Ortiz LACONI Atti Degli Apostoli

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LÀCONI, M., «Atti degli Apostoli: il Risorto e la forza dello Spirito», en M. LÀCONI - al., ed., Vangeli Sinottici e Atti degli Apostoli , Logos 5, Leumann 1994, 573- 577. Atti degli Apostoli: il Risorto e la forza dello Spirito Introduzione Non è agevole cogliere un messaggio teologico in un racconto storico vivido e un po' frammentario come quello degli Atti, che per di più ha come oggetto una comunità di uomini (la Chiesa) e non un personaggio trascendente come Gesù. Tuttavia, annotando sottolineature e insistenze tematiche è possibile rintracciare alcune linee fondamentali di pensiero, caratteristiche e non prive di originalità. Il quadro concettuale del Vangelo di Luca riaffiora ovviamente negli Atti, tuttavia non esattamente allo stesso livello e talora con notevoli varianti. Dato che unico è l'autore, sicuramente coerente con se stesso, il problema va visto al positivo: le due parti dell'«opera lucana» creano un interessante gioco dialettico. Naturalmente qualche problema rimane ... Teologicamente, tre temi sembrano imporsi: quello cristologico, quello riguardante lo Spirito, e quello tutto particolare della rivelazione di Dio. l. LA GLORIA DEL SIGNORE RISORTO L'argomento cristologico apre il discorso dottrinale del libro: i «quaranta giorni» di incontri della primissima comunità col Risorto (1,3) sembrano già implicare una valenza teologica e proiettarsi profeticamente sulla storia della Chie sa cosi come Luca la concepisce. Il resoconto poi dell'ascensione che li conclude (1,9-11) svolge un'importante funzione di cerniera nell' «opera lucana»; infatti, aprendone il secondo volume come ne aveva concluso iI primo (Lc 24,30- 31), rappresenta nello stesso tempo il punto di raccordo

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Lconi, M., Atti degli Apostoli: il Risorto e la forza dello Spirito, en M. Lconi - al., ed., Vangeli Sinottici e Atti degli Apostoli, Logos 5, Leumann 1994, 573-577.Atti degli Apostoli: il Risorto e la forza dello SpiritoIntroduzione Non agevole cogliere un messaggio teologico in un racconto storico vivido e un po' frammentario come quello degli Atti, che per di pi ha come oggetto una comunit di uomini (la Chiesa) e non un personaggio trascendente come Ges. Tuttavia, annotando sottolineature e insistenze tematiche possibile rintracciare alcune linee fondamentali di pensiero, caratteristiche e non prive di originalit. Il quadro concettuale del Vangelo di Luca riaffiora ovviamente negli Atti, tuttavia non esattamente allo stesso livello e talora con notevoli varianti. Dato che unico l'autore, sicuramente coerente con se stesso, il problema va visto al positivo: le due parti dell'opera lucana creano un interessante gioco dialettico. Naturalmente qualche problema rimane ... Teologicamente, tre temi sembrano imporsi: quello cristologico, quello riguardante lo Spirito, e quello tutto particolare della rivelazione di Dio.

l. LA GLORIA DEL SIGNORE RISORTO

L'argomento cristologico apre il discorso dottrinale del libro: i quaranta giorni di incontri della primissima comunit col Risorto (1,3) sembrano gi implicare una valenza teologica e proiettarsi profeticamente sulla storia della Chie sa cosi come Luca la concepisce. Il resoconto poi dell'ascensione che li conclude (1,9-11) svolge un'importante funzione di cerniera nell' opera lucana; infatti, aprendone il secondo volume come ne aveva concluso iI primo (Lc 24,30-31), rappresenta nello stesso tempo il punto di raccordo e di distinzione fra la storia personale di Ges che si conclude in terra (Vangelo), e la storia della Chiesa che ha inizio (Atti).

1.1 Comunione col Signore glorificato

Ed effettivamente il tema della comunione col Signore glorificato e celeste percorre tutto il libro degli Atti. Il gesto liturgico eucarstico (Luca preferisce pero l'espressione spezzare ilpane anche nel Vangelo: Lc24,30-35) caratterizza la Chiesa ideale primitiva (2,42-46) e ritorna nel racconto missionario (20,7.11; nemmeno va trascurato l'accenno di 27,35): la comunit si nutre gioiosamente del pane misterioso che il Risorto stesso ha spezzato per i suoi. Una discreta importanza assume a questo riguardo un'altra particolariti lucana: la complessa utilizzazione del nome di Ges, in un contesto misterioso. Il battesimo viene amministrato nel nome di Ges Cristo (2,38; 10,48; 1S,5), come, a un altro livello, nel nome di Ges gli apostoli compiono prodigi (3,6; 4,1012; 9,34; 16,18). Gi la concezione biblica del Nome suggerisce che non si tratta semplicemente di nominare un personaggio lontano, ma del manifestarsi misterioso di una potenza legata a un personaggio vivo e arcanamente presente. Comunque Luca stesso formula esplicitamente il concetto, e lo fa a proposito del primo miracolo di Pietro nel Tempio: Il Nome di Ges ha dato vigore a quest'uomo (3,16).

