OSSERVATORIO NORD EST Il Veneto e la richiesta di autonomia · non sono catalani e l’Italia non...
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NOTA INFORMATIVA
L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è
stato condotto nei giorni 13-20 novembre 2017 e le interviste sono state realizzate
con tecnica CATI, CAMI e CAWI da Demetra. Il campione, di 1086 persone
(rifiuti/sostituzioni: 5927), è statisticamente rappresentativo della popolazione con 15
anni e più residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per
area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 2.97% con CAWI)
ed è stato ponderato in base alle variabili socio-demografiche. I dati fino al 2007
fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia. I dati sono
arrotondati all’unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte
metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Marco Fornea ha svolto la
supervisione dell'indagine CATI-CAMI-CAWI.
L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.
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IL VENETO NON È LA CATALOGNA MA CHIEDE VERA
AUTONOMIA
di Ilvo Diamanti
È passato più di un mese dal referendum sull’autonomia del Veneto, votato - e
approvato - da una larga maggioranza di cittadini. Con effetti rilevanti, almeno
sull’opinione pubblica. Perché, secondo il sondaggio dell’Osservatorio Nord Est,
condotto da Demos negli scorsi giorni, è molto diffusa la convinzione che si sia trattato
di una vittoria di “tutti” i veneti. E non soltanto, ma neppure soprattutto, del
governatore Zaia. Tanto meno, della Lega. È questa, almeno, l’opinione di una larga
maggioranza di cittadini: 7 su 10. Questa idea non ha un colore politico specifico.
Certo: tra il Forza-leghisti appare più ampia, com’era prevedibile. Ma non di molto.
Infatti, gli elettori del M5s la pensano in questo stesso modo. E perfino nel Pd questa
valutazione è maggioritaria. Prima del voto gli orientamenti apparivano meno netti.
Soprattutto nel Centro-sinistra. Ma il risultato, come spesso avviene, ha ulteriormente
accentuato il sostegno – retrospettivo – alle finalità del referendum. E ha precisato il
sentimento dei Veneti in rapporto allo Stato. I Veneti: vogliono l’Indipendenza. Intesa,
però, come non-dipendenza. Cioè: autonomia reale, non certo secessione. I Veneti
non sono catalani e l’Italia non è la Spagna, dove, anzi, il grado di autonomia di cui
dispongono la Catalogna, ma anche i Paesi Baschi e la stessa Galizia costituirebbe
un obiettivo appetibile e ambìto. Anche in questa Regione. Il problema, semmai, è che
il federalismo, promesso dalla riforma del titolo V della Costituzione del 2001, in effetti,
non è mai stato veramente “realizzato”. L’Italia è rimasto un Paese di paesi, città,
regioni. Un Paese attraversato da alcune fratture storiche, mai saldate. Per prima, fra
Nord e Sud. Una divisione territoriale che fa, ancora, parlare di due Italie. Anche se le
Italie sono molte di più. Perché le specificità locali nel nostro Paese sono molteplici. È
la nostra debolezza e, al tempo stesso, la nostra forza. Per questo un federalismo
vero sarebbe necessario. Per evitare che le Italie indeboliscano l’Italia. Di certo, però,
non possiamo procedere realizzando il federalismo per via referendaria. Regione per
Regione. E magari, in seguito, città per città. Il disegno federalista dovrebbe, deve,
invece, essere progettato e realizzato dal Parlamento. Dallo Stato. In modo coerente e
contestuale. Per evitare che la corsa all’autonomia, in ordine sparso, produca
frammentazione. Peggio: frantumazione. E che si allarghino le distanze non solo fra le
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diverse Italie. Ma fra l’Italia e le sue Regioni. E, a maggior ragione, fra i cittadini e lo
Stato. Un rischio molto reale e visibile, che questo stesso referendum potrebbe
accentuare. Generando ulteriore disillusione. Come appare evidente dal sondaggio di
Demos. Dal quale emerge che quasi metà dei veneti pensa che, nonostante il voto,
“Roma non darà mai l’autonomia al Veneto”. In questo caso, il passo seguente
sarebbe il “distacco”. Cioè, la “secessione emotiva”. Alimentata dal vento impetuoso
della sfiducia. Che soffia già forte. Diverrebbe un tornado.
