paganica di Avezzano 141/98 Direttore responsabile:...

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rugby inserto di site.it a cura della POLISPORTIVA PAGANICA RUGBY 1969 - [email protected] - Cell. 338 9456750 Registrazione Tribunale di Avezzano 141/98 Direttore responsabile: Angelo Venti Redazione Loc. Petogna 15, Luco dei Marsi ceLl. 336.400 692 [email protected] / paganica in META NUMERO APRILE 2017-12 - DISTRIBUZIONE GRATUITA N el big match della diciottesima gior- nata di campionato di serie B di rugby il Paganica di Sergio Rotellini porta a casa una grande vittoria sull’Amatori Catania primo in classifica, con un punteggio di 21 a 13. I rossoneri si impongono grazie alle due mete di Colaiuda e Giordani e agli 11 punti al piede di capitan Fabio Rotellini che tra- sforma la meta di Colaiuda e centra i pali per 3 volte su altrettante punizioni. Due mete e un calcio piazzato a tabellino per gli etnei. Difficile trovare in quell’incontro i migliori fra gli uomini di coach Rotellini: se da un lato gli avanti, specialmente in mischia chiusa, hanno messo sotto almeno per 60 minuti i siciliani, i trequarti abilmente orchestrati da Modica si sono segnalati per la feroce difesa messa in atto nei confronti della forte linea d’attacco etnea. I siciliani, che rimangono comunque primi a 63 punti, non hanno mai dato l’im- pressione di poter vincere la gara tanto da essere andati in meta solo con due azio- ni individuali più frutto di disattenzioni della difesa paganichese che di sche- mi vincenti messi in atto dal loro attacco. Più corali e orchestrate invece le azioni rossonere che si sono concluse con l’o- EMOZIONI CONTRASTANTI NELLE ULTIME DUE PARTITE DELLA SENIORES vale schiacciato in area di meta bianco- rossa e, se la frenesia in attacco non aves- se preso il sopravvento sulla lucidità, lo score sarebbe potuto essere anche più ampio. Grande soddisfazione a fine match da parte di Sergio Rotellini che si è compli- mentato con i suoi giocatori e ha confessa- to che “avrebbe scommesso su questa vit- toria, visto come i ragazzi avevano prepa- rato questa partita durante la settimana, e visto come, fin dal primo minuto, avevano messo in pratica il piano di gioco studiato a tavolino”. Unica nota negativa della giornata gli ennesimi infortuni, dopo quelli di Lattanzio, Marini, Rotellini, Chiaravalle dei mesi scorsi, occorsi a Bottacchiari, Anitori e Tremante. Diversamente è andata nel ritorno del derby contro l’Avezzano, finito con un punteggio di 45 a 15 in favore dei marsi- cani. I rossoneri non hanno recuperato appie- no durante la settimana le fatiche del mach precedente, presentandosi all’ap- puntamento in condizioni fisiche non ottimali. La partita da subito ha preso una piega difficile per i nostri giocatori e si percepi- va che non erano in grado di realizzare la stessa prestazione avuta con gli etnei. La squadra ha avuto una buona reazione soltanto dopo le prime due mete subite mentre nel resto della partita sono emerse tutte le criticità. Amaro il commento del tecnico rossonero: “Al di là delle tante assenze, oggi abbiamo manca- to di concentrazione. Siamo stati troppo imprecisi e lenti nell’organizzazione, soprat- tutto difensiva. Dopo la partita, con i ragazzi ci siamo detti che onorere- mo il campionato fino alla fine. Torniamo al lavo- ro per terminare al meglio la stagione e per iniziare a pianificare la prossima, in cui dovremo avere obietti- vi importanti.” POLISPORTIVA Paganica rugby e BIBLIPAGANICA Augurano a tutti BUONA PASQUA!

