Otto parole per crescere. Da veDrò idee per superare la crisi italiana

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Centrale Fies di Dro (Tn) 28-31 agosto 2011 nel CAOS veDrò2011 è a emissioni zero grazie a Treedom Otto parole per crescere Europa La strategia italiana per la crescita e per il rilancio della competitività va aggan- ciata a quella europea. L’Italia deve pro- porsi tra i motori della Strategia Europa 2020, per fare dell’Europa non un vin- colo esogeno ma un faro da agganciare e da alimentare per tornare a crescere, dagli Eurobond al brevetto europeo mo- nolingua. L’Italia deve ritornare a guar- dare all’Europa con un piglio diverso e risolvere la cronica incapacità di orga- nizzare i propri interessi nazionali sia a livello economico che politico, a dif- ferenza di altri sistemi paese, a partire dalla valorizzazione del capitale umano all’estero e dei consessi internazionali. Consapevolezza Crescita, futuro, progetto sono parole di cui l’Italia deve riappropriarsi in un’ope- razione di conoscenza, abbinando a una forte presa di responsabilità sul tema del debito pubblico una strategia-paese orientata al futuro, al dinamismo e alla crescita, recuperando accanto al pro- getto-paese anche un “sogno-paese”. Questo deve valere in particolare per le nuove generazioni attualmente bloc- cate in uno stato di “sospensione”, in mancanza degli strumenti necessari per pendere in mano il proprio destino. Dimensione Per crescere e aumentare la produtti- vità dei fattori economici in un mondo globale caratterizzato da un alto tas- so d’innovazione tecnologica serve la grande e media impresa e una politica industriale decisa a livello nazionale. Occorre convogliare gli sforzi di pub- blico e privato nello sviluppo dei 3/4 settori ad alta e medio-alta tecnologia (i.e. aerospaziale, meccatronica, na- notecnologie, energie rinnovabili) dove l’Italia dispone o potrebbe disporre di una solida storia industriale e campio- ni nazionali da coltivare e promuovere. Non è una riedizione in salsa moderna della vecchia strategia dell’industria di Stato, ma una risposta a un fenome- no di competizione globale che vede la nascita di poderosi poteri monopolistici internazionali sostenuti da politiche in- dustriali e di sistema. La dimensione si può e deve anche sostanziare nelle “reti d’impresa” e foreste produttive, come evidenziato dal rapporto MPS, anche per dare un prospettiva di crescita, anche dimensionale, alle piccole imprese in- novative e creative che rappresentano un caposaldo della nostra economia. L’obiettivo “massa critica” è da perse- guire anche sui servizi, a partire dalle infrastrutture materiali e immateriali di valorizzazione del “sistema arte e cultu- ra” italiano. Mobilità e Inclusione Vanno rilanciate politiche per la cre- scita, sbloccando meccanismi incep- pati della società, nell’economia, nella politica e attivando i flussi e le storie positive che esistono nel nostro Paese. L’Italia, con un elevato livello di ricchez- za e un modesto sviluppo dei redditi, si configura come un “paese di stock” e non di flusso, elemento positivo rispet- to alla tenuta dei conti nazionali, ma di staticità nello sviluppo economico oltre che indiretto disincentivo a investire nel capitale umano e nelle nuove genera- zioni, a favore della rendita prodotta dalla ricchezza esistente e accumulata dalle precedenti generazioni. Per una operazione di inclusione e mobilità ge- nerazionale occorre mettere in moto la ricchezza, rompendo dualismi gene- razionali e occupazionali, e favorendo invece meccanismi che consentano alle nuove generazioni di avviarsi a una pro- fessione e all’indipendenza, non in una logica di assistenzialismo intergenera- zionale ma rafforzando la responsabilità individuale e l’emancipazione dei giova- ni, dagli incentivi al risparmio finalizzato alla formazione universitaria dei figli e dei nipoti a nuovi meccanismi di “pre- stito intergenerazionale”. Rischio Rischio significa anche opportunità e cambiamento. Dare priorità alla cre- scita significa dare priorità alle imprese. Investire in tecnologia e in innovazione “di prodotto” richiede capitale di rischio (a copertura degli asset immateriali, quali brevetti, marchi, brand), mentre un’innovazione “di processo” (basa- ta su asset materiali, dai macchinari ai capannoni, in via prevalente la nostra situazione attuale) può basarsi mag- giormente su capitale di debito. L’attuale impianto fiscale è penalizzante nei con- fronti del capitale direttamente inve- stito in capitale di rischio delle imprese (specialmente se medio piccole) rispet- to alle forme di investimento in rendite finanziarie e immobiliari. Va promossa la creazione ’incentivi all’investimento in capitale di rischio soprattutto nelle imprese ad alta e media tecnologia che possono attrarre capitali internaziona- li e misure antielusive per consentire il “rimpatrio di redditività” da parte della media e grande impresa e ridurre fette importanti di evasione. L’Italia vista da fuori, da altri paesi, da altre realtà, da punti di vista diversi. Con il filtro di occhi internazionali e analisi non schiacciate sul presente e sui problemi contingenti, bensì proiettando uno sguardo di lungo periodo sul futuro. veDrò, think net che raccoglie protagonisti generazionali della vita del Paese, inaugura un nuovo filone di attività. Si parte con Visto da Parigi e con la presentazione di un rapporto curato dall’Università Sor- bona e dall’ufficio studi MPS, in una logica di scambio e ritorno delle idee. Tema centrale la crescita in Italia, con una analisi innovativa delle leve della crescita per il sistema pa- ese, i suoi territori, le imprese. Se non si torna a crescere si rischia di restare schiacciati dal peso del debito pubblico e di rimanere intrappolati in una stagnazione economica e in una società immobile. Dal gruppo di lavoro Visti da Fuori di veDrò nascono alcuni spunti di riflessione e otto priorità, quale contributo generazionale al dibattito per una crescita sana e sostenibile. segue > www.vedro.it

