Ottobre 2014 IL CANNOCCHIALE - politecnica.unige.it · infine ideò una carrozzeria capace di...

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Il Cannocchiale 1 La frase dell’“Enrico V” di Shakespeare ben si adatta alla nostra situazione: “Ancora una volta sulla breccia, cari amici, ancora una volta!”. Siamo di nuovo qui, per un nuovo anno accademico e per una nuova uscita de “Il Cannocchiale”. Nella vita ogni sfida è come la lotta presso una breccia nelle mura: sia che siamo assediati o assedianti, dobbiamo cercare di superare la s t r e t t o i a c h e i l passaggio obbligato ci impone. Forse noi de “Il Cannocchiale” ci siamo riusciti almeno una volta, ed ora ci riproviamo con la seconda uscita. Continuiamo a perseguire il nostro obiettivo di favorire il dialogo tra i diversi rami dell’Ingegneria, di diffondere qualche tassello di storia che ci riguarda da vicino e di dare voce ai progetti che interessano la nostra realtà. Ritroverete i quattro ambiti in cui si suddividono i collaboratori e, quindi, gli articoli: tecnico-scientifico, filosofico- storico, biomedico-sportivo e artistico-letterario. Scoprirete che alcuni testi proseguono le rubriche iniziate nella prima uscita, altri sono indipendenti. Molti di noi sono intervenuti nuovamente su questo numero, qualcuno si è aggiunto per una prima esperienza di scrittura. Spero che altri, sulla scia di noi “pionieri” di questo progetto del tutto nuovo nella Scuola Politecnica, vogliano offrire idee e contributi. Un particolare importante è cambiato dalla scorsa uscita: questa volta il giornalino è stato stampato dal centro stampa dell’Ateneo. Ciò è stato possibile grazie a una difficile opera concertata dal Rettorato e dalla Presidenza della Scuola Politecnica. P e r q u e s t o n o i d e “ I l Cannocchiale” r i n g r a z i a m o i l Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Genova, Prof. Giacomo Deferrari, il Preside della Scuola Politecnica, Prof. Ing. Aristide Fausto Massardo, la segreteria particolare del Rettore nella figura della Dott.ssa Sonia Lanza, il Sig. Serretta, Caposettore del centro stampa, la Dott.ssa Porcile, Segretaria Amministrativa della Scuola Politecnica, il Sig. Bellocchio e la Dott.ssa Laura Tropiano. Desidero infine ringraziare tutti i miei collaboratori e i sostenitori del progetto. Non mi resta quindi che augurarvi buona lettura e un anno accademico ricco di successi nei vostri studi. Possiate tutti gettarvi ancora una volta sulla breccia e superare gli ostacoli che si presenteranno sul vostro cammino: paure, difficoltà ed esami! Sapere aude! Luca Palazzo Stampato in proprio presso il Settore Centro Stampa dell'Università degli Studi di Genova, via Balbi 5, 16126 Genova GE. La diffusione gratuita del presente stampato avviene esclusivamente nell'ambito della Scuola Politecnica di Ingegneria dell'Università degli Studi di Genova. La collaborazione degli aderenti è avvenuta su base volontaria e a titolo totalmente gratuito. L'opera realizzata, date le sue caratteristiche di pubblicazione non programmata a intervalli di tempo prefissati, non può essere ricondotta alla tipologia di periodico. Studi di to della borazione . L'opera ervalli di IL CANNOCCHIALE Realizzato con il contributo dell'Università degli studi di Genova Ancora una volta sulla breccia! Galeazzo Alessi, Villa Giustiniani-Cambiaso, oggi sede della Scuola Politecnica dell'Università degli Studi di Genova. Iniziata nel 1548 Ottobre 2014

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Il Cannocchiale 1

La frase dell’“Enrico V” di Shakespeare ben si adatta a l la nostra situazione: “Ancora una volta sulla breccia, cari amici, ancora una volta!”. Siamo di nuovo qui, per un nuovo anno accademico e per una nuova uscita de “Il Cannocchiale”. Nella vita ogni sfida è come la lotta presso una breccia nelle mura: sia che siamo assediati o assedianti, dobbiamocercare di superare la s t r e t t o i a c h e i l passaggio obbligato ci impone. Forse noi de “Il Cannocchiale” ci siamo riusciti almeno una volta, ed ora ci riproviamo con la seconda uscita. Continuiamo a perseguire il nostro obiettivo di favorire il d i a logo t ra i d i vers i r ami dell’Ingegneria, di diffondere qualche tassello di storia che ci riguarda da vicino e di dare voce ai progetti che interessano la nostra realtà. Ritroverete i quattro ambiti in cui si suddividono i collaboratori e, quindi, gli articoli: tecnico-scientifico, filosofico-storico, biomedico-sportivo e artistico-letterario. Scoprirete che a lcuni test i proseguono le rubriche iniziate

nella prima uscita, altri sono indipendenti. Molti di noi sono intervenuti nuovamente su questo numero, qualcuno si è aggiunto per una prima esperienza di scrittura. Spero che altri, sulla scia di noi “pionieri” di questo progetto del tutto nuovo nella Scuola Politecnica, vogliano offrire idee e contributi. Un particolare importante è cambiato dalla scorsa uscita: questa volta il giornalino è stato stampato dal centro stampa dell’Ateneo. Ciò è stato possibile grazie a una difficile opera concertata dal Rettorato e dalla Presidenza della Scuola Politecnica. P e r q u e s t o n o i d e “ I l

C a n n o c c h i a l e ” r i n g r a z i a m o i l Magn ifico Rettore dell’Università degli Studi di Genova, Prof. Giacomo Deferrari, il Preside della Scuola Politecnica, Prof. Ing. A r i s t i d e F a u s t o Massardo, la segreteria p a r t i c o l a r e d e l Rettore nella figura della Dott.ssa Sonia Lanza, il Sig. Serretta, C a p o s e t t o r e d e l

c e n t ro s t a m p a , l a D o t t . s s a P o r c i l e , S e g r e t a r i a

Amministrativa del la Scuola Politecnica, il Sig. Bellocchio e la Dott.ssa Laura Tropiano. Desidero infine ringraziare tutti i miei collaboratori e i sostenitori del progetto. Non mi resta quindi che augurarvi b u o n a l e t t u r a e u n a n n o accademico ricco di successi nei vostri studi. Possiate tutti gettarvi ancora una volta sulla breccia e superare gli ostacoli che si p re s e n t e r a n n o s u l vo s t ro cammino: paure, difficoltà ed esami! Sapere aude!

Luca Palazzo

Stampato in proprio presso il Settore Centro Stampa dell'Università degli Studi di

Genova, via Balbi 5, 16126 Genova GE.

La diffusione gratuita del presente stampato avviene esclusivamente nell'ambito della

Scuola Politecnica di Ingegneria dell'Università degli Studi di Genova. La collaborazione

degli aderenti è avvenuta su base volontaria e a titolo totalmente gratuito. L'opera

realizzata, date le sue caratteristiche di pubblicazione non programmata a intervalli di

tempo prefissati, non può essere ricondotta alla tipologia di periodico.

i Studi di

bito della

laborazione

. L'opera

ervalli di

IL CANNOCCHIALERealizzato con il contributo dell'Università degli studi di Genova

Ancora una volta sulla breccia!

