Oltre le Parole -...

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La comunicazione non verbale Oltre le Parole Quando interagiamo coi nostri simili in genere siamo consapevoli solo dell’aspetto fenomenico del rapporto, di ciò che appare in superficie e del significato che la comunicazione verbale ci trasmette. Ma altri scambi avvengono a livelli più sottili, scambi importanti che rimangono sotto la soglia della coscienza vigile, ma che comunque influenzano il nostro modo di prelevare ed immettere nello spazio dei significati che autonomamente portano informazioni. Mentre la comunicazione verbale per essere compresa deve essere prima appresa a livelli cognitivi la comunicazione non verbale non ha bisogno della consapevolezza perché è dentro di noi, tutti la utilizzano in modo automatico senza prestare tanta importanza a ciò che passa attraverso questo canale privilegiato e universale. Proviamo ad analizzare i diversi percorsi del nostro “agire comunicativo” che sono destinati ad influenzare i rapporti che instauriamo, volontariamente o involontariamente, sia a livello conscio che inconscio, dal momento in cui veniamo a contatto con l’altro. Per comunicare nei rapporti esistono due modalità: la comunicazione verbale riguardante il significato letterale delle parole e la comunicazione non verbale che riguarda il linguaggio segreto del comportamento, ossia i messaggi che nascono spontaneamente dalle strutture più profonde della personalità. Se con le parole informiamo l’altro di ciò che sappiamo, con il corpo lo informiamo di come siamo e di come ci sentiamo nella relazione. 1 / 13

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La comunicazione non verbale

Oltre le Parole

Quando interagiamo coi nostri simili in genere siamo consapevoli solo dell’aspetto fenomenicodel rapporto, di ciò che appare in superficie e del significato che la comunicazione verbale citrasmette.

Ma altri scambi avvengono a livelli più sottili, scambi importanti che rimangono sotto la sogliadella coscienza vigile, ma che comunque influenzano il nostro modo di prelevare ed immetterenello spazio dei significati che autonomamente portano informazioni.

Mentre la comunicazione verbale per essere compresa deve essere prima appresa a livellicognitivi la comunicazione non verbale non ha bisogno della consapevolezza perché è dentro dinoi, tutti la utilizzano in modo automatico senza prestare tanta importanza a ciò che passaattraverso questo canale privilegiato e universale.

Proviamo ad analizzare i diversi percorsi del nostro “agire comunicativo” che sono destinati adinfluenzare i rapporti che instauriamo, volontariamente o involontariamente, sia a livello conscioche inconscio, dal momento in cui veniamo a contatto con l’altro.

Per comunicare nei rapporti esistono due modalità:

la comunicazione verbale riguardante il significato letterale delle parole e la comunicazionenon verbale cheriguarda il linguaggio segreto del comportamento, ossia i messaggi che nasconospontaneamente dalle strutture più profonde della personalità.

Se con le parole informiamo l’altro di ciò che sappiamo, con il corpo lo informiamo di comesiamo e dicome ci sentiamo nella relazione.

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L’efficacia della comunicazione dipende solo in minima parte dall’aspetto verbale, uno studio diriferimento del 1972 valuta che incida solamente per  un 7%.

Il restante 93 % passa attraverso la trasmissione di segnali corporei e vocali.

Il corpo, infatti “significa” suo malgrado: se parlo a vuoto segnalo il mio vuoto, se parloconfuso segnalo le mie confusioni, se cammino pigramente segnalo la mia pigrizia, se cerco dinascondermi allo sguardo dell’altro segnalo la mia vergogna.

Tutti noi abbiamo la capacità innata di codifica e decodifica dei segnali non verbali, ma lofacciamo spesso in modo automatico e soprattutto inconsapevole.

Acquisire una buona competenza relazionale significa recepire e trasmettere segnali nonverbali in modo consapevole attraverso la conoscenza del proprio stile relazionale al fine diridurre al minimo i possibili disturbi nell’interazione di un rapporto.

