“Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di...

16
- 1 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it Kit realizzato in collaborazione con “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobre” Kit didattico INTRODUZIONE La rivoluzione che ebbe luogo in Russia nell’ottobre del 1917 rappresentò un evento epocale per l’Europa e il mondo intero, perché determinò la nascita di un nuovo sistema politico ed economico che influenzò tutto il corso del Novecento, generando non solo paure e divisioni, ma anche grandi speranze e aspettative. L’impero zarista cessò di esistere e si trasformò in una federazione di repubbliche, le Repubbliche socialiste sovietiche, con economia pianificata e guidata da un governo che coincideva con il partito unico, il Partito comunista; un regime totalitario che preoccupò il resto del mondo e, dopo la seconda guerra mondiale, finì per dividerlo in due: il blocco sovietico comunista e il blocco occidentale capitalista. Al termine di un cammino durato circa settant’anni, il sistema politico e economico sorto dalla rivoluzione d’Ottobre crollò alla fine degli anni Novanta del XX secolo per una profonda crisi strutturale e culturale, lasciando un’eredità, con la quale ancora oggi, a distanza di quasi trent’anni, in Russia è difficile fare i conti. 1917 La Russia del 1917 era caratterizzata, da un punto di vista economico, da una grave arretratezza strutturale: il settore industriale era poco sviluppato, mancava una classe di imprenditori, le poche industrie presenti erano finanziate da investitori stranieri ed erano concentrate attorno a Mosca e Pietrogrado e assenti nel resto del vasto impero; anche l’agricoltura era arretrata, vi erano profonde disuguaglianze tra i pochi proprietari grandi latifondisti e i contadini, che vivevano in estrema povertà e costituivano la maggior parte della popolazione. Questa profonda crisi fu aggravata dalla partecipazione della Russia alla Grande Guerra, nel corso della quale subì pesanti sconfitte, che non fecero che esasperare le già drammatiche condizioni di vita della grande maggioranza della popolazione. Su questa situazione si innestarono le rivoluzioni, prima quella del febbraio del 1917, poi quella dell’ottobre. La rivoluzione di febbraio, nata dalla protesta per il carovita delle operaie di una fabbrica di Pietrogrado, portò alla abdicazione dello zar Nicola II e al crollo del regime zarista, al posto del quale prese il potere un governo provvisorio di ispirazione liberale. Ma ben presto nacque un altro centro di potere, il soviet di Pietrogrado, il consiglio dei rappresentanti degli operai e dei soldati, in cui emersero i bolscevichi che, in pochi mesi, presero in mano la situazione e portarono la Russia verso la rivoluzione. LEZIONE Materiale: scheda pdf

Transcript of “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di...

Page 1: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 1 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobre”

Kit didattico

INTRODUZIONE La rivoluzione che ebbe luogo in Russia nell’ottobre del 1917 rappresentò un evento epocale per l’Europa e il mondo intero, perché determinò la nascita di un nuovo sistema politico ed economico che influenzò tutto il corso del Novecento, generando non solo paure e divisioni, ma anche grandi speranze e aspettative. L’impero zarista cessò di esistere e si trasformò in una federazione di repubbliche, le Repubbliche socialiste sovietiche, con economia pianificata e guidata da un governo che coincideva con il partito unico, il Partito comunista; un regime totalitario che preoccupò il resto del mondo e, dopo la seconda guerra mondiale, finì per dividerlo in due: il blocco sovietico comunista e il blocco occidentale capitalista. Al termine di un cammino durato circa settant’anni, il sistema politico e economico sorto dalla rivoluzione d’Ottobre crollò alla fine degli anni Novanta del XX secolo per una profonda crisi strutturale e culturale, lasciando un’eredità, con la quale ancora oggi, a distanza di quasi trent’anni, in Russia è difficile fare i conti.

1917 La Russia del 1917 era caratterizzata, da un punto di vista economico, da una grave arretratezza strutturale: il settore industriale era poco sviluppato, mancava una classe di imprenditori, le poche industrie presenti erano finanziate da investitori stranieri ed erano concentrate attorno a Mosca e Pietrogrado e assenti nel resto del vasto impero; anche l’agricoltura era arretrata, vi erano profonde disuguaglianze tra i pochi proprietari grandi latifondisti e i contadini, che vivevano in estrema povertà e costituivano la maggior parte della popolazione. Questa profonda crisi fu aggravata dalla partecipazione della Russia alla Grande Guerra, nel corso della quale subì pesanti sconfitte, che non fecero che esasperare le già drammatiche condizioni di vita della grande maggioranza della popolazione. Su questa situazione si innestarono le rivoluzioni, prima quella del febbraio del 1917, poi quella dell’ottobre. La rivoluzione di febbraio, nata dalla protesta per il carovita delle operaie di una fabbrica di Pietrogrado, portò alla abdicazione dello zar Nicola II e al crollo del regime zarista, al posto del quale prese il potere un governo provvisorio di ispirazione liberale. Ma ben presto nacque un altro centro di potere, il soviet di Pietrogrado, il consiglio dei rappresentanti degli operai e dei soldati, in cui emersero i bolscevichi che, in pochi mesi, presero in mano la situazione e portarono la Russia verso la rivoluzione.

LEZIONE Materiale: scheda pdf

Page 2: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 2 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on I bolscevichi, guidati da Lenin tornato dall’esilio in Svizzera, si ispiravano all’opera di Karl Marx, il teorico del comunismo, secondo il quale questo nuovo sistema economico e politico si sarebbe realizzato negli stati in cui il sistema industriale capitalistico era più sviluppato. Ma proprio la rivoluzione bolscevica smentì la teoria di Marx, infatti avvenne in un Paese nel quale la stragrande maggioranza dei lavoratori era costituita dai contadini e la classe della borghesia industriale era praticamente inesistente.

