento all’interno delle riservette o sull’asfalto del piazzale.Non sono, quindi, previsti sistemi di contenimento.

1.D.1.4 Manuale operativoAllo scopo di rendere più rapida possibile l’evacuazione delle persone dal deposito in caso di emergenza, è stato predisposto un Piano di Emergenza Interno (P.E.I.); in esso sono contenute tutte le disposizioni sui comportamenti da tenersi in caso di emergenza.Il Gestore, ha inoltre predisposto un Sistema di Gestione della Sicurezza (S.G.S.), previsto dall’art. 7 del D.Lgs. 334/99.Tutte le attività a rischio svolte all’interno del deposito, vengono gestite attraverso specifiche procedure; in particolare, queste fanno riferimento alla movimentazione dei prodotti esplosivi, alla loro verifica, e sono riportate in allegato al Sistema di Gestione della Sicurezza, riportato a sua volta in allegato 6 al presente RdS.

1.D.1.5 Segnaletica di emergenzaNelle varie aree del deposito, sono esposti cartelli indicanti obblighi, divieti e rischi specifici in relazione a quanto stabilito dal D.Lgs. n. 81/08 e s.m.i..L’esposizione di tale cartellonistica, si pone come obiettivo quello di evidenziare sia particolari condizioni di pericolo, sia il posizionamento delle attrezzature di emergenza (es. cartelli indicanti il divieto di fumare, depositi esplosivi, ubicazione estintori, vie di evacuazione, punto di raccolta, dispositivi di segnalazione emergenza).

1.D.1.6 Fonti di rischio mobiliLe fonti di rischio mobili presenti nel deposito sono gli automezzi destinati al trasporto degli esplosivi. Tutti gli automezzi che hanno accesso al deposito sono alimentati a gasolio.Questi, entrano nel sito e sostano inizialmente davanti la portineria (ovvero l’ufficio del deposito),; successivamente alle operazioni amministrative correlate con le operazioni di entrata ed uscita delle sostanza esplosive, essi vengono indirizzati verso la riserva interessata dalla movimentazione fermandosi nelle antistanti piazzole. Nessun mezzo può sostare all’interno dell’area del deposito oltre il tempo necessario al corretto svolgimento delle operazioni di carico e scarico.Tutti i locali adibiti a deposito sono serviti da una strada camionabile larga 4 m, la cui realizzazione a by-pass consente di evitare intralci all’eventuale movimento anche di più autocarri contemporaneamente. L’accesso ed il transito agli altri automezzi è interdetto e, a tal proposito, è stato allestito un parcheggio esterno all’area pirotecnica ed antistante la portineria.

1.D.1.7 Misure per evitare cedimenti catastrofici

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Non sono presenti serbatoi e condotte di trasferimento contenenti sostanze tossiche e/o infiammabili. I materiali infiammabili sono contenute in riservette i cui criteri di progettazione è stati discussi nei punti precedenti.In caso di situazione di pericolo viene attivato il piano di emergenza interno.

1.D.1.8 Sistemi di prevenzione ed evacuazione in caso di incidenteÈ presente una squadra di pronto intervento addestrata (composta da 5 persone) che eseguirà delle esercitazioni semestrali.In caso di emergenza viene attivato il piano di emergenza.

1.D.1.9 Restrizioni per l'accesso agli impiantiTutta la zona del deposito è protetta da una rete metallica provvista in alcuni punti anche di filo spinato, per un’altezza di circa 2.50 m.Nessuna persona esterna è autorizzato a circolare liberamente all’interno dell’area del deposito, se non accompagnato. Tutti gli ingressi di persone esterne vengono gestiti secondo procedura di sicurezza. Gli ospiti vengono identificati, registrati, informati sui propri obblighi e sui corretti comportamenti da tenere all’interno del deposito (riferimento: Manuale del S.G.S.).Il servizio di vigilanza è svolto dal personale aziendale sulla base di turni alternati.Il deposito è custodito 24 ore su 24 per tutti i giorni della settimana.Il corpo di guardia ove operano gli addetti alla guardianìa, ha sede in un fabbricato posto nel punto più alto del comprensorio, in posizione baricentrica all’interno del deposito.Accanto al posto di guardianìa e nel piazzale antistante la riservetta n°7, sono presenti due torri faro alte 11 m con proiettori a vapori di sodio le quali garantiscono l’illuminazione di tutta l’area pirotecnica.

