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ORGANO DELLA PASTORALE SANITARIA DELLA DIOCESI DI ROMA N. 69 FEBBRAIO 2012 Poste Italiane spa spedizione abb. postale DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Roma

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ORGANO DELLAPASTORALE SANITARIADELLA DIOCESI DI ROMA

N. 69 FEBBRAIO 2012

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Sommario

Organo della Pastorale Sanitaria della Diocesi di Roma

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Direttore: Armando Brambilla

Direttore Responsabile: Angelo Zema

Coordinamento Redazionale: Dr. Sergio Mancinelli

Comitato di Redazione: Don Sergio Mangiavacchi, Padre Carmelo Vitrugno, Elide Rosati, Maria Adelaide Fioravanti, don Massimo AngelelliAmministrazione: Dr. Vincenzo Galizia

Editore: Diocesi di RomaPiazza di S. Giovanni in Laterano 6/a00184 RomaTel. 06.698.86227 – Fax 06.698.86182Versamenti sul conto corrente postale n. 31232002Specificando la causale: “Pastorale Sanitaria 54-5-6”

Periodico Trimestrale Registrato al Tribunale di RomaReg. Stampa n. 200 del 12.4.95

Finito di stampare il 9 febbraio 2012per i tipi della PrimeGraf s.r.l.Tel. 06.24.28.352 (r.a.) – Fax 06.24.11.356E-mail: [email protected]

ABBONAMENTO ANNUOOrdinario: € 16,00Comunità o Istituti: € 26,00Socio sostenitore: € 51,00Sono sottoscrivibili abbonamenti cumulativi.

«Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,19) ............... 3di S.S. Benedetto XVI

In ricordo del Vescovo Armando Brambilla ......................... 9Omelia del Cardinal Agostino Vallini .............................................................9

Album dei ricordi ............................................................................................... 14

Biografia ................................................................................................................ 14

Pastorale sanitaria, l’annuncio nella sofferenza ...............16di Antonella Gaetani

Don Andrea Manto .....................................................................18Direttore del Centro di Pastorale Sanitaria

S.E. Mons. Lorenzo Leuzzi .........................................................19Vescovo Ausiliare della Diocesi di Roma

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Cari fratelli e sorelle!In occasione della Giornata Mon-diale del Malato, che celebreremo il prossimo 11 febbraio 2012, memo-ria della Beata Vergine di Lourdes, desidero rinnovare la mia spirituale vicinanza a tutti i malati che si tro-vano nei luoghi di cura o sono ac-cuditi nelle famiglie, esprimendo a ciascuno la sollecitudine e l’affetto di tutta la Chiesa. Nell’accoglienza generosa e amorevole di ogni vita umana, soprattutto di quella debo-le e malata, il cristiano esprime un aspetto importante della propria te-stimonianza evangelica, sull’esem-pio di Cristo, che si è chinato sulle sofferenze materiali e spirituali dell’uomo per guarirle.

1. In quest’anno, che costitui-sce la preparazione più pros-sima alla Solenne Giornata Mondiale del Malato che si celebrerà in Germania l’11 febbraio 2013 e che si soffer-merà sull’emblematica figu-ra evangelica del samaritano (cfr  Lc  10,29-37), vorrei porre l’accento sui «Sacramenti di gua-rigione», cioè sul Sacramento della

Penitenza e della Riconciliazione, e su quello dell’Unzione degli Infermi, che hanno il loro naturale compi-mento nella Comunione Eucaristica.L’incontro di Gesù con i dieci lebbro-si, narrato nel Vangelo di san Luca (cfr Lc 17,11-19), in particolare le pa-role che il Signore rivolge ad uno di questi: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (v. 19), aiutano a prendere coscienza dell ’ importanza

«Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,19)

Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la XX Giornata Mondiale del Malato (11 Febbraio 2012)

di S.S. Benedetto XVI

Giornata Mondiale del Malato

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della fede per coloro che, gravati dalla sofferenza e dalla malattia, si avvicinano al Signore. Nell’incon-tro con Lui possono sperimentare realmente che  chi crede non  è  mai solo! Dio, infatti, nel suo Figlio, non ci abbandona alle nostre angosce e sofferenze, ma ci è vicino, ci aiuta a portarle e desidera guarire nel pro-fondo il nostro cuore (cfr Mc 2,1-12).La fede di quell’unico lebbroso che, vedendosi sanato, pieno di stupore e di gioia, a differenza degli altri, ritorna subito da Gesù per manife-stare la propria riconoscenza, lascia intravedere che la salute riacquistata è segno di qualcosa di più prezioso della semplice guarigione fisica, è segno della salvezza che Dio ci dona attraverso Cristo; essa trova espres-sione nelle parole di Gesù:  la tua fede ti ha salvato. Chi, nella propria sofferenza e malattia, invoca il Si-gnore è certo che il Suo amore non lo abbandona mai, e che anche l’a-more della Chiesa, prolungamento nel tempo della sua opera salvifica, non viene mai meno. La guarigione fisica, espressione della salvezza più profonda, rivela così l’importanza che l’uomo, nella sua interezza di anima e di corpo, riveste per il Si-gnore. Ogni Sacramento, del resto, esprime e attua la prossimità di Dio stesso, il Quale, in modo assoluta-mente gratuito, «ci tocca per mez-zo di realtà materiali …, che Egli assume al suo servizio, facendone strumenti dell’incontro tra noi e Lui stesso»  (Omelia,  S. Messa del Cri-sma, 1 aprile 2010). «L’unità tra cre-azione e redenzione si rende visibile. I Sacramenti sono espressione della

