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REV. DATA CODICE PROGETTO ELABORATO CONTROLLATO APPROVATO 00 FEBBRAIO 2013 743-13 B BF BF BF COMUNE DI VILLADOSE (PROVINCIA DI ROVIGO) COMMITTENTE : COMUNE DI VILLADOSE PIAZZA A. MORO, 24 VILLADOSE (RO) PROGETTO : VARIAZIONE DI DESTINAZIONE URBANISTICA DELL'IMMOBILE IN ZONA F2/A E F2/B DISCIPLINATO DALL'ART.43 DELLE NTA DEL PAT E SITO IN VIA GARIBALDI IN COMUNE DI VILLADOSE (RO) OGGETTO : VALUTAZIONE DI COMPATIBILITÀ IDRAULICA STUDIO DI GEOLOGIA APPLICATA ET IDROGEOLOGIA 45021 BADIA P.(RO) PIAZZA VITTORIO E. , 142 B 35040 CASALE DI SCODOSIA (PD) VIA CAODALBERO, 173 vox 0425 59.48.42 - fax 0425 59.58.00 web site: www.hgeo.it - email: [email protected] BARATTO FILIPPO - GEOLOGO

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REV. DATA CODICE PROGETTO ELABORATO CONTROLLATO APPROVATO

00 FEBBRAIO 2013 743-13 B BF BF BF

COMUNE DI VILLADOSE (PROVINCIA DI ROVIGO)

COMMITTENTE:

COMUNE DI VILLADOSE

PIAZZA A. MORO, 24

VILLADOSE (RO)

PROGETTO:

VARIAZIONE DI DESTINAZIONE URBANISTICA DELL'IMMOBILE IN ZONA F2/A E

F2/B DISCIPLINATO DALL'ART.43 DELLE NTA DEL PAT E SITO IN VIA GARIBALDI

IN COMUNE DI VILLADOSE (RO)

OGGETTO:

VALUTAZIONE DI COMPATIBILITÀ IDRAULICA

STUDIO DI GEOLOGIA APPLICATA ET IDROGEOLOGIA

45021 BADIA P.(RO) – PIAZZA VITTORIO E. , 142 B 35040 CASALE DI SCODOSIA (PD) – VIA CAODALBERO, 173 vox 0425 59.48.42 - fax 0425 59.58.00 web site: www.hgeo.it - email: [email protected]

BARATTO FILIPPO - GEOLOGO

Comune di Villadose: Variante parziale al PRG da area F1/A ad area F2/A e F2/B

Cod. 743-13 B

AUTOCERTIFICAZIONE AI SENSI DELL’ART.46 DEL D.P.R. N. 445 DEL 28/12/2000

OGGETTO: Studio di Compatibilità Idraulica relativo alla Variante parziale P.R.G. da area F1/A a F2/A e F2/B in Località Canale nel Comune di Villadose (RO)

Il sottoscritto dott. BARATTO FILIPPO, geologo, con studio in Badia

Polesine (RO) piazza Vittorio E. II n°142B, iscritt o all’Ordine dei Geologi

della Regione Veneto al n. 276, sotto la propria personale

responsabilità, ai sensi e per gli effetti del D.P.R. n. 445/2000, per le

finalità contenute nella D.G.R.V. 1322/2006 e successiva D.G.R.V.

1841/2007, nonché sulla base delle sentenze del Consiglio di Stato

nr.309/09 e 5013/09

DICHIARA

di avere conseguito laurea di 2° livello in scienze geologiche presso

l’Università degli Studi di Ferrara, con piano di studi comprendente i settori

dell’idrologia e dell’idrogeologia, e di aver maturato, nel corso della propria

attività professionale, esperienza nei settori analoghi a quanto contenuto

nell’Oggetto.

Badia Polesine, 20.02.2013

Baratto Filippo - geologo

Comune di Villadose: Variante parziale al PRG da area F1/A ad area F2/A e F2/B

Cod. 743-13 B

INDICE

1 PREMESSA ..................................................................................................................................................... 1

2 SCOPO ............................................................................................................................................................ 1

3 NORMATIVA .................................................................................................................................................... 2

4 CARATTERI GEOLOGICI E IDROGEOLOGICI DEL TERRITORIO ............................................................... 2

4.1 LOCALIZZAZIONE DELL’AREA ................................................................................................................ 2 4.2 CONDIZIONI GEOLOGICHE LOCALI ....................................................................................................... 2 4.3 CONDIZIONI IDROGEOLOGICHE LOCALI .............................................................................................. 3

5 VALUTAZIONI IDROLOGICHE ....................................................................................................................... 4

5.1 DATI CLIMATICI ........................................................................................................................................ 4 5.2 ANALISI DELLE PRECIPITAZIONI ........................................................................................................... 5 5.3 COEFFICIENTE DI DEFLUSSO ............................................................................................................... 6 5.4 TEMPO DI CORRIVAZIONE ..................................................................................................................... 7 5.5 PORTATA MASSIMA ................................................................................................................................ 7 5.6 COEFFICIENTE UDOMETRICO ............................................................................................................... 8 5.7 CALCOLO DEL VOLUME D'INVASO DI PROGETTO .............................................................................. 8

6 AZIONI PER INVARIANZA IDRAULICA ....................................................................................................... 11

7 PRESCRIZIONI .............................................................................................................................................. 12

SCHEDE 1÷9

Comune di Villadose: Variante parziale al PRG da area F1/A ad area F2/A e F2/B

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1 PREMESSA

Con D.G.R. n. 3637 del 12 dicembre 2002 la Giunta Regionale del Veneto ha disposto che per gli strumenti urbanistici generali e le relative varianti debba essere redatta una specifica “Valutazione di compatibilità idraulica” sia per valutare le interferenze o modifiche che le nuove previsioni urbanistiche possono causare al regime idraulico esistente, sia per indicare le misure di compensazione da adottare per non aggravare l’esistente livello di rischio idraulico.

