padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2004/1/TESI DOTTORA… · Web viewdottorato di...
Transcript of padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2004/1/TESI DOTTORA… · Web viewdottorato di...
DOTTORATO DI RICERCA INEPATOLOGIA SPERIMENTALE E CLINICA - XXV CICLO
Coordinatore Prof. Eugenio Gaudio
DIPARTIMENTO DI SCIENZE ANATOMICHE, ISTOLOGICHE, MEDICO-LEGALI E DELL'APPARATO LOCOMOTORE
SEZIONE DI ANATOMIA UMANA“SAPIENZA”
UNIVERSITÀ DI ROMA
RUOLO DELLA MELATONINA E DEL PATHWAY SU CUI ESSA AGISCE NELLA REGOLAZIONE DELLA CRESCITA
DELL’EPITELIO BILIARE SIA IN CONDIZIONI SPERIMENTALI CHE NELLE COLANGIOPATIE UMANE E NEL
COLANGIOCARCINOMA.
Dott.ssa Anastasia Renzi
Tutor: Prof. Antonio Franchitto
Anno Accademico 2012-2013
1
ABSTRACT
I colangiociti sono cellule epiteliali che rivestono l’albero biliare e che
in condizioni normali sono quiescenti. In condizioni sperimentali
invece, come in seguito a legatura del dotto biliare (BDL) o in alcune
colangiopatie umane (es. cirrosi biliare primitiva-PBC) i colangiociti
vanno incontro ad una marcata proliferazione. Molti fattori, come per
esempio il fattore di crescita vascolare endoteliale (VEGF) e l'ormone
follicolo stimolante (FSH) regolano la crescita dell’albero biliare. La
melatonina è un ormone secreto dalla ghiandola pineale e da altri
tessuti dove agisce da regolatore locale della crescita, come nel tratto
gastroenterico. La melatonina esercita i suoi effetti attraverso due
recettori di membrana (MT1 e MT2) ed è sintetizzata a partire dal
triptofano ad opera di quattro enzimi: triptofano idrossilasi (TPH),
aromatico aminoacido decarbossilasi (AADC), serotonina N-
acetiltransferasi (AANAT) e acetilserotonina O-metiltransferasi
(ASMT). La melatonina agisce modulando l’espressione dei Clock
genes nella ghiandola pineale. Nel fegato la melatonina riduce il
danno ossidativo. Scarse sono le informazioni circa gli effetti della
melatonina sull’epitelio biliare. Lo scopo del presente studio è stato
quello di valutare il ruolo della melatonina nella regolazione della
proliferazione dell’epitelio biliare. A tal fine abbiamo utilizzato ratti
normali e BDL trattati o meno con: i) melatonina, ii) Arilalkilamina-N-
acetiltransferasi (AANAT) mistatch, iii) AANAT Vivo Morpholino per 7
giorni e iiii) nude mice iniettati con la linea cellulare di
colangiocarcinoma (Mz-Cha-1) trattati o meno con melatonina. Sui
campioni epatici dei modelli sperimentali abbiamo valutato: i)
l’espressione della melatonina, dei recettori della melatonina (MT1 e
MT2) e dei Clock genes, la proliferazione e l’apoptosi colangiocitaria,
2
ii) i livelli di adenosina monofosfato ciclico (cAMP) basali e dopo
secretina e iii) la fosforilazione della protein-chinasi-A. In aggiunta,
abbiamo studiato l’espressione dei recettori della melatonina e di
AANAT in frammenti di fegato umano sia normale che affetto da PBC
e da colangiocarcinoma. In vitro, linee cellulari di grandi colangiociti di
topo (LMC), di colangiociti normali umani (H69) e di
colangiocarcinoma (Mz-Cha-1) sono state stimolate con melatonina
per 48h alla concentrazione di 10-11 M, più o meno Luzindolo (MT1
antagonista) o cis-4-Fenil-2-propionamidotetralina (4P-PDOT) (MT1 e
MT2 antagonista). Infine, abbiamo valutato l'effetto
dell’overespressione di AANAT in LMC e in Mz-Cha-1 su
proliferazione, apoptosi e livelli intracellulari di cAMP. I risultati
ottenuti hanno dimostrato che: i colangiociti esprimono gli enzimi
implicati nella sintesi della melatonina, i recettori MT1 e MT2 e i Clock
genes. Il trattamento in vivo con melatonina determina una parziale
inibizione nella proliferazione dell’epitelio biliare in particolare dopo
BDL; la ridotta espressione di AANAT indotta dal Morpholino in ratti
normali e BDL induce un parziale aumento della proliferazione. La
stimolazione in vitro dei colangiociti di topo riduce la crescita
colangiocitaria, diminuzione che è prevenuta dal Luzindolo ma non
dal 4P-PDOT. Anche l’overespressione in vitro di AANAT in LMC
determina la diminuzione della crescita colangiocitaria e dei livelli
intracellulari di cAMP. L’espressione di AANAT e della melatonina è
ridotta nel colangiocarcinoma, mentre aumenta l’espressione dei
recettori MT1 e MT2. Nei nude mice iniettati con linee cellulari di
colangiocarcinoma si assiste alla diminuzione della massa tumorale
in seguito al trattamento con melatonina. L’overespressione di
AANAT nelle cellule Mz-Cha-1 determina la riduzione della
proliferazione e l’aumento dell’apoptosi. Nella PBC si ha l'aumento
3
dell'espressione di AANAT, della melatonina e dei suoi recettori MT1
e MT2 rispetto al fegato umano normale.
Sulla base dei risultati ottenuti, è possibile affermare quindi che la
melatonina svolge un ruolo importante nella regolazione della
proliferazione colangiocitaria in corso di patologie epatiche
colestatiche e nel colangiocarcinoma.
4
ABSTRACT (english)
Cholangiocytes are ephitilial cells which line the biliary tree and that in
normal condition are mitotically quiescient. Under experimental
conditions, such as bile duct ligation (BDL) or in some human
cholangiopathies (eg, primary biliary cirrhosis-PBC) cholangiocytes
undergo a marked proliferation. A number of factors including
Vascular endothelial growth factor (VEGF) and Follicle-stimulating
hormone (FSH) regulate biliary tree growth. Melatonin is secreted by
the pineal gland and other tissues where it acts as a local regulator of
growth, as in the gastrointestinal tract. Melatonin exerts its effects
through two membrane receptors (MT1 and MT2) and is synthesized
from tryptophan by four enzymes: tryptophan-hydroxylase (TPH),
aromatic-amino acid decarboxylase (AADC), serotonin N-
acetyltransferase (AANAT) and acetilserotonin- O-methyltransferase
(ASMT). Melatonin acts by modulating the expression of Clock genes
in the pineal gland. In the liver melatonin reduces oxidative damage.
Little information exists about the effects of melatonin on biliary
epithelium, therefore the aim of this study was to evaluate the role of
melatonin in the regulation of proliferation of biliary epithelium. To this
end, we used normal and BDL rats treated or not with: i) melatonin, ii)
Arilalkilamina-N-acetyltransferase (AANAT) mistatch and iii) AANAT
Vivo Morpholino for 7days and iiii) nude mice injected with the
cholangiocarcinoma cell line (Mz-Cha-1) treated or not with
melatonin. On liver samples of the experimental models we
evaluated: i) the expression of melatonin, the melatonin receptors
(MT1 and MT2) and Clock genes, cholangiocytes proliferation and
apoptosis, ii) basal and secretin Cyclic adenosine monophosphate
(cAMP) levels and Protein Chinase A (PKA) phosphorylation. In
5
addition, we evaluated the expression of melatonin, its receptors and
AANAT also in fragments of normal human liver, cholangiocarcioma
and PBC. In vitro, large mouse cholangiocytes (LMC), normal human
cholangiocytes (H69) and cholangiocarcinoma cell line (Mz-Cha-1)
were treated with melatonin 10-11 M for 48h, plus or minus Luzindole
(MT1 antagonist) or cis-4-Phenyl-2-propionamidotetralin(4P-PDOT)
(MT1 and MT2 antagonist); Finally, we evaluated the effects of
AANAT overexpression in LMC and in Mz-Cha-1 on proliferation,
apoptosis and cAMP pathway. The results obtained showed that:
cholangiocytes expess AANAT, melatonin and its receptors MT1 and
MT2 and Clock genes. Chronic administration of melatonin in vivo
decreased cholangiocytes proliferation after BDL, and the down-
regulation of AANAT in Normal and BDL AANAT Morpholino treated
rats increased proliferation. In vitro, melatonin decreased LMC
proliferation, decreased which is blocked by Luzindole but not by (4P-
PDOT). Overexpression of AANAT in LMC decreased cholangiocytes
proliferation, and the intracellular cAMP levels. The expression of
AANAT and melatonin decreased in cholangiocarcinoma, instead
increased is the expression of MT1 and MT2. In nude mice injected
with CCA cell lines the tumor decreased after treatment with
melatonin. Overexpression of AANAT in Mz-Cha-1 decreased
proliferation and increased apoptosis. In PBC the expression of
AANAT, melatonin and its receptors increased if compared to normal.
Based on the results obtained, we can say that melatonin plays an
important role in the regulation of cholangiocytes proliferation during
cholestatic liver diseases and cholangiocarcinoma.
6
INTRODUZIONE
Vie biliariLe vie biliari originano a livello del polo biliare degli epatociti
responsabili della produzione della bile. Una volta prodotta, la bile è
secreta nel lume dei canalicoli biliari. I canalicoli biliari sono piccoli
spazi di 0.5–2 µm delimitati da semplici introflessioni della membrana
plasmatica dei poli biliari di epatociti adiacenti. Il polo biliare
dell’epatocita che delimita il canalicolo biliare è fornito di numerosi e
brevi microvilli sporgenti nel lume ed è isolato dal polo vascolare ad
opera di complessi giunzionali (zone occludenti)1.
In prossimità del polo biliare, il citoscheletro dell’epatocita presenta
numerosi microfilamenti prevalentemente costituiti da proteine
contrattili che, posti in prossimità del canalicolo, favoriscono il
decorso della bile lungo i canalicoli stessi. I canalicoli biliari dalla
regione centrolobulare si portano in prossimità degli spazi portobiliari
e raggiungono i canali di Hering1-5.
Il punto in cui i canalicoli biliari si continuano con i canali di Hering
viene definito giunzione duttulo-canalicolare. A livello di tale
giunzione, la parete delle vie biliari è in parte formata da
colangiocitied in parte da epatociti. In questa sede, sono state inoltre
identificate cellule parzialmente indifferenziate, le cellule progenitrici
epatiche. Esse vanno a costituire un compartimento staminale
residente nel fegato in grado di differenziarsi sia verso la linea
colangiocitaria che verso la linea epatocitaria4.
I canali di Hering costituiscono quindi i punti di raccordo anatomico e
fisiologico tra canalicoli biliari e dotti biliari interlobulari dello spazio
portale. La parete di tali canali è costituita da poche (3 o 4) cellule
epiteliali cubiche, o colangiociti, che poggiano su una sottile lamina
7
propria6.
Ai canali di Hering fanno seguito i dotti interlobulari, la cui parete è
costituita da uno strato continuo di colangiociti di forma cilindrica1. I
dotti interlobulari hanno un diametro compreso tra 15 e 100 µm e si
affiancano, all’interno degli spazi portobiliari, alle ramificazioni
dell’arteria epatica, della vena porta, dei nervi e dei vasi linfatici. Tali
dotti si portano in condotti di calibro progressivamente maggiore fino
a formare due voluminosi condotti intraepatici (dotto epatico destro e
sinistro) che drenano rispettivamente il lobo epatico destro e sinistro
del fegato e che, a livello dell’ilo, danno origine alle vie biliari
extraepatiche7,8,9.
I dotti biliari intraepatici si possono classificare nell’uomo in base al
diametro: grandi dotti (>800 µ), e progressivamente dotti segmentali,
zonali, settali, interlobulari(15-100 µ) e duttuli (<15 µ). Alle vie biliari
intraepatiche fanno seguito le vie biliari extraepatiche, esse hanno
un’organizzazione ed una struttura del tutto caratteristiche1.
Infatti, nell’uomo sono costituite dai dotti epatici destro e sinistro.
Questi a livello dell’ilo epatico, si uniscono andando a formare il dotto
epatico comune che, a sua volta si unisce al dotto cistico proveniente
dalla cistifellea o colecisti1.
Da questa confluenza ha origine il dotto coledoco che, percorrendo il
legamento epato-duodenale, passa posteriormente alla prima
porzione del duodeno e alla testa del pancreas e penetra nella
seconda porzione duodenale per sboccare nell’ampolla duodenale
maggiore insieme al dotto pancreatico principale1.
Dotto epatico destro e sinistro, dotto epatico comune costituiscono la
via biliare principale, mentre la cistifellea e il dotto cistico
rappresentano la via biliare accessoria1.
Studi morfologici condotti su sezioni di fegato di ratto hanno
8
dimostrato che le vie biliari intraepatiche si dividono in: piccoli dotti
(<15 µm di diametro) delimitati da piccoli colangiociti; e grandi dotti
(>15 µm di diametro) delimitati da grandi colangiociti7,8,10.
In particolare si è visto che le vie biliari intraepatiche nel ratto sono
costituite da dotti di differenti dimensioni da 5 a 200 µm di diametro
delimitati da colangiociti eterogenei per dimensioni da 8 a 15 µm2.
Nel ratto, la via biliare extraepatica è caratterizzata dall’assenza della
cistifellea: infatti, i dotti provenienti dai lobi epatici si uniscono tra di
loro a formare il dotto biliare o coledoco che sbocca direttamente nel
primo tratto dell’intestino tenue9.