corporeità della nostra fede che ab-braccia corpo e anima, l’uomo inte-ro» (Omelia, S. Messa del Crisma, 21 aprile 2011).Il compito principale della Chiesa è certamente l’annuncio del Regno di Dio, «ma proprio questo stesso an-nuncio deve essere un processo di guarigione: “... fasciare le piaghe dei cuori spezzati”  (Is 61,1)»  (ibid.),  se-condo l’incarico affidato da Gesù ai suoi discepoli (cfr Lc 9,1-2; Mt 10,1.5-14; Mc 6,7-13). Il binomio tra salute fisica e rinnovamento dalle lacera-zioni dell’anima ci aiuta quindi a comprendere meglio i «Sacramenti di guarigione».

2. Il Sacramento della Penitenza è stato spesso al centro della riflessio-

«Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,19)

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ne dei Pastori della Chiesa, proprio a motivo della grande importanza nel cammino della vita cristiana, dal momento che «tutto il valore del-la Penitenza consiste nel restituirci alla grazia di Dio stringendoci a lui in intima e grande amicizia» (Cate-chismo della Chiesa Cattolica, 1468). La Chiesa, continuando l’annuncio di perdono e di riconciliazione fat-to risuonare da Gesù, non cessa di invitare l’umanità intera a conver-tirsi e a credere al Vangelo. Essa fa proprio l’appello dell’apostolo Pao-lo: «In nome di Cristo ... siamo am-basciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi ricon-ciliare con Dio» (2 Cor 5,20). Gesù, nella sua vita, annuncia e rende pre-

sente la misericordia del Padre. Egli è venuto non per condannare, ma per perdonare e salvare, per dare speranza anche nel buio più profon-do della sofferenza e del peccato, per donare la vita eterna; così nel Sacra-mento della Penitenza, nella «medi-cina della confessione», l’esperienza del peccato non degenera in dispe-razione, ma incontra l’Amore che perdona e trasforma (cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsin. Reconci-liatio et Paenitentia, 31).Dio, «ricco di misericordia» (Ef 2,4), come il padre della parabola evan-gelica (cfr Lc 15,11-32), non chiude il cuore a nessuno dei suoi figli, ma li attende, li cerca, li raggiunge là dove il rifiuto della comunione imprigio-na nell’isolamento e nella divisione, li chiama a raccogliersi intorno alla sua mensa, nella gioia della festa del perdono e della riconciliazione. Il momento della sofferenza, nel qua-le potrebbe sorgere la tentazione di abbandonarsi allo scoraggiamento e alla disperazione, può trasformarsi così in tempo di grazia per rientrare in se stessi e, come il figliol prodigo della parabola, ripensare alla propria vita, riconoscendone errori e falli-menti, sentire la nostalgia dell’ab-braccio del Padre e ripercorrere il cammino verso la sua Casa. Egli, nel suo grande amore, sempre e comun-que veglia sulla nostra esistenza e ci attende per offrire ad ogni figlio che torna da Lui, il dono della piena ri-conciliazione e della gioia.

3. Dalla lettura dei Vangeli, emerge chiaramente come Gesù abbia sem-pre mostrato una particolare atten-

«Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,19)

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zione verso gli infermi. Egli non solo ha inviato i suoi discepoli a curarne le ferite (cfr Mt 10,8;Lc 9,2; 10,9), ma ha anche istituito per loro un Sacramen-to specifico: l’Unzione degli Infermi. La Lettera di Giacomo attesta la pre-senza di questo gesto sacramentale già nella prima comunità cristiana (cfr 5,14-16): con l’Unzione degli Infermi, accompagnata dalla pre-ghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché allevi le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spiritualmente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del Popolo di Dio.Tale Sacramento ci porta a contem-plare il duplice mistero del Monte degli Ulivi, dove Gesù si è trovato drammaticamente davanti alla via indicatagli dal Padre, quella del-la Passione, del supremo atto di amore, e l’ha accolta. In quell’ora di prova, Egli è il mediatore, «tra-sportando in sé, assumendo in sé la sofferenza e la passione del mondo, trasformandola in grido verso Dio, portandola davanti agli occhi e nelle mani di Dio, e così portandola re-almente al momento della Reden-zione»  (Lectio divina,  Incontro con il Clero di Roma, 18 febbraio 2010). Ma «l’Orto degli Ulivi è ... anche il luogo dal quale Egli è asceso al Pa-dre, è quindi il luogo della Reden-zione ... Questo duplice mistero del Monte degli Ulivi è anche sempre “attivo” nell’olio sacramentale della Chiesa ... segno della bontà di Dio che ci tocca» (Omelia, S. Messa del Crisma, 1 aprile 2010). Nell’Unzione degli Infermi, la materia sacramen-

