ORENZETTI NLAIDS NAZIONALE Interrogare, interrogarsi · cians for Human Rights, Patrizio Serino al...

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confondono e con- figgono, dove salute e malattia, ricchezza e povertà, etica e profitto convivono e dove noi della co- munità civile vo- gliamo dare voce ai troppi silenzi. L’individuazione di tre temi, la ricerca, l’economia e l’etica dell’associazionismo, apparen- temente distanti ma in realtà convergenti, la trattazione di questi da parte di tre esperti, Giuseppe Ippolito , Giuseppe Eusepi e Maria Guidotti , e le domande che verranno loro poste da tre per- sone che hanno disegnato, nel tempo, la storia di Anlaids, Mauro Mo- roni , Tullio Prestileo e Vincenzo Vullo , rappresentano un cammino che Anlaids sta intraprendendo con determinazione: la lettura della complessità in un’ottica trasversale e interdisciplinare. Alle riflessioni conclusive seguiranno alcuni brani di Bartòk, Brahms, Marzocchi, Schumann, Sollima eseguiti da componenti dei Musi- cians for Human Rights , Patrizio Serino al violoncello e I l nuovo statuto e 25 anni di attività segnano un importante passaggio per Anlaids, passaggio che l’incontro del 18 novembre a Roma vuole sottolineare trattando argomenti che, pur ricomprendendo l’Hiv/Aids, temi sui quali l’associazione si misura quotidianamente, vogliono interrogare ed interrogarci sullo scenario di questo primo decennio del nuovo secolo. Lo scenario dove il globale e il locale si confrontano, Paolo Marzocchi al pianoforte. L’appuntamento è alla Domus Talenti, antico stu- dio di pontefici ed attuale teatro e luogo di incon- tri culturali in via IV Fontane 113, dove è allestita anche una mostra fotografica che riproporrà im- magini apparse in Anlaids news ed altre inedite rea- lizzate dalla fotografa slovacca Olga Pohankova, autrice inoltre dello scatto che ac- compagna il programma del nostro incontro. È significativo aggiungere che tutte le persone elencate partecipano in qualità di volontari. Interrogare, interrogarsi NOI DELL’AIDS - DI DANIELA L ORENZETTI , ANLAIDS NAZIONALE Newsletter d’informazione dell’Associazione nazionale per la lotta contro l’Aids numero 20 • novembre 2010 - per ricevere la newsletter, inviare una mail a: [email protected] IN COPERTINA 1 A nlaids è nata 25 anni fa. In seguito, per una scelta di co- municazione, il Bonsai è diventato p e r Anlaids un sim- bolo, un segno di riconosci- mento, un emblema, una icona; l’associa- zione da 19 anni ha voluto co- struire una analogia, una connessione me- taforica tra il vi- vere forzato, se pur longevo, di queste piante e le non semplici con- dizioni di vita e di cura che una per- sona sieropositiva o in Aids affronta stagione per sta- gione. Quindi si può ben dire che i Bonsai, che trionfano sui banchetti custo- diti dai volontari durante i giorni di Pasqua, siano l’immagine che rimanda all’An- laids. Essi sono un dono prezioso e particolare e concentrano EDITORIALE di Fiore Crespi presidente nazionale Anlaids Un quarto di secolo e 19 anni di Bonsai Aid Aids continua a pag. 2

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confondono e con-figgono, dove salutee malattia, ricchezzae povertà, etica eprofitto convivonoe dove noi della co-munità civile vo-gliamo dare voce aitroppi silenzi. L’individuazione ditre temi, la ricerca, l’economia e l’etica dell’associazionismo, apparen-temente distanti ma in realtà convergenti, la trattazione di questi daparte di tre esperti, Giuseppe Ippolito, Giuseppe Eusepi eMaria Guidotti, e le domande che verranno loro poste da tre per-sone che hanno disegnato, nel tempo, la storia di Anlaids, Mauro Mo-roni, Tullio Prestileo e Vincenzo Vullo, rappresentano uncammino che Anlaids sta intraprendendo con determinazione: la letturadella complessità in un’ottica trasversale e interdisciplinare. Alle riflessioni conclusive seguiranno alcuni brani di Bartòk, Brahms,Marzocchi, Schumann, Sollima eseguiti da componenti dei Musi-cians for Human Rights, Patrizio Serino al violoncello e

Il nuovo statuto e 25 anni di attività segnano un importante passaggio per Anlaids,passaggio che l’incontro del 18 novembre a Roma vuole sottolineare trattandoargomenti che, pur ricomprendendo l’Hiv/Aids, temi sui quali l’associazione si misura

quotidianamente, vogliono interrogare ed interrogarci sullo scenario di questo primodecennio del nuovo secolo. Lo scenario dove il globale e il locale si confrontano,

Paolo Marzocchi al pianoforte.L’appuntamento è alla Domus Talenti, antico stu-dio di pontefici ed attuale teatro e luogo di incon-tri culturali in via IV Fontane 113, dove è allestitaanche una mostra fotografica che riproporrà im-magini apparse in Anlaids news ed altre inedite rea-lizzate dalla fotografa slovacca OlgaPohankova, autrice inoltre dello scatto che ac-

compagna il programma del nostro incontro.È significativo aggiungere che tutte le personeelencate partecipano in qualità di volontari.

Interrogare, interrogarsiNOI DELL’AIDS - DI DANIELA LORENZETTI, ANLAIDS NAZIONALE

Newsletter d’informazione dell’Associazione nazionale per la lotta contro l’Aidsnumero 20 • novembre 2010 - per ricevere la newsletter, inviare una mail a: [email protected]

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Anlaids è nata25 anni fa. Inseguito, per

una scelta di co-municazione,

il Bonsai èdiventatop e rAn l a i d sun sim-bolo, unsegno di

r iconosc i -mento, un

emblema, unaicona; l’associa-zione da 19 anniha voluto co-struire unaanalogia, unaconnessione me-taforica tra il vi-vere forzato, sepur longevo, diqueste piante e lenon semplici con-dizioni di vita e dicura che una per-sona sieropositivao in Aids affrontastagione per sta-gione.Quindi si può bendire che i Bonsai,che trionfano suibanchetti custo-diti dai volontaridurante i giorni diPasqua, sianol’immagine cherimanda all’An-laids. Essi sonoun dono preziosoe particolare ec o n c e n t r a n o

