Oltre Gli Orizzonti - Dicembre 2011

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NON È GUERRA: QUI SI TORNA BAMBINI VIAGGIO NEL MONDO DEL SOFT-AIR n. 2 DICEMBRE 2011 cultura&sport Io amo i cani IN VISITA AL CENTRO MY BEST FRIENDS tutto sui circoli aics YOGA, ARTI MARZIALI E BENEFICENZA magazine online di Aics Genova oltregliorizzonti nel bosco a giocare

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Pubblicazione on-line di AIcs Genova

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NoN è guerra: qui si torNa bambiNiViaggio Nel moNdo del soft-air

n. 2 DICEMBRE 2011

cultura&sport

Io amoi cani

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MAGAZINE DI CULTURA E SPORT DI AICS GENOVA | Pubblicazione online Redazione: Michele Cammarere / Federico Pastore

Progetto grafico e impaginazione: Simone Arveda Aics Genova: Via Galata 33/6, 16121 Genova

Mail: [email protected] Internet: aics.liguria.it

Chiuso in redazione il 20 dic 2011

IN COPERTINAUna mattina di dicembre,foglie secche sul sentiero,tanta voglia di tornare bambini:il nascondino stile soft-air

[ foto di simone arveda ]

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editoriale

Lo sguardoattorno

l’idea? Parlare coN i Nostri circoliPer caPire il cosmo di casa aics

testo di Michele Cammarere

Dicembre, da che mondo è mondo, è il mese dei bilanci. Finisce un anno, si archivia, pesando il buono ed il cattivo di ciò che è stato fatto e calendarizzando, almeno per ciò che riguarda le intenzioni,

quello che vorremmo fare nell’anno che sta arrivando.

Il cosmo intorno a noiPer noi è un dicembre un po’ anomalo, essendo genitori di un prodotto così nuovo come “Oltre gli Orizzonti”. Non è possibile rivolgere uno sguardo al passato, la cosa più naturale è gettarlo avanti e soprattutto attorno a noi. La nostra missione sta tutta qui, guardare meglio ciò che ci circonda, toccare con mano, parlare con le persone che portano avanti ogni singolo circolo. Siamo fortunati: abbiamo l’opportunità di conoscere discipline, associazioni, attività, e di farne parte, portando via con noi dopo ogni singola chiacchierata, ogni singola visita, un piccolo pezzettino di questo mastodontico puzzle che è il cosmo dell’associazionismo nella nostra regione. Ripetersi, si sa, è sempre difficile. Dopo l’ottimo risultato ottenuto con il primo numero, abbiamo deciso di concentrarci su attività poco conosciute ai più, ma ricche di seguito ed appassionati veri. Stiamo parlando di soft-air, principalmente, una disciplina che può sembrare politicamente poco corretta ma rimanda invece ad un passatempo che tutti noi amavamo fare da bambini, quando ci si nascondeva e si sparava con le “cannette”. Leggete il servizio per capire che è proprio così.

Una stella per NataleDicembre è anche il mese che porta in grembo il Natale, e di conseguenza per noi di Aics il mese in cui tutti ci buttiamo a capofitto nella maratona della vendita delle Stelle Ail, una manifestazione che dà tanto sia a chi riceve, sia a chi dona. É un po’ la estrema sintesi dello spirito natalizio. Tutto racchiuso in piccoli gesti.

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questo mese

CALDERONE Cosa fanno i nostri circoli: fatti, notizie, curiosità, eventi

dal mondo Aics. Il capodanno Yoga della Mezzaluna, i corsidi Hwa Rang Do, le iniziative dell’Aics nazionale, i massaggi

del Centro del Metodo e gli effetti della manovra Monti

TUTTI NEL BOSCO A GIOCARE Sembra guerra ma non lo è: una domenica mattina

insieme ai nostri circoli per scoprire il mondo del soft-air,inseguendo il ricordo di quando si era bambinied era bello giocare a nascondino... e a cannette

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I NOSTRI MIGLIORI AMICI In visita al centro cinofilo

My Best Friends: per impararea vivere insieme ad un cane,

rispettandolo

LA FOTO DEL MESE Ogni mese uno scatto

per guardare oltre: oltreil contorno, oltre l’immagine.Oltre gli orizzonti, insomma

SEMPRE AL FIANCO DI ALI Dicembre è arrivato e l’Aics non manca di far sentire

il suo appoggio all’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mielomi: nel ponte dell’Immacolata, a vendere per beneficenza

le Stelle di Natale Ail, c’eravamo anche noi

QUANDO RICOSTRUIMMO L’ITALIA Intervista al decano delle tv genovesi, Vittorio Sirianni:

dai tornei di calcio al Lido, quando bastava un abbonamentoomaggio per ingaggiare i più forti, sembra passato un secolo.Com’è cambiato il nostro Paese in questi anni?

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Più di trent’anni di carte stampata e tv, direttore negli anni di tutte e tre le principali emittenti regionali - Telegenova, Telecittà e Primocanale, con la quale tutt’ora collabora sia come opinionista che giornalista. Questo ma non soltanto questo è

Vittorio Sirianni, un personaggio popolare e molto amato nella sua Genova. Un affetto che si nota dalle piccole cose, anche nel semplice incontro per la strada. Chi lo incontra si rivolge a lui come un vecchio amico, con cui è facile parlare di tutto ma soprattutto, visto che siamo a Genova, delle vicende delle due formazioni calcistiche genovesi, per le quali ha acquisito negli anni grande competenza e dimestichezza. Vittorio Sirianni ci racconta aneddoti, luoghi e la sua visione del mondo dell’associazionismo e del calcio amatoriale, dagli albori ad oggi. Lo incontriamo nella nostra sede di Via Galata, ed è immediata la percezione del suo entusiasmo, e della sua ironia. «Ma per favore, non chiamatemi Dottore. Sono anche Dottore perchè mia mamma mi ha fatto studiare, ma meglio chiamarmi semplicemente Vittorio Sirianni...».

Incontrandola viene immediatamente in testa il calcio, come succederà un po’ a tutti quelli che la incontrano... Non parleremo ovviamente di Genoa e Sampdoria, ma vorremmo capire com’è cambiato il movimento calcistico qui a Genova: tanti anni fa tutti questi campionati amatoriali non esistevano.«Purtroppo ho una certa età... quindi ricordo che a metà degli anni ’50 iniziarono i primi tornei a 7. Fummo noi, che facevamo parte di una ghenga goliardica al Nuovo Lido di Genova, a lanciare il primo torneo a 7, sul campo dei Maristi, dove attualmente c’è lo Champagnat. Ricordo che si usciva dal Lido, con un sacco di belle ragazze che venivano a fare il tifo, e lanciammo il primo famoso torneo a 7, il Torneo del Lido, al quale potevano partecipare tutti gli abbonati dello stabilimento. E visto che anche all’epoca bisognava vincere, si andavano a cercare giocatori forti e gli si consegnavano tessere di abbonamento al Lido... Da lì partì per Genova davvero una bella avventura per i tornei estivi a 7, perché da lì a poco ci fu il grande exploit del Palasport».

Già, i tornei estivi al Palasport: pare fossero davvero molto seguiti.«Al Palasport di Genova, ogni anno d’estate partivano i tornei di calcetto. Era un’arena vera e propria, e lì nacque davvero il calcio

Quando ricostruimmo l’ItaliaVittorio siriaNNi raccoNta i cambiameNti di uN Paese e della sua geNte

testo di Michele Cammarere foto di Paolo Rattini

GENOVA | 10 marzo 2011 Vittorio Sirianni, decano della tv genovese, per una volta ospite in uno studio radiofonico

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«Quanta gente al torneo

del Palasport»

Quando ricostruimmo l’ItaliaVittorio siriaNNi raccoNta i cambiameNti di uN Paese e della sua geNte

testo di Michele Cammarere foto di Paolo Rattini

a 7. Le squadre ingaggiavano giocatori di prima divisione, seconda divisione... Faccio dei nomi: Mainetto, gran protagonista di quegli anni, Portento, portieri come Nizzola, insomma nomi importanti nel calcio regionale e non solo che scatenavano un entusiasmo incredibile. Tutto esaurito, il Palasport per 2 mesi d’estate era tutto esaurito. Adesso ovviamente è cambiato tutto, non devo dirvelo io. Oggi c’è più organizzazione, e un’estensione di tornei diversa. Adesso è un po’ più per tutti, una volta giocava solo chi sapeva fare gol, si doveva provare a vincere. Anche i giornali davano grande spazio a questi tornei, pagine e pagine. Non si vinceva nulla, solo la gloria. Ma vincere il Torneo del Palasport era un traguardo assolutamente importante».

Adesso sono cambiate molte cose, è diventato uno sport per tutti ed è anche cambiata la struttura dei campi in città: ne sono sorti moltissimi.«Decisamente, una volta ce n’erano meno, ma l’entusiasmo di allora era fortissimo. Forse adesso si gioca meno in mezzo alla

parliamo di calcio professionistico è una battaglia persa. Con associazioni come le vostre i ragazzi possono capire ancora che nello sport ci sono valori importanti. Una volta c’erano i ragazzi per strada, ma non c’era chi li assillava. La madre di certo non andava a vedere il bimbo giocare ai giardinetti, il padre era a lavorare, e quando non lavorava magari se ne stava al circolo. Anche quelli adesso sono cambiati, una volta c’erano le Anpi, associazioni dei reduci, oppure organismi direttamente collegati ai partiti politici. Ma di qualunque natura fossero erano comunque molto frequentati. Il giovane che usciva magari se ne andava al circolo, oggi non è più così... L’Italia della ricostruzione era fondata sui partiti, che erano fondamento della democrazia. Allora i partiti avevano una loro struttura ed una loro formazione al di là delle ideologie. I circoli di allora erano molto legati ai partiti, ma c’era un’altra mentalità, c’era una maggiore trasparenza, correttezza, anche morale. Ci si conosceva un po’ tutti, c’era una rivalità di fondo tra due persone di ideologie diverse, ma ognuno aveva il suo spazio, le proprie convinzioni, i propri valori che erano comunque valori seri, puliti. Ormai è tutto più frammentato, la società di oggi è molto più individualista, direi soprattutto più egoista di un tempo. Ed è qui che vedo l’importanza di associazioni come la vostra, educare ma anche formare».

Cosa si può fare allora per recuperare lo spirito di una volta?«Molto difficile, è una società perversa, contrastata, violenta. E’ un lavoro molto difficile che parte dalla società. Io ho 70 anni, ma ho vissuto il momento più bello del nostro paese. Era un paese ridotto in macerie e noi abbiamo ricostruito l’Italia. Tutti uguali con la stessa voglia di costruire qualcosa di bello. Ci siamo fatti “il mazzo”, come si dice, ma avevamo dei valori. Lo studio, la laurea, la famiglia, il lavoro. Credo che per ritrovare valori del genere dovranno passare molti anni, anche perché storicamente i cicli durano 50, 60 anni, finché non accade qualcosa di grande. Un qualcosa che azzeri tutto, che ci riporti tutti sullo stesso livello. E allora, una volta tutti sulla stessa barca si può remare tutti nella stessa direzione, ed arrivare a quel miracolo economico, e non solo, che ho vissuto io e tutti quelli della mia generazione».

Lasciamo Vittorio Sirianni ai suoi impegni, alla sua Lettera 22, che ancora usa, da vero nostalgico. Un nostalgico moderno però, che ha un suo blog, che guarda ai nuovi strumenti di comunicazione con curiosità e voglia di imparare. Con la forza e l’entusiasmo che ha regalato anche a noi, per il tempo di una piacevole chiacchierata.

«La società è più egoista

di un tempo»

«Sono l’ultimo con la vecchia

Lettera 22»

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Vittorio Sirianni nasce a Genova e si forma nella compagnia Baistrocchi, dove muovono i primi passi anche Enzo Tortora e Paolo Villaggio. Con il comico genovese Sirianni inscena una parodia della trasmissione Rai Processo alla tappa, il primo nei panni del ciclista Saponetti e il secondo in quelli di Sergio Zavoli. Nel 1974 diventa direttore della prima TeleGenova, e sarà lui a far esordire in tv un

altro re della risata de Zena come Beppe Grillo, che da lì muoverà poi verso il successo di Fantastico insieme a Pippo Baudo. Sirianni lancia poi l’idea del salotto tv, con il suo Controsalotto. Negli anni

Ottanta e Novanta ha diretto anche Telecittà, per poi approdare al timone di Primocanale, con cui col-labora ancora oggi. Figura di primo piano del giornalismo e della società genovese, cura abitualmente

un blog su internet all’indirizzo vittoriosiranni.it.

dalla bai al salotto tvla carriera di Vittorio siriaNNi iN Pillole

intervista

strada, ed è probabilmente uno dei motivi per i quali adesso ci sono meno giovani nel calcio italiano. Parrocchia, piazzette, vicoli... Una volta i ragazzi imparavano a giocare per strada, si giocava sempre e ovunque».

