ORDINE FRANCESCANO SECOLARE DEL PIEMONTE...

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La pretesa dell’accoglienza Eccoci pronti a vivere il Natale. Il presepe è pronto ad accogliere il bambino, la nostra casa pronta ad accogliere i regali, immagine del grande regalo che il Signore ha fatto all’uomo, abitando la nostra carne. Tutto è pronto. Oppure no? «Forse tu mi costruirai una casa perché io vi abiti?» (2Sam 7,5). La domanda della scrittura è essenziale per tutta la nostra vita. Possiamo noi preparare una dimora per il Signore? La verità è che Lui dimora dentro la nostra vita, ogni giorno. Non siamo noi a preparare un posto per Lui, è Lui che si fa spazio in noi e ci richiama a preparare lo spazio per ogni uomo e ogni donna che abita sotto il cielo. «Tu ci sei in verità, solo l’altro – chiunque sia prende più spazio e importanza nella nostra attenzione e nella nostra cura» (fr. Michael Davide Semeraro). Ecco il segreto del Natale, la festa della famiglia: riconoscere che la famiglia nella quale siamo chiamati a festeggiare è quella del Signore Gesù - gli emarginati, i lontani, gli atei, gli abbandonati… - questa è la famiglia che ha festeggiato la nascita del Figlio di Dio: maleodoranti pastori, uomini di altre religioni, uomini e donne messi ai margini della società. Possa allora la fraternità essere il luogo nel quale l’amore rivoluzionario di Gesù diviene carne ogni giorno nella capacità e nella caparbia volontà di accoglienza e di compromissione reciproche; possa la fraternità avere la “pretesa” di essere casa per ogni uomo e ogni donna della terra, sempre! Francesco con noi 1. La pretesa dell’accoglienza 2. Accoglienza: Fraternità San Tommaso di Torino e Libro su Paolo Pio Perazzo 3. Accoglienza: Fraternità di Pinerolo 4. Accoglienza: Fraternità Madonna di Campagna di Torino 6. Accoglienza: Fraternità di Asti 7. Accoglienza: Fraternità di Cossato e Natale in semplicità 8. Pillole di Vangelo e Accoglienza: Fraternità di Valle Rossi 9. Fratelli tornati alla casa del Padre 10. Il Vero Dono 12. Santi Francescani e Saluti dalla Redazione ORDINE FRANCESCANO SECOLARE DEL PIEMONTE E VALLE D’AOSTA Fraternità Paolo Pio Perazzo Sommario Paola Brovelli Consigliera Nazionale Ofs VI Numero Dicembre 2017

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La pretesa dell’accoglienza Eccoci pronti a vivere il Natale. Il presepe è pronto ad accogliere il bambino, la nostra casa pronta ad accogliere i regali, immagine del grande regalo che il Signore ha fatto all’uomo, abitando la nostra carne. Tutto è pronto. Oppure no? «Forse tu mi costruirai una casa perché io vi abiti?» (2Sam 7,5). La domanda della scrittura è essenziale per tutta la nostra vita. Possiamo noi preparare una dimora per il Signore? La verità è che Lui dimora dentro la nostra vita, ogni giorno. Non siamo noi a preparare un posto per Lui, è Lui che si fa spazio in noi e ci richiama a preparare lo spazio per ogni uomo e ogni donna che abita sotto il cielo. «Tu ci sei in verità, solo l’altro – chiunque sia – prende più spazio e importanza nella nostra attenzione e nella nostra cura» (fr. Michael Davide Semeraro). Ecco il segreto del Natale, la festa della famiglia: riconoscere che la famiglia nella quale siamo chiamati a festeggiare è quella del Signore Gesù - gli emarginati, i lontani, gli atei, gli abbandonati… - questa è la famiglia che ha festeggiato la nascita del Figlio di Dio: maleodoranti pastori, uomini di altre religioni, uomini e donne messi ai margini della società. Possa allora la fraternità essere il luogo nel quale l’amore rivoluzionario di Gesù diviene carne ogni giorno nella capacità e nella caparbia volontà di accoglienza e di compromissione reciproche; possa la fraternità avere la “pretesa” di essere casa per ogni uomo e ogni donna della terra, sempre!

Francesco con noi

1. La pretesa dell’accoglienza 2. Accoglienza: Fraternità

San Tommaso di Torino e Libro su Paolo Pio Perazzo

3. Accoglienza: Fraternità di Pinerolo

4. Accoglienza: Fraternità Madonna di Campagna di Torino

6. Accoglienza: Fraternità di Asti

7. Accoglienza: Fraternità di Cossato

e Natale in semplicità 8. Pillole di Vangelo e Accoglienza: Fraternità

di Valle Rossi 9. Fratelli tornati alla casa

del Padre 10. Il Vero Dono 12. Santi Francescani e Saluti dalla Redazione

1. Accoglienza: Fraternità 4. Natale: Fraternità di San Tommaso di Torino 5. Natale: Fraternità di Madonna di Campagna 6. Natale: Fraternità di Alessandria 8. Natale: Fraternità di Santa Elisabetta 8. Natale: Fraternità di Carmagnola 9. Natale: Fraternità di Asti 10. Il Natale dei bimbi 11. Pillole Francescane 12. Santi Francescani 12. Contatti del Consiglio

ORDINE FRANCESCANO SECOLARE DEL PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

