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PERIODICO DI CONFINDUSTRIA L’AQUILA • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE L. 662/96 C.20/C ANNO XX

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PERIODICO DI CONFINDUSTRIA L’AQUILA • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE L. 662/96 C.20/C

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Spedizione gratuita in abbonamento postaleReg. del Tribunale dell’Aquila n. 259 del 6/4/89

Direttore responsabile Maria Paola IANNELLADirettore Antonio CAPPELLIRedazione Fabio SPINOSA PINGUESergio GALBIATI Gaetano CLAVENNA Donato LOMBARDIGiorgio RAINALDI Ezio RAINALDI Marco MASCIOCCHI Giovanni SARACINO Carlo IMPERATORE Paolo GARGANO Francesco DE BARTOLOMEIS

Nucleo Industriale Campo di PileTel. 0862.0862.317938/312769Fax 0862.317939www.www.confindustria.aq.ite-mail: [email protected]

Realizzazione Studio Grafico Pierpaolo CECCARELLIVia P. Tedeschi, 1 - L’Aquila • 338.6992697

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Servizi di Redazione O.S.A. Srl

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UN PRESIDENTE NUOVO.SOTTO TUTTI I PUNTI DI VISTA

ndiceFONDI INAIL.ARRIVANO 961 MILIONI SU L’AQUILA

n.1MARZO 2011

CHI VUOLE LA RESTAURAZIONE?E CHI LA RIVOLUZIONE?

CONFINDUSTRIA L’AQUILACON ANCE E API PER LA RICOSTRUZIONE

L’INTERNALIZZAZIONE DELLE IMPRESEE LE BANCHE LOCALI

11IL BUIO DOPO LA NEVE

13UNA STRADAPER OLINDO E ALFONSO PELINO

15NEWS

LA TADDEI SPACOSTRUIRÀ IL NUOVO PONTE SUL DANUBIO

10 L’EX POLO ELETTRONICO AQUILANOVERSO LA BONIFICA

12 PROSSIMO INCONTRO...PER IL PESCE D’APRILE

14 LA MIA MISSIONE IN CONFINDUSTRIA

QUESTO GIORNALE È STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA

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L’INDUSTRIALE / MARZO 20113

Un Presidente nuovo.Sotto tutti i punti di vista

Fabio SPINOSA PINGUEPresidente Confindustria L’Aquila

PORTA UNA CONFINDUSTRIA VERDE, FEMMINILE, LAICA, ETICA, VIRTUOSA

Il Presidente più giovane nellastoria di ConfindustriaL’Aquila. Un trend positivoche consegna il Capoluogo adun under 40, insieme a Chietie anche Pescara: forse un per-

corso nuovo per questo Abruzzo, nelquale per la prima volta la montagnae la costa hanno qualcosa in comunedi cui, forse - e qui si gioca la partitavera, oltre ogni proclama e intento ta-ciuto o dichiarato - si riuscirà a farebuon uso.Pingue la madre, Spinosa il padre: i duecognomi Fabio li ha sempre pretesi at-taccati, per lo stesso orgoglio con ilquale entrambi i genitori li hanno uni-ti in una carriera imprenditoriale chedi Pingue Group ha fatto la più grandefiliera agroalimentare privata che esi-ste nella regione. Nata - e qui il destino,quello che sceglie il figlio d’arte – inmezzo ai tanti fallimenti della 64: lalegge sull’imprenditoria giovanile.Nuova anche la tipologia della rappre-sentanza: Fabio Spinosa Pingue è im-prenditore di una piccola impresa, unasettantina di dipendenti, più i familiari.Un significato di grande portata sepensiamo al peso che la grande indu-stria ha sempre saputo accaparrarsi al-l’interno delle Associazioni confindu-striali di tutta Italia.

Nuovo il verbo: contaminazione.Nuovo l’approccio: autocritica.Nuovo lo stile: essere virtuosi, darel’esempio. Come la moglie di Cesare,sempre al di sopra di ogni sospetto.Nuovo l’impegno: ha chiesto ai colleghidi andare ancora di più oltre il proprioorticello ed occuparsi di territorio acqui-stando le azioni della nuova società, “ilnostro Territorio SPA”.Ma l’elenco del nuovo può continuare:da quando era Presidente G.I. L’Aquila,poi G.I. Abruzzo, ha sempre rotto glischemi, ragione per la quale si è dettospesso che “Pingue o si ama o si odia”:la Città Regione, l’Abruzzo fermo alletribù italiche, i marsi contro i peligni, ivestini contro i marrucini, la contami-nazione con le eccellenze e tra arte eimpresa, la valorizzazione delle aree in-terne e delle vocazioni territoriali, lariduzione ad un’unica territoriale dellequattro associazioni provinciali G.I.Abruzzo, una nuova Governance del si-stema Confindustriale regionale. Il co-raggio di parlare di Etica e di Legalitàin occasione degli scandali abruzzesinel silenzio assordante di un sistemaConfindustriale regionale.Ancora. Una Confindustria Rosa in unmondo da sempre maschile (e, diciamolo,pure maschilista): lui, nonostante 3 fratellie una sola sorella, è cresciuto in una fami-glia di donne, dalle quali ha ereditato l’in-telligenza emotiva e la capacità di perce-zione, e, perché no, di cambiare idea velo-

cemente riprogrammando subito tutto. Inun uomo si chiama flessibilità, in una don-na volubilità o instabilità emotiva. Il pros-simo Presidente sarà una Donna.Non da ultimo, per valutare il significa-to della sua Presidenza, il fatto che siastato eletto con voto unanime espres-so dalla base associativa dei colleghiimprenditori sia piccoli che grandi:il mondo è cambiato, e le microaziendesono sempre più forti, per numero eper determinazione, voglia di farcela,di dire la propria, di cambiare le cartein tavola. Il momento, del resto, è quel-lo giusto: le crisi hanno una grandeforza distruttrice e creatrice, sovverto-no l’ordine dei fattori creando grandibuchi che il nuovo colma immediata-mente, spazzando via le posizioni diprivilegio e di rendita.Oggi Pingue rappresenta la Confindu-stria dell’Aquila. Molto legata e presentea Roma.E adesso? Gli ho chiesto nell’ottobre2009, quando lasciò la Presidenza G.I. do-po aver presentato Tremonti alla Con-vention di Capri: “Adesso guardo oltre –ha risposto. Una cosa ho imparato nellamia vita: non bisogna mai affezionarsi alruolo. Voglio insegnarlo alle mie figlie”.Aver pensato a trasferire conoscenza si-gnifica avere voglia di imparare.L’Aquila ha bisogno di questo. (mpi)

