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Diocesi di Verona Ufficio Pastorale della Salute Ministri Straordinari della Comunione 25 0ttobre 2014 don Gianni Naletto

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Diocesi di Verona Ufficio Pastorale della Salute

Ministri Straordinari

della Comunione

25 0ttobre 2014

don Gianni Naletto

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Educare alla vita nella fragilità sfida e profezia

Nel momento in cui la vita umana è attraversata dalla

sofferenza, dalla povertà, dal disagio

è ancora “vita buona”?

Certo necessita di una attenzione particolare: diventa indispensabile

educare ed educarsi

al servizio e alla presenza accanto all’uomo nel tempo

della fragilità

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Al termine di un servizio con collegamento sul risveglio dal coma di Max Tresoldi, il quale è riuscito anch'egli a riemergere dalla stessa condizione di sospensione dopo 10 anni, la D'Eusanio, la cui presenza era stata evidentemente richiesta proprio per la conoscenza di prima mano dell'argomento, se n'è uscita dal nulla con un commento ben poco televisivo:"Rivolgo un appello pubblico a mia madre, se dovesse accadermi quel che è accaduto a Max, non fare come sua mamma! Quella non è vita”

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Mistero della sofferenza “L ’esperienza di chi ha attraversato la sofferenza

si è fatto compagno di chi è nella malattia e nel dolore,

è un tesoro di umanità e di verità che arricchisce tutti.

Per questo, è assolutamente importante e urgente

evitare che la malattia sia vissuta senza consolazione

fino a diventare un’esperienza desolata e maledetta;

per questo, anche, è necessario valorizzare e

comunicare la straordinaria forza vitale che si sprigiona

dalla vita fragile e da chi se ne prende cura,

specie in un tempo segnato

dall’utilitarismo e dall’individualismo”.

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San Giovanni Paolo II

“La vitalità e lo spirito evangelico di una comunità parrocchiale si misurano dall’attenzione che essa offre agli infermi della Parrocchia stessa; la sollecitudine per i sofferenti

costituisce per una Comunità cristiana una delle

credenziali più convincenti per essere una comunità

di fede, di carità e di fedeltà a Cristo”

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Perchè parlarne…?!?Non è un di più, un optional,

qualcosa da riservare ad una élite,

ma è partecipazione alla grazia

della guarigione e di cura di Cristo:

questa partecipazione

appartiene alla vita della Chiesa,

alla sua natura profonda.

““ Non è senza significato che dei 3.779 Non è senza significato che dei 3.779 versetti del Vangelo, 727 si riferiscano versetti del Vangelo, 727 si riferiscano

specificamente alla specificamente alla guarigione di malattie fisiche, mentali e guarigione di malattie fisiche, mentali e

alla alla risurrezione dei mortirisurrezione dei morti””

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La prima è un lebbroso

La mano inaridita

La suocera di Pietro

Il paralitico calato giù dal tetto

La risurrezione di una bambina morta

La donna  che soffriva di emorragia

Il cieco Bartimeo

Il muto indemoniato

Alla piscina di Siloe

I 10 lebbrosi guariti

Nei Vangeli non manca un discreto elenco

di persone con malattie particolari: paralitici,

lunatici, epilettici, lebbrosi, febbricitanti….

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In sintonia con il Sinodo Diocesano

Il ministro della comunione è segno di:

Una Chiesa discepola: “in ascolto del malato”

Una Chiesa compagna di viaggio: “di chi è affaticato, stanco, sfiduciato”

Una Chiesa solidale: “crea un tessuto di relazioni”

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Predicate il Vangelo e curate i malati

Nota CEI – Giugno 2006In riferimento ai ministri straordinari della

Comunione:“Si tratta di una ministerialità da promuovere e da valorizzare come

segno di una

comunità che si fa vicina al malato e lo ha presente nel cuore della celebrazione

eucaristica, come membro del Corpo di Cristo, a cui va offerta la cura più

grande.

