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OSSERVATORIO PREVISIONALE SUL SETTORE DEI MANUFATTI CEMENTIZI Giugno 2004 PROMETEIA S.r.l.

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OSSERVATORIO PREVISIONALE SUL SETTORE DEI

MANUFATTI CEMENTIZI

Giugno 2004

PROMETEIA S.r.l.

PROMETEIA S.R.L. ASSOBETON

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IL PRESENTE RAPPORTO E’ STATO ELABORATO CON LE INFORMAZIONI DISPONIBILI AL

18 maggio 2004, DA: Guja Bacchilega, Alessandra Benedini, Enrico Brandoli, Barbara

Marzocchi, Patrizia di Cicco, con la collaborazione di Maurizio Grandi

Per informazioni e chiarimenti sul contenuto di questo Rapporto rivolgersi a:

Enrico Brandoli (PROMETEIA S.R.L.)

Composizione editoriale a cura di Elisabetta Altena

E’ vietata la riproduzione anche parziale con qualunque mezzo effettuata, comprese le fotocopie, se non autorizzate.

Indice

Sommario .................................................................................................. 5

Capitolo 1 L’economia italiana ............................................................................... 11

1.1 L'ECONOMIA MONDIALE ........................................................................... 11

1.2 L'ECONOMIA ITALIANA ............................................................................ 14

1.3 LE PROSPETTIVE DEMOGRAFICHE ................................................................ 18

1.4 LA COMPETITIVITÀ DELL’INDUSTRIA ITALIANA .............................................. 21

Capitolo 2 Le prospettive degli investimeti nel lungo termine ....................... 27

2.1 QUADRO D’INSIEME ................................................................................ 27

2.2 L'EDILIZIA RESIDENZIALE ........................................................................ 28

2.3 L'EDILIZIA NON RESIDENZIALE .................................................................. 31

2.4 IL GENIO CIVILE .................................................................................... 34

Capitolo 3 Il settore dei manufatti cementizi ..................................................... 39

3.1 I LIVELLI PRODUTTIVI ............................................................................. 39

3.2 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE E DIMENSIONALE............................................ 40

3.3 L’EVOLUZIONE PRODUTTIVA ...................................................................... 42

Capitolo 4 I risultati economico finanziari delle imprese ................................ 45

4.1 IL CAMPIONE COMPLESSIVO ...................................................................... 46

4.2 STRUTTURE PREFABBRICATE ...................................................................... 51

4.3 TUBI.................................................................................................... 53

4.4 BLOCCHI E PAVIMENTI ............................................................................. 55

4.5 FIBROCEMENTO ...................................................................................... 57

4.6 SOLAI E DOPPIA LASTRA ........................................................................... 59

4.7 IMPRESE DIVERSIFICATE .......................................................................... 61

4.8 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE .................................................................. 63

I bilanci delle imprese.............................................................................. 65

Note metodologiche relative all'analisi dei bilanci ................................ 73

Elenco delle imprese ................................................................................ 80

Sintesi del rapporto

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SINTESI DEL RAPPORTO

• Il valore della produzione del settore dei manufatti cementizi nel 2003 è ri-

sultato pari a 4.9 miliardi di euro. L’occupazione ammonta a poco più di 30

mila addetti distribuiti fra circa 2100 imprese. Al di là della sintesi offerta da

queste cifre il settore dei manufatti cementizi presenta al suo interno un’elevata ete-

rogeneità di situazioni produttive. Per quanto concerne, ad esempio, le dimensioni del-

le imprese il dato medio di 14.5 addetti per imprese, nasconde realtà produttive che

vanno dall’artigiano senza dipendenti fino ad imprese con fatturati superiori ai 100 mi-

lioni di euro, estremi che evidentemente hanno ben poco a che spartire sia in termini

di “prodotto” offerto che in termini di struttura produttiva. Anche la gamma di prodotti

è piuttosto eterogenea. In questo senso appare molto utile la distinzione fra coloro che

producono “materiale da costruzione”, spesso in formati standard, e coloro che invece

offrono anche, o esclusivamente, vere e proprie opere edilizie, grezze o complete ri-

sultanti dall’assemblaggio degli elementi prefabbricati.

• L’apparato produttivo del settore è distribuito in modo piuttosto uniforme sul

territorio nazionale. Contrariamente a quanto accade nella media dell’industria ma-

nifatturiera, che è notoriamente concentrata nelle regioni settentrionali, il settore dei

manufatti cementizi presenta una distribuzione territoriale piuttosto uniforme sul terri-

torio nazionale, evidenziando così l’importanza strategica della vicinanza al mercato,

conseguenza dall’elevata incidenza dei costi di trasporto. Ad esempio, il Mezzogiorno

assorbe circa il 17% della manodopera industriale, mentre nel settore dei manufatti

cementizi essa raggiunge il 27%.

• Nel corso degli anni 90 il settore dei manufatti cementizi ha vissuto un perio-

do di crisi, sia produttiva che di redditività, come riflesso della recessione che

ha colpito l’industria delle costruzioni. Notoriamente l’evoluzione degli investi-

menti in costruzioni nel corso degli anni 90, o più precisamente a partire dal 1993 fino

al 1998, ha registrato una profonda recessione che è stata solo temporaneamente in-

terrotta dagli effetti della prima legge Tremonti, limitatamente ai fabbricati destinati

alle imprese. La crisi economica del 1993, gli alti tassi di interesse e la politica restrit-

tiva in tema di investimenti pubblici rappresentano i fattori che determinarono questa

situazione. Le conseguenze per il settore dei manufatti cementizi furono rilevanti, con

una contrazione in termini occupazionali vicina al 30%, mentre la redditività, che pri-

ma della crisi era piuttosto soddisfacente si deteriorò rapidamente (il Roe medio del

settore crollò dal 13.8% del 1992 al 1% del 1995).

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

6

Fig. A Produzione complessiva e del campione (indici 1990=100)

Fig. B ROE: Manufatti cementizi vs Industria manifatturiera

60

70

80

90

100

110

120

1991 1993 1995 1997 1999 2001

Campione di imprese

Produzione complessiva

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

1991 1993 1995 1997 1999 2001

Ind. Manifatturiera Man. Cemementizi

• Successivamente dal 1998 ad oggi

vi è stata una netta ripresa, sia del-

la produzione sia dei risultati eco-

nomico-finanziari. La riduzione dei

tassi di interesse avvenuta in seguito

all’ingresso dell’Italia nell’Uem, coniuga-

ta alla ripresa del reddito disponibile

delle famiglie, ha portato ad una forte

crescita della domanda sul mercato im-

mobiliare. Ciò ha coinvolto, grazie anche

alla congiuntura particolarmente favore-

vole del 2000 e agli incentivi fiscali agli

investimenti, anche gli immobili destina-

ti alle imprese. Gli investimenti in Opere

Pubbliche hanno infine beneficiato

dell’allentamento dei vincoli di finanzia pubblica conseguenti all’ingresso nella Uem, ol-

tre ad altri fattori più specifici (come ad esempio il Giubileo). La produzione di manu-

fatti cementizi, dopo essere scesa del 26% fra il 1990 ed il 1997 ha recuperato com-

pletamente tale perdita negli anni successivi, tornando nel 2003 sui livelli pre crisi. Il

miglioramento della domanda si è riflesso positivamente sulla situazione economico-

finanziaria del campione di imprese analizzate, il Roe nel 2002 ha superato il 16%, li-

vello nettamente superiore alla media dell’industria manifatturiera (6.1%), mentre

l’indebitamento si è considerevolmente ridotto.

• Per delineare le prospettive di mercato dell’industria dei manufatti cementizi

occorre necessariamente valutare l’andamento prospettico dell’economia ita-

Fig. C Ripartizione geografica degli addetti (ISTAT, censimento 2001)

10 20 30 40

Mezzogiorno

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Industria Man. Cementizi

Sintesi del rapporto

7

liana e del settore delle costruzioni nei suoi vari sotto-segmenti. La domanda

di manufatti cementizi è attivata soprattutto dell’edilizia di nuova costruzione, in parti-

colare quelle destinata alle imprese industriali, mentre hanno un’importanza limitata le

opere del Genio Civile (ad eccezione di quelle connesse alle attività di urbanizzazione,

come ad esempio le tubature) e la ristrutturazione.

• L’indebolimento registrato dall’economia italiana negli ultimi tre anni, che si

è concentrato in modo particolare sull’industria manifatturiera, non sembra

aver ancora intaccato lo sviluppo della domanda di costruzioni e dunque di

manufatti cementizi. Nonostante l’industria manifatturiera accusi delle flessioni dal

2001, gli investimenti in edifici industriali sono rimasti abbastanza sostenuti negli ulti-

mi anni, favoriti dai bassi tassi di interesse e dagli incentivi fiscali della seconda legge

Tremonti.

• Tuttavia, nel breve termine, appare difficile immaginare che tre anni di reces-

sione produttiva per l’industria manifatturiera non abbiano conseguenze ne-

gative sugli investimenti in fabbricati industriali. La riduzione della produzione

manifatturiera ha di fatto ridotto il grado di utilizzo dalla capacità produttiva portando

già nel 2003 ad una netta contrazione degli investimenti in macchinari e attrezzature,

cui dovrebbe aggiungersi una graduale flessione anche degli investimenti in fabbricati.

La crisi che affligge l’industria manifatturiera italiana è sostanzialmente legata a due

fenomeni: la riduzione del tasso di sviluppo del commercio internazionale avvenuto a

partire dal 2001 e la perdita di competitività accentuata dall’apprezzamento dell’euro,

che ha intensificato l’erosione delle quote di mercato delle imprese italiane da parte

dei PVS, peraltro in atto già da diversi anni. Nel biennio 2002-2003, il commercio in-

ternazionale ha registrato una crescita media del 4%, a fronte un trend di lungo perio-

do nell’ordine del 7%; nello stesso tempo il cambio dollaro/euro è passato dallo 0.90

Tab. A Quadro evolutivo nel breve termine (var. %)

2002 2003 2004 2005 2006

Prodotto interno lordo 0.4 0.4 1.0 2.3 2.1

Produzione industriale -1.5 -1.3 0.6 2.1 2.0

Investimenti fissi lordi totali 1.2 -2.1 1.3 3.2 3.1

Investimenti in costruzioni 3.3 1.8 1.2 0.8 1.2

di cui -Residenziale nuovo 5.8 4.0 1.8 0.8 -0.3 -Ristrutturazione residenziale 3.2 1.0 0.5 0.2 1.0 -Non residenziale per l'industria 0.7 -0.5 -1.0 -2.5 -0.5 -Non residenziale, altri settori 1.5 1.3 0.5 0.5 1.0

-Genio civile 3.9 2.7 4.0 4.5 5.0

Produzione di manufatti cementizi 9.1 2.7 0.0 -0.7 0.1

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

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del 2001 a oltre 1.2 di fine 2003. La nuova fase espansiva dell’economia mondiale do-

vrebbe in parte rimuovere il primo dei due fattori negativi (la lenta crescita della do-

manda estera), mentre più problematica appare la soluzione del secondo (la competi-

tività) che implica necessariamente l’attuazione di strategie competitive tali da ridurre

l’importanza dei fattori di prezzo. Le imprese industriali orienteranno quindi i loro inve-

stimenti in questo senso. I fabbricati difficilmente rientreranno nelle priorità di inve-

stimento delle imprese industriali.

• Sempre nel breve termine, la domanda attivata dai settori della distribuzione

e dei servizi e dal residenziale, continuerà a crescere pur rallentando. I settori

economici non industriali, maggiormente protetti rispetto alla concorrenza internazio-

nale, stanno sperimentando una situazione migliore rispetto al manifatturiero che si ri-

fletterà in una tenuta della domanda di edifici e quindi, indirettamente di manufatti

cementizi. La distribuzione, in particolare, dovrebbe beneficiare della più ridotta diffu-

sione delle grandi superfici nel nostro paese rispetto ad altre realtà dell’Europa Occi-

dentale (in particolare nel Mezzogiorno).

• Nel medio termine, l’evoluzione demografica dovrebbe indebolire l’edilizia re-

sidenziale di nuova costruzione, a fronte di qualche recupero da parte

dell’edilizia destinata alle imprese. Nella seconda parte del decennio in corso gli

effetti del crollo delle nascite iniziato nella seconda metà degli anni 70 cominceranno a

incidere sulla numerosità della popolazione nelle fasce di età “critiche” per la domanda

di abitazioni (trentenni e quarantenni). Ciò dovrebbe condurre ad un progressivo inde-

bolimento della domanda di abitazioni mettendo fine all’attuale fase espansiva

dell’edilizia residenziale di nuova costruzione ed indebolendo la produzione di manufat-

ti cementizi maggiormente legati all’edilizia residenziale. Per contro la ripresa attesa

da parte della produzione industriale potrebbe creare le premesse per qualche lieve

recupero da parte di questo segmento della domanda, anche se i mutamenti che le

imprese industriali dovranno introdurre nelle loro strategie competitive volte a spo-

starsi sempre più verso produzioni ad elevato valore aggiunto, le porteranno a privile-

giare tipologie di investimenti diverse rispetto a quelle in fabbricati. In questo senso

potrebbero comunque presentare buone prospettive i fabbricati destinati alla logistica,

la cui importanza, nell’ambito di questi mutamenti strategici, riflette la necessità di

migliorare la capacità di rifornire tempestivamente i mercati, in particolare quelli este-

ri.

• In sintesi: l’evoluzione del quadro economico complessivo dovrebbe portare

ad una tendenziale stabilità del mercato dei manufatti cementizi nel prosie-

guo di questo decennio. Come mostrato dalla figura “d” la forte crescita registrata

dal settore dei manufatti cementizi negli ultimi anni rappresenta una sorta di recupero

rispetto alla precedente fase recessiva. Lo scenario previsivo descritto in questo Os-

Sintesi del rapporto

9

servatorio non assegna al settore dei

manufatti cementizi ulteriori spunti di

crescita, ma non propone neppure ulte-

riori crisi produttive particolarmente

gravi (+0.2% la crescita produttiva me-

dia annua nel periodo 2006-2010). Le

considerazioni di natura demografica e

le difficoltà che le imprese industriali

continueranno ad accusare a causa delle

pressioni competitive portate dai paesi a

basso costo del lavoro, rappresentano in

sostanza i due fattori che impediranno

ulteriori sviluppi. D’altro canto, l’assenza

di shock macroeconomici particolarmen-

te intensi come quelli che hanno caratte-

rizzato gli anni 90 – i principali furono la crisi valutaria del 1992 e il processo di aggiu-

stamento dei conti pubblici - dovrebbe impedire tendenze fortemente recessive. In

termini più dettagliati, i comparti produttivi maggiormente legati ai fabbricati indu-

striali (come le strutture prefabbricate) dovrebbero incontrare maggiori difficoltà nel

breve termine (con una riduzione media annua nell’ordine dello 0.6% nel biennio

2004-2005), per poi mostrare un’evoluzione leggermente superiore rispetto resto del

settore (+1.3% medio annuo) nella seconda parte del decennio. I comparti maggior-

mente legati al residenziale (ad esempio blocchi, pavimenti e solai), vedranno invece

una progressiva riduzione dei livelli produttivi proprio nel medio termine. Ci preme, in-

fine, precisare che le previsioni oltre il 2006 (come generalmente avviene per le proie-

zioni di medio-lungo termine) vanno interpretate come linee di tendenza, sulle quale si

innesterà, di anno in anno, una volatilità attualmente difficilmente prevedibile.

Fig. D Produzione di manufatti cementizi (milioni di m3)

12

13

14

15

16

17

18

19

1990 1994 1998 2002 2006 2010

L'economia italiana

11

1. L’ECONOMIA ITALIANA

1.1 L’ECONOMIA MONDIALE

La fase di ripresa dell’attività economica internazionale avviatasi intorno alla metà dello

scorso anno sta proseguendo, alimentata da una crescita diffusa anche se di intensità dif-

ferenziata tra paesi e aree geografiche.

Tra i paesi più industrializzati gli Stati Uniti si contraddistinguono per il mantenimento di

un ritmo di crescita relativamente sostenuto e per l’emergere di qualche segnale positivo

sul fronte del mercato del lavoro, che potrà permettere, se confermato, il consolidamento

della ripresa una volta esauriti gli effetti degli stimoli fiscali. Il quadro congiunturale si

mantiene positivo anche per il Giappone, ancora una volta principalmente per la forza

delle esportazioni. Viene, al tempo stesso, confermata la lentezza con cui procede la fase

di ripresa nell’area dell’euro.

I paesi emergenti mantengono un passo più dinamico, nella regione asiatica in modo par-

ticolare. L’espansione della Cina, trainata dalla domanda interna, e soprattutto dagli in-

vestimenti, non mostra ancora, infatti, i segni delle prime misure adottate per evitarne il

surriscaldamento e continua a svolgere un importante ruolo di traino per la crescita delle

esportazioni di diversi altri paesi dell’area. In America Latina le difficoltà che i maggiori

paesi hanno affrontato negli anni recenti sembrano superate. In Argentina e Brasile la

crescita è dinamica e di recente anche il Messico sembra aver imboccato la strada della

ripresa, cominciando a riflettere il migliorato quadro esterno. Quanto ai paesi emergenti

europei, vi sono indicazioni di una crescita sostenuta in Russia, grazie anche al non tra-

Fig. 1.1 La produzione industriale (livelli e tassi di crescita tendenziali)

a) Paesi emergenti b) Paesi industrializzati

90

100

110

120

130

140

150

160

170

180

93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04-4

-2

0

2

4

6

8

10

12

14

livello (scala sinistra)var. tendenziale (scala destra)

90

95

100

105

110

115

120

125

93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04-6

-4

-2

0

2

4

6

8

livello (scala sinistra)var. tendenziale (scala destra)

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

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scurabile contributo fornito dai prezzi delle materie prime.

All’interno di questo quadro gli squilibri accumulati dall’economia statunitense non sono

stati finora riassorbiti, mentre si sono formate, a seguito del marcato allentamento della

politica monetaria, tensioni sui prezzi nei mercati finanziari e immobiliari, prezzi che po-

trebbero ridimensionarsi bruscamente a fronte di un aumento dei tassi di interesse, con

effetti probabilmente non marginali sulla domanda. L’accrescersi del ruolo svolto dalla Ci-

na nel sostenere lo sviluppo del Pil e del commercio mondiale pone, poi, le prospettive

della attuale fase di ripresa internazionale di fronte al rischio di un rallentamento di que-

sta economia per effetto di politiche più restrittive. Infine, non si possono non rilevare i

rischi derivanti dalle tensioni sui prezzi delle materie prime manifestatesi nel corso

dell’ultimo anno, anche per la forte domanda proveniente dalla regione asiatica, benché

finora esse non abbiano provocato l’accelerazione dell’inflazione grazie all’operare di di-

versi fattori, come i guadagni di produttività negli Stati Uniti, la forza dell’euro e la debo-

lezza della domanda nell’Uem, l’elevato grado di concorrenza in molti mercati emergenti.

Le previsioni presentate in questo Rapporto sono state elaborate nell’ipotesi che i rischi

sopra citati non si materializzino, consentendo alla ripresa di proseguire. Tuttavia, la pre-

senza di squilibri ne vincolerà i ritmi di crescita impedendo le possibilità di ulteriore acce-

lerazione il prossimo anno.

In particolare, la crescita degli Stati Uniti, che potrebbe raggiungere ritmi vicini al 4% nel

2004, e quindi superiori al potenziale, potrebbe ridimensionarsi nel 2005 poiché, dopo le

Tab. 1.1 - Crescita delle aree mondiali

var. %

2001 2002 2003 2004 2005 2006

Unione Monetaria Europea 1.5 0.9 0.4 1.4 2.1 2.3

Resto Europa Occidentale 1.9 1.2 1.0 1.9 2.4 2.5

Aderenti UE 2004 2.4 2.4 3.6 3.6 3.3 3.2

Resto Eur.Centro-Orientale 1.2 5.6 6.7 5.9 5.5 5.2

Nord Africa - Medio Oriente 2.7 2.3 4.8 3.6 3.9 3.8

NAFTA 0.6 2.2 3.0 3.8 2.8 2.9

America Latina 0.2 -1.1 1.5 3.4 3.1 3.1

Giappone 0.4 -0.3 2.7 2.3 1.8 1.7

Cina 7.5 8.0 9.1 8.4 8.0 7.8

Resto Asia 2.2 4.8 4.5 5.0 4.6 4.5

Oceania e Sud Africa 2.6 3.8 2.7 2.9 2.7 2.8

Crescita PIL mondiale 2.1 2.9 3.6 4.0 3.7 3.7

(1) In termini di parità di potere d'acquisto (PPP)

L'economia italiana

13

elezioni presidenziali, la politica di bilancio avrà tra le sue priorità l’aggiustamento dei

conti pubblici. Riflettendo anche l’impatto di una politica monetaria gradualmente più re-

strittiva, l’espansione della domanda, e soprattutto dei consumi, potrebbe rallentare fa-

vorendo un sia pur lento rientro del disavanzo estero. Ciò potrebbe contribuire a stabiliz-

zare le quotazioni del dollaro e a favorirne in seguito il rafforzamento. Al riguardo si deve

osservare che le nostre valutazioni per la moneta statunitense nel 2004 scontano la pos-

sibilità che la crescita di questa economia risulti inferiore a quella attesa attualmente dai

mercati finanziari rendendo, quindi temporanea la tendenza al rafforzamento emersa nel-

le ultime settimane.

