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Trimestrale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa Ottobre - Dicembre 2019 8 4 19 17 APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE Ipertiroidismo e gravidanza NUOVE METODICHE Riduzione tonsillare intracapsulare mediante alta radiofrequenza La donazione del midollo osseo: a cosa serve e come diventare potenziali donatori SINERGIA TRA PUBBLICO E #accessibilità a tutti con “mare senza… frontiere”

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Trimestrale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa

Ottobre - Dicembre 2019

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APPROCCIOMULTIDISCIPLINARE

Ipertiroidismoe gravidanza

NUOVE METODICHERiduzione tonsillare intracapsularemediante alta radiofrequenza

La donazionedel midollo osseo: a cosa servee come diventarepotenziali donatori

SINERGIA TRAPUBBLICO E#accessibilità a tutti con “mare senza… frontiere”

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DIRETTORE EDITORIALEAngelo Aliquò

DIRETTORE RESPONSABILEGiovanna Miceli

PROGETTO GRAFICOE IMPAGINAZIONE:

KreativaMente / E. Cavarra

Sommario3 124

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EDITORIALE A SCUOLA DISOLIDARIETÀ

SINERGIA TRAPUBBLICO EASSOCIAZIONISMO

SALUTE&INFORMAZIONE

INDAGINECONOSCITIVA

NUOVE METODICHE

APPROCCIOMULTIDISCIPLINARE

IL CODICE ROSAGli alunni dell’istituto comprensivo ”Vann’Antò” di Ragusa in visita all’AVISe al Servizio Trasfusionale#accessibilità a tutti

con “mare senza…frontiere”

Comunicarela salute

Giovani evita notturna

La donazione del midollo osseo: a cosa serve e come diventarepotenziali donatori

Riduzione tonsillare intracapsularemediante alta radiofrequenza

Ipertiroidismoe gravidanza

Arch. Angelo Aliquò

Dott.ssa Gianna Miceli

Dott.ssa Gianna Miceli

dr. Giuseppe Raffa

Dr. Giovanni Garozzo

Dott.ssa Claudia Scollo

Gli alunni della II E “Vann’Antò”

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e IL CODICE ROSADal novembre 2013, mo-

mento della istituzione del Codice Rosa, ad

oggi circa 300 donne hanno fatto ricorso alla assistenza del Codice Rosa nel territo-rio dell’ASP di Ragusa. Circa il 30% degli accessi riguarda donne di nazionalità prove-nienti da diversi paesi esteri.Ad oggi sono stati registrati 10 casi di presunta violenza sessuale, alcuni di questi su donne di minore età. Si tratta di numeri in crescita, non tanto perché aumentano i numeri delle violenze, ma perché c’è ora la possibilità di denunciarle e di chiedere aiuto concreto.La mancanza di denuncia da parte delle vittime non è da attribuire alla sola reticenza delle donne che preferiscono rimanere in silenzio, ma va ricercata anche nella gestione del servizio sanitario territo-riale. Infatti la vittima deve

sentirsi protetta e compresa, trattata nuovamente da per-sona in quanto la sua dignità è stata calpestata.Occorre che gli operatori sanitari siano adeguatamente formati e preparati nell’ac-coglienza e coordinamento del percorso assistenziale relativo alla violenza, per-ché una donna ancorata da anni a un rapporto violento con il proprio compagno o il proprio “datore di lavoro”, è difficile che chieda aiuto spontaneamente e che da sola riesca superare il timore e la vergogna.In mancanza di persona-le pronto ad accogliere la vittima, quest’ultima non potrà mai avere il coraggio di denunciare il reato che su di lei è stato commesso.Il Codice Rosa, aiuta pertanto la vittima a non rimanere in silenzio.Una organizzazione umanita-

ria internazionale (MEDICINS DU MONDE) che sta effet-tuando una ricerca finanziata dall’ONU, ha scelto la nostra Azienda come modello di buona pratica assieme al San Camillo di Roma relativamen-te alla assistenza alle donne vittime di violenza. A tal pro-posito, il 3 ottobre si è svolto a Ragusa, al centro Polifunzio-nale Interculturale, un evento ECM finanziato dall’ONU, a cui sono intervenuti perso-nalità da varie parti d’Italia oltre ai tre responsabili dei Pronto Soccorso dell’ASP di Ragusa, e il dott. Biagio Apri-le, ideatore del Codice Rosa a Ragusa, direttore scientifico del convegno. Per l’ASP di Ragusa e per gli operatori e i volontari delle associazioni che ci supporta-no è un degno riconoscimen-to per il lavoro svolto.

Angelo Aliquò

Arch. Angelo AliquòDirettore Generale

[email protected]

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#ACCESSIBILITÀ A TUTTI CON“MARE SENZA…FRONTIERE”15 LUGLIO Otto stabilimenti balneari hanno accolto le persone con disabilità

Il progetto “Mare senza…frontiere” che ha registrato la partecipazione di tutti i Co-

muni del Libero Consorzio Ibleo, dell’Associazionismo, Lions Club Service Ragusa Host e di alcuni privati.

Il servizio di assistenza in funzio-ne dal 15 luglio al 31 agosto 2019 nelle località balneari indicate dai Sindaci:1. Marina di Ragusa “Margarita”2. Pozzallo Lido “Enrique” 3. Marina di Acate Guardia medica

4. Donnalucata Lido “Battimare” 5. Marina di Modica Piazza Mediterraneo6. Scoglitti Lido Mojito 7. Marina di Ispica Lido “Otello”8. Puntasecca Piazza Faro.

Il progetto “Mare senza… frontie-re” è nato dall’esigenza di elimi-nare gli ostacoli che impediscono ai soggetti con diversa abilità mo-toria di accedere alla spiaggia e al mare favorendo, al contempo, lo sviluppo di servizi di sostegno e supporto per le persone con disa-bilità neuromotorie. Inoltre, sono state previste quattro postazioni infermieristiche, allocate nelle spiagge più frequentate: Marina di Ragusa, Margarita; Pozzallo, Lido Enrique- spiaggia Pietre Nere; Marina di Modica, piazza

Mediterraneo e Scoglitti, Lido Mojito. Un accesso attrezzato al mare per persone affette da SLA, patologie neuromotorie e altre disabilità motorie per permettere agli ospiti e ai loro familiari di trascorrere una giornata al mare in pieno relax e sicurezza.

Sono stati impiegati, per ogni postazione, due OSS – Operatori Socio Sanitari - con una presenza dalle ore 9.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00, dal lunedì al ve-nerdì dal 15 luglio al 31 agosto.Nelle quattro sedi ospitanti i box infermieristici è stata garantita la presenza di due infermieri a turno dalle ore 9.00 alle 12.00 sempre per cinque giorni settimanali – lunedì/venerdì. >>

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la nuova frontiera verso la quale ci siamo orientati in questa estate, tra non pochi

problemi ma con grande generosità, alcuni stabilimenti balneari, con le

amministrazioni comunali, le associazioni attive accanto a pazienti con disabilità.”

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I Comuni hanno potenziato la dotazione di attrezzature utili alla movimentazione dei soggetti in spiaggia, il loro accesso al mare, la loro permanenza in spiaggia grazie a dei lettini mare, tubi, elastici, manipoli, etc. offerti dai Comuni in cui ricadono le località balneari. È stato utilizzato Il personale delle Samot Palermo e Samot Ragusa.

Un forte contributo è stato garantito delle Associazioni dei disabili, infatti, il Coordi-namento pro_diritti H, che ha espresso apprezzamento per l’iniziativa, ha supportato il progetto.Infine, il Lions Club Service Host Ragusa ha fornito le magliette e i cappellini che hanno rappresentato la divi-sa, per meglio individuare gli OSS e gli Infermieri.

Gli obiettivi del progetto che erano rivolti ad eliminare gli ostacoli che impediscono alle persone con diverse abi-lità motorie di accedere alle spiagge e al mare, garanten-do sostegno e supporto alle famiglie e/o alle Associa-zioni di volontariato, sono stati pienamente raggiunti.

Infatti si è registrata una presenza giornaliera, in ogni postazione, di 10/12 persone, con picchi più alti nel secon-do parte del mese di agosto. Inoltre, si è diffusa l’idea che la cultura del turismo acces-sibile è possibile, permet-tendo a tutti di vivere una vacanza in piena autonomia, in sicurezza e serenità.

Sul sito dell’Azienda di Ra-gusa è pubblicato un banner con le indicazioni, indirizzo di posta elettronica e numeri di telefono per avere tutte le informazioni utili per acce-dere al servizio. L’Asp di Ragusa ha fornito una mail: [email protected] dei numeri di telefoni:

0932220814/3457851452.Alla fine del progetto è stato realizzato un video che ha fissato i numerosi momen-ti di vita dei partecipanti e sono arrivati innumerevoli attestati di stima e mani-festazioni di gratitudine espressi dagli utenti nei con-fronti delle istituzioni che hanno reso possibile questa straordinaria iniziativa.