Fraternità Paolo Pio Perazzo

Sommario

Paola Brovelli Consigliera Nazionale Ofs

VI Numero – Dicembre 2017

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ACCOGLIENZA E’ VITA: FRATERNITA’ NUOVA SAN TOMMASO DI TORINO

Centro di ascolto: un luogo sicuro di dialogo e accoglienza Il Centro di ascolto dei Frati Minori di Sant’Antonio da Padova è una porta sul mondo e, al tempo stesso, un rifugio sicuro per tutti quelli che hanno bisogno. Bisogno, da un lato, di ascoltare e di dare, e dall’altro di essere accolti e ricevere. Dare e ricevere comprensione, amore e aiuto concreto, nell’ottica dello spirito di minorità tipico dei francescani, i quali scelgono un rapporto preferenziale con i poveri e gli emarginati, venendo a collaborare al superamento di quelle forme di povertà che sono frutto di inefficienza e ingiustizia. Il Centro è composto da un folto gruppo di volontari fortemente motivati e tra loro coesi, nonché ben strutturati e organizzati in base alle loro capacità e competenze e guidati dall'attenta supervisione di Padre Davide e di tutti gli altri frati del Convento di Sant’Antonio. I servizi offerti dal Centro sono numerosi e per lo più riguardano l’ascolto per l’offerta di una concreta e personale soluzione rispetto ai differenti problemi rappresentati da chi più ha bisogno. In particolare, si occupa di ascoltare le diverse problematiche e indirizzare gli utenti a una concreta fruizione dei vari servizi pubblici e non, previsti a seconda delle diverse situazioni. Offre aiuto economico, accompagnamento nei vari uffici pubblici e non, doposcuola, servizio di pareri legali e ulteriori servizi utili nella quotidianità, quali il servizio di tintoria, sartoria, barbiere, etc. In conclusione, il Centro, con le sue persone, i suoi utenti, e i suoi servizi, cerca di rappresentare il giusto bilanciamento tra umiltà e letizia e si prefigge, soprattutto, di offrire dialogo e accendere speranza ove regna buio e desolazione. Pace a tutti.

Per la fraternità - Stella

È uscito recentemente, presso la casa editrice TAU, un nuovo libro sul Venerabile Paolo Pio Perazzo, terziario francescano piemontese, che la nostra Fraternità Regionale si onora di avere come Titolare e Patrono: Il Venerabile Servo di Dio Paolo Pio Perazzo apostolo dell’adorazione quotidiana universale perpetua a Gesù Sacramentato. Autore ne è P. Pier Giuseppe Pesce, ofm. Il volume offre una documentata presentazione dell'assidua opera svolta dal Perazzo per diffondere tra i fedeli la pia pratica dell'adorazione quotidiana a Gesù Sacramentato ed è articolato in quattro parti: l’Eucaristia nella vita e nell’apostolato del Perazzo; documentazione essenziale relativa all’Arciconfraternita dell’adorazione quotidiana universale perpetua a Gesù Sacramentato da lui promossa e diffusa; il suo pensiero sull’Eucaristia nella vita cristiana; preghiere e pratiche eucaristiche. Ampio spazio è dato a una selezione di preghiere eucaristiche, in massima parte da lui composte. Ricche di risonanze bibliche e di reminiscenze liturgiche, esse sono una suggestiva testimonianza della sua ardente e adorante devozione a Gesù Sacramentato che, basata su una fede luminosa e alimentata da un amore vibrante, gli faceva sgorgare dal cuore, prima ancora che dalla penna, inesauribili espressioni del suo spirito orante.

Idea regalo

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ACCOGLIENZA E’ VITA: FRATERNITA’ DI PINEROLO

Avete sentito parlare del G.A.S.F.?

Anche quest’anno, come da ormai quattro anni, nei locali

del Convento dei Cappuccini a Pinerolo, un gruppo di

giovani ha avuto la fortuna di poter proseguire il cammino

delle attività del G.A.S.F.

Molti si chiederanno cosa sia il Gruppo “Giovani Amici di

San Francesco”. Bene, proprio attraverso queste

righe, vogliamo raccontare l’attività, le

motivazioni, gli obiettivi che mantengono

ormai da tempo in piedi questa

“abitudine domenicale” per giovani

che ricercano nello stile di vita

francescano quella spinta in più, quello

stile di vita da applicare il più possibile

nel quotidiano, facendo di san

Francesco un’ispirazione, un modello.

Per rendere il suo esempio non solo parole

teoriche. Quello che si vuole ottenere è di

rendere attuale il pensiero di un uomo del passato,

che ha avuto il coraggio di prendere in mano la sua vita,

ribaltandola completamente, per fare “tendenza” come

pochi altri prima e dopo di lui, dando a noi, uomini del XXI

secolo, argomenti e azioni concrete che danno un nuovo

significato alla vita super tecnologica e velocissima.

Il G.A.S.F. a Pinerolo, nasce e vive come gruppo spontaneo

in un’attività parallela, ma allo stesso tempo

complementare, rispetto al tradizionale Ordine

Francescano Secolare, che nella sua sezione Pinerolese, ha

voluto dare la possibilità a ragazzi giovani di avere un

momento fisso di incontro con Francesco e con la sua idea

di vita comunitaria.

Ogni anno il G.A.S.F. si incontra nel periodo da settembre

a maggio circa una domenica al mese, condividendo la

Messa e la cena comunitaria con il Gruppo O.F.S. per poi

sviluppare la propria attività serale.

Ogni annata è incentrata su un argomento individuato

come importante e interessante dal Gruppo in accordo

con il Frate Cappuccino responsabile, il quale sviluppa

l’argomento con spunti e riflessioni durante gli incontri.

Quest’anno, sotto la guida precisa e stimolante del

Provinciale Fra Michele Mottura, il G.A.S.F ha affrontato

alcuni aspetti del “Testamento di Francesco”.

Nel particolare si è provato a comprendere quanto diventi

importante lo staccarsi da una situazione di auto-

centrismo e di legame con i beni materiali.

Uno slegarsi che permette di incontrare la

libertà di azione e la capacità di gustare

ciò che si vive.

Beni materiali che non ci mentono, che

sono a tutti gli effetti nostri bisogni.

Altresì però agenti in grado di

mescolare la realtà con la menzogna

diventando “tentazioni”.

Altro aspetto importante ha riguardato la

capacità di avere fede e di benedire, di

augurare il bene. La capacità di trasformare il male

in bene seguendo l’esempio di Gesù Cristo.

E poi ancora si è visto come la fede, così come il benedire

contemplano una relazione. Fede è relazionarsi con le

cose, con l’altro. La vita di fede che “deve” essere azione.

Deve passare dalla teoria alla pratica nelle attività del

quotidiano. “Il verbo che si è fatto carne”.