(il programma della Presidenza 2011/2014è su www.confindustria.laquila.it)

il Presidente

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L’INDUSTRIALE / MARZO 20114

Carlo IMPERATOREVicedirettore Confindustria L’Aquila

Fondi INAIL:arrivano 961 milionisu L’Aquila

961 milioni di euro. Una cifraragguardevole, con la quale sipotrebbe ragionare con un cer-to margine di azione. L’investi-mento è dell’Inail, che ha messoa disposizione dell’Aquila quasi

un miliardo con delibera dello scorso 23ottobre: opere di ricostruzione, interven-ti su cultura e sociale, nonché a sostegnodell'economia e della sanità, sono le areedi intervento.Alla prima riunione indetta dal Civ (In-dirizzo di Vigilanza dell’Inail), c’eranotutte le Parti Sociali.L’investimento è notevolissimo per ilnostro territorio e la partecipazionealla cabina di regia non può essere tra-scurata dagli attori del territorio. Ov-viamente è necessario condurre al ta-volo le parti sociali ad oggi non coin-volte e le Istituzioni locali ad oggi nonmotivate. Un lavoro grande ed impor-tante, difficile su un’area che, oltre apatire i danni della distruzione, pagavecchi rituali burocratici fatti di iner-zia, inefficacia, indolenza. Sappiamo,infatti, che questa Città ha segnato ilpasso proprio a causa di un suppostodiritto di rendita che si annida quasi inciascuno, senza differenza di ceto o ca-tegoria, con un unico fattore comune:lasciare che siano gli altri ad occupar-si delle cose di tutti. Ebbene, il timoreche anche in questa occasione possanoessere gli altri ad occuparsi di noi ci hafatto serrare i ranghi e, a quella riunio-

ne del 1° febbraio scorso, la prima in-detta dall’Inail, siamo andati decisi aportare a casa il risultato auspicato.Determinante è stata la presenza diAlessandra Rossi, Vicepresidente diConfindustria L’Aquila, che ha propo-sto di guidare l’Assemblea verso unpercorso progettuale comune: “l’obiet-tivo è non perdere i fondi e, soprattut-to ha evidenziato - evitare che altri fac-ciano progetti su L’Aquila in luogo de-gli Aquilani. Rischio purtroppo nonpoco remoto, date le lungaggini buro-cratiche e le beghe che stanno arenan-do una ricostruzione difficile ma nonimpossibile”.La proposta di Confindustria L’Aquila èduplice:• predisporre e condividere subito e a

maggioranza assoluta PROGETTICONCRETI e trasparenti con i qualipresentarsi già pronti al momento del-l’avviso pubblico;

• creare una CABINA DI REGIA checoinvolga non solo le parti sociali maanche le Istituzioni al fine di raccorda-re gli Attori e convergere su progetti de-finiti.

Risultato: Confindustria L’Aquila haricevuto l’incarico di sentire e farconvergere le Istituzioni, nonché diessere la Promotrice del tavolo di la-voro. Un risultato importante per lanostra Associazione e per gli Aquila-ni, dei quali rappresentiamo una granparte della forza produttiva.

Risultato importante, perché nel mo-mento in cui sarà costituita la Cabinadi regia Confindustria conta di conser-varne il ruolo leadership. “E’ evidenteche – ha dichiarato, con chiarezza etrasparenza, la Vicepresidente Rossi - afronte di tanto lavoro del quale ci fac-ciamo carico senza alcuna esitazione,ci aspettiamo che conseguentementevenga ufficializzato a ConfindustriaL’Aquila un ruolo di protagonista al-l’interno della Cabina di Regia: sapetetutti che sull’Aquila abbiamo il proget-to di Città Centro Sviluppo Economico,punto di incontro tra Università e Im-prese, e che stiamo cercando di rimet-tere in funzione meccanismi che primaerano incastrati ma che adesso sem-brano definitivamente rotti”.Insomma, l’occasione per invertire larotta si presenta adesso: riuscire a pro-gettare e spendere un investimento di ta-le entità non solo è un obiettivo concretonella direzione della ricostruzione, masarebbe un tassello importante nel puz-zle delle tante identità della nostra ormai“città diffusa”.

L'INAIL in forza della Finanziaria 2008 (legge n.244/2007) può destinare a investimenti immobi-liari fino al 7% dei fondi disponibili (cioè dellesomme eccedenti la normale liquidità di gestione)esclusivamente in forma indiretta. Dopo il sismodell’Abruzzo gli "interventi di ricostruzione e ripa-razione di immobili, ad uso abitativo o non abita-tivo, localizzati nei territori dei comuni" colpiti dalsisma sono stati inclusi tra gli investimenti degliEnti Previdenziali per il quadriennio 2009-2012(dl n.39 del 28 aprile 2009, art. 14 convertito dal-la legge n. 77 del 24 giugno 2009). Dunque l’INAIL ha definito l'ammontare comples-sivo dei fondi da destinare all'Abruzzo nel 50%delle risorse complessivamente disponibili: per ilbiennio 2009/2010, l'ammontare delle risorsecorrisponde a 961 milioni di euro, di cui 411 milio-ni di euro già impegnati nell'esercizio 2009 (50%di 822 milioni) e 550 milioni di euro stanziati peril2010 (50% di 1.100 milioni). Probabilmente peril biennio successivo sarà stanziato un importo nonmolto diverso.

SAPREMO SPENDERLI NOI O LI FAREMO SPENDERE AD ALTRI?

INAILINVESTIMENTI

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L’INDUSTRIALE / MARZO 20115

Chi vuole la restaurazione?E chi la rivoluzione?

Antonio CAPPELLIDirettore Confindustria L’Aquila

POLI DI INNOVAZIONE, RETI DI IMPRESA E... TERRITORIO.GUARDIAMO OLTRE

L’imprenditore soffre unatavico senso di solitudi-ne che ha cercato di col-mare con i Distretti, poicon i Poli di Innovazionee quindi con le Reti di

impresa. Per stare insieme.Ed ha ragione, perché qualunque strate-gia si costruisca a tavolino, il problemarimane uno solo: deve produrre almenoper tre, se vuole competere, ma sarebbecomunque perdente per tutti i motivi chegià sappiamo (costo energia, materie pri-me, salute, sicurezza, rispetto dell’am-biente...).Ci vorrebbero grandi investimenti in co-noscenza e dintorni, o meglio sui molti-plicatori della conoscenza che consento-no un minor costo dopo il primo uso, manoi veniamo da una storia in cui la cono-scenza la mettevano un po’ l’imprendito-re, un po’ quelli bravi in azienda, un po’ lasi prendeva dall’ambiente circostante co-piando il copiabile, avvalendosi di servi-zi e relazioni già costruite, lavorando conla P.A. di casa propria eccetera. Insomma,oltre a non avere disponibilità, non ab-biamo la cultura dell’investimento (mol-te aziende, per es., non fanno formazioneperché costa, e preferiscono tirare avantie pagare anche le sanzioni previste per imancati adeguamenti).Insomma, dovremmo investire di piùma, soprattutto, rischiare molto di più.E come si può chiedere all’imprenditoredi triplicare la produzione, raddoppiare

l’investimento, esporsi ancora e ancorasul rischio? Non c’è Polo o Rete capace dipermettere tanto.A meno che... non si allarghi l’orizzonte enon si spalmi tutto questo sull’interoTerritorio.L’attività economica esercitata da un’im-presa ricade interamente sull’ambientecircostante: sui lavoratori, sull’ambiente,sulla qualità e sul tenore di vita, sulla sa-lute, su ogni cosa..Ma poiché siamo nati e cresciuti con po-chi investimenti, e siamo convinti di po-ter continuare, c’è bisogno di una granderivoluzione, e non c’è margine di scelta: osi cambia o si muore. Ebbene, l’unicomodo con il quale un imprenditore puòaumentare gli investimenti e la capacitàdi rischio, pur non avendone a sufficien-za, è spalmare questi fattori su tutti i per-sonaggi che agiscono sulla scena: lavora-tori, fornitori, committenti, banche, Am-ministrazione Finanziaria ... Territorio.Insomma, un sistema di gestione del ri-schio secondo le modalità diverse rispet-to a quanto fatto fino ad oggi.Vediamo uno per uno questi attori, alme-no i protagonisti, non senza immaginarela rivoluzione che ne discenderebbe sul-le relazioni industriali, politico – ammi-nistrative, fiscali... sì da comprendereperché l’economia è statica e di chi è l’in-teresse affinché essa ci resti .Un lavoratore costa tre volte di più di unlavoratore cinese, quindi, deve produrretre volte di più per assicurasi il proprio