Le vie biliari sono irrorate da rami terminali dell’arteria epatica, che
costituiscono un complesso sistema vascolare denominato Plesso
Peribiliare (PPB). Il Plesso Peribiliare, si estende fino ai dotti
interlobulari e termina nei sinusoidi epatici, sia direttamente attraverso
rami lobulari, che indirettamente attraverso rami della vena porta o
rami prelobulari9,11,12.
Le modalità di terminazione dell’arteria epatica e la dimostrazione
dell’esistenza di un Plesso Peribiliare prima dello sbocco dell’arteria
nella rete sinusoidale è stata resa possibile attraverso l’osservazione
di calchi microvascolari con il Microscopio Elettronico a
Scansione10,11.
Inoltre numerosi studi effettuati sul ratto hanno dimostrato che i piccoli
ed i grandi dotti biliari presentano una differente vascolarizzazione.
Infatti, il Plesso Peribiliare è maggiormente esteso a livello dei grandi
dotti biliari. La conseguente differenza di apporto ematico influenza
fortemente le capacità metaboliche e le funzioni dei dotti biliari di
calibro diverso e dei colangiociti che ne costituiscono le pareti12,13.
Infine, da un punto di vista fisiologico, il Plesso Peribiliare è
fondamentale nel permettere l’attivo riassorbimento e quindi la
9
modificazione della bile da parte dei colangiociti. In particolare, esso
consente di riassorbire sostanze presenti nella bile e di ricondurle,
attraverso il letto sinusoidale, in prossimità del polo vascolare degli
epatociti12.
Nell’uomo le vie biliari intra- ed extraepatiche sono innervate da nervi
del sistema nervoso autonomo che originano dal plesso celiaco (fibre
simpatiche) e dal nervo vago (fibre parasimpatiche). Accanto ai
classici neurotrasmettitori (adrenalina, noradrenalina ed acetilcolina),
le fibre neurovegetative rilasciano nel fegato numerosi altri
neuropeptidi come il Neuropeptide Y (NPY), il Calcitonin Gene-
Related Peptide (CGRP), la somatostatina, il Vasoactive Intestinal
Polipeptide (VIP), l’encefalina e la bombesina. Molti di questi
neuropeptidi si sono dimostrati capaci di influire in senso stimolatorio
od inibitorio l’attività funzionale dei colangiociti14-18.
Colangiociti: funzioni e loro regolazioneI colangiociti sono le cellule epiteliali che costituiscono la parete delle
vie biliari. Sia nel ratto che nell’uomo si presentano come cellule
eterogenee per quanto concerne la loro dimensione che può variare
da 3 a 15 µm2 in relazione al diametro dei dotti in cui si trovano7,8,10.
Tale eterogeneità di dimensioni corrisponde ad ulteriori differenze
morfologiche, ultrastrutturali, antigeniche, funzionali e proliferative7,8,10.
Infatti, morfologicamente, i piccoli colangiociti possiedono forma
cuboidale e sono caratterizzati dal possedere un grande nucleo e
scarso citoplasma. Tale aspetto è tipico di cellule poco differenziate. I
grandi colangiociti invece hanno forma cubica-colonnare, presentano
un nucleo piccolo ed abbondante citoplasma7,8,10. Entrambi esprimono
la citocheratina 7 e 19, la fosfatasi alcalina e soltanto i grandi
colangiociti il recettore per la secretina.
10
I colangiociti rappresentano le cellule target di un gruppo di patologie
croniche colestatiche del fegato che prendono il nome, nel
complesso, di colangiopatie. Le colangiopatie sono caratterizzate
dalla progressiva scomparsa dei dotti biliari intraepatici che conduce
ad una severa duttopenia negli stadi terminali. Negli stadi precoci di
tali malattie, la scomparsa dei dotti biliari viene compensata dalla
proliferazione dei dotti sopravvissuti. La progressione del quadro
patologico è legata al bilancio tra i fenomeni di morte e di
proliferazione cellulare; pertanto, gli stadi terminali sono
contraddistinti dall’incapacità dei fenomeni proliferativi di far fronte
alla continua perdita dei colangiociti19,20. Per tali ragioni un numero
sempre crescente di studi ha posto l’attenzione sui meccanismi di
proliferazione dei colangiociti nel tentativo di individuare possibili
strategie terapeutiche per sostenere e supportare un’efficace
proliferazione dei dotti biliari intraepatici e ritardare l’evoluzione del
quadro patologico. Dal punto di vista sperimentale, un utile modello
animale per lo studio della proliferazione delle vie biliari intraepatiche
è rappresentato dalla legatura delle vie biliari (bile duct ligation: BDL)
nel ratto che determina una selettiva proliferazione dei dotti biliari
intraepatici. Tale proliferazione è responsabile dell’incremento della
massa dei dotti biliari intraepatici e dei colangiociti che arrivano a
rappresentare fino al 30% delle cellule parenchimali del fegato
(normalmente ne rappresentano il 2%)21,22. La proliferazione dei
colangiociti fa parte della cosiddetta “ductular reaction”, termine che
indica la proliferazione di una popolazione di cellule epiteliali
all’interfaccia tra epatociti e spazio portale costituita da colangiociti,
cellule progenitrici epatiche ed epatociti4,18,23. Diversi studi
sperimentali hanno definito quattro tipi di proliferazione
colangiocitaria18.
11
1. Proliferazione di tipo I o tipica: rappresenta una reazione
iperplastica che comporta un aumento, confinato nello spazio
portale, del numero dei dotti biliari intraepatici. I colangiociti
proliferanti formano strutture tubulari ben differenziate che
presentano un lume ben definito4,24. Nel ratto una proliferazione
“tipica” viene osservata in diverse condizioni sperimentali quali, ad
esempio, la legatura delle vie biliari (BDL)25, l’epatectomia
parziale24 ed il trattamento cronico con L-prolina26. Inoltre, la
proliferazione “tipica” può essere ottenuta anche con la
somministrazione in acuto di alte dosi di CCL4 e con la
somministrazione cronica di α-naphthyl isothiocyanato (ANIT) o di
sali biliari. Nell’uomo, una proliferazione colangiocitaria tipica può
essere osservata in corso di una colestasi ostruttiva acuta di grado
severo e nelle prime fasi delle patologie colestatiche croniche.
Questo tipo di proliferazione sembra essere dovuta
all’allungamento dei dotti biliari preesistenti localizzati negli spazi
portali e ciò è confermato da diverse evidenze sperimentali nel
ratto e nell’uomo18,27.
2. Proliferazione di tipo II o atipica: nel ratto si presenta in seguito a
somministrazione di tetracloruro di carbonio28; nell’uomo è
presente dopo necrosi epatica massiva, epatopatia alcolica,
iperplasia nodulare focale e nelle patologie colestatiche croniche
quali cirrosi biliare primitiva e colangite sclerosante primitiva18,29; è
caratterizzata da una proliferazione irregolare dei dotti biliari
intraepatici non confinata nello spazio portale ma estesa nella
zona periportale e nel parenchima epatico adiacente e capace di
costituire occasionalmente cordoni cellulari con gli epatociti.
Questo tipo di proliferazione determina la formazione di strutture
duttulari irregolari e tortuose che non possiedono un lume ben
12
definito e sono associate ad infiammazione e ad infiltrazione di
polimorfonucleati neutrofili; inoltre tali dotti neoformati non sono
funzionalmente efficienti. A differenza della proliferazione “tipica”,
nella proliferazione di tipo II è stata descritta la presenza di cellule
di transizione con caratteristiche fenotipiche sia di colangiociti sia
di epatociti. Tale riscontro è a favore dell’ipotesi che la
proliferazione atipica sia un fenomeno di metaplasia e che possa
quindi originare dal compartimento delle cellule progenitrici
epatiche piuttosto che rappresentare una replicazione dei dotti
preesistenti18,29.
3. Proliferazione di tipo III: è una proliferazione massiva ad origine
dal compartimento delle cellule progenitrici epatiche in seguito a
necrosi epatica submassiva18.
4. Proliferazione di tipo IV (“oval cell” proliferation): è caratteristica
degli stadi precoci della carcinogenesi nel fegato di ratto ed è
causata da numerosi composti chimici. È caratterizzata dalla
formazione di strutture tubulari irregolari e disorganizzate, con un
lume non ben definito, che si aggettano all’interno del lobulo
epatico con alterazione dell’architettura dell’intero parenchima18.
Tale classificazione della proliferazione colangiocitaria é basata
soprattutto su studi sperimentali; nella patologia umana la distinzione
tra proliferazione “tipica” e “atipica” non é di facile applicazione.
Numerosi fattori di crescita, ormoni e neuropeptidi sono coinvolti nella
regolazione della proliferazione dei colangiociti (Tabella 1). Lo stimolo
proliferativo sembra essere legato sia all’aumento della pressione
all’interno del lume dei dotti biliari intraepatici sia a numerosi fattori
bioumorali che sembrano giocare un ruolo importante30.
13
Fattori di Crescita e Citochine
E’ stato dimostrato che l’epidermal growth factor (EGF), l’hepatocyte
growth factor (HGF), l’Insulin-like Growth Factor 1 (IGF1),
l’interlukina-6 (IL-6), l’interlukina-1α, il tumor necrosis factor α (TNF-α)
e il Vascular Endothelial Gowth Factor (VEGF) sono capaci di
stimolare in vitro ed in vivo la proliferazione dei colangiociti (Tabella
1)18,31,32.
Estrogeni e asse GH – IGF1.
È noto che gli ormoni steroidei sessuali sono in grado di influenzare lo
sviluppo e il decorso di patologie epatiche33. È stato dimostrato come
i colangiociti siano cellule estrogeno-sensibili in grado di esprimere
entrambe i recettori per gli estrogeni (ER-α ed ER-β) a differenza
degli epatociti che esprimono solo il recettore ER-α22 (Tabella 1).
Anche l’IGF1 è in grado di regolare la proliferazione colangiocitaria.
Infatti, l’IGF1 è un peptide circolante (di cui il fegato rappresenta la
fonte produttiva principale) che agisce localmente come fattore di
crescita dalle molteplici funzioni endocrine, paracrine ed autocrine34,35
(Tabella 1).
L’IGF1 è sintetizzato dal fegato sotto il controllo ipofisario del GH
(Growth Hormone) che, dopo essersi legato a recettori specifici (GH-
R), induce la sintesi e il rilascio in circolo di IGF1 in grado di giocare
un ruolo chiave nell’accrescimento postnatale di numerosi organi.
Pertanto, nei colangiociti si assiste ad una complessa interazione tra
estrogeni ed IGF1 che assieme intervengono nella modulazione dei
processi di proliferazione, apoptosi e differenziazione cellulare
favorendo i processi di riparazione tissutale34,36 (Tabella 1).
Neuropeptidi
14
L’attività e la proliferazione dei colangiociti sono regolate dal sistema
nervoso vegetativo, parasimpatico ed ortosimpatico, in modo
coordinato. Tali cellule, infatti, esprimono il recettore per l’acetilcolina
che è responsabile del controllo dei processi di secrezione. Il sistema
nervoso parasimpatico svolge inoltre un importante ruolo nel regolare
la proliferazione cellulare come mostrato nel ratto BDL dopo
vagotomia. Questo modello è caratterizzato dalla riduzione delle
cellule in proliferazione e dall’aumento di quelle in apoptosi; tale
effetto sembra essere legato alla regolazione dell’attività
dell’adenilatociclasi e conseguentemente dei livelli intracellulari di
cAMP che ha un ruolo fondamentale nel sostenere la proliferazione e
prevenire l’apoptosi37. I livelli intracellulari di cAMP sono inoltre sotto il
controllo dalla somatostatina, i cui recettori SSTR2 sono presenti nei
colangiociti murini ed umani; nel ratto BDL, la somatostatina agisce
come inibitore della proliferazione colangiocitaria mediante l’inibizione
dell’adenilatociclasi38. Nel ratto sottoposto ad epatectomia parziale, la
conservazione dell’innervazione simpatica è un requisito
fondamentale per la rigenerazione epatocitaria e colangiocitaria; i
colangiociti del ratto esprimono sia recettori adrenergici sia
dopaminergici e ciò sottolinea il ruolo anche del sistema ortosimpatico
nel regolare le funzioni e la proliferazione delle cellule dei dotti
biliari39.
La gastrina è un ormone polipeptidico prodotto dalle cellule G dello
stomaco con funzione principale di regolare la secrezione gastrica.
Tale ormone diminuisce la secrezione di bile e i livelli di cAMP indotti
da secretina mediante l’interazione con i suoi recettori CCK-A e CCK-
B presenti sulla membrana basolaterale dei colangiociti40.
Sali Biliari
15
Infine, anche i sali biliari sono in grado di influenzare la proliferazione
dei dotti biliari. Infatti, nel ratto BDL i colangiociti risultano molto
sensibili alle variazioni della composizione del pool dei sali biliari. E’
stato infatti dimostrato che mentre il Litocolato, il Taurocolato ed il
Taurolitocolato favoriscono la proliferazione dei colangiociti,
l’Ursodesossicolato ed il Tauroursodesossicolatone ne inibiscono la
proliferazione (Tabella 1)41.
Tabella 1. Principali fattori che regolano la proliferazione dei
colangiociti.
