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PERIODICO DI INFORMAZIONE DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI TERNI www.ordingtr.it ISSN 1971 - 6648 L’occupazione giovanile degli ingegneri La vera ora solare di Terni Anno XXIII – N. 93 – gennaio-marzo 2013 – Sped. in A.P. – 45% – Filiale di Terni

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PERIODICO DI INFORMAZIONE

DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI TERNI www.ordingtr.it

ISSN 1971 - 6648

L’occupazione giovanile degli ingegneriLa vera ora solare di Terni

Ann

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ed. in A.P. –

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Anno XXIII - n. 93gennaio-marzo 2013

Il contenuto degli articoli firmati

rappresenta l’opinione dei singoli Autori.

[email protected]

Direttore responsabile:CARLO NIRI

[email protected]

Redattore capo:SIMONE MONOTTI

Segreteria di redazione:

GIORGIO BANDINI

SILVIA NIRI

MARCO RATINI

Redazione:

ALBERTO FRANCESCHINI

PAMELA ASCANI

MARIO BIANCIFIORI

CLAUDIO CAPORALI

MARCO CORRADI

LAURA GUERRIERI

PIER GIORGIO IMPERI

ATTILIO LUCCIOLI

FRANCESCO MARTINELLI

EMILIO MASSARINI

ALESSANDRO PASSETTI

ROBERTO PECORARI

Sommario

EditoreOrdine degli Ingegneri

della Provincia di Terni

05100 Terni - Corso del Popolo, 54

Responsabile editorialePresidente pro-tempore

Dott. Ing. ALBERTO FRANCESCHINI

Direzione, redazione ed amministrazioneOrdine degli Ingegneri

della Provincia di Terni

Corso del Popolo, 54 - 05100 Terni

Tel. 0744/403284 - Fax 0744/431043

Autorizzazione del Tribunale

di Terni n. 3 del 15/5/1990

Composizione elettronica: MacAug

Stampa: Tipolitografia Visconti

Viale Campofregoso, 27 - Terni

Tel. 0744/59749

In copertina:La sede del Corso di aggiornamentosulla “Direttiva Cantieri” (vedi pagg. 27-30)

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5 Multiverso

5 L’occupazione giovanile degli Ingegneri di Carlo Niri

7 Semplificazione degli interventi antisismici di C. N.

8 La giornata della collera di S. N.

9 Tecnico compreso nel prezzo di Simone Monotti

10 L’ingegneria della nostra cascata di Roberto Pecorari

14 I cinque percorsi di Tiziana Mazzeo

15 Installata la grande meridiana dell’I.T.I.S. di Tonino Scacciafratte

17 La lettura dell’orologio solare di Tonino Scacciafratte

18 Un approccio multidisciplinare per la conservazione

e la valorizzazione del patrimonio ecclesiastico di Luca Papi

21 Il fantasioso ingegno di Snoopy di Trilly

23 Le notifiche preliminari vanno on-line di S. M.

24 Valorizzazione del patrimonio industriale di S. N.

25 La corsa al cielo di S. N.

26 Inarcassa: La nostra cassa di previdenza

27 Il coordinatore per l’esecuzione dell’Avv. Ilaria Piccioni

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MultiversoAttraverso i millenni l’ingegno

umano ha saputo svelare i segretidell’universo che ci circonda.Da un mondo terro-centrico sia-

mo passati a capire come funziona-no le orbite dei pianeti intorno al so-le. Poi, sempre più avanti, i moti del-le altre stelle. Oggi, con i modernitelescopi elettronici, stiamo esplo-rando i punti più lontani di un uni-verso immenso con centinaia di mi-gliaia di galassie in espansione. Siamo ormai ai confini della co-

noscenza, difronte all’ignoto. Lascienza sta studiando nuove entitàmisteriose come, ad esempio,l’”energia oscura”, i “buchi neri” el’”antimateria”. Per la prima voltal’uomo intravede l’esistenza di uni-versi ulteriori e sconosciuti. Comese la “bolla cosmica” che sembracontenere le nostre galassie possaessere compenetrata o affiancata daaltre “bolle”, in un gorgo cosmicoinimmaginabile. L’universo si sta ri-velando un “multiverso”. Ma se sia-mo riusciti a conoscere in gran par-te l’universo, come faremo a capireil multiverso?Ancora una volta si tratta di supe-

rare le Colonne d’Ecole per affron-tare l’immenso oceano sconosciuto.Ma ormai da tempo l’uomo nonviaggia più con il corpo. L’esplora-zione è diventata così immensa chepuò essere fatta solo con altri sensi.Il problema non è più salpare le an-core verso l‘ignoto, ma sapere qua-li sono oggi le caravelle da usare perraggiungere la conoscenza.Con quali mezzi possiamo capire

il mistero del tempo? Come faccia-mo a superare il nostro mondo tridi-mensionale? Il nostro “ingenium”,da solo, riuscirà a guidarci ancorauna volta più lontano?

Come tutti sanno la crisi econo-mica, che dura ormai da diversi anni,colpisce duramente l’occupazionegiovanile. Una volta gli ingegnerisembravano soffrire meno rispetto adaltre categorie di laureati, ma ormaianche loro sono in cattive acque.Mentre la libera professione - con lacaduta verticale degli incarichi e lascomparsa delle tariffe minime - èquasi sparita, il lavoro dipendentepresenta ancora qualche possibilità(anche se, purtroppo, ormai quasisempre all’estero).

La situazione non è omogenea per-ché il tasso di occupazione è diversotra le varie specializzazioni della ca-tegoria. I vari settori dell’ingegneriaindustriale, di quella elettronica e del-l’informatica riescono ancora ad as-sorbire buona parte dell’offerta di la-voro dipendente, mentre per quantoriguarda il campo dell’ingegneria ci-vile ed ambientale c’è un forte calooccupazionale.

Un’altro aspetto determinante è

quello dell’area geografica, perchè alnord la domanda e l’offerta si man-tengono in sostanziale equilibrio,mentre al sud l’offerta supera di granlunga la domanda (e anche qui al cen-tro abbiamo notevoli difficoltà).

Comunque nel complesso, rispettoagli altri laureati, il tasso di disoccu-pazione dei dottori in ingegneria nonè poi molto alto, dato che si man-tiene ancora entro il tre/quattro percento. Quello che preoccupa sono leretribuzioni. Gli stipendi, almeno inItalia, sono molto modesti. Anche senell’attuale società tecnologica l’in-gegnere rappresenta l’eccellenza neicampi dell’innovazione e dello svi-luppo, la categoria non si sente affattovalorizzata. Del resto bisogna consi-derare che il numero di laureati in in-gegneria si aggira ormai sulle sei-centomila unità e, con un incrementodi circa trentamila l‘anno, si va dirittiverso la saturazione.

Se vogliamo analizzare la que-stione in maniera più approfondita

Crisi della professione

L’OCCUPAZIONEGIOVANILE

DEGLI INGEGNERI

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possiamo utilizzare anche i dati di-sponibili pubblicati da “Inarcassa”.Da essi veniamo a scoprire che - so-prattutto fra i giovani iscritti - si ri-scontra un notevole numero di liberiprofessionisti “anomali”. Sono co-loro che costituiscono le cosiddette“false partite IVA” e che preferisconodefinirsi, molto più decorosamente,“liberi professionisti” anziché “di-soccupati”. Si stima che il loro nu-mero superi i quarantamila, su un to-tale di centosessantamila ingegneri earchitetti appartenenti a Inarcassa.Come già detto si tratta soprattutto dicolleghi giovani, non oltre i quarantaanni, laureati in ingegneria civile e inarchitettura per i quali è ormai im-possibile accedere all’insegnamentood a un qualunque pubblico impiego.

Per costoro questa situazione di di-sagio professionale crescente vieneanche accentuata da nuovi oneri, re-centemente introdotti assieme a moltiulteriori balzelli, che rendono semprepiù insostenibile la libera professione,come ad esempio:

● L’aumento dei contributi previ-denziali attuato dalla riforma di Inar-cassa del 2010 anche per i redditi mi-nimi;

● La formazione obbligatoria per-manente, richiesta dalla recenteriforma delle professioni, che si tra-duce in un costo aggiuntivo rilevante;

● L’assicurazione professiona le,obbligatoria a partire dal prossimoagosto del 2013;

Insomma, se prima l’accesso allavita professionale era difficile per igiovani, oggi fare l’ingegnere pro-fessionista sembra diventato quasiimpossibile. E se ci sommiamo lacrisi, che in questi ultimi anni ci hamesso sopra un’ulteriore pietra tom-bale, dobbiamo constatare che sta ve-nendo meno il necessario ricambiogenerazionale che risulta indispensa-bile per mantenere alto il livello del-l’ingegnera italiana

Carlo Niri

L’Umbria cerca di sburocratizzare

SEMPLIFICAZIONE DEGLIINTERVENTI ANTISISMICI

Gli interventi nelle zone si-smiche umbre saranno un pò piùsemplici. Per tentare di rivitaliz-zare un’edilizia ormai moribon-da, la giunta regionale ha appro-vato le nuove procedure che per-metteranno agli uffici provincia-li di rilasciare le autorizzazionipiù velocemente. Con modificaalla L.R. 5/2010, sono state indi-viduate le cosiddette opere “pri-ve di rilevanza” per le quali nonviene richiesta l’autorizzazione,ma è sufficiente conservare i cal-coli e la documentazione proget-tuale (accompagnati dalla “asse-verazione” del progettista di averrispettato la normativa tecnica incorso) da esibire soltanto in casodi controllo in corso d’opera. Ol-tre a questa documentazione, de-ve essere anche depositato in bol-lo, in caso di richiesta del certi-ficato di agibilità o per altri usi,il “certificato di rispondenza” delDirettore dei Lavori, che assicu-ra di aver eseguito gli interventiin conformità al progetto.

