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Paesaggio 1

Paesaggio

Il paesaggio dei Terrazzamenti di Banaue nelle Filippine, patrimonio dell'umanità

Il paesaggio delle cascate termali di Pamukkale, in Turchia, patrimonio dell'umanità

Il paesaggio è la particolare fisionomiadi un territorio determinata dalle suecaratteristiche fisiche, antropiche,biologiche ed etniche; ed èimprescindibile dall'osservatore e dalmodo in cui viene percepito e vissuto.Il termine paesaggio deriva dallacommistione del francese paysage conl'italiano paese. Tradizionalmente,infatti, il suo significato si legava inparticolar modo alla pittura e alrealismo di certe vedute paesistiche.

Il paesaggio, oltre ad essere oggetto distudio in differenti ambiti di ricerca, èesposto a significati talmente ampi,variegati e molteplici, da rendere arduoqualsiasi tentativo di circoscrizione. Aseguire, ne sono illustrate le principaliaccezioni.

L'accezione percettiva e la Convenzione Europea del Paesaggio

(EN)« “Landscape” means an area, as perceived by people,whose character is the result of the action andinteraction of natural and/or human factors »

(IT)« "Paesaggio" designa una determinata parte di territorio, cosìcome è percepita dalle persone, il cui carattere deriva dall'azione difattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni »

(Convenzione europea del paesaggio, versione ufficiale in inglese del Consiglio d'Europa, Articolo 1, traduzione nonufficiale)

Bisogna altresì considerare che la traduzione italiana non ufficiale del testo inglese e francese della Convenzione europea del paesaggio è piuttosto sfortunata, in quanto all'art.1 non coglie il senso di paesaggio contenuto nella Convenzione, ma lo assimila al preconcetto di "paesaggio" come "bellezza naturale" della L.1497/1939 italiana. Il paesaggio non è una "determinata parte di territorio" come si evince dalla traduzione non ufficiale (è sufficiente leggere la versione inglese o francese come fonte, il senso di "determinata parte" non c'è). Anche se nella versione

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francese il testo dice "une partie de territorie", l'azione di determinazione è effettuata dalla percezione dellapopolazione, che è un processo successivo. Non esistono "determinate parti" perché in base alla Convenzione tutto èe può essere paesaggio. È comunque il motivo per cui la traduzione italiana rimane "non ufficiale", in attesa direvisione. Pertanto nel frattempo è preferibile una traduzione come la seguente:

« Zona o territorio, quale viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto o carattere derivano dalleazioni di fattori naturali e/o culturali (antropici) »(da A.Giordano, Per codice di progetto del paesaggio, in Frames. Frammenti di architettura e paesaggio, 2006, LibreriaInternazionale Cortina, Padova)

Attualmente si riconosce il paesaggio come bene culturale a carattere identitario, frutto della percezione dellapopolazione. Da questo punto di vista il paesaggio è un prodotto sociale e non rappresenta un bene statico, madinamico. In base a queste caratteristiche, in quanto determinato dal carattere percettivo (almeno in base a questaaccezione di paesaggio), il paesaggio è sempre relazionato all'azione dell'uomo. In particolar modo la percezione delpaesaggio è frutto di un'interazione tra• la soggettività umana• i caratteri oggettivi dell'ambiente (antropico o naturale)• i mediatori socio-culturali (legati al senso di identità riconosciuto da una società su un determinato tipo di

ambiente. Ad esempio, per rendere più comprensibile: la società occidentale, o almeno parte di essa, si identificanell'ambiente montano e lo considera come un paesaggio, meritevole di rappresentazione verosimile; così non eranel Medioevo. In parte allo stesso modo per quanto riguarda il mare).