Prezioso è il dono che si può offrire ai malati

e ai loro familiari attraverso la visita

sia a domicilio che nelle strutture ospedaliere

presenti nell’ambito della parrocchia.

La visita ai malati e ai familiari, fatta a nome della comunità,

è sorgente di fraternità e di gioia,

li fa sentire membri attivi della comunità ed è segno

della vicinanza e dell’accoglienza di Dio. (n. 65)

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La sofferenza attraversa tutte le fasi dell’esistenza

vita che nasce e cresce

adolescenzavecchiaiahandicapdisturbo psichicorelazioni familiari

difficilinella malattia nella vita che muorenel tempo del lutto

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Importanza della formazione: non è sufficiente il cuore

buono…

Perché diminuiscono i preti?

Me lo ha chiesto il parroco

Ho pensato che potevo fare qualcosa

Sono venuto per vedere di cosa si tratta

Sono interessato al mondo della sofferenza

Mi piacerebbe distribuire la comunione

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Quale che sia la motivazioneal cuore bisogna affiancare

“competenza”: saper fare bene il bene

Valorizzare la ministerialità

Espressione di una comunità viva

Dall’Eucaristia alle case dei malati

La Cappellania Ospedaliera

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Il cieco di GericoIn quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai

suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo,

che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.

Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a

dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».

Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più

forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e

disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli:

«Coraggio! Àlzati, ti chiama!».

Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.

Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?».

E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!».

E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato».

E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. (Mc 10,46-52)

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Gesù e Bartimeo “Figlio di Davide, Gesù, abbi

pietà di me! ”

“Chiamatelo!”

“cosa vuoi che

ti faccia”

“Rabbunì…”

Egli, gettato via il mantello, balzò in

piedi

Si mise a

seguirlo per la strada

Un ministero pasquale!

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Sofferenza, scomoda compagna “…la sofferenza è considerata

scomoda compagna di cui l ’uomo diventa silenzioso spettatore impotente; la malattia è vissuta come evento da cui liberarsi più che evento da liberare; il naturale processo di invecchiamento è rifiutato, dal momento che la vecchiaia viene considerata un tempo dopo la vita vera e non tempo della vita; la morte è vista come evento indicibile e inaudito; la disabilità è considerata più come ostacolo che non come provocazione, più come bisogno assistenziale che non come domanda di riconoscimento esistenziale” (CEI - n.11).

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L’esperienza della malattia

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Un grande disorientamento

Primo bene perduto: la libertà

Il tradimento del proprio corpo

Minaccia all’immagine di sé

L ’equilibrio familiare:

dal malato alla

famiglia malata

L’ospedalizzazione

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Reazioni e interrogativiperché? come mai? da dove

viene? a livello sociale:

evitare di parlarne

non far vedere o nascondere

paura di dire “è morto”

la morte come tabù

la morte come gioco

a livello individuale:

perché proprio a me?

cosa succede al mio corpo?

punizione ingiusta

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Perché?

Lungo le corsie degli ospedali, nei centri di riabilitazione, all’interno delle PARETI

DOMESTICHE visitate o abitate dal dolore, riecheggiano costanti gli

interrogativi:

«Perché proprio a me?»

«Perché proprio questa malattia?»

«Perché proprio ora?»

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Il credente di fronte alla malattia e alla morte

Perché Dio permette questo?Perché proprio a me che non ho mai fatto

nulla di male?Faccio solo del bene: perché questa

punizione?Perché Dio non interviene a salvare:

mio marito… mia moglie… mio figlio…

i miei genitori…E sì che prego, ma…Dio è così stufo

che non ascolta piùLa fede va in crisi

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Inizia un camminoil dolore

sitrasforma:un percorso a

tappe

Shock : “No, non può essere…”

Ribellione – rivolta: “Perché io, a me?”

Paura e ansietà – “Ma che cosa ho fatto?”