reddito. Ma può produrre di più solo seinveste sulla sua professionalità, dunquesulla sua conoscenza: ciò facendo, comegià in molti fanno, assume il rischio diimpresa perché non sa in che direzionesta andando, se sta investendo bene omale. Nessuno può dirlo: poiché nessunoconosce il mondo di domani. Dunque, stafacendo qualcosa a rischio. Fino ad oggiabbiamo investito solo sulla scuola (an-che se la scolarizzazione italiana rappre-senta il tasso più basso d’Europa), finitala quale si ritiene finito l’investimento, e,invece, bisogna qualificarsi sempre, incontinuazione per competere col bassocosto cinese. Ecco, che il lavoratore di-venta imprenditore di se stesso.L’Amministrazione Finanziaria deveassumere la sua parte di rischio: è giustoche se c’è un buon raccolto ci sia paneper tutti, e che, se il raccolto va male, sifaccia economia tutti. Non si può pensa-re che le tasse da pagare siano ugualiogni anno, devono fluttuare con il flut-tuare del lavoro: se si lavora di più si pa-gano più tasse, se si lavora meno si paga-no meno tasse. Ma gli STUDI DI SETTO-RE non sono fatti con questi parametri evanno cambiati: sono strutturati per erediverse dalla nostra, epoche in cui l’in-stabilità era un’eccezione, oggi, invece,l’instabilità è la regola, è la nuova formadell’economia. Viviamo in un mondo in-stabile, a rischio, e dobbiamo organizzar-ci in base a questo, non litigare tra cate-

il Direttore

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Chi vuole la restaurazione? E chi la rivoluzione?

L’INDUSTRIALE / MARZO 20116

gorie sociali, perché non solo non cam-bieremo l’era economica ma, al contra-rio, ci annulliamo gli uni con gli altri. Lafiliera di oggi è quella nella quale ciascu-no è consapevole che un anno va beneper tutti e un anno va male per tutti,Am-ministrazione Finanziaria compresa.Politici e Pubblica Amministrazione. Sidice spesso che l’unica categoria che nonconosce crisi è quella dei politici: hannouno standard garantito qualunque cosaaccada. Anche questo è un assunto checrollerebbe portando via con sé i politiciinetti e fannulloni con tutte le beghe e lefantastrategie concepite per la manipola-zione e il consenso anziché per l’interes-se generale, i pubblici impiegati sfaticatie non motivati. Se il loro stipendio fosseil primo a fluttuare allora sì che si impe-gnerebbero per il buon andamento, altroche leggi elettorali, sistemi di riparto etutte le altre sfacciate menzogne.Banche e capitale di rischio. In Italiamoltissime aziende soffrono di “nani-smo” in quanto sono sottocapitalizzatementre la consistenza del capitale do-vrebbe essere molto più elevata. Non sipuò contare sugli investitori che, tranne icasi delle grandi operazioni, non vanno acercare tra le piccole aziende per vederequale è un’eccellenza, un affare, e qualeno: solo per gestire l’istruttoria spende-

molti settori, magari di sceglierne alcuni.Le forme sono da studiare, magari po-trebbero essere adatte semplici struttureintermediarie tra la banca e l’impresa.Purtroppo, oggi il credito industriale èstato dismesso e si pratica solo tra grandiimprese e grandi banche, ma non laddo-ve realmente è più utile, cioè sul grandenumero delle piccole imprese.Dunque, ora si intende di quale portatasia il cambiamento: una rivoluzione sen-za precedenti, la prima pacifica, come siaddice al terzo millennio.Ma chi vuole lasciare la posizione di ren-dita o di privilegio a vantaggio dell’inte-ro sistema? I politici? Certo che no. I sindacati? Nonavrebbero più argomenti per nessuno, vi-sto che nelle relazioni industriali del nuovomondo, forse, il famigerato art. 18 avrebbevalore pari a zero (tanto per inciso,almenoindicizziamo quel limite di 15 addetti che,ai tempi nostri, è di 40/50 unità!).La P.A.? Neanche a pensarci,niente più sti-pendio fisso, timbra e fuggi, stanze vuote,telefoni che squillano a vuoto, praticheferme anni, mazzette, eccetera eccetera.E’ più facile concentrarsi sulle microra-zionalizzazioni in corso di attuazione(lunghezza delle pause, assenteismo, fe-rie, efficienza nella gestione quotidia-na...): palliativi, pezze a colore che gene-rano solo molto conflitto sociale e pochiguadagni. Matematicamente, un’equa-zione da cancellare.Ma dal conflitto sociale nasce la conserva-zione dello status quo, delle posizioni ac-quisite, dei dibattiti, tg e comunicazionedi massa a suon di destra e sinistra, comese esistessero ancora. Tutto orientato, per-ché nessuno intraveda quello che è piùsemplice e che con semplicità ridistribui-rebbe merito, consenso, ricchezza.Con buona pace di tutti, e di un’infor-mazione che faccia il suo mestiere in-vece che la sponda al saccheggio delpatrimonio di Stato ed alla cronaca ditutti i colori offerta in pasto dai restau-ratori.

rebbero il capitale da prestare/investire.Dunque, i portatori di capitale di rischiopossono essere soltanto quelli che già co-noscono l’azienda, cioè “quelli di prima”:soci, manager, lavoratori, committenti,fornitori, banca... e qui bisogna fermarsia riflettere su come cambiare, e cosa pre-tendere che faccia il Sistema Bancario.Le Banche sono imprese, dunque, devonoguadagnare. Ma a differenza delle altreimprese si muovono solo su un fronte,quello del credito: se vanno male lì van-no male su tutto; l’impresa, invece, famolte operazioni su fronti diversi e puòripianare con un capitolo un altro anda-to male. Da qui discende che la “Banca” èmolto più cauta dell’impresa, perché seinveste in capitale di rischio e non habuon esito, perde tutto, se ha buon esitoguadagna solo una percentuale.E questo è il motivo per il quale le ban-che investono poco sui progetti inno-vativi.Ora, poiché la Borsa in Italia non fa il suomestiere, e le banche si fermano ad inter-mediare il risparmio nazionale, dobbia-mo fare in modo che siano vincolate aconferire sotto forma di capitale di ri-schio una parte del risparmio nazionaleraccolto. Allo scopo si potrebbero co-struire strutture ad hoc che consentanodi finanziare molte aziende, di conoscere

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L’INDUSTRIALE / MARZO 20117

Confindustria L’Aquilacon Ance e Apiper la ricostruzione

Alessandra ROSSIPresidente Giovani ImprenditoriVicepresidente Confindustria L’Aquila

FINALMENTE UNITI PER FARE DI MEGLIO E DI PIÙ

Sinergia, condivisione, proget-tualità. Queste sono le paroled’ordine per la ricostruzione.Mesi sono trascorsi senza chegli incontri con Struttura tecni-ca di missione sortissero esiti

positivi: molte le parole, pochi i fatti.Ora, finalmente, comincia a vedersi qual-cosa di concreto, e un tassello importan-te lo abbiamo posizionato lo scorso mesegrazie alla concertazione perseguita conAnce e Api, con le quali siamo riusciti aconcordare un modello di “contratto ti-po” a pochi giorni dall’emanazione deldecreto 27 sulle case E.Presentarci alla struttura Struttura tecni-ca di missione con un’unica idea e ununico progetto è stato fondamentale, co-me pure cercare la condivisione e l’ap-porto professionale delle categorie pro-fessionali coinvolte: Ordini degli Inge-gneri, degli Architetti, dei Periti Indu-striali, Cna.Sull’aspetto strettamente tecnico, è statofondamentale il ruolo dell’Ance che hamesso a disposizione il proprio patrimo-nio di conoscenza e competenza per ad-divenire ad una proposta di “contratto ti-po” sulla quale si è potuto dibattere e tro-vare convergenza.Lo schema sembra uno strumento adat-to a garantire la corretta esecuzione deilavori, contempla tutte le condizioni disicurezza prescritte nelle varie ordinanzeche si sono succedute, tutela inoltre icommittenti privati quali soggetti non