Non sembrano esservi le condizioni per una ulteriore accelerazione della crescita del

Giappone, già dall’anno in corso. Il permanere di diversi elementi di debolezza, quali

l’elevato debito pubblico, l’ancora incompleto aggiustamento del sistema finanziario, la

difficile uscita dalla fase di deflazione, dovrebbe infatti frenare la ripresa della domanda

interna, limitando gli impulsi alla crescita dell’economia provenienti dalla domanda este-

ra.

L’Uem potrebbe invece sperimentare una graduale accelerazione dei ritmi di crescita, che

potrebbero però rimanere più contenuti di quelli statunitensi, anche per le note ragioni

demografiche. Queste previsioni discendono dall’assumere che la forza della ripresa in-

ternazionale consentirà di superare l’attuale fase di difficoltà in buona parte legata

all’apprezzamento dell’euro. Il recupero delle esportazioni dovrebbe poi alimentare un

nuovo ciclo di investimenti, i cui effetti positivi sul mercato del lavoro contribuirebbero a

consolidare la crescita dei consumi, in un quadro caratterizzato dal permanere dei tassi di

interesse agli attuali livelli minimi ancora per diversi trimestri e da un orientamento so-

stanzialmente neutrale della politica di bilancio.

La crescita economica continuerà ad essere più dinamica nei paesi emergenti e nell’area

asiatica in modo particolare. Tra i diversi fattori che sosterranno la sua espansione si può

ricordare, oltre alla possibilità, da noi accolta nella previsione, che le autorità cinesi rie-

scano a governare l’attuale fase di forte espansione, anche il crescente numero di accordi

commerciali che tenderà a confermare, anche nel più lungo periodo, il ruolo svolto dagli

scambi intra-area. Gli elevati prezzi delle materie prime, contribuiranno poi a sostenere il

reddito dei paesi produttori, come, ad esempio, in America Latina e in Russia. I nuovi

stati membri dell’Unione Europea dovrebbero beneficiare degli effetti dell’allargamento, in

termini ad esempio di miglioramento della fiducia degli operatori come anche di afflusso

di fondi strutturali, oltre che dell’atteso miglioramento della domanda proveniente dagli

altri paesi dell’Unione. Sarebbero principalmente gli investimenti a trainare la crescita di

queste aree.

A sintesi di questi andamenti la crescita del Pil mondiale potrebbe accelerare oltre il 4%

nel 2004 e ridimensionarsi lievemente nel 2005 e negli anni successivi.

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

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1.2 L’ECONOMIA ITALIANA

L’economia italiana sta incontrando difficoltà, più di altri paesi dell’Uem, nell’avviarsi ver-

so l’attesa fase di ripresa. I segnali positivi emersi nel terzo trimestre del 2003 non han-

no, infatti, trovato conferma nel periodo successivo, e la fase di sostanziale stagnazione

dell’attività economica in atto dal 2001 si sta protraendo, nonostante il rafforzamento

della ripresa internazionale.

Particolarmente in difficoltà appare il settore industriale a causa della flessione delle e-

sportazioni, mentre risultano in crescita il terziario e le costruzioni.

Nell’ultimo trimestre del 2003 il Pil è rimasto invariato comportando un incremento medio

annuo modesto e simile a quello del 2002 e un effetto di trascinamento per il 2004 pari

appena allo 0.2%, la stima preliminare per il primo trimestre del 2004 indica invece un

incremento del 0.4% rispetto a trimestre precedente (+0.8% rispetto al trimestre corri-

Tab. 1.2 Quadro macreconomico (var. %)

2002 2003 2004 2005 2006-'08

Prodotto interno lordo 0.4 0.4 1.0 2.3 1.9

Cosumi delle famiglie 0.4 1.2 1.0 2.3 2.0Investimenti fissi lordi 1.2 -2.1 1.3 3.2 2.6

Produzione industriale -1.5 -1.3 0.6 2.1 1.8

Tasso di inflazione 2.5 2.7 2.1 1.9 2.1

Tasso di interesse a breve termine 3.1 2.2 1.9 2.0 2.3Tasso di interesse a lungo termine 4.9 4.3 4.4 4.7 4.7

Fig. 1.2 Indicatori congiunturali, Italia

100

105

110

1/98 1/99 1/00 1/01 1/02 1/03 1/04100

105

110

115

120

125

130

135

Indice di produzione (1995=100) (scala sin.)

Ind. saldo commerciale ( saldo nullo=100) (sc.ds)

ITA

1

2

3

4

5

6

7

1/98 1/99 1/00 1/01 1/02 1/03 1/04

Inflazione al consumoTassi di interesse a breve

ITA

L'economia italiana

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spondente del 2003). Questi risultati sono stati determinati da un peggioramento delle

esportazioni nette e dalla persistente debolezza della domanda interna finale a fronte di

un considerevole accumulo di scorte. Più in particolare, non vi sono stati segni di recupe-

ro degli investimenti che, scontando forse anche qualche ritardo nel processo di correzio-

ne, sono diminuiti per il quarto trimestre consecutivo mentre i consumi negli ultimi mesi

dello scorso anno hanno subito una flessione, in un quadro di crescente pessimismo delle

famiglie.

Le informazioni relative a questi primi mesi del 2004 sembrano, poi, confermare la ten-

denza a un andamento ancora incerto dell’attività economica.

Alla luce di questi risultati la previsione di crescita del Pil per il 2004 è dell’1%. Questo

incremento apparentemente modesto richiede, tuttavia, per essere realizzato, una pro-

gressiva accelerazione dei ritmi di crescita della nostra economia, e quindi il superamen-

to, in tempi brevi, dell’attuale fase di debolezza. Le indicazioni derivanti dalla stima pre-

liminare per il primo trimestre tendono a confermare questa indicazione.

Ciò è quanto abbiamo ipotizzato, dal momento che continuiamo a prospettare un consoli-

damento della ripresa internazionale e un conseguente effetto positivo sulle esportazioni,

benché non sia atteso un rientro delle quotazioni dell’euro prima del prossimo anno. Al

tempo stesso, abbiamo ipotizzato che il processo di correzione al ribasso degli investi-

menti si sia concluso, mentre è stata considerata temporanea la cautela mostrata di re-

cente dai consumatori. Dal lato della politica monetaria non si rilevano, inoltre, condizio-

namenti significativi. I tassi di interesse nell’Uem sembrano destinati, infatti, a rimanere

ai livelli attuali ancora per diversi trimestri, con incrementi moderati solo a partire dal

2006. L’elevato debito pubblico limiterà, invece, gli spazi della politica di bilancio per si-

gnificativi interventi di sostegno all’economia nonostante l’allentamento dei vincoli posti

dal patto di stabilità

La crescita del Pil continuerà a essere trainata dalla domanda interna. Il consolidamento

della domanda mondiale e la stabilizzazione del cambio dell’euro favoriranno la ripresa

delle esportazioni, ripresa che sarà più che compensata da una crescente penetrazione

delle importazioni, trainate dalla domanda interna. Anche se in misura minore rispetto al

2003, nei prossimi anni il contributo delle esportazioni nette rimarrà negativo

Il ritorno a una crescita più sostenuta dei consumi è spiegato da un andamento più di-

namico del reddito disponibile reale e dalla ripresa della crescita ricchezza finanziaria in

termini reali.

Per gli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto la flessione è stata particolarmente

pronunciata nel 2003 (-4.9% in termini medi annui). Nonostante questi risultati, confer-

miamo la previsione di un nuovo ciclo espansivo a partire dall’anno in corso che é in larga

misura alla base della ripresa prospettata per la nostra economia. Questo profilo evoluti-

vo sconta principalmente la possibilità che le difficoltà mostrate lo scorso anno dalle e-

sportazioni siano superate e quindi che esse comincino a riflettere, in modo più stabile, il

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

16

rafforzamento del commercio mondiale contribuendo al miglioramento delle aspettative

di domanda delle imprese. Sotto queste ipotesi, l’intensificazione dell’attività di investi-

mento sembra diventare necessaria per ristrutturare e rinnovare processi produttivi e

prodotti al fine di fronteggiare la crescente concorrenza internazionale in un regime di

tassi di cambio assai diverso dal passato. L’evoluzione dei profitti e dei tassi di interesse,

nonostante gli aumenti previsti dal 2006, creerebbe condizioni favorevoli all’attuazione

dei piani di investimento.

Rispetto all’inizio del 2003 l’inflazione italiana è rallentata di circa mezzo punto, passando

dal 2.8% al 2.3%, cosicché il differenziale nei confronti dell’Uem è rimasto inalterato.

Nel valutare le possibilità di un ulteriore rallentamento dell’inflazione nei prossimi mesi,

occorre tener conto del fatto che la maggior parte dell’apprezzamento dell’euro dovrebbe

essere oramai stato conseguito mentre permangono tensioni sui prezzi delle materie pri-

me. L’inflazione al consumo potrà ridursi di qualche decimo di punto rispetto al 2003, an-

che in relazione ad un effetto base favorevole nel primo semestre, ma nel complesso non

scenderà stabilmente sotto il 2%, rimanendo nella media dell’anno al 2.1%.

Si confermerebbe perciò la presenza di un differenziale nei confronti dei paesi partner che

contribuirebbe a peggiorare, nel medio andare, la competitività dei beni e dei servizi of-

ferti dal paese.

Il disavanzo pubblico con molte probabilità tenderà a oscillare intorno alla soglia del 3%

del Pil. Esso dovrebbe essere il risultato di un disegno volto a sostituire le passate una

tantum con entrate di diversa natura e di pressioni derivanti dall’avvicinarsi delle elezioni.

L’economia italiana nel biennio 2005-2006 è attesa crescere ad un tasso di poco superio-

re al 2%, che, pur risultando migliore rispetto a quello registrato negli ultimi anni, rap-

presenta un ordine di grandezza non particolarmente elevato, in un periodo che, nelle

nostre previsioni, si caratterizzerà per una ripresa dell’attività economica a livello inter-

nazionale. E’ inoltre probabile che negli anni successivi la crescita economica risulti anco-

ra inferiore.

Tre sono, essenzialmente, i vincoli che limiteranno la crescita dell’economia italiana:

l’elevato debito pubblico, la competitività industriale e l’offerta di manodopera.

L’Italia, come quasi tutti i paesi industrializzati, soffre dell’attacco competitivo portato dai

paesi emergenti che godono di forti vantaggi in termini di costo del lavoro. A questo pro-

blema si è aggiunto quello derivante dall’apprezzamento dell’euro che non ha riguardato

solo la parità rispetto al dollaro, ma anche quelle rispetto alle monete di gran parte dei

paesi emergenti (che per varie ragioni sono legate alla moneta statunitense). I rilevanti

squilibri che attualmente caratterizzano l’economia statunitense (bilancia commerciale,

deficit pubblico ed indebitamento delle famiglie) continueranno a pesare sui mercati valu-

tari, mantenendo elevate le quotazioni dell’euro. Ciò rallenterà la crescita economica ita-

liana a causa della minor competitività delle nostre merci. Il fattore cambio andrà ad ag-

giungersi ad una nutrita schiera di fattori che abbassano la competitività delle merci ita-

L'economia italiana

17

liane sui mercati internazionali, quali: la scarsa attività di ricerca, le inefficienze delle reti

infrastrutturali e la scarsa concorrenza nei settore dei servizi che produce costi più elevati

per le imprese industriali.

Per quanto concerne l’offerta di lavoro, nei prossimi anni comincerà a manifestarsi con

più evidenza la riduzione della popolazione in età lavorativa (si veda l’approfondimento

nel paragrafo successivo), che dovrebbe avere luogo anche nell’ipotesi che si mantenga-

no gli attuali flussi di immigrazione. Mentre tale fenomeno pone dei problemi in termini di

sostenibilità prospettica dei sistemi pensionistici, esso favorisce anche il miglioramento

degli indicatori del mercato del lavoro. In particolare, il tasso di occupazione, misurato

dal rapporto tra l’occupazione e la popolazione attiva, e il tasso di partecipazione, misu-

rato dall’offerta di lavoro sulla popolazione attiva, cresceranno più velocemente non solo

per un effetto aritmetico, ma anche per le caratteristiche, in termini di tasso di partecipa-

zione al mercato del lavoro, delle classi di età poste agli estremi. Ad esempio, tenderanno

a uscire fasce numerose di popolazione femminile anziana caratterizzata da bassi tassi di

partecipazione e occupazione e entreranno coorti meno numerose di giovani donne, ma

con una più elevata propensione a partecipare al mercato del lavoro.

Nel 2006, quindi, il tasso di occupazione potrebbe salire vicino al 60% (ancora lontano

dal 70% auspicato dal Consiglio Europeo di Lisbona per il 2010) e quello di disoccupazio-

ne scendere al 7.6%, un livello storicamente e, soprattutto, strutturalmente molto basso

per il nostro paese.

Anche se il tasso di disoccupazione indicato sembra all’apparenza sufficientemente eleva-

to da indicare l’esistenza di una riserva di manodopera da poter impiegare, esso nascon-

de realtà locali nelle quali il vincolo alla crescita derivante dalla scarsità di offerta di lavo-

ro sarà sempre più stringente. Il tasso di disoccupazione medio italiano riflette infatti una

disoccupazione più elevata nelle regioni meridionali a fronte di situazioni di piena occupa-

zione in alcune importanti aree industriali del Nord, fenomeno che già negli ultimi anni

sta alimentando crescenti flussi migratori interni.

Inoltre, col procedere degli anni l’aumento dei tasso di partecipazione non sarà più suffi-

ciente a compensare gli effetti demografici portando ad una situazione di offerta di ma-

nodopera sempre più carente.

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

18

1.3 LE PROSPETTIVE DEMOGRAFICHE

L’evoluzione demografica rappresenta una delle principali determinanti del trend di svi-

luppo economico di un paese.

Sul piano esplicativo le ragioni che sottendono alla relazione fra dinamiche demografiche

e crescita economica sono piuttosto evidenti: una maggior crescita della popolazione si-

gnifica da un lato, maggiori bisogni da soddisfare quindi maggior domanda, dall’altro lato

una maggior offerta di manodopera.

Da questo punto di vista l’Italia rientra indubbiamente fra i paesi meno dinamici del mon-

do sul piano demografico e certamente anche sul piano economico non ha evidenziato

negli ultimi 10 anni uno sviluppo particolarmente rapido, anche se ciò non è da imputare

solamente all’evoluzione demografica. Sul piano previsivo, in particolare nel medio-lungo

termine, è pertanto importante capire come si muoveranno le dinamiche demografiche.

Da diversi anni, l’espansione delle popolazione è sostanzialmente alimentata dai flussi

immigratori netti (differenza fra immigrati ed emigrati), la cui entità è risultata negli ul-

timi anni intorno ai 150 mila individui all’anno. Essi hanno compensato un saldo naturale

leggermente negativo, consentendo una crescita della popolazione nell’ordine dei

100/120 mila individui l’anno (intorno allo 0.2%). Tuttavia nei prossimi anni, come me-

glio spiegato in seguito, ci si attende una diminuzione della popolazione in età riprodutti-

va, i cui effetti negativi sul tasso di natalità saranno sempre più pesanti e condurranno, in

presenza di flussi di immigrazione dall’estero pari a quelli attuali, verso un inevitabile calo

della popolazione.

DINAMICA NATURALE DELLA POPOLAZIONE. Come noto l’Italia ha un tasso di nata-

lità molto ridotto, fattore che è alla base della bassa dinamica demografica. La condizione

necessaria (fermi restando gli altri parametri demografici: saldo migratorio con l’estero e

tasso di mortalità) per mantenere almeno stabile la popolazione è la generazione di al-

meno due figli per donna, mentre, in Italia, tale rapporto è attualmente pari a 1.2. Stori-

camente il tasso di natalità ha avuto un tracollo nel corso degli anni 70 (vedi figura 1.4),

che ha posto fine al cosi detto baby boom degli anni 60: se nel corso degli anni 60 veni-

vano generati quasi un milione di bambini all’anno, dal 1975 questo numero si quasi di-

mezzato.

Il saldo naturale della popolazione negli ultimi 10 anni è risultato solo leggermente nega-

tivo, grazie all’allungamento della vita media che ha ridotto in tasso di mortalità. Nel

corso dei prossimi anni, tuttavia, questo equilibrio verrà inevitabilmente spezzato.

L’attuale ritmo di nascite è sostenuto dall’elevato numero di individui in età riproduttiva

(che sono nati nel corso del baby boom degli anni 60) che ha in buona parte compensato

la riduzione del tasso di natalità. Nei prossimi anni tuttavia questa generazione di indivi-

dui invecchierà, uscendo progressivamente dal periodo di vita fertile. Pur frenato da un

L'economia italiana

19

ulteriore allungamento della vita media, l’entità del fenomeno è tale da rende inevitabil-

mente e pesantemente negativo il contributo del saldo naturale alla dinamica demografi-

ca futura.

RUOLO DEL SALDO MIGRATORIO. Negli ultimi anni l’immigrazione dall’estero ha

compensato la negatività del saldo naturale consentendo, una sia pur debole, crescita

della popolazione. Tuttavia, nell’ipotesi in cui le dimensioni del saldo migratorio dovesse-

ro rimanere quello attuale (come riteniamo probabile), esse non sarebbero più sufficienti

a compensare il peggioramento atteso del saldo naturale nei prossimi decenni, portando

ad un progressivo declino della popolazione (figura 1.5).

Ovviamente flussi di immigrazione più consistenti rispetto a quelli attuali possono rallen-

tare o addirittura sovvertire entrambe queste tendenze. E’ comunque evidente come in

nocciolo del problema diventerà sempre più di natura politica. Infatti, il numero di immi-

granti che affluiranno in Italia nei prossimi anni dipenderà dalla politica più o meno re-

strittiva che il Governo italiano deciderà di adottare. E evidente che una politica partico-

larmente lasca potrebbe portare ad un afflusso di immigrati assai ingente e tale da sov-

vertire l’evoluzione dello sviluppo demografico qui indicato. D’altro canto una politica par-

ticolarmente restrittiva potrebbe determinare un fenomeno opposto.

La riduzione delle nascite avvenuta negli anni 70 non ha ancora inciso in misura significa-

tiva sull’offerta di manodopera. Anzi, è probabile che negli ultimi 20 anni il rinvio o la ri-

nuncia alla procreazione abbia contribuito all’aumento del tasso di partecipazione femmi-

nile contribuendo così all’aumento dell’offerta di manodopera. Quest’ultima è stata ali-

mentata dall’ingresso nel mondo del lavoro dei baby bommers (ovvero delle generazioni

nate negli anni ‘60 e primi anni ‘70), tuttavia questo fenomeno si è ormai esaurito e

l’offerta di manodopera non di immigrazione verrà alimentata d’ora in poi dalle, ben più

ridotte, generazioni nate dopo la metà degli anni 70.

Anche da questo punto di vista la dinamica dell’offerta di lavoro in Italia dipenderà so-

prattutto dell’immigrazione.

In sintesi, la “bomba demografica” innescata dal calo delle nascite registrato negli anni

70 sta progressivamente deflagrando. Negli ultimi 25 anni gli effetti si sono limitati ad

una netta riduzione della popolazione in età scolare e dunque senza effetti particolarmen-

te rilevanti sul piano economico. Da ora in poi però l’onda depressiva determinata dal ca-

lo demografico inizierà ad investire le fasce di età mediane, le più rilevanti sul piano eco-

nomico.

Le due figure di seguito riportate consentono di descrivere efficacemente quanto detto.

Nella prima si possono notare gli effetti del calo del tasso di natalità avvenuto negli anni

70 sulla struttura per età della popolazione; nella seconda le conseguenze in termini di

riduzione della numerosità della popolazione nei prossimi decenni.

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

20

Fig. 1.3 Struttura per età della popolazione italiana, 2001 (migliaia) (fonte ISTAT)

0

200

400

600

800

1000

1200

0 10 20 30 40 50 60 70 80 >89

Fig. 1.4 Previsioni della popolazione italiana (milioni) ( fonte ISTAT)

57.4

57.6

57.8

58

58.2

58.4

58.6

58.8

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 201012

12.5

13

13.5

14

14.5

15

Dai 25 ai 40 anni (scala des.) TOTALE

L’economia italiana

21

1.4 LA COMPETITIVITÀ DELL’INDUSTRIA ITALIANA

In questo paragrafo analizzeremo le prospettive di crescita dell’industria manifatturiera

italiana, settore di particolare importanza sia nel determinare la crescita economica com-

plessiva, sia come comparto di attivazione, attraverso le sue scelte di investimento, della

domanda di manufatti cementizi.