In questo senso il paesaggio non coincide con la realtà materiale (quindi con il territorio), in quanto l'azione deimediatori socio-culturali e della soggettività umana determinano un effetto di produzione di senso. In altre parole: ilpaesaggio comprende sia la realtà, che l'apparenza della realtà. Da questo punto di vista il paesaggio è anche unpotente linguaggio: non esiste un paesaggio senza rappresentazione di esso, ed è attraverso questo passaggio che lasocietà manifesta le proprie aspirazioni e partecipa al processo di scambio (statico o dinamico) dei mediatorisocio-culturali."Il paesaggio non è soltanto qualcosa da costruire o tutelare, ma [...] qualcosa da riconoscere, percepire, ascoltare edescrivere. [...] Il paesaggio è l'ipostasi della storia nel territorio. Ciò che è stato in etica, in estetica, in architettura,in filosofia, in progresso o decadenza, in carestia o abbondanza, in guerra o in pace, in storia o mito, in momenti diintensa religiosità o di agnosticismo, è scritto nel profilo paesaggistico e tutto interpretabile qualora la cultura, comeun demiurgo, intervenga e soccorra per illuminazione"( da G. Andreotti, "Paesaggi culturali. Teoria e casi di studio",Milano, Unicopli, 1996).

Il paesaggio delle "bellezze storiche e naturali"La concezione di paesaggio percettivo si è modificata nel corso del tempo, fino a giungere alla suesposta definizionedel 2000. Nell'accezione di inizio secolo (codificata in Italia dalla L. 1497/1939 sulla "protezione delle bellezzenaturali"), il paesaggio era legato a caratteri di bellezza e valore, esclusivi di porzioni determinate di territorio, legatia delimitati scorci e vedute panoramiche: le cosiddette "bellezze da cartolina". È comunque un'accezione piuttostosentita ancora oggi, anche se piuttosto parziale e non corrispondente al reale meccanismo di produzione del senso di"paesaggio".Precedentemente e successivamente il concetto ha avuto molte altre definizioni, legate comunque ad aspetti parzialidel senso di "paesaggio percettivo", come ad esempio l'associazione col "pittoresco". Il senso di "paesaggio" è piùvicino a quello di "territorio" (che ha un senso ben diverso) o all'accezione "scientifica" del termine (vedi puntoseguente), in quanto viene ristretto al discorso della "sintesi del visibile del contesto naturale e delle attività" ed allapura visione del mondo materiale.

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Civiltà paesaggistiche ed evoluzione storica del concetto di paesaggioIl concetto di paesaggio nella cultura occidentale è piuttosto moderno e non è sempre esistito. La sua evoluzioneinoltre è strettamente interrelata con l'evoluzione del senso assegnato alla natura. Piuttosto importante la lettura di A.Berque in tal senso, che fa coincidere all'esistenza di civiltà paesaggistiche la nascita di una concezione dipaesaggio. Perché una società sia paesaggistica devono essere soddisfatti i seguenti criteri:• esistenza ed uso del paesaggio• esistenza di una letteratura sui paesaggi e sulla loro bellezza• esistenza di rappresentazioni pittoriche dei paesaggi• esistenza di giardiniIn base a queste considerazioni la prima società paesaggistica mondiale fu la Cina. Il mondo occidentale difattialmeno fino al '500 non possedeva contemporaneamente questi elementi.Esistono comunque posizioni diverse sull'introduzione del concetto di paesaggio all'interno della societàOccidentale. Una scuola di pensiero vorrebbe far coincidere tale introduzione con un brano del Petrarca, la Lettera incima al Monte Ventoso, in cui compare una descrizione estetizzante della natura. È comunque una posizionecriticabile, in quanto la descrizione del Petrarca è simbolica, e non si scosta di per sé dalle modalità dirappresentazioni letterarie della natura tipiche del Medioevo.

Studio del paesaggio e strumenti di analisi

Il paesaggio carsico della Cina meridionale

Lo studio del paesaggio non può esserecompartimentato all'interno di unadisciplina specifica, ma devepresupporre un approccio olistico. Unapproccio di studio al paesaggio devenecessariamente essere di tipointegrato, sia che si perseguano analisisulla qualità percettiva del paesaggio,sia che si intendano perseguire analisiscientifiche sugli elementi ecologici,considerando tutti gli elementi (fisico-chimici, biologici e socio-culturali) come insiemi aperti e in continuo rapportodinamico fra loro.

Si dovrà inoltre tenere conto della multidisciplinarietà e della trasversalità dello studio, cercando di superarel'artificiosa compartimentazione fra le diverse discipline. Diversi possono essere gli strumenti adottati per lo studiodel paesaggio, fra essi negli ultimi anni sta acquisendo sempre maggiore importanza l'utilizzo di banche datigeoriferite basate su tecnologie GIS/SIT. Con tale strumento è possibile acquisire, archiviare ed elaborare datirelativi al paesaggio ricavando informazioni utili alla sua gestione integrata, finalizzata sia alla conservazione (ogeoconservazione) che alla valorizzazione.