esperti in materia. Decide che il computodei lavori sia determinato sulla base delprezziario regionale degli appalti pubbli-ci, senza alcun ribasso, e mette nero subianco che i fondi (di cui all’art. 3, com-ma 1, lett. a), e) ed e-bis) del decreto leg-ge numero 39/09 conv. dalla legge 77/09)sono concessi a titolo di indennizzo enon di contributo e, pertanto, esoneratidall’obbligo di espletare procedure adevidenza pubblica. Il contratto tipo, infi-ne, è puramente facoltativo ed è quindipossibile adottare un differente modellocontrattuale purché nel rispetto delle di-posizioni normative contenute nel Codi-ce Civile e nella legge numero 136/2010 es.m.i.Da ultimo, è stato elaborato per rispon-dere all’esigenza di omogeneità dei con-trolli antimafia necessari: e qui il discor-so potrebbe complicarsi qualora le prati-che si arenassero a causa di un irrigidi-mento degli adempimenti. ConfindustriaL’Aquila ha già assunto una posizionechiara contro eventuali infiltrazioni ma-fiose, ma ha anche chiarito che maggioriadempimenti burocratici non possonogiustificare in alcun modo eventuali ral-lentamenti, assolutamente inaccettabiliper le imprese.Concluderei sottolineando quello cheappare l’aspetto più importante.Oltre ad avere finalmente disponibileuno strumento per appaltare i lavori del-la ricostruzione delle case E, sembra chesi sia trovato un metodo di lavoro che

consenta a tutti di partecipare: aver co-stituito e messo a disposizione dellaStruttura tecnica di missione un interlo-cutore unico con il quale affrontare lequestioni da dipanare di volta in volta,interlocutore che rappresenta ciascun at-tore coinvolto nella ricostruzione. Finoad oggi, infatti, il confronto era avvenutocon tutti, o quasi, separatamente e, perquesto, il contraddittorio non si è mai ri-velato proficuo nonché pacifico.D’ora in avanti,ci sentiamo nelle condizio-ni di portare avanti i diversi tavoli tecniciche abbiamo inteso costituire e coordina-re con tutte le Parti, e di poter finalmentemettere mano alle case E, rimaste nel lim-bo per quasi due anni.

confindustria e territorio

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L’INDUSTRIALE / MARZO 2011

Rinaldo TORDERADirettore Generale CARISPAQ

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L’internazionalizzazione,oggi, non è più solo unamodalità con cui l’impre-sa crea valore, estende ilproprio vantaggio com-petitivo ed accede a nuo-

ve opportunità, ma può rappresentareuna strategia decisiva per la sopravvi-venza e lo sviluppo dell’impresa neltempo. Il nostro sistema produttivo è ca-ratterizzato dalla diffusa presenza di im-prese piccole; la loro capacità di compete-re e di crescere è, per l’Italia, un fattorecruciale per lo sviluppo. Nonostante il di-namismo che le contraddistingue, le im-prese più piccole, soprattutto se operantinei comparti tradizionali, risentono parti-colarmente delle pressioni concorrenzialisui mercati esteri. La piccola dimensionenon consente loro di attivare gli investi-menti necessari in attività di ricerca esviluppo e di marketing per essere prota-goniste nel processo di internazionalizza-zione. Le banche possono sostenere que-ste imprese oltre che per il tramite delleproprie reti domestiche,con una presenzadiretta sui mercati esteri, mediante ufficidi rappresentanza, filiali, o attraverso l’ac-quisizione di partecipazioni di controlloin intermediari esteri (filiazioni). In altritermini, è nell’internazionalizzazionedelle stesse banche che le imprese, e lePMI in particolare, possono trovare leforme più innovative di sostegno.Il nostro sistema si presenta oggi apertoverso l’estero: sono numerosi i gruppi

bancari italiani presenti fuori dai confininazionali. La quota di mercato detenutadai gruppi italiani nei paesi dell’Europacentro-orientale, verso i quali si sono ri-volte le strategie di sviluppo degli ultimianni, è in media del 20 per cento. L’espan-sione all’estero è avvenuta principalmen-te attraverso l’acquisizione di banche lo-cali ed è significativa in aree caratterizza-te da elevate prospettive di crescita. Inda-gini recenti sulle forme organizzative del-l’internazionalizzazione delle banche ita-liane mostrano che esse sono, almeno inparte, influenzate dal processo di deloca-lizzazione produttiva delle imprese fi-nanziate. Le banche, specialmente attra-verso la presenza in loco tramite uffici dirappresentanza o sportelli, attuano stra-tegie di follow the customer, per rafforza-re il rapporto con la clientela, migliorarela qualità del servizio e allo stesso tempomantenere un livello di informazioneadeguato del profilo di rischio del cliente.L’impresa che opera direttamente o indi-rettamente all’estero ha bisogno di credi-to, di garanzie a copertura dei rischi, diconsulenza, di assistenza legale e com-merciale, di informazioni. Per risponderea tali richieste le banche devono dispor-re di mezzi rilevanti, di competenze spe-cialistiche, professionalità, contatti e diun’ampia gamma di prodotti, caratteri-stiche che si riscontrano prevalentemen-te presso organismi di grande dimensio-ne, con proiezione internazionale.Per tali ragioni, le PMI più attive verso

internazionalizzazione

l’estero si sono rivolte a intermediarispecializzati, o collegati con istituti dicredito stranieri. Nonostante le piccoledimensioni è possibile comunque per lebanche locali svolgere un ruolo nel pro-cesso di internazionalizzazione delle PMI.La dimensione localistica e la vicinanzaagli operatori economici del territorio so-no vantaggi competitivi da valorizzare.Ancora più efficace è il ruolo delle banchelocali partecipate da grandi gruppi na-zionali, che possono anche in questo cam-po avvalersi dei vantaggi derivanti dalladimensione e dal know how della casa ma-dre. In tale processo anche gli organismidi categoria possono svolgere un rilevanteruolo di guida, di sensibilizzazione e diformazione oltre che di fornitori di servi-zi attivando le potenzialità già disponibili.Come per le imprese, anche per le ban-che è importante una riflessione sullaricerca di una scala adeguata, non soloproduttiva ma anche culturale, percompetere nei mercati esteri. Le espe-rienze degli altri sistemi creditizi segna-lano che competitività ed efficienza neiprocessi di internazionalizzazione siconseguono attraverso il perseguimentodi economie di scala, con l’utilizzo distrutture specializzate, di elevate compe-tenze e professionalità, mediante unaforte integrazione di sistema. Occorretrovare soluzioni organizzative e produt-tive efficienti, capaci di valorizzare ilruolo svolto dalla banca locale, coniu-gando lo sfruttamento del vantaggio in-formativo con la ricerca rapida di solu-zioni funzionali alle effettive esigenzedegli imprenditori.