Fattori di crescita ecitochine
IGF-1
EGF
HGF
TGF-α
TNF-α
VEGFs
TGF-β
OrmoniE neuropeptidi
Estrogeni
Secretina
Acetilcolina
Gastrina
Somatostatina
Sali BiliariLitocolato
Taurocolato
Taurolitocolato
Ursodesossicolato
Tauroursodesossicolato
Apoptosi e colangiociti
Nelle vie biliari intraepatiche normali umane, i colangiociti in apoptosi
variano per numero e distribuzione oltre che per l’espressione delle
16
diverse proteine del pathway mitocondriale dell’apoptosi: infatti,
maggiore è il diametro del dotto biliare intraepatico e, maggiore è il
numero di cellule in apoptosi; ciò enfatizza la differente attività
cellulare dei colangiociti che varia a seconda della posizione
anatomica da essi occupata all’interno delle vie biliari. Nel fegato
umano normale, infatti, è stato visto che l’espressione delle proteine
del pathway mitocondriale dell’apoptosi varia nelle diverse porzioni
dell’albero biliare, in particolare le cellule dei piccoli dotti interlobulari
esprimono diffusamente le proteine anti-apoptotiche Bcl2, Bcl-Xl e
mcl-1 che, di contro, sono poco espresse nelle cellule dei grandi dotti
biliari e dei dotti biliari settali; la proteina pro-apoptotica Bax risulta
invece espressa diffusamente lungo tutto l’albero biliare. Il balance tra
l’espressione di Bax e di Bcl2 è diverso nei grandi dotti biliari se
paragonato ai piccoli dotti interlobulari; infatti nei grandi dotti biliari il
balance tra proteine anti-(Bcl2) e pro-(Bax) apoptotiche è a favore di
quest’ultime, contrariamente a quanto avviene nei piccoli dotti biliari.
Ciò potrebbe spiegare la differente distribuzione del numero dei
colangiociti in apoptosi lungo le vie biliari e la loro prevalenza nei dotti
di diametro maggiore42. L’apoptosi può essere determinata da
numerosi fattori quali la deprivazione di fattori di crescita, processi
immuno-mediati, agenti infettivi e sostanze tossiche30. Il ruolo
dell’apoptosi nei colangiociti e nella patofisiologia di queste cellule è
ad oggi di grande interesse scientifico. Nella patologia umana è molto
importate il ruolo della morte programmata nella patogenesi e nella
progressione delle colangiopatie ed in particolare nella cirrosi biliare
primitiva in cui l’evoluzione verso la fase duttopenica è legata al
balance tra fenomeni proliferativi e fenomeni apoptotici con la
prevalenza di questi ultimi43,44.
17
ColangiopatieI colangiociti hanno fisiologicamente bassa attività replicativa ma, in
alcune condizioni patologiche, come nelle cosiddette colangiopatie
anche note come “Vanishing Bile Duct Syndromes”, essi diventano le
cellule target andando incontro a processi proliferativi seguiti poi da
aumentata apoptosi. Le “Vanishing Bile Duct Syndromes”, sono infatti
caratterizzate dalla progressiva scomparsa dei dotti biliari seguita da
grave grado di duttopenia e quindi gravissime conseguenze per la
funzionalità epatica. E’ stato visto che le colangiopatie sono
responsabili di oltre il 20% dei trapianti di fegato negli adulti e
dell’80% delle indicazioni di trapianto di fegato in età pediatrica.
Esempi di colangiopatie sono la Cirrosi Biliare Primitiva (PBC)43 e la
Colangite Sclerosante Primitiva (PSC)40.
La Cirrosi Biliare Primitiva (CBP)
La cirrosi biliare primitiva è una malattia del fegato di tipo
autoimmune, di cui non si conosce ancora la precisa eziopatogenesi,
che colpisce maggiormente le donne tra i 35 a 60 anni45. Dal punto di
vista istologico, è caratterizzata da infiammazione portale con
progressiva distruzione dei dotti biliari intraepatici e successiva
fibrosi, cirrosi e fallimento epatico46. Tali alterazioni si presentano con
un grado di severità e con una velocità di progressione differente da
paziente a paziente. L’evoluzione della patologia comporta la
progressiva perdita dei dotti biliari intraepatici con la successiva
riduzione della secrezione biliare e la mancata eliminazione di
sostanze tossiche dal fegato responsabili di un ulteriore danno
epatico. La cronicità del processo patologico determina
progressivamente fibrosi e conseguente cirrosi epatica con
l’evoluzione finale verso l’insufficienza epatica46.
18
La cirrosi biliare primitiva può essere suddivisa in quattro stadi non
sempre nettamente distinguibili e, possono essere
contemporaneamente presenti quadri istologici imputabili a tutti gli
stadi46,47.
Nel I stadio (stadio colangitico), le alterazioni interessano soprattutto i
dotti biliari interlobulari e l’epitelio biliare si presenta danneggiato. Gli
spazi portali coinvolti sono allargati e infiltrati da cellule infiammatorie.
Gli epatociti risultano scarsamente interessati dal processo in atto e
mancano i segni di colestasi21,48.
Nel II stadio (stadio della proliferazione duttulare), ha inizio la sclerosi
delle pareti dei dotti biliari interlobulari; caratterizzata dalla inefficace,
proliferazione dei dotti biliari; in questo stadio sono inoltre evidenti i
segni di colestasi intralobulare18,48.
Il III stadio (stadio della fibrosi o precirrotico) è caratterizzato dalla
riduzione della flogosi periportale e periduttale e dalla progressiva
comparsa di fibrosi inter- e perilobulare con l’iniziale formazione di
setti senza rigenerazione nodulare; la progressiva distruzione ed
ostruzione dei dotti interlobulari è responsabile della gravità della
colestasi.
Il IV stadio (stadio cirrotico) è il solo stadio in cui il termine cirrosi
biliare è appropriato ed è istologicamente caratterizzato dalla
progressione ed all’aggravarsi della fibrosi con la comparsa di
fenomeni rigenerativi epatocellulari sotto forma di noduli; noduli che
conferiscono all’organo un aspetto simil cirrotico o francamente
cirrotico. Inoltre, caratteristica fondamentale di questo stadio è la
duttopenia che si presenta particolarmente marcata con una drastica
riduzione dei dotti biliari interlobulari19,20,29,43; Nella maggior parte dei
casi, la PBC progredisce lentamente, anche se l’età avanzata, gli
elevati livelli sierici di bilirubina, la diminuzione di quelli dell’albumina
19
insieme allo sviluppo di cirrosi, possono contribuire ad accorciare la
sopravvivenza del paziente. Farmaci immunosoppressivi e anti-
infiammatori vengono utilizzati per il trattamento di questa
colangiopatia, basandosi sulla sua patogenesi autoimmune, ma una
cura soddisfacente per la completa risoluzione della malattia ancora
non è disponibile. Ad oggi, solo l’acido ursodeossicolico contribuisce
a prevenire o ritardare la necessità di un trapianto di fegato49.
Il Colangiocarcinoma
Il colangiocarcinoma o carcinoma colangiocellulare (CCA) è un
tumore altamente maligno che si sviluppa dalla trasformazione
maligna di colangiociti intra o extraepatici con prognosi devastante.
Tenendo conto della sede da cui origina, il colangiocarcinoma può
essere classificato in extraepatico ed intraepatico. La forma
extraepatica interessa il coledoco o i dotti epatici. La forma
intraepatica origina dai dotti biliari intraepatici e si presenta
generalmente come lesione epatica occupante spazio. E’ una delle
neoplasie a prognosi più infausta; infatti, la sopravvivenza media è
del 7-8% a 5 anni dalla diagnosi50.
Il colangiocarcinoma, inoltre, è una neoplasia per la quale in tutto il
mondo è segnalato un progressivo incremento di incidenza e
prevalenza51. La forma extraepatica è la più comune con una
frequenza che va dall’80% al 90%. Nella maggior parte dei casi, il
colangiocarcinoma si presenta senza evidenti fattori causali. Tuttavia,
in una minoranza di casi, sono noti fattori di rischio quali precedenti
condizioni predisponenti, abitudini e stili di vita oppure esposizioni a
fattori ambientali che aumentano la probabilità di sviluppare il
tumore51,52. In particolare, tutti i principali fattori di rischio identificati
hanno in comune un processo di infiammazione cronica delle vie
20
biliari e tra questi abbiamo:
colangite sclerosante primitiva : una malattia nella quale i dotti biliari
intraepatici ed extraepatici si presentano “stenotici” in seguito ad un
quadro infiammatorio cronico che provoca la formazione di tessuto
cicatriziale; tale restringimento ostacola il deflusso della bile che si
accumula nel fegato, danneggiando ulteriormente le sue cellule25,28;
malformazioni cistiche delle vie biliari (malattia di Caroli e cisti
coledociche): determinano un reflusso e una stasi delle secrezioni
biliari e pancreatiche con la conseguente formazione di calcoli e
possibile superinfezione batterica25,28.
infestazioni parassitarie : frequente nei Paesi Orientali, di solito
determinata dal parassita Fascicola Epatica che è collegata al
consumo di pesce crudo o poco cotto ed è responsabile della
cosiddetta colangioepatite d’Oriente28,53.
cirrosi epatica : caratterizzata da degenerazione e rigenerazione
nodulare del fegato; è più frequentemente dovuta ad abuso di alcol
oppure all’infezione cronica da virus dell'epatite B (HBV) o C (HCV)
oppure ad alcune rare malattie ereditarie del metabolismo, come
l'emocromatosi, la tirosinemia, il deficit di alfa-1 tripsina,
l'ipercitrullinemia, la glicogenosi e il morbo di Wilson28,53.
litiasi biliare: caratterizzata dalla formazione di calcoli di dimensioni
variabili da pochi millimetri a qualche centimetro all’interno della
colecisti. E’ una patologia a maggiore diffusione nel sesso
femminile in associazione spesso a gravidanze multiple, obesità o
drastici cali ponderali54,55.
esposizione ad agenti fisici e chimici : in particolare radon, asbesto,
thorotrast, nitrosammine e diossina28,53;
obesità: è considerata fattore di rischio per lo sviluppo del
colangiocarcinoma extraepatico28,53;
21
fumo di tabacco: non può essere considerato un fattore di rischio
per la popolazione generale, ma è associato allo sviluppo di
colangiocarcinoma in pazienti con PSC28,53.
A tutt’oggi, scarse sono le conoscenze sulla biologia del
colangiocarcinoma, in particolare delle alterazioni genetiche che
potrebbero essere alla base del colangiocarcinoma. L'identificazione
di difetti genetici associati allo sviluppo di tumore potrebbe permettere
di identificare individui ad alto rischio (ad esempio pazienti con CSP a
rischio di sviluppare colangiocarcinoma) o di fare uno screening sui
familiari di pazienti con tumore. Questo potrebbe aggiungere
informazioni prognostiche ai metodi tradizionali per la stadiazione dei
pazienti e per migliorare la predittività dell'andamento clinico della
malattia28,53.
Il colangiocarcinoma è un adenocarcinoma che come già detto ha
origine dall’epitelio delle vie biliari e nelle forme ben differenziate
ricorda assai da vicino i dotti biliari28,53. E’ possibile trovare muco nei
citoplasmi delle cellule tumorali e nei lumi simil-ghiandolari; talvolta la
diagnosi differenziale rispetto a metastasi epatiche da
adenocarcinomi dell’intestino può essere assai ardua. Una
caratteristica importante dal punto di vista differenziale è
rappresentata dalla ricchezza di connettivo fibroso, questo può talora
conferire al tumore un aspetto scirroso, ed è responsabile della
notevole consistenza della massa neoplastica. Più del 90% dei
colangiocarcinomi sono ben differenziati e sono classificati come
adenocarcinomi mucino-secernenti56.
Macroscopicamente il colangiocarcinoma può presentarsi come
tumore sclerosante, nodulare, misto o come tumore papillare. Il
colangiocarcinoma papillare è associato ad una prognosi migliore. La
sopravvivenza è in relazione al grado di differenziazione tumorale,
22
certamente un colangiocarcinoma ben differenziato ha una
sopravvivenza maggiore (più di 10 mesi), di un colangiocarcinoma
anaplastico che ha una sopravvivenza inferiore a 2 mesi. Studi
recenti hanno dimostrato una peggiore prognosi nei giovani con età
inferiore ai 40 anni che non nei pazienti anziani, dopo la resezione di
un colangiocarcinoma intraepatico57,58. Il colangiocarcinoma ha un’alta
frequenza di metastasi a distanza. Queste si hanno prevalentemente
per via linfatica, con diffusione ai linfonodi dell’ilo epatico e di altre
stazioni addominali e toraciche.
I segni e i sintomi clinici di presentazione del colangiocarcinoma
dipendono dalla sede del tumore. L’ittero è frequentemente un segno
iniziale dei tumori delle vie biliari extraepatiche mentre è meno
frequente nei pazienti con colangiocarcinoma intraepatico. Altre
presentazioni cliniche comuni in caso di ostruzione biliare sono: le
feci poco colorate e cretacee, le urine di colore scuro, il prurito;
inoltre, segni clinici tipici sono l’aumento del volume del fegato, anche
sotto forma di massa nella regione addominale superiore destra
talora associata a dolore, la perdita di peso e la febbre58. La diagnosi
di colangiocarcinoma non risulta sempre semplice, specie quando
vengono a mancare le manifestazioni tipiche (ittero, dolore,
alterazione di feci e urine ipercromiche) che allarmano il paziente e lo
inducono a rivolgersi al medico e a sottoporsi agli accertamenti del
caso. Nel sospetto di presenza di una neoplasia delle vie biliari
occorre effettuare una serie di esami clinici, ematici e strumentali che
consentano di giungere a una rapida e corretta diagnosi di conferma
o di esclusione della malattia oncologica. Tra gli esami di laboratorio
risulta utile il dosaggio della bilirubina, della fosfatasi alcalina, della
glutamiltrasferasi, nonché dei marcatori tumorali CEA e soprattutto
CA 19.9, i cui valori sembrano importanti anche per escludere residui
23
di tessuto tumorale dopo l’exeresi chirurgica, per documentare
un’iniziale recidiva della malattia o per valutare gli effetti delle terapie
mediche, in particolar modo della chemioterapia58.
Scarse sono le conoscenze sulla biologia del colangiocarcinoma il
quale è caratterizzato da una notevole resistenza ai comuni
chemioterapici tanto che allo stato attuale sembrano scarsi i
trattamenti in grado di migliorare la prognosi di questa neoplasia.
