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Comune di Lonate Pozzolo (VA) Piano di Governo del Territorio Relazione 1 Ottobre

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Comune di Lonate Pozzolo (VA) Piano di Governo del Territorio

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1 Ottobre

Comune di Lonate Pozzolo (VA) Piano di Governo del Territorio

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INDICE

1. CONTENUTI DEL PIANO DELLE REGOLE..............................................................................3

2. VICENDE STORICHE....................................................................................................................5 2.1 Lonate.........................................................................................................................................5 2.2 Tornavento...............................................................................................................................10

2.3 S. Antonino .............................................................................................................................13

3. IL SISTEMA URBANO.................................................................................................................15

3.1 Il nucleo storico di Lonate......................................................................................................16 3.2 L’espansione urbana recente ...............................................................................................20 3.3 Le frazioni ................................................................................................................................22

3.4 L’aeroporto di Malpensa ........................................................................................................24

4 SISTEMA AMBIENTALE..........................................................................................................30

4.1 Il verde e la flora ................................................................................................................30 4.2 Il sistema delle acque .......................................................................................................32 4.3 Repertorio dei beni storico architettonici e ambientali .................................................35

5. IL PROGETTO DEL PIANO DELLE REGOLE ........................................................................37 5.1 Le modalità di intervento per i nuclei storici .......................................................................38

5.2 La tutela dei beni ambientali .................................................................................................38 5.3 Le disposizioni per il commercio ..........................................................................................40 5.4 La ricollocazione delle aree industriali ................................................................................44

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1. CONTENUTI DEL PIANO DELLE REGOLE

ai sensi della legge Regionale 11 marzo 2005, n. 12, art.10 (Piano delle regole):

1. Il piano delle regole:

a) definisce, all’interno dell’intero territorio comunale, gli ambiti del tessuto urbano consolidato, quali insieme delle parti di territorio su cui è già avvenuta l’edificazione o la trasformazione dei suoli, comprendendo in essi le aree libere

intercluse o di completamento; b) indica gli immobili assoggettati a tutela in base alla normativa statale e regionale;

c) individua le aree e gli edifici a rischio di compromissione o degrado e a rischio di incidente rilevante;

d) contiene, in ordine alla componente geologica, idrogeologica e sismica, quanto

previsto dall’articolo 57, comma 1, lettera b); e) individua:

1) le aree destinate all’agricoltura; 2) le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche; 3) le aree non soggette a trasformazione urbanistica.

2. Entro gli ambiti del tessuto urbano consolidato, il piano delle regole individua i nuclei

di antica formazione ed identifica i beni ambientali e storico-artistico-monumentali oggetto di tutela ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n.

137) o per i quali si intende formulare proposta motivata di vincolo. Il piano delle regole definisce altresì, con riferimento a quanto stabilito dall’articolo 8, comma 1,

lettera b), le caratteristiche fisico-morfologiche che connotano l’esistente, da rispettare in caso di eventuali interventi integrativi o sostitutivi, nonché le modalità di intervento, anche mediante pianificazione attuativa o permesso di costruire

convenzionato, nel rispetto dell’impianto urbano esistente, ed i criteri di valorizzazione degli immobili vincolati.

3. Per gli ambiti di cui al comma 2, inoltre, identifica i seguenti parametri da rispettare

negli interventi di nuova edificazione o sostituzione:

a) caratteristiche tipologiche, allineamenti, orientamenti e percorsi; b) consistenza volumetrica o superfici lorde di pavimento esistenti e previste;

c) rapporti di copertura esistenti e previsti; d) altezze massime e minime; e) modi insediativi che consentano continuità di elementi di verde e continuità del

reticolo idrografico superficiale; f) destinazioni d’uso non ammissibili;

g) interventi di integrazione paesaggistica, per ambiti compresi in zone soggette a vincolo paesaggistico ai sensi del d.lgs. 42/2004;

h) requisiti qualitativi degli interventi previsti, ivi compresi quelli di efficienza

energetica. 4. Il piano delle regole:

a) per le aree destinate all’agricoltura:

1) detta la disciplina d’uso, di valorizzazione e di salvaguardia, in conformità con

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quanto previsto dal titolo terzo della parte seconda;

2) recepisce i contenuti dei piani di assestamento, di indirizzo forestale e di bonifica, ove esistenti;

3) individua gli edifici esistenti non più adibiti ad usi agricoli, dettandone le normative d’uso.

b) per le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche detta ulteriori regole di salvaguardia e di valorizzazione in attuazione dei criteri di adeguamento e degli

obiettivi stabiliti dal piano territoriale regionale, dal piano territoriale paesistico regionale e dal piano territoriale di coordinamento provinciale;

c) per le aree non soggette a trasformazione urbanistica individua gli edifici esistenti,

dettandone la disciplina d’uso e ammette in ogni caso, previa valutazione di possibili alternative, interventi per servizi pubblici, prevedendo eventuali

mitigazioni e compensazioni agro-forestali e ambientali.

5. Le indicazioni contenute nel piano delle regole hanno carattere vincolante e

producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli.

6. Il piano delle regole non ha termini di validità ed è sempre modificabile.

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2. VICENDE STORICHE

2.1 Lonate

Le prime notizie documentarie di Lonate risalgono al 973, nella permuta di una vigna tra i l vescovo di Novara, Apualdo e un abitante di Lonate.

Il significato del toponimo Lonate é incerto: il più probabile sembra derivare dal celtico

lona, ‘pozza acquitrinosa’; l’aggiunta Putheo Alto, di origine per metà latina e per metà tedesca, fu attestata per la prima volta nel 1254 e può essere ritenuta il nome del

quartiere formatosi intorno ad un pozzo inizialmente goduto e controllato in esclusiva da gente di lingua germanica (da halten, ‘ trattenere’) – dunque quartiere di impianto longobardo.

Tutte le testimonianze storiche sono riconducibili al primo millennio dell’era cristiana: anche le due lapidi conservate nel chiostro a lato della Chiesa di S.Ambrogio, del I

secolo d.C. e dedicate alle due divinità agresti del paganesimo, Si lvano e Diana, costi tuiscono prova certa che a quell’epoca i l territorio di Lonate era abitato e che gli abitanti, agricoltori e cacciatori, onoravano divinità dei campi e dei boschi.

Nel XII secolo vengono costruite a Lonate le prime vie d’acqua, che danno i l via agli scambi commerciali.

Viene dapprima scavato i l Panperduto, realizzato dai Milanesi a scopo irriguo e di navigazione per collegare il Lago Maggiore con Milano: i l canale partiva sotto Somma e, proseguendo nella valle del Ticino, passava a Tornavento; rimase però interrotto nel

terri torio tra Arconate e Busto Garolfo in quanto l’opera venne superata dalla realizzazione del Ticinello, costruito a partire dal 1177.

Il nome Panperduto si spiega infatti come ‘pane mancato’ rispetto alle aspettative di irrigazione dei terreni o ‘ fatica sprecata’, in quanto l’opera non venne completata.

Nel 1269 il Ticinello diventò canale navigabile, con presa d’acqua dal Ticino sotto

Tornavento e fu prolungato fino a Milano e Pavia diventando i l Naviglio Grande.

Le merci transitavano a Lonate attraverso la contrada Vertemasso (ora via Cavour) i l

cui nome ha probabili origini tedesche (dai Longobardi presenti sul terri torio): warten+masse, cioè ‘custodia di merci’ in transito.

In epoca medievale é attestata a Lonate la presenza di dieci monasteri (già esistenti

prima della metà del 1300) e di un Castello, costruito a scopo difensivo sull’area oggi occupata dalla chiesa parrocchiale di Lonate Pozzolo (dedicata a S.Ambrogio).

A quest’epoca l’abitato era suddiviso in due parrocchie, Sant’Ambrogio e San Nazaro e Celso: le due piazze S. Nazaro (attuale piazza Mazzini) e S. Ambrogio costi tuivano due centri autonomi ed isolati, separati tra di loro da fossati di protezione con porte di

attraversamento.

Con la distruzione del castello, sull’ area venne costruita una chiesa, diventata nel corso

degli anni troppo piccola per il numero degli abitanti di Lonate. Nel 1499 venne abbattuta e ricostruita a forma di ottagono su disegno e sotto la direzione di un architetto lonatese di nome Antonio Bodio, discepolo di Bramante.

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Nel XVI secolo gli antichi conventi femmini li vennero accorpati da San Carlo Borromeo

nei tre grandi monasteri di Sant’Agata, San Michele e Santa Maria, che giunsero ad ospitare, complessivamente, fino a 180 monache di clausura.

Nel 1635 venne eretta l’alta torre campanaria della chiesa di S. Ambrogio. Il 22 giugno dell’anno seguente, nei dintorni della frazione di Tornavento, fu combattuta tra gli Spagnoli (che occupavano il Milanese) e l’esercito invasore dei francesi, alleato dei

Piemontesi, una sanguinosa battaglia, che provocò la fuga da Lonate della famiglie più ricche e, di conseguenza, contribuì al suo declino economico. Per due secoli Lonate

visse di sola agricoltura.

E’ del 1722 il primo censimento dei terreni di Lonate costituito dal catasto teresiano, realizzato durante la dominazione austriaca subentrata in Lombardia alla dominazione

spagnola.

Figura 1 Estratto mappa catastale del 1722

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La mappa settecentesca mostra il borgo agricolo strutturato ai due lati dell’asse centrale

che lo attraversa con direzione nord-sud (attuali via Roma, via Novara, via Garibaldi); in corrispondenza dei due slarghi coincidenti con l’attuale piazza Mazzini e piazza S.

Ambrogio si diramano le vie trasversali: via Cavour e via Vittorio Veneto, allora strade molto importanti in quanto si dirigevano verso il Ticino.

A Tornavento infatti , era attivo i l sistema di collegamento fluviale con la sponda opposta del Ticino tramite traghetto; via Gaggio (strada di origine medievale) costituiva

un’ulteriore e importante via di comunicazione con la valle del Ticino, collegando Lonate

Pozzolo al Porto sul fiume. La strada, che perse importanza con la costruzione del ponte sul Ticino nel 1889 e l'apertura di una nuova strada provinciale, é stata recuperata da Comune di Lonate nel 1993 e costi tuisce oggi un percorso di ri levante interesse

storico-ambientale.

Figura 2-3 via Gaggio

Nel catasto teresiano é ancora visibile la chiesa di S. Nazaro nell’omonima piazza; l’edificio religioso, di origine altomedievale, é leggermente ruotato rispetto alla piazza e agli edifici circostanti, per garantire i l corretto orientamento est-ovest; la chiesa fu

soppressa nel 1790 per volere degli Asburgo e in seguito demoli ta.

In corrispondenza di piazza S. Ambrogio e di Valletta (attuale piazza S. Croce) la mappa

settecentesca riporta due piscine, che servivano per la raccolta dell’acqua piovana e furono in seguito riempite di terra a formare le piazze nella configurazione attuale; in particolare piazza S. Croce rimase “fossa” fino all’inizio del Novecento, in quanto zona

più bassa del paese.

Nella mappa sono inoltre chiaramente leggibi li le proprietà dei tre monasteri (S. Maria, S.

Michele, S. Agata) con le grandi aree a parco di pertinenza, in parte ancora oggi esistenti .

Durante il governo austriaco vennero soppressi molti enti ecclesiastici, nel più ampio

contesto illuministico di abolizione dei secolari privilegi del clero e dei religiosi: Lonate perse allora i tre monasteri che gli restavano dopo la riforma di san Carlo, di 50 monache

ciascuno; da questo provvedimento del 1785 trassero profitto solo i grandi proprietari terrieri, in particolare la borghesia milanese.