Alla luce di questo viene da chiederle: noi il Settore Calcio Aics negli ultimi anni ha vissuto una crescita importante, ma guardando ai ragazzi più giovani, 7, 8, 10 anni... nel futuro giocheranno anche loro così tanto?«Questo non lo so, credo che il problema del calcio oggi sia legato al denaro. All’obiettivo di guadagnare soldi. In questo secondo me conta molto l’educazione o la non educazione da parte delle famiglie. Il vero dramma dei campionati dei “piccoli” sono i genitori. I genitori che assillano i figli, che vedono nel loro bimbo non il ragazzo che gioca e si diverte con la sua fantasia e la sua creatività, ma vedono in lui il potenziale campione che porta a casa dei soldi e raggiunge obiettivi economici. Per fortuna esistono associazioni come la vostra, che hanno anche come obiettivo l’educazione allo sport, ma se

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Meditazione e benessere mentale, raggiungere la pace attraverso se stessi, attraverso gli altri ed attraverso il silenzio. Ma non solo. Il circolo La Mezzaluna propone anche questo, con la tuttofare Silvia Canevaro (redattrice

editoriale, laureata in filosofia e psicopedagogia e da anni grande esperta di discipline yoga) a presentarne le attività principali. «Esistiamo dal 2009 - spiega -, il nostro evento di punta fino ad oggi è stato il ciclo di meditazione in spiaggia, di cui ci occupiamo naturalmente durante la bella stagione, diciamo tra giugno ed agosto e tra luglio e settembre. Con ottimi risultati, vista la crescita dei partecipanti. L’anno scorso sono stati ben 80 e siamo soddisfatti».

Il ciclo di meditazioneChe succede in soldoni? Cosa è questo ciclo di meditazione? La Canevaro lo descrive così. «Innanzitutto ci tengo a precisare che conduciamo una pratica accessibile a tutti, anche a chi non si è mai avvicinato allo yoga né a discipline simili. In poche parole: una volta la settimana ci ritroviamo sulla spiaggia del borgo di Vernazzola, solitamente al tramonto, che è molto suggestivo, e a rotazione insegnanti diversi offrono la propria collaborazione al gruppo. Si sta insieme, si medita, poi trascorsa circa un’oretta si chiude e si mangia la pizza in spiaggia. Un modo per avvicinare le persone ad un ambiente che qui a Genova spesso viene snobbato oppure guardato con occhi strani. La nostra città, lo sappiamo, è piuttosto restia alle situazioni non convenzionali».

Cosa fanno i nostri circolifatti, Notizie, curiosità, eVeNti dal moNdo aics

testi di Michele Cammarere

Benessere > tutte le iNiziatiVe del circolo di silVia caNeVaro

La Mezzaluna, il capodanno è yoga

GENOVA | Capodanno 2012 L’associazione La Mezzaluna propone per l’ultimo dell’anno una serata yogica a tema e cenone indiano

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Capodanno a base di yogaContro le convenzioni, la Canevaro ci andrà anche questo Capodanno, proponendo una serata yogica a tema. «Saremo ospiti in un centro in salita San Matteo e cercheremo di festeggiare l’inizio del nuovo anno a modo nostro, con originalità e tenendo fede ai principi del circolo. Faremo qualcosa di diverso dalle solite sedute, con un paio d’ore di pratica non statica, ma dinamica, anche per entrare in tema con la festività. Succcessivamente, cena indiana e tanto, tanto altro». L’appuntamento è fissato per le ore 18.30 presso il centro Yoga di salita San Matteo, nel cuore del centro storico di Genova. Dalle 19 alle 21, pratica Yoga e meditazione, con spostamento alle 21.30 al ristorante Bombay Palace di via Caffa. C’è un programma anche per chi non vuol dormire fino alle tre del pomeriggio del giorno successivo. Alle ore 11 del primo dell’anno, il circolo Mezzaluna offre una visita guidata (gratuita) nel centro storico di Genova. Costo complessivo della serata 80 euro.

Corsi per ragazziDa non perdere anche l’attività in partenza a febbraio. Silvia Canevaro, con l’aiuto della psicologa Federica Valentino, propone attività di Hatha Yoga ai ragazzi delle scuole superiori genovesi. Previsto un ciclo di 10 incontri della durata di un’ora e mezza ciascuno, con cadenza settimanale fino a Pasqua 2012. Tre le verifiche durante il corso: una all’inizio, una durante lo svolgimento ed una conclusiva. Per tutte le info, date un’occhiata al box nella pagina a fianco.

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Cosa fanno i nostri circolifatti, Notizie, curiosità, eVeNti dal moNdo aics

testi di Michele Cammarere

Partirà a febbraio del prossimo anno il nuovo progetto curato dal circolo La Mezzaluna, volto ad avvicinare gli adolescenti alle pratiche yoga. Ecco nel dettaglio, punto per punto, il programma e le

finalità specifiche delle lezioni.

Il progetto ha per tema le possibilità applicative dello yoga nella prevenzione del disagio psico-sociale in adolescenza, a cura dell’associazione culturale La Mezzaluna (lamezzalunayoga.weebly.com) di Silvia Canevaro. Operatori coinvolti: un’insegnante yoga (Silvia Canevaro), una psicologa esperta

nell’intervento sulle problematiche dell’infanzia e dell’adolescenza (Valentino Federica), un insegnan-te di educazione fisica.

L’attività proposta è quella di un laboratorio di Hatha Yoga rivolto ai ragazzi delle scuole superiori genovesi di età compresa tra i 15 e i 18 anni, da seguire nella palestra dell’istituto durante l’ora

di educazione fisica o presso il centro yoga. Gli incontri si svolgeranno in base a un calendario da concordare con il dirigente scolastico e gli insegnanti coinvolti nel progetto a partire da febbraio 2012. È previsto un ciclo di 10 incontri della durata di un’ora e mezza ciascuno con cadenza settimanale, per

un totale complessivo di 15 ore (da concludersi preferibilmente entro Pasqua 2012).

Quali sono gli obiettivi formativi del progetto? Facilitare una consapevole presa di coscienza di sé, a vari livelli: del corpo fisico, della propria mente, della propria emozionalità, della propria sfera valoriale e decisionale. Numerosi, poi, gli obiettivi specifici da raggiungere: stimolare la capacità di concentra-zione, essenziale per migliorare il rendimento scolastico; veicolare semplici tecniche di rilassamento utili per la gestione delle emozioni e dello stress da prestazione scolastica; migliorare la consapevo-lezza del funzionamento e delle trasformazioni del proprio corpo e della propria mente attraverso

la pratica fisica degli asana (posizioni dello yoga) e le tecniche del respiro consapevole (pranayama); migliorare le capacità di ascolto empatico dell’Altro, l’attitudine alla cooperazione e il rispetto delle diverse identità/orientamenti sessuali; rafforzare il senso di autostima, la fiducia in se stessi e una

condizione di benessere generale; stimolare le capacità decisionali, l’autodeterminazione e l’espres-sione della creatività.

Sono previste 3 verifiche da parte degli operatori coinvolti: una iniziale, una in itinere ed una finale. Il laboratorio si intende erogato a titolo completamente gratuito. L’eventuale copertura assicurativa per lo svolgimento della pratica al centro yoga sarà a carico delle famiglie degli allievi coinvolti nel

progetto.

LA SCHEDA DI SILVIA CANEVARO Silvia Canevaro, laureata in filosofia e psicopedagogia, redattrice editoriale, dopo diversi anni

di pratica della disciplina yoga nei suoi vari stili (Hatha Yoga, Yoga Ratna, Iyengar, etc), nel 2006 si accosta anche all’Ayurveda e ne approfondisce gli aspetti filosofici, metodologici e pratici

attraverso i corsi di formazione organizzati dal Centro Studi Sivasakti di Pavia, dell’Associazione di yoga e studi junghiani L’Archetipo d’oro e La Meridiana (Genova). Si è specializzata in massaggio

ayurvedico per il bambino. Dal 2005 cura per la Rusconi i titoli pubblicati nella collana Benes-sere (Ayurveda, Meditazione, Rebirthing, Zen, Tantra, Karma, etc) e collabora con qualificati del settore olistico, in particolare aromaterapeuti, operatori Shiatsu e Watsu, e psicologi. È allieva della scuola quadriennale per Insegnanti di Hatha e Raja Yoga presso il centro Ki di Genova e

collabora con alcuni centri specializzati nell’insegnamento dello yoga a Genova. Conduce gruppi di adolescenti e collabora con la Banca del Tempo del Municipio 3 proponendo corsi yoga gratuiti

rivolti alla cittadinanza.

PER SAPERNE DI PIÙ Silvia Canevaro: 345 6973959

Mail: [email protected] Internet: lamezzalunayoga.weebly.com

i ragazzi e lo yogaper prevenire i disagi

comiNcerà a febbraio 2012 il NuoVo Progettodedicato alle scuole e curato dal circolo la mezzaluNa

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Imparare l’artedel massaggioinsieme al Centrodel Metodo

Moltissime sono le iniziative proposte dal Centro Del Metodo per l’anno 2012: vediamo nel dettaglio l’offerta del Centro di Formazione al Massaggio.

A gennaio inizia il nuovo corso base di mas-saggio tradizionale, in versione a frequenza serale e a frequenza settimanale (al sabato, per la precisione). Costi, programmi e calendari delle lezioni sono disponibili nella sezione news del sito www.genovamassaggi.it.

Dopo il successo dello stage sulla valutazione funzionale nello sportivo, svolto in coopera-zione con Scientific Training, si propone un inedito corso breve sulla mobilità articolare e l’allungamento muscolare nello sportivo.

Sempre in collaborazione con Scientific Training, sono in via di definizione i dettagli del corso per personal trainer, con un pro-gramma formativo ed una modalità didattica veramente validi, nell’intenzione di formare dei professionisti del settore e non dei meri teorici della preparazione sportiva. Il corso è program-mato con inizio a febbraio e termine a giugno. Calendario definitivo, programma e costi sono di imminente pubblicazione.

Il Corso di massaggio olistico e antistress è appena terminato, come sempre ha riscosso successo e consenso di tutti i partecipanti, sicché, considerata la richiesta, sarà riprogram-mato ad inizio 2012.

Per qualsiasi info è comunque sempre possibile contattare il Centro del Metodo alla e-mail [email protected], oppure consultare il sito www.genovamassaggi.it. Per altre informazioni, il numero di telefono è 340 1719897.

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Il nome stesso di questa disciplina non è tra i più semplici, ma tolte le perplessità di pronuncia nasconde un mondo intero fatto di grande passione e dedizione. Il Hwa Rang Do non è

un’arte marziale come le altre. É un vero e proprio percorso marziale.

