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Anno VII Numero 1262 Mercoledì 10 Gennaio 2018 S. Milziade AVVISO Ordine 1. Progetto “Un farmaco per tutti” e “Una Visita per tutti” 2. Vigilanza degli ordini sul corretto esercizio della professione Notizie in Rilievo Scienza e Salute 3. EMATURIA, quando il sangue “macchia” le urine 4. Appendicite, nella maggior parte dei casi si interviene con la laparoscopia Prevenzione e Salute 5. “Dormire bene Evita il Raffreddore”, Vero o Falso? 6. Mal di testa o schiena: come scegliere i farmaci per i dolori più «comuni» Meteo Napoli Mercoledì 10 Gennaio Nuvoloso Minima: 11° C Massima: 15 °C Umidità: Mattina = 50% Pomeriggio = 49% “Dormire bene Evita il Raffreddore”, Vero o Falso? Alcune persone credono che dormire bene eviti di ammalarsi di raffreddore. Vero o falso? L’abbiamo chiesto al professor Carlo Selmi , responsabile di Reumatologia e immunologia clinica di Humanitas e docente all’Università di Milano. VERO. Dormire bene,e soprattutto dormire a sufficienza, cioè non meno di 7 ore per notte, aiuta a ridurre le probabilità di ammalarsi di raffreddore dice il professore Un sonno adeguato, continuo e di buona qualità, infatti aiuta il sistema immunitario a funzionare in maniera efficiente ed efficace e quindi aiuta anche a respingere il virus del raffreddore, come dimostrato da uno studio americano. Chi dorme 7 ore, infatti, ha la metà delle probabilità di prendere il raffreddore rispetto a chi ne dorme solo 5 o 6, secondo i test effettuati durante la ricerca: i volontari, esposti al virus del raffreddore contenuto in gocce nasali, avevano maggiori probabilità di combattere il virus e non ammalarsi di raffreddore se dormivano almeno 7 ore per notte. Questo significa che avere un buon sonno, come sottolineano anche gli autori dello studio, è il fattore che più di altri riesce a ridurre le probabilità di prendersi il raffreddore. Oltre al sonno ristoratore, gli altri due fattori che, come dimostrato da numerosi altri studi, concorrono al buon funzionamento del sistema immunitario, tanto da essere considerati “pilastri del benessere”, sono alimentazione equilibrata e attività fisica costante.(Salute, Humanitas) SITO WEB ISTITUZIONALE : www.ordinefarmacistinapoli.it E-MAIL: [email protected] ; [email protected] SOCIAL Seguici su Facebook Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli iBook Farmaday Proverbio di oggi……… ‘A vocca ‘nchiusa nun traseno mosche.

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Anno VII – Numero 1262 Mercoledì 10 Gennaio 2018 – S. Milziade

AVVISO Ordine

1. Progetto “Un farmaco per

tutti” e “Una Visita per tutti” 2. Vigilanza degli ordini sul

corretto esercizio della

professione

Notizie in Rilievo

Scienza e Salute 3. EMATURIA, quando il

sangue “macchia” le urine

4. Appendicite, nella maggior

parte dei casi si interviene

con la laparoscopia

Prevenzione e Salute

5. “Dormire bene Evita il

Raffreddore”,

Vero o Falso?

6. Mal di testa o schiena:

come scegliere i farmaci per

i dolori più «comuni»

Meteo Napoli

Mercoledì 10 Gennaio

Nuvoloso Minima: 11° C Massima: 15 °C Umidità: Mattina = 50% Pomeriggio = 49%

“Dormire bene Evita il Raffreddore”, Vero o Falso?

Alcune persone credono che dormire bene eviti di ammalarsi di raffreddore. Vero o falso?

L’abbiamo chiesto al professor Carlo Selmi, responsabile di Reumatologia e immunologia clinica di Humanitas e docente all’Università di Milano.