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L'accezione scientificaAlla precedente definizione percettivo-formale ed estetica di paesaggio, che è la più diffusa, va per completezzaaffiancata (e non sostituita) la definizione scientifica derivante dalle scienze naturali. Essa studia e valuta ilpaesaggio in quanto oggetto in sé, e non come percezione di un soggetto esterno.L'approssimazione scientifica al paesaggio, e la sua conseguente definizione, è assai poco conosciuta e condivisa,poiché viene impiegata nella stretta cerchia dei naturalisti e in particolare dagli ecologi del paesaggio, ma viene poipalesemente chiamata in causa quando dal registro teorico-descrittivo si passa a quello strettamente operativo,laddove, cioè, si richiedono studi e valutazioni facenti capo a discipline che indagano sulle diverse "componenti" delpaesaggio medesimo: geologia, botanica, ecologia, storia, urbanistica, ecc.L'approssimazione scientifica ai problemi del paesaggio ed al paesaggio in quanto problema, nasce dagli studi diAlexander von Humboldt, che chiamò "paesaggi" degli insiemi di elementi naturali e umani comprendenti terre,acque, piante e animali, intuendo la presenza di una "logica" che ne sottendeva l'organizzazione, i legami reciprocied il perenne divenire. Occorrerà attendere, però, la nascita dell'Ecologia del paesaggio (Carl Troll, 1939) ed isuccessivi studi, per avere delle formulazioni definenti più complete. In questa sede se ne propongono alcuni esempiin ordine cronologico (alcune sono abbreviate):• Brückner, 1898: "Il paesaggio, oltre che una sintesi, è un programma."• Enciclopedia Sovietica, 1939: " Il paesaggio è un porzione naturalmente delimitata della superficie terrestre, le

cui componenti naturali formano un insieme di interrelazioni e interdipendenze".• Szava-Kovats, 1960: " Tutto ciò che v'è sull'involucro terrestre, tutto, nella sua esistenza e interferenza,

costituisce il paesaggio".• Sestini, 1963: "Il paesaggio è la complessa combinazione di oggetti e fenomeni legati fra loro da mutui rapporti

funzionali, sì da costituire una unità organica".• Valerio Giacomini, 1967-72: "Il paesaggio è una costellazione di ecosistemi. Esso coincide inoltre con il

processo evolutivo della biosfera i cui significati intimi appartengono alle leggi naturali che governano ildivenire vitale".

• Forman e Godron, 1986: "Un paesaggio è una parte eterogenea di una regione, composta da un'aggregazione diecosistemi interagenti che si ripete in ogni punto con forme simili". (riferita ai paesaggi zonali)

• Naveh, 1990 "Il paesaggio è un'unità ecologica e culturale, spaziale e temporale e, parafrasando Troll, è lacomplessiva entità spazio-temporale della sfera vitale dell'uomo".

• Ingegnoli, 1992: "Il paesaggio è un sistema di ecosistemi".• Romani, 1994: "Il paesaggio è l'insieme eterogeneo di tutti gli elementi, i processi e le interrelazioni che

costituiscono l'ecosfera, considerato nella sua struttura unitaria e differenziata, ecologico-sistemica e dinamica,che lo identifica con un processo evolutivo nel quale si integrano le attività della natura e quelle dell'uomo, nellaloro dimensione storica, materiale, culturale e spirituale, nonché la visione e la percezione che hanno del P. sia ilsingolo che le collettività".

