OSPEDALE MAGGIORE - Ospedali riuniti di Trieste · aree destinate ad attività di alta specificità...

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OSPEDALE MAGGIORE Azienda Ospedaliero-Universitaria OSPEDALI RIUNITI” di Trieste

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OSPEDALE MAGGIORE

Azienda Ospedaliero-Universitaria

“OSPEDALI RIUNITI” di Trieste

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Piazza dell’Ospitale, 1 Trieste 34125

LINEE AUTOBUS

5 P.zza Perugino - Roiano 11 Ferdinandeo – P.zza della Borsa 19 Via Puccini – Stazione Centrale 22 Cattinara – Stazione Centrale 26 Chiadino – Largo Osoppo 37 48 Cattinara – Largo Barriera 40 San Dorligo – Stazione Centrale

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LEGENDA

Pronto soccorso

Fermate autobus

Ingresso visitatori Taxi

Accesso disabili

Parcheggio disabili

Parcheggi pubblici

Punto informativo

Chiesa

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OSPEDALE MAGGIORE PRESENTAZIONE

La questione sanitaria nella Trieste di inizio ottocento doveva necessariamente sfociare in un progetto di riforma della medicina ospedaliera sul litorale austriaco. Nella metropoli asburgica le condizioni di vita assomigliavano a quelle di una città di ancien régime. Per inserirsi in modo competitivo nel mercato mondiale - sotto la pressione di un aumento vertiginoso del tasso demografico - la città doveva riorganizzare le proprie infrastrutture sanitarie in funzione di una trasformazione mondiale del valore della "salute" in una civiltà di massa. (F. Braulin) Agli inizi dell’Ottocento la popolazione nella Trieste dell’impero asburgico si aggirava attorno ai 33.000 abitanti (1820). Sin dal 1819 il governo di Vienna si impegnò per realizzare un istituto che centralizzasse in un unico complesso le varie strutture sanitarie. Questo doveva essere un ospedale generale, destinato unicamente ai malati, per dirottare in altre strutture specializzate i casi bisognosi di assistenza sociale ma non di cure sanitarie. Tale politica, perseguita da Giuseppe II, era rivolta alla laicizzazione dell’assistenza sanitaria, abbandonando per sempre la concezione medievale dell’ospedale indifferenziato ed attribuendo allo stato il compito di elaborare e far rispettare una precisa normativa. La Direzione delle Fabbriche del Litorale si attivò così attorno al 1825 per la progettazione del nosocomio triestino coordinata dall’architetto Antonio Juris, innescando un vivace dibattito culturale cittadino che coinvolse personalità come Domenico Rossetti e Pietro Nobile.

Nel 1833 fu acquistato, per la somma di 29.000 fiorini, il fondo Cassis-Hoffman, situato sotto il colle di Chiadino, in zona salubre ai margini dell’abitato e tuttavia facilmente accessibile dal centro, in un settore urbano del quale era prevedibile la crescita futura. Il progetto originario dello Juris fu via via rielaborato in virtù delle consulenze sanitarie affidate ai valenti medici Antonio Jennicker, Pietro de Garzarolli e Demetrio Frussich, nonchè della supervisione dell’architetto Pietro Nobile, al tempo consigliere aulico di Francesco I e direttore della Scuola di architettura all’Accademia di belle arti di Vienna. Contemporaneamente l’impresario architetto Domenico Corti aveva accettato l'incarico di costruire l'ospedale civico, edificazione che iniziò nella primavera del 1834 e si concluse nell’estate del 1841, con un costo di 800.000 fiorini. Le suppellettili per il nuovo ospedale costarono 200.000 fiorini. L’Ospitale Civico di Trieste entrò in attività il 22 luglio 1841, a servizio della popolazione del litorale dell’impero austroungarico che nel mentre era salita a 78.000 abitanti.