Invocazione (trattativa) – “Se sono io ti prometto”

Preghiera – “Sì, sono io… allora TU…”

Silenzio - Accoglienza – “… sono pronto”

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Non soltanto la “Santa Comunione”

ma stabilire una relazione

A LIVELLO PSICOLOGICO – una relazione interpersonale con una persona che vive un momento difficile della sua vita.

A LIVELLO SPIRITUALE – di realizzare un incontro profondo con una persona, ed è necessario crescere anche nella propria “umanità” per incontrarsi con l’ “umanità” dell’altro.

A LIVELLO ASSISTENZIALE – di offrire al malato un servizio, a testimonianza di quell’amore di Dio, del quale l’operatore (professionale o volontario), se credente, vuol essere uno strumento.

A LIVELLO RELIGIOSO - un rapporto di comunione e di condivisione di fede, con la vicinanza dell’operatore pastorale che si fa compagno di viaggio per un tratto di strada.

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“Prendendoti cura” ti ritrovi a tua volta “curato”

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perché accostando la persona malata

prendo contatto con la mia sofferenza

Sofferenza nel vedere un mio fratello nel dolore

Difficoltà nel non sapere cosa fare e cosa dire

Pensiero che anch’ io un domani potrei essere nella stessa condizione

Voglia di dare coraggio, quando siamo consapevoli della difficoltà nel trovare la strada giusta per farlo

Rabbia nel constatare che la sofferenza è parte della nostra vita

PRESA DI CONTATTO CON LA PROPRIA FRAGILITA’ E VULNERABILITA’

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Insieme per riformulare la domanda

Dove trovare senso?

Dove trovare speranza?

Che senso ha la vita?

Che cosa le dà realmente valore?

Che cosa conta per me: affetti,

impegni, relazioni, esperienze…

E mi metto in sintonia con Gesù

Che ha conosciuto il soffrire

E ha vissuto il dolore

In modo profondamente umano

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La preghiera di Gesù

Gesù non affronta il dolore con disinvoltura e

sembra fare resistenza: prega gridando.

Padre ti prego, se possibile

Passi da me questo calice“

Dalla resistenza alla resa:

“Non la mia,

ma la tua volontà sia fatta”

ma proprio perché mi sei Padre, ho fiducia che…

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La pastorale della Salute

La pastorale della salute può pertanto essere intesa

come un aiuto alla “ricostruzione” o alla “riparazione”

della capacità di ascolto di Dio,

capacità disturbata o annullata dalla malattia.

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L ’operatore pastorale che “accompagna” aiuta a scoprire che

Dionon è il committentedella nostra sofferenza

Dioè il compagno di viaggionella nostra sofferenza

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“Come” Gesù il Ministro Straordinario

della Comunionesi fa “compagno di viaggio”

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La suocera di Pietro Mc 1, 29-38

“E, usciti dalla sinagoga, si recarono

subito in casa di Simone e d’Andrea,

in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone

era a letto con la febbre e subito gli parlarono di

lei.

Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per

mano;

la febbre la lasciò ed essa si mise a

servirli”.

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Lo stile di Gesù

Nei luoghi dell’esistenza

avvicinarsi svegliare

prendere per mano

Uno stile orientato all’ascolto

vedere ascoltare

fare spazio

Ridestare il dinamismo della vita e delle relazioni  

"Si alzò“ "E serviva a loro"

 

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Come la Comunità Cristianapresta ascolto e accoglienza?

L ’Eucaristia, Sacramenti, Unzione dei malati

Nelle strutture: ospedali, case di riposo…

Gruppi dell’ammalato, Unitalsi, San Vincenzo...

Ministri Straordinari della Comunione

Tutti chiamati

alla solidarietà:

• non si tratta solo

di dare farmaci

ma di farsi farmaco!