La chiesa che non va vissuta solo come esperienza

domenicale. E soprattutto non va vissuta considerando i

peccati e gli errori terreni.

La Chiesa che diventa comunione e non separazione solo

se non si considera il male delle azioni umane, ma si valuta

il potere di Cristo e dei suoi Sacramenti. La forza della

parola di Dio è quella di spingere all’azione. Se così non è

vuol dire che non abbiamo ascoltato con attenzione.

Nel quotidiano deve esserci la necessità di un incontro con

la parola di Dio. Una lettura della parola che va meditata,

“masticata” e restituita sia a Dio ma soprattutto

nell’esperienza comunitaria.

Il G.A.S.F è una possibilità, uno stimolo continuo a

riflettere sulle priorità, un modo diverso di affrontare ed

osservare le problematiche del quotidiano, partendo dal

punto di vista di un uomo vissuto 800 anni fa, ma ancora

tremendamente attuale e moderno nel suo pensiero.

Un appuntamento aperto a tutti i giovani curiosi di

scoprire quanto il mondo sia diverso se vissuto con la

prospettiva francescana. Un appuntamento che

quest’anno ripartirà con le stesse modalità, nel continuo

tentativo di portare l’idea di San Francesco ad un numero

sempre più ampio di giovani!

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ACCOGLIENZA E’ VITA: FRATERNITA’ MADONNA DI CAMPAGNA DI TORINO

Il Cammino dell’Accoglienza: dall’incontro

all’integrazione

Il tema di cui si tratta è di estrema attualità ed

importanza, perchè ci scuote e ci rimette in discussione,

costringendoci a guardare dentro noi stessi, per cercare di

rispondere ad interrogativi che non possono lasciarci

indifferenti.

Accoglienza e Fraternità sono strettamente correlate e la

prima è uno dei principali aspetti della seconda. Noi siamo

chiamati quotidianamente a confrontarci, nel nostro

passaggio terreno, con questo modo di rispondere

all’invito che il Vangelo rivolge a ciascuno di noi.

Il Cammino dell’Accoglienza ci permette il cambiamento e

la conversione che, alla luce del Vangelo, ci pone in

condizione di produrre buoni frutti, per noi e per il nostro

prossimo, in famiglia, sul lavoro, nella nostra quotidiana

socialità.

Non possiamo vivere chiusi in noi stessi, nel nostro mondo

fatto di certezze solo apparentemente durature.

Dobbiamo aprirci al prossimo, all’altro, al fratello.

Possiamo e dobbiamo farlo soltanto attraverso un

cammino, un percorso fatto di tappe, di arrivi, di soste e di

ripartenze, di riflessione, di preghiera, di abbandono della

nostra vita nelle mani del Signore, nostra unica certezza,

nostra guida e nostro sostegno.

Ci viene chiesto un comportamento attivo. Non basta che

restiamo fermi ma dobbiamo muovere noi, per primi, i

nostri passi, in direzioni nuove, attraversare le nostre

giornate, portando, proponendo e donando noi stessi

all’altro.

La nostra quotidianità ci offre un ampio ventaglio di

occasioni e circostanze di incontro con il fratello e, spesso,

senza dovere percorrere chissà quanta strada. In questi

momenti, la nostra vicinanza e il nostro supporto al

prossimo, possono rivelarsi fondamentali, per affrontare

insieme e cercare di superare scogli e difficoltà che si

possono presentare.

Possiamo e dobbiamo essere vicini al fratello

spiritualmente, e soprattutto con la preghiera. Pensare al

fratello, dedicargli un po’ del nostro tempo, pregando per

lui e per la sua famiglia, può essere una delle migliori

possibilità che abbiamo di accostarci al nostro prossimo.

A volte, tutto questo è possibile anche solo attraverso un

sorriso,una carezza, un abbraccio, una parola gentile.

Piccole cose da cui possono scaturire miracoli, perchè

possono aiutarci a comprenderne il senso profondo,

nascosto ed offuscato dalla frenesia dei nostri ritmi.

La presenza spirituale deve accompagnarsi a quella

materiale. E’ necessario essere a fianco, a disposizione del

fratello, che deve essere messo in condizione di poter

contare sul nostro aiuto materiale per poter trasformare

una semplice aspettativa in un fatto concreto. Ognuno di

noi è chiamato a fare, nel proprio piccolo, la propria parte,

secondo le proprie possibilità e circostanze in cui si viene a

trovare, seguendo gli insegnamenti del Signore alla luce

della Parola Viva, del Vangelo, sulle orme di S.Francesco e

dei nostri predecessori, ora Santi.

L’ascolto e il dialogo ricoprono una posizione centrale, nel

nostro percorso di crescita, personale e comunitaria,

nell’ambito dell’Accoglienza. Camminare insieme significa,

anche e soprattutto, interagire, parlare, scambiare

emozioni ed opinioni, con il nostro compagno di viaggio.

Ciò si può fare solamente ponendosi in ascolto del fratello,

ed instaurare un dialogo non sempre facile, ma utile e

necessario per noi e per il fratello.

La nostra presenza, sicuramente, è importante nei primi

momenti dell’incontro con il fratello, ma deve

intensificarsi, crescere e, spesso, come l’Amore, cambiare

forma, nel rapporto con l’altro. Il che implica permanenza

e perseveranza, nella vicinanza, così come non

dimenticare e/o abbandonare, nel tempo, chi può avere

ancora bisogno di noi.

Guardare al fratello in un’ottica di accoglienza, significa

accettarlo, nella sua interezza. Vuol dire constatare la

presenza di analogie, differenze, positività e negatività,

come, umanamente, è giusto e naturale che sia, perchè il

Signore ci ha voluti così. Vuol dire relazione, confronto,

scambio, spesso disaccordo, scontro, correzione reciproca,

desiderio di venirsi incontro, per smussare, il più possibile

asperità che, prima o poi, si presentano all’orizzonte.

Tutto questo, nella consapevolezza della vitalità insita,

perchè suo elemento essenziale, nella dialettica di un

rapporto con un’altra persona. Tutto questo può un

arricchimento reciproco, personale e comunitario.