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L'edificio neoclassico riprende lo schema a quadrilatero dell'Allgemeine Krankenhaus di Vienna, riqualificazione della settecentesca Casa dei Poveri e degli Invalidi nell’ottocentesco Ospedale Generale dei Malati. Sul progetto, il Corti non mancò di apportare modifiche, non solo per rendere più funzionale e più solida questa machine à guérir, ma anche per far sì che una costruzione di dimensioni notevoli (una fronte di 190 m e una profondità di 152 m) si inserisse, senza stonare, nel contesto urbano, uniformandosi alle sue connotazioni neoclassiche. Le modifiche apportate consistevano nell'abolizione del cornicione di cesura tra i due piani superiori e nell'adozione di un'unica misura per le finestre, duplicando in altezza la fascia dell'abitabilità ed eliminando la distinzione del piano nobile secondo uno dei criteri tipici di progettazione del Corti, decisamente avanzata rispetto agli altri esempi costruttivi contemporanei. (N. Zanni)

Il quadrilatero si sviluppava su cinque livelli (seminterrato, piano terra, piano primo, piano secondo, soffitta) e conteneva una corte-giardino di 12.000 m². Inizialmente era dotato di tre ingressi. Ospitava 1082 posti letto (contro i preventivati 630) distribuiti in 70 stanze da 8 a 24 posti letto con 84 latrine. Aveva dieci scalinate interne, ampi corridoi e alti soffitti. L’organizzazione era a corpo di fabbrica doppio, con corridoio o corsia verso il lato esterno e cameroni di degenza verso il lato interno sulla corte-giardino. A supporto delle dieci Divisioni vi erano i servizi generali, i depositi, la lavanderia, i locali del ghiaccio, l’abitazione di alcuni inservienti, gli alloggi del personale, i servizi amministrativi, i bagni, l’impianto di riscaldamento dell’acqua, la ruota degli esposti con l’Orfanotrofio (chiuso nel 1879), la farmacia, il laboratorio, due cucine, la dispensa, l’asciugatoio, l’abitazione del Direttore, le stanze per i medici, il settore paganti, la Scuola di Ostetricia, la Maternità, il gabinetto patologico, il deposito salme, la sala anatomica e la casa del custode.

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Il culto religioso era professato anche nella piccola chiesa del cortile posteriore vicino al deposito delle salme; altresì, “in asse con l’ingresso sul lato lungo di facciata, sporgeva dall’opposto prospetto interno il corpo di fabbrica a pianta ottagonale, sormontato da cupola, in cui, al di sopra del porticato, era sistemata la cappella”. (N. Zanni)

Nato negli anni quaranta dell’ottocento come ospedale municipale della città-porto dell’impero austrungarico, in seguito alle mutate condizioni geopolitiche nel primo dopoguerra il nosocomio triestino venne rinominato “Regina Elena”, come la Scuola Convitto fondata nel 1910, ed ampliato con edifici amministrativi e di servizi progettati da U. Nordio con V. Frandoli e S. Cisilin nel 1947-48 nonché con padiglioni radiologici e chirurgici quali superfetazioni del Quadrilatero. Gli anni della riforma del sistema sanitario nazionale del secolo scorso hanno necessariamente impostato le basi per la riorganizzazione della rete ospedaliera triestina, ampliatasi notevolmente rispetto il secolo precedente e adeguatasi al definitivo assetto geopolitico, per avviare l’opera di riqualificazione del comprensorio dell’Ospedale Maggiore agli inizi del nuovo millennio.

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LA RISTRUTTURAZIONE DEL COMPRENSORIO

Nel 2004 è stato approvato lo “Studio di fattibilità sul riordino della rete ospedaliera triestina” che detta gli indirizzi in merito alla riqualificazione dei comprensori ospedaliero-universitari di Cattinara e del Maggiore coinvolgendo l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico materno infantile triestino. Questo studio interpreta gli ospedali presenti nel territorio triestino con ruoli sanitari distinti:

il comprensorio di Cattinara deve ricoprire il ruolo principale per l'offerta di servizi nei settori dell'emergenza/urgenza, alta specialità medica e chirurgica, medicina molecolare, aree di innovazione e ricerca, chirurgia, aree didattiche

il comprensorio del Maggiore deve diventare sede di funzioni ospedaliere di base e low care, nonchè di tutte le attività di interfaccia fra l'ospedale ed il territorio

In tale ottica le funzioni sanitarie, oggetto del Progetto preliminare generale di riqualificazione del comprensorio dell’Ospedale Maggiore e dei successivi lotti di intervento realizzati, per le quali è previsto il mantenimento nel nosocomio del centro cittadino, sono individuate in:

area di emergenza di primo livello e pronto intervento, compresa terapia intensiva e rianimazione

aree destinate ad attività di alta specificità (malattie infettive, oncologia) aree di day hospital, chirurgia programmata ed ambulatoriale area di diagnostica (di laboratorio, nucleare scintigrafica, radiologica ed ecografica) area di terapia strumentale (immunotrasfusionale) area dipartimentale testa e collo (oculistica/oftalmologia, odontostomatologia/ortognatodonzia) area ambulatoriale e visite specialistiche area per pazienti post acuti ed anziani (geriatria e post acuzie) aree di riabilitazione (medicina riabilitativa, riabilitazione cardiopatico, neuro riabilitazione) aree direzionali.