Il 2003 si è confermato un anno assai dif-

ficile per l’industria manifatturiera italia-

na, che ha visto l’attività produttiva accu-

sare un calo (pari all’1.3%, a prezzi co-

stanti) per il terzo anno consecutivo e la

redditività operativa scendere a livelli di

minimo storico. L’attuale crisi si configura

pertanto come una delle più lunghe degli

ultimi trent’anni, non solo in termini di

crescita, ma anche di redditività; solo il

sostegno offerto dai bassi tassi

d’interesse ha infatti impedito che la red-

ditività del capitale proprio crollasse sotto

i livelli del 1993.

Le più recenti informazioni congiunturali

mostrano peraltro un quadro ancora for-

temente incerto nei primi mesi del 2004,

con la produzione industriale italiana che

appare più in difficoltà ad agganciare la

ripresa in atto sui mercati internazionali,

anche rispetto al complesso dei paesi

dell’area Uem (si veda la Fig. 1.5),

anch’essi penalizzati dal cambio forte.

In presenza di un andamento deludente

della domanda interna, che ha scontato il

forte calo degli investimenti, anche nel

2003 l’industria italiana ha continuato ad

essere penalizzata da un contributo nega-

tivo del commercio con l’estero, pari a

quasi un punto percentuale, soffrendo di

una perdita di quote sia sui mercati esteri

che su quello interno (Fig. 1.6).

Le recente evoluzione delle quote italiane è condizionata dalla composizione geografica e

settoriale del nostro export. I produttori italiani detengono infatti buone posizioni di merca-

Fig. 1.5 Evoluzione della produzione industriale (media mobile a tre mesi, 1995=100)

95

105

115

125

135

145

1/95 7/96 1/98 7/99 1/01 7/02 1/04

Mondo

Uem

Italia

Fig. 1.6 Evoluzione delle quote italiane sul mercato interno e su quelli esteri

(indici 1995=100; prezzi costanti)

65

70

75

80

85

90

95

100

105

110

90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08

Quote interno Quote estero

PROMETEIA-ASSOBETON giugno 2004

22

to soprattutto nelle aree geografiche a minore dinamica - Uem ed altri paesi dell’Europa

Occidentale - o di dimensioni economiche ridotte, quali i paesi dell’Europa Centro Orienta-

le. Parallelamente, i settori che costituiscono i punti di forza del Made in Italy presentano

una bassa dinamica della domanda mondiale e ricoprono peraltro un ruolo non di primo

piano sul commercio mondiale di manufatti.

Tali elementi non sono tuttavia sufficienti a spiegare interamente l’erosione delle quote

italiane sui mercati mondiali. Negli ultimi anni, l’evoluzione delle esportazioni italiane è

infatti sempre risultata inferiore alla domanda estera, evidenziando l’incapacità

dell’industria italiana di tenere il passo con lo sviluppo del commercio internazionale.

L’industria italiana è stata sicuramente penalizzata negli ultimi anni dall’emergere sui

mercati internazionali di nuovi produttori, specializzati in molti dei settori di punta del no-

stro export, che hanno conquistato quote rilevanti sui mercati esteri (Fig. 1.7), anche per

aver beneficiato degli intensi processi di delocalizzazione operati nei paesi a basso costo

del lavoro dalle imprese occidentali. Come si può notare nell’elenco dei paesi che risulta-

no “perdenti”, la pressione competitiva dei PVS ha investito anche gli altri paesi industria-

lizzati.

Nel corso del 2003, inoltre, le pressioni competitive subite dai produttori italiani sono sta-

te esacerbate dal forte indebolimento del dollaro - a cui molti paesi emergenti sono ag-

ganciati -, che ha reso ancora più vantaggiose le loro produzioni.

In presenza di un euro che non mostrerà scivolamenti di rilievo, l’ambiente competitivo si

Fig. 1.7 – Variazione delle quote a prezzi correnti sul commercio internazionale nel pe-riodo 1993-2001

Paesi “vincenti”

0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5

India

Romania

Irlanda

Turchia

Ungheria

Messico

Repubblica Ceca

Polonia

Spagna

Cina

Paesi “perdenti”

-2.0 -1.5 -1.0 -0.5 0.0

USA

Russia

Francia

Hong Kong

Svizzera

Regno Unito

Italia

Olanda

Germania

Giappone

L’economia italiana

23

manterrà estremamente selettivo anche nel periodo di previsione, portando il recupero

dell’attività produttiva a mostrarsi più graduale rispetto a quanto sperimentato in altre fasi

cicliche. Dopo un 2004 ancora debole - soprattutto a causa di un inizio d’anno deludente

e di una fiducia ancora depressa di famiglie ed imprese - il ritmo di crescita della produ-

zione manifatturiera si manterrà infatti inferiore al 2% anche nel medio termine, consen-

tendo di ripianare la flessione subita fra il 2001 ed il 2003 solo nel corso del 2006.

Occorrerà, infatti, del tempo affinché le imprese italiane riescano a riposizionare la pro-

pria offerta e si diffondano nel tessuto produttivo italiano strategie in grado di contrasta-

re con successo le nuove sfide poste dall’ambiente competitivo: da una migliore capacità

di presidio e controllo delle fasi a valle della distribuzione, ad adeguate politiche di brand

e comunicazione, ad un rafforzamento dell’attività innovativa su prodotti e processi.

Le imprese italiane intensificheranno inoltre il processo di diversificazione degli sbocchi

commerciali, aumentando gli sforzi di penetrazione nell’area asiatica – che nell’ultimo

biennio ha sostenuto la crescita del commercio mondiale – dopo quelli attuati con succes-

so negli ultimi anni sui mercati dell’Europa centro orientale, del Medio Oriente e nord A-

frica, oltreché, per alcuni segmenti produttivi, del nord America. Ciò dovrebbe consentire

alle esportazioni destinate ai paesi non Ue di superare le vendite dirette ai mercati Ue nel

corso del prossimo quinquennio.

La diversificazione degli sbocchi commerciali, la diffusione di nuovi comportamenti stra-

tegici ed una domanda mondiale in miglioramento, anche in segmenti e paesi più favore-

voli alle specificità del Made in Italy, consentiranno alle esportazioni italiane di tornare a

crescere a ritmi prossimi al 4.5% (a prezzi costanti) nel medio termine. Ciò nonostante il

contributo del commercio con l’estero continuerà a mostrarsi negativo per il complesso

Tab. 1.3 – Industria manifatturiera italiana: quadro di Sintesi

2002 (1) 1998-'01 2002 2003 2004 2005-'08

Produzione 835 876 1.6 -1.4 -1.3 0.6 1.9Importazioni 212 921 7.0 0.7 -0.8 4.1 5.6Esportazioni 255 066 5.0 -0.8 -3.7 2.6 4.6

Disponibilità interna 793 731 1.9 -1.1 -0.4 1.0 2.1

Domanda 756 758 2.4 -0.3 -1.3 0.8 2.0

Saldo commerciale (1) 39 593 42 145 34 922 33 585 32 867

Indici di bilancio

Redditività della gest. caratteristica (ROI) 8.6 8.0 7.0 6.5 7.6Redditività del capitale proprio (ROE ) 9.3 6.5 5.1 4.2 6.0

(1) milioni di euro

tassi di variazione m.a. a prezzi costanti

PROMETEIA-ASSOBETON giugno 2004

24

del manifatturiero, impedendo all’attivo commerciale di riportarsi ai livelli di inizio decen-

nio. Anche sul mercato interno proseguirà infatti il processo di erosione delle quote italia-

ne da parte delle produzioni realizzate all’estero, portando le importazioni a svilupparsi

più rapidamente della domanda interna quest’anno, dopo un 2004 ancora debole, do-

vrebbe recuperare tassi di crescita prossimi al 2% (a prezzi costanti), sostenuta da un

nuovo ciclo di investimenti e di beni durevoli.

La ripresa degli investimenti sarà trainata dalla necessità di migliorare la competitività del

sistema italiano. Ciò porterà ad intensificare gli investimenti dedicati all’ICT, fondamentali

per supportare le innovazioni organizzative; ai beni utilizzati nella catena di confeziona-

Fig. 1.8 Determinanti delle variazioni dei livelli di attività

a) Contributi alla var. della produzione (var. % medie annue a prezzi costanti)

-2.0

-1.0

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

84-88 89-93 94-98 99-03 04-08

domanda int. comm. estero var % prod.

INMF

b) Consumi di beni durevoli (var. % medie annue a prezzi costanti)

INMF

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

7.0

8.0

9.0

10.0

84-88 89-93 94-98 99-03 04-08

c) Invest. in macch., attr. e mezzi di trasp. (var. % medie annue a prezzi costanti)

INMF

-2.0

-1.0

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

7.0

8.0

84-88 89-93 94-98 99-03 04-08

d) Domanda mondiale ed esportaz. italiane (var. % medie annue a prezzi costanti)

0.0

2.0

4.0

6.0

8.0

10.0

94-98 99-03 04-08

d.m. manufatti export

INMF

L’economia italiana

25

mento, trasporto e distribuzione, dalle macchine per imballaggio ai mezzi di trasporto; ol-

treché all’adeguamento infrastrutturale del paese, reti di trasporto, energia etc..

La crescita dei consumi di manufatti non mostrerà rilevanti accelerazioni rispetto al trend

attuale, dato un modello di spesa delle famiglie che si orienterà sempre di più verso i

servizi.

Dal lato finanziario, il processo di riposizionamento dell’industria italiana dovrà avvenire

in presenza di condizioni di autofinanziamento appesantite dalla negativa evoluzione della

redditività del triennio 2001-’03.

L’aumento dei debiti finanziari indotto dai maggiori investimenti in capitale fisso, dagli in-

vestimenti in ricerca, servizi al prodotto, reti di vendita, promozione e marketing, non

appare, comunque tale da generare forti tensioni, grazie ad un costo dell’indebitamento

che, seppure in crescita dal 2005 – per effetto di un graduale inasprimento della politica

monetaria - non comporterà un eccessivo appesantimento degli oneri finanziari.

In conclusione, riteniamo che un recupero della nostra industria sia possibile, ma che sia

legato non solo a reazioni collettive del sistema, ma anche a una maggiore diffusione del-

le strategie vincenti. Il problema attuale dell’industria è infatti anche un problema di di-

varicazione, tra chi ha trovato la strada giusta a fronte delle nuove sfide competitive e

chi invece si è attardato. La stessa distribuzione delle performance nel recente passato

sostiene questa tesi: anche nei momenti più difficili, come il recente triennio, si è indivi-

duato un numero notevole di imprese che hanno avuto brillanti risultati, cosa che indica

che le strategie vincenti sono presenti e diffuse, anche se tuttora non a sufficienza.

Le prospettive degli investimenti nel lungo termine

27

2. LE PROSPETTIVE DEGLI INVESTIMENTI NEL LUNGO TERMINE

2.1 QUADRO D’INSIEME

Il 2003 ha visto delinearsi una netta contrazione degli investimenti fissi lordi in Italia: la

flessione ha riguardato in modo particolare i macchinari ed i mezzi di trasporto, a fronte

di un settore delle costruzioni ancora in crescita. L’evoluzione congiunturale sfavorevole,

in particolare per quanto concerne il manifatturiero, e la fine degli incentivi fiscali della

legge Tremonti bis hanno prevalso sugli effetti positivi derivanti dai ridotti tassi di inte-

resse.

Nel 2004, le previsioni indicano una ripresa molto moderata delle spese per investimento

in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, seguita da un’accelerazione nel 2005. Il

graduale miglioramento della congiuntura economica dovrebbe portare a sbloccare le de-

cisioni di spesa delle imprese, motivate sopratutto dalla necessità di migliorare

l’efficienza delle funzioni aziendali per contrastare la forte concorrenza internazionale. Nel

medio termine si dovrebbe confermare il trend di crescita degli investimenti, pur in pre-

senza di un fisiologico rallentamento ciclico.

Il settore delle costruzioni ha rappresentato negli ultimi anni un sostegno alla crescita e-

conomica, la cui importanza è stata aumentata dalla debolezza del ciclo dell’economia

italiana ed, in modo particolare, del manifatturiero. Questa considerazione vale anche per

altri paesi industrializzati, che hanno beneficiato del favorevole andamento del mercato

immobiliare e, di riflesso, delle costruzioni, che negli ultimi anni ha attratto ingenti afflus-

si di capitali.

A ciò si sono aggiunti fattori più specifici, come, ad esempio, alcuni benefici fiscali quali

Tab. 2.1 Gli investimenti (var. %)

2002 2003 2004 2005 2006-'10

Investimenti fissi lordi 1.2 -2.1 1.3 3.2 2.8

Macchinari, attrezz. m. di trasp. -0.3 -5.0 1.0 4.6 3.2

Costruzioni 3.3 1.8 1.2 0.8 1.3

-Residenziale nuovo 5.8 4.0 1.8 0.8 -1.5

-Ristrutturazione residenziale 3.2 1.0 0.5 0.2 1.9

-Non residenziale per l'industria 0.7 -0.5 -1.0 -2.5 0.3

-Non residenziale, altri settori 1.5 1.3 0.5 0.5 1.0

-Genio civile 3.9 2.7 4.0 4.5 5.1

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

28

gli incentivi per la ristrutturazione delle abitazioni, l’abolizione dell’INVIM, la riduzione

della tassazione sulle transazioni di terreni edificabili e la legge Tremonti bis.

Lo sviluppo prospettico degli investimenti del settore delle costruzioni al 2010 si manterrà

complessivamente positivo, ma meno intenso rispetto al recente passato. Il Genio Civile

sarà probabilmente il settore trainante, a fronte di una crescita limitata dell’edilizia non

residenziale e di una flessione negli ultimi anni del decennio delle nuove abitazioni.

Nei paragrafi che seguono verranno analizzati con maggior dettagli i singoli comparti del-

le costruzioni.

2.2 EDILIZIA RESIDENZIALE

L’attuale fase di ripresa dell’edilizia residenziale di nuova costruzione fa seguito alla re-

cessione della parte centrale degli anni ’90, che ha pochi riscontri in altri campi di attività

economica. Un andamento dell’economia tutt’altro che brillante, tassi di interesse elevati

e prezzi reali degli immobili in calo (anche a causa della precedente bolla speculativa de-

gli anni 80) hanno determinato una dinamica recessiva che è durata ininterrottamente

dal 1993 fino al 1999 (-25% la flessione complessiva), anno in cui sono finalmente emer-

si i primi segnali di un nuovo ciclo espansivo.

La ripresa della produzione di nuove abitazioni è stata anticipata da una forte accelera-

zione dei volumi scambiati sul mercato immobiliare, che negli ultimi anni si è riflessa an-

Fig. 2.1 Onerosità dell’acquisto di una nuova abitazione (indici 1989=100, fonte ANCE)

70

80

90

100

110

120

130

140

1989 1991 1993 1995 1998 2000 2002 2003

Numero di annualità di reddito Rata mutuo, per finanziare il 50% del valore di acquisto

Le prospettive degli investimenti nel lungo termine

29

che sui prezzi delle abitazioni, tornati a crescere anche in termini reali. In base ai dati del

Ministero degli Interni, il numero di transazioni nel 2002 ha raggiunto le 750 mila unità

contro le 576 mila del 1998 (erano meno di 500 mila nei primi anni 90). La vivacità del

mercato immobiliare (che coinvolge anche i contratti di locazione) ha rappresentato un

elemento di fondamentale importanza per l’apertura di una nuova fase di sviluppo

dell’offerta di nuove abitazioni.

Più in generale, l’insieme dei fattori che possono essere chiamati in causa per spiegare la

ripresa della produzione di nuove abitazioni nell’ultimo quinquennio può essere sintetizza-

to in questi punti:

1) Maggior facilità di accesso all’acquisto dell’abitazione. Si tratta certamente del fattore

di maggior importanza. La crescita del reddito disponibile delle famiglie, insieme alla ri-

duzione in termini reali dei prezzi degli immobili che ha avuto luogo nel corso degli anni

‘90 ha migliorato progressivamente le possibilità d’accesso all’acquisto dell’abitazione.

Inoltre, la riduzione dei tassi di interesse avvenuta dopo l’ingresso dell’Italia nell’Uem e la

maggior concorrenza nel mercato dei mutui hanno agevolato le possibilità di acquisto dal

punto di vista della copertura finanziaria. Anche se negli ultimi anni i prezzi delle abita-

zioni hanno segnato crescite superiori rispetto al reddito disponibile, le condizioni dal lato

del credito sono rimaste favorevoli.

2) Inadeguatezza qualitativa del patrimonio abitativo esistente. Sebbene lo stock di abi-

tazioni risulti quantitativamente sufficiente per sopperire alle necessità abitative del pae-

se, esso non lo è dal punto di vista qualitativo. Ed è appunto la ricerca di abitazioni più

confacenti alle proprie necessità che spinge le famiglie italiane a cambiare abitazione e

che giustifica una produzione di nuove abitazioni superiore all’incremento del numero dei

nuclei familiari. Le principali agenzie di intermediazione immobiliare concordano

nell’affermare che la scarsità di unità abitative di qualità rappresenta attualmente

l’elemento di maggior criticità ai fini di un miglior incrocio tra domanda ed offerta.

3) Aumento dei flussi migratori interni. Negli ultimi anni i flussi migratori interni dal Sud

al Nord, pur non tornando ai livelli degli anni 60, sono divenuti comunque ingenti, crean-

do localmente una penuria di abitazioni.

4) Aumento della popolazione nelle fasce di età intermedie. A fronte di una dinamica de-

bole della popolazione complessiva, è aumentata significativamente nella seconda parte

degli anni 90 la dimensione della fascia di età compresa tra i 30 ed i 40 anni (vale a dire

le persone nate nel baby boom degli anni 60) che rappresenta la fascia di età nell’ambito

della quale solitamente le condizioni economico finanziarie delle famiglie iniziano a con-

sentire l’acquisto dell’abitazione.

5) Provvedimenti di natura fiscale. Ad esempio l’abolizione dell’INVIM o la parziale detas-

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

30

sazione dei trasferimenti dei terreni edificabili (attraverso la rivalutazione dal valore di

base su cui calcolare la plusvalenza realizzata).

6) Scarsa attrattività delle altre forme di investimento. Gli investimenti in titoli a reddito

fisso garantiscono rendimenti ben più modesti rispetto ai primi anni 90, mentre la Borsa

ha registrato fino a qualche mese fa pesanti rovesci. Anche la crescita dei fondi immobi-

liare ha contribuito ad incanalare risorse finanziarie verso il “mattone”.

7) Gli incentivi alla ristrutturazione. Per quanto possa apparire strano gli incentivi alla ri-

strutturazione hanno stimolato anche la produzione di nuove abitazioni. Infatti, sul piano

legale, operazioni di demolizione e ricostruzione (anche con modificazioni della distribu-

zione volumetrica e dell’area di sedime) rientrano nel novero delle fattispecie coperte da-

Fig. 2.2 Transazioni immobiliari residenziali (migliaia)

Fig. 2.3 Concessioni a edificare, residenziale (indici trimestrali)

300

350

400

450

500

550

600

650

700

750

800

1985 1988 1991 1994 1997 2001

80

85

90

95

100

105

110

1994 1996 1998 2000 2002

Fig. 2.4 Investimenti in ristrutturazione residenziale (Indice 1990=100)

Fig. 2.5 Investimenti in nuove abitazioni (indice 1990=100)

70

80

90

100

110

120

130

140

150

160

1980 1986 1992 1998 2004 201070

75

80

85

90

95

100

105

110

115

1980 1986 1992 1998 2004 2010

Le prospettive degli investimenti nel lungo termine

31

gli incentivi, anche se dal punto di vista puramente edilizio non sono diversi dai nuovi

edifici. In questo senso, la recente proroga degli incentivi per due anni, dovrebbe risulta-

re particolarmente stimolante proprio per questo tipo interventi che richiedono tempi rea-

lizzativi maggiori rispetto alle ristrutturazioni “leggere”.

Tutto ciò ha prodotto un forte sviluppo del mercato immobiliare sia in termini di transa-

zioni (aumentate del 50% circa fra il 1995 ed il 2002) sia di prezzi, creando condizioni

oggettivamente molto favorevoli per i costruttori (la percentuale di fallimenti fra le im-

prese di costruzioni è attualmente un quarto di quella registrata a metà degli anni 90).

Nell’esaminare le prospettive dell’edilizia residenziale nuova è necessario distinguere il

breve dal lungo termine. Nel breve è probabile che almeno una parte dei fattori positivi

che abbiamo indicato, in particolare tassi di interesse e incentivi fiscali, possa permanere

contribuendo a sostenere l’attività edilizia. Nel medio termine, tuttavia, l’effetto negativo

delle dinamiche demografiche (in particolare il calo della popolazione nelle fasce di età

centrali) dovrebbe creare le condizioni per un arretramento dei livelli di attività nella se-

conda parte del decennio, anche se la crescente richiesta di abitazioni di “qualità” (quindi

nuove) attenuerà la flessione.

Per quanto concerne il comparto della ristrutturazione, si registra già da qualche tempo

un’attenuazione del forte sviluppo che ha caratterizzato il settore negli ultimi anni.

L’elevato livello di attività registrato dal settore della ristrutturazione negli ultimi anni

(sono circa 1.8 milioni le abitazioni ristrutturate con incentivi dal 1998 ad oggi) dovrebbe

comunque portare ad un rallentamento nel breve termine, pur attenuato dal manteni-

mento degli incentivi fiscali (fino alla fine del 2006). Nella seconda parte del decennio

l’attività potrebbe ugualmente manifestare segnali di ripresa, determinati dal progressivo

invecchiamento di quella parte del patrimonio immobiliare costruito a cavallo degli anni

60 e 70.