Anche a causa della mancanza di sufficiente conoscenza dei
meccanismi intracellulari che regolano la crescita del
colangiocarcinoma, non sembrano esistere ancora per questa
neoplasia trattamenti efficaci59. Alla base dello sviluppo e della
crescita del colangiocarcinoma c'è molto probabilmente uno squilibrio
tra i meccanismi che regolano la proliferazione dei colangiociti e quelli
che ne regolano l'apoptosi60,61, squilibrio che porta ad una crescita
non controllata delle cellule neoplastiche. Come già descritto, la
proliferazione dei colangiociti è regolata da numerosi fattori tra cui
ormoni (secretina, gastrina), neuropeptidi (somatostatina, dopamina,
acetilcolina), fattori di crescita e sali biliari60.
Tuttavia, il ruolo di queste sostanze nella patogenesi e nella
modulazione della proliferazione del colangiocarcinoma e delle
colangiopatie in genere è poco nota. Alcuni studi sembrano suggerire
che neuropeptidi ed ormoni possano svolgere un ruolo importante
nella biologia del colangiocarcinoma e delle colangiopatie62,63.
Grande risalto è stato dato al ruolo degli ormoni sessuali nella
regolazione della proliferazione maligna e non dei colangiociti64,65. In
particolare, è noto che gli estrogeni svolgano un ruolo importante nel
favorire la proliferazione delle cellule neoplastiche che ne esprimono i
recettori.
Gli estrogeni potrebbero agire sulla proliferazione delle cellule
24
neoplastiche anche potenziando l'effetto di ulteriori fattori di crescita64.
Tra i fattori di crescita, l'IGF1 ha un ruolo chiave nella patogenesi
neoplastica come dimostrato dalla stretta correlazione tra i suoi livelli
nel sangue e la rapidità di crescita di numerosi tumori65,66. Infine,
recentemente grande risalto è stato dato al ruolo della melatonina
nella patogenesi tumorale e delle colangiopatie63,67.
MelatoninaLa melatonina è un ormone secreto prevalentemente dalla ghiandola
pineale9 e da altri tessuti come ad esempio quelli del tratto
gastrointestinale dove agisce da regolatore locale della crescita63. La
melatonina è sintetizzata a partire dal triptofano da quattro enzimi:
triptofano idrossilasi (TPH), aromatico aminoacido decarbossilasi
(AADC), serotonina N-acetiltransferasi (AANAT) e acetilserotonina O-
metiltransferasi (ASMT)63,68. Essa esercita i suoi effetti interagendo
con due recettori di membrana legati a proteina G, il recettore 1A e
1B della melatonina (MT1 e MT2) modulando secondi messaggeri
intracellulari come il cAMP, molecola chiave nella regolazione delle
funzioni dei grandi colangiociti, e il Ca2+, un importante molecola di
segnale in grado di regolare le funzioni dei piccoli colangiociti16. Infatti
è stato visto che l’interazione della melatonina con il proprio recettore
inibisce i livelli di cAMP in svariati tipi di cellule incluse le cellule
pancreatiche di ratto55. I recettori della melatonina sono presenti a
livello del sistema nervoso centrale69 così come in alcuni tessuti
periferici compreso il piccolo intestino e gli epatociti70,71. Nel fegato la
melatonina riduce il danno ossidativo, attenua la proliferazione e
stimola l’apoptosi degli epatociti in ratti sottoposti ad epatectomia
parziale72. La melatonina migliora la fibrosi epatica e lo stress-
ossidativo sistemico in ratti BDL colestatici52,73. Scarse sono le
25
informazioni riguardo il ruolo ed i meccanismi d’azione tramite cui la
melatonina modula l’iperplasia biliare nei ratti colestatici. La
melatonina regola inoltre la mitosi cellulare modulando il ritmo
circadiano che a sua volta è regolato da un set di Clock genes: Period
1, 2, e 3 (PER1–3); Cryptochrome 1 e 2 (CRY1 e CRY2); CLOCK;
BMAL1 e BMAL274. Per esempio è stato visto che la melatonina ha
azione antiproliferativa nel tumore della mammella in quanto è in
grado di risincronizzare i Clock genes65. Diversi studi hanno
dimostrato che la secrezione di melatonina è compromessa in
pazienti affetti da tumore della mammella, tumore dell’endometrio e
tumore del colon retto67,75,76, suggerendo che ridotti livelli di
melatonina sono legati all’aumentata incidenza di diversi tipi di
tumore. Tuttavia non esistono dati riguardo il ruolo della melatonina
come regolatore autocrino della crescita del colangiocarcinoma. E’
stato inoltre dimostrato che la melatonina svolge azione
chemoprotettiva nel CCA indotto dall’infezione da O. viverrini,
riducendo i danni ossidativi del DNA77. Tuttavia, è ancora sconosciuto
l’esatto ruolo della melatonina nella fisiologia delle vie biliari e nella
patogenesi del colangiocarcinoma e delle colangiopatie umane come
la Cirrosi Biliare Primitiva.
SCOPI DEL PROGETTO DI RICERCAGli scopi del presente progetto di ricerca sono stati:
26
valutare l’espressione ed il ruolo della melatonina, dei suoi
recettori e dei Clock genes (CLOCK, BMAL1, PER1 e CRY1) nel
fegato normale ed in corso di colestasi nel ratto;
valutare l’espressione ed il ruolo di AANAT, l’enzima chiave della
sintesi della melatonina, e gli effetti della sua modulazione in vivo
ed in vitro sulla proliferazione colangiocitaria nel fegato normale ed
in corso di colestasi nel ratto;
valutare il ruolo della melatonina nella regolazione della crescita
colangiocitaria.
valutare l’espressione della melatonina e dei suoi recettori nei
colangiociti di fegato umano normale ed in corso di cirrosi biliare
primitiva;
valutare il ruolo della melatonina nella evoluzione del
colangiocarcinoma
MATERIALI E METODIModello sperimentaleIn questo progetto sono stati utilizzati frammenti epatici provenienti da
ratti Wistar di sesso maschile suddivisi in:
ratti normali: n=8;
ratti BDL (legatura delle vie biliari per 1 settimana): n=8;
ratti normali e BDL trattati con melatonina (2 mg/g di peso
corporeo per 1 settimana): n=8;
ratti Normali e BDL trattati con AANAT mismatch e AANAT Vivo
Morpholino per una settimana: n=8;
Topi Balb nude (nu/nu) di sei settimane.
I ratti normali e BDL,di ceppo Fischer (peso compreso tra150 e 175
gr) maschi sono stati acquistati dalla Charles River (Wilmington, MA)
27
e sono stati mantenuti in un ambiente a temperatura costante di 22°C
con un ciclo luce-buio di 12 ore ed alimentati ad libitum con cibo
standard per ratti e con libero accesso all’acqua o ad acqua
contenente melatonina (20 mg/l corrispondente ad un introito di
melatonina di 2 mg/g di peso corporeo al giorno) per una settimana.
Allo stesso tempo, ratti normali e BDL, sono stati trattati con
sequenze di AANAT Vivo-Morpholino (5’-
GTTCCCCAGCTTTGGAAGTGGTCCC, per ridurre l’espressione
epatica di AANAT) o mismatched Morpholino (5’-
GTTCCCGACCTTTGCAACTCGTCCC) (Gene Tools LCC,
Philomath, OR) per 1 settimana attraverso un catetere impiantato
nella vena porta. La procedura chirurgica per l’impianto del catetere in
vena porta (tramite cui AANAT Vivo-Morpholino o Morpholino
mismatched sono stati somministrati) è stata effettuata da Charles
River. La procedura per l’impianto del catetere è descritta in dettaglio
al link della Charles River,
http://www.criver.com/SiteCollectionDocuments/rmssrportalveincath.p
df.
Prima di ogni procedura sperimentale, gli animali sono stati
anestetizzati con sodio pentobarbital (50 mg/kg di peso, IP) secondo
le locali regolamentazioni. Da tutti gli animali trattati sono stati
collezionati frammenti epatici e i colangiociti purificati attraverso la
tecnica di separazione per immunoaffinità usando un anticorpo
monoclonale di topo gentilmente concesso dal Dr. R. Faris della
Brown University, Providence, RI che riconosce un antigene di
membrana non identificato, espresso da tutti i colangiociti
intraepatici42. La sopravvivenza cellulare e la conta è stata eseguita
usando Tripan blue.
Sono stati inoltre utilizzati topi maschi di 8 settimane BALB/c nudi
28
(nu/nu), forniti dalla Taconic Farms (German town, NY) stabulati a
una temperatura costante di 20-22 °C e sottoposti a cicli luce/buio di
12 ore con libero accesso ad acqua e cibo. Le cellule della linea
cellulare Mz-ChA-1 di colangiocarcinoma sono state poste in
sospensione in 0,5 ml di extracellular matrix gel (Sigma-Aldrich) ed
iniettate nel tessuto sottocutaneo dei suddetti topi. Dopo due
settimane dall’impianto delle cellule tumorali i topi sono stati divisi in
due gruppi:
Gruppo 1 (n=6): topi trattati con una soluzione di NaCl allo 0,9%
iniettata nella massa tumorale per 43 giorni;
Gruppo 2 (n=6): topi trattati con melatonina (4 mg/kg di peso
corporeo) iniettata nella massa tumorale per 43 giorni.
Le dimensioni del tumore sono state misurate immediatamente prima
del trattamento con un compasso elettronico e sono state espresse in
mm3. Dopo 43 giorni i topi sono stati anestetizzati con pentothal e
sacrificati in accordo con le linee guida.
Inoltre, sono stati ottenuti frammenti epatici dai topi BALB/c nudi
(nu/nu) trattati con NaCl allo 0,9% o con melatonina (4 mg/kg di peso
corporeo) per 43 giorni al fine di controllare gli effetti della melatonina
sul fegato normale.
Biopsie umaneSono stati inclusi in questo lavoro frammenti epatici umani suddivisi
nei seguenti gruppi:
Frammenti di fegato umano normale (n = 6) provenienti da donatori
per il trapianto epatico;
Frammenti di massa tumorale proveniente da pazienti con lesioni
adenocarcinomatose a livello delle vie biliari e con la diagnosi
finale di colangiocarcinoma (n=12);
29
6 biopsie provenienti da pazienti di sesso femminile con cirrosi
biliare primitiva in stadio IV sono state ottenute dal fegato
espiantato in seguito a trapianto epatico.
Espressione di MT1, MT2, CLOCK, BMAL1, CRY1, PER1 e AANAT
in sezioni di fegato, colangiociti isolati e colangiocarcinoma.
La presenza di MT1, MT2, CLOCK, BMAL1, CRY1, PER1 e AANAT è
stata valutata tramite: (i) immunoistochimica su sezioni di fegato
proveniente dai gruppi di animali trattati in vivo e, (ii) real-time PCR
sull’RNA totale proveniente dai colangiociti purificati da tutti i gruppi
sperimentali. L’espressione della melatonina e dei suoi recettori è
stata valutata tramite immunoistochimica anche sulle biopsie umane
di CCA. I frammenti di parenchima epatico, immediatamente dopo il
prelievo, sono stati fissati per immersione in formalina tamponata al
10% per 24 ore a temperatura ambiente.
Successivamente sono stati sottoposti alle procedure di inclusione in
paraffina che prevedono disidratazione del frammento in etanolo a
concentrazioni crescenti, diafanizzazione in xilolo e conseguente
inclusione in paraffina a basso punto di fusione (56°C). Sono, quindi,
state effettuate sezioni dello spessore di 3-4 μm, poste su vetrini
precedentemente trattati con L-polilisina allo 0,1% e, dopo
sparaffinatura in xilolo e idratazione in alcool a concentrazioni
decrescenti sono state trattate con perossido d’idrogeno al 2,5% in
metanolo per 30 minuti al fine di bloccare l’attività della perossidasi
endogena. Dopo lavaggio in tampone fosfato salino (PBS) a pH 7.4, i
preparati sono stati incubati overnight a 4°C con anticorpi primari
specifici per: MT1 (Santa Cruz, sc-13179, 1:50), MT2 (Santa Cruz,
sc-13177, 1:50), AANAT (Santa Cruz, sc-68346, 1:100), CLOCK
(Santa Cruz, sc-25361, 1:50), BMAL1(Santa Cruz, sc-8550, 1:50),
30
CRY1 e PER1 rispettivamente ((Santa Cruz, sc-5953, e sc-7724
1:50). Successivamente le sezioni sono state incubate con
l’appropriato anticorpo secondario biotinilato e con il complesso
streptavidina-HRP. L’avvenuta reazione è stata infine sviluppata
mediante l’utilizzo di 3,3’-diaminobenzidina (DAB).I controlli negativi
sono stati ottenuti omettendo l’Ab primario. Le osservazioni sono
state effettuate con un microscopio ottico BX-51 (Olympus, Tokyo,
Japan) dotato di videocamera (Spot Insight; Diagnostic Instrument,
Inc., Sterling Heights, MI) e processate con un programma di analisi
delle immagini (IAS. Delta Sistemi, Rome, Italy). In aggiunta, abbiamo
valutato l’espressione del messaggio di MT1, MT2, CLOCK, BMAL1,
CRY1, PER1 e AANAT nei colangiociti purificati usando RT2 Real-
Time assay da SuperArray (Frederick, MD)16. L’RNA totale è stato
estratto dai colangiociti (1x105) con RNeasy Mini kit (Qiagen Inc.,
Valencia, CA) e reverso con Reaction Ready TM First Strand cDNA
synthesis kit (SuperArray, Frederick, MD). Ad 1 μl del template sono
stati aggiunti 12,5 μl di SYBR Green PCR master mix, 10,5 μl di
acqua distillata e 1 μl di RT2 PCR primer (Superarray, Frederick, MD)
specificamente designato per l’mRNA di MT1, MT2, CLOCK, BMAL1,
CRY1, PER1 e AANAT e del gene di controllo (GAPDH). Il plate è
stato posto nel realtime thermal cycler (MX30005P, Strata gene) e
fatto correre a 95°C per 10 minuti e poi per40 cicli a 95°C per 15
secondi e a 60°C per 1 minuto. I dati sono stati espressi come livelli di
mRNA relativo ± SEM di ciascuno dei fattori analizzati su GAPDH. In
aggiunta a questi dati, sono stati eseguiti anche immunoblots sugli
stessi colangiociti per verificare l’espressione dei recettori MT1 e MT2
ed AANAT. Le cellule sono state solubilizzate in lysis buffer
contenente: 15 mM Tris HCl (pH 7.4), 5 mM EDTA, 100 mM NaCl, Ig
epal 1%, 2 mM PMSF (phenylmethylsulfonyl fluorite), 2
31
mMbenzamidina e 1% aprotina in ghiaccio per 30 minuti. Dopo una
breve sonicazione i campioni sono stati centrifugati a 10.000 g per 20
secondi a 4ºC; del supernatante è stata determinata la
concentrazione delle proteine mediante BIORAD Protein Assay-Dye
Reagent (BIO-RAD Laboratories GmbH). Così 10 μg di lisato totale di
colangiociti puri sono stati diluiti in 6x LSB (Laemly sample buffer)
contenente 0.3M 2-mercaptoethanolo e blu di bromofenolo e
sottoposti a SDS-PAGE (SDS polyacrylamide gel electrophoresis) in
gel al 4-12%. Successivamente è stato effettuato il trasferimento su
nitrocellulosa e le proteine di interesse visualizzate utilizzando
anticorpi primari specifici. Infine gli immunoblots sono stati
normalizzati confrontando gli immunoblots della β-actina (house
keeping protein)78. L’intensità delle bande è stata determinata con un
densitometro a scansione video (Storm 860, GE Healthcare,
Piscataway, NJ) ed analizzata con un software ImageQuant TL
versione 2003.02 (GE, Healthcare, Little Chalfont, Buckinghamshire,
England).