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Registrazione Tribunaledi Avezzano 141/98Direttore responsabile:Angelo VentiRedazioneLoc. Petogna 15,Luco dei Marsi ceLl. 336.400 [email protected] /paganicainMETA

NUMERO APRILE 2017-12 - DISTRIBUZIONE GRATUITA

N el big match della diciottesima gior-nata di campionato di serie B di rugby

il Paganica di Sergio Rotellini porta a casauna grande vittoria  sull’Amatori Cataniaprimo in classifica, con un punteggio di 21a 13.I rossoneri si impongono grazie alle duemete di Colaiuda e Giordani e agli 11 puntial piede di capitan Fabio Rotellini che tra-sforma la meta di Colaiuda e centra i paliper 3 volte su altrettante punizioni. Duemete e un calcio piazzato a tabellino per glietnei.Difficile trovare in quell’incontro i migliorifra gli uomini di coach Rotellini: se da unlato gli avanti, specialmente in mischiachiusa, hanno messo sotto almeno per 60minuti i siciliani, i trequarti abilmenteorchestrati da Modica si sono segnalatiper la feroce difesa messa in atto neiconfronti della forte linea d’attaccoetnea.I siciliani, che rimangonocomunque primi a 63 punti,non hanno mai dato l’im-pressione di poter vincere lagara tanto da essere andatiin meta solo con due azio-ni individuali più frutto didisattenzioni della difesapaganichese che di sche-mi vincenti messi in attodal loro attacco. Più corali e orchestrateinvece le azioni rossonereche si sono concluse con l’o-

EMOZIONI CONTRASTANTI NELLE ULTIME DUE PARTITE DELLA SENIORESvale schiacciato in area di meta bianco-rossa e, se la frenesia in attacco non aves-se preso il sopravvento sulla lucidità, loscore sarebbe potuto essere anche piùampio.Grande soddisfazione a fine match daparte di Sergio Rotellini che si è compli-mentato con i suoi giocatori e ha confessa-to che “avrebbe scommesso su questa vit-toria, visto come i ragazzi avevano prepa-rato questa partita durante la settimana, evisto come, fin dal primo minuto, avevanomesso in pratica il piano di gioco studiatoa tavolino”.Unica nota negativa della giornata glie n n e s i m i

infortuni, dopo quelli di Lattanzio, Marini,Rotellini, Chiaravalle dei mesi scorsi,occorsi a Bottacchiari, Anitori e Tremante.Diversamente è andata nel ritorno delderby contro l’Avezzano, finito con unpunteggio di 45 a 15 in favore dei marsi-cani.I rossoneri non hanno recuperato appie-no durante la settimana le fatiche delmach precedente, presentandosi all’ap-puntamento in condizioni fisiche nonottimali.La partita da subito ha preso una piegadifficile per i nostri giocatori e si percepi-va che non erano in grado di realizzare lastessa prestazione avuta con gli etnei.La squadra ha avuto una buona reazionesoltanto dopo le prime due mete subite

mentre nel resto della partita sonoemerse tutte le criticità.

Amaro il commento del tecnicorossonero: “Al di là delle tante

assenze, oggi abbiamo manca-to di concentrazione. Siamo

stati troppo imprecisi e lentinell’organizzazione, soprat-tutto difensiva. Dopo lapartita, con i ragazzi cisiamo detti che onorere-mo il campionato finoalla fine. Torniamo al lavo-ro per terminare al megliola stagione e per iniziare apianificare la prossima, in

cui dovremo avere obietti-vi importanti.”

POLISPORTIVAPaganica rugbye BIBLIPAGANICA

Auguranoa tutti

BUONA PASQUA!

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site.it/paganicarugbyinmeta

È con enorme piacere che ricevo l’invito diAntonio Rotellini a scrivere un pensiero sul

giornalino del vostro club.Con Antonio ci siamo conosciuti due anniorsono quando, fatalità del destino, ci siamotrovati ad affrontare una situazione analoga:tutti e due neofiti a indossare i panni di diri-gente/presidente e ad affrontare l’avventurarugbistica dalla parte della scrivania.Sarà stato questo il motivo principale, ma fradi noi è subentrata immediatamente unagrande stima basata sui principi che volevamoentrambi dare alle nostre rispettive società.Sono rimasto basito quando mi ha raccontatodi non aver mai indossato un paio di scarpe dagioco e di non aver mai passato una pallaovale e, dentro di me, mi sono detto: “ma chiglielo fa fare?”.Da parte mia sembrava tutto più giustificato,avendo calcato i campi di pozzolana per lun-ghi 21 anni e giocato innumerevoli partitepartendo dal settore “aquilotti” che all’epocaera l’attuale under 10, ma vi confesso che piùdi una volta la domanda:”chi me lo fa fare?” èugualmente emersa.Siamo due folli che abbiamo deciso di metter-