Lonate venne aggregato alla provincia di Gallarate creata da Giuseppe II nel 1786,

quando contava 1896 abitanti.

L’attività principale fino alla metà circa dell’Ottocento fu l’agricoltura, con coltivazione

della vite e dei bachi da seta che si protrasse fino alla vigilia della prima guerra mondiale.

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La superficie totale di Lonate a metà Ottocento é di poco più ampia rispetto alla mappa

settecentesca; come già nel catasto teresiano, anche le nuove mappe catastali e carte corografiche indicano vigne intorno all’abitato, poi campi, infine brughiere e boschi. Tra i

campi, molti continuavano ad essere aratori con “moroni” come nel Settecento: situazione che favorì la bachicoltura e l’insediamento di fi lande.

Nonostante le nuove epidemie di colera (1836, 1854 e 1855), la popolazione era

cresciuta: nel 1848 Lonate aveva 2525 abitanti (2850 con Tornavento).

Nella prima metà dell’Ottocento al “porto di Lonate”, presso la Cascina Castellana nel

territorio di Tornavento, giungevano le “barche corriere” che facevano servizio passeggeri e merci per Milano e costituivano l’unico mezzo di trasporto per i ceti più poveri nel territorio ad ovest di Milano.

Questo servizio pubblico su barconi si effettuava lungo il Naviglio dalla fine del Seicento, con orari e regolamenti che vennero perfezionati nei due secoli successivi. Dal Ticino a

Milano le stazioni più importanti erano cinque: Turbigo, Boffalora, Robecco, Abbiategrasso, Gaggiano. Il regolare funzionamento delle “barche corriere” proseguirà fino ai primi decenni del Novecento.

Figura 4 Mappa del terri torio di Lonate nel 1833

Nella mappa del 1853 le dimensioni del borgo non sembrano come già detto molto

cambiate; é però più chiara la lettura del tessuto urbano, caratterizzato principalmente da edifici con tipologia a corte (aperta o chiusa), funzionale all’economia agricola.

Non é più visibile la chiesa di S. Nazaro nell’omonima piazza mentre é ancora presente la piccola chiesa delle Grazie in via Cavour, che venne poi demolita nel 1963 per allargare l’imbocco della strada.

Dopo l’unità nazionale vie e piazze presero nomi nuovi, ispirati ai personaggi ed eventi della storia nazionale: piazza Vittorio Emanuele II (oggi piazza Sant’Ambrogio), via

Cavour, Garibaldi, Novara, Roma, XX Settembre (oggi Matteotti).

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Figura 5 Mappa catastale di Lonate 1853

Alla fine del secolo (1898) viene aperta, contemporaneamente alla strada Lonate-Gallarate, la strada Busto Arsizio-Oleggio, a seguito della quale cessò l’uti lità del

traghetto che collegava le sponde del Ticino, in uso fin dal medioevo.

In questo periodo all’economia agricola si era andata affiancando l’attività industriale di

iniziativa privata: il primo settore di sviluppo fu quello tessile, legato alla gelsibachicoltura che caratterizza tutto il territorio a nord di Milano: alcuni opifici furono impiantati nel centro abitato (come la filanda Sormani e i cotonifici Solbiati e Varzi), altri nella valle del Ticino

lungo la roggia Molinara.

Lo sviluppo edilizio, fino a questo momento molto lento, ebbe un forte incremento con il

ritorno a Lonate di molti abitanti emigrati in America, grazie alle nuove opportunità di lavoro.

Altre industrie si aggiunsero tra la prima e la seconda guerra mondiale, ma é nel secondo

dopoguerra che si ebbe il maggior sviluppo industriale, con la nascita di piccole e medie industrie che portarono una significativa espansione urbana. Nonostante ciò nel 1961, al

primo censimento generale dell’agricoltura, nel comune di Lonate si contavano ancora 1400 individui impegnati nel settore con 2436 ettari di terreno lavorato.

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2.2 Tornavento

Le vicende storiche di Tornavento sono legate alla presenza dei corsi d’acqua; non

lontano dall’abitato sulle rive del Ticino sorgeva infatti il “porto di Lonate”, sicuramente più antico del primo documento che ne fa’ menzione nel 1421, da dove partiva il traghetto per il trasporto di uomini e merci da una riva all’altra del Ticino che rimase in funzione fino al

1889, quando la realizzazione del ponte di ferro lo rese inuti le; il nome stesso Tornavento deriva da “turris naventium”, torre segnaletica per i naviganti.

Si hanno vaghe notizie di Tornavento a partire dal 1150, quando ha inizio la costruzione del canale Panperduto, derivato dal Ticino e poi abbandonato per la successiva

realizzazione del Ticinello, in seguito divenuto Naviglio Grande.

Le prime notizie certe di Tornavento risalgono al 1398, quando viene menzionata nella "Notitia cleri" una "capella de Tornavento", nella pieve di Dairago.

Nel 1570, in occasione della visita pastorale del cardinal Carlo Borromeo, Tornavento era

una "cascina" dipendente dalla cura di Lonate; contava solo 31 abitanti, divisi in tre famiglie e altrettanti cortili.

La chiesa di S. Eugenio viene descritta alla fine del XVI secolo come un piccolo edificio con ingresso a est e altare a ponente, pareti in parte dipinte e in parte solo intonacate, senza sacrestia.

Nel 1636 Tornavento acquista notorietà per la battaglia che si combatté tra gli spagnoli

comandati dal governatore di Milano e i francesi.

A partire dalla dominazione austriaca nel XVIII secolo fu Comune autonomo; nelle misurazioni del catasto teresiano nel 1722, i l territorio di Tornavento misurava circa

3000 pertiche (di cui 1100 a bosco) e comprendeva 7 caseggiati ; i l conte Parravicino, proprietario dell’omonima vi lla, era proprietario di oltre 900 pertiche di terra. Della vi lla

si hanno notizie certe a partire dall’inizio del Settecento, quando era di proprietà della famiglia Alessandri.

Figura 6 Tornavento, mappa del catasto teresiano 1722

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Dal catasto teresiano e dagli atti della visita del cardinale Pozzobonelli si deduce che la chiesa di S.Eugenio era stato ampliata rispetto alle dimensioni documentate al 1684 (15 x

10 braccia, cioè poco meno di 9 metri x 6), con trasferimento dell'altare a levante e facciata rivolta verso il fiume; non si era a questa data ancora costruita la sacrestia.

Una più radicale trasformazione, con un ulteriore ampliamento é avvenuta successivamente: la mappa del 1858 riporta infatti una pianta più larga rispetto a quella dell'epoca teresiana, con il campanile già realizzato alla sinistra della cappella e la

sacrestia. Secondo le note del parroco trascritte nel 1904, la chiesa fu ricostruita nel 1854.

L’ampliamento della Chiesa fu probabile conseguenza dell’aumento di popolazione, richiamata dall’occupazione nell’agricoltura e dagli impianti per la ferrovia delle barche, in funzione alla prima metà dell’Ottocento:la ferrovia si svi luppava per 17 chi lometri da Tornavento a Sesto Calende, azionata da cavalli che trainavano speciali carri di

rimorchio per le barche dirette al nord.

Figura 7 Chiesa di S.Eugenio Figura 8 Villa Parravicino

La Cascina Castellana costruita nel XVI secolo come vi lla nobiliare, fu stazione delle barche corriere fino al 1865, quando cessarono l’attività con l'avvento della linea ferroviaria Milano-Arona.

Nel 1797 Tornavento contava 117 abitanti , diventati 259 nel1861; fu aggregato a Lonate nel 1869.

Come a Lonate, anche nella valle sotto Tornavento verso la fine del XIX secolo prese il via l’attività industriale, anche se l'occupazione prevalente dei residenti rimase l'agricoltura, grazie anche alla bonifica di parte della brughiera vicina all'abitato; nel 1886 venne realizzato a scopo irriguo il canale Villoresi, che passa sotto l’abitato di

Tornavento con un tracciato parallelo al Naviglio.

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Figura 9 Mappa di Tornavento 1853

Nell'anno 1900 Tornavento diventò parrocchia indipendente da Lonate; nello stesso anno venne costruito davanti alla chiesa il pronao con colonnine di granito e soffitto a cassettoni.

Nel 1917 la chiesa di Sant'Eugenio venne allargata per l'aggiunta di locali di servizio sui fianchi e di pseudo-navate, venendo a occupare a nord una striscia di strada ceduta dal

Comune.

Figura 10 Corografia del territorio di Lonate 1898

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2.3 S. Antonino

Sant'Antonino era comune autonomo fin dal tardo medioevo; l’antico nucleo rurale si é

sviluppato attorno alla residenza nobile dei Bodio, in seguito acquisita dalla famiglia Oltrona Visconti.

La villa Oltrona Visconti è in relazione con gli spazi pubblici attraverso la chiesa

parrocchiale, che un tempo era cappella gentilizia annessa alla villa e affaccia da una parte sulla piazza centrale, dall’altra sulla corte d’onore, intorno alla quale si dispongono

gli ambienti della villa secondo uno schema ad U; al di là dell’ala nord si svi luppa la corte rustica, delimitata da un grande parco con un’antica carpinata. L’impianto attuale della chiesa risale al 1635 e fu poi ristrutturata nel 1895.

Figura 11 Chiesa di S.Antonino Figura 12 La piazza centrale

Figura 13 S.Antonino, mappa del catasto teresiano 1722

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Sant'Antonino, comune autonomo fino al 1869 e poi aggregato a Lonate, al censimento

del 1861 aveva 866 abitanti.

Non si notano sostanziali differenze nello sviluppo dell’abitato tra la mappa del catasto

teresiano e i l catasto del 1853, che evidenzia un piccolo nucleo organizzato intorno al complesso della villa, con un tessuto edilizio caratterizzato, come il centro storico di Lonate, dalla presenza di grandi corti circondate da campi coltivati.

Figura 14 Mappa di S.Antonino 1853

Il passaggio dall’economia agricola a quella industriale avviene all’inizio del Novecento con l’apertura delle prime industrie tessili già in attività nel 1910. Industrie di minori dimensioni si aggiunsero, come avveniva a Lonate, nel periodo tra le due guerre mondiali

e anche dopo la seconda.

Lo sviluppo edilizio più consistente é iniziato a partire dal 1960, quando é cominciata la

vendita delle proprietà Oltrona Visconti.

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3. IL SISTEMA URBANO

La morfologia urbana di Lonate é caratterizzata da due fattori rilevanti:

a) l’assetto fisico naturale del territorio, caratterizzato dalla presenza dei corsi d’acqua

(Ticino, Naviglio Grande, Canale Villoresi) che lo attraversano sul lato ovest e hanno costituito storicamente un’importante rete di comunicazione. Tutto questo versante del Comune é sostanzialmente inedificato e caratterizzato da

aree boscate e agricole fino a Tornavento: costituisce un’area di grande interesse naturalistico compresa nel Parco del Ticino, i cui caratteri sono approfonditi nel

successivo cap.4 (Sistema ambientale). Sul lato est inoltre il Comune é attraversato dal torrente Arno, che lambisce Lonate e S.Antonino.