Dr. Gianna Miceli

È questa la nuova frontiera verso la quale ci siamo orientati in questa estate, tra non pochi problemi ma con grande generosità, alcuni stabilimenti balneari,

con le amministrazioni comunali, le associazioni attive accanto a pazienti con disabilità. Non vogliamo escludere

nessuno, dal grande beneficio che ne riceve lo spirito e il corpo, di poter andare al mare d’estate. Per questa

Azienda che ha trovato sintonia perfetta con i Sindaci e con l’Associazionismo, è una conquista che va sostenuta,

implementata nella speranza che questo modello sia ancora migliorabile.”

ha sottolineato il direttore generale, arch. Angelo Aliquò 5

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Comunicare la salute

Quando parliamo di prevenzio-ne ci riferiamo a un insieme di attività, azioni e interventi attuati

con il fine prioritario di promuovere e conservare lo stato di salute ed evitare l’insorgenza di malattie.In relazione al diverso tipo e alle finalità perseguibili si distinguono due livelli di prevenzione: primaria e secondaria. La Prevenzione Primaria si rivolge al

soggetto sano e si propone di mantenere le condizioni di benessere e di evitare la comparsa di malattie. Essa racchiude un insieme di attività, azioni e interventi che potenziando i fattori utili alla salute allontano o correggono fattori causali delle malattie, mirano al conseguimento di uno stato di completo benessere fisi-co, psichico e sociale dei singoli e della collettività o, quanto meno, ad evitare

l’insorgenza di condizioni patologiche. La Prevenzione Secondaria, attiene a un grado successivo rispetto alla preven-zione primaria, e ha lo scopo di impe-dire che una malattia, appena agli inizi, magari ancora sconosciuta a chi ne è affetto, possa evolvere in qualcosa di più grave: perciò è anche detta diagnosi precoce.Gli screening oncologici sono un >>

L’Azienda Sanitaria di Ragusa ha avviato, tra le priorità, un programma e una campagna di comunicazione rivolte alla Prevenzione, in linea con quanto disposto dal Piano Nazionale e Regionale sulla Prevenzione.

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particolare tipo di prevenzione secondaria, e il loro scopo è quel-lo di individuare alcuni tumori in fase preclinica, cioè prima che diano sintomi, permettendo così di intervenire precocemen-te migliorando la riuscita della terapia e riducendo la possibilità di progressione.

Gli screening universalmente riconosciuti efficaci nel ridurre la mortalità per tumore sono quello del tumore del seno (mammo-grafia alle donne fra 50 e 69 anni), quello del tumore dell’ute-ro (PAP test alle donne fra 25 e 64 anni) e quello del tumore del colon (test del sangue occulto

nelle feci a uomini e donne fra 50 e 69 anni). La positività al primo test non significa necessa-riamente la malattia, ma che ne-cessitano degli approfondimenti per stabilire la corretta diagnosi, quella della prevenzione è un programma organizzato, che prende in carico il paziente, fino all’eventuale terapia, e garantisce la qualità di tutto il percorso. I test di screening vanno ripetuti a intervalli regolari (due anni per quelli del seno e del colon, tre anni per quello dell’utero) e non è necessario ripeterli più spesso.In questo ambito, la Regione Siciliana con le Aziende Sanitarie ha investito e sta investendo nel condurre campagne di comu-nicazione per incentivare gli screening utilizzando quelli che sono i nuovi mezzi di informa-zione, social media ma anche quelli tradizionali, per rinforzare il messaggio e massimizzare l’impatto.

Comunicare la salute, partendo proprio dalla prevenzione, vuol dire far circolare, all’interno della comunità, informazioni di salute socialmente rilevanti e attivare flussi di comunicazione tra i cittadini, le istituzioni pubbliche e il sistema dei media. Gli obiettivi

di tipo informativo sono più fa-cilmente raggiungibili, mentre gli altri sono più ambiziosi in quanto implicano un coinvolgimento più profondo dei destinatari che spesso sono chiamati a sradicare convinzioni e modificare com-portamenti consolidati.

L’Azienda Sanitaria di Ragusa punta proprio a questo:

1. Evitare l’insorgenza di gravi patologie;

2. Prevenire, curare in tempo utile

3. Migliorare la qualità della vita.

Dr. Gianna Miceli

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La donazione del midollo osseo:a cosa serve e come diventarepotenziali donatori

Giovanni GarozzoDirettore Servizio

Trasfusionale

Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1984 e Specializzazione in Ematologia generale, clinica e laboratorio nel 1987, Università degli Studi di Catania.Responsabile di Struttura Sem-plice di “Ematologia” a tempo pieno ed indeterminato c/o il Servizio di Medicina Trasfusio-nale di Ragusa dal 01.06.2005 al 30.06.2015.Direttore della UOCC Servizio di Medicina Trasfusionale di Ragusa, Azienda Sanitaria Pro-vinciale 7, Ragusa da dicembre 2015.Nel corso dell’ attività lavorativa ha contribuito a incrementare e a consolidare le varie attività svolte dalla UOCC SIMT Provin-ciale dell’ASP 7 di Ragusa e in particolare: Responsabile Sistema Qualità del SIMT Provinciale dell’ASP 7 di Ragusa fino al 2015.Promotore e Responsabile scientifico di progetti finaliz-zati regionali nel settore della talassemia:Responsabile Formazione del SIMT Provinciale dell’ASP 7 di Ragusa, con oltre 40 corsi accreditati ECM in qualità di responsabile scientifico negli anni 2003-2017, Valutatore Nazionale del Si-stema Trasfusionale Italiano (come da Decreto del Diretto-re del Centro nazionale San-gue, prot. 2113/CNS/2013 del 22/10/2013)Valutatore Sistemi di Gestione per la Qualità nel settore Sani-tario (corso ed esame ricono-sciuti da AICQ-SICEV)”,

Auditor interno dicembre 1999 (Certiquality, settore Certime-dica).Delegato Regionale Sicilia del-la Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoema-tologia (SIMTI) dal gennaio 2016 ad oggiComponente della redazione del “Il Servizio Trasfusionale” bollettino di informazione sulle attività trasfusionali italiane dal gennaio 2011 a gennaio 2017

Pubblicazioni:Standard di Medicina Trasfu-sionale, Grazzini G, Alfano G, Gandini G, Garozzo G, Meni-chini I, Tomasini I., Edizioni SIMTI, 1^ edizione, settembre 2007, 2^ edizione, novembre 2010

Raccomandazioni: La preven-zione della reazione trasfusio-nale da incompatibilità ABO, Raccomandazione n.1 Regione SicilianaAutore di oltre 30 articoli pub-blicati su riviste nazionali e in-ternazionaliRelatore in oltre 20 congressi nazionali.Autore e co-autore di oltre 220 abstract, Autore e co-autore di articoli ed opuscoli divulgativi nel settore della raccolta di sangue e dell’e-motrasfusione.Direttore Sanitario dell’AVIS Provinciale di Ragusa, dal 2001 al 30 settembre 2015Socio fondatore della Società Italiana di Talassemia ed Emo-globinopatie (SITE).Socio di svariate società scien-tifiche nazionali e internazio-nali nel settore della Medicina Trasfusionale:• Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoema-tologia (SIMTI)• American Association of Blo-od Bank (AABB)• International Society of Blood Transfusion (ISBT)• British Blood Transfusion So-ciety (BBTS)• Société Francaise de Transfu-sion Sanguine (SFTS)• Société Française de Vigilance et de Thérapeutique Transfu-sionnelle (SFVTT)