ci in gioco, spalleggiati dai rispettivi gruppi diamici che ci sostengono quotidianamentenella nostra avventura.Abbiamo improntato, del tutto casualmente,le nostre società con le stesse linee guida:rispetto, educazione, senso del sociale, ecc. equesto ci ha reso ancora più complici.Prima della partita di serie B giocata sul vostrocampo nel mese di dicembre ho ricevuto unatelefonata di Antonio che mi chiedeva di porta-re un gadget dell’Avezzano così da poterloscambiare prima dell’inizio del match davanti atutto il pubblico. Ho apprezzato tanto questaproposta, perché, pur non essendo stato ungiocatore, era a conoscenza delle tante “mazza-te” che le nostre squadre si sono date sulcampo nei tanti derby disputati e voleva cheiniziasse un nuovo percorso sportivo. È statauna partita tirata ma estremamente corretta e,con presunzione, dico che anche quella stretta

di mano ha contribuito a questo risultato.In questa nuova veste mi sono reso conto dicosa significa gestire una società, di quantaorganizzazione ci deve essere e di quanteresponsabilità ti devi assumere. Non avrei maipensato di ricoprire il ruolo di dirigente eancora mi ricordo le parole del mioPresidentissimo Angelo Trombetta rivolgen-dosi alla nostra squadra: “Vaju, tanto mica gio-cherete in eterno, dopo diventerete accompa-gnatori, allenatori e dirigenti”. Francamentetutti noi facevamo spallucce e pensavamo:“giocherò finché potrò e poi andrò a vedermile partite degli altri”. E invece aveva ragione, ora con i miei vecchicompagni di squadra mi trovo a portare avan-ti il rugby ad Avezzano e gran parte dei com-ponenti di quella squadra sono ora socidell’Avezzano Rugby con diversi incarichi ediverse mansioni. Credetemi è molto meglio fare i giocatori,innanzitutto per una questione anagrafica e insecondo luogo perché è molto meno faticoso!!Un saluto affettuoso a tutti gli amici diPaganica, nella speranza che in pochi anni sipossa disputare un derby in serie A!!!

LA PAROLA AD ALESSANDRO SERITTI, PRESIDENTE DELL’AVEZZANO RUGBY

A ccoglie con gioia la proposta del presiden-te Antonio Rotellini di raccontare il cam-

pionato della Gran Sasso su “Paganica Rugby inmeta”, la presidente dei grigiorossi LoredanaMicheli: “E’ un piacere, far conoscere anche agliappassionati di palla ovale di Paganica ciò chesuccede più a valle, anche perché abbiamo inrosa validi elementi che arrivano dalla squadrarossonera, poi l’interazione e la collaborazione,rientrano perfettamente nella nostra visionedel rugby e del territorio, che ci spinge sempredi più a confrontarci con ciò che ci sta intorno,quando questo serve per crescere insieme.Quest’anno più di una volta abbiamo lavoratodurante la settimana con Paganica e con laPolisportiva L’Aquila rugby under 18 elite, credocon buoni risultati per tutti. Avere ogni 15/30chilometri una valida realtà rugbistica, non sol-tanto offre possibilità di confronto, ma ci avvici-na al modello Veneto, vera enclave del rugbyitaliano, ripetibile secondo me in piccolo, anchein Abruzzo”.Per i vertici societari della Gran Sasso questo èun anno di passaggio davvero importante,dopo gli entusiastici primi anni di serie A, l’am-biente grigiorosso è pronto ad una nuova pri-mavera, con l’inserimento di giocatori giovaniin un gruppo consolidato e con il nuovo coachFrancesco Iannucci a capo dello staff. Ma èanche il momento di consolidare la propriapresenza sul territorio e di portare a compi-mento i tanti progetti in cantiere, primo sututti la costruzione della nuova tribuna e clubhouse: “Speriamo di ricevere entro poche set-timane - continua la presidente Micheli - dalComune di Villa Sant’Angelo le chiavi dellanuova tribuna, al di sotto della quale è statacostruita una moderna club house, con questedue opere avremo la possibilità di ospitaretutte le settimane 300 spettatori al coperto epiù di un migliaio nell’intera struttura e di offri-re loro ospitalità nel pre e post partita. La rea-lizzazione della club house ci permetteràanche di aprire finalmente le porte al territorioe cominciare a far riavvicinare i ragazzi alcampo sportivo”. Rivalità, identità e collaborazione dunque, nelle

