Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75...

44
75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi- ne fra acqua dolce e salata, fra mare e terraferma, sono ambiti in cui il conti- nuo e incessante gioco fra l’azione erosiva del vento e delle maree e l’ap- porto di materiali fluviali rimodellano senza sosta le linee del paesaggio, creando, sulla base di delicati equili- bri, un’articolazione di ecosistemi complessi in continua evoluzione. Il deposito dei materiali sedimentari dà origine a cordoni di dune, a spiag- ge e a lingue di sabbia in forma di scanni, che nel tempo verranno demoliti dal moto ondoso, dall’impeto delle piene straordinarie o dalla subsi- denza. Un ruolo chiave in termini di stabilità viene giocato dalla vegetazione, che svol- ge un’azione di consolidamento e, con meccanismi diversi, tende a bloccare i sedimenti, sia sommersi che emersi, altrimenti condannati a una situazione di perenne movimento. A una variabilità geomorfologica così marcata corrispon- de una varietà di habitat e, di conseguenza, di comunità vegetali che si diffe- renziano in risposta al gradiente salino o alla granulometria e tessitura del sub- strato. Negli ambienti lagunari si distinguono velme, barene, “ghebi” e “chiari”, bonelli, sacche, dominati dalla vegetazione alofila, connessi a scanni, coste e isole che ospitano invece una vegetazione psammofila. Il canneto Uno degli più aspetti più rappresentati e diffusi della vegetazione delle foci fluviali e delle lagune costiere è il canneto, o fragmiteto. In alcune situazioni, come, ad esempio, presso i tratti terminali dei grandi fiumi italiani (Po, Adige, Tagliamento), il canneto è tanto esteso da risultare l’elemento che dà fisiono- mia al paesaggio deltizio, favorito dall’ampiezza dell’alveo e dalla scarsa velocità della corrente. Lo si riconosce facilmente per il suo aspetto caratteri- Vegetazione terrestre FRANCESCO BRACCO · MARIACRISTINA VILLANI Vegetazione delle dune litoranee

Transcript of Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75...

Page 1: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

75

Delta del Po

Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra mare eterraferma, sono ambiti in cui il conti-nuo e incessante gioco fra l’azioneerosiva del vento e delle maree e l’ap-porto di materiali fluviali rimodellanosenza sosta le linee del paesaggio,creando, sulla base di delicati equili-bri, un’articolazione di ecosistemicomplessi in continua evoluzione.Il deposito dei materiali sedimentaridà origine a cordoni di dune, a spiag-ge e a lingue di sabbia in forma discanni, che nel tempo verrannodemoliti dal moto ondoso, dall’impeto delle piene straordinarie o dalla subsi-denza.Un ruolo chiave in termini di stabilità viene giocato dalla vegetazione, che svol-ge un’azione di consolidamento e, con meccanismi diversi, tende a bloccare isedimenti, sia sommersi che emersi, altrimenti condannati a una situazione diperenne movimento. A una variabilità geomorfologica così marcata corrispon-de una varietà di habitat e, di conseguenza, di comunità vegetali che si diffe-renziano in risposta al gradiente salino o alla granulometria e tessitura del sub-strato. Negli ambienti lagunari si distinguono velme, barene, “ghebi” e “chiari”,bonelli, sacche, dominati dalla vegetazione alofila, connessi a scanni, coste eisole che ospitano invece una vegetazione psammofila.

■ Il canneto

Uno degli più aspetti più rappresentati e diffusi della vegetazione delle focifluviali e delle lagune costiere è il canneto, o fragmiteto. In alcune situazioni,come, ad esempio, presso i tratti terminali dei grandi fiumi italiani (Po, Adige,Tagliamento), il canneto è tanto esteso da risultare l’elemento che dà fisiono-mia al paesaggio deltizio, favorito dall’ampiezza dell’alveo e dalla scarsavelocità della corrente. Lo si riconosce facilmente per il suo aspetto caratteri-

Vegetazione terrestreFRANCESCO BRACCO · MARIACRISTINA VILLANI

Vegetazione delle dune litoranee

Page 2: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

76 77stico, di fitta e impenetrabile prateriadi piante erbacee giganti che supera-no i tre metri di altezza sopra il livellodell’acqua. Protagonista assoluta del canneto è lacannuccia di palude (Phragmitesaustralis), graminacea di grande tagliache vive rigogliosa in una varietà diambienti diversi: dalle zone costiere ai2000 metri di quota, dalle acque dolcialle acque salmastre, dai bordi tran-quilli dei laghi e dei fossi alle fasceripariali dei torrenti, alle barene e aibonelli lagunari.Non disdegna del resto neppure ambi-ti affrancati dalla costante o frequentedisponibilità idrica, quali golene o argi-ni, in contesti anche marcatamenteruderali. I suoi fusti sottili e cavi, che

possono allungarsi fin oltre i tre metri, crescono dritti e molto ravvicinati a for-mare fitte serie quasi regolarmente spaziate. Portano foglie lanceolato-linearidisposte su due file, di un verde glauco, con lamine dal bordo affilato e taglien-te accompagnate, nel punto di raccordo al fusto, da esili ciuffi di peli. I lunghiculmi della cannuccia divengono più vistosi in estate, quando all’apice com-paiono le infiorescenze grigio-porporine. Ogni pannocchia, di 20-30 centimetridi lunghezza, è formata da un grande numero di spighette dall’aspetto piumo-so: ciascuna porta minuscoli fiori accompagnati da peli bianchi soffici e seto-si. Una volta raggiunta la maturazione dei frutti, l’intera spighetta si stacca dal-la pannocchia, lasciandovi adesi soltanto gli elementi basali (glume). I pelidivengono ora efficienti organi di volo, rendendo così la spighetta leggera efacilmente disseminabile dalle correnti d’aria.Non manifesto come la porzione subaerea, ma altrettanto peculiare è l’appa-rato ipogeo della cannuccia di palude. Nel fondo fangoso affondano, infatti,robusti rizomi striscianti che danno origine a un fitto intreccio sotterraneo, unasorta di rete che costituisce le fondamenta del fragmiteto. Ogni rizoma, rico-perto di scaglie coriacee e lungo anche decine di metri, cresce di anno inanno, producendo ad ogni nodo radici di ancoraggio verso il basso e nuovigetti in direzione opposta; questi si allungano, escono dall’acqua e continuanola loro crescita in ambiente aereo.La cannuccia palustre è molto nota per i tradizionali usi popolari: un tempo ifusti (culmi) venivano tagliati durante il periodo invernale e utilizzati per isola-

re i soffitti, per produrre stuoie, per impagliare sedie o per fabbricare scope.In Polesine le ”arèle”, come sono localmente chiamate le stuoie di cannuc-cia, venivano posizionate ai margini degli orti quali barriere protettive control’impeto dei venti.Col tempo queste pratiche hanno perduto progressivamente interesse, mal’importanza della cannuccia di palude non è diminuita ai giorni nostri. Essaviene ora adoperata con successo in interventi di ingegneria naturalistica perla vigoria con cui si riproduce per via vegetativa.Porzioni di rizomi o talee verdi sono prelevati in aree in cui la specie è abbon-dante e trapiantati in zone umide in cui siano richiesti interventi di riqualifica-zione ambientale.È anche fra le specie più frequentemente utilizzate nella realizzazione diimpianti di fitodepurazione, nei quali acque reflue vengono incanalate attraver-so un percorso obbligato, appositamente predisposto in modo da prolungare itempi di contatto con le piante, al fine di permettere un’efficiente captazionedell’azoto che, incamerato nei tessuti vegetali, viene rimosso dalle acque. Inqueste condizioni è esaltata la capacità di sopravvivenza in condizioni di som-mersione prolungata della cannuccia: questa specie risulta perciò un ottimodepuratore naturale.Grazie all’ampia valenza ecologica della specie edificatrice, possiamo trovareil fragmiteto in ambiti territoriali differenti. In realtà sotto il nome di fragmitetosi celano comunità vegetali diverse, accomunate dall’uniformità fisionomica,

Fragmiteto nella golena del Po

Cannuccia di palude (Phragmites australis)

Page 3: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

alle quali però corrispondono sostanziali differenze di composizione, per lapartecipazione di un corteggio floristico che cambia in funzione delle condi-zioni ecologiche. Denominatore comune a tutte le cenosi è la netta dominan-za quantitativa della cannuccia, specie molto competitiva che crea condizio-ni di forte copertura, poco adatte alla vita degli altri vegetali; come conse-guenza sopravvivono, oltre alla specie dominante, poche specie accompa-gnatrici.Queste sono per lo più elofite, cioè con una porzione sotterranea che le radicaal fondo del corpo d’acqua, mentre la parte epigea sbuca dalla superficie e siallunga in ambiente subaereo. Si tratta di piante altamente specializzate. Unodei problemi principali che le piante del canneto devono risolvere è la carenzadi ossigeno, elemento scarsamente solubile e a lenta diffusione in acqua. Inmodo particolare sono condizionate le radici, perennemente immerse nel fan-go asfittico.Un meccanismo che permette di bilanciarne la carenza è la traslocazione diossigeno da tessuti che ne sono ricchi a tessuti deficitari. Chiave di volta diquesto processo è un particolare tessuto parenchimatico del rizoma, dettoaerenchima, dotato di numerosi e ampi spazi intercellulari connessi tra loro acostituire un sistema di camere d’aria e condotti che facilitano il movimentodell’ossigeno. In questo modo, dalle porzioni verdi epigee, dove questo gasviene prodotto con l’attività fotosintetica o introdotto dall’atmosfera, può facil-mente raggiungere gli apparati radicali.

79Piante e linea di costa

L’attività antropica interessa le zonedeltizie e lagunari fin dalle epoche sto-riche. Da sempre l’uomo e il mare, cosìcome l’uomo e il fiume, si sono conte-si lo spazio in una ripetuta competizio-ne vinta ora dall’uno ora dall’altro, mail più delle volte con un risultato nonduraturo, poiché la natura spesso si èriappropriata delle superfici che l’uo-mo era riuscito in precedenza a strap-parle.Significativo esempio di questo con-tenzioso è la Laguna Veneta, cheinnumerevoli volte ha modificato lasua geografia.Nei momenti in cui, per motivi diversi,si è realizzato un arretramento dellalinea di costa l’uomo ha potutodisporre per le proprie attività diampie estensioni prative, utilizzate perle coltivazioni o il pascolo, sulle qualiin certi casi addirittura ha realizzatostrade e vie di collegamento.Un caso emblematico di come lacomponente vegetale possa aiutare a

comprendere il passato assetto delterritorio è quello dell’antica Via Annia,il cui tracciato, percorrendo la pianuratra i fiumi Sile e Piave, metteva incomunicazione due importanti centriromani: quelli di Altino e di ConcordiaSagittaria.Proprio la componente vegetale hadato modo di trovare il motivo per cuiin epoca romana (I secolo d.C.) il suotracciato fu spostato più all’interno:reperti e microresti di piante fossiliz-zati, in particolare il polline di speciealofile barenicole, documentano l’a-vanzamento dell’area lagunare, che inquell’epoca raggiunse il territorio cor-rispondente all’attuale insediamentodi Cà Tron (nei pressi di Roncade inprovincia di Treviso).In pratica il mare aveva riconquistatoquanto prima aveva ceduto, ricopren-do il tracciato della via e rendendonecessaria la costruzione di unavariante stradale più interna, quindipiù lontana dalla linea di costa.

Mariacristina Villani · Antonella Miola78

0 1 2 km

Meolo

Cà Tron

Marteggia

Sile

PortegrandiVia Annia

Via Annia

Limite massima

espansione lagunare

San Donà

Caposile

Piave

LAGUNA DI VENEZIA

La Via Annia a sud di Treviso in relazione con la linea di massima espansione della laguna

Area paludosa alle foci dell’Agri (Basilicata)

Page 4: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

Le specie del canneto riescono anchea tollerare altre caratteristiche negativedei fanghi anossici nei quali sonoimmerse le loro radici. L’ambiente ridu-cente stimola il rigoglio di una florabatterica anaerobica che genera colsuo metabolismo prodotti tossici per lepiante, ma queste, con raffinate strate-gie fisiologiche, riescono a non subirnele conseguenze.I canneti sono tipici delle aree umidee delle paludi d’acqua dolce, come ipiccoli specchi lacustri del retroduna,ma costituiscono soprattutto impor-tanti espressioni che si rinvengonolungo gli assi fluviali terminali, nellefasce ripariali, in condizioni di peren-ne o prolungata sommersione. In que-sto contesto, alla cannuccia di paludesi associano altre graminacee di grande taglia, quali la scagliola palustre(Phalaris arundinacea) e il gramignone maggiore (Glyceria maxima) e cipera-cee come la carice spondicola (Carex riparia) che, grazie alla loro elevatastatura, riescono a essere competitive nella captazione dei raggi luminosi.Accanto a queste possiamo rilevare altre specie, interessanti perché rare einserite nelle liste rosse delle specie a rischio di estinzione, quali l’euforbia lat-taiola (Euphorbia palustris), o il senecione palustre (Senecio paludosus), con icapolini gialli che spiccano fra le canne nel periodo estivo.In situazioni caratterizzate da acqua poco profonda e da ricorrenti e prolun-gati periodi di asciutta, alla cannuccia si associano le specie tipiche dei pra-ti umidi, quali la lisca dei prati (Scirpus sylvaticus), col caratteristico fusto tri-gono e con le brattee simili a grandi foglie che avvolgono l’infiorescenza, lastregona palustre (Stachys palustris) dalla corolla rosso violacea, la salcerel-la comune (Lythrum salicaria) e la mazza d’oro comune (Lysimachia vulgaris),dai petali di un giallo brillante. Quasi costantemente presente è il volubilevilucchione (Calystegia sepium) dalla candida corolla imbutiforme che,arrampicandosi sui fusti di cannuccia, riesce a salire in alto, portarsi verso laluce. Ricorrente, ma con minore frequenza, è ancora un’altra specie lianosa,la dulcamara (Solanum dulcamara), con grappoli di graziosi fiori violetti dalleantere aranciate.Il canneto alofilo. Neppure la salinità riesce a bloccare il canneto: si svilup-pa, infatti, sia in acque moderatamente salmastre che in condizioni di più

81Eterotopia

La prossimità della catena montuosadelle Alpi orientali alla costa e l’esisten-za di efficienti vie trasporto verso ilmare rappresentate dai fiumi rendonopossibile la presenza in prossimità del-la costa, e particolarmente in corri-spondenza delle foci fluviali, di specieproprie dei rilievi. Si tratta in particolaredi entità gravitanti nella fascia altitudi-nale montana e perciò definite demon-tanizzate.La sopravvivenza delle loro popolazioniè probabilmente legata in modo impor-tante al continuo apporto veicolatodalla corrente fluviale di semi prove-nienti dai rilievi. È un caso estremo dieterotopia, il fenomeno biogeograficoche favorisce l’esistenza di popolazionidi specie dislocate rispetto all’area piùtipica della loro distribuzione grazie afenomeni di trasporto delle diaspore.

In corrispondenza delle foci dei fiumialto-adriatici si interpreta ad esempioin questo modo la presenza di alcunespecie di arbusti che abbiamo osser-vato quali componenti della lecceta edegli arbusteti ad essa dinamicamen-te legati: ranno spinello (Rhamnussaxatilis ssp. saxatilis) e citiso purpu-reo (Cytisus purpureus).Un grande albero condivide questapeculiare condizione fitogeografica: sitratta del pino nero (Pinus nigra), pre-sente spontaneamente sui rilievi dunalidella foce del Tagliamento ma tipicodei rilievi calcarei nordorientali.Anche l’esistenza, in questo contesto,di erica carnicina (Erica carnea) è statainterpretata in questo modo, aggiun-gendo però anche una sua possibilecondizione di relittualità relativa all’ulti-ma era glaciale.

Francesco Bracco · Mariacristina Villani

Euforbia lattaiola (Euphorbia palustris)

Aree a pino nero (Pinus nigra) presso le foci del Tagliamento (Friuli Venezia Giulia)

80

Page 5: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

te di cloruri. In habitat prettamente ali-ni, quali barene e monelli, entrano nelcorteggio floristico del fragmiteto,anche se con coperture ridotte, specieche in condizioni di più accentuataalofilia rientrano in particolari comu-nità vegetali nelle quali sono fisiono-micamente dominanti.Fra le presenze più vistose vi è lo sta-tice o erica delle barene (Limoniumnarbonense), appartenente alla fami-glia delle plumbaginacee, insignifican-te in fase vegetativa, quando è dotatosolamente di una rosetta di foglie aspatola, ma ben evidente nel periodo tardo estivo-autunnale, quando allungalo scapo fiorale portante una pannocchia corimbosa fitta di piccoli fiori roseo-violacei. Essi mantengono a lungo la loro colorazione, anche quando le corol-le si seccano, e perciò spesso vengono raccolti e venduti in mazzetti decora-tivi. Le foglie e il fusto risultano appiccicosi al tatto perché coperti di cellulesecretici che riversano all’esterno i sali in eccesso assorbiti dalla pianta, raffi-nata specializzazione fisiologica che le consente di sopravvivere a concentra-zioni elevate di cloruri tossici.Alla composizione dei canneti alo-igrofili partecipa anche la sueda marittima(Suaeda maritima), una chenopodiacea che nell’entroterra della laguna vene-ta viene chiamata “roscano”, termine che peraltro viene usato anche perdesignare altre specie appartenenti alla stessa famiglia e, come la suedamarittima, note popolarmente perché commestibili.Nei canneti alofili un ruolo affine ha un’altra specie annuale, la salicornia vene-ta (Salicornia veneta), specie annuale succulenta con fusti e rami carnosi chesembrano privi di foglie. Al limite della osservabilità a occhio nudo sono pure ifiori, rudimentali e riuniti in due gruppi triflori in posizione opposta. Come sug-gerisce l’epiteto specifico, è una pianta diffusa ed endemica del litorale vene-to, dove forma le fasce di vegetazione più esterne delle barene ai margini del-le lagune vive, soggette a periodiche sommersioni di acqua marina.Altro elemento che partecipa alla composizione dei canneti alofili è la salicorniafruticosa (Sarcocornia fruticosa), pianta perenne con fusti legnosi alla base ecarnosi in alto; più robusta delle chenopodiacee precedenti, può eccezional-mente raggiungere il metro di altezza. Di morfologia simile a quella della sali-cornia veneta, ad eccezione delle dimensioni, anche questa specie, come laprecedente, è nota per l’uso popolare gastronomico, anche se ai giorni nostril’inquinamento delle lagune ne rende inopportuno e sconsigliabile l’utilizzo.

83marcata alofilia e, in risposta al gradiente alino, la cannuccia di palude vieneaccompagnata da specie più o meno tolleranti la salinità. Nelle zone litorali,presso le foci fluviali e nelle sacche, dove un apporto abbondante di acquadolce si mescola all’acqua marina riducendone la concentrazione di sali,accanto alla cannuccia compaiono, sulle fanghiglie subsalse, specie indica-trici di un moderato grado di salinità, quali la lisca marittima (Bolboschoenusmaritimus) dall’infiorescenza costituita da spighe rossastre, la lisca del Taber-nemontano (Schoenoplectus tabernaemontani), dai fusti grigio-bluastri, l’atri-plice comune (Atriplex prostrata) con foglie a lamina astata coperte da unapruina farinosa, e l’astro marino (Tripolium pannonicum ssp. tripolium) daicapolini con fiori tubulosi formanti un disco centrale giallo circondato da fioriligulati violetti. In queste situazioni è frequente incontrare anche l’astroannuale (Symphyotrichum squamatum), specie esotica presente in ambientiantropizzati e in grado di vivere su terreni con modesto tasso salino. È unapianta con rami fioriferi dotati di foglioline lineari molto sottili che portano unagrande quantità di piccoli capolini di fiori minuscoli che, alla disseminazione,sviluppano un delicato pappo rosato.Dove l’incidenza dell’acqua marina è più marcata, la salinità diviene un fatto-re fortemente condizionante che si manifesta con due effetti: da un lato limitala vigoria della cannuccia, che presenta un accrescimento ridotto in altezza;dall’altro riduce la ricchezza floristica, perché solamente poche specie, dota-te di particolari strategie adattative, riescono a tollerare concentrazioni eleva-

82

La fioritura rosata di statice delle barene (Limonium narbonense)

Salicornia veneta (Salicornia veneta)

Page 6: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

Nelle zone in cui l’influenza dell’acquasalmastra è più elevata il canneto alofi-lo lascia posto al Puccinellio palustris-Scirpetum compacti, una formazionecaratterizzata dalla lisca marittima(Bolboschoenus maritimus). Questarobusta ciperacea presenta molte affi-nità con la cannuccia di palude: unrobusto apparato ipogeo, fusti fitti,un’ampia valenza ecologica che lepermette di vivere sia in ambienti dul-ciacquicoli che in contesti oligoalini.Un’altra specie che può tollerare lievitassi di salinità è il giunchetto minore(Scirpoides holoschoenus), che dà ori-gine a cenosi in cui è dominante, spes-so presenti nelle zone umide retrodu-nali. Il giunchetto è inconfondibile nelmomento in cui all’apice dei fusti com-paiono le infiorescenze dall’aspetto di piccole sfere, sottese da una bratteache si allunga verso l’alto quasi fosse un prolungamento del fusto.Se la salinità diviene più accentuata compare invece il giuncheto marittimo,formazione a giunco marino (Juncus maritimus), specie pungente al tatto per ifusti e le foglie rigidi e appuntiti all’estremità, portati da rizomi orizzontali robu-sti. La vegetazione a giunco marino trova la sua massima espressione nellebarene, delle quali in genere occupa le zone più interne e più elevate, dovemeno si fa sentire l’effetto delle maree.Fra i diversi aspetti della vegetazione delle zone umide con deboli apporti sali-ni di notevole interesse è il cladieto (Mariscetum serrati), termine con cui vienedesignata la formazione dominata dal falasco (Cladium mariscus), specie vigo-rosa appartenente alla famiglia delle ciperacee. Il fusto, cilindrico in basso e asezione triangolare in alto, con diametro di qualche centimetro, porta foglieripiegate lungo la nervatura centrale dai margini seghettati e taglienti. Caratte-ristica è l’infiorescenza, che si sviluppa nel periodo estivo, costituita da un’an-tela composta da più antele brunastre sovrapposte e spesso interrotte. È unaspecie più legata agli ambienti umidi d’acqua dolce che alle zone lagunari, tut-tavia la sua capacità di tollerare bassi livelli di salinità è responsabile della fre-quenza con cui compare nelle aree deltizie. Nonostante il falasco sia conside-rato specie subcosmopolita, cioè diffusa quasi in tutti i continenti, le operazio-ni di bonifica che hanno interessato le aree costiere in passato hanno drasti-camente ridotto la presenza dei cladieti in tutto il nostro territorio.

85■ Le altre vegetazioni palustri

Le piante erbacee di grande taglia chesi accompagnano alla cannuccia neifragmiteti, in condizioni favorevoli pos-sono assumere un ruolo dominante ecaratterizzare la fisionomia della vege-tazione, relegando la cannuccia dipalude a un ruolo subordinato. Ne sonoun esempio i tifeti, alte praterie domi-nate dalle mazzasorde (Typha latifolia oT. angustifolia). Meno estese rispetto aifragmiteti, queste cenosi non passanoinosservate, soprattutto nella fase difioritura e fruttificazione.Le specie del genere Typha hanno,infatti, un’infiorescenza particolare, nel-la quale i fiori femminili e maschili sonorigorosamente separati lungo l’asse

terminale. I maschili, minuscoli e privi di petali, costituiscono la porzione supe-riore dell’infiorescenza, mentre i femminili, anch’essi di minuscole dimensioni eapetali, formano un manicotto cilindrico dall’aspetto vellutato costituito damigliaia e migliaia di fiori microscopici strettamente appressati l’uno all’altro.Ogni fiore femminile è costituito da un ovario e sorretto da un peduncolo cir-condato da un involucro di lunghe setole. Non solo la posizione, ma anche itempi di permanenza sull’asse dell’infiorescenza sono differenziati: i fiorimaschili dopo l’apertura delle antere e la liberazione del polline hanno portato atermine il loro compito biologico, quindi cadono e lasciano, al di sopra delmanicotto, una porzione di asse fiorifero nudo. La parte femminile, invece,dopo la fioritura assume una colorazione bruna e conserva le diverse parti dicui è formato: l’ovario, trasformato in un piccolissimo frutto. Questo rimaneall’apice del peduncolo su cui si conservano anche le setole, che successiva-mente svolgeranno un ruolo importante. Nel periodo invernale, infatti, l’infiore-scenza si secca e avviene la disseminazione: le setole, in risposta a stimoli igro-scopici, si divaricano e provocano la rottura dei peduncoli fiorali; il manicotto sisfalda così nelle singole porzioni che, alleggerite dalle setole, sono trasportatedal vento in forma di fiocchi cotonosi. I tifeti sono generalmente più ricchi dalpunto di vista floristico dei fragmiteti, probabilmente perché le mazzesorde for-mano popolamenti meno densi rispetto alla cannuccia di palude e creano con-dizioni di ombreggiamento meno severe anche perché le lunghe foglie lineariperpendicolari al terreno non sviluppano coperture eccessive.