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L’Italia vista da fuori, da altri paesi, da altre realtà, da punti di vista diversi. Con il filtro di occhi internazionali e analisi non schiacciate sul presente e sui problemi contingenti, bensì proiettando uno sguardo di lungo periodo sul futuro. veDrò, think net che raccoglie protagonisti generazionali della vita del Paese, inaugura un nuovo filone di attività. Si parte con Visto da Parigi e con la presentazione di un rapporto curato dall’Università Sorbona e dall’ufficio studi MPS, in una logica di scambio e ritorno delle idee. Tema centrale la crescita in Italia, con una analisi innovativa delle leve della crescita per il sistema paese, i suoi territori, le imprese. Se non si torna a crescere si rischia di restare schiacciati dal peso del debito pubblico e di rimanere intrappolati in una stagnazione economica e in una società immobile. Dal gruppo di lavoro Visti da Fuori di veDrò nascono alcuni spunti di riflessione e otto priorità, quale contributo generazionale al dibattito per una crescita sana e sostenibile.

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Centrale Fies di Dro (Tn)28-31 agosto 2011

nel CAOSveDrò2011 è a emissioni zero grazie a Treedom

Otto parole per crescere

EuropaLa strategia italiana per la crescita e per il rilancio della competitività va aggan-ciata a quella europea. L’Italia deve pro-porsi tra i motori della Strategia Europa 2020, per fare dell’Europa non un vin-colo esogeno ma un faro da agganciare e da alimentare per tornare a crescere, dagli Eurobond al brevetto europeo mo-nolingua. L’Italia deve ritornare a guar-dare all’Europa con un piglio diverso e risolvere la cronica incapacità di orga-nizzare i propri interessi nazionali sia a livello economico che politico, a dif-ferenza di altri sistemi paese, a partire dalla valorizzazione del capitale umano all’estero e dei consessi internazionali.

ConsapevolezzaCrescita, futuro, progetto sono parole di cui l’Italia deve riappropriarsi in un’ope-razione di conoscenza, abbinando a una forte presa di responsabilità sul tema del debito pubblico una strategia-paese orientata al futuro, al dinamismo e alla crescita, recuperando accanto al pro-getto-paese anche un “sogno-paese”. Questo deve valere in particolare per le nuove generazioni attualmente bloc-cate in uno stato di “sospensione”, in mancanza degli strumenti necessari per pendere in mano il proprio destino.

DimensionePer crescere e aumentare la produtti-vità dei fattori economici in un mondo globale caratterizzato da un alto tas-so d’innovazione tecnologica serve la grande e media impresa e una politica industriale decisa a livello nazionale. Occorre convogliare gli sforzi di pub-

blico e privato nello sviluppo dei 3/4 settori ad alta e medio-alta tecnologia (i.e. aerospaziale, meccatronica, na-notecnologie, energie rinnovabili) dove l’Italia dispone o potrebbe disporre di una solida storia industriale e campio-ni nazionali da coltivare e promuovere. Non è una riedizione in salsa moderna della vecchia strategia dell’industria di Stato, ma una risposta a un fenome-no di competizione globale che vede la nascita di poderosi poteri monopolistici internazionali sostenuti da politiche in-dustriali e di sistema. La dimensione si può e deve anche sostanziare nelle “reti d’impresa” e foreste produttive, come evidenziato dal rapporto MPS, anche per dare un prospettiva di crescita, anche dimensionale, alle piccole imprese in-novative e creative che rappresentano un caposaldo della nostra economia. L’obiettivo “massa critica” è da perse-guire anche sui servizi, a partire dalle infrastrutture materiali e immateriali di valorizzazione del “sistema arte e cultu-ra” italiano.