Con questa relazione si illustrano i risultati emersi dall’analisi dei dati disponibili per ottenere una “Valutazione di Compatibilità Idraulica” redatta secondo le indicazioni riportate nella D.G.R. 2948/2009 e

nell’allegato alla D.G.R.V. n. 1841 del 19 giugno 2007 che sostituisce la D.G.R. n. 3637/2002 e la successiva D.G.R. n. 1322/2006.

In base a tale deliberazioni la presente relazione procede nella valutazione delle attuali condizioni di possibile rischio idraulico e le confronta con le nuove previsioni urbanistiche. Al termine dell’analisi e dell'elaborazione dei dati sarà possibile indicare gli eventuali aggravi del livello di rischio idraulico ed anche i possibili interventi atti a mitigare o non aggravare le condizioni di pericolosità esistenti.

2 SCOPO

Come scritto nella Relazione di stima: l’Amministrazione Comunale di Villadose ha incaricato il proprio ufficio tecnico – settore Urbanistica, di redigere una perizia di stima dell’immobile di proprietà comunale sito in via G. Garibaldi in località Canale di Villadose, con destinazione scolastica, ex scuole elementari, ai fini della successiva alienazione.

Il progetto prevede il cambio di destinazione, che passerà da area attualmente classificata “F1/A - area per l'istruzione esistente" ad area “F2/A e F2/B - area per attrezzature di interesse comune esistente e di progetto”.

Facendo capo all'art. 43 delle NTA del PAT, adottato con Delibera del Consiglio Comunale nr. 57 del 04.12.2009 e nr.38 in data 24.07.2012, ai sensi dell'art. 15 della L.R. nr.11/2004, le zone per attrezzature di interesse comune "sono destinate ad attrezzature civiche, culturali, ricreative, uffici pubblici, attrezzature sanitarie, assistenziali religiose, ecc. quali municipio, cinema e teatri, chiese, caserme, uffici postali, ecc.. In queste zone il Piano si attua per intervento diretto applicando i seguenti indici:

- Rapporto massimo di copertura: non può essere superiore al 50%.

- Altezza massima: non deve essere superiore a ml 10,00 salvo esigenze particolari documentate.

- Distanza minima dai confini: non può essere inferiore a ml 5,00 o a confine per murature in aderenza. Sono ammesse le soprelevazioni in corrispondenza delle murature preesistenti fatte salve le distanze tra i

fabbricati.

- Distanza minima tra i fabbricati: non può essere inferiore a ml 10,00. Qualora i fabbricati preesistenti nei lotti finitimi all'edificio da edificare o ampliare, e prospicienti il

medesimo, siano ad una distanza inferiore ai 5,00 ml dal confine comune, è ammesso il rispetto dei soli 5,00 ml dal confine di proprietà mantenendo comunque una distanza non inferiore all'altezza del fabbricato più alto con minimo assoluto di ml 6,00.

Tale possibilità, in osservanza al punto 2 del D.M. 02/04/1968 n° 1444, è attuabile esclusivamente tr a pareti non finestrate per la parte fronteggiante.

Per le soprelevazioni sono ammesse le edificazioni in corrispondenza delle murature preesistenti mantenendo comunque una distanza non inferiore all'altezza del fabbricato più alto con un minimo assoluto di ml 6,00 tra fabbricati con pareti non finestrate per la parte fronteggiante.

- Distanza minima dalle strade: non può essere inferiore a ml 10,00 o secondo gli allineamenti preesistenti in caso di ampliamento".

Per una dettagliata descrizione delle opere si rimanda agli Elaborati progettuali.

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3 NORMATIVA

Si riporta di seguito una sintesi delle normative attinenti agli argomenti trattati in questo scritto.

• L.R. 3/1976 recante “Comprensori di bonifica idraulica”.

• D.C.M. 04.02.1977 All.4 e ss.mm.ii – Criteri, metodologie e norme tecniche generali di cui all’art. 2, lettere b), d),e), della legge 10 maggio 1976, n. 319.

• L.R. 93/1983.

• D.G.R. 2705/1983.

• L.R. 42/1984.

• L.R. 61/1985 recante “Norme per l’assetto e l’uso del territorio”

• L.R. del 01/03/1986, n. 9, recepimento regionale della allora legge Galasso.

• D.G.R. 7090 del 23/12/1986 – Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PRTC) - in revisione.

• L. 18 maggio 1989 n. 183 - Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo, successivamente modificata dalle leggi n. 253/90, n. 493/93, n. 61/94 e n. 584/94.

• D.P.C.M. 29 settembre 1998 costituisce l'atto di indirizzo e coordinamento per l'individuazione dei criteri relativi agli adempimenti del D.L. 180/1998.

• D.G.R. 962 del 01/09/1998 recante “Definizione della rete idrografica regionale principale”.

• D.L. 12 ottobre 2000, n. 279, recante “Interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato e in materia di protezione civile, nonché a favore di zone colpite da calamità naturali” conferito con modificazioni nella legge 11 dicembre 2000, n. 365, individua una nuova procedura per l’approvazione dei Piani stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.).

• D.G.R. n. 3637 del 13.12.2002 - Indirizzi operativi e le linee guida per la verifica della compatibilità idraulica delle previsioni urbanistiche

• L.R. 13 .04.2001 n. 11 – Norme per il governo del territorio.

• L.R. 11/2003 - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

• L.R. 23.04.2004 n. 11 - Nuova disciplina regionale per il governo del territorio.

• D.G.R. n. 4453 del 29 dicembre 2004 - Piano di Tutela delle Acque.

• D. Lgs. n.152 del 11.05.2006 ss.mm.ii. - Norme in materia ambientale.

• D.G.R.V. n.1322 del 10.05.2006 L.3 agosto 1998, n.267- Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico e idrogeologico. Nuove indicazioni per la formazione degli strumenti urbanistici.

• All. A D.G.R. n. 1322 del 10 magio 2006: Valutazione di compatibilità idraulica per la redazione degli strumenti urbanistici

• D.G.R. n. 1841 del 19.07.2007 – Allegato A – Valutazione di compatibilità idraulica per la redazione degli strumenti urbanistici.