È stato anche introdotto unelenco di lavori di “minore rile-vanza” per l’incolumità pubblicache rappresentano interventi di ri-schio sismico meno pronunciato.Si tratta di opere (sia nuove cheda ristrutturare) dove viene pre-vista una presenza soltanto occa-sionale delle persone e, comun-que, senza affollamenti e senzafunzioni pubbliche o sociali.

Le facilitazioni non sono pre-viste nel caso di opere “strategi-che” o indicate come “rilevanti”(o anche come interessate da ri-schio idrogeologico di frane).

Infine sono state riorganizzatele norme per le cosiddette “va-rianti strutturali non sostanziali”.In questo caso, se non si opera-

no modifiche significative al pro-getto strutturale originario, nonverrà richiesto il preventivo de-posito per ottenere l’autorizza-zione sismica preventiva.

Oltre al predetto aggiorna-mento della classificazione degliinterventi sarà anche individuatauna nuova procedura per il “Cer-tificato di rispondenza” che il di-rettore dei lavori deve deposita-re all’Amministrazione. Sarà poicompito del collaudatore acqui-sirlo ed allegarlo, citandolo, alproprio atto di collaudo. I certi-ficati sui materiali e quelli di pro-va saranno, comunque, sempredepositati a garanzia della possi-bilità di effettuare controlli suc-cessivi.

C.N.

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La manifestazione, che è stata or-ganizzata a Milano in vista delle re-centi elezioni, intendeva sensibiliz-zare le forze politiche per una urgenteazione di contrasto al declino econo-mico nell’edilizia. Moltissime sonostate le associazioni che, al grido di“basta promesse!” hanno preso parteall’iniziativa di denuncia e di protesta: Assoimpredil Ance, Acai, Anit,Aspesi, Assogesso, Assoimmobiliare,Assolombardia, Assomalte, Casarti-giani Lombardia, Cna, Confartigia-nato, Confindustria Alto Milanese,Confindustria Monza e Brianza, Con-sulta regionale dei geometri, Conf-commercio, Croil, Federcomated, Fi-maa, Uncsaal, Unione Artigiani, ecc.

Per dare forza alla manifestazionee rendere percepibile la crisi, eviden-ziando il calo delle commesse e la di-soccupazione, è stata realizzata unaparticolare “performance” ambien-tale. Il pavimento di Piazza Affari,davanti alla sede della Borsa mila-nese, è stato ricoperto da circa dieci-mila caschi da lavoro gialli, rigorosa-mente allineati, creando un vistosoeffetto scenografico.

Oltre agli organizzatori, alla mani-festazione sono intervenuti anchemolti esponenti del mondo politico eistituzionale tra cui Nichi Vendola,Maurizio Lupi, Oscar Giannino, Ro-berto Maroni, Giuliano Pisapia, il pre-sidente di Confindustria GiorgioSquinzi e tanti altri. Tuttavia, mal-grado le numerose attestazioni di so-lidarietà, gli impegni ad agire prestocontro i ritardati pagamenti, le pro-messe di combattere la difficoltà diaccesso al credito, i propositi di al-leggerire quanto prima il carico fi-scale, a tutt’oggi nessuna iniziativain tal senso è stata avviata.

I diecimila caschetti sono ormaiscomparsi, ma la collera è rimasta.

S.N.

Diecimila caschetti a Milano

LA GIORNATA DELLA COLLERA

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“Tecnico compreso nel prezzo”.Questo potrebbe essere lo slogan pub-blicitario che, sempre più spesso, va-rie aziende ed imprese potrebberopubblicizzare per promuovere le loroattività.

Ormai è impossibile citare le innu-merevoli occasioni in cui Ingenium haaffrontato lo spinoso tema della ge-stione dei rapporti tra professionisti otra professionista e committente. Disicuro, come è noto, in questo mo-menti di crisi generalizzata, quelli cheerano isolati malcostumi stanno pren-dendo sempre più piede, fino a dive-nire critici vizi consolidati.

La totale assenza di tutela da partedella legge, con l’abolizione delle tan-to odiate tariffe minime (odiate solo sesi parla di liberi professionisti mentrealtrove lo stipendio minimo è giusta-mente intoccabile) gioca un ruolo fon-damentale. Ad onore del vero però vadetto che anche la “scarsa auto-consi-derazione” e lo scarsissimo “spirito dicolleganza” rivestono un importanteruolo. Del resto sono gli ingegneri aprestarsi, per motivazioni disparate, asituazioni umilianti. Nessuno li obbli-ga.

Recentemente va per la maggiore iltrend per cui l’impresa edile proponeal committente un “pacchetto comple-to” che comprende nel prezzo anchetutto l’iter tecnico (progetto, direzio-ne lavori, sicurezza, e così via). Ov-viamente il tecnico non è dipendentedell’impresa ma è un libero professio-nista che dall’impresa sarà nel concre-to incaricato e pagato.

Superfluo dire che già a partire dalprezzo c’è il fortissimo rischio chel’impresa faccia la tanto famosa “cre-sta”, chiedendo X al committente perle attività tecniche e girando poi al tec-nico stesso X/2 (quando va bene).Ammettendo comunque per assurdola assenza di “cresta”, resta pur sem-pre uno svilimento del tecnico ed an-che una denaturazione dello spiritodelle norme.

In teoria l’incarico viene dal com-

mittente ma poi, in pratica, il referen-te è l’impresa. Spesso in effetti la no-mina da parte del committente è ap-punto solo teorica e formale, mentrel’interlocutore è e resta l’impresa.

Tra i mille esempi che si possonocitare, giunge in redazione un caso ve-ramente estremo che vale la pena diraccontare, ovviamente omettendo iveri nomi.

Gli attori in scena sono: “il Com-mittente”, “l’Ingegnere” e “l’ImpresaEdile”.

Il “committente” dovendo realizza-re un ampliamento della sua abitazio-ne contatta l’”ingegnere” chiedendo-gli un preventivo. L’Ingegnere propo-ne 3.000 euro totali per: progetto ar-chitettonico, progetto strutturale e Di-rezione lavori. Il committente accetta(verbalmente). A tal proposito si ri-manda agli articoli riguardanti l’im-portanza di avere sempre una lettera diincarico cartacea o tramite pec.

A quel punto il committente co-mincia a contattare anche varie impre-se, tra cui una con cui l’Ing. abitual-mente collabora con le modalità pri-

ma citate. Proprio quell’impresa vie-ne scelta dal committente.

Su pressante richiesta dell’impresail committente toglie l’incarico all’In-gegnere, affidando “il pacchetto com-pleto” all’impresa.

L’impresa un bel giorno chiamal’Ingegnere informandolo del fatto (ilcommittente pare non essersi nemme-no degnato di fare una telefonata di av-viso). La novità ora è che, se l’Inge-gnere vuole quell’incarico, deve fareil tutto a 1.000 euro….pagati dall’im-presa, “prendere o lasciare…tanto cene sono tanti altri disposti a farlo…anche a meno”.

Il dramma è che il collega, preso al-le strette ed in un periodo di difficoltà,ha accettato la situazione umilianteappena descritta.

La beffa finale è venuta fuori quan-do, a giochi fatti, il committente ha di-chiarato di avere dato all’impresa perle spese tecniche “gustosi” 2.000 eu-ro… “mi ha fatto avere lo sconto ri-spetto ai 3.000 che volevi tu”.

Si ride per non piangere come dice-va qualcuno.

Simone Monotti

Sempre maggiore lo svilimento della professione

TECNICO COMPRESO NEL PREZZO

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Tra passato e futuro

L’INGEGNERIA DELLA NOSTRA CASCATA

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Ogni volta che da Terni si percor-re la Valnerina è inevitabile alzare gliocchi verso la Cascata delle Marmo-re ed ammirare uno spettacolo dellanatura, ma che naturale non è...

In realtà quello che oggi ci appa-re come una scrosciante colonnad’acqua, di 165 metri di altezza di-stribuita su tre salti, è il frutto di due-mila anni di lavoro da parte dell’uo-mo.

A partire dall’età romana, l’uomoha tentato di sfruttare le acque a suobeneficio, canalizzando le acque delfiume Velino per farle precipitare nelsottostante fiume Nera, avvolgendola flora circostante in una nuvola dischiuma bianca.

Per ottenere una breve storia diquesta maestosa opera di ingegneriaci mettiamo in contatto con la società“165m Marmore Falls” che si occu-pa dei servizi turistico-logistici pres-so la Cascata delle Marmore e che cifornisce tutte le informazioni a lorodisposizione.

L’origine della Cascata ebbe ini-

zio nel 271 a. C., quando il consoleCurio Dentato intraprese un’opera dibonifica delle zone paludose dellapianura reatina, allora conosciuta co-me Sabina, realizzando un canale dioltre due chilometri fino al ciglio del-la rupe di Marmore.