parole della numero uno della Gran Sasso rugby,termini che possono sembrare contrastanti ainon addetti ai lavori, ma che ben tracciano lalinea di quella che dovrebbe essere la praticarugbistica su un territorio così ben predisposto. La rivalità è il perno sul quale negli anni sonocresciuti gran parte dei giocatori di grandequalità che l’ambiente aquilano ha fornito allenazionali italiane e ai grandi club d’Europa eche indubbiamente scatena la passione deglispettatori, ne è un fulgido esempio il primostorico derby di quest’anno tra Gran Sasso eL’Aquila, che ha risvegliato l’interesse cittadinoverso la palla ovale, regalando alla città un fer-mento da tempo sopito: “Per noi è stato unmomento emozionante - dice senza remore laMicheli - siamo arrivati dove mai avremmopensato quando abbiamo iniziato l’attività aNavelli diciotto anni fa, ci è mancata davverosoltanto una vittoria, ma è comunque servito aproporci oggi con convinzione, non in antitesi,non contro, ma come valida alternativa aineroverdi sul territorio”. L’identità è invece quella caratteristica che neltempo ha definito modi di giocare, di propor-re la pratica rugbistica e di affrontare il campo,è impossibile pensare ad un giocatore abruz-zese non determinato, non grintoso, nonpronto a dare sempre tutto sul campo, cosìcome sembra improbabile che il rugby siappiattisca verso un gioco sempre uguale,sempre lineare, nel quale non si riconoscaun’origine territoriale, una scuola. La collaborazione è in definitiva quella parte dellavoro che spetta a tutti gli attori di un territorio,dirigenti, allenatori, atleti, affinché il rugby cre-sca senza perdere le proprie originali caratteri-stiche e assicuri ferree rivalità e forti identità incampo ed altrettanto solidi sodalizi fuori.

Il punto sul campionato

I grigiorossi della Gran Sasso, dopo 3 anni diplay off, si trovano per la prima volta ad affron-tare l’insidioso girone salvezza, che li vede con-trapposti, nella poule 3 della serie A, ad avver-sari dal blasone importante, dai Cavalieri U.R.Prato Sesto, all’Unione Rugby Capitolina, insie-me a Cus Genova, Rugby Noceto e RugbyPesaro. Dopo un inizio incerto in terra ligure,gli uomini di Iannucci, Vaggi e Ciancarellahanno infilato quattro vittorie di seguito, liqui-dando Pesaro, Noceto e andando a cogliereun’importante risultato in terra toscana controil Prato, raggiunto al primo posto in classifica,posizione consolidata grazie ai cinque punticonquistati contro la Capitolina nell’ultimoturno. In generale la squadra ha preso confi-denza e fiducia nel proprio gioco, con numeriimportanti nelle percentuali di conquista inmischia e touche e sembra poter assicurarecontinuità di di risultato, con atleti in condizio-ni di forma smaglianti, basti vedere il terzalinea Lofrese (6 mete in tre partite per lui) emolti della vecchia guardia sempre pronti asupportare il gruppo nei momenti di bisogno,come Stefano Ciancarella, coach degli avantiche è tornato in campo in un momento dinecessità, con una carica caratteriale esempla-re, trasmessa a a tutto l’ambiente. A Prato, econtro la Capitolina al rientro dopo un lungoinfortunio, ha lasciato il segno anche il forteestremo sudafricano Jesse Du Toit, che con lesue doti balistiche è riuscito a mettere la squa-dra sempre sul piede avanzante, realizzandoanche due mete contro i romani. Gli ultimiincontri hanno dato insomma più di una spe-ranza di poter continuare il trend positivo pergli uomini di Iannucci intenzionati a prenderele distanze dalle ultime due posizioni in classi-fica e avere magari la possibilità di dare spazionegli ultimi incontri, ad alcuni interessanti gio-vani cresciuti nelle fila del Sambuceto rugby eche quest’anno hanno militato nel secondoXV grigiorosso, che ha base nella città chietina.