tale dell’olio ci viene offerta, per così dire, «quale medicina di Dio ... che ora ci rende certi della sua bontà, ci deve rafforzare e consolare, ma che, allo stesso tempo, al di là del mo-mento della malattia, rimanda alla guarigione definitiva, alla risurre-zione (cfr Gc 5,14)» (ibid.).Questo Sacramento merita oggi una maggiore considerazione, sia nella riflessione teologica, sia nell’azione pastorale presso i malati. Valoriz-zando i contenuti della preghiera liturgica che si adattano alle diver-se situazioni umane legate alla ma-lattia e non solo quando si è alla fine della vita (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica,  1514), l’Unzione degli Infermi non deve essere rite-nuta quasi «un sacramento mino-re» rispetto agli altri. L’attenzione e la cura pastorale verso gli infermi, se da un lato è segno della tenerez-za di Dio per chi è nella sofferenza, dall’altro arreca vantaggio spirituale anche ai sacerdoti e a tutta la comu-nità cristiana, nella consapevolezza che quanto è fatto al più piccolo, è fatto a Gesù stesso (cfr Mt 25,40).

4. A proposito dei «Sacramenti di guarigione» S. Agostino affer-ma:  «Dio guarisce tutte le tue in-fermità.  Non temere dunque: tutte le tue infermità saranno guarite... Tu devi solo permettere che egli ti curi e non devi respingere le sue mani»  (Esposizione sul Salmo 102, 5:  PL  36, 1319-1320). Si  tratta di mezzi preziosi della Grazia di Dio, che aiutano il malato a conformarsi sempre più pienamente al Mistero della Morte e Risurrezione di Cristo.

«Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,19)

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Assieme a questi due Sacramenti, vorrei sottolineare anche  l’impor-tanza dell’Eucaristia. Ricevuta nel momento della malattiacontribui-sce, in maniera singolare, ad opera-re tale trasformazione,  associando colui che si nutre del Corpo e del Sangue di Gesù all’offerta che  Egli ha fatto di Se stesso al Padre per la salvezza di tutti. L’intera comuni-tà  ecclesiale, e le comunità parroc-chiali in particolare, prestino atten-zionenell’assicurare la possibilità di accostarsi con frequenza alla Co-munione sacramentale a coloro che,

per motivi di salute o di età, non possono recarsi nei luoghi di culto. In tal modo, a questi fratelli e sorelle viene offerta la possibilità di raffor-zare il rapporto con Cristo croci-fisso e risorto,partecipando, con la loro vita offerta per amore di Cristo, alla missione stessa  della Chiesa. In questa prospettiva, è importante che i sacerdoti che prestano  la loro delicata opera negli ospedali, nelle case di cura e presso le abitazioni dei malati si sentano veri «“ministri de-gli infermi”, segno e strumento del-la  compassione di Cristo, che deve

«Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,19)

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giungere ad ogni uomo segnato dalla  sofferenza» (Messaggio per la XVIII Giornata Mondiale del Mala-to, 22 novembre 2009).La conformazione al Mistero Pa-squale di Cristo, realizzata anche mediante la pratica della Comunione spirituale, assume un significato del tutto particolare quando l’Eucaristia è amministrata e accolta come via-tico. In quel momento dell’esistenza risuonano in modo ancora più inci-sivo le parole del Signore: «Chi man-gia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno»  (Gv  6,54). L’Eu-caristia, infatti, soprattutto come viatico è - secondo la definizione di sant’Ignazio d’Antiochia - «farmaco di immortalità, antidoto contro la morte» (Lettera agli Efesini, 20: PG 5, 661), sacramento del passaggio dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre, che tutti attende nella Gerusa-lemme celeste.

5. Il tema di questo Messaggio per la XX Giornata Mondiale del Ma-lato, «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!», guarda anche al prossimo «Anno della fede», che inizierà l’11 ottobre 2012, occasione propizia e preziosa per riscoprire la forza e la bellezza della fede, per approfondir-ne i contenuti e per testimoniarla nella vita di ogni giorno (cfr Lett. ap. Porta fidei, 11 ottobre 2011). De-sidero incoraggiare i malati e i sof-ferenti a trovare sempre un’ancora sicura nella fede, alimentata dall’a-scolto della Parola di Dio, dalla pre-ghiera personale e dai Sacramenti, mentre invito i Pastori ad essere

sempre più disponibili alla loro cele-brazione per gli infermi. Sull’esem-pio del Buon Pastore e come guide del gregge loro affidato, i sacerdoti siano pieni di gioia, premurosi verso i più deboli, i semplici, i peccatori, manifestando l’infinita misericor-dia di Dio con le parole rassicuranti della speranza (cfr S. Agostino, Let-tera 95, 1: PL 33, 351-352).