EDITORIALEdi Fiore Crespi presidentenazionaleAnlaids

Un quarto di secolo e 19 anni di Bonsai Aid Aids

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sotto le loro fronde solidarietà, passione per la natura,informazione mirata, un numero speciale di Anlaids No-tizie e un dettagliato resoconto di 19 anni della nostrastoria che con i Bonsai ha visto la nascita diuna delle prime Case Famiglia, il “Donod’Amore” a Roma nel 1993.Nel variegato mondo dell’associazio-nismo, del no profit, del volonta-riato, Anlaids ha dedicato 25 annidi vita per studiare, sostenere, ac-cogliere, condividere la vita nonsemplice delle persone conHiv/Aids.Fortunatamente in Italia il nu-mero di contagi è contenuto,anche se recentemente sono increscita i numeri dell’infezione.L’Associazione ha molti sosteni-tori o soci che non mettono ingioco la loro visibilità in quanto te-mono di essere imprigionati in quellabolla di giudizio morale, paura di conta-gio: o è sperma o è sangue; ipocrisia nell’af-frontare i principi primari della prevenzione cheprevedono non solo auspicabili comportamenti virtuosi,ma l’uso consapevole di una barriera artificiale, il pro-filattico. Negli anni, tutti noi dell’associazionismo ab-biamo scelto la piazza, da occupare in datesignificative e ricorrenze per offrire tangibili simbolidi riconoscimento sui quali confluisce la genero-sità dei passanti. Le azalee per l’AIRC, le uovapasquali per l’AIL, l’orchidea per l’UNICEF, l’or-

tensia blu per il Telefono Azzurro, la gardenia per la sclerosi multipla, SanMartino per la Federazione Cure Palliative… L’Anlaids, il Bonsai da 19 anni.Queste giornate, regolate a calendario, sono eventi non improvvisati che compor-

tano lavoro, volontariato, investimento di fondi per raccogliere nel giornostabilito la solidarietà e il dono della piazza. Quali regole ci guidano?

Una volta c’era il Summit della Solidarietà, ora l’Agenzia per leONLUS, l’Istituto Italiano della Donazione, tutti con un regola-

mento e codici etici; personalmente aggiungerei l’irrinunciabilerispetto reciproco. Riconosco che alla prevenzione e alla ricercaservono fondi, riconosco che il terzo settore è una “terra dimezzo” tra pubblico e privato che ingloba quello che restadel “volontariato”, tout- court. È giusto ed encomiabile cheEnti governativi di grande storia che hanno radici nel nostroRisorgimento si alleino a Fondazioni che portano nomi discienziati famosi, degni di riconoscenza pubblica.Ciò che non è giustificabile, la proposta di un marketing sel-vaggio, ovvero la cattura dell’immagine della lotta all’Aids, il

Bonsai con Anlaids da 19 anni. In primis c’è l’irrinunciabileetica di ognuno di noi che non deve cedere a logiche commer-

ciali con lo sfrontato uso tangibile e visibile del nostro longevoBonsai con Anlaids nelle piazze da 19 anni. L’uso intelligente se

pur perverso del ben riconoscibile albero Bonsai non dovrebbe essereusato come ingannevole emblema in soccorso di un’altra patologia, per-

ché così inevitabilmente si gioca con un atto che voglio definire solo con la pa-rola “furbizia” sull’attenzione esercitata da 19 anni sul virus dell’Aids e sullasalute di persone nel disagio non solo fisico tutt’ora emarginate ed ancora forte-mente discriminate dopo 25 anni. Ancora una volta si rischierebbe di sceglierepersone malate di serie A e di serie B in base ai numeri, al giudizio personale ealla paura. Desidero affermare con molta forza ed irritazione che non deve esi-

stere il marketing dei virus e non è corretto, neppure nel business, rubare l’im-magine costruita faticosamente con passione e dedizione. Esiste ancora uncodice deontologico almeno tra noi?

EDITORIALE - DI FIORE CRESPI

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MALATTIE INFETTIVE L. SPALLANZANI, ROMA

Professor Ippolito, come ha cominciato ad occuparsi di Aids?Era il 1981 quando lessi qualche resoconto dei primi casi che mi incuriosironoparticolarmente. Poi incontrai Giovanni Rossi che ne era rimasto colpito anchelui e che aveva sempre lavorato sui retrovirus, anche se allora si pensava che lacausa di tutto fosse un citomegalovirus. Con lui cominciammo a cercare di la-vorare in Italia con le cosiddette popolazioni a rischio. Una sera parlando di

questo progetto incontrai una persona che conosceva uncircolo omosessuale romano e mi presentò Bruno DiDonato, fondatore del circolo Mario Mieli. Con lui co-minciammo una serie di indagini per capire cosa stesseaccadendo. Insieme a Gianni Rezza mettemmo su unmodello di lavoro e con Di Donato riuscimmo acreare una coorte di 800 persone omosessuali cheoffrirono una collaborazione aperta sul piano scienti-fico che ci permise di effettuare una valutazione del ri-

schio specifica per la nostra realtà, da confrontarecon quella ottenuta negli Stati Uniti o in altri

paesi europei. La coorte è andata avantiper alcuni anni, un periodo nel qualeabbiamo incontrato persone dav-vero speciali e in cui abbiamo vistomorire tanti ragazzi.

Qual era l’atteggiamento del mondoscientifico?All’inizio nell’ambiente scientifico tutti pensavano cistessimo occupando di qualcosa che non c’era, la li-quidavano come “la solita americanata”. Solo nel 1984infatti vedemmo il primo caso italiano e avemmo laconferma di essere stati degli antesignani di studi im-portanti. Dal punto di vista scientifico l’inizio fu cer-tamente esaltante: avevamo la possibilità dimonitorare un evento di dimensioni inattese, era dav-vero un’occasione unica. Ma anche a livello personalequesta esperienza ci ha messo a contatto con personeche hanno lasciato un segno. Vorrei ricordare CarloFido, della redazione di TV7, con cui facemmo proprioin quei primi anni 15 puntate da 45 minuti sull’Aidsche furono mandato in onda in tardissima serata, per-ché anche allora evidentemente l’Aids era consideratoun argomento scabroso. Nel 1985 poi ho lasciato loSpallanzani e sono andato a organizzare il primo si-

stema di sorveglianza delle infezioni da Hiv istituitodalla regione Lazio mettendo in rete tutti i labo-

NOI DELL’AIDS - INTERVISTA A GIUSEPPE IPPOLITO, DIRETTORE SCIENTIFICO IST. NAZ.

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Direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive “L. Spallanzani diRoma”, Giuseppe Ippolito è stato tra i primi ad occuparsi di Aids in Italia quandoin pochi compresero la gravità di ciò che stava accadendo. Durante la giornata romana

del 18 novembre indagheremo con lui i problemi legati alla ricerca sull’Aids e non solo.

Quella “solita americanata” di 30 anni fa…

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agli stanziamenti si apportarono importanti miglioramenti strutturali ma soprat-tutto si potenziò il personale, vera forza dell’istituto, non solo dal punto di vistalavorativo ma soprattutto direi dal punto di vista umano, tanto che un portantinodello Spallanzani ha scritto un libro sulla vita nell’istituto e sul rapporto con le

persone assistite. Oggi lo Spallanzani è una strutturaunica al mondo per numero di letti, con mezzi ec-cezionali di biocontenimento, in grado di assistere5.000 persone con Hiv, e dotata di una rete di la-boratori di diagnostica e di ricerca all’avanguardia.

Qual è la situazione della ricerca sull’Aidsin Italia?