Galeazzo Alessi, Villa Giustiniani-Cambiaso, oggi sede della Scuola

Politecnica dell'Università degli Studi di Genova. Iniziata nel 1548

Ottobre 2014

Mitologia e Storia dei Motori

Come e perché le Vespe hanno invaso l’Italia

Genova è cosparsa di Vespe. Non esiste parcheggio, anfratto o passaggio carrabile non occupato da una Vespa. Tutti hanno avuto la loro avventura sul mitico mezzo Piaggio, da vostro nonno, a vostro padre (bei tempi, quelli in cui si potevano truccare i motori...) e perché no, voi, o i vostri amici. È incredibile come questo oggetto sia passato incolume attraverso le generazioni e abbia superato qualsiasi confine geografico. Parlare di Vespa è parlare di stile, di passione, di ricrescita italiana, e molto altro. Per inciso, stiamo parlando, giusto per essere vaghi, delle vespe a marce, di quelle che scricchiolano ad ogni cambiata, di quei motori dall’olezzo inconfondibile che creano una sinfonia di vibrazioni e fastidiosi rumori meccanici (ci siamo, questa volta la ruota la perdo…). Dimentichiamoci le nuove vespe; molto belle, ma ben poco interessanti, poiché banale s t r a t e g i a i n d u s t r i a l e p e r assecondare la diffusione mondiale degli scooter automatici, ma con un tocco di stile italiano.

Una tale successo non può che avere una grande storia alle spalle, che risiede talvolta tra il mito e la realtà. La società Piaggio nasce nella produzione di carrozze e vagoni f e r rov i a r i , mo to r i , t r am e carrozzerie speciali per autocarri per poi entrare nel settore

aeronautico. Negl i anni che precedono la Seconda Guerra

sentita racconta di come il motore della vespa fosse usato come motore di avviamento per i grandi p ropu l so r i a e re i . Appun to, leggenda.

Prima della Vespa, fu realizzato un "motorscooter" sul modello delle p i c c o l e m o t o c i c l e t t e p e r paracadutisti. Il prototipo venne battezzato "Paperino" per la sua strana forma: ma non piacque ad Enrico, che incaricò Corradino

D’Ascanio di rivedere il progetto.Il progettista aeronautico non amava però la motocicletta. S e condo l u i e r a s comoda , ingombrante, con gomme troppo difficili da cambiare in caso di foratura; e oltretutto sporcava, per via della catena di trasmissione. L’ingegnere trovò tuttavia tutte le soluzioni del caso attingendo proprio al la sua esperienza aeronautica.

Per eliminare la catena immaginò

Mondiale, e durante il conflitto, P iaggio è uno dei maggiori produttori italiani di aerei. Proprio per questo, rappresentando un obiettivo militare strategico, gli stabilimenti Piaggio di Genova, Finale Ligure e Pontedera escono distrutti dalla guerra. Enrico Piaggio, figlio del fondatore Rinaldo , opta per una totale riconversione industriale, puntando sulla mobilità individuale di un Paese che usciva dalla guerra. Grazie allo straordinario lavoro progettuale di Corradino D’Ascanio, ingegnere aeronautico e geniale inventore, la società punta a creare un prodotto a basso costo e di largo consumo. All’approssimarsi della fine della guerra, Enrico studia ogni soluzione per rimettere in moto la produzione nei suoi stabilimenti.

Sono molte le leggende che affiancano la vespa ai motori

aeronautici; probabilmente la più

Mitologia e Storia dei Motori Ivan Rosciano 2

Vespa 98

un mezzo con scocca portante, a

presa diretta, ovvero con il motore

posizionato vicino alla ruota,

collegato tramite semplici rapporti;

per rendere la guida più agevole

pensò di posizionare il cambio sul

manubr io ; per f a c i l i t a re l a

sostituzione delle ruote escogitò

non una forcella ma un braccio di

supporto simile appunto ai carrelli

degli aerei (unico vero legame della

due ruote con l’ aeronautica). E

infine ideò una carrozzeria capace

di proteggere il guidatore, di

impedirgli di sporcarsi o scomporsi

nell’abbigliamento: decenni prima

de l l a d i f fus ione deg l i s tud i

ergonomici, la posizione di guida di

Vespa era pensata per stare

comodamente e sicuramente

seduti, anziché pericolosamente in

bilico su una motocicletta a ruote

alte.

La prima Vespa aveva una cilindrata

di 98 cm³, motore a due tempi, tre

marce , accensione a volano

magnete, potenza massima di 3,2 cavalli a 4500 giri al minuto; dal motore deriva il suo nome, ma anche dallo stesso Enrico Piaggio che davanti al prototipo MP 6, dalla parte centrale molto ampia per accogliere il guidatore e dalla “vita” stretta, esclamò: «Sembra una

vespa!». E Vespa fu. Ma addetti ai lavori ed esperti del mercato si divisero: da una parte chi coglieva nella Vespa la realizzazione di un’idea geniale, dall’altra gli scettici di rito destinati a cambiar parere ben presto. Tra questi ultimi il conte Parodi, produttore della Moto Guzzi, i l quale rifiutò decisamente ogni collaborazione, ritenendo la Vespa un prodotto di scarso successo. La diffusione iniziale si appoggiò invece alla rete commerciale della Lancia. Negli ultimi mesi del ‘47 la p roduz ione i n i z i a i nvece a decollare, e con l’anno successivo esce dagli stabilimenti Piaggio la Vespa 125, modello superiore che

s u b i t o s i a f f e r m a c o m e successore della prima Vespa 98. Il "miracolo" Vespa è ormai una realtà, e la produzione cresce incessantemente: se nel ‘46 Piaggio immise sul mercato 2.484 scooter, che diventarono 10.535 l’anno seguente, nel 1951 ‘50 la produz ione ragg iunge ben 171.200 veicoli. Anche i mercati esteri guardano con interesse alla nascita dello scooter, che suscita curiosità e ammirazione nei commenti di pubblico e stampa. Il Times parla di «un prodotto interamente italiano

come non se ne vedevano da secoli

dopo la biga romana». Il nuovo scooter è ormai un fenomeno di cos tume , che cara t ter i zza un’epoca: nel cinema, nella letteratura e nelle immagini pubblicitarie Vespa compare infinite volte tra i simboli più significativi di una società che sta cambiando.