Il percorso alla scoperta di se stessiOriginario della Corea, il Hwa Rang Do nasce dal Tae Soo Do, con gli elementi di base quali autodisciplina, tecniche di combattimento sia armato che disarmato e difesa personale. Non è tutto qui, il Hwa Rang Do si arricchisce, in base al tempo ed alle tendenze di chi pratica, di moltissimi altri aspetti che vanno dalla lotta a terra ed in piedi, alla sparring a contatto leggero o pieno ed infine nel combattimento sportivo armato. Chi continua il percorso, chi inizia ad amare tutte le sfaccettature che questa disciplina offre arriva - come racconta il sito dello Hwa Rang Do Italia - alla pratica delle origini, in cui gli aspetti marziali e tradizionali vengono esaltati al massimo così come lo studio della meditazione, dell’energia interna e dei punti di pressione. Hwa Rang Do, insomma, è un percorso

Arti mArziAli > Hwa raNg do, uN Percorso Verso la coNosceNza

Un mondo fatto di passione

Sul web con radio e tvL’Aics è multimediale

Ha preso il via lo scorso 30 aprile 2011, nel corso del convegno “Comunicare il terzo settore nell’era di Internet”, svoltosi presso la sala del Tribunale di Palazzo Dogana a Foggia, Terzo-Settore.tv, la prima web tv edita dall’Aics Foggia e dedicata al mondo del Terzo Settore in

tre canali streaming: il canale youtube (http://www.youtube.com/user/TvTerzoSettore), la pagina facebook (http://it-it.facebook.com/TerzoSettore.TV) e il livestream (http://www.livestream.com/terzosettoretv). TerzoSet-tore.tv è a disposizione gratuitamente delle associazioni e degli enti che vorranno divulgare materiale video e scritto sulle proprie attività riguardanti il Terzo Settore. Per segnalazioni, articoli e filmati scrivere a redazione@terzo-

Italia. Collegandosi su www.terzosettore.tv è possibile avere informazioni sul mondo dell’As-sociazionismo, del no profit e del volontariato, con aggiornamenti quotidiani e le rubriche “Le Firme del Terzo Settore” (che raccolgono le impressioni dei più importanti esponenti del terzo settore in Italia), e il tg settimanale, con le notizie più importanti della settimana. Innovativa poi la modalità di trasmissione onli-ne, visto che TerzoSettore.tv dispone infatti di

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I circolie la manovraMonti In Parlamento è in corso

in questi giorni la discussio-ne sul decreto denominato dal Presidente del Consiglio Monti “Salva-Italia”. Fra i vari provvedimenti ve ne sono alcuni che interessano i Circoli Aics. I principali sono: limite di mille euro per i pagamenti in contanti, addizionale Irpef aumentata dallo 0.9% all’1.23%, deducibilità dell’Irap sul costo del lavoro ai fini Ires, aumento eventuale delle aliquote Iva nel corso del 2012

SCADENZIARIO DICEMBRE 201127 dic 2011 | Termine ultimo per l’invio telematico dei Modelli In-trastat mensili per le operazioni effettuate nel mese o trimestre precedente / Termine ultimo per le associazioni in contabilità semplificata e ordinaria per il versamento dell’acconto Iva del mese di dicembre o del quarto trimestre 2011

31 dic 2011 | Termine ultimo per l’approvazione del Bilancio chiuso al 31 ago 2011 (per asso-ciazioni e società con esercizio 1 set 2010 - 31 ago 2011 / Termine ultimo per la presentazione del Modello Unico per i contribuenti con esercizio sociale 1 apr 2010 - 31 mar 2011 / Termine ultimo per la presentazione telematica del Modello Intra 12 da parte di enti non commerciali che, nel mese precedente, hanno effet-tuato acquisti intracomunitari nell’esercizio di attività istitu-zionale / Termine ultimo per la presentazione telematica della comunicazione delle operazioni con paesi Black List effettuate nel mese precedente da contri-buenti mensili / Termine ultimo, per i contribuenti titolari di par-tita Iva, per l’invio telematico della comunicazione delle ope-razioni Iva effettuate nell’anno 2010 di valore superiore a € 25.000 / Termine ultimo per le associazioni in contabilità ordinaria con esercizio sociale 1 gen - 31 dic per la redazione e sottoscrizione dell’inventario al 31 dic 2010 e per stampare il Libro Giornale ed i Registri Iva relativi all’anno 2010COREA

Una foto d’epoca tratta dalla sezione storica del sito hwarangdo.com

affascinante e senza fine, il cui scopo è la riscoperta delle proprie possibilità sia individuali che di gruppo.

L’evento di NataleIl Hwa Rang Do Genova e Tae Soo Do Club Genova (Polo del Levante) hanno organizzato un evento natalizio per i praticanti più giovani e per le loro famiglie lo scorso venerdì 23 dicembre, presso l’Ostello della Gioventù di San Desiderio. In tale occasione si è svolta una lezione di team-integration aperta a tutti i Little Tiger ed un piccolo esame per sei candidati che ha chiuso la prima fase della stagione didattica attualmente in corso; in serata, poi, sotto con una grande cena sociale organizzata dal Cast San Desiderio; quindi, a seguire, la connessione con Fiano Romano per gli auguri di buone feste al responsabile italiano di Hwa Rang Do, Sbn Marco Mattiucci. Prima dei canti di Natale della Mirko Tsd Band (i Little Tiger armati di chitarra), che hanno chiuso l’evento, è stato il momento della proiezione del video dedicato al decennale dell’associazione italiana (“I dieci anni del Hwa Rang Do Italia”).

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sAlute > coNtiNua la lotta dell’associazioNe mi Nutro di Vita ai disturbi alimeNtari

Un fiocco lilla per aiutare la speranza

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L’associazione per la lotta ai disturbi del comportamento alimentare Mi Nutro di Vita continua nel suo progetto di promozione del Disegno di Legge della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla.

Un fiocco lilla contro i disturbi alimentariGià da parecchio tempo l’associazione si è fatta promotrice della proposta in Parlamento, proposta che è stata presentata dagli Onorevoli Scandroglio e Cassinelli, con cui si chiede l’istituzione di una giornata nazionale di sensibilizzazione su un argomento di cui si parla sempre troppo poco, un argomento delicato sia per chi è affetto da queste patologie sia per i familiari, che a volte non la

riconoscono affatto nei loro ragazzi, a causa proprio della disinformazione. Il fiocchetto lilla è il simbolo scelto e confezionato dal movimento di Stefano Tavilla, papà di Giulia, una ragazza di soli 17 anni, sconfitta dalla bulimia. Mi Nutro di Vita è nata per informare, per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa tipologia di malattie, educando alla corretta alimentazione fin dalle scuole, dove i ragazzi sono più influenzabili da modelli discutibili che il mondo dello spettacolo, della pubblicità e della moda hanno imposto. Informare in questi casi è importante quanto curare, ed è per questo che l’associazione Mi Nutro di Vita, in collaborazione con il Circolo degli Inquieti, ha in programma sabato 14 gennaio alle ore 9.15 presso il

Nuovo FilmStudio di Piazza Diaz, a Savona, un convegno sulla Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla contro i Dca. Tantissime personalità altamente competenti sull’argomento faranno da relatori, così come relatore sarà Stefano Tavilla, che con la sua terribile esperienza (vedi sotto) potrà sicuramente toccare le corde più nascoste di chi parteciperà. L’invito è rivolto a chiunque voglia partecipare, informarsi, capire. Promuovere la Giornata Lilla è un primo passo, ma un passo davvero importante. Per chi volesse firmare la petizione online l’indirizzo è questo: http://www.petizionepubblica.it/?pi=DCA.

Mi nutro di paroleAl convegno in programma il 14 gennaio, verrà presentata un’altra

iniziativa da Mi nutro di Vita: il progetto di scrittura creativa e autobiografica e il concorso letterario “Mi nutro di parole”. Un concorso che spinge l’uso della scrittura come forma di aiuto, per fare chiarezza dentro se stessi e potere così affrontare un disagio importante, come quelli che soffrono di disturbi del Dca e dei loro familiari. Il concorso è aperto a tutti coloro che stanno vivendo, in prima persona e non, disagi del genere. Il concorso letterario “Mi nutro di parole”, patrocinato dal Circolo degli Inquieti, nasce con l’intento di valorizzare i lavori ed offrire un importante riconoscimento a chi si sta impegnando a cambiare la propria vita. Su www.minutrodivita.blogspot.com, il blog dell’Associazione, tutti i dettagli.

Qui di seguito la lettera che Stefano Tavilla ha scritto al Presidente della Reppubblica.

Signor Presidente, mi chiamo Stefano Tavilla, papà di Giulia, ragazza di 17 anni genovese, deceduta lo scorso 15 Marzo per le cause derivanti dalla malattia di cui soffriva da diverso tempo, la bulimia.

Giulia dopo diversi anni di negazione della malattia aveva trovato il suo momento di consapevolezza accettando di farsi aiutare; da quel momento tutto quello che siamo riusciti ad ottenere è stato quello di essere messi in “lista d’attesa” presso una delle poche strutture convenzionate a oggi esistenti in Italia,

ed in quella condizione la morte l’ha raggiunta.

Ad oggi nel nostro Paese, le malattie dei Disturbi del Comportamento Alimentare sono al primo posto quale causa di mortalità per gli adolescenti, già nel 2006 la proposta di legge n.1986 della XV Legislatura quantificava in 3 milioni i soggetti afflitti da questo tipo di patologie.

Vista la particolare congiuntura economica, non chiedo fondi, ma semplicemente, con il Suo autorevole aiuto, l’istituzione di una giornata del “Fiocchetto Lilla” (già presente in America da diverso tempo) dedicata a questo tipo di patologie. Questa giornata, oltre ad avere un forte valore simbolico, aiuterebbe le fami-glie che hanno a che fare con queste problematiche ad uscire da quello stato di vergogna ed omertà in cui spesso ci si ritrova e, soprattutto, a sensibilizzare,

informare e coordinare tutte quelle strutture che la lavorano in modo troppo frammentato ad oggi in Italia.

Dal giorno della scomparsa di Giulia, come a lei promesso, mi sto adoperando nei limiti delle mie possibilità per fare sensibilizzazione, ho fatto anche un’inter-rogazione a risposta scritta ai Ministri della Salute e dell’Istruzione, ma ad oggi non ho ancora ricevuto risposte.

Conto sul Suo autorevole aiuto affinché possa essere istituita la giornata nazionale del “Fiocchetto Lilla” soprattutto perchè essa sarebbe diretta ai giovani, che sono il nostro futuro, e noi tutti sappiamo quanto Le stanno a cuore.

Infine una richiesta da papà: sarebbe bello che questa giornata fosse istituita il 15 marzo, in ricordo di Giulia, perché il sacrificio di una ragazza di 17 anni in lista d’attesa, nel 2011 in Italia, possa servire ad aiutare altri ragazzi che avranno la sfortuna di incontrare un Dca.

Grazie per l’attenzione, aspettiamo fiduciosi.

signor presidente, una richiestala lettera della famiglia taVilla a giorgio NaPolitaNo

[ stefano e giulia tavilla ]

settore.tv oppure [email protected].

L’iniziativa della radio Aics si unisce poi nel quadro delle azioni tese al potenziamento dei servizi, di una sempre migliore comunicazione e di una maggiore visibilità dell’associazione. Si tratta di una vera e propria radio, con musica, spazi informativi e di servizio, in linea con la mission dell’Aics. Una radio, quindi, personaliz-zata e praticamente su misura, trasmessa via

web, che ogni singolo comitato o circolo potrà diffondere all’interno della propria sede. Un pa-linsesto di intrattenimento e informazione con giornali radio e notizie, oltre che, ovviamente, musica. Per attivare il servizio radio ed ottenere le dovute assistenze è possibile richiedere i dati per l’accesso presso gli uffici della Direzione Nazionale (tel. 06 42039432, e-mail [email protected]). Oltre alle funzioni di intrattenimento ed informazione, l’Aics Web Radio rappresenta una

fonte di introito per ogni singolo comitato o circolo, grazie alla possibilità di vendere spazi pubblicitari. Quindi non è da sottovalutare anche l’esistenza di un aspetto commerciale sicuramente molto interessante, in quanto - oltre a coprire i minimi costi di investimento iniziale, come i diritti Siae - offre possibilità di guadagno. Una radio così personalizzata concorre certamente a rafforzare l’immagine istituzionale di Aics.

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GENOVA Claudio Giansoldati, Aics Genova, all’ospedale San Martino per la consegna dei fondi raccolti nell’ambito del progetto Aics/Tutti insieme per Ail

iniziative

Sempre al fianco di AilcoNtiNua l’imPegNo dell’aics coNtro leucemie, liNfomi e mielomi

testi di Michele Cammarere

Le tradizioni non finiscono mai, soprattutto quando hanno un obiettivo così importante come quello dell’approvvigionamento dei fondi per la ricerca contro malattie subdole come Leucemie, Linfomi e Mieloma. Anche quest’anno Aics è scesa in campo a giocare la sua partita più importante, nel nome dell’ormai indissolubile connubio con Ail, quello della ormai classica vendita delle “Stelle di Natale Ail”. Nei giorni 8, 9, 10 ed 11 dicembre si è svolta la XXIII edizione della manifestazione simbolo di Ail, posta sotto l’Alto Patronato

della Presidenza della Repubblica e realizzata grazie all’impegno di migliaia di volontari, che hanno offerto 800.000 piantine a tutti coloro che hanno versato un piccolo contributo, ovviamente destinato alla ricerca. La manifestazione ha permesso in tutti questi anni di raccogliere importanti fondi destinati al finanziamento di progetti di Ricerca ed Assistenza di alto valore scientifico e sociale ed ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica alla lotta contro le malattie del sangue. Una lotta difficile, che con il sostegno di tutti è possibile non rendere vana, raggiungendo l’irrinunciabile obiettivo di rendere leucemie, linfomi e mieloma sempre più guaribili.

Aics al fianco di AilAics è al fianco di Ail ormai da tre stagioni nel nome del comune progetto “Tutti Insieme per Ail”. La Rappresentativa Aics (formata dai migliori giocatori dei nostri campionati) e la Sezione Arbitri sono da sempre impegnate a favore dell’Associazione, e anche quest’anno, una volta di più sono state impegnate nel dare il loro contributo. Lo testimonia il marchio Ail presente sia sulle maglie della nostra “Nazionale” che su quello di tutte le “giacchette nere” ormai da anni, un marchio portato con grande orgoglio in ogni uscita, lo testimonia soprattutto la voglia che ogni anno tutti questi ragazzi mettono a disposizione di Ail per tutto il weekend nella vendita delle Stelle. Aics anche quest’anno infatti ha allestito una propria postazione nella quale si sono alternati staff e giocatori della Rappresentativa, Arbitri e tutte le persone che lavorano nella sede Aics di Genova per cercare di dare il contributo più forte possibile alla nobile causa che Ail sostiene.