Mobilità e InclusioneVanno rilanciate politiche per la cre-scita, sbloccando meccanismi incep-pati della società, nell’economia, nella politica e attivando i flussi e le storie positive che esistono nel nostro Paese. L’Italia, con un elevato livello di ricchez-za e un modesto sviluppo dei redditi, si configura come un “paese di stock” e non di flusso, elemento positivo rispet-to alla tenuta dei conti nazionali, ma di staticità nello sviluppo economico oltre che indiretto disincentivo a investire nel capitale umano e nelle nuove genera-zioni, a favore della rendita prodotta dalla ricchezza esistente e accumulata

dalle precedenti generazioni. Per una operazione di inclusione e mobilità ge-nerazionale occorre mettere in moto la ricchezza, rompendo dualismi gene-razionali e occupazionali, e favorendo invece meccanismi che consentano alle nuove generazioni di avviarsi a una pro-fessione e all’indipendenza, non in una logica di assistenzialismo intergenera-zionale ma rafforzando la responsabilità individuale e l’emancipazione dei giova-ni, dagli incentivi al risparmio finalizzato alla formazione universitaria dei figli e dei nipoti a nuovi meccanismi di “pre-stito intergenerazionale”.

RischioRischio significa anche opportunità e cambiamento. Dare priorità alla cre-scita significa dare priorità alle imprese. Investire in tecnologia e in innovazione “di prodotto” richiede capitale di rischio (a copertura degli asset immateriali, quali brevetti, marchi, brand), mentre un’innovazione “di processo” (basa-ta su asset materiali, dai macchinari ai capannoni, in via prevalente la nostra situazione attuale) può basarsi mag-giormente su capitale di debito. L’attuale impianto fiscale è penalizzante nei con-fronti del capitale direttamente inve-stito in capitale di rischio delle imprese (specialmente se medio piccole) rispet-to alle forme di investimento in rendite finanziarie e immobiliari. Va promossa la creazione ’incentivi all’investimento in capitale di rischio soprattutto nelle imprese ad alta e media tecnologia che possono attrarre capitali internaziona-li e misure antielusive per consentire il “rimpatrio di redditività” da parte della media e grande impresa e ridurre fette importanti di evasione.

L’Italia vista da fuori, da altri paesi, da altre realtà, da punti di vista diversi. Con il filtro di occhi internazionali e analisi non schiacciate sul presente e sui problemi contingenti, bensì proiettando uno sguardo di lungo periodo sul futuro. veDrò, think net che raccoglie protagonisti generazionali della vita del Paese, inaugura un nuovo filone di attività. Si parte con Visto da Parigi e con la presentazione di un rapporto curato dall’Università Sor-bona e dall’ufficio studi MPS, in una logica di scambio e ritorno delle idee. Tema centrale la crescita in Italia, con una analisi innovativa delle leve della crescita per il sistema pa-ese, i suoi territori, le imprese. Se non si torna a crescere si rischia di restare schiacciati dal peso del debito pubblico e di rimanere intrappolati in una stagnazione economica e in una società immobile. Dal gruppo di lavoro Visti da Fuori di veDrò nascono alcuni spunti di riflessione e otto priorità, quale contributo generazionale al dibattito per una crescita sana e sostenibile.

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VivaioPer vincere nella competizione globa-le della crescita serve una squadra di campioni, bene organizzata e focalizza-ta. Per crescere servono idee e capacità realizzative e poi capitali e infrastrutture ed è cruciale avere grandi vivai di capi-tale umano sia nazionali che internazio-nali. Queste idee e queste capacità sono il vero fattore distintivo nell’arena com-petitiva internazionale. Vanno integrati tre temi fondamentali:

1. Inclusione delle donne nella parteci-pazione attiva nel mondo del lavoro. L’Italia soffre di una bassa partecipa-zione al lavoro delle donne in sen-so assoluto e del male oscuro della esclusione/autoesclusione delle don-ne dalla competizione della carriera con inevitabili impatti in termini di sottoutilizzo del nostro potenziale. L’inclusione delle donne passa at-traverso una politica di supporto alla famiglia e di conciliazione vita pro-fessionale e vita privata, e attraver-so misure “di rottura” come riaprire il processo di liberalizzazione (taxi, farmacie) dandosi target di licenze femminili. Lavoro femminile, anche di vertice, e crescita demografica sono un binomio possibile come dimostra-to dal caso francese.