Per alcune malattie del san-gue, fra cui anche forme di leucemia acuta e di anemia

aplastica, si possono oggi avere reali possibilità di guarigione con il trapianto di midollo osseo. Il midollo osseo (o più precisa-mente il midollo emopoietico) costituisce la fonte di tutte le cellule del sangue e rappresenta pertanto un “tessuto”, in questo caso liquido, essenziale del no-stro organismo. Esso è localizzato nella parte interna (midollo) delle ossa (vertebre, scapole, costole, bacino, cranio, omeri e femo-re) ed è costituito da numerose cellule, tra cui la Cellule Staminali Ematopoietiche (CSE), in grado di dare origine a tutte le altre cellule normalmente presenti nel midollo e nel sangue circolante.Trapiantando queste cellule dal

donatore al paziente è dunque possibile rigenerare la funzione del midollo e la produzione di cellule nel sangue.Affinché la procedura di trapian-to possa avere successo, è neces-sario un elevato livello di compa-tibilità genetica tra il donatore e il ricevente. Pertanto è necessario indagare il profilo genetico del sistema HLA, un complesso sistema di proteine presenti sulla superficie delle cellule del corpo umano e, in particolare, sulle cellule del sistema immunitario, che ha un ruolo fondamentale nei cosiddetti fenomeni di rigetto dei trapianti (graft versus host disease, GVHD).La possibilità di trovare due individui compatibili è estre-mamente rara, a causa della enorme variabilità genetica che

contraddistingue il sistema HLA. Nel migliore dei casi il donatore compatibile può essere riscontra-to nell’ambito familiare, in par-ticolare tra i fratelli o sorelle del paziente in attesa di trapianto. Si stima, però, che solo un paziente su tre abbia un familiare compa-tibile. In questi casi è necessario ricorrere al trapianto da donatore non consanguineo.La possibilità di trovare un dona-tore non consanguineo piena-mente compatibile è tuttavia molto più limitata ed occorre pertanto disporre di un numero particolarmente ampio di poten-ziali donatori tra cui estendere le ricerche. E’ appunto in questo ambito che entrano in gioco i Registri Nazionali dei donatori di midollo a cui afferiscono, tramite reti informatiche di collega-

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mento e consultazione, tutti i centri di trapianto del mondo. In Italia opera dal 1989 in Re-gistro Italiano dei Donatori di Midollo Osseo, noto interna-zionalmente con l’acronimo inglese IBMDR (Italian Bone Marrow Donor Registry) che ha sede presso l’Ospedale Galliera di Genova ma che opera, attraverso le sue dira-mazioni regionali e locali, su tutto il territorio italiano.L’IBMDR conta, ad oggi, 430.835 iscritti e quindi po-tenziali donatori di CSE. Può diventare donatore di midollo osseo chiunque abbia un’età compresa tra i 18 e i 35 anni,

goda di buona salute e pesi almeno 50 Kg. L’iscrizione può avvenire presso uno dei Servizi Trasfusionali del territorio italiano identificati come “Poli di Reclutamento” (PR) o direttamente presso uno dei Centri Donatori di Midollo Osseo (CD) accredita-ti da IBMDR. Una volta iscritti si rimane nel registro fino all’età di 55 anni. L’iscrizione al registro è un atto volontario e gratuito. È un atto di grande generosità e un grosso impegno morale in quanto ogni potenziale do-natore si mette a disposizione per la salvaguardia della salu-

te e della vita di una persona perfettamente sconosciuta.Aumentare il numero degli iscritti al Registro è fon-damentale per aumentare proporzionalmente la possi-bilità di identificare soggetti potenzialmente compatibili ai pazienti in attesa di trapianto in tutto il mondo.

LA DONAZIONEDEL MIDOLLO NELLA REALTÀ RAGUSANAAnche a Ragusa è possibile iscriversi all’IBMDR. Infatti presso il Servizio Trasfusio-nale ha sede uno dei quattro Centri Donatori della Regione Sicilia.Ad oggi risultano iscritti al nostro centro oltre 2400 potenziali donatori (ben 322 arruolati solo nei primi quat-tro mesi del 2019).Sul territorio ibleo operano sia l’Associazione Donato-ri Midollo Osseo (ADMO), attiva più recentemente, che l’Associazione Italiana lotta alle Leucemie (AIL), attiva da diversi anni, che apportano il loro essenziale contributo tramite un’opera di informa-zione e di sensibilizzazione, soprattutto tra i più giovani, contribuendo così al progres-sivo incremento degli iscritti.

In questa opera di informa-zione/ sensibilizzazione ha un ruolo fondamentale anche l’AVIS provinciale che for-nisce un prezioso supporto logistico mettendo a dispo-sizione nei propri locali gli spazi necessari per lo svol-gimento delle procedure di iscrizione: la maggior parte degli iscritti al registro dona-tori è stata, infatti, selezionata tra i donatori periodici di sangue e moltissimi hanno deciso di aderire all’IBMDR proprio contestualmente alla loro iscrizione come donatori di sangue o all’atto di una loro donazione. Negli ultimi mesi, comunque, molti giovani hanno deciso di iscriversi direttamente presso il Servizio Trasfusionale di Ragusa, o presso uno dei Poli di Reclutamento afferenti al CD. In particolare è possibile effettuare l’iscrizione presso i Servizi Trasfusionali di Modi-ca, Vittoria, Gela, Caltagirone, Siracusa, Augusta e Avola.In tutti i casi la procedura di iscrizione prevede anzitutto un incontro con il personale sanitario e, in particolare, con un Medico Selezionatore che deve fornire informazioni dettagliate sulla procedura di iscrizione e su tutto l’iter che

dovrà seguirsi nel caso in cui il donatore venga richiama-to perché identificato come potenzialmente compati-bile. Una volta informato, il potenziale donatore compila una modulistica (predispo-sta da IBMDR) che consiste in un consenso informato al trattamento dei propri dati e all’esecuzione dei test gene-tici per il profilo HLA, e in un questionario dettagliato per la valutazione dello stato di salute del candidato donatore.Una volta ottenuto il consen-so e fatte le dovute valuta-zioni sull’idoneità fisica, il potenziale donatore viene sottoposto a prelievo venoso per le indagini genetiche, la determinazione del gruppo sanguigno (altro dato fonda-mentale nella determinazione della compatibilità ricevente/donatore) e l’esecuzione di alcuni test virologici che per-mettono di meglio definire lo stato di salute del sogget-to (analogamente a quanto avviene per i donatori di sangue).I dati personali e quelli relativi al gruppo sanguigno, ai test virologici eseguiti e, ovvia-mente, al profilo genetico HLA, vengono tutti inseriti in maniera anonima su un >>

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portale web gestito dall’I-BMDR e di fatto i dati del donatore vengono inseriti in un grande motore di ricerca, per essere confrontati con i dati di tutti i pazienti che, nel mondo, hanno necessità di un trapianto di midollo.Per garantire il totale rispetto della privacy e dell’anoni-mato, l’IBMDR assegna a ciascun donatore due codici univoci (codice gestionale IBMDR e codice GRID) che consentiranno di identifi-care il donatore senza mai citarne i dati anagrafici.Nella nostra realtà territo-riale diversi donatori iscritti sono stati identificati come “potenzialmente compatibi-li”. Nelle continue ricerche effettuate da IBMDR, con le quali vengono messi a confronto i profili genetici inseriti, ben 39 volte negli ultimi 10 anni è capitato di ricevere una richiesta da parte dell’IBMDR affinchè un donatore venisse contattato per effettuare delle ulteriori

più approfondite prove di compatibilità HLA.In questi casi è nostra cura chiamare il donatore po-tenzialmente compatibile, invitandolo a recarsi presso la sede del Servizio Trasfu-sionale di Ragusa, per poter avere un nuovo colloquio con il medico selezionatore che deve rivalutare le condi-zioni di salute del soggetto che, a distanza di tempo dall’iscrizione, potrebbe-ro avere subito del cam-biamenti. Solo dopo aver accertato che il soggetto è ancora idoneo e, soprattutto, disponibile alla donazione si procede con una nuova serie di prelievi che vengo-no, di solito, inviati al Centro Trapianti che ha avanzato la richiesta, per eseguire un “Test di Compatibilità” finale che accerti l’effettiva compatibilità tra donatore e ricevente. Nel contempo vengono anche fatte, sempre dal Centro Trapianti, tutte le valutazioni sullo stato gene-

rale del donatore.Questo passggio intermedio che precede la donazio-ne vera e propria è mol-to importante in quanto rappresenta un filtro sia per il Centro Donatore che per il Centro Trapianti.Infatti il centro donatore in questa fase intermedia ha tempo e modo di rivalutare il proprio donatore, fornendo eventualmente una risposta di indisponibilità che spinge il Centro Trapianti a prose-guire con la ricerca.Analogamente il Centro Tra-pianti ha modo di valutare contemporaneamente più potenziali donatori selezio-nando quello reputato più idoneo e lasciando gli altri come eventuale riserva.Nel caso del CD di Ragusa, su 39 richieste di potenziale compatibilità eseguite, 13 hanno avuto come seguito la individuazione di un dona-tore compatibile che ha do-nato il propriomidollo osseo. >>

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Tredici procedure eseguite = tredici vite salvate, come attestato dai report IBMDR.Dietro ogni procedura di donazione di CSE si cela un capillare lavoro di squadra che vede la con-vocazione del donatore,

la raccolta del consenso, la prescrizione di tutti gli accertamenti di legge previsti per valutare in maniera definitiva l’ido-neità alla donazione, fino alle comunicazioni con il centro trapianti richie-dente e con l’IBMDR. Un

lavoro che deve essere svolto, comprensibil-mente, con precisione assoluta ed entro tempi molto ristretti, compati-bili con lo stato di neces-sità del ricevente in attesa del trapianto.