Questo maestoso esempio di inge-gneria idraulica, non ebbe solo il me-rito di raccogliere le acque del Veli-no, ma anche quello di mettere in co-municazione due bacini idrografici(Nera e Velino) facendo diventare idue fiumi uno affluente dell’altro. Seda un lato vennero migliorate le con-dizioni di vita dei Sabini, dall’altropeggiorarono quelle degli abitantidella bassa Valnerina e della pianuradi Interamna (Terni), in quanto, neiperiodi di piena dei due fiumi, il ter-ritorio sottostante era soggetto a fre-quenti allagamenti. Le due regioniebbero diverse dispute legali per lagestione del “Cavo” fino alla cadutadell’Impero Romano, quando con leinvasioni barbariche e il successivosviluppo del sistema feudale, i terri-

tori pianeggianti e in aperta campa-gna vennero gradualmente abbando-nati e l’assenza di qualsiasi forma dimanutenzione del Cavo Curiano cau-sò il re-impaludamento della pianu-ra reatina.

Nel 1418, Braccio Fortebraccio daMontone, allora signore di gran par-te del territorio della Chiesa tra cuiTerni e Narni, affidò la realizzazionedi un nuovo canale detto “reatino” al-l’ingegnere Aristotile Fioravanti cheli concluse nel 1422. Nel secolo suc-cessivo, il papa Paolo III commis-sionò un terzo canale che venne por-tato a termine dall’architetto fioren-tino Antonio da Sangallo. L’inter-vento, tuttavia, risultò inefficiente enel 1596 papa Clemente III decise diincaricare una commissione di archi-tetti e idraulici per effettuare una ri-cognizione generale del territorio. Nel1601 l’architetto Giovanni Fontanainaugurava l’ultimo e definitivo “Ca-nale Clementino”, scavato sulla trac-cia dell’antico “Cavo Curiano”, ca-ratterizzato da una forte pendenza ne-

Panoramica della cascata con, a sinistra, l’area turistica inferiore di Piazzale Byron ed a destra l’abitato superiore di Marmore.

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gli ultimi 400 metri e dalla presenzadi un “ponte regolatore” che dovevacontrollare le acque del Velino neiperiodi di piena.

In seguito, nel 1787, l’architettoAndrea Vici realizzò un “taglio dia-gonale” sul secondo salto, deviandoparte delle acque e formando una ca-teratta laterale al fine di aumentarela superficie di caduta dell’acqua ediminuirne la forza d’impatto sulfondovalle del Nera. Fu questo l’ul-timo intervento che diede alla Ca-scata l’aspetto attuale, portandola al-la ribalta come uno degli scenari piùbelli d’Italia.

Fino alla seconda metà del XIX se-colo, le acque del Nera e del Velinofurono utilizzate prettamente per l’ir-rigazione, attraverso opere di cana-lizzazione, o al più per azionare leruote idrauliche di mulini e opifici.

Fu con l’Unità d’Italia, nel 1861,che il commissario generale straordi-nario per l’Umbria, Gioacchino Pe-poli, si prefigurò per Terni il ruolo di“città dell’industria, del commercio edel lavoro nella nuova Italia”. Nel1869, Pietro Maestri (direttore gene-rale della statistica del Ministero del-l’Agricoltura, Industria e Commercio)affermava che le acque del Velino edel Nera sviluppavano un potenziale

idraulico pari a 200.000 cavalli-va-pore. Così tra il 1873 e il 1879, pro-gettato dall’ing. Sconocchia, fu co-struito il canale Nerino. Esso alimen-tava la Fabbrica d’Armi (costruita aTerni nel 1879) fornendo la forza mo-trice ad altre fabbriche come il “lani-ficio Gruber”, lo “iutificio Centuri-ni”, la “Fonderia” e la “Società indu-striale della Valnerina”.

Per la realizzazione e la gestionedel canale fu costituito un consorziopromosso e guidato dal Comune diTerni, comprendente anche gli indu-striali Cini, Gruber e Cassian Bon. Ilcanale Nerino, lungo oltre 2 km, ave-va una portata media di 27 metri cu-bi d’acqua al secondo.

Nel 1886 si concretizzò l’uso a fi-ni industriali delle acque del Velinocon la realizzazione di una deriva-zione di 5 metri cubi al secondo dalcavo Curiano, all’altezza delle Mar-more. Utilizzando il pozzo di Colle-statte come bacino di decantazione,l’acqua, attraverso un percorso di cir-ca 6 km e mezzo, con un dislivellocomplessivo di oltre 200 metri al-l’interno di gallerie e condotte for-zate, arrivava a valle. Essa forniva laforza motrice necessaria al funziona-mento di tutti i macchinari delle “Ac-ciaierie di Terni”, prime in Italia co-

struite fra il 1884 e il 1886 dalla “So-cietà degli Alti Forni Fonderie ed Ac-ciaierie di Terni” (SAFFAT). A bre-ve la “Società Carburo” inaugurò duestabilimenti per la produzione di car-buro di calcio a Collestatte (1896)prima e Papigno (1901) poi.

Nei primi del Novecento altri sta-bilimenti acquisirono concessioni perla produzione di energia elettrica.Sorsero in breve tempo diverse cen-trali idroelettriche (Marmore, Colle-statte, Papigno, Cervara, Spoleto, Ter-ni) azionate dalle acque del Velino.Nel 1922, dopo diversi contenziosi,tutte le centrali divennero di proprietàdella SAFFAT che si era fusa con laSocietà Carburo, diventando la “Ter-ni Società per l’industria e l’elettri-cità‘“.

La società stessa collegò il lago diPiediluco al fiume Velino (1924) esbarrò successivamente il cavo Cu-riano con una diga mobile che con-sentì di utilizzare il lago come baci-no di regolazione settimanale per lacentrale di Papigno. Nel 1927 la “So-cietà Terni” ottenne dal Comune diTerni la cessione venticinquennaledei diritti per lo sfruttamento delleacque del Velino, avendo così mododi esercitare il monopolio della pro-duzione, gestione e distribuzione del-

Lo stato attuale (a sinistra) delle antiche condotte che dalla cascata raggiungevano la centrale idroelettrica di “Velino-Penna Rossa” (a de-stra una sezione del primo novecento).

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l’energia elettrica derivata dalle ac-que dell’intero bacino.

Nel 1929 entrò in funzione la cen-trale di Galleto e l’azienda costruì ilcanale del “Medio Nera” per portarenel lago di Piediluco le acque del Ne-ra e degli affluenti montani Corno eVigi. In tal modo si aumentò la ca-pacità produttiva della centrale diGalleto a tal punto da renderla, nel1932, la più grande unità idroelettri-ca d’Europa, grazie ai suoi quattrogruppi idroelettrici che sviluppavanouna potenza complessiva di 160.000KW.

L’approvvigionamento idrico del-la centrale avviene grazie a due gal-lerie forzate che convogliano l’acquadel Velino. Esse, sottopassando la fer-rovia Terni-Rieti, giungono in un ca-nale derivatore lungo 1.100 metri eprofondo dai 20 ai 26. Da questo ca-nale parte un’ulteriore condotta for-zata, del diametro di 7,35 metri e lun-ga circa 730 metri che, al termine, sibiforca in due condotte minori mu-nite di due pozzi da cui partono i col-lettori di alimentazione delle granditurbine.

I fini industriali prevalsero semprepiù sulle connotazioni naturalistiche,intellettuali e turistiche, come si eratemuto già dagli inizi del Novecen-to, quando cominciarono a levarsi vo-ci preoccupate di alcuni intellettualiche sollevarono la questione della“scomparsa” della Cascata delle Mar-more. Infatti, nonostante nel 1929 il“Ministero dei Lavori Pubblici” aves-se emanato una disposizione tesa adaprire il flusso dell’acqua nei giornifestivi per un totale di 486 ore al-l’anno, dall’entrata in funzione dellacentrale di Galleto la Cascata rimasechiusa fino al 1954, quando la Pro-vincia di Terni e la Società Terni con-cordarono un’apertura annuale di 770ore. Nel frattempo, nel 1945, la Ca-scata divenne il marchio della SocietàTerni, realizzato dal pittore ternanoGiuseppe Preziosi.

A partire dal 1962 l’Enel acquisìla gestione di tutti gli impianti di pro-duzione elettrica in Italia, continuan-do ad attuare il precedente accordoriguardo alle aperture della Cascata.Nel 1998 realizzò il primo impianto

Attività sportive nei pressi della cascata.

Il “balcone degli innamorati” visto dall’interno.

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di illuminazione notturna di un benenaturalistico, composto da 52 centriluminosi con potenza variabile tra i250 e 2.500 watt, permettendo cosìdi fruire dello spettacolo della Ca-scata anche di notte.

L’attuale gestore della centrale diGalleto, la società “E.on”, ha sotto-scritto una convenzione con il Co-mune e la Provincia di Terni che haportato a circa mille le ore annuali diapertura della Cascata.

Negli ultimi anni le acque del trat-to del fiume Nera, immediatamentea valle della Cascata, sono utilizzateanche a scopo ricreativo. Lungo i cin-que percorsi creati intorno al saltodelle acque vi si praticano infatti: raf-ting, kayak, hydrospeed, torrentismoed escursioni che sviluppano diversitemi.

Abbiamo parlato finora della sto-ria che ruota intorno alla Cascata, cer-cando di dare risalto agli aspetti tec-nico ingegneristici, ma la storia vaavanti e ci informiamo sui nuovi pro-getti per valorizzare questa attrattivaternana conosciuta al livello interna-zionale.

La Cascata si veste di un nuovolook a partire dal tramonto del gior-no di San Valentino dell’anno cor-rente: il 14 febbraio infatti, al fine diessere ammirata durante le ore not-turne, la cascata delle Marmore ri-trova il suo impianto di illuminazio-ne artificiale. È il comune di Terniche, in una nota pubblicata sul sito

web municipale, ha comunicato ilcompletamento dei lavori di adegua-mento e potenziamento dell’impian-to di illuminazione realizzato alla fi-ne degli anni ‘90.