Il programma politico di Lenin, riassunto nelle famose Tesi di Aprile, potere ai soviet, ritiro immediato dalla guerra, confisca delle terre ai proprietari e assegnazione ai soviet dei contadini, controllo da parte dello Stato della produzione industriale e delle banche, guadagnò sempre più consensi. Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre (secondo il calendario gregoriano) la rivolta armata portò i bolscevichi a controllare tutta Pietrogrado e a dare vita a un governo rivoluzionario i cui primi provvedimenti stabilirono il ritiro immediato della Russia dalla guerra in corso, il passaggio della terra dai grandi latifondisti ai contadini, il controllo delle fabbriche da parte degli operai, la nazionalizzazione

Figura 1 V. Fomicev, Il turbine di un febbraio ha detronizzato lo zar

Page 3: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 3 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on delle banche e il riconoscimento dell’uguaglianza di tutti i popoli che costituivano la Russia. Se la rivoluzione del febbraio aveva messo fine a un regime assoluto, come era avvenuto in Francia nel 1789, quella di ottobre non fu una rivoluzione liberale-borghese, ma comunista: diritto al lavoro e al possesso dei beni materiali necessari per vivere, uguaglianza di diritti per uomini e donne, equa distribuzione della ricchezza. Questi principi potevano essere realizzati solo in uno stato in cui venisse scardinato dalle fondamenta il sistema liberale-capitalistico, presente nelle altre nazioni europee, e la proprietà dei mezzi di produzione fosse comune. Ma a questi principi fu presto sacrificato l’ideale delle rivoluzioni dell’Ottocento: la libertà. Il 18 gennaio 1918 Lenin sciolse con la forza l’Assemblea costituente, organo che ricordava l’esito delle rivoluzioni liberali, e diede vita a una dittatura rivoluzionaria, alla dittatura del proletariato che ben presto si trasformò nella dittatura del partito bolscevico-comunista. Di lì a poco sarebbe nato uno Stato fortemente centralizzato, che avrebbe esercitato un capillare controllo su tutta la società, grazie anche alla creazione di una polizia politica, la Ceka, e che cercava consenso, ma soprattutto eliminava il dissenso.

DAL COMUNISMO DI GUERRA ALLA NASCITA DELL’URSS Lenin e i bolscevichi incontrarono però forti resistenze che portarono allo scoppio di una violentissima guerra civile, che durò dal 1918 al 1920, e che vide opposta l’Armata rossa dei bolscevichi a quella bianca, i controrivoluzionari, guidati da ex generali dello zar, e sostenuta dalle potenze straniere, che, temendo la diffusione degli ideali bolscevichi fuori dalla Russia, combattevano per restaurare il potere dello zar. Questa guerra civile, un periodo di vero terrore, di grande violenza, non fece che aggravare le già difficili condizioni della popolazione, l’economia era allo sbando, i provvedimenti del governo bolscevico erano difficili da attuare: i contadini rifiutavano di consegnare il raccolto allo stato, pertanto nelle città non arrivavano gli approvvigionamenti alimentari; le industrie, sotto il controllo operaio, ma prive di una guida, chiudevano; si diffondeva il mercato nero; il sistema dei trasporti era al collasso. Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò quindi di riprendere il controllo della situazione con una rigida politica economica, chiamata “comunismo di guerra”, basato sulle requisizioni forzate dei raccolti di grano, venduto poi direttamente dallo stato, sulla militarizzazione della manodopera operaia, sulla creazione di squadre di contadini poveri che dovevano controllare l’applicazione delle norme (nelle campagne scoppiò una vera lotta di classe tra contadini poveri e kulaki, i contadini ricchi che maggiormente avevano beneficiato della distribuzione delle terre e furono proprio loro ad avere

Figura 2 N. Lisogorsky, E così quell'Ottobre abbiamo spezzato le catene dell'oppressione!

Page 4: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 4 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on la peggio), sulla statalizzazione del commercio. Ma questi provvedimenti d’emergenza non servirono a risollevare la situazione, anzi la peggiorarono: le requisizioni forzate portarono i contadini, per ritorsione, a produrre solo per il loro fabbisogno e la produzione agricola crollò causando una terribile carestia che provocò circa 5 milioni di morti; gli operai non erano incentivati a produrre, non ne traevano alcun profitto, e le fabbriche erano generalmente disorganizzate, quindi anche la produzione industriale ebbe un forte calo. Come conseguenza di tutto ciò, nel marzo del 1921 Lenin decise, nonostante le resistenze interne al partito, di fare un passo indietro e avviò una “Nuova politica economica” la Nep, un sistema misto o “capitalismo di stato”, in cui c’era spazio per l’iniziativa individuale, anche se lo Stato rimaneva il soggetto economico più importante. Lo Stato controllava le grandi industrie, il commercio con l’estero, le banche e i trasporti, mentre le piccole e medie imprese, con meno di 20 dipendenti, potevano rimanere sotto il controllo dei privati; era possibile il libero commercio dei beni agricoli e tornava in circolazione il rublo (sospeso nel 1919). Grazie alla Nep, che rimase in vigore fino al 1928, si ebbe una ripresa economica che favorì il consolidamento dello Stato, nato dalla rivoluzione bolscevica del 1917. Nel gennaio 1922 fu proclamata la nascita dell’URSS, Unione delle repubbliche socialiste sovietiche, il primo stato socialista della storia, uno stato federale che doveva servire a tenere unite le tante etnie che da sempre avevano formato il grande impero zarista. Secondo la Costituzione varata nel 1924 il potere era affidato ai soviet, gli organismi locali rappresentativi di operai, contadini e soldati, ma in realtà il potere era esercitato dal Partito comunista e dai suoi apparati, in particolare da un ufficio ristretto di quattro membri chiamato Politbjuro. Fin dalla sua nascita questo Stato fu isolato, le nazioni europee temevano la minaccia comunista ed erano spaventate dalla sua possibile diffusione, per cui diedero in ogni modo sostegno ai Paesi che rappresentavano un cuscinetto tra l’Europa occidentale e la Russia, come la Polonia, i Paesi baltici e la Turchia. D’altra parte però, l’eco degli eventi russi aveva suscitato grandi aspettative in tanti lavoratori, che vedevano nel comunismo la soluzione al problema delle ingiustizie e disuguaglianze sociali. Quando Lenin nel 1919 propose la creazione dell’Internazionale comunista o Komintern, aveva in mente di favorire la diffusione di una rivoluzione mondiale e questo portò molti socialisti europei ad abbracciare i suoi ideali. In seguito i partiti socialisti in molti paesi europei si spaccarono: in essi i riformisti erano la maggioranza, quindi i più estremisti dovettero uscire e fondarono i partiti comunisti europei, allineati con i principi del Partito comunista sovietico. La rivoluzione non fu esportata, ma la nascita