• D.G.R. 2948/2009 Nuove indicazioni per la formazione degli strumenti urbanistici. Modifica delle delibere n. 1322/2006 e n. 1841/2007 in attuazione della sentenza del Consiglio di Stato n. 304 del 3 aprile 2009

• Progetto di Piano Stralcio per l'assetto idrogeologico dei bacini del Bacino Fissero-Tartaro-Canalbianco (aprile 2007)

• Decreto Legislativo 23 febbraio 2010, n. 49 "Attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni"

4 CARATTERI GEOLOGICI E IDROGEOLOGICI DEL TERRITORI O

4.1 LOCALIZZAZIONE DELL’AREA

L'area d’intervento progettuale ricade nel Foglio 64 quadrante II SE, denominazione “Villadose ” della Carta I.G.M. a scala 1:25.000. Essa appartiene all'Elemento 168113 della CTR. Catastalmente appartiene al Foglio 16 mappale 262 del catasto terreni.

L'area, dal punto di vista altimetrico, si trova a quota +3,0 m slm, a Nord di una fascia perimetrale al Naviglio Adigetto caratterizzata da quota comprese tra 4,3 e 5,0 m slm. Essa è accessibile da Via Garibaldi che rappresenta un "gradino morfologico" del dosso sul quale si è impostato il Naviglio. Le zone poste a Nord della zona in studio degradano verso quote significatamente minori (1÷1,3 m slm) – Scheda 1 .

4.2 CONDIZIONI GEOLOGICHE LOCALI

Per quanto riguarda il territorio di pianura nel quale è inserito il lotto, esso è caratterizzato da depositi e forme di ambiente alluvionale, che si sono impostati a seguito della fase di stazionamento alto del livello marino, iniziata attorno a 6000-5000 anni fa.

La pianura che costituisce il territorio comunale di Villadose è composta da depositi sciolti di origine fluviale per spessori prossimi ai 1000-1100 m come emerso dalle stratigrafie dei pozzi terebrati ai fini della ricerca petrolifera negli anni ’50. L’origine di tale pianura è legata alle continue divagazioni, alle esondazioni e alle

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rotte arginali dei fiumi Po e dei suoi vari rami prima e successivamente al fiume Adige. Fiumi che scorrono ancora oggi nelle immediate vicinanze di Villadose, infatti il Po scorre a circa 8,5 Km a Sud del confine meridionale, l’Adige invece dista circa 3,5 Km dal confine settentrionale.

Successivamente l’asta fluviale che ha caratterizzato il territorio di Villadose è stato il Naviglio Adigetto, mentre le altre tracce fluviali che attraversano il territorio sono tutte di origine antropica, come si può notare dal loro percorso rettilineo.

La presenza di sistemi fluviali ha dato luogo a strutture morfologiche ancora oggi presenti nel territorio. Così sia hanno terreni a grana sabbiosa prevalentemente lungo le strutture morfologicamente elevate, quali i ventagli d’esondazione o i dossi; mentre le restanti aree distali e infradossi presentano prevalente tessitura limosa e limoso-argillosa.

Nello specifico, osservando la Figura 1 della Scheda 2 si vede, che la zona si trova sulla fascia settentrionale di un alto morfologico (dosso) legato alle azioni esondative delle aste fluviali passate; in particolare sopra al paleoalveo atesino dove attualmente scorre il Naviglio Adigetto. A nord, invece, prevalgono morfologie "distali" dove sono presenti terreni fini legati a bassa energia deposizionale.

La zona d'intervento appartiene, quindi, a morfologie legate a energia deposizionale medio-alta, infatti, come emerge dagli studi geologici del PAT, sono presenti, almeno in superficie, terreni sabbiosi e sabbioso-limosi - Figura 2 della Scheda 2 . Questi terreni sono dotati in genere di una buona permeabilità, presentando una permeabilità (K) media 10-3÷10-5 m/s, a seconda della percentuale di terreni fini presenti come matrice.

4.3 CONDIZIONI IDROGEOLOGICHE LOCALI

Il lotto interessato dal progetto si presenta sub-pianeggiante, trovandosi sulla fascia perimetrale del dosso morfologico ed a Nord della scarpata artificiale sulla quale corre via Garibaldi. Esso non presenta evidenti forme di denudazione del suolo, pur essendo in stato di abbandono già da parecchio tempo.

Per la valutazione di compatibilità idraulica, assieme alla permeabilità del terreno citata, è importante valutare anche l’andamento della falda freatica, che può veicolare l’acqua percolata dalla superficie, e la sua soggiacenza, ossia la profondità del livello d’acqua rispetto al piano campagna locale.

Il drenaggio delle acque meteoriche e delle acque di scorrimento superficiale locale avviene soprattutto attraverso l’azione drenante dei solchi minori interpoderali, che, però, si trovano a Nord della fascia urbanizzata, anche recentemente, posta tra via Garibaldi e via Manin.

La zona d'intervento ricade nella ATO 2 dell'adottato PAT. Le aste idriche principali che racchiudono le due zone sono (Scheda 3 ):

1. Il Naviglio Adigetto che scorre a Sud della zona ed attraversa i centri abitati principali del Comune quali Villadose stessa, Canale e Cambio. Esso è arginato e pensile rispetto al piano campagna. Ha un andamento sinuoso per la quasi totalità del percorso, con alternanza di tratti rettificati e di tratti meandriformi; questi ultimi sono rinvenibili tra l’abitato di Villadose e la località Taion e dall’abitato di Cambio fino alla Tenuta Cà Tron. E’ un canale irriguo definitivamente sistemato fino al centro di Cambio.

2. Lo Scolo Bresega, che attraversa tutto il territorio comunale a Nord della zona in studio, nonché dello stesso centro abitato di Villadose tra la S.P. 73 ad Ovest e la S.P. 61 ad Est; ha un andamento rettilineo con orientazione ENE-WSW.

Traversali a questi due direttrici d'acqua esistono scoli minori soprattutto interpoderali legati alla bonifica passata. La loro efficienza è, talora, residua mancando una sera manutenzione da parte dei proprietari dei terreni; oppure mancano proprio. A Nord della zona di studio, infatti, non si hanno solchi drenanti, come del resto nelle zone limitrofe laterali, di recente urbanizzazione.