La ricerca sull’Aids ha portato l’Italia a uscire da una situazione sonnolenta, gra-zie alla lungimiranza di Giovanni Rossi che ha lavorato per costruire una retecapace di fare ricerca sull’Aids. E bisogna anche dire che in questi anni ci sonostati finanziamenti per l’Aids che non ci sono stati per nessuna altra patologia.Poi ci sono vari tipi di ricerca: quella di base sembra lontana dalla realtà mentrequella che tocchiamo più rapidamente con mano è la ricerca sui farmaci. Chemolti pensano che sia qualcosa di indipendente, invece è pesantemente deter-minata dalle scelte dell’industria; e capita anche che i pazienti vengano usaticome strumenti di pressione per facilitare l’accesso a determinati farmaci. Serveun sistema di controllo che impedisca questa ingerenza delle aziende. In ognicaso la ricerca sull’Aids, se la paragoniamo ad esempio a quella sui tumori, hafatto grandi passi avanti: la mortalità si è drasticamente ridotta, gli indicatori piùimportanti mostrano ottimi risultati in termini di efficacia del trattamento. Solo20 anni fa sarebbe stato impossibile pensare a risultati di questo tipo, mentreoggi abbiamo già l’obiettivo di aumentare la cronicizzazione della malattia fino

a trasformarla in una patologia guaribile. Quello che serve alla ricerca italiana,ora, è il superamento delle gelosie: manca una integrazione vera tra i varicentri di ricerca che permetta di svolgere un più efficace lavoro di rete.

ratori regionali. Erano gli anni dell’entusiasmo scienti-fico, anni eroici in cui ci si muoveva nella diffidenza ge-nerale. Fino a che non è arrivata la legge sull’Aids cheha dato la possibilità di lavorare con un modello ope-rativo calato nel territorio.

Come è stato il suo rap-porto con lo Spallanzani inquesti anni?All’inizio anche all’interno del-l’istituto tutti pensavano che esi-stesse solo l’epatite e credevanoche anche questa “solita americanata”, questa stranasindrome arrivata dagli Usa sarebbe sparita comeerano sparite prima la sindrome di Rye o la malattiadi Kawasaki che in quegli anni ebbero un grande im-patto mediatico ma che poi non si sono sviluppate. Poila regione Lazio, grazie alla lungimiranza di Guzzanti,lanciò il progetto di creare una struttura che potessefungere da modello per altre, questo ancora primadell’approvazione della legge sull’Aids del 1995. Cosìnacque il piano organico per il nuovo Spallanzani, ba-sato su una visione che affrontava le malattie infettivecon un approccio moderno, che negli anni si è dimo-strato utilissimo anche per affrontare altre patologie,come la tubercolosi, la Sars o l’influenza. Questo perlo Spallanzani ha significato una grande crescita, ancheperché la struttura era devastata dalle richieste diassistenza dovute a questa nuova malattia, che era– ed è tutt’ora – la prima causa di ricovero. Grazie

NOI DELL’AIDS - INTERVISTA A GIUSEPPE IPPOLITO

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NOI DELL’AIDS - INTERVISTA A MARIA GUIDOTTI, PRESIDENTE DELL’ISTITUTO ITALIANO DELLA DONAZIONE

Presidente Guidotti, lei ha iniziato gio-vanissima come sindacalista. Ricordaquale fu la prima spinta che la portò adoccuparsi degli altri?Sentivo la necessità di far parte delle trasforma-zioni della società, essere parte attiva del miglio-

ramento del mondo che mi circonda e nonspettatrice passiva. La logica che mi ha portato adavvicinarmi all’attività sindacale è stata quella di as-sumermi la responsabilità della tutela dei dirittidelle persone lavoratrici.

Più tardi, sempre nel sindacato, ha co-minciato ad occuparsi di anziani nelsindacato pensionati della CGIL, in-teresse che ha poi proseguito comepresidente di Auser.Ho sempre avuto una forte curiosità delnuovo, di sperimentare, di confrontarmicon realtà diverse dalla mia. Per una per-sona allora molto giovane come ero io,

occuparsi di anziani era una sfida. Quella che oggichiameremmo “cultura intergenerazionale” è stataper me una sfida importante che mi ha dato delleesperienze straordinarie dal punto di vista umano.All’Auser, ad esempio, si è creata una relazione affet-tiva speciale di riconoscimento e di rappresentanza,perché per rappresentare bisogna essere scelti, nonci si può arrogare il ruolo senza che ci venga rico-nosciuto da chi dobbiamo rappresentare; questo si-gnifica uscire da una forma mentis radicata in te e farsì che la tua esperienza serva come struttura di baseper leggere un’altra esperienza completamente di-versa. Devi cercare di metterti dalla parte dell’altroper riuscire a capirlo, quindi adottando un’idea di re-lazione che è assolutamente non gerarchica.

Oltre ad essersi occupata di lavoro, diprevidenza e di anziani, ha svolto la sua

attività anche in settori come sanità,politiche sociali, tesoreria e oggi dona-5

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Prima di diventare presidente dell’Istituto italiano della donazione, carica chericopre attualmente, Maria Guidotti ha attraversato il mondo delvolontariato in lungo e in largo, acquistando una conoscenza straordinaria

delle dinamiche legate all’associazionismo. Su questo argomento avremooccasione di ascoltarla nel corso della giornata Anlaids del 18 novembre a Roma.

Volontariato vuol dire capire l’altro

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viviamo è un contesto che rifugge dall’Aids, anche se forse oggi un po’ meno diieri. Le associazioni di lotta all’Aids, secondo la conoscenza piuttosto limitatache ne ho fatto, hanno svolto un lavoro straordinario nel riuscire a fare parlaredi qualcosa su cui tutti volevano tacere. E credo che questa sia la direzione in

cui è necessario continuare a muoversi. Le associazioni non si sono li-mitate a organizzare servizi per chi era colpito dalla malattia, ma hanno

svolto un’opera culturale fondamentale per cercare di far com-prendere di cosa si trattasse, e quando si comprende si ha

meno paura, e se si ha meno paura si affronta meglio. Oggil’attenzione sembra nuovamente diminuita, ecco perchécredo sia importante continuare a lavorare in questadirezione, far capire quali interventi adottare supe-

rando gli ostacoli culturali che mettono a repenta-glio la nostra salute.

Può raccontarci brevemente di cosa si oc-cupa l’Istituto italiano della donazione, dicui è presidente?L’Iid si occupa di rilasciare attestati etici alle associa-zioni che rispondano ai principi della carta della do-nazione, che riguardano ad esempio il rispetto delvalore della donazione, la finalità, l’uso, la democra-ticità dell’associazione, il rispetto del lavoro, il ri-spetto di chi riceve i servizi, la relazione coi

cittadini, le forme di rendicontazione, la trasparenza e altro ancora. Le associa-zioni che assicurano il rispetto di questi principi ricevono il marchio Iid. Non èun modo per separare i buoni dai cattivi, perché c’è anche un’opera di sostegno

molto importante per accompagnare chi lo voglia ad ottenere questo mar-chio, per diffondere una cultura della donazione di qualità e trasparenza.

zione. È stata questa curiosità del nuovo aspingerla verso un percorso così ricco?È vero, è la curiosità che mi muove, il fatto che se-condo me non bisogna mai sedersi sull’esperienza ac-quisita altrimenti ci si rimane chiusi dentro come inuna gabbia. Certo, fare esperienze diverse richiede lafatica di ricominciare ogni volta quasi da capo, anchese forti delle esperienze precedenti, però ci ar-ricchisce enormemente. Penso che chi fa cosìsia una persona fortunata, chi invece noncambia esperienze spesso si perde unagrande ricchezza. Comunque tutte leesperienze che ho attraversato mi hannoinsegnato che per costruire qualcosa dipositivo non è mai sufficiente un sog-getto soltanto, non basta la sola politica,non il sindacato, non la singola associa-zione… Serve un intervento sinergico ditutti questi soggetti. Ecco perché credonell’importanza di fare rete e lavorare in-sieme per trovare una sintesi rifuggendole chiusure aprioristiche.