1.D.1.10 Misure contro l'incendioSono disponibili in tutta l’area del deposito, opportunamente distribuiti per capacità di spegnimento e di efficacia, 14 estintori portatili a polvere da 6 Kg (due estintori per ogni riserva posizionati all’esterno) e 2 estintori carrellati a polvere da 50 Kg (posizionati all’esterno del fabbricato di alloggiamento quadri elettrici).Inoltre, un estintore carrellato a polvere da 30 Kg è posizionato accanto alla pompa di rifornimento del gasolio.Tutti gli estintori vengono verificati secondo le modalità ed i tempi stabiliti dalla normativa tecnica applicabile; tale attività è affidata a ditta esterna specializzataÈ, inoltre, disponibile una cassetta con sabbia e badile posta all’esterno di ciascuna riservetta.Infine, all’esterno del perimetro del comprensorio, è presente una zona spartifiamma per impedire ad eventuali incendi di vegetazione provenienti dall’esterno di giungere fino al deposito.La squadra antincendio è composta (attualmente) da 5 addetti; tutti hanno frequentato lo specifico corso di formazione della durata di 16 ore, nel rispetto delle disposizioni stabilite dal D.M. 10.03.1998.In caso di emergenza, i soccorsi antincendio più vicini partono dalla stazione dei Vigili del Fuoco di Altamura.Non è presente una rete fognaria nel deposito e non è previsto l’uso di acqua per spegnere gli incendi. Non è presente una rete idrica all’interno delle riserve. In caso di incendio sono disponibili gli estintori carrellati a polvere da 50 Kg. Non è previsto lo spegnimento di incendi con l’uso di vapore o gas inerte.

1.D.1.11 Situazioni di emergenza e relativi pianiNon sono presenti laboratori e l’ufficio è ubicato all’esterno dell’area destinata a deposito.È stata predisposta una planimetria di evacuazione che è stata allegata ai piani di emergenza.Per quanto concerne la filosofia progettuale si rimanda ai paragrafi precedenti.I mezzi di comunicazione all’interno dello stabilimento e con l’esterno sono rappresentati dalla normale rete telefonica, anche nel caso di emergenza o dai cellulari. Il presidio sanitario più vicino al sito in esame è l’ospedale di Grumo Appula. All’interno del deposito è tuttavia presente un presidio di primo soccorso (pacchetto di medicazione), ubicato in ufficio.In caso di emergenza, i soccorsi antincendio più vicini partono dalla stazione dei Vigili del Fuoco di Altamura.

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Il personale addetto alla prevenzione incendi è composto da 5 persone che, come già innanzi accennato, hanno frequentato lo specifico corso di formazione della durata di 16 ore.Con frequenza almeno semestrale, si eseguono delle prove di evacuazione, le quali prevedono l’utilizzo dei dispositivi antincendio disponibili.Ogni riservetta ha una sola porta di accesso che funge anche da uscita di sicurezza; durante le operazioni al suo interno, per ovvie ragioni, essa deve restare aperta.Al di fuori dell’area delle riservette, esistono percorsi segnalati che conducono verso l’uscita e quindi verso il punto di raccolta.È stato elaborato il Piano di Emergenza Interno, ed riportato in allegato 7 al presente RdS.Esso contiene tutte le notizie in merito a:• compiti delle persone (addette e non) da svolgere in caso di emergenza;• come intervenire nelle diverse situazioni di emergenza che possono risultare correlate con gli scenari

incidentali ipotizzati.È previsto, in particolare, che gli autisti addetti al trasporto dell’esplosivo, se fattibile, devono completare le operazioni in corso, cercando di mettere al sicuro l’esplosivo, e/o fermandosi in posizione sicura a ridosso del terrapieno più vicino. Dovranno poi allontanarsi dai mezzi fino a portarsi nel luogo sicuro più vicino (anche rispetto al mezzo ed al carico).Le informazioni necessarie per l’approntamento del piano di emergenza esterno sono fornite nel successivo capitolo n.8.La persona addetta alla gestione delle emergenze è il sig. Roccotiello Emanuele, costantemente presente in loco durante le ore di lavoro.In caso di emergenza notturna, sarà compito del guardiano di turno attivare i soccorsi e ad informare il sig. Roccotiello Emanuele (cellulare 349-85.79.506 o 320-308.73.49) ed il dott. Castiello Maurizio (cellulare 348/35.36.643), gestore del deposito.Qui di seguito vengono fornite tutte le indicazioni ritenute necessarie per la predisposizione dei piani di emergenza esterni, da parte delle Autorità competenti, dedotte dall’allegato 5 al presente RdS.