Pertanto, si può prevedere che il deflusso idrico superficiale sia prevalentemente di tipo "diffuso", andando, nello specifico della zona "ex scuola", a recapitarsi nella area a verde retrostante. La mancanza di ristagni idrici o di testimonianze degli stessi nell'area di studio, alla data del sopralluogo, indica che il percolamento nel sottosuolo è sufficiente a garantire "mancanza di disagi", per le piovosità normali,

Per quanto riguarda la circolazione idrica sotterranea, essa è prevalentemente verticale nell’insaturo rappresentato dai terreni sciolti; mentre diventa di tipo sub-orizzontale al contatto con la tavola d’acqua freatica, con un gradiente medio di ~0,16‰.

La direzione del flusso sotterraneo locale è da Sud verso Nord, legata all'azione alimentante dettata dalla

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pensilità del Naviglio Adigetto.

La tavola d’acqua superficiale nella zona di progetto è mediamente impostata ad una profondità di -1,5 m da piano campagna attuale, osservando gli elaborati idrogeologici del PAT. .

La zona, nella definizione di compatibilità geologica e di fragilità del territorio, è classificata come “area idonea” all’edificazione. Vedasi la Scheda 4 .

Essa non risulta interessata da allagamenti, sia secondo il PAI redatto dalla competente Autorità di Bacino, che classifica l'intero territorio comunale a pericolosità P1 in quanto soggetto a sollevamento meccanico, sia secondo il competente Consorzio di Bonifica. Vedasi la Scheda 5 .

Si rimanda, comunque, agli elaborati del PAT, con il relativo studio di compatibilità idraulica, per le disposizioni normative fissate per l’uso del suolo e per le opere edilizie eseguibili in queste aree.

La medesima zona non rientra nelle aree di tutela dei fiumi, torrenti, canali, ai sensi del R.D. 25 luglio 1904 n. 523, e dell'art. 41 della L.R. 11/2004.

5 VALUTAZIONI IDROLOGICHE

Qualsiasi modifica dell'uso del suolo a fini edificatori richiede, secondo normativa, una valutazione delle condizioni idrogeologiche/idrauliche al fine di ottemperare al concetto di invarianza idraulica.

E’, infatti, da sottolineare che, come indicato dalla DGR n. 1322/2006 e s.m.i. la necessità dell'invarianza idraulica richiede al progettista del cambiamento dell'uso del suolo di provvedere a mitigare o sanare il consumo del suolo ante operam mediante la messa in opera di azioni (es. bacino, condotte, etc.) atte a regolare le piene e, quindi, a mantenere le condizioni di sicurezza territoriale nel tempo. Questo deve essere supportato da calcoli dei volumi critici ante et post operam.

Infatti, le reti di smaltimento delle acque meteoriche si basano sugli apporti idrici determinati sulla base dei dati misurati e trattati statisticamente. Le precipitazioni che danno i maggiori problemi di smaltimento sono quelle intense, cioè le piogge di breve durata ed elevata intensità: scrosci e/o piogge orarie.

Per le misure compensative e di mitigazione del rischio idraulico si riporta quanto stabilito dalla normativa vigente sopra citata con la specifica attenzione alle soglie dimensionali in base alle quali si devono applicare misure diverse in relazione all'effetto atteso dell'intervento.

Gli interventi progettuali in oggetto ricadono nella classe di modesta impermeabilizzazione potenziale, cioè superfici comprese fra 0,1 e 1 ettaro per le quali, oltre alle indicazioni valide per area di inferiore estensione, dovranno essere calcolati i volumi di invaso secondo le indicazioni riportate nella norma e dove è opportuno che le luci di scarico non eccedano le dimensioni di un tubo di diametro 200 mm, con tiranti idrici nell’invaso non eccedenti il metro. Come specificato dall'Allegato A della D.G.R.V. 2948/2009, che determina il grado di approfondimento necessario nella redazione degli elaborati di compatibilità idraulica da presentare.

5.1 DATI CLIMATICI

Sulla base della classificazione dei climi terrestri secondo il metodo di Köppen-Geiger1, l’area di Villadose è classificabile come Cfa: “C” indica climi temperato caldi, con la temperatura media del mese più freddo tra 18°C e –3°C; “ f” indica precipitazioni sufficienti in tutti i mesi; “a” indica media del mese più caldo superiore a 22°C.

In particolare, sono significativi per il clima locale inverni rigidi ed estati calde. L’umidità sempre elevata gioca un ruolo importante inducendo mesi nebbiosi durante la stagione invernale e mesi caldo-afosi in quella estiva.

In Comune di Villadose è attiva dal 1992 una stazione meteorologica regionale, posta a quota 0.0 m s.l.m. (Lat. 45°04'23" – Long. 11°55'25"). Dall’analisi de i dati registrati nel periodo 1996-2007, emerge che la zona è caratterizzata da precipitazioni annue medie pari a 738 mm, quindi in media con il Polesine, dove si può arrivare a 750 mm/anno (medio-alto Polesine).

1 Il metodo di Köppen-Geiger è caratterizzato da un codice di lettere che indica i principali gruppi di climi, i sottogruppi e ulteriori suddivisioni, aventi lo scopo di distinguere particolari caratteristiche stagionali nella

temperatura e nelle precipitazioni.

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La media di precipitazione mensile risulta di 61,5 mm. I mesi di gennaio, febbraio, marzo e luglio risultano al di sotto della media; i mesi di agosto, settembre e dicembre coincidono con la media mentre i periodi da aprile a giugno e da ottobre a novembre hanno precipitazioni molto superiori alla media. Da ciò risulta che il periodo con più scarse precipitazioni e quello da gennaio a marzo a cui seguono gli intervalli piovosi da aprile a giugno e da ottobre a novembre.

La distanza dalla costa fa sì che l’azione mitigatrice marina, che arriva fino a circa 30 Km dalla costa, non influisca sulle temperature e sulla circolazione dell’aria. Questo implica, come anticipato, una stagione invernale con aria fredda e umida (91% medio a gennaio), quindi fitte nebbie; mentre d’estate si hanno temperature elevate con elevata umidità atmosferica (98% media delle massime tra giugno ed agosto). Il mese più freddo è febbraio che ha fatto registrare minime giornaliere medie attorno a -0.3°C.