Il Comune e la società “Enel So-le” hanno collaborato infatti per unprogetto all’insegna della luce di qua-lità, con interventi che hanno postola massima attenzione al rispetto del-l’ambiente utilizzando lampade e ap-parecchi che proiettano la luce sen-za dispersioni. “Dietro il progetto di adeguamen-

to e gestione degli impianti di illu-minazione” – dichiarano gli assesso-ri ai Lavori Pubblici, Silvano Ricci,e agli Eventi Valentiniani, RobertoFabrini – “c’è stato un lavoro moltocomplesso e particolare. Illuminarela Cascata di luce nuova significaaverne studiato prima la natura, latipologia e la storia, fare i rilievi fo-tografici, catalogare gli elementi il-luminanti già esistenti, rileggere glielementi da valorizzare, studiare ilcontesto ambientale e paesaggistico.Con l’illuminazione artistica splen-de anche di notte uno dei più impor-tanti beni del patrimonio monumen-tale, archeologico e architettonicodella nostra città. Una tale illumina-zione susciterà emozioni al visitato-re e consentirà di mettere in risaltoil fascino e la bellezza della Casca-ta e rappresentare l’acqua attraver-so la funzionalità, l’energia e la vi-vacità a testimonianza di una risor-sa che ha caratterizzato l’economiadel nostro territorio”.

Una buona notizia dunque soprat-tutto per i visitatori che in tal modopotranno di nuovo usufruire dellasplendida vista e di una delle più ap-prezzate proposte della “MarmoreFalls”: la visita guidata in notturna.Ma non solo: veniamo informati dalresponsabile alla Direzione dei La-vori Pubblici del Comune di Terni,Federico Nannurelli che, relativa-mente al quinto percorso del sito diMarmore, il più giovane, nato per esi-genze di consolidamento, si sta pre-vedendo, grazie ad un finanziamen-to europeo, la collocazione di operedi archeologia industriale legate allosfruttamento idroelettrico del fiume

Velino. Inoltre relativamente alla ri-classificazione delle zone a rischioidrogeologico, per le opere di conso-lidamento attuate, quello dell’areadella Cascata è uno dei pochi esem-pi in campo nazionale, e primo inUmbria, per il quale il Comune e laRegione hanno dovuto studiare e for-mare un “iter procedurale” che rap-presenta una guida operativa in ma-teria.

Roberto Pecorari

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Tiziana Mazzeo è laureata inScienze della Formazione, pressol’Università degli Studi di Peru-gia, con indirizzo in “Espertonella Progettazione dell’Insegna-mento a Distanza”. Durante il pe-riodo di studio ha collaborato perla realizzazione di percorsi di-dattici su piattaforma e-learningper la scuola di Perugia “E.Fermi”. Attualmente svolge, tra-mite supplenze, l’attività di inse-gnamento per le scuole stataliprimarie e dell’infanzia su Terni eprovincia.

Breve descrizione dei cinque sen-tieri che, formando un’ampia zonaescursionistica, permettono ai turistidi fruire dello spettacolo offerto dalleacque.

Il primo sentiero risale alla se-conda metà del ‘700. Risulta moltointeressante dal punto di vista natura-listico e segue il percorso storico rea-lizzato dallo scavo del canale Pao-lino. Esso nasce per raggiungere ilpaese di Marmore, ed oggi collega“Belvedere Inferiore” e “Superiore”.Si snoda tra la rigogliosa vegetazionee grotte nascoste,lungo un percorso di800 metri con un fondo quasi esclu-sivamente naturale che lo rendonoabbastanza impegnativo per l’escur-sionista. Pur rimanendo abbastanzalontano dal getto delle acque offreuno scorcio davvero spettacolare daun terrazzino che si trova nel cuoredella cascata e che prende il nome di“Balcone degli Innamorati” al qualesi accede da un omonimo tunnel di 50metri.

Il secondo sentiero giunge nelcuore della Cascata, nei pressi del se-condo salto. È di notevole impattoper il fragore delle acque e per l’a-spetto di natura incontaminata. Lapresenza di scalette e ponti in legno

risulta molto divertente anche per ibambini che possono ammirare da vi-cino una delle 300 grotte naturali chesi trovano nei pressi della Cascata.

Il terzo, con soli 150 metri, ci portain un luogo di eccellenza per ammi-rare i canyons scavati nella roccia dalfiume Nera, mentre, dal terrazzo pa-noramico si può osservare tutta laforza delle acque nella confluenza deidue fiumi. A monte del sentiero sitrova il “centro didattico del giardinobotanico” e, per i più piccoli, la “Fan-tapasseggiata” è allietata dallo “Gne-fro”, il folletto della Cascata.

Un quarto percorso denominatodi “Pennarossa” è il privilegiato dachi vuole fotografare i tre salti nellaloro interezza, grazie alla vista fron-tale dei due punti panoramici. Questopercorso di 500 metri costituisce, in-sieme al quinto, gli unici due percorsifruibili anche nei mesi più freddi (di-cembre-gennaio) quando gli altri sonochiusi. Da una deviazione del sen-tiero, partendo dal punto di osserva-zione più alto, si può raggiungere, at-traverso un bosco, il paesino diCollestatte e il “Parco della Batteria”,così denominato perché durante la se-conda guerra mondiale ospitava una

batteria contraerea a difesa della vi-cina “Fabbrica d’Armi”.

Il quinto ed ultimo percorso è ilpiù lungo (circa 1 km) e si sviluppalungo un sentiero piuttosto pianeg-giante. Esso, protraendosi sul cigliodella rupe di Marmore, offre pano-rami mozzafiato che vanno dallaConca Ternana, lungo la valle delfiume Nera, fino al borgo medievaledi Ferentillo. Questo quinto percorso,piuttosto recente, è nato per le esi-genze di consolidamento del fronteorientale della rupe dove, tra gli anni‘70 e ‘80, si erano verificati movi-menti franosi. Durante tali opere diconsolidamento sono emerse testi-monianze di archeologia industriale,tra cui le vasche di raccolta della vec-chia centrale idroelettrica di Spoleto.Lungo il percorso si possono osser-vare gli 11 pozzi artificiali, realizzatiper le opere di consolidamento dellarupe (vedasi Ingenium n°74 – Aprile2008 – pagg.16-19). Per il primo diessi è stata predisposta una coperturain vetro che lascia intravedere la suaimpressionante profondità. Poco lon-tano da tale sentiero si trovano l’an-tica “Cava Curiana” e il “Ponte Re-golatore”.

Tiziana Mazzeo

I CINQUE PERCORSI

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Segna la “ vera ora solare” di Terni

INSTALLATA LA GRANDEMERIDIANA DELL’I.T.I.S.

Il 20 febbraio scorso, il sole, splen-dente oltre un cielo perfettamente se-reno, ha “messo in moto” la bellissi-ma meridiana solare finalmente istal-lata al suo giusto posto per il qualeera stata progettata: la parete princi-pale dell’Istituto Tecnico IndustrialeL. Allievi di Terni.

Il Prof. Stelio Mancinelli DegliEsposti, progettista dell’opera, curvosotto il peso della sua venerabile età,con una cartellina di appunti in ma-no, non riusciva a districarsi in mez-zo ad una folla di persone intervenu-te per l’inaugurazione. Si era ormairassegnato. La sua “creatura”, da ven-ticinque anni accantonata nelle offi-cine dell’I.T.I.S. e ricoperta da unospesso strato di polvere, non avreb-be mai visto la luce del sole. Non sirendeva conto che il Sindaco di Ter-ni, gli assessori del comune e dellaprovincia, i dirigenti scolastici, gli in-segnanti, gli ex suoi studenti, gli in-gegneri, i personaggi delle istituzio-ni e delle imprese, e tantissime altrepersone erano presenti per l’inaugu-razione. Preso in mano il microfono,si accingeva ad impartire una bellalezione di astronomia open air, concalcoli, formule e teoremi!!

Il centro della città di Terni, da og-gi si è arricchito di un altro monu-mento, un gioiello di perfezionescientifica ed artistica che ben si col-loca ai fianchi dell’obelisco “Lanciadi Luce” di Pomodoro e della Pres-sa da 12.000 tonnellate a Piazza Dan-te.

A riportare alla luce queste due la-stre di marmo dal peso di una ton-nellata cadauna, con riferimenti in ac-ciaio inossidabile e titanio, è statal’Associazione Ternana Astrofili M.Beltrame che è riuscita a coinvolge-re nell’impresa diversi sponsors.

In un precedente articolo apparsosu questa rivista (N. 88-gennaio2012) ne feci la storia e spiegai che

non fu mai installata per mancanzadi fondi. È doveroso quindi renderegiusto merito a coloro che hanno par-tecipato a questa cordata sia dal pun-to di vista finanziario che lavorativo.

Per un aiuto economico, dobbia-mo ringraziare innanzitutto la “Fon-dazione Carit” che è sempre attentaed aperta a collaborare per iniziativeche interessano il nostro territorio avantaggio della collettività, poi il“Lions Club San Valentino di Terni”che ha aderito prontamente appenavisto il progetto, seguendo quelli chesono gli scopi principali come il be-nessere civico e culturale della so-cietà. Non poteva mancare un’im-presa operante nell’ambito dell’ener-gia solare come la “Centro Appaltis.r.l.” di Terni, specializzata nel cam-po dell’edilizia in generale ma che datempo si è rivolta verso il settore del-le energie rinnovabili. Fiore all’oc-chiello, la realizzazione di un im-pianto fotovoltaico di ben 406 Ki-lowatt proprio sopra gli spaziosi tet-ti delle officine dell’I.T.I.S..