Ha mai avuto occasione di in-contrare da vicino l’Aids o la realtà delleassociazioni che lo combattono?No, non mi è mai capitato. Ma la mia esperienza mi hapermesso di comprendere la difficoltà di chi sitrova a contatto con questa malattia, sia di chi neè colpito ma anche di chi la combatte; quello che

NOI DELL’AIDS - INTERVISTA A MARIA GUIDOTTI

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ALL’UNIVERSITÀ LA SAPIENZA, ROMA

Professor Eusepi, cosa è la PublicChoice?Letteralmente “Scelta pubblica”, è la teo-ria che tenta di estendere alle scienzepolitiche pubbliche la logica dell’econo-

mia privata. Insieme con il professorWagner, allievo di Buchanan, ab-biamo l’ambizioso obiettivo discrivere una finanza pubblicabasata sulla prospettiva pri-vata. Non c’è un’economiadello Stato contrapposta aun’economia del mercatoma ci sono due approccidiversi ma simultanei, ilmercato funziona sec’è uno Stato e vice-versa.

Ma il mercato si basa sul principio di com-petizione, antitetico rispetto a quelli, adesempio, dell’associazionismo basato sulprincipio di solidarietà. Un conto è pensare a uno Stato monocentrico di-retto dall’alto, un conto a un ordine policentrico incui ci sono più attori responsabili per pezzi di bilan-cio. L’esempio del volontariato è perfettamente cal-zante: secondo la teoria del Public Choice, uno degliindicatori sull’inefficienza o sull’eccessiva ingerenzadello Stato si ha quando nello stesso contesto c’è unafortissima evasione fiscale e un fortissimo volonta-riato; le due cose sembrerebbero schizofreniche masono invece indicative del fatto che c’è troppo Statoe che lo Stato è inefficiente, allora le persone non si

fidano dei governi pur continuando a essere dispo-nibili verso gli altri. 7

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NOI DELL’AIDS - INTERVISTA A GIUSEPPE EUSEPI, DOCENTE DI SCIENZA DELLE FINANZE

“Etica dell’economia ed economia dell’etica”. Questo il titolo dell’intervento allagiornata del 18 novembre di Giuseppe Eusepi, professore associato diScienza delle finanze all’Università la Sapienza di Roma. Laureato in filosofia con

una tesi sull’economista settecentesco Ferdinando Galiani, Eusepi ha scoperto inquell’occasione che la scienza delle finanze italiana aveva una tradizione trascurata inItalia ma che era stata approfondita negli Usa, soprattutto grazie all’opera di JamesBuchanan, fondatore della teoria del Public Choice di cui Eusepi si è occupato e si occupa.

Non c’è economia senza etica

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un’entità economica ma, in quanto sceglie, anche un’entità etica, perciòl’economia non può pensare di fare senza l’etica così come l’etica non puòpensare di fare senza economia.

Proviamo a ragionare su un’applicazione di questa modalitànel campo della lotta all’Aids: la spesa farmaceutica per l’in-fezione da Hiv è una delle voci più pesanti del bilancio sani-

tario, che diventerà sempre meno sostenibile secontinueranno a verificarsi nuove infezioni che

si aggiungono a quelle già in corso. Come sipuò uscire da questa impasse?Questo è strettamente connesso con l’etica delle re-sponsabilità. Se si ritiene che nei contagi ci sia qual-che responsabilità nei comportamenti individuali

allora su questi bisogna intervenire. Innanzituttooccorre dirigere quanto più possibile le ri-

sorse allo scopo preventivo. Poi sec’è una qualche responsabilità del-l’individuo nell’infezione, a questaresponsabilità bisogna fare appello.

Infine, un intervento pubblico nonpuò non esserci ma credo che

l’analisi vada posta con molta cau-tela perché l’intervento pubblico formalmente fa

appello ad un ordine morale superiore ma spesso in realtà consiste nel dif-fondere idee e temi che favoriscono più la burocrazia che chi usufruiscedel servizio. Io non ho una risposta univoca da dare; certo l’intervento pub-

blico è inevitabile ma rischia di essere insostenibile non solo perché laterapia è costosa ma anche perché l’intervento pubblico è un interventoin cui non c’è concorrenza e dove quindi i prezzi sono gonfiati.

Ci può spiegare meglio il senso del ti-tolo del suo intervento alla giornatadel 18 novembre?Secondo la visione standard, la scienza economicaè una scienza autonoma, ha un campo d’applica-zione e all’interno di questo campo regna sovrana.La logica in base alla quale la divisione del lavoro,anche intellettuale, porta a una migliore qualità diciò che si produce è vera ma quando si estendequesta logica alla divisione della responsabilità eticasorgono le difficoltà. È vero che chi fa la punta dellospillo la fa meglio di chi fa tutto lo spillo, ma nel-l’applicazione pratica ci si rende conto che seognuno fa soltanto un pezzetto, nessuno è respon-sabile dell’insieme. Voglio dire che la divisione dellavoro comporta anche una divisione delle re-sponsabilità, cioè a una minore responsabi-lità di ciascuno, quindi a un minoreimpegno, a una minore attenzione allecose che si fanno. La ragione per laquale il mercato di scambio sia preferi-bile ad altre organizzazioni è proprioquesta, che il mercato costringe le persone amettersi in contatto e se il mercato esiste questocontatto è il meno costoso e il più vantaggiosopossibile. Ma lo scambio volontario presuppone laposizione kantiana in cui gli attori che agiscononello scambio sono parte di uno stesso con-tratto e quindi sono moralmente eguali. L’indi-viduo è un’unità complessa, non soltanto

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GIOVANI

MTV eAstatosta

per ilnumero

verdeAnlaids

Ma le attivitàdi Anlaids per

i giovani nonfiniscono qui: l’as-sociazione infatti èil partner italianodi una iniziativa in-ternazionale del-l ’ e m i t t e n t emusicale e giova-nile MTV e dal 15novembre al 15 di-cembre attiverà ilnumero verde 800589088 gratuitodall’Italia dove tuttii giorni (festivicompresi) dalle 16alle 20 risponde unmedico infettivo-logo. L’attività delnumero verde saràsostenuta grazie adAstatosta, sito diaste online doveverranno messi al-l’incanto i regali(chitarre magliette,cappelli ecc) fattidagli artisti a MTVe che MTV darà adAstatosta per met-terli in vendita perfinanziare settima-nalmente il nu-mero verde gestitoda Anlaids.