Mitologia e Storia dei Motori Ivan Rosciano 3

Vespa PX

Uno degli esempi più eclatanti è sicuramente il 50 Special, modello simbolo delle generazioni degli anni 70: rappresenta una piacevole novità per i quattordicenni e per chi voleva un mezzo versatile e leggero. La meccanica della Special subisce qualche variazione, tra cui la possibilità di disporre dell’ avv iamento elettr ico, ma la caratteristica principale è il nuovo manubrio squadrato con il faro, dalla cornice cromata ed il fanalino posteriore, entrambi di forma rettangolare. Del tutto eccezionale e unica nel mondo delle "due ruote" è la storia di Vespa PX, il singolo modello di maggior successo nell’intera storia di Vespa, la quale ha affrontato la concorrenza spietata dei più tecnologici scooter monomarca: nata nel 1977 e ancora in produzione nelle cilindrate 125 e

150 cc, per la felicità dei suoi fedelissimi estimatori, ha superato la cifra di tre milioni di unità

v e n d u t e , g r a z i e a l l a s u a particolarità e al suo inconfondibile stile. Per la sua semplicità, intorno alla Vespa si è creato negli anni un vastissimo settore di accessori e component i , che davano l a p o s s i b i l i t à a c h i u n q u e d i personalizzare la propria due ruote, e perché no, elaborarne il motore: sorte destinata spesso ai modelli meno potenti, o a quelli in mano a giovani ragazzini pronti a sfidarsi “a cupolino” per decretare la migliore elaborazione.Al giorno d’oggi, ed in particolare per le più giovani generazioni, la vespa è sempre esistita, e con essa il concetto di scooter. Basta immaginare cosa voglia dire non avere i comfort di uno scooter per

capire quanto l’idea, semplice ma geniale, di un mezzo su cui poter appoggiare i piedi, con cui portare la spesa, o viaggiare senza doversi per forza ustionare le gambe contro i roventi cilindri, fosse davvero un concetto a cui qualcuno, prima o poi, doveva pensare.

Per queste ragioni la Vespa ha conquistato un posto in prima fila nella storia degli Italiani, restando un fenomeno unico del settore e dell’industria motoristica; tant’è che il numero di Vespe ad oggi prodotte arriva a superare quota

17 milioni.

Ivan Rosciano

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Vespa personalizzata “Polini”

Nuove Tecnologie

La Bioarchitettura

“Il miglior# amico# della# terra#dell’uomo#è l'albero. Quando noi usiamo gli alberi con# rispetto# e parsimonia, noi abbiamo u n a d e l l e p i ù grandi#risorse sulla#terra”.

(Frank Lloyd Wright) Frank L loyd Wr i gh t (1867-1959) non solo è uno dei grandi maestri del movimento moderno insieme a Le Corbusier e Ludwig Mies van der Rohe, ma può essere considerato anche un “profeta” della bioedilizia. Il suo interesse per il corretto inserimento della costruzione nella natura e le parole qui sopra r i p o r t a t e n e s o n o c h i a r a testimonianza. Esempio concreto del suo obiettivo di armonia tra uomo e natura è la “Casa sulla cascata” (1936-39). Facciamo un salto fino al presente: negli ultimi anni le tendenze del costruire sono decisamente cambiate. Il cambiamento non è insito esclusivamente nei materiali utilizzati ma soprattutto nella filosofia con la quale si immagina e, successivamente, realizza una costruzione: la parola d’ordine è “ s o s t e n i b i l i t à ” e d u n q u e Bioarchitettura, quella che già era i n s i t a , i n e m b r i o n e , n e l l e costruzioni di Wright. Ma cosa si intende con tale termine? La Bioarchitettura (detta anche b i o e d i l i z i a o c o s t r u z i o n e sostenibile) è il ramo dell’edilizia c h e o p e r a n e l r i s p e t t o

A ogni modo i materiali utilizzati ricoprono un ruolo fondamentale nel quadro della sostenibilità: è infatti indispensabile valutarne non solo le proprietà ma anche il cosiddetto LCA (Life Cycle Assessment). Si tratta di un metodo che considera le interazioni che un prodotto o un s e r v i z i o h a c o n l ' a m b i e n t e n e l s u o

intero#ciclo di vita.#Include le fasi antecedenti alla produzione (estrazione e produzione delle materie prime), la# produzione,# la distribuzione, l’uso (quindi anche r i u s o e# m a nu t e n z i o n e ) ,# i l riciclaggio# e la dismissione# finale. L a “ s o s t e n i b i l i t à ” d i u n a costruzione quindi si delinea ancora prima della costruzione stessa, partendo dai materiali scelti. La Bioarchitettura non è dunque solo costruire, ma racchiude una visione altamente tecnologica e al contempo “poetica” dell’edilizia. Poetica che affonda le proprie r ad i c i p ropr io neg l i i dea l i architettonici di Wright: le ampie finestre esprimono il legame con la natura, la cura del giardino la continuità con l’ambiente, la s e m p l i c i t à d e l l e f o r m e l ’ inser imento armonico ne l paesaggio.

Luca Roncallo

de l l ’ amb iente , pr i v i l eg i ando l’impiego di materiali e tecnologie costruttive non inquinanti e volte al risparmio energetico. Nasce in Germania alla fine degli anni Settanta, sotto la spinta di movimenti ecologisti, a seguito della crisi energetica mondiale. Ricerche condotte da giovani i n g e g n e r i p o r t a r o n o a l l a valorizzazione di una serie di p r inc ip i fondamenta l i qua l i l’ombreggiamento, la ventilazione, l ’ i s o l a m e n t o t e r m i c o , i l r a f f r e d d a m e n t o , l a deumidificazione, l’illuminamento naturale e la captazione solare t r am i te co l l e t tor i so l a r i e fotovoltaici. La questione non riguarda tuttavia solo le tecnologie e i materiali, ma anche e soprattutto la mentalità con la quale si intende costruire: p a r t e n d o d a l c o n c e t t o fondamentale di rapporto tra edificio e ambiente, l’obiettivo è raggiungere la salute del corpo e dello spirito.

Nuove Tecnologie Luca Roncallo 5

Frank Lloyd Wright, "Casa sulla cascata", 1936-39

Il metodo della scienza

Renato Cartesio (1596 - 1650)

Il sistema di riferimento cartesiano è uno d i queg l i s t rument i scientifico-matematici che evocano nel la loro stessa essenza i l percorso storico-filosofico del sapere umano. I tre assi, identificati con le lettere x, y e z o con g r andezze fi s i che , fo rmano attraverso i numeri un reticolo rigoroso in cui inserire la realtà uniforme. In verità il riferimento cartesiano non è che il punto di arrivo di un lungo processo filosofico, il cui principio è la ricerca del metodo della scienza. Proprio come Galileo, il filosofo francese René Descartes (Cartesio è il nome italianizzato) si è infatti occupato di scoprire quale sia il modo corretto per operare scientificamente. Il suo testo fondamentale si intitola proprio “Discorso del metodo” (1637). L’autore ritiene che il metodo scientifico sia costituito da quattro passaggi. Il primo è l’evidenza: si prende in considerazione solo ciò che si presenta in modo chiaro e

rimane ancora da scoprire quale sia la garanzia dell’esistere del mondo. Cartesio, con qualche discutibile prova gnoseologica e ontologica, pone Dio ad assolvere a tale funzione. Il pensiero cartesiano presenta due falle principali. È puramente razionale, non ha nulla di empirico. Manca la “sensata esperienza”, l’induzione galileiana. Rimane inoltre il dualismo tra la “res cogitans”, la mente umana, e la “res extensa”, la realtà che l’uomo scruta. Come può la prima, inestesa, consapevole e libera dalle leggi della fisica, entrare in contatto con la seconda, che è s p a z i a l e , i n c o n s a p e vo l e e meccanicamente determinata? Cartesio afferma, con una risposta non soddisfacente, che esse comunicano grazie alla ghiandola pineale (epifisi) che l ’uomo possiede. Al di là delle incertezze, l’idea di una “res extensa” che, come già detto, è spaziale, inconsapevole e meccanicamente determinata, di s t ampo qua s i democr i t eo -lucreziano, ha molta fortuna in a m b i t o s c i e n t i fi c o . E s s a , r i spondendo a legg i fis ico-m a t e m a t i c h e , p u ò e s s e r e perfettamente inserita in quel riferimento cartesiano, anch’esso frutto della visione puramente razionale del filosofo, che ancora oggi è per noi strumento di conoscenza.