Un particolare ringraziamento è in-dirizzato agli “Acciai Speciali Ter-ni”, le nostre care Acciaierie, che han-

no fornito il materiale occorrente e,nella fattispecie, gli Acciai Inossida-bili e una preziosa lastra di titanio asimboleggiare un’altissima qualità diprodotti proiettati al futuro e di eter-na durabilità.

Le imprese “Officine Leoncinis.r.l.” e la “Ing. Energy Future s.r.l.”di Narni che si sono fatte carico del-le lavorazioni meccanica, edile, trat-tamento delle superfici e posiziona-mento delle due lastre, meritano si-curamente un encomio a parte.

Il titolare di ambedue le aziende,il Sig. Mariano Leoncini, è stato l’ar-tefice principale di questo progetto.Appassionato delle scienze astrono-miche, ha aderito prontamente all’i-niziativa e, da imprenditore che inpochi anni ha trasformato una picco-la impresa in una grossa realtà cheopera sia in Italia che in diversi pae-si europei, ha fin da subito accarez-zato l’idea di poter essere lui a ve-dere per primo “l’ora solare vera” diTerni. Il progetto delle strutture disostegno delle due pesanti lastre è sta-to redatto dall’Ing. Marcello Irti, tral’altro docente presso lo stessoI.T.I.S., che ne ha curato anche l’a-spetto architettonico, la direzione deilavori e la responsabilità della sicu-rezza.

Un sentito ringraziamento anche alCESVOL di Terni per il supportoconcessoci e agli “Eventi Valentinia-ni” per aver inserito l’inaugurazionenel proprio programma.

Infine un ringraziamento a chi ciha concesso il patrocinio: Comune diTerni, Ordine degli Ingegneri, Ordi-ne degli Architetti, Collegio dei Pe-riti Industriali, Collegio dei Geome-tri, Piccole e Medie Imprese, Con-fartigianato.

Tonino Scacciafratte

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LA LETTURA DELL’OROLOGIO SOLAREL’ombra proiettata dallo gnomone in ti-

tanio dell’Orologio Solare (Fig. 1) ne de-termina “l’ora solare vera”, con una tol-leranza apprezzabile intorno al minuto, edè uguale per tutte le località poste sullostesso meridiano che passa per l’I.T.I.S.Allontanandoci lungo il parallelo, il tem-po ovviamente cambia. Se invece vogliamo convertire “l’ora

solare vera” con quella dei nostri orolo-gi, occorre tener presente alcune variabi-li:1. aggiungere un’ora solo quando è in

vigore l’ora legale (da marzo a ottobre);2. aggiungere 9 minuti e 25 secondi per

la differenza tra l’I.T.I.S e il meridianocentrale del nostro fuso orario che passaper l’Etna (costante locale);3. aggiungere o sottrarre alcuni minuti

per il moto ineguale della Terra intorno alSole avente orbita ellittica e non circolaree, pertanto, mutevole di giorno in giorno(seconda legge di Keplero).

Qui entra in ballo la seconda lastra(Fig. 2) sulla quale sono riportati dodiciarchetti in acciaio inossidabile che rap-presentano i mesi dell’anno; sulle ascissesono segnati i giorni e sulle ordinate i mi-nuti da aggiungere o togliere. È questauna soluzione unica al mondo, dove, ilProf. Mancinelli, con delle curve mate-

matiche che si è calcolato da se stesso, haunito insieme le variabili 2 e 3, rendendobanale la conversione dell’ora vera conquella degli orologi.Ecco un esempio dimostrativo: il gior-

no dell’inaugurazione, 20 febbraio, quan-do la meridiana segnava le ore 10 e 56 mi-nuti, andando sotto la seconda lastra, sipoteva notare che l’intersezione tra ilgiorno 20 e la curva di febbraio (la primain alto) dava un aumento di circa 23 mi-nuti. Questi, aggiunti all’ora segnata dal-la meridiana, dimostravano che si era al-le ore 11 e 19 minuti, ora degli orologi,con una tolleranza max di 2 minuti. Se aqualche presente fosse risultato una diffe-renza maggiore…era il suo, di orologio,ad essere in difetto!!

Un’altra caratteristica peculiare diquesta meridiana, la possiamo notare dalparticolare (Fig.1-Part. A) che mostra unasferetta di ottone di 30 mm di diametro fis-sata sulla diagonale dello gnomone: lasua ombra indica le stagioni. Al solstiziod’inverno (21 dicembre, giorno più cortodell’anno) l’ombra della sferetta percor-rerà durante il giorno la curva superiore(B). Al solstizio d’estate (21 Giugno, gior-no più lungo), percorrerà la curva infe-riore (C). Agli equinozi di primavera ed’autunno (21 marzo/23 settembre), la

retta dell’equatore (D). Dalla curva supe-riore del tropico del capricorno alla rettaequatoriale: inverno. Dalla retta equato-riale alla curva inferiore del tropico delcancro: primavera. Ritornando indietrofino alla linea dell’equatore è segnata l’e-state e quindi, alla curva superiore, l’au-tunno.La lettura dell’andamento delle stagio-

ni è stata resa ancor più facilitata dallascrittura in verticale alto/basso (inver-no/primavera) e basso/alto (estate/autun-no), vedi Part.E. Infine i nomi delle stagioni sono incisi e

verniciati in argento.

A tutte queste considerazioni di tiposcientifico, dobbiamo aggiungere l’aspet-to umanistico che fa da cornice a tutte duele meridiane, ovvero le frasi che menzio-nano il tempo. Ed anche qui il Prof. StelioMancinelli Degli Esposti non si è smenti-to, avendo riportato due stupende frasi diDante tratte rispettivamente dal Paradisoe dal Purgatorio: “Surge ai mortali perdiverse foci la lucerna del mondo” e “Vas-sene il tempo e l’uom non se ne avvede”(Fig. 1 e 2 in alto).

Tonino Scacciafratte

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L’attività di catalogazione e do-cumentazione fotografica dellechiese di proprietà ecclesiastica e ilnumero dei beni culturali mobilischedati (dipinti, statue, sculture,oggetti, suppellettili, tessuti, ecc.)del patrimonio storico e artistico èda considerarsi fondamentale per lagenerale attività di tutela, sia sottoil profilo della conoscenza sia sot-to il profilo della valorizzazione.

La numerosa presenza nel terri-torio della Regione Umbria di chie-se rappresenta la testimonianza piùtangibile della vocazione “spiritua-le” umbra. Tale constatazione ac-cresce la consapevolezza che unpatrimonio di così intensa bellezzae valenza storico-architettonicadebba essere sempre di più cono-sciuto al fine di attivare adeguatistrumenti di tutela e sicurezza,creando “tavoli tecnici multidisci-plinari” in modo tale da far intera-gire l’ingegnere con il restauratore,con lo storico dell’arte, con l’archi-tetto, con il chimico, con il conser-vatore scientifico o diagnosta e contutte le altre professioni vicine alsettore.

La ricerca sulla consistenza deibeni culturali ecclesiastici in Um-bria ha interessato le chiese di ogniDiocesi della Regione. A questoproposito è necessario chiarire chenell’elenco delle chiese suddettesono state inserite quelle sotto ladiretta giurisdizione del Vescovo diogni Diocesi. Sono state escluse lechiese che, pur se utilizzate dalleParrocchie, non sono di proprietàdella Diocesi e quelle appartenentiagli ordini religiosi e alle confrater-nite che non dipendono direttamen-te dal Vescovo.

Grazie alla collaborazione deiDirettori degli Uffici per i BeniCulturali Ecclesiastici delle ottoDiocesi della Regione, è stato pos-sibile mostrare, con qualche grafi-co, la numerosa consistenza del pa-trimonio culturale ecclesiastico diquesta Regione con oltre 2300chiese (vedasi grafico 1). Inoltre ri-sulta particolarmente utile il sito ,dove si evidenzia il progetto dellaCEI finalizzato al censimento deibeni culturali ecclesiastici dei variambiti storico-artistici, architettoni-ci, archivistici e librari. Tutti utilialla costituzione di una futura Ban-ca Dati nazionale delle Chiese del-le Diocesi italiane

Oltre alla numerosità delle chie-se, il patrimonio ecclesiastico um-bro offre un elevato numero di be-ni culturali mobili (oltre 142.000)tra dipinti, statue, sculture, oggetti,suppellettili, e tessuti. Si tratta del-la testimonianza di una cultura e diuna storia di alto livello che questaterra ha prodotto (vedasi grafico 2).Un patrimonio talmente vasto e va-riegato che può offrire motivo diinteresse per molte iniziative di ri-chiamo nazionale e internazionaledella nostra nazione.

Considerando che il grande pa-trimonio artistico della RegioneUmbria è costituito da opere d’arteche sono espressione della religio-sità del nostro popolo, dobbiamoessere particolarmente grati alle au-torità ecclesiastiche per la disponi-bilità e la sensibilità dimostrata nelfornire i dati utili per evidenziare laconsistenza del patrimonio.