I più recenti studi di ecologia del paesaggio mettono in evidenza il fatto che la concezione scientifico-oggettiva e quella percettivo/estetica- soggettiva del paesaggio siano strettamente complementari e che la loro integrazione in una concezione unitaria è già iniziata grazie ai contributi di altre discipline coinvolte a pieno titolo nello studio del paesaggio: la teoria dei sistemi, la teoria della forma (Gestaltheorie), la teoria della percezione, la teoria dell'informazione e della comunicazione (Claude Shannon), la cibernetica (Norbert Wiener), la teoria della complessità (Ilya Prigogine et al.). È a questo punto importante notare come coloro che con il termine "paesaggio" intendono solo l'immagine, l'aspetto visibile e formale (e anche estetico, beninteso) del territorio, in generale non ammettono che tale termine possa avere significati diversi, seppur in contesti diversi. Al contrario, chi sposa l'accezione scientifica del paesaggio non esclude mai la componente percettivo-estetica, poiché, di fatto, essa è determinante sia ai fini di una conoscenza realmente complessiva, sia in quanto essa è sovente la prima causa di alterazioni e modifiche (positive o negative) del paesaggio stesso, e al medesimo tempo di provvedimenti tutelativi o

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valorizzativi. La componente percettiva appare quindi pienamente inserita nel processo evolutivo dell'assettopaesaggistico di un territorio.

Il paesaggio e la scala di aggregazione della materia viventeQuando nel 1935 l'inglese Tansley definì compiutamente l'ecosistema, ci si chiese se tale entità biologica costituisseil vertice della scala di aggregazione della materia vivente, o se vi fosse un'entità superiore e definitiva. In tale"scala" ogni entità è "maggiore", per struttura e funzioni, della semplice somma degli elementi del livello inferioreche la compongono. Fu appunto Carl Troll che, nel 1939, dall'esame di alcune serie storiche di foro aeree, notò chegli ecosistemi mostravano una tendenza ad aggregarsi in configurazioni unitarie (denominate principalmenteMacchie, Isole e Corridoi). Ricordando la dizione di Alexander von Humboldt, Troll chiamò tali formazioni"paesaggi", e comprese che sarebbe occorsa una nuova disciplina per studiarne caratteri e proprietà: l'ecologia delpaesaggio. Ma nel frattempo era scoppiata la guerra ed i suoi studi ripresero solo negli anni '50.La scala di aggregazione della materia vivente poté quindi essere così completata (dall'elemento più semplice al piùcomplesso):• (protoplasma)• Cellule• Tessuti• Organi• Organismi - Individui• Popolazioni• Associazioni - Comunità• Ecosistemi• Paesaggi - suddivisibili in:

• Paesaggi locali o zonali• Paesaggi regionali (nel senso di bio-regione)• Paesaggio globale o Ecosfera

Le analisi del paesaggio. Caratteri e contenutiConsiderato quanto sin qui detto circa la "natura" del paesaggio, il suo studio deve comprendere una fase analitica(disaggregativa) e una fase di sintesi (riaggregativa). Le analisi della prima fase debbono essere necessariamente:• Transdisciplinari, e non solo interdisciplinari.• Sistemiche. Essendo il paesaggio un sistema, non si può eludere la Teoria dei sistemi viventi per studiarlo. Poiché

però le analisi dei sistemi sono assai poco esperite e comunque assai complesse, nella prassi comune ci si puòlimitare ad analisi relazionali.

• Dinamiche. Essendo il paesaggio un processo evolutivo e non un'entità costante nel tempo, il suo studio devepartire dal passato e proiettarsi nel più attendibile futuro, almeno quello che le tendenze attuali suggeriscono.

• Valutative. Appare fondamentale, per qualunque uso si faccia delle analisi stesse, conoscere di un paesaggioalmeno due parametri di valutazione:• il Valore (rispetto a diversi criteri dipendenti dalle discipline secondo le quali si analizza)• la Vulnerabilità (rispetto a possibili interferenze). In assenza di una seppur minima valutazione rispetto a

questi due parametri le analisi restano delle semplici "letture" non utilizzabili.Date le numerose componenti del paesaggio, le precedenti analisi debbono essere condotte in seno alle diversediscipline che indagano le "componenti" stesse. Ciò senza dimenticare l'unitarietà del paesaggio medesimo e lestrette interazioni fra componenti. Tali discipline, coinvolte nello studio paesaggistico, sono, in primaapprossimazione:

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• Geografia umana• Climatologia• Idrologia e idrografia• Geologia• Geomorfologia• Pedologia• Botanica• Zoologia• Ecologia• Antropologia• Storia• Sistema insediativo umano• Agronomia• Urbanistica• Ecologia del paesaggio• Economia• Teoria della percezione• Estetica• Semiologia• Psicologia ambientale• Teoria e psicologia della forma• Teoria dei sistemi• Teoria dell'informazione e della comunicazione• Cibernetica• Teoria della complessitàPrincipali testi di riferimento: Farina A. Il paesaggio cognitivo, Angeli, Milano, 2006 - Romani V. Il paesaggio.Percorsi di studio, Angeli, Milano, 2008