Esiste, di norma un deficit idrico nel bilancio idrico del suolo, che si concentra tra aprile ed ottobre, quando l’evapotraspirazione potenziale supera le precipitazioni; il ripristino della riserva idrica utile totale avviene solo in gennaio.

5.2 ANALISI DELLE PRECIPITAZIONI

Poiché la zona di progetto ricade nel territorio analizzato dal PAT anche da punto di vista del rischio idraulico mediante lo studio di Valutazione di Compatibilità Idraulica (VCI) e poiché si tratta di un documento comunale approvato/adottato sia da Comune, sia dagli altri enti sovra comunali, compreso il Consorzio di Bonifica competente territorialmente e la Regione Veneto con il proprio Ufficio del Genio Civile di Rovigo, si acquisiscono e si adottano, qui, le risultanze dei calcoli eseguiti per il PAT relativamente alle curve segnalatrici di possibilità pluviometrica, le quali forniscono la relazione tra l’altezza di precipitazione h e la durata dell’evento di pioggia t per un prefissato tempo di ritorno Tr.

Nell'elaborato della VCI del PAT, ma anche per codesto elaborato, si considerano le piogge intense orarie e di “scroscio” registrate dal 1932 al 1995 nella stazione di Rovigo (Annali idrologici pubblicati dall' APAT) e dal 1998 al 2008 nella stazione di Sant’Apollinare (forniti dall' ARPAV) – Scheda 6.

Il tempo di ritorno assunto (Tr) è pari a 50 anni, come da normativa, dove per tempo di ritorno Tr s'intende il periodo di tempo in cui un dato evento può essere uguagliato o superato.

Dopo tali precisazioni, si tralascia, qui, tutta la descrizione dell'analisi e l'elaborazione sulle curve di possibilità pluviometrica doppio esponenziale di Gumbel, essendo già state definite nella citata VCI – Scheda 7 - le curve segnalatrici di possibilità pluviometrica, orarie e degli scrosci, secondo l'espressione:

nath = (1)

Per una esaustiva trattazione del metodo di calcolo si rimanda alla Relazione di VCI allegata al PAT. Si riporta la Tabella 1 riassuntiva delle equazioni di possibilità pluviometrica per scrosci e piogge orarie ricavate.

Tr (anni) Equazione degli scrosci Equazione per Piogge orarie

10 h=42,216t 0,3127 h=37,626t 0,2264

25 h=51,390t 0,3096 h=45,462t 0,2263

50 h=58,922t 0,3298 h=51,275t 0,2262

100 h=66,421t 0,3349 h=57,045t 0,2262

Tabella 1: Equazioni di possibilità pluviometrica p er piogge orarie e scrosci

Pertanto, le equazioni calcolate per il tempo di ritorno di 50 anni risultano:

equazione piogge orarie h=51,275t0,2262 (2)

equazione scrosci h=58,922t0,3298 (3)

Per estendere la validità dell’equazione di possibilità pluviometrica ad un’area più ampia di quella posta all’intorno della stazione di misura utilizzata, i valori di a ed n sono stati variati leggermente per effetto dell’aumento della superficie scolante. Le relazioni ricavate da Puppini, di seguito riportate, dimostrano anche la nota osservazione secondo la quale l’intensità media ragguagliata di una pioggia si riduce all’aumentare dell’area considerata.

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⋅+

⋅−⋅=2

100007,0

100084,01'

SSaa (4)

⋅+=100

14,0'S

nn (5)

5.3 COEFFICIENTE DI DEFLUSSO

Una volta determinata l’equazione di possibilità pluviometrica e quindi l’altezza della lama d’acqua che si stende sul terreno, resta da determinare quale frazione di essa vada a interessare l’area destinata alla sistemazione agraria e quale, invece vada dispersa in altro modo: per infiltrazione nel suolo, per evapotraspirazione, etc.

A questo punto si introduce il coefficiente di deflusso definito come il rapporto tra il volume defluito attraverso una sezione in un certo intervallo di tempo, ed il volume meteorico precipitato nello stesso intervallo.

I valori dei coefficienti di deflusso cui fare riferimento, secondo quanto riportato nell’allegato A al D.G.R. 1322/06 al capitolo “Indicazioni operative” relativi ad una pioggia di durata oraria, sono riportati in Tabella 2.

Tipo di superficie Coefficiente di deflusso (φ)

Aree agricole 0,1 Superfici permeabili (aree verdi…) 0,2 Superfici semi-permeabili (grigliati drenanti con sottostante materasso ghiaioso, strade in terra battuta o stabilizzato…)

0,6

Superfici impermeabili (tetti, terrazze, strade, piazzali…) 0,9

Tabella 2: Coefficienti di deflusso consigliato per piogge intense (DGR 1322/06)

La superficie S attuale è composta da aree Si caratterizzate da un omogeneo coefficiente di deflusso Φ, mentre quella di progetto sarà formata da diversi coefficienti di deflusso Φi. Si è calcolato il coefficiente medio ponderale tramite la relazione:

S

Si ii∑ Φ

=Φ (6)

La zona interessata dal progetto è attualmente adibita ad area verde, oltre alla superficie occupata dall'immobile.

Con gli scenari di progetto , invece, facendo riferimento al rapporto massimo di copertura indicato nelle NTA del PAT si va ad occupare il 50% della superficie con impermeabilizzazione dovute a copertura (Φ = 0,90), mentre per le zone a parcheggio, classificate semipermeabili (Φ = 0,60) e le aree a verde (Φ = 0.20) si sono assunti i coefficienti di urbanizzazione del PAT e cioè rispettivamente il 20% e il 30%. I risultati sono esposti nella tabella sottostante.

Tabella 3.- Coefficienti di deflusso parziali e med io teorico per la zona trasformata

Pertanto, nella situazione ante-operam , il coefficiente di deflusso Φ è pari a 0,28.

Pertanto, nella situazione post-operam , il coefficiente di deflusso Φ è pari a 0,63.