Il successo delle Stelle di NataleAnche quest’anno la manifestazione è stata un successo in tutta

Italia. «Abbiamo tenuto, nonostante la crisi - afferma la dottoressa Pesce, del reparto di Ematologia del Padiglione 6 del San Martino di Genova -. Abbiamo venduto solo a Genova più di 12.000 piante, che di questi tempi non sono poche, abbiamo venduto anche molta oggettistica, abbiamo avuto donazioni, i volontari sono stati tantissimi. Tanti giovani, tanti ragazzi ci stanno aiutando, negli ultimi tempi è grazie alla grande partecipazione dei ragazzi più giovani che stiamo crescendo anche numericamente sul campo. Abbiamo ricevuto 36.000 euro dal progetto MediaFriends, che noi devolveremo all’Ospedale Gaslini per istituire una borsa di studio per un medico del reparto di Ematologia. Noi acquisteremo molte attrezzature per il Day Hospital, visto che purtroppo c’è un costante bisogno di spazio e risorse qui al San Martino. Volevo ringraziare ancora una volta tutti voi di Aics, che come sempre ci siete sempre molto vicini in tutte le nostre iniziative».

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GENOVA Claudio Giansoldati, Aics Genova, all’ospedale San Martino per la consegna dei fondi raccolti nell’ambito del progetto Aics/Tutti insieme per Ail

Sempre al fianco di AilcoNtiNua l’imPegNo dell’aics coNtro leucemie, liNfomi e mielomi

testi di Michele Cammarere

La consegna del raccoltoTutti presenti all’aperitivo di ringraziamento svoltosi in maniera simbolica proprio al Padiglione 6 del San Martino, dal Presidente Regionale di Ail Sergio Bianchi al primario prof. Bacigalupo, oltre ai rappresentanti di Aics che hanno consegnato proprio nelle mani dei responsabili della Sezione di Genova dell’Ail tutto il ricavato della vendita delle Stelle. Molti malati in cura presso il nosocomio genovese hanno potuto godere del piccolo buffet, ma soprattutto hanno potuto assistere alla consegna di tutti i fondi raccolti finire proprio nelle (buone, anzi ottime) mani di chi tutti i giorni è al loro fianco, anche se dall’altra parte della barricata, nella difficile e lunga lotta alla malattia. Una giusta garanzia per tutti: per chi cura è chi è curato, nella speranza che le guarigioni siano sempre di più. Perché no, magari proprio grazie alla Stella che qualcuno di noi ha venduto o comprato.

lA storiA > tutto comiNcia Nel 1985

Stelle di Nataleper aiutare i malati

Ogni malato di leucemia ha la sua buona stella. È questo lo slogan che campeggiava in tutte le locandine presenti sulle oltre 4000 postazioni presenti in tutte le principali piazze d’Italia che nel weekend del 9, 10 e 11 dicembre hanno

contribuito a finanziare la ricerca scientifica e l’assistenza per il malato con la vendita delle ormai famose “Stelle di Natale Ail”.

Un’idea che parte da lontanoQuesta è sicuramente la manifestazione più importante di Ail, l’Associazione Italiana contro le Leucemie, Linfomi e Mieloma, assieme a quella analoga delle Uova di Pasqua. Una manifestazione storica, per il numero delle edizioni già trascorse e per tutto quello che le edizioni passate hanno permesso di fare. È anche grazie alle Stelle, infatti, che Ail è diventata una delle associazioni no-profit più importanti di tutta Italia. Una manifestazione che dal 1989 ha permesso all’immagine della più diffusa pianta natalizia di diventare una vera e propria icona dell’Associazione. Iniziò tutto nel 1985, grazie all’idea di Rosalba Di Filippo Scali, presidente dell’Ail di Reggio Calabria, che, alla ricerca di fondi per l’acquisto di alcuni macchinari, ha cominciato vendendo le prime 500 Stelle. Rosalba ancora non lo sapeva, ma quello fu il primo vero passo a favore della ricerca. Passarono soltanto quattro anni prima che le Sezioni Ail di tutta Italia seguissero l’esempio, scendendo in piazza coese con il comune “obiettivo”.

Tanta strada insiemeTanta strada è stata percorsa, con numeri sempre più confortanti, tante edizioni fino ad arrivare a quella numero 23, quella di quest’anno, con le oltre 4000 postazioni presenti sul territorio. Non bastano le Stelle però, ad avvicinare la gente a considerare le vere problematiche che colpiscono i malati ed i loro familiari, per questo ci sono i volontari, che sono il vero motore di questa manifestazione, senza i quali tutta la macchina organizzativa non potrebbe esistere. Sono tantissime ogni anno le persone che regalano il loro tempo, i loro sforzi, il loro “weekend dell’Immacolata”, i loro sorrisi, ai passanti che in un periodo come questo sono decisamente più orientati verso la caccia ai doni natalizi piuttosto che farsi avvicinare dal “venditore ambulante di turno”. È grazie a loro, le migliaia di volontari, alla loro carica solidale ed ai loro sforzi che questa manifestazione è cresciuta così tanto negli anni, fino a diventare ormai una tappa classica dello shopping natalizio. Una tappa davvero importante per tutti noi, per i malati, per la ricerca e per chi può fare un’opera buona nel più classico spirito Natalizio. Che dà tanto a tutti chiedendo davvero poco.

GENOVA | 8 dic 2011 Il tradizionale banchetto allestito da Aics Genova

per la vendita per beneficenza delle Stelle di Natale Ail

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Tuttinel boscoa giocare

come Può cambiareil caro, VeccHio NascoNdiNo

testo di Federico Pastore foto di Simone Arveda

Una domenicasulle alture a base

di tattica e spirito di gruppo:

è il soft-air

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MONTE MAGGIO (GE) | 18 dic 2011 Una partita di soft-air

nei boschi della ex coloniadi Monte Maggio

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MONTE MAGGIO (GE) | 18 dic 2011 | Una partita di soft-air Domenica mattina, ore 10, termometro abbondantemente sotto zero: mimetiche addosso e caschi in testa, i ragazzi del Soft-Air Club Genova e del Team Novak sono pronti per sfidarsi nei boschi dell’ex colonia di Monte Maggio

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MONTE MAGGIO (GE) | 18 dic 2011 | Una partita di soft-air Domenica mattina, ore 10, termometro abbondantemente sotto zero: mimetiche addosso e caschi in testa, i ragazzi del Soft-Air Club Genova e del Team Novak sono pronti per sfidarsi nei boschi dell’ex colonia di Monte Maggio

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MONTE MAGGIO (GE) | 18 dic 2011 | Una partita di soft-air 1 | Due capitani spalla a spalla, davanti al portone della colonia abbandonata di Monte Maggio, sulle alture che incorniciano Savignone:

la partita sta per prendere il via 2 | È il momento di controllare l’attrezzatura: nello zaino, l’apparecchiatura radio per comunicare tra compagni di squadra una volta cominciata la sfida 3 | Nome di battaglia Pollo, sul petto lo stemma del club di appartenenza: spesso i giocatori di soft-air portano scritto sulla tuta il proprio nomignolo 4 | Ultimo controllo, cuffie in testa e ricetrasmittente in mano: per “Wardog” è tutto ok, si può scendere nel bosco e dare il via 5 | La gara è iniziata, attacco contro difesa: mentre si cerca di stanare l’avversario c’è tempo per dare indicazioni ai compagni 6 | In coppia lungo il sentiero che accompagna dentro al fitto degli alberi 7 | Un componente del Team Novak difende la posizione 8 | Preso, colpito: e allora ci si può rilassare, aspettando la prossima partita 9 | Al riparo di un albero, aspettando che l’avversario faccia la sua mossa

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Che è il soft-air? Cominciamo dal nome. Tradotto in italiano sarebbe tiro tattico sportivo, ma non è una trasposizione letterale. Il nome è ovviamente di origine anglofona e c’entra con l’aria. Air ok, non c’è bisogno di

tradurlo. Soft neanche, significa morbido, leggero e tutti i derivati. La connessione tra le due parole fa il gioco. La connessione tra le due parole è un’arma, anche se giocattolo. In inglese, Air Soft Gun (arma ad aria compressa). Si tratta di repliche di vere e proprie pistole o fucili, utilizzati nelle azioni militari in tutto il mondo. Il sovietico Ak47, l’M16 degli americani e tanti tanti altri, de gustibus o per eventuali simulazioni dedicate.

Il gruppo al primo postoNon è ovviamente tutto qui, altrimenti saremmo in presenza di maniaci guerrafondai che non fanno altro che sperare nell’esplosione di un conflitto per sentirsi vivi. O di

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feticisti collezionisti di fucili e pistole viste nei film di Hollywood. La realtà dei soft-gunners, così si chiamano i giocatori di questa disciplina diffusasi in Italia ormai da più di dieci anni, è assai lontana dalla brutalità e la violenza della guerra vera. Quasi tutti i giocatori, col militare non hanno nulla a che vedere - tolto l’abito, che in questo caso non fa il soldato -, molti non hanno nemmeno prestato servizio, molti sono obiettori di coscienza. E allora uno si chiede: ma che ci vai a fare la domenica mattina a spararti nei boschi se non ti piacciono gli spari e quelli che si sparano? La risposta viene prima. Il gruppo. Sembra incredibile visto da fuori, ma si gioca a soft-

air per stare insieme agli altri, non per sparargli.

Chi è che ama la guerra?Ecco, qui c’è il primo punto interessante. Andrea De Benedetto - per tutti Andreone -, dello storico circolo I Corsari, fa un’osservazione che val la pena riportare. «Io amo la guerra vera? Col cavolo! Quando giochi a soft-air ti rendi conto di quanto veramente basti poco per morire. Se i

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proiettili non fossero di ceramica, addio. È un attimo. Non te ne accorgi nemmeno. Proprio giocando alla guerra capisci quanto sia terribile e sei felicissimo di avere degli amici e poter condividere il tuo tempo libero con loro». Nel soft-air non si muore nè ci si fa male, d’accordo. Ma come mai? Esistono delle regole, molto severe e molto precise per la sicurezza dei giocatori. Le armi, che legalmente non sono nemmeno definite armi ma strumenti, si considerano idonee solo se non superano 1 joule di energia all’uscita della canna. La gittata dei pallini solitamente arriva ai 30 metri, questo in media, alcune

invece superano di quasi il doppio tale limite. I pallini sono solitamente

composti di ceramica, materiali inerti, biodegradabili

oppure in plastica. Vietati quelli

fatti di piombo e

Come si gioca a soft-air? Sono varie e nume-rose le modalità per affrontare una partita:

vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

DEATH-MATCH A SQUADRE I soft-gunners sono divisi in due o più

squadre, vince chi elimina tutti i componenti della squadra avversaria in modalità senza

respawn (vedi oltre) o chi elimina più avversari in modalità con respawn a tempo.

CAPTURE THE FLAG Comprende due modalità, a seconda che

sia previsto l’uso di una o due bandiere. Nella prima modalità viene posta una bandiera

obiettivo, che deve essere prima recuperata e poi protetta dalla squadra che se ne impos-sessa per prima: l’avversario ha l’obiettivo di recuperare la bandiera e riportarla al campo

base entro un tempo limite, prefissato dall’ini-zio. La seconda modalità consiste invece nella cattura della bandiera avversaria e nella difesa della propria, poste nei rispettivi campi base; al game a applicato un tempo limite e si può

aggiungere l’opzione del respawn.

DOMINIO Si stabiliscono delle postazioni (minimo 3)

che vengono identificate con oggetti ben visibi-li e viene fissato un tempo di gioco. Il numero delle squadre può essere svariato ma devono

anch’esse essere composte minimo da 3 gioca-tori. Vince chi conquista il maggior numero di

postazioni nei limiti del tempo di gioco.

RESCUE Questa modalità richiede il recupero e il

salvataggio dell’obiettivo primario (l’obiettivo può essere o un oggetto o una persona, a

scelta). Una squadra difende l’oggetto mentre una o più squadre devono recuperarlo e por-

tarlo in salvo in una precisa posizione. Vince la squadra che difende se vengono eliminati tutti

i membri della/e squadra/e avversaria/e o se scade il tempo prefissato. Vince la squadra che attacca se recupera e porta in salvo l’obiettivo

nel tempo prestabilito.