Figura 3 Levin M., Trojnikov V., Accidentata e gloriosa è la

nostra via eroica

Page 5: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 5 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on dei partiti comunisti europei incise profondamente nella vita politica delle nazioni in cui erano presenti, spesso provocando anche violente reazioni e il rafforzamento di formazioni di destra, ma sicuramente diedero un contributo importante a sostenere le rivendicazioni dei lavoratori e una maggiore giustizia sociale.

IL PERIODO STALINIANO Il 21 gennaio 1924 Lenin morì, la rivoluzione e l’URSS persero la loro guida. All’interno del partito, già dal 1922 si era fatto strada Josif Vissarionovic Dzugasvili, detto Stalin, diventato segretario del Pcus, nonostante la poca simpatia che Lenin aveva per lui. Stalin sosteneva la posizione del rafforzamento del comunismo in URSS e osteggiava il proposito di diffondere la rivoluzione, egli era per “il socialismo in un solo paese”. Fu questa posizione a vincere all’interno del partito e Stalin fece in modo che gli oppositori venissero allontanati, primo fra tutti Trockij, il suo rivale nella successione a Lenin. Fu il 1927 l’anno in cui Stalin si liberò dei rivali e diede avvio a quella che diventerà una vera dittatura, un regime totalitario con un’economia pianificata in cui lo Stato deteneva il controllo di tutte le attività produttive. In quell’anno Stalin affidò un compito alla Commissione statale per la pianificazione, Gosplan, il compito di predisporre un piano quinquennale di industrializzazione forzata, per trasformare l’economia sovietica da agricola a industriale, in modo da consentire all’URSS di recuperare il ritardo che il paese aveva accumulato rispetto allo sviluppo economico dei paesi occidentali. Il primo piano quinquennale fu realizzato tra il 1928 e il 1932. Esso prevedeva un grande investimento nell’industria pesante, infatti nell’arco del quinquennio la produzione di ferro, acciaio e macchine triplicò e furono impiegate enormi quantità di petrolio, carbone ed energia elettrica. Questa industrializzazione forzata si realizzò grazie ai sacrifici delle campagne, all’afflusso nelle città di grandi masse di contadini, che vennero sradicati dalle loro terre e praticamente deportati, e grazie al basso costo di questa manodopera. Tutto ciò ebbe pesanti costi sociali: nelle città mancavano alloggi e servizi, agli operai erano chiesti grandi sacrifici in cambio di salari bassissimi e questo comportò una scarsa produttività e un tenore di vita molto basso, che non stimolava i consumi interni, che in ogni caso erano limitati, perché il piano di industrializzazione di Stalin era tutto a beneficio dell’industria pesante, e non dell’industria dei beni di consumo. Le cose non andavano meglio nell’agricoltura, che rimaneva arretrata, nonostante la pianificazione prevedesse una modernizzazione anche in quel settore. Stalin riteneva che la piccola proprietà agricola consentita dalla Nep rappresentasse un pericolo per il sistema comunista, quindi lavorò per eliminarla: la pianificazione portò alla collettivizzazione della terra e alla nascita di grandi aziende agricole, i kolchoz, cooperative in cui i contadini mettevano in comune i mezzi di produzione, cedevano allo stato la maggior parte dei loro prodotti e si gestivano ciò che restava; e i sovchoz, aziende agricole statali, gestite direttamente dallo Stato in cui i contadini erano salariati. Questo per molti contadini comportò la rinuncia alle loro terre e alla possibilità di guadagnare con le vendite nei piccoli mercati locali; pertanto nelle campagne si diffusero nuovamente violente forme di ribellione nei confronti dello Stato: i kulaki, contadini agiati, si opponevano alla requisizione delle terre, i contadini rifiutavano di seminare, per non dover cedere poi la maggior parte del raccolto, come forma di resistenza passiva si arrivò anche ad uccidere il bestiame. Contro queste forme di lotta fu impiegato l’esercito: chi si ribellava veniva ucciso o deportato in campi di lavoro forzato. A metà degli anni Trenta

Page 6: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 6 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on l’agricoltura sovietica era di tipo collettivo e piuttosto meccanizzata, ma la produzione restò bassa per lungo tempo, anche a causa di una gravissima carestia che si ebbe tra il 1932 e il 1933.

Con questo primo piano quinquennale Stalin aveva definito i caratteri dell’economia sovietica, un’economia pianificata, nella quale cioè era lo Stato a gestire e regolare ogni attività, sia in campo agricolo che industriale: che beni produrre, con quali materie prime e fonti energetiche e con che tipo di processi produttivi, dove, in che quantità, a che prezzi vendere, se sul mercato interno o estero, tutto questo secondo valutazioni che avrebbero dovuto avvantaggiare la collettività, così come vuole la dottrina comunista. Questa centralizzazione però portò anche esiti negativi, perché imponeva criteri comuni e non era capace di confrontarsi con i problemi delle diverse realtà locali, le esigenze dei mercati e anche dei lavoratori, che generalmente si sentivano estromessi da ogni processo decisionale, anziché essere parte della collettività, il cui benessere Nonostante le ombre di questo sistema, la pianificazione (che realizzò cinque piani quinquennali) portò l’URSS a diventare la seconda potenza industriale del mondo verso la fine degli anni Trenta, seconda solo agli USA e sicuramente questo