Localizzazione dell’incidente Deposito

Tipo di incidente TOP 01 (Esplosione all’interno delle riservette durante le operazioni di carico/scarico)

Scenario incidentale Esplosione non confinata di esplosivoStima della probabilità di accadimento dell’evento incidentale (TOP 01) 8.61E-04/a

Stima dei danni correlati alla manifestazione dell’evento incidentale (TOP 01) Vedi Tabelle A e B

Tabella A – Modellazione classicaClassificazione

del danno [bar] Descrizione Distanza [m]

P1 0.80 Demolizione quasi completa 30

P2 0.40 Danni severi, è necessaria la demolizione. Danni gravi ad apparecchi di processo. 45

P3 0.30 Distribuzione parziale strutture ELEVATA LETALITÀ 50P4 0.14 Danni medi (strutture distorte, pareti distrutte) INIZIO LETALITÀ 85P5 0.07 LESIONI IRREVERSIBILI 150P6 0.03 Serramenti rotti, vetri rotti al 90 % LESIONI REVERSIBILI 300P6 0.015 Vetri rotti al 50 % 400

Tabella B – Modellazione con metodologia usaClassificazione [bar] Descrizione Distanza

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del danno [m]I 1.80 Demolizione completa, tutte le persone morte 25II 0.7 Danni severi alle costruzioni, morte delle persone o ferite gravi 38III 0.5 Danni gravi agli edifici leggeri, danni gravi agli autoveicoli 47

IV 0.24 Costruzioni non robuste subiscono danni al 50 %. Il personale può essere ferito dai frammenti 76

V 0.16 Costruzioni non robuste subiscono danni al 20 %.il personale può essere ferito dai frammenti più piccoli e avere danni all’udito 101

VI 0.10 Costruzioni non robuste subiscono danni al 10 %. Il personale può essere ferito da frammenti secondari 127

Localizzazione dell’incidente Deposito

Tipo di incidente TOP 02 (Esplosione ai depositi per incendio interno, esterno o altra causa)

Scenario incidentale Esplosione non confinata di esplosivoStima della probabilità di accadimento dell’evento incidentale (TOP 02) 8.80E-05/a

Stima dei danni correlati alla manifestazione dell’evento incidentale (TOP 02) Vedi Tabelle C e D

Tabella C – Modellazione classicaClassificazione

del danno [bar] Descrizione Distanza [m]

P1 0.80 Demolizione quasi completa 80

P2 0.40 Danni severi, è necessaria la demolizione. Danni gravi ad apparecchi di processo. 150

P3 0.30 Distribuzione parziale strutture ELEVATA LETALITÀ 180P4 0.14 Danni medi (strutture distorte, pareti distrutte) INIZIO LETALITÀ 300P5 0.07 LESIONI IRREVERSIBILI 500P6 0.03 Serramenti rotti, vetri rotti al 90 % LESIONI REVERSIBILI 700P6 0.015 Vetri rotti al 50 % 800

Tabella D – Modellazione con metodologia usaClassificazione

del danno [bar] Descrizione Distanza [m]

I 1.80 Demolizione completa, tutte le persone morte 87II 0.7 Danni severi alle costruzioni, morte delle persone o ferite gravi 130III 0.5 Danni gravi agli edifici leggeri, danni gravi agli autoveicoli 159

IV 0.24 Costruzioni non robuste subiscono danni al 50 %. Il personale può essere ferito dai frammenti 260

V 0.16 Costruzioni non robuste subiscono danni al 20 %.il personale può essere ferito dai frammenti più piccoli e avere danni all’udito 347

VI 0.10 Costruzioni non robuste subiscono danni al 10 %. Il personale può essere ferito da frammenti secondari 433