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zione attiva e consapevole e coinvolge medici in-fettivologi, psicologi, pedagogisti e mediatori cultu-rali, nonché assistenti sociali. A sostenere ilprogetto, oltre agli operatori telefonici Telecom,Tim, Tre, Vodafone e Wind, c’è l’Alto Patronato delPresidente della Repubblica e il patrocinio del Mi-nistero della Gioventù. Un segnale che anche leistituzioni sono consapevoli della necessità di agirein fretta, visti anche i dati recenti che indicano chei comportamenti a rischio sono messi in atto sem-pre più spesso dai giovani. il progetto “Ti amo... davivere!” si pone proprio in termine di servizio e disinergia con tutte quelle istituzioni che a vario ti-tolo si occupano del problema della prevenzionee dell’educazione sessuale. Ciò è importante per-ché il compito è vastissimo e di ampio respiro e,poiché Anlaids può muoversi sul territorio in

modo capillare attraverso anche una rete inter-regionale,può essere di valido aiuto per rag-giungere gli obiettivi previsti.

Anlaids è impegnata da anni per continuare a diffondere tra i giovani la culturadella sessualità consapevole, della prevenzione delle malattie a trasmissionesessuale e dell’infezione da Hiv: l’attività di Anlaids nelle scuole, vero fiore al-l’occhiello dell’associazione, coinvolge da molti anni migliaia di studenti, alcuniselezionati come educatori dei loro compagni, tutti impegnati alla progetta-zione e realizzazione di campagne di informazione “autogestite”. Con risultatieccellenti. Il progetto “Ti amo… da vivere!” è un ulteriore passo in avanti.

Vuole coinvolgere l’intero ter-ritorio nazionale e ha come fi-nalità principale quella direndere i giovani consapevoli diquanto sia, a tutt’oggi, perico-loso un approccio superficialealla sessualità, guidandoli allacultura della prevenzione conun occhio particolarmente at-tento alla problematica della re-altà multirazziale nel nostropaese. Il progetto è miratoessenzialmente alla preven-

NOI DELL’AIDS - LE INIZIATIVE PER IL 1° DICEMBRE

In occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids del 1°dicembre, sarà possibile fare qualcosa di concreto per aiutare i giovani aprevenire l’infezione da Hiv e le altre malattie sessualmente trasmissibili. Dal

24 novembre all’8 dicembre, è possibile donare 2 euro con un sms o una telefonatada telefono fisso al numero 45504 per sostenere il progetto Anlaids “Ti amo…da vivere!” destinato ai giovani delle scuole secondarie superiori di tutta Italia.

Al primo posto, i giovani

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paesi dove almeno in apparenza vige un rispetto delle personeumane ma dove l’attenzione su questo tema è necessarioche non si abbassi mai. Ecco come una forma già di persé alta di espressione, il concerto, si trasforma in unmodo per comunicare oltre alla ricchezza del linguag-gio musicale anche la profondità di un atteggiamentodi rispetto nei confronti della vita. “Nella persua-sione – affermano i musicisti della Human RightsOrchestra – che ogni artista e musicista dovrebbeavere la possibilità di mettere il privilegio della pro-pria conoscenza al servizio di chi non vede ricono-sciuto alcun privilegio”.Dalla musica alla fotografia: la giornata del 18 novem-bre sarà anche un’occasione per ammirare alcune delleopere dell’artista di origine slovacca Olga Pohankova.Immagini scattate in varie parti del mondo che fermano nella luceattimi di vite spesso difficili, vissute tra ostacoli e avversità, ma capaci comunquedi trasmettere la dignità della persona e la gioia di godere di ciò che l’esistenza,

anche nei momenti più bui, è in grado di regalarci. Le fotografie di Olga Po-hankova appaiono su ogni numero della newsletter Anlaids ByMail e sono vi-sibili anche sul suo sito www.olgapohankova.sk.

Fondata a Roma nel 2009 da AlessioAllegrini, cornista di fama mon-

diale, e da un gruppo di amicimusicisti e associazioni attiveda tempo in Italia e nelmondo nel campo della or-ganizzazione musicale,Musicians for HumanRights ha come scopoprincipale quello di “pro-muovere e sostenere, attra-

verso la musica, la conquistae la difesa dei diritti umani: sia

quelli previsti dalla Dichiara-zione Universale delle Nazioni

Unite, sia quelli generati dai conflittidell’ultimo mezzo secolo”.L’attività di questi musicisti si svolge sia nei luoghi dovei diritti umani vengono violati e dove il linguaggiouniversale della musica può portare a una rifles-sione importante per un cambio di rotta, sia nei

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E OLGA POHANKOVANOI DELL’AIDS - HUMAN RIGHTS ORCHESTRA

Non è un’orchestra come le altre, quella che si esibirà alla giornata Anlaids “Noidell’Aids: idee, riflessioni e percorsi nell’era della globalizzazione” del 18novembre a Roma. La Human Rights Orchestra è la principale iniziativa di Musicians

for Human Rights, network mondiale di musicisti e persone che lavorano nel campo dellamusica che promuovono una cultura dei diritti umani e di cambiamento sociale.

Ascoltare, osservare

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strato sub epiteliale della mucosavaginale. Secondo i ricercatori ame-ricani che hanno condotto questistudi, il contatto con l’HIV induce ilrilascio di sostanze infiammatorieche producono a loro volta una di-minuzione della resistenza elettricamucosale. Ne consegue una rotturadelle cosiddette “tight junctions”(“giunzioni strette”) che manten-gono l’unione tra cellule; questa le-sione favorisce la penetrazione delvirus negli strati sottostanti dovesono presenti le cellule dotate di re-cettori specifici.

- a parità di CD4, le donne tendono ad avere unacarica virale più bassa. In altri termini, accade checonfrontando uomini e donne con livelli simili di vi-

remia, le donne in genere hanno una progressionedi malattia più rapida, cioè sviluppano l’AIDS con

L’AIDS è diventata così la terza causa di mortenel sesso femminile, dopo tumori e malattiecardiovascolari. Naturalmente si tratta di cifremedie: nell’Africa subsahariana si arriva al 60%,in Italia siamo intorno al 35%. Influiscono pe-santemente, su questa variabilità, le condizionisocioeconomiche: basti pensare che tra le afro-americane, che rappresentano il 25% della po-polazione femminile negli USA, si verifica l’82%di tutti i casi di AIDS nelle donne americane.Non stupisce che, in questa popolazione,l’AIDS rappresenti la prima causa di morte.

CARATTERISTICHE DELL’HIV NELLE DONNEFattori molteplici, di ordine biologico ma anchesocio-economico e culturale, caratterizzano la malattia da HIV/AIDS nel sessofemminile e contribuiscono all’aumento del numero di infezioni e della mortalitàHIV-correlata nelle donne:- le donne sono 8 volte più suscettibili degli uomini all’infezione. Studi recentihanno fornito ulteriori informazioni su come l’HIV danneggia la barriera epi-teliale dei genitali femminili e raggiunge le cellule-bersaglio, presenti nello 11

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In Italia

I dati più recentidel Centro opera-tivo Aids dell’Isti-tuto Superiore diSanità indicano chenegli ultimi anni lapercentuale di infe-zioni nel sessofemminile è au-mentata progressi-vamente, con unsensibile incre-mento delle dia-gnosi nelle donnestraniere. Oggicirca il 35% dei casidi sieropositivitàriguarda le donne(vedi figura), conun’età media alladiagnosi di 34 anni.Benché il test perla diagnosi di HIV ele terapie antire-trovirali siano ac-cessibili a tutti, nelnostro paese, pur-troppo sono in au-mento i casi (oggial 60%) nei quali ladiagnosi di siero-positività è troppotardiva e arriva inconcomitanza conla diagnosi di Aids.Per le donnespesso questo mo-mento coincidecon la prima gravi-danza.