Per approfondire la materia possiamo suddividere la comunicazione non verbale in quattrocomponenti da analizzare nei suoi aspetti:

Sistema  paralinguistico: detto anche sistema vocale nonverbale o paraverbale indica l’insieme dei suoni emessinella comunicazione indipendentemente dal significatodelle parole. E’ caratterizzatodall’aspetto:

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TONO

Il tono si riferisce alla maggiore o minore altezza del suono: grave o acuto. Si tenderà ad usare un tono più grave nelle situazioni in cui si vuole dare importanza alleparole pronunciate, mentre si tenderà ad esprimersi con un tono più acuto della voce insituazioni giocose.

Nei disturbi di comportamento si possono distinguere:Toni acuti lamentosi ed imploranti tipici di persone immature e nevroticheToni piatti monocordi e deboli riscontrabili in persone depresse e dipendentiToni vuoti cavernosi di persone affaticate e apatiche Toni robusti incisivi tipici di persone estroverse con atteggiamenti dominanti.

FREQUENZA

E’ fisiologicamente dovuta alla pressione ipolaringea e alla forza espiratoria. Alzare il volume della voce può rappresentare un segnale di dominanza o di rabbia, undesiderio di imporci nello spazio sonoro del nostro interlocutore, oppure il tentativo di far valerecon fermezza la nostra presenza.

Un volume ostentatamente basso può invece essere segnale di insicurezza, infelicità,depressione, sottomissione; non ci si espone nella speranza di poter nascondere agli altri lavergogna che si prova di sé.

RITMO

Il ritmo, ossia l’alternanza tra pause e parole, tra toni e volumi alti e bassi, tra momenti deldiscorso rapido o rallentato, ci offre molteplici segnali sullo stato emotivo dell’interlocutore.

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Parlate troppo in fretta può segnalare timore di esporsi o di competere, altre volte agitazione onervosismo. Parlare molto lentamente può esprimere lentezza ideativa o tentativo di sfuggire ad unasituazione di imposizione. Le pause possono rappresentare segnale di imbarazzo oppure l’offerta all’altro dell’opportunitàdi parlare. Alcuni sospirano costantemente, tossicchiano, ripetono espressioni, senza accorgersenerivelano forme di sofferenza psicologica di cui non hanno ancora individuato le cause.

SILENZIO

Paradossalmente il silenzio rappresenta una forma di comunicazione, anche quando non vi èconsapevolezza dell’intento di comunicare.

Il silenzio ha significati pluri-voci: può indicare rispetto, accettazione, attesa stimolante chel’altro parli, desiderio di ascolto, oppure può segnalare dubbio, paura, minaccia, ostilità,disapprovazione.

Con il silenzio possiamo aprirci all’altro o negarlo nella sua esistenza.

Questo per dire che ogni comportamento non può essere interpretato al di fuori del contesto incui si verifica, ossia al di fuori di quell’insieme di regole implicite che emergono dalla situazioneinterattiva che si viene a stabilire nel rapporto.

Come individuare le emozioni dalla voce:

PAURA: la voce è strozzata, acuta e tesa. Il modo di parlare è affrettato, le frasi sonofrequentemente spezzate a metà, molti gli errori di sintassi e pronuncia.

COLLERA: la tonalità è secca, la voce risulta quasi gridata.

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DISPREZZO E DISGUSTO: la voce è incolore ed uniforme, a volte di tipo nasale.

FELICITA’: il tono è acuto, la voce aperta, corposa e molto modulata, passa facilmente da tonibassi a toni alti. Il modo di parlare è serrato e veloce.

TRISTEZZA: il tono è basso, l’articolazione molto lenta con lunghi momenti di silenzio. A voltela voce si riduce ad una sorta di bisbiglio.

Il sistema  cinestesico: comprende tutti gli atticomunicativi espressi dal movimento del corpo. Primo fratutti il volto riflette con precisione la nostra esperienzasoggettiva; la mimica facciale è il canale privilegiato e piùdiretto per l’espressione dell’emozione.

La gestualità sottolinea e rafforza, ma può fornire anche una chiave difforme rispetto alsignificato del messaggio verbale.

Il tono muscolare e gli atteggiamenti posturali ci danno indicazioni spesso precise delleproblematiche psicologiche che si scaricano sul piano fisico. E’ detto che:

Ci sono gesti che rendono più convincente un discorso di quanto possano farlo le parole, gestiche attirano l’attenzione, altri che allontanano, gesti che trasmettono fiducia e altri che incutonopaura e diffidenza.