L’impegno quotidiano, prolungato nel tempo, profuso in

questo cammino, ci mette in condizione di guardare e

vedere l’altro in un’ottica diversa, rispetto al momento

iniziale, che mette a nudo il nostro io, di fronte al fratello.

E’ bello constatare come aumenta la capacità di vedere

prevalere un atteggiamento sempre più positivo.

Quello che appare come il punto d’arrivo, ma che, più

realisticamente, è soltanto una tappa e, quindi, un altro

punto di partenza del nostro cammino, si raggiunge con

l’integrazione del fratello, del nostro compagno di strada,

nella nostra Vita ed in quella della comunità, di cui lo

stesso viene a costituire, finalmente ed appunto, parte

integrante. Certamente, il raggiungimento di questo

obiettivo implica impegno, da entrambe le parti e un

presidio costante nella volontà di mantenere la condizione

raggiunta. Tutto ciò potrà anche sembrare un sogno,

un’utopia, una follia, agli occhi di molti. A pensarci bene,

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già ora dobbiamo imparare a guardare e a vedere, a

sentire e ad ascoltare la realtà che ci circonda, nel

capacitarci della attuale, quotidiana, crescente, necessità

dell’accoglienza.

Dal punto di vista comunitario, sicuramente, l’attenzione

al tema Accoglienza è molto alta e la risposta che viene

fornita cambia, a seconda del settore di cui si tratta.

Si può trattare di servizi strettamente parrocchiali, come

di iniziative rivolte ad una vasta gamma di fruitori, che va

da quelli in età scolare, alle coppie, agli anziani, ai malati.

Un Oratorio attento ad ospitare ragazzi animati da

animatori motivati, vivi, coinvolgenti ed in grado di

interessare ed attrarre le persone di cui si occupano.

Un servizio di Catechesi, offerto da persone

particolarmente vicine ai giovani e alle loro famiglie.

Un Ufficio Parrocchiale aperto all’ascolto e alla ricerca di

una risposta alle varie esigenze e problematiche, in ambiti

molto diversificati, quali: individuo, famiglia, società.

Un Centro Missioni capoverdiane, testimonianza viva e

quanto mai attuale dell’impegno cappuccino in quelle

terre, che opera da oltre settant’anni.

Un gruppo “Amici dei malati”, dedito ad offrire compagnia

ed assistenza e, in quanto composto in gran parte anche

da Ministri Straordinari della Comunione, a portare Gesù

al fratello malato, che, quindi, è impossibilitato od ha

difficoltà a recarsi in Chiesa.

Una Fraternità OFS, aperta e disponibile nei confronti di

chi cerca di approfondire la propria Fede, per scoprire che

cosa il Signore chiede e quale sia il progetto di Vita su ogni

Simpatizzante, Novizio o Fratello Professo.

Il contatto con l’Associazione di Volontariato Carcerario

“La Brezza”, che offre l’interessante opportunità di

approfondire un mondo ancora in gran parte poco

conosciuto e, forse proprio per questo, evitato ed escluso.

La collaborazione con il volontariato Vincenziano e la

gestione di appuntamenti in materia di ricerca/offerta di

lavoro domestico costituiscono buoni esempi di apertura

ed attenzione a realtà indubbiamente presenti e pressanti,

nella nostra quotidianità locale.

La raccolta e conseguente distribuzione di generi

alimentari alle famiglie particolarmente disagiate, penso

realizzi concretamente l’invito evangelico “date voi stessi

loro da mangiare”.

Questi esempi sono soltanto espressione di alcuni degli

aspetti dell’Accoglienza, della Solidarietà e dell’impegno

profuso dalla nostra comunità locale, sicuramente, in

modo molto simile a quelli delle altre, presenti sul

territorio. Tutti accomunati dal cercare e dal vedere il

Volto del Signore in quello del fratello e dal rispondere

“Eccomi” alla chiamata del Signore a seguirlo, nello stato

individuale, familiare e sociale di ognuno di noi.

In questa direzione, allora, veramente, Signore, “ la Tua

Parola sia lampada ai nostri passi”. Aiutaci ad osservare,

immedesimarci, cercare di capire, interpretare le

esigenze del fratello. Illuminaci, nel comprendere che il

nostro ruolo attivo, nel cammino di accoglienza.

Suggeriscici, Signore, i tempi e modi migliori, affinchè,

dopo la prima fase, fatta di buona predisposizione, di

buone parole e di buoni propositi, comprendiamo come e

quanto sia necessario ed urgente “sporcarsi le mani”,

operare concretamente, nella quotidianità, per esprimere

praticamente la nostra solidarietà a chi può avere bisogno

di noi.

Pace e Bene alle vostre Famiglie

Giorgio Scuto - Fraternità OFS Madonna di Campagna, Torino

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ACCOGLIENZA E’ VITA: FRATERNITA’ DI ASTI

L’ACCOGLIENZA DEL QUOTIDIANO

La nostra fraternità non ha molta esperienza in fatto di accoglienza

di persone in difficoltà.

Sarà che siamo ancora una fraternità “in rodaggio”, sarà che la

presenza di tanti figli piccoli condiziona un po’ i nostri tempi, sarà

che non abbiamo ancora pensato seriamente di dedicarci a questo

aspetto della vita fraterna, ma l’accoglienza del “povero” ci manca.

In attesa di impegnarci presto anche su questo terreno, ci piace

pensare che qualche piccolo segno di accoglienza lo dia anche la

nostra fraternità.

Penso ad esempio proprio all’accoglienza gioiosa della vita

rappresentata dalla nascita dei nostri piccoli Stella, Davide,

Ludovica, Rachele e Letizia, solo per citare quelli nati dopo la

creazione della nostra fraternità, che mettendo in crisi i nostri piani

e la nostra programmazione ci insegnano ad accettare i nostri

limiti. Da questi piccoli tutta la fraternità locale e regionale può

imparare il bisogno quasi “fisico” di abbandonarsi a chi è più

grande di noi. Per questo accoglierli per noi non è stato solo una

gioia ma anche occasione di crescere nella fede.