AVEZZANO RUGBY:la parola al PresidenteAlessandro Seritti

GRAN SASSO RUGBY:Rivalità, identitàe collaborazionesecondo noi

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2/3NUMERO APRILE 2017-12

L a settimana scorsa il Presidente mi hadato l’opportunità di scrivere qualcosa

sul giornale della Società lasciando a me lascelta sull’argomento da trattare.Ero già intenzionato a parlare dei tanto cita-ti “valori” peculiari del rugby ma ero dubbio-so perché non mi andava di essere retorico.Ma fra sabato e domenica due episodi simi-li, avvenuti su due campi di rugby lontani fraloro 1000 km, mi hanno tolto i dubbi.Sabato 18, al termine di una partita epicadurata fino al 100mo minuto, nell’ambitodell’ultima giornata del 6 Nazioni 2017, laFrancia ha battuto il Galles nell’ultima azione,con una meta di mischia, all’ultima spinta.Immaginate, se non li avete visti in tv, ifesteggiamenti, gli abbracci, la gioia dei“Blues” al triplice fischio dell’arbitro.Eppure, proprio in quei momenti, l’ala fran-cese Nakaitaci non si è fermato con i suoi agodere della vittoria ma è andato verso l’e-stremo gallese Half Penny, quasi accasciatoa terra per la sconfitta, gli ha teso la mano elo ha consolato.In una parola, ha messo in atto proprio unodi quei “valori” di cui il rugby dovrebbe sem-pre farsi portatore: il RISPETTO.Il rispetto dell’avversario sconfitto.E domenica 19 questa scena, con protago-nisti diversi, si è ripetuta allo Iovenitti.Alla fine di una partita tirata, che negli ultimi

minuti rischiava addirittura di tornare in bili-co dal punto di vista del risultato finale, ilnostro Matteo Andreucci non è andatosubito ad abbracciare i suoi compagni perfesteggiare la vittoria, ma si è fermato a con-solare l’affranto mediano di mischia dellaPartenope Napoli.Anche qui quindi grande dimostrazione diRISPETTO.Rispetto, sostegno, lealtà, amicizia, altrui-smo sono alcuni dei valori fondanti peculia-ri del nostro sport che, amiamo dirci fra noi,lo fa “differente” dagli altri sport.Ma è sempre così e soprattutto è ancora così?Certo, episodi come quelli di Nakaitaci edAndreucci ci portano a dire di sì.E quindi possiamo dire che in campo, fra igiocatori, questi valori ancora esistono e sipraticano, a tutte le latitudini.Ma fuori dal campo?  Sono nel mondo del rugby da oltre 30 anni,prima da “piccolo” giocatore, poi da foto-grafo, in ultimo anche da giornalista, e viassicuro che, purtroppo, passate quellelinee bianche che delimitano il rettangolo digioco, sono sempre più i personaggi che diquesti valori si riempiono solo la bocca piut-tosto che viverli realmente e portarli avanti

nelle loro Società.Gente che dovrebbe essere cresciuta conquesti valori, che magari li ha anche pratica-ti da giocatore, ma che li ha “magicamente”ma drammaticamente dimenticati unavolta dismessa la casacca di gioco.Ma per fortuna ci sono le eccezioni. E, non èpiaggeria perché sarebbe troppo facile estupido su queste pagine,  la dirigenzaattuale della Polisportiva Paganica Rugby èuna di queste.Mi sono avvicinato a questa Società dueanni fa da “esterno” per i miei servizi giorna-listici sulla squadra e ho ritrovato quel sanoambiente del rugby di una volta, quello chein maniera dispregiativa qualcuno definiscealla “pane e frittata”.Ma ben venga il rugby “pane e frittata” se questo significa non fareil passo più lungo della gamba dal punto divista economico, rispettare gli impegni e leparole date, rientrare di situazioni debitoriepregresse senza le facili scorciatoie dei falli-menti controllati, creare praticamente dalnulla un settore giovanile, mantenere digni-tosamente la prima squadra in Serie B.Il Presidente Rotellini e il suo staff dirigenzialee tecnico sono, per quel che mi consta, unesempio concreto dell’applicazione di queivalori e finché continueranno a incarnarli eperseguirli potranno solo che fare il benedella Polisportiva. VUSSA Paganica!