A quanti operano nel mondo della salute, come pure alle famiglie che nei propri congiunti vedono il Volto sofferente del Signore Gesù, rinnovo il ringraziamento mio e della Chiesa, perché, nella competenza professio-nale e nel silenzio, spesso anche senza nominare il nome di Cristo, Lo mani-festano concretamente (cfr Omelia, S. Messa del Crisma, 21 aprile 2011).

A Maria, Madre di Misericordia e Salute degli Infermi, eleviamo il nostro sguardo fiducioso e la nostra orazione; la sua materna compassio-ne, vissuta accanto al Figlio morente sulla Croce, accompagni e sostenga la fede e la speranza di ogni persona ammalata e sofferente nel cammino di guarigione dalle ferite del corpo e dello spirito.

A tutti assicuro il mio ricordo nella preghiera, mentre imparto a ciascu-no una speciale Benedizione Apo-stolica.

Dal Vaticano, 20 novembre 2011, So-lennità di Nostro Signore Gesù Cri-sto, Re dell’Universo.

Benedictus PP XVI

«Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,19)

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Omelia del Cardinal Agostino Vallini per la Messa in suffragio di S. E. Mons. Armando BrambillaBasilica di San Giovanni, 3 gennaio 2012

Cari Fratelli e Sorelle!1. “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente”. Queste parole dell’apostolo Giovanni, che abbiamo ascoltato nella prima let-tura, sintetizzano in modo mirabile il mistero della nostra salvezza che si è compiuto con l’incarnazione del Figlio di Dio venuto sulla terra per donarci l’amore del Padre e riscat-

tarci dal peccato e dalla morte. Nella storia dell’umanità, lacerata da tante sofferenze, ingiustizie e violenze, la venuta nel tempo di Cristo Salvatore è l’unica verità capace di rinnovare radicalmente l’umanità ed elevarla alla speranza che non avrà mai fine. La meditazione giovannea così con-tinua: “Carissimi, noi fin da ora siamo figli di Dio, ma ciò che sa-remo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo si-mili a lui, perché lo vedremo così come egli è”. Questa verità che per noi, pellegrini sulla terra, è ogget-

Il messaggio del PapaNell’apprendere la triste notizia della scomparsa di Monsignor Ar-mando Brambilla, vescovo ausiliare di Roma, partecipo intensamente al lutto che ha colpito la comunità diocesana esprimendo all’intero presbiterio e a tutti i fedeli il mio profondo cordoglio. Ricordo con

animo grato al Signore il generoso ministero sacerdotale ed episcopale svolto con grande zelo dal compianto presule dapprima nella scuola e in parrocchia e poi qua-le vescovo ausiliare dell’Urbe, con particolare impegno nella pastorale degli ope-ratori sanitari e dei malati. Innalzo fervide preghiere di suffragio per il benemerito pastore e, invocando dalla divina bontà la pace eterna per la sua anima, invio a con-forto dei familiari e di quanti condividono il dolore per la sua dipartita una speciale benedizione apostolica.

Benedetto XVI

In ricordo del Vescovo Armando Brambilla

In memoriam

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to di fede e di speranza, è realtà e visione beata per il caro Mons. Armando Brambilla, che il Signo-re Gesù ha chiamato a Sé, mentre la Chiesa si apprestava a celebra-re la Solennità del Natale di Gesù. A pochi giorni dalla sua morte, dopo aver celebrato la S. Messa esequiale nel suo paese di origine, abbiamo desiderato ritrovarci come Chiesa di Roma in questa nostra cattedrale, nella quale egli fu ordinato Vescovo quasi diciotto anni fa, il 24 maggio 1994, per ringraziare il Signore di avercelo dato sacerdote, parroco e vescovo ausiliare e per affidarlo alla sua misericordia. 2. Celebriamo la memoria del San-tissimo Nome di Gesù. Il tempo liturgico del Natale ci invita a con-centrare la nostra attenzione orante sul Figlio di Dio venuto a salvarci e il suo nome, Gesù, significa ap-punto Salvatore (Mt 1, 21; Lc 1, 31). Il senso profondo del Natale sta tut-to qui, nel volto del Bambino Gesù, che duemila anni fa è nato a Betlem-me e che oggi è il Signore Vivente.