Figura 15 Vista sui corsi d ’acqua dalla piazza di Figura 16 Canale Villoresi a Tornavento Tornavento

b) il sistema infrastrutturale, con queste presenze fondamentali:

- l’aeroporto di Malpensa, ubicato a nord-ovest dell’abitato, che ha portato, oltre a un

sensibile aumento delle occasioni di lavoro, anche evidenti criticità: il rumore, emissioni in atmosfera, un sensibile aumento del traffico sulla viabilità principale di accesso, ma anche sulla viabilità secondaria, oltre ai vincoli indotti. La presenza del Parco del Ticino costituisce quindi una risorsa di ulteriore importanza quale elemento di mitigazione ambientale. - la viabilità principale costituita dalla S.S 527 per Busto Arsizio e S.P.40 proveniente da Gallarate: entrambe queste strade si connettono alla SS 336 di collegamento con

l’aeroporto. In corrispondenza delle viabilità principale, all’uscita del Comune in direzione sud-ovest e a est, verso Busto Arsizio, si sono concentrate le attività produttive. - la rete ferroviaria che attraversa il territorio a nord dell’abitato con direzione est-ovest verso Malpensa e che dal 2009 effettua una fermata anche nella stazione di Ferno-

Lonate Pozzolo.

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Oltre a questi fattori esiste una struttura urbana di impianto storico ben identificabile sia nel

centro di Lonate che nelle due frazioni, intorno al quale si é nel tempo sviluppato il sistema insediativo, che ha caratteristiche diverse nei tre luoghi.

3.1 Il nucleo storico di Lonate

La struttura dell’impianto storico é ancora chiaramente leggibile e identificabile nel tessuto

urbano di Lonate, attraverso diversi elementi che nel corso del tempo hanno costituito prima la matrice e poi le permanenze che hanno dato forma e continuità al centro storico.

Questi elementi storici sono in sintesi i seguenti:

1) La maglia viaria costituita dall’asse principale con direzione nord-sud che attraversa il

centro storico (via Novara,via Roma,via Garibaldi) e dalle vie laterali che si diramano dall’asse centrale sia ad est che ad ovest. Tali strade hanno costituito, insieme alla spina centrale, le direttrici di collegamento

principale sia con i comuni confinanti che con il Ticino (via Cavour, via Lisenzio e via V.Veneto a ovest, verso il fiume e via Matteotti a est, verso Busto Arsizio) e in generale

le vie d’acqua.

2) Gli spazi pubblici costituiti dalle piazze che, con varie trasformazioni, si sono conservate

nel tempo: piazza S.Ambrogio, piazza Mazzini, piazza S.Croce, da cui partono con un

schema a V le due stradi comunali di collegamento verso sud: una in direzione di

Sant'Antonino, l'altra (oggi via XXIV Maggio) che storicamente collegava Lonate con Turbigo.

3) Il sistema dei percorsi pedonali che, attraverso le corti, connette ancora oggi diversi

edifici del centro urbano ed é nato storicamente per mettere in comunicazione spazi e

funzioni legate al commercio, dal centro storico verso il Ticino e viceversa. Questi percorsi sono infatti in prevalenza localizzati nella parte ovest del centro, che

storicamente ha rappresentato la zona di transito delle merci in direzione delle vie d’acqua.

4) L’impianto abitativo a corte che costituisce tuttora, seppur con adattamenti e trasformazioni, la tipologia edilizia più diffusa nel centro storico.

Si tratta in prevalenza di edifici a due piani, con caratteri architettonici piuttosto semplici e tipici dell’edilizia storica minore, che formano cortine continue sulla strada e corti aperte o chiuse all’interno degli isolati, dove sono spesso presenti tipologie a

ballatoio, con strutture originarie in pietra o legno, talvolta chiuse con tamponamento in legno.

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Figura 17 Ballatoio in legno nel centro storico Figura 18 Corte con ballatoio in pie tra

Nelle corti, ereditate dall’ambiente agricolo, sono inoltre ancora presenti rustici, fienili, depositi caratterizzati da strutture in mattoni a vista e volumi a doppia altezza.

Figura 19 – 20 : fienili all’interno delle corti nel centro storico di Lonate

5) le emergenze architettoniche costituite fondamentalmente dai tre monasteri (S.Michele, S.Agata, S.Maria) e dalla Villa Porro, che hanno conservato anche parchi e giardini

storici di grande pregio.

Oltre al valore storico e ambientale, questi parchi costituiscono anche grandi spazi

inedificati all’interno del tessuto storico e caratterizzano in modo peculiare il centro di Lonate rispetto ad altri comuni dell’area:i giardini storici sono quindi un patrimonio che deve essere tutelato sia per la presenza di essenze di pregio e di notevole grandezza

sia perché contribuisce a definire la forma e l’immagine della città storica che, al contrario della maggior parte dei centri urbani, é costituita anche da “spazi vuoti” di

qualità.

Oltre agli edifici suddetti sono inoltre da menzionare le due chiese di S. Ambrogio e S. Maria agli Angeli, la villa Capovico all’ingresso nord del centro storico, la residenza dei

Visconti e l’edificio della famiglia Bodio in via Roma.

Sono inoltre ancora presenti cascine storiche che rappresentano interessanti esempi di

complessi rurali sparsi nel territorio agricolo del Comune (cascina Calderona, Semprevento ecc.)

Tutte le emergenze storico-architettoniche sono individuate nella tav.C4 del Piano delle

Regole e descritte nel Repertorio dei beni storico-architettonici (elaborato C5).

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Fig.21 Chiesa S.Ambrogio Fig.22 Chiesa S.Maria agli Angeli Fig.23 Villa Porro

A parte questi edifici, in generale il nucleo storico non si caratterizza per la presenza di

edifici di alto valore architettonico ma per la persistenza di un tessuto edilizio caratterizzato dalla permanenza di tipologie a corte e da un sistema di spazi pubblici (le strade e le piazze), semipubblici (i percorsi pedonali attraverso le corti) e privati (le corti) che

costituiscono la struttura dell’impianto storico.

L’immagine del centro storico si coglie in particolare lungo gli assi centrali che hanno

costituito sin dall’origine la spina su cui é si costruito il nucleo di Lonate e dove si sono consolidate le cortine edilizie che tuttora conferiscono identità al luogo: via Roma, via Garibaldi, via Cavour, via Matteotti.

Fig.24 Via Roma Fig.25 Via Cavour

L’unitarietà e la coerenza dei caratteri architettonici che connotano l’edilizia storica minore e l’immagine del centro storico sono compromessi da due fattori:

- gli interventi sugli edifici storici che hanno portato trasformazioni sia dei caratteri architettonici che nell’uso dei materiali e delle tecniche costruttive; questo aspetto si

coglie in particolare all’interno degli isolati, dove gli interventi sono meno visibili e controllabili, ma anche verso strada, dove il recupero é spesso realizzato con materiali, finiture e colori non coerenti con l’immagine dell’edilizia storica e é quasi

ovunque il risultato di iniziative singole e indipendenti, senza alcun coordinamento e continuità anche nella stessa cortina stradale; ciò porta inevitabilmente a

un’immagine urbana confusa e disordinata, oltre che a una perdita di identità del centro storico

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Fig.26-27-28: interventi di recupero nel centro storico di Lonate

- le sostituzioni con edifici di epoca recente che in alcuni casi rispettano il sedime, gli allineamenti e le altezze del tessuto storico adiacente; in altri i nuovi interventi sono in totale contrasto ambientale con l’intorno urbano, per volume, tipologia edilizia e

caratteri architettonici. In generale l’immagine degli edifici di recente costruzione non é di particolare

qualità ed é spesso priva di relazioni con il contesto storico-architettonico in cui é inserita. In particolare in piazza S.Ambrogio e piazza Battisti sono presenti edifici di notevole

impatto ambientale, che per volume e dimensioni risultano fuori scala rispetto ai piccoli lotti dell’edilizia storica e senza alcun rapporto con l’intorno urbano.

Fig.29 edifici recenti in p.za S.Ambrogio Fig.30-31 edifici di epoca recente in via Lisenzio e piazza Battisti

A questo aspetto si aggiunge il problema delle condizioni di degrado di alcuni edifici nel

centro urbano, inuti lizzati e già rilevati in occasione della variante per la zona A del 2001 e ancora oggi perlopiù nelle stesse condizioni.

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Fig.32-33: esempi di edifici degradati e inutilizzati nel centro storico

Si precisa che tutte le valutazioni e considerazioni sul centro storico si sono fondate da una parte sui sopralluoghi effettuati durante la redazione del PGT, dall’altro sulle analisi compiute nel 2001 per la variante relativa alla zona A che costituiscono un lavoro utile e

approfondito sullo stato dei luoghi e i processi di formazione del centro storico.

3.2 L’espansione urbana recente

L’ espansione urbana e lo sviluppo edilizio hanno luogo nel secondo dopoguerra; la maglia degli isolati riprende la trama storica delle orditure agricole e dei tracciati stradali con un

tessuto edilizio rado e tipologie edilizie costituite in prevalenza di case unifamiliari o edifici plurifamilari a 3-4 piani

Accanto ed intorno al nucleo di più antica formazione è evidente l’espansione successiva, verso nord (in direzione di Ferno) e lungo la direttrice est ovest (verso Busto Arsizio e il

Ticino), incentrata sugli assi della viabilità principale.

Figura 34 L’espansione edilizia lungo le direttrici della viab ilità principale

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Altrettanto evidenti sono le zone di espansione più recenti, organizzate attorno ad una “maglia” viabilistica formata da assi paralleli e da congiungenti ortogonali ad essi.

Come risulta dalla fig.35 l’espansione più recente, successiva al 1981, è avvenuta nelle zone collocate a sud e ad est del nucleo più antico, per edificazione di lotti interclusi (completamento) senza investire rilevanti nuove porzioni di territorio.

Nella porzione sud ovest del capoluogo si è verificata tra gli anni della soglia indicata una modesta espansione dell’attività produttiva, mentre nella porzione nord, si è avuta una

quasi totale stasi dell’edificazione.

Lo sviluppo edilizio in direzione sud ha portato in pratica una saldatura tra il tessuto edilizio di Lonate e quello di S. Antonino, che si percepisce oggi più come un quartiere che una

frazione isolata; i due centri rimangono tuttavia separati dalla barriera fisica costituita dalla SP 527.

L’espansione edilizia é caratterizzata da un tessuto prevalentemente residenziale, in cui sono però intercluse attività produttive che generano criticità e problemi di inquinamento acustico e ambientale che hanno indotto a prevedere ipotesi di decentramento nelle aree

urbane esterne dove sono concentrati gli insediamenti industriali.

Figura 35 L'espansione del capoluogo alla soglia del 1981 (rosso) e del 1994 (nero)

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3.3 Le frazioni

Come già detto S. Antonino si configura oggi come parte del tessuto urbano di Lonate: l’antico abitato rurale, che si é formato intorno alla Villa Oltrona Visconti e al grande parco annesso, é ora circondato da un tessuto edilizio rado, formato prevalentemente da case

unifamiliari o edifici bassi con giardino.

L’analisi della morfologia urbana evidenzia come i tracciati stradali storici sono rimasti

pressoché immutati e hanno costituito la matrice sulla quale si é sviluppato il tessuto edilizio più recente : si tratta in primo luogo della spina centrale che attraversa il paese (via Giassi), di via Trento e via Baracca. Sul proseguimento di questi assi storici e con una

maglia parallela agli stessi si é attestata l’espansione edilizia prevalentemente residenziale.

L’immagine del nucleo originario si coglie principalmente nella piazza centrale, dove affaccia la chiesa di S. Antonino e nelle vie immediatamente adiacenti (via Piave, via S.Taddeo, via Baracca); la villa Oltrona Visconti non é visibile dallo spazio pubblico, ma se

ne avverte comunque l’importanza dal lungo muro di cinta che costeggia il parco, le cui dimensioni e valore sono ben percepibili anche dalle strade confinanti.