2.3 L’EDILIZIA NON RESIDENZIALE

Dopo la forte caduta accusata nei primi anni 90, legata alla inusuale combinazione di ele-

vati tassi di interesse e recessione economica, l’edilizia non residenziale ha evidenziato

una dinamica favorevole a partire dal 1994. Essa è fondamentalmente legata ai seguenti

fattori:

1) lo sviluppo produttivo: dal 1994 al 2001 il PIL italiano è risultato in espansione, ad

un tasso medio annuo del 2.2% (2.8% la produzione industriale).

2) Gli incentivi fiscali: gli investimenti da parte delle imprese sono stati sostenuti da

provvedimenti di sostegno, quali la legge Visco e la legge Tremonti. Questi prov-

vedimenti hanno inciso in modo rilevante anche sul profilo evolutivo, in particolare

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

32

la prima legge Tremonti ha fortemente condizionato il profilo evolutivo degli inve-

stimenti nella parte centrale degli anni ‘90, portando ad anticipare programmi di

investimento nel periodo coperto dagli incentivi, e rallentandone poi la crescita

negli anni successivi.

3) Lo sviluppo del mercato immobiliare: parte dei fattori che hanno sostenuto la cre-

scita del mercato delle abitazioni (vedi precedente paragrafo), hanno agito anche

sul mercato degli immobili per altre destinazioni. Ciò vale in modo particolare per

quelle tipologie di immobili che possono facilmente essere convertite da uso abita-

tivo ad altri usi e viceversa (come gli uffici o i negozi) e gli edifici industriali di di-

mensioni standard che possono facilmente ospitare attività produttive diverse.

4) La riduzione dei tassi di interesse, che ha avuto luogo dopo l’ingresso dell’Italia

nell’Uem, che analogamente a quanto è accaduto per il residenziale, ha reso meno

oneroso il finanziamento degli investimenti.

5) La detassazione dei trasferimenti onerosi dei terreni edificabili.

Parte di questi fattori stanno però perdendo efficacia. La crescita economica, dopo il bril-

lante andamento del 2000, ha perso progressivamente slancio, sfiorando nel 2003 la re-

cessione, e gli incentivi della legge Tremonti bis si sono conclusi col 2002.

D’altro canto nel 2003 si è assistito ad un’ulteriore flessione dei tassi di interesse, scesi a

livelli storicamente molto bassi (quelli a breve sono addirittura negativi in termini reali),

che, sul piano finanziario, ha rappresentato uno stimolo non indifferente per gli investi-

menti.

Fig. 2.6 Investimenti in edilizia Industriale (indice 1990=100)

Fig. 2.7 Investimenti in edilizia non residenziale, altri settori (indice 1990=100)

70

75

80

85

90

95

100

105

110

115

1980 1986 1992 1998 2004 201070

75

80

85

90

95

100

105

110

115

1980 1986 1992 1998 2004 2010

Le prospettive degli investimenti nel lungo termine

33

Il rallentamento della crescita economica è in gran parte legato al comparto industriale

(paragrafo 1.4, Capitolo 1), in recessione per tre anni di seguito, mentre il resto

dell’economia (in particolare servizi e costruzioni) continua comunque a crescere. Tale di-

varicazione avrà probabilmente conseguenza sulla dinamica degli investimenti in edilizia

non residenziale che presentano dinamiche divergenti a seconda che siano indirizzati al

settore industriale (circa il 50% del totale in termini di volume) o agli altri comparti eco-

nomici. L’indagine ANCE presso le imprese associate segnala, infatti, giudizi prevalente-

mente negativi circa la domanda proveniente dai settori industriale ed agricolo, mentre

accade il contrario per il terziario e la distribuzione. Essa segnala inoltre una situazione

peggiore al Nord (dove si concentra l’industria manifatturiera italiana) rispetto al Centro-

Sud.

Nelle nostre previsioni il settore industriale dovrebbe riuscire a trarre beneficio dalla ri-

presa del commercio mondiale (i cui segnali si stanno già manifestando), ma a condizio-

ne di essere in grado di modificare significativamente le proprie strategie competitive.

Inoltre, anche in questa ipotesi, lo sviluppo produttivo non risulterà comunque partico-

larmente elevato, nel 2010 la produzione industriale risulterà solo del 7% superiore a

quella del 2000 in termini reali. Inoltre, le considerazioni svolte nel Capitolo 1 inducono a

prevedere che ciò verrà realizzato soprattutto attraverso una concentrazione della produ-

zione industriale nei segmenti di mercato di maggior valore e qualità per sfuggire alla

concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro, il che significa che l’aumento produttivo

in termini puramente fisici (peso, volume,..) risulterà probabilmente inferiore.

Se si considera inoltre che il livello degli investimenti in edilizia non residenziale destinato

all’industria ha recentemente raggiunto, per effetto dei fattori precedentemente citati

(tassi di interesse, incentivi fiscali ecc..), livelli elevati appare evidente come gli spazi per

ulteriori incrementi risultino esigui.

Fig. 2.8 % Grande distribuzione sul totale punti vendita, 2002 (grocery)

Fig. 2.9 M2 Grande distribuzione per 1000 abitanti, 2002 (grocery)

0 20 40 60 80

SLOVENIAPOLONIA

UNGHERIAPORTOGALLO

IRLANDAITALIA

GRECIASPAGNA

GRAN BRETAGNASVIZZERA

BELGIOFRANCIA

FINLANDIAGERMANIA

AUSTRIASVEZIA

NORVEGIADANIMARCAPAESI BASSI

60 160 260

CAMPANIALIGURIAPUGLIASICILIA

VALLE D'AOSTABASILICATA

LAZIOTOSCANA

TRENTINO AAMOLISE

CALABRIATOTALE

EMILIA ROMAGNAPIEMONTE

SARDEGNAUMBRIAMARCHE

LOMBARDIAABRUZZO

VENETOFRIULI VENEZIA GIULIA

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

34

Va inoltre considerato come gli investimenti in fabbricati rientrino generalmente

nell’ambito di quelli volti all’ampliamento della capacità produttiva, mentre le strategie

competitive che le imprese industriali italiane dovranno necessariamente mettere in

campo sono di altra natura. In altri termini, le imprese italiane “vincenti” nei prossimi

anni investiranno più in tecnologia, comunicazione e logistica e meno in fabbricati. Pre-

vediamo pertanto una flessione degli investimenti in fabbricati industriali nei prossimi an-

ni, pur rallentata dal permanere di una situazione ancora abbastanza favorevole dal lato

dei tassi bancari (per i quali si attendono incrementi comunque limitati).

Diversa la situazione per quanto concerne gli investimenti destinati ad altre attività eco-

nomiche. In particolare appaiono piuttosto promettenti gli investimenti in strutture dedi-

cate alla distribuzione e alla logistica. Quest’ultimo comparto, in particolare, presenta

buone prospettive indotte dalla crescente importanza strategica dei fattori che possono

migliorare la capacità delle imprese di presidiare con tempestività i mercati.

Il settore della distribuzione è stato interessato nel corso degli anni 90 dallo sviluppo del-

la GDO (grande distribuzione organizzata) che però risulta tuttora poco diffusa rispetto

alla maggior parte degli altri dell’Europa Occidentale, indicando un elevato potenziale di

sviluppo per il futuro, in particolare per quanto concerne le regioni meridionali.

Si segnala d’altro lato come i recenti mutamenti normativi che assegnano alle Ammini-

strazioni locali i poteri decisionali in materia possono creare ostacoli (come già accaduto

nel recente passato) di natura burocratico-amministrativa o di natura politica (opposizio-

ne da parte dei dettaglianti tradizionali). Riteniamo, tuttavia, improbabile che questi fat-

tori possano nel medio termine prevalere.

2.4 IL GENIO CIVILE

Nel 2003 si è registrata una crescita degli appalti pubblici pari al 55%, in termini di valo-

re, che si va ad aggiungere al +21% registrato nel 2002. Numeri di questa entità sem-

brerebbero suggerire un autentico boom degli investimenti in Opere Pubbliche a partire

da quest’anno.

In realtà, la crescita degli appalti, che è comunque un segnale positivo, è stata influenza-

ta in misura rilevante dai cambiamenti avvenuti nella normativa: in particolare, la ten-

denza all’accorpamento in un unico appalto delle fasi a monte dei lavori (progettazione,

espropri ecc..), ha generato un “effetto anticipazione” del momento dell’appalto rispetto

all’effettiva apertura dei cantieri. Per tale motivo è probabile che i tempi medi necessari

per “cantierare” i progetti appaltati nel corso del 2003 risultino più lunghi rispetto al pas-

sato. Questa ipotesi appare verosimile analizzando il quadro degli investimenti pubblici

dal lato della copertura finanziaria. Le stime dell’Ance indicano, infatti, una contrazione

pari a circa il 10% delle risorse che il bilancio pubblico mette a disposizione delle Opere

Pubbliche per il 2004. Pertanto, la possibilità di attivare le risorse finanziarie necessarie

Le prospettive degli investimenti nel lungo termine

35

sembra essere affidata a proventi straor-

dinari, come quelli derivanti da cartolariz-

zazioni e vendite di immobili, ai quali

nell’arco di due o tre anni dovrebbero so-

stituirsi, in misura consistente, fonti fi-

nanziarie generate da enti non compresi

nel Bilancio dello Stato (come la nuova

società Infrastrutture S.p.A.).

Un'altra leva importante per il finanzia-

mento delle opere infrastrutturali è rap-

presentata dal project finance, vale a dire

la possibilità che imprese private possano

partecipare al finanziamento di Opere

Pubbliche in cambio del rilascio di una

concessione per la gestione dei servizi ad esse connesse. Nel 2003 la percentuale degli

appalti in project finance ha raggiunto il 10% (corrispondente a circa 3.5 miliardi di eu-

ro), segno che questo strumento sta acquisendo un peso effettivo, sia pur generalmente

limitato ad opere per le quali siano chiaramente visibili le prospettive di redditività (par-

cheggi, impianti sportivi, autostrade, ecc..).

Allargando l’analisi, le prospettive di sviluppo del Genio Civile in Italia (ma anche in di-

versi altri paesi europei) sono condizionate, da un lato, dalla necessità di potenziare e

migliorare le reti infrastrutturali, che molto spesso risultano notevolmente carenti rispetto

alle necessità, dall’altro, dalla “scarsità” di risorse finanziarie, in particolare quelle pubbli-

che.

Per quanto concerne il primo punto, il caso più evidente è rappresentato dal settore dei

trasporti terrestri, in modo particolare delle reti stradali il cui sviluppo negli ultimi decenni

non ha assolutamente tenuto il passo con quello registrato dal traffico autoveicolistico. Vi

sono tuttavia anche altri ambiti nei quali è nettamente percettibile lo stato di insufficienza

della dotazione infrastrutturale del nostro paese: il settore elettrico (black-out dello scor-

so anno) e la rete idrica delle regioni meridionali ne sono un esempio.

Per quanto concerne il nodo finanziario, la sua importanza è apparsa evidente nel corso

degli ultimi 10 anni: fino al 1997 lo sviluppo degli investimenti nel settore del Genio Civile

è stato bloccato dalla necessità di ottemperare ai dettami di Maastricht. Successivamente

vi è stata una fase di rilancio, ma ora la tendenza da parte del deficit pubblico, al netto

delle una tantum, a travalicare i limiti definiti dai Trattati Uem sta di nuovo imponendo

un maggior rigore nella spesa pubblica, sia pur molto meno stringente rispetto agli anni

che hanno preceduto l’ingresso dell’Italia nell’area euro.

Occorre sottolineare come nel corso degli anni vi sia stata una progressiva tendenza a

Fig. 2.10 Appalti pubblici (variazioni percentuali in valore)

-20

-10

0

10

20

30

40

50

60

1994 1997 2000 2003

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

36

“svincolare” singole tipologie di investimenti pubblici rispetto all’area di competenza del

Bilancio dello Stato, come è accaduto ad esempio, per energia elettrica, telecomunicazio-

ni e in parte per le ferrovie. Anche se non si può certo affermare che i processi di priva-

tizzazione siano stati messi in campo a questo scopo, il passaggio di queste Public Utility

dal settore pubblico a quello privato ha di fatto modificato il pattern di finanziamento dei

loro investimenti, e non necessariamente in senso favorevole. Il fatto che gli investimenti

in questi settori rispondano ora ad una logica tipica dell’impresa privata può aver effetti

espansivi (come accaduto nel settore delle TLC negli anni ‘90), ma a volte anche restritti-

vi. Il caso del settore elettrico ne è un esempio: quando le imprese di gestione erano

pubbliche, esisteva, di fatto, una garanzia circa lo sviluppo della capacità di generazione

elettrica coerente con quello della domanda; ora non è più così. Anzi, l’effetto combinato

del tetto posto alla capacita ENEL e delle incertezze circa i mutamenti dell’assetto del

mercato (in particolare per quanto concerne la formazione dei prezzi) hanno di fatto bloc-

cato negli ultimi anni gli investimenti.

Il progressivo svincolamento degli investimenti in opere del Genio Civile rispetto al bilan-

cio pubblico dovrebbe continuare anche in futuro, questa volta proprio allo scopo di ren-

derne il finanziamento indipendente rispetto agli “incerti destini” della finanza pubblica.

La creazione di società di diritto privato, come Patrimonio S.p.A. e Infrastrutture S.p.A.,

rientra in questa logica, così come il project finance e le partnership pubblico-privato.

Queste iniziative, che di fatto tendono a sottrarre parte degli investimenti in opere del

Genio Civile alla sfera di competenza del Bilancio dello Stato, vengono generalmente vi-

ste come un allentamento dei vincoli di finanziamento, e dunque in chiave assolutamente

positiva. La realtà potrebbe, tuttavia, rivelarsi non così favorevole.

Infatti, il passaggio dal finanziamento pubblico ad uno aperto al concorso dei privati non

significa semplicemente la rimozione di

un vincolo finanziario, ma il passaggio da

un modello di finanziamento ad un altro,

con esiti non necessariamente favorevoli,

come dimostra il recente caso del settore

elettrico. I capitali privati chiamati a fi-

nanziare le opere non sono soggetti ai

vincoli del Trattato di Maastricht o del

Patto di Stabilità, ma ciò non significa che

i privati possano e vogliano erogare risor-

se finanziarie con maggior prodigalità ri-

spetto all’operatore pubblico.

Ovviamente, se lo Stato fornisce garanzie

complete circa il rientro dei capitali privati

investiti, è probabile che ciò porti ad ab-

Fig. 2.11 Investimenti in opere del Genio Civile (indice 1990=100)

60

70

80

90

100

110

120

1980 1986 1992 1998 2004 2010

Le prospettive degli investimenti nel lungo termine

37

bondanti afflussi di risorse private, ma la presenza dello Stato come garante e/o come

co-finanziatore crea di fatto una sorta di “debito pubblico dilazionato”, che potrebbe pe-

sare negativamente sulle disponibilità finanziarie future da destinare agli investimenti.

Nel caso in cui invece i privati siano chiamati ad accollarsi effettivamente il rischio è evi-

dente che il loro atteggiamento risulterà considerevolmente prudente.

Nonostante questi vincoli, riteniamo probabile che la necessità e l’urgenza di un raffor-

zamento della rete infrastrutturale italiane prevalgano consentendo una significativa e

prolungata crescita degli investimenti nel Genio Civile.

Questi, alla fine di questo decennio, dovrebbero risultare di oltre il 10% superiori a quelli

registrati nel punto di massimo del ciclo di espansione della seconda metà degli anni ‘80.

Il settore dei manufatti cementizi

39

3. IL SETTORE DEI MANUFATTI CEMENTIZI

In questo capitolo è analizzato il settore dei manufatti cementizi dal punto di vista pro-

duttivo. Nel primo paragrafo è stata stimata la sua dimensione complessiva; nel secondo

è analizzata la struttura dimensionale e geografica attraverso i dati dei censimenti 2001 e

1991; mentre nel terzo è presa in esame, anche in termini previstivi, l’evoluzione produt-

tiva.

3.1 I LIVELLI PRODUTTIVI

Generalmente i settori industriali vengono identificati in base ad un concetto di tipo mer-

ceologico (definito cioè in base a caratteristiche del prodotto). Accade però che spesso

queste definizioni non consentano una esatta corrispondenza tra il “settore” e l’insieme

delle imprese, quando parte di esse, spesso quelle di maggiori dimensioni, producono

anche altri beni. In questo caso, tuttavia, vi anche è un altro aspetto da considerare. Ge-

neralmente si tende a distinguere in modo netto i produttori di “materiale da costruzione”

rispetto alle “imprese di costruzioni”. Nel caso dei manufatti cementizi questa linea di

confine è, in molti casi, sfumata. Da un lato, vi sono produzioni standardizzate che pos-

sono essere indubbiamente classificate come “materiale da costruzione” (blocchi, massel-

li, lastre in fibrocemento, ecc..). Dall’altro, tuttavia, vi sono imprese il cui prodotto è di

fatto un opera edile grezza o addirittura completa. In questo caso la parte “manifatturie-

ra” rappresenta in sostanza una “fase” di un processo produttivo integrato nel quale la

realizzazione del materiale prefabbricato da assemblare non prescinde dalle caratteristi-

che dell’edificio nel quale verrà impiegato, ma anzi ne è una mera conseguenza.

In virtù di ciò abbiamo adottato una definizione del settore che includa anche le attività di

Tab 3.1 Quadro di sintesi, 2003

Valore Calcestruzzo Cemento

della produzione impiegato impiegato

(milioni di euro) (M3 x 1000) (Ton. X 1000)

Strutture prefabbricate 3 300 6 527 2 611

Tubi 370 3 050 965

Fibrocemento 208 1 030 326

Solai 1 042 4 169 1 320

Blocchi 154 1 520 481

Masselli 192 1 900 601

altro 56 550 174

Totale 5 323 18 746 6 478

PROMETEIA-ASSOBETON giugno 2004

40

costruzioni inerenti alla realizzazione di prefabbricati (purché ovviamente svolte dalla

stessa impresa che produce i manufatti).

Nel 2003 il settore ha prodotto manufatti cementizi corrispondenti a oltre 18 milioni di

metri cubi di calcestruzzo. Il valore dei manufatti risulta pari a circa 5.3 miliardi di euro

(includendo in questo dato anche le attività edili precedentemente indicate).

Il comparto delle strutture prefabbricate rappresenta circa il 67% del valore della produ-

zione, 35% in termini di impiego di calcestruzzo. Tale differenza deriva proprio dal valore

aggiunto derivante dalle attività di progettazione, trasporto e posa in opera dei prefabbri-

cati.

Il consumo di cemento di questo settore è stato stimato in circa 6.5 milioni di tonnellate

(15.3% dei consumi di cemento, di cui circa il 13% derivanti da acquisti diretti presso le

imprese produttrici, la restante quota acquistata attraverso il sistema distributivo).

3.2 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE E DIMENSIONALE

In base ai nuovi dati del Censimento dell’industria e dei servizi, il settore dei manufatti

cementizi contava al 2001 circa 30 mila addetti e 2105 imprese (i dati censuari permet-

tono di distinguere il comparto del fibrocemento che da solo conta 1078 addetti e 66 im-

prese).

Nel 1991 il settore contava 2908 imprese (di cui 212 nel comparto del fibrocemento) e

42704 addetti. La flessione nei 10 anni compresi fra le due rilevazioni censuarie si aggira

intorno al 27% in termini occupazionali e del 29% in termini di numero di imprese. La

dimensione media delle imprese è rimasta, sostanzialmente, invariata (da 14.5 a 14.3

addetti per impresa).

Poiché fra il 1991 ed il 2001 la produzione

del settore dei manufatti cementizi ha re-

gistrato una riduzione del 10% circa, ne

risulta un aumento della produttività del

lavoro (produzione pro capite) pari a circa

il 1.7% annuo.

La distribuzione territoriale della forza la-

voro impiegata (fig. 3.1) appare piuttosto

difforme rispetto al resto dell’industria

manifatturiera italiana, con una maggior

presenza relativa nel Mezzogiorno ed una

minore nel Nord-Ovest. Questa difformità

è facilmente spiegata dalla distribuzione

degli investimenti in costruzioni (che ri-

Fig. 3.1 Ripartizione geografica degli addetti (%)

10 20 30 40

Mezzogiorno

Centro

Nord Est

Nord Ovest

Industria Man. Cementizi

Il settore dei manufatti cementizi

41

sulta sostanzialmente simile a quella dei manufatti cementizi), confermando l’elevata im-

portanza strategica della vicinanza al luogo ove il manufatto cementizio viene impiegato,

a causa della elevata incidenza dei costi di trasporto.