Luca Palazzo

distinto alla mente (espressione oscura, che verrà spiegata a breve). La seconda regola è l’analisi, cioè la suddivisione di un problema complesso nei suoi costituenti più semplici. È seguita dalla sintesi, che parte dagli elementi ottenuti con l’analisi per costruire nuove conoscenze. Il controllo dell’analisi (enumerazione) e quello della sintesi (revisione) costituiscono il quarto passaggio. Seguiamo il percorso mentale di Cartesio per scoprire il significato del primo punto, ovvero l’evidenza. Secondo il filosofo un oggetto è “evidente” se appare in modo “chiaro e distinto” ai sensi, cioè se non si può discutere della sua esistenza. Tuttavia si può essere assolutamente certi dell’esistenza di un oggetto? Guardiamoci attorno: la realtà che ci circonda potrebbe non esistere nemmeno. Possiamo iniziare col mettere in dubbio l’esistenza di un oggetto (dubb io metodico) per po i allargarla a tutti gli oggetti della realtà (dubbio iperbolico). A questo punto si trova l’unico concetto della cui esistenza non è possibile dub i t a re : i l dubb io s t e s so. Dubitando del dubbio, quest’ultimo continuerà ad esistere! Esso è la base su cui si fonda la mente dell’uomo e garantisce l’esistenza del pensiero: “cogito, ergo sum” base su cui si fonda la mente dell’uomo e garantisce l’esistenza de l pens iero : “cog i to, ergo sum” (“penso, quindi sono”). E il pensiero è a sua volta fondamento della nostra conoscenza. Ora

Il Metodo della Scienza Luca Palazzo 6

Il Metodo della Scienza

Frans Hals, "Ritratto di René Descartes", circa 1649

Origini dell’Ingegneria

L’inventiva del progettista e l’Ingegnere Navale a Genova

Quale immagine è più piacevole di vedere la propria idea realizzata? Quale piacere è più grande di scoprire che la nave galleggia? Non è solo un respiro di sollievo, è la prova di aver ben appreso le discipline dell’ingegneria navale. Per l’ingegnere infatti la nave non è solo un oggetto schematizzabile con modelli matematici, è molto di più. Per capirla egli la “vive” predisponendo gli spazi e prevedendo la sua dinamicità, mettendola alla prova su una rotta, sentendo come lo scafo interagisce con il mare. La tesi di laurea triennale in ingegneria navale consiste nella progettazione completa o quasi di uno scafo. Tale era già l’obiettivo degli studi affrontati nella Regia Scuola Navale Superiore. Sergio Mars ich (Venez ia 1925- Genova 2010), Professore dell’Università di Genova e d i r e t t o r e d e l l ’ I s t i t u t o policattedra di ingegneria navale, propone nel suo scritto “La scuola d’ingegneria a Genova. L’Ingegneria Navale”, l’esempio di uno studente che ha presentato un progetto completo di piroscafo. Esso avrebbe svolto il servizio postale celere fra Brindisi ed Alessandria. Il Professore ha sottolineato come il progetto sia stato studiato in modo così particolareggiato che “è ben raro che in uno stabilimento si eseguano disegni d’insieme in numero tanto considerevole” per produrre tutte le sue parti. Il prof. Marsich è una figura storica

modifichino in modo sostanziale le caratteristiche di un natante. I campi di applicazione sono stati ben studiati, le imbarcazioni testate. Si conoscono ormai i tratti caratteristici per produrre buoni mezzi navali che siano utili per percorrere le tratte in modo sicuro e nel tempo richiesto. Gli incarichi di progettazione vengono

divisi e il singolo si occupa di un unico dettaglio. Sempre meno sembra utile la propria creatività, che rimane nel mondo delle competizioni; s e m p r e d i p i ù s i h a l’impressione di fermarsi alla pagina di un regolamento o alla modifica di progetti precedenti. La risposta è che la creatività si spinge oltre a quello che può sembrare un banale d i m e n s i o n a m e n t o p ro p o n e n d o s o l u z i o n i innovative e tutt’altro che

scontate. Il corso di ingegneria navale propone proprio questo, formare persone dalla mentalità inventiva ed elastica che sappiano superare la sterilità del software di calcolo con il proprio intelletto. Quello che contraddistingue il passato dal futuro è lo studio non più globale ma particolareggiato. Proprio come un cannocchiale, che non abbraccia tutto l’orizzonte, pur essendone consapevole, ma lancia la mente nelle profondità del problema e la conoscenza verso il futuro.

Lorenzo Pozzi

Il prof. Marsich è una figura storica della nostra Università, essendosi laureato in ingegneria navale e meccanica nel 1949, agli inizi dei processi di riforme che porteranno all’Ingegneria Navale moderna. L’antenata di quest’ultima era la “Regia Scuola Superiore Navale di Genova”, fondata nel 1870 e a s s o r b i t a d a l M i n i s t e r o

dell’Istruzione nel 1904. Nel 1921 fu trasferita provvisoriamente nella V i l l a Cambiaso. Una nuova struttura che la ospitasse non venne tuttavia mai realizzata ed è noto come sia proseguita la storia! Il prof. Marsich è stato protagonista sia del mondo universitario che di quello industriale, contribuendo lui stesso allo sviluppo di nuove tecnologie . Svi luppare nuove tecnologie: oggi c’è spazio per questo? In ambito universitario e, in parte, nel mondo del lavoro, non si fanno più scommesse di progetto che

Origini dell’Ingegneria Lorenzo Pozzi 7

Alcuni disegni del Prof. Marsich dal progetto "Lo Yacht a Vela Marina"