84

Mazzasorda (Typha latifolia) Lisca marittima (Bolboschoenus maritimus)

Page 7: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

■ Il complesso paesaggio vegetale didune consolidate e depressioni umide

Al di là delle espressioni vegetazionalipiù legate alla condizione alofila litora-le, la sovrapposizione dell’attivitàmorfogenetica del mare e di quella delfiume crea un paesaggio complesso,ricco anche di espressioni abbastanzadistanti dalla condizione psammofila opalustre, salata o salmastra. Si realizzainfatti una composizione ambientale complessa che vede affiancati aspettiforestali, vegetazioni xeriche, depressioni umide interne con acqua dolce especchi d’acqua costieri di ambiente salmastro o salato. Questo è possibileper l’articolazione geomorfologica del paesaggio in aree rilevate e zonedepresse. Le sopraelevazioni generalmente corrispondono a cordoni di dunestabilizzate dalla vegetazione e possono risultare anche assai distanti dallalinea di costa attuale; le depressioni appaiono invece fortemente condizionatedalla presenza di acqua salata o salmastra, se in contatto con il mare, o concaratteristiche tipicamente dulciacquicole se influenzate dalle acque, di faldao superficiali, di provenienza continentale. In aree di forte tensione fitogeogra-fica, quali l’arco litorale nordadriatico, la complessa articolazione ambientalefornisce anche lo spazio per un accostamento originale, in estensioni relativa-mente piccole, di specie di piante caratterizzate da una diversa distribuzionegeografica e da richieste ecologiche molto differenziate.Nel territorio considerato, spingendosi anche a sud fino al delta padano, ilpaesaggio delle foci dei fiumi ospita, in corrispondenza delle sommità e deifianchi delle dune consolidate e in particolare dove il processo di evoluzionedel suolo abbia potuto compiersi in modo più completo, il bosco di leccio(Quercus ilex), la quercia sempreverde più tipica del paesaggio mediterraneoitaliano. Tale connessione non appare eccezionale: questa formazione fore-stale, infatti, si ripresenta in corrispondenza ad esempio dei rilievi dunali esi-stenti presso le foci del Tagliamento e dell’Adige e del Delta del Po. Lo scar-so impatto di questa foresta nel paesaggio attuale dipende dall’estensionerelativamente ridotta dei sistemi dunali e paleodunali, ma in gran parte anchedalla progressiva eliminazione di tale tipo di vegetazione dovuta all’utilizzoantropico del territorio costiero.In contrasto con l’immagine di instabilità e di forte dinamismo del paesaggiocostiero, il suolo, impostato in queste situazioni fondamentalmente su sabbiemarine, è ben drenato, asciutto, ma appare ben strutturato e presenta un rile-vante accumulo di materia organica nei suoi livelli più superficiali.

87Una ridotta alofilia è tollerata pure dallo sparto delle dune (Spartina versicolor),una graminacea robusta che forma densi tappeti sulle dune in formazionedove tende a sostituire l’ammofila, ma che si può trovare anche sui bordi dellelagune. Meno alofilo del congenere sparto delle barene (Spartina maritima), siriproduce per lo più per via vegetativa, mediante rizomi sotterranei che origi-nano ciuffi di foglie e per questo le praterie a sparto delle dune sono moltocompatte e povere di specie. Quando compaiono, le infiorescenze sono costi-tuite da tre o quattro spighe sessili lunghe fino a 5 centimetri.Infine va ricordato un aspetto peculiare del paesaggio vegetale dei delta, i lem-bi di vegetazione alonitrofila. Queste comunità sono dominate da specie a svi-luppo annuale, connotate da una duplice specializzazione: possono sopporta-re un contenuto salino discreto, e l’aridità fisiologica che ne consegue, maanche un elevato tenore in nitrati. Hanno spesso estensioni ridotte, ma un ruo-lo importante come elementi pionieri che anticipano le altre specie più stretta-mente alofile. Le famiglie più rappresentate sono quella delle chenopodiacee equella delle poligonacee, rispettivamente con le atriplici (Atriplex tartarica, A.prostrata), il romice marittimo (Rumex maritimus) e il poligono marittimo (Poly-gonum maritimum). La loro presenza è spesso legata ad ambienti disturbati eruderali. Alla naturale presenza di detriti vegetali si accompagna spesso unaquantità di rifiuti che l’acqua trasporta e deposita, tacito ma manifesto attod’accusa per il comportamento poco civile dell’uomo moderno nei confrontidella natura.

86

Poligono marittimo (Polygonum maritimum)

La foce del Reno (Emilia Romagna)

Page 8: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

88 Il leccio riesce a costituirvi uno strato arboreo chiuso e continuo che può rag-giungere l’altezza di 20 m. Insieme al leccio, la specie arborea più diffusa èl’orniello (Fraxinus ornus), costantemente compresente, ma in un ruolo decisa-mente subordinato. Nello strato arboreo quindi si associano due entità gene-ralmente mediterranee ma con caratterizzazione fitogeografica differente: illeccio, tipicamente distribuito nei territori perimediterranei a marcata ariditàestiva (stenomediterraneo), e l’orniello che, pur coprendo con il suo areale didistribuzione le coste settentrionali del bacino del Mediterraneo, se ne allonta-na gravitando anche intorno al Mar Nero (eurimediterraneo-settentrionale-pontico). Sotto gli alberi è presente una coltre arbustiva, che sviluppa copertu-re abbastanza ridotte e in cui si mescolano specie con diversa caratterizzazio-ne fitogeografica. Alla vegetazione arborea delle dune si associano nel paesaggio le comunitàarbustive a essa dinamicamente legate e che rappresentano stadi evolutividella copertura vegetale strutturalmente più semplici che preparano gradual-mente l’insediamento della foresta. La prima fase di colonizzazione, da parte della vegetazione legnosa, è quellacostituta da un arbusteto di ridotto sviluppo, inferiore al metro, definito comepremantello della lecceta, caratterizzato dalla compresenza di frutici, suffrutici,specie lianose e un limitato contingente erbaceo. Le specie dominanti sonol’asparago pungente, la ginestrella comune, l’erica carnicina (Erica carnea),accompagnate, soprattutto nella parte più settentrionale dell’arco adriatico,anche da citiso purpureo (Cytisus purpureus) e ranno spinello (Rhamnus saxa-tilis ssp. saxatilis), piccolo arbusto spinoso a corteccia rossastra e piccoli fioribruni a quattro petali. Molto frequente, anche se poco abbondante, è il came-drio comune (Teucrium chamaedrys), arbusto nano a portamento prostrato,con piccole foglie coriacee e lobate. Le specie erbacee presenti derivano prin-cipalmente dalle praterie aride all’intorno e tra esse sono frequenti il paleorupestre (Brachypodium rupestre) e l’erba cipressina (Euphorbia cyparissias).È nell’ambito di questo arbusteto che il leccio fa una timida comparsa insiemeall’orniello, anche se solo allo stato di plantula.Dove la distanza dal mare è così ridotta da permettere all’areosol salino di ori-gine marina di raggiungere i cordoni di dune stabilizzate, la vegetazione nonriesce a formare la lecceta arborea, ma raggiunge quale stadio di massimaespressione un arbusteto compatto dominato dal ginepro comune (Juniperuscommunis), caratteristico per gli aghi pungenti con disposizione ternata e igalbuli blu-nerastri. Ad esso è associato, con ruolo generalmente subordinato,l’olivello spinoso (Hippophae fluviatilis), arbusto molto ramificato con cortecciaargentea, foglie lineari bianche sulla pagina inferiore e caratteristiche drupearancioni. Questa comunità è completata da molti arbusti già citati per la lec-ceta e, sia pure con bassa copertura, da specie erbacee tra le quali gli strigoli

89

Il complesso mosaico vegetazionale della foce del Reno (Emilia Romagna)

Page 9: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

Più in generale, dove le condizioni del-le acque dolci disponibili tendano aconvergere verso la condizione gene-rale mesotrofica o eutrofica più tipicaper le acque superficiali delle pianure,le vegetazioni palustri e acquatiche dicontorno che si ritrovano nei fossati enelle depressioni inondate tendono acoincidere con quelle presenti nei cor-pi d’acqua della pianura. Nelle acquelente del delta padano, ad esempio,sono state segnalate le comunitàacquatiche a brasca pettinata (Pota-mogeton pectinatus), una specie cheriesce anche a penetrare in ambienti salmastri. Tipici degli specchi di acquadolce sono invece i lamineti dominati da idrofite diverse, tutte con ampiesuperfici fogliari sviluppate a livello della superficie dell’acqua: la ninfea bianca(Nymphaea alba), il nannufaro (Nuphar lutea), il limnantemo (Nymphoides pel-tata) e la castagna d’acqua (Trapa natans). Della coda di cavallo acquatica(Hippuris vulgaris) sono stati segnalati, invece, solo rarissimi aggruppamenti.Le depressioni con disponibilità media o elevata di acqua possono anche ospi-tare vegetazioni forestali, di carattere igrofilo o mesofilo, dominate da specie dilatifoglie decidue che contrastano nettamente con i boschi sempreverdi deirilievi dunali. Le testimonianze territoriali di questi tipi di vegetazione sonoancora più rare di quelle delle leccete e l’esempio che può essere usato amodello è quello del Bosco della Mesola, che si è sviluppato nell’ultimo millen-nio sul complesso di dune e nelle depressioni create, nel contesto del deltapadano, dalla sedimentazione del Po di Volano e del Po di Goro. L’aspetto fore-stale che si colloca sui complessi dunali più antichi e dalla morfologia livellataricorda da un lato le leccete già illustrate, dall’altro si riallaccia alla vegetazioneforestale mesofila tipica della pianura. Il suolo è moderatamente umido e vasoggetto solo sporadicamente a fenomeni di ristagno e vede lo sviluppo di unacoltre forestale pluristratificata, caratterizzata da elevata copertura dello stratoarboreo, buona presenza di quello arbustivo e un ruolo ridotto della coltre erba-cea di sottobosco.Infine, se in tutta la pianura è molto infrequente la sopravvivenza delle forestepaludose a ontano nero (Alnus glutinosa), in corrispondenza delle foci fluvialiquesto evento è veramente rarissimo. Presso la foce dell’Adige ad esempiorimangono piccole estensioni di ontaneto su suolo nero cedevole, talvoltacorredate nel sottobosco erbaceo dalla presenza della calta palustre (Calthapalustris).

91a foglie strette (Silene vulgaris ssp.tenoreana) e la carice lustra (Carexliparocarpos).Gli stessi complessi ambientali costrui-ti dalla deposizione fluviale in corri-spondenza della foce ospitano anchesistemi di depressioni spesso condizio-nate dalla salinità marina, ma che inaltri casi, come avviene lungo il litoraledella Pianura veneta e friulana, risento-no invece dell’importante presenza diacqua dolce superficiale e sotterranea,con scarso carico di nutrienti ed eleva-ta concentrazione di carbonato di cal-

cio. In questi casi le depressioni possono ospitare, in misura minore o maggio-re, l’accumulo di sedimenti torbosi su cui si insediano comunità vegetali infre-quenti e che, a livello del mare e a poca distanza dal litorale, talvolta compren-dono specie che ricercano condizioni di freschezza ambientale. Un’espressio-ne tipica è data dalle praterie torbose a molinia (Molinia caerulea ssp. caerulea)che richiamano quelle presenti negli ambienti di risorgiva della pianura nord-orientale di cui riproducono buona parte del corteggio floristico. Vi compaionoinfatti il giunco nero comune (Schoenus nigricans), la piantaggine palustre(Plantago altissima), l’aglio odoroso (Allium suaveolens) e la genziana mettim-borsa (Gentiana pneumonanthe). Nelle acque superficiali lente o ferme presen-ti all’interno di queste praterie possono poi trovare ricetto rare comunità idrofi-tiche di acque con basso tenore di nutrienti. Un esempio è quello della vegeta-zione acquatica dominata dalla brasca arrossata (Potamogeton coloratus for-ma heterophyllus) con foglie ellittiche a lembo galleggiante e foglie del tuttosommerse, entrambe caratterizzate dalla lamina semitrasparente, spessoarrossata, in cui la nervatura costituisce un reticolo ben osservabile. In questo contesto compare anche, quale specie legnosa colonizzatrice, ilsalice a foglie di rosmarino (Salix rosmarinifolia). Si tratta di un arbusto ditaglia ridotta con altezza di rado eccedente un paio di metri e con foglie linea-ri o lanceolato-lineari, a maturità peloso-argentee sulla pagina inferiore, verdiscure e lucide su quella superiore. Si tratta di una pianta con distribuzioneeurasiatica, che in Italia settentrionale compare raramente sui suoli torbosidell’alta pianura, della fascia montana e di quella subalpina. La delicatezzadell’ambiente in cui vive fa sì che essa risulti minacciata in ambito europeo eche anche la sua presenza nella vegetazione litorale si sia drasticamenteridotta conservandosi proprio in corripondenza in pochissime stazioni, qualiquelle presso la foce del Tagliamento.

90

Salice a foglie di rosmarino (Salix rosmarinifolia) Calta palustre (Caltha palustris)

Page 10: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

93

■ Introduzione

Nelle aree occupate da delta, estuari elagune anche la fauna a invertebratiterrestri è fortemente influenzata dalleampie variazioni locali della salinità deisuoli, variabile da nulla a elevatissimain funzione della vicinanza ad acquedolci o salmastre, e della loro umidità,generalmente cospicua ma assai scar-sa su dossi o argini, privi di ombreg-giatura ed esposti ai venti costieri.Al variare di questi fattori, quindi, varia-no notevolmente la vegetazione e lafauna associata, tanto che i due estre-mi del gradiente salino sono quasi prividi specie in comune; analogo è il com-portamento in rapporto al gradienteigrometrico.In questi ambienti complessi, dai contorni sfumati, si sovrappongono popo-lamenti di diversa origine: sui terreni dolci si può identificare una fauna con-tinentale, largamente coincidente con quella degli ambienti umidi interni egeneralmente priva di un legame specifico con le aree costiere.I suoli salini, invece, ospitano una fauna ricca di elementi peculiari, spesso dif-fusi più o meno ampiamente nella Regione Paleartica, ma presenti esclusiva-mente lungo la linea di costa salvo, eventualmente, ripresentarsi in forma relit-ta sui residui terreni salati continentali. Tipico è il caso del coleottero carabideDicheirotrichus lacustris, presente sia nelle lagune venete sia sui terreni salatiattorno al Lago Balaton, in Ungheria, testimoniando con questa particolaredistribuzione l’evoluzione cui sono andate incontro le linee di costa del bacinodel Mediterraneo.Per alcuni gruppi zoologici (anellidi e crostacei), si può anche parlare di unavera e propria componente marina che si avventura oltre il confine che separail mare dalle terre emerse, senza tuttavia riuscire a spingersi molto oltre la

Gli invertebrati degli ambienti terrestriMARCO ULIANA · ALESSANDRO MINELLI

Xiphidion discolor

Dicheirotrichus lacustris

Page 11: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

95fascia intertidale. A seconda del legame che contraggono con gli ambientisalati, gli invertebrati delle aree salmastre possono essere ripartiti in tre cate-gorie ecologiche: alobi, se vivono esclusivamente in ambienti salati; alofili, sehanno preferenza per questi ambienti pur potendosi trovare altrove; alossenise sono normalmente estranei agli ambienti salati e vi si possono trovare per-ché sono indifferenti alla salinità (ad esempio, nel caso delle specie che visi-tano i fiori) o rimangono confinati in aree ecotonali a debole salinità.Come è tipico degli ambienti estremi, le forme specializzate sono spesso pre-senti con un basso numero di specie, ma con un elevato numero di individui:uno studio condotto sui coleotteri in una stazione della Laguna di Venezia harilevato che le forme alossene e alofile ammontavano insieme al 30% dellespecie, ma a quasi il 70% degli individui. La distinzione fra queste categorie,comunque, risulta spesso difficile. Non mancano le specie che si comportanodiversamente a seconda delle popolazioni considerate. L’alofilia, in questicasi, può dipendere non da una esigenza ecologica, ma da un fenomeno dicompetizione che spinge le specie più adattabili negli ambienti difficili.Ci occuperemo qui soltanto degli invertebrati terrestri, in quanto le fauneacquatiche degli ambienti salmastri e d’acqua dolce hanno già trovato spazioin altri volumi di questa collana (rispettivamente, nei Quaderni Habitat dedi-cati a “Laghi costieri e stagni salmastri” e a “Pozze, stagni e paludi”). Per cia-scun gruppo esaminato verranno discussi separatamente i popolamenti degliambienti salini da quelli degli ambienti non salini.

94 ■ Tra terra e acqua: anellidi, crosta-cei, collemboli

Le terre emerse perilagunari, soggettealle escursioni di marea, ospitano alcunielementi anfibi legati ai suoli intrisi d’ac-qua, spesso appartenenti a gruppi tipi-camente marini. Ne sono un esempio glianellidi dei fanghi salmastri, come Hedi-ste diversicolor e Timarete filigera, cherappresentano le estreme propagginiverso la terraferma del gruppo quasi esclusivamente marino dei policheti. Anchefra i crostacei si possono individuare rappresentanti di gruppi marini che hannoacquisito la capacità di trascorrere tempi più o meno lunghi fuori dall’acqua. Fra imeno emancipati vi sono i decapodi, rappresentati dal granchio comune (Carci-nus aestuarii), specie francamente marina che ogni tanto si incontra sulla terra-ferma, e gli isopodi flabelliferi rappresentati da Sphaeroma, che però possonoanche riprodursi senza tornare al mare. Tuttavia, restano dipendenti dalla presen-za di suolo bagnato: i loro tegumenti porosi, ricchi di carbonato di calcio e inca-paci di trattenere l’umidità, li rendono facili vittime della disidratazione.Un poco più svincolati dal mezzo acquatico, ma sempre assai igrofili, sono ipochi anfipodi talitridi che frequentano le terre emerse, come Talitrus saltator,che non si allontana dalle spiagge, o le specie del genere Orchestia, che sispingono più all’interno. Nelle aree salmastre è abbondantissima l’alofila O.gammarellus: centinaia di individui di questa specie si vedono allontanarsi sal-tellando non appena si sollevi un qualsiasi oggetto al suolo. Gli ambienti diacqua dolce sono frequentati dall’affine O. cavimana, che risale i corsi d’acquafino a stazioni continentali. Si comporta in maniera opposta il grande gruppodegli isopodi oniscidei (i porcellini di terra): si tratta questa volta di animali tipi-camente terrestri, dei quali un piccolo numero di specie frequenta gli ambientisalmastri e una sparuta minoranza (genere Tylos) giunge fino alla linea dimarea delle spiagge sabbiose. Fra le specie degli ambienti salmastri, alcunesono specializzate, come Halophiloscia couchii e Armadilloniscus ellipticus,che convivono con i talitridi sul terreno dei più umidi salicornieti di riva e checedono il passo, sui terreni più elevati e verso l’entroterra, a forme meno spe-cializzate, come Armadillidium assimile, elemento continentale ubiquitario pre-sente anche in ambienti umidi non salini.Fra i collemboli è significativa la presenza di Anurida maritima, caratteristica del-le barene. Si tratta di un animaletto lungo un paio di millimetri che può rendersiassai vistoso, formando occasionalmente pullulazioni di migliaia di individui che,stretti gli uni agli altri, ricoprono il terreno di grandi chiazze color indaco.Isopode del genere Sphaeroma

Anfipode del genere Orchestia

Page 12: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

tele, tese orizzontalmente sulla vegetazione erbacea e rese ancor più evidentidal candido involucro di seta collocato a fianco, rifugio del proprietario. Nellepraterie più asciutte e assolate si può incontrare anche un altro vistoso araneide,l’inconfondibile Argiope lobata, di cui si osservano più facilmente le enormi fem-mine. È una specie termofila, priva di uno specifico legame con le zone salma-stre, ma frequente lungo le aree costiere delle regioni centrali e meridionali.Nei fragmiteti sono molto abbondanti i clubionidi, rappresentati da numerosespecie del genere Clubiona, in particolare C. phragmitis e C. stagnatilis, enumerosi licosidi, fra cui sono talvolta abbondantissime Trochosa hispanica eAlopecosa pulverulenta. In uno studio effettuato a Valle Vecchia, presso Caorle,gli individui di queste due specie rappresentavano complessivamente oltre idue terzi della fauna aracnologica. Si tratta comunque di due specie ubiquitariee per la prima è stata altrove osservata addirittura una leggera preferenza perambienti di boscaglia piuttosto che per quelli aperti. Anche un terzo licosidepiuttosto abbondante, Pardosa prativaga, frequenta i fragmiteti, probabilmentenon come habitat elettivo, ma subottimale. Sul suolo si muove un piccolo salti-cide, Marpissa nivoyi, spesso associato alla congenerica M. radiata, che però simantiene preferenzialmente sulla vegetazione. Fra gli steli delle cannucce viveanche Mendoza canestrinii, che, a differenza dalle due specie precedenti, ubi-quitarie, mostra un’evidente preferenza per i fragmiteti, così come Antistea ele-gans, della famiglia degli hahniidi, una specie igrofila che si può comunque rin-venire anche in prati acquitrinosi e ambienti umidi di altro tipo.

97■ Molluschi

La malacofauna delle barene è caratte-rizzata da un modesto numero di spe-cie, ma la densità di individui è spessonotevole. In particolare, sono frequentidue piccoli gasteropodi, Truncatellasubcylindrica e Myosotella myosotis. Laprima, come suggerisce il nome, perdecon l’età i primi giri del nicchio, mentreconserva tutti i successivi che hanno

diametro costante. La seconda è una specie ubiquitaria, in grado di sopportarenotevoli sbalzi di salinità e temperatura. Il suo nicchio può avere forma moltovariabile anche su piccola scala geografica, così da rendere a volte difficile ladistinzione da specie affini ma più rare, quali Auriculinella bidentata e Ovatella fir-minii, più esigenti nella scelta dell’ambiente. Tutte queste specie vivono in pros-simità della linea di marea. Degli ambienti umidi dulciacquicoli, frequentati peral-tro da molte specie continentali, ricordiamo Oxyloma elegans. È specie legataalle rive fluviali e agli invasi d’acqua dolce con folta vegetazione riparia, dove siosserva facilmente sulle foglie delle cannucce, tife, iris e altre piante palustri. Èdiffusa in tutta l’Italia continentale e nelle isole maggiori, ma non è strettamentelegata alla fascia costiera, raggiungendo quote anche superiori ai 1000 m.

■ Ragni

Informazioni dettagliate sui ragni degliecosistemi lagunari e di foce sonodisponibili principalmente per le costenordadriatiche. Nelle zone salmastrel’aracnofauna del suolo è dominata danumerose specie di licosidi: fra le piùabbondanti vi sono Pardosa cribrata eP. luctinosa, quest’ultima apparente-mente stenoecia e fedele agli ambienti

salmastri; sono frequenti anche alcune specie igrofile indifferenti alle condizionidi salinità, come Trochosa hispanica e varie specie del genere Pirata. Negli stes-si ambienti, ma sulla vegetazione, sono particolarmente abbondanti due saltici-di, Heliophanus flavipes e Sitticus caricis, che cacciano all’agguato mantenen-dosi sui fusti, senza fare uso di tele. Ben più evidente rispetto a quella dei picco-li salticidi è la presenza degli araneidi del genere Larinioides (in particolare L.suspicax), sia per le cospicue dimensioni degli individui, sia per le loro grandi

96

Myosotella myosotis

Larinioides suspicax

Argiope lobata

Page 13: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

na di Venezia e le Valli di Comacchio, vive Metrioptera brunneri, una specieesclusiva degli ambienti salmastri che si può osservare sia nei limonieti e sali-cornieti delle barene, sia sulle sponde dei canali a Phragmites e Agropyron. Sitratta di una specie difficile da osservare, molto elusiva, che è rimasta presso-ché ignota fino a tempi recenti ed è tutt’ora di incerta posizione sistematica.Per la fauna meridionale citiamo Pterolepis elymica, tettigoniide endemico diSicilia, finora riscontrato solo lungo la costa occidentale, dalle saline di Trapa-ni a Mazara del Vallo, dove è esclusiva degli ambienti salmastri e retrodunali,quali salicornieti e agropireti. Anche in questo caso si tratta di una specie poconota, individuata solo qualche decennio fa.Sui terreni elevati e aridi compaiono elementi alosseni che frequentano questearee perché termofili. Ne sono esempio Acrida ungarica mediterranea, gene-ralmente rara altrove, e alcuni mantodei, come la comune Mantis religiosa el’elegante Empusa fasciata, specie orientale segnalata alle foci del Tagliamen-to. Sui dossi argillosi elevati, al sicuro dalle alte maree eccezionali, vivonoanche i grossi Gryllotalpa, difficili da rinvenire ma spesso individuabili in basealle tracce delle gallerie più superficiali. Nella Laguna Veneta è stata accertatala presenza di specie del complesso G. sedecim/G. octodecim, identificabilicon precisione solo contandone i cromosomi. Un ortottero scavatore menonoto è Xya variegata, di dimensioni molto modeste (circa mezzo centimetro),raro ed esclusivo dei terreni sedimentari sabbiosi o limosi, principalmentecostieri, nei quali gli adulti vivono e si riproducono.