Figura 4 Savostyuk O., Uspenskij B., Le strade di Lenin

Page 7: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 7 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on significò anche miglioramenti per la popolazione, che poteva beneficiare di servizi prima impensabili e non garantiti nemmeno nel più progredito Occidente, come la scolarizzazione, necessaria anche per sostenere lo sviluppo tecnologico richiesto dal processo di industrializzazione, una casa per tutti e il riconoscimento del ruolo delle donne nella società. Questi enormi progressi diedero ancora più potere a Stalin, che in ogni modo si propose come l’artefice dello sviluppo dell’URSS, autorizzato a eliminare chiunque mettesse in discussione o minacciasse quello sviluppo. Infatti negli anni Trenta prese avvio un periodo di epurazioni, sia all’interno del Pcus, sia nel mondo della cultura, dell’arte, dell’esercito, nei confronti di veri o presunti oppositori del regime o di minoranze: a seguito delle grandi “purghe staliniane” milioni di persone, senza che si svolgessero regolari processi, furono uccise o deportate nei campi di lavoro denominati gulag, perché accusate di tradimento e reati contro lo Stato. Ma lo Stato era Stalin, il suo era un potere autocratico assoluto.

LA GUERRA FREDDA L’industrializzazione forzata e soprattutto il grande sviluppo dell’industria pesante resero l’URSS una grande potenza bellica e il suo contributo fu determinante per sconfiggere la Germania nazista. L’alleanza con l’Inghilterra e la Francia contro il nemico comune, Hitler, permise all’Unione Sovietica di rompere l’isolamento in cui era stata confinata fin dalla sua nascita. Ma quando, finita la seconda guerra mondiale, dopo il 1945, venne il momento di dare un nuovo assetto geopolitico all’Europa uscita distrutta dalla guerra, prevalsero gli interessi delle singole potenze vincitrici: nei paesi dell’Europa orientale che erano stati occupati dall’Armata Rossa nella sua avanzata verso la Germania e Berlino, i governi nati alla caduta del nazismo vennero sostituiti con governi in cui erano presenti solo esponenti dei partiti comunisti (Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Cecoslovacchia). Questi paesi nel 1949 entrarono a far parte del Comecon, un organismo che avrebbe dovuto integrare i sistemi economici dell’URSS e degli Stati da essa controllati, in cui quindi si affermò un’economia di tipo pianificato, gestita in modo centralizzato da Mosca, a tutto vantaggio dell’URSS più che dei suoi alleati. Questo blocco di paesi comunisti spaventò l’Occidente e l’Europa fu divisa in due zone da una linea chiamata “cortina di ferro”, che andava da Stettino sul Mar Baltico a Trieste: a Oriente i regimi comunisti e a Occidente il mondo capitalista formato dagli Stati democratici europei sotto l'egida degli USA. Questa divisione in due blocchi e la forte rivalità tra le due superpotenze che avevano sconfitto la Germania nazista, URSS e USA, condizionò la storia mondiale e le relazioni internazionali per più di trent’anni e questo periodo prese il nome di Guerra Fredda, un conflitto che non sfociò mai in uno scontro armato, ma tenne il mondo con il fiato sospeso in un clima di forte tensione e talvolta di angoscia, soprattutto perché entrambe le superpotenze disponevano di armi atomiche (l’URSS dal 1949), la cui potenza avrebbe potuto scatenare un conflitto così pericoloso che se si fosse verificato sarebbe forse stato l’ultimo che l’umanità avrebbe combattuto. I paesi del blocco occidentale (vicini agli USA, che li aveva aiutati anche economicamente con il Piano Marshall) si allearono militarmente attraverso il Patto atlantico del 1949 e la NATO, l’organizzazione militare che gestiva le truppe dei paesi del Patto. In risposta a questa alleanza e soprattutto all’ingresso in essa della Germania, nel 1955 l’URSS costituì il Patto di Varsavia, che legava allo Stato sovietico i paesi dell’Europa orientale. In questo modo il mondo era diviso in due sia per ciò che riguardava i

Page 8: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 8 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on sistemi politico-economici, sia militarmente. La spaccatura ideologica tra comunismo e sistema capitalistico fu avvertita anche nelle democrazie europee, in cui gli Stati Uniti fecero sentire pesantemente la loro ingerenza politica, per evitare che i partiti comunisti, tutti allineati con quello sovietico, potessero arrivare al governo per vie democratiche. La rivoluzione che aveva portato alla nascita dell’URSS aveva finito per spaccare il mondo in due blocchi, determinando un difficile equilibrio tra questi.

