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Occupabilità, inserimento lavorativoe paternariato territoriale: il Progetto Equal Artis

Avvio rete territoriale integrata per il socialeLa Spezia-Savona

Employment, Professional Integration and Territorial Partnership: Equal Artis Project

Starting of a welfare integrated territorial networkLa Spezia-Savona

Autori Vari

Ricci e Spinetta

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Occupabilità, inserimento lavorativo e partenariato territoriale: il Progetto Equal Artis Avvio rete territoriale integrata per il sociale La Spezia-Savona

Il partenariato Equal Artis

Provincia della SpeziaReferenti: Laura Ruocco/Ulderico Fusani

Provincia di SavonaReferente: Anna Antolini

Comune della SpeziaReferente: Raffaele Torracca

Comune di SavonaReferente:Walter Ziliani

Camera di Commercio della SpeziaReferente: Paola Perazzi

Camera di Commercio di SavonaReferente: Luciano Moraldo

Coordinamento del Progetto: David Virgilio

Coordinamento transnazionale: La Spezia EPSAzienda Speciale della Camera di Commercio della Spezia

Monitoraggio del Progetto: Mario Giannoni

La casa editrice non è responsabile del contenuto delle pagine della presente pubblicazione e declina ogni respon-sabilità derivante dall’uso o dall’abuso delle informazioni in essa contenute. Le opinioni espresse negli articoliappartengono ai singoli autori e sono di loro responsabilità.

Volume prodotto nell’ambito del progetto di iniziativa comunitaria EQUAL ARTIS, cofinanziato dal Fondo SocialeEuropeo, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalla Regione Liguria.

ISBN 88-89-048-33-6

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Ringraziamenti

I traguardi ambiziosi sono raggiungibili solo attraverso un impegno concreto di energie indi-viduali e collettive, la maturazione di sviluppi positivi dipende fortemente dalle competenze edagli sforzi impiegati nonché dall’entusiasmo.

Per questi motivi il Partenariato di sviluppo del Progetto Equal Artis estende i più vivi ringra-ziamenti a tutte le persone che si sono adoperate, con spirito dialettico e fattivi apporti, per labuona riuscita dell’iniziativa in tutti i suoi articolati aspetti.

Si ringraziano infine tutti coloro che, a vario titolo, hanno collaborato nella realizzazione diquesta pubblicazione volta ad illustrare l’idea progettuale ed i risultati conseguiti durante i 4anni di lavoro congiunto.

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Presentazione

Creare migliori e più numerosi posti di lavoro, garantire che a nessuno sia negatol’accesso, progettare, sperimentare e diffondere nuove pratiche contro le discriminazio-ni e le ineguaglianze di ogni natura in relazione al mercato del lavoro, fornendo l’oppor-tunità di mettere alla prova nuove idee in grado di modificare politiche e prassi nelcampo dell’occupazione e della formazione. Questo in sintesi il progetto EQUALARTIS, un laboratorio per lo sviluppo delle politiche locali per l’occupazione e l’inseri-mento nel mondo del lavoro delle persone disabili e di coloro che appartengono allafasce sociali più deboli e svantaggiate.

Nel presentare questa pubblicazione che illustra l’esperienza di EQUAL ARTIS mipreme sottolineare alcuni aspetti del progetto che, senza voler essere un bilancio defi-nitivo, sono a mio giudizio maggiormente significativi.A partire dal coinvolgimento atti-vo di molti attori istituzionali che hanno creduto il questa opportunità. EQUAL è statopensato come progetto sul territorio coinvolgente due province, La Spezia e Savonacon i due Comuni capoluogo e le due Camere di Commercio.Tre i suoi obiettivi princi-pali:- costruire una regia condivisa circa le strategie di approccio e decisione sui temi dell’inseri-

mento lavorativo delle fasce deboli- garantire il raccordo tecnico fra istituzioni, enti, organismi ed imprese- definire le modalità organizzative ed operative per l’inserimento lavorativo delle fasce

deboli

Il livello politico istituzionale ha coinvolto nei due territori oltre a Provincia Comu-ne capoluogo e Camera di Commercio, gli amministratori locali, i presidenti delle Con-ferenze di Zona Sociale, la Direzione ASL, la Direzione CSSA e la Casa Circondariale.Tutti gli enti citati hanno sottoscritto l’intesa per pervenire alla costituzione di un siste-ma locale integrato di servizi, pubblici e privati, per l’inserimento lavorativo delle fascedeboli. Il gruppo di tecnici il cui compito era quello di definire e formalizzare le modali-tà organizzative ed operative, in termini di competenze, ruoli e procedure dei processidi collocamento mirato ha coinvolto, oltre ai tecnici degli Enti costituenti il partenaria-to istituzionale, anche i tecnici provenienti dal partenariato locale (Comuni,Associazio-ni datoriali, Organizzazioni sindacali,Terzo Settore, Caritas, Ministero della giustizia).

Una simile generale mobilitazione di Enti diversi e risorse umane diverse, ciascuna

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con il proprio bagaglio di esperienze e di peculiarità, ha permesso al progetto di evol-versi e di produrre risultati concreti. Le metodologie, le procedure, le modalità operati-ve ed organizzative individuate nei Gruppi Operativi e successivamente sperimentatesul campo, l’arricchimento professionale degli operatori attraverso il percorso formati-vo loro rivolto, hanno permesso al sistema integrato di entrare in funzione a regimepresso tutti gli Enti coinvolti. Le stesse metodologie di approccio ed il modello speri-mentato con EQUAL sono diventati la base di ulteriori progetti in atto ed in incubazio-ne il cui fine è quello di traguardare la costituzione di reti e di partenariati.

EQUAL ARTIS è stato dunque un modello che ha consentito una forte ricaduta sulmodo di operare e di pensare i servizi, che avrà importanti sviluppi nel futuro delle dueprovince.

Paolo GarbiniVice Presidente Provincia della Spezia

Capofila ATS ARTIS

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Il progetto, la partnership e gli obiettivi

1.1 - La partnership e gli obiettivi

A.R.T.I.S. è stato promosso da una partnership di sviluppo “geografica”, costituita dalleProvince, i Comuni capoluogo e le Camere di Commercio delle città della Spezia eSavona, e sostenuto da un ampio partenariato locale consolidatosi attraverso esperien-ze di partecipazione e programmazione “dal basso” avviatesi a partire dall’anno 2000 1).L’idea progettuale nasce infatti alla Spezia durante i lavori del Piano Strategico della Cit-tà e si concretizza in azione con la costituzione di un’ Associazione Temporanea di Sco-po in cui la Provincia della Spezia è il soggetto capofila nei confronti della Regione Ligu-ria.Per ciascun livello locale i partner sostenitori (fig.1) si sono riuniti attorno ai soggetticostituenti l’ATS formalizzando un protocollo di intesa nel quale si sono impegnati apartecipare alle attività di coordinamento strategico e tecnico del progetto.Successivamente, come previsto dal programma Equal, è stato formalizzato un accordodi cooperazione transnazionale “work4.net” nel quale il progetto Artis ha condiviso ipropri obiettivi e attività con i progetti: “Forward” di Birmingham (Regno Unito), “Victo-ry” di Helsinki (Finlandia) e “Elbe Island” di Amburgo (Germania).

Fig. 1 – La rete dei partner

1) Il gruppo dei progettisti era composto da: David Virgilio, Martino Prestini, Giuseppe Longo e Paola Perazzi.

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Attraverso differenti modalità di azione (ricerca, progettazione, formazione, inserimen-to, diffusione, ecc.) (fig. 2) il progetto ha perseguito i seguenti obiettivi:- sviluppare e sostenere meccanismi di integrazione tra le politiche sociali, sanitarie e

del lavoro costituendo una rete locale permanente, finalizzata alla costruzione ed alcoordinamento di percorsi di (re)inserimento lavorativo

- creare i presupposti per una efficace circolazione delle informazioni e la raccolta didati utili alla realizzazione di progetti di inserimento.

- aggiornare e consolidare la professionalità degli operatori addetti alla “mediazione”,superando le logiche autoreferenziali del settore di appartenenza (scuola, sociale,sanitario, formativo, imprenditoria e sindacato).

- costruire un modello operativo di accoglienza, consulenza, orientamento e accom-pagnamento verso il lavoro attraverso la presa in carico del soggetto.

- operare in connessione con i Centri per l’impiego su percorsi individualizzati chetengano conto dei ruoli e delle identità individuali allo scopo di promuovere l’auto-nomia della persona.

- mantenere i collegamenti tra le forze politiche, imprenditoriali e sindacali al fine dirimuovere eventuali ostacoli che si possono frapporre alla realizzazione delle espe-rienze;

- responsabilizzare il mondo imprenditoriale, il sindacato, le imprese e i loro addettialla cultura dell’accoglienza.

- coinvolgere il Terzo Settore e la cooperazione sociale (con particolare riferimentoalle cooperative di tipo B) nella definizione di percorsi di inserimento e di nuovaimprenditorialità e nel sostegno della responsabilità e solidarietà delle persone inordine ai problemi dello svantaggio, favorendo anche forme di autoproduzionesociale.

Obiettivi strategici del progetto EQUAL ARTIS

L’integrazione dei servizi: i due Gruppi Operativi Provinciali sono stati sicuramente lasede dove tale processo di integrazione è stato realizzato al meglio: attraverso l’analisiorganizzativa di ogni singolo servizio, l’individuazione dei problemi, il superamento del-l’autoreferenzialità. I gruppi hanno operato in questa direzione dimostrando autodeter-minazione e capacità a “lavorare insieme”, producendo nell’immediato un’espansionedella rete e riconducendo ad essa altre iniziative ed altri progetti. In questo il progettoARTIS ha dimostrato tutta la sua potenzialità di elemento catalizzatore, in grado di darevalore a tutte le iniziative locali di inserimento lavorativo e produrre a medio termineinnovazione all’interno del sistema.

Il coinvolgimento delle imprese: l’impresa non è solo un elemento del sistema economico,ma è anche un soggetto della rete sociale: non è più possibile parlare di inserimento

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Fig. 2 – Le azioni del progetto Artis

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lavorativo considerando l’impresa un soggetto esterno, estraneo, al processo di media-zione lavorativa: gli operatori dei servizi devono imparare a leggere l’impresa da unpunto di vista organizzativo ponendo attenzione alle esigenze ed ai ritmi della produ-zione; le imprese devono acquisire gli strumenti informativi e le competenze interneper favorire gli inserimenti. La partecipazione dei rappresentati dell’industria e dell’arti-gianato ai gruppi operativi, l’avvio della formazione dei tutors d’impresa e la definizionedi criteri di responsabilità sociale sono andati proprio in questa direzione.

La relazione fra sistemi locali: l’opportunità di gestire un progetto che, sia a livello nazio-nale quanto transnazionale ha posto in relazione realtà locali fra loro differenti ha costi-tuito una risorsa molto importante. I territori della Spezia e Savona partecipando alprogetto secondo le loro specificità, la loro storia, hanno permesso di sperimentare ilgrado di trasferibilità degli obiettivi e delle metodologie e contemporaneamente la pos-sibilità di confrontare metodi e contenuti, verificare operativamente le scelte compiute,con un effetto moltiplicatore in termini di risultati. Questo vale anche per la relazionecon i partner europei: i meeting transnazionali come le visite di studio bilaterali, hannodimostrato la possibilità di realizzare veramente questo laboratorio di politica sociale edel lavoro attraverso lo scambio e la condivisione degli elementi comuni ai progetti.

1.2 - Destinatari

Il progetto A.R.T.I.S. si è rivolto a due tipologie di destinatari, finali e intermedi:Destinatari finali:persone alle quali si rivolgono direttamente le azioni previste diinserimento lavorativo:

- Persone portatrici di disabilità fisica e/o psichica, in condizioni di svantaggiosociale: categorie individuate dalla normativa nazionale (leggi n. 381/1991, n.104/92,n.68/99 e n.193/2000) quanto dalla programmazione del Fondo SocialeEuropeo obiettivo 3 asse B, misura 1 (persone portatrici di handicap fisico ementale, i detenuti e gli ex detenuti, i cittadini extracomunitari, i nomadi, i tossi-codipendenti e gli ex tossicodipendenti, le persone sieropositive, gli alcolisti egli ex alcolisti e i soggetti inquadrabili nei fenomeni di nuova povertà).