“VERO. Dormire bene,e soprattutto

dormire a sufficienza, cioè non meno di 7 ore per notte, aiuta a ridurre le probabilità di ammalarsi di raffreddore – dice il professore – Un sonno adeguato, continuo e di buona qualità, infatti aiuta il sistema immunitario a funzionare in maniera efficiente ed efficace e quindi aiuta anche a respingere il virus del raffreddore, come dimostrato da uno studio americano. Chi dorme 7 ore, infatti, ha la metà delle probabilità di prendere il raffreddore rispetto a chi ne dorme solo 5 o 6, secondo i test effettuati durante la ricerca: i volontari, esposti al virus del raffreddore contenuto in gocce nasali, avevano maggiori probabilità di combattere il virus e non ammalarsi di raffreddore se dormivano almeno 7 ore per notte. Questo significa che avere un buon sonno, come sottolineano anche gli autori dello studio, è il fattore che più di altri riesce a ridurre le probabilità di prendersi il raffreddore. Oltre al sonno ristoratore, gli altri due fattori che, come dimostrato da numerosi altri studi, concorrono al buon funzionamento del sistema immunitario, tanto da essere considerati “pilastri del benessere”, sono alimentazione equilibrata e attività fisica costante.” (Salute, Humanitas)

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PREVENZIONE E SALUTE MAL di TESTA o SCHIENA:

come scegliere i farmaci per i dolori più «comuni»

Sono molti i gli analgesici e gli antinfiammatori a disposizione senza ricetta. Ma ci sono anche criteri abbastanza semplici per capire quali usare (e quando)

Un’articolazione dolorante, e ogni movimento diventa una sofferenza. Oppure una cefalea che costringe a letto, un mal di denti da togliere il fiato, un mal di schiena che ci impone di stare fermi: a chi non è mai capitato di dover fare i conti con un dolore forte e

improvviso? Quasi nessuno è immune, visto che è il problema per cui più spesso ci si rivolge al medico di famiglia e secondo il rapporto Global Pain Index, promosso da GSK Consumer Healthcare,

il 97% degli italiani ha sofferto almeno una volta di un dolore muscolo-scheletrico come il mal di schiena o la cervicale;

il 58% lo deve affrontare addirittura ogni settimana.

Uno su due non ne parla al medico,

poco più di un terzo riceve una diagnosi:

molti, alle prese con un dolore di qualsiasi natura, cercano di risolvere tutto da soli

Sparare con un cannone a un uccellino «Si tratta infatti del motivo per cui più spesso si ricorre all’automedicazione - conferma Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie -. La maggioranza pensa di sapere come gestire il dolore, ma poi tanti scelgono un farmaco inadatto o lo usano a sproposito. Il primo passo per non sbagliare è saper capire che tipo di disturbo abbiamo, perché caratteristiche diverse impongono terapie differenti:

esistono infatti antidolorifici “puri”, come il classico paracetamolo,

i farmaci antinfiammatori non steroidei o Fans, più utili se il dolore deriva da un’infiammazione.

Se per es. c’è un dolore da trauma o un mal di denti, con una componente infiammatoria evidente, è meglio scegliere un Fans; in caso di mal di testa l’infiammazione non c’è, sì allora all’antidolorifico puro. Conoscere un minimo questi medicinali serve per farne buon uso: bisognerebbe sapere quali sono i più potenti, per non sparare con un cannone a un uccellino, oppure

conoscerne la durata d’azione per non sbagliare i dosaggi».

Un errore frequente? Fidarsi del passaparola In genere nell’armadietto delle medicine se ne trova sempre qualcuno, avanzato da qualche terapia precedente: se un prodotto è già stato usato senza intoppi si può andare abbastanza sul sicuro, ma alcune precauzioni restano indispensabili. «Se il farmaco che abbiamo in casa ci è stato prescritto in passato dal medico si può usare nel modo in cui ci è stato indicato: vietato esagerare o modificare i dosaggi consigliati.