AGGIORNAMENTI SCIENTIFICI - DI LUCIA PALMISANO, ISS

Quando, quasi 30 anni fa, esplose l’epidemia di HIV negli Stati Uniti, le donnecolpite dal virus erano pochissime: l’infezione sembrava essere circoscritta quasiesclusivamente a uomini omosessuali. Molto diversa la situazione attuale: negli

ultimi anni il tasso di infezione tra le donne è cresciuto vertiginosamente e oggi circala metà dei 40 milioni di persone sieropositive in tutto il mondo è costituito da donne.

Donne e HIV

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DONNE E HIV 2

Lo studio GRACE

Si tratta dello stu-dio più grande maicondotto su donnesieropositive adulte,già trattate con an-tiretrovirali, per va-lutare l’eventualeinfluenza del sessosulla risposta allaterapia antiretrovi-rale. Disegnato incollaborazione daricercatori e rap-presentanti dellacomunità delle per-sone sieropositive,il GRACE ha ancheaffrontato il pro-blema delle barrieresocioeconomicheche storicamentehanno ostacolato lapartecipazione delledonne alla ricercaclinica.

dio americano GRACE, recentemente pubblicato sulla rivista Annals of InternalMedicine, nel quale è stato dimostrato che la risposta alla terapia antiretro-virale non è diversa nell’uomo e nella donna. Lo studio GRACE rappresentauna pietra miliare, perché è il primo trial clinico disegnato con lo scopo diincludere un’elevata percentuale di donne e di favorirne la partecipazione.Nell’infezione da HIV come in tutte le altre malattie, infatti, gli studi clinicisono stati condotti soprattutto in soggetti di sesso maschile, benché le donnecostituiscano una percentuale importante della popolazione infetta. Per que-sto motivo, considerando le differenze di ordine ormonale e metabolico neidue sessi, non sempre i risultati ottenuti negli uomini sono direttamenteestrapolabili alle donne.

LO STUDIO GRACELo studio GRACE (Gender, Race And Clinical Experience) prevedeva l’inclusionedi 420 soggetti in fallimento virologico (HIV RNA > 1000 copie/ml), divisi in 2

gruppi in base al sesso (vedi schema). Lo studio ha dimostrato una rispostavirologica (pazienti con viremia inferiore a 50 copie/ml) statisticamente si-

valori di viremia più bassi. Le evidenze scientifiche diquesta differenza non sono così forti da indurre mo-difiche delle attuali Linee Guida di Trattamento dell’in-fezione da HIV, anche perché le raccomandazionisull’inizio della terapia antiretrovirale si basano soprat-tutto sul valore dei CD4. È importante però che i me-dici e le donne sieropositive sappiano che una caricavirale considerata “media” per gli uomini può essere“alta” per il sesso femminile. - La diagnosi di sieropositività/AIDS può essere ritar-data nelle donne per vari motivi: spesso le donne ten-dono a occuparsi degli altri membri della famigliae a sottovalutare i propri sintomi; inoltre possonoavere paura di ritorsioni e violenze da parte deipartners o delle conseguenze sociali della diagnosi.- Per quanto riguarda le manifestazioni clinichedell’infezione, le donne hanno una incidenza mag-giore di polmoniti batteriche e di infezioni erpeti-che e molto minore di sarcoma di Kaposi.Due notizie incoraggianti meritano anche di es-sere sottolineate. La prima riguarda la gravidanzache, almeno nei nostri paesi, è sicura, in quantola combinazione di terapia antiretrovirale nellamadre, parto cesareo e allattamento artificialepreviene quasi completamente il rischio di trasmis-sione dell’HIV da madre a figlio. Inoltre è ormaichiaro che la gravidanza non influisce in maniera ne-gativa sull’andamento a lungo termine dell’infe-zione da HIV. La seconda notizia rassicurante viene dallo stu-

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dello studio GRACE, vengano condotti ulteriori studiche prevedano l’arruolamento di un numero significativodi pazienti di sesso femminile, le quali dovrebbero essererappresentative dell’intera popolazione sieropositiva.Ciò vuol dire che è importante arruolare donne di tuttigli strati sociali, prevedendo facilitazioni e servizi chepermettano loro di partecipare liberamente e nel ri-spetto della privacy. Se questo è possibile, anche se conmolti sforzi, molto più articolati e difficili sono gli inter-venti a livello sociale e culturale. Le disuguaglianze di ge-nere richiedono prima di tutto campagne educative einformative che contrastino regole e stereotipi legati almaschilismo (omofobia, ricerca di molteplici partnersessuali, possibilmente più giovani, ecc). La violenza ses-suale, che nel mondo colpisce il 10-60% delle donne inetà tra i 15 e i 49 anni, deve essere contrastata e punitaenergicamente. Dal punto di vista delle donne, vannomoltiplicati gli sforzi per la diffusione della cultura e del-l’emancipazione economica. Le donne vanno inoltre tu-telate perché possano denunciare violenze e soprusisubiti dai partner. Importantissime le ricerche per lo svi-luppo di microbicidi, l’unica prevenzione nelle maniesclusive del sesso femminile. Tutto questo ha dei costi,e i programmi nazionali per l’HIV/AIDS devono preve-derli e coprirli. Da sottolineare, a questo proposito, chenel 2008 solo il 50% delle nazioni partecipanti all’assem-blea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato di aver

incluso nei propri budget le spese necessarie per fi-nanziare programmi diretti a sostenere i diritti delledonne sieropositive.

mile negli uomini e nelledonne che hanno po-tuto completarlo (figuraa lato). Da rilevare,però, che un numeropiù elevato di donne (il33%) ha interrotto la te-rapia, nonostante levarie misure adottateper favorirne la parteci-pazione (assistenza aibambini, trasporto alcentro clinico, ecc); perquesto motivo, conside-rando tutta la popola-zione studiata, lapercentuale di risposte

è stata leggermente più bassa nel sesso femminile. In conclusione: il GRACE hadimostrato che è possibile, con sforzi adeguati, includere negli studi clinici unnumero elevato di donne con HIV, anche appartenenti a gruppi svantaggiati dalpunto di vista socioeconomico, purché si adottino misure atte a facilitarne lapartecipazione. Questi sforzi però non sono stati sufficienti a evitare che il 33%delle donne arruolate abbandonasse lo studio: un importante elemento di ri-flessione per ricerche future. Rimane comunque valido il messaggio fondamen-tale: se l’aderenza al trattamento antiretrovirale è buona, uomini e donne hannouna risposta virologica sovrapponibile.