Destinatari intermedi: persone, organismi ed istituzioni che partecipano a quelleazioni di sistema, di accompagnamento o di apprendimento organizzativo, miratea garantire i risultati attesi per i destinatari finali:

- Amministratori locali, dirigenti e operatori dei servizi sociali e sanitari, deiservizi per l’impiego, della cooperazione sociale, della formazione, delvolontariato e delle strutture penitenziarie;

- Imprenditori e lavoratori - Funzionari delle associazioni imprenditoriali- Cittadinanza

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1.3 - La governance del progetto

ARTIS si è avviato con la stipula del “Patto per l’integrazione”, un accordo, sottoscrittodai rappresentanti politici e istituzionali di ciascuna provincia (Amministratori e dirigen-ti responsabili delle politiche del lavoro, delle politiche sociali e sanitarie) i quali hannopromosso e formalizzato, la costituzione di un Gruppo Operativo Provinciale: luogo,istituzionalmente riconosciuto, di elaborazione dei metodi, degli strumenti e delle solu-zioni, per il pilotaggio dell’intervento complessivo.Ciascun Gruppo Operativo, in ciascuna provincia, è composto da circa 20 fra tecnici edoperatori di livello direttivo, referenti degli enti che compongono il partenariato locale:Centro provinciale per l’impiego, Pari Opportunità, Conferenze sociali di zona,AziendaSanitaria Locale, Centro Servizio Sociale Adulti,Associazione industriali,Associazioneimprese artigiane, Camere di Commercio, Sindacati,Agenzie formative, Cooperazionesociale, Caritas diocesana, Forum del 3° settore.Al Gruppo Operativo Provinciale è stato assegnato il compito di omologare un model-lo organizzativo per l’inserimento lavorativo, standardizzare le modalità di accertamen-to delle capacità lavorative e di relazione, le modalità di analisi dei posti di lavoro, ed ilricorso agli strumenti legislativi per incrementare il numero degli inserimenti. Un primoprototipo, è stato sottoposto ai responsabili politici ed istituzionali ed è stato valutatopositivamente, dopo la sua sperimentazione verrà adottato, attraverso un accordo diprogramma, come procedura unificante di riferimento, dal sistema sociale ed economi-co locale. (fig. 3)

Patto per l’integrazione: livello politico istituzionale

ObiettiviCostruire una cultura ed una regia condivisa sulle strategie di approccio e di deci-sione sul tema dell’inserimento lavorativo dei soggetti disabili e svantaggiati attra-verso il coinvolgimento diretto dei decisori politico istituzionali.Definire le linee programmatiche degli interventi per l’inserimento lavorativo intermini di risultati attesi a breve, medio e lungo termine.Costituire il Gruppo Ope-rativo Provinciale Validare le proposte organizzative e gestionali che scaturiscono dalle sessioni dilavoro del Gruppo Operativo Provinciale e monitorarne diffonderne i risultati.DurataIncontri ricorrenti nell’arco dell’intervento complessivoMetodologieAnalisi, programmazione, lavoro di gruppo con il supporto di un coordinatore e diesperti

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Fig.3 - Il modello di sviluppo e di governance di Artis

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Patto per l’integrazione: livello tecnico

ObiettiviGovernare la complessità del collocamento mirato e garantire il raccordo tecnicotra le varie istituzioni sulla base di quanto deliberato in sede di “Patto”Costituire una line erogativa complessa in cui si vadano a collocare tutti i servizi ele attività dell’inserimento socio-lavorativoDefinire le modalità di accertamento delle capacità lavorative; definire le modalitàdi analisi dei posti di lavoro e delle forme di sostegno e accompagnamento all’inse-rimento; definire le modalità di incrocio tra domanda ed offerta di lavoro.Avviare e monitorare le sessioni di formazione degli operatori, dei tutors aziendalie di bacino, degli accompagnatori e delle attività seminariali di aggiornamento e dif-fusione; predisporre il ricorso agli strumenti legislativi e di politica del lavoro perincrementare l’inserimento dei soggetti disabili e svantaggiati. Fornire indicazionioperative ai livelli territoriali di intervento. Garantire l’efficacia della cooperazionetransnazionaleDurataIncontri ricorrenti nell’arco dell’intervento complessivoMetodologieSessioni con esperti, testimonianze, problem solving e project work con coordina-tore

Patto per l’integrazione e Gruppo Operativo Provinciale.Attività realizzata alla Spezia

Il Patto per l’integrazioneIl progetto ARTIS ha preso avvio con una fase strategico-organizzativa definita “pat-to per l’integrazione” riferibile ai seguenti obiettivi:• Costruire una regia condivisa circa le strategie di approccio e decisione sui temi

dell’inserimento lavorativo delle fasce deboli• Garantire il raccordo tecnico fra istituzioni, enti, organismi ed imprese• Definire le modalità organizzative ed operative per l’inserimento lavorativo delle

fasce deboliOperativamente l’attività si è articolata su due livelli: politico istituzionale l’uno etecnico l’altro. Il primo, composto da amministratori locali, presidenti delle Confe-renze di Zona Sociale, Direzione Azienda Sanitaria Locale, Direzione CSSA e Casa

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Circondariale (e naturalmente i referenti della partnership di sviluppo: Provincia,Comune e Camera di Commercio della Spezia) ha condiviso ed espresso, attraver-so la sottoscrizione di un’intesa, la volontà di pervenire alla costituzione di un siste-ma locale integrato di servizi, pubblici e privati, per l’inserimento lavorativo dellefasce deboli in grado di governare tutte le attività del territorio provinciale ad essoafferenti. Su tale presupposto, pertanto, ha affidato ad un gruppo di tecnici il compi-to di definire e formalizzare le modalità organizzative ed operative, in termini dicompetenze, ruoli, e procedure dei processi di collocamento mirato e di inserimen-to socio-lavorativo delle fasce deboli.Tale gruppo, denominato Gruppo Operativo Provinciale (GOP), raccoglie tecnici dilivello direttivo facenti capo a quegli organismi (Comuni, Province, Conferenze diZona,Aziende sanitarie locali,Associazioni datoriali, Organizzazioni del Terzo Setto-re, Caritas, Organizzazioni Sindacali, Ministero della Giustizia) che hanno sottoscrit-to l’accordo di partenariato locale, e viene ad identificarsi come il luogo, istituzio-nalmente riconosciuto, di elaborazione dei metodi, degli strumenti e delle soluzioni,per la realizzazione dell’intervento complessivo.Come per tutte le attività del progetto Artis, anche il Patto per l’integrazione, hafatto capo, per la sua organizzazione ed attuazione, ad un soggetto interno alla par-tnership di sviluppo: il Comune della Spezia in raccordo con il coordinatore delprogetto ha infatti curato le convocazioni dei gruppi di lavoro dei due livelli incari-cando per la gestione operativa un tutor dedicato e consulenti esperti.

Il Gruppo Operativo Provinciale

Obiettivi e metodologia di lavoro L’attività del gruppo operativo provinciale è iniziata nel giugno 2003. Il gruppo è sta-to supportato fin dall’inizio dalla presenza costante del coordinatore del Progetto,da un tutor incaricato dal Comune della Spezia e da un esperto in materia di inseri-mento lavorativo di fasce deboli.Ciascun membro del GOP, in quanto nominato ufficialmente dalla propria strutturadi appartenenza, a seguito della sigla dell’ Intesa, è stato chiamato fin da subito apartecipare responsabilmente alle attività del gruppo di lavoro, nella stessa misura in cui i responsabili istituzionali, firmatari del protocollo di intesa, sisono impegnati a recepire indicazioni organizzative ed operative quale risultato dellavoro del gruppo, a validarle e proporne l’adozione al sistema sociale ed economi-co provinciale.

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I ruoli e compiti che hanno caratterizzato l’attività dei membri del GOP, per unperiodo di tempo che li ha visti impegnati in incontri di frequenza settimanale finoal mese di dicembre 2003, sono sintetizzabili nei seguenti punti:• Lavorare insieme per tutta la durata del progetto garantendo il raccordo tecnico

tra istituzioni, enti ed imprese in materia di inserimento lavorativo delle fascedeboli

• Mettere a punto linee di intervento specifiche per fasce deboli all’interno dellepolitiche del lavoro rivolte alla generalità dei cittadini

• Definire un modello a “rete” garantendo unicità di governo sul territorio• Definire la modalità di incrocio di domanda e offerta e contribuire alla progetta-

zione del sistema informativo per l’integrazione lavorativa • Contribuire alla progettazione delle attività formative rivolte agli operatori del

settore• Programmare gli interventi di inserimento lavorativo facendo riferimento alle

risorse del progetto ed a tutte le altre risorse aggiuntive presenti a livello locale • Valutare insieme al gruppo istituzionale i risultati dell’attività svolta• Coordinarsi con l’equipe di lavoro del progetto Equal A.R.T.I.S.Il raggiungimento di tali obiettivi è stato possibile attraverso la creazione di unmetodo di lavoro condiviso e soprattutto grazie all’attivazione di un processo divalorizzazione reciproca delle competenze personali (imparare a lavorare insieme)da parte dei membri del gruppo, improntato all’individuazione dei problemi, ricercadelle soluzioni appropriate, e presa delle decisioni nella consapevolezza dell’impe-gno e responsabilità di ciascuno nei confronti delle strutture di appartenenza.

La definizione dei contenutiPer operare con maggiore efficacia il GOP, dopo aver tracciato un percorso di lavo-ro comune consequenziale ad uno scambio di conoscenze avvenuto tra i membriche lo costituiscono, si è suddiviso in tre sottogruppi articolati sulle seguenti tema-tiche, con un preciso piano di lavoro definito in collaborazione con lo staff di Pro-getto e l’esperto:

Sottogruppo 1: Legislazione, normativa e strumenti per l’inserimento lavorativodelle fasce deboli

- Schede di commento e applicazione delle normative- Opportunità di utilizzo degli strumenti normativi- Il sistema di incentivazione per le imprese: proposte di intervento- Raccolta delle buone prassi locali- Esperienze da altre realtà nazionali

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Sottogruppo 2: Organizzazione e procedure della rete per l’inserimento lavorativodelle fasce deboli

- Definire i criteri operativi di un modello organizzativo a “rete”- Definire le modalità di incrocio di domanda e offerta- Pianificare gli inserimenti lavorativi facendo riferimento alle risorse presenti a

livello locale- Raccolta delle buone prassi locali- Esperienze da altre realtà nazionali

Sottogruppo 3: Profili professionali e contenuti formativi per l’inserimento lavorati-vo delle fasce deboliì

- Analisi del processo di mediazione- Individuazione di competenze e ruoli professionali per la rete- Moduli formativi e metodologie didattiche- Raccolta delle buone prassi locali- Esperienze da altre realtà nazionali

L’organizzazione dei sottogruppiCiascun gruppo, su indicazione dello staff di Progetto, e supportato dalla costante pre-senza del tutor, ha iniziato ad incontrarsi e a lavorare sulle tematiche individuate, nelrispetto delle seguenti modalità di lavoro:• definizione del proprio calendario di lavoro articolato, mensilmente, su 3 incontri

di 3 ore ciascuno, più un incontro mensile (programmato dal coordinamento) conil consulente; la sede e gli orari di incontro sono a discrezione dei gruppi di lavoroche devono darne comunicazione al coordinamento del progetto.