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Un ERRORE FREQUENTE? Fidarsi del passaparola: un medicinale “miracoloso” per un amico o un parente non per forza lo sarà per noi, perché la variabilità di risposta ai Fans è spiccata. La scelta quindi dipende dalla situazione, ma anche dalla storia personale. Se sappiamo che un certo prodotto ci allevia il dolore bene, è inutile passare a un altro perché stando alle parole di un amico è più potente:non è detto che lo sia per noi».

Il fai da te ha precisi limiti: In caso di patologie croniche con periodiche ricadute, come un’artrosi, si

può usare il farmaco che sappiamo funzionare e con cui abbiamo dimestichezza; se però ci rendiamo conto che lo stiamo prendendo un po’ troppo spesso, è bene rivolgersi al medico per capire se qualcosa è cambiato. Il fai da te ha infatti precisi limiti, come sottolinea Cricelli:

«Se il dolore persiste, non viene alleviato dai medicinali o si accompagna ad altri sintomi si deve chiedere aiuto al farmacista o al medico. Un mal di testa “semplice” se ne va in poche ore, ma se è pulsante, intenso e localizzato è difficile che passi con facilità, così come un mal di schiena che si irradia alla gamba. Se dopo uno, massimo due giorni il dolore non è scomparso, stop al fai da te: non si fa automedicazione per una settimana, anche perché il dolore è spia di un problema e quando non passa bisogna indagare». I prodotti da banco sono sicuri, se utilizzati per il tempo breve e il dosaggio basso consentiti: basta però non farsi prendere la mano perché il sollievo non arriva, continuando ad assumerli a lungo o aumentando le dosi.

Mal di stomaco, l’effetto più comune

«Un dolore non ben curato può diventare cronico, se non smette può essere sintomo di una malattia più seria: non parlarne al medico può portare a diagnosi ritardate. Senza contare che l’uso prolungato di Fans senza controllo medico può dare problemi, non solo l’acidità di stomaco che tutti temono: bisogna per es. valutare anche come possono rispondere organi come reni, cuore e vasi». Il mal di stomaco resta tuttavia l’effetto collaterale più comune: gli antiacidi sono sempre necessari? «No, se l’uso dei Fans come antidolorifici è sporadico: possono servire solo se la cura si prolunga oltre qualche giorno e in questi casi, come detto, è sempre necessario il consiglio del medico. La probabilità di disturbi tuttavia dipende molto dal singolo: c’è chi tollera alte dosi di Fans senza sintomi e chi già soffre dopo due o tre compresse.

Chi è “ipersensibile” dovrebbe chiedere al medico anche in caso di cure brevi e lo stesso vale per chi già soffre di problemi gastrointestinali, per esempio di reflusso gastroesofageo: in questi pazienti anche un utilizzo saltuario di Fans va concordato col curante, valutando l’opportunità di associare antiacidi».

Il livello di conoscenza dei farmaci è basso E gli italiani sanno distinguere le caratteristiche di analgesici puri e Fans, sono in grado di scegliere fra quelli a disposizione a ragion veduta? Ben poco, stando al rapporto Global Pain Index: il livello di conoscenza dei farmaci è basso, così le preferenze di cura variano soprattutto in base all’età. Chi è più giovane infatti preferisce i medicinali da banco, gli over 55 tendono a prediligere quelli per cui è necessaria la prescrizione medica. Sfruttare l’effetto placebo è giusto Non solo pillole: a seconda del tipo e della localizzazione del dolore gli analgesici possono essere utilizzati anche in forma di pomate, schiume e cerotti. Vale lo stesso la regola-base: sì all’uso saltuario per uno, massimo due giorni ma se poi il dolore non passa bisogna chiedere almeno al farmacista e al medico se il problema non si risolve. Talora invece il fastidio passa da solo: «Succede grazie all’effetto placebo, che stando ai dati raccolti nelle sperimentazioni sul dolore può arrivare fino al 40%: l’idea che ci si stia curando anche se non si prende nulla è potente, il dolore del resto ha una forte componente emotiva. Sfruttare l’effetto placebo è giusto: se un paziente è convinto che un prodotto senza un’efficacia dimostrata possa aiutarlo si può provare a usarlo, a patto che sia privo di possibili effetti collaterali. Poi, se non basta, si può aggiungere un antidolorifico “vero”». (Salute, La Stampa)

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SCIENZA E SALUTE EMATURIA, quando il sangue “macchia” le URINE

Il colore rossastro o rosaceo delle urine indica la presenza di sangue.