(l’articolo è disponibile in versione integralesul sito www.ageabruzzo.it)

L’internazionalizzazionedelle IMPRESEe le banche locali

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L’INDUSTRIALE / MARZO 20119

La Taddei Spacostruirà il nuovoponte sul DanubioL’AZIENDA AQUILANA DEL GRUPPO EDIMO SBARAGLIALA CONCORRENZA E SI AGGIUDICA LA COMMESSA DA 45 MLN

Il ponte ad arco “Zezelj” sorgerànella città di Novi Sad in Serbiae servirà a collegare le due spon-de del Danubio con due corsiestradali, due binari ferroviaricon impiantistica di trazione

elettrica e segnalamento e una pista pe-donale. Si tratta del maggiore finanzia-mento mai stanziato dall’Unione euro-pea per la repubblica balcanica. Ad ag-giudicarsi la commessa da 45 milioni e310 mila euro, la Taddei Spa, azienda lea-der del Gruppo Edimo, che ha sede nelcomune di Poggio Picenze (L’Aquila) eche da oltre quarant’anni, con i suoi 600dipendenti, opera attivamente nel settoredelle realizzazioni industriali e infra-strutturali. Il 15 dicembre scorso la Re-pubblica di Serbia ha ufficialmente affi-dato alla società guidata da Danilo Tad-dei, in associazione temporanea d’impre-sa (Ati) con le aziende spagnole Azvi Sa eHorta Coslada Sl, l’appalto per la proget-tazione e la realizzazione del nuovo pon-te sul Danubio.È stato grazie a una proposta progettualeparticolarmente innovativa, frutto dellaprofessionalità, della capacità, della crea-tività e della ricerca di cui le aziende del-l’Ati possono disporre, che la joint ventu-re italo-spagnola è riuscita ad aggiudicar-si la commessa sbaragliando un arduo efolto gruppo di concorrenti.Il nuovo ponte a due arcate, con la sua im-ponente struttura, verrà edificato, doporipristini e consolidamenti, sulle fonda-

zioni del ponte originario che fu distruttodai bombardamenti della Nato durante ilconflitto serbo degli anni passati.Queste le caratteristiche principali del-l’opera: lunghezza totale del ponte 474metri; le due principali luci sul Danubiohanno lunghezze rispettivamente di178,50 e 220,50 metri; larghezza totaledell’impalcato 30,78 metri; altezza del-l’arco principale 43 metri; peso totale delponte: 11.800 tonnellate.Lo “Zezelj” verrà interamente realizzato aterra e varato a spinta con un ingegnososistema che sfrutterà gli appoggi provvi-sionali sul Danubio stesso.“Siamo molto soddisfatti dell’importanteacquisizione internazionale - è quantoaffermato dall’amministratore delegatodella Taddei Spa, Danilo Taddei - Si trat-ta di una commessa di assoluto valore

che ci siamo aggiudicati grazie alla qua-lità dell’offerta che ha elementi innovati-vi proposti con gli spagnoli. Il risultatoraggiunto in un altro Paese d’Europa fafare un ulteriore salto di qualità aun’azienda che è già in forte crescita eche continua a portare alto il nome del-l’Abruzzo e dell’Italia”.Ma il ponte sul Danubio non è la solaopera che vedrà impegnata la TaddeiSpa, che ha già vinto l’appalto per unacommessa pubblica da 17 milioni di euroin una joint-venture tutta abruzzese conToto Costruzioni Generali, per il rifaci-mento di una strada nella Repubblica diMoldavia, dove l’azienda di punta delGruppo Edimo opera da circa un annoradicata sul territorio, con un ufficio di30 dipendenti.La Taddei Spa continua inoltre a esserefortemente attiva sul territorio aquilano.Il 4 febbraio scorso, alla presenza del sot-

imprese eccellenti

tosegretario Letta, ha inaugurato la nuo-va sede compartimentale dell’Anas inAbruzzo, una commessa da 13 milionirealizzata in una Ati di livello nazionale,insieme alla vicentina Maltauro Spa e laperugina Tamagnini impianti Srl.Si tratta di un edificio all’avanguardia,che utilizza tecniche avanzate di costru-zione, in particolare sulle tecnologie an-tisismiche, sull’uso di materiali innovati-vi e sul risparmio energetico.Secondo Danilo Taddei, “la presenza diun’azienda aquilana nella ricostruzione èun segnale importante e dimostra chel’imprenditoria locale ha tutte le carte inregola per partecipare a buon diritto allalunga e complessa rinascita. Ci auguriamo- ha auspicato - che questo appalto possafare da volano anche per le altre ditte del-l’Aquila”.

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L’INDUSTRIALE / MARZO 2011

Massimo CIALENTESindaco dell’Aquila

Antonella DI NINOVicepresidente Provincia dell’Aquila

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IN ARRIVO 8 MILIONI DI EUROPROVINCIA E COMUNE HANNO FIRMATO UN’INTESA E PROMETTONO TEMPI BREVI

Come l’araba fenice,l’ex polo elet-tronico di Pile, protagonistaprincipale della storia dell’indu-stria aquilana dagli anni Sessan-ta ad oggi,cerca ancora una vol-ta di risorgere dalle proprie ce-

neri. L’occasione, abbondantemente annun-ciata, potrebbe venire dai 20 milioni di eurodel “Fondo per la tutela dell'ambiente e lapromozione dello sviluppo del territorio”(l’erede della famigerata “legge mancia”,conla quale i gruppi parlamentari distribuivanocontributi statali “a pioggia”nei loro collegi)che i deputati del Pd hanno scelto di destina-re all’Aquila.Di questi,4 milioni andrebberoal Parco del Sole, 2 a piazza d’Armi, 6 allescuole. I restanti 8, per l’appunto, sono statidestinati all’acquisizione e alla riqualifica-zione dell’area dell’ex stabilimento Italtel cheoggi, dopo vicende contrastate e faticosi ac-cordi, è in massima parte nelle disponibilitàdi Invitalia (già SviluppoItalia,“casa madre”di Aquila Sviluppo,la società oggi in liquida-zione che acquisì gratuitamente gli immobi-li della Flextronics nell’ambito di una com-plessa operazione finanziaria alla quale par-teciparono anche Comune e Provincia del-l’Aquila - in quote paritetiche con 100.000euro complessivi,pari al 10% del capitale so-ciale). Il piano è quello di restituire il sito al-la sua vocazione originaria, facendone la se-de di un nuovo progetto di “business incu-bator”,un programma destinato a rilanciarel’industria all’Aquila.Ma quale scenario e quali tempi si pro-spettano? Ne abbiamo parlato col sinda-

co dell’Aquila, Massimo Cialente e conla vicepresidente della Provincia del-l’Aquila, Antonella Di Nino.Sindaco Cialente, come verranno utiliz-zati gli 8 milioni di euro stanziati?Meno della metà della somma servirà peracquisire l’area e gli immobili, il resto ver-rà utilizzato per bonificarla. Sono circa15.000 mq, di cui 2500 andranno all’Uni-versità e ai suoi “spin off”, il resto verràmesso a disposizione delle imprese, pergarantire sviluppo e occupazione. E’un’area industriale di pregio, che già hadimostrato le proprie potenzialità, ha co-nosciuto una fase critica e ora cerca di ri-nascere con la spinta dei nuovi incentivi,un sito nel quale credo profondamentecome incubatore di aziende specializzate,altamente tecnologiche.Chi lo gestirà?La legge ci impedisce di gestirlo diretta-mente e l’esperienza ci induce a usare lamassima cautela; la proprietà resteràpubblica, ma verrà costituita una fonda-

incubatori industriali

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L’ex POLO elettronicoAQUILANO verso la bonifica

zione e ci affideremo a un manager concompetenze specifiche e incontestabili.Che tempi prevedete?Ritengo che potremmo essere operativientro la fine di questo mese o al massimoentro la metà di marzo. Noi ce la mettere-mo tutta. E’ un’area preziosa, per me è unprofondo rammarico vederla abbandona-ta e sento l’impegno con la cittadinanza direstituirla ad un serio progetto di sviluppoindustriale. Con questi fondi il Pd ha volu-to investire sulla città. E ci tengo a sottoli-neare che è stato l’unico partito a farlo.Ritiene che possano esserci problemi conla Provincia (che ha il 5% della proprietàdi AquilaSviluppo e dunque della pro-prietà dell’area)?Assolutamente no. Siamo perfettamented’accordo.Come pensate di premunirvi contro quel-le aziende che potrebbero venire attiratedagli incentivi e trasferirsi nelle zone ter-remotate solo per sfruttare al massimo leagevolazioni, salvo poi chiudere tutto eandarsene altrove? Abbiamo in mente una sorta di consiglio di