La gestualità delle mani, a secondo dell’orientamento spaziale, della velocità e dell’altezzadanno valenza al discorso; l’indice teso o la mano ad artiglio indicano dominio e ostiltà, mentrele mani col palmo rivolto verso l’alto segnalano un bisogno di conciliazione, mani guinte ointrecciate possono indicare bisogno di sicurezza e di protezione mentre le mani a taglieresegnalano insofferenza.

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Gesti di autocontatto, come accarezzarsi i capelli o strofinarsi le orecchie indicano un momentodi solitudine, di difficoltà e disagio, mentre gestualità ampie e irriverenti possono essereindicatori di boriosità e millanteria.

FRONTE e OCCHI - La fronte con le sopracciglia e le sue rughe è sede di movimenti difficili dafalsificare.

Le sopracilia per esempio forniscono un commento continuo e puntuale se inarcate ocompletamente abbassate.

La simmetria dell’espressione, il tipo di muscoli messi in movimento e la durata dei movimentisono indicatori precisi per ravvisare la spontaneità o la finzione del volto.

E’ interessante sapere che l’espressione simulata coinvolge di più i muscoli della parte sinistradel volto e che dura un tempo maggiore rispetto a quella spontanea.

Gli occhi sono finestre sia sul mondo che sull’anima, infatti la maggior parte dei sentimentipossono essere immediatamente identificati osservando uno sguardo.

In psicologia l’occhio è legato alla consapevolezza, non a caso la visione divina è legataall’occhio frontale chiamato correttamente “terzo occhio”.

Chi si sente colpevole si sente anche guardato da questo occhio divino che non è altro che ilproprio giudizio sotto il simbolo di questo occhio.

Infatti l’esperienza di venire guardati, mentre in alcuni casi ha valore di ricompensa, in altri puòdiventare fonte di ansia e vergogna.

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BOCCA e ORECCHIE - La bocca, organo con cui si riceve e si espelle lasciando entrare eduscire messaggi introietta e libera espressioni:

un desiderio acuto di conoscere, capire, comunicare si accompagna sovente all’atto di aprireparzialmente la bocca, ma se siamo ostili e collerici le labbra vengono risucchiate all’interno e sirimpiccioliscono.

Il sorriso poi è di grande efficacia nell’annullare la minaccia competitiva. Ma c’è un sorriso dicircostanza statico e che permane per un tempo maggiore rispetto a quello spontaneo chemette in moto solo i muscoli della bocca e non quelli attorno agli occhi.

Per quanto riguarda le orecchie invece si dice che hanno come vocazione fondamentale quelladi assicurare la verticalizzazione dell’uomo per portarlo dalla molteplicità incompiuta all’unità.Un uomo cresce dentro la gamma di suono che percepisce, per questo egli parla nella misura incui ascolta.

Saper ascoltare con orecchio attento a percepire le vibrazioni che emanano dal nostro corpo cimette nella condizione di entrare in risonanza con la frequenza vibratoria dell’altro così dasperimentare la vera empatia.

Nel disegno del viso è presente un unico progetto dotato di un dinamismo potente, è descritto ilmatrimonio delle due polarità maschile e femminile. Se osserviamo la parte superiore del visopossiamo intravedere gli organi genitali dell’uomo (il naso corrisponde al pene e gli occhi aitesticoli) la parte inferiore del viso invece ricorda gli organi genitali della donna (le trombe diEustachio collegano le orecchie alla bocca, così come a livello genitale le trombe di Falloppiocollegano le ovaie all’utero).

Si ipotizza che la bocca sia l’indicatore più importante per la felicità ed il disgusto, la fronte perla sorpresa, gli occhi per la paura e per la tristezza, mentre la rabbia ha bisogno di unaintegrazione fra tutte le parti del viso.