In lui c’è il dono del Figlio di Dio che per amore viene a redimere il mondo e che domanda alla coscien-za di ogni uomo di accoglierlo. In questa duplice dimensione: il Figlio di Dio che ci viene donato e la nostra risposta di accoglierlo, potremmo racchiudere e, in qualche modo, sin-tetizzare l’intera vita del compianto Vescovo Armando e il suo ministero pastorale. 3. Era nato a San Maurizio al Lam-bro, nel Comune di Cologno Mon-zese, appena fuori Milano, 70 anni fa: li avrebbe compiuti il prossimo 21 gennaio. Era nato in una fa-miglia umile e buona e fu alleva-to dalla nonna, perché i genitori mancarono quando Armando era piccolo. Una sofferenza che influì non poco nello sviluppo della sua personalità e della sua sensibilità verso le persone che soffrono: il Si-gnore lo preparava fin dall’adole-scenza al ministero tra i malati e i sofferenti che avrebbe caratteriz-zato soprattutto il suo episcopato. Fin da ragazzo si era formato

Il messaggio del Card. Angelo ScolaCarissimi fedeli, partecipo con viva commozione al vostro cordoglio per la morte improvvisa di Sua Eccellenza Mons. Armando Brambil-la, Vescovo Ausiliare di Roma e figlio della Chiesa Ambrosiana. Acco-gliendo in spirito di fede la volontà divina, ringrazio il Signore per aver

donato alla Chiesa universale Monsignor Brambilla e per il suo servizio episcopale alla Chiesa di Roma, facendo memoria della sua preziosa testimonianza evangelica e affidandolo all’amore misericordioso del Padre celeste. Nella collaborazione avu-ta con lui, lungo gli anni romani, ho potuto cogliere I’uomo di Chiesa e di buone relazioni. A lui chiediamo che continui a vegliare sul nostro pellegrinaggio terreno nell’attesa di ritrovarci tutti insieme nel cuore misericordioso e beatificante di Dio. Con affetto, invoco su tutti voi la benedizione del Signore.

Card. Angelo Scola

In ricordo del Vescovo Armando Brambilla

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nell’Azione cattolica milanese, dove aveva imparato ad amare il servi-zio e a donare il tempo disponi-bile all’apostolato soprattutto tra i ragazzi e i giovani dell’Oratorio, per i quali si prodigò anche attra-verso una apprezzata attività cul-turale come animatore teatrale. Conseguì il diploma di ragioniere, che gli permise di lavorare come impiegato comunale, ma partico-larmente in una casa di accoglien-za per disabili, chiamata il Rifugio, dove ebbe modo di mostrare la sua bontà di animo e la disponibilità ad aiutare i malati. Questi tratti della sua vita di fede e di carità lo condus-sero a maturare la decisione di di-ventare sacerdote. Così all’età di 29 anni, nel 1971, entrò nella Comunità Missionaria del Paradiso di Berga-mo, una comunità di sacerdoti mis-sionari che si pongono al servizio delle diocesi d’Italia povere di clero. Dopo aver frequentato gli studi teo-

logici nel Seminario di Bergamo, fu ordinato sacerdote per la dioce-si di Bergamo l’11 giugno 1977. Fu subito inviato a Roma per svolgere il ministero di viceparroco nella parrocchia di S. Giustino, alla bor-gata Alessandrina, affidata appunto alla cura pastorale della Comunità del Paradiso. Don Armando senti-va forte il bisogno di far conoscere l’amore di Dio per gli uomini e di aiutare le persone a non fare a meno di Dio. Per questa missione si è pro-digato generosamente, soprattutto tra i ragazzi e i giovani, diventando punto di riferimento anche delle fa-miglie. Della parrocchia di San Giu-stino è stato poi parroco, per otto anni (dal 1986 al 1994), spendendo-si senza risparmio e rimanendo ad essa molto affezionato anche dopo. Nel 1994 papa Giovanni Paolo II lo nominò vescovo ausiliare di Roma, con l’incarico di Delegato per l’as-sistenza religiosa negli ospedali e

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nei luoghi di cura della Capitale. Un ministero impegnativo e delica-to che Mons. Brambilla ha guidato, animato, servito da vero pastore. 4. Il Vangelo ci ha ricordato la pre-sentazione al tempio del Bambino Gesù e il suo riconoscimento da parte di Simeone, uomo giusto e ti-morato di Dio, che aspettava il com-pimento della speranza di Israele. La luce della fede che al di là delle apparenze visibili sa vedere la pre-senza di Dio e i momenti della sua venuta è opera dello Spirito Santo. Per le confidenze personali di cui sono depositario, penso di poter affermare che il Vescovo Arman-do nella sua vita personale e nel suo ministero si lasciava condur-re dallo Spirito Santo, che quoti-dianamente invocava nella pre-ghiera perché gli desse la capacità di comprendere la presenza e la volontà di Dio negli avvenimen-ti della vita quotidiana e di acco-glierla donandosi generosamente.