È una condizione nota come ematuria che può essere ricondotta a diversi motivi. Anche se tra le cause dell’ematuria possono essercene alcune meno serie di altre, in ogni caso è un segnale che non va mai sottovalutato. Ne parliamo con il dr G. Lughezzani, urologo di Humanitas.

Cambia il colore Quello che può allarmare un individuo è la presenza visibile di sangue nelle urine. È la macroematuria, che si differenzia dalla microematuria caratterizzata invece da una presenza “nascosta” del sangue, non rilevabile a occhio nudo. Nel primo caso il colore dell’urina è diverso dal solito e assume delle sfumature rosa o simili al colore del té, della cola, della ruggine. Nel secondo caso il colore delle urine è quello consueto, pertanto la microematuria può essere rilevata solo con un esame delle urine. L’ematuria può anche essere accompagnata da altri sintomi oppure può presentarsi come unico sintomo, definendo così un quadro suggestivo dell’origine di questa condizione. Alcuni individui sono più soggetti al rischio di ematuria che – è bene ricordare – può presentarsi a qualsiasi età, anche in quella pediatrica. Tra questi, ad es., gli uomini che hanno superato i 50 anni e che possono essere interessati da ipertrofia prostatica benigna oppure in caso di familiarità per malattia renale.

Le Cause: Il sangue che si mescola alle urine può provenire da qualsiasi organo dell’apparato urinario,

dalla prostata alla vescica, dall’uretra ai reni. In altri casi, invece, l’origine dell’ematuria non è urologica, ovvero la presenza di sangue nelle urine non è dovuta a un’affezione dell’apparato urinario. Ne è un es. la cosiddetta “ematuria da sforzo”, quando le urine assumono il colore rossastro dopo un intenso allenamento fisico, a cominciare dalla corsa. Sempre a proposito di esercizio fisico, chi fa uno sport da contatto potrebbe subire un trauma a livello della regione pelvica che potrebbe causare ematuria. Infine la presenza di sangue nelle urine potrebbe essere ricondotta all’assunzione di alcune categorie di farmaci, ad esempio gli antinfiammatori non steroidei o gli antiaggreganti. Fra le cause di natura urologica ci sono le infezioni del tratto urinario (cistite), le infezioni (pielonefriti) o le patologie infiammatorie (glomerulonefriti) renali, la presenza di calcoli renali o in vescica e, sebbene più raramente, l’ipertrofia prostatica benigna e le prostatiti. L’ematuria può essere anche ricondotta a una malattia oncologica: dal tumore vescicale, a quello del rene e della pelvi renale, o meno frequentemente al carcinoma prostatico localmente avanzato.

L’esame Medico: «Uno dei primi fattori per distinguere tra le varie cause di macroematuria è la presenza

o meno di sintomi di accompagnamento», ricorda il dottor Lughezzani. «In caso di presenza di sintomi irritativi urinari (ad es. aumento della frequenza, urgenza o bruciore minzionale) la causa è più facilmente attribuibile a infezioni del tratto urinario, che rappresentano di gran lunga la causa più frequente di macroematuria. In caso di ematuria in assenza di altri sintomi, altresì definita “a ciel sereno” – la causa più frequente sono le patologie tumorali della vescica, in particolar modo se il paziente è fumatore». «In caso di macroematuria è sempre indicato rivolgersi a uno specialista che possa consigliare gli approfondimenti diagnostici necessari a seconda del quadro clinico di accompagnamento. Oltre a un semplice esame chimico-fisico delle urine con urinocoltura, ulteriori accertamenti possono comprendere un esame citologico delle urine su tre campioni per la ricerca di cellule neoplastiche, l’ecografia dell’apparato urinario e, in caso lo specialista lo ritenga opportuno, ulteriori indagini più approfondite come la Uro-TC o la cistoscopia ambulatoriale», conclude lo specialista. (Salute, Humanitas)

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SCIENZA E SALUTE APPENDICITE, nella maggior parte dei casi

si interviene con la LAPAROSCOPIA

Un’emergenza medica che richiede un trattamento immediato è l’appendicite, ovvero l’infiammazione dell’appendice.