99■ Ortotteri e mantodei

Gli ortotteri e affini sono riccamenterappresentati nelle praterie degliambienti umidi, sia negli ambienti dolciche in quelli salmastri. Fra gli elementicaratteristici dei terreni paludosi dolcifigura Metrioptera marmorata, endemi-ta altoadriatico noto da località costie-re fra Trieste e Chioggia, dove è legatoa cariceti e giuncheti. Si tratta di unaspecie in pericolo critico: già ritenutaestinta, è stata riscoperta di recentepresso Monfalcone. Molto più diffuse

sono l’esile Conocephalus fuscus e il più grande e massiccio Paracinema tri-color bisignata, presenti nella penisola e nelle isole e tipici delle vegetazioniigrofile, dove gli adulti frequentano graminacee come Phragmites, Puccinelliae Agropyron, che fungono da alimento e, almeno nel caso di Xiphidion disco-lor, anche da rifugio per le uova, che vengono deposte all’interno della guainafogliare. Tipici degli ambienti umidi sono anche i piccoli tetrigidi, straordinaria-mente mimetici sui suoli scoperti, e i due rappresentanti nostrani degli acrididitropidopolini: Tropidopola cylindrica cylindrica, diffusa nei giuncheti e fragmi-teti della costa tirrenica e delle isole, ma ovunque in rarefazione per la contra-zione del suo habitat esclusivo, e T. graeca transjonica, nota per le foci del Fiu-me Lato, in Puglia. Anche gli ambienti salmastri sono ricchi di forme caratteristiche. Fra le speciead ampia diffusione, le più significative sono quelle del genere Epacromius: E.coeruleipes ed E. tergestinus. Si tratta di due acrididi a diffusione molto ampianella regione paleartica, ma discontinua. In Italia sono presenti solo nelle areelagunari altoadriatiche e, per il solo E. tergestinus, laziali, dove sono stretta-mente legati alla vegetazione alofila. Il loro stretto legame con le aree salma-stre ne fa dei buoni bioindicatori degli ambienti di barena. Analoghe sono pro-babilmente le abitudini di Chrysochraon dispar giganteus, una forma a distri-buzione adriatica, poco conosciuta e considerata minacciata. Meno specializ-zati sono i costumi di Aiolopus thalassinus, affine agli Epacromius: è una spe-cie alofila e igrofila ma, a dispetto del nome, non esclusiva degli ambienti sal-mastri né delle zone costiere. Le sue esigenze meno strette si riflettono anchesulla sua diffusione più capillare, che lo vede presente un po’ in tutta Italia,anche se in rarefazione. Caratteristiche ecologiche simili si ritrovano anche inConocephalus dorsalis, limitato però all’Italia centrosettentrionale. Anche inquesto ambiente troviamo degli endemiti: sulla costa altoadriatica, fra la Lagu-

98

Metrioptera brunneri

Ortottero del genere Gryllotalpa

Page 14: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

■ Coleotteri

I coleotteri carabidi sono ben rappre-sentati negli ambienti umidi dolci. Fra igrandi Carabus vanno ricordate duespecie: C. granulatus, molto diffuso eancora relativamente comune ai margi-ni dei fragmiteti, lungo le siepi e neiboschi umidi ripari, dove si rifugia esverna nei tronchi marci, e il più grandee vistoso C. clatratus, in grado di cac-ciare anche sott’acqua e molto sensibi-le ai mutamenti ambientali, tanto che èormai estinto in numerose aree, fra cuile paludi laziali e la laguna veneta.Tipici degli ambienti umidi dolci sono iChlaenius e Chlaeniellus, quasi tuttivivacemente colorati. Il grande Chlae-nius spoliatus è un vorace predatore ditalitridi, che raggiunge nelle fessure deisuoli argillosi umidi.Anche le numerose piccole specie rac-colte fino a tempi recenti nel vasto genere Bembidion sono riccamente rappre-sentate negli ambienti umidi, dove spesso convivono diverse specie. Fra le piùcomuni e diffuse vi sono B. quadrimaculatum e Ocydromus tetragrammus illi-geri, dalla caratteristica livrea a macchie gialle, e i più sobri Philochthus lunula-tus, Notapus varius ed Emphanes axillaris occiduus (già noto come E. rivularis).Altre forme tipiche di questo ambiente sono l’abbondantissimo Agonum afrum,l’elegante e inconfondibile Drypta dentata, comune sotto ai detriti nei fragmitetima presente anche nei boschi di palude, dove adotta abitudini subcorticicole, eun gruppo di specie dalla forma piatta e allungata, che permette loro di trovareriparo nei fusti cavi delle cannucce: fra queste ricordiamo Odacantha melanura,le specie del genere Demetrias, Paradromius linearis e il raro P. longiceps.Caratteristiche delle paludi dolci sono, infine, diverse specie di Brachinus, noteper la sofisticata tecnica difensiva: piccole quantità di perossido d’idrogeno e diun enzima (catalasi) capace di ridurlo ad acqua, con subitanea liberazione diossigeno, vengono immesse in una “camera di scoppio” all’apice dell’addome.L’animaletto riesce così a produrre piccole detonazioni, accompagnate dall’e-spulsione di uno spruzzo molto caldo, che viene diretto verso l’aggressore.Questo fenomeno, facilmente osservabile, viene ricordato nei nomi di alcunespecie come B. explodens, B. sclopeta e B. crepitans. I Brachinus sono inte-

101■ Eterotteri

Fra gli eterotteri tipici delle aree salmastre vi sono i saldidi, presenti nelle aree dilaguna e di foce fluviale del nostro paese con diverse specie alofile o alobie.Ampiamente diffusa è Halsosalda lateralis, presente in modo discontinuo lungotutta la penisola e nelle isole, spesso con popolazioni numerose. Nell’alto Adria-tico si trova frequentemente associata a Salda adriatica, specie a distribuzioneponto-mediterranea che in Italia non oltrepassa il delta del Po. Si tratta di attivis-simi predatori diurni che frequentano i fanghi umidi delle rive, in grado di caccia-re sia a vista (sono dotati di occhi molto grandi) sia servendosi dell’olfatto, cometestimonia la loro capacità di punzecchiare il fango col rostro fino a raggiungerepiccoli anellidi o larve d’insetti che vi sono nascosti. Alcune specie sono in gra-do di sopportare immersioni prolungate, in risposta all’attività che le maree eser-citano sul loro ambiente di elezione. Fra gli emitteri fitofagi vi sono diversi miridispecializzati su alofite, fra cui Phytocoris salsolae e diverse specie di Orthotylus,come O. palustris, ampiamente distribuito, o i più localizzati O. divisus e O. cur-vipennis, presenti rispettivamente in Sicilia e Sardegna e in Sicilia soltanto. Sitratta di specie tipiche di salicornieti e limonieti.La fauna degli ambienti umidi dolci è meno interessante, contando un grandenumero di specie più o meno ubiquitarie. Fra le più caratteristiche vi sono iligeidi del genere Cymus, legati ai giunchi, e i pentatomidi del genere Eysarco-ris, frequenti soprattutto nei cariceti.

100

Carabus granulatus

Salda adriatica

Chlaenius spoliatus

Page 15: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

ressanti anche per l’insolita biologiadelle larve, che si sviluppano comeparassitoidi a spese di stadi preimma-ginali di altri coleotteri: B. crepitans e B.explodens, ad esempio, si nutrono dipupe di carabidi del genere Amara.Fra i predatori vanno ricordate anche lenumerosissime specie di stafilinidi, fracui spiccano i vistosi rappresentanti delgenere Paederus, spesso molto abbon-danti, e i caratteristici Stenus, dai gran-di occhi sporgenti, caratterizzati da un singolarissimo apparato boccale esten-sibile. Fra i fitofagi dipendenti da piante igrofile figurano diversi crisomelidi,come la piccola Galerucella pusilla che vive sui Lythrum, qualche tozza Chryso-lina legata alle Mentha, come Ch. staphylaea e Ch. polita, ma soprattutto variespecie dei generi Donacia e Plateumaris, dalle forme eleganti e slanciate, gene-ralmente rare, le cui larve si sviluppano a spese di numerose piante acquaticheo semiacquatiche. Riccamente rappresentati sono i curculionidi: nei prati umi-di, a qualche distanza dall’acqua, si possono incontrare specie significative sul-le poligonacee, come Lixus linearis e L. bardanae, che prediligono quelle delgenere Rumex, o alcuni Rhinoncus, più legati ai Polygonum.Procedendo verso la sponda, sono frequenti sui Lythrum le piccole specie delgenere Nanophyes, di cui la più comune è N. marmoratus, mentre sulle Lysima-chia si sviluppa Tapeinotus sellatus, specie dall’aspetto inconfondibile e assaiinfrequente, nota per poche stazioni dell’Italia centro settentrionale. Negli stes-si ambienti è invece molto comune Mononychus punctumalbum, facilmenteosservabile sui fiori della sua pianta ospite, Iris pseudachorus, dove si riprodu-ce a danno dei semi. Non mancano curculionidi legati alle idrofite, capaci dispostarsi sull’acqua o di trascorrere lunghi periodi in immersione: ne sonoesempio il minuscolo Tanysphyrus lemnae, la cui larva si sviluppa sulle lentic-chie d’acqua, e le numerose specie del genere Bagous, generalmente rare edipendenti da piante igrofile come Butomus e Sparganium o da vere e proprieidrofite (Potamogeton, Ceratophyllum). Sui suoli umidi vivono come saprofagi omicofagi diverse specie di anticidi, alcuni ubiquitari, come Anthelephila pede-stris, altri più specializzati e rari, come Pseudotomoderus compressicollis eTenuicomus velox bucciarellii, quest’ultimo descritto su esemplari raccolti nellagronda lagunare veneta e non più ritrovato da decenni. Probabilmente micofa-go è anche il piccolo silvanide Psammoecus bipunctatus, raramente abbon-dante, ma considerato specie guida della coleotterofauna dei fragmiteti.Negli ambienti salmastri il numero di specie si riduce drasticamente. Fra i cara-bidi compaiono i cicindelidi, che cacciano nelle ore più calde sui terreni scoper-

103102

Cylindera trisignata

Brachinus plagiatus

Page 16: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

■ Lepidotteri

La lepidotterofauna degli ambienti umidi dolci è piuttosto ricca, in quantodiretta espressione della varietà floristica che caratterizza almeno alcuni diquesti ambienti. Fra le farfalle diurne è da ricordare Lycaena dispar, un grandelicenide le cui larve si sviluppano su poligonacee igrofile. È specie poco comu-ne, in declino in tutta Europa e protetta da vari trattati internazionali (vedianche pag. 139). Caratteristiche delle aree umide dolci sono poi numerose far-falle notturne legate al fragmiteto, come il cosside Phragmataecia castaneae,le cui larve vivono esclusivamente nei fusti della cannuccia palustre, che con-sumano per due anni prima di affrontare la metamorfosi. È una specie diffusain modo discontinuo in tutta la penisola, specialmente lungo le coste.Anche numerosi nottuidi sono legati alla cannuccia palustre o alle tife, come lespecie del genere Archanara, sempre poco comuni e anch’esse con larve acostumi endofiti, e alcune specie del genere Mythimna, i cui bruchi, invece,rodono le foglie, come quelli delle rare Simyra albovenosa e Senta flammea.Fra i consumatori della cannuccia palustre vanno ricordati anche diversi pirali-di, come Sclerocoma acutella e Chilo phragmitella.Nelle acque stagnanti v’è una faunula di lepidotteri piralidi legati alle idrofite:ne sono interessate anche piante a parti verdi sommerse. Su queste ultimevive Acentria ephemerella, una specie molto piccola e di aspetto dimesso, madi notevole interesse per la sua biologia. Le femmine di Acentria possono

105ti. Ve ne sono diverse specie alofile,alcune molto diffuse, come Calomeralittoralis nemoralis e Cylindera trisignata,altre più localizzate, come la sicilianaCassolaia maura cupreothoracica.Fra carabidi più caratteristici dei suolisalmastri vi sono i pogonini, con i generiPogonus, Pogonistes e Sirdenus (que-st’ultimo presente solo in Sicilia e Sar-degna), tutti alobi e a volte presenti conpiù specie nello stesso sito. Abitano i

sedimenti argilloso-limosi, spingendosi talvolta fino al fango bagnato sulla lineadi riva, come nel caso di Pogonus littoralis. Negli stessi ambienti vivono anchenumerose specie di Dyschiriodes, piccoli carabidi ad abitudini fossorie chespesso si trovano nelle gallerie degli stafilindi del genere Bledius, di cui sonopredatori. Altra specie scavatrice è il singolare Daptus vittatus, appartenente algruppo degli arpalini, che comprende molte forme granivore: fra queste figuraanche Anisodactylus poeciloides, che si nutre dei semi di Puccinellia.Fra gli stafinilidi sono caratteristici di questi ambienti i già citati Bledius, interes-santi sia per la loro morfologia, con la presenza di lunghe corna protoraciche ecefaliche nei maschi, sia per le loro abitudini riproduttive, che prevedono lo sca-vo di gallerie in cui le femmine accumulano piccoli ammassi di alghe unicellulariche serviranno da cibo per le larve neonate. Poco visibili ad una ricerca diretta,questi stafinilidi tradiscono la loro presenza proprio con il lavoro di scavo, i cuirisultati sono facilmente visibili sui terreni nudi delle barene. Altri stafinilidi fre-quenti sui suoli dei salicornieti sono i piccoli pselafini, con numerose specie fracui l’alobia Brachygluta schueppeli, a volte abbondantissima. Alla comunità deimicrocoleotteri che frequentano il terreno appartengono numerose specie dianticidi alobi, in particolare del genere Cyclodinus, e gli eteroceridi, rappresentatida specie del genere Heterocerus, in particolare H. flexuosus, a dieta limivora.I fitofagi sono rappresentati da un buon numero di specie alossene o solo local-mente alofile; non sono molti i fitofagi specializzati. Tra questi, di particolare inte-resse è Chrysolina schatzmayri, endemica del tratto di costa che va dall’Istria alDelta del Po, dove si sviluppa su Inula crithmoides. È una specie legata esclusi-vamente alle barene, generalmente poco comune, ma che a volte può essereosservata in numero sulla sua pianta ospite, come accade del resto per moltifitofagi. Molto localizzata, ma a più ampia distribuzione complessiva, è Bulaealichatschovi, un coccinellide pollinivoro legato ad Halimione portulacoides e for-se ad altre chenopodiacee alofile. Anche fra i curculionidi vi sono alcune speciealofile, come Asproparthenis albicans, relativamente abbondante, e il più raro evistoso Bothynoderes affinis, entrambi legati a chenopodiacee.

104

Lycaena dispar

Stafilinide del genere Bledius

Page 17: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

Più sorprendente, rispetto a quelladegli endemiti siculi, è la presenza dilepidotteri endemici dell’Alto Adriatico,che contano due specie scoperte intempi recentissimi. Una di queste,Xylomoia stangelmaieri, è un nottuidedi taglia media (apertura alare 2,5 cm),una condizione che rende sorprenden-te il fatto che la specie fosse sfuggitaad ogni osservazione fino al 1998.Endemica del litorale veneto, dove èconosciuta solo di Valle Vecchia (Caor-le), frequenta le aree salse, ma la suabiologia è ancora ignota. Un secondoendemita, scoperto solo nel 2002 inalcune stazioni del nordadriatico maforse diffuso anche altrove, è Agdistismorini, uno pteroforide appartenente aun genere ricco di specie facilmentericonoscibili per l’insolita postura a Yassunta dagli adulti, che riposano conle ali arrotolate secondo l’asse maggio-re e rivolte in avanti. A. morini, precedentemente confuso con l’affine A. benne-tii (le cui segnalazioni in Italia dovranno essere ora verificate), appartiene a ungruppo di Agdistis a costumi alobi, legate a piante del genere Limonium. Sulle vegetazioni delle aree salmastre insistono generalmente lepidotteri spe-cializzati, ma non sempre si tratta di specie distinte: in alcuni casi si osservanopopolazioni di specie sostanzialmente alossene, ma polifaghe e solo local-mente specializzate come alobie. È questo il caso delle popolazioni di Malaco-soma castrense della Laguna Veneta e delle aree adiacenti, che vivono esclu-sivamenente in ambiente di barena sviluppandosi con dieta monofaga a basedi Limonium. Gli adulti sono poco visibili, ma le larve, colorate e gregarie nelleprime età, sono molto vistose. Occasionalmente la specie va incontro adesplosioni demografiche così clamorose da indurre i naturalisti locali, all’iniziodell’Ottocento, a tentare (infruttuosamente) di usarne i bozzoli per la produzio-ne di seta. Altre specie alobie si riscontrano fra i nottuidi, fra i quali possiamoricordare Hadula sodae, H. stigmosa e Lacanobia blenna, legate a chenopo-diacee alofile e generalmente considerate rare, in virtù della loro localizzazioneintorno alle aree salmastre, che le rende difficilmente rinvenibili a meno diricerche mirate. Si tratta di specie ad ampia diffusione, ma con areale moltoframmentato e note, lungo le coste italiane, solo per poche stazioni.

107infatti presentarsi in due forme, una con ali normalmente sviluppate e l’altra,più abbondante, microttera. Le femmine microttere non abbandonano mai ilmezzo acquatico: vivono infatti sommerse, spostandosi a nuoto grazie allezampe provviste di frange di peli, e si accoppiano portando in superficie l’ad-dome (i maschi sono normalmente alati). I costumi polifagi delle larve (cheattaccano, ad esempio, Ceratophyllum, Elodea e Chara) hanno permesso disfruttare questa specie come agente di controllo biologico per il contenimentodi idrofite alloctone in Nordamerica. Anche le lenticchie d’acqua (Lemna sp.)ospitano dei piralidi: su di esse si sviluppano, in modo non esclusivo, le larvedi Cataclysta lemnata.Le aree salmastre ospitano una fauna a lepidotteri più povera, a causa dellascarsa varietà floristica che caratterizza questi ambienti difficili e, soprattutto,della scarsa appetibilità di molte delle piante, che risultano commestibili soloda parte di fitofagi capaci di tollerare l’alta concentrazione di sali nei loro tes-suti. Non vi sono farfalle diurne a costumi alofili, mentre vi sono diverse specieinteressanti di farfalle notturne. Fra queste figurano alcune forme endemiche,come Orgyia splendida arcerii (nota anche come O. dubia arcerii), un piccoloma vistoso limantride alobio endemico di Sicilia, strettamente localizzato nel-l’area fra Trapani e Marsala e nelle isole dello Stagnone, dove si nutre di Hali-mione portulacoides e Suaeda fruticosa. Alla sua ridottissima distribuzione,che lo mette a rischio di estinzione, concorre la difficoltà alla dispersionedovuta all’atterismo delle femmine, tipico del genere.

106

Agdistis morini

Bruco di Malacosoma castrense

Bruco di Agdistis morini

Malacosoma castrense

Page 18: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

torie (generi Hemerodromia e Chelife-ra) che volano costantemente a pelod’acqua catturando le prede in volo.Preferiscono cacciare al suolo gli adul-ti dei dolicopodidi, dal corpo verdemetallico, che rincorrono le prede ser-vendosi delle lunghe ed agili zampe.Intorno agli stagni d’acqua dolce vola-no rappresentanti di altre famigliecome gli scatofagidi, le cui larve sinutrono dei tessuti di Nymphaea eNuphar, o gli sciomizidi, con larve predatrici o parassitoidi di molluschi acqua-tici e terrestri; in entrambi i casi gli adulti hanno costumi saprofagi.Negli ambienti salmastri sono ancora ben rappresentati gli empididi, con speciealobie del genere Drapetis, predatrici sia da larve che da adulti, alle quali siassociano, per somiglianza di costumi, i minuscoli ibotidi alobi dei generi Cros-sopalpus e Chersodromia. In questi ambienti è significativa la presenza dinumerose specie di efidridi che ne sono più o meno esclusivi. Ne sono rappre-sentanti l’alofila Paracoenia fumosa, talvolta abbondantissima, diverse speciedel genere Scatella e le due specie nostrane del genere Halmopota, H. septen-trionalis, del continente, e H. mediterraneus, presente in Sicilia. Le larve di que-ste ultime si nutrono di protozoi e possono tollerare ampie fluttuazioni di sali-nità. Analoga tolleranza si ritrova in alcuni chironomidi, ditteri simili a zanzare(ma innocui) i cui maschi si riuniscono in enormi sciami nuziali in prossimitàdegli specchi d’acqua: le loro larve, che vivono in cunicoli sul fondo, possonotollerare notevoli fluttuazioni di cloruri e solfuri, e gli sbalzi di temperatura aiquali spesso sono soggetti i bacini poco profondi delle barene. La presenza diemoglobina, che conferisce alle larve dei Chironomus un caratteristico colorerosso, ne permette la sopravvivenza anche in fanghi asfittici.Fra i ditteri significativi per le aree umide costiere citiamo, infine, gli straziomidi.Gli adulti si vedono raramente in grande numero, in parte per la scarsa mobilità,in parte perché si tratta, in molti casi, di specie poco abbondanti. Il gruppo èconsiderato utile come bioindicatore, a causa della notevole diversificazioneecologica dei suoi rappresentanti. Fra quelli spiccatamente alofili figurano spe-cie del genere Nemotelus e Stratiomys, queste ultime di dimensioni notevoli edalla vistosa colorazione aposematica gialla e nera. In alcuni casi è stata docu-mentata una resistenza a salinità prossime a quelle dell’acqua di mare, fino a 28g/l per S. singularior. Legate alle acque dolci stagnanti sono invece le speciedel genere Odontomyia, mentre fra i rappresentanti della fauna terricola figuraPachygaster atra, presente in Italia solo nelle regioni settentrionali e legata, dalarva, a materiali organici in decomposizione negli ambienti umidi.