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La visita periodica ai malati

Evitare tentativi di spiegazione a tutti i costi

Rassegnazione passiva

Il non prendere sul serio… certe battute

La fretta di dover andare da altri…

La paura del silenzio

L ’idea della malattia come punizione

Comprendere più che rispondere

ASCOLTARE PIU’ CHE PARLARE

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Comprendere più che spiegare

«ESSERCI» non solo fisicamente, ma anche con la mente e con il cuore (SOSTARE = SO STARE ?).

SAPER ASCOLTARE per decifrare non solo le parole, ma anche i silenzi, i vari tipidi linguaggi, anche quello non verbale.

CERCARE DI SINTONIZZARSI con i pensieri e il mondo esperienziale dell’altro.

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L’aiuto più prezioso che si può dare agli altri è la vicinanza… prossimità…”

La persona amica, capace di stare in silenzio, insieme in un momento di confusione o di disperazione, in un’ora di lutto o di pena, senza pretendere di sapere, di curare, di guarire, ma capace di una vicinanza a testimonianza dell’amore di Dio, è colui che davvero si prende cura.

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La purificazione del linguaggioParole che non consolano

C ’è un “deposito” di frasi fatte

che non consolano, che mettono in luce

i nostri meccanismi di difesa del

nostro approccio al malato.

Frasi di circostanza

che spesso siamo tentati di usare

che non sono necessariamente

di aiuto o conforto a chi soffre.

Ne vediamo alcune…

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È volontà di Dio…

E ’ un commento frequente:

forse troviamo difficile affrontare la nostra inadeguatezza davanti al dolore

e così finiamo per incolpare Dio.

Piuttosto che riversare su Dio il nostro disagio forse è meglio riconoscere

che neppure noi comprendiamo sempre il perché delle cose.

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Dio ci manda solo quello che possiamo sopportare

Magari Dio ha a portata di mano un misuratore

per vedere l’indice di “sopportazione”…

Questa espressione nasconde l’immagine di un

dio che cerca di estrarre da noi ogni riserva di

tolleranza.

Probabilmente il malato

non trova conforto da

questa affermazione…

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Ogni cosa ha il suo scopo, non è facile capire i disegni di

DioA volte questa spiegazione può far pensare che

Dio infligge la malattia come punizione o

metodo educativo. Tale convinzione è spesso

espressa da persone, magari familiari che

osservano anche: “Te l’avevo detto io…”

Sì, in fondo ci può essere “una ragione per

tutto”: ma non in senso punitivo.

Potrebbe far insorgere rabbia, incredulità, autodifesa.

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Ti raccomando: Sii forte!Questa espressione è basata sulla logica che il

credente,

grazie alla sua fede, non ha nulla da temere,

niente che lo dovrebbe rattristare, turbare o deprimere.

“Devi essere forte” per te e per la tua famiglia,

e anche loro devono essere forti per te.

Ma non è “umano”, nella malattia

sentirsi “deboli”: pianto, depressione,

collera, rammarico … ?

Ma Gesù, non ha forse conosciuto questi stati d ’animo?

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Non cade foglia che Dio non voglia

Questo modo di dire suggerisce che Dio decide

personalmente (capricciosamente?) il momento

specifico della malattia o della morte di ogni individuo.

Può sembrare strano, ma sovente si può avere l ’impressione che siano gli ammalati stessi a decidere da loro il momento della “partenza”.

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Dio se l’è presoDio me l’ha rubato

Questo commento, con risvolti emotivi intensi, dà limmagine

di un dio sequestratore di persone, un dio ladro che deruba

i viventi dei propri cari. Più “dolce”: se l’è preso perché aveva bisogno di

lui,aveva bisogno di quel fiore per il suo giardino … Si prende sempre i più buoni …

Come se Dio fosse solo, carente di amici e di affetti, che se ne prende qualcuno tra di noi, per colmare un suo bisogno di compagnia …

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Vedrai: Il tempo sana ogni feritaEspressione usata per incoraggiare il malato ad

avere fiducia nella guarigione, oppure colui che è

in lutto ad essere paziente in vista di un futuro

recupero di serenità. In realtà purtroppo non è

sempre così, il tempo non guarisce tutte le ferite.