Penso inoltre all’accoglienza di aspiranti novizi e di tanti amici che

in questi anni ci sono stati vicini.

Con loro l’accoglienza ha avuto il carattere del dono reciproco

della fiducia e dell’ascolto.

Accogliere i limiti e le doti del fratello che si avvicina alla fraternità

è un carisma che come francescani dobbiamo avere

particolarmente a cuore. Nel prossimo c’è il volto di Cristo, nel

prossimo ci sono io stesso con il mio bisogno di amare e di essere

amato. E tuttavia non è sempre facile far seguire i fatti a queste

belle parole. Pertanto la presenza ai nostri incontri di tanti amici

che si sono fermati ma anche di tanti che se ne sono andati, ci ha

fatto capire che l’accoglienza non può essere un mantra da vivere

con ossessione ma anzi deve essere proposta con semplicità,

discrezione e sensibilità.

Penso infine ai fratelli stessi, ai familiari, ai colleghi, gli amici e a

tutte le persone che sono presenti nella nostra vita quotidiana. La

nostra fraternità vorrebbe essere accogliente proprio a partire dai

“vicini” soprattutto quelli che ci creano problemi, ci fanno

arrabbiare o non ci capiscono o non capiamo. Quando riusciamo a

essere accoglienti anche nei confronti di queste persone,

sappiamo che abbiamo posato fondamenta solide alla nostra

capacità di accogliere il “diverso” o il “lontano”.

Così abbiamo imparato che non c’è un’unica via all’accoglienza

ma questa ha molteplici volti, molteplici strade, molteplici momenti

e tutti questi sono presenti nella vita quotidiana e nel cammino di

fraternità. Vogliamo impegnarci per non perdere mai nessuna

occasione di accoglienza.

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ACCOGLIENZA E’ VITA: FRATERNITA’ DI COSSATO

Accoglienza … ai più piccoli.

A proposito di accoglienza, vogliamo condividere

quella verso i nostri araldini, i più piccoli della famiglia

francescana.

Arrivano ai nostri incontri perché frequentano già il

nostro convento per il catechismo o per l’oratorio il

sabato o perché sono amici o parenti dei bambini che

già ci conoscono.

Il progetto della fraternità araldini, ormai da sei anni, è

sostenuto dalla nostra fraternità locale ofs.

Il nostro è un gruppo aperto, chiunque dai 6 ai 13 anni

può trascorrere un sabato con noi, poi l’anno

successivo si valuta chi celebrerà la Promessa durante

la messa nella Solennità di Cristo Re.

Nell’incontro si parla di Vangelo, di Francesco e Chiara, giocando, disegnando,

condividendo tutti insieme i loro pensieri, le loro esperienze, e alla fine

terminiamo l’incontro con una bella merenda.

Dopo l’incontro ci si ritrova in chiesa per la celebrazione della messa, cercando

di animarla per coinvolgerli un po’.

Questi incontri ci permettono anche di avvicinarci alle loro famiglie, che il più

delle volte non hanno mai sentito parlare né di OFS né di fraternità araldini ed

è quindi anche un modo di farci conoscere.

Tanti bambini in questi anni si sono avvicinati, quello che sarà non possiamo

saperlo, sicuramente ci siamo avvicinati alla Parola con leggerezza, come si

conviene con i più piccoli, vivendo con loro momenti di gioia.

Per la fraternità di Cossato - Antonietta

Natale in semplicità Per questo Natale

un'idea di riciclo molto

carina potrebbe essere

quella di raccogliere tutti

i vecchi bottoni che

troviamo sparsi per casa

e ai quali non diamo il minimo valore e utilizzarli invece per

abbellire la nostra casa nel periodo natalizio

Occorrente: Bottoni di diverse misure (almeno 4 di identica

misura per realizzare il tronco, dell'albero di Natale), bottone

speciale a forma di stella, spago. Procedimento: Infilare lo

spago nei bottoni, stando attenti a dar la forma dell'albero di

Natale, quindi 4 per il tronco e via via a salire, per ultimo dovrà

essere infilato il bottone a forma di stella, annodare a forma di

cappio lo spago, ed appendere i tanti bellissimi alberi di Natale

realizzati.

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Come saprete, nella nostra fraternità ci sono sorelle che abitano in paesi vicino al nostro. Chiedo di pubblicare sul giornalino l'esperienza vissuta da alcune di queste sorelle che vivono a San Rocco di Montaldo Roero, un paese che dista una decina di km da Valle Rossi. Siamo molto soddisfatte di avere nella nostra fraternità delle sorelle così volenterose e le ringraziamo di cuore.

Maria Rosso Dallorto (ministra fraternità di Valle Rossi - Pocapaglia)

Continua ogni giovedì nelle parrocchie di Baldissero, Montaldo e S. Rocco, l'esperienza del giovedì eucaristico. Questa esperienza, iniziata nello scorso mese di marzo in seguito a una settimana eucaristica, consiste nel dedicare la giornata del giovedì alla preghiera davanti a Gesù, presente nel Santissimo Sacramento, esposto solennemente sull'altare. Il giovedì eucaristico si svolge a rotazione nelle nostre tre chiese parrocchiali, dal mattino fino alla tarda serata, grazie alla presenza di un buon numero di adoratori che di volta in volta si rendono disponibili a coprire i vari turni di adorazione. La presenza di questi adoratori offre a tutti la possibilità di trovare la chiesa aperta e di unirsi alla preghiera in qualsiasi momento della giornata. Riteniamo infatti che sia importante che le nostre chiese parrocchiali possano diventare sempre di più delle “oasi di preghiera” che possano favorire l'incontro personale con il Signore. Sappiamo infatti che il mondo di oggi ci impone

spesso dei ritmi frenetici e stressanti, che rischiano di svuotarci interiormente, è dunque è importante che le parrocchie sappiano offrire degli spazi in cui ritemprarsi interiormente, attraverso l'ascolto della Parola di Dio e il dialogo “cuore a cuore” con Gesù, che ci aspetta nel Santissimo Sacramento affinchè rafforzati dall'incontro con Lui possiamo ritornare nella vita quotidiana per compiere la missione che il Signore ci ha affidato. Un grazie di cuore alle tante persone che stanno aderendo a questa iniziativa, che per il momento sta funzionando bene e che riteniamo sarà una benedizione per le nostre vite personali e per le nostre parrocchie, chiamate sempre di più a mettere Gesù al centro e ad intercedere davanti a Lui per le necessità della Chiesa e del mondo intero. Don Alessandro Settimo (parroco di Baldissero, Montaldo e S. Rocco)

PILLOLE DI VANGELO

"Sei invidioso perché io sono buono?" Essere invidiosi significa "avere un occhio cattivo”, cioè essere incapace di guardare con amore e benevolenza. Riceviamo questa lente da Chi sa amare così.

"Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”. Siamo tutti chiamati a legarci: alcuni scelgono di legarsi alla nullità dei loro affari, che porta all'oscurità e solitudine. Altri accettano di lasciarsi stringere da un amore differente e godono la festa della vita.

"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Che bella la premessa di imparare ad amare come Dio ama, dando tutto, dando se stessi!

“Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Cesare ci ha consegnato solo avidità ed egoismo: questo dobbiamo lasciarglielo. Dio ci ha dato tutto quello che siamo e che abbiamo: tutto questo dobbiamo restituirlo in frutti di condivisione e generosità.

(Commenti a cura di fra Alberto Vaccaneo)

ACCOGLIENZA E’ VITA - FRATERNITA’ DI VALLE ROSSI

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FRATELLI RITORNATI A CASA PER VIVERE DI CRISTO PER SEMPRE

VANGELO E’ VITA L’11 luglio 2017 è deceduta la nostra sorella Maria Camparo vedova Ivaldi, terziaria da 64 anni, avendo professato il 1° gennaio 1953. Maria ha vissuto lo spirito francescano innanzitutto nella sua famiglia, come mamma di due figli e poi nonna di cari nipoti e pronipoti. E’ però sempre stata presente e attiva nella Fraternità di Alessandria: abitava lontano dalla nostra sede e alla domenica non c’erano i consueti mezzi di trasporto, ma Maria – anche da anziana e sofferente – affrontava volentieri una lunga camminata per partecipare a ogni incontro. Quando poi l’età e la salute la costrinsero in casa, amorevolmente assistita dai figli, continuò ad informarsi della vita della fraternità e a seguirne la attività con la preghiera e con le sue offerte La fraternità la ricorda con affetto e, secondo la nostra tradizione, il 22 ottobre si è riunita per la celebrazione di una S. Messa in suo suffragio.

Fraternità “Beata Teresa Michel”, Alessandria

IN MEMORIA DELLA SORELLA ELISABETTA MINETTI ORDINE FRANCESCANO SECOLARE DI MADONNA DI CAMPAGNA 17 novembre 1921 - 17 settembre 2017 Cara sorella Elisabetta, o meglio “ Bettina ”, così come resti nel cuore di coloro che ti hanno incontrata e hanno percorso con te i sentieri di questa vita, grazie di cuore. Sorella dell’Ordine Francescano Secolare di Madonna di Campagna, Professa dal 7 aprile del 1940, zelante nel dono del servizio verso tutti e pronta a dare soluzione a ogni necessità, sei viva nel ricordo di molti fratelli e sorelle, così come di coloro che fanno parte della famiglia di questa Parrocchia.

San Francesco di Assisi, da cui ti sei sentita chiamata a seguirne le orme, alla sequela di Cristo, amò andare incontro all’Altissimo Buon Signore, lodando e benedicendo, con tenerezza indicibile verso i suoi frati. Preghiamo per te affinché il povero d’Assisi interceda e ti accompagni, cara sorella Bettina, al tuo incontro con lo Sposo. Dal” Cantico di Frate Sole”, nell’unità di tutti i fratelli e le sorelle, alla tua anima rivolgiamo la parte che è la “ Lode della Croce portata per amore ”. Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke ’l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, siranno incoronati. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no ’l farà male. Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate.

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Il Vero Dono Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. (Mt 2,1). Nei giorni del suo “natale” Gesù riceve dai Magi i doni di cui parlano i vangeli e ancora oggi, a Natale facciamo regali (soprattutto ai più piccoli delle nostre famiglie) e ne riceviamo, contribuendo cosi a rivivere e a far rivivere quell’evento della vita di Gesù. La parola dono con i suoi sinonimi ricorre in circa duecento passi delle Sacre Scritture indicando di volta in volta, il dono della fede: “Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro ai quali il nostro Dio e salvatore Gesù Cristo, nella sua giustizia, ha dato il medesimo e prezioso dono della fede” (2Pt 1,1); i doni dello Spirito: “Desiderate intensamente i doni dello Spirito” (1Cor 14,1); il dono come offerta a Dio: “Adesso accetta un dono dal tuo servo” (2Re 5,15) e altri significati ancora. Il dono dunque ha rilevanza nella vita spirituale del cristiano. Cerchiamo pertanto di capire se i doni che ci scambiamo a Natale possono aiutarci a fare una riflessione sulla presenza di Dio nella nostra vita, invece di distrarci e portarci verso un cieco consumismo. Ogni regalo consta di alcuni elementi: la sorpresa, la bellezza del dono e il dono stesso. I pastori e i magi che accorrono alla grotta si trovano di fronte ad una grande sorpresa. Ma è fondamentale che i loro cuori siano disponibili ad aprirsi alla meraviglia. Meraviglia che diventa subito testimonianza come dice Luca: “Tutti quelli che ascoltarono i pastori si meravigliavano delle cose che essi raccontavano” (Lc