• definizione degli obiettivi da raggiungere entro la fine del 2003 e verifica periodicadello stato di avanzamento con il consulente e il coordinamento

• nomina di un proprio referente per i contatti con il coordinamento del progetto econ il consulente

• compilazione con cura del registro delle presenze e redazione del verbale di ogni incon-tro ai fini dell’attività di rendicontazione dell’attività svolta prevista dalla Regione Liguria edall’Unione Europea

La composizione di ciascun sottogruppo ha rispettato il criterio di integrazionedelle professionalità e dei servizi del territorio.

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L’Assistenza TecnicaIl Gruppo Operativo Provinciale è stato supportato dalla Assistenza Tecnica delCentro Studi per l’integrazione lavorativa dei disabili della Azienda USL 3 “Genove-se” 1), che ha condotto complessivamente cinque sessioni di lavoro (in plenaria e insottogruppo) con i seguenti obiettivi:• Favorire la conoscenza reciproca e l’integrazione dei partecipanti.• Presentare le mission dei rispettivi Enti di appartenenza individuando punti di for-

za e criticità rispetto al tema dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.• Definire il concetto di “Mediazione” quale metodologia per l’accesso al mondo

del lavoro da parte delle fasce deboli.• Riferire il processo di Inserimento Lavorativo di fasce deboli ai parametri “Perso-

na debole, Lavoro, Famiglia, Servizi”.• Individuare le interconnessioni indispensabili, necessarie e opportune per la realiz-

zazione di un sistema di Servizi per l’inserimento lavorativo di fasce deboli”.• Supportare il lavoro di ogni singolo sottogruppo con indicazioni di tipo metodolo-

gico, operativo (analisi di casi), bibliografico.• Contribuire alla predisposizione del documento finale del Gruppo operativo.

Il modello operativo

Le fasi del processo di inserimento• Accesso al servizio da parte dell’utente• Accoglienza e presa in carico• Definizione del Progetto individualizzato comprendente un percorso di inseri-

mento lavorativo • Compilazione della prima sezione del dossier utente (anagrafica, situazione socia-

le, clinica…) sulla base di una scheda comune a tutti i servizi, e predisposta perl’inserimento in banca dati (Match)

• L’utente viene segnalato al Servizio Operativo (Centro per l’impiego) che, attraver-so il bilancio delle capacità e colloqui di orientamento, completa il dossier utente perl’elaborazione di una prognosi formativo-lavorativa, ed inserisce in banca dati tuttala documentazione e predisponendo un progetto di inserimento in accordo con ilservizio di accesso

• Il Servizio Operativo:- individua possibili aziende per l’attuazione del processo di inserimento utilizzan-do anche la banca dati;

1) Il Centro studi Asl 3 “Genovese” è un servizio attivo da diversi anni che ha il compito di promuovere e attua-re l’integrazione lavorativa di persone disabili all’interno del mercato del lavoro attraverso operatori e strumenti di media-zione (borsa lavoro, formazione in situazione, inserimento lavorativo socio - assistenziale) che facilitino l’incontro tra lespecificità e le risorse delle persone disabili e le richieste del mondo del lavoro. Le modalità di erogazione del servizio fan-no quindi riferimento alla realizzazione del “collocamento mirato” attraverso una metodologia che assume la mediazione come elemento centrale dei processi di integrazione.

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- avvia l’intervento di mediazione in collaborazione con il servizio di accesso evaluta l’opportunità di percorsi formativi integrativi in relazione ai profili profes-sionali richiesti dall’azienda;

- si accorda con il servizio di accesso e con l’azienda circa le modalità di “accom-pagnamento” nel contesto lavorativo;

- collabora con il singolo servizio e con l’azienda per il monitoraggio e la valuta-zione dell’intervento in riferimento ad eventuali sviluppi formativi occupazionalidella persona (mantenimento) o la riprogrammazione del percorso.

Ruolo del Servizio Operativo Il Servizio Operativo si presenta dunque come una soluzione organizzativa, operativae gestionale particolarmente idonea a stimolare lo sviluppo di esperienze tutte segna-te dai caratteri dell’integrazione. di informazione/rete per i servizi per l’impiegoIl Servizio Operativo si pone come un’equipe tecnica specializzata che operanteall’interno del Centro per l’impiego, che funge da raccordo tra i diversi soggetti(Enti locali,A.s.l., cooperazione sociale, volontariato, …) che si occupano di inseri-mento lavorativo delle fasce deboli.Il Servizio Operativo è un’unità di servizio all’interno della quale, sulla base di unmodello organizzativo a rete, sono presenti le attività integrabili dei servizi sociali,sanitari e del lavoro; allo stesso tempo esso rappresenta uno strumento:- di collegamento e di collaborazione tra le politiche del lavoro e le politiche socio-

sanitarie della provincia- di razionalizzazione delle risorse- di verifica e programmazione al fine di evitare che restino “scoperte” determinate

aree problematiche e territoriali e, viceversa, per evitare la stratificazione di inter-venti su determinate altre aree con evidente spreco di risorse.

Il Servizio Operativo opera con le seguenti modalità:Riferite all’individuo:- supervisione e supporto del processo di inserimento lavorativo (vedi sopra)Riferite all’azienda:- Informazione e consulenza (normative, incentivi, sgravi, …)- Sensibilizzazione alle tematiche dell’inclusione sociale - Censimento e aggiornamento della disponibilità aziendale all’inserimento e delle

tipologie di profili professionali richiesti- Mediazione (in collaborazione con il servizio di accesso)- Monitoraggio e valutazione degli interventiRiferite ai servizi:- Censimento della domanda di inserimento- Mappatura del fabbisogno formativo degli utenti

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- Raccordo con la “Rete territoriale” dei servizi per il lavoro- Mappatura dei profili professionali richiesti- Implementazione e presidio della banca dati- Monitoraggio e valutazione degli interventi- Produzione di informazioni utili alla programmazione integrata degli interventi di

politica del lavoroIn particolare il Servizio Operativo ricomprende e coinvolge al proprio internocomponenti, ruoli e professionalità del Comitato Tecnico ex legge 68/’99

L’integrazione del modello nell’accordo di programma dei serviziprovinciali per il lavoro e proposte operativeIl “Documento strategico” e l’ “Accordo di programma” predisposto dalla Provinciadella Spezia, si collocano su una linea di forte coerenza con quanto già espresso dalprogetto Artis, infatti:a)Riconoscono l’esigenza di porre a sistema l’intero complesso delle politiche attive

del lavoro;b) Individuano nei Servizi per il lavoro uno snodo importante del sistema medesimo;c) Valorizzano un approccio metodologico basato su un modello cooperativo e sulla

condivisione di regole e strumenti comuni;d) Propongono una serie di servizi aggiuntivi a favore delle fasce più deboli.Sul piano operativo è pertanto necessario individuare modalità reali di integrazionefra il modello organizzativo proposto dal presente documento e quello individuatodall’Accordo di programma soprattutto in termini di risorse umane e tecniche.Va superata la visione che attribuisce ai servizi socio-sanitari ed alle iniziative delcosiddetto Terzo settore un ruolo residuale, marginale, confinando in un ambito diazioni “speciali” tutto quanto si riferisce all’inclusione sociale delle fasce deboli; afavore di un sistema complessivo,“a banda larga”, che tenga conto delle differenzequalitative del singolo individuo e che offra a ciascuno un supporto appropriato epersonalizzato attraverso l’intervento di figure professionali specialistiche.Anche operativamente quindi, il modello proposto dal lavoro del Gruppo operativosi inserisce quale “parte” di quel “tutto” che è l’accordo di programma secondo lemodalità che verranno decise in sede di Gruppo Istituzionale, così come convenutonel protocollo di intesa siglato il 4 giugno 2003.

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SERVIZI DI ACCESSO

- Servizi sociali dei Comuni

- Servizi territoriali A.S.L.

- Caritas- Centro per

l’Impiego- Rete territoriale “Ser-

vizi per il lavoro”- CSSA (Ministero della Giu-

stizia)

INTERVENTI

AccoglienzaPresa in caricoProgetto individualizzatoAccompagnamentoMediazione

STRUMENTIDossier utente Sito webBotteghe dei mestieriStrumenti di mediazioneLegislazione e normativa - Piano triennale dei servizi sociali 2002-

2004- Piani di Zona sociale- Progetto nazionale Obiettivo Salute men-

tale- Legge 328/’00 Legge quadro per la rea-

lizzazione del sistema integrato di inter-venti e servizi sociali e relativo PianoNazionale

- L. 104/’92 Legge - quadro per l’assisten-za, l’integrazione sociale e i diritti dellepersone handicappate

- L. 266/’91 Legge quadro sul volontariato- L.68/1999 Norme per il diritto al lavoro

dei disabili- L.R. 27/’98 Disciplina dei servizi per l’im-

piego e della loro integrazione con le poli-tiche formative del lavoro

- L.193/’00 “Smuraglia” Norma per favori-re l’attività dei detenuti

SERVIZIO OPERATIVO

INTERVENTI

Prognosi formativo- lavorativaProgetto di inserimentoMediazioneAccompagnamentoMonitoraggioRiprogrammazione/Mantenimento

STRUMENTI

Dossier utente Banca datiSito webStrumenti di mediazioneLegislazione e normativeL.68/1999 Norme per il diritto al lavoro deidisabiliL.R. 15 /2003 Norme per la promozionedell’inserimento al lavoro delle persone disa-bili.L.104/’92 Legge - quadro per l’assistenza,l’integrazione sociale e i diritti delle personehandicappateL.R. 27/’98 Disciplina dei servizi per l’impie-go e della loro integrazione con le politicheformative del lavoroL. n° 30/’03 Legge di riforma del mercatodel lavoro L.193/’00 “Smuraglia” Norma per favorirel’attività dei detenuti

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AGENZIE FORMATIVEaccreditate per la formazioneper Disoccupati e Occupati.Area dello svantaggio e fascedeboli(Delibera di Giunta R.L. n° 965 del06/08/2003)

INTERVENTI

Apprendimento teorico-prati-co di mansioni lavorative

STRUMENTI

Sito webFormazione L.R. 52/’93 “Disposizioni per la realizzazio-ne di politiche attive del lavoro” e successivemodificheProgramma triennale dei Servizi per l’impie-go delle politiche formative e del lavoro

COOPERATIVESOCIALI

INTERVENTI

AccoglienzaAccompagnamentoMonitoraggio

STRUMENTI

Sito webFormazione Legislazione e normative L. n° 381/’91 Disciplina delle cooperativesocialiL.R. n° 23/’93 L. n° 30/’03 Legge di riforma del mercatodel lavoro L.68/1999 Norme per il diritto al lavoro deidisabiliL.R. 15 /2003 Norme per la promozione del-l’inserimento al lavoro delle persone disabili.

IMPRESE

INTERVENTI

AccoglienzaTutoraggioMonitoraggio

STRUMENTI

Sito webFormazione Legislazione e normative L. n° 381/’91 Disciplina delle cooperativesocialiL.R. n° 23/’93 L. n° 30/’03 Legge di riforma del mercatodel lavoro L.68/1999 Norme per il diritto al lavoro deidisabiliL.R. 15 /2003 Norme per la promozione del-l’inserimento al lavoro delle persone disabili.