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I TEMPI DELL’AUTONOMIA, LA PREVALENZA DEGLI SCETTI CI
di Natascia Porcellato
L’Osservatorio sul Nord Est di oggi si concentra sul Veneto e sui significati e le attese
che si sono create dopo il Referendum sull’autonomia del 22 ottobre scorso. La
consultazione ha superato lo scoglio del quorum: l’affluenza, infatti, ha superato il
57%, mentre tra i votanti il sì ha raggiunto il 98%. Il Governatore, dunque, ha un
ampio mandato per trattare con lo Stato una maggiore autonomia per il Veneto.
Secondo i dati elaborati da Demos per Il Gazzettino, i risultati del 22 ottobre scorso
sono interpretati dagli intervistati soprattutto come una vittoria di tutti i veneti (70%),
mentre una minoranza riconosce nel risultato un’affermazione di Luca Zaia (16%) o
della Lega Nord (10%).
Il risultato del Referendum, dunque, è giudicato come una vittoria di tutti. D’altra parte,
nel corso della campagna elettorale, l’invito al voto, e al voto affermativo, è stato
corale, e non solo da parte dei partiti. Sindacati e associazioni di imprenditori,
rappresentanze di artigiani e di commercianti: anche dalla società civile, infatti, è
arrivato un convinto sostegno alla richiesta di autonomia. Persino il Patriarca di
Venezia si era espresso favorevolmente. Così, non sorprende che affluenza e
sostegno al quesito abbiano ottenuto quei numeri.
La sorpresa arriva con le attese che i veneti ripongono nell’effettiva realizzazione delle
indicazioni referendarie. Il 22% si aspetta che il Veneto sia più autonomo entro un
anno, mentre il 14% scommette sui 24 mesi. Poco più di un intervistato su dieci
(11%), invece, guarda ai tre anni come orizzonte per ottenere dei risultati concreti. La
maggioranza relativa, però, è pessimista e ritiene che “Roma non darà mai al Veneto
l’autonomia” (47%).
Tra i veneti sembra serpeggiare, dunque, un certo pessimismo sulla possibilità di
concretizzare il mandato votato il 22 ottobre.
Su questo atteggiamento pesa in maniera rilevante l’orientamento politico degli
intervistati. Tra coloro che voterebbero per il PD, prevale nettamente il pessimismo
(57%), anche se è consistente la quota che si mostra possibilista sulla realizzazione
del progetto in un orizzonte temporale di due o tre anni (26%). Ancora più negativa è
l’attesa degli elettori del M5S o di Democratici e Progressisti: in entrambi i casi, oltre il
60% pensa che lo Stato non concederà mai autonomia alla Regione. Anche tra gli
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elettori di Fratelli d’Italia la maggioranza relativa pensa che non ci sarà alcuna
autonomia per il Veneto (44%), ma una quota consistente guarda al traguardo dei tre
anni per vedere dei risultati nella trattativa con Roma (25%).
I sostenitori di Forza Italia e della Lega Nord sembrano più ottimisti: in questi due
settori, infatti, coloro che giudicano impossibile una concessione di autonomia al
Veneto si riducono rispettivamente al 26 e 29% mentre tendono a crescere le attese
positive. Tra i leghisti, è il 40% a ritenere che le indicazioni referendarie troveranno
realizzazione entro il 2018, mentre tra i forzisti, il 60% pensa che il Veneto avrà più
autonomia entro uno (42%) o due anni (18%).
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CHI HA VINTO IL 22 OTTOBRE? Secondo lei, il risultato del Referendum del 22 ott obre è stato soprattutto…? (Valori percentuali – Veneto)
Fonte: Demos, Osservatorio sul Nord Est, Novembre 20 17 (Base Veneto: 612 casi)
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L’ATTESA DELL’AUTONOMIA DEL VENETO Quando si aspetta che il Veneto avrà più autonomia? (Valori percentuali – Veneto)
Fonte: Demos, Osservatorio sul Nord Est, Novembre 20 17 (Base Veneto: 612 casi)
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IL GIUDIZIO POLITICO SUI TEMPI DELL’AUTONOMIA Quando si aspetta che il Veneto avrà più autonomia? (Valori percentuali in base all’orientamento politi co)
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o
Entro un anno 9 42 40 24 10 13 23 14 22
Entro due anni 15 18 16 14 13 16 9 14 14
Entro tre anni 11 14 9 1 25 9 15 14 11
Mai: Roma non darà mai al Veneto l’autonomia
57 26 29 62 44 63 48 49 47
Non sa, non risponde 7 0 6 0 8 0 6 9 6
Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 100
Fonte: Demos, Osservatorio sul Nord Est, Novembre 20 17 (Base Veneto: 612 casi)