LA STORIA DI UNA DONAZIONE

Proprio di recente, presso il Centro Donatori di Ragusa, è arrivata una

richiesta per una potenziale compati-bilità. La risposta della donatrice alla prima chiamata, con cui le si chiedeva di recarsi presso il Servizio Trasfusio-nale per i prelievi e la rivalutazione dell’idoneità, è stata pronta e decisa.Una giovane donna, una mamma, pie-namente consapevole dell’importanza del gesto che stava per compiere.È stato raccolto il consenso informato, è stato compilato un nuovo questiona-rio anamnestico, sono stati effettuati i prelievi del caso, e i campioni sono stati spediti al Centro Trapianti richie-dente, letteralemnte dall’altra parte del mondo, a migliaia di chilometri da Ragusa.Passa poco tempo quando arriva una nuova comunicazione: il Centro Tra-pianti ha valutato che proprio Lei, la nostra giovane mamma, è la donatrice

idonea.Una nuova telefonata da parte del CD, un nuovo appuntamento, ma questa volta con un carico emotivo maggiore: non sei più solo potenzialmente com-patibile, sei proprio Tu la prescelta, sei Tu che, donando il tuo midollo, puoi salvare una vita.La risposta della donatrice è stato un sì immediato e più che deciso.Da quell’esatto momento si è messa in moto la macchina: informare l’IBMDR del consenso finale ricevuto; compila-re in maniera dettagliata tutte la docu-mentazione necessaria, numerosa ed estremamente complessa; prescrivere tutti gli esami medici necessari per la pre-donazione: visita cardiologica, ecografia dell’addome, Rx del torace, analisi di laboratorio, i cui esiti, tutti negativi ci hanno permesso di avviare la donatrice selezionata alla donazio-ne.

A seguire riportiamo quanto ha scritto la donatrice che ha effettua-to la donazione del proprio midollo osseo con un prelievo dalla cresta iliaca.

Sabato 16 febbraio ore 15.59.Ragusa è semi deserta, scendo dall’ auto sovrappensiero, con le chiavi in mano per aprire il negozio.La suoneria del telefono mi riporta alla realtà, un cellulare… “I soliti call center”, penso: “Ormai anche di sabato…”“Pronto”, rispondo un po’ scocciataDall’ altro lato risponde un uomo giovane: “Salve, Signora …?”“Buonasera, mi dica….”. Cosa vorrà propormi, luce, gas, telefonia?“La contatto dal centro trasfu-sionale, il suo nominativo risulta iscritto nel registro internazionale donatori di midollo osseo ed è stata trovata una compatibilità con un paziente, se lei è ancora disponibile …..”Per la verità da qui in poi non ricordo molto del resto della con-versazione, una folla di pensieri ha riempito la mia mente, ricordavo che quando mi ero iscritta mi ave-vano detto che trovare una com-patibilità è molto difficile: c’è una possibilità su centomila, e io su centomila ero quella giusta; questa

notizia arrivata in un momento così importante e delicato della mia vita, mi ha lasciato spiazzata, e allo stesso tempo mi ha rallegrata. Ricordo solo di aver preso l’ appun-tamento per il lunedì seguente per tutte le analisi del caso.

E’ lunedì, lunedì 1° aprile“Signora…Signora… si svegli”Apro gli occhi, i medici mi osser-vano:“Mmmm… stavo sognando”, dico“Cosa sognava?”“Non lo ricordo, ma era bello…” Effettivamente mi sono svegliata con una sensazione di benessere.“Come è andata?”, chiedo“Bene, abbiamo già termina-to, qualche minuto ancora e la riporteremo in stanza, pomeriggio stesso il suo midollo partirà”.

Sono volate sei settimane, così, in un attimo, sono state sei settimane emotivamente intense, mi sono sentita importante per qualcun al-tro, ho avuto modo di conoscere lo staff medico del centro trasfusio-nale di Ragusa e lo staff del reparto di Ematologia del Policlinico di Catania, tutto personale meravi-glioso, che si è prodigato in ogni momento di questo percorso, per il mio benessere, con cura e atten-zione nei miei confronti.

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tàGli alunni dell’istituto comprensivo ”Vann’Antò” di Ragusa in visita all’AVISe al Servizio Trasfusionale

Siamo gli alunni della seconda E dell’Istituto Comprensivo “Vann’Antò” di Ragusa. Il 6

Marzo, accompagnati dalle no-stre insegnanti, le professoresse Elisa Sittinieri e Patrizia Triba-stone, abbiamo fatto un’interes-sante visita: abbiamo conosciuto da vicino l’attività dell’AVIS e del Servizio Trasfusionale della nostra città. Accolti nella sala conferenze dell’AVIS, abbiamo iniziato con la visione di un interessante video in cui sono state illustrate l’atti-vità dell’ AVIS e le varie iniziative solidali promosse. E dopo, tante sono state le nostre domande e curiosità che hanno avuto rispo-sta dagli operatori, gentilissimi e chiarissimi. ll sig. Zisa, consiglie-re dell’Avis Comunale di Ragusa e coordinatore infermieristico

del Servizio Trasfusionale, ci ha spiegato che chi dona sangue lo fa volontariamente, anoni-mamente e gratuitamente e ne trae vantaggio tutta la comunità, perché senza adeguate scorte sarebbero impossibili interventi chirurgici, terapie e cure. Ma un donatore può contare anche su alcuni vantaggi personali, infatti con le visite periodiche gratuite e approfondite tiene sotto control-lo la sua salute e fa prevenzione, può vaccinarsi gratuitamente contro l’influenza stagionale, ha il privilegio di sentirsi indispen-sabile per la collettività e... dopo la donazione, la colazione la offre l’AVIS! Quando siamo passati nella sala donazioni abbiamo visto come questa viene effettuata. C’erano delle persone comodamente

È una cosa stupenda, come ci hanno spiegato, perché con una sacca di sangue si può salvare una vita, anzi tre...

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sdraiate su appositi lettini e attraverso un’apparecchia-tura collegata alla loro vena, si riempiva pian piano una sacca di sangue. È una cosa stupenda, come ci hanno spiegato, perché con una sac-ca di sangue si può salvare una vita, anzi tre, infatti da ogni sacca di sangue intero donata si possono ricavare fino a tre sacche mediante la separazione dei compo-

nenti del sangue: globuli rossi, piastrine e plasma. E abbiamo anche visto come si fa, mediante una macchi-na, al Servizio Trasfusionale. Durante la donazione ven-gono prelevati al massimo 450 millilitri di sangue su una media di circa 7 litri presenti nel nostro corpo. Ci siamo quindi recati al Servizio Trasfusionale dove ci ha accolti il direttore, il dott.

Garozzo, che dopo averci illustrato le attività svolte nel centro, ci ha accompagnato nei vari laboratori. Abbiamo visto l’utilizzo di diverse appa-recchiature per la separazione delle componenti del sangue, la centrifuga, i congelatori, spiegati da gentilissimi Tecni-ci di Laboratorio che ci hanno anche mostrato, con l’utilizzo di appositi vetrini, come vie-ne effettuata la determinazio-ne dei vari gruppi sanguigni con la tecnica dell’agglutina-zione dei globuli rossi. E cosi quello che avevamo studiato sul sangue è diventato realtà. Abbiamo capito in pochissi-mo tempo l’importanza di un gesto che ci impegna pochi minuti, il tempo della dona-zione, e può salvare la vita di chiunque, o coinvolto in un incidente o sottoposto a un’operazione o a un tra-pianto, ma anche di chi ha un costante bisogno di trasfu-sioni o di farmaci derivati dal plasma. Donare il sangue è un dovere sociale, un gesto di solidarietà e di altruismo che ci fa comprendere che basta un semplice gesto per aiutare gli altri. Per donare il sangue bisogna essere sani e aver compiuto 18 anni, quindi

non ci rimane che attendere qualche anno per diventare anche noi donatori di sangue e sicuramente adesso siamo

più convinti di prima.Gli alunni della

II E “Vann’Antò”

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GIOVANIE VITA NOTTURNA

L’indagine è stata con-dotta da luglio ad ago-sto 2019 in alcuni noti

locali notturni della provincia, ubicati tra Donnalucata, Playa Grande e Scoglitti. Ha coin-volto circa 500 giovani in età compresa tra i 14 e i 30 anni, ai quali è stato somministrato un questionario di dieci do-mande. La lettura critica dei dati raccolti è stata curata dal dr. Giovanni Macca, statistico, che mi ha collaborato gratui-tamente. Obiettivo del lavoro (il primo nel suo genere in provincia dal 1997 in poi) è stato quello di comprendere meglio i comportamenti giovanili durante la notte nel periodo estivo. Comportamenti e atteggia-menti in relazione alla scelta dei locali, al consumo della

notte, all’uso di alcol, droghe, all’utilizzo delle tecnologie, ecc.