Localizzazione dell’incidente DepositoTipo di incidente TOP 03 (Esplosione di un mezzo durante le

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operazioni di movimentazione e trasporto)Scenario incidentale Esplosione non confinata di esplosivoStima della probabilità di accadimento dell’evento incidentale (TOP 03) 4.25E-07/a

Stima dei danni correlati alla manifestazione dell’evento incidentale (TOP 03) Vedi Tabelle E e F

Tabella E – Modellazione classicaClassificazione

del danno [bar] Descrizione Distanza [m]

P1 0.80 Demolizione quasi completa 70

P2 0.40 Danni severi, è necessaria la demolizione. Danni gravi ad apparecchi di processo. 100

P3 0.30 Distribuzione parziale strutture ELEVATA LETALITÀ 125P4 0.14 Danni medi (strutture distorte, pareti distrutte) INIZIO LETALITÀ 200P5 0.07 LESIONI IRREVERSIBILI 350P6 0.03 Serramenti rotti, vetri rotti al 90 % LESIONI REVERSIBILI 550P6 0.015 Vetri rotti al 50 % 700

Tabella F – Modellazione con metodologia usaClassificazione

del danno [bar] Descrizione Distanza [m]

I 1.80 Demolizione completa, tutte le persone morte 64II 0.7 Danni severi alle costruzioni, morte delle persone o ferite gravi 96III 0.5 Danni gravi agli edifici leggeri, danni gravi agli autoveicoli 117

IV 0.24 Costruzioni non robuste subiscono danni al 50 %. Il personale può essere ferito dai frammenti 192

V 0.16 Costruzioni non robuste subiscono danni al 20 %.il personale può essere ferito dai frammenti più piccoli e avere danni all’udito 255

VI 0.10 Costruzioni non robuste subiscono danni al 10 %. Il personale può essere ferito da frammenti secondari 319

Localizzazione dell’incidente Deposito

Tipo di incidente TOP 01 (Esplosione all’interno delle riservette durante le operazioni di carico/scarico)

Scenario incidentale Esplosione non confinata di esplosivoStima della probabilità di accadimento dell’evento incidentale (TOP 01) 8.61E-04/a

Stima dei danni correlati alla manifestazione dell’evento incidentale (TOP 01) Vedi Tabelle A e B

1.E.1 IMPIANTI DI TRATTAMENTO, SMALTIMENTO E ABBATTIMENTO

1.E.1.1 Trattamento e depurazione reflui

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Non sono presenti impianti di trattamento e depurazione reflui.Nel deposito non è presente la rete fognaria.

1.E.1.2 Smaltimento e stoccaggio dei rifiutiNon sono presenti rifiuti classificati tossici e nocivi.

1.E.1.3 Abbattimento effluenti gassosiNon sono presenti effluenti gassosi e quindi impianti di abbattimento.

1.F.1 MISURE ASSICURATIVE E DI GARANZIA PER I RISCHI.Segnalare se e quali misure assicurative e di garanzia per i rischi di danni a persone, a cose e all'ambiente siano state adottate in relazione all'attività industriale esercitata.Il deposito in oggetto è coperto da una polizza assicurative stipulata con le Assicurazioni Generali S.p.a. da parte di SEI EPC ITALIA s.p.a. proprietaria del deposito, per i danni da incendio.

2. MODALITÀ DI CONDUZIONE DELLE ANALISI DEGLI INCIDENTI

2.1 Analisi richiesteGià proposti e descritti ai punti:1.C.1.5 Analisi della sequenza degli eventi incidentali1.C.1.6 Stima delle conseguenze degli eventi incidentali

2.2 Identificazione degli incidenti Già proposti e descritti ai punti:1.C.1.5 Analisi della sequenza degli eventi incidentali1.C.1.6 Stima delle conseguenze degli eventi incidentali

2.3 Analisi di sicurezza

2.3.1 Valutazione della probabilità degli eventi incidentaliGià proposti e descritti ai punti:1.C.1.5 Analisi della sequenza degli eventi incidentali1.C.1.6 Stima delle conseguenze degli eventi incidentali

2.3.2 Valutazione del livello di probabilità degli eventi incidentaliGià proposti e descritti ai punti:1.C.1.5 Analisi della sequenza degli eventi incidentali1.C.1.6 Stima delle conseguenze degli eventi incidentali

