Onorevoli reticenti Camere oscure - Giuraemilia...de. Allo stesso modo anche chi le nor-me le...

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28 gennaio 2016 Onorevoli reticenti A CASA DI VETRO ha le pareti opache. Presentata come la medicina che avrebbe portato il control- lo pubblico sugli eletti e reso le istituzioni un edifi- cio in cui tutto è sempre visibile, l’operazione trasparenza sem- bra essersi arenata sulla soglia del Palaz- zo. Perché se è vero che qualche passo avanti è stato compiuto negli ultimi anni, di strada ne manca ancora tanta. A leg- gere il dossier dell’associazione Openpo- lis dedicato ai patrimoni dei politici, che “l’Espresso” presenta in anteprima, si direbbe infatti che chi ci rappresenta è restìo a dare notizie sul proprio conto. Dal 1982 la legge obbliga i titolari di incarichi elettivi a rendere pubblica la situazione patrimoniale: redditi, beni mobili e immobili, partecipazioni socie- tarie, azioni, oltre a contributi e spese sostenute per la propaganda. Nel 2013 l’ultimo atto del governo Monti (ribat- tezzato decreto Trasparenza, nemmeno a farlo apposta) ha esteso questa previ- sione anche ai parenti fino al secondo grado, pure se con la scappatoia di la- sciarla facoltativa. Il risultato però è tutt’altro che entusiasmante: fra gover- no e Parlamento il 72,3 per cento dei politici rende noto solo il minimo sinda- cale o presenta una documentazione parziale, un quinto circa fornisce infor- mazioni complete e solo poco più del 6 per cento divulga dati aggiuntivi come i redditi o le proprietà del coniuge. Accade così che fra i tantissimi boccia- ti ci siano perfino la seconda e la terza carica dello Stato, Piero Grasso e Laura Boldrini, l’astro nascente del Movimen- to 5 Stelle Luigi Di Maio, il presidente del Pd Matteo Orfini, il ministro Maria Anna Madia (che pure ambisce a rifor- mare la Pubblica amministrazione), il vicepresidente del Senato Roberto Cal- deroli, che contravvenendo alla legge non ha nemmeno allegato il rendiconto della campagna elettorale. E se i dieci senatori passati con Raffaele Fitto rie- scono nell’impresa di non aver deposita- to nemmeno una dichiarazione dei red- diti completa, neppure i Cinque stelle, che hanno fatto della trasparenza una bandiera e sono i più diligenti, brillano: i promossi sono meno della metà (vedi tabella). PREMIER PRIMO, GOVERNO MENO A Matteo Renzi va riconosciuto il meri- to della trasparenza assoluta, avendo messo a disposizione la situazione patri- moniale e reddituale dell’intera famiglia: moglie, figli, genitori, fratello, sorelle, perfino le nonne. Openpolis promuove a pieni voti anche i ministri Padoan, Pi- notti, Delrio, Galletti e Poletti, mentre per qualcuno è stato necessario entrare nel governo per ravvedersi (ed evitare la bocciatura). Angelino Alfano, ad esem- pio, pubblica per intero il suo modello Unico solo sul sito del Viminale ma non su quello della Camera. Idem per i mini- stri Boschi, Giannini, Lorenzin e Orlan- do, mentre Paolo Gentiloni ha reso pub- blici i redditi della moglie solo quando è arrivato alla Farnesina. Una disparità di comportamento che mostra quanto i politici vivano la trasparenza come un atto dovuto: aumenta quando si sale il cursus honorum, anziché prescindere dall’incarico ricoperto. Non a caso le dichiarazioni dei membri del governo sono le più complete. Le informazioni relative ai familiari, ad esempio, sfiorano il 40 per cento per l’esecutivo, più del doppio che nelle Camere. Tuttavia c’è pure chi resta estrema- mente vago. Il sottosegretario Borletti Buitoni indica il possesso di generici “fabbricati” sparsi fra Milano, l’Argen- tario e Londra senza specificare altro. I ministri Madia e Lorenzin (che la scor- sa legislatura, prima che diventasse obbligatorio, non autorizzarono il cari- camento della loro documentazione online) rendono noto solo il quadro Rn, ovvero quello riepilogativo del 730. Dichiarazioni dei redditi parziali e notizie scarne sui patrimoni. Fra parlamentari e membri del governo, il 72 per cento pubblica informazioni incomplete o minime. Inclusi Grasso, Boldrini, Di Maio, Meloni e Orfini Camere oscure di Paolo Fantauzzi dati Openpolis (Fittiani) 100% Forza Italia 92,9% Lega 89,3% Ala (Verdiniani) 86,7% Sel 83,9% Scelta Civica 83,9% Ncd-Udc 83,9% Misto 76,7% Per l’Italia 75,0% Fratelli d’Italia 75,0% Gal 73,3% Pd 72,5% Aut-Psi 66,7% M5S 55,1% Tasso di dichiarazioni parziali per partito