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L’INDUSTRIALE / MARZO 201111

Il BUIODOPO LA NEVEQUALITÀ DELL’ENERGIA: AGIRE SUBITO PER RIDARE SERENITÀAL TERRITORIO E NON DANNEGGIARLO

Mentre mi accingevo ascrivere queste righe holetto che, a seguito dellenevicate, si erano avutinumerosi danni alla re-te elettrica. In questa

Regione, nella quale la caduta della nevenon è un evento eccezionale, come puòuna nevicata creare tanti problemi?Per capire se ciò che è successo avvienein Regioni con caratteristiche analoghesono andato a vedere le statistiche elabo-rate a livello nazionale e riportate in FIG.1: sotto forma di istogrammi, viene ri-portata la percentuale di utenti in MT(in pratica quasi tutte le attività indu-striali) peggio serviti negli anni dal 2006al 2009.La Valle d’Aosta, ad esempio, non ha pra-ticamente avuto interruzioni lunghe. Inmodo altrettanto tranquillo hanno potu-to lavorare le Aziende di Lombardia,Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna.

Pietro PASTORELLIDelegato Energia Confindustria Abruzzo

energia per le imprese

FIGURA 2 Localizzazione dei disturbi lamentati nei vari comuni (i numeri riportati indicano iltotale delle segnalazioni pervenute al 30/12/2010).

FIGURA 1 Numero dei disturbi lamentati nei vari comuni in funzione del tipoFIGURA 3

I dati analizzati evidenziano un divariotra le Regioni citate e l’Abruzzo così net-to da permettere di ipotizzare, nella no-stra Regione una minore affidabilità del-la rete di trasporto e di distribuzione del-l’energia. C’ è di più: il confronto con una

Regione molto vicina e molto simile (Molise) ci vede molto penalizzati.Cerchiamo allora di capire quali sono lezone più colpite dalle interruzioni utiliz-zando una carta della Regione (FIG. 2)con indicati i disservizi lamentati negliultimi 16 mesi.Ma andiamo più avanti: vediamo nellaFIG. 3 i comuni più sfortunati.Dirigere un’impresa in questi comuni ècome guidare un’auto che, senza alcunpreavviso, mentre corre in autostrada,spegne il motore: si è già fortunati se siriescono ad evitare danni alle persone.Subentra, nel responsabile della struttu-ra, uno stato d’ansia continuo: non è piùsicuro di poter rispettare le consegne,non è più sicuro di poter avere costi cer-ti di produzione e non sa mai se le suemacchine ed il suo personale uscirannoindenni dal prossimo disturbo. Spessol’esasperazione porta a pensare di spo-stare l’attività in un altro luogo con unamigliore qualità dell’energia. Le conse-guenze sono facilmente immaginabili.Dobbiamo agire subito se vogliamo rida-re serenità e non danneggiare il territo-rio partendo da un’analisi dettagliata

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L’INDUSTRIALE / MARZO 201112

IL PIACERE DELLA “SFIDA” NEL RISOLVERE I PROBLEMI,SAPER PENSARE IN MODO CRITICO: SI PUÒ IMPARARE

S.Stefano di Sessanio(Aq) uno dei borghi più bel-li d’Italia, con una cornice dineve, che ha ulteriormenterinforzato il suo fascino, ha

accolto il 28 e 29 gennaio, manager e ge-stori di risorse umane che hanno condi-viso un corso di formazione dialogandosul tema “team e strategie nei team”.Nei mercati competitivi di oggi, è fonda-mentale divulgare tra i gruppi lavorativi, siavalori etici sia abilità competitive che abbia-no,però,un equilibrio vincente:è come crea-re una gallina dalle uova d’oro e che ognigiorno sia anche motivata e felice di farle!La ITER NOVIT srl, società di formazio-ne con sede a L’Aquila, specializzata nel-la formazione esperienziale e “fuori au-la” (outdoor), ha svolto il corso sulla ge-stione e le strategie dei gruppi di lavoro:“STRATEGIE NEL TEAM – come comu-nicare e fidelizzare le strategie e gli obiet-tivi nel team”, operando con un interes-sante standard di qualità.Esempi di questa qualità sono state le at-tività e i compiti proposti, lo stile e le mo-dalità di debreafing, l’esperienza breve edefficace, il contatto con la natura, la loca-tion suggestiva e l’organizzazione proget-tata in funzione dello scopo del corso.In sostanza il piacere della “sfida” nel ri-solvere i problemi, pensare in modo cri-tico, con adeguato spazio per la riflessio-ne e per il feedbak, in modo da creareconnessioni tra l’esperienza formativa ele situazioni reali del quotidiano, che

vanno oltre il gioco del softair già di persé molto interessante e piacevole.La parte esperienziale del softair che èun’evoluzione “strategica” del gioco“guardie e ladri”, ha coinvolto tutti i par-tecipanti che, non solo hanno recepito ilmessaggio dato in aula per cui la strate-gia migliore è iniziare a guardare oltre ilproblema, ma con grande apertura men-tale ed entusiasmo formativo, lo hannomesso in pratica sul campo e hanno sor-preso i nostri operatori di outdoor contattiche e tempi da veterani!A proposito di educazione esperienziale,John Dewey nel secolo scorso scrivevache le persone non imparano solo secoinvolte in esperienze, ma è necessarioun tempo adeguato per riflettere e poterimparare dall’esperienza.Esistono passaggi fondamentali che fan-no di un corso outdoor training una for-mazione esperienziale di qualità e inquesto caso sono stati centrati tutti.E’ buona prassi apprendere dall’esperien-za in modalità sensoriale. Elaborarestrategie e tattiche nel team nella locationdi S. Stefano, tra neve e boschi, ha coinvol-to oltre i 5 sensi, anche mente, corpo, spi-rito e ambiente, oltrepassando la modali-tà sensoriale per arrivare a quella multi-sensoriale.Naturale conseguenza è stato ilpiacere di apprendere e crescere.Lo psicologo Emde, in un articolo sul-l’emozioni positive, scriveva che nei bam-bini durante lo sviluppo si forma unastruttura che ha denominato il noi-esecu-

uomini e impresa

tivo e che esprime una continua unionecon i propri “caregiver” (termine ingleseche indica coloro che si occupano di offri-re cure ed assistenza ad un'altra persona).Nello stato adulto questa struttura, se alle-nata, facilita la creazione di leadership al-zando efficacia ed efficienza nei team.Il gruppo del corso di S. Stefano di Sessa-nio ha rivelato una propensione moltoalta a lavorare attraverso il noi-esecutivo,rendendo le due giornate ancora più av-vincenti ed interessanti.Iter Novit propone un per-corso outdoor peril 1 e 2 aprile 2011, “La freccia ed il suoper-corso” sulla gestione degli obiettivinella propria vita privata e professionale.La metafora sarà il tiro con l’arco “istintivo”.Questo tipo di tiro presuppone l’assolutamancanza di strumenti di mira e l’inutilitàdella valutazione oggettiva della distanza ditiro.La freccia compie comunque una para-bola apprezzabile, nel suo cammino. Asso-ciare la valutazione giusta della distanza delbersaglio per l'uomo moderno e "tecnologi-co" implica culturalmente un vero e propriocalcolo balistico. Il tiro istintivo supera tut-to ciò ed insegna a "mirare con tutto il cor-po", e non affidarsi ai soli occhi.Come diceva Antoine de Saint -Exupéry:“l’essenziale è invisibile agli occhi”. Per-tanto anche il prossimo incontro forma-tivo sarà un’innovativa esperienza!