L’URSS DOPO STALIN Nel marzo 1953 Stalin morì e a settembre la guida dell’Unione Sovietica fu affidata al segretario del Pcus Nikita Sergeevic Chruscev, che, al Congresso del Partito comunista sovietico del 1956, denunciò i crimini commessi da Stalin e liberò moltissimi prigionieri politici internati nei gulag. Egli cercò di avviare un processo di destalinizzazione, ma non fu facile, perché ai vertici del Pcus c’erano ancora i collaboratori di Stalin. In campo economico cercò di dare impulso allo sviluppo di un’industria leggera che permettesse di innalzare il tenore di vita dei lavoratori, mentre nel campo delle relazioni internazionali assunse posizioni più moderate che fecero sperare in un clima maggiormente disteso; sempre al Congresso del 1956 egli affermò che il blocco capitalista e quello comunista avrebbero dovuto imparare a convivere, evitando scontri che avrebbero potuto degenerare in conflitti catastrofici per l'umanità intera, e che bisognava spostare gli impegni degli Stati dal settore militare a quello della crescita economica e sociale. Ma quando nell’ottobre del 1956 in Ungheria scoppiò una rivolta contro l’oppressione sovietica, Chruscev inviò i carri armati che repressero la rivolta, deludendo tutti coloro che, dopo la morte di Stalin, avevano pensato che fosse possibile costruire un sistema comunista più democratico. In ogni modo, il periodo più difficile della Guerra Fredda era superato, come dimostrò il fatto che gli USA non approfittarono dei fatti ungheresi e rimasero neutrali di fronte agli eventi che si verificavano nel blocco sovietico. Era cominciato il periodo della “coesistenza pacifica”, che durò fino alla metà degli anni Settanta. Nel 1959 il vicepresidente americano Nixon andò a Mosca e Chruscev negli Stati Uniti, poi nel 1961 Chruscev incontrò anche il presidente Kennedy per parlare della situazione di Berlino: questi incontri erano il segnale di tentativi di distensione tra Mosca e Washington, che tutto il mondo apprezzava. Nel 1963 venne firmato un accordo per mettere al bando gli esperimenti nucleari e venne installata una linea telefonica diretta tra la Casa Bianca a Washington e il Cremlino a Mosca, in modo che i due presidenti potessero comunicare velocemente in caso di necessità. Si avviarono anche negoziati per il disarmo, che portarono nel 1972 alla firma del Trattato Salt 1, con cui si stabiliva di interrompere la produzione di missili intercontinentali. Infine, nel 1975 a Helsinki, alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, gli USA si impegnarono a non occuparsi degli affari interni dei paesi del blocco sovietico, mentre l’URSS promise di rispettare i diritti umani dei suoi cittadini, promessa che però non riuscì a mantenere, visto che la libertà politica non era presente né in URSS, né nei paesi del blocco. Questo però non fu l’unico motivo di una possibile compromissione del clima di distensione, nel corso degli anni Sessanta si ebbero diversi momenti molto difficili nei rapporti tra i due blocchi, come in occasione della crisi cubana del 1961, dell’ingerenza americana in America Latina e della guerra in

Page 9: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 9 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on Vietnam, momenti in cui la divisione del mondo in due blocchi ideologicamente, politicamente ed economicamente contrapposti fu più evidente che mai. In ogni caso si riuscì a garantire la “convivenza pacifica”, certamente non scontata, e questo fu reso possibile anche dalla consapevolezza dell'enorme potere distruttivo delle armi atomiche e dal terrore che essa generava.

Figura 5 Efimov Bor., L'Ucraina e il cinquantennale dell'URSS

Figura 6 Denisovsky N., La repubblica russa e il cinquantennale dell'URSS

Figura 7 Ribakov V., il Kazakistan e il cinquantennale dell'URSS

Figura 8 Suryaninov V., La Moldavia e il cinquantennale dell'URSS

Page 10: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 10 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on LA FINE DEL COMUNISMO E DELLA DIVISIONE DEL MONDO IN DUE BLOCCHI La politica di Chruscev non portò i risultati sperati, indubbiamente la violenza del regime staliniano fu eliminata, ma in campo economico l’eccessiva rigidità del sistema pianificato non fu superata, così come non migliorò la partecipazione democratica dei cittadini, anche se culturalmente si assistette a un certo “disgelo”, cioè si diede più spazio ai movimenti culturali e al dibattito. Proprio per queste concessioni Chruscev fu ostacolato da oppositori interni al Pcus e nel 1964 fu costretto alle dimissioni. La guida dell’URSS passò a Leonid Breznev, con cui il regime totalitario non venne per nulla scalfito e ciò portò a un sempre maggiore allontanamento dei cittadini dall’ideologia comunista e dalla speranza che questa potesse servire a migliorare le loro vite. A ciò contribuì pure il fatto che nemmeno l’uguaglianza sociale era garantita, infatti l'elite del partito godeva di enormi benefici e di maggiore benessere rispetto al resto della popolazione. Questa incapacità del regime comunista di cambiare, di offrire alla popolazione un tenore di vita più alto e maggiori libertà segnò la sua stessa fine. Nel 1985 divenne segretario del Pcus Mikhail Sergeevic Gorbacev, un cinquantenne che credeva nella possibilità di riformare il regime comunista, per salvarlo da una fine che sembrava sempre più certa. In campo economico egli lavorò per la perestrojka, cioè la ristrutturazione di un sistema che aveva lasciato il tenore di vita della popolazione sovietica a un livello molto diverso da quello dei paesi occidentali. Egli favorì il passaggio a un sistema misto, che consentiva libertà di mercato e dava spazio ai privati, che incentivava lo sviluppo di un’industria leggera, alla quale veniva destinata parte delle ingenti somme spese nel passato per gli armamenti, e che lasciava alla gestione diretta dello Stato solo alcuni settori, come quello dell’energia e quello bellico. Ma queste riforme arrivarono molto tardi e fallirono soprattutto per l’arretratezza delle strutture e dei sistemi produttivi sovietici, sia in campo agricolo che industriale. In campo politico Gorbacev si fece guidare dal principio della glasnost, cioè trasparenza, con cui egli sperava di riconquistare il consenso della popolazione, ma anche per questo ormai era troppo tardi: si costituirono movimenti e associazioni che politicamente cercavano di contrastare il Pcus, piuttosto che riformarlo e ammodernarlo. L’anno decisivo fu il 1989, quando Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Bulgaria e Romania riuscirono a sottrarsi al controllo sovietico e a dare vita a governi democratici con una facilità, inimmaginabile solo alcuni anni prima. Ma l’evento simbolo della caduta del comunismo in Europa si ebbe il 9 novembre 1989 a Berlino, quando le autorità di Berlino Est, sperando di salvare il regime contro cui si erano tenute grandi manifestazioni che chiedevano libertà democratiche, autorizzarono l’apertura delle porte che mettevano la zona in comunicazione con la parte occidentale e numerosi cittadini tedeschi cominciarono lo smantellamento del muro che li aveva divisi per 28 anni. In seguito, il 3 ottobre 1990 le due Germanie si unirono nella Repubblica Federale di Germania e con questo evento si pose definitivamente fine alla Guerra Fredda. Il 25 dicembre 1991, dopo che diverse Repubbliche che avevano fatto parte dell’URSS si erano dichiarate indipendenti (senza che il Cremlino intervenisse per impedirlo, ormai non ne aveva più la forza) e dopo un fallito colpo di stato ad opera dei vertici del Pcus e dell’esercito, Gorbacev si dimise ponendo così fine all’Unione Sovietica, la quale non aveva retto al tentativo di superare il regime totalitario che l’aveva creata.