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Patto per l’integrazione e Gruppo Operativo Provinciale.Attività realizzata a Savona

Il patto per l’integrazioneIl progetto ARTIS ha preso avvio con una fase strategico-organizzativa definita “pat-to per l’integrazione” riferibile ai seguenti obiettivi:• Costruire una regia condivisa circa le strategie di approccio e decisione sui temi

dell’inserimento lavorativo delle fasce deboli• Garantire il raccordo tecnico fra istituzioni, enti, organismi ed imprese• Definire le modalità organizzative ed operative per l’inserimento lavorativo delle

fasce deboliOperativamente l’attività si è articolata su due livelli: politico istituzionale l’uno etecnico l’altro. Il primo si rifà sostanzialmente al “Comitato di Pilotaggio per il Socia-le” attivato nel 2000 (al quale avevano aderito, mediante la sottoscrizione di unprotocollo di intesa, la Provincia di Savona, i Comuni di Savona, Finale Ligure,Alben-ga e Cairo Montenotte, quali capofila delle rispettive Zone Sociali, la Camera diCommercio, l’Unione Industriali, Lega delle Cooperative, Confartigianato, Con-fcommercio, C.N.A., Confersercenti, Organizzazioni Sindacali Confederali CGIL,CISL, UIL di Savona, Consulta del Terzo Settore e CESAVO) allargato ad altri inter-locutori, istituzionali e non, di primaria importanza sul tema della disabilità , dellosvantaggio sociale e dell’inserimento lavorativo quali l’Azienda Sanitaria Locale n. 2,lo Sportello per il Cittadino Disabile di Savona o la Consulta dell’Handicap di Alben-ga. Il livello politico ha condiviso ed espresso, attraverso la sottoscrizione di un’in-tesa, la volontà di pervenire alla costituzione di un sistema locale integrato di servi-zi, pubblici e privati, per l’inserimento lavorativo delle fasce deboli in grado di gover-nare tutte le attività del territorio provinciale ad esso afferenti. Su tale presuppo-sto, pertanto, ha affidato ad un gruppo di tecnici il compito di definire e formalizza-re le modalità organizzative ed operative, in termini di competenze, ruoli, e proce-dure dei processi di collocamento mirato e di inserimento socio-lavorativo dellefasce deboli.Tale gruppo, denominato Gruppo Operativo Provinciale (GOP), raccoglie tecnici dilivello direttivo facenti capo a quegli organismi (Comuni, Province, Conferenze diZona,Aziende Sanitarie Locali,Associazioni datoriali, Organizzazioni del Terzo Set-tore, Organizzazioni Sindacali, etc.) che hanno sottoscritto l’accordo di partenaria-to locale, e viene ad identificarsi come il luogo, istituzionalmente riconosciuto, dielaborazione dei metodi, degli strumenti e delle soluzioni, per la realizzazione del-l’intervento complessivo.

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Come per tutte le attività del progetto Artis, anche il Patto per l’integrazione hafatto capo, per la sua organizzazione ed attuazione, ad un soggetto interno alla par-tnership di sviluppo: il Comune di Savona, in raccordo con il coordinatore del pro-getto, ha infatti curato l’organizzazione delle attività, le convocazioni dei gruppi dilavoro dei due livelli incaricando per la gestione operativa il servizio di SegreteriaTecnica, in rapporto alle singole attività in programma

IL GRUPPO OPERATIVO PROVINCIALE

Obiettivi e metodologia di lavoro L’attività del gruppo operativo provinciale è iniziata nel luglio 2003. Il gruppo è sta-to supportato da un esperto in materia di inserimento lavorativo di fasce deboli ein alcune occasioni dalla presenza del coordinatore del Progetto.Ciascun membro del GOP, in quanto nominato ufficialmente dalla propria strutturadi appartenenza, a seguito della sigla dell’ Intesa, è stato chiamato fin da subito apartecipare responsabilmente alle attività del gruppo di lavoro, nella stessa misurain cui i responsabili istituzionali, firmatari del protocollo di intesa, si sono impegnatia recepire indicazioni organizzative ed operative quale risultato del lavoro del grup-po, a validarle e proporne l’adozione al sistema sociale ed economico provinciale.I ruoli e compiti che hanno caratterizzato l’attività dei membri del GOP, per unperiodo di tempo che li ha visti impegnati in incontri periodici fino al mese diottobre 2004, sono sintetizzabili nei seguenti punti:• Lavorare insieme per tutta la durata del progetto garantendo il raccordo tecnico

tra istituzioni, enti ed imprese in materia di inserimento lavorativo delle fascedeboli

• Mettere a punto linee di intervento specifiche per fasce deboli all’interno dellepolitiche del lavoro rivolte alla generalità dei cittadini

• Definire un modello a “rete” garantendo unicità di governo sul territorio• Definire la modalità di incrocio di domanda e offerta e contribuire alla progetta-

zione del sistema informativo per l’integrazione lavorativa • Contribuire alla progettazione delle attività formative rivolte agli operatori del settore• Programmare gli interventi di inserimento lavorativo facendo riferimento alle

risorse del progetto ed a tutte le altre risorse aggiuntive presenti a livello locale • Valutare insieme al gruppo istituzionale i risultati dell’attività svolta• Coordinarsi con l’equipe di lavoro del progetto Equal A.R.T.I.S.Il raggiungimento di tali obiettivi è stato possibile attraverso la creazione di unmetodo di lavoro condiviso e soprattutto grazie all’attivazione di un processo divalorizzazione reciproca delle competenze personali (imparare a lavorare insieme)

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da parte dei membri del gruppo, improntato all’individuazione dei problemi, ricercadelle soluzioni appropriate, e adozione delle decisioni nella consapevolezza dell’im-pegno e responsabilità di ciascuno nei confronti delle strutture di appartenenza.

La definizione dei contenutiPer operare con maggiore efficacia il GOP, dopo aver tracciato un percorso di lavo-ro comune consequenziale ad uno scambio di conoscenze avvenuto tra i membriche lo costituiscono, si è suddiviso in tre sottogruppi articolati sulle seguenti tema-tiche, con un preciso piano di lavoro definito in collaborazione con lo staff di Pro-getto e l’esperto:

Sottogruppo 1: Legislazione, normativa e strumenti per l’inserimento lavorativodelle fasce deboli

- Schede di commento e applicazione delle normative- Opportunità di utilizzo degli strumenti normativi- Il sistema di incentivazione per le imprese: proposte di intervento- Raccolta delle buone prassi locali- Esperienze da altre realtà nazionali

Sottogruppo 2: Organizzazione e procedure della rete per l’inserimento lavorativodelle fasce deboli

- Definire i criteri operativi di un modello organizzativo a “rete”- Definire le modalità di incrocio di domanda e offerta- Pianificare gli inserimenti lavorativi facendo riferimento alle risorse presenti

a livello locale- Raccolta delle buone prassi locali- Esperienze da altre realtà nazionali

Sottogruppo 3: Profili professionali e contenuti formativi per l’inserimento lavorati-vo delle fasce deboli

- Analisi del processo di mediazione- Individuazione di competenze e ruoli professionali per la rete- Moduli formativi e metodologie didattiche- Raccolta delle buone prassi locali- Esperienze da altre realtà nazionali

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L’organizzazione dei sottogruppiCiascun gruppo ha iniziato ad incontrarsi e a lavorare sulle tematiche individuate,nel rispetto delle seguenti modalità di lavoro:• definizione del proprio calendario di lavoro articolato su un periodo complessivo

di 5 mesi. Ogni gruppo ha definito il numero degli incontri in modo autonomo inrapporto alle ore disponibili per ciascuna riunione; inoltre sono stati effettuati cin-que incontri con il consulente; anche la sede e gli orari di incontro sono stati indi-viduati a discrezione dei gruppi di lavoro previa comunicazione al coordinamentodel progetto.

• definizione degli obiettivi da raggiungere entro la fine del 2004 e verifica periodi-ca dello stato di avanzamento con il consulente e il coordinamento

• nomina di un proprio referente che tiene contatti con il coordinamento del pro-getto e con il consulente

• compilazione con cura del registro delle presenze e redazione del verbale di ogniincontro ai fini dell’attività di rendicontazione dell’attività svolta prevista dallaRegione Liguria e dall’Unione Europea

La composizione di ciascun sottogruppo ha rispettato il criterio di integrazionedelle professionalità e dei servizi del territorio, apportando le opportune correzio-ni operative rispetto al modello di funzionamento, in modo da favorire la massimapartecipazione dei componenti.A tal fine, si è anche reso necessario rivedere in più di un caso le previsioni relati-ve alla tempistica del lavoro dei sottogruppi, che ha comunque consentito di porta-re a termine il mandato assunto in sede di GOP senza provocare disagi e ostacolialla realizzazione degli obiettivi riassunti nel presente documento.

L’Assistenza TecnicaIl Gruppo Operativo Provinciale è stato supportato dalla Assistenza Tecnica deldott. Carlo Lepri, che ha condotto complessivamente cinque sessioni di lavoro inplenaria con i seguenti obiettivi:• Favorire la conoscenza reciproca e l’integrazione dei partecipanti.• Presentare le mission dei rispettivi Enti di appartenenza individuando punti di for-

za e criticità rispetto al tema dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.• Definire il concetto di “Disabilità” e di “Svantaggio Sociale” in relazione agli stru-

menti e alle metodologie di intervento condotte dagli Enti preposti a favorire lediverse forme di inclusione nel mercato del lavoro.

• Definire il concetto di “Mediazione” quale metodologia per l’accesso al mondodel lavoro da parte delle fasce deboli.

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• Riferire il processo di Inserimento Lavorativo di fasce deboli ai parametri“Persona debole, Lavoro, Famiglia, Servizi”.

• Individuare le interconnessioni indispensabili, necessarie e opportune per larealizzazione di un sistema di Servizi per l’inserimento lavorativo di fascedeboli”.

• Supportare il lavoro di ogni singolo sottogruppo con indicazioni di tipo meto-dologico, operativo (analisi di casi), bibliografico.

• Fornire la supervisione alla predisposizione dei documenti sintetici dei sotto-gruppi e alla definizione degli obiettivi contenuti nel documento finale delGruppo operativo.

Il modello operativo

Sintesi dei lavori dei sottogruppi tematici.

Sottogruppo 1: Legislazione, normativa e strumenti per l’inserimento lavorati-vo delle fasce deboli.

Il sottogruppo ha definito come obiettivo principale della propria attività nel-l’ambito del progetto ARTIS la ricognizione delle diverse disposizioni che costi-tuiscono il contesto normativo di riferimento per i soggetti svantaggiati, leimprese e le strutture pubbliche che si occupano delle diverse forme di inseri-mento lavorativo.Partendo dall’analisi delle differenti tipologie di inserimento lavorativo si è valu-tata l’opportunità di predisporre uno strumento informativo adeguato per forni-re linee guida essenziali, sia dal punto di vista dei soggetti svantaggiati sia da quel-lo delle imprese che effettuano inserimenti lavorativi.Tale strumento dovrebbeavere una funzione di guida alla comprensione delle opportunità per le impresederivanti dall’inserimento di persone svantaggiate, anche al fine di indurre nelleaziende stesse una sorta di mutamento culturale da una dimensione incentratasul concetto di “imposizione” ad una maggiormente orientata alla “comprensio-ne delle opportunità” derivanti dalle normative vigenti in materia.Nella predisposizione della guida il gruppo di lavoro si è posto alcuni problemidi fondo, sintetizzabili nei seguenti punti:• Difficoltà di definire con chiarezza, a qualsiasi interlocutore, i soggetti destina-

tari e di individuare una definizione sufficientemente circoscritta di “fascedeboli”;

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• Necessità di predisporre uno strumento esaustivo ma al contempo essenziale nel-l’illustrazione delle tematiche, al fine di costituire un vademecum che possa risul-tare di utilità ed interesse per imprese, operatori del settore e potenziali fruitoridegli interventi;

• Necessità di evidenziare nella guida il ruolo dei servizi preposti a facilitare l’inseri-mento lavorativo delle fasce deboli e l’indicazione delle buone prassi dei serviziper stabilire efficaci relazioni con le imprese;

• Necessità di prevedere un adeguato piano di comunicazione dello strumento chepreveda, oltre alle forme tradizionali di diffusione, anche il suo inserimento sui sitiInternet degli enti e delle associazioni.