Luca Papi

Niccolò Alunno, Madonna assunta tra iSanti Francesco e Sebastiano (sec.XV) –Collegiata di Santa Maria Assunta in Lu-gnano in Teverina (TR)

Bottega Italia centrale, Crocefisso ligneo(sec.XV) – Cattedrale di Santa Maria As-sunta in Terni

Il caso della Regione Umbria

UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINAREPER LA CONSERVAZIONE

E LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIOECCLESIASTICO

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Madonna col Bambino (sec.XIII) in legnointagliato e policromato – Chiesa di SantaMaria Assunta in Otricoli (TR)

Ambito narnese, Dipinti murali della “pa-rete palinsesto” (sec. XV) – Chiesa diSant’Agostino in Narni

(Le immagini sono state gentilmente concesse dall’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Terni, Narni, Amelia)

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Il personaggio di Schulz merita la Laurea ad honorem

IL FANTASIOSO INGEGNODI SNOOPY

Che Snoopy fosse ingegnere nonci risulta. Ma è indubbio che la suacapacità di “risolutore di problemi”sia fra le più alte nella storia del fu-metto! Il mitico bracchetto uscito dal-la matita dello statunitense CharlesMonroe Schulz appare infatti degnodi una laurea onorifica in Ingegneria,soprattutto per l’acume bizzarro concui risolve tutte le difficoltà che glisi prospettano! Cuore sognante, in-telletto creativo ed un uccellino peramico, rimane un’icona importantenell’immaginario del grande pubbli-co a distanza di oltre sessant’anni dal-la sua creazione. Lettori di tutte le etàcontinuano a mostrarsi pienamenteconquistati dalla sua filosofia d’esi-stere, poiché essa mescola poesia, in-telligenza e poliedrica genialità. Sitratta, insomma, di una formula vin-cente!

Snoopy è il cane di Charlie Brown,un complessato bambino dalla testarotonda che tutte le sere gli porta lascodella della cena. Mentre il suo pa-drone, spesso depresso e pessimista,è molto attaccato alla vita terrena,Snoopy si diverte rendendosi prota-gonista di dimensioni fittizie: imitaaltri animali, si finge talora un assodel volo della prima guerra mondia-le, tal altra un famoso giocatore dihockey o, ancora, veste i panni di JoeFalchetto, fascinoso studente di col-lege. Sogna di fare lo scrittore e si di-letta tendendo agguati a Linus, unbimbo inseparabile dalla sua amatacoperta, per sottrargliela! Poi, essen-do uno cui piace sovvertire le rego-le, Snoopy risponde con i baci alleprepotenze di Lucy, la ragazzina iste-rica che lo accusa di essere una nul-lità. Di fronte alla provocazione: “Haimai pensato a cosa fare per tutto ilresto della vita?”, in una nota vignettariflette: “Ho pensato di dare lezionidi sonno...”. Infatti gli piace tanto dor-mire spaparacchiato sul tetto della sua

adorata cuccia. Ama gustare biscottial cioccolato e vivere mille avventu-re in compagnia del piccolo Wood-stock, un volatile giallo e maldestroche gli fa da spalla e da segretariopersonale.

Invero Snoopy si pone molte do-mande e, se non sa una cosa, se la in-venta. Con arguzia e sagacia. È un ti-po “figo”, perché sa farsi felice. Lasua si configura come un’“ingegneriadella gioia” che conduce a saper vi-vere il presente con entusiasmo e cu-riosità, senza sprecare risorse e senzanascondersi in ipocrisie. L’umorismo,d’altronde, in tutto questo, aiuta!

Trilly

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Dal primo febbraio scorso

LE NOTIFICHE PRELIMINARIVANNO ON-LINE

Ricordiamo che, secondo quantostabilito dalla Delibera di Giunta Re-gionale 1471/2012, a partire dalloscorso mese di febbraio i soggetti ob-bligati a trasmettere la notifica preli-minare debbono adempiere a tale ob-bligo di legge esclusivamente me-diante l’utilizzo del sistema SINPOL,il cui acronimo sta per “Sistema Infor-mativo di Notifica Preliminare On-Li-ne”.

Si tratta di un sistema informaticodestinato, appunto, all’invio della no-tifica preliminare on-line, come pre-scritto dall’ art. 99 del D.Lgs 81/2008.

Il Committente (o il Responsabiledei lavori edili) deve trasmettere la no-tifica “preliminare” prima dell’iniziodei lavori ai Servizi di Prevenzione eSicurezza negli Ambienti di Lavorodelle ASL ed alla Direzione Provin-ciale del Lavoro territorialmente com-petenti.

Con l’articolo 34 della Legge re-gionale n. 3/2010 (“Disciplina regio-nale dei lavori pubblici e norme in ma-teria di regolarità contributiva per i la-vori pubblici”) è stato stabilito che, an-che nei cantieri relativi a lavori pub-blici, il responsabile del procedimentodeve trasmettere la notifica prelimina-re per via telematica, prima dell’iniziodei lavori, oltre che ai soggetti previ-sti dal D.lgs. 81/2008 , anche al Comi-tato Paritetico Territoriale per l’Edili-zia, alla Cassa Edile territorialmentecompetente, ed ad altri enti od organi-smi che eventualmente ne facciano ri-chiesta.

Il Committente si deve registrarenel Sistema SINPOL, “creare” inizial-mente il cantiere e indicare il Respon-sabile dei Lavori eventualmente dele-gato. Quindi la notifica sarà inviata dalCommittente stesso o, se delegato, dalResponsabile dei Lavori previa regi-strazione..

S.M.

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Una proposta di legge

VALORIZZAZIONE DELPATRIMONIO INDUSTRIALE

Il mese scorso la commissione be-ni ed attività culturali del nostro con-siglio regionale ha approvato una pro-posta di legge per la valorizzazionedel ricco patrimonio di archeologiaindustriale esistente nel territorio del-l’Umbria.

Con decreto del presidente dellagiunta regionale verrà costituita unaapposita commissione che sovrinten-derà alle attività di valorizzazione epromozione in questo campo. Lacommissione sarà composta da esper-ti dell’Amministrazione e rappresen-tanti del Consiglio delle autonomielocali.

La determinazione, che è stata pre-sa all’unanimità, riguarda il vasto pa-

trimonio di fabbriche e complessi in-dustriali dismessi, con i relativi ar-chivi e le connesse raccolte tecnico-documentali. Sono naturalmentecompresi anche i numerosissimi di-segni progettuali, le fotografie dellemacchine, dei tipi di lavorazione edei filmati di processo. La legge pro-muoverà tutte le iniziative volte alladivulgazione della storia archeoin-dustriale ed alla didattica specifica,anche attraverso le azioni dirette al-la realizzazione di appositi itinerariculturali e percorsi tematici, oltre cheiniziative promozionali di genericocarattere turistico-culturale.

S.N.

Loc. Pentima Bassa - 05100 Terni [email protected]. / Fax 0744-492910 0744-492901 - 333-9110042www.strutture.unipg.it/laboratoriotr

Laboratorio LASTRUprove su materiali e strutture(ufficiale ai sensi della legge 1086/71)Responsabile: prof. ing. Antonio BorriProve di carico

Prove su calcestruzzo, acciaio, legnoProve sismicheProve meccanicheProve sulle malte

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I dati del rapporto annuale

LA CORSA AL CIELO

Nello scorso anno 2012, secondo ilrapporto annuale del “Council on TallBuildings and Urban Habitat” (Ct-buh), il numero di grattacieli realizza-ti sopra i duecento metri è un pò dimi-nuito. Infatti, sopra tale limite di altez-za, nel mondo sono stati completati“soltanto” 66 grattacieli, mentre nel2011 ne erano stati terminati 82 e, nelprecedente 2010, solo 70.

Sarà l’effetto della crisi, che ormaiha caratteristiche mondiali?

Il Ctbuh sembra concordare su que-sta opinione perchè per il 2012 era sta-to previsto un numero maggiore. Tut-tavia lo stesso Ctbuh ci rassicura, per-chè afferma che l’industria dei gratta-cieli sta per avere un nuovo momentodi boom e che, probabilmente, que-st’anno il totale dei completamenti digrattacieli nel mondo stabilirà un nuo-vo record.

L’edificio più alto completato nel2012 è stato l’albergo “Makkah RoyalClock Tower Hotel”, realizzato a LaMecca, che ha 601 metri di altezza edè attualmente il secondo grattacielopiù alto del mondo, dopo il “Burj Kha-lifa” di Dubai.

Invece i nuovi grattacieli america-ni sono sempre meno: se ne sono con-tati solo due negli stati uniti e quattroin Canada. In questo campo anche laCorea del Sud ha molto rallentato lasua corsa completandone soltanto tre.

Nella nostra Europa poi il recentis-ssimo “the Shard”, realizzato a Lon-dra da Renzo Piano, ha già perso il pri-mato di grattacielo più alto d’Europache è passato al “Mercury City” ulti-mato adesso in Russia.

Ma la vera dominatrice in questocampo è la Cina che possiede addirit-tura un terzo di tutti gli edifici che almondo superano i duecento metri. Unboom che è destinato ad aumentare,dato che nei prossimi mesi sono pre-visti i completamenti del “Ping An Fi-nance Center” a Shenzhen (alto 660m), del “Wuhan Greenland Center”(alto 636 m) e della “Shanghai Tower”(alto 632 m).

C’è poi da considerare, sempre in

Cina, il “misterioso” grattacielo da838 metri che, si dice, dovrebbe esse-re costruito addirittura in soli novantagiorni.

Sarà il più alto al mondo ed il bre-vissimo tempo indicato per la sua co-struzione appare proprio impossibile.Il dato, insomma, è un pò chiacchiera-to e gli esperti dicono che ci vorrà untempo almeno doppio. Del resto, conlo stesso tempo, in Italia non ci faccia-mo neanche una rotonda tradale.