Gran parte della forza lavoro appare concentrata in imprese di medie dimensioni (classi

Tab. 3.2 - Imprese nel settore dei manufatti cementizi, Censimento 2001

Classi dimensionali (n. di addetti)

1-5 6-15 16-50 50-199 >200 Totale

Nord Ovest 201 123 102 34 1 461

Nord Est 214 151 99 43 2 509

Centro 176 91 57 17 2 343

Mezzogiorno 457 214 90 30 1 792

TOTALE 1 048 579 348 124 6 2 105

Variazioni percentuali rispetto al 1991

Nord Ovest -18.0 -25.5 1.0 -20.9 -85.7 -17.8

Nord Est -34.6 -33.8 -25.6 -2.3 -60.0 -30.9

Centro -19.3 -42.4 -37.4 -22.7 0.0 -30.1

Mezzogiorno -16.6 -43.5 -41.2 -16.7 -66.7 -29.2

TOTALE -21.7 -37.7 -27.2 -14.5 -64.7 -27.6

Tab. 3.3 - Addetti nel settore dei manufatti cementizi, Censimento 2001

Classi dimensionali (n. di addetti)

1-5 6-15 16-50 50-199 >200 Totale

Nord Ovest 505 1 192 2 812 3 492 212 8 213

Nord Est 535 1 451 2 560 3 793 506 8 845

Centro 425 891 1 470 1 479 710 4 975

Mezzogiorno 1 067 1 973 2 294 2 601 242 8 177

TOTALE 2 532 5 507 9 136 11 365 1 670 30 210

Variazioni percentuali rispetto al 1991

Nord Ovest -27.8 -25.9 5.8 -1.8 -91.3 -25.1

Nord Est -37.9 -32.8 -25.9 5.5 -70.2 -24.9

Centro -28.7 -40.9 -35.6 -25.2 -22.8 -31.7

Mezzogiorno -27.9 -43.7 -43.5 -10.8 -66.6 -35.5

TOTALE -30.4 -37.3 -26.7 -5.6 -71.1 -29.3

PROMETEIA-ASSOBETON giugno 2004

42

da 16 a 49 addetti e da 50 a 199 addetti, Tab 3.4) che assorbono circa il 68% della ma-

nodopera, mentre limitata è la presenza di addetti nelle classi dimensionali estreme (me-

no di 5 e oltre 200 addetti, che contano circa il 13% della forza lavoro). Inoltre,

l’importanza delle classi dimensionali centrali ha registrato un incremento fra il 1991 ed il

2001, come evidenziato nella Tab. 3.3 dalla flessione percentuale minore rispetto al tota-

le registrato dalle classi di addetti centrali, in particolare quella da 50 a 199 addetti. La

presenza di realtà produttive di piccola o piccolissima dimensione appare sensibilmente

più diffusa nelle regioni meridionali, mentre al Nord la struttura produttiva tende a con-

centrarsi maggiormente nelle dimensioni maggiori.

3.3 EVOLUZIONE PRODUTTIVA

La figura 3.2 mostra l’evoluzione produttiva del settore dei manufatti cementizi. In essa

sono riportati anche gli investimenti in costruzioni complessivi ed un indicatore (indice di

domanda) che rappresenta una media delle varie tipologie di investimenti in costruzioni

(residenziale nuovo, ristrutturazione residenziale, non residenziale industriale ecc..) nel

quale ciascuna componente è pesata in base alla capacità di attivazione del settore dei

manufatti cementizi (e dunque, rappresentativo dei consumi di manufatti cementizi stes-

si). Come si può notare, questa ponderazione consente di ottenere un indice con una

maggior capacità esplicava della dinamica della produzione di manufatti cementizi, rispet-

to agli investimenti in costruzioni. Fra il 1990 ed il 2002 l’indicatore di domanda e la pro-

duzione di manufatti cementizi hanno, infatti, registrato sostanzialmente la medesima

variazione in termini percentuali, inferiore a quella mostrata degli investimenti in costru-

zioni. Si può notare inoltre come la produzione di manufatti cementizi negli anni centrali

dello scorso decennio abbia registrato un livello inferiore rispetto all’indice di domanda,

recuperando poi nell’ultima parte. Il fatto che, in un periodo di particolare crisi, la produ-

zione abbia registrato una flessione più forte rispetto al mercato rappresenta un fenome-

Tab. 3.4 - Addetti nel settore dei manufatti cementizi, ripartizione percentuale

(Censimento 2001)

Classi dimensionali (n. di addetti)

1-5 6-15 16-50 50-199 >200 Totale

Nord Ovest 6.1 14.5 34.2 42.5 2.6 100

Nord Est 6.0 16.4 28.9 42.9 5.7 100

Centro 8.5 17.9 29.5 29.7 14.3 100

Mezzogiorno 13.0 24.1 28.1 31.8 3.0 100

TOTALE 8.4 18.2 30.2 37.6 5.5 100

Il settore dei manufatti cementizi

43

no ricorrente anche in altre realtà produt-

tive e facilmente spiegabile.

Nella parte centrale degli anni 90 vi è sta-

ta una massiccia riduzione del numero di

imprese attive nel settore (come testimo-

niato dai dati censuari illustrati nel para-

grafo precedente) che ha portato

all’immissione sul mercato dei loro stock

di magazzino, comprimendo ulteriormen-

te le possibilità produttive delle imprese

rimaste in attività. Esauritosi questo fe-

nomeno, la produzione ha recuperato il

gap rispetto al mercato, portando al rial-

lineamento dei due indicatori.

Le previsioni per la produzione di manu-

fatti cementizi al 2010 riflettono le analisi

svolte nel Capitolo 2, relativo agli investimenti in costruzioni. Occorre comunque segnala-

re che, in generale, le previsioni di medio termine vanno sempre interpretate come linee

di tendenza, intorno alle quali vi saranno probabilmente delle oscillazioni di anno in anno

difficilmente prevedibili.

A partire dal 2004, il settore dei manufatti cementizi dovrebbe sperimentare un rallenta-

Fig. 3.2 Evoluzione produttiva e investimenti in costruzioni (indici 1990=100)

70

75

80

85

90

95

100

105

110

115

120

90 93 96 99 02 05 08

Produzione Indice di domandaCostruzioni

Tab. 3.5- La produzione di manufatti cementizi (MC x 1000)

2002 2003 2004 2005 2006-'10

Totale 18 259 18 746 18 740 18 615 18 835 var% 9.1 2.7 0.0 -0.7 0.2

Strutture prefabbricate 6 397 6 527 6 489 6 450 6 785 var% 8.0 2.0 -0.6 -0.6 1.3

Tubi 2 945 3 050 3 079 3 073 3 093 var% 10.3 3.6 1.0 -0.2 -0.2

Fibrocemento 1 021 1 030 1 003 985 982 var% 5.7 0.9 -2.7 -1.8 0.1

Solai 4 050 4 169 4 181 4 149 4 093 var% 9.8 3.0 0.3 -0.8 -0.5

Blocchi 1 473 1 520 1 527 1 515 1 479 var% 10.2 3.2 0.5 -0.8 -0.8

Masselli 1 841 1 900 1 909 1 894 1 849

var% 10.2 3.2 0.5 -0.8 -0.8

Altri 533 550 552 550 554

var% 9.8 3.1 0.4 -0.5 0.0

PROMETEIA-ASSOBETON giugno 2004

44

mento produttivo, che riguarda in particolare la domanda attivata dal comparto degli edi-

fici non residenziali, in primo luogo quelli destinati all’industria (si vedano i paragrafi 1.3

e 2.2 rispettivamente nei Capitoli 1 e 2). Ciò dovrebbe riflettersi in modo particolare sulla

produzione di strutture prefabbricate. Nel medio termine, a fronte di un lieve recupero

dell’edilizia non residenziale dovremmo assistere ad un ripiegamento dell’edilizia residen-

ziale di nuova costruzione determinata da ragioni demografiche (si vedano i paragrafi 1.2

e 2.1, rispettivamente nei Capitoli 1 e 2), che potrebbe indebolire, in particolare, la do-

manda di masselli, blocchi e solai.

PROMETEIA - ASSOBETON Giugno 2004

45

4. I RISULTATI ECONOMICO FINANZIARI DELLE IMPRESE

In questo capitolo sono analizzati i risultati di bilancio di un campione di imprese rappre-

sentativo del settore dei manufatti cementizi. Il data base raccolto contiene dati di bilan-

cio relativi al periodo 1990-2002, con una consistenza al 2002 di poco meno di 180 im-

prese. In base a questi dati è stato costruito una sorta di bilancio consolidato di settore

dal 1990 al 2002, rappresentativo dell’evoluzione “media” delle imprese (nelle note me-

todologiche di seguito riportate è descritta la metodologia utilizzata per l’aggregazione).

Occorre comunque considerare che “per costruzione” la dinamica produttiva del campio-

ne di imprese non deve essere confusa con quella del settore dei manufatti cementizi nel

suo complesso analizzata nel Capitolo 3. Quest’ultima, infatti, non risente solo della va-

riazione produttiva delle imprese che sono rimaste attive in questo periodo (come le im-

prese del campione), ma anche dei fenomeni di entrata e, soprattutto, di uscita di impre-

se dal settore. I dati censuari analizzati nel Capitolo 3 ci dicono, infatti, che fra il 1991 ed

il 2001 il settore ha perso quasi un terzo delle imprese, fenomeno che ha evidentemente

influito sui livelli produttivi complessivi. E’ quindi evidente che le imprese “sopravvissu-

te”, come quelle qui analizzate, abbiano sperimentato dinamiche produttive migliori ri-

spetto a quelle complessive del settore dei manufatti cementizi. Tutto ciò è confermato

dalla fig. 4.3 che mette a confronto il campione di imprese con la produzione complessi-

va: i dati peraltro mostrano profili evolutivi annuali piuttosto concordanti.

Oltre al quadro complessivo del settore dei manufatti cementizi, verranno analizzati i dati

per singoli sotto-comparti definiti in base alla specializzazione produttiva, assumendo

come criterio “ispiratore” la struttura interna di Assobeton. Purtroppo la numerosità cam-

pionaria non ha consentito di definire sotto campioni rappresentativi di alcune sezioni

(precisamente Tubi in pressione, Traverse ed armamenti ferroviari, Cabine elettriche, Pali

e Manufatti in calcestruzzo autoclavato). Poiché, inoltre, vi sono imprese che fanno parte

di più sezioni Assobeton è stato definito un sotto campione, “imprese diversificate” che

include tali imprese. La stratificazione campionaria è pertanto così articolata (tra paren-

tesi il peso percentuale sul campione complessivo in termini di valore della produzione):

1) Strutture prefabbricate (58%)

2) Tubi (non include i tubi in pressione) (2%)

3) Blocchi e pavimenti (5%)

4) Fibrocemento (5%)

5) Solai e doppia lastra (5%)

6) Imprese diversificate (22%)

7) Altri comparti (3%)

I risultati economico finanziari delle imprese

46

4.1 IL CAMPIONE COMPLESSIVO

Nel complesso, sulla base dei dati del censimento, il campione qui analizzato rappresenta

poco meno del 10% del settore in termini di numero di imprese, ma essendo fortemente

rappresentativo delle imprese di maggiori dimensioni esso supera il 50% (sempre in rela-

zione ai dati censuari) in termini occupazionali.

Il valore complessivo della produzione di queste imprese al 2002 è risultato pari a 3.4

miliardi di euro.

Per facilitare la comprensione dei contenuti di questo capitolo abbiamo ritenuto opportu-

Tab. 4.1 Risultati economico-finanziari: Totale Campione

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Il conto economico (in % della produzione) Produzione in valore (milioni di euro) 2414 2259 2315 2860 3156 3401 valori (var.%) -1.2 2.9 1.6 14.9 10.3 7.8 quantità (var.%) -4.8 1.1 -0.1 10.1 7.1 6.4 prezzi (var.%) 3.8 1.8 1.7 4.3 3.0 1.3

- Consumi di mat. prime e semil. 30.4 35.7 36.8 37.3 35.7 36.2 - Servizi 40.2 37.6 37.3 38.1 39.9 38.6 - Lavoro 17.9 19.2 17.8 14.9 13.7 13.5

= Margine operativo lordo 11.5 7.5 8.0 9.7 10.7 11.7 - Ammortamenti e accantonamenti 4.7 4.5 4.5 5.2 5.0 4.7 - Oneri finanz. netti 1.1 1.9 1.4 2.1 1.6 1.1 + Altri ricavi netti -0.5 0.3 0.9 1.6 1.0 1.9 - Imposte 2.2 0.9 1.7 1.8 2.2 3.0

= Utile netto rettificato 3.0 0.5 1.3 2.2 3.0 4.7

Indicatori di redditività

Redditività gest. caratteristica 9.9 4.9 5.0 5.3 6.1 7.3 Redditività gest. n. caratteristica -0.2 -0.4 0.2 0.9 0.2 0.7 Redditività gestione finanziaria -1.4 -2.1 -1.6 -2.1 -1.4 -1.0

ROE 10.9 1.6 4.3 8.2 10.8 16.4

Indicatori finanziari Giacenza media di mag. (gg) 62 82 85 143 188 188 Ritardo medio incasso vendite (gg) 128 150 143 133 123 138 Ritardo m. pagamento fornitori (gg) 181 193 184 250 305 319

Intensità di cap. fisso 23.2 27.2 27.1 24.4 23.9 22.6 Intensità di cap. totale 74.8 90.5 89.9 98.3 107.8 109.2

Capitale proprio (% tot. Pass.) 33.4 29.9 27.8 20.8 21.2 22.7 Debiti finanziari (% tot. Pass.) 20.2 26.8 29.7 28.6 26.9 23.4 Leverage 0.61 0.90 1.07 1.37 1.27 1.03 Costo indebitamento finanz. (%) 12.5 12.4 7.3 6.2 6.3 5.8

PROMETEIA - ASSOBETON Giugno 2004

47

no iniziare con una descrizione dei risultati dell’intero campione di imprese (somma degli

8 sotto campioni), poiché molti dei fenomeni che condizionano i risultati delle imprese

sono in realtà comuni a molti i sotto-campioni. In questo modo la successiva analisi dei

singoli comparti potrà concentrarsi sulle peculiarità di ciascuno, evitano di ripetere gli a-

spetti che accomunano tutti i comparti. Va inoltre sottolineato come per alcuni comparti

la ridotta numerosità campionaria impone alcune cautele nell’interpretazione dei risultati

nel senso che essi potrebbero essere più l’effetto di singole vicende aziendali e non inve-

ce la rappresentazione di una realtà generalizzata del comparto produttivo che il sotto

campione vorrebbe rappresentare.

Come si può notare (tavola 4.1 e figura 4.1) l’evoluzione produttiva del campione di im-

prese tra il 1990 ed il 2002 ha mostrato un profilo simile a quello della produzione com-

Fig. 4.1 Totale campione

Margini e produzione Redditività gestione finanziaria

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

1991 1993 1995 1997 1999 200170

75

80

85

90

95

100

105

110

115

MOL (% produzione) (sc. sin.)

Produzione (1990=100)

-3

-2

-1

0

1991 1993 1995 1997 1999 2001

redd. gest. finaziaria

Redditività caratteristica e ROE Indebitamento e autofinanziamento

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

1991 1993 1995 1997 1999 2001

ROI ROE

15

20

25

30

35

1991 1993 1995 1997 1999 2001

3.0

4.0

5.0

6.0

7.0

8.0

9.0

10.0

Debiti fin. (% pass.) (sc. sin.)

Autofinaziamento (%prod.)

I risultati economico finanziari delle imprese

48

plessiva (fig. 4.3). I primi anni 90 hanno infatti registrato un indebolimento, legato alla

crisi dell’attività edilizia descritta nel Capitolo 2. A metà del decennio vi è stato l’effetto

determinato della legge Tremonti, che ha influenzato positivamente la costruzioni di fab-

bricati destinati alle imprese attivando pertanto in modo particolare il comparto della pre-

fabbricazione.

A ciò ha fatto seguito una breve fase di rientro, prima della forte crescita degli ultimi an-

ni, alimentata dagli effetti positivi determinati dai bassi tassi di interesse, dalla elevata

crescita economica del 2000, dagli incentivi fiscali agli investimenti, e dalla ripresa degli

investimenti pubblici legati al conseguimento degli obbiettivi di Maastricht (Capitolo 2).

E’ interessante notare come l’evoluzione del margini unitari sulle vendite tende a seguire

quella produttiva, peggiorando nelle fasi di crisi e migliorando in quelle di ripresa. Questa

evoluzione, tipica di molti settori, deriva essenzialmente da due fattori. Il primo è legato

al miglioramento (peggioramento) dell’efficienza nell’utilizzo dei fattori produttivi, in par-

ticolare di quelli il cui utilizzo non è strettamente correlato ai livelli produttivi. Il secondo

è legato alle modificazioni del clima competitivo che ovviamente tende a peggiorare nel

momenti di crisi, mentre migliora quando la domanda è in ripresa.

In sintesi, il settore ha vissuto una situazione poco brillante nel corso degli anni ‘90,

mentre negli ultimi anni ha goduto di una elevata crescita sia dei margini che del fattura-

to, e quindi del MOL. Tuttavia gli effetti sulla redditività industriale, pur positivi sono ri-

sultati piuttosto limitati: il ROI passa infatti dal 5% degli anni 90 a 7.3% del 2002. Ciò è

legato al fatto che la rapida crescita produttiva sembra essere stata accompagnata da

una veloce crescita dello stock di capitale impiegato (in Roi è per definizione il rapporto

tra i profitti lordi generati dalla gestione caratteristica ed il capitale impiegato). Questo

fenomeno è interamente imputabile all’aumento del capitale circolante (crediti commer-

ciali e magazzino). Il rapporto tra capitale complessivo e valore della produzione passa

Fig. 4.3 Produzione complessiva e del campione (indici 1990=100)

Fig. 4.4 ROE: Manufatti cementizi vs Industria manifatturiera

60

70

80

90

100

110

120

1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002

Campione di imprese

Produzione complessiva

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

1991 1993 1995 1997 1999 2001

Ind. Manifatturiera Man. Cemementizi

PROMETEIA - ASSOBETON Giugno 2004

49

infatti dal 90% della metà degli anni 90 all’attuale 109%, mentre limitatamente al capita-

le fisso si assiste, com’è logico attendersi ad una contrazione. L’aumento del capitale cir-

colante ed in particolare del magazzino e dei crediti commerciali in un periodo di ripresa

produttiva è un fenomeno tipico delle imprese di costruzioni (contabilmente un’impresa di

costruzioni registra a magazzino le opere non ancora ultimate o comunque fatturate).

Pertanto questo fenomeno è probabilmente legato al fatto che alcune imprese (probabil-

mente di maggiori dimensioni) hanno nella realizzazione completa di edifici una quota ri-

levante del loro business. A riprova di ciò è il fatto che (come si verrà oltre) il fenomeno

tende a concentrarsi in alcuni comparti (Strutture prefabbricate e imprese diversificate),

mentre non accade in sotto-campioni caratterizzarti da una specializzazione più focalizza-

ta sulla produzione di manufatti (tubi, solai e doppia lastra, blocchi..).

Tornando al tema della redditività, negli ultimi anni vi è stato un forte incremento della

redditività del capitale proprio (Roe), passata dal 3% del 1998 al 15.2% del 2002. Oltre

all’aumento del Roi l’incremento del Roe è stato agevolato dal miglioramento della ge-

stione finanziaria legato alla riduzione dei tassi di interesse a partire dal 1998.

A ciò si è aggiunto l’effetto della riduzione del grado di indebitamento (figura 4.1 in basso

a destra) legato alla maggior disponibilità di autofinanziamento ad all’aumentato ricorso

ai debiti commerciali e agli anticipi da clienti.

Il leverage (rapporto tra debiti finanziari e capitale proprio) ha registrato un incremento

nel biennio 2000-2001, ma nel 2002 vi è stato un rientro legato anche all’effetto

dell’elevata redditività sull’entità dei mezzi propri.

Nel complesso, dunque, il settore ha riscontrato negli ultimi anni un’evoluzione senza

dubbio positiva e coerente con l’andamento riscontrato per il mercato.

Le redditività del capitale proprio nel 2002 è risultata più del doppio rispetto alla media

dell’industria manifatturiera italiana.

Fig. 4.5 Redditività del capitale proprio, 2001 (singole imprese)

Fig. 4.6 Redditività del capitale proprio, 2002 (singole imprese)

-30 -20 -10 0 10 20 30 40>< -30 -20 -10 0 10 20 30 40><

I risultati economico finanziari delle imprese

50

Le figure 4.4 e 4.5 mostrano la dispersione dei risultati, in termini di redditività del capi-

tale proprio nel 2001 e nel 2002. La prima considerazione che emerge è la ridotta pre-

senza di imprese in perdita. Si può notare, inoltre, come il miglioramento della redditività

registrato nel 2002 risulti piuttosto generalizzato e non sia pertanto da ascrivere a feno-

meni legati alle vicende di alcune particolari imprese. La percentuale di imprese in perdi-

ta è inferiore al 10% in entrambi gli anni.

PROMETEIA - ASSOBETON Giugno 2004

51

4.2 STRUTTURE PREFABBRICATE

Rappresentando quasi il 60% del campione complessivo non appare affatto sorprendente

che l’insieme delle imprese di questo segmento mostri evoluzione piuttosto simile a quel-

la descritta nel precedente paragrafo, con un netto miglioramento negli ultimi anni sia in

termini di redditività sia in termini di incremento della produzione.