Figura 36: il complesso di Villa Oltrona Visconti Figura 37: il muro di cinta e il parco su via Giassi Lato ovest su via Giassi

Nel centro storico sono numerosi gli interventi di trasformazione già realizzati: si trovano infatti qui, come nel centro di Lonate, sostituzioni di edifici storici con fabbricati di epoca

recente.

Figura 38-39: edifici di epoca recente in via S.Taddeo e via Isonzo

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Nel nucleo centrale sono inoltre presenti edifici in condizioni di degrado e abbandono,

attualmente inutilizzati: ciò é probabilmente da attribuire in parte al miglioramento delle condizioni socio-economiche che ha portato alla richiesta di una migliore qualità abitativa e

in parte all’alto costo degli interventi di recupero dell’edilizia storica; in quest’ottica, al recupero degli edifici storici viene preferita la costruzione di residenze ex-novo nelle aree di espansione. Sono inoltre molto limitati gli esercizi commerciali, mentre esistono i servizi

pubblici principali.

Figura 40-41: edifici in condizioni di degrado e abbandono nel centro storico di S.Antonino

Un altro elemento di criticità a sud di S. Antonino é costi tuito dalla cava esistente di notevoli dimensioni, che dovrà essere soggetta ad interventi di rinaturalizzazione secondo

le previsioni del PTCP.

Al contrario di S.Antonino la frazione di Tornavento ha conservato i caratteri storico-

architettonici nel nucleo originario, oltre a un grande valore ambientale dato dalla posizione e dalle vedute sui corsi d’acqua e sul paesaggio della valle del Ticino che offre la piazza panoramica.

La limitata espansione edilizia é avvenuta, come a S.Antonino, lungo l’asse storico che collega la frazione con Lonate, con un tessuto edilizio a bassa densità e prevalentemente

residenziale; sono presenti alcune attività produttive solo nelle vicinanze della SP52.

A sud di Tornavento è inoltre presente un’altra cava di sabbia e ghiaia di grandi dimensioni.

L’abitato di Tornavento risulta ancora oggi isolato dal resto del territorio comunale, sia per

la presenza della vasta area naturalistica che si trova tra la frazione e Lonate sia per la barriera fisica costituita dalla Superstrada per Malpensa.

Oltre al nucleo storico, sono presenti manufatti legati alla storia e all’economia rurale

sparsi nella grande area a parco che circonda l’abitato, quali cascina Castellana, Cascina Belvedere, Cascina Parravicino ecc.; tutti i beni storico-architettonici e monumentali sono

individuati nella Tav.C4 e nel relativo Repertorio (Allegato C5).

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3.4 L’aeroporto di Malpensa

3.4.1 Cenni storici

La storia dell’aeroporto inizia nel 1909 quando gli industriali G. Agusta e G.Caproni realizzarono presso la cascina Malpensa (nel territorio si Somma Lombardo) e la Cascina

Costa un campo d'aviazione per far volare i propri prototipi; con l'aggiunta di alcune strutture militari il campo crebbe e divenne anche campo scuola di pilotaggio.

Durante la Prima Guerra Mondiale, Malpensa divenne un’importante scuola di volo e una base importante della Regia Aeronautica.

Nella primavera del 1916 venne iniziata anche a Lonate Pozzolo la costruzione degli

hangar del "Campo Scuola Aviazione" militare; parallelamente alla creazione dei tre campi di aviazione (Malpensa, cascina Costa e Lonate Pozzolo), si accompagnò la nascita dell'industria aeronautica varesina, (con le aziende Caproni, Macchi e in seguito Agusta).

I Campi di Malpensa e di Lonate caddero in mani tedesche dopo l’armistizio del 1943 e

furono oggetto di consistenti lavori tra i quali la realizzazione di una pista in asfalto e calcestruzzo a Malpensa, poi danneggiata dai bombardamenti alleati nelle ultime fasi della

Seconda Guerra Mondiale e una pista di lancio a Lonate, lunga all'incirca 2.500 metri e larga 60 metri, per il decollo degli apparecchi con rimorchio di alianti.

Figura 42 Il campo di aviazione di Lonate Pozzolo 1946

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Alla fine della seconda guerra mondiale, alcuni industriali e politici della zona fondarono la società “Aeroporto di Busto Arsizio S.p.a.- Aeroporto Intercontinentale della Malpensa” e si

fecero carico delle riparazioni dell’aeroporto, riattivando la pista in cemento di 2000 metri, con l’obbiettivo di favorire lo sviluppo industriale nell’area nord Milano; Malpensa fu preferita a Lonate Pozzolo per la presenza della pista in cemento (non presente a Lonate),

necessaria per l’atterraggio dei più moderni aerei civili.

Considerata la distanza da Milano (45 km), già nel dopoguerra emerse il problema di

creare un collegamento ferroviario veloce con la città; il Comune di Milano espresse la volontà di mantenere agibile l’aeroporto di Linate e di valutare la realizzazione di un nuovo grande aeroporto nel raggio di 30 km. da Milano.

A questo scopo furono individuate tre località: Cameri (a nord di Novara), Malpensa e Lonate Pozzolo; nel 1951, l’Amministrazione Comunale di Milano entrò a far parte della Società Aeroporto di Busto e un anno dopo nominò una Commissione Tecnica per la

scelta della soluzione più idonea. Fu quindi concluso che la soluzione più gestibile in termini di tempo e costi era quella di perfezionare le strutture aeroportuali esistenti,

conferendo a Linate la funzione di polo dei traffici nazionali e, adeguando l’aeroporto di Malpensa alle esigenze del traffico intercontinentale, migliorando allo stesso tempo le comunicazioni con Milano e la regione circostante.

Nel 1960 i voli nazionali ed europei vennero così dirottati sull’Aeroporto di Milano-Linate e Malpensa che, con la struttura corrispondente all’attuale Terminal 2, si ridusse a essere

l’aeroporto intercontinentale di Milano e del nord Italia.

Un consistente ampliamento dell’aeroporto di Malpensa é stato poi realizzato negli anni Novanta con la costruzione di una grande aerostazione, completamente nuova (Terminal 1), inaugurata nel 1998 (progetto Malpensa 2000).

Lo sviluppo di Malpensa é sempre stato accompagnato da un’elevata conflittualità dovuta alla sua ubicazione all’interno del Parco Lombardo della Valle del Ticino: attualmente la

protesta mossa dalle associazioni ambientaliste e dalle Ammistrazioni dei Comuni interessati, riguarda il progetto per la costruzione di una terza pista.

3.4.2 Il Piano Territoriale d’Area (PTA) di Malpensa

Approvato con legge regionale (l.r. 12 aprile 1999, n. 10), il Piano Territoriale d’Area

Malpensa che definisce gli assetti delle infrastrutture di comunicazione (ferroviarie e viabilistiche) e le opere ritenute strategiche connesse allo sviluppo dell’aeroporto di Malpensa, ha valore prevalente rispetto al PTC del Parco del Ticino e rispetto ai P.R.G.

comunali; deve essere recepito dai PTCP provinciali ed ha durata decennale. In esso sono contenute alcuna indicazioni immediatamente vincolanti che definiscono

porzioni di territorio di fatto sottratte alla pianificazione comunale. Sono tali gli ambiti degli “Interventi stradali prioritari (Allegato A) individuati nella tavola 2c.

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Figura 43 La tavola 2c del PTA Malpensa Figura 44 La Tavola 12 della VAS del Parco del Ticino

Parimenti vincolanti, secondo una delle possibili interpretazioni dei contenuti del PTA, sarebbero le previsioni degli ambiti territoriali per la realizzazione degli “Interventi di mitigazione e compensazione ambientale per opere infrastrutturali” (allegato A, Tab. A1

del PTA) contenuti nella Tav. 3.4 sud del PTA.

Figura 45 La Tav 3.4 sud del PTA Malpensa

Tra le previsioni di Piano che determinano effetti diretti e non negoziabili c’è anche la

definizione delle curve isofoniche che disegnano sul territorio aree in cui è vietata non solo la realizzazione di nuove funzioni residenziali, ma è promosso l’allontanamento di quelle

esistenti (area di delocalizzazione).

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Figura 46 La proiezione al suolo delle curve isofoniche

Nel Comune di Lonate Pozzolo, la previsione di tali curve inibisce alla residenza una estensione di territorio pari al 23,15% dell’intero territorio comunale ed al 25,6% delle aree

classificate come Zona IC dal Piano territoriale di Coordinamento del Parco Lombardo della Valle del Ticino (si veda al riguardo le Tav.A5 del Documento di Piano).

Su tali porzioni di territorio insiste una significativa quota di edifici residenziali che sono oggetto di un provvedimento di delocalizzazione (accordo di programma approvato con

d.g.r. del 1° marzo 2000, n. 6/48785). In forza di tale provvedimento gli edifici dei proprietari che aderiscono alla proposta sono stati acquisiti in proprietà dalla Regione e successivamente ceduti al Comune di Lonate

Pozzolo, con l’obbiettivo di riqualificare l’area dal punto di vista ambientale e urbanistico.

3.4.3 Malpensa: le politiche in atto

L’Accordo di Programma Quadro in materia di trasporti AEROPORTO

INTERCONTINENTALE DI MALPENSA 2000 prevedeva, come già detto, la possibilità di

favorire il trasferimento degli abitanti insediati nella parte a ovest del territorio di Lonate, a causa dell’impatto determinato dal rumore degli aerei. La legge finanziaria 266 del 2006

stabiliva inoltre che i contributi previsti potessero essere utilizzati anche per l’acquisizione «di immobili ad uso residenziale purché con titolo di edificazione anteriore al 17 aprile 1999 e ricadenti anche in zona A delle curve isofoniche, di cui alla L.R. del 12 aprile 1999,

n. 10, nei limiti di metri 400 dal perimetro del sedime aeroportuale».

Nel gennaio 2001 é stato approvato il primo Piano Operativo finalizzato all’attuazione del programma di delocalizzazione delle residenze classificate incompatibili con le attività aeroportuali; nel febbraio 2001 é stato approvato il bando definitivo per l’acquisizione degli

immobili, attraverso il quale la Regione ha acquistato le aree ricadenti nelle curve di isolivello B del rumore aeroportuale a Lonate P. e nelle frazioni interessate di Somma L. e

Ferno.

Al bando hanno partecipato i cittadini residenti in possesso dei requisiti (5 anni di proprietà e residenza dall’entrata in vigore della legge 144/99); Regione Lombardia ha acquisito con

il primo bando 289 unità immobiliari, nei tre Comuni interessati.

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Figura 47 Le aree di delocalizzazione

Con l’integrazione approvata nel 2007, ATTO AGGIUNTIVO ALL’ACCORDO DI PROGRAMMA QUADRO IN MATERIA DI TRASPORTI AEROPORTO INTERCONTINENTALE DI

MALPENSA 2000 si è dato conto del primo Piano Operativo approvato il 30 gennaio 2001 e se ne è prevista l’integrazione attraverso un Piano Operativo Intermedio al quale è stato affidato il compito di “ prevedere il completamento degli interventi di delocalizzazione e lo

svolgimento di quelli di acquisizione di immobili ad uso residenziale, ubicati nei comparti omogenei individuati nelle Tavole T02, T03 e T04, allegate al presente atto, in conformita`

all’iter definito nel Cronoprogramma di cui alla Tabella 2, costituente parte integrante del presente Accordo di Programma Quadro, con priorità per gli interventi localizzati negli ambiti individuati dal Primo Piano Operativo e per quelli che determinano una maggiore

percentuale di acquisizione di immobili”1.