Ma la società responsabile del grat-tacielo, per confermare le sue previ-sioni, ha spiegato che si affiderà quasitotalmente a speciali componenti pre-fabbricati che, una volta realizzati, sa-ranno trasportati in loco e assemblatia tutta velocità con un ritmo iniziale didue piani e mezzo al giorno, che di-venteranno cinque a pieno regime.

Si chiamerà “Sky City Tower” e do-minerà l’orizzonte nella città cinese diChangsha. Avrà 220 piani e un’altezzacomplessiva, come già detto, di 838metri, ossia qualche metro in più del-l’appuntito e affusolato “Burj Khali-fa” di Dubai che è l’attuale detentoredel primato in altezza.

S.N.

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LA NOSTRA CASSA DI PREVIDENZA

QQUUII INARCASSA

Che cosa è InarcassaInarcassa è stata fondata nel 1958 come ente pubblico

per la previdenza e l’assistenza degli Ingegneri ed Ar-chitetti liberi professionisti; dal 1995 è un’associazioneprivata, basata su uno Statuto e un Regolamento Gen-erale di Previdenza predisposto dal Comitato Nazionaledei Delegati e approvato dai Ministeri vigilanti. E’ dunqueun organismo in grado di operare in autonomia in favoredella categoria a cui si riferisce.

Eroga (vecchiaia, anzianità, inabilità, invalidità, ai su-perstiti, di reversibilità e indirette) e assicura agli iscrittiprestazioni assistenziali (mutui, sussidi, coperture sani-tarie, indennità di maternità e di invalidità temporanea) ealtri servizi e convenzioni, mirati a sostenere l’eserciziodella professione.

La contribuzione, che è lo strumento per rendere conc-reta la tutela previdenziale garantita costituzionalmente, èbasata su versamenti obbligatori, calcolati in percentualesui redditi prodotti dai professionisti; sono comunquedovuti dei contributi minimi in misura fissa, indipenden-temente dal reddito e dal volume di affari.

Inarcassa oggi ha oltre 160.000 iscritti, di cui circa il40% ha meno di 40 anni di età, ed eroga circa 14.000 pen-sioni.

Il patrimonio ammonta ad oltre 6 miliardi di euro.

La riforma previdenziale 2012Nel 2012, a seguito del D.L. 201/2011 (art. 24, comma

24), Inarcassa ha deliberato una Riforma strutturale delproprio sistema previdenziale, che segna il passaggio almetodo di calcolo contributivo in base pro-rata, approvatail 19 novembre 2012 dal Ministero del Lavoro e dellePolitiche sociali.

La riforma riconosce previdenza e assistenza, nel nomedell’equità intragenerazionale e la coniuga con l’equilib-rio economico e finanziario della Cassa. La valutazione at-tuariale del Bilancio Tecnico 2011 fatta con i nuovi criteriindica, infatti, un equilibrio strutturale del sistema previ-denziale di Inarcassa, che va molto al di là della sosteni-bilità a 50 anni.

Un’immagine del progetto vincitore del concorso di idee per progettisti under 35 “Progetta l’Inarcassa che ti somiglia” indetto da Inarcassa.Il concorso, che richiedeva di progettare la ristrutturazione dell’atrio di ingresso e degli spazi esterni del complesso edilizio della sede di Inar-cassa in via Salaria a Roma, è stato vinto dagli ingegneri S. Amore e C. Gioia di Catania.

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Dal Corso di aggiornamento “Direttiva Cantieri”

IL COORDINATOREPER L’ESECUZIONE

L’aula del corso durante la trattazione della “sicurezza del lavoro in spazi confinanti” tenuta dal Dott. Ing. Roberto Pellerucci il 25 Marzo scorso.

In base a quanto sancito dall’art. 92 T.U.S.L.: “du-rante la realizzazione dell’opera, il coordinatore perl’esecuzione dei lavori:

a) verifica, con opportune azioni di coordinamento econtrollo, l’applicazione, da parte delle imprese esecu-trici e dei lavoratori autonomi, delle disposizioni loropertinenti contenute nel piano di sicurezza e di coordi-namento di cui all’articolo 100 ove previsto e la cor-retta applicazione delle relative procedure di lavoro;

I compiti del coordinatore non si esauriscono in unamera funzione organizzativa e di raccordo, ma vi è ob-bligo di vigilanza sulla concreta adozione delle misure

prescritte dal Piano di sicurezza. In materia di sicurezza del lavoro, il coordinatore

per l’esecuzione del lavori, cui sono riconosciuti dallanormativa anche poteri a contenuto impeditivo in si-tuazioni di pericolo grave ed imminente, deve assicu-rare il collegamento tra impresa appaltatrice e commit-tente al fine della migliore organizzazione del lavorosotto il profilo della tutela antinfortunistica, ed in par-ticolare sono a suo carico i compiti di adeguare il pia-no di sicurezza in relazione allo stato di avanzamentodei lavori, di vigilare sul rispetto dello stesso e di so-spendere le singole lavorazioni in caso di pericolo gra-ve ed imminente.

Così la Corte di Cassazione, IV sezione penale, conla sentenza 17/08/2011, n. 32142.

In altre parole, le funzioni del coordinatore non si li-mitano a compiti organizzativi e di raccordo o di col-legamento tra le eventuali varie imprese che collabora-no nella realizzazione dell’opera, ma si estendono an-che al compito di vigilare sulla corretta osservanza daparte delle imprese o della singola impresa delle pre-scrizioni del piano di sicurezza e ciò a maggior garan-zia dell’incolumità dei lavoratori.

L’Ordine degli Ingegneri di Terni ha organizzatoun Corso di Aggiornamento di 40 ore sulla “Diret-tiva Cantieri”di cui al D.Lgs.81/2008. Il corso haavuto inizio lo scorso 18 Marzo ed è tutt’ora insvolgimento presso la sala convegni della scuolaedile sita in zona Fiori di Terni.Riportiamo, qui di seguito,un estratto della espo-

sizione tenuta ai corsisti dall’avv. Ilaria Piccioninella prima seduta del Corso.

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Nella fattispecie è stato ritenuto colpevole il coordi-natore per la sicurezza in fase di esecuzione in rela-zione alla caduta dall’alto di un operaio intento a la-vori di posa in opera di un solaio in laterizio, per nonaver correttamente vigilato sulla effettiva realizzazionedegli interventi atti ad evitare infortuni dei lavoratoriaddetti a tali opere.

b) verifica l’idoneità del piano operativo di sicurez-za, da considerare come piano complementare di det-taglio del piano di sicurezza e coordinamento di cui al-l’articolo 100, assicurandone la coerenza con quest’ul-timo, adegua il piano di sicurezza e di coordinamentodi cui all’articolo 100 ove previsto, e il fascicolo di cuiall’articolo 91, comma 1, lettera b), in relazione all’e-voluzione dei lavori ed alle eventuali modifiche inter-venute, valutando le proposte delle imprese esecutricidirette a migliorare la sicurezza in cantiere, verificache le imprese esecutrici adeguino, se necessario, i ri-spettivi piani operativi di sicurezza;

Compito importante, dunque, è quello di rimodella-re il Piano di Sicurezza alla luce delle proposte avan-zate dalle imprese; è chiaro che tale rimaneggiamentonon deve snaturare gli aspetti principali del piano, nétanto meno consentire deroghe agli obblighi di leggein capo alle imprese. Il coordinatore deve garantire ilcommittente verso eventuali responsabilità sorgentidall’inadeguata organizzazione del cantiere; a questoproposito il Dlgs 528/99 ha opportunamente escluso lapossibilità che il coordinatore possa coincidere con ildatore di lavoro di un’impresa esecutrice.

c) organizza tra i datori di lavoro, ivi compresi i la-voratori autonomi, la cooperazione ed il coordinamen-to delle attività nonché la loro reciproca informazione;

d) verifica l’attuazione di quanto previsto negli ac-cordi tra le parti sociali al fine di realizzare il coordi-namento tra i rappresentanti della sicurezza finalizzatoal miglioramento della sicurezza in cantiere;

Tale verifica non comporta necessariamente che ilcoordinatore debba partecipare direttamente allo svol-gimento di riunioni tra datore di lavoro delle imprese,o preposti, e lavoratori autonomi o RLS; quel che im-porta è che il coordinatore abbia dei riscontri oggetti-vi circa la sussistenza ed il funzionamento delle istan-ze di coordinamento e di consultazione previste dalpiano di sicurezza

e) segnala al committente o al responsabile dei la-vori, previa contestazione scritta alle imprese e ai la-voratori autonomi interessati, le inosservanze alle di-sposizioni degli articoli 94, 95, 96 e 97, comma 1,(misure generali di tutela, già sopra specificate, gli ob-blighi del datore di lavoro e dei lavoratori autonomi) ealle prescrizioni del piano di cui all’articolo 100, oveprevisto, e propone la sospensione dei lavori, l’allon-tanamento delle imprese o dei lavoratori autonomi dal

cantiere, o la risoluzione del contratto. Nel caso in cuiil committente o il responsabile dei lavori non adottialcun provvedimento in merito alla segnalazione, sen-za fornire idonea motivazione, il coordinatore per l’e-secuzione da’ comunicazione dell’inadempienza allaazienda unità sanitaria locale e alla direzione provin-ciale del lavoro territorialmente competenti;

f) sospende, in caso di pericolo grave e imminente,direttamente riscontrato, le singole lavorazioni fino al-la verifica degli avvenuti adeguamenti effettuati dalleimprese interessate.