CONCLUSIONI“Donne e HIV” è un argomento di grande complessità, che deve essere affrontatocon approcci diversificati. Nel campo della ricerca è necessario che, sull’esempio 13

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DONNE E HIV 3

GRACE: gli eventi avversi

Se lo studioGRACE ha dimo-strato che la rispo-sta alla terapiaantiretrovirale nonè diversa nelledonne, alcuni ef-fetti legati ai far-maci o al virusstesso possonoperò non esseresovrapponibili neidue sessi:- Le manifestazionicutanee (rash)sono più frequentinelle donne cheiniziano la terapiacon nevirapinaquando i CD4sono > 250/mmc; - Le alterazionicorporee (lipodi-strofia, lipoatrofia)sono più frequentinelle donne;- L’osteporosi, piùfrequente in tuttala popolazione in-fetta che in quellagenerale, colpiscecomunque una per-centuale maggioredi donne che diuomini.Ciò significa che ledonne e i mediciche le seguono de-vono essere parti-colarmente attentia cogliere i sintomiiniziali di questecondizioni e a met-tere in atto tutte lemisure preventiveadeguate.

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L’organizzazione del meeting G20, a cui prendonoparte le maggiori economie del mondo e che si è dapoco tenuto a Seoul, è il coronamento dell’impetuososviluppo economico che ha visto protagonista laCorea del Sud negli ultimi 50 anni. Solo pochi decennifa, infatti, la piccola nazione asiatica era il terzo paesepiù povero del mondo. A fronte di tale crescita, però,restano molti problemi so-ciali da affrontare. Uno diquesti è rappresentatodalla diffusione del virusHIV che, pur con numeriinferiori rispetto ad altrerealtà nel mondo, ha un im-patto piuttosto forte sul-l’opinione pubblica. Laprincipale associazione peril contrasto all’AIDS è laKorean Alliance to DefeatAIDS, che si occupa princi-palmente di organizzareeventi ed iniziative, nonchédi fornire counseling e sup-porto agli utenti. L’incontro con le respon-sabili del centro di Daegu ci ha permesso di cono-scere più a fondo la realtà locale. Dal 1985 ad oggisono stati quasi 7.000 i casi di AIDS, in leggerocalo solo negli ultimissimi anni. “Ma secondo gli

La parola ai lettori

esperti la cifra reale potrebbe essere il triplo” fannonotare Kim Ji-Young e le sue colleghe. “Lo stigmasociale è elevato, e molte persone che contraggonoil virus rimangono nell’ombra. Solo organizzazionicome la nostra sono in grado di dare aiuto e infor-mazioni”. In Corea del Sud la quasi totalità delle infe-zioni avviene per via sessuale, rendendo ancora più

importante la sensibilizzazione al-l’uso del preservativo. “Noi insegniamo ad usare ilcondom e cerchiamo di spiegarne l’importanza,anche con iniziative pubbliche ad hoc. I coreaninon sono in genere abituati ad usarlo”. Nell’opi-nione pubblica, inoltre, il concetto di AIDS è messoin connessione con la presenza degli stranieri. Lemisure di contrasto fin troppo dure adottate dalgoverno hanno provocato, negli ultimi anni, un di-battito molto acceso. “Il test HIV negativo è unadelle discriminanti per ottenere il visto per lavo-rare in Corea. Inoltre, gli stranieri che contraggonoil virus durante la loro permanenza nel paese ven-gono rimpatriati. Nonostante le proteste, questenorme restano in vigore”. Le porte del centro KADA di Daegu, uno dei piùattivi del paese, sono sempre aperte. “Chiunquepuò venire e fare liberamente il test, ottenendo il

risultato in 20 minuti. E non solo i sieropositivi possono partecipare alle nostreattività periodiche, come visione di film, pic-nic, smile-therapy, art-therapy oserate in cui si canta tutti insieme. Ci proponiamo di essere un rifugio perpersone che, come dimostrano i dati, rischiano fortemente la depressione”.

Lotta all’Aids in Corea del Sud

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Fabrizio Dalle Nogare, membro di Anlaids Sicilia, ha realizzato un’esperienza in Corea del Sud al fianco delle associa-zioni di lotta all’Aids che lì operano. Di seguito, un breve estratto dal suo report, consultabile sul sito www.anlaids.org

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inviate i vostri interventi

all’indirizzo [email protected] pubblicati

in questa pagina

Fabrizio Dalle Nogare con le resposabili del centro KADA di Daegu

ERRATA CORRIGE

Lo studio sullasanità perstranieri èdell’Iss

Per una svista, nel-l'articolo di Da-niela Lorenzettiapparso su AnlaidsByMail n° 19 del-l’ottobre 2010 nonè stato specificatoche lo studio sugliinterventi di poli-tica sanitaria rivoltiai cittadini stra-nieri citato a pa-gina 14 è statorealizzato all'in-terno del progettoSalute e Migra-zione, finanziatodal Ministero dellaSalute CCM con lar e s p o n s a b i l i t àscientifica e di co-ordinamento del-l'Istituto Superioredi Sanità. Ce nescusiamo con i let-tori e con gli inte-ressati.

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Dalle altre associazioni

TREVISO

Arte e design contro l’Aids

La galleriaBrowning, inc o l l a b o r a -zione conAnlaids, ino c c a s i o n edel pros-simo Natale

rinnova l'appuntamento con piccoleopere create dai suoi giovani artisti, mul-tipli e oggetti creati da celebri designers.In occasione della inaugurazione del-

l ’ e s p o s i -z i o n e ,sabato 20n o v e m b r ealle 18.30,un gruppodi artistipartecipanti

organizzerà una lotteria/performance,una iniziativa per raccogliere fondi da de-stinarsi a un servizio di supporto psico-

logico, alday-hospitaldel repartomalattie in-fettive diTreviso, ri-volti anchealla preven-zione sulterritorio inambito sco-lastico.

UMBRIA

Danza e divertimentoper rimanere vivi!

Anlaids Umbria, col patro-cinio del comune di Cor-ciano e la collaborazionedel Cesvol, ha organizzatosabato 6 novembre una se-rata speciale: “StayingAnlaids” (da “Staying Alive”, “Rimani vivo!!) è iltitolo dello spettacolo musicale con i giovanidella “Scuola del Musical” di Perugia. La scalettaprevede due parti: primo tempo “for the heart”,per il cuore, con brani riflessivi, e il secondotempo invece vede come sottotitolo “for thefeet”, per i piedi, con brani più “movimentati”.Lo spirito è stato infatti quello di destinare unaserata alla riflessione e al divertimento.

MANTOVA

Tu sei il tuo futuro

Anlaids Mantova, con ilpatrocinio, tra gli altri, delMinistero della Salute edi Comune e Provincia diMantova, organizza persabato 27 novembre, presso il Salone Mantegne-sco della Fondazione Università di Mantova, unatavola rotonda per la lotta all’Aids intitolata “Tusei il tuo futuro”. Nel ricco programma sonoprevisti interventi, tra gli altri, della presidentenazionale Anlaids Fiore Crespi, del direttoredella U.O. Malattie infettive del Sacco di Mi-lano Massimo Galli, e della docente del-l’Università di Roma Daniela Lorenzetti.