In estrema sintesi la guida sarà articolata sullo sviluppo dei seguenti punti, preve-dendo uno schema di lettura semplice dal duplice punto di vista dell’utente disabi-le/svantaggiato e del datore di lavoro interessato agli inserimenti lavorativi:1) I percorsi per i soggetti svantaggiati

- I soggetti “svantaggiati” destinatari degli inserimenti lavorativi- I percorsi amministrativi per l’utente- Opportunità formative per i soggetti svantaggiati- I servizi del territorio preposti agli inserimenti lavorativi

2) I percorsi per le aziende che inseriscono

- Le imprese interessate dall’applicazione della normativa - Percorsi amministrativi: le procedure di assunzione- Le agevolazioni per gli inserimenti lavorativi delle fasce deboli- Altri strumenti per l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale- A chi rivolgersi: gli Enti coinvolti nell’inserimento lavorativo- Appendice normativa: sintesi delle leggi di riferimento

Sottogruppo 2: Organizzazione e procedure della rete per l’inserimento lavorativodelle fasce deboli

Nei primi incontri il sottogruppo ha effettuato una ricognizione ed il relativo con-fronto fra le differenti prassi utilizzate dai servizi sociali e sanitari che si occupanodelle diverse forme di inserimento lavorativo sul territorio provinciale.Si è inoltre provveduto a verificare il materiale di supporto alle attività (schede,contratti, modalità di raccolta e conservazione dei dati, ecc.) e gli strumenti opera-tivi che ciascun servizio utilizza nel proprio ambito territoriale.Si è verificato che, seppure con differenze a volte evidenti, esistono varie reti basa-te sull’informalità, sulle buone prassi e sui rapporti consolidati, a volte fra Enti ma

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più spesso fra persone singole che, pur risultando spesso efficaci, risentono dellaprecarietà costituita dall’assenza di un percorso univoco e condiviso, dove, nelrispetto delle diverse competenze e professionalità, tutti gli attori coinvolti “remi-no” nella stessa direzione.Un primo fattore critico è costituito dalla mancanza di comunicazione fra i servizi:non si può ragionevolmente immaginare che due servizi che trattano la stessa pro-blematica per il medesimo Ente, a distanza di pochi chilometri abbiano metodologiee prassi differenti; inoltre si rileva che alcuni termini di uso comune sul tema dell’in-serimento lavorativo vengono utilizzati con differente significato nei diversi servizi.Ampio spazio si è dedicato alla questione della razionalizzazione delle risorse, inte-se non soltanto come risorse economiche ma anche umane, e quindi legate all’espe-rienza degli operatori e del loro agire nel contesto territoriale di riferimento.Il sottogruppo, sulla base di quanto sopra (e di molto altro, qui tralasciato per bre-vità ma utilissimo nella discussione e nel confronto), ha deciso di organizzare il pro-prio lavoro sulle seguenti direttrici:1. Significato dello strumento dell’inserimento lavorativo;2.Attori di percorso;3. Strumenti operativi e risorse.L’inserimento lavorativo può intendersi nei seguenti tre modi principali:• Inserimento stabile nel mondo del lavoro ( legge 68/99 – d.l. 276/03 art.54) ovve-

ro Intervento mirato all’inserimento stabile nel mondo del lavoro ( borse lavoro -apprendistato)

• Intervento integrativo di recupero sociale - acquisizione e mantenimento di rela-zioni sociali, abilità personali, intervento assistenziale di lunga durata – (inserimen-to lavorativo socio assistenziale ILSA)

• Intervento di natura formativa - volta all’inserimento stabile – (formazione insituazione, work experience, tirocini formativi, formazione professionale)

I tre strumenti sono rivolti indistintamente all’intero sistema produttivo, rimandan-do ai singoli progetti l’individuazione della tipologia di azienda ritenuta maggior-mente confacente alla fattispecie.

Gli attori del sistema di rete nell’ottica di interventi mirati sulla persona e sul pro-prio contesto di vita sono:• Distretti sociali – Medici M.G. – Consultori/Centri giovani – Terzo settore

Considerati nell’ottica di primo punto di accesso per il cittadino in difficoltà, all’in-terno di un sistema trasversale di presa in carico ( meglio specificato in seguito), inparticolare rispetto ad alcune fasce di utenza potenziale, che non sempre puòessere agganciata dai singoli servizi.

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• Servizi di salute mentale – N.O. Disabili – SER.T.Nella loro qualità di servizi per la presa in carico di secondo livello

• Politiche attive del lavoro e sociali della Provincia - Centri per l’impiegoIn qualità di catalizzatore delle istanze e dei rapporti con il mondo del lavoro(imprese – cooperazione sociale – associazioni di categoria), di rappresentanza etutela dei lavoratori (organizzazioni sindacali – enti terzo settore) e degli enti chesi occupano della formazione professionale.

Strumenti operativiIl primo strumento oggetto della definizione è la presa in carico, successiva al primocontatto, a qualsiasi livello esso sia avvenuto.A questo proposito si richiamano lemodalità contenute e definite nel vigente protocollo di intesa fra l’ASL 2 Savonesee la Conferenza di zona n. 7 sulle procedure di integrazione socio sanitaria che, siritiene, possono costituire valido modello di riferimento.A seguito di una prima valutazione, viene definita la tipologia di presa in carico piùopportuna fra le tre seguenti, definite interservizi, prevalente ed esclusiva.La presa in carico interservizi sottintende il coinvolgimento diretto di più servizianche di diverso livello, e comporta la condivisione totale del progetto individuale,della gestione del medesimo e della realizzazione degli interventi.La presa in carico prevalente prevede come la precedente la condivisione degliaspetti di progetto, andando a definire in maniera più specifica a carico di un deter-minato servizio la gestione e la realizzazione degli interventi.La presa in carico esclusiva affida ad un unico servizio la responsabilità dell’interoprogetto individuale in tutte le sue fasi. In questa fattispecie si ritiene comunquenecessario individuare una forma di informazione – comunicazione – aggiornamen-to - fra i servizi al fine di evitare eventuali sovrapposizioni di interventi e per con-sentire una migliore programmazione delle risorse.

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DISTRETTO SOCIALETERZO SETTORE*

SERVIZI DI II LIVELLO

P resa in carico (nelle forme previste)P redisposizione

P rogetto individuale

P.A.L. - CENTRI PER L’IMPIEGO (banca dati / match) Camera di CommercioAssociazioni datorialiCooperazione socialeEnti Terzo SettoreOrganizzazioni sindacali

Work experience Borsa lavoro L. 68/99Ti rocinii formativi I.L.S.A. D.l.vo 276/03

Formazione in situazione

Politiche attive lavoro Distretto sociale** Centro per l’Impiego**P rovincia**

* Nel presente schema il terzo settore è collocato sia nell’area “individuazione – presa in carico” che inquella di rappresentanza dell’utenza, pur permanendo dubbi sulla definizione e sul ruolo del medesimonel percorso che è stato proposto. Si rimanda pertanto ad indicazioni dei referenti politici del progettoArtis.

**si intende qui il livello amministrativo per il finanziamento dei vari percorsi di inserimento.

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Le fasi del processo di inserimento lavorativo• Accesso al servizio da parte dell’utente attraverso i servizi referenti• Accoglienza e presa in carico, nelle forme indicate• Definizione del Progetto individualizzato da parte dei servizi competenti, com-

prendente un percorso di inserimento lavorativo • Precompilazione di un “dossier utente” (anagrafica, situazione sociale, clinica…)

sulla base di una scheda comune a tutti i servizi, predisposta per l’inserimento inbanca dati gestita dal PAL – Centri per l’impiego (Match)

• Segnalazione caso al PAL – Centri per l’impiego che, attraverso il bilancio dellecapacità e colloqui di orientamento, di concerto con il servizio proponente, com-pleta il “dossier utente” per l’elaborazione di una prognosi formativo-lavorativa,ed inserisce in banca dati tutta la documentazione dedotta, ove opportuno e pos-sibile, dal progetto di inserimento redatto dal competente servizio di presa incarico.

Ruolo del PAL – Centri per l’impiego - individua possibili aziende per l’attuazione del processo di inserimento utilizzando

anche la banca dati;- avvia l’intervento di mediazione in collaborazione con il servizio proponente e

valuta l’opportunità di percorsi formativi integrativi in relazione ai profili profes-sionali richiesti dall’azienda;

- si accorda con il servizio proponente e con l’azienda circa le modalità di “accom-pagnamento” nel contesto lavorativo;

- collabora con il singolo servizio e con l’azienda per il monitoraggio e la valutazio-ne dell’intervento in riferimento ad eventuali sviluppi formativi occupazionali dellapersona (mantenimento) o la riprogrammazione del percorso.

Il PAL – Centri per l’impiego si presenta dunque in questo sistema come una solu-zione organizzativa, operativa e gestionale particolarmente idonea a stimolare losviluppo di esperienze tutte segnate dai caratteri dell’integrazione diinformazione/rete per i servizi per l’impiego, e funge da raccordo tra i diversi sog-getti (Enti locali,A.s.l., cooperazione sociale, volontariato) che si occupano di inseri-mento lavorativo delle fasce deboli.Attua funzioni proprie di un’unità di servizio all’interno della quale, sulla base di unmodello organizzativo a rete, sono presenti le attività integrabili dei servizi sociali,sanitari e del lavoro; allo stesso tempo esso rappresenta uno strumento:• di collegamento e di collaborazione tra le politiche del lavoro e le politiche socio-

sanitarie della provincia• di razionalizzazione delle risorse• di verifica e programmazione al fine di evitare che restino “scoperte” determinate

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aree problematiche e territoriali e, viceversa, per evitare la stratificazione di inter-venti su determinate altre aree con evidente spreco di risorse.

In particolare il PAL – Centri per l’impiego ricomprende e coinvolge al propriointerno componenti, ruoli e professionalità del Comitato Tecnico ex legge 68/’99L’attività integrata dei servizi e degli enti richiamati nel presente schema operativoproduce le seguenti azioni:• supervisione e supporto del processo di inserimento lavorativo (vedi sopra)• Informazione e consulenza (normative, incentivi, sgravi, …)• Sensibilizzazione alle tematiche dell’inclusione sociale • Censimento e aggiornamento della disponibilità aziendale all’inserimento e delle

tipologie di profili professionali richiesti• Mediazione • Monitoraggio e valutazione degli interventi• Censimento della domanda di inserimento• Mappatura del fabbisogno formativo degli utenti• Raccordo con la “Rete territoriale” dei servizi per il lavoro• Mappatura dei profili professionali richiesti• Implementazione e presidio della banca dati• Monitoraggio e valutazione degli interventi• Produzione di informazioni utili alla programmazione integrata degli interventi di

politica del lavoro

Sottogruppo 3: Profili professionali e contenuti formativi per l’inserimento lavorati-vo delle fasce deboliLa formazione, svolta dal progetto Equal Artis, comprende una vasta gamma di attivitàdi sostegno e di aiuto alla persona (informazione, consulenza individuale e di gruppo,tirocini, interventi di formazione etc.) da realizzarsi su più fasi differenziate, a secondadelle caratteristiche e dei problemi specifici dei vari target di utenza che vede la pro-posta di un insieme coerente di azioni.Vengono così definiti gli obiettivi principali:• La conoscenza del contesto territoriale, con particolare attenzione all’offerta dei

servizi e all’approfondimento delle informazioni di base riguardanti la disabilità elo svantaggio;

• La costruzione di reti in grado di facilitare il raccordo ed il dialogo tra operatoridiversi e rendere più fruibili le risorse sociali;

• La stesura dei progetti relativi ai percorsi di formazione per operatori e clientiche ruotano nell’area della disabilità e dello svantaggio sociale.