Se l’intervento non è tale può sorgere una complicazione molto severa come la peritonite, ovvero l’infiammazione del peritoneo, la membrana che riveste gli organi addominali. La risoluzione del problema è di competenza del medico chirurgo. Ne parliamo con il dottor Stefano Bona, Responsabile della sezione di Chirurgia Generale e Day Surgery dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale e Digestiva di Humanitas.

Un dolore intenso L’appendice è un organo a forma di piccolo tubo, prolungamento del cieco, la prima parte dell’intestino crasso. È collocato nella parte destra dell’addome ed è qui, a cominciare dall’area ombelicale, che si avverte il sintomo principale dell’appendicite: un dolore molto intenso. Spesso i pazienti riferiscono di un dolore mai provato in altre occasioni. Questo tende a intensificarsi nel giro di poche ore e a peggiorare muovendosi e respirando profondamente o tossendo, per esempio. Altri sintomi sono il gonfiore addominale, l’inappetenza, la nausea e il vomito, la febbre, la stipsi o la diarrea, sebbene ogni caso possa presentare un quadro sintomatologico a sé. A volte possono anche formarsi uno o più ascessi appendicolari, ovvero delle piccole sacche piene di pus. L’appendicite è un’affezione più comune in età adolescenziale e da giovani adulti, dai venti ai trent’anni, ma comunque può insorgere a qualsiasi età. Quali sono le sue possibili cause? «Si ritiene che il meccanismo che più frequentemente porta all’infiammazione dell’appendice sia la sua ostruzione, dovuta a materiale intestinale o, come più spesso accade nei bambini, al rigonfiamento del tessuto linfatico che riveste internamente l’appendice, la quale diventa così facile preda di infezione da parte dei batteri intestinali», risponde il dottor Bona.

Il trattamento I sintomi del paziente sono già di per sé suggestivi di un’appendicite in corso ma il personale sanitario potrà confermare questo sospetto con la visita clinica, l’acquisizione di informazioni relative alla storia del paziente e gli esami strumentali (esami del sangue, ecografia addominale e a volte TC). Il trattamento è di tipo chirurgico e prevede la rimozione dell’appendice infiammata. Come avviene l’intervento? «Nella maggior parte dei casi, anche in urgenza, è possibile rimuovere l’appendice utilizzando la laparoscopia (tecnica che consente di operare introducendo una telecamera e strumenti dedicati attraverso sottili cannule infilate nella parete addominale). Raramente, in genere nei casi di peritonite più grave, è necessario ricorrere al classico taglio», spiega lo specialista. Dopo quanto tempo si può tornare alle consuete attività quotidiane? «Il recupero dopo interventi effettuati in laparoscopia è generalmente piuttosto rapido; la dimissione può avvenire anche l’indomani e si ritorna alle abituali attività entro pochi giorni. È invece opportuno astenersi dall’attività sportiva e comunque da sforzi fisici per qualche settimana. Va tuttavia sottolineato che i tempi di ricovero ospedaliero e di recupero dipendono, oltre che dalla tecnica chirurgica, anche dalla gravità dell’infezione», conclude il dottor Bona. (Salute, Humanitas)

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VIGILANZA DEGLI ORDINI SUL CORRETTO ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE

Nota di sintesi su alcuni elementi fondamentali da ricordare per il corretto esercizio della professione e la lotta all’abusivismo negli ambiti in cui opera il farmacista. Il Consiglio Nazionale della Federazione, ha deliberato di porre in essere “una lotta serrata all’abusivismo in tutti gli ambiti in cui opera il farmacista: dalla farmacia di comunità all’ospedale, dalla distribuzione alla ricerca” e, in questo senso, tutti gli Ordini provinciali sono invitati a vigilare con la massima attenzione sul corretto esercizio della professione. L’art. 8 della L. 175/1992 riconosce agli Ordini professionali la facoltà di promuovere ispezioni presso le sedi professionali dei propri iscritti, al fine di vigilare sul rispetto dei doveri inerenti alla professione. A tal proposito è opportuno rammentare alcuni profili di fondamentale importanza.