Questo piano operativo intermedio é stato di nuovo modificato nel luglio 2009: non é più prevista l’esclusiva acquisizione degli immobili da parte della Regione ma anche il Comune può acquistare gli immobili delocalizzati.

L’acquisto o la successiva alienazione a terzi può essere effettuata dalla Regione Lombardia o dalle Amministrazioni Comunali con forme e modalità che devono essere

preventivamente concordate col Comitato dell’Accordo di Programma Quadro e successivamente deliberate con Deliberazione della Giunta Regionale. I proventi derivanti dall’alienazione saranno destinati al proseguimento della

delocalizzazione e in prospettiva agli interventi di mitigazione e riqualificazione ambientale.

Il 21 dicembre 2009 il Consiglio Comunale di Lonate Pozzolo ha deliberato di accettare la cessione gratuita di tutti gli immobili acquisiti dalla Regione a seguito dei due bandi

1 Deliberazione Giunta regionale 28 marzo 2007 - n. 8/4450 [5.2.3] Integrazione alla d.g.r. n. 8/3663/2006

avente per oggetto: ≪Schema di Atto Aggiuntivo all’Accordo di Programma Quadro in materia di trasporti

Aeroporto intercontinentale di Malpensa 2000 – Interventi di mitigazione d’impatto ambientale e di

delocalizzazione degli insediamenti residenziali ricompresi nell’ambito territoriale prioritario del Piano

Territoriale d’Area Malpensa, ed in particolare, in prima istanza, siti nel territorio dei Comuni di Somma

Lombardo, Lonate Pozzolo e Ferno, adiacenti al sedime aeroportuale

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approvati (aprile 2001 e maggio 2007) a di accettare inoltre la cessione di tutti gli altri

immobili acquisiti dalla Regione Lombardia oltre che nell’ambito del primo bando anche in quello del bando intermedio.

Ad oggi è stata acquisita la quasi totalità degli immobili (vedi elaborato A26-Scheda d’ambito n.1 Aree di delocalizzazione).

La realizzazione della terza pista

L’ ipotesi di realizzazione della terza pista a Malpensa é motivata dalle previsioni di incremento del traffico aereo nel Nord Italia e dallo studio analitico predisposto nel periodo 2004-2006 e presentato definitivamente nel 2007, dal centro studi americano MITRE-

Center for Advanced Aviation System Development. Lo studio MITRE è stato commissionato da SEA e Regione Lombardia.

La capacità espressa in numero di movimenti giornalieri della configurazione attuale di Malpensa, con due piste parallele distanti fra loro soli 800 metri che non possono essere utilizzate in modo congiunto (in base alle raccomandazioni ICAO), prevede 35,2 arrivi per

ora e 22,1 partenze per ora: ciò equivale ad un massimo di circa 750 movimenti giornalieri, tenuto conto dei livelli di ritardo accettabili e delle difficoltà nel gestire i picchi di traffico

derivanti dalle asimmetrie nei movimenti (arrivi e partenze non perfettamente simmetrici negli orari)2.

Sulla base di queste indicazioni e considerando che il numero medio di passeggeri per velivoli è di circa 100, la capacità massima teorica dell’attuale configurazione é di circa

27,5 milioni di passeggeri annui, valore che verrà raggiunto sulla base delle stime di SEA già nel periodo 2017-2018. Oltre quel periodo sarà necessario realizzare la terza pista, così come previsto dal Piano Regolatore Aeroportuale presentato da SEA ad ENAC nel

corso del 2009.

MITRE, ha esaminato varie possibili collocazioni per la nuova pista a Malpensa: la collocazione più efficiente dal punto di vista della capacità è risultata essere quella posta ad Ovest e parallela a quelle esistenti o quasi parallela (con due gradi di divergenza). La

nuova pista parallela (2400 x 45 metri) verrebbe situata a circa 1211 metri ad ovest della pista 35 L esistente. Le analisi del MITRE hanno dimostrato che l’impatto da rumore sulle

attuali aree popolate non sarà significativo tranne che per una zona di dimensioni limitate a sud della nuova pista.

L’A.C. di Lonate Pozzolo e la cittadinanza si è espressa contro questa possibilità in quanto l’impatto sul territorio circostante, sull’ambiente e sugli abitanti è particolarmente

significativo, per due motivi fondamentali:

- l’aeroporto di Malpensa è inserito all’interno del Parco del Ticino, che non è solo un importante parco fluviale regionale da preservare per il bene dei cittadini, ma fa anche parte della rete mondiale delle riserve della biosfera del Programma MAB-

Unesco e come tale deve mantenere determinate caratteristiche di qualità il cui venir meno potrebbe determinarne un’esclusione dalla rete stessa

- la presenza di Malpensa ha fino ad oggi peggiorato la qualità degli spazi urbani

2 Per i dettagli si veda lo studio del MITRE- Center for Advanced Aviation System Development dal titolo “ Analisi dello sviluppo a lungo termine degli aeroporti di Milano” del maggio 2007.

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4 SISTEMA AMBIENTALE

Grande parte del territorio comunale di Lonate Pozzolo é compreso nel Parco della Valle del Ticino.

In termini quantitativi i terreni a destinazione agricola, con 143,72 ha di SAU, secondo l’ultimo censimento generale dell’agricoltura (2000) occupano circa il 4,7% dell’intero territorio comunale, collocandosi al 30 posto (su 141) nella provincia per valore assoluto,

ma solo al 98 posto per rapporto percentuale rispetto all’intera estensione territoriale, con un valore nettamente inferiore a quello medio provinciale (12,04%).

Ma accanto ai terreni effettivamente agricoli (SAU) vanno aggiunti anche le aree boscate, gli incolti e comunque tutta quelle aree non occupate da urbanizzazioni o infrastrutture, che ammontano (comprese le aree agricole) a 1733 ha, pari al 56,6% dell’intero territorio

comunale.

4.1 Il verde e la flora

Il territorio comunale non presenta una flora peculiare, trattandosi di aree utilizzate a scopo colturale agricolo o, in alternativa edificatorio.

Non sono neppure presenti gli elementi di equipaggiamento abitualmente presenti a

margine delle aree coltivate lombarde: filari di alberi siepi delimitative, alberi isolati.

Il “Piano per la sostenibilità ambientale -studio di fattibilità -Relazione di sintesi” elaborato

a cura di Progesam Italia per il Comune di Lonate Pozzolo, sottolinea tuttavia questi aspetti:

“ Come noto, i l tema della biodiversità nel territorio di Lonate Pozzolo vede come

argomento principale l'analisi degli ecosistemi caratteristici del Parco del Ticino: la Valle del Ticino rappresenta infatti un corridoio ecologico tra la Pianura Padana urbanizzata ed i

due sistemi montuosi delle Alpi e degli Appennini ed al suo interno si possono trovare diversi ecosistemi naturali tipici dei grandi corsi d'acqua, quali la foresta planiziale primaria, gli ambienti ripariali, le zone umide, le brughiere e un'elevata biodiversità di

specie e comunità biotiche.

La porzione ricadente nel territorio di Lonate Pozzolo fa parte del settore settentrionale

della Valle del Ticino (il "pianalto") e le formazioni più tipiche sono costituite da pinete di pino silvestre e da boschi di castagno, specie che si ritrovano frammiste e talora accompagnate dalla farnia, dalla betulla, più raramente dal cerro, dalla rovere, dalla

roverella e dall'orniello; gli strati arbustivi sono costituiti da nocciolo, frangola e ginestra, mentre lo strato erbaceo di norma non è particolarmente vario.

Nelle zone meno degradate si ritrovano specie generalmente xerofile come il camedrio comune e la poligala comune; all'interno dei boschi sono relativamente frequenti specie appartenenti alla famiglia delle Liliaceae: il pungitopo, l'anterico e il sigillo di Salomone

odoroso.

Dove gli interventi antropici sono stati più intensi, la copertura boschiva è invece stata nel

tempo eliminata e, attualmente, sostituita da brughiera dove è frequente il tipico brugo; le brughiere rappresentano peraltro un'unità ecologica di pregio del territorio lonatese, in quanto, come già si era sottolineato nel precedente studio, si tratta di ambienti particolari e

unici nella sponda lombarda del Parco del Ticino. Quasi ovunque, infine, è molto marcata

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la presenza di latifoglie esotiche, in prevalenza robinia e prugnolo tardivo, mentre risultano

meno frequenti la quercia rossa, l'ailanto e le conifere pino rigido e pino strombo” (da Regione Lombardia, Piano di settore boschi del Parco Lombardo della Valle del Ticino,

1990).

Nel 2001 è stato pubblicato, a cura del Parco del Ticino, lo studio "Monitoraggio dello stato di salute della vegetazione boschiva mediante tecniche di teleri levamento

all'Infrarosso Falso Colore (I.R.F.C.) nella Valle del Ticino", che si basa su una tecnologica che consente, mediante l'uti lizzo di fotografie aeree, di individuare il livello di stress in cui

versano gli alberi attraverso il rilevamento della temperatura degli stessi (che in presenza di stress tende ad aumentare), con una risoluzione prossima al decimetro e consentendo una "diagnosi" più precoce di diversi anni rispetto a quella dell'occhio umano.

A Lonate, più del 65% dei boschi ricadono nelle prime due classi: quasi il 50% dei boschi

in classe II (individui sostanzialmente sani, o con lieve stress), mentre solo una piccola percentuale - 1,78% - ricade in classe IV (danno grave) e non si ha evidenza di aree

ricadenti in classe V (danno gravissimo).

Nell’ambito del più vasto progetto di stesura di check-list della flora e della fauna italiane e del “Piano nazionale sulla Biodiversità”, nel 1999 il Parco ha provveduto alla redazione

dell’”Atlante della Biodiversità nel Parco del Ticino”, che costituisce il documento base per la caratterizzazione naturalistico-ambientale del territorio lonatese stesso, sia in quanto,

per mancanza di studi ad hoc, non è ad oggi possibile caratterizzare in modo mirato il patrimonio biologico del Comune di Lonate, sia perché, ad ogni modo, gli ecosistemi non “rispettano” criteri territoriali di tipo amministrativo e le check-list possono dunque

rappresentare in prima approssimazione il caso di Lonate in quanto Comune del Parco.»

Come emerge chiaramente dal testo citato le considerazioni relative alla flora sono riferite

alle porzioni di territorio “naturale” contenute nella parte centrale del Parco, nelle aree più prossime al Ticino, non già a quelle inserite nel contesto urbanizzato od utilizzate a destinazione colturale agricola.

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4.2 Il sistema delle acque

Il reticolo idrografico naturale del territorio di Lonate Pozzolo è costituito essenzialmente

dal Fiume Ticino e dal Torrente Arno; sono inoltre presenti alcune canalizzazioni artificiali gestite da Consorzi di bonifica.

Il Fiume Ticino rappresenta il corpo idrico principale per dimensioni e portate, scorre ad

ovest del territorio comunale costituendone il confine occidentale che si trova ad una distanza di circa 5 km dal centro di Lonate. Il fiume ha origine in territorio Svizzero nei

pressi del passo del S. Gottardo ed è il principale affluente ed emissario del Lago Maggiore; a valle del lago, i l regime idrologico del corso d’acqua è fortemente condizionato sia dallo sbarramento della Miorina, che regola il deflusso delle acque del

lago verso i l Ticino nel periodo di magra, sia dallo scambio idrico con i numerosi canali artificiali, derivatori e tributari alimentati ed alimentanti l’asta fluviale.