Nei primi incontri sono stati definiti e condivisi gli argomenti scaturiti dal confronto

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delle diverse esperienze messe in atto sul territorio e attraverso colloqui di gruppovengono analizzate le parole maggiormente utilizzate, chiarendo il significato che han-no per ciascun gruppo di appartenenza. Si è quindi passati all’ideazione concettualedel progetto, evidenziando la necessità di lavorare su alcuni punti cardine:• La costruzione del progetto formativo• I destinatari• I tempi• I contenuti• L’articolazione delle attività• L’identificazione delle risorse umane (docenze, tutors)• Il budget

L’integrazione del modello nell’ accordo di programma dei serviziprovinciali per il lavoro e proposte operativeCome già detto in precedenza, il partenariato locale “allargato”, che costituisce ilriferimento politico – istituzionale del partenariato di progetto e, di conseguenza,dei livelli operativi, si ispira ad un accordo strategico di ampia portata denominato“Patto per il Sociale”, siglato nel 2000. Le linee di indirizzo sintetizzate nel “Patto” ei conseguenti orientamenti operativi si collocano su una linea di forte coerenza conmolti degli obiettivi principali del progetto Artis, quali, ad esempio:a) l’esigenza di porre a sistema l’intero complesso delle politiche attive del lavoro e

degli interventi di natura socio sanitaria a supporto dell’inclusione lavorativa;b) individuare nei Servizi socio sanitari e delle politiche attive del lavoro uno snodo

importante del sistema medesimo;c) valorizzare un approccio metodologico basato su un modello coordinato di inte-

grazione dei servizi e sulla condivisione di regole e strumenti comuni;d) proporre una serie di servizi aggiuntivi a favore delle fasce più deboli.Sul piano operativo è pertanto necessario individuare modalità reali di integrazionefra il modello organizzativo proposto dal presente documento e quelli attualmenteutilizzati nelle diverse aree territoriali della provincia di Savona, soprattutto in ter-mini di risorse umane / tecniche e finanziarie.Occorre superare la visione che attribuisce ai servizi socio-sanitari ed alle iniziativedel Terzo settore un ruolo marginale, confinando in un ambito di azioni “speciali”tutto quanto si riferisce all’inclusione sociale delle fasce deboli, promuovendo nelcontempo la realizzazione di un sistema complessivo, “a banda larga”, che tengaconto delle differenze qualitative del singolo individuo e che offra a ciascuno unsupporto appropriato e personalizzato attraverso l’intervento di figure professio-nali specialistiche.

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Ed è soprattutto sul livello strategico ed operativo quindi, che il modello propostodal lavoro del Gruppo Operativo Provinciale si inserisce, proponendo l’adozione,anche al di là dei dettagli e delle specificità sintetizzate nella proposta scaturita dalGOP, di un sistema davvero integrato su tutto il territorio provinciale, con medesi-me regole, strumenti ed opportunità per tutti, in primo luogo per i fruitori.

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1.4 - Il sistema informativo

Parallelamente al lavoro dei Gruppi Operativi Provinciali si è sviluppata un’indagine fina-lizzata a raccogliere, quantificare e verificare, la domanda di inserimento lavorativo, non-ché l’efficienza dei sistemi locali nell’applicazione delle procedure e delle normative esi-stenti.

Analisi e ricerca

ObiettiviQuantificare la domanda di inserimento lavorativo in riferimento alle tipologie delladisabilità e dello svantaggio sui sub-territori delle province. Predisporre le mappatu-re locali degli attori, dei ruoli, degli organismi e delle modalità operative e deglistrumenti della rete nei servizi socio-sanitari, nei sistemi della formazione e dell’im-piego, nel settore della cooperazione sociale e nelle aziende. Rilevare i dispositiviformali di relazione fra attori del settoreVerificare l’efficacia e l’efficienza delle misure di sostegno all’inserimento lavorativoin ambito provinciale.Verificare le capacità del sistema locale di assorbire la domanda.Rilevare gli atteggiamenti degli imprenditori nei confronti dell’inserimento lavorati-vo dei soggetti svantaggiati e la conoscenza della legislazione in materia. Proporreuna pianificazione degli inserimentiElaborare la struttura di un sistema informativo per l’inserimento lavorativo deisoggetti svantaggiati.Fornire elementi utili alla definizione delle proposte operative e formative dellefigure professionali legate all’inserimento lavorativo, alla costituzione di una bancadati per gli inserimenti di un sito telematico informativo, ed un “osservatorio” sul-la condizione dello svantaggio a livello di singola provinciaMetodologieEsame critico degli studi e delle realizzazioni precedenti in ambito provinciale.Analisi dati e documentiIndagine sul campo: definizione del campione, somministrazione questionari strut-turatiNetwork analysisBeneficiariL’attività è stata rivolta a tutti gli attori pubblici e privati che si riferiscono alla retedei servizi socio-sanitari, ai sistemi della formazione e dell’impiego, al settore dellacooperazione sociale del volontariato e delle imprese ed è stata realizzata nelleprovince della Spezia e Savona.

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La possibilità di disporre di una quantità significativa di dati ha permesso l’implementa-zione di una Banca Dati a supporto dell’incrocio domanda offerta, e delle relazioni fragli operatori.

Banca Dati

ObiettiviLa costruzione di un modello condiviso per un efficace individuazione del ruoloprofessionale e un corretto inserimento lavorativo.

Attività realizzata alla Spezia e SavonaOgni lavoratore nella sua pratica professionale viene coinvolto a vari livelli di com-plessità; gli si richiede l’esercizio di competenze sociali - a partire dall’area del séfino alle competenze organizzative più legate allo specifico contesto in cui è inseri-to - al fine di raggiungere obiettivi spesso lontani e diversi da quelli personali e conlo scopo di soddisfare esigenze di altri.Partendo da queste considerazioni emerge come prima necessità di ogni lavoratorela capacità di comprendere e di conoscere le variabili che condizionano la propriaattività per incidere attivamente sulla realtà che lo circonda.In linea con i processi di Empowerment personale, il lavoro richiede ad ogni indivi-duo l’esercizio di competenze quali:- lo sviluppo di un più potente senso di sé in rapporto al mondo;- la comprensione critica delle forze che condizionano il proprio mondo quotidiano;- l’elaborazione di strategie atte a reperire risorse per raggiungere i propri scopi e

soddisfare i propri bisogni.Per sviluppare questo necessario potere di negoziazione diventa presupposto irri-nunciabile avere la possibilità di diventare - oltre che recettori - anche produttori diinformazioni, sapersi muovere, conoscere l’ambiente per inserirsi in modo adeguato.In seno a questo processo le maggiori criticità riscontrate nei soggetti deboli sonoda addebitarsi a:- vulnerabilità nelle Competenze Emotive: Relative alla capacità del soggetto di

gestire i propri vissuti, bisogni, esperienze e comportamenti;- vulnerabilità nelle Competenze Cognitive: Relative agli schemi mentali utili per

affrontare situazioni complesse;- vulnerabilità nelle Competenze Strategiche: Relative alla capacità di attivare com-

portamenti finalizzati alla soluzione dei problemi.Nei progetti di inserimento professionale per fasce deboli diventa necessario ela-borare una base informativa condivisa con le persone che devono usufruire delleinformazioni e dei servizi a loro dedicati, partendo dalla consapevolezza che diver-

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samente si rischia di consolidare la dipendenza totale dell’altro e non creare le con-dizioni per una reale assunzione di responsabilità nel posto di lavoro.Da qui l’esi-genza di operare un passaggio di consegne tra servizi in modo coordinato e condi-viso con il pieno coinvolgimento dei soggetti che così diventano attori proprio apartire dalle informazioni utili per individuare un ruolo professionale coerente conle loro esigenze.Poiché uno degli obiettivi concordati all’interno del progetto Equalera la definizione di un modello operativo comune capace di tener conto delle dif-ferenze qualitative dei singoli individui si è inteso giungere all’ esplicitazione di unmodello che fosse in grado di offrire un supporto appropriato e coerente ad ognisingolo soggetto e che allo stesso tempo potesse essere utilizzabile da operatoridei diversi servizi.L’ambizione del gruppo di lavoro è stata fin dall’inizio quella di poter condividere inuna banca dati informatizzata le informazioni alla luce delle considerazioni fatte inapertura e di arrivare alla loro esplicitazione mettendo i soggetti in una posizionedi tipo partecipativo. La banca dati è stata infatti individuata dai membri della retequale strumento utile di raccordo, quale momento utile per lo scambio di informa-zioni sui progetti individuali condivisi e contemporaneamente quale supporto capa-ce di sintetizzare i contributi di tutti nell’interesse delle persone.Rispettando la necessità di informazioni raccolte con il soggetto:- per non rischiare di consolidare la dipendenza dell’altro- per creare le condizioni necessarie alla diretta assunzione di responsabilitàsi è stabilito di articolare la banca dati in 4 aree:

- area del sapere (scheda anagrafica e formativa);- area del saper fare (scheda professionale);- area del saper essere (scheda colloquio);- area del sapere apprendere (scheda monitoraggio attività).

In questo modo si è ipotizzato di poter utilizzare le suddette informazioni, cosìstrutturate, a supporto del soggetto nel percorso di creazione e realizzazione di unobiettivo professionale reale e raggiungibile.Per pervenire a questo risultato si sono messe a confronto i diversi punti di vista ei diversi approcci metodologici, pervenendo alla condivisione di una stategia positi-va riassumibile nella seguente affermazione:ogni ricerca di lavoro richiede la mediazione di 3 diverse variabili:• Mercato: in particolare la conoscenza dei vari settori economici presenti nel terri-

torio di riferimento, le tipologie aziendali ivi presenti, il loro andamento, etc.• Ruolo professionale: in particolare le conoscenze necessarie per ricoprire la man-

sione ricercata, le competenze utili per raggiungere gli obiettivi propri del compi-to, i comportamenti più appropriati per essere efficaci ed efficienti, etc.

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• Soggetto: in particolare la consapevolezza circa le proprie caratteristiche persona-li (bisogni, attitudini, motivazioni, etc.), le motivazioni che ci spingono ad agire, etc.

per cui le informazioni da raccogliere e condividere dovranno essere quelle massi-mamente pregnanti rispetto a questo percorso:

Gli operatori coinvolti nel progetto Equal Artis hanno operato una scelta metodo-logica che si è concentrata sull’agire professionale, partendo dalla constatazioneche solo là dove la persona riesce ad individuare un ruolo professionale in linea conle proprie caratteristiche e contemporaneamente presente nel proprio contesto diriferimento si può affermare che la ricerca di lavoro è realistica ed efficace.

Il sistema informativo complessivo fa comunque riferimento al sito internet apposi-tamente predisposto (www.artis-equal.it), attraverso il quale chiunque può ricavaree scambiare informazioni, idee ed ulteriori progetti riguardo le problematiche delladisabilità e dello svantaggio.

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Il sito www.artis-equal.it

Il sito web del progetto A.r.t.i.s ( www.artis-equal.it ), attivo dal mese di marzo2004, è stato predisposto con la finalità di sviluppare uno strumento dedicato all’in-formazione, comunicazione ed aggiornamento professionale in materia di inseri-mento lavorativo di fasce deboli, facilmente accessibile alla Cittadinanza, agli opera-tori dei servizi, ai datori di lavoro, e ai soggetti svantaggiati.

Il sito è suddiviso in due aree differenziate: un’area pubblica a libero accesso edun’area “operatori” il cui accesso è vincolato da password. È prevista, inoltre, unasezione in lingua inglese che traduce, in sintesi, i contenuti del progetto Artis.

Home page News dedicata all’inserimento di notizie relative ad eventi, seminari, incontri ed iniziative locali Rassegna stampa locale (La Spezia e Savona) e nazionale in materia di disabilità e svantaggio sociale Community spazio dedicato alla raccolta di idee, proposte e suggerimenti dei visitatori del sito

Cos’è EQUALSintesi del Programma comunitario Equal quale laboratorio per la progettazione, sperimentazio-ne e diffusione di nuove pratiche volte alla lotta contro le discriminazioni e le ineguaglianze di ogni naturain relazione al mercato del lavoro.

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Documento della Commissione Europea“Nuove pratiche di lotta alla discriminazione e alle disuguaglianze nell’ambito della disoccupazione”

Programma Equal Italia 1ª fase e allegati recante indicazioni sull’attuazione del programma inambito nazionale e sulle priorità regionali (a cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali)

Programma Equal Italia 2ª fase (2004 -2006) link al sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali

Il Progetto ARTISDescrizione delle Strategie e obiettivi del progetto / Elenco dei partners: di sviluppo, transnazionali, locali,con la specificazione dell’attività svolta da ciascuno nell’ambito del progetto / Destinatari intermedi e finalidel progetto / Elenco e descrizione dettagliata delle Attività del progetto, suddivise per fasi.