Pur partendo da livelli simili al totale campionario nella parte centrale degli anni 90, que-

sto sotto campione presenta una maggior crescita della redditività del capitale proprio

che raggiunge nel 2002 il 21.9% (contro il 16.4% della media del campione complessi-

Tab. 4.2 Risultati economico-finanziari: Strutture prefabbricate

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Il conto economico (in % della produzione) Produzione in valore (milioni di euro) 1218 1227 1322 1573 1763 1986 valori (var.%) -5.4 8.1 1.5 9.9 12.1 12.6 quantità (var.%) -8.8 5.1 0.8 6.6 7.5 10.5 prezzi (var.%) 3.7 2.9 0.7 3.1 4.3 1.9

- Consumi di mat. prime e semil. 36.6 38.9 38.7 38.4 37.1 37.2 - Servizi 30.6 32.3 34.6 37.1 37.8 36.8 - Lavoro 20.2 20.4 18.0 15.7 14.1 13.6

= Margine operativo lordo 12.6 8.4 8.7 8.8 11.0 12.4 - Ammortamenti e accantonamenti 4.8 4.2 3.7 4.4 4.8 4.1 - Oneri finanz. netti 2.2 2.6 1.8 1.6 1.3 0.7 + Altri ricavi netti 0.0 0.0 -0.2 1.8 0.1 1.1 - Imposte 2.7 1.0 1.7 2.0 2.5 3.3

= Utile netto rettificato 2.9 0.6 1.3 2.6 2.5 5.4

Indicatori di redditività

Redditività gest. caratteristica 10.5 4.8 5.5 5.6 6.9 9.6 Redditività gest. n. caratteristica 0.1 0.6 0.2 1.4 0.1 1.1 Redditività gestione finanziaria -2.6 -2.7 -2.0 -1.8 -1.4 -0.8

ROE 12.1 2.7 5.5 11.4 10.5 21.9

Indicatori finanziari Giacenza media di mag. (gg) 81 85 87 112 128 117 Ritardo medio incasso vendite (gg) 129 148 133 125 124 135 Ritardo m. pagamento fornitori (gg) 191 196 187 212 244 261

Intensità di cap. fisso 25.6 29.6 27.6 24.3 22.5 19.5 Intensità di cap. totale 82.7 93.4 87.6 88.1 90.1 87.7

Capitale proprio (% tot. Pass.) 28.4 26.3 24.7 23.7 24.7 25.1 Debiti finanziari (% tot. Pass.) 27.0 27.8 28.1 23.1 20.0 17.5 Leverage 0.95 1.06 1.14 0.98 0.81 0.70 Costo indebitamento finanz. (%) 13.1 11.2 7.5 7.6 7.6 7.0

I risultati economico finanziari delle imprese

52

vo). Anche in conseguenza di ciò questo comparto evidenzia una migliore evoluzione

dell’indebitamento che si riflette in una evidente flessione del leverage (rapporto fra debi-

ti e capitale proprio) che invece non si riscontra mediamente negli altri comparti.

Un altro elemento degno di nota è la crescita produttiva negli anni centrali dello scorso

decennio segno che la prima legge Tremonti ha sortito effetti significativi in un comparto

la cui produzione è in gran parte destinata alle imprese.

Per quanto concerne il capitale circolante, si può notare come negli ultimi anni le imprese

abbiano registrato un incremento delle giacenze di magazzino, che tuttavia hanno mo-

strato una riduzione nel 2002. Tale fenomeno (come già riferito nel paragrafo preceden-

te) probabilmente deriva dall’aumento dello stock di opere in corso di realizzazione.

Fig. 4.7 Strutture prefabbricate

Margini e produzione Redditività gestione finanziaria

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

1991 1993 1995 1997 1999 2001

60

70

80

90

100

110

120

MOL (% produzione) (sc. sin.)

Produzione (1990=100)

-4

-3

-2

-1

0

1991 1993 1995 1997 1999 2001

redd. gest. finaziaria

Redditività caratteristica e ROE Indebitamento e autofinanziamento

-5

0

5

10

15

20

25

1991 1993 1995 1997 1999 2001

ROI ROE

15

20

25

30

35

1991 1993 1995 1997 1999 2001

3.0

4.0

5.0

6.0

7.0

8.0

9.0

10.0

Debiti fin. (% pass.) (sc. sin.)

Autofinaziamento (%prod.)

PROMETEIA - ASSOBETON Giugno 2004

53

4.3 TUBI

Anche il sotto campione delle imprese specializzate nella produzione di tubi ha registrato

un miglioramento complessivo della redditività negli ultimi anni.

Come si può notare, nella prima parte degli anni 90 questo comparto si è caratterizzato

da un lato, per una redditività negativa (e dunque inferiore a quella mediamente registra-

ta dal resto del campione), dall’altro però per una dinamica produttiva già in espansione

tanto da portare l’incremento produttivo complessivo fra il 1990 ed il 2002 su livelli net-

tamente superiori a quello registrato dal resto del campione.

Un altro elemento di diversità è rappresentato dal fatto che l’intensità di capitale negli ul-

Tab. 4.3 Risultati economico-finanziari: Tubi

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Il conto economico (in % della produzione) Produzione in valore (milioni di euro) 21 27 37 44 46 57 valori (var.%) 3.3 11.6 9.4 10.6 3.5 24.4 quantità (var.%) 3.1 8.8 4.2 4.2 -1.7 29.7 prezzi (var.%) 0.1 2.6 4.9 6.1 5.3 -4.1

- Consumi di mat. prime e semil. 39.1 36.2 37.5 43.2 46.2 49.7 - Servizi 28.4 36.2 31.8 25.1 20.1 21.1 - Lavoro 24.3 25.5 19.8 15.8 14.9 14.1

= Margine operativo lordo 8.2 2.1 10.8 16.0 18.8 15.1 - Ammortamenti e accantonamenti 6.0 3.0 8.1 9.4 10.0 8.4 - Oneri finanz. netti 2.7 0.5 0.7 1.1 2.1 1.8 + Altri ricavi netti 1.1 1.6 1.5 0.5 -0.2 0.9 - Imposte 0.9 0.7 2.4 2.9 3.3 1.8

= Utile netto rettificato -0.3 -0.5 1.1 3.2 3.2 4.0

Indicatori di redditività

Redditività gest. caratteristica 4.0 0.6 3.3 6.3 6.9 6.0 Redditività gest. n. caratteristica 0.6 1.6 2.2 0.8 0.7 1.6 Redditività gestione finanziaria -2.9 -0.7 -0.9 -1.1 -1.8 -1.8

ROE -1.5 -2.0 4.4 10.2 8.6 12.2

Indicatori finanziari Giacenza media di mag. (gg) 57 98 83 60 52 41 Ritardo medio incasso vendite (gg) 138 143 133 167 167 142 Ritardo m. pagamento fornitori (gg) 144 234 178 179 173 160

Intensità di cap. fisso 38.1 11.7 22.0 40.7 52.5 50.0 Intensità di cap. totale 91.5 77.8 80.5 101.0 113.0 100.0

Capitale proprio (% tot. Pass.) 29.7 16.1 22.4 32.1 33.8 30.7 Debiti finanziari (% tot. Pass.) 34.2 23.6 30.3 34.7 34.5 33.0 Leverage 1.18 1.50 1.35 1.08 1.02 1.07 Costo indebitamento finanz. (%) 9.6 6.8 4.3 4.7 6.4 6.1

I risultati economico finanziari delle imprese

54

timi anni aumenta principalmente per effetto del capitale fisso, segno che evidentemente

l’espansione produttiva ha stimolato maggiori investimenti. Migliora inoltre la gestione

del capitale circolante, anche questo rappresenta probabilmente un effetto della maggio-

re dinamica produttiva.

L’esiguità del campione in termine di numero di imprese suggerisce comunque a una cer-

ta cautela nell’interpretazione di questi fenomeni, che potrebbero essere fortemente con-

dizionati da singoli “casi aziendali”.

Fig. 4.8

Margini e produzione Redditività gestione finanziaria

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

20

1991 1993 1995 1997 1999 2001

60

100

140

180

220

260

MOL (% produzione) (sc. sin.)

Produzione (1990=100)

-4

-3

-2

-1

0

1

1991 1993 1995 1997 1999 2001

redd. gest. finaziaria

Redditività caratteristica e ROE Indebitamento e autofinanziamento

-15

-10

-5

0

5

10

15

1991 1993 1995 1997 1999 2001

ROI ROE

10

15

20

25

30

35

40

45

50

1991 1993 1995 1997 1999 2001

0.0

2.0

4.0

6.0

8.0

10.0

12.0

14.0

Debiti fin. (% pass.) (sc. sin.)

Autofinaziamento (%prod.)

PROMETEIA - ASSOBETON Giugno 2004

55

4.4 BLOCCHI E PAVIMENTI

L’evoluzione degli indici di bilancio di questo insieme di imprese mostra rilevanti difformi-

tà rispetto a quanto evidenziato dal campione complessivo.

A fronte di un’evoluzione produttiva più favorevole il settore ha evidenziato significativi

miglioramenti dal lato della redditività della gestione caratteristica 2002, mentre la reddi-

tività della gestione finanziaria beneficia dalla riduzione dei tassi di interesse.

Nel medio periodo, tuttavia, il margine operativo non sembra affatto migliorare, ma anzi

ridursi nel corso degli anni, lasciando intravedere un aumento della concorrenza. Eviden-

Tab. 4.4 Risultati economico-finanziari: Blocchi e pavimenti

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Il conto economico (in % della produzione) Produzione in valore (milioni di euro) 98 104 128 153 165 172 valori (var.%) 7.8 4.8 6.6 10.9 8.4 4.0 quantità (var.%) 2.9 3.8 5.5 6.9 6.5 2.9 prezzi (var.%) 4.7 1.0 1.0 3.8 1.7 1.1

- Consumi di mat. prime e semil. 32.4 35.0 36.9 39.0 39.0 40.5 - Servizi 34.7 33.4 34.2 34.5 35.4 33.1 - Lavoro 17.7 18.1 16.9 14.4 13.7 13.7

= Margine operativo lordo 15.2 13.6 12.0 12.1 12.0 12.7 - Ammortamenti e accantonamenti 7.9 7.1 6.2 7.9 6.9 7.2 - Oneri finanz. netti 3.0 2.5 1.4 1.6 1.8 1.4 + Altri ricavi netti 0.2 -0.4 -0.5 0.4 0.3 0.2 - Imposte 2.2 1.6 2.1 1.9 2.0 1.7

= Utile netto rettificato 2.4 2.0 1.8 1.1 1.6 2.7

Indicatori di redditività

Redditività gest. caratteristica 10.8 8.7 8.1 5.7 6.6 7.2 Redditività gest. n. caratteristica 0.3 0.2 -0.8 0.2 0.1 -0.2 Redditività gestione finanziaria -4.0 -3.3 -1.9 -2.1 -2.3 -1.7

ROE 9.9 7.4 7.0 4.2 5.8 9.5

Indicatori finanziari Giacenza media di mag. (gg) 45 49 54 58 60 59 Ritardo medio incasso vendite (gg) 105 123 123 112 114 124 Ritardo m. pagamento fornitori (gg) 139 127 123 110 109 119

Intensità di cap. fisso 32.9 29.1 27.0 32.2 33.3 33.8 Intensità di cap. totale 73.7 76.0 75.5 78.0 80.9 84.1

Capitale proprio (% tot. Pass.) 31.7 33.1 30.9 30.3 30.8 30.5 Debiti finanziari (% tot. Pass.) 26.0 28.5 31.9 38.3 38.4 36.1 Leverage 0.82 0.86 1.03 1.26 1.25 1.18 Costo indebitamento finanz. (%) 17.0 12.7 7.3 5.7 5.8 4.4

I risultati economico finanziari delle imprese

56

temente le imprese di questo comparto non hanno beneficiato del miglioramento del con-

testo “ambientale” che ha invece caratterizzato altri comparti. Questo fenomeno si presta

a varie interpretazioni. Una di esse potrebbe essere data dal fatto che il mantenimento di

buone condizioni in termini di domanda (testimoniato dalla maggior crescita produttiva)

abbia impedito l’uscita di imprese dal mercato, che è stata invece uno dei fattori alla base

della ripresa della redditività sperimentata in altri comparti. Un’altra spiegazione potreb-

be derivare dalla concorrenza esercitata da altri tipi di materiali.

Fig. 4.9 Blocchi e pavimenti

Margini e produzione Redditività gestione finanziaria

10

11

12

13

14

15

16

17

18

1991 1993 1995 1997 1999 2001

100

120

140

160

180

MOL (% produzione) (sc. sin.)

Produzione (1990=100)

-5

-4

-3

-2

-1

0

1991 1993 1995 1997 1999 2001

redd. gest. finaziaria

Redditività caratteristica e ROE Indebitamento e autofinanziamento

0

2

4

6

8

10

12

1991 1993 1995 1997 1999 2001

ROI ROE

15

20

25

30

35

40

1991 1993 1995 1997 1999 2001

3.0

4.0

5.0

6.0

7.0

8.0

9.0

10.0

11.0

12.0

Debiti fin. (% pass.) (sc. sin.)

Autofinaziamento (%prod.)

PROMETEIA - ASSOBETON Giugno 2004

57

4.5 FIBROCEMENTO

Il comparto del fibrocemento si caratterizza per un’evoluzione nettamente meno positiva

rispetto a resto del campione di bilanci qui esaminato.

In base ai dati del censimento il numero di imprese attive in questo settore si è ridotto

tra il 1991 ed il 2001 da 212 a 66 e gli addetti da 3200 a 1078, segnalando un evoluzio-

ne dal lato della domanda particolarmente penalizzante. Le imprese qui analizzate sono

pertanto “sopravvissute” ad un periodo particolarmente difficile che ha impedito loro un

recupero dei margini e della redditività, peraltro fortemente appesantita dall’elevato in-

Tab. 4.6 Risultati economico-finanziari: Fibrocemento

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Il conto economico (in % della produzione) Produzione in valore (milioni di euro) 76 102 114 135 131 137 valori (var.%) -0.1 11.4 3.1 16.7 -3.3 5.1 quantità (var.%) -3.4 5.8 2.8 16.6 -4.7 5.7 prezzi (var.%) 3.4 5.3 0.3 0.1 1.5 -0.5

- Consumi di mat. prime e semil. 49.0 54.7 54.6 60.0 59.8 59.4 - Servizi 23.5 19.5 19.6 19.5 19.5 20.6 - Lavoro 20.3 15.0 14.5 12.6 13.1 13.1

= Margine operativo lordo 7.2 10.8 11.3 7.9 7.6 6.9 - Ammortamenti e accantonamenti 5.9 5.8 6.2 5.4 5.2 5.0 - Oneri finanz. netti 4.0 3.5 2.2 2.2 2.3 1.8 + Altri ricavi netti 1.0 -1.3 -1.9 -0.9 -0.5 -0.9 - Imposte 0.4 0.6 2.0 1.4 1.0 1.0

= Utile netto rettificato -2.1 -0.4 -1.0 -2.0 -1.5 -1.9

Indicatori di redditività

Redditività gest. caratteristica 3.3 6.0 4.0 2.1 2.2 1.1 Redditività gest. n. caratteristica 1.3 -0.3 0.3 0.1 0.1 0.1 Redditività gestione finanziaria -5.9 -4.7 -2.8 -3.0 -2.9 -2.2

ROE -10.7 -3.0 -8.8 -20.6 -13.9 -18.6

Indicatori finanziari Giacenza media di mag. (gg) 56 52 57 71 82 83 Ritardo medio incasso vendite (gg) 90 123 140 128 136 144 Ritardo m. pagamento fornitori (gg) 90 96 109 96 111 106

Intensità di cap. fisso 28.9 27.8 24.6 20.9 22.1 20.5 Intensità di cap. totale 68.7 75.3 78.4 74.6 80.8 81.7

Capitale proprio (% tot. Pass.) 27.5 20.8 14.1 14.9 12.6 11.9 Debiti finanziari (% tot. Pass.) 38.0 45.4 49.5 50.1 52.6 56.2 Leverage 1.40 2.19 3.67 3.36 4.18 4.71 Costo indebitamento finanz. (%) 18.6 11.6 6.6 6.5 6.6 5.4

I risultati economico finanziari delle imprese

58

debitamento.

Nonostante il recupero produttivo degli ultimi anni, ed il miglioramento della redditività

della gestione finanziaria (determinato, come per gli altri comparti ,dalla riduzione dei

tassi di interesse), la contrazione dei margini ha determinato un MOL troppo esiguo per

poter chiudere i bilanci in utile. Inoltre il prolungarsi nel tempo di questa situazione ha

determinato ad una continua erosione del capitale proprio, che ha portato il Roe su livelli

particolarmente bassi.

Fig. 4.11 Fibrocemento

Margini e produzione Redditività gestione finanziaria

2

4

6

8

10

12

14

1991 1993 1995 1997 1999 2001

80

90

100

110

120

130

140

MOL (% produzione) (sc. sin.)

Produzione (1990=100)

-7

-6

-5

-4

-3

-2

-1

0

1991 1993 1995 1997 1999 2001

redd. gest. finaziaria

Redditività caratteristica e ROE Indebitamento e autofinanziamento

-25

-20

-15

-10

-5

0

5

10

1991 1993 1995 1997 1999 2001

ROI ROE

15

20

25

30

35

40

45

50

55

60

1991 1993 1995 1997 1999 2001

-6.0

-4.0

-2.0

0.0

2.0

4.0

6.0

8.0

Debiti fin. (% pass.) (sc. sin.)

Autofinaziamento (%prod.)

PROMETEIA - ASSOBETON Giugno 2004

59

4.6 SOLAI E DOPPIA LASTRA

L’evoluzione complessiva di questo insieme di imprese ricalca a grandi linee quanto riferi-

to nel primo paragrafo a proposito del campione complessivo (peggioramento nella prima

parte degli anni 90 e ripresa negli anni successivi sia in termini produttivi sia in termini di

redditività).

Tra gli elementi degni di nota rileviamo una redditività del capitale proprio, inferiore deri-

vante dalla peggiore redditività della gestione finanziaria.

Si rileva inoltre un miglioramento negli ultimi anni nella gestione del capitale circolante

Tab. 4.7 Risultati economico-finanziari: Solai e doppia lastra

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Il conto economico (in % della produzione) Produzione in valore (milioni di euro) 95 86 91 115 126 157 valori (var.%) -1.6 0.5 6.0 16.4 9.1 24.7 quantità (var.%) -7.8 0.1 5.8 12.1 4.5 21.4 prezzi (var.%) 6.7 0.4 0.2 3.8 4.4 2.7

- Consumi di mat. prime e semil. 45.1 44.4 47.7 49.9 51.0 52.1 - Servizi 21.3 22.4 24.6 23.2 21.2 19.5 - Lavoro 18.4 19.1 19.3 16.2 14.9 13.5

= Margine operativo lordo 15.2 14.1 8.5 10.7 12.9 15.0 - Ammortamenti e accantonamenti 6.2 6.8 6.0 6.9 8.0 9.4 - Oneri finanz. netti 2.1 2.7 1.6 1.1 1.8 1.6 + Altri ricavi netti -0.1 -1.4 1.5 0.0 1.0 1.1 - Imposte 3.5 1.7 1.5 2.0 2.3 2.2

= Utile netto rettificato 3.3 1.5 0.8 0.6 1.7 2.8

Indicatori di redditività

Redditività gest. caratteristica 15.4 7.6 2.2 4.8 7.7 10.3 Redditività gest. n. caratteristica 0.7 0.4 2.6 0.0 0.3 0.1 Redditività gestione finanziaria -3.5 -3.2 -1.8 -1.4 -2.5 -2.5

ROE 12.6 3.8 1.8 1.7 5.3 10.0

Indicatori finanziari Giacenza media di mag. (gg) 27 37 40 35 35 32 Ritardo medio incasso vendite (gg) 88 118 120 136 125 109 Ritardo m. pagamento fornitori (gg) 111 98 91 116 127 128

Intensità di cap. fisso 28.2 41.6 42.2 33.9 29.4 25.6 Intensità di cap. totale 59.8 84.0 85.8 80.6 73.9 64.1

Capitale proprio (% tot. Pass.) 42.4 48.4 45.3 37.3 35.1 35.0 Debiti finanziari (% tot. Pass.) 22.5 23.3 29.7 31.5 29.5 25.3 Leverage 0.53 0.48 0.66 0.84 0.84 0.72 Costo indebitamento finanz. (%) 19.9 14.8 7.4 5.4 5.1 5.2

I risultati economico finanziari delle imprese

60

tale da consentire una riduzione dell’intensità di capitale totale.

Ciò, combinandosi al miglioramento dei margini e della produzione, ha portato ad un au-

mento significativo degli indici di redditività, in sintonia con la maggior parte degli altri

comparti qui analizzati.

Fig. 4.12 Solai e doppia lastra

Margini e produzione Redditività gestione finanziaria

2

4

6

8

10

12

14

16

18

20

1991 1993 1995 1997 1999 2001

60

70

80

90

100

110

120

130

140

MOL (% produzione) (sc. sin.)