The Royal Society

Grandi nomi per grandi scoperte

Inconsciamente c i potrebbe capitare di pensare che tutte le i n v e n z i o n i e l e s c o p e r t e scientifiche siano il frutto delle doti evidentemente fuori dalla norma di un singolo studioso che, in un periodo di particolare ispirazione, elabora teorie innovative . È effettivamente fuori da qualsiasi dubbio che siano esisti ed esistano geni capaci di fare ciò, tuttavia non penso si possa attribuire l’intero merito a loro intesi come singoli. Di fondamentale importanza per lo straordinario sviluppo scientifico è ed è stata la collaborazione tra le grandi menti. Ne è prova ed esempio la Royal Society inglese. Fondata u ffic ia lmente i l 28 Novembre 1660 dopo una conferenza tenuta da Christopher Wren presso il Gresham College, è una delle accademie scientifiche più ant iche ancora at tua lmente esistenti. Tuttavia le reali origini si devono ricercare una ventina di anni prima, intorno al 1640, quando un gruppo di filosofi incominciò a r i u n i r s i l i b e r a m e n t e p e r promuovere la nuova conoscenza delle cose naturali attraverso l ’ o s s e r v a z i o n e e l a sperimentazione, cioè mediante quella dottrina che noi oggi chiamiamo scienza. Nel gruppo fondatore troviamo: Robert Boyle, John Evelyn, Robert Hooke, William Petty, John Wallis, John Aubrey, Thomas Browne, John Wilkins, John Locke, Thomas Willis, Jean Chardin e Sir Christopher Wren. Nel corso dei secoli si sono poi susseguiti m e m b r i f o r s e a n c o r a p i ù

alla passione per la ricerca, hanno permesso ai membri di far progredire notevolmente le conoscenze scientifiche. Spesso le scoperte erano dovute agli studi di più individui. Ne sono esempio le prime trasfusioni di sangue e, più in generale, gli studi sul sangue. Con un ago rudimentale Wren e Boyle riuscirono ad introdurre dei medicinali direttamente nella circolazione sanguigna. Sempre Boyle, questa volta insieme a Richard Lower, sperimentò la prima trasfusione da un cane ad un altro. Successivamente Lower avrebbe praticato la medesima tecnica su un uomo. Grandi nomi, insomma, per grandi scoperte. Nomi di uomini che hanno saputo collaborare per una conoscenza comune e, in fondo, per il bene comune. Sapremo anche noi ingegneri del domani fare altrettanto?

Pietro Manica

importanti e famosi: Isaac Newton, Gottfried Wilhelm von Leibniz, Alessandro Volta, Charles Babbage, Max Planck, Otto Hahn, Albert Einstein e Rita Levi-Montalcini. La prima sede fu stabilita proprio presso il Gresham College a Londra. Dopo il Grande Incendio del 1666 fu spostata per alcuni anni ad Arundel House, la residenza londinese del Duca di Norfolk. Ma fu so lo ne l 1710 , sotto l a presidenza di Isaac Newton, che la Royal Society ebbe la sua vera sede in due edifici di Crane Court, sempre a Londra. Nel 1850 il governo inglese riconobbe il merito della Royal Society e stanziò un contributo di £ 1,000 per aiutare gli scienziati. In seguito, fu istituito un vero e proprio Fondo governativo per la ricerca scientifica, che esiste ancora oggi e permette alla Royal Society di continuare a svolgere autonomamente il proprio ruolo. Le possibilità economiche, unite

The Royal Society Pietro Manica 8

Carlton House Terrace, attuale sede della Royal Society

Giochi e Curiosità

Curiosità e Giochi 9

• Sudoku

Medio Difficile

• Illusioni Ottiche

Cubo impossibile

Triangolo di Kanizsa: è possibile vedere un triangolo bianco che in realtà non esiste

• Soluzioni Sudoku della scorsa uscita

Training 2.0, la nuova frontiera degli allenamenti

Viaggio tra Footbonaut, 94fifty e Babolat Play Pure Drive, le nuove tecnologie applicate agli allenamenti sportivi

Lo sviluppo tecnologico degli ultimi d e c e n n i h a i n d u b b i a m e n t e cambiato la concez ione s ia dell’analisi a posteriori di una prestazione, sia del monitoraggio degli allenamenti. Vediamo le caratteristiche di alcune di queste tecnologie.

Parliamo del Borussia Dortmund, gloriosa società calcistica tedesca. N e l l ’ e s t a t e d e l 2 0 0 5 g l i Schwarzgelben erano sull’orlo del fallimento ma, grazie sia alla cessione di alcuni giocatori illustri sia all’arrivo nel 2008 di un genio tattico come il mister Jürgen Klopp, solo cinque anni dopo sono giunti inaspettatamente a vincere il Deutsche Meisterschale, il trofeo assegnato alla squadra che trionfa nella Fußball-Bundesliga. Come può essere spiegata una simile cavalcata trionfale? Certo, grazie agli schemi ed al carisma del ″demiurgo″ Klopp. Certo, grazie ad una tifoseria straordinaria che occupa ogni domenica la Südtribüne

Training 2.0 Matteo Calautti 10

del Signal Iduna Park, chiamata ″Muro Giallo″ dai suoi tifosi (Die

gelbe Wand, in lingua). Ma non sicuramente grazie ad operazioni di mercato folli in quanto, secondo i d a t i d e l s i t o t e d e s c o d ’ i n f o r m a z i o n e c a l c i s t i c a Trasfermarkt, i Borussen hanno speso durante il quinquennio della loro rinascita solo 54,28 milioni di euro a fronte di ben 49,43 milioni di euro di cessioni, quindi con un bilancio negativo di soli 4,85 milioni. Quali sono quindi i segreti del Borussia Dortmund? Una delle armi v incent i che ha fa t to esplodere giocatori del calibro dell’attaccante polacco Robert Lewandowski o del jolly offensivo Mario Götze è sicuramente la Footbonaut . Concep i ta da l berlinese Christian Güttler ,

consiste di una sorta di ″gabbia″ caratterizzata da un manto erboso sintetico di 14 metri per lato, da ben 72 settori di 1,4 metri per lato posti sulle quattro pareti e da otto

robot in grado di lanciare palloni da calcio ad una velocità tra i 100 ed i 120 km/h. Come funziona questa gabbia? Il giocatore che deve allenarsi vi entra e deve cercare di calciare i palloni lanciati dai robot in grado di lanciare palloni da calcio ad una velocità tra i 100 ed i 120 km/h. Come funziona questa gabbia? Il giocatore che deve allenarsi vi entra e deve cercare di calciare i palloni lanciati dai robot dentro al settore che, preventivamente, si illumina con luci LED e suona con un fischio. Secondo Güttler, «bastano 15

minuti di Footbonaut per simulare gli

stessi contatti-palla che il giocatore

avrebbe in una intera settimana

d’allenamento». Ne è entusiasta mister Klopp, che giudica il tutto come un «un ottimo sistema

d’allenamento per sviluppare il

controllo e la gestione della palla,

aiuta la concentrazione e la velocità

di reazione quando il giocatore è sotto

pressione».

Anche la Nazionale

i ta l iana di mister Cesare Prandelli ha deciso di dare una svolta tecnologica alla preparazione atletica durante il ritiro di C o v e r c i a n o p r e c e d e n t e a l l a spedizione azzurra per Brasile 2014. Demetrio Albertini, presidente del Club Italia e capo d e l e g a z i o n e d e g l i azzurri in Brasile, aveva

Fase di allenamento nella Footbonaut

infatti affermato che la chiave fosse «ottimizzare il recupero tra un

incontro e l’altro» e che tutto fosse nato «dalla finale persa all’Europeo

contro la Spagna», nella quale «arrivammo con giocatori esausti,

s t rema t i» . G l i a ccorg iment i tecnologici sono stati l’installazione di telecamere fisse sui campi di allenamento, l’utilizzo di sensori GPS per monitorare spostamenti e velocità di corsa, la creazione di un’app per analizzare dati e profili delle squadre e dei giocatori avversari, test TMG grazie a sensori applicati sulle cosce dei giocatori per valutarne lo stato dei muscoli. Inoltre , g l i Azzurr i avevano concluso un accordo anche con il Politecnico di Milano per la misurazione della condizione dei calciatori e con l’istituto Biotecna per l’analisi della variazione del battito cardiaco, importante anche per valutarne l’aspetto psicologico. Unico inconveniente? Tutta fatica sprecata, in quanto gli Azzurri non hanno neanche passato la fase a gironi.