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Le mani sono il simbolo della conoscenza, osservando il modo e la collocazione in cui lepersone gesticolano con le mani possiamo avere buone indicazioni sull’atteggiamentocomunicativo. Si possono identificare delle AREE SPAZIALI specifiche in cui vengono portate le mani durantela comunicazione: TESTA – persone che stanno ragionando mentalmente in maniera visiva portano le mani nellazona della testa; PETTO – dove si trova l’IO, persone che ragionano in maniera uditiva portano le mani nellazona centrale del corpo VENTRE – persone che riflettono un certo atteggiamento più profondo, legato alle emozionitengono le braccia e le mani all’altezza dell’addome. Esiste poi un tipo MISTO che ha maggiore flessibilità di azione e movimento che corrispondealla posizione PIEDI. Si dice infatti che i piedi contengono la totalità delle energie da realizzare, in esso sono riflessitutti gli organi del corpo, la loro forma che ricorda un seme (forma di ciò che è l’uomo al suopunto di partenza, in tutta la sua potenzialità) rappresenta una mappa interpretativa importante. Chi ha provato la tecnica della riflessologia plantare infatti sostiene di trarre un beneficioriequilibrante sull’intero corpo. La postura , il fatto di tenersi più o meno dritto, è un ottimo indice del senso di valore ed’equilibrio interiore di un individuo, ma il significato reale di ogni postura può essere cercatosolo attraverso la contestualizzazione e l’analisi combinata dei diversi segni del linguaggiocorporeo. Per esempio della posizione eretta si può valutare la stabilità del corpo, la posizione aperta ochiusa, la ricerca o meno di un sostegno, la tranquillità o l’irrequietezza del corpo. Della posizione seduta si può valutare l’atteggiamento di fuga se la collocazione è in punta disedia o la completa rilassatezza se il peso del corpo e spostato all’indietro. L’aspetto prossemico della comunicazione analizza imessaggi inviati con l’occupazione dello spazio.

Il modo in cui le persone tendono a disporsi in una determinata situazione è in realtà codificatoda regole ben precise ed è utile per distinguere fra introversi ed estroversi.

La donna in genere preferisce l’avvicinamento prossemico da davanti, seguito da unaffiancamento mentre l’uomo preferisce la posizione diagonale.

La zona intima è un’area dai confini invisibili che circonda il corpo di ognuno, è la più prossima,la seconda pelle nella quale avvengono fenomeni emozionali di abbandono, tenerezza, affetto,protezione, tant’è che in essa possono accedere soltanto coloro con i quali si è stabilito unrapporto di intima fiducia.

E’ pertanto importante non violare mai la zona intima di un’altra persona ad eccezione che nonvi sia stato un preventivo consenso.

L’ampiezza di questa zona varia a seconda del tipo di relazione ma anche a seconda dello statod’animo in cui ci troviamo. Quando più ci sentiamo sicuri tanto meno temiamo l’aggressionealtrui.

Lo spazio personale non è uguale per tutti gli individui, i fattori che influenzano la percezionedello spazio sono:

- Le caratteristiche di personalità (gli estroversi sono più disponibili ad avvicinare l’altro)

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- La posizione sociale

- Lo stato d’animo (se siamo tesi e nervosi non sopportiamo intrusioni del nostro spazio)

Se in un giardino pubblico ci sediamo al centro di una panchina, magari allargando le braccia,segnaliamo così che non desideriamo che altri si siedano, mentre se ci sediamo di latolasciamo posto ad altri.

Se variamo continuamente la distanza tra noi e l’altro dimostriamo incertezza circa il tipo direlazione che intendiamo stabilire

Interponendo oggetti fra noi e gli altri stabiliamo dei confini, segnaliamo una sorta di invasionedi campo

Nella zona sociale si svolgono gli incontri di tipo formale come un incontro di affari, unariunione di condominio, ecc

Consideriamo per esempio un gruppo di lavoro seduto attorno ad un tavolo.

La posizione d’angolo è scelta da persone che intendono stabilire un clima di cordialità

La posizione frontale può invece stabilire un’atmosfera più competitiva in quanto il tavolo creauna solida barriera

La posizione distaccata può indicare disinteresse, riservatezza e soggezione ma anche rispettoper l’altro e volontà di non disturbarsi a vicenda

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La posizione di fianco è strategica per concludete trattative perché implica un ruolo paritario.

La zona pubblica è quella delle occasioni ufficiali e non implica necessariamente uno scambioattivo, infatti è spesso regolata da precisi protocolli.