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5.4 TEMPO DI CORRIVAZIONE

L'area è inserita in un contesto di bassa pianura pianeggiante. Dopo tale osservazione diventa poco realistico utilizzare la formula classica per superfici di versante, cioè la formula di Giandotti, anche perché, comunque, l’area è molto piccola se confrontata con le superfici per le quali la formula ha valore.

E’ noto che una pioggia intensa, utile per i calcoli di un sistema di accumulo/smaltimento, ha una durata pari al tempo di corrivazione (tc) della superficie in esame. Infatti, tc è il tempo necessario affinché le acque di deflusso superficiale provenienti da tutta l’area considerata raggiungano la sezione di chiusura dell’area stessa, originando quindi la portata di massima piena definita all’interno della stessa.

Nello specifico, per ambienti urbani e mutuando le norme del PRRA della Regione Lombardia, si considera che il tc sia uguale alla somma del tempo medio di residenza fuori rete (t0) delle particelle d’acqua piovuta con quello della rete (tr) seguendo il percorso più lungo secondo l’equazione:

0ttt rc += (7)

Per il calcolo di t0, si usa la formula proposta da Boyd2:

δSktt c ×==0 (8)

Per il calcolo di tr si usa la formula:

v

Str

×= 5.1

(9)

dove: - k = 2.51 - S è la superficie dell'area (S) espressa in km2, assunta pari a 0,00323 Km2. - δ = 0.38 - v = velocità media nella rete assunta pari a 1 m/s in bacini pianeggianti

Pur trattandosi di zona a verde di pianura non si usa la formula di Ventura (tc = 0,315xS) valida per i bacini della pianura veneta in quanto la zona è, comunque, inserita già in un contesto urbanizzato:

Dalla (7) risulta che il tempo di corrivazione tc per è:

Tabella 4.- Tempo di corrivazione calcolato per la zona.

Quindi, tc risulta pari a ~0,33 ore ossia 20,06 minuti, arrotondati a 20 minuti .

Riprendendo l'equazione di possibilità pluviometrica calcolata per un Tr = 50 anni e inserendo un tc di 20 minuti, quindi scrosci, si ottiene un'altezza di pioggia - h - pari a 41,06 mm, come si vede oltre.

5.5 PORTATA MASSIMA

Esistono diversi metodi per il calcolo delle portate massime. Qui, si utilizza il metodo cinematico proposto da Turazza nel 1880, meglio noto nella letteratura anglosassone come “metodo razionale ”. E’ un metodo largamente usato per il calcolo della portata conseguente ad una assegnata precipitazione.

Se in un bacino di superficie S cade, per una pioggia di durata tp, una precipitazione di altezza h, solo una frazione Φ del volume meteorico Sxh risulta efficace agli effetti del deflusso dato che la frazione 1-Φ si perde per evapotraspirazione, infiltrazione nel terreno, etc..

2 Boyd M. J., 1978, A storage-routing model relating drainage basin hydrology and geomorphology, Water Resources Research, 14 (5), 921-928.

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La portata media efficace Q è data dalla seguente espressione:

( )cp tt

ShQ

+Φ=

(10)

in cui tp è il tempo di pioggia, mentre tc è il tempo di corrivazione.

Dallo studio degli idrogrammi di piena (vedasi le numerose pubblicazioni esistenti) risulta che, secondo il modello assunto, la portata massima si ha quando il tempo di pioggia è uguale al tempo di corrivazione. In questo caso, infatti, tutto il bacino contribuisce all’apporto alla sezione di chiusura.

La (10) allora assume la forma:

( )ct

ShQ

Φ=max

(11)

Volendo esprimere la superficie S in hm2, l’altezza di precipitazione h in mm, il tempo di corrivazione tc in giorni, la portata massima Qmax in m3/s è data dalla seguente relazione:

ct

hSQ

⋅⋅Φ=

864001010 34

max

(12)

da cui, svolgendo i calcoli:

ct

ShQ Φ⋅= −3

max 101157,0 (m3/s) (13)

Da cui, risulta una Qmax = 0,060 m3/s, contro la Qmax ante operam che risultava pari a 0,027 m3/s.

5.6 COEFFICIENTE UDOMETRICO

Il contributo specifico di piena pari al rapporto tra la portata massima e la superficie considerata è detto coefficiente udometrico u, la sua espressione discende dalla (11):

ct

hu Φ⋅= 1157,0 (L/s hm2)

(14)

L’ordine di grandezza di u dipende dall’estensione del bacino, i valori minori corrispondono alle estensioni maggiori. Nel caso specifico il valore di u risulta essere (vedasi foglio di calcolo successivo): 215 L/s hm2. La portata che è possibile scaricare negli scoli consortili è quella corrispondente ad un coefficiente udometrico di 5 L/ s hm2.

I valori sino a qui determinati sono sicuramente a favore di sicurezza, nel senso che si è sempre tenuto conto delle “variabili” peggiorative, ma non si è invece considerato il contributo riduttivo dei valori di massima portata dovuti all’evapotraspirazione nelle aree a verde e all’invaso superficiale che corrisponde al velo d’acqua che si deposita sulla superficie, negli avvallamenti e nelle caditoie e può assumere valori di 40÷ 50 m3/hm2.

5.7 CALCOLO DEL VOLUME D'INVASO DI PROGETTO

Secondo il principio dell’invarianza idraulica la massima portata da smaltire non può superare quella che attualmente è scaricata dalle singole aree in studio.

Lo scarico delle acque meteoriche deve essere controllato da un manufatto adeguatamente dimensionato al fine di garantire che la portata in uscita non superi quella attuale.

Il calcolo del volume compensativo di invaso deve essere fatto ricercando la durata di precipitazione che massimizza la differenza tra volume attuale ed il volume che verrà scaricato in seguito all’attuazione del nuovo intervento di urbanizzazione.

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Nello specifico, si è determinato il massimo deflusso atteso e il volume compensativo di invaso da prevedere per garantire l’invarianza idraulica. Il calcolo è stato sviluppato per una precipitazione con tempo di ritorno Tr = 50 anni.