Ecco i dati più importanti. Il 30% dei ragazzi ritiene la notte “una zona franca dove tutto è possibile”. Sono quelli che vivono la notte e i week end come fossero gli ultimi della loro vita. Momenti unici

e irripetibili, almeno stan-do a come spesso vengono presentati i vari eventi che si organizzano nei locali. C’è “il sabato”, non “un sabato” che segue la domenica con il lunedì che segue a ruota per arrivare ad un altro sabato. No, perché ogni serata è uni-ca, ogni evento è esclusivo. Significa che tutto è possibile,

I giovani iblei bevono per moda, bevono per sballare. Abusano di alcolici per dimenticare una vita spesso ritenuta grigia, priva di ambizioni e valori, assente di principi e regole.

dr. Giuseppe RaffaPedagogista

Coordinatore dell’ambulatorioantibullismi Asp Ragusa

Giuseppe Raffa é nato a Vittoria, dove vive, il 24/08/61. Ha due figlie, Nicoletta e Costanza. Si è laureato in pedagogia, a Catania, nel di-cembre del 1987. È giornalista pub-blicista dal 1990. Ha scritto per La Sicilia per venti anni. Ed ha fatto radio e TV per circa 35 anni. È sta-to assunto alla Asp di Ragusa nel settembre del 1991. Ha al suo attivo sette pubblicazioni. Nel 2017 gli è stato conferito il prestigioso inca-rico di coordinatore per il Sud del Conacy, coordinamento nazionale cyberbullismo. Dallo scorso ago-sto è coordinatore dell’ambulatorio antibullismi della Asp di Ragusa 14

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tutto può accadere, tutto si può fare. Colpa del business della notte. Ma non solo. Col-pa anche di quella tendenza a cercare sempre e comunque

sensazioni forti, ciò che gli esperti chiamano sensation seeking, l’atteggiamento delle giovani generazioni di pigiare a tavoletta l’acceleratore della

vita. Sempre e comunque. Anche a costo di farsi molto male.Abbigliamento e look. I ma-schi e le femmine del nostro

campione preferiscono il look sportivo a quello elegante. Tutto rigorosamente firmato, naturalmente. Perché si sceglie quel locale

invece di un altro? Il 22,48% delle femmine sceglie il locale notturno per “la gente che lo frequenta”. I maschi vi si portano perché sono gli amici che scelgono per loro. Locali che i nostri ragazzi raggiungono con mezzi pro-pri nell’oltre il 41% dei casi del campione.Ma c’è un corposo 4,65% che si porta al locale con mezzi propri senza disporre della patente. Sottraggono l’auto ai genitori? Oppure sono questi ultimi a fornirgliela pur sapendo che i figli non hanno ancora con-seguito la patente di guida? Grave il primo caso. Grave il secondo. Gravissima è invece la situa-zione che riguarda il rapporto tra i giovani e gli alcolici. Quasi il 20% dei giovani inter-vistati si reca al locale esclu-sivamente per bere, la stra-grande maggioranza ci va per divertirsi: 87%. Bisognerebbe meglio capire se per “diver-timento” i nostri giovani in-tendono stare, ridere, cenare con gli amici e basta. Oppure, se per loro divertirsi nei locali significa solo bere? Di certo ben il 56% di loro dichiara di fare uso di alcol senza problema alcuno. >>

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A preoccupare sono so-prattutto i ragazzini in età compresa tra i 14 e i 17, cioè gli assuntori abitudinari di alcol. Non scherzano affatto quelli più grandi: si tratta dei giovani in età compresa tra i 18 e i 24 anni, dei quali circa il 51% ha dichiarato di fare uso praticamente quotidiano di sostanze alcoliche. L’uso e l’abuso di alcol dimi-nuisce con l’età: tra i 25 e i 30 anni i giovani bevono “solo” nel 21% del nostro campione. Purtroppo, aumenta l’uso di stupefacenti, 34%. Andiamo con ordine. Perché i nostri giovani bevono così tanto? Così fan tutti, verrebbe da dire. L’uso e l’abuso di alcol dei nostri ragazzi si allinea, infatti, con il trend nazionale. I giovani iblei bevono per moda, bevono per sballa-re. Abusano di alcolici per dimenticare una vita spes-so ritenuta grigia, priva di ambizioni e valori, assente di principi e regole. Una vita dove il rapporto coi genitori non esiste o, se esiste, è con-flittuale, se non addirittura fluido, liquido. Bevono perché sono fragili, i più fragili della storia. Depres-si e problematici come mai

accaduto prima. Droghe. Tra i 25 e i 30 anni fanno uso frequente di so-stanze stupefacenti: 34,78%. Canne, soprattutto. Ma non solo. Ricorrono alle sostanze perché sconoscono lo sballo naturale. Il divertimento sano non sanno cosa sia. Risultato. La vera trasgressione è oggi non “fumare”, non consuma-re cocaina, non alzare il go-mito con alcol e superalcolici. Incredibile? No, vero!

Incidenti stradali. La mag-gior parte del campione interpellato ha dichiarato di non aver avuto incidenti della strada: circa il 50%. Bene così. Una buona per-centuale ha però assistito a dei sinistri stradali, circa il 18%. Cellulari, selfie e social. Circa il 50% del campione dei gio-vani usa i cellulari per farsi i selfie al locale. Un classico. Anche in provincia di Ragu-sa (come nel resto d’Italia) i giovani si fanno dai 10 ai 100 autoscatti al giorno. La stragrande maggioranza è concentrata proprio nei locali o nei momenti di svago. Selfie che nell’85% dei casi finisco-no nei social. Per quasi il 50% dei ragazzi il tempo trascorso

al locale è buono per aggior-nare i profili social, Istagram su tutti.

La noia non esiste. La noia è bandita attraverso l’uso com-pulsivo dei cellulari e delle tecnologie annesse. Anche da noi cresce il fenomeno del narcisismo digitale, quell’at-teggiamento compulsivo di apparire sempre e comunque, che nei social ha ormai as-sunto la portata di un’autenti-ca epidemia che riguarda sia i giovani che gli adulti. Narcisismo digitale dun-que, che punta ad annullare il tempo storico, per con concentrarsi su un presente eterno, dove il singolo è il vero, unico ed autentico pro-

tagonista. Come in un reality show quotidiano. Risultato. L’intimità quasi non esiste più. Tutto è in vetrina, tutto è quotidianamente sottoposto alla severa e pericolosa mac-china dei “mi piace”. Selfie con il bicchiere di alcol in mano. Selfie mentre si man-gia. Selfie in posti e luoghi pericolosi. Selfie intimi.Fin qui risultati e commenti alla mia indagine sulla vita notturna dei giovani. Che fare di fronte all’avanzare del nar-cisismo digitale, dell’uso ed abuso di alcol e di droghe?

Serve più famiglia. Che dovrebbe tornare a svolgere il ruolo di prima agenzia edu-cativa, invece di continuare a

delegare ad altri enti, vedi la scuola, ciò che va fatto prima a casa. Serve un padre pre-sente, autorevole, che sfrutti l’esempio educativo e i fatti più delle parole, delle promes-se e degli slogan. Occorre una madre che sappia recuperare il ruolo materno, che torni ad essere punto di riferimento per l’educazione ai sentimenti ed alla affettività.

Famiglia e scuola, infine, non devono mai staccare la spina alla macchina della prevenzione e della informa-zione sull’uso, l’abuso, i danni provocati dall’alcol e dalle so-stanze stupefacenti. Ai nostri giovani, infine, va inculcata fino alla noia l’abitudine ad all’uso responsabile, consape-vole e corretto delle tecnolo-gie e dei social.Per tutto questo la nostra Asp e i vari servizi e settori sono sempre in campo a fianco di genitori, scuole, associazioni. Per il bene dei nostri giovani e delle famiglie. Ringrazio il direttore gene-rale, arch. Angelo Aliquò, il direttore della UOC Neu-ropsichiatria, dr. Giuseppe Morando, per il supporto che mi hanno dato nel condurre questa ricerca sul campo.

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ERiduzione tonsillare intracapsularemediante alta radiofrequenza

La tonsillectomia a fred-do nei bambini è un intervento che, specie

nelle frequentissime ipertro-fie tonsillari ostruttive, non è, necessariamente, l’unica strada chirurgica, in quanto, a fronte di una evidente mutila-zione di un organo linfatico, non sono presenti episodi di tonsilliti follicolari febbrili recidivanti o focalità tali da giustificarne, nel pensiero scientifico comune, l’elimina-zione.