La vita non gli ha risparmiato pro-ve e dolori, personali e familiari, ma ha saputo accettarli con fede. Le sofferenze che lo hanno periodica-mente accompagnato, non lo hanno scoraggiato; al contrario la luce e la grazia dello Spirito lo hanno sempre confortato e illuminato, e lo hanno avvicinato con grande sensibilità pastorale particolarmente al mondo dei malati per dare loro, a sua volta, consolazione e speranza. Sapeva in-fatti essere vicino a quanti soffrivano, avendo sperimentato personalmente l’amore e la consolazione di Cristo crocifisso. Da alcuni anni la sua salu-te era minata, ma lui era serenamen-te abbandonato nelle mani di Dio. E come discepolo di Cristo crocifisso ha dato testimonianza, portando la croce con vero spirito di fede. Il suo cuore generoso di Vescovo si è allargato anche ad altri campi di apostolato: è stato Delegato per le Confraternite laicali di Roma e dal 1999 ha seguito per conto della Con-

In ricordo del Vescovo Armando Brambilla

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ferenza Episcopale Italiana la Confe-de-razione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia, diventandone tre anni fa anche Assistente ecclesiasti-co nazionale. Per cinque anni è stato Segretario della Conferenza Episco-pale del Lazio e Vescovo delegato della Commissione regionale della Carità e della Pastorale Sanitaria. Mons. Brambilla non diceva mai di no. Anche io ho potuto sperimen-tare la sua generosità. Due anni fa gli chiesi di aggiungere ai suoi im-pegni ancora una attenzione, quella di seguire il nostro Centro diocesa-no per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese. Mi disse subito di sì. Il compianto Presule è stato un pa-store zelante, amico e guida di sa-cerdoti e di tanti operatori laici, che lo hanno amato e seguito. La Chiesa di Roma, dove ha svolto interamen-te il suo ministero di sacerdote e di vescovo, gli è grata ed oggi sente di averlo intercessore in cielo. Siamo pure riconoscenti alla famiglia di Mons. Brambilla, alla diocesi di Mi-lano e a quella di Bergamo di averce-lo donato. 5. Un ultimo pensiero mi pare di poter raccogliere dall’evento della sua morte: è la lezione che ci viene dal modo con cui il Signore lo ha chiamato a Sé. La sua morte im-provvisa ci ha lasciato stupiti, rin-novando in noi la percezione di quanto sia breve e fugace la vita. Ritorna spiritualmente salutare l’ammonimento del Signore ad es-sere vigilanti: “Siate pronti…; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone… quando arriva e bussa… Beati quei servi che il padrone al

suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc 12, 35-37). Nel frastuono della vita quotidiana, tante volte stressante per le mille oc-cupazioni che ci assorbono, la nostra vigilanza potrà essere favorita se sa-remo capaci di coltivare la vita in-teriore e il silenzio dell’anima; quel silenzio meditativo che il grande Pontefice Paolo VI definiva “atmo-sfera…indispensabile dello spirito”. La certezza che il Signore è venuto, anzi è in mezzo a noi, non lascia spazio alla paura e all’angoscia di-nanzi al tempo che scorre veloce, perché si rafforza la “fiducia in Dio, da cui sappiamo di essere amati, per il quale viviamo e al quale la nostra vita è orientata in attesa del suo de-finitivo ritorno” (Benedetto XVI, Omelia per i Primi Vespri di Maria SS. Madre di Dio, 31 dicembre 2011). Saremo così in grado di essere lucidi nel discernere la presenza del Signo-re e di agire per Lui, di percepire la sua voce in noi stessi, nelle persone che ci vivono accanto e negli eventi quotidiani, e mentre apprezziamo il dono della vita non perdiamo di vi-sta la meta e, da pellegrini e stranie-ri su questa terra, sorgerà spontanea nel cuore l’invocazione del salmo a “Dio [che] è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce” (salmo 45). Affidiamo nella preghiera il nostro caro Fratello Vescovo, servo buono e fedele, a Cristo buon pastore, perché lo accolga nella schiera dei santi in cielo.

Agostino Card. Vallini

In ricordo del Vescovo Armando Brambilla

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Una vita di servizioMonsignor Brambilla avrebbe compiuto set-tant’anni il 21 gennaio. Era nato a Cologno Monzese (Milano) ed era stato ordinato sa-cerdote l’11 giugno 1977 a Bergamo per la diocesi lombarda. La sua vocazione era stata preceduta da un periodo di lavoro come ra-gioniere presso il Comune di Cologno Mon-zese. Nel 1972 era entrato come seminarista tra i preti del Sacro Cuore della “Comunità Missionaria del Paradiso” di Bergamo, sacer-doti diocesani e missionari che si pongono al servizio delle altre diocesi italiane dove manca il clero. Aveva effettuato gli studi di filosofia e teologia presso il Seminario dioce-sano di Bergamo. Nel 1977 fu inviato a Roma come vice parroco della parrocchia di San Giustino, alla borgata Alessandrina, tenuta fin dal 1965 dai sacerdoti bergamaschi “del Paradiso”. Per dieci anni aveva insegnato re-ligione in una scuola media. Aveva svolto il suo ministero anche come assistente spiri-tuale di un Istituto Secolare a Roma. Aveva poi partecipato a Sinodo diocesano come moderatore di una commissione. Era stato più volte eletto vice prefetto della XVI pre-fettura. Aveva conseguito la licenza in Teo-