Il corso d’acqua nel tratto sublacuale presenta tre forme caratteristiche, in funzione della pendenze e della granulometria dei depositi interessati:

- forma unicursale ad anse ristrette per i primi 30 Km

- forma pluricursale per circa 50 Km

- forma unicursale meandriforme negli ultimi 27 km del suo percorso.

Nel territorio di Lonate Pozzolo l’alveo del fiume è di tipo unicursale entro una piana alluvionale circoscritta da alte scarpate morfologiche incise all’interno del terrazzo fluvioglaciale; la larghezza media dell’alveo tra la Presa Villoresi (Diga del Panperduto a

Somma Lombardo) e la foce del Canale Marinone è di circa 200 m. Proseguendo verso Sud (nel tratto milanese) l’alveo tende a divenire pluricursale con la formazione di ampi

meandri e con dimensioni progressivamente crescenti.

Il territorio di Lonate Pozzolo è inoltre interessato da alcune canalizzazioni artificiali connesse al reticolo idrografico del F. Ticino quali:

- il Canale Villoresi e il Canale Industriale, derivati entrambi dalla traversa di Panperduto, che trattengono il grosso dei deflussi del Ticino in condizione di magra;

il primo ha un utilizzo prettamente irriguo, il secondo è un canale idroelettrico, di proprietà dell’Enel, che alimenta in successione le centrali di Vizzola, Tornavento e Turbigo Superiore;

- il Naviglio Grande con imbocco a S del Ponte di Oleggio in Frazione Tornavento, è un canale irriguo, un tempo navigabile, alimentato dallo scarico del Canale

Industriale (60 mc/s); il tratto a monte dello scarico della Centrale non è più utilizzato;

- il Canale Marinone è un ramo laterale del Ticino ed è stato utilizzato un tempo

come scolmatore di piena del Naviglio Grande, esso costituisce il recapito del canale di collegamento dei bacini di accumulo e dispersione recentemente

realizzati per la sistemazione idraulica del T. Arno, il punto di recapito è situato a Nord Ovest rispetto alla Frazione Turbigaccio.

Le portate del Fiume Ticino in uscita dal Lago Maggiore sono nell’ordine dei 230 mc/s in

estate e 165 mc/s in inverno; la piena più grande di cui esiste memoria storica corrisponde a quella del 2 ottobre 1868, in cui le portate del fiume, nel tratto sublacuale, raggiunsero i

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5000 m3/s, mentre la seconda in ordine di importanza è stata la piena dell’autunno 1993

con un massimo superiore a 2.500 m3/s misurato all’idrometro di Sesto Calende. Le esondazioni che accompagnano le piene del Ticino spesso riguardano zone golenali ad uso agricolo-boschivo prive di infrastrutture o con limitati insediamenti abitativi sorti attorno ad antiche cascine, generalmente a notevole distanza dal corso d’acqua. I danni provocati

dalle esondazioni risultano quindi contenuti.

Il Torrente Arno riveste invece una certa importanza nell’ambito territoriale in quanto

rappresenta l’unico corpo idrico che interessa l’area urbana di Lonate Pozzolo. Il bacino idrografico si origina nel territorio del comune di Gazzada Schianto e può considerarsi diviso in due settori: uno settentrionale, a nord di Gallarate, ed uno meridionale, da

Gallarate a Lonate Pozzolo.

Nel settore settentrionale l’Arno è inserito nel contesto pedemontano caratterizzato da

morfologie controllate dalla geometria del substrato roccioso prequaternario (affiorante o subaffiorante) e/o dei depositi glaciali di età quaternaria (cordoni morenici, pianalti, piane fluvioglaciali). In tale ambito la piana alluvionale, di ampiezza ridotta, risulta incassata

entro evidenti scarpate che incidono i depositi glaciali e fluvioglaciali più antichi complessivamente poco permeabili.

Nel settore meridionale il corso d'acqua dall'area pedemontana entra nell'ambito della media pianura attraversando i depositi fluvioglaciali Wurmiani ad alta permeabilità attribuibili alla più recente espansione glaciale (depositi del livello fondamentale della

pianura), mentre la pianura alluvionale assume un’ampiezza crescente spostandosi progressivamente verso Sud. Per quanto riguarda i contributi di acque superficiali, è nel

settore settentrionale che l'Arno riceve gli apporti di numerosi affluenti, mentre in quello meridionale il torrente risulta privo di immissari.

Il corso d’acqua attraversa da Nord-Nord Est a Sud-Sud Ovest la porzione orientale del

territorio comunale di Lonate Pozzolo, ai margini del nucleo abitato, in un contesto privo di evidenze morfologiche. L’andamento del torrente si presenta con lunghi tratti rettilinei

interrotti da curve nel tratto settentrionale; l’alveo, completamente regimentato, risulta pensile rispetto al piano campagna e contenuto per la quasi totalità del suo corso entro argini in terra sopralevati di circa 1-1.5 m dal p.c. In corrispondenza di alcuni

attraversamenti stradali le sponde sono artificiali per la presenza di opere di difesa in cemento a protezione del ponte; localmente l’alveo è delimitato da muri di recinzione in

corrispondenza di nuclei edificati. Le portate medie risultano nell’ordine di 0,38 m3/sec (Arpa Varese 2002).

Il tracciato del corso d'acqua a valle del depuratore di S. Antonino ha recentemente subito

notevoli modifiche a seguito dell'attuazione delle opere di sistemazione idraulica iniziate nei primi mesi del 2000 e terminate con la messa in esercizio delle stesse avvenuta

nell’aprile 2001. Precedentemente alla realizzazione di tali opere, il torrente risultava privo di recapito finale; l’alveo si esauriva poco a valle del depuratore di S. Antonino Ticino a Lonate Pozzolo ed a partire da questa zona spagliava tra le campagne dei comuni di

Castano Primo, Nosate, Vanzaghello, creando con il passare del tempo un’ampia zona di impaludamento. Le carte storiche catastali (1700-1800, inizi 1900) riportano la traccia

dell’alveo fino all’abitato di S. Antonino Ticino. La zona di spagliamento era caratterizzata da un estensione variabile in funzione della piovosità e delle arginature artificiali realizzate per proteggere le aree limitrofe.

Prima della realizzazione delle opere di sistemazione idraulica le principali situazione di criticità dell’Arno erano di carattere ambientale legate allo spaglio delle sue acque per

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Relazione

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assenza di recapito finale. Il continuo allagamento di queste aree da parte di acque con

elevato carico organico e inquinante, protrattosi fino al 2001, ha determinato un notevole incremento del tasso di inquinamento nel sottosuolo; l'apporto di materiale fine sommato

alla rilevante percentuale di liquami civili ed industriali ha ridotto nel tempo la capacità di assorbimento del terreno, spingendo le acque di spaglio a cercare altre zone su cui disperdersi (per esempio in direzione dell'abitato di Castano Primo). In questo contesto si

è assistito al deperimento della vegetazione arborea esistente per asfissia dell'apparato radicale ed alla creazione di un ambiente palustre nel quale si è depositato uno strato di

fango sopra al terreno originale.

I rischi ambientali erano dunque legati allo spaglio di acque qualitativamente scadenti in quanto il corso d’acqua ha costituito il recapito dei sistemi fognari comunali non depurati

almeno fino al 1985, anno in cui è entrato in esercizio l’impianto di depurazione del “Consorzio volontario per la tutela, il risanamento e la salvaguardia delle acque dei torrenti

Arno, Rile e Tenore” sito in S. Antonino Ticino. Attualmente i reflui di 27 comuni consorziati (5 in Provincia di Varese e 2 in Provincia di Milano) vengono trattati nel depuratore e sono previsti ulteriori costanti incrementi delle portate dovute al progressivo estendersi delle reti

fognarie dei comuni stessi. Le acque depurate in uscita dal depuratore recapitavano nel torrente Arno e quindi erano soggetto a spaglio, determinando, oltre che un aumento delle

portate rispetto a quelle naturali, un’ulteriore aggravamento delle condizioni ambientali di un’area già degradata. In seguito alla realizzazione delle opere di sistemazione idraulica le acque in uscita dal depuratore sono state provvisoriamente collettate ai bacini di

laminazione.

Le situazioni di criticità idraulica del Torrente Arno attualmente insistenti sul territorio sono

legate ai seguenti fattori:

1) presenza di restringimenti della sezione d’alveo in corrispondenza di ponti con luce ridotta in occasione di importanti eventi alluvionali; tali punti rappresentano un ostacolo

al deflusso delle acque di piena del torrente determinando la fuoriuscita delle acque (i fenomeni di esondazione osservati si riferiscono agli eventi del ’90 e del ’99);

2) in corrispondenza del tratto curvilineo più settentrionale e del successivo tratto ad angolo retto, attualmente non più esistente, si sono verificati negli anni ’90 (e si verificano periodicamente) allagamenti di limitata entità che interessano aree di

estensione ridotta al margine del corso d’acqua. Sulla base delle informazioni acquisite, negli ultimi 10 anni, ed in particolare dopo la realizzazione dei bacini di

laminazione, non si sono verificati ragguardevoli episodi esondativi.

Le opere per la laminazione e smaltimento finale delle acque del Torrente Arno, possono essere così sinteticamente descritte:

• canale di prolungamento del Torrente Arno a partire dall'impianto di depurazione di S. Antonino Ticino fino ai bacini di accumulo e disperdimento,

previa grigliatura delle acque del torrente presso il depuratore. Il canale ha una potenzialità di 45 mc/s, superiore rispetto all’attuale capacità dell’alveo valutata in circa 15-20 mc/s, e presenta sezione trapezia rivestita con massi. Il

dimensionamento del canale rientra in un progetto più ampio di sistemazione idraulica dell’intera asta del Torrente Arno.

• bacino di accumulo e sedimentazione per le acque di magra e di prima pioggia del torrente Arno (bacino n. 1)

• bacino di accumulo e sedimentazione per le acque di piena del torrente (bacino n. 2)

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35

• bacino di accumulo e disperdimento delle acque di magra e di pioggia del

torrente, in grado di contenere tutti i deflussi primaverili/estivi (bacino n. 3)

• canale di by-pass funzionante solo in casi eccezionali, a valle del manufatto di

immissione nei bacini e costituente argine-canale lungo il lato settentrionale degli invasi

• canale di collegamento dai bacini fino allo scarico nel Canale Marinone, da attivarsi solo nel periodo autunnale/invernale nel caso di riempimento degli invasi.

Attualmente i bacini costituiscono il recapito provvisorio dello scarico del depuratore di S. Antonino (2.5 m3/s) in attesa dell’attuazione del recapito definitivo delle acque in uscita

che sarà destinato in parte al riutilizzo irriguo tramite immissione in un derivatore secondario del Canale Villoresi previo bilanciamento delle portate e, nella misura in cui non siano accettate dal sistema irriguo, al Canale Industriale Vizzola previo affinamento

fitodepurativo.

Gli ultimi eventi alluvionali sono stati ben contenuti dai bacini, tenendo conto che

attualmente una parte della capacità di invaso degli stessi viene riservata alle acque in uscita dal depuratore, condizione non prevista dal progetto di dimensionamento delle opere; inoltre l’elevato carico organico di tali acque tende ad impermeabilizzare il fondo

delle vasche costituito da terreno naturale e riduce ulteriormente la capacità di invaso rispetto a quella di progetto (1.400.000 m3)

Gli interventi di risanamento delle aree contaminate dalle acque di spagliamento del Torrente Arno hanno previsto interventi di bonifica “in situ”, mediante processi agrobiologici, al fine di mineralizzare le sostanze organiche in eccesso, asportare una

parte di contaminanti minerali ed immobilizzarne la restante aliquota nel terreno.