GENOVA

Il positivo sommerso

Una giornata per discutere su “Ilpositivo sommerso: la diffusionedel test” è quella organizzata daAnlaids Liguria con il patrociniodell’Università di Genova, lunedì29 novembre presso il Salone diRappresentanza di Palazzo Tursi.

Tra i relatori, Claudio Viscoli, A.U.O.Malattie infettive del San Martino diGenova, Laura Camoni dell’IstitutoSuperiore di Sanità e Donatella Mai-nieri di Anlaids Lombardia.

LOMBARDIA

Inaugurata la boutique Convivio

Inaugurazione in grande stile quella del 19ottobre, a Fidenza Village, per l’aperturadella prima boutique dedicata a Convivio,storica mostra mercato di be-neficenza organizzata a Milanoda Anlaids Lombardia. Alla ce-rimonia hanno partecipatoFrancesca Versace, Mauro Mo-roni, presidente Anlaids Lom-

bardia, Franca Sozzani, direttorecreativo di Convivio, ed Eva Her-zigova. Dal mondo della moda,Elio Fiorucci, Cesare Paciotti eGentucca Bini, dal jet set interna-zionale Antonia Dell’Atte e Melba Ruffo di Ca-

labria, dai salotti milanesi Daniela Javarone,Michi Gioia, Elisabetta Vallarino Gancia,Laura Morino Teso e tanti altri.

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ASS. SPAZIO BIANCO

Nuovo centro per il trattamento della lipodistrofia In Umbria, presso l’Ospedale di Umbertide, è operativo daiprimi giorni di ottobre l’apparecchio per la liposuzione ad ul-trasuoni ed il kit di Colleman per l’autotrapianto del tessutoadiposo in pazienti Hiv positivi affetti da lipodistrofia. Per pre-notare una visita telefonare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alleore 12 al numero 346 9932791. Per info: associazione SpazioBianco, Perugia, n° verde 800.015.249, www.spaziobianco.com

GIRASOLE

Seminario suinizio terapia

Girasole, GruppoInterculturale Ri-volto Agli Stranieriper Ostacolarel’Hiv&Aids e Mts,costituito da asso-ciazioni italiane e diimmigrati impe-gnate nella lottacontro l’Aids, pro-muove per il 20 no-vembre, ore 9.30-13a Roma, un semina-rio mirato a farcomprendere i be-nefici dell’inizio diterapia in personecon Hiv, nell’otticadel mantenimentodi una buona qualitàdi vita e del benes-sere psico-fisicodella persona nellungo termine, inbase alle più re-centi linee guida enell’ambito di uncontesto multicul-turale. Il seminariosi svolge nell’ambitodel programmaeducazionale euro-peo BEST (BetterEquipped for StartingTreatment) di NadirOnlus, per info:www.nadironlus.org

Dalle sedi regionali

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SENATO

Commissione Sanità ascolta gli esperti di HivL’indagine conoscitiva sulle malattie degenerative di par-ticolare rilevanza sociale, che la XII Commissione Igienee sanità del Senato sta conducendo, ha affrontato nel-l’audizione dello scorso 28 ottobre il tema dell’Hiv. Sonostati ascoltati, in qualità di esperti, Alessandro NanniCosta, Direttore Centro Nazionale Trapianti e Paolo Si-viero dell’Aifa.

Eva Herzigova e Francesca Versace

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Alla conferenza erano presentil’Agenzia per le Onlus, Sodalitas,il Forum del Terzo Settore e leoltre 60 organizzazioni sociedell’Iid, tra queste noi di Anlaids.La conferenza ha approfondito

aspetti di estremo interesse ispirati ai principi di trasparenza, coerenza, indipendenza,equità, efficienza ed efficacia per promuovere un contesto di fiducia in cui possano mol-tiplicarsi le opportunità di donazione, possa crescere il Terzo Settore e i progetti e gliinterventi da questo promossi. La scelta del Consiglio dell'Unione europea di dichiarareil 2011 Anno Europeo delle Attività Volontarie che promuovono laCittadinanza Attiva in concomitanza con la celebrazione del 10° anniversariodell'Anno Internazionale del Volontariato delle Nazioni Unite che nel 2001 sottolineòl'alto livello di attenzione per i volontari e il loro contributo alla società. Ci aspettiamoquindi che il 2011 sviluppi una agenda della politica europea ed internazionale in sinergia,dove venga valorizzato e sostenuto il volontariato riconoscendone le potenzialità ed il

ruolo che in questi anni sta sempre più assumendo e dove, per il nostro paese, ven-gano rivisitati e adeguati i provvedimenti legislativi e si ponga la giusta attenzione aquesta parte della società che interviene nei contesti più complessi.

I perché del donare con fiducia

ATTUALITÀ SOCIALE – DI DANIELA LORENZETTI, UNIVERSITÀ DI ROMA, ANLAIDS NAZIONALE

Il 22 e 23 ottobre si è svolta la 5° Conferenzanazionale della Donazione promossa dall’Istitutoitaliano della Donazione (Iid). Una cornice

particolare quella dell’ex manicomio femminiledell’isola di SanServolo, oggi luogoameno popolato dastudenti prevalen-temente stranieri.

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Chi è Lucia Palmisano

Lucia Palmisano, curatrice delle pa-gine di scienza delle pubblica-

zioni di Anlaids, si è laureataa Roma nel 1978 e si è suc-cessivamente specializzatain Immunologia clinica, col-laborando per molti annicon Fernando Aiuti. Ha assi-stito in prima persona al di-

lagare dell’epidemia da HIVnegli anni ’80 e condiviso le

delusioni e i successi della ricercasull’HIV/AIDS e in particolare della terapia antire-trovirale. Per oltre 10 anni si è occupata di ricercaclinica nell’ambito dell’industria farmaceutica a li-vello nazionale e internazionale , sempre nelcampo dell’immunologia e dell’infettivologia. Dal1996 ha scelto di tornare a lavorare nel settorepubblico e continua il suo impegno di ricercatorepresso l’Istituto Superiore di Sanità, sempre nelcampo dell’HIV. Coordina programmi di ricerca alivello italiano ed europeo.È con Anlaids dai primi anni di vita dell’associa-zione, ma il suo impegno sociale e civile la portaa collaborare da molto tempo anche con altre re-altà di volontariato, in par ticolare conl’AISM/FISM (Associazione/Fondazione ItalianaSclerosi Multipla).

Il “chi è chi” di Anlaids

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Anno 1I numero 20novembre 2010

Newsletter d’informazionedi Anlaids OnlusAssociazione Nazionaleper la Lotta contro l’Aidsvia Barberini, 3 00187 RomaTel. 064820999Fax 064821077

Registrazione al Trib. di Roman. 196/2010 del 19 aprile 2010

Direttore responsabile:Giulio Maria [email protected]

Hanno collaborato a questonumero: Fiore Crespi, Fabri-zio Dalle Nogare, DanielaLorenzetti, Lucia Palmisano

Progetto grafico: Gamca