Armando Brambilla - Album dei ricordi

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logia Pastorale presso la Pontificia Universi-tà Lateranense. Nel 1993 era stato nominato Cappellano di Sua Santità.Il 25 marzo era arrivata la nomina ad ausilia-re di Roma (titolare di Giomnio) con la dele-ga per l’assistenza religiosa negli ospedali di Roma; a nominarlo fu il Beato Giovanni Paolo II. Era stato segretario della Conferenza epi-scopale laziale, al cui interno era Delegato per la Sanità. Era anche presidente della Con-sulta diocesana per la Pastorale Sanitaria. Era membro della Commissione Cei per il Servi-zio della carità e la pastorale sanitaria. Era an-che, dal novembre 2009, vescovo incaricato ad interim del Centro diocesano per la coo-perazione missionaria e direttore dell’Ufficio diocesano delle Pontificie Opere Missionarie; dal 1997, delegato diocesano per le confrater-nite e i sodalizi, anche questo un settore dove ha speso larga parte della sua cura pastorale. Dall’aprile 2009 era anche assistente eccle-siastico nazionale della Confederazione del-le Confraternite delle diocesi d’Italia. È stato promotore del Premio buon Samaritano che ha assegnato in tanti anni riconoscimenti a chi si è prodigato per il bene degli altri: volon-tari, cappellani, religiosi e religiose, medici, infermieri.

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Pastorale sanitaria, l’annuncio nella sofferenzadi Antonella Gaetani

«Nuovi linguaggi per l’evangelizzazione» è il tema per l’anno 2011-12, che prende il via con l’assemblea unitaria. Il vescovo Brambilla: «Sacramenti farmaci dello Spirito»

Documenti

Di seguito vi riproponiamo l’inter-vista di Antonella Gaetani a Mons. Brambilla, rilasciata in occasione della presentazione del piano pasto-rale per il 2011-2012, ricco di progetti e di impegni. Il testo è stato pubbli-cato sul numero di Romasette del 25 settembre 2011.

Una mano. Un sorriso, una carezza. Piccoli ge-sti che danno sollievo, aiuto, coraggio a chi è

malato e si trova a vivere la propria fragilità. Accanto a loro cappellani, religiose e volontari, le cui attivi-tà sono coordinate dal centro per la pastorale sanitaria della diocesi di Roma che ha un ruolo di primo piano nel sostegno a degenti, ope-ratori e famiglie. Oggi, alle ore 16, al Teatro del Seminario Maggiore (piazza San Giovanni In Latera-no, 4) si svolge l’assemblea unita-ria per la presentazione del piano pastorale 2011 – 2012 «Nuovi lin-guaggi per l’evangelizzazione». In programma una serie di incontri di formazione: per i sacerdoti da giovedì 27 ottobre alle ore 9.30 in

Vicariato; e per laici, suore e con-sacrati, da domenica 30 ottobre alle ore 16 in Seminario. Inoltre tutti i sabati di ottobre alle ore 10 in Vi-cariato vengono proposti dei corsi rivolti a cappellani, diaconi, suore, ministri della comunione, volon-tari e operatori sanitari. «I nostri incontri si muovono nel solco della verifica sull’iniziazione cristiana – spiega monsignor Armando Bram-billa, vescovo ausiliare di Roma e da diciassette anni incaricato del centro per la pastorale sanitaria –. E hanno lo scopo di far capire quali nuovi linguaggi usare per l’evange-lizzazione soprattutto con persone che stanno vivendo una situazione difficile, come la malattia. Nel mo-mento della sofferenza e nei luoghi di cura annunciare Gesù Cristo si-gnifica non presupporre la fede, ma proporla. Nella terapia dei pazienti un ruolo fondamentale è svolto dai sacramenti, che sono il mezzo at-traverso cui Gesù guarisce e sana. Sono i farmaci dello Spirito, per-ché è importante che, oltre al cor-po, anche questo si risani. Infatti, è lo spirito che dà forza. È come la

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benzina per la macchina, che seb-bene sia una piccola componente della vettura, tuttavia è quella che bruciando fa muovere il motore». Soprattutto bisogna riscoprire il valore dell’unzione degli infermi «che non è il sacramento dei mor-ti, ma dei vivi – spiega monsignor Brambilla. Aiuta ad affrontare la malattia, a non cadere nello scon-forto e dà la forza per combattere il dolore». In un tempo che cambia con un passo veloce creando for-ti cambiamenti sociali, la sanità è un settore molto sensibile. Oggi le cure stanno allungando di molto l’aspettativa di vita e questo rende necessario avere delle strutture che possano accudire in modo adegua-to gli anziani. Nella capitale ci sono 150 case di riposo che a rotazio-

ne vengono visitate da monsignor Brambilla. «Si rendono necessarie le residenze sanitarie assistite – continua il presule –. E diventa fon-damentale sostenere le famiglie che vivono situazioni di dolore. Ma di-rei che molto importante è anche il sostegno agli operatori sanitari che si trovano a contatto con la malat-tia. Il lavoro che devono affrontare è molto, anche per via della crisi economica che porta le strutture a tagliare sul personale causando dei turni spesso massacranti». Per questo si fa sempre più importante il ruolo di volontari e di religiosi. «Il compito della Chiesa sul fronte sanitario è vitale perchè entra nel cuore della società, vive le situazio-ni di dolore e stabilisce un dialogo sia col medico che col paziente».