2.3.3 Valutazione delle conseguenzeGià proposti e descritti ai punti:1.C.1.5 Analisi della sequenza degli eventi incidentali.1.C.1.6 Stima delle conseguenze degli eventi incidentali

2.3.4 Valutazione conservativa delle conseguenzeGià proposti e descritti ai punti:1.C.1.5 Analisi della sequenza degli eventi incidentali1.C.1.6 Stima delle conseguenze degli eventi incidentali

2.3.5 Elementi per la predisposizione dei piani di emergenzaGià proposti e descritti ai punti:1.C.1.5 Analisi della sequenza degli eventi incidentali.1.C.1.6 Stima delle conseguenze degli eventi incidentali

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2° PARTE

I. Informazioni sul sistema di gestione e sull'organizzazione dello stabilimento in relazione alla prevenzione degli incidenti rilevanti.

I.I Sistema di Gestione della Sicurezza (SGS) è riportato in allegato 6 al presente RdS. Il SGS rispetta tutti i punti previsti dall’allegato III del D.Lgs. 334/99:

a) la politica di prevenzione degli incidenti rilevanti definita per iscritto e comprendente gli obiettivi generali e i principi di intervento del gestore in merito al rispetto del controllo dei pericoli di incidenti rilevanti;

b) comprende struttura organizzativa, responsabilità, prassi, procedure, procedimenti e risorse per la determinazione e l'attuazione della politica di prevenzione degli incidenti rilevanti;

c) comprende le seguenti gestioni:

1. organizzazione e personale : ruoli e responsabilità del personale addetto alla gestione dei rischi di incidente rilevante ad ogni livello dell'organizzazione. Identificazione delle necessità in materia di formazione del personale e relativa attuazione; coinvolgimento dei dipendenti e del personale di imprese subappaltatrici che lavorano nello stabilimento;

2. identificazione e valutazione dei pericoli rilevanti : adozione e applicazione di procedure per l'identificazione sistematica dei pericoli rilevanti derivanti dall'attività normale o anomala e valutazione della relativa probabilità e gravità;

3. controllo operativo : adozione e applicazione di procedure e istruzioni per l'esercizio in condizioni di sicurezza, inclusa la manutenzione dell'impianto, dei processi, delle apparecchiature e le fermate temporanee;

4. gestione delle modifiche : adozione e applicazione di procedure per la programmazione di modifiche da apportare agli impianti o depositi esistenti o per la progettazione di nuovi impianti, processi o depositi;

5. pianificazione di emergenza : adozione e attuazione delle procedure per identificare le prevedibili situazioni di emergenza tramite un'analisi sistematica, per elaborare, sperimentare e riesaminare i piani di emergenza in modo da far fronte a tali situazioni di emergenza, e per impartire una formazione specifica al personale interessato. Tale formazione riguarda tutto il personale che lavora nello stabilimento, compreso il personale interessato di imprese subappaltatrici;

6. controllo delle prestazioni : adozione e applicazione di procedure per la valutazione costante dell'osservanza degli obiettivi fissati dalla politica di prevenzione degli incidenti rilevanti e dal sistema di gestione della sicurezza adottati dal gestore e per la sorveglianza e l'adozione di azioni correttive in caso di inosservanza. Le procedure dovranno inglobare il sistema di notifica del gestore in caso di incidenti rilevanti verificatisi o di quelli evitati per poco, soprattutto se dovuti a carenze delle misure di protezione, la loro analisi e azioni conseguenti intraprese sulla base dell'esperienza acquisita;

7. controllo e revisione : adozione e applicazione di procedure relative alla valutazione periodica sistematica della politica di prevenzione degli incidenti rilevanti e all'efficacia e all'adeguatezza del sistema di gestione della sicurezza. Revisione documentata, e relativo aggiornamento, dell'efficacia, della politica in questione e del sistema di gestione della sicurezza da parte della direzione. Esso coinvolge l’intero personale aziendale, il quale è stato adeguatamente istruito e sensibilizzato direttamente dalla direzione la quale, in tal modo intende diffondere, sensibilizzare e realizzare la politica di prevenzione degli incidenti rilevanti presso il proprio sito di stoccaggio.