I centri della reteQuesta sezione è stata inserita con l’obiettivo di favorire la promozione della conoscenza e integrazionedegli attori sociali pubblici e privati, che operano a favore dei soggetti disabili e svantaggiati, sui territori del-la Spezia e di Savona. Enti locali, associazioni, cooperative sociali, sono stati censiti sulla base dei seguentiambiti di intervento: Inserimento lavorativo / Integrazione scolastica e sociale / Sport e tempo libero /Residenzialità / Assistenza sanitaria e domiciliare / Associazionismo

Normativa e accordi localiAccordi, intese e protocolli, siglati a livello locale (La Spezia e Savona), normativa della Regione Liguria, nor-mativa e documenti di programmazione e indirizzo di rilievo nazionale, orientamenti comunitari in materiadi disabilità e svantaggio sociale

LinksLa sezione links contiene un elenco selezionato di siti web riguardanti le tematiche della disabilità e dellosvantaggio sociale, organizzati secondo la seguente classificazione:Istituzioni / Legislazione/ Lavoro e cooperazione / Scuola / Sport e tempo libero / Associazionismo

ContattaciContiene i contatti dei referenti di progetto per ciascuno dei partner.

Area operatori(accesso riservato)L’area operatori si articola in più sezioni accessibili con password differenti.La sezione FORMAZIONE (La Spezia e Savona) è stata creata per facilitare la gestione delle attività for-mative previste nell’ambito del progetto Artis. Si articola come segue:Operatori della mediazione / Accompagnatori al lavoro / Tutor aziendali e di bacino.A ciascun partecipante alle attività formative è stata offerta l’opportunità di consultare online i seguenticontenuti:Riferimenti di Docenti e tutor del percorso formativo / Partecipanti del corso / Calendario attività/ Contenuti e metodologie didattiche/ Documentazione predisposta dai docenti / Contatti con il Gop e ilcoordinatore del Progetto

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Gruppo operativo provinciale (La Spezia e Savona). Questa sezione è stata studiata per facilitare lacomunicazione e la diffusione degli elaborati prodotti dai membri dei Gop:Componenti del GOP / Il Modello operativo elaborato dal GOP / Documentazione online / Area di scam-bio documentazione / Riferimenti coordinatore progetto e tutor.

Comitato di gestione Sezione predisposta per l’inserimento degli ordini del giorno e dei verbali deicomitati di gestione del progetto.

Monitoraggio degli accessi al sitoLe statistiche sugli accessi al sito dal mese di piena attivazione (marzo 2004) al mesedi maggio 2005 mostrano un andamento abbastanza costante nel tempo, con una lie-ve riduzione nel mese di agosto probabilmente causata dal periodo di ferie estive edun picco nel mese di novembre, attribuibile ai numerosi accessi avvenuti in periododi formazione operatori e accompagnatori. La media mensile è pari a 3050 accessi.

È on-line anche il sito predisposto dal partenariato transnazionale (fig.5) che racco-glie anche il materiale elaborato nel corso delle attività comuni.

Fig. 5 – Home Page del sito www.work4net.org

1.5 - La formazione

Gli operatori dei servizi pubblici (servizi sociali, sanitari e dell’impiego) e del privato no-profit (cooperazione sociale, volontariato e associazionismo), come le stesse imprese, han-no avuto il compito di sperimentare e “testare” il modello operativo e le sue procedure

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secondo specificità territoriali: è stata pertanto avviata una fase di formazione allo scopo diaggiornare le competenze professionali al modello individuato ed al contesto di applicazio-ne, sviluppare nuove professionalità e integrare e ottimizzare l’impiego delle risorse uma-ne.Alla formazione hanno partecipato gli operatori già impegnati nella predisposizione dipercorsi di inserimento; così come le stesse aziende e le organizzazioni imprenditorialihanno individuato dei tutors, di impresa e di settore, che hanno partecipato anch’essi amomenti di formazione mirata. Parallelamente è stata avviata anche la formazione degli“accompagnatori al lavoro”, figure professionali alle quali sono poi affidate, nel corso dellasperimentazione, l’attuazione dei singoli progetti individuali di inserimento. Inoltre, per ladurata dell’intero progetto, si sono svolti periodicamente dei workshops aperti al pubblicosulle tematiche della disabilità e del lavoro, per la diffusione e lo scambio di buone pratiche.Imprese ed imprenditori, oltre la partecipazione ai gruppi operativi provinciali e la for-mazione dei tutors di impresa, sono stati coinvolti anche in uno studio sulla responsabi-lità sociale, finalizzato a verificare la fattibilità di un sistema di riconoscimento, un mar-chio di qualità, da attribuire a quelle imprese che garantiranno livelli di responsabilità eprestazione socialmente significativi, riguardo l’inserimento lavorativo.

Formazione per operatori: La mediazione nell’inserimento lavora-tivo territoriale

ObiettiviFornire agli operatori dei servizi socio-sanitari, dell’impiego, e del no-profit momen-ti di formazione mirata alla progettazione di percorsi di inserimento, specificandocompiti, livelli di specializzazione, capacità gestionali.In particolare gli obiettivi dell’attività si orientano alla padronanza delle tecniche digestione delle relazioni e delle negoziazioni, della realizzazione di bilanci di compe-tenze; alla capacità di lettura di un contesto aziendale ; ad acquisire le capacità diutilizzo della banca dati e del sito internet e realizzare progettazioni di inserimentilavorativi applicando il modello elaborato dal Gruppo Operativo Provinciale Durata80 ore di attività formativa per tre edizioni (240 ore totali) in ciascuna provinciaMetodologieLezione frontale, lavoro per gruppi, problem solving, project work, formazione onthe job, seminari, testimonianze. In particolare si vuole sottolineare la forte valenzametodologica del project work laddove gli viene assegnato l’obiettivo di avviare unprocesso di testing e applicazione del modello operativo.

Attività realizzata alla SpeziaL’attività si è svolta dal 28 settembre 2004 al 2 dicembre 2004.

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I corsi si sono svolti presso il Centro Provinciale di Formazione Professionale “L.Durand De La Penne” della Spezia.L’intervento formativo è stato rivolto a operatori del sociale (fasce deboli) c/ostrutture pubbliche dei servizi sociali e sanitari; Centri per l’Impiego; Enti/Centri diFormazione; Cooperative Sociali; Enti/agenzie del terzo settore.L’attività, della durata di 80 ore, è stata articolata in tre moduli: modulo relazionale,modulo informativo, modulo professionalizzante. I partecipanti totali sono stati 66,57 dei quali hanno portato a termine il percorso formativo. L’attività formativa havisto la realizzazione di un project work, che aveva la finalità di verificare un appren-dimento coerente con il modello operativo elaborato dal GOP del progetto Artis.La stesura degli elaborati è stata accompagnata da momenti di confronto tra i diver-si operatori; ciò ha permesso di arrivare a dei prodotti finali utili agli operatori nel-l’esercizio dell’attività quotidiana ed esaustivi, nel complesso, delle esigenze di cono-scenza e integrazione dei servizi del territorio che intervengono nel processo diinserimento lavorativo di fasce deboli.Nel corso della 2^ edizione ci sono statimomenti di difficoltà nella condivisione degli obiettivi del project work.Tale difficol-tà, probabilmente, è stata generata da una equivoca comunicazione avvenuta duran-te il percorso di formazione che ha alimentato aspettative non coerenti con le fina-lità del p.w., stabilite e decise con i referenti del progetto. I prodotti elaborati daigruppi di tutte le 3 edizioni sono risultati comunque conformi con gli obiettivi pro-posti e sono risultati idonei per una sperimentazione operativa sul campo.

Attività realizzata a SavonaL’attività si è svolta dal 1 marzo 2004 al 30 maggio 2004.I corsi si sono svolti presso il Centro Provinciale di Formazione Professionale “Fran-co Varaldo” di Savona.l corsi hanno contemplato una parte d’aula finalizzata all’acquisizione di conoscen-ze e strumenti (comprendente un Modulo competenze di base ed un Modulo com-petenze professionali) oltre ad una parte progettuale nel corso della quale diversisottogruppi sono stati impegnati in un Project Work centrato su differenti aspettidella realtà del mondo del lavoro e delle fasce deboli.Le aree specifiche di insegnamento per la parte d’aula sono state le seguenti:Comunicazione,Tecniche di negoziazione e collocazione profili professionali nelciclo produttivo,Valutazione e Bilancio di competenze, Impresa come sistema, Infor-matica multimediale,Tecniche di analisi del territorio.I beneficiari sono stati operatori che svolgono attività lavorativa nell’ambito delsociale: assistenti sociali, operatori dei centri per l’impiego, formatori, soci lavorato-ri di cooperativa sociale, operatori impiegati nel terzo settore che si occupano diinserimento lavorativo di fasce deboli e svantaggiate.

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Il percorso ha previsto una formazione articolata ed integrata attraverso l’esplica-zione degli obiettivi e dei contenuti individuati, la costituzione di gruppi di lavoro alfine di favorire il confronto e la condivisione di competenze, il monitoraggio costan-te da parte del tutor attraverso momenti di feed-back con i partecipanti per la valu-tazione in itinere dell’andamento dei gruppi e l’insorgenza di istanze specifiche edeventuali criticità.I risultati ottenuti sono rappresentati dalle competenze acquisite dai singoli opera-tori ovvero: conoscere la specifica normativa di riferimento; valutare il contestoaziendale; pianificare, organizzare e gestire un inserimento lavorativo in una pro-spettiva di èquipe; condurre bilanci di competenze; utilizzare banche dati e internet;facilitare l’incrocio domanda/offerta lavorativa.

Formazione dell’accompagnatore per l’inserimento lavorativo del-le fasce deboli

ObiettiviDotare gli operatori dei servizi socio-sanitari, dell’impiego, e del no-profit del sup-porto di un profilo professionale in grado di garantire forme di accompagnamentoindividualizzato ai soggetti coinvolti nei percorsi di inserimento lavorativo.Sviluppare capacità relazionali personalizzate e modalità di approccio a soggetti chepresentano problematiche riferite alla disabilità, all’ emarginazione, al disagio socia-le, al disagio psichico, alla dipendenza ed alla istituzionalizzazione.Sviluppare competenze professionali mirate alla realizzazione di progetti individua-lizzati di inserimento e riabilitazione socio-lavorativa, caratterizzate da interventidiretti sul soggetto al fine di recuperare le sue risorse in una prospettiva sia di auto-nomia in supporto della vita quotidiana che in un ambito lavorativo organizzato.Tale operatore collabora con gli operatori dell’inserimento lavorativo e con i tutoraziendali, con un intervento diretto sul soggetto, attraverso la lettura dei bisogni,contribuendo alla mobilitazione delle risorse della comunità in cui l’utente stessovive e delle realtà aziendali in cui viene inserito; attraverso interventi sia propri checoordinati ed integrati con quelli di altri operatori (assistenti sociali, educatori pro-fessionali, operatori sanitari, operatori dei centri per l’impiego, formatori ecc.)..Durata: 240 ore per una edizione per ciascuna provincia, di cui 160 di formazioneteorico-pratica e 80 di stage

Attività realizzata alla SpeziaL’attività si è svolta dal 6 ottobre 2004 al 12 febbraio 2005.