Effetto della melatonina e della down-regolazione di AANAT sulla
proliferazione e sull’apoptosi colangiocitaria
Per valutare la massa biliare è stato effettuato uno studio
immunoistochimico in tutti i gruppi sperimentali per la citocheratina 19
(CK-19), un marker specifico dell’epitelio biliare. La colorazione è
stata eseguita come precedentemente indicato, utilizzando come
anticorpo primario l’anti-CK-19 (Santa Cruz biotechnologies, Inc; sc-
33120; 1:50).Parallelamente alla crescita colangiocitaria abbiamo,
anche valutato l’apoptosi delle stesse cellule dopo i diversi trattamenti
in vivo. Per far ciò è stato utilizzato il metodo Tunel (terminal deoxy
nucleotidyl transferase-mediated triphosphate end-labeling) (ApoTag
32
kit),secondo le indicazioni suggerite dal produttore. I controlli negativi
sono stati eseguiti tramite incubazione con un adeguato siero non
immune al posto dell’anticorpo primario ed hanno mostrato
un’assenza dell’immunoreazione. Le immagini sono state acquisite
con microscopio ottico (precedentemente descritto), per poi essere
analizzate con il sistema di elaborazione d’immagine IAS 2000 (Delta
Sistemi, Roma) al fine di quantificare la massa biliare e l’apoptosi.
Pathway intracellulare su cui agisce la melatonina
In accordo con altri studi44,79 abbiamo misurato i livelli intracellulari di
cAMP basali e indotti dalla stimolazione per 5 minuti con secretina.
Poiché l’aumento dei livelli di cAMP dopo secretina sono stati
dimostrati essere associati a cambiamenti nella proliferazione e
secrezione di un gran numero di epiteli, incluso quello biliare40,68.
Così, dopo l’isolamento, i colangiociti sono stati incubati per 1 ora a
37°C per permettere la rigenerazione delle proteine di membrana
danneggiate dagli enzimi proteolitici delle tecniche di isolamento delle
cellule45. Di seguito, le cellule (1x105) sono state stimolate a
temperatura ambiente per 5 minuti con 0,2% di BSA (basale) o con
secretina (100 nmol/L). In ciascun trattamento è stato aggiunto 3-
isobutilmetilxantine, un inibitore della fosfodiesterasi per prevenire la
degradazione del cAMP. Infine, i livelli di cAMP (espressi in mol per
105 cellule) sono stati misurati attraverso un kit commercialmente
disponibile (cAMP [125I] Biotrak Assay System, RPA509). In aggiunta
a questi dati, sono stati eseguiti anche immunoblots come
precedentemente descritto sugli stessi colangiociti per verificare la
fosforilazione di alcune proteine che appartengono al pathway del
cAMP, come PKA.
33
Valutazione dei livelli sierici di melatonina, transaminasi e bilirubina
totale
I livelli sierici di transaminasi e di bilirubina totale sono stati valutati
usando un sistema bidimensionale RxLMax Integrated Chemistry
system (Dade Behring, Deerfield, IL) dal Chemistry Department, Scott
& White. I livelli sierici di melatonina sono stati misurati tramite ELISA
kits (Genway, San Diego, CA).
Espressione di melatonina, MT1, MT2 e AANAT nelle biopsie umane
In questo caso, i frammenti di tessuto epatico umano sono stati fissati
in formalina e trattati come precedentemente descritto. La valutazione
dell’espressione di melatonina, MT1, MT2 e AANAT è stata effettuata
tramite immunoistochimica utilizzando la metodica e gli anticorpi
precedentemente descritti.
Studio in vitro:
Linee cellulari
La prima linea cellulare che abbiamo preso in considerazione è stata
quella dei grandi colangiociti di topo (LMC). Tali cellule sono state
sviluppate e caratterizzate come precedentemente descritto80 e
mantenute in coltura a 37°C e CO2 al 5% in 0,1 mM di soluzione
MEM di aminoacidi non essenziali con aggiunta di L-glutammina (20
nM), 100 U/ml di penicillina e 100 μg/ml di streptomicina e siero fetale
bovino al 5%. Le altre due linee cellulari che abbiamo usato sono di
origine umana: la H69 di colangiociti non maligni gentilmente
concesseci dal Dr. GJ Gores della Mayo Clinic, Rochester MN46.
Queste cellule sono state mantenute a 37°C con CO2 al 5% nel
Dulbecco’s modified Eagle’s medium Ham’s F-12 nutrientmixture
(CambrexBio Science, Walkersville, MD), con aggiunta di adenina
34
(1,8x10-4 mol/L), insulina (5 μg/ml), transferrina (5 μg/ml),
triiodiotironina (2x10-9 mol/L), idrocortisone (1,1x10-6 mol/L), EGF
(1,64x10-6 mol/L), epinefrina (5,5x10-6 mol/L), siero fetale bovino al
10%, 100 U/ml di penicillina e 100 μg/ml di streptomicina. L’altra linea
immortalizzata umana che abbiamo usato è stata la linea cellulare di
colangiocarcinoma Mz-ChA-1 (da colecisti umana)47 gentilmente
concessa dal Dr. G. Fitz (University of Texas Southwestern Medical
Center, Dallas, TX). Queste cellule sono state mantenute a 37°C con
CO2 al 5% nel CMRL 1066 al 10%, con aggiunta di siero fetale
bovino al 10%, 100 U/ml di penicillina e 100 μg/ml di streptomicina e
L-glutammina (20 nM).
Melatonina e proliferazione delle linee cellulari
Innanzitutto abbiamo testato in tutte e tre le linee cellulari la presenza
della melatonina e dei suoi recettori attraverso real-time PCR e
immunofluorescenza. In aggiunta a questo, abbiamo anche valutato
la diversa presenza del messaggio dei recettori MT1 e MT2 tramite
real-time PCR come precedentemente visto. Le diverse cellule sono
state seminate su un vetrino coprioggetto in un 6-well plate (500.000
cellule per well) e fatte aderire per tutta la notte. Successivamente, i
vetrini coprioggetto sono stati trasferiti in un nuovo 6-well plate
contenente PBS freddo. Trascorsi 5 minuti sono stati lavati per 3 volte
con PBST (PBS con 0,2% di Triton X) e incubati per 1 ora in BSA al
4% in PBS. Quando la soluzione bloccante è stata rimossa, i vetrini
coprioggetto sono stati incubati a 4°C con l’anticorpo primario anti-
MT1 e MT2 (gli stessi usati per l’immunoistochimica) diluito in BSA
1%. Il giorno successivo le cellule sono state lavate 3 volte con PBST
prima di essere incubate con l’appropriato anticorpo secondario
legato a Cy3 (Jackson Immunochemicals, West Grove, PA; 1:50) per
35
2 ore in camera oscura. Dopo di che, i vetrini sono stati lavati con
PBST, per poi essere montati su regolari vetrini con 4,6-diamino-2-
phenilindole (DAPI) come contrastante nucleare (Molecular Probes,
Eugene, OR). Le immagini sono state acquisite usando un
microscopio confocale Olympus IX-71. La proliferazione dopo
stimolazione con melatonina 10-11 M è stata valutata tramite un kit
colorimetrico che evidenzia il numero di cellule biologicamente attive
(MTS assay, Cell Titer 96AQueous; Promega Corp., Madison, WI) e il
numero di cellule è stato valutato mediante assorbanza a 490 nm. Di
seguito alla tripsinizzazione, le cellule sono state seminate in un 96-
well plate (10.000 per well) per un volume finale di 200 μl di medium e
fatte aderire overnight. Successivamente all’adesione, è stato
cambiato il medium con uno privo di siero al fine di “affamare” le
cellule, dopo 24 ore i plates sono stati stimolati con siero bovino
(BSA) al 0,2% o melatonina con concentrazione di 10-11 M a 37°C per
48 ore, prima di valutare la crescita cellulare tramite 3-(4,5-
dimethylthiazol-2-yl)-5-(3-carboxymethoxyphenyl)-2-(4sulfophenyl)-
2H-tetrazolium, inner salt (MTS) saggio di proliferazione. In
esperimenti separati, le stesse cellule sono state incubate con BSA
0,2% o melatonina 10-11 M per 48 ore in assenza o presenza di una
preincubazione di 1 ora con 4-P-PDOT (MT2 antagonista) o
luzindolo(10 μM)81,82, prima di verificare la proliferazione tramite
immunoblots per valutare l’espressione del PCNA, uno dei marker di
proliferazione cellulare più utilizzati.
Overespressione di AANAT nei grandi colangiociti di topo e nella
linea cellulare di colangiocarcinoma
36
Il ruolo di AANAT nella proliferazione delle LMC e di Mz-ChA-1 è
stato dimostrato tramite subcloni in cui abbiamo aumentato
l’espressione di questo enzima. Tali nuove linee cellulari sono state
stabilite usando AANAT cDNA clone vector da OriGene
Technologies, Inc. (Rockville, MD) per l’AANAT che conferiscono
anche la resistenza alla geneticina, per la selezione di cellule
stabilmente trasfettate. Il clone selezionato con il piu’ alto grado di
espressione di AANAT (chiamato LMC-AANAT) e (AANAT
overexpression nel caso della linea di CCA) è stato fatto proliferare
insieme al controllo non trasfettato con plasmidi (chiamato MCL-puro
o control vector) per poter eseguire immunoblots per PCNA ed MTS
come precedentemente descritto.
Analisi statistica
I dati sono stati espressi come media ± standard error (ES). L’analisi
statistica è stata effettuata mediante il t-test quando sono stati
analizzati due gruppi, e l’ANOVA quando sono stati analizzati più di
due gruppi. Un p-value< 0.05 è stato considerato statisticamente
significativo.
37
RISULTATII colangiociti esprimono i recettori MT1 e MT2 della melatonina,
CLOCK, BMAL1, CRY1, PER1 e AANAT
Lo studio immunoistochimico sulle sezioni di fegato ha messo in
evidenza che i dotti biliari di ratto normale sono debolmente positivi
per MT1 (ma non per MT2), invece una forte positività per entrambe i
recettori MT1 e MT2 è stata osservata in seguito a BDL (Figura 1 A ).
CLOCK e BMAL1 non sembrano espressi nei dotti biliari di ratti
normali, tuttavia, la loro espressione è stata rilevata nei dotti biliari in
seguito a legatura dei dotti biliari (Figura 1B). I colangiociti di ratto
normale esprimono PER1 e CRY1, la cui espressione aumenta
debolmente nei dotti biliari di ratto BDL (immagini non mostrate).
L’analisi effettuata tramite real-time PCR conferma l’aumento
dell’espressione di PER1, BMAL1, CRY1, e CLOCK nel BDL rispetto
al normale ma mostra anche la diminuzione dell’espressione di questi
mRNA in colangiociti di ratti normali e BDL trattati in vivo con la
melatonina rispetto ai colangiociti di controllo93. L'espressione del
mRNA di MT1 e MT2 risulta aumentata nel BDL rispetto ai
colangiociti normali e diminuita nei colangiociti di ratti BDL trattati in
vivo con la melatonina rispetto ai colangiociti di controllo93. Lo studio
immunoistochimico sulle sezioni di fegato ha mostrato che AANAT è
espresso dai colangiociti sia nel ratto normale che nel BDL (Figura 2
e Figura 3). L’espressione di AANAT aumenta nei dotti biliari dei ratti
BDL se paragonata ai ratti normali, e nei ratti BDL trattati con
melatonina se paragonati ai ratti BDL (Figura 2). Gli epatociti di ratto
normale sono negativi per AANAT, invece nel ratto BDL alcuni
epatociti mostrano una lieve positività per AANAT (Figura 2 e Figura
3). L’espressione di AANAT diminuisce nel fegato di ratto normale e
BDL trattati con AANAT Vivo-Morpholino se paragonata ai controlli
38
(Figura 3). Anche l’espressione della CK-19 aumenta nel normale e
nel BDL in seguito al trattamento con AANAT Vivo-Morpholino se
paragonata ai controlli (immagini non mostrate).Inoltre, tramite
l’immunoistochimica abbiamo dimostrato l’aumento dell’espressione
di AANAT e della melatonina e la diminuzione dell’espressione dei
recettori MT1 e MT2 nei CCA provenienti dai nude mice trattati con
melatonina se paragonati al gruppo controllo94.