2,18). Quello stupore non è fine a sé stesso ma è fonte di gioia perché essi vedono realizzarsi le promesse del Signore e le parole degli angeli. Infatti “i pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro” (Lc 2,20). Successivamente, più volte, la vita di Gesù sarà fonte di stupore e meraviglia. os : “ci fu stupore in tutti a motivo della cacciata dei demoni da parte del Signore” (Lc 4, 36); “ pesca miracolosa” (Lc 5, 9); “tutti si stupirono a motivo g g ” (Mc 1, 27); “i discepoli si stupivano a causa delle parole del Signore” (Mc 10, 24); “stavano salendo insieme a Lui, si stupivano ed erano pieni di timore” (Mc10, 32); “i discepoli vedendo il Signore si stupirono” (Mc 9, , e cos via. In tutti questi casi non si tratta di una semplice ammirazione, del solo sbalordimento, ma di una diretta e concreta co unione con la presen a di io, c e produce la conoscen a auten ca di questa realt soprannaturale, come dice giustamente San Gregorio di Nissa: “I c c c g . S c c ”. E’ la eraviglia dei puri di cuore, di c i non frappone tra se è Dio uno sterile razionalismo, di chi non cerca tanto di conoscere Dio ma di incontrarLo, che ci permette veramente di entrare in contatto con Lui nel Natale. Il Signore nel Natale ci fa quindi un dono che sorpassa, nella realtà dei fatti, le Sue stesse parole e promesse: il dono di suo Figlio, l’Emmanuele, Il Dio-con-noi non solo quel giorno, ma da quel giorno, per sempre. E’ i portante c iederci se il Natale, cos co e lo conosciamo e lo viviamo oggi, ci meraviglia ancora e ci

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riempie il cuore di gioia. Forse si, ma se non fosse così dovremmo chiederci se per caso non abbiamo dimenticato la semplicità della Natività di Gesù o della mangiatoia preparata da Francesco a Greccio. O forse ancora se abbiamo dimenticato la nostra Regola che ci invita ad avere una giusta relazione ai beni terreni,

semplificando le … materiali esigenze (Regola OFS, art 11). La sorpresa e la meraviglia di fronte ad un regalo sono determinati anche dalla bellezza del regalo stesso. I pastori erano stati testimoni di eventi di una bellezza indicibile: pri a “un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce“ (Lc 2,9 e subito dopo “…apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli ch g »”. Anche i Magi, inoltre, come sappia o, s’incamminarono seguendo la bellezza della stella. Pastori e Magi infine si trovarono di fronte alla tenerezza del Bambino e di sua madre: “… bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo ” (Mt 2,11). Dio si presenta bello, rivestito di luce e di tenerezza. Ci manda segnali che parlano ai nostri sensi e ci seducono. Dio ci vuole donare la Sua Bellezza, la Sua Luce e la Sua Tenerezza. Lo fa donandoci un Bambino che ha in sé tutti questi doni e ci invita a pensare alla bellezza che è in noi. E’ particolar ente suggestivo per il nostro discorso, il parere sul pontificato di Papa Francesco che, per altri motivi, don Roberto Repole, presidente dell’Associa ione Teologica Italiana a espresso recentemente durante un’intervista con il sito Vatican Insider: “Il pontificato di Francesco pare orientato a fare f ù b q vedo una grande sintonia sul tema del dono. La capacità di donare e di ricevere come esempio più limpido della b zz , c . Di essere uomini che danno e ricevono. Papa Francesco proprio annunciando il vangelo, ci fa scorgere la b zz à ch q gg C ”. Sembra quindi che oltre alla bellezza del dono ci sia una bellezza del donare che coincide con la bellezza dell’u anit . U anit e Belle a di cui io si è voluto rivestire per essere presente in mezzo a noi: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Abbiamo gli occhi belli, lo sguardo luminoso e capace di tenerezza che sono necessari per essere testimoni della presenza di Dio nella vita di tutti noi? Sappiamo

custodire la bellezza del Creato e della nostra vita santificati dall’incarnazione di Dio? “Prestare attenzione alla bellezza e amarla ci aiuta ad uscire dal pragmatismo utilitaristico” (Laudato Si, n. 215). Amare la bellezza vuole dire affrontare la vita secondo una logica di gratuità, che superi qualunque dinamica dettata dal profitto econo ico e dall’interesse personale. Amare la bellezza appartiene infatti alla logica della lode e della contemplazione verso qualcosa che ci è stato donato e per il quale rendiamo grazie. ’è infine il dono in sé. I Magi portano doni preziosi. E non si aspettano nulla in cambio. Eppure ciò che ricevono è più che prezioso: essi ricevono il dono più bello e stupefacente che Dio ci fa: Suo Figlio. E’ un dono i enso e non si “esaurisce” a Natale a, co e dice Don Tonino Bello, dal Natale parte per diffondersi tutti i giorni della nostra vita. Gesù si dona più volte nel corso della sua esistenza terrena. Si dona nelle parole che annunciano la misericordia del Padre, si dona nell’accogliere, si dona nelle lacrime versate, nei miracoli, nella gioia della festa fino al dono di se stesso, del Suo Corpo e del Suo Sangue. Ora Gesù è presente tra noi con il dono del Suo Spirito che dà vita alla Chiesa. Anche la Chiesa dunque, nelle sue innumerevoli espressioni - famiglie, comunità. parrocchie, fraternità, movimenti, gruppi di preghiera - e ruoli - laici e consacrati - è parte di questo dono che ci è stato consegnato e di cui dobbiamo avere cura. Un dono da condividere con chi non conosce Gesù, seguendo l’invito di San Giovanni Paolo II, aprite anzi spalancate le porte a Cristo, che si rivela nei fratelli, nei bisognosi e negli emarginati di cui ci parla continuamente Papa Francesco, quasi a dare un volto a Chi incontreremo spalancando quelle stesse porte. Le nostre fraternità hanno questa voglia di aprire le loro porte? Hanno la spinta necessaria per uscire dai conventi, dalle stan e “riservate” alla fraternit e dalle comodità della tradizione per diventare il nuovo volto dell’ordine francescano secolare così come emana e risplende dal volto stesso di Cristo? A Natale dunque il dono bello, meraviglioso e vivo è Gesù stesso. Ma oggi è anche compito di noi francescani portare questo dono al mondo spendendo la nostra stessa vita per i fratelli come fece San

Francesco, perché è donando che si riceve e … morendo che risorge a vita eterna. Buon Natale!