ATTACK AND DEFENCE Vengono formate due squadre, una a difesa

di un obiettivo e l’altra incaricata di attaccarlo. La squadra che attacca deve eliminare tutti gli avversari e conquistare la postazione, mentre

la squadra che difende deve riuscire a resistere all’attacco senza abbandonare la postazione.

In caso di abbandono viene dichiarata la vittoria della squadra avversaria. Il tempo a

disposizione per l’attacco può essere limitato o meno.

FREE FOR ALL Questa modalità è un death-match singolo.

Ovvero tutti contro tutti! Vince chi rimane vivo per ultimo. Nessun limite di tempo.

MODALITÀ RESPAWN Quando un giocatore viene colpito normal-mente rientra in gioco a fine partita: con la

modalità respawn il soft-gunner può invece rientrare nel corso dello stesso game. Tre le possibilità principali per tornare in gara: a

tempo (il giocatore colpito, fermo sulla propria posizione, aspetta un tempo prestabilito prima

di rientrare in combattimento), campo base (per tornare in gioco si deve raggiungere il

proprio campo base e ripartire da quella posi-zione) o col medico (il giocatore rientra in gioco

quando viene medicato da un componente specifico della squadra, che diventa a sua volta un bersaglio preferenziale per tutti i giocatori dell’altra squadra: se il medico viene colpito

non c’è più la possibilità di effettuare ulteriori rientri).

mille modiper giocare

ecco le modalitàPer affroNtare uNa Partita

acciaio. Vietato anche presentarsi sul campo di gara non muniti delle adeguate protezioni agli occhi, la parte più delicata in questo senso. Il corpo dei soft-gunners è solitamente ben coperto, con mimetica e tutto il resto, e i pallini non fanno quasi male quando si viene colpiti. Per gli occhi invece è necessaria una maggiore cautela: è d’obbligo dunque indossare le apposite maschere, che rendono particolarmente realistico il travestimento domenicale dei giocatori.

Lezioni di tatticaUn altro aspetto interessante è la tattica, forse in assoluto il più grande incentivo a buttarsi sul soft-air. Esistono vari e svariati modi per giocare. Vari e svariati ambienti dove farlo. Sia all’aperto, vale a dire nei boschi o in aree a contatto con la natura, sia in contesti definiti urbani. Si pensi ad una villa fuori mano, dismessa, ad un ospedale abbandonato, ad uno dei forti che sulle alture di Genova sono parecchi e parecchio scenici. O in entrambe le ambientazioni. Sia in campo aperto, che attaccati al muro, valutando il rischio del passo successivo nella prossima stanza.

In squadra, o tutti contro tutti. Qui si ritorna bambini. Le due formazioni

si dividono, hanno una bandiera per uno. Devono difenderla

e cercare di prendere quella avversaria,

quindi all’interno delle squadre c’è

un attacco e c’è una difesa. Altra

modalità. Una sola bandiera,

chi la prende per primo la difende entro un certo limite di tempo

MONTE MAGGIO (GE) | 18 dic 2011 Il casco di un soft-gunner:

per proteggersi ma anche per sfoggiarestemmi e decorazioni

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prefissato. Altra modalità ancora. Dominio. Si stabiliscono delle postazioni ben visibili e vince chi ne prende di più nel tempo designato. Poi c’è il rescue, cioè salvare un’unità in difficoltà. Può essere letta come liberare i prigionieri. Uno difende l’oggetto, l’altro se ne deve impossessare. Da non sottovalutare pure il death-match, in cui tutti sono contro tutti e vince chi resta vivo. Occhio al respawn e al medico, due voci importanti. Respawn significa rientrare in gioco dopo essere stati colpiti, il medico è l’unico abilitato della squadra a poter curare i compagni. Particolarmente gradita agli avversari - è ovvio - la sua virtuale dipartita, in modo da poter eliminare una volta sola il nemico.

Vince l’onestàCome si è eliminati? Qui sta uno dei punti focali del soft-air. Non esiste un metodo per dimostrare di aver beccato un concorrente

o di essere stato beccato, non è come nel paint-ball, dove i pallini hanno l’inchiostro e si resta macchiati. Qui bisogna dichiararsi. Ti sparano? Ti colpiscono? Dici: preso! E ti levi dal campo. Tra le regole principali dunque, l’onestà. Poi c’è lo spettacolo e c’è l’adrenalina. Sempre De Benedetto racconta un paio di cose. «Noi siamo gli unici ad avere gli elicotteri, li usiamo per le esibizioni e sono una gran figata. L’adrenalina? Certo che esiste, è normale. Non sarebbe divertente sennò. Comunque la nostra associazione non è solo ludica, spesso siamo stati al servizio della comunità. Posso raccontare qualche episodio. Recentemente ci siamo mossi per andare a prendere alcune persone che si erano perse in un bosco, siamo riusciti a trovarli. Un po’ di culo anche, però siamo stati bravi. Sai, quando viene buio anche se conosci il posto e sei attrezzato come lo siamo noi, diventa sempre dura. Volevamo proporci pure per dare una mano alla Protezione Civile,

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«Ci divertiamo,amiamo l’idea

di stare tutti assieme.E di tornarebambini»

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MONTE MAGGIO (GE) | 18 dic 2011 Uno dei ragazzi del Team Novak

guadagna lentamente terreno durantela prima partita della giornata

perché secondo me la maggior parte di noi è all’altezza, senza dubbio alla pari di quelli diciamo veri. Ci stiamo lavorando, vediamo che succede. Intanto ci impegnamo come abbiamo sempre fatto a tener pulito dove andiamo e a migliorare se possibile i campi di gara. Spesso siamo stati noi a mettere a posto delle zone abbandonate, abbiamo anche realizzato dei sentieri dove non c’era nulla. Insomma, con le istituzioni c’è un buon rapporto, con il tempo ci siamo fatti il nome di chi non dà fastidio, ma anzi è pronto a dare una mano».

Il rapporto con le istituzioniPerché con le istituzioni bisogna averci a che vedere per forza. Non si può infatti giocare alla guerra senza che nessuno ne sappia niente. Potrebbe passare chiunque in quel momento nel luogo scelto, anche sul picco più lontano possibile, e ne avrebbe il diritto. Quindi è d’obbligo avvertire.

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Racconta Marcello Bruzzo del Team Novak: «Dobbiamo chiedere il permesso ai Carabinieri prima di ogni gara - chiarisce Bruzzo -, in modo che se qualcuno chiamasse, le autorità sarebbero preparate a rispondere che si tratta di un gioco e di nient’altro. In ogni caso, se passa diciamo un civile, noi ci fermiamo subito. Abbiamo fischietti appositi». De Benedetto fa uguale. «Per forza, è doveroso. Ci sentiamo con la Questura ed avvertiamo, non ci sono problemi e non ci sono mai stati».

Come tornare bambiniIl soft-air crea gruppo e non dà fastidio. Nemmeno i pallini che restano sul terreno, quasi sempre biodegradabili, almeno in gran parte. Ed è talmente collante, che viene utilizzato pure per il team-building. Molte aziende, per rafforzare lo spirito di squadra, mandano infatti i propri dipendenti ad un weekend di gioco con la mimetica addosso.

Con risultati sempre positivi. Di nuovo De Benedetto. «Da noi sono venute anche aziende importantissime come Sony. Chi ha giocato il sabato ha voluto assolutamente rigiocare la domenica, anche gente inizialmente timorosa o contraria idealmente alle armi. Qui non si fa la guerra, lo dico e lo ripeto da anni. Sono andato anche al Maurizio Costanzo Show diverso tempo fa, sostenendo sempre la stessa cosa. Siamo semplicemente un gruppo di persone che si divertono e amano l’idea di stare insieme e tornare bambini». Con l’esperienza di un adulto e i suoi bisogni. Che non è facile tenere a freno, ma che i soft-gunners genovesi incanalano in maniera costruttiva e non distruttiva. Nonostante tengano un fucile (pur giocattolo) in mano. E torna all’orecchio un vecchio pezzo dei Liftiba, Prima Guardia. Piero Pelù cantava: Trasforma il tuo fucile/in un gesto più civile. Sembra che il movimento soft-air lo abbia ascoltato.

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intervistA > marcello bruzzo

«Nascondinoe cannette, eccocos’è il soft-air»

Marcello Bruzzo del Team Novak la domenica mattina a quasi mille metri d’altitudine, in dicembre, ha un gran freddo. Come tutti i compagni, stracoperti con la mimetica addosso e gli occhialoni protettivi sulla faccia. Stivali

militari, guanti che rendano le dita utilizzabili, qualche bandana e copricapo dei più vari. Parecchie barbe, pochi visi rasati. E -5 sul termometro, perché alle 9 di domenica mattina all’ex colonia Monte Maggio, sopra Savignone, fa un freddo veramente becco. Bruzzo però è lì, dove doveva essere col figlio diciassettenne, che invece se n’è rimasto a casa a dormire, dopo il sabato sera dei giovani. «E così alla fine qua ci sono solo io - sorride il presidente del Team Novak soft-air -, sembra una barzelletta, ma è così. C’ho provato a svegliarlo, ma non c’è stato niente da fare».

Come il nascondino e le cannetteStrana la storia. Bruzzo inizia un anno e mezzo fa a prender confidenza con questo gioco, proprio per star dietro al figlio. «Un compagno di scuola lo aveva avvicinato al soft-air, così ho pensato di andare a vedere cosa succedeva e dopo non molto ci sono finito anch’io, prima come giocatore, poi come responsabile delle pratiche e di tutto il resto». Ora, la domenica mattina l’adunata suona e Bruzzo risponde presente. Guai però a far paragoni con la vera e propria vita o mentalità militare. «Noi non c’entriamo niente - spiega -, bisogna vedere il soft-air per quello che è: un’evoluzione del gioco delle cannette o del nascondino. Qui si usano repliche di armi reali e le tute mimetiche, capisco che possano impressionare, ma lo spirito che c’è dietro è completamente pacifico». Niente esaltati quindi, niente matti con la faccia dipinta che urlano a squarciagola attaccando chiunque. «Assolutamente no. A noi piace stare nella natura, divertirci insieme. E’ un po’ come giocare ad un war-game sulla Playstation, solo che è realtà, non realtà simulata. Il pericolo poi non esiste per nessuno. Le armi, se così si possono chiamare, sono in verità giocattoli e devono stare rigorosamente sotto determinati limiti imposti dal regolamento. In più, ogni giocatore deve per forza proteggere adeguatamente gli occhi prima della gara, perché i pallini di ceramica coprono solo trenta metri e non fanno male se sei ben bardato, però gli occhi sono una parte molto delicata e lì non si sa mai».

Lo spirito è nobileVisiera sempre addosso allora, sguardo attento e movimenti il più possibile silenziosi. Tattica. Questo, sì, fondamentalmente uguale alla guerra vera. «Beh, certo che devi programmare quando giochi. Il bello è anche quello. Si possono svolgere diverse modalità: la gara attacco contro difesa, oppure la presa della bandiera, oppure gioco a tempo in cui vince chi perde meno uomini, esistono molte tipologie di gioco. Ciò che è fondamentale qui è l’onestà». Già, perché a differenza del paint, in cui viene sparata vernice e dunque resta il segno sulla tuta di chi è colpito, nel softair i pallini non lasciano alcuna traccia. Non c’è dunque modo di sapere se un soft-gunner è stato preso o no. «Uno si deve dichiarare. Quando è preso lo dice e si allontana dal campo, punto e basta. Anche qui si capisce come lo spirito sia nobile, non certo animalesco come alcuni da fuori lo credono».

Il problema degli spaziNaturalmente, si pone il problema degli spazi. Mettiamo il caso che un qualunque viandante della domenica si fosse trovato a Monte Maggio alle ore 9, col suo bel cane e il suo bel bastone da passeggio in cerca di un luogo di pace, nonostante il freddo pungente. Uno forse avrebbe detto matto anche a lui, ma il viandante avrebbe avuto tutto il diritto di passare per il bosco dove due squadre di softair stavano giocando. Il territorio è di tutti. «Infatti dobbiamo chiedere sempre il permesso ai Carabinieri prima di ogni gara - chiarisce Bruzzo -, bisogna sempre fare un fax per la concessione e per il procurato allarme, in modo che se qualcuno chiamasse, le autorità sarebbero preparate a rispondere che si tratta di un’esibizione. In ogni caso, se passa diciamo un civile, noi ci fermiamo subito. Abbiamo fischietti appositi, non vogliamo dare noia agli altri».