Effetti della melatonina e della down-regolazione di AANAT sulla
proliferazione e sulla apoptosi colangiocitaria
La somministrazione di melatonina determina la diminuzione della
massa biliare (IBDM) nei ratti BDL (Figura 4 e Tabella 2) e della
percentuale di colangiociti PCNA positivi se paragonata ai ratti
controllo (Tabella 2). L’inibizione dell’iperplasia colangiocitaria
determinata dalla melatonina nei ratti BDL è stata associata
all’aumento della apoptosi; la melatonina non ha effetti sul fegato di
ratto normale (Tabella 2).
Nelle sezioni di fegato di ratto normale e BDL trattati con AANAT
Vivo-Morpholino si assiste all’aumento della percentuale di
colangiociti PCNA positivi e all’aumento della massa biliare se
paragonata ai ratti di controllo (Figura 5 A-B). Non sono stati osservati
cambiamenti nell’apoptosi biliare tra ratti normali e BDL trattati con
AANAT Vivo-Morpholino e ratti normali trattati con mismatch
Morpholino. Un simile grado di infiammazione portale è stato
osservato in ratti normali e BDL trattati con AANAT Vivo-Morpholino e
ratti controllo.
Inoltre per quanto riguarda il CCA, in seguito a trattamento con
melatonina si assiste ad una significativa diminuzione delle
dimensioni del tumore indotto nei nude mice se paragonati al gruppo
39
di controllo94.
L’esame istologico delle sezioni di tumore, mostra l’aumento della
necrosi nelle sezioni provenienti dai tumori di topi trattati con
melatonina se paragonate con le sezioni provenienti dal gruppo di
controllo94. Abbiamo inoltre dimostrato la diminuzione della
proliferazione del CCA tramite PCNA, e l’aumento della apoptosi
tramite Tunel nelle sezioni di tumore provenienti dai topi trattati con
melatonina se paragonate ai topo controllo94.
Tabella 2. Studio morfometrico di colangiociti positivi per PCNA,
CK19 e TUNEL.
GruppiColangiociti
PCNA-positivi(%)
IBDM(%)
Colangiociti positivi al TUNEL
(%)
Ratti normali 8.161 ± 0,766 0.26 ± 0.06 VN
Ratti normali +melatonina 6.120 ± 0,280 0.23 ± 0.01 VN
Ratti BDL 48.537 ± 1.626 3.957 ± 0.411 5.813 ± 0.201
Ratti BDL + melatonina 40.954 ± 0.733& 1.998 ± 0.161& 7.334 ± 0.196&
I dati sono espressi come media ± ES. VN= virtualmente negativo.& = p<0.01 vs il corrispondente BDL
40
Effetto della melatonina sui livelli intracitoplasmatici di cAMP.
Nei ratti BDL trattati con melatonina, i livelli basali di cAMP sono
ridotti rispetto ai corrispondenti valori dei ratti BDL di controllo93.
Come atteso la secretina aumenta i livelli di cAMP nei grandi
colangiociti di ratti BDL, ma non aumenta i livelli di cAMP nei grandi
colangiociti di ratti BDL trattati con melatonina per una settimana93.
Inoltre nei grandi colangiociti di ratti BDL trattati con melatonina si ha
la ridotta fosforilazione di PKA paragonata al gruppo di controllo93.
Valutazione dei livelli sierici di melatonina, transaminasi e bilirubina
totale
I nostri studi hanno dimostrato che i livelli sierici di melatonina
aumentano in seguito a BDL e dopo la somministrazione di
melatonina sia nei ratti normali che BDL83. I livelli sierici di melatonina
inoltre aumentano nei ratti normali e BDL trattati con AANAT Vivo-
Morpholino rispetto al gruppo di controllo trattato con mismatch
Morpholino (Tabella 3)93.
Sebbene l’espressione colangiocitaria di AANAT diminuisca nei ratti
trattati con AANAT Vivo-Morpholino (Figura 3), l’aumento dei valori
sierici di melatonina è probabilmente dovuto all’aumentata
espressione di AANAT (e susseguente aumento della secrezione di
melatonina) nella ghiandola pineale e nel piccolo intestino nei quali
anche è espresso AANAT84,85.
I livelli sierici di transaminasi aumentano nei ratti BDL e diminuiscono
sia nel normale che nel BDL in seguito a trattamento con melatonina
(Tabella 3). Anche nei ratti BDL trattati con AANAT Vivo-Morpholino
si assiste alla diminuzione dei valori sierici di transaminasi e di
bilirubina totale, confermando il miglioramento della colestasi in
seguito alla down-regolazione di AANAT, probabilmente dovuto
41
all’aumento dei valori sierici di melatonina. Suggerendo quindi
l’esistenza di un pathway paracrino.
Tabella 3. Livelli sierici di melatonina, delle transaminasi e della
bilirubina totale.
ParametriRatti normali +
mismatch Morpholino
Ratti normali + AANAT Vivo-Morpholino
Ratti BDL + mismatch
Morpholino
Ratti BDL + AANAT Vivo-Morpholino
Livelli sierici di melatonina
(pg/ml)70.9 ± 1.1
(n = 5)77.6 ± 2.9a
(n = 5)97.5 ± 2.8b
(n = 5)174.1 ± 11.7c
(n = 5)
SGPT(Units/L)
62.6 ± 7.7(n = 6)
70 ± 1.25(n = 6)
194.4 ± 17(n = 6)
121.2 ± 19*
(n = 6)SGOT
(Units/L)129 ± 7(n = 6)
148 ± 5.1(n = 6)
614.5 ± 68.3(n = 6)
312 ± 52*
(n = 6)ALP
(Units/L)203 ± 6.6
(n = 6)202.8 ± 8
(n = 6)395 ± 9.8
(n = 6)343.2 ± 18.7*
(n = 6)Bilirubina totale
(mg/L)< 0.1
(n = 6)< 0.1
(n = 6)8.7 ± 0.5(n = 6)
7.5 ± 0.6*
(n = 6)
I dati sono espressi come media ± ES.ap<0.05 vs. il corrispondente valore del normale trattato con mismatch Morpholino. bp<0.05 vs. il corrispondente valore del normale trattato con mismatch Morpholino.cp<0.05 vs. tutti gli altri gruppi. *p<0.05 vs. il corrispondente valore del BDL trattato con mismatch Morpholino.
Espressione di melatonina, MT1, MT2 e AANAT nelle biopsie umane
Nella PBC si assiste all’aumento dell’espressione da parte dei
colangiociti sia di AANAT che della melatonina, cosi come
l’espressione dei recettori MT1 e MT2 risulta essere aumentata nella
PBC se paragonata al fegato umano normale (Figura 6).
L’espressione immunoistochimica di AANAT e della melatonina
diminuisce significativamente nelle biopsie di CCA se paragonata ai
controlli (Figura 7). L’espressione dei recettori MT1 e MT2 è
significativamente maggiore nelle biopsie di pazienti con CCA se
paragonata al fegato umano normale (Figura 7).
42
Studio in vitro:
Le linee cellulari esaminate esprimono i recettori MT1 e MT2 della
melatonina e AANAT
Tutte e tre le linee cellulari analizzate e studiate: LMC,H69 e Mz-ChA-
1 esprimono i recettori MT1 e MT2 e l’enzima AANAT93,94.
Effetto della melatonina sulla proliferazione dei grandi colangiociti
Il trattamento con melatonina determina la diminuzione dei valori
intracitoplasmatici di cAMP, diminuzione che è prevenuta dal
Luzindolo (antagonista di entrambe i recettori MT1 e MT2), ma non
dal 4-P-PDOT (specifico antagonista del recettore MT2)93
dimostrando che gli effetti inibitori della melatonina sulla
proliferazione colangiocitaria sono mediati dal recettore MT1. La
melatonina diminuisce inoltre l’espressione del gene e quindi di
conseguenza della proteina del PCNA e la fosforilazione di PKA,
diminuzione che ancora una volta è prevenuta dal Luzindolo ma non
dal 4-P-PDOT93.
Effetto della overespressione di AANAT nei grandi colangiociti di topo
e nella linea cellulare di colangiocarcinoma
Nelle cellule LMC-AANAT si assiste all’aumento dell’espressione di
AANAT e all’aumento della secrezione di melatonina (immagini non
mostrate). Nei colangiociti che overesprimono AANAT, vi è ridotta
proliferazione biliare come mostrato dagli immunoblots per PCNA e
dal test MTS (immagini non mostrate). Anche nelle cellule Mz-ChA-1
che overesprimono AANAT si assiste alla riduzione della
proliferazione94, e alla riduzione dell’espressione di MT1 e MT2 se
paragonate al gruppo di controllo94.
DISCUSSIONE
43
I principali risultati di questo studio, volto a chiarire il ruolo della
melatonina nella proliferazione e sopravvivenza dei dotti biliari in
corso di colestasi sperimentale e umana, hanno messo in evidenza
che: i colangiociti esprimono gli enzimi implicati nella sintesi della
melatonina, i recettori MT1 e MT2 e i Clock genes; il trattamento in
vivo con melatonina determina una parziale inibizione nella
proliferazione dell’epitelio biliare in particolare dopo BDL, inoltre la
ridotta espressione di AANAT tramite il Morpholino in ratti normali e
BDL induce un parziale aumento della proliferazione e
dell’espressione di PCNA. La stimolazione in vitro dei colangiociti di
topo riduce la crescita colangiocitaria, diminuzione che è prevenuta
dal Luzindolo ma non da 4P-PDOT. Anche l’overespressione in vitro
di AANAT determina la diminuzione della crescita colangiocitaria e
dei livelli intracellulari di cAMP dovuti alla maggiore produzione da
parte dei colangiociti di melatonina e quindi molto probabilmente
all’azione autocrina di questa sui colangiociti. Nei nude mice iniettati
con linee cellulari di colangiocarcinoma si assiste alla diminuzione
della massa tumorale in seguito al trattamento con melatonina.
L’overespressione di AANAT nelle cellule Mz-Cha-1 determina la
riduzione della proliferazione. Nella PBC si assiste all’aumento
dell’espressione da parte dei colangiociti sia di AANAT che della
melatonina se paragonato al normale. Cosi come l’espressione del
recettore MT1 e MT2 risulta essere aumentata nella PBC se
paragonata al normale. L’espressione di AANAT e della melatonina è
ridotta nel colangiocarcinoma, mentre aumentata è l’espressione dei
recettori MT1 e MT2. Dal momento che il modello di ratto BDL mima
le tipiche caratteristiche delle colangiopatie umane86, esso è
comunemente utilizzato per la valutazione dei meccanismi che
44
regolano la crescita e il danno colangiocitario21,25,48. Le colangiopatie
condividono alcune caratteristiche come il danno ai colangiociti e la
proliferazione dei dotti residui (meccanismo compensatorio di
riparazione per garantire l’omeostasi dell’albero biliare)18, ma esse
evolvono comunque verso la duttopenia che rappresenta lo stadio
finale di questo tipo di patologie18. Nel nostro studio abbiamo
evidenziato per la prima volta la presenza dei recettori della
melatonina nell’epitelio dell’albero biliare. Uno studio recente ha
dimostrato che la melatonina attenua il danno causato da agenti
scolicidi sui dotti biliari alludendo alla presenza dei recettori della
melatonina nei colangiociti.
La ragione per cui i recettori della melatonina sono up-regolati nei
colangiociti proliferanti di ratto BDL può essere dovuta a meccanismi
compensatori. La riduzione dell’espressione dei due recettori MT1 e
MT2 in seguito al trattamento con melatonina è invece probabilmente
dovuto alla desensibilizzazione di questi recettori come suggerito da
altri studi87. La validità del nostro modello è supportata dal fatto che,
in seguito a somministrazione cronica di melatonina, i livelli sierici di
questo ormone aumentano se paragonati ai livelli sierici dei ratti BDL
di controllo.
I livelli sierici di melatonina nei ratti normali sono simili a quelli
identificati in altri studi88 e, in accordo con precedenti scoperte (es.
nella cirrosi epatica)89 aumenta in seguito a BDL. La scoperta che la
somministrazione di melatonina a ratti normali e BDL aumenti i suoi
livelli circolanti è supportata da studi compiuti sia su ratti che
sull’uomo49,90. Diversi studi supportano l’effetto inibitorio della
melatonina sulla mitosi cellulare. Per esempio è stato visto che la
melatonina inibisce la crescita iperplastica della mucosa gastrica nei
ratti50. Il fatto che la somministrazione in vivo di melatonina riduca i
45
livelli sierici di transaminasi e di bilirubina (osservati nei ratti BDL) è
supportata da precedenti studi51.
Questi risultati suggeriscono il ruolo protettivo della melatonina
sull’epitelio biliare come dimostrato dal fatto che la melatonina
migliora lo stress ossidativo nei ratti colestatici52. Abbiamo dimostrato
che l’inibizione della iperplasia biliare da parte della melatonina è
associata alla riduzione dei livelli basali e secretina-stimolati del
cAMP, della secrezione biliare e della fosforilazione di PKA, regolatori
della proliferazione dei grandi colangiociti25,28,53.