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DALLA REDAZIONE: Grazie a tutti e Buon Natale!!

SANTI FRANCESCANI: Beato Angelo CARLETTI

Protettore della Fraternità di Cuneo La famiglia francescana annovera tra i suoi santi il Beato Angelo Carletti che nacque nel 1411 a Chivasso da una famiglia nobile e pia che gli aveva dato il nome di Antonio. Studiò a Bologna, uno dei centri culturali più

importanti d’Europa, conseguendo la laurea in Diritto Canonico e Civile e in Teologia. Tornato a Chivasso esercitò la professione forense e divenne membro della Corte di Giustizia. La sua vita ebbe una svolta decisiva all’età di trentatré anni: morti i genitori, rinunciò alla brillante professione e al matrimonio per consacrarsi a Dio. Sposò la povertà francescana e fu a quel punto che decise di abbandonare il nome di Antonio e di assumere quello di Angelo: questo gesto sanciva la nascita dell’uomo nuovo e fedele a Dio. Entrò nel Convento di S. Maria del Monte a Genova dove gli fu affidato il compito di maestro dei novizi; durante la sua permanenza a Genova favorì la nascita dei Monti di pietà. Nel 1464 fu eletto Vicario Provinciale e nel 1472 a L’Aquila ebbe, per la prima volta, l’incarico più importante: Vicario Generale degli Osservanti. Questo servizio gli venne affidato ancora nel 1478 e nel 1484. Fondò i monasteri di Saluzzo, Mondovì e Pinerolo e fu un instancabile difensore della fede cristiana: Sisto IV, che bene conosceva le sue doti, lo nominò Nunzio e Commissario Pontificio per organizzare la difesa cristiana contro l’avanzata ottomana. Fu un grande predicatore e scrisse diverse opere, la più importante delle quali è la “Summa casuum conscientiae”, detta "Summa Angelica" che Lutero, come simbolo di ortodossia cattolica, bruciò nella pubblica piazza di Wittemberg il 10 dicembre 1520. Rinunciò più volte alla dignità vescovile, rimanendo per tutta la vita un semplice sacerdote. Le fonti del tempo attestano l’esistenza di un particolare legame tra il Beato Angelo e il Terz’Ordine francescano, come si chiamava allora. In particolar modo viene ribadito che il Beato fu la guida spirituale della beata Paola Gambara che a dodici

anni andò in sposa al conte Ludovico Costa di Bene Vagienna, nel Cuneese. I consigli del francescano la orientarono non già verso una “fuga dal mondo”, ma al contrario la spinsero a restare nel mondo, tra la gente del suo ceto, per dimostrare che ovunque si può con coerenza vivere il Vangelo. Grazie ai consigli del Beato Angelo, Paola decise di entrare a far parte del Terz’Ordine francescano e continuò a vivere al fianco del marito nonostante i suoi tradimenti. L’esempio di santità della moglie fece ravvedere Ludovico che successivamente si ammalò, ma fu a quel punto che Paola chiese l'intercessione di padre Angelo morto nel 1495. Ludovico guarì, andò in pellegrinaggio presso la tomba del Beato e scrisse una testimonianza che venne poi inserita negli atti per la beatificazione di padre Angelo. L’affetto che lo legava al Terz’Ordine francescano trova conferma nella notizia che anche la cugina Bartolomea Carletti, prima di fondare un monastero di clarisse, si fece, dietro suo consiglio, terziaria francescana. La figura del Beato Angelo Carletti è ancora oggi molto cara agli abitanti di Cuneo, infatti è patrono della città assieme all'arcangelo Michele. I cuneesi in varie occasioni chiesero e ottennero la protezione del Beato Angelo: nel 1691 i Francesi cercarono di conquistare la città e la protezione del B. Angelo fu palese, poiché una bomba, dopo aver forato il tetto della chiesa, si adagiò di fronte all’urna rimanendo inesplosa. La venerazione popolare considera un ulteriore miracolo il fatto che non vi siano state vittime, il 30 dicembre 1996, durante il disastroso crollo del tamburo e della cupola del santuario degli Angeli. Dapprima il suo corpo, incorrotto e flessibile, emanava una soave fragranza e fu custodito presso il convento di Sant'Antonio. Successivamente il convento fu distrutto per permettere la costruzione delle mura cittadine e oggi il corpo mummificato del beato Angelo Carletti si trova all'interno del Santuario degli Angeli di Cuneo. Al suo esempio si ispirano anche i francescani secolari della fraternità “beato Angelo Carletti” di Cuneo che, come la beata Paola, cercano di seguire il suo consiglio: vivere ovunque e con coerenza il Vangelo.

Cari Fratelli, Vi ringraziamo immensamente per la collaborazione sempre più assidua e partecipe nell’invio di articoli che rendono questo giornalino ricco di esperienze di vita francescana. Il prossimo numero sarà dedicato alla RESPONSABILITA’ FRATERNA. Vi chiediamo pertanto di inviarci entro il 15 FEBBRAIO articoli brevi, documentati anche da qualche foto, su questo tema seguendo il seguente spunto di riflessione: Art. 30 I fratelli sono corresponsabili della vita della Fraternità a cui appartengono e dell’OFS come unione organica di tutte le Fraternità sparse nel mondo. Il senso di corresponsabilità dei membri esige la presenza personale, la testimonianza, la preghiera, la collaborazione attiva secondo le possibilità di ciascuno e gli eventuali impegni nell’animazione della Fraternità. Attendiamo anche informazioni su luoghi francescani in Piemonte di Vostra conoscenza, su professioni, capitoli, eventi o iniziative inerenti al nostro essere Francescani nel mondo. L’indirizzo mail è [email protected] . Se avete qualche difficoltà “tecnologica” ci rendiamo disponibili per elaborare l’articolo con Voi anche solo telefonicamente. Potete contattarci al seguente numero Mario 329 1847438 Per leggere on-line il giornalino: www.ofspiemonte.it . Pace e Bene!

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