La quantità idrica in ingresso è stata calcolata con la formula del Metodo Razionale, come visto sopra, moltiplicata per il tempo ed ottenendo così il volume in ingresso cercato.

Il volume uscente, invece, è di norma dato dall’aliquota dovuta allo scarico nei corpi idrici superficiali, e dall’aliquota dovuta alla filtrazione nel terreno del fondo dell’invaso.

Gli enti preposti al governo del territorio prescrivono che la portata diretta ai corpi idrici superficiali (Qscarico) non sia mai superiore ai 5 L/s hm2, valore rappresentativo di un’area antropizzata a bassa percentuale di impermeabilizzazione. Questo valore, moltiplicato per la superficie oggetto di variazione di permeabilità e per il tempo, fornisce il volume in uscita dallo scarico superficiale.

Prevedendo l'utilizzo di vasche di laminazione si son fatte le seguenti ipotesi:

• che la precipitazione meteorica netta abbia intensità costante (ietogramma rettangolare)

• che lo svuotamento della vasca avvenga a portata costante (Qu = costante).

partendo da queste due ipotesi semplificatrici, all'istante t il volume accumulato nella vasca di laminazione, dato dalla differenza fra volume idrico entrante e quello uscente, può essere descritto dalla seguente espressione:

cuua

n

ucn

a tQtQSc

tQttScV −−

+=

)(

)( 12

αα (m3)

(14)

dove ca = coefficiente di afflusso S = superficie dell'area trasformata a = parametro a della curva di possibilità pluviometria n = parametro n della curva di possibilità pluviometrica

La durata di pioggia che genera un volume massimo d'invaso (tr = durata critica) si ricava derivando la 14) rispetto al tempo e ponendola eguale a zero:

0)(

)()1( 21 =−

−+

−−

ua

n

ucn

a QSc

tQtntSnc

αα

(15)

Inserendo, quindi il valore di tr ricavato nella 14) si calcola il volume d'invaso massimo.

Conservativamente, nel calcolo del volume d’invaso, l’aliquota di infiltrazione nel terreno non è stata considerata la tipologia delle piogge intense. Parimenti non si sono considerate le aliquote perse per evapotraspirazione.

Utilizzando il software Invidra della Programgeo si sono ricavati i seguenti risultati:

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Il volume da invasare così determinato per la "vasca di laminazione" è pari a 92,37 m3. Questo corrisponde ad un Volume specifico di 328,27 m3/ha, quindi entro i valori fissati dal competente Consorzio di Bonifica.

Volume invasato

Volume entrante

Volume uscente

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6 AZIONI PER INVARIANZA IDRAULICA

Lo studio fin qui condotto ha permesso di illustrare le condizioni geomorfologiche, idrologiche e idrauliche del territorio nello stato attuale. Si sono illustrate, poi, le condizioni di variazione che saranno prodotte con l’attuazione dell’intervento di urbanizzazione in oggetto, determinando le portate finali e i volumi aggiuntivi di acqua raccolta che dovranno essere smaltiti dalla rete idraulica esistente.

Le acque provenienti dalle nuove aree urbanizzate non dovranno essere convogliate direttamente al corpo idrico ricettore (deflusso immediato), al fine di non incrementare possibili situazioni di piena in formazione nell’alveo durante eventi meteorici critici.

E’ quindi necessario considerare un modello afflussi-deflussi che consenta di prolungare i tempi di consegna nel corpo ricettore (tramite “immagazzinamento” dell’acqua) andando così a diminuire il valore di colmo della portata nell’idrogramma di piena: si parla quindi di intervento di laminazione della piena.

Si tratta in pratica di ottenere quella “invarianza idraulica” il cui raggiungimento è lo scopo richiesto dalla normativa regionale in materia.

La soluzione più immediata, cui si può pensare, è la realizzazione di un bacino di raccolta temporanea, che occupa comunque una notevole superficie, ed è quindi necessario limitare per quanto possibile le sue dimensioni, andando ad incrementare le possibilità di invaso a monte di esso. Il tempo di ritorno cui fare riferimento per questo tipo di opere deve essere assunto pari a 50 anni.

Inoltre, data la superficie dell’area, si ricade nella classe di modesta impermeabilizzazione potenziale, cioè superfici comprese fra 0,1 e 1 ettaro per le quali, oltre alle indicazioni valide per area di inferiore estensione, dovranno essere calcolati i volumi di invaso secondo le indicazioni riportate nella norma precedentemente e dove è opportuno che le luci di scarico non eccedano le dimensioni di un tubo di diametro 200 mm, con tiranti idrici nell’invaso non eccedenti il metro.

Nello specifico, avendo stimato il volume compensativo in 92,37 m3 per la zona in studio, data la modestia dei volumi da compensare può essere sufficiente scegliere questa soluzione di compensazione:

Realizzare una porzione dell'area a verde leggermente depressa rispetto al piano di calpestio. Infatti, posizionando il fondo dell'area a -0,40 m dai riferimenti ora citati e creando un debole arginello di contenimento (altezza 10÷15 cm) con pendenza raccordante al piano calpestio da entrambi i lati. Sarebbe sufficiente una superficie di 231 m2 (231x0,4 = 92,4 m3), posizionata nella parte restrostante al fabbricato così da potere "scaricare" l'acqua invasata e non percolata nel sottosuolo, verso campagna.

E' da prevedere anche uno scarico a bocca tassata dato che il fondo dell'invaso inerbito potrebbe risultate con il tempo meno permeabile per deposizione di terreni più fini decantati.

Per un esempio di quanto ora detto si vedano le Schede 8 e 9.

All'uscita dell'invaso sarà posizionato un pozzetto di ispezione prima dell’immissione nella rete scolante e, per lo scarico, si provvederà a porre in opera uno scarico a bocca tassata dato che il fondo della vasca può risultare impermeabile con il tempo.

Per regola, lo scarico nel corpo ricevente concesso non deve superare i 5 L/s hm2. Qui le superfici in gioco sono: S = 0,2814 hm2 alla quale corrisponde una portata di uscita concessa pari a 5,07 m3/ora.