L’attrezzaturaCapitolo attrezzatura. Quanto costa? Dove la si reperisce? Sempre Bruzzo. «Mah, ce n’è di tutti i tipi. Puoi cominciare spendendo cento euro di tutto, tra mimetica e arma, ma forse anche meno. Chiaramente più si spende più si alza la qualità. Qui a Genova conosco solo un negozio che tratta materiale simile, un chiosco giù a Brignole, per il resto quasi tutti noi si servono su internet. E’ più comodo e si trova tutto. La mia mimetica ad esempio l’ho pagata 15 euro, il fucile 30 o 40 non ricordo. C’è anche chi spende 200 euro per una divisa uguale a quelle reali, o 1000 per una replica di arma, ognuno ha le sue manie, però per divertirsi basta poco».

di Federico Pastore

MONTE MAGGIO (GE) | 18 dic 2011 Marcello Bruzzo, anima del Team Novak,

prende posizione durante una sfida:si è appassionato al soft-air seguendoil figlio, ora il vero appasionato è lui

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La Colonia Montana di Monte Maggio si trova nell’omonima località, frazione di Savignone nell’alta Valle Scrivia a 976 slm. La struttura faceva parte di un progetto sviluppato nel periodo fascista, che comprendeva la realizzazione di colonie marine e montane, la cui finalità era quella di migliorare la salute dei bambini garantendo loro qualche settimana di permanenza nei periodi estivi. Inaugurata

nel 1938, poteva ospitare 450 bambini su di un’area di 4300 mq comprendenti camerate, palestre, aule didattiche ed un’infermeria per la cura dei bisognosi. Nel tempo la struttura è stata utilizzata prima come azienda agricola, poi come agriturismo e quindi completamente abbandonata negli anni novanta. Dalla struttura è possibile raggiungere la vetta del Monte Maggio, tramite un sentiero identificato con due rombi gialli, che in mezz’ora raggiunge una piccola chiesetta.

Alla scoperta del GeocachingOggi l’area - i cui interni sono ufficialmente inaccessibili - si presta a giocate di soft-air, escursioni, passeggiate, visite di appassionati di fotografia e geocachers. Che cosa sono i geocachers? Una specie di cacciatori di tesori. Il movimento nasce negli Stati Uniti nel 2000 e funziona tramite un Gps. In pratica, esiste un cache, il tesoro, che poi non è altro che un contenitore impermeabile - tipo quelli da frigo. La prima parte del gioco si svolge su internet. Ci si registra su uno dei siti dedicati, si sceglie se diventare hiders (coloro che nascondono gli oggetti), oppure seekers (coloro che li cercano) e poi comincia la fase all’aperto, col Gps sempre vicino. Il cache resta sempre lo stesso, gli oggetti al suo interno no. Esiste un patto tra i giocatori: chi prende un oggetto dal forziere, ne deve lasciare un altro. Anche nella ex colonia di Monte Maggio esiste un cache, lungo la facciata, dietro una pila di sacchi di cemento definiti “mummificati” dal sito geocaching.com. Vedere per credere. Numerosi sono poi i siti, sulle alture di Genova, dove la passione per il soft-air può trovare sfogo. Con l’aiuto delle pagine internet dell’associazione Aics dei Corsari (le trovate all’indirizzo corsari.eu) andiamo a scoprire i principali.

Forte RattiIl paradiso degli urbani genovesi è il Forte Ratti, unici handicap sono la mezz’ora buona di cammino necessaria al raggiungimento dell’edificio (su un sentiero con oltre il 30% di pendenza) e la possibilità di trovarsi alla porta, una tantum, escursionisti o simpatiche orde di boy-scout. Il Forte è situato su un’altura che domina l’intera città, copre una superficie di 34.000 metri quadrati e conta un’ottantina di vani. Chi gioca da tempo nel Forte ha imparato a conoscere una moltitudine di accessi e passaggi interni tanto “segreti” quanto impervi che il più delle volte hanno parecchio impensierito i club ospiti. Le dimensioni e la conformazione del complesso, ricco di bastioni e terrapieni di notevole entità interni alla struttura muraria, consente sia il gioco prevalentemente urbano sia anche il gioco misto esterno/interno.

Cava dei CamaldoliQuesto complesso è uno dei pochi urbani genovesi non rappresentati da edifici militari dismessi. La cava ricopre una superficie di oltre 50.000 mq. ed è caratterizzata da sei edifici di cui due di notevoli dimensioni collegati tra loro da uno scivolo pedonabile che è da sempre l’incubo di chi in squadra ha l’incarico di esploratore. Un altro edificio, altrettanto grande ma ad un solo piano, è presente nel piazzale principale; nell’area sono anche presenti sentieri in vegetazione fitta ed alcune piccole grotte di cui una taglia trasversalmente una grossa area soprastante. Insomma anche nel caso della cava siamo in presenza di un urbano che permette un gioco di ampio respiro con la possibilità di strutturare il gioco sia all’interno degli edifici che negli ampi spazi esterni. Non ultimo per i più “ginnici” vi è la possibilità di sviluppare addirittura giochi che prevedano l’impiego contemporaneo della cava e del sovrastante Forte Ratti.

Bunker e Forte RichelieuI Bunker del Richelieu sono una moltitudine di piccole costruzioni, circa una decina, seminate lungo un crinale. Le costruzioni più recenti, ad opera del Reich, sono in cemento armato ancora provviste di tetto ed hanno, tra loro, alcuni corridoi di collegamento mentre quelle più in quota, probabilmente batterie antiaeree italiane, sono in mattoni pieni ed ormai a cielo aperto. In realtà le seconde meglio si prestano al gioco diurno offrendo, alla squadra in difesa, la possibilità di impegnare progressivamente gli attaccanti ripiegando poi nei bunker retrostanti. Le prime strutture del Forte, situato a circa 500 metri sul livello del mare, risalgono al 1747; esso ricopre una superficie quadrata di 21.000 metri con una ventina di vani a cui vanno aggiunti gli ambienti sotterranei. La contiguità con i bunker omonimi e le caratteristiche del terreno circostante rendono avvincente il gioco soprattutto nelle simulazioni di attacco e difesa dei due complessi.

Bunker Monte MoroI bunker del Moro si sviluppano quasi completamente nel sottosuolo; ad oggi presentano un ingresso principale e due “passi duomo” che probabilmente servivano per servire e munizionare le batterie soprastanti. L’area attualmente agibile occupa un’area di circa 3.000 metri quadrati mentre la rimanente parte è stata “murata” subito dopo la guerra per motivi di bonifica. In relazione a tale fatto, poiché alla fine della seconda guerra mondiale tali bunker furono l’ultimo caposaldo delle truppe germaniche, tra la popolazione ed i soft-gunners circolano le più disparate leggende metropolitane su tesori e cimeli nascosti. I bunker del Moro presentano la caratteristica di essere completamente privi di ingressi per la luce naturale, questo particolare li rende particolarmente graditi ai giocatori amanti del gioco notturno.

Torre di QuezziLa Torre di Quezzi e posta a circa 600 metri di distanza dal Forte Quezzi, occupa una superficie di 240 metri quadrati ed è suddivisa in tre piani più i fondi per un totale di 1.800 metri cubi. Le dimensioni, piuttosto ridotte rispetto alle strutture descritte in precedenza, della Torretta ne deputano il gioco a piccoli gruppi oppure a giochi a “colpo singolo” o con la pistola. Degni di nota la facilità di raggiungimento in auto e le aree boschive circostanti: per mezzo della vecchia strada militare è possibile raggiungere il Forte Ratti.

Forte DiamanteLa struttura copre una superficie di 18.000 metri quadrati; si contano una ventina di vani distribuiti su tre piani. Anche l’interno delle mura perimetrali presenta alcuni vani che ben si prestano ad offrire riparo ai giocatori in attacco. Molto bello il sistema di bastioni angolati (da cui il nome del forte) e le particolari mura concentriche che permettono una difesa centripeta in costante “arroccamento”. Per il raggiungimento dell’edificio sono necessari una trentina di minuti di cammino ma la vista e le possibilità di gioco offerte valgono certamente la fatica.

Colinia di RovegnoSpesso sede del prestigioso torneo nazionale chiamato Two Bridges Too Far famoso in tutta Italia per l’impiego dell’elicottero nelle fasi di gioco. La zona della colonia è fantastica, vi sono una moltitudine di edifici minori ed un boschivo a perdita d’occhio che dà infinite possibilità ai teatri di gioco.

le Aree di gioco > Per gli aPPassioNati NoN c’è solo l’ex coloNia di moNte maggio

Quante possibilità offre Genovadi f. past.

La Cavadei Camaldoli:

spaziimmensi

Forte Diamante: un teatro

mozzafiato

La Torredi Quezzi: ideale per

piccoli gruppi

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Sulle note del rock più potentei ciNque album da NoN Perdere Per far scorrere a mille l’adreNaliNa

Uno dei gruppi rock più famosi degli anni 80/90,

con oltre 100 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

L’album contiene Welcome to the Jungle, Paradi-se City e Sweet Child O’Mine, che compaiono

nella lista delle 500 migliori canzioni di tutti i tempi secondo Rolling Stone.

Il disco più famoso di un gruppo diventato icona del

genere grunge. L’album, che ha venduto 50 milioni di co-pie, è l’opera più rappresen-tativa di tutto il movimento. Smells Like Teen Spirit, Lithium e Come As You Are sono i singoli più cono-sciuti dell’album, entrato di diritto nella storia del rock.

Il secondo album più venduto di tutti i tempi consegnò la band alla

storia. Tra le altre, contiene la famosissima You Shook

Me All Night Long, canzone fondamentale nella

storia come congiunzione tra l’hard-rock e il mondo

delle radio, quindi le grandi masse.

The Only Band That Matters, l’unico gruppo

che conti, è una rock-band britannica punk-rock, famosa

per la varietà musicale. L’album, pietra miliare del genere, contiene Train in Vain, Clampdown e Lon-don Calling, pezzi trainanti di un disco unico, potente,

intenso.

Una della band più famo-se della storia. Led Zep-pelin è il primo, omonimo album. I brani contenuti ne

fanno una delle incisioni più importanti nello sviluppo in chiave dura del rock: Dazed and Confused è uno dei capolavori del disco, grazie all’infiammato assolo del

chitarrista Page.

Guns n’ Roses“Appetite for destruction”

Ac/Dc“Back in black”

Nirvana“Nevermind”

The Clash“London calling”

Led Zeppelin“Led Zeppelin”

1987 1980 1991 1979 1969

MONTE MAGGIO (GE) | 18 dic 2011 L’edificio dismesso della Colonia Montana di Monte Maggio, come recita la scritta sulla facciata, sulle alture genovesi

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Asg Acronimo che sta per Air Soft Gun, cioè arma ad aria compressa

per il soft-airAss Significa Advanced Shoot

System, cioè sistema di tiro avanzato. Questo sistema, una volta sparato il pallino, sfrutta il movimento della valvola del caricatore per incanalare gas

verso il pistone e produrre così lo scarrellamento

Astina spingipallino Elemento del gear-box. Azionata dall’ingranaggio

settoriale, arretra assieme allo spingipallino per permettere il posizionamento del pallino,

proveniente dal caricatore e pronto ad essere sparato. Realizzata in

plastica

BB bullets Sono i pallini di plastica (proiettili) che vengono sparati

durante il giocoBB loader Attrezzo che facilita l’in-serimento dei pallini (che altrimenti

andrebbero inseriti manualmene ed uno alla volta) all’interno dei

caricatoriBlow-back Sistema di recupero del gas, installato su molte pistole, per far scarrellare il carrello all’indietro.

Lo scarrellamento avviene dopo aver sparato il pallino così da non influire sulla mira. Nel dettaglio si tratta di

una valvola ed una camera che si ri-empono del gas usato per espellere il pallino solo quando questo viene espulso: questa valvola, aprendosi,

incamera il gas e lo convoglia in un apposito spazio che, una volta riempito, spinge il carrello in senso

opposto allo sparo. Lo stesso carrello, poi, provvede ad aprire la camera

smaltendo il gas e potendo ritornare in posizione, incamerando un nuovo

pallinoBody armour Armatura personale. Giubbetto antiproiettile, formato da una base in tessuto con all’interno

piastre balistiche. La moderna concezione degli equipaggiamenti vuole che tali basi in tessuto siano integrate da fettuccie per sistema

molle per attaccarci sopra una gran-de quantità di tasche

Bolt action Indica il funzionamento dell’arma su azione dell’otturatore di tipo girevole e scorrevole. Questo termine è prettamente usato per i

fuciliBull-pup Si tratta di una particolare

conformazione della replica con il caricatore posteriore all’impugnatu-ra. Questa dislocazione permette di

aumentare la lunghezza della canna senza influire sulla lunghezza totale

dell’armaButt pack Zainetto tattico da attac-care al cinturone mediante attacchi

Close Quarter Battle Si definisce Cqb il combattimento che avviene

glossario: hop-up, asg, bb e croati?rapida guida al mondo del soft-air

i termiNi Più comuNi del giocotra armi, equiPaggiameNto e tatticHe aVaNzate

in un ambiente ristretto urbano: stanze, scalinate, corridoi...