IL NONNO RACCONTA

I VALORI DEL RUGBYdi MARCELLO SPIMPOLO

R iprendiamo il discorso interrotto nelnumero precedente. Questo è il nostro

terzo appuntamento e siamo ancora aglianni 1970-75. Quelli erano anni per ilPaganica Rugby molto frenetici. In quelperiodo si realizzò la prima sede: angolodella Pavona e, precisamente, di fronteall’attuale Barrio. La sede ci fu concessa incomodato d’uso gratuito dal tuttora grandesostenitore e tifoso Goffredo Bernardi. Iniziammo tutti con entusiasmo unico e conun lavoro di arredo di foto, gagliardetti e variammennicoli sportivi inerenti il rugby.Eravamo tutti al settimo cielo e quasi ogni serascendevamo quei cinque gradini che ci porta-vano al freddo scantinato che, per noi, era unareggia. In quel posto si facevano “miseri” pianieconomici … non avevamo una lira!Il presidente ci impartiva le strategie per lasopravvivenza e ci sguinzagliava non soloper il tesseramento ma anche per incentiva-re i tifosi a prenotarsi per le trasferte in pull-man, oppure per sistemare il campo,segnarlo, spietrarlo e consolidare qualchepalo della recinzione che, nella partita pre-cedente, qualche focoso tifoso aveva divel-to. Tutta questa attività aveva un solo obiet-tivo: vincere, vincere, vincere. La cosa più straordinaria era che un interopaese si infervorava ogni volta per affrontarela partita successiva, fuori o in casa. Era tuttoun parlare, tutta una frenesia popolare.

Ricordo una partita che doveva esseredisputata nei giorni delle feste pasquali. Fuuna fredda Pasqua quell’anno, con pioggiae nevischio, alternati a qualche spiraglio disole. Il buon Presidente, la sera prima, racco-mandò di non eccedere nel bere, nel man-giare e di non fare tardi nell’andare a dormi-re. Comunque, ci diede appuntamento perl’indomani al Bar di Mario Iovenitti, baristatifoso, finanziatore e accanito sostenitore.Enrico ci disse: “facciamo colazione insieme,così vi teniamo sotto controllo, dato chePaganica sarà invasa da bancarelle, visitato-ri e attrazioni varie”. Tutto questo poteva, infatti, distogliere igiocatori dall’attenzione necessaria adaffrontare l’impegnativa partita (credo sitrattasse di un derby con il CUS o con ilBellicoso). Ci ritrovammo tutti, una quaran-tina, al piazzale di Sant’Antonio, propriodavanti al Bar Iovenitti, dove i dirigenti ave-vano fatto disporre 5-6 tavoli uniti. Nonbastando per tutti le sedie, i tifosi convenuticedevano il posto ai giocatori. In breve,arrivò anche Dino Rossi, detto Ju Bifiru, pilo-ne, che ci ammonì con la sua voce potente“o quatrà me raccomanno!”, posando sultavolo una gran quantità di porchetta. Il Barfornì pane e vino in abbondanza. E così,davanti a tutto questo bendidio, era difficile

trattenersi, secondo le raccomandazioniimpartite e tutti hanno approfittato man-giando e bevendo a più non posso. Si parlava di tutto, tranne che della partitada giocare. A un certo punto uscì MarioIovenitti con due fiaschi di the (che come alsolito preparava per tutti gli incontri) e ciricordò che era ora di andare al campo (allo-ra era il San Bartolomeo, dietro la chiesa deiFrati). Anche il Presidente fu perentorio neldare appuntamento a tutti presso il campoentro mezz’ora. Verso le 14 si iniziò a gioca-re. Per il grande freddo dalla mischia uscivauna nuvola di vapore misto a un odore acre.Anche l’arbitro si accorse di questo e ci disse“fate schifo, puzzate di vino che appestate!”.La partita si prospettava molto difficile. IlPresidente era molto agitato e dalla panchi-na incitava tutti e si dimenava. Alla fine delprimo tempo i nostri dirigenti entrarono incampo con due fiaschi di the e, in forma dirispetto, ne offrirono il primo sorso (dal collodel fiasco) all’arbitro che mandò giù unagrande sorsata. Immediatamente l’arbitrocambiò espressione e sputò all’aria.Contrariato se la prese con tutti noi e disse:“avete passato il limite, avete sostituito il thecon il cognac!”.Non ricordo come finì quella partita, ma ilclima di quell’incontro, festoso e camerate-sco, è rimasto sempre impresso nella miamemoria. (segue)