La riqualificazione del comprensorio ha avviato inoltre un processo di riorganizzazione del complesso in aree funzionalmente omogenee interconnesse da percorsi strutturati:

zona con funzioni prevalentemente ambulatoriali: interessa la parte del Quadrilatero verso Piazza dell'Ospitale, compresi parte dell’emilato di via della Pietà e di via Slataper; in asse a questa macroarea si trova l'accesso del pubblico con relativo atrio e il primo orientamento dell’utente/visitatore

zona con funzioni prevalentemente a degenze: comprende la parte del Quadrilatero che insiste su via Gatteri e parte degli emilati limitrofi di via della Pietà e via Slataper; sempre in asse col percorso principale si trova un secondo atrio dei visitatori che consente l’accesso alle aree di degenza e al nuovo Polo Tecnologico

zona con funzioni ad alta tecnologia: quella denominata "Polo ad Alta Tecnologia", in asse con l'attuale centrale termica e le aree servizi, che si affaccia sulla Palazzina Infettivi verso via Gatteri

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La ristrutturazione del Quadrilatero e le nuove costruzioni: 1994-2014. Il percorso di riqualificazione del comprensorio del nosocomio ottocentesco triestino contemplato nello Studio di fattibilità del 2004 prevedeva:

la ristrutturazione dell’edificio storico Quadrilatero (28.630 m²) con l'eccezione del lato su via Gatteri già ristrutturata nel 2000 (11.985 m²): ad oggi è stata completata la ristrutturazione del lato su via Slataper e dell’emilato su piazza dell’Ospitale che si congiunge con via Slataper (12.470 m²);

la realizzazione del tunnel centrale interrato di collegamento e della soprastante Galleria vetrata nel giardino-corte racchiuso dal Quadrilatero: realizzata nel 2010;

la costruzione del nuovo Polo Tecnologico (6.000 m²): edificio di nuova costruzione collaudato nel 2014;

la costruzione dell’Edificio Economale (circa 4.500 m²): realizzazione futura; le sistemazioni Aree destinate a verde e viabilità interne al comprensorio ospedaliero: futura

realizzazione; la costruzione di un Parcheggio pluripiano da circa 600 posti in prossimità della via Pietà: 654

posti auto e moto distribuiti su sette piani in un edificio realizzato su via della Pietà nel 2010. Le opere per la ristrutturazione sono state realizzate necessariamente per stralci successivi di intervento in quanto la disponibilità delle aree di cantiere è fortemente legata ad un articolato programma di trasferimenti delle attività sanitarie e di supporto presenti nelle strutture esistenti.

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Terminata la fase progettuale, nell’autunno del 1997 si è dato avvio ai cantieri del I° lotto di ristrutturazione del Quadrilatero, lato delle degenze di via Gatteri, e della Palazzina Infettivi, durato circa tre anni. Dal 2000 al 2006 sono state elaborate le fasi progettuali sia a livello urbanistico che edilizio parallelamente alla redazione dello Studio di Fattibilità del 2004. Nel 2007 si è così dato avvio ai cantieri dei lotti II° e III° che hanno po rtato a termine la ristrutturazione degli emilati via Slataper e Piazza Ospedale del Quadrilatero - nei quali trovano collocazione definitiva il C.U.P., il Centro Prelievi, la Riabilitazione Cardiologica, il Centro Cardiovascolare, la Clinica Odontoiatrica e Stomatologica, l’Oncologia, la Nefrologia e Dialisi, l’Ematologia Clinica, l’Area Direzionale Sanitaria - la realizzazione del tunnel interrato per garantire i flussi logistici e della Galleria vetrata nel giardino per indirizzare gli utenti/visitatori.

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La costruzione del nuovo Polo Tecnologico, nell’area ove sorgevano alcuni degli edifici amministrativi e di servizio degli anni ’50 di Nordio-Frandoli-Cisilin, ha dato collocazione definitiva ma soprattutto adeguata alle più avanzate tecnologie ai reparti di Radioterapia (in fase di trasferimento), al Centro Prime Cure, alla Radiologia, alla Unità di Day Surgery con la Terapia Intensiva, al Day Hospital con Poliambulatorio collegati al Complesso Operatorio.

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