Produzione (1990=100)

-5

-4

-3

-2

-1

0

1991 1993 1995 1997 1999 2001

redd. gest. finaziaria

Redditività caratteristica e ROE Indebitamento e autofinanziamento

-5

0

5

10

15

20

1991 1993 1995 1997 1999 2001

ROI ROE

15

20

25

30

35

1991 1993 1995 1997 1999 2001

3.0

4.0

5.0

6.0

7.0

8.0

9.0

10.0

11.0

12.0

13.0

Debiti fin. (% pass.) (sc. sin.)

Autofinaziamento (%prod.)

PROMETEIA - ASSOBETON Giugno 2004

61

4.7 IMPRESE DIVERSIFICATE

L’evoluzione di questo insieme di imprese negli ultimi anni si caratterizza per un forte

aumento dell’intensità di capitale (in particolare magazzino) finanziato attraverso un au-

mento dei debiti (sia finanziari sia, soprattutto, commerciali). Si tratta della tipica evolu-

zione che caratterizza le imprese di costruzioni nelle fasi di ripresa del mercato e testi-

monia l’aumento dei cantieri aperti (le opere in corso di costruzione a fine anno vengono

contabilizzate a magazzino).

Si tratta evidentemente di imprese che registrano una significativa incidenza del valore

prodotto derivante da attività tipiche del settore delle costruzioni (progettazione, posa in

Tab. 4.8 Risultati economico-finanziari: Imprese diversificate

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Il conto economico (in % della produzione) Produzione in valore (milioni di euro) 842 642 543 744 813 781 valori (var.%) 4.3 -7.3 -1.1 28.9 9.2 -3.9 quantità (var.%) 0.6 -6.5 -4.8 18.0 8.7 -4.4 prezzi (var.%) 3.6 -0.9 3.8 9.2 0.5 0.5

- Consumi di mat. prime e semil. 17.0 25.5 25.9 27.3 24.3 23.5 - Servizi 59.4 54.6 52.9 49.2 54.1 54.1 - Lavoro 14.2 17.5 17.4 13.0 12.4 12.9

= Margine operativo lordo 9.4 2.4 3.8 10.4 9.2 9.5 - Ammortamenti e accantonamenti 3.9 4.0 5.2 5.9 4.4 4.6 - Oneri finanz. netti -1.3 0.0 0.3 3.3 1.9 1.5 + Altri ricavi netti -1.3 1.9 4.5 2.3 3.7 5.0 - Imposte 1.6 0.6 1.3 1.0 1.7 3.1

= Utile netto rettificato 3.9 -0.3 1.4 2.5 5.1 5.1

Indicatori di redditività

Redditività gest. caratteristica 8.9 4.0 3.5 4.9 5.0 4.9 Redditività gest. n. caratteristica -1.3 -2.9 -0.2 0.3 0.2 0.4 Redditività gestione finanziaria 2.1 0.0 -0.3 -2.5 -1.1 -0.8

ROE 11.3 -0.7 2.8 6.5 13.8 12.2

Indicatori finanziari Giacenza media di mag. (gg) 43 93 102 272 412 476 Ritardo medio incasso vendite (gg) 138 164 170 146 114 156 Ritardo m. pagamento fornitori (gg) 192 223 222 420 546 594

Intensità di cap. fisso 16.9 21.5 24.1 20.8 22.4 24.7 Intensità di cap. totale 65.6 91.3 100.7 131.0 164.3 187.0

Capitale proprio (% tot. Pass.) 41.5 34.8 31.8 16.0 15.7 18.3 Debiti finanziari (% tot. Pass.) 6.7 23.0 29.5 31.0 30.9 26.3 Leverage 0.16 0.67 0.93 1.94 1.96 1.44 Costo indebitamento finanz. (%) 2.4 14.3 7.0 5.0 5.5 5.1

I risultati economico finanziari delle imprese

62

opera, ecc..).

Sul versante finanziario questa evoluzione appare ben sopportata, grazie anche alla ca-

pacità di trarre finanziamento attraverso l’indebitamento di tipo commerciale (voce che

nello schema di riclassificazione include anche gli anticipi dei clienti), che ha contenuto

l’aumento dei debiti finanziari. Non si registrano infatti peggioramenti particolarmente ri-

levanti della redditività della gestione finanziaria tant’è che le imprese di questo compar-

to mostrano nel 2002 un Roe piuttosto elevato nonostante la ridotta redditività della ge-

stione caratteristica.

Fig. 4.13 Imprese diversificate

Margini e produzione Redditività gestione finanziaria

-3

-1

1

3

5

7

9

11

13

1991 1993 1995 1997 1999 2001

60

70

80

90

100

110

120

130

140

MOL (% produzione) (sc. sin.)

Produzione (1990=100)

-6

-5

-4

-3

-2

-1

0

1

2

3

4

1991 1993 1995 1997 1999 2001

redd. gest. finaziaria

Redditività caratteristica e ROE Indebitamento e autofinanziamento

-10

-5

0

5

10

15

1991 1993 1995 1997 1999 2001

ROI ROE

0

5

10

15

20

25

30

35

1991 1993 1995 1997 1999 2001

0.0

2.0

4.0

6.0

8.0

10.0

12.0

Debiti fin. (% pass.) (sc. sin.)

Autofinaziamento (%prod.)

PROMETEIA - ASSOBETON Giugno 2004

63

4.8 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

I vari sotto campioni esaminati, mostrano alcuni elementi di diversità, pur mostrando nel

complesso un’evoluzione piuttosto simile.

Il comparto “imprese diversificate” evidenzia una situazione caratterizzata da un più ri-

dotto livello dei margini unitari e da un’intensità di capitale maggiore legata al maggior

peso del circolante (in particolare il magazzino). Si tratta di un gruppo di imprese carat-

terizzate da una dimensione mediamente più elevata e con un maggior peso relativo del-

la componente “costruzioni”, e sono probabilmente proprio le opere in corso di realizza-

zione (che vengono contabilizzate come “magazzino”) a “gonfiare” l’indicatore di intensità

di capitale.

Un altro comparto che presenta forti difformità è rappresentato dal “fibrocemento”, che

ha vissuto un periodo particolarmente difficile e che ha portato ad un forte appesanti-

mento dell’indebitamento e della redditività.

Anche il comparto “blocchi e pavimenti” ha evidenziato un’evoluzione complessivamente

meno brillante, pur su livelli di redditività comunque positivi ed elevati.

Per quanto concerne gli altri comparti si rileva l’elevato livello di redditività del capitale

proprio del comparto delle “strutture prefabbricate” (dato “certificato” dalla elevata rap-

presentatività statistica di questo sotto campione), mentre gli altri sotto campioni pre-

sentano livelli di Roe piuttosto simili.

Tab. 4.6 Risultati economico-finanziari: campioni a confronto, 2002

ROI Intensità di capitale Leverage ROE

Fisso Totale

TOTALE campione 7.3 22.6 109.2 1.03 16.4

Strutture prefabbricate 9.6 19.5 87.7 0.70 21.9

Tubi 6.0 50.0 100.0 1.07 12.2

Blocchi e Pavimenti 7.2 33.8 84.1 1.18 9.5

Fibrocemento 1.1 20.5 81.7 4.71 -18.6

Solai e doppia lastra 10.3 25.6 64.1 0.72 10.0

Diversificate 4.9 24.7 187.0 1.44 12.2

Varie 6.4 30.6 95.0 0.74 11.4

I bilanci delle imprese

65

I BILANCI DELLE IMPRESE

TOTALE CAMPIONE DI IMPRESE (milioni di euro)

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Stato patrimoniale: attivo Immobilizzazioni tecniche nette 572 623 624 766 742 793 Partecipazioni e crediti finanziari 269 320 324 505 683 592 Magazzino 440 497 559 1628 1629 1879 Crediti commerciali 840 940 924 984 1056 1330 Liquidità 87 89 122 270 253 248 Altre attività -49 -64 24 -67 -121 -145Totale 2160 2404 2577 4085 4243 4697

Stato patrimoniale: passivo Capitale netto 720 716 714 852 899 1066 Fondo TFR 102 117 119 120 123 124 Altri fondi 63 55 64 25 20 32 Debiti commerciali 836 872 914 1921 2061 2377 Debiti finanziari 438 644 765 1167 1141 1097 Totale 2160 2404 2577 4085 4243 4697

Conto economico Ricavi netti 2386 2238 2326 2720 3029 3150 Capitalizzazione 10 12 12 15 12 18 Variazione delle scorte 18 9 -23 125 115 232Produzione 2414 2259 2315 2860 3156 3401

Acquisti 723 818 874 1081 1128 1231 Variazione scorte materie prime -9 9 21 13 1 -1 Acquisti di servizi e beni strumentali 971 849 865 1091 1258 1312 Costo del lavoro totale 431 433 411 425 433 461Costi operativi totali 2134 2091 2128 2584 2817 3004

Margine operativo lordo 280 168 186 276 338 396

Ammortamenti e accantonam. 114 101 104 149 157 161 Oneri finanziari 51 76 54 61 72 65 Proventi finanziari 25 34 22 3 23 28 Altri ricavi netti -7 15 16 21 27 35 Gestione straordinaria -4 -8 5 25 6 28 Imposte 55 22 40 51 70 101

Utile netto rettificato 75 12 30 64 94 161

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

66

STRUTTURE PREFABBRICATE (milioni di euro)

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Stato patrimoniale: attivo Immobilizzazioni tecniche nette 318 366 359 412 381 393 Partecipazioni e crediti finanziari 112 112 97 126 146 220 Magazzino 270 282 327 604 631 641 Crediti commerciali 429 509 477 544 605 833 Liquidità 45 37 42 62 114 154 Altre attività -44 -33 -1 -38 -65 -90Totale 1130 1274 1301 1709 1811 2151

Stato patrimoniale: passivo Capitale netto 320 334 321 405 447 540 Fondo TFR 57 68 69 69 70 70 Altri fondi 31 31 37 10 10 11 Debiti commerciali 416 488 509 831 923 1154 Debiti finanziari 305 353 365 395 362 377 Totale 1130 1274 1301 1709 1811 2151

Conto economico Ricavi netti 1208 1218 1313 1524 1695 1941 Capitalizzazione 1 7 6 8 6 3 Variazione delle scorte 9 1 4 41 63 42Produzione 1218 1227 1322 1573 1763 1986

Acquisti 443 479 519 609 646 721 Variazione scorte materie prime -4 2 7 5 -9 -18 Acquisti di servizi e beni strumentali 373 397 458 583 666 730 Costo del lavoro totale 244 249 237 246 249 270Costi operativi totali 1064 1122 1207 1434 1569 1739

Margine operativo lordo 154 104 115 139 194 246

Ammortamenti e accantonam. 59 51 49 69 84 81 Oneri finanziari 37 40 27 29 29 26 Proventi finanziari 11 8 4 4 6 11 Altri ricavi netti -1 -7 -5 8 -1 1 Gestione straordinaria 1 7 3 20 2 20 Imposte 34 12 23 31 43 65

Utile netto rettificato 37 9 18 41 45 108

I bilanci delle imprese

67

TUBI (milioni di euro)

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Stato patrimoniale: attivo Immobilizzazioni tecniche nette 7 3 10 21 26 30 Partecipazioni e crediti finanziari 1 0 1 2 3 4 Magazzino 4 8 8 8 5 8 Crediti commerciali 8 12 15 21 21 23 Liquidità 0 0 -3 0 2 1 Altre attività 3 5 6 -1 -5 -3Totale 23 28 37 52 52 63

Stato patrimoniale: passivo Capitale netto 7 4 8 17 18 19 Fondo TFR 1 2 2 2 2 2 Altri fondi 1 1 2 1 0 0 Debiti commerciali 6 14 14 14 14 21 Debiti finanziari 8 6 11 18 18 21 Totale 23 28 37 52 52 63

Conto economico Ricavi netti 21 27 37 42 46 56 Capitalizzazione 0 0 0 0 0 0 Variazione delle scorte 0 0 0 2 -1 0Produzione 21 27 37 44 46 57

Acquisti 8 10 15 20 21 28 Variazione scorte materie prime 0 1 0 1 0 0 Acquisti di servizi e beni strumentali 6 10 12 11 9 12 Costo del lavoro totale 5 7 7 7 7 8Costi operativi totali 19 27 33 37 37 48

Margine operativo lordo 2 1 4 7 9 9

Ammortamenti e accantonam. 1 1 3 4 5 5 Oneri finanziari 1 0 0 1 1 1 Proventi finanziari 0 0 0 0 0 0 Altri ricavi netti 0 0 0 0 0 0 Gestione straordinaria 0 0 1 0 0 1 Imposte 0 0 1 1 2 1

Utile netto rettificato 0 0 0 1 1 2

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

68

BLOCCHI E PAVIMENTI(milioni di euro)

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Stato patrimoniale: attivo Immobilizzazioni tecniche nette 34 30 36 55 55 61 Partecipazioni e crediti finanziari 3 4 4 7 7 7 Magazzino 13 15 20 27 27 28 Crediti commerciali 30 36 43 49 55 63 Liquidità 1 2 6 9 9 9 Altre attività -3 -2 -2 -1 -2 -1Totale 77 85 107 145 152 167

Stato patrimoniale: passivo Capitale netto 24 28 33 44 47 51 Fondo TFR 4 5 6 7 8 8 Altri fondi 2 2 2 2 2 1 Debiti commerciali 26 26 31 36 37 46 Debiti finanziari 20 24 35 56 58 60 Totale 77 85 107 145 152 167

Conto economico Ricavi netti 96 104 127 148 165 172 Capitalizzazione 0 0 0 0 0 0 Variazione delle scorte 1 1 0 4 0 0Produzione 98 104 128 153 165 172

Acquisti 32 37 48 60 65 70 Variazione scorte materie prime 0 1 1 1 0 1 Acquisti di servizi e beni strumentali 34 35 44 53 58 57 Costo del lavoro totale 17 19 21 22 23 23Costi operativi totali 83 90 112 134 145 150

Margine operativo lordo 15 14 15 18 20 22

Ammortamenti e accantonam. 8 7 8 12 11 12 Oneri finanziari 3 3 2 3 3 3 Proventi finanziari 0 0 0 0 0 0 Altri ricavi netti 0 -1 0 0 0 1 Gestione straordinaria 0 0 -1 0 0 0 Imposte 2 2 3 3 3 3

Utile netto rettificato 2 2 2 2 3 5

I bilanci delle imprese

69

FIBROCEMENTO (milioni di euro)

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Stato patrimoniale: attivo Immobilizzazioni tecniche nette 24 28 28 29 29 28 Partecipazioni e crediti finanziari 0 0 1 1 2 1 Magazzino 12 15 19 29 30 32 Crediti commerciali 20 37 45 43 51 54 Liquidità 2 1 3 1 0 1 Altre attività -2 -3 -1 -3 -2 -3Totale 55 79 94 100 110 113

Stato patrimoniale: passivo Capitale netto 15 16 13 15 14 14 Fondo TFR 4 4 4 5 5 5 Altri fondi 1 1 3 1 0 1 Debiti commerciali 14 22 27 29 33 30 Debiti finanziari 21 36 47 50 58 64 Totale 55 79 94 100 110 113

Conto economico Ricavi netti 76 101 113 132 127 133 Capitalizzazione 0 0 0 1 1 1 Variazione delle scorte 1 1 1 3 3 3Produzione 76 102 114 135 131 137

Acquisti 37 57 64 83 78 80 Variazione scorte materie prime 0 1 2 2 0 -1 Acquisti di servizi e beni strumentali 18 20 22 26 25 28 Costo del lavoro totale 16 15 17 17 17 18Costi operativi totali 71 91 101 124 121 128

Margine operativo lordo 6 11 13 11 10 9

Ammortamenti e accantonam. 4 6 7 7 7 7 Oneri finanziari 3 4 3 3 4 3 Proventi finanziari 0 0 0 0 1 1 Altri ricavi netti 0 -1 -3 -1 -1 -1 Gestione straordinaria 1 0 0 0 0 0 Imposte 0 1 2 2 1 1

Utile netto rettificato -2 0 -1 -3 -2 -3

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

70

SOLAI E DOPPIA LASTRA(milioni di euro)

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Stato patrimoniale: attivo Immobilizzazioni tecniche nette 12 39 39 38 36 44 Partecipazioni e crediti finanziari 0 5 5 17 24 30 Magazzino 7 9 10 12 13 15 Crediti commerciali 16 28 32 46 42 51 Liquidità 10 3 3 3 4 2 Altre attività 19 -10 6 -4 -4 -5Totale 64 74 95 112 115 138

Stato patrimoniale: passivo Capitale netto 28 36 43 42 40 48 Fondo TFR 3 4 5 5 5 5 Altri fondi 5 2 1 1 1 4 Debiti commerciali 16 15 18 30 35 46 Debiti finanziari 12 17 28 35 34 35 Totale 64 74 95 112 115 138

Conto economico Ricavi netti 101 86 90 115 127 156 Capitalizzazione 0 0 0 0 0 0 Variazione delle scorte 1 0 0 1 -2 1Produzione 103 86 91 115 126 157

Acquisti 44 39 43 58 66 85 Variazione scorte materie prime 0 0 0 1 2 3 Acquisti di servizi e beni strumentali 18 19 22 27 27 31 Costo del lavoro totale 19 16 17 19 19 21Costi operativi totali 81 74 83 103 110 133

Margine operativo lordo 21 12 8 12 16 23

Ammortamenti e accantonam. 3 6 5 8 10 15 Oneri finanziari 3 3 2 2 2 2 Proventi finanziari -1 0 0 1 -1 -1 Altri ricavi netti 0 -2 -1 0 1 2 Gestione straordinaria 0 0 2 0 0 0 Imposte 5 2 1 2 3 3

Utile netto rettificato 9 1 1 1 2 4

I bilanci delle imprese

71

IMPRESE DIVERSIFICATE(milioni di euro)

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Stato patrimoniale: attivo Immobilizzazioni tecniche nette 142 139 129 181 184 202 Partecipazioni e crediti finanziari 148 199 215 335 484 308 Magazzino 124 150 156 930 904 1134 Crediti commerciali 305 281 268 236 238 259 Liquidità 28 45 69 192 121 79 Altre attività 0 -19 21 -11 -31 -37Totale 747 795 859 1863 1900 1945

Stato patrimoniale: passivo Capitale netto 308 276 271 298 299 355 Fondo TFR 28 30 28 28 28 28 Altri fondi 20 16 17 8 4 14 Debiti commerciali 339 289 290 949 982 1036 Debiti finanziari 51 184 252 578 586 512 Totale 747 795 859 1863 1900 1945

Conto economico Ricavi netti 827 634 567 665 759 582 Capitalizzazione 9 3 6 6 5 15 Variazione delle scorte 7 5 -29 74 49 184Produzione 842 642 543 744 813 781

Acquisti 137 166 150 207 205 197 Variazione scorte materie prime -5 5 10 3 8 14 Acquisti di servizi e beni strumentali 503 351 288 366 440 423 Costo del lavoro totale 118 112 94 97 101 101Costi operativi totali 762 625 523 667 738 707

Margine operativo lordo 80 17 21 78 75 74

Ammortamenti e accantonam. 32 25 28 44 35 36 Oneri finanziari 1 24 17 21 32 28 Proventi finanziari 12 24 16 -3 17 16 Altri ricavi netti -5 27 25 14 27 34 Gestione straordinaria -7 -17 -1 3 3 5 Imposte 14 4 7 8 14 24

Utile netto rettificato 33 -1 8 18 41 40

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

72

ALTRI COMPARTI(milioni di euro)

1991-93 1994-96 1997-99 2000 2001 2002

Stato patrimoniale: attivo Immobilizzazioni tecniche nette 19 20 23 30 31 34 Partecipazioni e crediti finanziari 3 0 1 17 18 22 Magazzino 11 18 19 18 19 22 Crediti commerciali 25 37 43 45 45 47 Liquidità 2 1 2 3 2 2 Altre attività 4 -6 -5 -10 -12 -8Totale 63 70 83 104 104 119

Stato patrimoniale: passivo Capitale netto 18 21 25 31 34 39 Fondo TFR 4 4 4 5 5 5 Altri fondi 7 2 2 2 2 2 Debiti commerciali 16 19 25 32 37 44 Debiti finanziari 19 24 27 34 25 29 Totale 63 70 83 104 104 119

Conto economico Ricavi netti 63 69 79 95 109 109 Capitalizzazione 0 0 0 0 0 0 Variazione delle scorte 0 2 0 1 3 3Produzione 63 71 79 96 112 111

Acquisti 25 30 34 44 47 49 Variazione scorte materie prime 1 0 1 1 0 1 Acquisti di servizi e beni strumentali 16 17 19 24 32 32 Costo del lavoro totale 14 15 16 18 18 19Costi operativi totali 54 62 69 86 97 99

Margine operativo lordo 9 9 10 11 14 13

Ammortamenti e accantonam. 4 4 3 4 5 6 Oneri finanziari 3 3 2 2 2 2 Proventi finanziari 0 1 0 0 0 0 Altri ricavi netti -1 -1 -1 0 0 0 Gestione straordinaria 0 1 1 1 0 2 Imposte 1 2 3 3 4 2

Utile netto rettificato 1 1 3 3 4 4

Note metodologiche relative all'analisi dei bilanci

73

NOTE METODOLOGICHE RELATIVE ALL’ANALISI DEI BILANICI

LA RICLASSIFICAZIONE DEI BILANCI

Prima di procedere alla ricostruzione della serie storica dei bilanci aggregati, i bilanci delle

singole imprese sono state riclassificati seguendo uno schema omogeneo, come descritto

nella seguente tabella. Sono riportate separatamente le voci dello stato patrimoniale, del

conto economico, ed alcune voci aggiuntive ricavate dalla nota integrativa dei bilanci. Le

descrizioni contenute nella seconda colonna risultano riconducibili alle voci di bilancio

previste dalla IV direttiva CEE.