2. LA FORZA IRRESISTIBILE DELLO SPIRITO SANTO

Paradossalmente, attraverso la teologia dello Spirito che Luca esprime al massimo la sua cristologia: Ges presente e operante nella Chiesa. Il tema dello Spirito affiora in tutto il Nuovo Testamento, di cui caratteristica; ma nessun autore ne tratta con tanta abbondanza - una vera massa di testi - come Luca nel libro degli Atti. Proprio come l'ascensione, anche lo Spirito entra a formare quella che si potrebbe definire la cerniera dell'opera lucana. Infatti la promessa dello Spirito Santo ai discepoli chiude il primo volume (Lc 24,49) e apre il secondo (At 1,8): questa forza divina attua il passaggio tra la vita di Ges e la storia della Chiesa, assicurandone la continuit.

Il primo grande evento che le da inizio, in una scenografia cosmica di tipo biblico, la Pentecoste (2,1-4). Ma non rimane un caso isolato; in forma meno appariscente ma sostanzialmente identica, il mistero della discesa dello Spirito sui discepoli si rinnova di continuo: al momento delle prime gravi difficolt (4,31: seconda o piccola Pentecoste), in occasione della conversione dei primi pagani (10,44-47; la connessione con la prima grande Pentecoste e ben marcato: 11,15), nel ricupero dei primi gruppi dissidenti alla comunit (19,8).

2.1 Spirito e missione

Tuttavia la dimensione divina della storia ecclesiale viene orientata da Luca in una direzione ben deterrninata: la diffusione irresistibile della Parola di salvezza in tutto il mondo. Per Luca il discorso missionario a sviluppare la teologia dello Spirito; l'incredibile diffusione della Chiesa di Cristo: questo che rende divina e anticipatamente escatologica la storia cristiana.

Tutta l'impresa missionaria della Chiesa si svolge dunque sotto il segno dello Spirito; come quella di Pietro, cosi gi prima quella dell'evangelista Filippo (8,15-17), e soprattutto, pi tardi, la grande epopea missionaria paolina. Paolo e i suoi collaboratori vengono scelti e inviati dallo Spirito Santo (13,1-4).

Per questo Luca ritiene tanto importante sottolineare la dimensione cristologica del tema dello Spirito. la promessa suprema di Ges (1,8; Lc 24,49); il dono del Signore glorificato e celeste (2,33); il divino continuatore sulla terra, attraverso la Chiesa, dell'opera di Ges, che infine si rivela il testimone per eccellenza (5,32). La sua azione talmente legata alla persona di Ges che Luca, nonostante le chiarissime distinzioni, non teme alla fine di definirlo lo Spirito di Ges (16,7: unica volta).

3. LA RIVELAZIONE DI DIO

Il discorso teologico degli Atti gravita attorno al suo duplice centro, cristologico e pneumatologico, sufficiente per spiegarne la rilevante ricchezza. A questo punto un discorso su Dio, il Dio biblico dei profeti che ha inviato Ges, era quasi da ritenersi scontato; quello che sorprende invece la ricchezza dei testi che gli vengono riservati e il taglio deciso con cui indicata la sua azione e presenza nella storia.Abbastanza inedito il ricordo del messaggio riguardante Dio nella predicazione missionaria. Era normale attenderselo: i predicatori cristiani non potevano certo, fra i pagani, parlare improvvisamente di Ges risorto senza preparare l'annuncio con le essenziali nozioni religiose riguardanti Dio; il Dio delle Scritture, naturalmente.

Una vera sintesi del discorso biblico su Dio, ma del tutto scevro di accenni al popolo cui si era rivelato; piuttosto presentato come il Dio di ogni creatura umana, che di tutti si prende cura e a tutti e vicino. Qualcosa di analogo nei discorsi indirizzati ai pagani: il Dio creatore e provvidente lo stesso Dio che salva il mondo in Ges risorto.

Questo discorso su Dio, caratteristico di Atti, porta con naturalezza a presentare in modo del tutto nuovo i rapporti fra Ges e Dio. Per questo assume un particolare significato la celebre formula cherigmatica riprodotta in tutta una serie di discorsi. Non solo la portata della passione vi appare stranamente sfumata e ridotta quasi a un fatto umano (voi l'avete ucciso), ma anche la Risurrezione viene formulata in maniera inconsueta per il Nuovo Testamento e ricondotta totalmenteall'azione di Dio su Ges (Dio l'ha risuscitato: 2,24.32; 3,15). questo tanto nella primissima predicazione di Pietro, quanto in quella di Paolo missionario (13,33; 17,31). Formulazione che, affiancata ad altri passi di Atti, come quello di 3,36 (Dio ha costituito Signore e Cristo quel Ges ... ), ha portato talora a parlare - a proposito di Atti - di una cristologia riduttiva; e persino, ma a torto, di cristologia adozionista.