Per far valere il proprio ruolo il Coordinatore perl’esecuzione può, dunque, adottare due provvedimenti:

1. contestazione scritta alle imprese ed ai lavoratoriautonomi interessati, delle inosservanze alle disposi-zioni del titolo IV del T.U. che li riguardano ed alleprescrizioni del piano di sicurezza; successivamentesegnalazione di tali inosservanze al committente o re-sponsabile dei lavori; proposta, a seconda dei casi disospensione dei lavori o allontanamento delle impreseo dei lavoratori autonomi dal cantiere, o la risoluzionedel contratto;

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Nel caso in cui il committente o responsabile lavo-ri, non adotti alcun provvedimento in merito alla se-gnalazione pervenutagli dal coordinatore, senza forni-re adeguata motivazione, il coordinatore provvede adarne comunicazione all’azienda sanitaria locale com-petente territorialmente, nonché alla direzione provin-ciale del lavoro

2. in caso di pericolo grave ed imminente: sospendedirettamente le lavorazioni fino alla verifica degli ade-guamenti

È evidente, dunque, che i poteri del coordinatore re-stano comunque molto limitati e subordinati alle deci-sioni del committente o responsabile dei lavori.

Solamente in situazioni di pericolo grave ed immi-nente egli può/deve sospendere le singole lavorazioni.

La novità, forse, più delicata da gestire è la poten-ziale comunicazione agli organi di vigilanza nel casoin cui le sue segnalazioni vadano a vuoto; a questoproposito occorre puntualizzare che il committente/re-sponsabile dei lavori, non è tenuto ad adottare uno deiprovvedimenti proposti dal coordinatore per l’esecu-zione, ma solo a fornirgli “idonea motivazione”.

A tal proposito è senz’altro utile richiamare la sen-tenza della IV sezione penale della Cassazionen.18149 del 13.05.2010 che ha ridimensionato la re-sponsabilità del coordinatore per l’esecuzione.

La stessa precisa che il coordinatore articola le suefunzioni in modo formalizzato: contestazione scrittaalle imprese delle irregolarità riscontrate e segnalazio-ne al committente di dette irregolarità; solo in caso diimminente e grave pericolo direttamente riscontrato gliè consentito di sospendere immediatamente i lavori.Quindi il coordinatore ha solo un ruolo di vigilanza inmerito allo svolgimento generale delle lavorazioni enon è obbligato ad effettuare quella stringente vigilan-za, momento per momento, che compete al datore dilavoro ed ai suoi collaboratori.

Solo qualora l’infortunio sia riconducibile a carenzeorganizzative generali sarà dunque configurabile anchela responsabilità del coordinatore; la conseguenza èche non è richiesta la sua continua presenza nel can-tiere con ruolo di controllo.

Il caso in questione riguardava un lavoratore che eracaduto nel vuoto. La Corte ha rilevato come il rischiodi caduta implicasse l’uso delle cinture di sicurezza.Ma l’obbligo di vigilanza da parte del coordinatorecomportava solo il controllo sulla esistenza in cantieredelle cinture di sicurezza e sulla previsione della loroutilizzazione in quella lavorazione. E non sul fatto cheil singolo lavoratore se ne servisse realmente in quel-la specifica situazione.

Tale ridimensionamento della responsabilità delcoordinatore è frutto anche delle modifiche apportatedal Dlgs 106/2009.

Soltanto un anno prima, infatti, l’orientamento do-minante della Suprema Corte era dell’avviso che “lapresenza del coordinatore in cantiere è una garanzia

per la sicurezza dei lavoratori e che una presenza mol-to frequente, anche se non necessariamente continua,era implicitamente richiesta dalla norma del DLgs81/2008 che affida al coordinatore il compito di so-spendere i lavori in caso di pericolo grave ed immi-nente, direttamente riscontrato” (così Cassazione17631/2009).

Nei casi di cui all’articolo 90, comma 5, (quandodopo l’affidamento dei lavori ad una impresa, l’esecu-zione dei lavori sia affidata ad una o più imprese) ilcoordinatore per l’esecuzione, oltre a svolgere i com-piti di cui al comma 1 (quelli sopra descritti), redige ilpiano di sicurezza e di coordinamento e predispone ilfascicolo, di cui all’articolo 91, comma 1, lettere a) eb), fermo restando quanto previsto al secondo periododella medesima lettera b).

Sebbene le sopra richiamate sentenze hanno sancitoun ridimensionamento della responsabilità dei coordi-natori, molti pronunciamenti (Sez. 4, 08 aprile 2010, n.13236 e Sez. 4, 31 marzo 2010, n. 12596) continuanoa confermare le responsabilità degli stessi, a seguito diinfortuni mortali occorsi a lavoratori operanti nei can-tieri edili

La Cassazione Penale, Sez. 4, con sentenza n. 13236del 08 aprile 2010, ha rigettato il ricorso del Coordi-natore in fase di esecuzione dei lavori (CSE) per larealizzazione di uno scavo largo circa 40-45 cm eprofondo cm 120-130, necessario per la posa in operadi una condotta idrica, che era stato condannato dallacorte d’appello di Ancona per aver cagionato la mortedel lavoratore, messo a lavorare, con pala e piccone,ad uno scavo di 1,70 metri di profondità e di metri1,60 di larghezza senza tener conto della natura delterreno di riporto, privo di aderenza in quanto addos-sato ad un muro di cemento armato, che non garanti-va adeguata resistenza. La circostanza dello scavo ren-deva indispensabile provvedere all’esecuzione di operedi sostegno nell’ambito di un piano di sicurezza ecoordinamento (PSC) che andava rinnovato in ragionedella necessità, per la presenza di una condotta per losmaltimento di acque fognarie, di effettuare scavi piùprofondi rispetto a quelli originariamente previsti. Intale condizione di rischio, il lavoratore era rimasto tra-volto dal terreno soprastante, franatogli improvvisa-mente addosso mentre, dal fondo dello scavo, si stavaaccingendo a salire in superficie, ed era deceduto percompressione della gabbia toracica.

Davanti all’evidente aumento del rischio, che nasce-va dalla previsione di un abbassamento di quota delloscavo, e quindi della sua profondità, e dalla necessaria,e non prevista, originariamente, presenza di operai alfondo dello stesso, nella zona di intersezione delle duecondotte, oltre che dalla natura del terreno sul quale siandava ad operare, rimaneggiato e di riempimento del-la vecchia trincea, il Coordinatore per l’esecuzione, inviolazione di precise norme antinfortunistiche, aveva

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omesso di predisporre un aggiornamento del piano disicurezza e coordinamento, essendosi limitato a forni-re verbali e generiche indicazioni ai lavoratori (la vit-tima, peraltro, era stata assunta solo il giorno prima),e di prevedere interventi sul piano della sicurezza ingrado di evitare crolli, e comunque di assicurare la re-golare e sicura prosecuzione, oltre che dei lavori dìscavo, anche di quelli, a scavo ultimato, di posa inopera dei tubi.

La condotta del CSE è stata ritenuta in rapporto cau-sale rispetto all’evento determinatosi, posto che, sel’imputato avesse attentamente esaminato la nuova si-tuazione venutasi a creare per la presenza della rete fo-gnaria ed avesse modificato il piano di sicurezza incoerenza rispetto al diverso e ben più grave grado dirischio dovuto alla esigenza di eseguire una diversa ti-pologia di scavo, eventualmente imponendo la sospen-sione dei lavori in attesa dei necessari approfondimen-ti, l’infortunio sarebbe stato evitato.

Per questo motivo la Suprema Corte ha rigettato ilricorso ed ha condannato il coordinatore al pagamentodelle spese processuali.

La Cassazione Penale, Sez. 4, nella sentenza n.12596 del 31 marzo 2010, ha rigettato il ricorso di unCoordinatore in fase di esecuzione e lo ha condannatoal pagamento delle spese processuali, nonchè alla rifu-sione delle spese a favore della parte civile, giudicatodalla corte d’appello di Brescia responsabile del-l’infortunio ad un lavoratore caduto dalla soletta, peraver omesso di verificare l’applicazione del piano disicurezza e coordinamento e non aver adottato in casodi inottemperanza provvedimenti di sospensione dei la-vori pericolosi.

Nel caso di specie, un lavoratore dipendente era ca-duto dalla soletta superiore di un locale situato a metri

6,40 dal suolo ove stava posizionando con altri colleghidei pannelli a completamento delle pareti dell’edificio.

La soletta presentava un’apertura per il passaggio diun condotto e l’addebito al coordinatore per la sicu-rezza del cantiere, era stato di avere omesso di verifi-care l’applicazione del piano di sicurezza e di coordi-nare i piani di sicurezza delle singole imprese.

Poiché nel cantiere mancavano le protezioni previstedal piano di sicurezza e tale situazione era perdurantenel tempo non poteva sfuggire al coordinatore il qua-le, rivestendo un’autonoma posizione di garanzia chegli imponeva non solo un’accurata sorveglianza ma an-che il dovere di far rispettare le norme ed i piani di si-curezza, avrebbe dovuto adottare in caso di inottempe-ranza provvedimenti di sospensione dei lavori.

Il ricorrente coordinatore, invece, nonostante la pe-ricolosità delle aperture non protette si era limitato adei richiami, senza intervenire in modo più idoneo adisporre la sospensione dei lavori, posto che i richiamierano rimasti privi di effetto.

Avv. Ilaria Piccioni

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