(Le immagini e i commenti dei partecipantisu www.ageabruzzo.it in Galleria Eventi)

“Gli anziani DAKOTA erano saggi. Sapevano che il cuore di ogni essere umano che si allontana dalla natura si inasprisce. Sapevano che la mancanzadi profondo rispetto degli esseri viventi e per tutto ciò che cresce, conduce in fretta alla mancanza di rispetto per gli uomini. Per questa ragione il contatto con la natura, che rende i giovani capaci di sentimenti profondi, era un elemento importante della loro trasformazione…”(Luther Standing Bear, Orso in Piedi, Lakota)

Prossimo incontro...per il PESCE D’APRILE

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L’INDUSTRIALE / MARZO 201113

Una stradaper Olindoe Alfonso Pelino

L’intento è quello di ono-rare la memoria di Olin-do e Alfonso Pelino, figlidi Mario, eredi dell’anti-ca tradizione dei Pelino,fondatori nel 1783 della

notissima ditta “CONFETTI PELINO -SULMONA”, una stirpe di imprenditoriche ha saputo costruire un’azienda fio-rente e di successo da una piccola attivi-tà di produzione di liquori artigianali.Tra la fine degli anni Settanta e i primianni Ottanta, proprio Olindo Pelino ave-va avuto l’idea di dedicare un’area dellostabilimento storico alla creazione di unmuseo dedicato alla storia dei confetti.Viraccolse ed espose macchinari, cimeli, ri-cordi, oggetti rari e preziosi connessi conl’antica arte sulmonese della produzionedei confetti e con la sua personale pas-sione per la materia e per il territorio (cisono tutti i diplomi ottenuti nelle princi-pali esposizioni mondiali dal 1800 ad og-gi, i brevetti registrati dai Pelino, il primotelefono di Sulmona, una collezione diantiche e pregiate bomboniere oltre allaricostruzione di un laboratorio del ‘700 eall’esposizione di antichi strumenti ori-ginali per la produzione dei confetti). Sitratta di un museo privato, prezioso sulpiano della scarsissima offerta di archeo-logia industriale della nostra regione (visi documenta molto efficacemente ancheil passaggio dall’energia a vapore a quel-la elettrica), non a caso nominato monu-mento nazionale fin dal 1992. Oltretutto,

un museo a ingresso gratuito, che attiraogni anno circa 30.000 visitatori. La pro-posta di Confindustria è di rinominare lastrada dove si trova il museo (e la fabbri-ca), via Stazione Introdacqua, per intito-larla ai due imprenditori scomparsi. Per-ché Mario e Olindo Pelino non sono sta-ti soltanto due abili uomini d’affari, maanche cittadini orgogliosi della loro terrae imprenditori di esempio per la loro ca-tegoria, portatori di quei valori etici e ci-vili che sono sempre più rari nella crona-ca quotidiana. Testimoni con la loro vitache il successo economico ed industrialeè un valore nonché un fattore di crescitaper l’intero territorio. Che un imprendi-tore di successo non è necessariamenteun vampiro di risorse ma al contrario nepuò e deve essere il motore.

memoria

L’ex polo elettronicoaquilano verso la bonifica

DA PAG. 10

saggi,una commissione che dovrà valuta-re l’affidabilità delle aziende e la qualitàdel loro progetto industriale. Si tratta diun’occasione preziosa per gli imprendito-ri, per le caratteristiche del sito e ancheper le agevolazioni previste, a cominciaredalla zona franca.Questi incentivi potreb-bero fare la differenza, aiutandoci a con-cretizzare l’opportunità di rivitalizzarequesta storica area industriale dell’Aquila,facendone un “incubatore” di impresenuove e che guardino al futuro, per la cit-tà e per il comprensorio. Ma vigileremoperché i benefici vadano alle aziende sane,capaci di creare occupazione reale e deci-se a restare sul territorio.Dottoressa Di Nino, che tempi prevedeper il progetto di rilancio dell’area in-dustriale ex Italtel?Ho sentito gli annunci del sindacoCialente e temo che siano un po’ otti-mistici. Noi condividiamo il progettoma siamo consapevoli che c’è un itercomplesso da seguire. Purtoppo, nonsono in grado di confermare delle da-te, poiché non è stato ancora predi-sposto un cronoprogramma serio. Perinciso, vorrei ricordare che Comune eProvincia sono proprietarie in quoteparitetiche (il 5%) ma i fondi pubblicivengono ripartiti per 7/8 al Comune e1/8 alla Provincia. Nonostante questo,non ci tireremo indietro.Esistono problemi che possano ritar-dare la bonifica dell’area?Ritengo di no, ma prima di tutto occor-re acquisire gli immobili. E questo adoggi è stato impedito dal fatto che il co-mune insisteva con una procedura diesproprio che è impraticabile.Adesso fi-nalmente siamo riusciti a farli recedere,abbiamo firmato una scrittura privata,un protocollo d’intesa tra Comune eProvincia nel quale il Comune si impe-gna a rinunciare alla procedura diesproprio. E’ la premessa per sbloccarela situazione. Ora però bisogna conclu-dere la trattativa con Invitalia,che è pro-prietaria al 90% del sito ed è un’agenziadel Ministero dell’Economia, che ha se-de a Roma. Ritengo che non ci sarannoimpedimenti,ma formalmente la proce-dura di acquisizione non è ancora con-clusa.Direi che si tratta di tempi tecnici,non politici.

LA PROPOSTA VIENE DA CONFINDUSTRIA L’AQUILAED È DIRETTA ALLA COMMISSIONE PER LA TOPONOMASTICADEL COMUNE DI SULMONA

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La mia MISSIONEin Confindustria

L’INDUSTRIALE / MARZO 201114

A COLLOQUIO CON SUOR DANIELA DI BACCO

Cosa può fare una religiosa inConfindustria? E’una domandache mi sono fatta spesso in que-sti giorni, ma la risposta l’hotrovata nel Vangelo: “Siate lievi-to per fermentare la massa”.

Suor Daniela Di Bacco, 46 anni, responsa-bile della gestione del personale dell’Isti-tuto della Dottrina Cristiana (più di 20 se-di sparse tra Italia, Congo e Bolivia) e di-rigente scolastico, è entrata nel Direttivodi Confindustria L’Aquila. L’ha voluta, inqualità di “invitata permanente”, il neo-presidente Fabio Spinosa Pingue, che cre-de profondamente nella necessità di apri-re il mondo dell’associazionismo d’im-presa a quanti lavorano attivamente nelmondo del sociale e dell’educazione.L’amicizia tra le Missionarie della Dottri-na Cristiana e il Dott. Pingue è di lungadurata, dato che le sue figlie frequentanola nostra scuola a Sulmona. Si è poi appro-fondita e rafforzata nel tempo, ma in par-ticolar modo si è consolidata nella tristeoccasione del dopo sisma, grazie alla vici-nanza sua e di Confindustria al nostroIstituto aquilano, gravemente danneggia-to. Forse questa circostanza drammaticaha permesso al dott. Pingue di constataremeglio il nostro lavoro, di conoscere il no-stro impegno per l‘educazione, per l’an-nuncio del Vangelo e per il sociale. Quan-do ci ha proposto di entrare in Confindu-stria la Superiora Generale, Madre MariaNazarena Di Paolo, ha accolto con entu-siasmo questa nuova sfida. Certamentenon potrò fare tante cose, ma il mio impe-gno sarà costante e appassionato.Le Missionarie della Dottrina Cristianaoperano a L’Aquila dal 1890 e si sono sem-

pre dedicate alla catechesi parrocchiale eall’educazione dei bambini nella scuoladell’infanzia e primaria, ai convitti educa-tivi ed universitari. La loro è “un’azienda”che ha sedi in tutto il mondo, migliaia diutenti e una storia centenaria.Viviamo quest’epoca e non possiamo stareai margini o ignorarla. La nostra missioneè un apostolato che si sporchi le mani neiproblemi reali. Anche in quelli dell’im-prenditore, che si trova fra una produzio-ne di qualità e l’aumento incontrollatodelle spese di gestione, nelle scelte della ri-cerca per un’industria rinnovata, nei pro-blemi della disoccupazione che affligge lanostra provincia, nell’esigenza di far cre-scere i nostri ragazzi con modelli e valoripositivi di riferimento. Per noi parteciparea Confindustria è guardare ai problemidell’impresa con un’etica cristiana che siapra ad una rete di relazioni nuove. Oggifare apostolato vuol dire essere di questomondo ed esprimere attivamente i nostrivalori per conquistare una globalizzazio-ne solidale.