DINANDO GALLETTI – terza puntata

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I l 31 marzo 2017 verso le undici di sera i mieigenitori arrivano all’aeroporto di Nizza in

Francia per trascorrere con noi circa tre setti-mane. Scesi dall’aereo attraversano la barriera edescono nella sala degli arrivi. Ci scorgiamo da lontano e una volta accanto ciabbracciano pieni di gioia. Dopo qualchemese rivedono la loro piccola nipote Elena, mee mia moglie Justine.Carichiamo le valige in macchina e dopo circaun’ora siamo a casa. Subito disfiamo le valige.Tra i vestiti, ben incartati, come pezzi pregiati,ci sono due guanciali, un paio di salami, duesalciccie di fegato, un sacchetto di fagioli bian-chi di Paganica e di lenticchie di Santo Stefanoe un mazzo di rucola dell’orto.Siamo sempre stranieri fuori dal nostro paese,certamente con molte meno difficoltà deinostri nonni che emigravano, ma forse con lastessa nostalgia della nostra terra e dellenostre tradizioni. Ho visto tanti paesi e tanteculture, ma nessuno come noi italiani, ovun-que ci troviamo, resta legato in maniera indis-solubile alle proprie abitudini, ai propri saporie alla qualità della nostra vita.Dopo qualche minuto vedo mio padre porger-mi una busta bianca intestata alla PolisportivaPaganica Rugby che mi invia il suo PresidenteAntonio Rotellini.Apro incuriosito la busta e leggo la lettera inessa contenuta. Il Presidente mi saluta e miinvita a scrivere qualcosa per il giornalino «Paganica Rugby in meta » con queste parole :« voglio invitare anche te a partecipare ainostri sforzi scrivendo qualche articolo in cuigiovane medico collaboravi con la Polisportivaprima di intraprendere la tua carriera. Chissàquanti ricordi avrai dello zio Enrico presidentee del papà allenatore e quanti episodi sonorimasti ancora vivi nella tua mente. Per noisarebbe un piacere e un onore ospitarti sullenostre pagine». Resto un po' sorpreso, masoprattutto onorato di questo invito.Parlare di rugby e di ricordi legati a questosport è per me, paganichese e figlio di inse-gnanti di educazione fisica e nipote del primopresidente del Paganica rugby, come disserta-re sul senso della vita. Tanti sono gli episodiche ho vissuto intorno al rugby e ai suoi per-sonaggi che però il tempo ha un po’ mescola-to, ma mai cancellato. In questo percorso hoincrociato prima mio zio Enrico e poi miopadre Eugenio.Zio Enrico era la quintessenza del ragazzopaganichese strappato alla sua giovane vita dipadre di famiglia e appassionato di rugbyall’età di quarant’anni nel lontano 1984 dopouna banale biopsia renale non andata per ilverso giusto.