Il paesaggio nella geografia umanaNell'ambito della lettura paesaggistica, la geografia umana privilegia gli aspetti culturali, simbolici ed emotivi. Inquest'ottica, il paesaggio risulta percepito, inevitabilmente, attraverso modalità esclusive e personali: all'analisioggettiva, dunque, è affiancato uno sguardo sul territorio del tutto individuale.Le ricerche geografiche degli ultimi decenni del XX secolo hanno messo in luce l'impossibilità di definire in modounivoco il paesaggio: esistono più nozioni e tutte meritevoli d'attenzione. È opportuno riconoscere la specificità diogni approccio, per esaltarne la diversità, in quanto ciascuno consente di cogliere una delle tante facce del paesaggio.Di fronte alla varietà di definizioni, concetti e teorie maturate in seno a questo tema, diviene imprescindibile porredei punti fermi: ossia, stabilire una compresenza di elementi oggettivi e soggettivi, affinché la lettura di un paesaggiorisulti corretta e completa.Testi di riferimento: Zerbi M.C., I paesaggi della geografia, Giappichelli, Torino, 1993. Andreotti G., "Riscontri digeografia culturale", Artimedia, 1994.

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Il paesaggio nell'arte

Edward Rosenberg, Paesaggio (1921)

Fino dall'arte bizantina i pittori e gli artistiin generale riservavano una parte delle loroopere alla descrizione dello spazio e delpaesaggio in cui si svolgevano le azioni. Sitrattava di accenni molto sintetici, e semprelegati a una particolare funzione descrittiva,non semplici decorazioni. Tra lerappresentazioni più famose del paesaggionel medioevo c'è l'affresco dell'Allegoria edEffetti del Buono e del Cattivo Governo, diAmbrogio Lorenzetti, dove però la vastadescrizione della città e della campagna èlegata all'allegoria degli effetti che unasaggia politica dei governanti può portare.

Soprattutto nelle grandi scene ad affresco gli artisti cominciarono gradualmente a dedicare una maggiore attenzionealla rappresentazione del paesaggio. In Italia solo con l'arrivo dell'influenza della miniatura francese e della pitturafiamminga si arrivò però a un salto di qualità, con gli scorci paesistici sempre più curati, in modo da evidenziare isoggetti in primo piano e rendere la composizione più monumentale, con il ricorso a scorci suggestivi e di ampiorespiro.

La nascita del paesaggio come genere autonomo risale alla seconda metà del Quattrocento, quando Leonardo daVinci datò un disegno sul paesaggio dell'Arno nel 1478. A questo isolato esempio seguì nel 1494 la serie diacquerelli di Dürer legati alla rappresentazione del paesaggio alpino durante il suo primo viaggio dalla Germaniaall'Italia.Per assistere al debutto del paesaggio autonomo in pittura si dovette aspettare ancora qualche decennio, quando lascuola danubiana sviluppò uno stile in cui le figure erano ormai rimpicciolite e ridotte a un semplice pretesto perraffigurare una natura palpitante e misteriosa. Il primo paesaggio noto come soggetto indipendente in pittura è ilPaesaggio con fiume di Albrecht Altdorfer, risalente al 1518 circa. Una tale rivoluzione non è però spiegabile senzala menzione della nuova percezione del mondo, ampliato nei confini, vasto e vario, dovuta al fiorente sviluppo,proprio nelle città tedesche, della cartografia, che registrava le scoperte geografiche nel Nuovo Mondo e nell'Oriente.