Attualmente può essere applicato sia ai militari che ai civili; include

tecniche a mani nude e può prevedere l’utilizzo di armi di varia

naturaCalcio Viene appoggiato sulla

spalla per mirare con maggiore pre-cisione. Può essere fisso (nei modelli in cui è montato spesso contiene la batteria dell’Asg, e può esser sede

dell’attacco cinghia posteriore), retraibile (allungato od accorciato

per adattarsi alla corporatura e per rendere l’arma meno ingombrante)

o ribaltabile (può ripiegarsi sul corpo)

Cane Quella parte dell’arma che picchiando contro l’innesco permette la fuoriuscita del gas e il conseguen-

te sparo del pallinoCanna esterna Parte della canna in vista: può esservi applicato il delta di

mira o la tacca di mira anterioreCaricatore Contiene i pallini. Può

essere standard (tra i 30 e i 70 colpi), elettrico (il più capiente tra i caricatori, contiene un numero di pallini che varia tra i 2500 e i

5000 circa: il sistema di pescaggio è elettrico) o maggiorato (tra i 300 e i 450 pallini, sistema di pescaggio

a molla)Cock Indica l’azione di armamento

del cane; l’abbattimento è detto decock

Corpo La parte centrale dell’Asg. Contiene il gear-box, ovvero la par-te meccanica dell’arma che permette

al pallino d’essere espulsoCroato Vecchio ma ancora validissi-mo vestito da combattimento, lo si trova in commercio di ogni marca e

colorazione. Dotato di 6 tasche porta caricatore (12 in tutto), una porta-radio, due pettorali. sulla schiena sono spesso presenti attacchi per eventuale sacca d’idratazione o

zainetti variCustom Arma o modello o pezzo realizzato manualmente e non di serie, anche se la base dell’arma

stessa è normalmente commercia-lizzata

Delta di mira Struttura che prende il nome dalla lettera greca delta, di cui riprende la forma, atta a

sorreggere la tacca di mira anterioreDorso Indica la parte posteriore

dell’impugnatura dell’arma, quella dove appoggia il palmo della mano.

Può essere dritto o curvo

Frontale Parte anteriore dell’arma. A seconda dei modelli può essere

costituito da svariati elementi

Grip L’impugnatuta o le guancette dell’impugnatura dell’arma, di

solito di genere rugosa o antiscivolo,

realizzato sia in materiale plastico che in gomma

Guancette Ricoprono la canna interna e vengono afferrate dalla

mano sinistra durante l’operazione di mira e di fuoco. Nei modelli con calcio ribaltabile o retraibile spesso

contengono la batteria dell’Asg

Hop-up Dispositivo per imprimere una rotazione al pallino (spin) che

servirà a conferirgli un’aumento della gittata di tiro. Consiste in un

piccolo scalino in gomma o metallo posto all’interno della canna vicino al punto d’incameramento. Quando

viene sparato, il pallino è toccato leggermente dallo scalino e inizia a ruotare su se stesso. Gli effetti di questa rotazione si notano quando, verso la fine della gittata, il pallino riacquista spinta e percorre alcuni metri in più del normale. Questo

perché, al diminuire della velocità, lo spin influisce sulla direzione

che dovrebbe essere di caduta ma che invece punta di nuovo verso il bersaglio. Se “troppo tirato”, fa impennare il pallino verso l’alto rendendo inutile la sua azione.

La regolazione dell’hop-up è una delle prime operazioni da compiere

sull’Asg

Impugnatura Serve per tenere in mano l’arma. Spesso contiene il

motore dell’Asg

Maniglione Serve per trasportare l’Asg e può essere sede della tacca di mira posteriore. Viene assicurato al corpo dell’arma tramite la slitta

Obj Obiettivo da raggiungere. Ogni squadra ha un proprio obiettivo

per vincere il torneo o il semplice allenamento

Pettorale Gibernaggio composto da tre tasche porta caricatori al centro, due utility ai lati, eventuale tasca porta-radio e tasca porta-mappe esterna. Ha il vantaggio di essere

molto essenziale, ma sbilancia tutto il peso in avanti

Receiver Il castello o il fusto del fucine, solitamente quella parte

superiore centrale alla quale si fissa

l’otticaRevolver Generalmente una pistola

o arma corta dove il proiettile è inserito tratite un tamburo dietro

la cannaRail Interface System Il Ris è stato ideato dalla Knight per le reali armi

da fuoco. Si tratta di una serie di slitte, quattro, di tipo Weaver da

20mm di larghezza, che permettono di agganciare impugnature porta

batterie, laser, etcRosata Insieme di più impatti di colpi consecutivamente partiti da un’unica arma e concentrati su un

singolo bersaglio

Selettore Permette di scegliere l’opzione di tiro o di mettere in

sicura l’arma. Può essere a 2, 3 o 4 stadi

Sgranara Una replica “sgrana” quando si rompono i denti di uno o più ingranaggi e di conseguenza essi girano a vuoto. Ci si accorge si aver sgranato dal fatto che l’arma

non spara più ed emette uno sgradevole rumore

Slitta Ad essa vengono assicurati svariati accessori, e può essere appli-cata sul frontale o sul corpo dell’AsgSoft-air Tecnicamente, una simula-zione di guerra svolta da persone

comuni che si trasformano per gioco in soldati con armi giocattolo, anche

se molto realistiche ed utilizzano aria compressa. I giocatori sono

generalmente divisi in due squadre (di dieci o quindici elementi, ma il numero può variare), talvolta con-

traddistinti dal tipo di abbigliamento e ciascuna ha un proprio obbiettivo

da raggiungereSpegnifiamma La parte terminale

della canna. Può essere sostituito da un silenziatore

Tacche di mira Anteriore e posteriore, si allineano tra loro ed al

bersaglio per mirareTaratura Regolazione degli organi di mira di un’arma per fare sì che colpisca il punto mirato, oppure

un punto che dista una lunghezza predeterminata dal punto mirato

Tactical Load Vest Bearing Gibernaggio di vecchia concezione

Usa che prevedeva 4/6 tasche porta caricatore per M16 (per un totale di 8/10 caricatori) e di 2 porta granata. Tale sistema poteva essere integrato

con cinturone, portacaricatori da cintura, zainetto batticulo e porta

borracceTromboncino Si tratta di una par-ticolare conformazione della volata o del soppressore di fiamma (detto

anche spegnifiamma) delle armi datate e di alcuni modelli da guerra,

avente forma conica

Volata Parte anteriore della canna

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Dal 1995 esiste a Genova una che ormai può essere definita realtà senza timore di sbagliare. Si chiama Asg Corsari, è un’associazione di soft-

air che opera da ormai quasi vent’anni sul territorio nostrano e sul territorio nazionale. Un’associazione pioneristica del settore, uscita fuori quando il movimento armi di plastica e pallini qui da noi esisteva - con pixel molto grandi e sgranati - solo sulle consolle videoludiche. Una sorta di era di mezzo, tra i ragazzi del nascondino nei parchi e la generazione successiva, che invece il nascondino lo gioca via lan. In questo segmento di tempo, a grandi linee, nasce il soft-air italiano, e di conseguenza nascono i Corsari, da allora sempre presenti e ben distinguibili.

I pregiudizi storiciNel 1999 la più o meno neonata associazione genovese fa parlare di sé, presentadosi in due occasioni al Maurizio Costanzo Show, con tanto di video ancora oggi disponibili sul portale dei Corsari corsari.eu. Lì le prime critiche, niente che meno con Maurizio Costanzo in persona, il quale smorza i toni da buon uomo di comunicazione, ma fa capire che questo gioco da guerrafondai non gli piace granché. Infilandoci pure il conflitto nell’ormai ex Jugoslavia come inteneritore di popoli. Presente in studio, quel giorno, c’era Andrea Di Benedetto, tutt’oggi in sella ai Corsari. Il suo ricordo è questo. «Ci chiamarono loro - ricorda -, non capivano come fosse possibile che con la guerra praticamente in casa, perché era in Jugoslavia, noi giocassimo alla guerra. Penso avessero qualche pregiudizio, però quando siamo entrati in studio hanno capito subito che stavano sbagliando. Si sono trovati di fronte gente tranquilla, con una vita normalissima e senza follie omicide nella testa. Non reggemmo il loro gioco quel giorno e la gente ci applaudì, penso che fu un episodio importante nell’evoluzione del nostro movimento». Che è tutto fuorchè violento. «Ma assolutamente - conferma De Benedetto -, abbiamo ogni casta sociale e quasi ogni mestiere tra i nostri circa cento iscritti, la violenza non esiste proprio dentro i Corsari».

Niente politica, grazieCirca cento persone, ma non proprio tutte attive, anche perché non basterebbero i forti di Genova. «Però siamo una sessantina

quelli che ci sono sempre, diciamo tutti i weekend. Non sono pochi, la struttura ha bisogno di essere organizzata e seguita perché il movimento c’è ed è solido». Ed apolitico. Questo va sottolineato. Non è infatti strano pensare che gente in mimetica non sia esattamente di sinistra o di ideologia moderata, almeno per un osservatore esterno. La destra estrema viene in mente subito. «Altro grande errore - ci tiene a precisare De Benedetto -, dico solo che nella nostra associazione c’è un sacco di gente che lavora in Compagnia Unica, la cui inclinazione è storicamente ben nota. Tutto tranne che a destra. E sono parte del nostro gruppo, esattamente come gli altri. Il soft-air è un gioco, la gente questo lo deve capire ed andare oltre le apparenze». Però girando su internet, dando un’occhiata ai siti che forniscono fucili e tute mimetiche, nella sezione musica ogni tanto si incontrano strane copertine di cd. Militaria.it ad esempio, presenta questi titoli, tra gli altri: Canti e Inni del Ventennio, Heil Hitler Marschlied, Die Kameraden Singer, Teknobalilla. Quest’ultima fa sicuramente ridere. Pur essendo l’evoluzione nel tempo di qualcosa che il tempo non è purtroppo riuscito ancora a cancellare. «Ci sono da tutte le parti gli esaltati - dice De Benedetto -, però sono spesso cani sciolti. Noi non abbiamo niente a che vedere con queste situazioni. So che qui a Genova, e non faccio nomi, esisteva una realtà del genere con le squadre formate come i veri eserciti cioè coi gradi e le responsabilità diverse tra i vari uomini. Quindi i superiori ed i sottoposti. So anche che è durata poco e ne sono felice. Non è soft-air quello».

Apprendimento e formazioneI Corsari sono più per un centro di apprendimento e di formazione, oltre che divertimento. De Benedetto spiega meglio. «Qui da noi si organizzano corsi di cartografia e primo soccorso con operatori medici del 118, abbiamo proposto e realizzato anche corsi su incendi boschivi e orientamento, insomma tutto quanto può essere in linea con l’attività tattica che svolgiamo. La nostra associazione vuole essere un punto di partenza per conoscere persone e attività, non certo un luogo dove andare a sfogare la propria rabbia». Infatti molte aziende si appoggiano ai Corsari per consolidare l’affiatamento dei propri dipendenti. Si chiama team-building. «Facciamo anche

intervistA > alla scoPerta del moNdo del soft-air coN aNdrea di beNedetto

Corsari tra gioco e impegno civile«E qua dentro la politica non entra»

di f. past.

questo sì, ci sono stati anche nomi di tutto rispetto come Sony e altri. Beh, poi noi abbiamo l’elicottero che fa gran scena, la colonia di Rovegno, trattorie di amici dove si va a pranzare tutti insieme, il posto letto, un sacco di servizi per il team-building. Devo dire che chi prova il sabato, perché solitamente queste persone arrivano nel weekend, poi la domenica vuol di nuovo giocare e si divertono come matti».