Page 11: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 11 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on La più grande tra le repubbliche sovietiche, cioè la Russia, fu guidata da Boris Eltsin, a cui toccò il compito di governare il passaggio a un sistema politico democratico e a un sistema di economia di mercato. La creazione di una vera democrazia non fu facile: l’Assemblea legislativa contestava la politica di Eltsin ed egli non esitò a far bombardare il Palazzo del Congresso, nel quale morirono quasi duecento persone, e a far passare una Costituzione che dava molto potere all’organo esecutivo. Il passaggio all’economia di mercato fu piuttosto anarchico e si assistette alla nascita di una élite di capitalisti ricchissimi, che godevano dei favori del mondo politico, e all’impoverimento della maggioranza della popolazione, che dovette subire gli effetti di una devastante inflazione e che perse quelle poche garanzie che il sistema comunista aveva dato, cioè lavoro, casa, istruzione e sanità per tutti. Nel 1998 la Russia arrivò vicino alla bancarotta.

GLI ANNI DI PUTIN Quando nel 2000 arrivò al potere Vladimir Putin, il quale ancora oggi continua a mantenere le redini della politica russa, si aprì un nuovo capitolo nella storia russa. Egli si presentò come l’uomo forte di cui la Russia aveva bisogno, rafforzò il potere del presidente e quindi il suo e intraprese una strada decisamente autoritaria, che limitò la nascente democrazia, principalmente attraverso il controllo dei mezzi di comunicazione. Nonostante ciò e nonostante le critiche che le sue scelte politiche hanno suscitato e suscitano anche oggi all’estero, egli continua a godere di molto consenso in patria, grazie ai successi della sua politica economica: ha saputo regolare la giovane economia di mercato, favorire gli investimenti esteri e le esportazioni, in particolare di petrolio e gas e tutto questo ha portato la Russia a competere di nuovo con le economie occidentali e ad avere un ruolo importante nell’economia globalizzata. Con Putin la Russia è tornata anche protagonista sulla scena internazionale, di solito in contrasto con la politica estera americana, come avvenne nel 2003 in occasione dell’intervento USA in Iraq o negli ultimi mesi nella difficile situazione mediorientale. Sempre in politica estera, molto contestati furono gli interventi di Putin in Georgia e in Ucraina a difesa delle minoranze russe, in nome di un rafforzato spirito nazionalista e della coesione nazionale. Questo leader, che aveva fatto parte dei servizi segreti sovietici negli ultimi anni di vita dell’URSS, e la sua politica forte, al limite dell’autoritarismo, ricordano eventi di un passato con luci e ombre con cui è difficile ancora oggi fare i conti, in particolare è complesso il rapporto con la rivoluzione avvenuta ormai cento anni fa nell’ottobre del 1917, una rivoluzione che è impossibile celebrare, perché ciò significherebbe giustificare il diritto dei popoli a ribellarsi per rivendicare libertà e condizioni di vita migliori. Proprio Putin con un decreto del 2005 ha cancellato la festa nazionale del 7 novembre, il giorno della Rivoluzione d’Ottobre, e l’ha sostituita con quella del 4 novembre, per ricordare il giorno della liberazione di Mosca dagli occupanti polacchi, avvenuta nel 1612. E il significato di questo gesto è inequivocabile.

Page 12: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 12 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on FOCUS: DONNE E RIVOLUZIONE La rivoluzione d’ottobre del 1917 rappresentò un momento importante anche per la storia

dell’emancipazione femminile in Russia. Già nel Programma del partito Socialdemocratico russo,

avevano trovato voce rivendicazioni sul suffragio universale, sull’ uguale diritto al lavoro,

sull'istruzione universale e gratuita. L’importante azione svolta poi da donne come Aleksandra

Kollontaj, Nadezhda Krupskaja, Inessa Armand, aveva consentito al movimento delle donne di

raggiungere, già nel 1907, dimensioni consistenti; in quell’anno nacque il primo circolo femminile

l’Associazione di mutua assistenza delle lavoratrici, che riservava le cariche direttive solo alle donne e

aveva lo scopo di diffondere le idee socialiste e di attrarre le lavoratrici isolate al sindacato e al partito

socialdemocratico. Nel 1913 fu celebrato per la prima volta in Russia la Giornata Internazionale delle

donne delle donne. Sia il giornale bolscevico Pravda sia quello menscevico Looch pubblicarono vari

articoli sull’evento; a Pietrogrado le donne operaie che appartenevano al partito organizzarono un

dibattito pubblico sulla "Questione della donna", che fu interrotto bruscamente dall’irruzione della

polizia zarista che, avvertita dell'incontro illegale, intervenne e arrestò molti dei presenti. Come scrive

la Kollontaj, nella sua Autobiografia, “poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale, entrambe

le correnti di partito i menscevichi e i bolscevichi, incominciarono a prendere sul serio la questione e

a esaminarla dal punto di vista pratico”. Sempre più spesso dunque nella stampa del partito bolscevico

venne riservata una certa attenzione al lavoro e a specifiche problematiche femminili fino a quando si

giunse alla pubblicazione nel 1914 di un giornale tutto dedicato alle donne, Rabonitsa (La Donna

Lavoratrice), chiuso dopo la pubblicazione dei primi numeri dal governo zarista che ne fece arrestare

il comitato di redazione. Il ruolo centrale svolto dalle lavoratrici nella Rivoluzione del Febbraio del

1917 e la loro importanza strategica come parte della classe operaia di Pietrogrado, conseguenza

anche delle nuove condizioni dovute ai tre anni di guerra, contribuirono a modificare profondamente

l’opinione sulla questione femminile; vecchi atteggiamenti sessisti furono considerati pericolosi per

l’unità di classe e il partito lavorò per ottenere che le donne fossero rappresentate nei comitati di

fabbrica, specialmente in quelle industrie in cui esse erano la maggioranza.