Chi parla in pubblico non intende stabilire un rapporto di coinvolgimento personale ma semmaiun rapporto di gruppo con l’insieme di persone.

Esiste una forte asimmetria in questi contesti ma la zona pubblica come quella personale,sociale e intima va sempre rispettata, fatto salvo che non si stabilisca un diverso livello dicoinvolgimento reciproco.

L’APTICA è un campo nel quale si vive il contatto fisico: lastretta di mano, il bacio sulle guance, una pacca sullespalle, un abbraccio….

E’ la prima forma di comunicazione  susseguente la nascita ed è soprattutto dai primi mesi divita che si costruisce il modello col quale viviamo il contatto corporeo con noi stessi e con glialtri.

E’ importante sempre verificare la risposta che si genera nell’altra persona attraverso lapercezione tattile; se la risposta è rilassata vuol dire che la nostra vicinanza è gradita, se invecec’è rigidità il contatto risulta sgradevole.

Le azioni di un soggetto osservato sono sempre influenzate dall’osservatore, il quale a sua

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volta, nel suo osservare, è influenzato dal soggetto osservato.

Quindi osservare l’altro comporta il fatto di osservare le sue reazioni in relazione alle mie e lemie reazioni in relazione alle sue azioni.

Osservando l’altro mi osservo e viceversa, quindi vado verso due direzioni fondamentali diascolto: l’ascolto dell’altro e l’ascolto di sé in un sistema aperto che richiede una disposizionesoggettiva al rapporto empatico.

Allorchè ci poniamo in un rapporto empatico con l’altro, la sua conoscenza passa ancheattraverso la conoscenza di noi stessi, delle nostre sensazioni ed emozioni, della nostracomunicazione interpersonale. Chi non sa rendersi conto dei segnali del proprio linguaggiocorporeo è molto provabile che non sia in grado di registrare con precisione i segnali altrui.

L’ascolto è attivo quando mente e cuore collaborano in un processo che richiede disponibilitàaffettiva, volontà, concentrazione, impegno, cultura ed equilibrio, ma soprattutto riconoscimentodell’altro in quanto tale, del suo essere diverso da me nella propria unicità.

L’ascolto attivo autentico presuppone anche un determinato atteggiamento corporeo

E’ il corpo a rendere veritiero il nostro ascolto.

La nostra disponibilità ad incontrare l’altro si rende visibile in un abbraccio simbolico dove gesti,posture, mimica, indicano un atteggiamento di accogliente accettazione e sono congruenti conquanto dichiariamo.

Ascoltare quindi comporta anche mantenere un “discreto” contatto oculare, una posturaavvolgente ma non invadente, un’espressione facciale armonizzata con le emozioni dell’altro,una voce udibile, né troppo alta e né troppo bassa, che comunica energia ma nonsopraffazione.

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Mettersi faccia a faccia, porsi all’altezza dell’altro, inclinarsi verso di lui, sono modi moltoevidenti per dirgli

Dare attenzione fisica è già un buon presupposto per ascoltare, ma non dimentichiamo senzaforzare e senza essere artificiosi.

L’autenticità non coincide con la spontaneità irriflessiva; la persona autentica non è colui chedice tutto ciò che pensaa costo di ferire l’altro, ma è colui che pensa ciò che dicee per questo modula il suo dire tenendo conto dei bisogni del suo interlocutore.

Quando percorriamo la via dell’ascolto quasi sicuramente incontriamo la via del cambiamento edella trasformazione.

Questa via presuppone di ricontattare la nostra vita emozionale e per fare ciò occorre cheattraversiamo e sperimentiamo i nostri vissuti anche attraverso la mediazione del corpo.

La via del cambiamento attraverso il corpo prevede i seguenti passaggi:

- svelare la nostra maschera

- contattare l’emozione negativa

- riemergere dall’emozione negativa con nuove convinzioni

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- ridare accesso alle emozioni positive

Il cambiamento non si attua nel divieto, ma con un salto verso nuove possibilità (possocompiere questo salto se sto saldo in me stesso).

Tali nuove possibilità risiedono anche nella libertà di autentica espressione.

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