L’introduzione delle linee guide ministeriali su “Appro-priatezza e sicurezza degli in-terventi di tonsillectomia e/o adenoidectomia” raccomanda la dissezione a freddo come procedura più appropriata e sicura.

Nello stesso documento, tuttavia, si afferma che le tec-niche intracapsulari compor-tano una minore morbosità postoperatoria in termini di dolore, minor consumo di antiemetici, ripresa delle nor-mali attività e dell’alimenta-zione. L’unico dubbio si basa

sulla possibilità di ricrescita. Presso la nostra Unità Ope-rativa (sede di Comiso), già dal 2006 ci siamo proposti di studiare un approccio più sicuro alla tonsilla utilizzando l’alta radiofrequenza e impo-stando uno studio controllato e standardizzato. >>

Unità Operativa Complessadi Otorinolaringoiatria – Ragusa Direttore: Dott. V. CalabreseDott. A. PalmaDott. C.G. BottoDott. M. AbateDott. V. Calabrese

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Ci siamo posti principalmen-te queste domande:1 La metodica è applicabile in

sicurezza? 2 La morbilità intra-postope-

ratoria è migliore rispetto alle tecniche tradizionali?

3 La tecnica è reversibile o comporta alterazioni anato-miche tali da pregiudicare successivi interventi?

4 L’ipertrofia tonsillare tende a recidivare?

5 La compliance del paziente è migliore?

La nostra casistica, ricomin-ciata nel 2015 presso la U.O.C.

di Ragusa, ad oggi si basa sul trattamento e monitoraggio di 427 pazienti di età compre-sa tra i 4 e i 43 anni con una età media di 6 anni di cui 6 trattati con tecnica monopo-lare. Con i risultati finora ot-tenuti possiamo con il nostro studio affermare: 1 La metodica è applicabile

in sicurezza se si rispet-tano tutte le procedure di selezione del paziente, di preparazione all’intervento e di applicazione corretta della tecnica.

2- tutto il decorso intra e post-operatorio presenta

minore rischio di emorragia e minore morbilità.

3- I riscontri obiettivi non sembrano indicare altera-zioni sostanziali dell’anato-mia delle logge tonsillari.

4- Ad oggi, non abbiamo riscontrato casi di ricrescita tonsillare.

5 - La compliance del pa-ziente è migliore in base al riscontro dato dalle intervi-ste ai genitori e al paziente stesso.

Un dato non da sottovalu-tare è che la nostra struttura si pone all’avanguardia nel campo del trattamento chi-

rurgico tonsillare anche per avere, nel corso degli anni, eguagliato il rapporto tra numero di interventi tradi-zionali e mediante radiofre-quenza. Se nel 2015-16 gli interventi tradizionali erano l’84% contro il 16%, il rapporto nel 2016-17 61% contro il 39% nel 2017-18 è stato 45% contro 55%. Nell’anno in corso il rap-porto è, ad oggi, 52% contro 48%. Questo assestamento statistico è la prova della vali-dità del trattamento e dell’im-patto positivo che esso ha sui pazienti.Di seguito alcune immagini

e il link al video presentato durante il corso monotema-tico al congresso nazionale SIO 2017 sfociato, successiva-mente, con la presentazione di un apprezzatissimo poster al congresso mondiale IFOS di Parigi dello stesso anno

LA RIDUZIONE DEL VOLUME TONSILLARE

PRIMA 1° GIORNO 7° GIORNO RISULTATO

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RE Ipertiroidismo

e gravidanza

La patologia tiroidea in gravidanza rappresenta un importante proble-

ma clinico per la prevalente diffusione delle disfunzioni tiroidee nel sesso femminile: la prevalenza delle malattie tiroidee in gravidanza varia dallo 0,2% dell’ipertiroidismo, al 2-3% dell’ipotiroidismo, al 4-5% per i noduli tiroidei. Il mancato riconoscimento di tali patologie può indurre potenziali effetti sul feto e sul neonato; diventa pertan-to importante conoscere i fisiologici cambiamenti della funzione tiroidea in gravi-danza e le patologie, al fine di intervenire più precocemen-te possibile sia sulla madre che sul feto mediante un approccio multidisciplinare che vede il coinvolgimento

di endocrinologici, ginecolo-gici neonatologi per garanti-re il benessere della madre e del bambino.

Cosa succedein gravidanza?La tiroide in condizioni nor-mali produce gli ormoni ti-roidei: la triiodiotironina (T3) una forma attiva e la tirosina (T4) inattiva, convertita suc-cessivamente in T3 secondo le esigenze dell’organismo. La normale produzione di questi ormoni è fondamen-tale per un regolare sviluppo corporeo e, in particolare, per lo sviluppo del sistema nervoso centrale e dei di-versi organi; diventa quindi fondamentale la funzionalità tiroidea materna durante la gravidanza per assicurare un

adeguato sviluppo del feto e del suo sistema nervoso.La gravidanza ha un notevo-le impatto sul funzionamen-to della ghiandola tiroidea che, durante questa fase, subisce variazioni fisiologi-che che possono riguardare un aumento delle dimen-sioni della tiroide stessa, un aumento del fabbisogno di iodio e, soprattutto nel primo semestre, un incremento della produzione degli or-moni tiroidei e una dimi-nuzione del TSH (la elevata quantità di beta HCG, che ha un’attività tiroide-stimo-lante, determina un aumen-to della produzione degli ormoni tiroidei che, a loro volta, inibiscono la secre-zione di TSH). Le marcate variazioni tiroidee che carat-

dott.ssa Claudia Scollo

La dott.ssa Claudia Scollo, nata nel 1972, Spe-cializzazione in Endocrinologia e Malattie del ricambio presso l’Università di Catania nel 2001. È stata vincitrice di due borse di studio (AIRC e Fondazione Alazio) per svolgere attivi-tà di ricerca sul carcinoma tiroideo. Formazione all’Estero all’Insitut Gustave Rous-sy di Parigi dove rimane oltre un anno per ac-quisire maggiori competenze in oncologia endocrina. Al suo ritorno inizia il dottorato di ricerca in Scienze Endocrinologiche e consegue il titolo di Dottorato nel 2006. Inizia quindi la sua at-tività clinica di dirigente medico presso l’AR-NAS Garibaldi Nesima fino a febbraio 2014, focalizzando la sua attività e i suoi studi sulle tireopatie e sull’oncologia endocrina acqui-sendo notevole competenza sulle tecniche diagnostiche e sulla gestione clinica anche dei casi oncologici più complessi. Da marzo 2014 si trasferisce presso l’ASP 7 di Ragusa ed è attualmente responsabile dell’am-bulatorio di Endocrinologia dell’Osp Maggiore Modica, finalizzato alla diagnosi e follow-up delle patologie endocrine. Membro della Società Italiana di Endocrino-logia e dell’Associazione Italiana Tiroide, è autrice e coautrice di 50 pubblicazioni scienti-fiche su riviste internazionali (di cui 35 in for-ma breve); partecipa costantemente a corsi di aggiornamento e congressi per la formazione professionale.

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terizzano fisiologicamente la gravidanza rendono più dif-ficile la diagnosi di eventuali disfunzioni e l’interpretazione dei test di laboratorio.Da qui, la pubblicazione di Linee Guida dell’American Thyroid Association (ATA): 97 raccomandazioni sulla diagnosi e la gestione clini-ca delle disfunzioni tiroidee durante la gravidanza.Tra i punti focali discussi, l’interpretazione dei risultati dei test volti a valutare la fun-zionalità tiroidea. In parti-colare, per le concentrazioni del FT3, FT4 e del TSH, l’ATA raccomanda di far riferimen-to a intervalli di normalità specifici per ogni trimestre di gravidanza.

Ipertiroidismo e gravidanzaPer tireotossicosi si intende il quadro clinico che deriva da un eccesso di ormoni tiroidei circolanti e dalla conseguente accelerazione dei processi metabolici dell’organismo.Quando la tireotossicosi è do-vuta a iperfunzione tiroidea si definisce ipertiroidismo. La prevalenza dell’ipertiroidi-smo nel sesso femminile è del 3,9%; in gravidanza dello 0.2% (1-2 gravidanze su 1000.