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2� 28 gennaio 2016

Onorevoli reticenti

A CASA DI VETRO ha le pareti opache. Presentata come la medicina che avrebbe portato il control-lo pubblico sugli eletti e reso le istituzioni un edi�-cio in cui tutto è sempre

visibile, l’operazione trasparenza sem-bra essersi arenata sulla soglia del Palaz-zo. Perché se è vero che qualche passo avanti è stato compiuto negli ultimi anni, di strada ne manca ancora tanta. A leg-gere il dossier dell’associazione Openpo-lis dedicato ai patrimoni dei politici, che “l’Espresso” presenta in anteprima, si direbbe infatti che chi ci rappresenta è restìo a dare notizie sul proprio conto.

Dal 1982 la legge obbliga i titolari di incarichi elettivi a rendere pubblica la situazione patrimoniale: redditi, beni mobili e immobili, partecipazioni socie-tarie, azioni, oltre a contributi e spese sostenute per la propaganda. Nel 2013 l’ultimo atto del governo Monti (ribat-tezzato decreto Trasparenza, nemmeno a farlo apposta) ha esteso questa previ-sione anche ai parenti �no al secondo grado, pure se con la scappatoia di la-sciarla facoltativa. Il risultato però è tutt’altro che entusiasmante: fra gover-no e Parlamento il 72,3 per cento dei politici rende noto solo il minimo sinda-cale o presenta una documentazione parziale, un quinto circa fornisce infor-mazioni complete e solo poco più del 6 per cento divulga dati aggiuntivi come i redditi o le proprietà del coniuge.

Accade così che fra i tantissimi boccia-ti ci siano per�no la seconda e la terza carica dello Stato, Piero Grasso e Laura

Boldrini, l’astro nascente del Movimen-to 5 Stelle Luigi Di Maio, il presidente del Pd Matteo Or�ni, il ministro Maria Anna Madia (che pure ambisce a rifor-mare la Pubblica amministrazione), il vicepresidente del Senato Roberto Cal-deroli, che contravvenendo alla legge non ha nemmeno allegato il rendiconto della campagna elettorale. E se i dieci senatori passati con Raffaele Fitto rie-scono nell’impresa di non aver deposita-to nemmeno una dichiarazione dei red-diti completa, neppure i Cinque stelle, che hanno fatto della trasparenza una bandiera e sono i più diligenti, brillano: i promossi sono meno della metà (vedi tabella).

PREMIER PRIMO, GOVERNO MENO

A Matteo Renzi va riconosciuto il meri-to della trasparenza assoluta, avendo messo a disposizione la situazione patri-moniale e reddituale dell’intera famiglia: moglie, �gli, genitori, fratello, sorelle, per�no le nonne. Openpolis promuove a pieni voti anche i ministri Padoan, Pi-notti, Delrio, Galletti e Poletti, mentre per qualcuno è stato necessario entrare nel governo per ravvedersi (ed evitare la bocciatura). Angelino Alfano, ad esem-pio, pubblica per intero il suo modello Unico solo sul sito del Viminale ma non su quello della Camera. Idem per i mini-stri Boschi, Giannini, Lorenzin e Orlan-do, mentre Paolo Gentiloni ha reso pub-blici i redditi della moglie solo quando è arrivato alla Farnesina. Una disparità di comportamento che mostra quanto i politici vivano la trasparenza come un atto dovuto: aumenta quando si sale il cursus honorum, anziché prescindere dall’incarico ricoperto. Non a caso le dichiarazioni dei membri del governo sono le più complete. Le informazioni relative ai familiari, ad esempio, s�orano il 40 per cento per l’esecutivo, più del doppio che nelle Camere.

Tuttavia c’è pure chi resta estrema-mente vago. Il sottosegretario Borletti Buitoni indica il possesso di generici “fabbricati” sparsi fra Milano, l’Argen-tario e Londra senza speci�care altro. I ministri Madia e Lorenzin (che la scor-sa legislatura, prima che diventasse obbligatorio, non autorizzarono il cari-camento della loro documentazione online) rendono noto solo il quadro Rn, ovvero quello riepilogativo del 730.