Abbiamo effettuato esperimenti in vitro nei grandi colangiociti per
dimostrare che la melatonina svolge i suoi effetti attraverso la diretta
interazione con lo specifico recettore MT1 down-regolando i livelli
intracitoplasmatici di cAMP e l’espressione dei Clock genes. Il
concetto che MT1 sia il recettore predominante nel modulare gli effetti
inibitori della melatonina sull’iperplasia biliare è supportato da studi
condotti su altre cellule54,55. Questi risultati introducono un importante
concetto secondo cui i farmaci diretti verso MT1 potrebbero essere
importanti nel trattamento delle colangiopatie. Recenti studi hanno
inoltre dimostrato il ruolo del ritmo circadiano57 e dell’ormone
circadiano chiave, la melatonina, nella carcinogenesi58,59.
Diversi lavori hanno dimostrato l’importanza della melatonina nella
patogenesi delle malattie epatiche e nel danno epatico, infatti, diverse
sono le patologie epatiche in cui la sintesi della melatonina, il suo
rilascio e quindi il ritmo circadiano risultano alterati.
Un anormale ritmo circadiano è stato riscontrato in pazienti con cirrosi
epatica e correlato con la severità dell’insufficienza epatica60.
L’aritmia del rilascio di melatonina scompare in seguito a trapianto di
fegato61. Inoltre è stato visto che la melatonina ha azione protettiva
attenuando lo stress ossidativo e l’apoptosi in modelli animali di
46
cirrosi e fibrosi epatica61-63.
La melatonina regola l’espressione dei Clock genes. I Clock genes
influenzano la down-regolazione della proliferazione cellulare e la
disregolazione del ciclo cellulare durante la carcinogenesi64. Infatti
topi che mancano del gene per PER1 e PER2 e CRY1 e CRY2 sono
deficienti nella regolazione del ciclo cellulare, e i topi mutanti per
PER2 sviluppano più facilmente il cancro64. Diversi studi hanno
dimostrato che i Clock genes regolano la mitosi cellulare e che la
melatonina regola la proliferazione cellulare tramite cambiamenti
nell’espressione dei Clock genes65. Supportando questi studi,
abbiamo dimostrato che l’inibizione della melatonina sull’iperplasia
biliare è associata con la down-regolazione di PER1, CLOCK, BMAL1
e CRY1. I nostri studi suggeriscono quindi che i Clock genes
svolgono un ruolo importante nei meccanismi che regolano la
proliferazione cellulare e la patogenesi delle malattie epatiche. Sono
comunque necessari ulteriori approfondimenti per delucidare il ruolo
svolto da ciascuno dei Clock gene nella regolazione della
proliferazione colangiocitaria.
Come detto, diversi studi hanno dimostrato che ridotti livelli di
melatonina determinano una più alta incidenza di sviluppare tumori
della mammella, della prostata, dell’endometrio e del colon retto66,67,
mostrando una relazione inversa tra la secrezione della melatonina e
il tasso di crescita tumorale91.
Pertanto, l’aumento dell’espressione di MT1 e MT2 osservato nel
CCA è probabilmente dovuto ad un meccanismo di compensazione
attuato per ritardare la progressione della crescita cellulare in
presenza della ridotta espressione di AANAT e della secrezione di
melatonina. Questo concetto è supportato da diversi studi51,92.
In accordo con i nostri risultati, un recente studio ha dimostrato che il
47
recettore MT1 e up-regolato nel tumore della mammella; e che
l’azione inibente della melatonina sulla crescita tumorale è associata
con la riduzione dell’espressione di MT192, probabilmente dovuta alla
desensibilizzazione di quest’ultimo, come suggerito da precedenti
studi63. Alla luce di ciò, è possibile proporre che il loop autocrino
(AANAT→ melatonina→ MT1) svolga un ruolo importante nella
progressione del CCA.
In conclusione, sulla base dei risultati ottenuti si dimostra che, in
condizioni sperimentali e nell’uomo, la melatonina agendo sul
pathway del cAMP, svolge un ruolo importante nella regolazione della
proliferazione dell’epitelio biliare del fegato in corso di Cirrosi Biliare
Primitiva e di colangiocarcinoma.
48
ICONOGRAFIA
49
Figura 1.A Immunoistochimica per MT1 e MT2 in fegato di ratto normale e BDL. I colangiociti risultano essere maggiormente positivi per MT1 e MT2 in seguito a BDL. O.M 20x. B: Immunoistochimica per CLOCK e BMAL1 in sezioni di fegato di ratto normale e BDL. L’immunoreattività per i Clock genes risulta maggiore in seguito a BDL. O.M 20X.
Normal
MT1 MT2
BDL
CLOCK BMAL1
Normal
BDL
A
B
50
Figura 2. Immunoistochimica per AANAT in fegato di ratto. I colangiociti esprimono AANAT, e la sua espressione aumenta in seguito a BDL e a trattamento con melatonina. O.M 40X.
Figura 3. Immunoistochimica per AANAT in fegato di ratto. I colangiociti esprimono AANAT. L’espressione di AANAT diminuisce nel fegato di ratto normale e BDL trattato con AANAT Vivo-Morpholino. O.M 20X.
Normal BDL BDL+melatonin
Normal
Mismatch Morpholino
BDL
AANATVivo- Morpholino
51
Figura 4. Immunoistochimica per CK19. Nei ratti BDL la massa biliare diminuisce in seguito a trattamento con melatonina se paragonata ai ratti trattati con veicolo. O.M 20x.
Normal
BDL
NaCl Melatonin
52
Figura 5. Immunoistochimica per PCNA (A) e (CK19) (B) nelle sezioni di fegato dei gruppi di animali selezionati. Nei ratti trattati con AANAT Vivo Morpholino si ha l'aumento della percentuale di colangiociti PCNA positivi e della massa biliare se paragonata ai controlli. O.M. 20X.
Normal
BDL
Mismatch Morpholino
AANATVivo- Morpholino
Normal
BDL
Mismatch Morpholino
AANATVivo- Morpholino
A
B
53
Figura 6. Immunoistochimica per AANAT, Melatonina, MT1 e MT2 su frammenti di fegato umano normale e di PBC. Nella PBC si assiste all’aumento dell’espressione da parte dei colangiociti sia di AANAT che della melatonina. L’espressione dei recettori MT1 e MT2 risulta essere aumentata nella PBC se paragonata al normale.O.M 20X.
Normal PBC
Melatonina
MT1
MT2
AANAT
54
Melatonina
MT1
CCANormal
MT2
AANAT
Figura 7. Immunoistochimica per AANAT, Melatonina, MT1 e MT2 su frammenti di fegato umano normale e di CCA. L'espressione di AANAT e della melatonina appare ridotta nel CCA se paragonata al normale. L'espressione dei recettori MT1 e MT2 è significativamente maggiore nei campioni di CCA se paragonata al fegato umano normale. O.M. 40X.
Figura 15. Colture cellulari (LMC, H69, Mz-ChA-1).
55
BIBLIOGRAFIA
1. Anastasi G CS, Carnazza ML, Cinti S, De Caro R, Donato RF,
Ferrario VF, Fonzi L, Franzi AT, Gaudio E et al. Trattato di
Anatomia Umana, 2006.
2. Carpino F, Gaudio E, Marinozzi G, Melis M, Motta PM. A
scanning and transmission electron microscopic study of
experimental extrahepatic cholestasis in the rat. J Submicrosc
Cytol 1981;13:581-98.
3. Tsukada N, Phillips MJ. Bile canalicular contraction is coincident
with reorganization of pericanalicular filaments and co-
localization of actin and myosin-II. J Histochem Cytochem
1993;41:353-63.
4. Roskams TA, Theise ND, Balabaud C, et al. Nomenclature of
the finer branches of the biliary tree: canals, ductules, and
ductular reactions in human livers. Hepatology 2004;39:1739-
45.
5. Marinozzi G, Gaudio E, Carpino F, Miodonsky A. Architettura
normale e modificazioni tridimensionali, in corso di colostasi
extraepatica sperimentale, dell'albero biliare intraepatico.
Epatologia 1983;29:3-10.
6. Andriashvili IA, Adamiia R, Pataridze TK, Tushishvili DG.
[Macromolecular organization and biochemical characteristics of
the genome of phage FI-1]. Biokhimiia 1977;42:470-5.
7. Kanno N, LeSage G, Glaser S, Alvaro D, Alpini G. Functional
heterogeneity of the intrahepatic biliary epithelium. Hepatology
2000;31:555-61.
56
8. Alpini G, Roberts S, Kuntz SM, et al. Morphological, molecular,
and functional heterogeneity of cholangiocytes from normal rat
liver. Gastroenterology 1996;110:1636-43.
9. Glaser S, Francis H, Demorrow S, et al. Heterogeneity of the
intrahepatic biliary epithelium. World J Gastroenterol
2006;12:3523-36.
10. Glaser SS, Gaudio E, Rao A, et al. Morphological and functional
heterogeneity of the mouse intrahepatic biliary epithelium. Lab
Invest 2009;89:456-69.
11. Gaudio E, Pannarale L, Franchitto A, Onori P, Marinozzi G.
Hepatic microcirculation as a morpho-functional basis for the
metabolic zonation in normal and pathological rat liver. Ital J
Anat Embryol 1995;100 Suppl 1:419-28.
12. Gaudio E, Franchitto A, Pannarale L, et al. Cholangiocytes and
blood supply. World J Gastroenterol 2006;12:3546-52.
13. Gaudio E, Barbaro B, Alvaro D, et al. Vascular endothelial
growth factor stimulates rat cholangiocyte proliferation via an
autocrine mechanism. Gastroenterology 2006;130:1270-82.
14. Glaser SS, Gaudio E, Miller T, Alvaro D, Alpini G.
Cholangiocyte proliferation and liver fibrosis. Expert Rev Mol
Med 2009;11:e7.
15. Marzioni M, Glaser S, Francis H, et al. Autocrine/paracrine
regulation of the growth of the biliary tree by the neuroendocrine
hormone serotonin. Gastroenterology 2005;128:121-37.
16. Francis H, Glaser S, Demorrow S, et al. Small mouse
cholangiocytes proliferate in response to H1 histamine receptor
stimulation by activation of the IP3/CaMK I/CREB pathway. Am
J Physiol Cell Physiol 2008;295:C499-513.
57
17. DeMorrow S, Francis H, Gaudio E, et al. The endocannabinoid
anandamide inhibits cholangiocarcinoma growth via activation
of the noncanonical Wnt signaling pathway. Am J Physiol
Gastrointest Liver Physiol 2008;295:G1150-8.
18. Alvaro D, Mancino MG, Glaser S, et al. Proliferating
cholangiocytes: a neuroendocrine compartment in the diseased
liver. Gastroenterology 2007;132:415-31.
19. Desmet VJ, van Eyken P, Roskams T. Histopathology of
vanishing bile duct diseases. Adv Clin Path 1998;2:87-99.
20. Desmet V, Roskams T, Van Eyken P. Ductular reaction in the
liver. Pathol Res Pract 1995;191:513-24.
21. Alpini G, Lenzi R, Sarkozi L, Tavoloni N. Biliary physiology in
rats with bile ductular cell hyperplasia. Evidence for a secretory
function of proliferated bile ductules. J Clin Invest 1988;81:569-
78.
22. Alvaro D, Alpini G, Onori P, et al. Estrogens stimulate
proliferation of intrahepatic biliary epithelium in rats.
Gastroenterology 2000;119:1681-91.
23. Popper H, Kent G, Stein R. Ductular cell reaction in the liver in
hepatic injury. J Mt Sinai Hosp N Y 1957;24:551-6.
24. Lesage G, Glaser SS, Gubba S, et al. Regrowth of the rat biliary
tree after 70% partial hepatectomy is coupled to increased
secretin-induced ductal secretion. Gastroenterology
1996;111:1633-44.
25. Alpini G, Glaser SS, Ueno Y, et al. Heterogeneity of the
proliferative capacity of rat cholangiocytes after bile duct
ligation. Am J Physiol 1998;274:G767-75.
58
26. Vacanti JP, Folkman J. Bile duct enlargement by infusion of L-
proline: potential significance in biliary atresia. J Pediatr Surg
1979;14:814-8.
27. Slott PA, Liu MH, Tavoloni N. Origin, pattern, and mechanism of
bile duct proliferation following biliary obstruction in the rat.
Gastroenterology 1990;99:466-77.
28. LeSage GD, Glaser SS, Marucci L, et al. Acute carbon
tetrachloride feeding induces damage of large but not small
cholangiocytes from BDL rat liver. Am J Physiol
1999;276:G1289-301.
29. Desmet VJ. Current problems in diagnosis of biliary disease and
cholestasis. Semin Liver Dis 1986;6:233-45.
30. Alvaro D, Gigliozzi A, Attili AF. Regulation and deregulation of
cholangiocyte proliferation. J Hepatol 2000;33:333-40.
31. Joplin R, Hishida T, Tsubouchi H, et al. Human intrahepatic
biliary epithelial cells proliferate in vitro in response to human
hepatocyte growth factor. J Clin Invest 1992;90:1284-9.
32. LeSage GD, Benedetti A, Glaser S, et al. Acute carbon
tetrachloride feeding selectively damages large, but not small,
cholangiocytes from normal rat liver. Hepatology 1999;29:307-
19.
33. Eagon PK, Porter LE, Francavilla A, DiLeo A, Van Thiel DH.
Estrogen and androgen receptors in liver: their role in liver
disease and regeneration. Semin Liver Dis 1985;5:59-69.
34. Alvaro D, Metalli VD, Alpini G, et al. The intrahepatic biliary
epithelium is a target of the growth hormone/insulin-like growth
factor 1 axis. J Hepatol 2005;43:875-83.
35. Jones JI, Clemmons DR. Insulin-like growth factors and their
binding proteins: biological actions. Endocr Rev 1995;16:3-34.
59
36. Zachary I, Gliki G. Signaling transduction mechanisms
mediating biological actions of the vascular endothelial growth
factor family. Cardiovasc Res 2001;49:568-81.