Il paesaggio interiore

« Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province,di regni, di montagne, di baie, di navi, di isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco primadi morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto. »(Jorge Luis Borges)

« La vostra anima è un paesaggio scelto »(Paul Verlaine)

« C'è un paesaggio interiore, una geografia dell'anima; ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita. Chi è tanto fortunato daincontrarlo, scivola come l'acqua sopra un sasso,fino ai suoi fluidi contorni,ed è a casa. »(Tratto da Il Danno di Josephine Hart)

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«Il paesaggio è il riflesso degli stati d'animo dell'osservatore che lo modifica nell'immaginario psicologico» (GiulianaAndreotti, Paesaggi culturali, 1996, p. 51)Il paesaggio interiore è il riflesso dello sguardo sul mondo di ogni singolo individuo: è una visione puramentesoggettiva, legata indissolubilmente all'esistenza, ai ricordi e alle emozioni connesse ad un paesaggio. Il paesaggioesterno, oggettivo e tangibile che appare ai nostri sensi è sempre mediato da un paesaggio interno, nascosto emutevole. Il nostro vissuto è plasmato dalla presenza costante di quel paesaggio, fatto di persone, di cose, diimmaginari, sempre vivo nel dispiegarsi dell'esperienza. Il legame affettivo tra persone è certamente determinante edirrinunciabile, ma lo è altrettanto quello con le entità significanti del proprio paesaggio: l'orizzonte del mare, l'odoredi un quartiere, una strada particolarmente significativa. L'indagine sul paesaggio interiore mira ad analizzare queiprofondi legami che uniscono intimamente i luoghi alla personalità e al vissuto. Il concetto di paesaggio interiore ètraducibile col termine anglosassone Inscape, (punto di vista interno), usato per la prima volta dal poeta irlandeseGerard Manley Hopkins, per definire quel complesso di caratteristiche che conferiscono unicità ed esclusività adun'esperienza individuale, risultando, così, differente da qualsiasi altra.Testi di riferimento: Barbisio C.G., La rappresentazione del paesaggio, Tirrenia Stampatori, Torino, 1999; Lando F.,(a cura di) Fatto e Finzione. Geografia e Letteratura, Etaslibri, Milano, 1993; Andreotti G., Paesaggi culturali.Teoria e casi di studio, Unicopli, Milano, 1996: Andreotti G., Alle origini del paesaggio culturale. Aspetti difilologia e genealogia del paesaggio, Unicopli, Milano, 1998.

BibliografiaPer comprendere la complessità e le sfaccettature proprie del paesaggio, nella selezione che segue sono presentiautori provenienti da diverse esperienze di studio e di riflessione: non solo testi strettamente scientifici, quindi, maanche filosofici e letterari. ANDREOTTI G.,Paesaggi culturali. Teoria e casi di studio, Unicopli, Milano, 1996.ANDREOTTI G., Alle origini del paesaggio culturale. Aspetti di filologia e genealogia del paesaggio, Unicopli,Milano, 1998.ANDREOTTI G., Paesaggi in movimento, paesaggi in vendita, paesaggi rubati, Artimedia/Trentini, Trento, 2007.ANDREOTTI G., "Per una architettura del paesaggio", Artimedia/Trentini, Trento, 2008 (1ª ediz., 2005).• ARNHEIM R., Il pensiero visivo,Einaudi, Torino, 1974• ASSUNTO R., Il paesaggio e l'estetica, Napoli, Giannini, 1973.• BACHELARD G., La poetica dello spazio, Dedalo, Bari, 1975• BARBISIO C.G., La rappresentazione del paesaggio, Tirrenia Stampatori, Torino, 1999• BIANCHI E., Geografie private. I resoconti di viaggio come lettura del territorio,Unicopli, Milano, 1985• BIANCHI E., Immagine soggettiva e ambiente, Unicopli, Milano,1987• BIASUTTI R., Il paesaggio terrestre, Torino, UTET, 1947 (II ed. 1962).• BLUMEMBERGH.H., La leggibilità del mondo, Il Mulimo, Bologna 1979• BONESIO L., Oltre il paesaggio. I luoghi tra estetica e geofilosofia, Arianna Editrice, Bologna, 2002• BOTTA G., (a cura di), Studi geografici sul paesaggio, Milano, Cisalpino-Goliardica, 1989.• Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi, Torino, 1972.• Gianni Celati, Verso la foce, Feltrinelli, Milano, 1992• CLAVAL P., L'analyse des paysages, "Géographie et Cultures", IV, 13, 1995• COLLOT M., L'Horizon fabuleux, Corti, Parigi, 1988• CORNA-PELLEGRINI G., Dalla percezione alla comprensione del paesaggio geografico, “La nostra Geografia”,

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Fonti e autori delle voci 11

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