Dichiarazioni dei redditi parziali e notizie scarne sui patrimoni. Fra

parlamentari e membri del governo, il 72 per cento pubblica informazioni

incomplete o minime. Inclusi Grasso, Boldrini, Di Maio, Meloni e Or!ni

Camere oscure

di Paolo Fantauzzi dati Openpolis

C�� (Fittiani) 100%

Forza Italia 92,9%

Lega 89,3%

Ala (Verdiniani) 86,7%

Sel 83,9%

Scelta Civica 83,9%

Ncd-Udc 83,9%

Misto 76,7%

Per l’Italia 75,0%

Fratelli d’Italia 75,0%

Gal 73,3%

Pd 72,5%

Aut-Psi 66,7%

M5S 55,1%

Tasso di dichiarazioni parziali per partito

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Il caso dei parlamentari è cruciale: la legge prevede che entro tre mesi sia depositata nella Camera di elezione copia dell’ultima dichiarazione dei red-diti, ma dispone che sia pubblicata unicamente la parte riassuntiva. Solo che in questo modo non è possibile evincere la natura dei proventi o l’esi-stenza di altre fonti di guadagno. Così chi tiene a essere davvero trasparente deve sottoscrivere un’apposita liberato-ria, autorizzandone la diffusione inte-grale e chiedendo in caso anche la divul-gazione di informazioni supplementari. Davvero poche mosche bianche lo fan-no: grosso modo appena un eletto su quattro. Ma se vengono consegnate per intero agli uf�ci del Parlamento, perché non renderle accessibili anche ai citta-dini? Proprio per questa circostanza Openpolis ha considerato come parzia-li tutte le dichiarazioni che contengono solo la parte riepilogativa, bocciando chi si è limitato al minimo sindacale. Vedi i parlamentari prima citati. O Boldrini e Grasso, che pubblicano solo i prospetti di liquidazione, l’elaborazio-ne sintetica consegnata ai contribuenti che si rivolgono a un Caf o af�ni.

A ogni modo chi vuole restare nell’o-scurità assoluta non ha nulla da teme-re. Nel 2014 il senatore Luigi Marino di Area popolare si è ri�utato di con-segnare la documentazione perché l’anno precedente, dopo essere �nito sui giornali come parlamentare bolo-gnese più ricco (794 mila euro), alcuni compaesani avevano iniziato a insul-tarlo. Nei suoi confronti, tranne una censura formale, non è scattata però alcuna sanzione: la legge non ne preve-de. Allo stesso modo anche chi le nor-me le rispetta può mantenere riservata l’origine delle proprie fortune. Nel 2014 dieci parlamentari hanno guada-gnato oltre un milione di euro (vedi

Vale

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n 39,3% 15,1%17,8%

67,9%

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73,3%

I conti in tasca alla politica

L’analisi Openpolis sulle dichiarazioni. In alto, l’esame globale. Sotto il dettaglio sulle dichiarazioni dei redditi e le informazioni sui familiari

Governo Senato Camera

L� dichiarazioni dei politici (redditi, spese elettorali e congiunti)*

����������� delle dichiarazioni dei redditi

�!�"�#�� di mogli e familiari nelle dichiarazioni

Parziali

Complete

Virtuose

* Parziali: dichiarazione dei redditi non integrale

o rendiconto elettorale mancante.

Complete: dichiarazione dei redditi in versione integrale.

Virtuose: presenza di informazioni supplementari

(ad esempio sui familiari)

Fonte: dossier Openpolis “Patrimoni trasparenti”

Schede navigabili su patrimoni.openpolis.it

3,8

20

6,7

44,6

32,1

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3$ 28 gennaio 2016

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saperne di più: nessuno dei Paperoni ha dato l’assenso a pubblicare la di-chiarazione dei redditi per intero.

POVERA CAMPAGNA ELETTORALE

Openpolis ha ricostruito anche i "nan-ziamenti relativi alle ultime elezioni. Assai spartane, a giudicare dalle cifre. Nel complesso i contributi privati di-chiarati ammontano ad appena tre milioni, più della metà (1,7 milioni) andati a 131 parlamentari del Partito democratico. Se i piddini vincono in termini assoluti, i sostenitori più gene-rosi sono stati però quelli di Scelta civi-ca: sette onorevoli hanno raccolto 264 mila euro. In pratica è come se ognuno avesse ricevuto un assegno da 38 mila euro. Si tratta di cifre che però vanno

prese con le molle: un terzo degli eletti non ha depositato il rendiconto elettorale (con-travvenendo alla legge) e, fra chi lo ha fatto, quasi una metà ha asserito di non aver sostenuto spese né ricevuto contributi. Di fatto solo il 28 per cento degli onorevoli avrebbe avuto un aiuto eco-nomico da privati.