37. LeSag EG, Alvaro D, Benedetti A, et al. Cholinergic system
modulates growth, apoptosis, and secretion of cholangiocytes
from bile duct-ligated rats. Gastroenterology 1999;117:191-9.
38. Tietz PS, Alpini G, Pham LD, Larusso NF. Somatostatin inhibits
secretin-induced ductal hypercholeresis and exocytosis by
cholangiocytes. Am J Physiol 1995;269:G110-8.
39. Glaser SS, Rodgers RE, Phinizy JL, et al. Gastrin inhibits
secretin-induced ductal secretion by interaction with specific
receptors on rat cholangiocytes. Am J Physiol 1997;273:G1061-
70.
40. Glaser S, Benedetti A, Marucci L, et al. Gastrin inhibits
cholangiocyte growth in bile duct-ligated rats by interaction with
cholecystokinin-B/Gastrin receptors via D-myo-inositol 1,4,5-
triphosphate-, Ca(2+)-, and protein kinase C alpha-dependent
mechanisms. Hepatology 2000;32:17-25.
41. Alpini G, Glaser S, Robertson W, et al. Bile acids stimulate
proliferative and secretory events in large but not small
cholangiocytes. Am J Physiol 1997;273:G518-29.
42. Ishii M, Vroman B, LaRusso NF. Isolation and morphologic
characterization of bile duct epithelial cells from normal rat liver.
Gastroenterology 1989;97:1236-47.
43. Alvaro D, Invernizzi P, Onori P, et al. Estrogen receptors in
cholangiocytes and the progression of primary biliary cirrhosis. J
Hepatol 2004;41:905-12.
44. LeSage GD, Alvaro D, Glaser S, et al. Alpha-1 adrenergic
receptor agonists modulate ductal secretion of BDL rats via
60
Ca(2+)- and PKC-dependent stimulation of cAMP. Hepatology
2004;40:1116-27.
45. Francis H, Franchitto A, Ueno Y, et al. H3 histamine receptor
agonist inhibits biliary growth of BDL rats by downregulation of
the cAMP-dependent PKA/ERK1/2/ELK-1 pathway. Lab Invest
2007;87:473-87.
46. Grubman SA, Perrone RD, Lee DW, et al. Regulation of
intracellular pH by immortalized human intrahepatic biliary
epithelial cell lines. Am J Physiol 1994;266:G1060-70.
47. Knuth A, Gabbert H, Dippold W, et al. Biliary adenocarcinoma.
Characterisation of three new human tumor cell lines. J Hepatol
1985;1:579-96.
48. Glaser S, Lam IP, Franchitto A, et al. Knockout of secretin
receptor reduces large cholangiocyte hyperplasia in mice with
extrahepatic cholestasis induced by bile duct ligation.
Hepatology 2010;52:204-14.
49. Dollins AB, Zhdanova IV, Wurtman RJ, Lynch HJ, Deng MH.
Effect of inducing nocturnal serum melatonin concentrations in
daytime on sleep, mood, body temperature, and performance.
Proc Natl Acad Sci U S A 1994;91:1824-8.
50. Akbulut KG, Gonul B, Akbulut H. The role of melatonin on
gastric mucosal cell proliferation and telomerase activity in
ageing. J Pineal Res 2009;47:308-12.
51. Ohta Y, Kongo M, Kishikawa T. Melatonin exerts a therapeutic
effect on cholestatic liver injury in rats with bile duct ligation. J
Pineal Res 2003;34:119-26.
52. Esrefoglu M, Gul M, Emre MH, Polat A, Selimoglu MA.
Protective effect of low dose of melatonin against cholestatic
61
oxidative stress after common bile duct ligation in rats. World J
Gastroenterol 2005;11:1951-6.
53. Mancinelli R, Franchitto A, Gaudio E, et al. After damage of
large bile ducts by gamma-aminobutyric acid, small ducts
replenish the biliary tree by amplification of calcium-dependent
signaling and de novo acquisition of large cholangiocyte
phenotypes. Am J Pathol 2010;176:1790-800.
54. Mao L, Yuan L, Slakey LM, Jones FE, Burow ME, Hill SM.
Inhibition of breast cancer cell invasion by melatonin is
mediated through regulation of the p38 mitogen-activated
protein kinase signaling pathway. Breast Cancer Res
2010;12:R107.
55. Peschke E, Muhlbauer E, Musshoff U, Csernus VJ, Chankiewitz
E, Peschke D. Receptor (MT(1)) mediated influence of
melatonin on cAMP concentration and insulin secretion of rat
insulinoma cells INS-1. J Pineal Res 2002;33:63-71.
56. Leong T WP, Lee E, Leong A,. Pathology of
cholangiocarcinoma. Current Diagnostic Pathology () ,
2007;13:54-64.
57. Hardeland R. Melatonin, hormone of darkness and more:
occurrence, control mechanisms, actions and bioactive
metabolites. Cell Mol Life Sci 2008;65:2001-18.
58. Reiter RJ, Tan DX, Korkmaz A. The circadian melatonin rhythm
and its modulation: possible impact on hypertension. J
Hypertens Suppl 2009;27:S17-20.
59. Sahar S, Sassone-Corsi P. Metabolism and cancer: the
circadian clock connection. Nat Rev Cancer 2009;9:886-96.
60. Velissaris D, Karanikolas M, Kalogeropoulos A, et al. Pituitary
hormone circadian rhythm alterations in cirrhosis patients with
62
subclinical hepatic encephalopathy. World J Gastroenterol
2008;14:4190-5.
61. Cordoba J, Steindl P, Blei AT. Melatonin arrhythmia is corrected
after liver transplantation. Am J Gastroenterol 2009;104:1862-3.
62. Hong RT, Xu JM, Mei Q. Melatonin ameliorates experimental
hepatic fibrosis induced by carbon tetrachloride in rats. World J
Gastroenterol 2009;15:1452-8.
63. Hu S, Yin S, Jiang X, Huang D, Shen G. Melatonin protects
against alcoholic liver injury by attenuating oxidative stress,
inflammatory response, and apoptosis. Eur J Pharmacol
2009;616:287-92.
64. Lee S, Donehower LA, Herron AJ, Moore DD, Fu L. Disrupting
circadian homeostasis of sympathetic signaling promotes tumor
development in mice. PLoS One 2010;5:e10995.
65. Hill SM, Frasch T, Xiang S, Yuan L, Duplessis T, Mao L.
Molecular mechanisms of melatonin anticancer effects. Integr
Cancer Ther 2009;8:337-46.
66. Pukkala E, Ojamo M, Rudanko SL, Stevens RG, Verkasalo PK.
Does incidence of breast cancer and prostate cancer decrease
with increasing degree of visual impairment. Cancer Causes
Control 2006;17:573-6.
67. Schernhammer ES, Laden F, Speizer FE, et al. Night-shift work
and risk of colorectal cancer in the nurses' health study. J Natl
Cancer Inst 2003;95:825-8.
68. Alpini G, Ulrich C, Roberts S, et al. Molecular and functional
heterogeneity of cholangiocytes from rat liver after bile duct
ligation. Am J Physiol 1997;272:G289-97.
63
69. Pagliariccio A, Marinozzi M. "Increasing regular donors through
a psychological approach which reduces the onset of vasovagal
reactions". Transfus Apher Sci 2012;47:301-4.
70. Martinelli N, Marinozzi A, Schulze M, et al. Effect of subtalar
arthroereisis on the tibiotalar contact characteristics in a
cadaveric flatfoot model. J Biomech 2012;45:1745-8.
71. Marinozzi M, Carotti A, Sansone E, et al. Pyrazole[3,4-e]
[1,4]thiazepin-7-one derivatives as a novel class of Farnesoid X
Receptor (FXR) agonists. Bioorg Med Chem 2012;20:3429-45.
72. Marinozzi F, Marinozzi A, Bini F, Zuppante F, Pecci R, Bedini R.
Variability of morphometric parameters of human trabecular
tissue from coxo-arthritis and osteoporotic samples. Ann Ist
Super Sanita 2012;48:19-25.
73. Longo UG, Loppini M, Berton A, Marinozzi A, Maffulli N, Denaro
V. The FIFA 11+ program is effective in preventing injuries in
elite male basketball players: a cluster randomized controlled
trial. Am J Sports Med 2012;40:996-1005.
74. Marinozzi S, Conforti M, Gazzaniga V. [Neo-'hippocratism' in
Bernardino Ramazzini]. Med Secoli 2011;23:465-93.
75. Longo UG, Berton A, Marinozzi A, Maffulli N, Denaro V.
Subscapularis tears. Med Sport Sci 2012;57:114-21.
76. Marinozzi A, Longo UG, Cazzato L, Martinelli N, Maffulli N,
Denaro V. Bilateral tibial hallux sesamoid agenesis and fibular
hallux sesamoid hypoplasia in a patient with bilateral hallux
valgus. J Am Podiatr Med Assoc 2011;101:452-5.
77. Gioiello A, Venturoni F, Marinozzi M, Natalini B, Pellicciari R.
Exploring the synthetic versatility of the Lewis acid induced
decomposition reaction of alpha-diazo-beta-hydroxy esters. The
64
case of ethyl diazo(3-hydroxy-2-oxo-2,3-dihydro-1H-indol-3-
yl)acetate. J Org Chem 2011;76:7431-7.
78. Alpini G, Ueno Y, Glaser SS, et al. Bile acid feeding increased
proliferative activity and apical bile acid transporter expression
in both small and large rat cholangiocytes. Hepatology
2001;34:868-76.
79. Francis H, Glaser S, Ueno Y, et al. cAMP stimulates the
secretory and proliferative capacity of the rat intrahepatic biliary
epithelium through changes in the PKA/Src/MEK/ERK1/2
pathway. J Hepatol 2004;41:528-37.
80. Alpini G, Phinizy JL, Glaser S, et al. Development and
characterization of secretin-stimulated secretion of cultured rat
cholangiocytes. Am J Physiol Gastrointest Liver Physiol
2003;284:G1066-73.
81. Longo UG, Marinozzi A, Cazzato L, Rabitti C, Maffulli N, Denaro
V. Tuberculosis of the shoulder. J Shoulder Elbow Surg
2011;20:e19-21.
82. Coppola L, Comitini F, Casucci C, et al. Fungicides degradation
in an organic biomixture: impact on microbial diversity. N
Biotechnol 2011;29:99-106.
83. Marinozzi S. [Bernardino Ramazzini's influence in medical
science in the XVIII century]. G Ital Med Lav Ergon 2010;32:34-
6.
84. Montagnani F, Turrisi G, Marinozzi C, Aliberti C, Fiorentini G.
Effectiveness and safety of oxaliplatin compared to cisplatin for
advanced, unresectable gastric cancer: a systematic review and
meta-analysis. Gastric Cancer 2011;14:50-5.
65
85. Ronconi P, Martinelli N, Cancilleri F, Marinozzi A, Marineo G,
Denaro V. Hemiarthroplasty and distal oblique first metatarsal
osteotomy for hallux rigidus. Foot Ankle Int 2011;32:148-52.
86. Marinozzi S. [Leon Sanz p. (edited by), Health institutions at the
origin of the welfare systems in Europe. Baranain, EUNSA,
2010]. Med Secoli 2011;23:1045-7.
87. Kokkola T, Vaittinen M, Laitinen JT. Inverse agonist exposure
enhances ligand binding and G protein activation of the human
MT1 melatonin receptor, but leads to receptor down-regulation.
J Pineal Res 2007;43:255-62.
88. Huang LT, Tiao MM, Tain YL, Chen CC, Hsieh CS. Melatonin
ameliorates bile duct ligation-induced systemic oxidative stress
and spatial memory deficits in developing rats. Pediatr Res
2009;65:176-80.
89. Celinski K, Konturek PC, Slomka M, et al. Altered basal and
postprandial plasma melatonin, gastrin, ghrelin, leptin and
insulin in patients with liver cirrhosis and portal hypertension
without and with oral administration of melatonin or tryptophan.
J Pineal Res 2009;46:408-14.
90. Porkka-Heiskanen T, Laakso ML, Stenberg D, Alila A,
Johansson G. Increase in testosterone sensitivity induced by
constant light in relation to melatonin injections in rats. J Reprod
Fertil 1992;96:331-6.
91. Bartsch C, Bartsch H. Melatonin in cancer patients and in
tumor-bearing animals. Adv Exp Med Biol 1999;467:247-64.
92. Lai L, Yuan L, Cheng Q, Dong C, Mao L, Hill SM. Alteration of
the MT1 melatonin receptor gene and its expression in primary
human breast tumors and breast cancer cell lines. Breast
Cancer Res Treat 2009;118:293-305.
66
93. Renzi A, Glaser S, Demorrow S, Mancinelli R, Meng F, Franchitto
A, Venter J, White M, Francis H, Han Y, Alvaro D, Gaudio E, Carpino
G, Ueno Y, Onori P, Alpini G. Melatonin inhibits cholangiocyte
hyperplasia in cholestatic rats by interaction with MT1 but not MT2
melatonin receptors. Am J Physiol Gastrointest Liver Physiol. 2011
Oct;301(4):G634-43. doi: 10.1152/ajpgi.00206.2011. Epub 2011 Jul
14. Erratum in: Am J Physiol Gastrointest Liver Physiol. 2011
Nov;301(5):G943.
94. Han Y, Demorrow S, Invernizzi P, Jing Q, Glaser S, Renzi A,
Meng F, Venter J, Bernuzzi F, White M, Francis H, Lleo A, Marzioni
M, Onori P, Alvaro D, Torzilli G, Gaudio E, Alpini G. Melatonin exerts
by an autocrine loop antiproliferative effects in cholangiocarcinoma:
its synthesis is reduced favoring cholangiocarcinoma growth. Am J
Physiol Gastrointest Liver Physiol. 2011 Oct;301(4):G623-33
67