Il diametro per il controllo di flusso in uscita dalla vasca di laminazione avrà una sezione di:

2003.081.926.0

mh

QAseztubo =

××= (16)

dove:

- 0.6 = parametro idraulico fisso (adimensionale)

- Q = portata di scarico concessa dal concessionario (5 L/s)

- h = tirante utile nella vasca di laminazione espresso in m (qui preso pari a 0,4 m), oppure, nel caso di vasca di laminazione dotata di pompa di sollevamento, tirante utile nel pozzetto con scarico di fondo tarato, espresso in m.

ed il diametro della luce di scarico sarà pari a :

cmmA

D seztubo 2,6062,02 ==×=π

(17)

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Nel caso di portate superiori a quelle stimate per il tempo di ritorno assunto, il dispositivo di scarico deve presentare uno stramazzo che funziona come soglia sfiorante. La portata che defluisce dallo stramazzo è valutata con l’espressione 13).

Le modeste dimensioni della tubazione la rendono facilmente intasabile per cui è necessario prevedere un dissabbiatore prima dello scarico. Si tratta di un dissabbiatore longitudinale, adeguato alle portate qui calcolate, posto subito a valle dello scarico di fondo, che sarà quindi preceduto da una griglia per trattenere le parti più grossolane. Nel dissabbiatore si realizza un allargamento di sezione che consente di ridurre la velocità consentendo alle particelle più pesanti di depositarsi sul fondo, opportunamente sagomato in modo da renderne più semplice la pulizia e di una soglia che impedisce il passaggio alle particelle più pesanti,.

L'acqua in uscita sarà convogliata nella rete scolante posta a Nord della zona di studio, sia sottoforma di deflusso concentrato, sia, vista la scarsità della stessa rete, di deflusso diffuso.

Ad integrazione del volume stoccato nell'area sopra individuata può essere vantaggioso ed ecologicamente sostenibile, mettere in opera un serbatoio di contenimento adatto a recuperare l'acqua meteorica per poi usarla per innaffiatura del prato in proprietà. Per esempio, la messa in opera di un serbatoio in resina poliestere rinforzata, dotata di apertura superiore di ispezione (almeno 0,6x0,6 m) e con tubazioni di entrata e uscita in PVC può avere più dimensioni, dipende dal volume che si vuol stoccare. Indicativamente, con un diametro interno di 2 metri ed una lunghezza utile di 3,5 m si possono stoccare 10 m3, da sottrarre al quantitativo da invasare con la vasca inerbita. La quale, allora, avrebbe bisogno di una superficie leggermente inferiore a quella iniziale (206 m2).

7 PRESCRIZIONI

In base a quanto sopra riportato, sarà nella fase di progettazione esecutiva che si dovranno attuare gli interventi per ottenere l’effetto desiderato di laminazione della piena. E nello specifico si consiglia, oltre all'opera di mitigazione indicata precedentemente, di:

- Realizzare caditoie stradali di tipo filtrante, cioè con pozzetti a fondo aperto, e sottofondo drenante in modo da favorire l’infiltrazione e dispersione in profondità.

- Realizzare reti di raccolta differenziate per le acque nere e quelle bianche in modo che le acque nere vadano al depuratore e solo quelle bianche vengano indirizzate ai corpi ricettori.

- Sovradimensionare alcuni tratti di fognatura delle nuove reti di raccolta delle acque meteoriche per aumentare la loro capacità di invaso.

- Evitare la concentrazione degli scarichi delle acque meteoriche favorendo, invece, la distribuzione sul territorio dei punti di recapito.

- Prevedere la realizzazione di disoleatori per il trattamento delle acque di prima pioggia che sono generalmente cariche di sostanze inquinanti di dilavamento delle strade, per salvaguardare la qualità delle acque del corpo ricettore.

- Realizzare parcheggi con pavimentazioni permeabili, che nel caso di terreni permeabili avranno solo una funzione drenante, e nel caso di terreni poco permeabili avranno la funzione di vere e proprie strutture serbatoio in grado di accumulare temporaneamente l’acqua e rilasciarla poi gradualmente alla rete fognaria mediante un apposito sistema drenante.

Un peso significativo, una volta individuate le opere di mitigazione, è dato dal monitoraggio e controllo delle stesse al fine di mantenere il grado di efficienza iniziale.

Per quanto riguarda la soluzione indicata, che non prevede vani interrati da ispezionare e, quindi Protocolli di sulla Sicurezza particolari, il monitoraggio, a carico del gestore della nuova struttura edilizia sarà di mantenere efficiente sia la vasca di laminazione con adeguato inerbimento, sia la tubazione di scarico al fine di evitare da una parte erosioni concentrate nella medesima vasca e dall'altre erosioni nelle porzioni di recapito a valle.

Parimenti, deve essere garantito il quantitativo di uscita, come fissato dagli Organi competenti e sopra indicato (5 L/sha). Inoltre, deve essere sempre garantita una via di accesso per la manutenzione e l’osservazione di canali e fossati.

Baratto Filippo

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S C H E D E

1

2

1 estratto da Foglio IGM 64 II SE Villadose

2 estratto da CTR Elemento 168113

Planimetrie

Scheda 1

HgeO studio

1

2

Morfologie e Litolopgie superficiali

Scheda 2

HgeO studio

Rete idrica locale

Scheda 3

HgeO studio

(tratta dalla tavola 3 "Delle Fragilità" del PAT comunale) Compatibilità geologica all'urbanizzazione

Scheda 4

Aree soggette a ristagno/esondazione

Scheda 5

(dati forniti da ARPAV - Stazione di Rovigo e S. Apollinare) Piogge intenseScheda 6

Curva di possibilità pluviometrica per "scrosci" e piogge orarie con Tr = 50 anni(staz. di Rovigo e S. Apollinare)

Altezza (h) di precipitazione oraria e di scroscio in funzione di Tr

Equazioni di possibilità pluviometrica

tratta da Relazione VCI del PAT di Villadose Elaborazione statistica delle pioggeScheda 7

Soluzione di mitigazione

Scheda 8

Esemplificazioni di quanto riportato nella scheda 8

Soluzioni di mitigazioneScheda 9