Pastorale sanitaria, l’annuncio nella sofferenza

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Roma, 4 gennaio 2012

Ai Cappellani OspedalieriAgli Operatori della Pastorale Sanitaria

Carissimi,desidero esprimere a ciascuno di voi il mio sentito ringraziamento per la par-tecipazione al dolore della Diocesi per l’improvvisa scomparsa di S. E. Mons. Armando Brambilla, che con enco-miabile generosità e per tanti anni ha esercitato il ministero episcopale come Delegato per l’assistenza religiosa negli Ospedali di Roma.Già da tempo insieme con il caro Mons. Armando avevamo progettato di dare

nuovo impulso a questo importante settore della pastorale diocesana chie-dendo ad un sacerdote di poter collaborare con l’Ufficio diocesano. A tal fine avevamo chiesto a Don Andrea Manto, sacerdote romano, attualmente Diret-tore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità, di assumere l’ufficio in Vicariato.A partire dal 9 gennaio prossimo, Don Manto, che sta concludendo il suo incarico presso la Conferenza Episcopale, inizierà a prestare il suo servizio in Vicariato per tre giorni a settimana, per essere poi a tempo pieno a dispo-sizione della Diocesi dalla prossima estate. Sarà bene che, appena possibile, possiate incontrarlo. Confido vivamente che la preziosa e feconda collaborazione instaurata negli anni passati con Mons. Brambilla possa ulteriormente consolidarsi con Don Manto per il bene di quanti vivono e operano nel mondo sanitario.Mi è gradita l’occasione per porgervi cordiali auguri per l’anno appena inizia-to e assicurarvi il mio ricordo nella preghiera.

Agostino Card. Vallini

Don Andrea MantoDirettore del Centro di Pastorale Sanitaria

Nomine

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Il 31 GEN 2012, dalla Città del Vaticano, il Santo Padre ha nominato Mons. Lorenzo Leuzzi Ausiliare della Diocesi di Roma (Italia). Il Vescovo eletto è nato nel 1955 a Trani (Italia). Si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Bari (1980), in Di-ritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense (1983) e in Teologia Morale presso la Pontificia Università Gregoriana, nella quale ha conseguito il dottorato nel 1985. Nel 1984 è stato ordinato sacerdote. Tra gli altri incarichi pastorali, è stato responsabile della Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma (1991-08), Se-gretario della Sezione Università della Commissione Catechesi Scuola Univer-sità del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa (dal 2003), Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma (dal 1998), Rettore della chiesa di San Gregorio Nazianzeno a Montecitorio e Cappellano della Camera dei Deputati al Parlamento Italiano (dal 2010).

S.E. Mons. Lorenzo LeuzziVescovo Ausiliare della Diocesi di Roma

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Un giorno Gesù disse: “Non sono i sani che hanno biso-gno del medico, ma i malati” (Mc 2,17). In quella circo-stanza si riferiva ai peccatori, che Egli è venuto a chiama-

re e a salvare. Rimane vero però che la malattia è una condizione tipicamente umana, in cui sperimentiamo fortemente che non siamo autosufficienti, ma abbiamo bisogno degli altri. In questo senso potremmo dire, con un paradosso, che la malattia può es-sere un momento salutare in cui si può sperimentare l’attenzione degli altri e donare attenzione agli altri! Tuttavia, essa è pur sem-pre una prova, che può diventare anche lunga e difficile. Quando la guarigione non arriva e le sofferenze si prolungano, possiamo rimanere come schiacciati, isolati, e allora la nostra esistenza si deprime e si disumanizza. Come dobbiamo reagire a questo at-tacco del Male? Certamente con le cure appropriate – la medicina in questi decenni ha fatto passi da gigante, e ne siamo grati – ma la Parola di Dio ci insegna che c’è un atteggiamento decisivo e di fondo con cui affrontare la malattia ed è quello della fede in Dio, nella sua bontà. Lo ripete sempre Gesù alle persone che guarisce: La tua fede ti ha salvato (cfr Mc 5,34.36). Persino di fronte alla morte, la fede può rendere possibile ciò che umana-mente è impossibile. Ma fede in che cosa? Nell’amore di Dio. Ecco la vera risposta, che sconfigge radicalmente il Male.

Benedetto XVI, Angelus del 5 febbraio 2012