2. Nuovo significato dell’acronimo CIG: non più cassa integrazione, ma “cre-scita, innovazione, giovani”. La scuo-la è un fattore chiave in unastrategia di crescita se in grado di formare e preparare le nuove generazioni alle nuove sfide ed è troppo spesso ideo-logizzato, svilendo il ruolo chiave che la scuola può rappresentare nella gara per la crescita. Serve un piano scuola fortemente collegato alle imprese sia nei cicli secondari che universitari. Occorre avvicinare i giovani all’etica del lavoro nelle scuole, con un primo stage obbligatorio o lo sviluppo di un progetto nelle scuole medie con fina-lità eventualmente anche di orienta-mento e con un legame con il sistema di imprese del territorio. In un mondo in continuo cambiamento c’è però bisogno di rafforzare la formazione generale e la preparazione scientifica ad alto livello. Il modello delle grandi scuole (non solo francese ma anche anglosassone) va studiato anche in Italia. Sono da favorire misure di in-centivo al merito, quale la detassa-zione degli studenti universitari nel decile più elevato, facendo al tempo

stesso dell’università un luogo di ag-giornamento permanente. Un pro-posta di rottura riguarda l’introdu-zione dell’obbligatorietà o l’incentivo all’impegno volontario delle imprese (creando un “Patto Intergenerazio-nale d’Impresa”) per il rimborso spese per gli stage formativi e per i giovani praticanti nelle professioni che pre-vedono l’esame di Stato preceduto da praticantato obbligatorio. Vanno abbandonati gli abusi di reiterazione che fanno degli stage uno “strumento legalizzato” di sfruttamento del lavo-ro dei più giovani.

3. Rottura del binomio anzianità/clas-se dirigente. Una strategia di crescita basata sull’innovazione e il presidio dei mercati richiede un maggior pro-tagonismo dei giovani alla formazione della classe dirigente. In tutti i paesi caratterizzati da tassi di crescita ele-vati si misurano età medie della classe dirigente inferiori a quella italiana. Il dilemma italiano riflette però anche la struttura demografica del Paese e non può essere oggetto di banalizzazioni. Il passaggio generazionale del “timo-ne” può deve/avvenire attraverso un percorso di tutoraggio e coaching da parte della classe dirigente matura con chiari percorsi temporali di en-gagement/disengagement. Va spinta in Italia la diffusione di pratiche inter-nazionali nella gestione dei sentieri di carriera: limiti temporali alle deleghe gestionali, tavole di sostituzione, per-corsi di tutorship temporalmente de-finiti per i dirigenti anziani. Responsa-bilità di tutti, specie dei quarantenni, accelerarne la diffusione. E infine: cia-scun quarantenne prenda un impegno a fare da mentore di talenti in erba.

SostenibilitàIn una situazione di forti vincoli per lo Stato in termini di bilancio, bisogna far funzionare le partnership pubblico-privato e trasformare le difficoltà della società che invecchia in una realisti-ca opportunità di sviluppo, creazione di valore economico e occupazione. Le collaborazioni pubblico-privato devo-no essere alla base del nuovo welfare, dalla previdenza, all’assistenza medica a quelle che in Francia sono chiama-te maisons de retraite. In questa logica sarà possibile alleggerire i bilanci regio-nali dove la spesa sanitaria è prepon-derante e inefficiente. Va rafforzata la previdenza integrativa dei giovani in una

ottica di solidarietà intergenerazionale. Difficile guardare di qui a 50 anni quan-do non si ha lavoro oggi. Si devono indi-viduare nuovi meccanismi di accumulo previdenziale flessibili per i giovani con contributi versabili anche da altri mem-bri della famiglia o attraverso “raccolte punti” che consentano l’accumulo in posizioni previdenziali nei programmi di fidelizzazione oppure tramite meccani-smi di “lotteria” che incentivino accu-mulo, come dimostrato dal caso ameri-cano. Queste e altre misure favoriscono la sostenibilità nel tempo dei sistemi di welfare e restituiscono una prospettiva futura e di lungo periodo alle nuove ge-nerazioni.

ComunicazioneÈ fondamentale comunicare bene il progetto-paese sulla crescita e con una strategia domestica e internazio-nale. Solo attraverso un forte progetto comunicativo è possibile allineare tut-te le componenti del sistema, a partire dall’opinione pubblica e dalla società. Vanno abbandonati gli eccessi italici dall’ottimismo miope al masochismo pessimista, impariamo a raccontarci meglio per correggere la nostra imma-gine nello stesso Paese e all’estero.

Otto parole per crescere

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