109■ Ditteri

I ditteri delle aree umide che più siimpongono all’attenzione sono certa-mente i culicidi, cioè le zanzare. In Italiasono state segnalate oltre 60 specie dizanzare ematofaghe, molte delle qualipossono essere rinvenuto in questi bio-topi costieri: lungo le coste friulane evenete ne sono state accertate almeno27, di cui una decina si possono consi-

derare antropofile. Non tutte le specie censite, infatti, pungono abitualmentel’uomo: alcune lo fanno solo occasionalmente, preferendo il bestiame, comeAnopheles maculipennis e A. messeae; altre hanno costumi più specializzati,come Culex hortensis, che è strettamente batracofila. Le larve dei culicidi,acquatiche, si nutrono di particelle organiche in sospensione, raccolte provo-cando un vortice con le appendici boccali. Si trovano abitualmente presso lasuperficie dell’acqua, dove entrano in contatto con l’atmosfera tramite il sifonerespiratorio addominale; fanno eccezione le specie del genere Coquillettidia,dotate di un sifone specializzato con il quale forano i tessuti vegetali sommersi,sfruttando l’aria contenuta nel parenchima. I culicidi, in generale, sono adattatialla vita in acque dolci, ma non mancano quelli che tollerano o addirittura pre-feriscono riprodursi in acque salmastre: fra questi Ochlerotatus detritus e O.caspius; quest’ultimo sopporta salinità elevatissime (superiori a 85 g/l) ed è unadelle specie più fastidiose nelle aree litoranee. Vi è poi Anopheles sacharovi,specie apparentemente scomparsa dal nostro paese, che fu un tempo il princi-pale vettore di malaria nelle aree costiere altoadriatiche.Le larve di culicidi, microfaghe, fanno parte di una catena alimentare in cui siinseriscono altri ditteri. Negli stagni d’acqua dolce, sono una delle principaliprede delle larve degli ibotidi dei generi Platypalpus e Tachydromia o deimuscidi del genere Phaonia. I rappresentanti dei generi citati sono predatorianche allo stadio adulto e le Phaonia continuano a insistere su larve acquati-che di ditteri detritivori, che trascinano a terra per divorarle su un substratosolido. Fra i predatori, il primato spetta probabilmente agli aggressivi empididi,come Hilara, Rhamphomyia e Empis. Sono per la maggior parte igrofili, notiper radunarsi durante il periodo dell’accoppiamento in imponenti sciami com-posti solo da maschi. Le femmine, invece, ferme su posatoi circostanti, atten-dono l’approccio di un maschio che porti “in dono” una preda. Nel genereHilara i maschi sono provvisti di ghiandole sericigene che permettono di con-fezionare un bozzoletto di seta vuoto, una sorta di dono simbolico da portarealla femmina. Sempre fra gli empididi si trovano specie dotate di zampe rapta-

108

Stratiomys chamaleonZanzara del genere Aedes

Page 19: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

Marco UlianaEntomofauna delle tamerici

Le tamerici (Tamarix spp.) sono spessogli unici vegetali arborescenti che pun-teggiano le praterie alofile, ma sonopoco appetite dagli insetti. I sali escretidalle foglie, infatti, le rendono appetibiliquasi esclusivamente ai fitofagi specia-lizzati, la cui presenza è però consisten-te: in Italia se ne contano oltre 90 specie,di cui almeno 42 monofaghe sul genereTamarix (o, tutt’al più, presenti anchesull’affine genere Myricaria).Pochi, e poco specializzati, sono gli inset-ti che attaccano le parti legnose: si trattain genere di xilofagi generalisti legati allegno secco, come le termiti (Reticuliter-mes lucifugus) o coleotteri bostrichidiquali Apate monachus, assai polifago, eSchistoceros bimaculatus, osservato sutamerici lungo la costa siracusana.Molto più abbondante e ricca di formespecializzate è l’entomofauna delle partiverdi: sono almeno 25 le specie di ete-rotteri che ne succhiano la linfa, metà

delle quali appartenenti ai miridi, caratte-ristici per le loro forme gracili. Il generepiù significativo è Tuponia, presente conalmeno 9 specie, diverse delle qualisono da ritenersi esclusive delle tameri-ci, come T. tamaricis; esclusivo è ancheMegalodactylus macularubra, che puòprodurre pullulazioni tali da renderedeperienti le piante colpite.Anche gli omotteri contano numerosespecie infeudate alle tamerici, sia fra lecicadelle che fra gli afidi e i coccidi. Fra irappresentanti delle prime vi è Opsiusstactogalus, molto diffuso e talvolta tan-to abbondante da provocare, con le suepunture, la caduta dei germogli. Fra icoccidi figurano varie specie polifaghe ealmeno due monofaghe: Chionaspisetrusca, che infesta le parti legnose dellapianta, e Trabutina mannipara, famosaperché può secernere grandi quantità dimelata che solidifica sotto forma di“manna” di biblica memoria.

Anche i lepidotteri sono rappresentatida diversi specialisti, fra cui gli pterofo-ridi del genere Agdistis, che possonoconvivere con le specie congenerilegate alle plumbaginacee (vedi pag.107). A. tamaricis è ampiamente diffusalungo le coste italiane e le sue larve sirinvengono facilmente scrollando lefronde delle piante ospiti, sulle qualisono presenti per tutta la buona sta-gione (sono note fino a 4 generazioniannuali asincrone).Non mancano rappresentanti dellegrandi famiglie dei nottuidi e dei geome-tridi: alla prima appartiene Clytie illuna-ris, oligofaga a distribuzione mediterra-nea; alla seconda varie specie fra cui lamonofaga Eupithecia ultimaria, nota dipoche stazioni dell’Italia centrale e insu-lare e recentemente segnalata ancheper le coste altoadriatiche.I coleotteri sono rappresentati da picco-le specie che vivono sulle infiorescenze:

i minuscoli curculionidi del genere Cori-malia, le cui larve si nutrono nelle capsu-le fiorali, si radunano abbondantissimisulle spighe, dove si confondono perdimensioni e colore con i piccoli frutti.Sempre ai curculionidi appartengono letre specie nostrane del genere Coniatus.Le loro larve, simili a bruchi di lepidotteri,vivono sui rami di tamerice adottando lastessa tecnica mimetica dei bruchi digeometride: si ancorano con l’estremitàaddominale al supporto e si ergonosimulando un rametto. Una volta maturisi impupano in un bozzoletto di seta, chea seconda delle specie può esserecostruito al suolo (C. tamarisci e C.repandus) o sui rametti (C. suavis).Anche gli adulti dei Coniatus sono forte-mente mimetici: il loro corpo è mac-chiettato di verde, marrone e rosa,secondo un pattern che ne scompone lasagoma e li fa confondere con i fiori fracui vivono.

Clytie illunarisConiatus tamarisci

110 111

Page 20: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

■ Anfibi

Gli ampi bacini salmastri soggetti alleescursioni di marea e i più profondicanali lagunari non sono gli ambientipiù adatti al ciclo biologico degli anfibi.Le condizioni assai variabili di salinitàlimitano fortemente l’attività, soprattut-to riproduttiva, della maggior partedegli anuri (rane, raganelle e rospi) erendono l’ambiente del tutto inospitaleper gli urodeli (tritoni), strettamente legati alla presenza di acqua dolce. Perosservare questi animali è quindi necessario soffermarsi su ambienti puntifor-mi, soprattutto i fossati e gli stagni prossimi alle aree marginali e ai coltivi, irelitti di palude d’acqua dolce, le cave senili riallagate e gli ambienti perifluvia-li con acque ferme e discreta copertura vegetale. Qui si possono osservare iltritone punteggiato meridionale (Lissotriton vulgaris meridionalis) e, più rara-mente, il tritone crestato italiano (Triturus carnifex). Analoghe considerazionivalgono per le specie legate agli ambienti ricchi di vegetazione arbustiva edarborea, come il rospo comune (Bufo bufo) e la rana agile (Rana dalmatina),occasionalmente anche la rana di Lataste (Rana latastei) e, in Friuli, l’ululonedal ventre giallo (Bombina variegata). Tutte queste specie hanno risentito del-l’eliminazione dei tipici habitat trofici e riproduttivi di margine forestale ed oggisi rinvengono soltanto nel mosaico di praterie palustri, siepi e modeste albera-ture presenti all’interno di alcune valli o negli ambiti agricoli che non mostranointerruzioni di continuità. L’unico anfibio che colonizza regolarmente gli ambienti lagunari propriamen-te detti, anche moderatamente aridi e salmastri, è il rospo smeraldino (Bufoviridis) che, data la tolleranza delle larve a moderate concentrazioni saline, sipuò riprodurre con successo anche in totale assenza di ristagni d’acqua dol-ce. Raccolte d’acqua dolce con presenza di vegetazione acquatica consen-tono invece la riproduzione della raganella italiana (Hyla intermedia) e dellerane verdi (tradizionalmente riferite al genere Rana, ma oggi inquadrate scien-tificamente come Pelophylax synklepton esculentus), i cui adulti non disde-

113Vertebrati terrestriMAURO BON · FRANCESCO SCARTON

Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus)

Rospo smeraldino (Bufo viridis)

Page 21: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

(Vipera aspis) ed il saettone (Zamenis longissimus), due serpenti peraltroestremamente localizzati in tutto il territorio planiziale e costiero veneto. Da segnalare, in alcuni centri abitati costieri e lagunari, la presenza del gecocomune (Tarentola mauritanica), specie tipicamente mediterranea in espansio-ne verso nord, soprattutto per trasporto accidentale, come sembra confermatodai centri di irradiazione spesso identificabili negli scali ferroviari e marittimi. I numerosi casi di rinvenimento di testuggine palustre dalle orecchie rosse(Trachemys scripta elegans) sono invece per lo più attribuibili a rilascio inten-zionale. Localmente sono note concentrazioni elevate di questa sottospecieamericana e sono stati documentati anche i primi casi di riproduzione, prelu-dio ad una sua probabile naturalizzazione. Più recentemente sono statesegnalate anche altre sottospecie (T. scripta scripta e T. scripta troosti), spes-so negli stessi ambienti, in genere urbani, periurbani o, comunque, caratteriz-zati da un’elevata frequentazione umana. Per quanto riguarda le rare popola-zioni di testuggine di Hermann (Testudo hermanni) localizzate presso foci flu-viali e lagune dell’Alto Adriatico (foce del Tagliamento, Bosco Nordio e Boscodella Mesola), l’attribuzione a popolamenti autoctoni relitti è tuttora incerta.Infine va ricordata la presenza in acque interne della tartaruga caretta (Carettacaretta), specie marina pelagica che spesso risale i rami fluviali in prossimità del-la foce o penetra all’interno di specchi d’acqua lagunari, nei pressi delle bocchedi porto. Si tratta quasi sempre di soggetti giovani che frequentano le coste nordadriatiche nei mesi estivi e talvolta risalgono la corrente fluviale.

gnano tuttavia di cercare nutrimento lungo i margini dei canali salmastri comehabitat trofico.Va infine citato il pelobate fosco (Pelobates fuscus), specie fossoria legata aiterreni morbidi e sabbiosi, a lungo considerata estinta in ambiti padanicostieri, della quale sono state recentemente individuate alcune popolazionirelitte nel ravennate, nel ferrarese e negli stagni retrodunali di Porto Caleri(Rosolina), in provincia di Rovigo.

■ Rettili

Le comunità di rettili comprendonodiverse specie ben adattate alle con-dizioni salmastre ed ai suoli poveri divegetazione arborea ed arbustiva. Trai serpenti, trovano condizioni favore-voli all’attività trofica la biscia tassella-ta (Natrix tessellata), dalla dieta quasiesclusivamente ittiofaga, la biscia dalcollare (Natrix natrix) ed il biacco (Hie-

rophis viridiflavus). Quest’ultimo è uno degli ofidi più comuni in aree lagunarie di litorale, dov’è ben adattato tanto agli ambienti naturali con vegetazioneerbacea o arbustiva, quanto a quelli fortemente antropizzati. Più rarefatta è ladistribuzione delle natrici, soprattutto nella Laguna di Venezia, dove fino allafine dell’800 la biscia tassellata era considerata il serpente più comune. Mol-to frequente è anche la testuggine palustre europea (Emys orbicularis), chepuò spingersi in acque salmastre, pur essendo meglio distribuita negliambienti dulciacquicoli: valli, rami fluviali e lanche, dov’è facile scorgereaggregazioni di individui in termoregolazione. Altri rettili piuttosto frequenti, localizzati per lo più negli ambienti ecotonalilungo gli argini e nelle golene degli ambiti deltizi e lagunari, comprendono ilramarro occidentale (Lacerta bilineata), l’orbettino (Anguis fragilis) e l’elusivocolubro liscio (Coronella austriaca). La comunissima lucertola muraiola(Podarcis muralis) è estremamente diffusa nelle aree antropizzate con presen-za di manufatti, mentre la lucertola campestre (Podarcis siculus), speciemediterranea in espansione per cause sia naturali che antropiche, è localizza-ta prevalentemente in ambito litoraneo ed in alcune isole nel Polesine e nellelagune, con poche popolazioni diffuse verso l’interno, generalmente in corri-spondenza dei greti sabbiosi lungo i corridoi fluviali.Nelle lagune del Veneto orientale e soprattutto del Friuli, una discreta integritàdel paesaggio agrario determina una certa contiguità con gli ambienti di altapianura e di collina: qui persistono specie ormai rare, come la vipera comune

114 115

Testuggine palustre europea (Emys orbicularis)

Biscia tassellata (Natrix tessellata)

Page 22: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

■ Uccelli

Le conoscenze sulla fauna ornitologicadelle lagune nord-adriatiche sono cer-tamente buone, specie se raffrontatecon altre aree costiere italiane. La ric-chezza di specie e l’abbondanza degliindividui, specie in inverno, hanno sti-molato da molto tempo la curiosità diornitologi e appassionati. Tuttavia, finoalla metà del secolo scorso gran partedi queste conoscenze erano intimamente legate al mondo venatorio; è solo apartire dagli anni settanta che cominciano a svilupparsi indagini, studi e monito-raggi, condotti con metodi sempre più rigorosi. L’esempio più evidente è costi-tuito dai censimenti degli uccelli acquatici svernanti, che si tengono ogni anno ametà gennaio nell’ambito di un programma che interessa tutte le zone umideeuropee; numerose indagini più specifiche hanno invece interessato la faunamigratrice o nidificante, utilizzando l’inanellamento a scopo scientifico, la mar-catura degli individui, l’utilizzo di tecniche sofisticate quali il radio tracking. I dati più notevoli derivano dai censimenti di metà inverno, che vengono com-piuti con regolarità su scala europea fin dai primi anni novanta, coinvolgendoogni anno migliaia di esperti, bird watcher ed appassionati. I risultati hannopermesso di accertare negli ultimi anni la presenza, per il complesso costieroqui considerato, di circa 500.000 uccelli acquatici, in gran parte anatre; questovalore rappresenta almeno il 30% del totale censito in tutta Italia.

Le acque marine antistanti i litorali. Comuni, ma non abbondanti, sono glisvassi (Podiceps spp.) e le strolaghe (Gavia spp.), presenti anche nelle lagune.Le acque costiere sono utilizzate in inverno da alcune specie di anatidi qualil’orco marino (Melanitta fusca), l’orchetto marino (Melanitta nigra) e l’edredone(Somateria spectabilis), che molto raramente si osservano, invece, nelle acquelagunari. Questi anatidi si nutrono prevalentemente di molluschi, crostacei edechinodermi catturati sui fondali con immersioni che possono raggiungere gli8-10 m di profondità. Sempre in inverno, in alcune aree del nord Adriatico,come nel Delta del Po, alcune anatre quali il fischione (Anas penelope) dimo-strano un interessante esempio di pendolarismo diurno. Durante il giorno pos-sono infatti concentrarsi con branchi di centinaia o migliaia di animali nelleacque marine, per poi ritornare all’imbrunire nelle valli da pesca, per alimentar-si durante le ore notturne.Durante le migrazioni pre- e post riproduttive sono presenti altre specie diuccelli pelagici, segnalate con una certa frequenza: si tratta della berta minore

116 117

Svasso maggiore (Podiceps cristatus)

Strolaga mezzana (Gavia arctica)

Page 23: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

I cordoni litoranei: arenili. Lungo tut-to l’arco costiero adriatico sono pre-senti numerosi scanni, con uno svilup-po lineare di diverse decine di chilome-tri. Se alcuni di questi cordoni litoraneisono stati quasi completamente modi-ficati dallo sviluppo urbanistico deglianni cinquanta e sessanta (è il caso delLido di Venezia), altri hanno mantenutosignificative condizioni di naturalità,come gli scanni del Delta del Po equelli che delimitano la Laguna di Grado-Marano. Tra le specie nidificanti, spe-ciale attenzione meritano due uccelli di notevole interesse conservazionistico,il fratino (Charadrius alexandrinus) ed il fraticello. Entrambi nidificano diretta-mente sull’arenile o al piede delle prime dune. Il fraticello è specie coloniale eil fratino spesso vi si associa per beneficiare del comportamento antipredato-rio manifestato dai fraticelli nei confronti di uccelli rapaci e mammiferi. Fino aiprimi anni ottanta entrambe le specie erano comuni e localmente abbondanti,con colonie che per il fraticello arrivavano a 200 coppie, sia lungo l’arco litora-neo del delta del Po che nella Laguna di Venezia. Successivamente le duespecie si sono rarefatte, preferendo nidificare in ambienti più interni quali lebarene o le valli da pesca. Un’altra specie caratteristica delle spiagge e delle prime dune è la beccacciadi mare (Haematopus ostralegus), che ha mostrato in Italia uno tra i più evi-denti fenomeni di recupero di areali un tempo occupati. Fino alla metà deglianni ottanta, infatti, erano stimate lungo l’intero arco adriatico poco più di ven-ti coppie, ristrette ad alcuni scanni del Delta del Po. Già nei primi anni novantaquesta piccola popolazione era aumentata, insediandosi per la prima voltanegli scanni della Laguna di Grado-Marano; pochi anni ancora e la specieritornava a nidificare nella Laguna di Venezia, dopo quasi un secolo di assen-za. Attualmente la popolazione nord adriatica è stimata in circa 150 coppie. Lacausa di tale rapido incremento è probabilmente da ricercarsi nell’arrivo diindividui provenienti dall’area balcanica e nell’elevato successo riproduttivoche si è osservato in questi ultimi anni.

La laguna aperta: canali, paludi e barene. Per gli uccelli che frequentano lalaguna aperta, ci limitiamo a segnalare la presenza di tre gruppi ecologico-fun-zionali: le specie ittiofaghe tuffatrici, quelle che si alimentano sui bassi fondalie quelle che nidificano sulle barene. Tra le prime, le più comuni sono lo svassomaggiore (Podiceps cristatus) e lo svasso piccolo (Podiceps nigricollis), lastrolaga mezzana (Gavia arctica) e la strolaga minore (Gavia stellata) e un ana-

(Puffinus yelkouan), dello stercorario mezzano (Stercorarius pomarinus) e dellabbo (Stercorarius parasiticus). Le ultime due specie praticano nei confronti digabbiani e sterne che trasportano la preda nel becco un tipico comportamen-to da parassita (cleptoparassitismo), che consiste nell’attaccarli ripetutamentefino a far cadere la preda dal becco dell’uccello aggredito. Più rara è la sula(Morus bassanus), specie legata nell’immaginario collettivo alle falesie del nordEuropa, in realtà osservabile, specialmente tra maggio ed ottobre, anche neglispecchi acquei prossimi ai nostri litorali. Un’altra specie, il marangone dalciuffo (Phalacrocorax aristotelis), nell’ultimo decennio è invece divenuta moltocomune lungo buona parte del litorale qui considerato, a seguito dell’incre-mento della popolazione nidificante nelle colonie site lungo l’Istria meridionaleed il Quarnero. Studi recenti hanno permesso di raccogliere i primi dati sull’utilizzo delleacque costiere da parte di alcuni laridi e sternidi che nidificano all’interno del-le lagune nord adriatiche. Tra queste specie, la più comune è risultata il bec-capesci (Sterna sandvicensis), una rondine di mare di dimensioni medio-gran-di che può ricercare i pesci di cui si nutre fino ad una distanza di 20-25 km dal-le colonie dove nidifica, localizzate su barene delle lagune aperte o delle vallida pesca. Meno abbondanti sono la sterna comune (Sterna hirundo), chegeneralmente non si spinge oltre i 10-15 km dalle colonie, e sopratutto il frati-cello (Sterna albifrons). Questa specie è la più piccola tra le sterne citate eraramente si può osservare a più di 4-5 km dalle colonie.

118 119

Fraticello (Sterna albifrons)

Sterna comune (Sterna hirundo)

Page 24: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

In inverno, la densità dei limicoli nella Laguna di Venezia è stata stimata in 4-5individui/ha di basso fondale. La loro presenza è massima tra dicembre e feb-braio, anche se certamente consistente è il flusso di migratori che utilizzano lelagune sia in primavera che in autunno. Tra le diverse specie di limicoli, il piùabbondante è ogni anno il piovanello pancianera (Calidris alpina), che formastormi di migliaia di individui facilmente osservabili in inverno o durante lemigrazioni. Il complesso lagunare nord adriatico ospita in media circa 40.000individui di piovanello pancianera, e la Laguna di Venezia costituisce il princi-pale sito italiano per lo svernamento. Seconda specie in ordine di abbondanza(3.600 individui in media ogni anno) è il chiurlo maggiore, particolarmenteabbondante nella Laguna di Grado-Marano. Individui immaturi di questa spe-cie si osservano regolarmente anche in primavera ed in estate, mentre gliadulti sono ritornati a nidificare nel nord Europa o nelle tundre della Russia.Pivieressa (Pluvialis squatarola), piviere dorato (Pluvialis apricaria) e pettegola(Tringa totanus) sono le altre specie più facilmente osservabili nella stagioneinvernale. Tutti questi limicoli utilizzano per la ricerca del cibo anche le valli dapesca, nei bacini dove il livello dell’acqua è di pochi centimetri.Molto meno facili da osservare in laguna aperta sono gli anatidi, che utilizzanole piane fangose emerse (velme) solo durante la notte, quando almeno in par-te lasciano le valli da pesca, dove si concentrano di giorno a decine di migliaia.In particolare, il fischione si nutre di foglie e rizomi di fanerogame marine. Altrespecie di anatidi, come il germano reale (Anas platyrhynchos) e l’alzavola

tide quale lo smergo minore (Mergus serrator). Tutte queste specie si caratte-rizzano per l’estremo adattamento alla vita acquatica, alle immersioni in parti-colare; la posizione delle zampe, molto arretrate, garantisce una spinta ottima-le durante il nuoto subacqueo. Le prede, costituite generalmente da pesci didimensioni medio-piccole, vengono catturate con immersioni che possonodurare fino a due minuti e spingersi fino a 8-9 metri. Dati i loro particolari com-portamenti alimentari, queste specie hanno bisogno di acque relativamentetrasparenti e con buona disponibilità di ittiofauna. I censimenti di gennaio con-dotti nel decennio 1997-2006 hanno permesso di censire ogni anno nei quat-tro complessi nord adriatici (Laguna di Grado-Marano, Laguna di Caorle,Laguna di Venezia, Delta del Po) circa 10.000 individui di queste specie, di cuila più abbondante è risultata lo svasso piccolo. Come molte altre specie sver-nanti nelle lagune, anche quelle tuffatrici si rinvengono soprattutto nel periododicembre-febbraio, al termine del quale fanno rientro ai quartieri di nidificazio-ne nel nord ed est Europa.Parte dei fondali lagunari emerge ciclicamente durante le basse maree, renden-do così disponibili per numerose specie di caradriiformi, spesso indicate con ilnome di “limicoli”, estese superfici limo-argillose popolate da invertebrati qualipiccoli crostacei, molluschi, policheti, ecc. Alcuni limicoli catturano le predepresenti in superficie, altre quelle infossate nei primi centimetri di sedimento,mentre solo il chiurlo maggiore (Numenius arquata) arriva a catturare predeposte a 10-15 cm di profondità, del tutto irraggiungibili dalle altre specie.

120 121

Chiurlo maggiore (Numenius arquata) Pettegola (Tringa totanus)

Page 25: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

(Anas crecca), si nutrono invece prefe-ribilmente di semi e parti vegetali.Quando i bassi fondali sono sommersidall’alta marea, i limicoli si raggruppanoin siti ben precisi, chiamati dormitori(roost in inglese), dove attendono labassa marea successiva. Questi siti,che possono essere costituiti da isolotti,barene o strutture artificiali quali moli epiattaforme, non devono essere som-mersi durante le alte maree e non devo-no ospitare predatori terrestri; è meglio, inoltre, se sono vicini alle distese di bas-si fondali. Nella Laguna di Venezia, un dormitorio utilizzato ormai da decenni sitrova in prossimità della bocca di porto del Lido. Questo sito, che arriva ad ospi-tare 10.000-15.000 uccelli, è il più importante dormitorio noto per il nord Adriati-co e durante le migrazioni autunnali viene frequentato anche da un numero mol-to elevato di uccelli di altre specie, ad esempio il fraticello.Le barene sono un’altra componente caratteristica della morfologia lagunare.Ciclicamente sommerse dalle alte maree, le barene presentano una fittacopertura vegetale ed una rete interna di canali (“ghebi”) e stagni (“chiari”).L’avifauna utilizza questi siti sia per la ricerca trofica, particolarmente lungo ighebi o nei chiari durante la bassa marea. È qui che si alimentano i limicoliquali la pettegola, il chiurlo e il piovanello pancianera, ma anche alcuni anatidiche, soprattutto di notte, utilizzano questi ambienti per la ricerca di semi e dialtro cibo di origine vegetale.Ma sono le specie nidificanti a caratterizzare in maniera evidente questiambienti, grazie alla presenza di numerose e talora abbondanti colonie com-poste da centinaia di coppie di sternidi, laridi ed alcuni limicoli. Sebbene lebarene vengano regolarmente sommerse, durante la primavera-estate non siosservano generalmente le alte maree tipiche dei mesi di ottobre e novembre.Di conseguenza, piccoli rilievi quali ammassi vegetali spiaggiati in barena neimesi precedenti, cumuli di frammenti di conchiglie e detriti di legno costitui-scono siti ottimali per la deposizione delle uova. La scelta di ambienti peculia-ri come le barene si spiega con la loro relativa tranquillità, l’assenza o ridottis-sima presenza di predatori terrestri, la vicinanza agli specchi lagunari dove vie-ne cercato il cibo. Le colonie in barena sono composte da un numero variabi-le di coppie, da poche decine fino a quasi un migliaio, quasi sempre di due opiù specie: sternidi (sterna comune, beccapesci, fraticello), laridi (il gabbianocomune, Larus ridibundus, e il gabbiano corallino, Larus melanocephalus) edalcuni limicoli (soprattutto pettegola e secondariamente cavaliere d’Italia,Himantopus himantopus e avocetta, Recurvirostra avosetta).