Dare una manoAnche le istituzioni hanno un buon rapporto coi Corsari. «Ci siamo sempre fatti voler bene perché teniamo puliti i luoghi dove giochiamo, anzi il più delle volte li miglioriamo rispetto a come li abbiamo trovati. Alcune zone nell’entroterra sono veramente abbandonate da tutti e ci andiamo soltanto noi. In più di un’occasione ci siamo offerti volontari per ripulire aree, oppure per realizzare sentieri dove non c’era strada. Questo credo sia stato apprezzato e testimoni anche l’utilità sociale del nostro movimento». Anche il tesoriere dei Corsari, Giuseppe Patti, ha da dire la sua sul soft-air e su ciò che dall’esterno può sembrare. «Bisogna solo provarlo - spiega Patti -, da fuori sembra una cosa da pazzi esaltati, in verità quando ci sei dentro capisci che si tratta solo del divertimento di tornare bambini per un giorno. E’ una specie di nascondino evoluto, niente di più. Chiaro che siamo vestiti come dei soldati, ma le armi non sono nemmeno armi e siamo dotati di protezioni che ci fanno tornare a casa senza nemmeno un graffio. Alla gente prevenuta ricordo che le nostre armi sono giocattoli, non fanno male a nessuno, e che sarebbe meglio prendersela con chi le armi, quelle vere, le vende ai popoli in guerra. Noi giochiamo e basta». Patti dice due parole anche sui rave, altra forma di divertimento, non molto ben accettata dall’opinione pubblica. «Più di una volta ci siamo trovati a pulire ciò che i ragazzi dei rave avevano lasciato nei boschi. Ed era veramente un casino allucinante. Una domenica di quest’estate, quando purtroppo su a Rovegno è morto anche un ragazzo, dovevamo giocare da quelle parti ma il sindaco ovviamente, vista la situazione di gravità, ci ha chiesto di andare da un’altra parte. Noi abbiamo rispettato la sua volontà e successivamente siamo andati a pulire l’area. Alle persone che da fuori ci giudicano male, chiedo di ricordare questo».

CORSARI I ragazzi dell’Asg Corsari

in gruppo in una fototratta dal loro ricchissimo

sito internet corsari.eu

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cinof ilia

I nostrimigliori amici

il ceNtro my best frieNds,doVe imParare a ViVere coN uN caNe

testo di Federico Pastore foto di Simone Arveda

Da dieci anni nel mondo della cinofilia, di professione fa tutt’altro - conti e fisco -, ma cosa importa? La sua vita sono i cani. E così il 6 febbraio scorso, Rossella Bonfiglioli ha aperto un centro

cinofilo: My Best Friends, il nome dice molto. La Bonfiglioli dice il resto. «Si tratta di un progetto principalmente improntato sul cane utile - comincia -, il cane sociale.

Noi lavoriamo molto sull’educazione di base dell’animale e su quella avanzata: siamo convinti che il cane faccia parte della nostra società - è una realtà assodata, ormai - e dobbiamo abituarlo a viverci, per non infastidire chi il cane non ce l’ha o chi non lo ama affatto, perché purtroppo ci sono ancora anche queste persone».

Uomo, animale, ambienteTutte invitate a febbraio all’attività di pista, che il circolo My Best Friends ospiterà nel suo centro di San Colombano Certenoli, in Valfontanabuona, sulle alture che uniscono Genova alla Riviera di Levante. «Fa parte della nostra mission creare una convivenza

SAN COLOMBANO CERTENOLI (GE) | 10 dic 2011 Rossella Bonfiglioli, la sua collaboratrice Anna e i loro cani

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Un centro nuovoe attivissimo

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Il cane èparte della

società: bisogna abituarlo a viverci,

rispettandolo

SAN COLOMBANO CERTENOLI (GE) | 10 dic 2011 Havana, il pastore cecoslovacco

di casa al centro My Best Friends

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corretta tra uomo, animale ed ambiente. Per questo, a partire da febbraio del 2012, terremo qui da noi un corso di istruttori di agility dog (vedi il box nella pagina a fianco per saperne di più, ndr) con esercizi in campo, attivazione mentale del cane e veterinari comportamentalisti per il recupero di cani problematici. Tra l’altro - aggiunge la Bonfiglioli -, io sono anche guardia zoofila e quindi ci tengo che le cose vengano fatte in un certo modo».

Convivere con un caneL’idea è quella di divulgare il più possibile il verbo canino, se così si può dire, attraverso eventi ed aggregazione sociale, anche al di fuori del circolo di San Colombano. «Vorremmo portare il nostro pensiero dove ci sono manifestazioni, dove c’è la gente comune, per far capire direttamente quanto è importante trattare con rispetto e sulla base della sua etologia il nostro cane, senza fermarsi superficialmente all’affetto e al legame immediato che da sempre si instaura naturalmente con questi magnifici animali». Un paio di consigli, la Bonfiglioli si sente di darli a chi pensa di portarsi a casa un cucciolo o di adottare un cane già adulto. «Sotto Natale se ne sentono parecchie - sorride, in un misto di amarezza e rassegnazione -, magari il genitore che vuole regalare al figlio un cagnolino, oppure qualcuno che si sente solo e pensa di risolvere la questione prendendo a vivere con sé un cane. No. I cani non sono giocattoli. Non sono riempitivi, ma esseri viventi e senzienti. Avere un cane rappresenta un’enorme responsabilità, non si può e non si deve comprarlo o adottarlo senza pensare a che cosa significa poi doverlo educare, seguire costantemente, mantenere. Piuttosto, ecco, andate prima in qualche

centro specializzato, chi vuole ed è in zona può anche venire qui da me senza alcun problema. Ho già avuto parecchie persone che mi hanno chiesto consiglio su razze, età, allevamento e stile di vita. La nostra porta è sempre aperta, ci interessa esclusivamente il bene degli animali. Chi esce la mattina alle otto e rientra alle sette di sera e magari vive solo, difficilmente può coniugare un cane con l’andamento quotidiano della sua esistenza: non basta avere un giardino dove lasciarlo quando non si è in casa, bisogna condurlo fuori, fargli fare passeggiate, attività fisica e farlo sentire vicino a noi. Si tratta di un impegno vero e proprio, come fosse una persona».

Il pronto soccorso veterinarioUna persona, un essere umano, è invece a tutti gli effetti il dottor Marco Bernardoni dell’Università di Taranto, con cui la Bonfiglioli collabora proficuamente. «Quest’estate con Bernardoni e la moglie Gigliola Bertone abbiamo organizzato uno stage sul pronto soccorso veterinario, in applicazione del nuovo codice della strada che impone il soccorso all’animale ferito. Sono venuti tanti amici ed è stata una giornata davvero fantastica, non solo per la condivisione, ma anche per il contenuto. Bernardoni ha depositato il suo modo di operare alla Asl di Torino, dove lavora come veterinario, ed è anche medico veterinario dell’Esercito Italiano, nonché responsabile della protezione civile, settore cinofilo. Una figura molto importante, con cui siamo onorati di poter collaborare». Con l’obiettivo, un giorno, di creare una propria squadra di agility. «Beh, sì. Mi piacerebbe tantissimo poter costruire un gruppo ed andare in gara». Tempo al tempo.

SAN COLOMBANO CERTENOLI (GE) | 10 dic 2011 Rossella Bonfiglioli e Havana

giocano insieme vicino al tunneldel percorso di agility

del centro My Best Friendsdurante una pausa

della nostra intervista

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La pet-therapy come la conosciamo oggi nasce nel 1960 dall’intuizione dello psichiatra infantile americano Boris Levinson, che per primo teorizzò clinicamente il giovamento della vicinanza di un animale ad un soggetto umano in cura. Soltanto 21 anni dopo, nel 1981, venne però fondato il primo centro vero e proprio, dedicato allo studio ed alla sperimentazione della pet-therapy. Anche

qui, siamo negli Stati Uniti e l’associazione prende il nome di Delta Society. Oggi, la pet-therapy è utilizzata presso i maggiori settori socio-assistenziali quali case di riposo, ospedali, comunità di recupero. In Italia, non esiste una regolamentazione unica per quanto riguarda le procedure ed i requisiti minimi per poter seguire tale disciplina. Ogni regione è libera di gestire autonomamente le credenziali delle associazioni e dei loro responsabili. Soltanto il Veneto, fino ad oggi, ha redatto un Manuale Operativo Regionale, definendo le figure ritenute idonee e l’elenco delle attività. Di seguito uno stralcio del contenuto del Manuale.

Attività Assistite con Animali (Aaa)Le Attività Assistite con Animali consistono in interventi di tipo educativo-ricreativo e di supporto psico-relazionale, finalizzati al miglioramento della qualità di vita di varie categorie di utenti (bambini, soggetti portatori di handicap, pazienti ospedalizzati, pazienti psichiatrici, anziani, detenuti) e realizzati mediante animali in possesso di adeguate caratteristiche. Non essendo attività con valenza di tipo terapeutico, non è necessaria una specifica prescrizione medica. Tuttavia è comunque opportuna l’indicazione da parte di un professionista del settore sanitario o educativo che abbia in carico il soggetto destinatario dell’intervento.

Terapie Assistite con Animali (Tpa)Le Terapie Assistite con Animali sono interventi individualizzati sul paziente, utilizzati a supporto delle terapie tradizionali (e pertanto definite co-terapie), per la cura della patologia di cui egli è affetto e sono praticati mediante animali appositamente educati. Esse sono finalizzate al miglioramento di disturbi della sfera fisica, motoria, psichica, cognitiva o emotiva. Sono progettate sulla base delle indicazioni sanitarie e psico-relazionali fornite dal medico e/o dallo psicologo di riferimento del paziente e prevedono precisi obiettivi ed indicatori di efficacia. L’intervento riabilitativo viene finalizzato verso quattro obiettivi: 1, il recupero di una competenza funzionale che, per ragioni patologiche, è andata perduta; 2, l’evocazione di una competenza che non è comparsa nel corso dello sviluppo; 3, la necessità di porre una barriera alla regressione funzionale, cercando di modificare la storia naturale delle malattie croniche e degenerative riducendone i fattori di rischio e dominandone la progressione; 4, la possibilità di reperire formule facilitanti alternative. Chi può prescrivere queste attività? Il medico di medicina generale del paziente, il medico specialista di riferimento del paziente oppure lo psicologo/psicoterapeuta che ha in carico il paziente.

sAlute > iN italia, Però, maNca aNcora uNa regolameNtazioNe uNica

Curare con un animale: la pet-therapydi f. past.

L’idea nascenel 1960

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L’agility dog è una sorta di corsa ad ostacoli per cani, che ri-calca abbastanza da vicino quan-to accade con i cavalli. L’animale deve affrontare una dopo l’altra

le difficoltà del percorso, con l’istruttore a fianco ad indicargli i giusti movimenti. L’agility dog è una disciplina sportiva aperta a tutti i cani, riconosciuta e rego-lamentata dalla Fci (Federation Cynologique Internationale).

Tutto nasce in Inghilterra, negli anni Settanta. La prima vera ma-nifestazione di una primordiale forma di agility si tiene infatti nel 1978 allo show canino di

Crufts, con l’inglese John Varley ad organizzarla, insieme all’adde-stratore di cani Peter Meanwell. E’ il primo tassello di un movimento

cresciuto moltissimo in tutto il Regno Unito ed espansosi

brevemente anche nel resto del mondo.

Qui da noi, l’agility approda circa nel 1988. E’ Torino la prima città ad ospitare un evento. Uno

stage del Garu (Gruppo Amici Razze Utilità) porta a conoscenza

dei torinesi la nuova disciplina, che si diffonde rapidamente fino

a convincere l’Enci a stilare un regolamento (1990). Un anno dopo, specie nel centro nord Italia, fioriscono i club agility

dog, fino a giungere al successo nazionale del presente.

agilitydog

uN moVimeNtoiN esPaNsioNe

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la foto del mese

di Simone Arveda

africa e carnearia buoNa, cibo, giocHi: ascesa e decliNo

delle coloNie estiVe

Infezione tubercolare alle linfoghiandole del collo, particolarmente diffusa tra i bambini. Scrofolosi, a sentire il dizionario medico. Rimedi, l’antibiotico, un po’ di riposo, alimentazione abbondante e aria buona. Servivano soprattutto a questo, le colonie estive, ma non durò molto. 1926, le gestiscono le federazioni locali del

Pnf (già, il partito fascista). 1937, la Gioventù Italiana del Littorio. Erano le politiche di organizzazione di massa della gioventù e dell’igiene sociale, che lavoravano ai fianchi la società italiana accompagnando il fascio e lasciandogli tutta la luce. Architetture smisurate, specie nella Romagna del Duce, migliaia di bambini (iscritti al Gil, e preferibilmente orfani di caduti) inquadrati in coreografie di piazze più grandi della loro età. Ma in colonia c’era la carne in tavola e l’aria buona e i giochi, c’era l’Europa pitturata sulla facciata, l’Africa bel suol d’amore, e c’era la scrofolosi ma forse non ci si badava neanche più. Oggi c’è il ghiaccio in fronte al portone, i vetri tagliano quanto il freddo. Lì davanti si sparano per finta. Però! Si gioca ancora.

A pagina 14il servizio

sulsoft-air

MONTE MAGGIO (GE) | 18 dic 2011 Europa e Africa, vetri rotti: quel che resta delle colonie estive, proliferate ai tempi del fascismo

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