Nel marzo del 1917, dopo la Rivoluzione di febbraio, si tenne a Pietrogrado il Primo Congresso delle

Donne Lavoratrici, in cui furono approvati un programma sui diritti delle donne e le misure relative

alla tutela della maternità e dell'infanzia. Nacque lo Żenotdel, organismo specifico per la promozione

della partecipazione delle donne alla vita pubblica, delle iniziative sociali e della lotta all'analfabetismo,

che fu diretto da Inessa Armand fino al 1920, e poi, dopo la sua morte prematura, dalla Kollontaj. La

presa del potere in ottobre da parte dei bolscevichi, garantì infine il riconoscimento di tutta una serie

di diritti civili che avrebbero dovuto comportare cambiamenti profondi nelle condizioni di vita delle

donne. La Kollontaj entrò nel nuovo governo come Commissario per i servizi sociali, e fu la prima donna

che ebbe accesso ad una carica di governo così prestigiosa, che le permise di partecipare alla stesura

di nuove norme che riconoscevano la donna come cittadina di pari diritti all’uomo. Stupisce ancora

oggi la rapidità con cui il nuovo governo bolscevico attuò una serie di importanti provvedimenti. Dopo

Page 13: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 13 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on il decreto dell’8 novembre 1917 sulla Pace e sulla Terra, che aveva concesso l'uso della terra a tutti i

cittadini, senza distinzione di sesso, l’ 11 novembre, fu poi approvato il decreto che portò a otto le ore

di lavoro giornaliero, con pause per la refezione, un giorno fisso di riposo settimanale, il diritto alle

ferie retribuite e il divieto di lavoro al di sotto dei 14 anni. Fu anche approvato il decreto della Sicurezza

Sociale, che sanciva la protezione per le malattie, per la vecchiaia, il parto, la vedovanza. Fu istituito

un fondo assicurativo pubblico senza trattenute sui salari, fruibile sia dalle lavoratrici che dalle mogli

degli operai. Nello spirito dei dirigenti rivoluzionari bolscevichi, la famiglia antica russa era uno dei tre

pilastri, che avevano sorretto il sistema sociale borghese (le altre due erano lo stato imperiale e la

proprietà privata). Per tale ragione, si può considerare questo codice come un documento

rivoluzionario, nel momento in cui introdusse il matrimonio civile che stabiliva davanti alla legge

l’uguaglianza fra marito e moglie ed eliminava le distinzioni fra figli legittimi e illegittimi; addirittura se

una donna non sapeva chi fosse il padre, tutti i suoi precedenti partner sessuali avevano la

responsabilità collettiva per il bambino. Fu ammesso il divorzio, che entrambi i coniugi avrebbero

potuto ottenere sulla base del mutuo accordo o tramite il tribunale se in disaccordo, con la

corresponsione degli alimenti nei sei mesi successivi al coniuge disoccupato o in difficoltà economica.

Le donne conquistarono il diritto di possedere proprio denaro e nessuno dei due coniugi aveva diritti

sui beni dell’altro. Nel gennaio del 1918 nacque ufficialmente il Dipartimento per la protezione della

maternità e dell’infanzia, che assicurava l’assistenza alle partorienti e alle puerpere e prevedeva una

severa legislazione in favore delle lavoratrici; riconosceva il diritto ad una aspettativa di quattro

settimane prima e dopo il parto con stipendio pieno e con la possibilità di rimanere fino a un anno a

casa con il bambino pur salvaguardando il posto di lavoro; un lavoro più leggero al termine della

gravidanza, il divieto di trasferimento e licenziamento per le donne incinta, la proibizione del lavoro

notturno per donne in gravidanza e puerpere, l’istituzione di appropriate cliniche della maternità,

ambulatori, consultori, asili per l’infanzia. L'allattamento al seno fu accuratamente protetto. Nel mese

di dicembre 1918, fu pubblicato il Codice del Lavoro che abolì diverse discriminazioni (fine della

restrizione alle professioni basate sul sesso e la parità di retribuzione a parità di lavoro) e fornì le

condizioni di sostegno alle famiglie che volevano incoraggiare le donne a lavorare. Sempre il Codice

del Lavoro del 1918 prevedeva che durante il primo anno di vita del bambino, e per tutto il periodo

dell’allattamento, la mamma avesse diritto a 30 minuti di tempo ogni tre ore per nutrire il piccolo.

Nel 1920 fu legalizzato l’aborto per cercare di combattere l’aborto clandestino, spesso causa di morte

delle donne e per agevolare quelle donne che non riuscivano a mantenere i figli e potevano contare

solo su un limitato sostegno sociale, data la povertà in cui versavano. Di fatto la Russia usciva dalla

Rivoluzione con una delle legislazioni sociali più moderne d’Europa, con l’intento di liberare la donna

dai vincoli tradizionali della famiglia patriarcale, le donne dovevano cessare di essere “schiave

domestiche” come lo stesso Lenin scriveva; l’ attenzione alla socializzazione del lavoro domestico fu

sentita come la condizione imprescindibile per l’emancipazione della donna e per questo vennero

predisposti diversi servizi pubblici dalle mense alle lavanderie diretti a tutta la popolazione. Solo

Page 14: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 14 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on affrancandosi dal lavoro domestico di cura, scriveva la Kollontaj in un suo intervento del 1921 Aurora

del lavoro domestico collettivo, la donna avrebbe potuto iniziare una vita indipendente e libera uguale

a quella degli uomini.