123122

Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus)

Alzavola (Anas crecca)

Page 26: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

Mauro Bon · Francesco ScartonAmbienti artificiali recenti: casse di colmata e barene artificiali

Gran parte dell’aspetto attuale dellelagune nord adriatiche è il frutto, direttoo indiretto, di attività condotte dall’uo-mo negli ultimi secoli. Molti sono diconseguenza gli ambienti che si posso-no in qualche modo considerare artifi-ciali.Nelle righe seguenti ci riferiremo solo adalcune realizzazioni recenti, operate apartire dagli anni sessanta del secoloscorso fino ai giorni nostri. Si tratta dellecosiddette casse di colmata e dellebarene artificiali. Le prime sono vere eproprie isole artificiali ottenute per col-mamento di bassi fondali con fanghiprovenienti dal dragaggio di canali lagu-nari o con terreni di risulta.Nella Laguna di Venezia esistono trecasse di colmata, aventi una superficie

di quasi 1200 ettari e completate allafine degli anni sessanta, che dovevanoservire all’ampliamento della zona indu-striale di Porto Marghera. Questa fasenon ebbe però luogo e gli ambientiappena ricreati vennero lasciati allaspontanea colonizzazione operata dallavegetazione e della fauna.Durante il periodo primaverile-estivospicca la presenza di grandi colonie digabbiano reale (Larus michahellis), mamolte altre specie sono presenti e nidifi-canti: la volpoca (Tadorna tadorna), untempo estremamente rara ed ora in pro-gressivo aumento, la pettegola, la bec-caccia di mare, l’airone rosso (Ardeapurpurea), il rarissimo tarabuso (Botau-rus stellaris) e il tarabusino (Ixobrychusminutus), la marzaiola (Anas querquedu-

la), il falco di palude e l’albanella minore.Per alcune di queste specie le casse dicolmata della Laguna di Venezia sono unsito di importanza nazionale, ospitandopiù dell’1% della popolazione nidificantestimata per tutta l’Italia. Altre casse dicolmata, benché di minore estensione,si trovano nella Laguna di Grado-Mara-no, alla foce del Fiume Lisert.A partire dalla fine degli anni ottanta,sia nella Laguna di Venezia che nel Del-ta del Po sono state costruite, con l’usodi sedimenti provenienti dal regolaredragaggio di canali e bocche di porto,numerose barene artificiali, isolotticaratterizzati dall’avere generalmenteuna quota sul medio mare molto ridot-ta, per cui sono in gran parte sommersidalle alte maree.

La loro estensione media è di circa 10ettari, molto minore, quindi, rispetto allecasse di colmata.Tutto questo ha facilitato lo sviluppo diuna vegetazione simile a quella dellebarene naturali; inoltre, la compresen-za di aree fittamente vegetate ed altrea ridotta copertura permette la nidifi-cazione di specie che ricercano carat-teristiche ambientali molto diverse traloro.Censimenti pluriennali dimostrano comesi possano rinvenire in questi siti almenodieci specie nidificanti, alcune dellequali (fraticello, beccaccia di mare,cavaliere d’Italia, pettegola) sono di rile-vante interesse conservazionistico esono presenti con nuclei di decine ocentinaia di coppie.

124

Gabbiano reale (Larus michahellis) in cova Beccaccia di mare (Haematopus ostralegus)

125

Page 27: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

Le foci dei fiumi: i canneti. Alla focedei fiumi che sversano nelle zone umi-de nord adriatiche sono presenti ampie fitti canneti, dominati dalla cannucciadi palude (Phragmites australis). I con-fini di queste formazioni sfumanospesso, attraverso popolamenti vege-tali sempre più alotolleranti, verso gliambienti di barena veri e propri. L’avifauna tipica di questi ambienti èpiuttosto varia anche se, comunque,meno ricca o abbondante che neglialtri habitat lagunari.Tra i nidificanti sono presenti uccelliacquatici quali il porciglione (Rallus aquaticus), il voltolino (Porzana porzana), laschiribilla (Porzana parva), la folaga (Fulica atra), la gallinella d’acqua (Gallinulachloropus), il tarabusino, probabilmente anche il tarabuso. Un elemento digrande importanza è dato dalla presenza di alcune colonie di airone rosso,soprattutto nel Delta del Po ma anche alla foce dello Stella (Laguna di Grado-Marano) ed in Laguna di Caorle. Al margine dei chiari che si aprono all’interno dei fitti canneti possono nidifi-care lo svasso maggiore, il tuffetto (Tachybaptus ruficollis), la marzaiola (Anasquerquedula) e, più rara, la canapiglia (Anas strepera); il falco di palude è l’u-nico rapace che nidifica spesso in questi ambienti. Infine, numerosi sono ipasseriformi, tra i quali il migliarino di palude (Emberiza schoeniclus), il can-nareccione (Acrocephalus arundinaceus), la cannaiola (Acrocephalus scirpa-ceus) e l’usignolo di fiume (Cettia cetti); molto più raro è il basettino (Panurusbiarmicus).

Le valli da pesca. Probabilmente, la componente più peculiare dell’arcocostiero nord adriatico è costituita dalla storica presenza delle valli da pesca,bacini arginati caratterizzati da una netta separazione dal bacino lagunaresoggetto a marea.Nel nord Adriatico sono presenti complessivamente circa 22.000 ettari di valliarginate; la maggior parte si trova nella Laguna di Venezia (9500 ettari), oltre a8.000 ettari nel Delta del Po veneto, 2.700 ettari nella Laguna di Caorle e 2.000ettari nelle lagune friulane. La peculiarità del paesaggio delle valli da pesca (vedi capitolo sui problemi diconservazione e gestione), con scarsa presenza di velme e barene e abbon-danza di specchi acquei e ambienti ripariali, oltreché il ridotto disturbo antro-pico rispetto all’esterno, determinano l’instaurarsi di condizioni favorevoli per

127I comportamenti antipredatori adottati dalle specie coloniali si manifestanoall’avvicinarsi di un rapace o di un osservatore. In questi casi, tutti gli individui sialzano in volo, cercando di far allontanare l’intruso circondandolo od effettuan-do brevi picchiate contro di esso. Gli effetti non sono sempre quelli attesi, comedimostra la predazione di uova e pulcini che viene operata dall’albanella mino-re (Circus pygargus) e dal falco di palude (Circus aeruginosus). Del tutto diversaè la reazione scatenata dalla presenza del falco pellegrino (Falco peregrinus),che da qualche anno nidifica al margine della Laguna di Venezia e che regolar-mente cattura gli adulti di gabbiani e sterne nidificanti sulle barene.Gran parte delle specie che nidificano sulle barene delle lagune aperte si posso-no riprodurre anche nelle valli da pesca, su barene artificiali o lungo i litorali.Recenti dati indicavano la nidificazione nelle barene lagunari, escluse quelle inter-ne alle valli da pesca, di circa 3000 coppie delle diverse specie di caradriiformi, lapiù abbondante delle quali era la pettegola (1400-1600 coppie), seguita dallasterna comune (600-800 coppie) e dal beccapesci (500-700 coppie). La prima,che molto spesso nidifica sulle barene con coppie isolate e ben spaziate, in pre-senza di colonie di laridi e sternidi si associa invece ad essi con gruppi di decineo centinaia di coppie. La presenza della pettegola è nota per la Laguna di Vene-zia fin dal 1500; attualmente il nord Adriatico rappresenta il più importante sito diriproduzione non solo per l’Italia ma anche per l’intero Mediterraneo. Al contrario,il beccapesci, che un tempo si riproduceva in Italia solo nelle Valli di Comacchio,nidifica nel nord Adriatico solo a partire dal 1995, nella Laguna di Venezia.

126

Falco di palude (Circus aeruginosus)

Folaga (Fulica atra) in cova

Page 28: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

alcune aree vallive alla fine degli anni ottanta. È una specie territoriale duranteil periodo riproduttivo, mentre in inverno si aggrega frequentemente nelle areedi alimentazione, formando anche gruppi numerosi. Esemplari nati e inanellatinella Laguna di Grado-Marano vengono regolarmente osservati in inverno nel-la Laguna di Venezia e nei fiumi ad essa prossimi; anche individui di fischione,dotati di trasmettitore radio, si sono spostati dalle lagune friulane al delta delPo. Questi primi risultati indicano come, anche nel pieno periodo invernale, visiano movimenti di uccelli fra le diverse zone nord adriatiche.Vanno segnalati anche il cigno selvatico (Cygnus cygnus), raro visitatore inver-nale, e l’esotico cigno nero (Cygnus atratus), di origine australiana, incauta-mente immesso per motivi ornamentali. Due specie di oche svernano regolar-mente nelle valli, soprattutto in quelle di Caorle e delle lagune friulane: si trattadell’oca granaiola (Anser fabalis) e dell’oca lombardella (Anser albifrons). L’ocaselvatica (Anser anser), un tempo segnalata solo come migratrice, è statarecentemente introdotta ed è attualmente ben diffusa in numerose valli dapesca.Anche il cormorano (Phalacrocorax carbo) è diffuso nelle valli da pesca comesvernante e, più recentemente, come nidificante. Come migratore, comparenelle valli a fine ottobre e riparte in aprile. La presenza di questa specie hagenerato spesso conflitti con i vallicoltori, data la predazione che il cormoranoesercita anche su specie ittiche di interesse commerciale (cefali, anguille edaltro). Simile al cormorano, ma più piccolo, è il marangone minore (Phalacro-

129gli uccelli acquatici, soprattutto per gli anatidi, che si concentrano nelle vallidurante le migrazioni e lo svernamento. È nei vasti specchi acquei, in particolare nei mesi più freddi, che si possonoosservare le più grandi concentrazioni di uccelli acquatici. I regolari censimen-ti compiuti in inverno hanno evidenziato come, dei circa 450-500.000 uccelliacquatici presenti ogni anno nelle lagune nord adriatiche, circa l’80% si troviall’interno delle valli da pesca. Alcune singole valli, specialmente nella Lagunadi Venezia e nel Delta del Po, possono arrivare ad ospitare concentrazioni ele-vatissime di uccelli, pari a 30-40.000 individui, equivalenti a 60-80 ind./ha disuperficie acquea.Le anatre cosiddette di superficie trovano nelle valli un habitat ottimale nelleacque basse, ferme o poco correnti, con fasce di vegetazione ripariale e palu-stre, canneto in particolare. Appartengono a questo gruppo le specie piùnumerose in inverno: in ordine di abbondanza sono germano reale, alzavola,fischione, codone (Anas acuta), mestolone (Anas clypeata), volpoca, canapi-glia. Molte di queste specie sono anche nidificanti.Molto meno abbondanti sono le anatre tuffatrici, che si nutrono di pianteacquatiche e di molluschi presenti sui fondali di acque più profonde. La speciepiù comune nel periodo invernale è il moriglione (Aythya ferina), seguito dalquattrocchi (Bucephala clangula) e dalla ormai rarissima moretta (Aythya fuli-gula). Il più comune tra i cigni è invece il cigno reale (Cygnus olor), speciesedentaria e nidificante in conseguenza di introduzioni operate nei fiumi e in

128

Moriglione (Aythya ferina) Cormorano (Phalacrocorax carbo)

Page 29: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

nel 2000-2002 hanno stimato la pre-senza nel complesso delle valli argina-te di 300-400 coppie di cavaliere d’Ita-lia, 150-200 di pettegola, 80-100 diavocetta e qualche decina di coppie difratino. Merita inoltre citare la recentenidificazione della rara pernice di mare(Glareola pratincola), presente solo inuna valle del Delta del Po. Diverse sono anche le specie di sterni-di che nidificano all’interno delle valli,su barene, isolotti ed argini: quasi millele coppie stimate di sterna comune,seicento quelle di fraticello e fino aduecento le coppie di sterna zampe-nere (Gelochelidon nilotica). Quest’ulti-ma è lo sternide meno legato alla pre-senza di acque, cacciando spessoinvertebrati e piccoli vertebrati terrestripresenti nelle aree agricole. Tra i laridi, il più comune è invece il gabbiano rea-le, particolarmente diffuso ed abbondante nelle valli della Laguna di Grado-Marano e della laguna nord di Venezia. Molto meno abbondanti come nidifi-canti sono il gabbiano corallino e il gabbiano comune. Un elemento di rilevante importanza è dato dalla presenza nelle valli da pescadelle garzaie, colonie plurispecifiche di ardeidi, soprattutto di garzetta (Egrettagarzetta), airone cenerino (Ardea cinerea), airone rosso, airone bianco maggio-re (Casmerodius albus) e nitticora (Nycticorax nycticorax), ai quali si accompa-gnano in alcuni casi altri uccelli coloniali quali il cormorano ed il marangoneminore, e che sono ubicate su alberi, filari di tamerici o canneti. Le più grandigarzaie possono arrivare a 800-1000 nidi.Alcune garzaie, specie le più grandi, sono occupate ininterrottamente da deci-ne di anni, mentre altre hanno vita particolarmente effimera. All’interno di unagarzaia, la distribuzione delle diverse specie tende a seguire schemi piuttostocostanti: l’airone rosso predilige costruire il nido nel canneto o su arbusti edalberelli, mentre l’airone cenerino colloca il nido sulla parte sommitale di albe-ri di dimensioni medio-grandi. Nitticora, garzetta e le altre specie occupanoinvece le posizioni intermedie. Anche nelle valli vi sono infine i canneti, chepossono essere particolarmente estesi in quelle più vicine ai corsi d’acquadolce; l’avifauna è quella tipica dei fragmiteti già trattati in precedenza, con inpiù la certezza della presenza di alcune coppie di tarabuso, una delle specie diuccelli più rare in Italia.

131corax pygmeus). I dati più recenti indicano la presenza di almeno 150-200coppie, il che rende il complesso delle valli nord adriatiche il sito più importan-te in Italia per la riproduzione di questa rara specie. Il fenicottero rosa (Phoenicopterus roseus), specie da considerarsi rarissimanei decenni scorsi, è aumentato rapidamente fino ad essere presente conalcune migliaia di individui nel Delta del Po e nella Laguna di Venezia, dove nel2007 si sono registrati i primi casi di nidificazione L’aumento delle presenzepuò essere dovuto all’incremento delle colonie presenti nel centro-sud Italia oad una diversa strategia di migrazione attuata dalla specie a seguito di cam-biamenti climatici. Il suo particolare modo di alimentarsi, filtrando con il beccoi primi centimetri di sedimento, lo rende particolarmente esposto agli effetti delsaturnismo, avvelenamento da piombo causato dall’ingestione dei pallini con-tenuti nelle cartucce esplose dai cacciatori. Negli ultimi inverni questa intossi-cazione ha causato nel Delta del Po la morte di decine di animali, evidenzian-do drammaticamente la presenza di questa problematica, finora spesso tra-scurata.Tra i limicoli presenti nelle valli sono da citare tutti quelli elencati in precedenza(pivieressa, chiurlo maggiore, piovanello pancianera, piviere dorato, avocetta,cavaliere d’Italia), più altri maggiormente legati alla presenza di superfici agra-rie, come la pavoncella (Vanellus vanellus), che da alcuni anni è anche nidifi-cante, o di ambienti dulciaquicoli come il piro piro piccolo (Actitis hypoleucos)e il beccaccino (Gallinago gallinago). Oltre alla pavoncella, indagini eseguite

130

Beccaccino (Gallinago gallinago)

Airone cenerino (Ardea cinerea)

Page 30: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

di Arvonchi che frequenta le aree argi-nali boscate. L’arvicola terrestre (Arvi-cola terrestris) è ben adattata alla vitaanfibia e abita lanche e canali, anchedi modeste dimensioni, purché vi siaabbondante copertura erbacea sullesponde. Troviamo poi la fauna deglielementi prativi: alcune specie di arvi-cole di campo (Microtus savii, M. arva-lis e M. liechtensteini) e la comunissi-ma talpa europea (Talpa europaea). Piùlocalizzati sono la crocidura ventre bianco (Crocidura leucodon), il piccolissi-mo mustiolo etrusco (Suncus etruscus), il topo selvatico dal dorso striato(Apodemus agrarius) e il ratto nero (Rattus rattus).Tra i mammiferi di medie dimensioni è comune il riccio (Erinaceus europaeus).Un solo lagomorfo, la lepre (Lepus europaeus), è piuttosto diffusa; altre duespecie, entrambe di origine alloctona, sono presenti con nuclei molto localizza-ti: si tratta del coniglio (Oryctolagus cuniculus) e del silvilago (Silvilagus florida-nus), quest’ultimo originario del Nord America. Ricordiamo quindi l’esoticanutria (Myocastor coypus), grosso roditore di origine alloctona le cui popolazio-ni si sono originate a causa di ripetute fughe e rilasci da allevamenti, oggi moltocomune e talora invasiva, soprattutto nel Polesine e nella Laguna di Venezia.Sono cinque le specie di carnivori note per gli ambiti lagunari-vallivi, soprattut-to laddove sono presenti argini e dossi ricoperti di abbondante vegetazione: lavolpe (Vulpes vulpes), il tasso (Meles meles) e la faina (Martes foina) sono inapparente aumento. La donnola (Mustela nivalis) sembra ben distribuita in tut-to il territorio ma più localizzata, mentre la puzzola (Mustela putorius) è ormaimolto rara e minacciata. Va menzionata inoltre la trascorsa presenza della lon-tra (Lutra lutra); le esigenze ecologiche di questa specie (corsi fluviali ricchi dipesce con argini ricoperti di bosco) oggi non trovano corrispondenza con ilpaesaggio frammentato e deteriorato della pianura veneto-friulana: non sonoquindi sostenibili le ipotesi di una sua reintroduzione a livello locale.I pipistrelli, infine, frequentano le aree lagunari soprattutto come luoghi di ali-mentazione e di sosta. Le conoscenze sulla chirotterofauna locale sono anco-ra molto scarse, trattandosi di uno dei gruppi di vertebrati più difficili da stu-diare. Comprese le specie antropofile, come il serotino comune (Eptesicusserotinus), il pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii) e il pipistrello di Savi(Hypsugo savii), sono segnalate alcune specie con esigenze chiaramente fore-stali. Tra esse vi sono la nottola comune (Nyctalus notula) e il pipistrello diNathusius (Pipistrellus nathusii), oltre al vespertilio di Daubenton (Myotis dau-bentonii), legato ad habitat ricchi di canali e specchi d’acqua.

133■ Mammiferi

Tra gli ambienti umidi presenti, sonoquelli di transizione ad ospitare lecomunità teriologiche più interessanti.I canneti sostengono vaste popolazionidi topolino delle risaie (Micromys minu-tus), diffuso sia nelle aree dolci piùinterne sia in quelle più francamentealofile. La maggiore densità di questaspecie si registra però nei canneti fitti, e

solo marginalmente in quelli radi, misti ad altra vegetazione. Di notevole inte-resse faunistico è anche la presenza del toporagno acquaiolo di Miller (Neomysanomalus): localmente, questo insettivoro nuotatore, che detiene uno strettolegame con gli ambienti lagunari, può essere piuttosto abbondante. Tra le altrespecie si segnala la presenza del comune topo selvatico (Apodemus sylvaticus)e del toporagno di Arvonchi (Sorex arunchi), soprattutto laddove il canneto purodegrada verso situazioni miste a vegetazione arginale, mentre in ambienti mar-ginali alofili o maggiormente degradati diviene preponderante la crociduraminore (Crocidura suaveolens). La caratteristica principale che determina l’ele-vata biodiversità presente all’interno dei canneti è probabilmente il legame traquesta tipologia vegetazionale ed il suolo umido ricco di sostanza organica nelquale abbondano popolazioni di insetti, prede principali di molti topiragno.Nelle praterie salate (barene), la presenza dei piccoli mammiferi è numerica-mente limitata ma interessante, considerando che questi ambienti vengonoperiodicamente sommersi dalla marea e presentano suoli limosi e incoerenti.Le condizioni edafiche delle barene, infatti, non permettono la costruzione ditane e gallerie. Anche qui le specie presenti sono quelle più rustiche: soprat-tutto la crocidura minore, il ratto bruno (Rattus norvegicus), il topolino dome-stico (Mus domesticus) e, più raramente, il topo selvatico, che frequentanomarginalmente questi habitat con spostamenti pendolari, per motivi trofici, neiperiodi di bassa marea.La più ricca comunità di mammiferi è quella degli ambienti asciutti, marginalialle zone umide (gronda lagunare, valli da pesca, agroecosistemi) dove sonopresenti argini erbosi, incolti, macchie di arbusti e alberature. Qui le speciedominanti sono il topolino domestico e il topo selvatico, che possono convi-vere ma che generalmente indicano due situazioni ambientali diverse: il primo,situazioni degradate o di ambienti forestati embrionali, il secondo la presenzadi vegetazione più strutturata. Quantitativamente al terzo posto è l’ubiquitariacrocidura minore. Segue una serie di elementi minori, tra cui il topolino dellerisaie e il toporagno acquaiolo, localizzati nei canneti marginali, e il toporagno

132

Crocidura minore (Crocidura suaveolens) Donnola (Mustela nivalis)

Page 31: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

I bacini lagunari di Grado e Marano edi Venezia conservano tuttora le carat-teristiche tipiche degli ambienti lagu-nari, pur a seguito delle pesanti tra-sformazioni che le popolazioni quiinsediate hanno compiuto, al fine dicontrastare le tendenze naturali in atto.Si possono citare ad esempio le diver-sioni fluviali attuate dalla Serenissimaper contrastare l’impaludamento dellaLaguna di Venezia, l’escavazione deicanali per esigenze di navigazione e leopere di bonifica attuate nelle aree di pianura perilagunari, opere che hannopesantemente modificato questi ambienti, la cui evoluzione è oggi stretta-mente controllata dall’azione antropica e non più dovuta alle sole forzantinaturali.A seguito delle massicce bonifiche attuate nell’entroterra a partire dalla secon-da metà del XIX secolo e protrattesi fino agli ultimi anni ’60, estesi bacini lagu-nari, come la Laguna di Caorle un tempo ben più vasta e articolata, sono statitrasformati in aree agricole, con la perdita delle connotazioni salmastre e dellepeculiarità morfologiche che caratterizzano questi ambienti di transizione.Più evidente l’impatto che infelici scelte economiche (il petrolchimico di Mar-ghera, così come il posizionamento in queste aree di altre attività industriali odi centrali elettriche) hanno avuto in queste aree delicate. Vanno infatti consi-derati con attenzione gli impatti su flora e fauna delle principali fonti di inqui-namento chimico riconosciute come Siti Nazionali di Bonifica (Porto Marghe-ra, Laguna di Grado e Marano) istituiti a norma di legge, nonché di altri impian-ti industriali (come l’area industriale che insiste sul Po di Pila).L’eutrofizzazione è, ad esempio, uno dei maggiori problemi delle laguna e delDelta del Po. Legato in parte a cause naturali e ai cambiamenti climatici, que-sto fenomeno viene accelerato dagli sversamenti dovuti all’agricoltura intensi-va, agli scarichi civili, agli allevamenti di bestiame che insistono sulle aree peri-lagunari e fluviali, alle valli da pesca dove si usano mangimi; conseguenze diquesti comportamenti sono l’incremento della torbidità, lo sviluppo abnorme

135Aspetti di conservazione e gestioneANNELORE BEZZI · MAURO BON · FRANCESCO BRACCO ·FRANCESCA DELLI QUADRI · GILBERTO GANDOLFI · MARIACRISTINA VILLANI

Centrale elettrica nel delta del Po

Attività agricole e pioppeti alle foci dell’Isonzo(Friuli Venezia Giulia)

Page 32: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

tempo occupate dalle praterie tabulari di barena, che negli anni ’60 furonobonificate e delimitate da arginature, per predisporre quella che doveva diven-tare la terza zona industriale di Venezia, progetto in seguito abbandonato.All’interno di queste aree furono riversati i fanghi prodotti dall’escavazione edal dragaggio di canali portuali. In seguito all’abbandono, questi ambienti“artificiali” sono stati ricolonizzati da una flora e da una fauna piuttosto ricche,probabilmente grazie alla loro diversificazione ambientale: i substrati sonocaratterizzati da diversa granulometria, la morfologia superficiale irregolarefavorisce alternativamente ristagni d’acqua e penetrazioni di acque salate. Lecasse di colmata sono perciò divenute a tutti gli effetti biotopi di interessenaturalistico. Si sono ricreati habitat di tipo alofilo, psammofilo, igrofilo e sta-gni salmastri con vegetazione sommersa.D’altro canto anche nelle casse di colmata, così come lungo le spiagge e nel-le zone umide costiere, si è rilevata la presenza di specie esotiche, fra cuiBaccharis halimifolia, asteracea di provenienza americana. Queste speciecostituiscono un fattore di minaccia per le piante autoctone, a causa del loropotenziale invasivo. Tra le molte, possono essere ancora ricordate il norda-mericano indaco bastardo (Amorpha fruticosa), capace di costituire estesecoperture arbustive, e l’olivagno (Elaeagnus angustifolia), proveniente invecedall’Asia temperata e introdotto in Italia quale arbusto ornamentale. Perquanto l’importanza delle casse di colmata per l’ornitofauna si veda la sche-da alle pagg. 124-125.

di flora algale, l’anossia con conseguenti morie ittiche, i rischi di botulismo pergli uccelli, la modifica delle comunità macrobentoniche e ittiche. Gli effettinegativi di questi fenomeni hanno ricadute dirette sulle stesse attività di pescae maricoltura.Considerando poi i problemi a scala globale, è evidente come gli effetti del“global change”, ovvero delle modificazioni climatiche in atto, in parte naturalima notevolmente amplificate dall’azione antropica, porteranno ad un incre-mento del livello marino e ciò avrà, ovviamente, effetti maggiori e più rapidinelle aree di transizione quali, appunto, le lagune.Sono poi ancora da comprendere, ma certamente saranno significativi, glieffetti di grandi interventi, come quello del MoSE, sulla Laguna di Venezia.