4.3 Repertorio dei beni storico architettonici e ambientali

In allegato agli elaborati del Piano delle Regole è stato redatto un repertorio degli elementi

presenti nel territorio comunale di Lonate Pozzolo che presentano valore storico-architettonico o ambientale tali da farli comprendere tra i beni meritevoli di tutela (All.C5).

Sono in esso contenuti tutti gli edifici e gli ambiti assoggettati a vincolo specifico e puntuale ai sensi delle vigenti leggi in materia o i beni che, pur non assoggettati a vincolo, presentano caratteristiche tali da renderli meritevoli di salvaguardia.

Tutti i beni di interesse storico-architettonico e ambientale sono inoltre individuati a livello planimetrico nella tav.C4 del Piano delle Regole.

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Figura 48 Individuazione dei beni storici-architettonici e ambientali (estratto Tav. C4)

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5. IL PROGETTO DEL PIANO DELLE REGOLE

La tavola C1 del Piano delle Regole contiene l’azzonamento del territorio comunale.

Figura 49 Azzonamento del Piano delle Regole (estratto Tav. C1)

Le norme del Piano delle Regole indicano per le parti già edificate del territorio comunale le modalità operative, gli indici ed i parametri da utilizzarsi per nuove costruzioni ed interventi sull’esistente.

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5.1 Le modalità di intervento per i nuclei storici

Il Piano delle Regole ha assunto come validi i contenuti della Variante per la zona A del

PRG del 2004.

Le previsioni sui nuclei storici sono fondate su un’approfondita analisi che riguarda sia gli edifici che gli spazi inedificati, con un’attenta valutazione degli aspetti qualitativi , di

interesse architettonico e più in generale ambientale, legato all’immagine storica del centro urbano e delle due frazioni.

Le analisi e le conseguenti valutazioni che hanno portato alla definizione delle modalità di intervento, risultano tuttora valide in quanto non ci sono state modifiche nello stato dei luoghi che richiedono una diversa previsione per i nuclei storici.

Anche l’apparato normativo é stato quindi mantenuto nei suoi caratteri fondamentali, con modeste modifiche richieste dall’Amministrazione Comunale.

5.2 La tutela dei beni ambientali

Il Piano delle Regole riveste natura contenuti ed effetti di Piano Paesistico Comunale. In questo senso il Piano delle Regole assume come proprie le indicazioni paesistiche

contenute nel Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Lombardo della Valle del Ticino, sia sotto il profilo normativo, sia sotto il profilo della classificazione del territorio. Assume inoltre come proprie le indicazioni e le prescrizioni di natura paesistica contenute

nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Varese. A partire da questa base di indicazioni il Piano delle Regole specifica a livello di maggior

dettaglio gli elementi presenti sul territorio che possiedono in qualche misura rilevanza rispetto all’assetto paesistico e ne indica i modi di salvaguardia e valorizzazione. Le tavole C6 (Rilevanza paesistica: beni costitutivi del paesaggio) e C7 (Carta della

sensibilità) e la normativa del Piano, nel titolo quarto, sono gli strumenti predisposti dal PGT per questo scopo.

La Tavola C6 individua, oltre alle previsioni di rilevanza ambientale dei due strumenti sovraordinati (PTC del Parco e PTCP provinciale) gli specifici elementi ambientali costitutivi del paesaggio di Lonate Pozzolo; le norme correlate (Titolo IV NTA del Piano

delle Regole) dettano le specifiche normative per la loro tutela e valorizzazione.

La Tavola C7 (Carta della sensibilità), a sua volta, suddivide il territorio comunale

attribuendo a ciascuna porzione un grado di sensibilità ambientale. La suddivisione delle classi è desunta dalla D.g.r. 8 novembre 2002 – n. 7/11045 Approvazione «Linee guida per l’esame paesistico dei progetti» [X] e prevede 5 classi di

sensibilità (numerate da 1 a 5) con livello di sensibilità crescente.

L’attribuzione di livelli di sensibilità a zone del territorio comunale risponde a quanto previsto dalla D.g.r. 8 novembre 2002 – n. 7/11045, al punto 5, dove viene indicato: «Al fine di fornire ai progettisti un utile strumento conoscitivo per la fase di valutazione

della sensibilità del sito e nel contempo per agevolare il compito degli uffici tecnici e delle commissioni edilizie, le amministrazioni comunali possono, [@] predeterminare sulla base

degli studi paesistici compiuti e in coerenza con quanto indicato dalle “linee guida per l’esame paesistico dei progetti” la classe di sensibilità paesistica delle diverse parti del territorio comunale o di particolari aree di esso»

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Il significato di tale indicazione è quello di definire un livello minimo di sensibilità da

attribuirsi a ciascun ambito di aree: nulla esclude infatti che in un ambito di modesta sensibilità ambientale siano contenuti siti puntuali o di dimensione comunque non

percepibile alla scala di rappresentazione della tavola grafica, di maggiore sensibilità, motivata da vedute particolari, presenza di elementi puntuali, anche tra quelli definiti dal repertorio dei beni storico-architettonici e ambientali.

La classe di sensibilità prevista dalla tav. C7 rappresenta dunque il valore minimo da cui partire per l’applicazione del meccanismo valutativo dei progetti stabilito dalla D.g.r. 8

novembre 2002 – n. 7/11045, ferma restando la necessità della valutazione da parte del progettista della sensibilità specifica del sito in cui è prevista la localizzazione del progetto, secondo i criteri stabiliti dalle linee guida regionali.

L’intero territorio comunale è classificato in base alla sensibilità dei luoghi, definendo le

seguenti categorie:

1 = Sensibilità paesistica molto bassa (sedime aeroportuale)

2 = Sensibilità paesistica bassa (zone edificate a destinazione industriale)

3 = Sensibilità paesistica media (zone edificate del tessuto urbano consolidato a destinazione residenziale e a servizi, fasce lungo gli assi di scorrimento veloce,

zona di cava comprese nel parco del Ticino, zone in fase di riqualificazione ambientale)

4 = Sensibilità paesistica alta (zone agricole, edifici rurali e testimoniali, centro storico)

5 = Sensibilità paesistica molto alta (zone caratterizzate da emergenze naturalistiche e paesistiche).

In relazione all’attribuzione delle classi di sensibilità, la normativa del Piano delle Regole (Titolo IV art.76) dispone la verifica dell’incidenza dei progetti di intervento secondo le

disposizioni regionali vigenti in materia (D.g.r. 8 novembre 2002 – n. 7/11045). In particolare, con riferimento alla classificazione sopra riportata, dispone che ogni progetto

ricadente in zona con sensibilità superiore od uguale a 3 deve essere assoggettato alla verifica dell’incidenza ambientale.

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Figura 50 Carta della sensib ilità – Piano Paesistico Comunale (Tav. C7 estratto)

5.3 Le disposizioni per il commercio

Il Titolo terzo delle norme del Piano delle Regole prevede una serie di indicazioni normative che costituiscono l’elemento di raccordo tra normativa comunale e disposizioni

legislative nazionali in materia di commercio al dettaglio (D. Lgs. 114/98).

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All’interno del Piano Triennale per lo Sviluppo del Settore Commerciale (PTSSC 2006-

2008), Lonate Pozzolo è compreso nell’ Ambito commerciale metropolitano, costituito dalla fascia geografica ad alta densità insediativa caratteristica della zona pedemontana e

di alta pianura, che attraversa la Lombardia da est a ovest.

Gli indirizzi di riqualificazione e sviluppo sostenibile della rete commerciale in questo ambito sono i seguenti:

� riqualificazione, razionalizzazione e ammodernamento degli insediamenti e dei poli commerciali già esistenti, compresi i parchi commerciali di fatto;

� forte disincentivo all’eccessivo ampliamento e alla apertura di grandi strutture di vendita mediante l'utilizzo di nuova superficie di vendita;

� promozione della localizzazione della media distribuzione in contesti ad alta densità

abitativa purchè integrati ad interventi di riqualificazione complessiva e di salvaguardia del commercio di vicinato.

� disincentivo al consumo di aree libere e attenzione alla localizzazione in aree dismesse di nuovi insediamenti distributivi; da realizzarsi esclusivamente in quelle aree in cui sia certificato il non superamento dei valori di concentrazione limite accettabili per

l’inquinamento di suolo, sottosuolo, acque superficiali e acque sotterranee così come stabilito dalla normativa vigente in materia ambientale;

� consolidamento della funzionalità e del livello di attrazione del commercio nei principali centri urbani, attraverso la valorizzazione di tutte le forme distributive, con particolare attenzione alla rete distributiva di prossimità;

� integrazione delle attività commerciali con i diversi sistemi produttivi locali

� attenzione al rapporto con il movimento delle persone e delle merci e alle scelte di

localizzazione degli spazi logistici.

Quanto alle forme distributive é in previsione a Lonate Pozzolo l’apertura di una grande struttura di vendita sulla strada per Busto Arsizio, a est del centro abitato. Il comparto di

riferimento vede una presenza limitata di grandi superfici di vendita come si evince dalla seguente figura, anche se risulta evidente che a est del comune, lungo gli assi stradali che

convergono verso il Milano, vi è una maggiore presenza di strutture della grande distribuzione (in particolare intorno a Busto Arsizio).

Figura 51 Localizzazione delle Grandi Strutture di Vendita

Per quanto attiene le medie superfici di vendita (MSV) Lonate Pozzolo segna nell’area

territoriale la maggior presenza di superficie di questa classe di esercizi, dopo Busto Arsizio, sia per la merceologia alimentare, sia per quella non alimentare.

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Comune Centro

Comm.le Titolare Indirizzo

Sup.

alimentari

Sup. non

alimentari

Sup.

Totale

VA LONATE POZZOLO

SI TIGROS SPA Via Volta 954 706 1.660

VA LONATE POZZOLO

NO

TACCHI ARREDI & EFFEMME REGALI DI TACCHI MONICA & C.

SAS

Viale Ticino, 1 0 940 940

VA LONATE POZZOLO

NO SPORT CENTER SRL Via Giovanni Xxiii°, 53 - 340 340

VA LONATE POZZOLO

NO ROMANO' MONICA E CESARE SNC

Via Busto Arsizio, 150 0 514 514

VA LONATE POZZOLO NO

PROGETTI E STUDI DI INTERNI DI COLOMBO

FABIO & C. SNC

Viale Ticino, 14

-

675

675

VA LONATE

POZZOLO NO

MORO ARREDAMENTI

SRL Via Del Gregge, 1

-

1.480

1.480

VA LONATE POZZOLO

NO IN'S MERCATO S.P.A. Via Busto Arsizio 476 204 680

VA LONATE POZZOLO

NO MEDIA REHA SRL Viale Ticino, 85

-

600

600

VA LONATE POZZOLO

NO GS SPA Via Busto Arsizio, 67

1.230

390

1.620

VA LONATE

POZZOLO NO ECO.DI. SRL Via Leonardo Da Vinci, 63

300

100

400 VA LONATE

POZZOLO NO CHIBRO SPA Via Busto Arsizio, 116

-

295

295

VA LONATE POZZOLO

NO CENTROEDILE SRL Via V. Veneto, 102

-

327

327

VA LONATE POZZOLO

NO FA.MA SRL Via Gallarate, 12

175

385

560

VA LONATE POZZOLO NO

ARREDAMENTI BRUSATORI DI MARCO E

SARA BRUSATORI SNC

Via Montello, 4

-

324

324

VA LONATE

POZZOLO NO ADDAMARKET SRL Via Busto Arsizio, 152

390

522

912

Tabella 2 Anagrafica medie strutture di vendita alla data del 30 giugno 2011 – Fonte Osservatorio

regionale per il Commercio della Regione Lombardia

Gli esercizi di vicinato presenti nel Comune sono concentrati sulla via Roma , asse

principale del centro storico e su alcune vie limitrofe; ciò che si sta verificando è la progressiva anche se lenta, chiusura degli esercizi di vicinato, si riporta di seguito la tabella riepilogativa degli esercizi esistenti al 30 giugno 2011, sulla base dei dati desunti

dall’Osservatorio Regionale per il Commercio.