Con 263 mila euro raci-molati, l’ex tesoriere Ds Ugo Sposetti si è rivelato un asso pigliatutto. Fra i "nanziato-

ri, una società di brokeraggio del grup-po Gavio (50 mila euro), la Federazio-ne dei tabaccai (38 mila) e nomi noti come la Milano 90 del costruttore Scarpellini o Cpl Concordia, la coop modenese coinvolta nell’inchiesta sul-le presunte tangenti per la metanizza-zione dell’isola d’Ischia (10 mila euro a testa). Secondo si è piazzato Enrico Letta con 116 mila euro, 35 mila dei quali ricevuti dall’imprenditore Fran-

cesco Merloni. Per essere rieletto l’ex ministro La Russa ha invece messo 79 mila euro di tasca propria.

I POLTRONISSIMI

Dulcis in fundo, i collezionisti di ruoli societari. Fra governo e Parlamento, calcola il dossier, la carica di consigliere di amministrazione ricorre 74 volte, quella di presidente 64 e 52 quella di amministratore (unico o delegato). Con queste premesse non è raro trovare degli autentici recordman. L’imprenditore nautico Paolo Vitelli di Scelta civica è arrivato ad accumulare la bellezza di 23 poltrone contemporaneamente, per lo più facenti capo al gruppo Azimut Be-netti di sua proprietà. Dopo essersi di-messo, lo scorso settembre, lo scettro è passato nelle mani di Gregorio Gitti, pure lui eletto con Monti ma tornato poi al Pd renziano: genero del patron di Intesa Giovanni Bazoli, è presidente di varie "nanziarie del gruppo Ubi che si occupano di intermediazioni "nanzia-rie e cartolarizzazioni. Oltre a sedere, fra i tanti, nei cda di Librerie Feltrinelli, Skirà editore, in quello di una società metalmeccanica, una di prodotti da il-luminazione e un’altra attiva nella risto-razione. Senza contare il lavoro da de-putato, un impegno tale da richiedere quasi l’ubiquità.

Onorevoli reticenti

Foto

: A. C

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IKARUS 5 67 897:;79 <=>9<?9@

Malgrado la riconversione

enologica di Massimo D’Alema,

oggi produttore di vino, il mare

continua tuttavia a esercitare

un fascino irresistibile per i

parlamentari: sono 22 quelli

che posseggono

un’imbarcazione. Una passione

che accomuna il verdiniano

Abrignani e il montiano

Cimmino, l’alfaniano Gualdani

e i forzisti Bocca, Crimi, D’Alì,

Martino e Villari. C’è chi ha un

semplice gozzo (il numero

due del Copasir, Giuseppe

Esposito), chi un gommone

(i democratici Massa e

Capodicasa), chi un

semicabinato o un motoscafo

(i piddini Mognato e Vazio) e chi

predilige la vela (Causin di

Scelta civica e i dem Lo Moro,

Cucca e Ranucci). E ci sono

anche gli yacht. L’ex presidente

di Con#ndustria, Bombassei, ha

un lussuoso Navetta 33 (dove

il numero sta a indicare i metri

di lunghezza), in grado di

portare a bordo #no a 20

persone. Prezzo: 15 milioni

circa. Dichiarano uno yacht

anche il #ttiano Pagnoncelli,

il forzista Biasotti e il leghista

Sergio Divina, proprietario di un

Raffaelli Maestrale. C’è pure

chi di barche ne ha due. Prima

dell’arresto per l’inchiesta sul

Mose in cui è stato condannato

a 2 anni e 10 mesi per

corruzione, l’ex ministro Galan

dichiarava due motosca#:

un Boston Whaler 28

Conquest, un cabinato ideale

per la pesca sportiva, e un Walk

Around del ’91.

Del resto alle passioni è dif#cile

resistere. Lo sa bene il

senatore Vincenzo D’Ascola

(Ap), patito di motori al punto

da avere 19 vetture, in gran

parte storiche. Un parco auto

di tutto rispetto in cui #gurano

Suv, due Porsche, una Jaguar,

tre jeep, vari fuoristrada e

per#no un camion militare.

La barca, che passione

ABDEBFE Angelucci Forza Italia 5.355.604

Gregorio Gitti Pd 3.926.209

Giulio Tremonti Gal 3.485.458

Yoram Itzhak Gutgeld Pd 3.233.190

Alberto Bombassei Scelta civica 2.952.318

Niccolò Ghedini Forza Italia 2.300.158

Alfredo Messina Forza Italia 1.628.926

Paolo Vitelli Scelta civica 1.546.828

Franco Carraro Forza Italia 1.497.907

Salvatore Sciascia Forza Italia 1.039.255

Paperoni in Parlamento (2014)

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