■ Sistemazioni idrauliche

Le soluzioni attivate per il problema dell’acqua alta a Venezia, il dragaggio deicanali per la navigazione, la regolazione dei bacini scolanti in laguna, gli inter-ramenti e gli interventi che vanno a modificare l’assetto idrogeologico di que-sti delicati sistemi hanno forti ricadute sulla biodiversità di delta, estuari e lagu-ne. Dopo decenni di discussioni, si è deciso di avviare la costruzione delMoSE, una sorta di diga creata con l’innalzamento di una serie di paratiemobili flottanti fissate al fondale della Laguna di Venezia di fronte alle tre usci-te a mare. Il fine è quello di impedire il fenomeno dell’acqua alta che tanti dan-ni arreca alla città. Fra i vari pericoli ambientali che queste paratie comporta-no, entrando in funzione, vi è certamente la possibile riduzione del ricambio diossigeno. A questi effetti vanno aggiunti i forti interventi necessari per la realiz-zazione della struttura con scavo ed “appiattimento” dei fondali, rafforzamen-to dei litorali e rialzo delle rive.Qualsiasi tipo di movimentazione all’interno delle nostre lagune comporta, fral’altro, il pericolo di portare in sospensione i materiali depositati in conseguenzadell’attività delle industrie chimiche che su queste aree insistono. In tal senso,Porto Marghera e la Laguna di Grado-Marano sono inserite fra i Siti Nazionali diBonifica ed un esempio di questi problemi è dato dall’enorme difficoltà che siincontra nel dragaggio dei canali interni (canali utilizzati per la navigazione eche vengono interrati dalla normale dinamica lagunare), attività che comportaappunto la movimentazione di sabbie che contengono, fra l’altro, mercurio.

Le casse di colmata. Una consistente e speciale normativa regolamenta eprotegge la Laguna di Venezia, gioiello unico al mondo in termini artistici, sto-rici, architettonici, naturalistici, ma anche economici, ove però questi ultimisono spesso in contrasto con i precedenti. Un particolare aspetto, risultato ditale conflitto, sono le “casse di colmata”. Si tratta di ampie zone lagunari, un

136 137

Indaco bastardo (Amorpha fruticosa)

Page 33: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

■ Vincoli di legge e specie protette

Le aree lagunari e le zone costierelegate alle foci dei fiumi comprendonouna copiosa collezione di habitat, cheinclude soprattutto ambiti identificatisu base geomorfologica, quali gliestuari (identificati nell’allegato I dellaDirettiva Habitat (92/43/CEE) concodice 1130), le piattaforme fangose osabbiose emerse con la bassa marea(1140) e le lagune costiere (1150),queste ultime associate ad un asteri-sco ad indicare il loro valore priorita-rio. È anche compresa la serie delle vegetazioni psammofile e alofile, condefinizioni più puntuali basate sulle comunità vegetali presenti: fra le altre, lepraterie a Spartina maritima (1320), i pascoli inondati mediterranei dell’ordineJuncetalia maritimi (1410) e, tra gli habitat prioritari, le praterie steppichesalate mediterranee dei Limonietalia (1510) e la vegetazione erbacea delledune grigie (2130).Dal punto di vista floristico, le aree estuariali e lagunari ospitano entità di note-vole pregio biogeografico. Vi sono specie endemiche quali il lino delle fateveneto (Stipa veneta), descritto quale nuova specie nel 1986 per la Laguna diVenezia e poi ritrovato anche alla foce del Tagliamento. Sono anche presentispecie che in questo territorio raggiungono il confine estremo del loro areale didistribuzione. È il caso dell’apocino veneziano (Trachomitum venetum), unaspecie che dalla Mongolia e dalla Manciuria attraverso le zone desertiche del-l’Asia centrale raggiunge il litorale nordadriatico, limite occidentale del suoareale.Tra gli invertebrati, la piccola farfalla Lycaena dispar è specie protetta ai sensidella Direttiva Habitat (allegati II e IV), nonché elencata nelle liste dell’IUCN edella Convenzione di Berna. La situazione di questo licenide, largamente diffu-so in Europa, è preoccupante quasi ovunque, essendo considerato già estintoin alcune nazioni e prossimo all’estinzione in altre. I motivi di tale tracollo van-no individuati nella scomparsa dell’habitat elettivo di questa specie, legata aiprati umidi dolci dove crescono le piante nutrici, costituite da poligonaceeigrofile dei generi Rumex e Polygonum. In Italia, Lycaena dispar è presentesolo al centro-nord e soprattutto lungo la costa altoadriatica, dove è irregolar-mente diffusa in corrispondenza delle zone umide residue, in particolare nellevalli da pesca. La Direttiva Habitat tutela, inoltre, alcuni elementi significatividell’ittiofauna caratteristica di questi ambienti (vedi a pag. 141)

■ Specie animali aliene

Fra i problemi di primaria importanza, considerato tale anche dal Ministerodell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, vi è quello della continuaintroduzione di specie aliene nel nostro territorio.Per quanto riguarda le lagune, tre tipi di elementi faunistici alieni assumonoparticolare rilievo:● le vongole delle Filippine, che sono aliene ma, nonostante il divieto di cuial DPR 12 marzo 2003 n. 120 (recepimento della Direttiva Habitat), vengonocomunque “seminate” in quanto di grande rilevanza economica; le opera-zioni di pesca e dragaggio per questa attività (ricordate nella sezione dedi-cata agli uccelli) hanno un forte impatto negativo sulle comunità macroben-toniche autoctone ed è possibile un chiarimento normativo a livello di Unio-ne Europea;● le specie aliene (anche lessepsiane) trasportate dalle navi, soprattutto aPorto Marghera e Porto Nogaro; recenti studi hanno dimostrato che vengonoimmesse in grande numero nella Laguna di Venezia ed alcune attecchiscono ascapito di specie locali;● le specie “estranee” alla fauna lagunare ma introdotte con la costruzione dipontili, scogliere, bricole che introducono specie di substrato “duro” in unambiente a substrato esclusivamente “molle”; vi sono vari e interessanti studiin proposito.

138 139

Statice delle barene (Limonium narbonense)

Valli da pesca “riallagate” presso Valle Vecchia (Caorle, Veneto)

Page 34: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

141La normativa europea protegge questiambienti, soprattutto sulla base dellaDirettiva Habitat, grazie alla qualeimportanti porzioni di territorio sonostate vincolate per la tutela: fra le altre,sono state riconosciute e designatecome S.I.C. (Siti di Importanza Comu-nitaria), la Laguna di Caorle, la foce delTagliamento, la Laguna del Mort con lepinete di Eraclea, la Laguna di Venezia,la Laguna di Grado e Marano, il Deltadel Po. Molte di queste zone sonoanche tutelate come Parchi Regionali.Di grande importanza è la DirettivaAcque 2000/60/CE (recepita dalD.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152), che defi-nisce l’estuario come l’area di transi-zione tra le acque dolci e le acquecostiere alla foce di un fiume, i cui limi-

ti esterni verso il mare sono definiti con decreto del Ministro dell’Ambiente edella Tutela del Territorio e del Mare; in via transitoria tali limiti sono fissati acinquecento metri dalla linea di costa. Definisce inoltre le acque di transizionecome i corpi idrici superficiali in prossimità della foce di un fiume, che sonoparzialmente di natura salina a causa della loro vicinanza alle acque costiere,ma sostanzialmente influenzate dai flussi di acqua dolce.Le lagune sono corpi idrici significativi e quindi devono essere oggetto dimonitoraggio e valutazione dello stato ecologico e chimico delle acque, men-tre le zone di delta ed estuario vanno considerate come corsi d’acqua superfi-ciali e monitorati se sono significativi, cioè se appartengono● a corsi d’acqua naturali di primo ordine (cioè quelli recapitanti direttamentein mare) il cui bacino imbrifero abbia una superficie maggiore di 200 km2;

● a corsi d’acqua naturali di secondo ordine o superiore il cui bacino imbrife-ro abbia una superficie maggiore di 400 km2.Per quanto riguarda gli scarichi industriali, di rilievo è il D.M. 30 luglio 1999(Limiti agli scarichi industriali e civili che recapitano nella Laguna di Venezia enei corpi idrici del suo bacino scolante, ai sensi del punto 5 del D.M. 23 apri-le 1998 recante requisiti di qualità delle acque e caratteristiche degli impiantidi depurazione per la tutela della Laguna di Venezia), che fissa i limiti agli sca-richi industriali e civili che versano nella Laguna di Venezia e nei corpi idricidel suo bacino scolante; tra le sostanze considerate ci sono diversi metallipesanti, IPA e pesticidi.

■ L’ittiofauna

Le specie ittiche residenti negliambienti lagunari, estuariali e deltizidelle coste italiane non sembranoessere in gravi condizioni di rischio,anche in virtù delle loro ampie capacitàadattative.È comunque evidente che fenomeni diestinzione locale possono verificarsi acarico di popolazioni soggette apesanti alterazioni dell’habitat. Il feno-meno può assumere aspetti preoccu-panti quando riguarda specie endemi-che con areale ristretto, come il ghioz-zetto cenerino, il ghiozzetto di lagunaed il ghiozzetto di Tortonese.Al contrario, molto più gravi sono i pro-blemi che incombono sulle specie checompiono migrazioni potamotoche, tutte considerate in categorie a rischio. Inparticolare, le due specie di lamprede migratrici e le tre specie di storioni sonoincluse negli elenchi IUCN come taxa in pericolo o vulnerabili. I motivi che por-tano a questa considerazione di vulnerabilità riguardano l’inquinamento gene-ralizzato delle acque e, soprattutto, la presenza lungo i corsi d’acqua di osta-coli non superabili per giungere alle aree di frega; tutte queste specie sonoinserite nella Direttiva Habitat, che ha valore di legge.Accanto alle lamprede e all’alosa (Alosa fallax) (allegati II, IV, V) vanno ricordatiil nono (Aphanius fasciatus) (allegato II) e l’endemico ghiozzetto di laguna (Kni-powitschia panizzae) (allegato II).Il forte degrado ambientale ha contribuito alla riduzione delle popolazioni distorioni, di grande importanza per la Direttiva Habitat (Acipenser naccarii e A.sturio sono specie prioritarie), per i quali esistono precisi piani d’azione per ilrecupero e la reintroduzione soprattutto nel bacino del Po e nelle aree prospi-cienti estuari e delta.Se pure non ancora inserita negli elenchi delle specie a rischio, anche per l’an-guilla negli ultimi anni si è verificato una diminuzione di afflusso delle formegiovanili in migrazione negli estuari italiani. Il fenomeno riguarda più in genera-le tutte le acque europee. Nel caso di questa specie, oltre alle difficoltà dimovimento e di crescita nelle acque interne provocate dalle stesse cause pri-ma elencate, si aggiunge un aumentato prelievo in tutto l’areale di “cieche”destinate all’allevamento in acquacoltura.

140

Interventi nella foce del Fiora (Lazio) Ghiozzetto

Page 35: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

abbandonato i litorali, per riprodursi nel-le lagune o nelle valli da pesca;● la progressiva scomparsa, a causadi diffusi fenomeni erosivi di origineprevalentemente antropica, del tessutodi barene presente soprattutto nellaLaguna di Venezia. Gli stessi ambientisono inoltre i più esposti al previstoinnalzamento del livello marino. I duefattori riducono la disponibilità degliambienti utilizzabili per la nidificazioneda parte di molti caradriifromi quali pet-tegola, sterna comune e beccapesci;● la pesca delle vongole filippine, pra-ticata con l’utilizzo di centinaia di imbarcazioni, che sta modificando morfolo-gia, granulometria e composizione dei popolamenti macrobentonici di ampieestensioni di bassi fondali lagunari. Gli effetti temuti, ed in qualche caso verifi-cati, sono una riduzione dei nuclei di limicoli o ittiofagi che utilizzano questedistese lagunari durante i cicli mareali;● la gestione operata dai privati nelle valli da pesca è stata negli ultimi annidecisamente finalizzata all’aumento degli uccelli acquatici, specie quelli sver-nanti, piuttosto che alle tradizionali attività di ittiocoltura. Da un lato, inconte-stabile è l’incremento delle presenze degli uccelli, in molti casi raddoppiatenell’arco di un decennio. Dall’altro, deve essere valutato in termini molto piùrigorosi l’effetto sulle popolazioni svernanti del saturnismo, causato dall’inge-stione dei pallini di piombo presenti nei sedimenti superficiali. Recenti feno-meni di moria a carico dei fenicotteri presenti nel delta del Po hanno eviden-ziato la gravità di tale minaccia.A fronte di questi fattori di pressione, alcune risposte di carattere gestionaledovranno essere, come più volte proposto:● la riduzione ed il controllo, non essendo praticabile il totale divieto, deldisturbo antropico in specifici settori di litorale, unitamente ad azioni di divul-gazione e di condivisione con gli abituali fruitori (turisti, ma anche residenti nel-le aree vicine) degli obiettivi di conservazione;● la limitazione del traffico da natanti in complessi lagunari sensibili, unita-mente ad interventi localizzati di creazione di nuove aree intertidali;● la delimitazione, come in parte effettuato nella Laguna di Venezia, di aree daaffidare in gestione ai pescatori, aumentando però i controlli nelle altre areelagunari che invece vanno gestite secondo un’ottica preminentemente con-servazionistica; recenti normative prevedono, a partire dal 2009, il divieto diutilizzo nelle ZPS di pallini da piombo per le munizioni da caccia.

143■ L’ornitofauna

L’avifauna di delta e lagune comprendenumerose specie elencate nella Diretti-va Uccelli. Tra le specie dell’Allegato Ialcune sono presenti con popolazioni,nidificanti o svernanti, di importanzanazionale: marangone minore, garzet-ta, airone bianco maggiore, airone ros-so, falco di palude, cavaliere d’Italia,avocetta, sterna zampenere e becca-pesci, per citare le più significative. Laconsistenza di queste specie ha per-messo la designazione a Z.P.S. (Zone di

Protezione Speciale) di numerosi biotopi lagunari e costieri, i più vasti dei qualisono il Delta del Po (IT3270023), la Laguna di Venezia (IT3250046), la Laguna diMarano (IT3320037) e la Foce dell’Isonzo-Isola della Cona (IT3330005).Queste aree, assieme alla Laguna di Caorle-Bibione, ospitano singolarmentepopolazioni di avifauna acquatica svernante superiori ai 20.000 soggetti, unodei criteri indicati dalla Convenzione di Ramsar per definire una zona umida diimportanza internazionale. A titolo di esempio, nel periodo 2004-2008, la Lagu-na di Caorle ha ospitato una media di 29.731 uccelli, il delta del Po 131.790 e laLaguna di Venezia 212.210. Solo nella Laguna di Venezia, nello stesso periodo,ben 9 specie (airone bianco maggiore, volpoca, fischione, codone, alzavola,germano reale, folaga, piovanello pancianera e gabbiano comune) hanno supe-rato il criterio B6 che prevede la regolare presenza di almeno l’1% della popo-lazione biogeografica di una specie o sottospecie. Considerando esclusiva-mente le popolazioni di uccelli acquatici svernanti, la Laguna di Venezia rispon-derebbe quindi, in 10 casi, ai criteri oggettivi previsti dalla Convenzione di Ram-sar, ognuno dei quali considerato separatamente sarebbe sufficiente per ladesignazione a zona umida di importanza internazionale. Nonostante l’apparente grado di tutela, l’avifauna delle lagune e dei delta èsoggetta a molteplici fattori di pressione, che possono costituire pesantiminacce alla presenza e/o alla riproduzione di numerose specie. Tra i fattoripiù importanti, possiamo annoverare:● la massiccia urbanizzazione dei litorali, avvenuta specialmente nella metà delsecolo scorso, e l’aumento della presenza di bagnanti e visitatori negli ultimi trat-ti di litorale ancora privi di strutture artificiali. Quest’ultimo processo è invecemolto più recente e ha provocato la diminuzione della presenza di alcune specieche si riproducevano in prossimità dell’arenile o sulle prime dune; è questo ilcaso di fratino e fraticello, specie di interesse comunitario che hanno ormai

142

Pulcino di Fratino Fenicotteri nella Salina di Cervia (Emilia Romagna)

Page 36: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

145Proposte didatticheMARGHERITA SOLARI

Canale navigabile nella Laguna di Grado-Marano

■ L’evoluzione della linea di costa

● Obiettivi: stimolare la conoscenzadell’ambiente, promuovere atteggia-menti consapevoli di rispetto e tuteladel territorio; maturare la consapevo-lezza della continua evoluzione degliambienti costieri e delle linee di costa;sviluppare la capacità di studiare unterritorio seguendo un percorso diricerca bibliografica e di esplorazionesul terreno, utilizzando diverse fonti; stimolare la verifica e l’approfondimentosul campo delle notizie acquisite dalle fonti bibliografiche; sviluppare le capa-cità di osservazione, analisi, confronto e interpretazione dei dati raccolti; svi-luppare la capacità di interpretare i fenomeni naturali osservati.● Livello: ragazzi della Scuola Secondaria Inferiore e del biennio della Superiore. ● Attrezzatura: materiale bibliografico (carte geografiche, topografiche, cartestoriche), attrezzatura adeguata all’escursione, bussola e macchina fotografi-ca, materiale di cancelleria per la costruzione di un pannello didattico.● Collaborazioni richieste: insegnanti di lettere e di scienze naturali; guidanaturalistica ed eventuali accompagnatori per l’escursione. Valutare la possi-bilità di compiere una breve escursione su un battello turistico in una laguna.

FASE PRELIMINARE

1. Ricerca di materiale bibliografico sull’area da studiare. Per alcune aree del-l’Alto Adriatico vi è un ampia cartografia (ad esempio, per quanto riguarda l’evo-luzione della linea di costa nei pressi della Laguna di Grado e delle Foci dell’I-sonzo così come per l’area del Delta del Po). Preparazione di carte geografichea varie scale, di carte topografiche e/o di carte storiche. Analisi di articoli scien-tifici sull’evoluzione del territorio in esame, evidenziando le parti maggiormentesignificative alla portata dei ragazzi. Esame delle evidenze archeologiche, attra-verso l’analisi delle fonti (reperti visibili nei musei, scavi archeologici, descrizioniin letteratura), soffermandosi in particolare sui quanto documenta la frequenta-zione del territorio in epoca preromana, romana, medioevale, moderna.

La costa adriatica nell’area del Delta del Po

Page 37: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

9. Ricerca, attraverso fonti bibliografiche ed eventualmente anche orali, sull’u-so del territorio e delle acque costiere da parte dell’uomo: attività di bonifica,dragaggio, costruzione di valli da pesca, insediamento di allevamenti ittici e dimolluschi, ecc. Riflessione sulle conseguenze della regimazione delle acque,anche in territori distanti dalle foci, che può influenzare la dinamica delle coste.10.Dibattito sul tempo e sui fattori che influenzano l’evoluzione dell’ambientedelizio e lagunare e sul continuo mutamento del territorio.11.Considerazioni conclusive in classe sull’utilizzo da parte dell’uomo del ter-ritorio e sulla necessità di una tutela e gestione consapevole.

■ Molluschi, questi conosciuti

● Obiettivi: sviluppare la conoscenza di specie diverse di molluschi e delle loromodalità di vita; stimolare le capacità di osservazione, analisi, confronto; stimo-lare la conoscenza dell’ambiente; promuovere atteggiamenti di rispetto e tuteladel territorio; maturare la consapevolezza che lo sfruttamento delle risorse del-l’ambiente ai fini economici deve tutelare in primis l’ambiente stesso. ● Livello: ragazzi della Scuola Primaria.● Attrezzatura: materiale bibliografico, macchina fotografica. Materiale per lacostruzione di una teca (indicativamente di cm 30x30) per l’osservazione ed ilconfronto delle conchiglie dei molluschi.● Collaborazioni richieste: guida naturalistica o esperto malacologo, sia inclasse che sul campo; accompagnatori per l’escursione.

FASE PRELIMINARE

1. Ricerca di materiale bibliografico con fotografie e disegni che illustrino lemorfologie e le modalità di vita dei più comuni bivalvi e gasteropodi delle costesabbiose, e degli ambienti deltizi e lagunari in particolare.2. Acquisto in pescherie di bivalvi e gasteropodi commestibili (vongole, cozze,cannolicchi, pettini, carusi).

2. Individuazione di un’area adatta all’escursione, in cui i ragazzi possanoosservare l’ambiente costiero, valutandone le caratteristiche e le peculiarità.

FASE INTRODUTTIVA IN CLASSE

3. Trattazione dell’evoluzione dell’ambiente costiero dal punto di vista geo-morfologico. Analisi più approfondita delle caratteristiche dei delta in partico-lare, sia di quelli a dominio fluviale che di quelli a dominio del moto ondoso.Elaborazione da parte dei ragazzi, su un pannello, di uno schema di delta cheevidenzi le tre zone: piana deltizia, fronte deltizio, prodelta. Studio delle morfo-logie legate alla piana deltizia (canali distributori, lagune, barene, piane tidali,cordoni e dune, velme, isole, ghebbi). Analisi dell’influenza delle acque fluvialie marine sulle varie tipologie; studio delle caratteristiche fisiche e chimiche deivari habitat, e della vegetazione sommersa.

ESCURSIONE

4. Escursione con la guida naturalistica nell’ambiente deltizio prescelto,osservazione dei vari ambienti e confronto tra il paesaggio osservato e loschema di delta descritto in classe.5. Suddivisione della classe a coppie, ognuna delle quali si occupa delle ripre-se fotografiche dei vari ambienti, accompagandole con una descrizione sinte-tica. Uso in campagna della carta topografica, orientamento con la bussola.

Visita a eventuali siti archeologici pre-senti nelle vicinanze.6. Eventuale escursione in laguna subattello turistico e osservazione guida-ta dei vari ambienti.

PROSECUZIONE DEL LAVORO IN CLASSE

7. Stampa delle fotografie scattate dairagazzi e loro inserimento nel pannellocon lo schema del delta.8. Ricerca a gruppi, attraverso le fontibibliografiche, sull’evoluzione della lineadi costa dall’epoca preromana ad oggi.Analisi di scritti, carte storiche, repertiarcheologici. Sintesi delle informazioniacquisite, e costruzione di uno schemariassuntivo che illustri l’evoluzione deldelta (o della laguna) negli ultimi 2000anni, in scala ridotta rispetto allo sche-ma iniziale, da affiancare ad esso.

147146

Lo sbocco al mare di un fiume lungo la costa jonica

Variazione della line di costa presso Grado(Friuli Venezia Giulia); in rosso le tracce di unastrada romana

I sec. d.C.

- 1 m

- 3 m

- 6 mXIV-XVI sec.

1840

Aquileia

Grado

Canale Anfora

Fium

e N

atis

sa

Grado

Aquileia

Mare Adriatico

Page 38: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

1493. Individuazione di un tratto di spiaggia accessibile, nei pressi di un delta o inuna laguna, ove compiere una breve escursione con i ragazzi.