Nel 2013 il Milan, invece, è stato il primo top club ad utilizzare in allenamento il miCoach Elite

System, tecnologia sviluppata nel 2010 dall’Adidas in collaborazione con MilanLab che permette di monitorare parametri cinematici e fisiologici come frequenza cardiaca, velocità, scatto, distanza percorsa, posizione in campo e potenza dei calciatori. All’interno di una tasca dell’abbigliamento di allenamento, tra le scapole, viene inserito un dispositivo che trasmette i dati ad un server che li elabora e li invia su un tablet consegnato in dotazione al mister.

Negli ultimi anni, invece, ha preso molto campo nella pallacanestro la tecnologia 94fifty. Essa si c o n c r e t i z z a a t t r a v e r s o l’inserimento appositi sensori nei palloni in grado di rilevarne il movimento, al fine di poter ricavare i dati sui fondamentali di gioco di ogni singolo giocatore. Un server centrale registra i dati raccolti, li elabora e li invia all’account di ogni giocatore della squadra, in modo tale che ognuno possa rendersi conto dei progressi in campo. Moltissimi team hanno deciso di usare questa tecnologia, come per esempio Maccabi Tel Aviv, Efes Pilsen Istanbul, la Türkiye Millî

Basketbol Takımı (la selezione nazionale della Turchia), Olimpia Milano, Reyer Venezia, Angelico Biella e Stella Azzurra Roma, ma a n c h e s q u a d re d i c o l l e g e americani come Michigan State, Ohio State, Syracuse, Texas A&M e Maryland.

Chiud i amo con i l tenn i s . Qualcuno ha mai sentito parlare della Babolat Play Pure Drive? Tale tecnologia è costituita da una racchetta dotata di sensori sensibili alla potenza dei colpi ed alle rotazioni impresse, ma anche a molti altri parametri cinematici e fisiologici come il punto di contatto della pallina con la racchetta. Ovviamente questa quantità di dati viene rielaborata da un server centrale e può essere scaricata da ogni singolo giocatore su PC e smartphone. La International Tennis Federation (ITF) ha approvato il suo utilizzo per il 2014, ma non durante le partite. Perfino il New York Times se n’è occupato, con un’inchiesta condotta da Stuart Miller. Eric B a b o l a t , p r e s i d e n t e e d amministratore delegato della Babo l a t , l ’ a z i enda che ha prodotto tale racchetta, ha affermato che «questa non è una

nuova pagina, si tratta di un libro

nuovo».

Tecnologie nuove per una nuova concezione di sport.

Matteo Calautti

Training 2.0 Matteo Calautti 11

Presentazione del miCoach Elite System nella sede del Milan

Horus

The invisible made audible

Nel numero precedente sono stati introdotti il progetto Horus, il team che ne è stato ideatore e i primi momenti della vita di questa iniziativa. Da allora la situazione si è evoluta muovendosi verso una maggiore concretezza, culminando nella costituzione della società Horus Technology S.R.L.S, punto cruciale nella gestione del progetto Horus. Il giorno 21 maggio ad Eindhoven (Paesi Bassi) il concorso EIT ICT Labs Idea Challenge è giunto a conclusione. Con un pitch di fronte ad una giuria ed una successiva s e s s i o n e d i d o m a n d e v a r i partecipanti provenienti da tutta Europa, tra i quali anche noi, sono stati valutati sotto molti aspetti: tecnolog ic i , d i sosten ib i l i tà ,

Horus Luca Nardelli 12

scalabilità e di opportunità di mercato. Il risultato è stato molto incoraggiante: terzo posto, 15000€ di finanziamento e iscrizione al network europeo di EIT ICT Labs, in modo da poter inquadrare già da subito la nostra crescita in un ambito internazionale. Questo evento è stata la prima occasione in cui soldi non nostri v e n i v a n o i n v e s t i t i n e l l a realizzazione di Horus. La fiducia accordataci ci ha reso orgogliosi, spronandoci a portare avanti il p roge t to o l t re ad a i u t a rc i economicamente nel proseguire l'impresa. Ri tornat i i n I t a l i a abb iamo proseguito il lavoro con ancora più energ i e acqu i s t ando nuovo h a r d w a r e , t e l e c a m e r e e

componenti elettronici, alcuni pacchetti software uti l i al lo sviluppo e una stampante 3D. Quest’ultima è stata comprata tramite crowdfunding su Indiegogo (piattaforma online in cui chiunque può dare il proprio contributo economico ad un progetto). Durante questo stesso periodo ci hanno comunicato che siamo stati accettati al concorso di Edison Start, giunto ora alla fase finale (la proclamazione dei vincitori avverrà ad ottobre di quest'anno). Per quanto riguarda lo sviluppo, a seguito di confronti avuti con associazioni di ciechi e ipovedenti del territorio ligure, le funzionalità individuate per Horus hanno assunto diverse priorità: la lettura dei testi è risultata essere quella

Prototipo di Horus

più importante, e per questo motivo è quella sulla quale stiamo concentrando maggiormente i nostri sforzi. Sul fronte hardware abbiamo invece iniziato a realizzare dei primi progetti e realizzazioni del l ' involucro che andrà ad installarsi sugli occhiali. Le buone notizie non sono terminate. A luglio infatti ci è stata annunc i a t a l ' ammi s s ione a l percorso di accelerazione di Working Capital, l’acceleratore di startup di Telecom Italia. Iniziato ufficialmente le ultime 2 settimane di luglio, il programma prevede, tra le altre, attività di formazione in pianificazione e gestione della startup e analisi di mercato, unite a lavoro di team in spazi comuni nella sede dell'acceleratore a Milano Lambrate, che favorisce il confronto e la collaborazione fra var i team, promuovendo lo scambio d i idee . In questa occasione abbiamo conosciuto altri gruppi italiani dedicati allo sviluppo del loro progetto d'impresa: dalla robotica alla moda fino ad una piattaforma di training per i chirurghi che sfrutta i Google Glass, tutti qui hanno qualcosa che bolle in pentola! Queste settimane di lavoro sono state intense e produttive, con numerosi passi avanti verso la realizzazione di un prototipo capace di mostrare alcune delle

f u n z i o n a l i t à p r e v i s t e p e r Horus. Grazie alla stampa 3D e alla potenza di calcolo o f f e r t a d a l l a scheda hardware da noi acquistata siamo riusciti a re a l i z z a re u n a pr ima vers ione della lettura di testi. Non si tratta di quella definitiva, m a è s t a t o u g u a l m e n t e po s s i b i l e f a r l a p r o v a r e d irettamente a persone cieche o ipovedenti. Grazie alla collaborazione d i 3 r a g a z z e (visibili sulla nostra pagina Facebook), il giorno 12 agosto è stato dedicato alla realizzazione di un video esplicativo del progetto, che sarà pubblicato a breve. Tra fine agosto e settembre parte del team riprenderà il percorso di accelerazione di Working Capital, mentre i restanti membri del gruppo si sposteranno in Svizzera per un periodo di accelerazione di 3 settimane, volto a conoscere realtà di ricerca e sviluppo del territorio che potrebbero essere

u t i l i p e r u n a c r e s c i t a

internazionale del progetto.