l’impresa che non si vede

Il BUIO dopo la neve

DA PAG. 11

delle infrastrutture elettriche nelle zo-ne più colpite dai disservizi. Occorreverificare se:• i componenti delle reti sono adegua-

tamente dimensionati;• la manutenzione è eseguita regolar-

mente;• la potenza di corto circuito è suffi-

ciente per reagire ai disservizi;• la rete MT è magliata o in antenna;• la lunghezza delle linee può essere

ridotta per diminuire la probabilitàdi guasto a terra;

• è possibile riservare delle barre allesole attività industriali.

A questo punto sembrerebbe che lecolpe siano tutte dei produttori e di-stributori d’energia. Non è così: unaparte importante delle colpe dei dis-servizi può essere tranquillamente at-tribuita agli utenti.Per questo gli utenti, nel loro interes-se, dovrebbero controllare se:• hanno verificato periodicamente i

loro impianti;• li hanno messi a norma come da De-

libera dell’AEEG n.333/07, art.33(utenti MT);

• hanno redatto ed inviato la dichiara-zione di adeguatezza (utenti MT).

Alla mancata redazione di quest’ulti-mo documento è legata una pesantepenale (di alcune migliaia di eurol’anno) nota come CTS, che molti pa-gano senza sapere che può non esserepagata.Voglio chiudere con un dato prove-niente da un’Azienda di non grandidimensioni che ha già subìto il dram-ma del terremoto del 2009. La sua fon-deria, nel 2010, per le interruzioni,senza preavviso, dell’energia elettrica,si è fermata sei volte generando undanno stimato in euro 127.721.È solo uno delle tante segnalazioni chericevo come sintesi del famoso “conteg-gio dei danni” che l’imprenditore avviaalla fine di ogni disservizio sulla rete.Vorrei che anche la Pubblica Ammini-strazione riflettesse su questa situa-zione quando deve rilasciare le auto-rizzazioni per la realizzazione delleinfrastratture elettriche e cercasse diridurre i tempi della burocrazie.

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L’INDUSTRIALE / MARZO 201115

newsnewsnewsCONFINDUSTRIA PROMUOVEL’ARTE SUL TERRITORIO

UN’ESPOSIZIONEAPERTAAI GIOVANI ARTISTIIL DONO DI SARA CHIARANZELLI ESALTAIL RAPPORTO TRA ARTE, TECNOLOGIA E IMPRESA

Continua il cammino della Pinacoteca diConfindustria. Nata nel 2007 per volontà diFabio Spinosa Pingue, allora Presidente deiGiovani Imprenditori e oggi presidentedell’Associazione

Provinciale, la raccolta diquadri di artisti abruzzesi siè arricchita di un’opera diSara Chiaranzelli, aquilanadi Marruci, poco più chetrentenne, diplomataall’Accademia di Belle Arti.L’artista ha donato un oliointitolato a Nikola Tesla,fisico, inventore e ingegnereserbo naturalizzatostatunitense vissuto a cavallo

tra Ottocento e Novecento, famoso soprattutto per il suorivoluzionario lavoro e i suoi numerosi contributi nellostudio della corrente alternata e della sua trasmissione,chiavi di volta della tecnologia moderna. L’opera resteràesposta permanentemente nella Pinacoteca, presso ilocali dell’Associazione. L’intento perseguito daConfindustria, oltre alla valorizzazione delle risorse edeccellenze del territorio, è quello di stabilire un contatto eun canale di comunicazione biunivoca tra il mondodell’impresa e quello dell’arte.

CONFINDUSTRIA L’AQUILAVALORIZZA L’AGROALIMENTARE

UNA CUCINA...TRA GLI UFFICINon c’è uomo che non mangi e non beva; pochi, però, sonoquelli che apprezzano il buon sapore. (Chung ung, testo cinese)

Voluta dal presidente Fabio Spinosa Pingue, lacucina è stata realizzata dal neo-socio DonatoTerrenzio, sulmonese, titolare di un’azienda chedal 1991 si occupa della vendita di attrezzatureper la ristorazione collettiva. Si chiama “Abruzzo

Grandi Impianti” e vende forniture complete per la realizzazionedi cucine, offrendo servizi che vanno dalla consulenza pre-venditaalla progettazione (con sistemi Elux Cad3D). L’impresa diTerrenzio, giovane e dinamica, provvede all’installazione,collauda e avvia gli impianti con personale qualificato. Tra i variprodotti: cucine, fry top, piastre, griglie a carbone, pentole, forniconvezione e convezione vapore, ventilati, per pizza, microonde,girarrosti, distributori di bevande, vetrine calde e refrigerate,frigoriferi, congelatori, celle frigorifere, lavabicchieri, lavastoviglie,essiccatoi, ferri da stiro, impianti di aspirazione, cappe, motori diestrazione, tavoli su armadio riscaldati e refrigerati, lavelli elavatoi. Inoltre impastatrici, affettatrici, tagliaverdure, mixer,grattugie, frullatori, teglie e bacinelle, vassoi, padelle, coltelli eutensili da cucina. L'azienda serve ristoranti, pizzerie, trattorie,alberghi e pensioni, agriturismo, bar e caffè, enoteche, gelaterie,enti statali e militari, mense, scuole e comunità.

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67039 Sulmona (AQ)

Tel. 0864.50010 - Cell. 335 1270990

Fax 0864.210031e-mail [email protected]

Settore: vendita attrezzature per la ristorazione

ELEKTRON S.r.l.Località Miole snc

67063 Oricola

Tel. 0863.909003

Fax 0863.907616

e-mail [email protected]

settore: elettronica

MA&D POWERENGINEERINGS.p.a.Via Morazzone, 5

21100 VareseTel. 0332.289405 - Fax 0332.283030

e-mail [email protected]

Settore: energia

FUTURISAQUILANA S.r.l.Via Porta Napoli, 2

67100 L’Aquila

Tel. 02 33480233 - Fax 02 33406885

e-mail [email protected]

Settore: energia

S.G.I. SocietàGenerale diInformaticadi G. Paris & C. s.a.s

Via F. Crispi, 17

67051 Avezzano (AQ)

Tel. 0863.410876 - Fax 0863.410915

e-mail [email protected]

Settore: formazione professionale e

informatica

PAVIND S.r.l.Strada Statale 17 km 94, 75 - Zona ind.le

67039 Sulmona (AQ)

Tel. 0864.251095Fax 0864.251244e-mail [email protected]

Settore: Servizi Ambientali

RIGA S.r.l.Strada Statale 17 km 150 + 400

67031 Castel di Sangro (AQ)

Tel. 0864.845853 - Fax 0864.843196

e-mail [email protected]

Settore: edilizia

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