ESCURSIONE

4. Escursione (preferibilmente nei mesi invernali quando vi sono più mareg-giate): suddivisione della classe in gruppi e organizzazione della raccolta dibivalvi e gasteropodi spiaggiati; prima cernita del materiale, da effettuarsi sulposto con l’assistenza dell’esperto, raccogliendo in sacchetti di plastica solole conchiglie intere prive di mollusco.

PROSECUZIONE DEL LAVORO IN CLASSE

5. Preparazione del materiale raccolto (lavaggi con acqua e asciugatura all’aria).6. Studio delle modalità di vita dei bivalvi e dei gasteropodi (filtratori, predato-ri, necrofagi, ecc.); osservazione di disegni e schemi.7. Esame dei molluschi: apertura delle valve (in acqua calda) dei bivalvi, osser-vazione del mollusco, del piede, dei muscoli adduttori, dei sifoni, dei legamentiche chiudono le valve, della morfologia interna ed esterna della conchiglia.8. Riconoscimento, con l’aiuto dell’esperto malacologo e consultando la riccamanualistica in commercio, delle conchiglie raccolte in spiaggia; attribuzione aciascuna, per quanto possibile, del nome latino, italiano ed eventualmente dia-lettale; suddivisione del materiale in piccoli vassoi o scatolette di cartone senzacoperchio, stesura delle etichette (nome dell’animale, data e luogo di raccolta,tipo di habitat) e preparazione della teca, possibilmente con coperchio in vetro.9. Trattazione elementare da parte dell’esperto malacologo, dei fattori limitan-ti (granulometria del fondo, salinità, energia, temperatura) che caratterizzano ifondi marini e che influenzano la distribuzione dei molluschi bentonici suidiversi fondali che si susseguono negli ambienti deltizi. Esemplificazione dellespecie presenti nei diversi ambienti.10.Osservazione degli esemplari che mostrano particolari caratteristiche oadattamenti diversi fornendo indizi importanti sull’ambiente e le modalità divita: presenza, anche in esemplari della stessa specie, di conchiglie ispessiteper gli esemplari che hanno vissuto su substrato sabbioso e di spine più lun-ghe per quelli su sabbia, colori diversi, fori di predazione, ecc.11.Cenni agli allevamenti di mitili e altri molluschi: modalità di allevamento eraccolta, fattori che influenzano la diffusione di tali attività produttive, influenzadegli inquinanti sulle attività produttive, presenza di specie aliene, gestioneecocompatibile di tali attività.12.Dibattito conclusivo in classe sulla biodiversità che caratterizza i fondalimarini, sulle competenze raggiunte dai ragazzi nel riconoscimento delle speciepiù diffuse di molluschi bivalvi e gasteropodi, sulla corretta gestione degliambienti marini costieri da parte dell’uomo.

Come riconoscere i molluschi

Si stima che nel Mediterraneo vivanooltre 1.200 specie di molluschi gastero-podi e bivalvi, molte delle quali si posso-no facilmente riconoscere anche dal-l’osservazione delle conchiglie che sirinvengono comunemente tra il materia-le spiaggiato dalle mareggiate invernali. Per determinare una specie, si devonoprendere in considerazione: colore eforma del guscio e presenza sulla parteesterna della conchiglia di strie diaccrescimento più o meno marcate,coste, tubercoli o spine. Nei bivalvi sonoinoltre diagnostiche le cerniere e leimpronte lasciate all’interno dai muscoliadduttori e dal mantello (linea palleale),mentre nei gasteropodi è necessariocontare i giri della spira mettendoli inrelazione con l’altezza del mollusco.

Maria Manuela Giovannelli

foro praticato daun gasteropodepredatore

Bivalvi: 1. Glycymeris glycymeris (h 5 cm); 2.Venerupis sp. (largh. 2,1 cm); 3. Callista chione(h 5,3 cm); 4. Mytilus galloprovincialis (h 2,5cm); 5. Acanthocardia tuberculata (h 4 cm);6. Lucinella divaricata (h 0,6 cm); gasteropodi:7. Tricolia pullus (h 0,8 cm); 8. Bittiumreticulatum (h 0,9 cm); 9. Cyclope neritea (h 0,8cm); 10 e 11. Bolinus brandaris (h 5 cm)

A sinistra si può notare come a parità di altezza duedifferenti specie di gasteropodi possano presentareun numero di giri della spira molto diversi; sotto, dueesemplari della stessa specie in cui le macchie scure(10) indicano la crescita in un ambiente povero diossigeno, mentre la presenza di spine (11) unadattamento dell’esemplare ad un substrato mobile.

canale sifonale

conchiglialiscia e aspira piatta

seno palleale

impronta deimuscoli adduttori

le duevalve uniteviste dasopra

cerniera privadi denti

dentelli

denticardinali

tubercoli

spira allungata,liscia (7) o tubercolata (8)

linea palleale

coste

legamento

altezzadellaspira

spine

cerniera

1 2

3

5 6

4

87

9 10 11

148

Page 39: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

151

AA.VV., 2004 - Atlante faunistico della provincia di Venezia. Provincia di Venezia - Associazione FaunistiVeneti, pp. 257, Venezia.Volume dedicato a uccelli e mammiferi della provincia di Venezia, particolarmente utili i dati sulla laguna.

AA.VV., 2007 - Atlante degli Anfibi e dei Rettili del Veneto. Ediciclo ed., 239 pp., Portogruaro (Venezia).Corposo volume, relativo alla distribuzione ed ecologia di anfibi e rettili nel Veneto, con molti approfondi-menti sulle specie costiere e lagunari. Aggiornato e ricco di illustrazioni e carte distributive.

BONDESAN A., MENEGHEL M. (a cura di), 2004 - Geomorfologia della provincia di Venezia: note illustrative del-la Carta geomorfologica. Esedra Editrice, Padova.Importante opera che fornisce un quadro aggiornato delle conoscenze scientifiche relative alla geomorfolo-gia dell’area. Il volume contiene interessanti e ricchi capitoli sugli ambienti di transizione.

FURNARI G., GIACCONE G., CORMACI M., ALONGI G., SERIO D., 2003 - Biodiversità marina delle coste italiane:catalogo del macrofitobenthos. Biologia Marina Mediterranea 10(1), 482 pp.Elenca con nomenclatura aggiornata le macroalghe e le fanerogame marine note sulle coste italiane.

GAMBI M.C., DAPPIANO M., 2003 - Manuale di metodologia di campionamento e studio del benthos marinomediterraneo. Biologia Marina Mediterranea 10 (supp.), 638 pp.Volume articolato in numerosi capitoli di cui due dedicati alle macroalghe e alle fanerogame marine.

GATTO F., MAROCCO R., 1992 - Caratteri morfologici ed antropici della Laguna di Grado (Alto Adriatico). Gor-tania, vol. 14: 19-42.Articolo sui caratteri morfologici e sugli interventi antropici nella Laguna di Grado, vi è allegata una cartageomorfologica alla scala 1:25000.

GUERZONI S., TAGLIAPIETRA D. (a cura di), 2006 - Atlante della laguna, Venezia tra terra e mare, Osservatorionaturalistico della Laguna del Comune di Venezia, Venezia, 242 pp.Atlante ambientale della Laguna di Venezia, con 103 mappe tematiche.

KJERFVE B. (a cura di), 1994 - Coastal lagoon processes. Elsevier, Amsterdam, 577 pp.Monografia in lingua inglese sull’ecologia delle lagune.

MCLUSKY D.S., ELLIOTT M., 2004- The estuarine ecosystem, ecology, threats and management. Oxford Uni-versity Press, New York, 214 pp.Libro di testo in lingua inglese sull’ecologia degli estuari.

PARODI R. (a cura di), 1999 - Gli uccelli della provincia di Gorizia. Comune di Udine - Museo Friulano di Sto-ria Naturale, pubblicazione n. 42, 356 pp., Udine.Volume approfondito ed aggiornato, con numerosi riferimenti all’avifauna delle lagune friulane.

PRANZINI E., 2005 - La forma delle coste. Zanichelli, Bologna.La prima opera in lingua italiana dedicata interamente alla geomorfologia costiera, prende in esame proces-si e morfologie di tutti gli ambienti costieri con esempi italiani ed internazionali.

RELINI G., BERTRAND J., ZAMBONI A. (a cura di), 1999 - Sintesi delle conoscenze sulle risorse da pesca dei fon-di del Mediterraneo centrale (Italia e Corsica). Biologia Marina Mediterranea, 6 (suppl.1): 868 pp.Un volume a schede che raccoglie le principali specie pescate sui fondali del Mediterraneo.

RIEDL R., 1991 - Fauna e flora del mediterraneo. Franco Muzzio. Padova, 777 pp.Manuale sulla flora e la fauna del mediterraneo, testo fondamentale per il naturalista marino.

TRAINITO E., 2005 - Atlante di flora e fauna del Mediterraneo. Il Castello Editore, Milano, 256 pp.Un volume ricco di foto a colori utili per il riconoscimento di macroalghe e specie animali.

ZERUNIAN S., 2002 - Condannati all’estinzione? Biodiversità, biologia, minacce e strategie di conservazionedei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia. Edagricole, Bologna, 220 pp. Il libro considera 48 taxa, tra i quali sono comprese le specie migratrici anadrome e catadrome, oltre adalcune specie stabilmente residenti in acque salmastre, trattando anche aspetti di conservazione).

Bibliografia

Page 40: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

153152 Glossario

> Aerosol: sospensione nell’aria di acqua e deirelativi soluti, in forma di minutissime gocce.> Alloctono (o esotico): che non appartiene allafauna o alla flora originaria di una determinataarea, ma vi è giunto per l’intervento diretto, inten-zionale o accidentale, dell’uomo. È il contrario diautoctono.> Antropofilo: organismo che frequenta l’uomoe/o le aree antropizzate.> Aridità fisiologica: condizione per cui l’acquapresente nel substrato non è disponibile per ivegetali in quanto la ricchezza di sostanzedisciolte la rende difficilmente assorbibile.> Astato: forma a punta di freccia di un lembofogliare.> Autoctono: originario del territorio in cui vive oalmeno presente in esso da lungo tempo. È ilcontrario di alloctono.> Barena: tipica prateria lagunare, soggetta aperiodiche sommersioni da parte delle acquesalate/salmastre.> Batracofila: indica la preferenza verso gli anfi-bi.> Benthos: insieme degli organismi che vivonoin diretto rapporto con il fondo, siano essi mobili,come i granchi, o sedentari, come le ostriche. Sidistinguono una componente epifaunale, costi-tuita dagli organismi che vivono sul fondo, dauna componente infaunale, che vive invece den-tro gli strati superficiali del materiale di fondo(sabbia, limo, etc.). Un’altra utile distinzione puòessere fatta sulla base delle dimensioni: macro-benthos (individui di dimensioni superiori al milli-metro), meiobenthos (tra il millimetro e il decimodi millimetro) e microbenthos (sotto il decimo dimillimetro).> Bentonico: relativo al benthos.> Biocenosi: l’insieme delle popolazioni animali evegetali che popolano un determinato ambiente.> Bioindicatore: organismo le cui caratteristicheecologiche forniscono indicazioni utili alla com-prensione della qualità dell’ambiente in cui vive.> Bisso: sostanza proteica prodotta da una spe-ciale ghiandola che si solidifica al contatto conl’acqua in tenaci filamenti. È prodotta da mollu-schi bivalvi ai quali consente l’ancoraggio ai sub-strati solidi.> Brattea: foglia accessoria di dimensioni ridot-te e forma semplificata.> Chiari barenali: spazi acquei di limitata profon-dità compresi tra le barene.> Culmo: fusto erbaceo subarereo con nodi pie-ni e internodi (tratti compresi tra due nodi succes-sivi) cavi.> Detritivoro: che si nutre di detrito.> Drupa: frutto carnoso con parete esternamen-te membranosa, nel mezzo polposa e interna-mente indurita, per cui il seme appare racchiusoin un nòcciolo duro (ciliegia, pesca, ecc.).

> Ecotonale: riferito ad un ambiente di transizio-ne fra habitat ben definiti.> Ecotono: area di transizione fra due ambientidiversi, con caratteristiche ecologiche intermediee poco definite.> Ematofago: che si nutre di sangue.> Endemico: esclusivo di un dato territorio.> Endemita: in riferimento a un determinato con-testo geografico, si dice di specie che vive esclu-sivamente al suo interno.> Epifita: pianta o animale che si accresce suun’altra pianta.> Esoscheletro: struttura rigida esterna di un ani-male con funzioni di sostegno, rivestimento eprotezione. Nei crostacei decapodi è calcificata.La rigidità ne impedisce la crescita, pertanto l’or-ganismo deve compiere periodicamente unamuta per sostituire il vecchio esoscheletro conuno di dimensioni maggiori.> Eurialino: capace di vivere in ambienti a sali-nità molto diversa e di sopportare grandi variazio-ni di salinità.> Euritermo: capace di vivere in ambienti contemperatura molto diversa e di sopportare grandivariazioni di temperatura.> Eutrofia: elevata presenza di nutrienti azotati efosfatici.> Fitobenthos: alghe e fanerogame marine chevivono nell’acqua ancorate a substrati.> Fitofago: organismo che si nutre di vegetali,mangiandoli oppure succhiandone la linfa.> Fitoplancton: insieme di alghe microscopicheunicellulari o pluricellulari che vivono libere nel-l’acqua.> Fossoria: che vive scavando nel sedimento.> Fragmiteto: canneto a Phragmites australis(cannuccia palustre).> Gamete: cellula sessuale implicata nella ripro-duzione: gli spermatozoi o spermi sono i gametimaschili, le uova sono i gameti femminili.> Garzaia: colonia di aironi.> Glume: piccolissime foglie accessorie che pro-teggono il complesso dei fiori nelle spighette del-le graminacee.> Granulometria: proprietà fisica che identifica leparticelle di un sedimento in base alle loro dimen-sioni e le distingue in classi granulometriche. Leclassi granulometriche fondamentali, in ordine didimensioni crescenti delle particelle, sono argilla,silt, sabbia, ghiaia. Le prime due sono spessoaccomunate sotto il termine di fanghi.> Idrofilo: organismo che predilige ambienti umidi.> Idrofita: pianta che vive in sommersione.> Idrometrico: riferito alla quantità di acqua pre-sente nel contesto discusso.> Igrofilo: che vive su substrati con abbondantedisponibilità di acqua.> IUCN: International Union for the Conservationof Nature.

> Malacofauna: fauna a molluschi.> Mesofilo: che vive su substrati con mediadisponibilità di acqua.> Mesotrofia: media presenza di nutrienti azotatie fosfatici.> Micofago: organismo che si nutre di funghi,compresi muffe e miceli microscopici.> Microfago: organismo che si nutre filtrandopiccole particelle organiche in sospensione.> Microttero: dotato di ali di piccole dimensioni,generalmente atrofiche e non funzionali.> Movimenti igroscopici: movimenti dovutiall’assorbimento dell’umidità atmosferica.> Naturalizzazione: processo che porta un orga-nismo alloctono (esotico) a stabilirsi in una deter-minata area con una o più popolazioni capaci dimantenersi nel tempo.> Nicchia ecologica: ruolo ecologico o posizioneoccupata nell’ecosistema da una specie, in rispo-sta alla presenza di risorse ed ai rapporti inter-specifici.> Nicchio: conchiglia di mollusco gasteropode.> Pannocchia: infiorescenza di foma piramidalecon asse centrale e ramificazioni laterali a lorovolta ramificate.> Parassitoide: organismo che vive a spese di unindividuo di altra specie, provocandone la morte.> Piallassa: sinonimo di valle, laguna.> Planctofago: che si nutre di plancton.> Plancton: insieme degli organismi sospesi nel-la massa d’acqua, nella quale possono compierespostamenti di modesta entità, o non si muovonoaffatto, rimanendo invece in balia dei moti del-l’acqua come onde, correnti, maree. In particola-re, all’oloplancton vanno attribuite le forme chetrascorrono nella massa d’acqua tutto il loro ciclovitale, come molti piccoli crostacei copepodi ecladoceri e la maggior parte dei rotiferi. Il mero-plancton comprende invece le forme planctoni-che solo in una fase limitata della loro vita. Com-ponente importante del meroplancton sono le lar-ve di varie specie di anellidi policheti, molluschigasteropodi e bivalvi, crostacei cirripedi e deca-podi.> Planctonico: relativo al plancton.> Pruina: deposito pulverulento bianco-grigia-stro di cera che può ricoprire la superficie degliorgani vegetali.> Reintroduzione: trasferimento e rilascio di unaspecie/sottospecie estinta, in un’area posta entroil suo areale di documentata presenza naturale intempi storici.> Resilienza: esprime la capacità di un sistemadi ritornare a uno stato di equilibrio in seguito auna perturbazione.> Rizoma: fusto sotterraneo a decorso orizzon-tale, ramificato, con internodi brevi e ingrossati.> Salmastro: ambiente con un certo grado disalinità; se riferito alle acque, allora con salinitàinferiore a quella del’acqua marina.> Saprofago: organismo che si nutre di materialein decomposizione.> Saturnismo: avvelenamento da piombo causa-to dall’ingestione dei pallini contenuti nelle car-tucce esplose dai cacciatori.> Sericigeno: organo che produce seta.

> Sifone: ripiegamento a forma di canale delmantello dei che consente il passaggio dell’ac-qua alle branchie.> Simbionte: organismo che presenta un rappor-to di simbiosi. Tale associazione tra specie, obbli-gata o facoltativa, determina un vantaggio peruno o ambedue gli organismi coinvolti. Quest’ulti-mo caso comprende ad esempio la flora battericadel sistema digerente.> Specie tolleranti: specie che accettano un’am-pia variazione dei parametri ambientali.> Spighetta: unità di cui sono composte le infio-rescenze delle graminacee, formata da un picco-lo asse centrale alla cui base sono attaccate leglume; l’asse porta il complesso dei fiori, dispostiin modo alterno; ogni fiore è formato dall’ovarioda tre stami e risulta incluso in una coppia diminuscole brattee, le glumette (lemma e palea).> Stenoalino: in grado di tollerare limitate varia-zioni di salinità nelle acque.> Stenoecio: poco adattabile a condizioniambientali diversificate.> Tallo: termine botanico utilizzato per indicare ilcorpo delle alghe non differenziato in organiseparati e ben distinti. Si contrappone al cormo,che rappresenta il corpo delle piante superiorisuddiviso in radice, fusto e foglie.> Teriofauna: la componente della fauna rappre-sentata dai mammiferi.> Termofilo: organismo che predilige ambienticaldi.> Termoregolazione: regolazione della tempera-tura corporea.> Torba: materiale organico compatto, di colorebruno, ad alto contenuto di carbonio, formatodalla parziale decomposizione e carbonizzazionedi vegetali, accumulati in un ambiente saturod'acqua. La torba rappresenta il primo stadio del-la trasformazione in carbone.> Velma: piana fangosa lagunare che emergesolo durante le fasi di bassa marea.> Xerico: caratterizzato da limitata disponibilitàdi acqua e perciò soggetto a condizioni di aridità.

Page 41: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

155154 Indice delle specie

Abra segmentum (=A. ovata) -55, 56Acanthocardia echinata - 44, 55Acanthocardia tuberculata - 44,55, 148Acartia - 61Acartia clausi - 60, 61Acartia latisetosa - 61Acartia margalefi - 61Acartia tonsa - 61Acentria - 105Acentria ephemerella - 105Acipenser naccarii - 68, 69, 141Acipenser sturio - 69, 141Acquadella vedi latterino - 59Acrida ungarica mediterranea - 99Acrocephalus arundinaceus - 127Acrocephalus scirpaceus - 127Actitis hypoleucos - 130Aedes - 108Agdistis - 107, 111Agdistis bennetii - 107Agdistis morini - 106, 107Agdistis tamaricis - 111Aglio odoroso - 90Agonum afrum - 101Agropyron - 98, 99Aiolopus thalassinus - 98Airone bianco maggiore - 131,142Airone cenerino - 131Airone rosso - 124, 127, 131, 142Albanella minore - 125, 126Alitta - 56Alitta (=Neanthes) succinea - 52,56Allium suaveolens - 90Alnus glutinosa - 91Alopecosa pulverulenta - 97Alosa - 69, 70, 141Alosa fallax - 69, 141Alosa fallax ssp. nilotica- 69Alosa fallax ssp. rhodanensis - 69Alzavola - 121, 123, 128, 142Amage adspersa - 53Amara - 103Ammofila - 86Amorpha fruticosa - 137Anas acuta - 128Anas clypeata - 128Anas crecca - 123Anas penelope - 117Anas platyrhynchos - 121Anas querquedula - 124, 127Anas strepera - 127Anemonia viridis - 49Anguella vedi latterino - 59Anguilla - 67, 129, 141Anguilla anguilla - 67

Anguilla argentina - 67Anguis fragilis - 114Anisodactylus poeciloides - 104Anopheles maculipennis - 108Anopheles messeae - 108Anopheles sacharovi - 108Anser albifrons - 129Anser anser - 129Anser fabalis - 129Anthelephila pedestris - 103Antistea elegans - 97Antithamnion - 29, 30Antithamnion cruciatum - 29Antithamnion nipponicum - 28, 30Anurida maritima - 95Apate monachus - 110Aphanius fasciatus - 64, 141Apocino veneziano - 139Apodemus agrarius - 133Apodemus sylvaticus - 132Appendicolaria - 59, 60Apseudes latreillei - 49Archanara - 105Ardea cinerea - 131Ardea purpurea - 124Arenicola marina - 45Argiope lobata - 97Armadillidium assimile - 95Armadilloniscus ellipticus - 95Arsella - 52Arvicola - 133Arvicola terrestre - 133Arvicola terrestris - 133Asparago pungente - 89Asproparthenis albicans - 104Asterina gibbosa - 49, 55Astro annuale - 82Astro marino - 82Atherina boyeri - 59, 63, 64Atriplex prostrata - 82, 86Atriplex tartarica - 86Atriplice - 86Atriplice comune - 82Auriculinella bidentata - 96Avocetta - 123, 130, 131, 142Aythya ferina - 128Aythya fuligula - 128Baccharis halimifolia - 137Bagous - 103Balano - 57Balanus amphitrite - 55Balanus eburneus - 57Balanus improvisus - 57Bankia carinata - 50Basettino - 127Bavosa pavone - 65Beccaccia di mare - 119, 124,125Beccaccino - 130

Beccapesci - 118, 123, 126,142, 143Bembidion - 101Bembidion quadrimaculatum -101Berta minore - 117Biacco - 114Biscia dal collare - 114Biscia tassellata - 114Bittium - 52Bittium reticulatum - 49, 148Bittium scabrum - 49Bledius - 104Blidingia - 27Blidingia minima - 27Blidingia ramifera - 27Bolboschoenus maritimus - 82, 85Bolinus brandaris - 44, 55, 148Bombina variegata - 113Bombolino - 55Botaurus stellaris - 124Bothynoderes affinis - 104Brachinus - 101Brachinus crepitans - 101, 103Brachinus explodens - 101, 103Brachinus plagiatus - 102Brachinus sclopeta - 101Brachionus plicatilis - 60Brachygluta schueppeli - 104Brachypodium rupestre - 89Branzino - 59Brasca arrossata - 90Brasca pettinata - 91Bryopsis plumosa - 27Bucephala clangula - 128Bufo bufo - 113Bufo viridis - 113Bulaea lichatschovi - 104Butomus - 103Cafalo - 129Calanipeda aquaedulcis - 61Calidris alpina - 121Callianassa tyrrhena - 55, 57Callista chione - 148Calomera littoralis nemoralis - 104Calta palustre - 91Caltha palustris - 91Calystegia sepium - 81Camedrio comune - 89Canapiglia - 127, 128Canestrello scuro - 49Cannaiola - 127Cannareccione - 127Cannolicchio - 44, 55, 149Cannolicchio tabacchina - 47Cannuccia - 76, 77, 79, 81, 82,84, 96, 97, 101Cannuccia di palude - 76, 81,82, 84, 85, 127