Sono trascorsi già trentatré lunghissimi anni,ma il suo ricordo è restato talmente vivo nelcuore degli appassionati della palla ovalepaganichese tanto da intitolargli il camposportivo dove la squadra di rugby porta avan-ti le sue sfide. Una squadra nata nel 1969 quando un gruppodi amici si mise in mente di indossare unamaglia rossonera, un paio di pantaloncini edelle scarpe chiodate. Una testa di moro conun fiore in bocca come simbolo. Si allenavanoal campo di San Bartolomeo pieno di sassi, conpoca terra e senza erba. Una delle prime parti-te si tenne al campo sportivo di Piazza d’Armiall’Aquila con esito a dir poco disastroso.Da allora successi e sconfitte, lacrime e piantidi gioia si sono succeduti in un vortice di emo-zioni con un solo filo conduttore, portareavanti un progetto sportivo difficile e ambizio-so: quello di tenere in vita una squadra dirugby competitiva in un piccolo paese dipoche migliaia di abitanti ai piedi del GranSasso. Un topolino rispetto a realtà più grandie consolidate sia a livello regionale che nazio-nale. Un’avventura che ancora oggi prosegue, unmessaggio educativo rivolto soprattutto aitanti giovani paganichesi che si affacciano allavita piena di così tanti pericoli e tentazioni. Zio Enrico era l’esempio di quei valori legati alterritorio, l’amicizia come legame assoluto, lasolidarietà per i più deboli anche come impe-gno politico nelle vesti anche di segretario delPCI di Paganica.Di lui ricordo l’amore che aveva per la suafamiglia, sua moglie, le sue figlie e suoi carigenitori, l’amore per l’impegno concreto, il suooperato di aggregazione e comunione.Passava da un discorso politico impegnato aun’arrostata assieme agli amici. Allora il rugbyera come un buon vino, una bevanda che con-diva le fredde domeniche pomeriggio.Ricordo zio Enrico che esultava dopo unameta con il sorriso che gli riempiva gli occhi. Poi gli anni Ottanta hanno portato via tantisogni e illusioni e assieme a questi un giovaneuomo pieno di amore per la vita e per gli altri.Questo era zio Enrico che forse si aggira anco-ra felice tra gli spettatori e i giocatori che si bat-tono con tutte le forze per tenere alto il nomedel nostro paese.Mio padre Eugenio, classe ’34, che ha visto

partire troppo presto il suo amato fratello, haancora oggi il rugby che gli scorre nelle vene.Allenatore anche di pallavolo, basket e atleticaleggera ha trovato nel rugby le più belle sod-disfazioni. Qualche anno prima di perdere per sempresuo fratello e più precisamente nel 1981 e poinel 1982 ha compiuto una storica impresa dicui io sono stato testimone diretto.Seduto accanto alla panchina della squadra dirugby delle scuole medie di Paganica ho assi-stito a un evento straordinario: la squadra alle-nata da mio padre conquistò per due anniconsecutivi il campionato nazionale di rugbydei Giochi della Gioventù rappresentandol’Abruzzo e sconfiggendo in finale due poten-ze del rugby nazionale come il Veneto e poi laLombardia. Sin dalle qualificazioni la squadradi Paganica aveva eliminato ogni avversarioche incontrava. Un film intitolato “Paganicacontro il resto del mondo”. Seduto su una stri-scia di erba accanto al terreno di gioco hoavuto la fortuna di assistere alle quelle duememorabili finali di Roma. I giocatori della nostra squadra provenivanonon solo da Paganica, ma anche dai piccolipaesi attorno come Tempera, Bazzano,Camarda, Assergi e mai come in quell’occasio-ne tutti si sentivano di appartenere a una solacomunità. Ragazzi eccezionali che hanno dato anima ecorpo per quella causa sostenuti da mio padresempre attento a insegnargli gli schemi digioco, ma soprattutto le regole della vita.Piccoli campioni in erba che poi hanno contri-buito negli anni successivi alle tante vittoriedella prima squadra. Mio padre ha sempre creduto nello sportcome una disciplina fondamentale nel percor-so educativo di ogni giovane e per molti l’uni-ca occasione di riscatto nella vita. Un momen-to di gloria che solo lo sport può offrirti e tantopiù una disciplina epica qual è il rugby. Chi non ricorda ancora oggi le sue garbateimprecazioni che ogni domenica rivolge aigiocatori per incitarli dagli spalti.Come mio zio Enrico anche mio padre ha dedi-cato tanto del suo tempo all’attività sportiva,ma anche politica e come per un gioco deldestino anche lui ha ricoperto il ruolo di segre-tario del PCI paganichese.Cosa mi resta di questi ricordi? La fortuna diaver partecipato a tanti episodi sportivi eumani, l’onore di aver avuto la possibilità diconoscere tanti personaggi tra dirigenti, gio-catori e allenatori che hanno fatto la storia delPaganica rugby e che resteranno impressinella mia memoria per il resto dei miei giorni.

Ricordi di un giovanemedico paganichese

di PIETRO IOVENITTI