I lavori domestici individuali iniziano a scomparire e di giorno in giorno sono sostituiti dal lavoro

domestico collettivo, e verrà il giorno in cui, prima o poi, la donna lavoratrice non dovrà più occuparsi

della propria casa. Nella Società Comunista di domani, questi lavori verranno svolti da una categoria

speciale di donne lavoratrici che si dedicano esclusivamente a queste occupazioni. Le mogli dei ricchi

vivono da molto tempo vivono libere da queste sgradevoli e faticose mansioni. Perché la donna

lavoratrice deve continuare a portare questo pesante fardello? Nella Russia Sovietica la vita della

donna lavoratrice deve contornata dalle stesse comodità, la stessa pulizia, la stessa igiene, la stessa

bellezza, che finora caratterizzava l'ambiente delle donne appartenenti alle classi ricche. Nella Società

Comunista la donna non dovrà passare le sue scarse ore di riposo in cucina, perché nella Società

Comunista esisteranno ristoranti pubblici e cucine centrali in cui si darà da mangiare a tutti. Lo stesso

si può dire per il lavaggio dei vestiti e gli altri lavori domestici. La donna lavoratrice non dovrà affogare

in un oceano di schifezze o rovinarsi la vista rammentando o cucendo i vestiti la notte.... In questo modo

la donna lavoratrice avrà meno preoccupazioni. L'organizzazione di stabilimenti in cui riparare o

rammendare la biancheria offrirà alla donna lavoratrice l'opportunità di passare le serate dedicandosi

a letture istruttive, in sane distrazioni, anziché passarle, come accade sinora, svolgendo lavori

stancanti. Quindi vediamo che le ultime quattro faccende domestiche che ancora pesano sulle spalle

delle donne della nostra epoca spariranno con il trionfo del regime comunista. L'operaia non avrà di

che lamentarsi, perché la Società Comunista porrà fine al giogo domestico della donna per rendere la

sua vita più allegra, più ricca, più libera e più completa.

FOCUS: UNA NUOVA IMMAGINE DELLA DONNA

Per favorire la diffusione rapida di queste riforme, i volontari di Zenotdel viaggiarono per migliaia

di chilometri per raggiungere i milioni di donne in tutto il vasto paese , per promuovere le nuove

riforme presso la popolazione, per far penetrare le nuove idee in una realtà sociale arretrata come

quella russa, profondamente divisa tra i mondi della città e della campagna, tra vecchio e nuovo e

in cui, accanto alla spinta innovatrice e trasformatrice delle avanguardie olitiche, era ancora forte

l’influenza delle tradizioni, dei vecchi pregiudizi, delle convinzioni religiose tradizionali, dello spirito

contadino. Questo dualismo tra innovazione e tradizione si riflette con particolare evidenza anche nei manifesti

di propaganda politica del periodo, che videro accanto a una produzione di livello più alto, elaborato

e complesso, legato alle esperienze delle avanguardie artistiche, una più “bassa”, legata alle

tradizioni folcloriche russe. Nel 1921 fu realizzato Azbuka revoljucii (L’alfabeto della rivoluzione) di

un artista ucraino A. Strahov. Si tratta di una serie di 28 manifesti pedagogici, che riprendono l’antica

Page 15: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 15 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on tradizione popolare dei lubok e che illustrano, in chiave quasi fumettistica, la storia russa degli anni

dal 1917 al 1921, utilizzando disegni e simboli semplici, dai colori variopinti adatti ad essere compresi

da diversi pubblici; in particolare si rivolgono al pubblico delle campagne, che poco comprendeva e

apprezzava il linguaggio delle avanguardie. Secondo la tradizione, ogni immagine era corredata di

un testo scritto che lo riprendeva, integrava, approfondiva.

Aldilà della scena rappresentata, è interessante

notare l’immagine che viene proposta della

donna; è ancora un’immagine molto

tradizionale, quella della baba, la contadina

russa, madre e moglie, vestita con gli abiti

tradizionali, con ampie e lunghe gonne, il

fazzoletto in testa annodato sotto il collo, a

piedi nudi o con le calzature tipiche dei

contadini poveri, sempre in compagnia del

marito o circondata dai figli.

A partire dagli anni Venti inizia a comparire

l’immagine ideale di quella “nuova donna” di

cui Alessandra Kollontaj tracciava il ritratto nei

suoi articoli, cioè una figura di donna moderna,

emancipata dal suo ruolo tradizionale di moglie

e madre, una lavoratrice, di solito giovane, con

i capelli corti, il fazzoletto rosso in testa, ma

portato legato sulla nuca, vestita con

abbigliamento moderno, sola, in primo piano,

protagonista della scena. Alle sue spalle

ciminiere fumanti di fabbriche, locomotive e

treni, aerei, simboli della nuova civiltà delle

macchine, del progresso, della modernità, del

socialismo, alla cui costruzione la donna

contribuiva con il suo lavoro. Basti pensare al

famoso manifesto dello stesso Strahov del

1926, Donna emancipata – Costruire il

Comunismo!, o alle figure stilizzate di donne nei manifesti di lettura più complessa di un’artista

raffinata e elegante come Rozalija Rabinovič, pittrice e grafica, allieva di Fal’k al prestigioso istituto

Vchutemas. In epoca staliniana, durante la campagna di collettivizzazione delle campagne,

all’immagine del treno si affiancherà quella del trattore e comparirà anche la figura della colcoziana,

la giovane contadina moderna, la nuova eroina della epopea comunista.

Figura 9 e 10 Adol’f Strachov, L’alfabeto della rivoluzione, 1921. Tavole di Azbuka revoljucii (L’alfabeto della rivoluzione), opera dell’artista ucraino Adol’f Strachov realizzata nel 1921. Rientrano nella categoria dell’agitazione politica e mettono in scena il racconto dei fatti storici tra il 1917 e il 1921 in chiave pedagogica.

Page 16: “Oltre il confine: la storia della Rivoluzione di Ottobrescuoladicittadinanzaeuropea.it/app/uploads/2017/11/02_OLTREIL... · Lenin, temendo il fallimento della rivoluzione, cercò

- 16 - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Viale Pasubio 5, Milano | www.scuoladicittadinanzaeuropea.it

Kit realizzato in collaborazione con

on

I manifesti qui riportati sono parte della collezione dell’Archivio di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.

Figura 11 R.Rabinovic,Donna e locomotiva