CAUSE MATERNEM di Basedow (tiroide autoimmunitaria

iperfunzionante)

Adenoma tossicodella tiroide

(nodulo caldo)

Tiroide subacuta virale (tireotossicosi transitoria)

Iperemesi gravidica

Mola idatiforme/mola vescicolare (eccessiva pruzione di HCG con azione TSH simile)

• storia familiare o personale positiva per tireopatie autoimmuni

• rilievo anamnestico di un precedente ipertiroidismo

• presenza di sintomi specifici di ipertiroidismo:- perdita di peso- frequenza cardiaca superiore a 100 bpm- gozzo, soprattutto in aree a sufficiente apporto iodico- stanchezza muscolare prossimale

• manifestazioni tipiche del Morbo di Basedow- oftalmopatia- mixedema pretibiale- onicolisi

• accentuazione dei sintomi normali della gravidanza:- ipersudorazione- intolleranza al caldo- affaticabilità

COMPLICANZE MATERNE• ipertensione gravidica• preeclampsia• distacco di placenta• aborto spontaneo• parto prematuro• scompenso cardiaco• anemia• crisi tireotossica (sebbene rara, può manifestarsi in gravide ipertiroidee non trattate al momento del parto)

COMPLICANZE FETALI-NEONATALI• basso peso alla nascita per l’età gestazionale• prematurità• morte neonatale• nascita di un feto morto• malformazioni congenite• ipertiroidismo fetale e neonatale

Quando sospettareun ipertiroidismo?Poiché alcuni sintomi, possono essere comuni alla gravidanza, alcuni dati anamnestici e le manifestazioni cliniche tipiche dell’ipertiroidismo possono far sospettare invece una tireotossicosi:

Le cause di ipertiroidismo sono riportate nella figura 1 Come diagnosticare un ipertiroidismo in gravidanza?La diagnosi di ipertiroidismo viene posta con un TSH sierico inferiore a 0,1 mU/L associato a valori di FT4 e di FT3 superiori alla norma. (normalizzati per trimestre di gravidanza).

Diagnosi eziologica Poiché l’esecuzione della scintigrafia tiroidea con isotopi radio-attivi e la misurazione della captazione tiroidea del radioiodio sono controindicate in gravidanza, la diagnosi differenziale tra le tireopatie più frequentemente responsabili dell’ipertiroidismo in gravidanza è affidata all’esame ecografico della tiroide ed alla ricerca della autoimmunità tiroidea. Il dosaggio dei TRAb ha una indicazione specifica in gravidanza perché il rilievo di que-sti anticorpi a titolo elevato può far sospettare la presenza di un ipertiroidismo fetale e far prevedere l’insorgenza della tireotos-sicosi neonatale.

Quali sono gli effetti negativi della tireotossicosi sulla gravi-danza?Una tireotossicosi non trattata può determinare:

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Le pazienti ipertiroidee pos-sono avere una gravidanza?Non esiste controindicazione ad iniziare una gravidanza per le pazienti ipertiroidee anche se sono in terapia far-macologica, ma è raccoman-dato programmare la gravi-danza quando l’ipertiroidismo è stabilmente controllato da un basso dosaggio di tiona-midi. Le pazienti ipertiroidee non curate possono avere difficoltà al concepimento ed hanno un aumentato rischio di aborto spontaneo e di parto pretermine. Il control-lo dell’ipertiroidismo con la terapia antitiroidea si accom-pagna ad una riduzione della frequenza di queste com-plicanze soprattutto quando diagnosticato precocemente e corretto prima dell’inizio della gravidanza. Se non si riesce a controllare la malattia tiroidea, in alterna-tiva si può consigliare il trat-tamento definitivo dell’iper-tiroidismo: la tiroidectomia totale o la terapia radiometa-bolica con 131I, consigliando la gravidanza quando lo stato tiroideo si è normalizzato stabilmente. Dai dati della letteratura, non è mai stata dimostrata una associazio-ne tra trattamento con iodio

radioattivo in donne fertili e successive malformazio-ni congenite nella prole; le linee guida suggeriscono una possibile gravidanza dopo un anno dalla terapia con iodio radioattivo.

Come si cura l’ipertiroidi-smo in gravidanza?In gravidanza le scelte tera-peutiche per l’ipertiroidismo sono limitate al trattamento farmacologico (terapia di pri-ma scelta) e all’intervento di tiroidectomia (limitato a casi eccezionali).L’uso dello iodio radioattivo è assolutamente controindi-cato in gravidanza.

FARMACI ANTITIROIDEILe tionamidi metimazolo (tapazole) e propiltiouracile (propycil) bloccano la sin-tesi degli ormoni tiroidei; il propiltiouracile (PTU), agisce anche sui tessuti periferici inibendo la conversione della T4 a T3, l’ormone metaboli-camente attivo. Il farmaco di uso più comune per l’iper-tiroidismo in gravidanza è il metimazolo (MMI) in Europa e in Giappone, e il propiltiou-racile (PTU) negli Stati Uniti.

Prima di iniziare la terapia medica, la paziente deve essere informata sui poten-ziali, se pur rari rischi per il feto; sebbene l’esperien-za clinica dimostra che ambedue i farmaci sono egualmente efficaci e sicuri nel trattamento dell’ipertiroidismo nella gestante e che spesso la scelta tra i due principi at-tivi dipende dalla esperienza del medico e dalla di-sponibilità locale, le linee guida ATA suggerisco-no nelle forme di tireotossicosi severa di iniziare la terapia con PTU per le prime 16 settimane e successivamente, se la paziente è ben compensata si può shiftare con metimazolo per ridurre il rischio di problemi epatici nella madre. La maggior parte delle pazienti ipertiroidee in trattamento con metimazolo (MMI) >>

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raggiungono una norma-lizzazione dei valori in 2-6 settimane grazie all’azione del farmaco che presenta una lunga emivita intratiroidea e plasmatica (6-8 ore).

Gli effetti collaterali più co-muni sono (in circa il 5% delle donne)• eruzioni cutanee, prurito, agranulocitosi (rara).La granulocitopenia gene-ralmente recede senza che sia necessario sospendere il farmaco; è consigliabile quin-di controllare la crasi ematica prima di iniziare la terapia con tionamidi.

Seppur i farmaci utilizzati per la cura dell’ipertiroidismo (metimazolo e propiltiouraci-le) sono in grado di attraver-sare la barriera feto-placenta-re e di arrivare al sangue del feto, la loro somministrazione a dosi appropriate non in-terferisce né con la funzione tiroidea fetale né sullo svilup-po intellettivo del feto anche se usate nelle fasi iniziai della gravidanza; occorre però af-fidarsi ad uno specialista che abbia una certa esperienza.Non esiste alcuna chiara evidenza che dimostri un effetto teratogeno delle

tionamidi sul prodotto del concepimento (In letteratu-ra sono stati riportati casi di aplasia cutis in terapia con metimazolo) Al contrario, è stato dimostrato un aumen-tata frequenza di malforma-zioni congenite nei neonati di donne ipertiroidee non trattate, rispetto alle gravide in cui la funzione tiroidea è stata normalizzata dalla te-rapia con tionamidi e quindi si puo asserire che i benefici della terapia superino di gran lunga qualsiasi teorico effetto teratogeno del farmaco.

Farmaci controindicati in gravidanza• ioduro inorganico (difficile

calibrare la dose)• perclorato di potassio.Lo ioduro attraversa libera-mente la placenta e a dosi ele-vate può bloccare per lungo tempo il funzionamento della tiroide del feto e del neonato; si può utilizzare solo nei casi di gravi crisi tireotossiche per un massimo di 5/7 giorni.

Farmaci beta-bloccantiProvocano un rapido miglio-ramento di alcune manife-stazioni della tireotossicosi,

come tremore, tachicardia e ansietà ma non hanno invece alcun effetto sulla sintesi degli ormoni tiroidei. Obiet-tivo: mantenere la frequenza cardiaca materna tra 80 e 90 battiti al minuto. I beta-bloccanti non sono controindicati in gravidanza, ma devono essere impiega-ti per brevi periodi. La loro somministrazione prolungata nelle ultime fasi della gravi-danza può provocare infatti ritardo di crescita intrauteri-na, placenta piccola, bradicar-dia fetale, inadeguata risposta allo stress ipossico e ipoglice-mia neonatale.

INTERVENTO CHIRURGICOL’intervento chirurgico d’e-lezione è la tiroidectomia. Le indicazioni alla tiroidectomia sono:• effetti collaterali insosteni-

bili delle tionamidi• grandi gozzi con compres-

sione sintomatica• scarsa aderenza della pa-

ziente alla terapia.L’intervento, se necessario, va eseguito preferenzialmente all’inizio del 2° trimestre pre-vio trattamento con tionamidi e ioduro (liquido di lugol) (per

5-7 giorni).

ITER TERAPETICO:APPROCCIO MULTIDISCI-PLINAREUna volta confermata la diagnosi, dopo aver infor-mato la paziente degli effetti della terapia su sè stessa e sul feto, ragguagliati ginecologo e pediatra neonatologo, l’iter terapeutico prevede di:• Iniziare MMI (20-30 mg die)

o PTU (200-300 mg die) (sulla base dell’entità dell’i-pertirodismo).