ESERCIZIO ABUSIVO della PROFESSIONE: Al farmacista è vietato porre in essere, consentire o

agevolare a qualsiasi titolo l’esercizio abusivo della professione (cfr. art. 3, comma 2, del Cod. Deont. Farm.). Tale comportamento costituisce anche un grave reato, sanzionato dall’art. 348 del Codice Penale e, per il farmacista che consenta o agevoli l’abusivismo, l’art. 8 della legge 175/1992 prevede anche l’interdizione dalla professione per un periodo non inferiore ad un anno.

Obbligo di indossare il CAMICE BIANCO e il DISTINTIVO PROFESSIONALE: Oltre ad essere previsto in alcune Regioni da specifiche disposizioni di legge, costituisce preciso obbligo deontologico per il farmacista (art. 5, comma 1, Cod. Deont. Farm.) che presta la propria attività al pubblico indossare il camice bianco e il distintivo professionale. La ratio di tale disposizione è di tutta evidenza e risiede nella necessità di garantire al cittadino la possibilità di individuare agevolmente e senza possibilità di

equivoci il farmacista, UNICO professionista abilitato a fornire consigli sui medicinali.

REGIONE CAMPANIA: CONCORSO STRAORDINARIO IN CORSO LA VALUTAZIONE DEI TITOLI

BURC n. 65 del 3 Ottobre 2016, Decreto Presidente Giunta n. 203 del 28/09/2016

Di seguito la composizione della commissione: Prof. Vincenzo SANTAGADA, Presidente – Docente Università Federico II Napoli Dott. Luigi RICCIO, Componente - Dirigente DG per la Tutela della Salute Dott. Vincenzo DEL PIZZO, Componente - Farmacista Dirigente ASL Salerno Dott.ssa Aurora CANNAVALE, Componente - Farmacista Titolare Dott. Armando CUSANO, Componente - Farmacista esercente in farmacia Per visualizzare il decreto pubblicato sul BURC, premere il seguente link: http://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordineNuovo/news/1547-concorso-straordinario-campania

Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli La Bacheca

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ORDINE: Progetto “Un FARMACO per TUTTI” e “UNA VISITA PER TUTTI”

I progetti hanno come obiettivo quello di contrastare la povertà sanitaria sia mediante l’utilizzo di farmaci e di prodotti diversi dai farmaci come presidi medico chirurgici o integratori e dispositivi medici non ancora scaduti provenienti da donazione spontanea da parte di cittadini e Aziende Farmaceutiche, nonché di organizzare visite specialistiche gratuite attraverso il camper della salute dell’Ordine. Al fine di favorire la prevenzione sul territorio, nonché di contribuire ad assicurare ai cittadini in difficoltà non solo i farmaci provenienti dal progetto “Un Farmaco per Tutti” ma anche forme di attività assistenziali, il Consiglio dell’Ordine ha deliberato di acquistare un CAMPER della SALUTE, da utilizzare sul territorio per pianificare in modo capillare, ed in collaborazione con medici specialisti e volontari, laddove siano richiesti nuove forme assistenziali e di prevenzione (Visite mediche specialistiche, Autoanalisi etc.). Tale iniziativa, denominata, “Una Visita per Tutti”, insieme al progetto “Un Farmaco per Tutti” andrebbe a costituire una sorta di “Servizio Sanitario Solidale” che merita di essere considerato e supportato in modo sistemico dal Nostro Ordine e da altre Istituzioni pubbliche.

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