Il cammino per raggiungere il nostro obiettivo è ancora lungo e ricco di sfide, ma questo non fa che spronarci ancora di più a dare il massimo.

Dott. Luca Nardelli

Horus Luca Nardelli 13

Queste settimane di lavoro sono state intense e produttive, con numerosi passi avanti verso la realizzazione di un prototipo capace

gruppo si sposteranno in Svizzera per un periodo di accelerazione di 3 settimane, volto a conoscere realtà di ricerca e sviluppo del territorio che potrebbero essere

Dott. Luca Nardelli

Horus LuLuca N Nardelli 13

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izzazione di un prototipo ce di mostrare alcune delle

rete

Il team di Horus a Eindhoven

Il Sapere Universale di Dante

La quadratura del cerchio

Qual è ’l geomètra che tutto s’affige

per misurar lo cerchio, e non ritrova,

pensando, quel principio ond’elli indige,

tal era io a quella vista nova:

veder voleva come si convenne

l’imago al cerchio e come vi s’indova;

ma non eran da ciò le proprie penne:

se non che la mia mente fu percossa

da un fulgore in che sua voglia venne.!

( D a n t e A l i g h i e r i , “ D i v i n a Commedia”, Paradiso – Canto XXXIII, vv. 133-141) Il canto trentatreesimo del Paradiso si svolge nell’Empireo, la sede di tutti i Beati: è l’ultimo dell’intero poema ed è quindi atto ad assolvere, grazie agli spettacoli di luce e di musica, nonché alla ricercatezza poetica dell’autore, ad un compito dottrinale più elevato, che espliciti il significato dell’intero cammino intrapreso. Il poeta è giunto, infatti, al termine del suo viaggio ed è pronto ad affrontare l'ultimo passo, decisamente il più importante: la visione di Dio. Per riuscirvi si appella a San Bernardo affinché, tramite l'intercessione della Vergine Maria, possa ricevere il coraggio e la forza necessari ad alzare lo sguardo in direzione della Luce Divina. La rappresentazione del Paradiso raggiunge il culmine del l ’astrattezza , proprio per sottolineare l'impossibilità di dare una spiegazione razionale e , conseguentemente, “umana”, al Mistero divino. A Dante infatti è concessa la contemplazione di tre Misteri: l'unità dell’Universo, la Trinità e l’Incarnazione di Cristo.

i matematici nella ricerca di una possibile soluzione. Fu solo nel 1882 che il matematico tedesco Ferdinand von Lindemann provò rigorosamente la sua impossibilità: t r o v a r e u n a s o l u z i o n e richiederebbe l’utilizzo del numero “radice di pi greco” (infatti, se Acerchio=̟×r2, il lato del quadrato sarà l=r×̟1/2). Tuttavia esso è irrazionale non periodico! Nel contesto del canto tale riferimento matematico assolve, per Dante, ad un compito di natura metaforica ormai chiaro: il poeta deve, infatti, confessare la propria impotenza e l’incapacità del suo intelletto. La visione cessa di essere esperienza razionale per diventare mistica, col "fulgore" divino che colpisce la sua mente e gli consente, per un brevissimo istante, di vedere, con gli occhi del rapimento estatico, la verità del Mistero che è inconoscibile coi soli mezzi della logica. In questo modo è s a n c i t a d e fi n i t i v a m e n t e l'insufficienza della ragione umana per la comprensione dei misteri de l l 'Un i ve r so, che re s t ano inconoscibili senza la fede nelle cose rivelate, e, soprattutto, senza un ultimo gratuito ausilio da parte di Dio, che solo può elargire la visione di Sé all 'uomo. Essa costituisce quella beatitudine che tutte le anime godranno per l'eternità una volta giunte “in patriam”, nella Gerusalemme celeste.

Luca Ghizolfi

Per rappresentarli non può che ricorrere a delle similitudini. Per il primo usa l’immagine concreta del “volume”, cioè i l l ibro, che raccoglie e unifica tutto ciò che “si squaderna” per il cosmo. Per il secondo si serve di una pura astrazione geometrica, ovvero di tre cerchi rappresentanti le Persone Divine. Infine l’ultimo si manifesta attraverso l’effigie umana di Cristo, dipinta nel cerchio che corrisponde al Figlio. Quest’ultima immagine può forse non soddisfare il lettore moderno in cerca di una più concreta rappresentazione, ma è quanto di più aderente alla mentalità trecentesca alla quale Dante è saldamente ancorato. Perciò la descrizione della Trinità e d e l l ’ I n c a r n a z i o n e n o n p u ò prescindere dal rigore degli argomenti teologici (e non si dimentichi che la geometria come scienza era considerata nel Medioevo tramite fra l’uomo e il Div ino, degna dunque del la massima considerazione). Non può stupire al lora che Dante si paragoni proprio al geometra, nel tentativo vano di capire il rapporto tra l’effigie umana e # il secondo cerchio, impresa disperata come lo è per il matematico calcolare il r a p p o r t o t r a r a g g i o e circonferenza. È il cosiddetto problema della “quadratura del cerchio”, risalente alle origini della geometria, che ha come scopo la costruzione di un quadrato con la stessa area di un dato cerchio, con uso esclusivo di riga e compasso. Esso ha tenuto occupati per secoli

Il Sapere Universale di Dante Luca Ghizolfi 14

Prenotiamo una vacanza al centro della Terra?

Il viaggio al centro della Terra tra letteratura e scienza

Il percorso descritto da Jules Verne in “Viaggio al centro della Terra” condusse il professor Lidenbrock e suo nipote attraverso lande fantastiche e mai esplorate. Dalla pubblicazione del romanzo (1864) sono trascorsi 150 anni e abbiamo approfondito la nostra conoscenza dell’interno della Terra. Già da molti secoli teologi e filosofi facevano ipotesi sulla struttura di quest’ultimo… La scienza-filosofia condivideva l’idea della presenza di fiamme con la religione, che poneva sotto terra l’inferno.#Fin dall'antichità si parlava di un materiale incandescente situato al centro del pianeta, ma anche per questa ipotesi vi erano pareri discordanti. L'opposizione rimaneva tra solidisti# e# fluidisti. Cartesio# avanzava l'ipotesi che il nucleo# fosse# fluido con una seconda regione, il mantello, solida e compatta .# Buf fon, invece , ipotizzava un nucleo omogeneo di m a t e r i a l e v e t r i fi c a t o . Leibniz#accettava le tesi di Cartesio sull'origine della Terra da una stella che si era raffreddata, ma secondo lui il nucleo era ormai solido e vetrificato. La contrapposizione tra nucleo solido e fluido viene ricostruita nel romanzo, dove è descritta la diatriba tra il capo della spedizione, un solidista, e il nipote Alex, un fluidista. La disputa tra solidisti e fluidisti continuò per tutto l’Ottocento, finché Emil Wiechert propose nel 1 8 9 6 u n m o d e l l o c h e presupponeva un nucleo in ferro,