• Utilizzare le dosi minime possibili di farmaci, mante-nendo la fT4 ai limiti della norma o anche leggermen-te superiore alla norma.

Non è opportuno cercare di normalizzare un TSH indosabile perché si rischia una riduzione della FT4 che se prolungata può determi-nare ad un ipotiroidismo fetale con gozzo

• Controllare FC, peso, di-mensioni tiroide, TSH, FT4 FT3 ogni 4 settimane, per ridurre il rischio di ipotiroi-dismo neonatale

• Controllare la FC fetale (se il siero della madre contiene TRAb).

• Sorvegliare ecografica-mente il feto con almeno una ecografia per trimestre: è necessaria una ricerca

particolarmente attenta di alcune patologie caratteri-stiche come la presenza di un gozzo fetale.

• Dosare i TRAb alla 20a e 30a settimana di gestazione per-ché gli anticorpi diretti con-tro il recettore del TSH (TRAb) con attività tireostimolante attraversano anch’essi la placenta e se persistente-mente ad alto titolo possono provocare ipertiroidismo fetale-neonatale.

• Anche se durante la gravi-danza si raggiunge l’eutiroi-dismo, bisogna continuare sempre il monitoraggio dei livelli di FT4 ed FT3 ogni 4 settimane poiché la recidiva può verificarsi anche prima del parto.

• Quando l’ipertiroidismo è molto grave e viene scoper-to dopo la 28a settimana di gestazione, è consigliabile il ricovero poiché il rischio di complicanze materne o fetali è elevato.

• Controllare la funzione tiroidea della madre nel postparto.

• Controllare la funzione tiroidea nel neonato

• Verificare la presenza di TRAb nel siero del neonato (se nel siero della madre erano presenti TRAb). >>

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Ipertiroidismo materno: aumentato rischio di iperti-roidismo neonatale?L’ipertiroidismo nel neonato, da sospettare se la madre ha avuto un elevato valore di TRAb durante la gravidan-za, si verifica solo nell’1% dei casi, di solito è transitorio (il bambino non produce gli an-ticorpi, li ha solo ricevuti dalla madre, e quindi scompaiono in alcune settimane)Il neonatologo, visitando il neonato, deve insospettirsi di fronte ad una o più delle seguenti situazioni: tachi-cardia, presenza di gozzo e/o esoftalmo, ipereccitabilità, aritmie scompenso cardiaco, craniostenosi prematura. Un altro elemento di sospetto è il basso peso alla nascita, che nei neonati di gestanti ipertiroidee è 8 volte superio-re rispetto a quelli di gravide eutiroidee, ed è strettamente correlato con la durata dell’i-pertiroidismo non controllato durante la gravidanza; nei giorni successivi alla nascita può esservi uno scarso incre-mento di peso nonostante un buon appetito.• Dosare FT3, FT4, TSH e

TRAb sul sangue del cor-done per individuare pre-cocemente l’ipertiroidismo

neonatale in tutti i neonati figli di madri basedowiane con elevato titolo di Trab in gravidanza.

• Ripetere il dosaggio di FT3, FT4 e TSH nelle prime 24- 48 ore di vita.

• Se tutto nella norma, ripe-tere il prelievo (FT3, FT4, TSH) nella prima settima-na di vita, dal momento che nelle prime 24-48 ore per passaggio transplacen-tare del farmaco antitiroi-deo (tionamide) la tireotos-sicosi neonatale può non essere evidente.

• Se tutto normale, rive-rificare la funzionalità tiroidea (FT3, FT4, TSH) nel 1° e 2° mese di vita poiché talvolta, l’ipertiroidismo neonatale può avere una insorgenza tardiva o i due quadri dell’ipertiroidismo e dell’ipotiroidismo possono manifestarsi in successione nel neonato.

Il rilievo di FT3 e FT4 ele-vate associate a TSH basso o indosabile conferma la diagnosi di ipertiroidismo.

• Se ipertiroidismo neona-tale confermato, avviare tempestivamente terapia con tionamidi (metimazolo 0,5-1mg/Kg/die) o propil-tiouracile (5-10 mg/Kg/

die) in 3 somministrazioni quotidiane (ogni 8 h).

Durante la terapia con tionamidi misurare i livelli di FT3, FT4, TSH ogni 7 gg per correggere prontamen-te un eventuale iperdosag-gio e prevenire la comparsa di ipotiroidismo.

• Il dosaggio dei TRAb ogni mese è utile perché la loro scomparsa dal siero del neonato preannuncia l’e-saurirsi spontaneo dell’iper-tiroidismo.

Si possono assumere far-maci per l’ipertiroidismo durante l’allattamento ? Evidenze sperimentali e studi clinici dimostrano che non esiste una controindicazione all’uso del PTU o del MMI du-rante l’allattamento. Nel latte materno di donne ipertiroidee trattate con tionamidi sono state dimostrate solo piccole quantità di farmaco; appros-simativamente viene escreto nel latte materno lo 0.1-0.2% della quantità di metimazolo e lo 0.07% di PTU dopo4 ore dall’assunzione. Dosi di meti-mazolo fino a 20 mg/die non hanno effetti negativi sulla funzione tiroidea fetale; per il PTU sono raccomandabili

dosi non superiori a 450 mg/die; non è stato infatti dimo-strata un’aumentata inciden-za di ipotirodismo fetale o differenze nel QI per i bambi-ni allatti da madri trattate con le dosi raccomandate, purchè si utilizzi la dose minima sufficiente a mantenere una FT4 ai limiti alti della norma. Come norma prudenziale è tuttavia opportuno che la puerpera in trattamento con tionamidi assuma il farmaco in dosi frazionate e che lo sta-to tiroideo del lattante venga controllato periodicamente. Se la crescita procede regolar-mente non è raccomandata una valutazione periodica della funzionalità tiroidea.

CONCLUSIONILe malattie tiroidee durante la gravidanza, richiedono un’attenta gestione dato i loro potenziali effetti negativi sull’esito della gestazione e sullo sviluppo del feto. Ogni scelta terapeutica deve tenere conto della presenza del feto e del passaggio transplacentare dei farmaci eventualmen-te impiegati; un approccio integrato tra endocrinologo, ginecologo e neonatologo, potrà permettere una dia-

gnosi precoce e una cura tempestiva al fine di garantire il benessere della madre e del feto.A partire da gennaio 2020, presso l’ASP di Ragusa, sarà attivo l’ambulatorio “Tiroide e gravidanza”; un ambula-torio dedicato alla gestione delle patologie tiroidee in gravidanza, che sarà ubicato presso l’Ospedale Maggiore Modica, resp. Dott.ssa Claudia Scollo. Sarà possibile preno-tare dal lunedi al venerdi, al num 0932/448052 ore 14.

BIBLIOGRAFIA Alexander E.K. et al. 2017, 2017 Guidelines of the Ame-rican Thyroid Association for the Diagnosis and Mana-gement of Thyroid Disease During Pregnancy and the Postpartum, Thyroid, Volu-me27, Number 3, 2017ASSR 2015, Tiroide e gravi-danza. Linee guida nazionali di riferimento.

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La Passalacqua Ragusa insieme all’Asp di Ragusa per le campagne di informa-zione più importanti, come le vacci-nazioni o l’allattamento al seno, che vedranno le giocatrici biancoverdi come testimonial principali nelle varie attività che saranno messe in campo dall’Azien-da Sanitaria di Ragusa.Un accordo innovativo, di grande impat-to mediatico e dal grande valore etico e sociale quello tra la Società del presiden-te Davide Passalacqua e l’Asp che sarà firmato domani sera al Palaminardi.Il protocollo sarà firmato durante l’inter-vallo dell’importante partita tra Ragusa e la Reyer Venezia, che avrà inizio alle 20,30 e che metterà in palio, tra l’altro, il primato solitario nella classifica della massima serie di basket femminile.Da parte sua, la Società ragusana avrà la possibilità di avere per le proprie atlete prestazioni gratuite come ecografie, analisi, oltre alle visite di idoneità sporti-va per le atlete. Queste ultime sono tutte aventi residenza temporanea nel comu-ne di Ragusa e titolari di medico di base e pediatra.Le prestazioni in oggetto verranno effet-tuate nell’ambulatorio di Medicina dello Sport dell’ASP di Ragusa da parte del dott. Gaetano Iachelli. Le eventuali ulte-riori prestazioni, necessarie e connesse, di radiologia, cardiologia e ortopedia verranno effettuate, rispettivamente, dal dott. Dario Schembari, dal dott. Antoni-no Nicosia e dal dott. Tonino Nicosia.

“UN… CANESTRO DI SALUTE”La salute incontra lo sport:

la PASSALACQUA testimonial della prevenzione

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