Cannuccia palustre vedicannuccia di palude - 76, 105Canuella perplexa - 60Capa longa vedi cannolicchio -44, 149Capitella - 58Capitella capitata - 53, 58Carabus - 101Carabus clatratus - 101Carabus granulatus - 101Carcinus aestuarii - 42, 45, 95Carcinus mediterraneus vediCarcinus aestuari - 42Caretta caretta - 115Carex liparocarpos - 90Carex riparia - 81Carice lustra - 90Carice spondicola - 81Casmerodius albus - 131Cassolaia mauracupreothoracica - 104Cassostrea - 29Castagna d’acqua - 91Cataclysta lemnata - 106Cavaliere d’Italia - 122, 123,125, 130, 131, 142Cefalo - 59, 71Centropages - 61Ceramium - 29, 30Ceramium diaphanum - 29Ceramium virgatum - 29Cerastoderma - 29, 58, 66Cerastoderma glaucum - 55Ceratophyllum - 103, 106Cereus pedunculatus - 54, 55Cerithium - 53Cerithium alucaster - 52Cerithium vulgatum - 52Cetriolo di mare - 55Cettia cetti - 127Chaetoceros - 32Chaetomorpha - 25Chaetomorpha aerea - 27Chaetomorpha linum - 27Chamelea gallina - 44, 45, 47, 55Chara - 27, 106Charadrius alexandrinus - 119Chelon labrosus - 71Chelura terebrans - 50Chersodromia - 109Chilifera - 109Chilo phragmitella - 105Chionaspis etrusca - 110Chironomus - 109Chiurlo - 123Chiurlo maggiore - 120, 121, 130Chlaeniellus - 101Chlaenius - 101Chlaenius spoliatus - 101Chlamys varia - 49, 55Chlorella - 32Chondria capillaris - 30Chondria dasyphylla - 30Chrysochraon dispar giganteus -98Chrysolina - 103

Chrysolina polita - 103Chrysolina schatzmayri - 104Chrysolina staphylaea - 103Cigno nero - 129Cigno reale - 128Cigno selvatico - 129Circus aeruginosus - 126Circus pygargus - 126Cirriformia - 53Citiso purpureo - 80, 89Cladium mariscus - 85Cladophora - 27Cladophora albida - 27Cladophora rupestris - 27Cladophora sericea - 27Clubiona - 97Clubiona phragmitis - 97Clubiona stagnatilis - 97Clytie illunaris - 111Cocconeis - 32Coda di cavallo acquatica - 91Codium fragile ssp.tomentosoides - 27, 28Codone - 128, 142Colubro liscio - 114Coniatus - 111Coniatus repandus - 111Coniatus suavis - 111Coniatus tamarisci - 110, 111Coniglio - 133Conocephalus dorsalis - 98Conocephalus fuscus - 98Coquillettidia - 108Corbula gibba - 52Cordylophora caspia - 58Corimalia - 111Cormorano - 129, 131Coronella austriaca - 114Corophium - 58Corophium acherusicum - 55Corophium acutum - 55Corophium insidiosum - 58Corophium orientale - 58Corophium sextonae - 55Corycaeus - 60Cozza vedi mitilo - 55Crassostrea gigas - 52Crocidura leucodon - 133Crocidura minore - 132Crocidura suaveolens - 132Crocidura ventre bianco - 133Crossopalpus - 109Culex hortensis - 108Cuore - 55Cuore di laguna - 55Cyclodinus - 104Cyclope neritea - 48, 52, 53, 56,148Cygnus atratus - 129Cygnus cygnus - 129Cygnus olor - 128Cylindera trisignata - 103, 104Cymodocea nodosa - 30, 33, 36,37, 48Cymus - 100Cystoseira barbata - 25, 31

Cytisus purpureus - 80, 89Daptus vittatus - 104Demetrias - 101Dente di cane - 55Dicentrarchus labrax - 59, 71Dicheirotrichus lacustris - 93Dictyota dichotoma var.dicotoma - 31Diogenes pugilator - 53Donacia - 103Donax semistriatus - 44Donax trunculus - 44Donnola - 133Dosinia lupinus - 47Drapetis - 109Drypta dentata - 101Dulcamara - 81Dunaliella - 32Dyschiriodes - 104Echinocardium cordatum - 45Ectocarpales - 31Ectocarpus - 31Edredone - 117Egretta garzetta - 131Eleagnos angustifolia - 137Elodea - 106Emberiza schoeniclus - 127Emphanes axillaris occiduus - 101Emphanes rivularis vediEmphanes axillaris occiduus - 101Empis - 108Empusa fasciata - 99Emys orbicularis - 114, 115Ensis minor - 44, 47, 55Epacromius - 98Epacromius coeruleipes - 98Epacromius tergestinus - 98Eptesicus serotinus - 133Erba cipressina - 89Erica carnea - 80, 89Erica carnicina - 80, 89Erica delle barene - 82, 83Ericthonius punctatus - 57Erinaceus europaeus - 133Eriphia spinifrons - 45, 55Esox lucius - 73Euforbia lattaiola - 81Euphorbia cyparissias - 89Euphorbia palustris - 81Eupithecia ultimaria - 111Euterpina acutifrons - 59, 60Exuviella - 32Eysarcoris - 100Faina - 133Falasco - 85Falco di palude - 125, 126, 127,142Falco pellegrino - 126Falco peregrinus - 126Favollo - 45, 55Fenicottero - 143Fenicottero rosa - 112, 130Ficopomatus enigmaticus - 58Fischione - 117, 121, 128, 129,142Folaga - 127, 142

Page 42: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

156 157Fraticello - 118, 119, 123, 125,131, 142Fratino - 119, 131, 142Fraxinus ornus - 89Fucus virsoides - 25, 31Fulica atra - 127Gabbiano - 118, 126Gabbiano comune - 123, 131,142Gabbiano corallino - 123, 131Gabbiano reale - 124, 131Galerucella pusilla - 103Gallinago gallinago - 130Gallinella d’acqua - 127Gallinula chloropus - 127Gambero fantasma - 57Gammarus aequicauda - 49, 58Garzetta - 131, 142Gasterosteus aculeatus - 65, 66Gastrana fragilis - 52Gavia - 117Gavia arctica - 117, 119Gavia stellata - 119Gayralia oxisperma - 26Geco comune - 115Gelidium pusillum - 30Gelochelidon nilotica - 131Gentiana pneumonanthe - 90Genziana mettimborsa - 90Germano reale - 121, 128, 142Ghiozzetto - 141Ghiozzetto cenerino - 66, 141Ghiozzetto di laguna - 66, 141Ghiozzetto di Tortonese - 141Ghiozzetto minuto - 72Ghiozzo go’ - 66Ghiozzo nero - 65, 66Gibbula - 49, 52Gibbula adriatica - 49Gigartina acicularis - 30Ginepro comune - 89Ginestrella comune - 89Giunchetto minore - 85Giunco marino - 85Giunco nero comune - 90Glareola pratincola - 131Glenodinium - 32Glycera - 52Glyceria maxima - 81Glycymeris glycymeris - 148Gobius niger jozo - 65Gracilaria - 29Gracilaria armata - 29Gracilaria bursa-pastoris - 29Gracilaria gracilis - 29Gracilaria verrucosa vediGracilariopsis longissima - 29Gracilariopsis longissima - 29Gramignone maggiore - 81Granchio - 42, 43Granchio ballerino - 45, 55Granchio comune - 42, 95Granchio di sabbia - 45, 55Granchio verde vedi granchiocomune - 42Granciporo - 55

Grateloupia turuturu - 28Gryllotalpa - 99Gryllotalpa octodecim - 99Gryllotalpa sedecim - 99Gymnodinium - 32Gyrodium - 32Hadula sodae - 107Hadula stigmosa - 107Haematopus ostralegus - 119,125Halicyclops - 60Halimione portulacoides - 104,106Halmopota - 109Halmopota mediterraneus - 109Halmopota septentrionalis - 109Halophiloscia couchii - 95Halsosalda lateralis - 100Harpacticus - 61Hediste diversicolor - 52, 55, 58,95Heliophanus flavipes - 96Hemerodromia - 109Heterocerus - 104Heterocerus flexuosus - 104Heteromastus filiformis - 53, 58Heterotanais oerstedi - 58Hexaplex trunculus - 44Hierophis viridiflavus - 114Hilara - 108Himantopus himantopus - 122,123Hinksia - 31Hippophae rhamnoides ssp.fluviatilis - 89Hippuris vulgaris - 91Huso huso - 69Hydrobia - 58Hydrolithon - 30Hyla intermedia - 113Hypsugo savii - 133Idotea baltica - 48Indaco bastardo - 137Inula crithmoides - 104Iris - 96Iris pseudachorus - 103Ixobrychus minutus - 124Jassa marmorata - 55Juncus maritimus - 85Juniperus communis - 89Knipowitschia panizzae - 66, 141Labbo - 118Lacanobia blenna - 107Lacerta bilineata - 114Lampetra fluviatilis - 70Lampreda - 69, 70, 141Lampreda di fiume - 70Lampreda di mare - 70Lamprothamnion - 27Lamprothamnion papulosum - 27Larinioides - 96Larinioides suspicax - 96Larus melanocephalus - 123Larus michahellis - 124Larus ridibundus - 123Latterino - 59, 63, 64

Lattuga di mare - 26Leccio - 87, 89Lemna - 106Lenticchie d’acqua - 103, 106Lentidium mediterraneum - 44Lepre - 133Leptocheirus pilosus - 58Leptonematella - 31Lepus europaeus - 133Limnantemo - 91Limnoria lignorum - 50Limnoria tripunctata - 50Limonium - 107, 139Limonium narbonense - 82, 83Lino delle fate veneto - 139Liocarcinus - 45Liocarcinus vernalis - 45, 55Lisca dei prati - 81Lisca del Tabernemontano - 82Lisca marittima - 82, 85Lissotriton vulgaris meridionalis -113Lixus bardanae - 103Lixus linearis - 103Liza aurata - 59, 71Liza ramada - 59, 71Liza saliens - 59, 71Locca di fango vedi loccapeperina - 55Locca peperina - 55Lontra - 133Loripes lacteus - 49, 52Luccio - 73Lucertola campestre - 114Lucertola muraiola - 114Lucinella divaricata - 148Lutra lutra - 133Lycaena dispar - 105, 139Lyrodus pedicellatus - 50, 51Lysimachia - 103Lysimachia vulgaris - 81Lythrum - 103Lythrum salicaria - 81Mactra stultorum - 44Malacosoma castrense - 106,107Mantis religiosa - 99Marangone dal ciuffo - 118Marangone minore - 129, 131,142Marphysa - 52Marpissa nivoyi - 97Marpissa radiata - 97Martes foina - 133Marzaiola - 124, 127Mazza d’oro comune - 81Mazzasorda - 84Megalodactylus macularubra -110Melanitta fusca - 117Melanitta nigra - 117Meles meles - 133Melita palmata - 57Melosira - 32Mendoza canestrinii - 97Mentha - 103

Mergus serrator - 120Mestolone - 128Metrioptera marmorata - 98Metrioptera brunneri - 98, 99Microarthridium fallax - 61Microdeutopus gryllotalpa - 57Micromys minutus - 132Microstella norvegica - 60Microtus arvalis - 133Microtus liechtensteini - 133Microtus savii - 133Migliarino di palude - 127Mitilo - 47, 55Molinia - 90Molinia caerulea ssp. caerulea -90Mononychus punctumalbum -103Moretta - 128Moriglione - 128Muggine calamita - 59, 71Muggine dorato - 59, 71Muggine labbrone - 71Muggine musino - 59, 71Mugil cephalus - 71Mullus barbatus - 73Murice - 44, 55Mus domesticus - 132Mustela nivalis - 133Mustela putorius - 133Mustiolo etrusco - 133Myocastor coypus - 133Myosotella myosotis - 57, 96Myotis daubentonii - 133Myricaria - 110Myrionema - 31Mythimna - 105Mytilaster minimus - 52Mytilus galloprovincialis - 47, 55,148Nannufaro - 91Nanophyes - 103Nanophyes marmoratus - 103Nanozostera noltii - 27, 33, 34,35, 36Nassarius corniculus - 48Nassarius mutabilis - 44, 45, 48,55Nassarius nitidus - 48, 53, 56Nassarius reticulatus - 52Natrice - 114Natrix natrix - 114Natrix tessellata - 114Navicula - 32Nemotelus - 109Neomys anomalus - 132Nephtys hombergi - 52, 56Ninfea bianca - 91Nitophyllum punctatum - 30Nitticora - 131Nitzschia - 32Noctiluca - 60Noctiluca miliaris - 60Nono - 64, 141Notapus varius - 101Notomastus latericeus - 48

Nototeredo norvegica - 50Nottola comune - 133Numenius arquata - 120Nuphar - 109Nuphar lutea - 91Nutria - 133Nyctalus notula - 133Nycticorax nycticorax - 131Nymphaea - 109Nymphaea alba - 91Nymphoides peltata - 91Oca granaiola - 129Oca lombardella - 129Oca selvatica - 129Ochlerotatus caspius - 108Ochlerotatus detritus - 108Ocydromus tetragrammus illigeri- 101Odacantha melanura - 101Odontomyia - 109Oithona - 59, 61Oithona nana - 60Oithona plumifera - 60Oithona similis - 60Olivagno - 137Olivella spinosa - 89Oloturia - 55Ombrina - 73Oncaea - 59, 60Ontano nero - 91Opsius stactogalus - 110Orata - 59, 71, 72Orbettino - 114Orchestia - 57, 95Orchestia cavimana - 95Orchestia gammarellus - 95Orchetto marino - 117Orco marino - 117Orgyia dubia arcerii - 106Orgyia splendida arcerii - 106Orniello - 89Orthotylus - 100Orthotylus curvipennis - 100Orthotylus divisus - 100Orthotylus palustris - 100Oryctolagus cuniculus - 133Ovatella firminii - 96Owenia fusiformis - 45Oxyloma elegans - 96Pachygaster atra - 109Pachygrapsus marmoratus - 45,55Paederus - 103Palaemon adspersus - 49Palaemon elegans - 49Paleo rupestre - 89Panurus biarmicus - 127Paphia aurea - 47, 52, 55Paracalanus parvus - 60, 61Paracentrotus lividus - 47Paracinema tricolor bisignata - 98Paracoenia fumosa - 109Paradromius linearis - 101Paradromius longiceps - 101Pardosa cribrata - 96Pardosa luctinosa - 96

Pardosa prativaga - 97Passera - 72Pavoncella - 130Pelobate fosco - 114Pelobates fuscus - 114Pelophylax synkleptonesculentus - 113Penilia avirostis - 60Peridinium - 32Perinereis cultrifera - 52Perinereis rullieri - 52Pernice di mare - 131Pesce ago - 64Pesce ago di rio - 64Petalonia fascia - 31Petromyzon marinus - 70Pettegola - 121, 123, 124, 125,126, 131, 143Pettine vario - 55Phalacrocorax aristotelis - 118Phalacrocorax carbo - 129Phalacrocorax pygmeus - 129,130Phalaris arundinacea - 81Phaonia - 108Philochthus lunulatus - 101Phoenicopterus roseus - 112, 130Phragmataecia castaneae - 105Phragmites - 98, 99Phragmites australis - 76, 127Phytocoris salsolae - 100Piantaggine palustre - 90Pinna nobilis - 49Pino nero - 80Pinus nigra - 80Piovanello pancianera - 121,123, 130, 142Pipistrello - 133Pipistrello albolimbato - 133Pipistrello di Nathusius - 133Pipistrello di Savi - 133Pipistrellus kuhlii - 133Pipistrellus nathusii - 133Pirata - 96Piro piro piccolo - 130Piviere dorato - 121, 130Pivieressa - 121, 130Plantago altissima - 90Plateumaris - 103Platichthys flesus luscus - 72Platypalpus - 108Pluvialis apricaria - 121Pluvialis squatarola - 121Pneophyllum fragile - 30Podarcis muralis - 114Podarcis sicula - 114Podiceps - 117Podiceps cristatus - 116, 119Podiceps nigricollis - 119Podon polyphemoides - 60Pogonistes - 104Pogonus - 104Pogonus littoralis - 104Poligono marittimo - 86Polydora - 53Polydora ciliata - 53

Page 43: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

159158 Polydora cornuta - 53Polydora ligni vedi Polydoracornuta - 53Polygonum - 103, 139Polygonum maritimum - 86Polysiphonia - 30Polysiphonia denudata - 30Polysiphonia harvey - 30Polysiphonia morrowiii - 28, 30Pomatoschistus canestrinii - 66Pomatoschistus minutuselongatus - 72Pomatoschistus tortonesei - 66Porcellino di terra - 95Porciglione - 127Porzana parva - 127Porzana porzana - 127Posidonia oceanica - 33Potamogeton - 103Potamogeton coloratus formaheterophyllus - 90Potamogeton pectinatus - 91Prasiola - 28Prorocentrum - 32Psammoecus bipunctatus - 103Pseudotomoderuscompressicollis - 103Pterolepis elymica - 99Puccinellia - 98, 104Puffinus yelkouan - 118Puzzola - 133Quattrocchi - 128Quercus ilex - 87Radicilingua thysanorhizans - 30Raganella - 113Raganella italiana - 113Rallus aquaticus - 127Ramarro occidentale - 114Rana - 113Rana - 113Rana agile - 113Rana dalmatina - 113Rana di Lataste - 113Rana latastei - 113Ranno spinello - 80, 89Rapana venosa - 47Ratto bruno - 132Ratto nero - 133Rattus norvegicus - 132Rattus rattus - 133Recurvirostra avosetta - 123Reticulitermes lucifugus - 110Rhamnus saxatilis ssp. saxatilis -80, 89Rhamphomyia - 108Rhinoncus - 103Rhizosolenia - 32Rhodymenia ardissonei - 30Riccio - 133Riccio di mare - 47Romice marittimo - 86Rospo - 113Rospo comune - 113Rospo smeraldino - 113Rumex - 103, 139Rumex maritimus - 86

Ruppia - 27, 33, 35Ruppia maritima - 27Ruppia spiralis - 27Sabellaria spinulosa - 45Saettone - 115Sagitta - 60Salaria pavo - 65Salcerella comune - 81Salda adriatica - 100Salice a foglie di rosmarino - 90Salicornia fruticosa - 83Salicornia veneta - 83Salicornia veneta - 83Salix rosmarinifolia - 90Salmo trutta - 73Sarcocornia fruticosa - 83Sardina - 73Sardina pilchardus - 73Sargassum - 25, 28Sargassum muticum - 28, 31Scagliola palustre - 81Scampo - 53Scapharca - 47Scapharca inaequivalvis - 47Scatella - 109Schiribilla - 127Schistoceros bimaculatus - 110Schizaster canaliferus - 45Schoenoplectustabernaemontani - 82Schoenus nigricans - 90Scirpoides holoschoenus - 85Scirpus sylvaticus - 81Sclerocoma acutella - 105Scrobicularia - 56, 58Scrobicularia plana - 55, 56Scytosiphon lomentaria - 31Senecio paludosus - 81Senecione palustre - 81Senta flammea - 105Serotino comune - 133Silene vulgaris ssp. tenoreana -90Silvilago - 133Silvilagus floridanus - 133Simyra albovenosa - 105Sirdenus - 104Sitticus caricis - 96Skeletonema - 32Smergo minore - 120Sogliola - 73Solanum dulcamara - 81Solea solea - 73Solen marginatus - 47, 55Somateria spectabilis - 117Sorex arunchi - 132Sorocarpus - 28Sparganium - 103Spartina maritima - 86, 139Spartina versicolor - 86Sparto delle barene - 86Sparto delle dune - 86Sparus auratus - 59, 71Sphaeroma - 94, 95Spigola - 71, 72Spinarello - 65, 66

Spisula subtruncata - 44Spratto - 73Sprattus sprattus - 73Spyridia filamentosa - 29Stachys palustris - 81Statice vedi erica delle barene -83Stella di mare - 55Stenothoe tergestina - 55Stenus - 103Stercorario mezzano - 118Stercorarius parasiticus - 118Stercorarius pomarinus - 118Sterna - 118, 126Sterna albifrons - 118, 119Sterna comune - 118, 123, 126,131, 143Sterna hirundo - 118Sterna sandvicensis - 118Sterna zampenere - 131, 142Stipa veneta - 139Storione - 69, 70, 141Storione cobice - 68, 69, 70Storione comune - 69Storione ladano - 69Stratiomys - 109Stratiomys chamaleon - 109Stratiomys singularior - 109Streblospio shrubsolii - 56Stregona palustre - 81Strigoli a foglie strette - 89, 90Strolaga - 117Strolaga mezzana - 117, 119Strolaga minore - 119Suaeda fruticosa - 106Suaeda maritima - 83Sueda marittima - 83Sula - 118Sula bassana - 118Suncus etruscus - 133Svasso - 117Svasso maggiore - 116, 119, 127Svasso piccolo - 119, 120Symphyotrichum squamatum -82Synchaeta - 60Synedra - 32Syngnathus abaster - 64Syngnathus acus - 64Tachybaptus ruficollis - 127Tachydromia - 108Tadorna tadorna - 124Talitrus - 57Talitrus saltator - 95Talorchestia - 57Talpa europaea - 133Talpa europea - 133Tamarix - 110Tamerice - 110, 111Tanysphyrus lemnae - 103Tapeinotus sellatus - 103Tapes - 29Tapes decussatus - 52, 55Tapes philippinarum - 47, 52, 55Tarabusino - 124, 127Tarabuso - 124, 131

Tarentola mauritanica - 115Tartaruga caretta - 115Tasso - 133Tellina - 44Tellina fabula - 44Tellina nitida - 44Tellina pulchella - 44Tenuicomus velox bucciarellii -103Teredine - 50Teredo navalis - 50, 51Testudo hermanni - 115Testuggine di Hermann - 115Testuggine palustre dalleorecchie rosse - 115Testuggine palustre europea -114, 115Teucrium chamaedrys - 89Thalassiosira - 32Tifa - 96, 105Timarete filigera - 95Topo selvatico - 132Topo selvatico dal dorso striato -133Topolino delle risaie - 132Topolino domestico - 132Toporagno - 132Toporagno acquaiolo di Miller -132Toporagno di Arvonchi - 132Trabutina mannipara - 110Trachemys scripta elegans - 115Trachemys scripta scripta - 115Trachemys scripta troosti - 115Trachomitum venetum - 139Trachythyone elongata - 55Trachythyone tergestina - 55Trapa natans - 91Tremolina - 55Tricolia pullus - 148Triglia di fango - 73Tringa totanus - 121Tripolium pannonicum ssp.tripolium - 82Tritone - 113Tritone crestato italiano - 113Tritone punteggiato meridionale- 113Triturus carnifex - 113Trochosa hispanica - 96, 97Tropidopola cylindrica cylindrica -98Tropidopola graeca transjonica -98Trota - 73Trota fario - 73Truncatella subcylindrica - 57, 96Tuffetto - 127Tuponia - 110Tuponia tamaricis - 110Tylos - 95Tylos latreillei - 47Typha - 84Typha angustifolia - 84Typha latifolia - 84Ululone dal ventre giallo - 113

Ulva - 26, 29Ulva clathrata - 26Ulva curvata - 26Ulva flexuosa - 26Ulva intestinalis - 26Ulva laetevirens - 26, 27Ulva rotundata - 26Umbrina cirrosa - 73Undaria - 28Undaria pinnatifida - 28, 31Upogebia pusilla - 52, 53, 55Usignolo di fiume - 127Valonia - 27Valonia aegagropila - 27Vanellus vanellus - 130Vaucheria - 31Vaucheria dichotoma var. marinavedi Vaucheria submarina - 31Vaucheria piloboloides - 31Vaucheria submarina - 31Venerupis - 148Vermi bambù - 53Vespertilio di Daubenton - 133Vilucchione - 81Vipera aspis - 115Vipera comune - 114Volpe - 133Volpoca - 124, 128, 142Voltolino - 127Vongola - 44, 55Vongola filippina - 47, 55, 138,143Vongola gialla - 55Vongola verace - 55Vulpes vulpes - 133Xiphidion discolor - 92, 98Xya variegata - 99Xylomoia stangelmaieri - 107Zamenis longissimus - 115Zanzara - 108Zostera marina - 33, 36, 48Zosterisessor ophiocephalus - 66

Page 44: Orobievive - I Quaderni Habitat. N. 23 - Lagune, estuari e delta. Una … · 2016. 12. 6. · 75 Delta del Po Estuari, delta e lagune, zone di confi-ne fra acqua dolce e salata, fra

Si ringrazia, per la cortese collaborazione,Harald Hansen (Araneidi)Gianni Raffone (Ditteri brachiceri)Marcello Romano (entomofauna della Sicilia)

Un ringraziamento, inoltre, a Paola Sergo,Paolo Glerean e Maria Manuela Giovannelli

La responsabilità di quanto riportato nel testo,nonché di eventuali errori ed omissioni, rimaneesclusivamente degli autori.

Il volume è stato realizzato con i fondi delMinistero dell’Ambiente e dellaTutela del Territorio e del Mare

Finito di stamparenel mese di settembre 2009presso le Arti Grafiche Friulane / Imoco spa - Udine

Printed in Italy