Anzi il passare del tempo può intensificare la paura o il dolore .

Ciò che guarisce piuttosto

è la riconciliazione, il perdono,

l ’accettazione, l’amore, la fede.

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Il Buon Samaritano Lc 10

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Quali atteggiamenti allora?

ConsapevolezzaCompassioneVicinanzaCondivisioneAccompagnament

oCollaborazione

La “locanda…”

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FermarsiDove vai, amico,

sempre di fretta?

Non t'accorgi che cosi facendo

non hai nemmeno il tempo

per pensare a te stesso?

Fermati un attimo, guardati attorno.

Non sei il solo a lamentarti.

Quante persone attorno a te

stanno vivendo il dramma

del dolore e della solitudine.

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AscoltareAscoltare è mettersi in

atteggiamento di disponibilità interiore, di apertura d’animo, col desiderio di vivere come

propri i sentimenti dell'altro. E' arte difficile l'ascolto! Non è solo un gesto fisico ma capacità di capire e di “accogliere” l’altro così

com’è. L ’ascolto incomincia con il fare silenzio dentro di

noi, dimenticando l’importanza del nostro io

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Vedere"Lo vide e…. passò oltre".

Anche noi, come il levita del vangelo

spesso vediamo tante situazioni

di disagio e di emarginazione

nel mondo della salute.

E facciamo finta di non vedere!

Non è solo disinteresse: è una questione di cuore.

Perché "il vedere" implica un movimento dell'anima e del

cuore. Solo il cuore che è capace di vedere al di là delle apparenze

è in grado di scorgere le vere necessità di un malato, di uja

famiglia in difficoltà, di una persona che vive in solitudine.

 

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Farsi vicinoFarsi vicino a chi soffre

significa essere solidali con lui.

Uscire da se stessi, dai propri pensieri,

dalle proprie preoccupazioni,

e andare verso l'altro come disarmati

per poterlo cogliere

nella sua vera intimità e originalità

Farsi vicino presuppone un esodo e un abbraccio.

Non è facile dimenticare se stessi per immedesimarsi nell'altro.

Non è facile andare oltre il muro delle apparenze per trovare la

verità spesso nascosta nel groviglio delle cose e delle parole.  

 

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AiutareMi rivolgo a voi, cari parroci, famiglie, volontari, gruppi spontanei di fedeli. Spetta a voi aiutare oggi i nostri malati. Nella mutata realtà socio-sanitaria la vostra presenza diventa indispensabile. Il vostro è un dovere e una responsabilità: un dovere che nasce dal mandato di Cristo di

prendersi cura diogni persona malata; una responsabilità frutto

della solidarietà e fratellanza umana.   A voi, il compito di riempire solitudini e di

portare aiuto concreto dove le istituzioni non potranno mai arrivare.

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ValorizzareIl malato ti costringe a interrogarti su Dio,

sul senso della tua vita, dei tuoi limiti

sulla realtà della vecchiaia e della morte

della vecchiaia e della morte.  

Il malato ti invita a riesaminare la scala

dei valori, a far crescere in te una nuova

libertà interiore, che si manifesta

nel distacco dalle cose effimere

E nel coraggio di assumere

atteggiamenti costruttivi

di fronte alle prove della vita.  

 

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Prefazio - Riscrivere la Parabola di Gesù Buon Samaritano

Nella sua vita mortale

egli passò beneficando

e sanando tutti coloro

che erano prigionieri del male.

Ancor oggi come buon samaritano

viene accanto ad ogni uomo

piagato nel corpo e nello spirito

e versa sulle sue ferite

L’olio della consolazione

e il vino della speranza.

Per questo dono della tua grazia,

anche la notte del dolore

si apre alla luce pasquale

del tuo Figlio crocifisso e risorto.

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Va’e anche tufa’ lo stesso

grazie