Voce bilancio riclassificato

Descrizione del contenuto

1) ATTIVO dello Stato Patrimoniale

Immobilizzazioni tecniche nette

Immob. immateriali al netto dei relativi ammortamenti + Immob. materiali al netto dei Fondi di ammort. + Immob. materiali in corso

Partecipazioni e crediti finanziari

(Partecipazioni + Immob. in titoli e crediti finanz. oltre l’esercizio successivo) + (Cred. finanz. a breve termine + Attività finanz. che non costituiscono immob.)

Magazzino Rimanenze di materie prime, semilavorati e prodotti finiti + Acconti ai fornitori

Crediti commerciali Crediti commerciali (a breve) + Crediti commerciali e diversi oltre l’esercizio successivo

Attività liquide Disponibilità liquide (Cassa & Banche)

Altre attività nette (Crediti diversi + Ratei e risconti attivi) - ( Debiti diversi + Ratei e risconti passivi)

TOTALE ATTIVO Somma delle voci precedenti (restano esclusi i conti d’ordine)

2) PASSIVO dello Stato Patrimoniale

Capitale netto Capitale versato + Riserve nette + Utile (Perdita) dell'esercizio a riserva

Fondo TFR Fondo trattamento di fine rapporto

Altri fondi Fondi per rischi ed oneri, Debiti tributari entro l’esercizio successivo e Fondo imposte

Debiti commerciali Debiti verso fornitori + Anticipi da clienti + Fatturazioni sospese (voce importante per le imprese impiantistiche)

Debiti finanziari Debiti consolidati (include anche i debiti commerciali oltre l’esercizio successivo) + Debiti v/ banche e altri finanziatori entro es. successivo

TOTALE PASSIVO Somma delle voci precedenti (restano esclusi i conti d’ordine)

3) CONTO ECONOMICO (fra parentesi il segno con cui le singole voci entrano nella formazione degli utili)

Ricavi netti (+) Ricavi relativi alla vendita di beni e servizi relativi all’attività caratteristica, al netto di sconti e abbuoni

Capitalizzazioni (+) Incrementi di immob. materiali per lavorazioni interne

Var. rimanenze prodotti finiti (+)

Variazione delle rimanenze di semilavorati e prodotti finiti (una variazione positiva aumenta il valore della produzione)

segue…

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

74

Voce del bilancio riclassificato

Descrizione del contenuto

Var. rimanenze prodotti finiti (+)

Variazione delle rimanenze di semilavorati e prodotti finiti (unavariazione positiva aumenta il valore della produzione)

Acquisti netti (-) Costi sostenuti per l’acquisto di materie prime e sussidiarie o (per leimprese della distribuzione) di merci, al netto di sconti e abbuoni

Var.rimanenze materie prime (+)

Variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie o di merci (+)

Servizi e godimento beni di terzi (-)

Costi sostenuti per l'acquisto di servizi e per il godimento beni di terzi

Costo del lavoro (-) comprende tutte le voci relative al Costo del lavoro, al netto dellafiscalizzazione degli oneri sociali

Ammortamenti e Accantonamenti(-)

Ammortamenti delle immob. materiali e immateriali + Svalutazioni delcapitale circolante + Accant. operativi per rischi ed oneri (al netto degliutilizzi fondi)

di cui: Ammortamenti Ammortamenti delle immob. materiali e immateriali

Oneri finanziari (-) Interessi e altri oneri finanziari

Proventi finanziari (+) somma algebrica di Proventi finanz. e Perdite finanz.

Altri ricavi netti e contributi (+)

Somma algebrica di Contributi in conto esercizio (contributi pubblici oottenuti da altre imprese, ad esempio fornitori), Ricavi diversi, Oneridiversi di gestione e Capitalizzazioni a immobilizzazioni immateriali

Gestione straordinaria (+) somma algebrica di costi e ricavi straordinari

Imposte (-) Imposte nette sul reddito + Imposte patrimoniali e diverse

Utile netto rettificato (=) somma algebrica delle voci precedenti, è la voce di redditività nettasignificativa ai fini delle nostre analisi, poiché non risulta influenzata davalutazioni di carattere prettamente fiscale

Rettifiche (+) Rettifiche introdotte per motivi fiscali – Ammortamenti anticipati +Rivalutazioni di attività + Saldo utilizzi/accantonamenti di riserve +Versamenti e remissioni a copertura di perdite

Utile dell’esercizio (=) Utile (Perdita) dell'esercizio

Note metodologiche relative all'analisi dei bilanci

75

RICOSTRUZIONE DELLE SERIE STORICHE DI BILANCIO

Utilizzando i bilanci riclassificanti delle singole imprese, sono state ricostruite le serie

storiche dei bilanci aggregati, in base alla metodologia degli Indici a catena.

Questa metodologia consente di ricostruire una serie storica di bilanci lungo tutto il

periodo considerato partendo dal risultato dell'aggregazione dei bilanci delle imprese

presenti in ciascun biennio e dall'evoluzione delle voci di bilancio di biennio in biennio.

Prima di sommare i dati relativi alle imprese per le quali sono disponibili i bilanci in

entrambi gli anni del biennio, vengono escluse dal campione quelle imprese che

presentano tassi di variazione della produzione superiori, in valore assoluto, ad una certa

soglia. Tale soglia è stabilita in modo da escludere quelle aziende la cui variazione

dimensionale rispecchia l'attuazione di operazioni di natura straordinaria.

Come risultato finale, quindi, la metodologia utilizzata permette di ricostruire serie

temporali di bilanci confrontabili tra loro prescindendo dai problemi che potrebbero

derivare dalla diversa numerosità delle imprese a campione nell’arco di tempo

considerato, e dall’emergere di rilevanti modificazioni nella dimensione o nei risultati

aziendali legate ad operazioni straordinarie, come ad esempio un’acquisizione o lo

scorporo di un ramo d’azienda, che comportano solitamente cambiamenti “importanti”

nel valore della produzione.

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

76

INDICATORI DI BILANCIO UTILIZZATI

Nel seguito sono descritti gli indicatori di bilancio utilizzati nell’analisi delle informazioni

economico-finanziarie. Vengono presentati mantenendo gli stessi “blocchi logici” utilizzati

nelle tabelle del capitolo 5.

1) Evoluzione della produzione

Sono le informazioni di base relative alle imprese che fanno parte del campione, in grado

di consentire una prima valutazione sulla dimensione del campione e sulle sue

potenzialità di crescita.

DEFINIZIONE CONTENUTO E MODALITÀ DI CALCOLO

Produzione (mld) Ricavi netti+Capitalizzazioni+Variazione scorte prodotti finiti

- valori (var. %) var% della produzione (a valori)

- prezzi (var. %) var % dei prezzi alla produzione

- quantità (var. %) var % delle quantità prodotte

La scomposizione del tasso di variazione della produzione consente di valutare quanta

parte di tale variazione è dovuta a cambiamenti nelle quantità prodotte e quanta alla

dinamica dei prezzi praticati.

2) Costi operativi e margini (in % della produzione)

Questo blocco di indicatori mostra le diverse voci del conto economico riclassificato

espresse in percentuale della produzione, in modo da rendere immediati i confronti fra la

consistenza delle diverse voci. L’ordine con cui le voci sono presentate consente di

determinare, scendendo lungo il conto economico, il contributo delle diverse aree della

gestione (caratteristica, finanziaria, non caratteristica) alla redditività del settore.

DEFINIZIONE CONTENUTO E MODALITÀ DI CALCOLO

- Consumi (Acquisti di Materie prime e semilavorati+variazione scorte di materie prime e semilavorati);

- Servizi Servizi e godimento beni di terzi

- Lavoro Costo del lavoro

= Margine operativo lordo Calcolato come Produzione (= 100) – le voci precedenti

- Ammortam. e accant. Ammortamenti e accantonamenti

- Oneri finanz. netti (Oneri finanziari - Proventi finanziari)

+ Altri ricavi netti (Altri ricavi netti e contributi + Gestione straordinaria)

- Imposte Imposte sul reddito e sul capitale

= Utile netto rettificato Somma algebrica delle voci precedenti

Le prime 3 voci riguardano la gestione caratteristica. Consumi, Servizi e Lavoro

rappresentano i costi sostenuti per l’acquisizione dei fattori produttivi variabili necessari a

svolgere l’attività tipica delle imprese appartenenti al settore. Il Margine operativo lordo

Note metodologiche relative all'analisi dei bilanci

77

fornisce la prima indicazione sulla capacità o meno di coprire i costi fissi (ammortamenti)

e generare reddito dalla gestione caratteristica, e sull’evoluzione di questa capacità nel

tempo. Gli ammortamenti rappresentano la quota dei costi operativi fissi (gli impianti

utilizzati nella produzione) che deve essere spesata nell’esercizio. Ammortamenti e

accantonamenti consentono di determinare il margine operativo netto, e diventano

rilevanti quando si analizzano i flussi finanziari, perché sono costi che non danno luogo a

corrispondenti uscite di cassa.

Le voci successive riguardano, nell’ordine, l’area finanziaria, quella non caratteristica

(ordinaria e straordinaria), la componente fiscale e, infine, la redditività complessiva.

3) Capitale circolante

Consente di verificare l’importanza del capitale circolante per il settore e la sua

ripartizione fra le tre componenti; sono state prese in considerazione solo le 3

componenti principali, le più significative ai fini dell’analisi, ovvero Magazzino e Crediti e

Debiti commerciali. Il confronto fra i livelli e le dinamiche dei tempi medi di pagamento

dei clienti e ai fornitori consente di mettere in evidenza l'eventuale presenza di tensioni

competitive e/o finanziarie.

DEFINIZIONE CONTENUTO E MODALITÀ DI CALCOLO

Giorni magazzino 365 x Magazzino (1)/ Produzione

Giorni clienti 365 x Crediti commerciali (1)/ Ricavi netti di vendita

Giorni fornitori 365 x Debiti commerciali (1)(2) / [Acquisti di mat.prime e semilav. + Servizi]

(1) CONSISTENZA MEDIA – calcolata come media fra il tempo (t) e il tempo (t-1), (2) comprende gli anticipi pagati dai clienti

4) Indici di redditività

Analogamente all’albero logico seguito nel Conto economico, anche in questo caso la

valutazione della redditività dell’impresa separa i risultati delle tre aree della gestione,

poi fornisce la valutazione della redditività complessiva al lordo e al netto delle imposte.

DEFINIZIONE CONTENUTO E MODALITÀ DI CALCOLO

Redditività gestione caratteristica (Produzione – Acquisti + Variazione delle scorte di materie prime – Servizi – Lavoro –Ammortamenti e Accantona-menti + Contributi in c/esercizio) / Capitale totale %(1)

Redditività gestione non caratteristica (Altri ricavi netti ordinari + Gestione straordinaria) / Capitale totale(1) %

Redditività gestione finanziaria (Proventi finanziari - Oneri finanziari)/Capitale totale (1)%

ROE Utile netto rettificato / Capitale netto (1)%

Dove:

Capitale totale (Immobilizzazioni tecniche nette + Magazzino + Clienti) (1) CONSISTENZA MEDIA – calcolata come media fra il tempo (t) e il tempo (t-1)

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

78

Le prime tre voci misurano la redditività del Capitale totale investito nell’attività

caratteristica dell’impresa. Il Roe (return on equity) misura, invece, la redditività

complessiva del Capitale netto.

5) Indicatori strutturali

Si tratta di valori che esprimono alcune grandezze caratteristiche delle imprese del

settore.

DEFINIZIONE CONTENUTO E MODALITÀ DI CALCOLO

Intensità di capitale fisso (% prod.) Immobilizzazioni tecniche nette(1) / Produzione %

Intensità di capitale totale (% prod.) (Immob. Tecniche nette+Magazzino+Clienti)(1) / Produzione %

Capitale proprio (% tot. Pass.) Capitale netto / Totale passivo %

Debiti finanziari (% tot. Pass.) Debiti finanziari / Totale passivo %

Leverage Debiti finanziari / Capitale proprio

Costo medio indebit. finanz.(%) Oneri finanziari / Debiti finanziari(1) % (1) CONSISTENZA MEDIA – calcolata come media fra il tempo (t) e il tempo (t-1)

Note metodologiche relative all'analisi dei bilanci

79

VALUTAZIONE DI ALCUNE POSTE DI BILANCIO IN RELAZIONE ALLA RIFORMA

FISCALE INTRODOTTA NEL 1997

La riforma fiscale introdotta con la Legge finanziaria per il 1997 (introduzione di Irap e

Dit) ha determinato alcuni cambiamenti nelle voci di costo delle imprese, che si sono

concretizzati a partire dai bilanci relativi al 1998.

Mentre l’applicazione della Dit si è risolta in una progressiva riduzione dell’importo delle

imposte sul reddito (Irpeg), l’Irap - andando a sostituire una pluralità di imposte, tasse e

contributi - ha generato effetti più complessi. La parte della riforma fiscale relativa

all’Irap, quindi, ha modificato anche diverse voci di bilancio a monte delle imposte. Il

cambiamento più rilevante è stato quello relativo al costo del lavoro: la sostituzione di

una parte degli oneri sociali con imposte ha determinato, a parità di altre condizioni, una

riduzione del costo del lavoro totale, controbilanciata da un corrispondente aumento del

margine operativo lordo e delle imposte.

Per agevolare una lettura immediata dei fenomeni economici sottesi all’evoluzione dei

risultati di bilancio e per evitare di confondere cambiamenti derivanti dall’ambiente

economico con quelli determinati dalla riforma fiscale, per gli anni che precedono il 1998,

abbiamo rettificato gli Indici di redditività riportati nelle tabelle dei risultati economico-

finanziari, rendendoli comparabili con quelli degli anni successivi. Restano inalterati,

invece, tutti gli altri valori, in particolare la scomposizione del conto economico riporta il

costo del lavoro, il margine operativo lordo e le imposte “effettivi”.

L’entità della rettifica apportata agli indici di redditività è definita dai contributi al SSN ora

sostituiti dall’Irap: una parte del costo del lavoro (stimata nel 6% sulle retribuzioni lorde,

quindi pari circa al 4% in termini di costo del lavoro totale) viene spostata a valle del

conto economico, e inclusa nelle imposte. Quindi, per gli anni fino al 1997 - date le

modalità seguite nel calcolo dei diversi indici – la riduzione del costo del lavoro per

renderlo confrontabile con quello post-riforma ha comportato un corrispondente aumento

del ROI e del ROE ante imposte.

PROMETEIA - ASSOBETON giugno 2004

80

ELENCO DELLE IMPRESE (ANNO 2002)

Strutture prefabbricate

A.V. STRUTTURE SRL MABO PREFABBRICATI SPAACERBIS PREBETON SPA MARTINI PREFABBRICATI SPAADRIANO RIVOLI SPA MORETTI SPAALFA SRL MOZZO PREFABBRICATI SRLANTONIO BASSO PREFABBRICATI SRL NICO VELO SPAAREA PREFABBRICATI SPA PAC - PREFABBRICATI ACCIAIO CEMENTO SRLBATTILANA PREFABBRICATI SPA PADANA PANNELLI SPABETA MANUFATTI CONGLOMERATI SRL PANNELLI SPABONETTI SPA PRE SYSTEM SRLBRENTALCEMENTI SRL PRECOMPRESSI CENTRO NORD SPAC.C.G. QUERZOLI SCRL PRECOMPRESSI SPAC.P.C. COSTRUZIONE PREF. CEMENTO SPA PREFABBRICATI CAMUNA SRLC.S.P. PREFABBRICATI SPA PREFABBRICATI CARTIGLIANO SPACANOVA SPA PREFABBRICATI CIVIDINI SPACAPPELLARI SRL PREFABBRICATI MOIOLI SPACAPRESE SRL PREFABBRICATI MORRI SRLCASITALIA SPA PREFABBRICATI PRETECNO SPACENTRO SUD PREFABBRICATI SRL PREFABBRICATI SGARIOTO SRLCODELFA PREFABBRICATI SPA PREFABBRICATI ZANON SRLCOOPERATIVA PRECASA SCRL PREFABBRICATI ZECCA SUD SPACREZZA SRL PRELCO ITALIA SRLDUEGI PREFABBRICATI SRL PREP SRLECMEI QUARANTA SPA RDB CENTRO SPAECOCEM SRL RDB SPAEDIL CEMENTO SRL RIVOLI SPAEDILBLOK SPA S & T VARESE SRLEDILIAS SPA S.I.P.C. SOLAI VARESE SRLEDILKAP PREFABBRICATI SPA S.I.P.E. SPAEDILSOLAI SPA SAN MICHELE SPAERREVI SRL SAR COSTRUZIONI PREFABBRICATE SRLEUGANEA PRECOMPRESSI SPA SELCE SPAEUROCAP SRL SICEP SPAF.LLI MUNARETTO DI GIUSEPPE DIV. SUMMANIA B. SSOCIETÀ CEMENTISTI SRLFERRARINI SPA SOCIETÀ MERIDIONALE INERTI S.M.I. SRLG.E.D. SRL SOM.MA. PREFABBRICATI SRLGECOFIN PREFABBRICATI SPA SPAV PREFABBRICATI SPAGRUPPO VACIS PREFABBRICATI SRL STAI PREFABBRICATI SRLGUERRINI PREFABBRICATI SRL STERCHELE SPAI.C.A.P. SRL STIMET PREFABBRICATI SPAI.CI.ENNE. SRL STYL-COMP SPAI.L.C.E.A. SPA TECNOSACCA SRLIMPRESA TRE COLLI SPA TRAVI MILANO SRLLARCO ASTORI SPA TRUZZI PREFABBRICATI SRLLATERCEMENTI SERENA SPA VALDATA LATERIZI PREFABBRICATI SRLLOMBARDA PREFABBRICATI SPA VEGA PREFABBRICATI SRLM.G. PREFABBRICATI SRL ZECCA PREFABBRICATI SPA

Tubi

ASSOTUBI ECOLOGICA SRL COPREM SRLC.M.C. SRL F.M.C. PREFABBRICATI SRLCANZIAN FRATELLI SRL I.L.CE.V. SPACE.MA. CEMENTMANUFATTI SRL MOSER CESARE MANUFATTI IN CEMENTO SRLCEDA SPA PREFABBRICATI LP SPA

Elenco delle imprese

81

Blocchi e pavimenti

BAGATTINI PAVIMENTI SPA LECA SISTEMI SPACEMENTUBI SPA MA.CE.VI. SRLCO.I.MA. PREFABBRICATI SRL SENINI SPAEDIL LECA SRL TEGOLAIA SRLEDILTUBI SPA UNIBLOC SRLFERRARI B.K. SPA VIBRAPAC SPAGALLOTTA SPA VIBROTEK SRL

Fobrocemento

EDILFIBRO SPA FIBROTUBI SRLEDILIT SPA LANDINI SPA

SIDERCAM SPA

Solai e doppia lastra

APEDIL SRL MAPRE SRLBOTTA SRL NUOVA SUPERSOLAIO MOROSINI SRLC.E.I.S. TRADING SRL NUOVO CENTRO SOLAI FIORENTINI SRLD.M.P. DALLA MORA PREFABBRICATI SRL PRIMAVERA SRLDIODORO EDILFER SRL PROGRESS SPAESSE SOLAI SRL SILAM SRLGARDONI SRL VELA SPA

Imprese diversificate

AREA SPA LOMBARDA SPABARACLIT SPA M.C.M. MANUF. CEMENTIZI MONTICONE SPACENTRIFUGATI FERRERO SRL MAGNETTI SPACI.VA. SRL MUSILLI SPACOOPSETTE SCRL PICCA PREFABBRICATI SPAEUROBETON SPA SANTINELLO COSTRUZIONI SPAIMPRESA PIZZAROTTI & C. SPA VIANINI INDUSTRIA SPAIPA PRECAST SPA VIBROCENTRO SRL

Altri comparti

A. ZAMBETTI SPA ITALCABINE SRLARCOTRAVE SRL ITALSLEEPERS SRLC. & P. COSTRUZIONI SRL LODOVICHI DOMENICO SPACASTIGLIONI SRL OPERE IDRICHE SPACLC SRL PIRCHER SPAEDIL-TUBI SRL R.P. ROBERTI & PAOLETTI SRLF.F. DI FERRARI TRISTANO & C. SRL RDB HEBEL SPAGAZEBO SPA S.I.C.E.P. SPAICEP SPA T C T SRLIEPTES SRL TRACI SPA