Nonostante ciò il professor Lidenbrock e Axel hanno compiuto un v i a g g io so t te rraneo da Reykjawik a Stromboli. Nessuno di noi possiede il biglietto per seguire le loro orme. Forse ci stiamo perdendo le grandi lotte tra ittiosauri e plesiosauri o i greggi di mastodonti. D’altronde chi non v o r r e b b e r i s a l i r e i n superficie# tramite un’eruzione dello Stromboli? La scienza e la fisica hanno svelato tanti misteri, col tempo sapremo se iniziare a fare le valigie oppure rimanere lontani dal nucleo terrestre per paura di bruciarci!

Mary Iannuzzi

desunto dall'osservazione dei meteoriti. Beno Gutenberg mostrò l’esistenza di una divisione precisa tra mantello e nucleo situata a 2900 km dalla superficie terrestre. Dall’osservazione di effetti che confermavano sia la fluidità che la solidità del nucleo, si scoprì il doppio nucleo, composto da una parte solida interna e una liquida esterna. Essi sono separati dalla superficie di Lehmann, a 5000 km di profondità. Oggi sappiamo che il nucleo interno è composto da ferro e nichel allo stato solido. La loro i n g e n t e m a s s a i n fl u e n z a l’accelerazione di gravità terrestre. Sulla superficie essa ha il valore che tutti conosciamo, g = 9.81 m/s2. Spingendoci verso l'interno del pianeta essa diminuisce fino a diventare nulla giunti al centro. Infatti la massa che ci lasciamo alle spalle nel cammino verso le viscere della Terra non ci attrae più verso l’interno, bensì verso l’esterno. In p r o s s i m i t à d e l c e n t r o inizieremmo a galleggiare muovendoci sempre più lentamente verso di esso. Inoltre la temperatura è d i 5400 gradi e la pressione è circa tre milioni e mezzo di volte maggiore di quella atmosferica. S e r v i r e b b e r o tecnologie molto avanzate, che oggi a n c o r a n o n po s s ed i amo, p e r effettuare il viaggio.

Viaggio al centro della Terra Mary Iannuzzi 15

. ti al centro. e lasciamo alle e erso le viscere

rae più verso l’esterno. In c e n t r o lleggiare e più esso.

ra è la

tre di i .

Struttura schematica della Terra 1. crosta terrestre; 2. crosta oceanica; 3. mantello superiore; 4. mantello inferiore; 5. nucleo esterno; 6. nucleo interno; A: discontinuità di Mohorovičić; B; discontinuità di Gutenberg; C: discontinuità di Lehmann

Redazione

Redazione 16

Coordinatore: Luca Palazzo (Civ-Amb) Vice Coordinatore: Pietro Manica (Civ-Amb)

Ambito Filosofico-Storico Pietro Manica (Civ-Amb), Luca Palazzo (Civ-Amb), Christian Varlese (Me), Lorenzo Pozzi (Nav) Ambito Biomedico-Sportivo Luca Angelucci (Me), Dott. Saverio Murgia (Bi), Dott. Luca Nardelli (Bi), Irene Pippo (Me), Michela Taruffi (Civ-Amb), Matteo Calautti (Inf) Ambito Artistico-Letterario Luca Ghizolfi (Civ-Amb), Mary Iannuzzi (Bi), Veronica Palazzoli (Civ-Amb), Francesca Righello (Civ-Amb) Segreteria

Luca Barraco (Civ-Amb), Elena Cosso (Civ-Amb), Sergio Scalise (Civ-Amb), Mattia Vanni (Civ-Amb) Rilettura e revisione

Alessia Bellomo (Civ-Amb), Fabio Cereseto (Civ-Amb), Marco De Caro (Civ-Amb), Enrico Macchiavello (Civ-Amb), Paolo Mazzitelli (Civ-Amb), Federico Mignone (Civ-Amb), Edoardo Nicolini (Civ-Amb), Luca Ottonello (Civ-Amb), Luca Pescia (Civ-Amb), Chiara Tacconi (Civ-Amb) Impaginazione e grafica

Luca Perazzo (Inf) Sostenitori dell’iniziativa “Il Cannocchiale”

Francesco Abatis (Me), Federica Arioni (Civ-Amb), Pietro Arnaldi (Bi), Filippo Astori (Civ-Amb), Andrea Ballestracci (Civ-Amb), Arianna Banchero (Me), Eugenio Berrino (Civ-Amb), Lorenzo Calabrò (Civ-Amb), Ginevra Carli (Civ-Amb), Maurizio Cavelli (Civ-Amb), Enrico Chinchella (Civ-Amb), Alberto Dallasta (Me), Pietro De Vito (Civ-Amb), Marco Gaggero (Civ-Amb), Marco Gotelli (Me), Francesco Grillo (Me), Xhuliano Guri (Civ-Amb), Eluina Haja (Civ-Amb), Vera Marchetti (Civ-Amb), Francesco Massoletti (Me), Giorgia Melis (Civ-Amb), Simone Merlo (Civ-Amb), Alessio Molinari (Civ-Amb), Alice Monti (Civ-Amb), Saimir Osmani (Civ-Amb), Davide Ottonello (Civ-Amb), Lucrezia Paletta (Civ-Amb), Daniele Pestarino (Civ-Amb), Sara Pinasco (Civ-Amb) Giulia Rapallini (Civ-Amb), Riccardo Rembado (Civ-Amb), Alice Romani (Civ-Amb), Edoardo Ruffini (Civ-Amb), Federico Schiavi (Civ-Amb), Jacopo Sericano (Civ-Amb), Luca Todaro (Civ-Amb), Maria-Pia Tuscano (Civ-Amb), Federica Usanna (Civ-Amb), Marco Vergassola (Me), Mattia Viaggio (Civ-Amb) Tutte le immagini sono tratte da "Wikipedia, l'enciclopedia libera", ad eccezione di quelle a pagina 2, tratta da www.luxurylux.com/vespa-quando-la-passione-cerca-il-gadget, 3, da images.76themes.com/4162-vespa-px, 4, da http://www.polini.it/it/page_290.html, 7, da www.duilioship.eu/index.php?it/133/percorsi-tematici/12/59/78, 10, da www.reviersport.de/include/images/articles/wide/000/208/870.jpeg, 11 da http://amalamaglia.it/wp-content/uploads/2013/02/miCoach-Elite-System-Milan-2013.jpg, 12 e 13 fornite dall'autore. I sudoku sono tratti da www.coniugazione.it.

Collaboratori

Ambito Tecnico-Scientifico

Gianluca Caviglione (Civ-Amb), Daniel Moretto (Me), Luca Roncallo (Civ-Amb), Ivan Rosciano (Me)