Prov. Comune N. alimentari

Sup. alimentari

N. non alimentari

Sup non alimentari

N. misti Sup. misti

VA LONATE POZZOLO 11 827 30 3.469 8

699

Tabella 3 esercizi di vicinato alla data del 30 giugno 2011 - Fonte Osservatorio regionale per il Commercio della Regione Lombardia

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Fig.52 Estratto Tav.A17 – Rete commerciale

Uno degli obiettivi fondamentali dell’Amministrazione è quello di mettere a punto le strategie urbanistiche necessarie per la rivitalizzazione del sistema commerciale esistente,

per il ri lancio delle zone centrali come centro commerciale naturale. Tenendo conto delle forti trasformazioni socio-economiche avvenute in questi anni e del ruolo ormai dominante della grande distribuzione, l’Amministrazione ha definito le seguenti

politiche di Piano: - riqualificazione anche attraverso l’utilizzo di piani di arredo urbano delle aree

centrali che costituiscono il nucleo ancora vitale del centro commerciale naturale; - individuazione di un adeguato numero di parcheggi ai margini del centro storico per

sostenere l’accessibilità alle zone centrali

- messa a punto dei criteri per la realizzazione del Town Center Management che permetta un effettivo coordinamento delle attività commerciali presenti nel Comune,

puntando all’integrazione dei ruoli ed alla valorizzazione della presenza dell’aeroporto.

In riferimento ai primi due punti, le previsioni già contenute nel Documento di Inquadramento delle Politiche urbanistiche e riconfermate dal PGT sono le seguenti:

- creazione di due parcheggi, uno in via Dante e uno in via Rimembranze, come

standard qualitativi da realizzare a carico dei soggetti attuatori dell’area di

trasformazione TRC (vedi relazione Piano dei Servizi, elaborato B6)

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- creazione, nel nuovo polo della stazione di Ferno-Lonate Pozzolo (previsto dal Piano

d’Area Malpensa), di una “Porta della Città” dotata di parcheggi, servizi e nuove attività commerciali, ricettive e direzionali in grado di rivitalizzare il sistema urbano e

di creare un nuovo asse centrale, con baricentro proprio nella stazione, che metta in collegamento i due Comuni di Lonate e Ferno. La nuova struttura deve funzionare come catalizzatore e generare elementi di connessione lenta (pedonale e ciclabile)

tra i due paesi e processi di riqualificazione (arredo urbano, parcheggi e servizi) e rivitalizzazione dei sistemi commerciali tradizionali (con particolare riguardo a quelli

dei centri storici).

5.4 La ricollocazione delle aree industriali

Lo sviluppo industriale di Lonate inizia nella seconda metà del XIX secolo con l’apertura delle prime filande che, grazie all'allevamento del baco da seta la cui coltivazione era

molto diffusa in tutto il nord di Milano, costituirono inizialmente il principale settore di sviluppo industriale dell’Alto Milanese e si localizzarono prevalentemente nelle vicinanze dei corsi d’acqua. L’acqua costituiva infatti l’energia motrice di quasi tutti i meccanismi ed

era inoltre indispensabile nei processi di lavorazione (impianti di candeggio e tintoria); i corsi d’acqua erano utilizzati infine per lo scarico delle acque reflue industriali.

A Lonate alcuni opifici furono impiantati nel centro abitato (come la filanda Sormani e i cotonifici Solbiati e Varzi), altri nella valle del Ticino lungo la roggia Molinara; la filanda di via Repossi, sul limite nord del centro storico, é ancora oggi attiva.

La reale industrializzazione di Lonate avviene alla fine dell'Ottocento con l'impianto delle tessiture Borsani, Tanzi e del Cotonificio Novarese a Lonate, del Tubettificio di Tornavento e della tessitura Candiani a Sant'Antonino. Nei primi anni del XX secolo le tessiture

vennero affiancate a Lonate dalle prime officine meccaniche e fonderie.

Figura 53 Filanda Sormani Figura 54 Tubettificio a Tornavento, 1935

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45

Figura 55 Fonderia Lonatese 1927 Figura 56 Fonderia Bragonzi 1927

Altre fabbriche si aggiunsero tra la prima e la seconda guerra mondiale con l’avvio dell’industria aeronautica, ma é nel secondo dopoguerra che si ebbe il maggior sviluppo

industriale, con la nascita di piccole e medie attività produttive che portarono una significativa espansione urbana.

La scarsa qualità agricola della brughiera che si estende tra il Ticino, Gallarate e Busto

Arsizio, portò al progressivo abbandono dell’agricoltura e all’impiego di ingente mano

d’opera nel settore tessile in particolare a Gallarate e Busto Arsizio con l’impiego di

migliaia di dipendenti in grossi opifici per la lavorazione del cotone, mentre a Lonate

Pozzolo, Somma Lombardo, Vizzola Ticino e altri comuni limitrofi si sviluppò l’industria

aeronautica.

La presenza di infrastrutture importanti come la ferrovia e l’autostrada dei Laghi, portò

inoltre, nel territorio dell’Alto Milanese, alla collocazione di nuove industrie nel settore

chimico ed elettromeccanico, grazie alla presenza di grandi spazi, di una rete moderna di

comunicazione e di adeguate risorse energetiche.

La distribuzione sul territorio comunale delle attività produttive mostra oggi tre situazioni fondamentali:

- le industrie incluse nel tessuto della città consolidata, che costituiscono i primi

insediamenti produttivi localizzati dapprima fuori dal nucleo abitato e poi inglobati all’interno dell’espansione edilizia. E’ questo il caso delle fabbriche ubicate a sud

del centro storico (fonderia Emi ecc.), lungo la strada provinciale 527 per Busto Arsizio:lo sviluppo edilizio in direzione sud ha portato in pratica una saldatura tra il tessuto edilizio di Lonate e quello di S. Antonino, includendo le aree produttive

all’interno del tessuto residenziale. Lo stesso é avvenuto a nord del centro anche se in misura minore: un esempio per

tutti é la fonderia Bragonzi, lungo la strada per Ferno. La commistione delle aree produttive con quelle residenziali e destinate ai servizi principali, porta forti criticità dovute a problemi di inquinamento acustico e

ambientale; tale problema non può che esser risolto attraverso la rilocalizzazione delle aree produttive che sono in conflitto con le funzioni urbane contemporanee.

- Aree produttive localizzate lungo il torrente Arno in zona a rischio elevato di

esondazione, che devono pertanto essere delocalizzate

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46

- Aree produttive di più recente sviluppo ubicate all’esterno del centro abitato lungo le

principali direttrici di traffico:la zona industriale a sud-ovest del Comune, localizzata nelle vicinanze della direttrice per Malpensa e le industrie situate a est del territorio

comunale, sulla direttrice per Busto Arsizio. Queste sono le due aree industriali di valenza sovralocale, di cui quella localizzata a est é di più recente realizzazione e comprende circa 50 attività.

Il tessuto urbano consolidato é quindi caratterizzato dalla commistione delle funzioni

produttive con quelle residenziali: il PGT prevede la delocalizzazione delle aree produttive centrali incompatibili con la funzione abitativa e la ricollocazione in zone a destinazione produttiva ubicate nella fascia esterna a est e a sud del territorio comunale.

Le aree esistenti incompatibili vengono ridestinate a funzione residenziale: ciò consente di migliorare le condizioni ambientali delle zone centrali e in generale di riqualificare il

sistema urbano e la qualità abitativa ora compromessa dalla presenza di attività industriali di forte impatto ambientale (tra le quali industrie chimiche e fonderie).

Fig. 57 Estratto tavola A18 del Documento di Piano

Per quanto riguarda le attività produttive ubicate lungo il torrente Arno (area di trasformazione TR21), é prevista la delocalizzazione come per le industrie esistenti nelle

aree centrali e la cessione dell’area a rischio esondazione alla Pubblica Amministrazione, per la sua riqualificazione e rinaturalizzazione.

Il trasferimento delle volumetrie produttive esistenti è incentivato con il meccanismo della

perequazione: a compensazione del trasferimento dei volumi e contestuale cessione dell’area, a queste aree è attribuita una volumetria residenziale da realizzare nei comparti

residenziali appositamente individuati.

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47

Anche per gli altri ambiti localizzati sulla sponda ovest del Torrente Arno, in questo caso a

destinazione residenziale (TR7, TR8, TR9, TR10), é prevista la cessione al Comune delle superfici comprese nelle zone a rischio idraulico e la ricollocazione dei diritti volumetrici

nelle aree di trasformazione a completamento del tessuto residenziale esistente e, dove possibile, nelle porzioni dell’area esterne alla zona di rischio esondazione.

Tali ambiti erano già inclusi all’interno di Piani Attuativi previsti nel PRG previgente ma

non sono stati realizzati, in quanto presentano delle criticità proprio perché ricadono per porzioni anche consistenti in fascia di rischio idraulico.

Con il meccanismo della perequazione é quindi possibile realizzare una superficie a standard pari a mq. 106.824 (corrispondente alle aree da cedere comprese nella fascia a

rischio idraulico), che consente di creare un parco lineare lungo le sponde del torrente

Arno. L’area a verde, con un’estensione superiore a 10 ettari, dovrà essere rinaturalizzata e

qualificata a livello ambientale e paesistico, diventando un nuovo parco urbano immediatamente accessibile dal capoluogo e da S. Antonino.

Figura 58 L ’azzonamento dei servizi – stralcio con nuovo centro sportivo (a sud) e parco lineare lungo il fiume Arno (a est)

Nella zona sud del territorio comunale é inoltre prevista la realizzazione di un altro servizio di grandi dimensioni destinato a un nuovo polo sportivo.

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48

La realizzazione del nuovo parcheggio centrale al posto dell’attuale centro sportivo di via

Rimembranze (alle spalle della scuola elementare) e la carenza evidenziata nell’analisi dei servizi di una struttura sportiva adeguata ad ospitare manifestazioni agonistiche di qualche

rilievo, hanno suggerito l’opportunità di individuare nella vasta area collocata a sud dell’abitato (identificata come TRD nelle tavv. A19 del Documento di Piano e C3 del Piano delle Regole) la possibilità di realizzare un nuovo centro sportivo.

L’ area da destinare al centro sportivo dovrà rappresentare almeno il 50% dell’intero comparto, per un’estensione di circa 84.000 mq e dovrà essere accorpata in modo da

consentire l’agevole collocazione degli impianti e delle strutture sportive necessarie, compresi gli impianti coperti (campi, tribune, spogliatoi, ecc.).

La rimanente parte del comparto (circa 84.000 mq) è edificabile con modalità di intervento

tali da interessare non più del 50% del lotto edificabile, lasciando il rimanente 50% a verde privato, con destinazione residenziale e terziaria-produttiva.