L’attività di movimentazione delle sostanze esplosive è gestita attraverso procedure operative scritte, in dotazione a tutti gli operatori ad essa interessati le quali, oltre alle varie fasi di movimentazione dei prodotti, stoccaggio, riguardano anche quelle relative ai casi di emergenza (es. sversamento prodotti, ecc.).Il S.G.S. prevede anche l’adozione e l’applicazione di procedure mirate alla gestione delle attività di mantenimento in stato di efficienza degli impianti e delle strutture esistenti.Il S.G.S. prevede l’adozione da parte del responsabile dello stesso di procedure per l’esecuzione egli audit interni, di procedure per l’individuazione di eventuali azione correttive resesi necessarie per l’eliminazione di eventuali non conformità e di procedure per l’attuazione delle azione correttive.Il gestore del SGS, inoltre, organizza ispezioni periodiche delle riservette e controlla il livello di addestramento del personale.

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II. Descrizione dell'ambiente circostante lo stabilimento a) Descrizione del sito e del relativo ambiente, in particolare posizione geografica, dati meteorologici,

geologici, idrografici e, se del caso, la sua storia.b) Identificazione degli impianti e di altre attività dello stabilimento che potrebbero presentare un rischio di

incidente rilevante.c) Descrizione delle zone in cui può verificarsi un incidente rilevante.

Già proposti e descritti ai punti:1.A.1.2 Localizzazione e identificazione dell'impianto

III. Descrizione dell'impiantoa) Descrizione delle principali attività e produzioni delle parti dello stabilimento importanti dal punto di vista

della sicurezza, delle fonti di rischio di incidenti rilevanti e delle condizioni in cui tale incidente rilevante potrebbe prodursi, corredata di una descrizione delle misure preventive previste.

b) Descrizione dei processi, in particolare delle modalità operative.c) Descrizione delle sostanze pericolose:1) l'inventario delle sostanze pericolose, che include:

• identificazione delle sostanze pericolose: denominazione chimica, numero CAS, denominazione secondo la nomenclatura dell'IUPAC;

• quantità massima di sostanze pericolose effettivamente presente o possibile;• caratteristiche fisiche, chimiche, tossicologiche e indicazione dei pericoli, sia immediati che differiti,

per l'uomo o l'ambiente;• proprietà fisiche o chimiche in condizioni normali di utilizzo o in condizioni anomale prevedibili.

Già proposti e descritti ai punti:1.B.1.4 Identificazione delle sostanze detenute in deposito 1.B.1.3.3 Informazioni relative alle sostanze riportate negli allegati II e III del D.P.R. 175/1988

adoperate, immagazzinate o prodotte in condizioni normali o che possono svilupparsi in circostanze anomale prevedibili.

IV. Identificazione e analisi dei rischi di incidenti e metodi di prevenzionea) Descrizione dettagliata dei possibili sviluppi di eventuali incidenti rilevanti e delle loro probabilità o delle

condizioni in cui possono prodursi, corredata di una sintesi degli eventi che possono svolgere un ruolo nei determinare tali sviluppi, con cause interne o esterne all'impianto.

b) Valutazione dell'ampiezza e della gravità delle conseguenze degli incidenti rilevanti identificati, nonchè piante, immagini o adeguata cartografia delle zone suscettibili di essere colpite da siffatti incidenti derivanti dallo stabilimento.

c) Descrizione dei parametri tecnici e delle attrezzature utilizzate per garantire la sicurezza degli impianti.

Già proposti e descritti ai punti:1.C.1.5 Analisi della sequenza degli eventi incidentali.1.C.1.6 Stima delle conseguenze degli eventi incidentali.

V. Misure di protezione e di intervento per limitare le conseguenze di un incidente a) Descrizione dei dispositivi installati per limitare le conseguenze di un incidente rilevante. b) Organizzazione della procedura di allarme e di intervento. c) Descrizione dei mezzi, interni o esterni, che possono essere mobilitati.d) Sintesi degli elementi di cui alle lettere A, B e C necessari per l'elaborazione del piano di emergenza

interno previsto all'articolo II.

Già proposti e descritti ai punti:1.C.1.5 Analisi della sequenza degli eventi incidentali.1.C.1.6 Stima delle conseguenze degli eventi incidentali.