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L’intervento formativo era rivolto a disoccupati in possesso di almeno uno deiseguenti requisiti:diploma di scuola media superiore con almeno 6 mesi di esperienza lavorativadocumentata nel settore dei Servizi Socio Assistenziali;diploma di scuola media superiore con almeno 1 anno di esperienza di volontariatodocumentata nel settore dei Servizi Sociali;diploma universitario (laurea di 1 livello)reclutati tramite bando pubblico con selezione. Il corso è stato strutturato affinchéil partecipante, al termine del percorso formativo, fosse in grado di:

• operare nel contesto del proprio ruolo; conoscere la “rete” dei servizi;• acquisire competenze relazionali e di mediazione/negoziazione; lavorare in

gruppo• conoscere i modelli organizzativi caratterizzanti i contesti aziendali;• conoscere il ruolo delle Istituzioni/Enti/Soggetti territoriali che si occupano di

fasce deboli ed inserimento lavorativo ed interagire con essi tramite l’equipe dilavoro;

• utilizzare strumenti e metodologie didattiche;• applicare ausili tecnici utili per l’inserimento lavorativo;• valorizzare, in positivo, le potenzialità e le competenze latenti e non ricono-

sciute della persona;• saper accompagnare la persona nella realizzazione del proprio progetto d’inse-

rimento lavorativo;• gestire e controllare il progetto individuale di inserimento lavorativo in un’otti-

ca di equipe.• individuare criticità e problematiche legate al progetto individuale d’inserimen-

to lavorativo da riportare all’equipe di progetto;• rilevare, durante il processo d’inserimento lavorativo, eventuali “gap” formativi

(tra competenze possedute dall’individuo e quelle richieste dall’azienda) e pro-porre soluzioni per colmarle con interventi mirati;

• individuare problematiche relative ad uso di farmaci e ad aspetti generali dellefasce deboli;

• acquisire conoscenze in merito al quadro normativo di riferimento;• operare nel rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza del lavoro e

prevenzione;• utilizzare un PC e periferiche nell’ambito della propria attività lavorativa (rela-

zioni, posta elettronica);L’attività, della durata di 240 ore ( comprensive di 80 ore di stage) , è stata articola-ta in tre moduli:

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• Introduzione al ruolo professionale e competenze trasversali• Competenze tecnico professionali• Stage

I partecipanti sono stati 15 ed hanno seguito tutto il percorso.Lo stage si è tenuto in varie strutture sul territorio (c/o soggetti/Enti qualificati) chehanno competenze nella rete dei servizi prevista dal progetto Artis.L’attività corsuale si è svolta con regolarità, senza situazioni particolari degne disegnalazione; gli obiettivi formativi sono stati raggiunti e il giudizio sul gradimentodell’attività, da parte dei partecipanti, è risultato complessivamente buono (rileva-zione da schede compilate in modo anonimo).

Attività realizzata a SavonaL’attività si è svolta dal 30 settembre 2004 al 10 gennaio 2005I beneficiari del corso sono stati giovani - sotto i 32 anni allo scadere del bando -laureati in Psicologia, Sociologia, Scienze della Formazione, Scienze della Comunica-zione, oppure in possesso di diploma di Educatori o di Assistenti sociali. Gli alunnisono stati selezionati tramite un colloquio motivazionale con una Commissionecomposta da un responsabile orientatore e un responsabile formatore della Provin-cia di Savona, un esperto in sociologia e psicologia del lavoro e dal tutor del corso.Gli allievi sono tutti domiciliati in Liguria e specificamente nelle Province di Savonae Genova.Il corso si è svolto, per ciò che concerne la parte d’aula, presso il Centro Provincialedi Formazione Professionale “Franco Varaldo” a Savona.Il corso, della durata di 240 ore, ha compreso una parte d’aula, una parte progettua-le in cui gli allievi hanno lavorato, in tre gruppi, a dei Project Work (consistente nel-l’analisi per ciascun gruppo di un caso specifico di inserimento lavorativo: sono sta-ti considerati tre diversi tipi di disagio) e una parte di stage (80 ore che ciascunallievo ha effettuato presso Enti, pubblici o privati, esistenti sul territorio ligure chesi occupano di inserimento al lavoro).Il corso è iniziato con il modulo di Team Building e comunicazione, per poi prose-guire con i moduli specifici quali normativa sul lavoro, struttura aziendale, orienta-mento al ruolo dell’Accompagnatore, testimonianze dei Servizi (ASL 2 savonese,Comune di Savona, Centro per l’Impiego, Sportello disabili e Osservatorio sul Mer-cato del lavoro della Provincia di Savona) e di altri attori del territorio (Sindacati,Associazioni di categoria, Centri di servizi per il volontariato, lega delle Cooperati-ve, Unione industriali) e ha compreso un modulo trasversale di informatica.L’andamento del corso è stato costantemente monitorato, tramite colloqui, indivi-duali e col gruppo d’aula, nonché la somministrazione di questionari (globali sull’an-

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damento del corso e specifici per la valutazione di ciascun docente) dal tutor e dalcoordinatore. La criticità che è stato possibile riscontrare è quella derivante dall’as-soluta novità, sul territorio ligure, della figura dell’Accompagnatore al lavoro: questoha portato a volte una certa confusione degli allievi sul loro ruolo professionale, inquanto mediatori tra tutte le varie strutture, pubbliche e private, coinvolte nellagestione del lavoro delle persone in situazione di svantaggio.Tale criticità è stata poiquasi completamente superata in fase di stage, quando ciascun allievo si è reso con-to delle potenzialità della nuova figura professionale da ricoprire e dell’importanzache tale figura può assumere nel rendere più scorrevole e meno problematica lavita lavorativa dei soggetti in disagio, e con essa la vita delle aziende che ospitano alloro interno tali persone.Il corso si è svolto in conformità e in piena coerenza con gli obiettivi del progettocomplessivo. I partecipanti hanno dato al percorso di formazione valutazioni positi-ve sia in itinere sia alla fine del corso, per ciò che riguarda l’organizzazione, ledocenze e il tutoraggio: tali valutazioni sono state ottenute tramite questionarisomministrati agli allievi a metà e alla fine del percorso formativo.

Seminari di aggiornamento

Seminari realizzati dalle Province della Spezia e Savona• L’inserimento lavorativo dei disabili• Legislazione e il diritto al lavoro dei disabili e svantaggiati• Le nuove tecnologie per l’inclusione sociale e l’autonomia per le persone svan-

taggiate• Le nuove disposizioni in materia di lavoro con particolare riferimento alle fasce

svantaggiate• Presentazione del Project work del corso operatori della mediazione• Presentazione del Piano Formazione Professionale e delle Politiche del Lavoro

per l’inserimento lavorativo• Attività di orientamento in ambito scolastico• World Cafè• Mondo Souk• Presentazione dell’attività dei laboratori• Presentazione dell’attività realizzata nei corsi tutor di bacino e tutor aziendale• Nuove disposizioni in materia di lavoro• Presentazione delle pratiche e degli strumenti nell’inserimento lavorativo in

relazione alle tipologie di disabilità e svantaggio

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• Presentazione degli strumenti per l’inserimento lavorativo di fasce deboli• Analisi dei risultati delle azioni dell’accompagnatore: punti di forza e punti di

debolezza• Seminario conclusivo

Al fine di mantenere i collegamenti fra le forze politiche, imprenditoriali e sindacaliper rimuovere eventuali ostacoli che si possono frapporre alle realizzazioni delleesperienze e al fine di responsabilizzare il mondo imprenditoriale, il sindacato, leimprese e i loro addetti alla cultura dell’accoglienza si sono realizzati moduli di for-mazione per Tutor aziendali e Tutor di bacino.

Formazione per Tutor aziendali

ObiettiviPerché l’inserimento lavorativo dei soggetti sia efficace è necessario che questovenga accompagnato, oltre che dall’operatore da un soggetto interno all’impresa.Questo risponde all’obiettivo di individuare nell’impresa un destinatario nonpassivo di inserimenti lavorativi ma che anzi, in qualità di soggetto attivo, cheaccoglie e partecipa alla definizione degli obiettivi si ponga come strumento dicrescita professionale ed esperienziale per il soggetto inserito. Rendere quindil’impresa soggetto e non oggetto degli interventi utilizzando tutti gli strumenti ele risorse che la legislazione prevede. Si è trattato pertanto di:Sviluppare competenze e conoscenze specifiche al nuovo quadro normativoche regola l’inserimento in azienda dei disabili e delle persone caratterizzateda condizioni di svantaggio e disagio sociale;Sviluppare conoscenze specifiche in relazione alle problematiche generali delladisabilità e dello svantaggio con particolare riferimento alle condizioni di vita e dilavoro;Utilizzare gli strumenti e le metodologie predisposti dal Gruppo operativo pro-vincialeMantenere rapporti con i servizi socio-sanitari, e dell’impiegoValorizzare le competenze latenti e non riconosciute della persona accompa-gnandola nella realizzazione di un proprio progetto professionale;Formulare strategie specifiche per l’adeguamento dell’impresa ai nuovi requisi-ti normativi. Durante i primi mesi del 2005 sono stati realizzati due corsi diformazione per Tutor aziendali, uno tenutosi presso la Camera di Commerciodella Spezia ed uno tenutosi presso la Camera di Commercio di Savona.

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Formazione per Tutor di bacino

ObiettiviDefinire ruolo e competenze di soggetti in grado di costituire all’interno del mon-do imprenditoriale una rete di servizi per favorire l’inserimento lavorativo dei disa-bili e degli svantaggiati.Tali figure entrano in contatto con le singole imprese secon-do specificità di settore produttivo (bacino) per promuovere la cultura e la praticadell’inserimento, diffondendo, spiegando e trasferendo i contenuti relativi al quadronormativo che regola gli inserimenti, predisponendo percorsi di collaborazione trasingola impresa e la rete dei servizi socio-sanitari e dell’impiego; producendo profi-cui flussi informativi fra azienda e servizi; formulando strategie specifiche per l’ade-guamento dei servizi e delle imprese ai percorsi di inserimento individuati.Durante i primi mesi del 2005 sono stati realizzati due corsi di formazione perTutor di bacino, uno tenutosi presso la Camera di Commercio della Spezia ed unotenutosi presso la Camera di Commercio di Savona.

1.6 - La sperimentazione dei percorsi di inserimento

La sperimentazione è consistita in azioni mirate ed individualizzate di orientamento,formazione e inserimento lavorativo, attraverso il ricorso agli strumenti messi a disposi-zione sia dalle normative regionali e nazionali che dal progetto medesimo: sportelli diorientamento, formazione professionale individualizzata (attraverso l’erogazione di vou-chers) e tirocini aziendali.In considerazione del fatto che non tutti i soggetti partecipanti alla sperimentazioneerano in grado di sopportare il clima e l’operatività dell’azienda, sono stati individuati,parallelamente alle imprese, spazi di “inserimento protetto” all’interno di attività socialigià esistenti e gestite direttamente dalla comunità locale (centri sociali, laboratori diquartiere, centri di aggregazione giovanile, scuole, ecc.) dove il soggetto ha sperimenta-to situazioni socializzanti e riabilitative nell’esercizio di compiti non complessi, finalizza-ti alla valorizzazione delle proprie capacità individuali.

Formazione orientativa

ObiettiviAttività a sportello con la finalità di:sviluppare nei partecipanti le capacità di autoorientamento; supportare la personanella strutturazione del proprio obiettivo professionale considerando in manieraanalitica le proprie capacità, i propri interessi e le proprie caratteristiche personali;stimolare le capacità relazionali attraverso adeguate tecniche di comunicazione;favorire l’acquisizione di strumenti per leggere il territorio ed il mercato del lavoro.

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Durata28 ore per 2 edizioni per ciascuna provinciaMetodologieAttività di gruppo alternate ad attività individuali e di piccolo gruppo

Attività realizzata alla SpeziaSulla base delle caratteristiche delle persone, in relazione alla possibilità di un loroinserimento lavorativo, si sono individuate cinque categorie di bisogni:

• soggetti pronti per un inserimento occupazionale;• soggetti pronti per un inserimento formativo;• soggetti pronti per azioni di formazione e orientamento;• soggetti pronti per azioni di osservazione e/o educazione;• soggetti pronti per azioni di sostegno.

In base a questo metodo condiviso, il progetto si è concentrato su 99 soggetti can-didabili e ha permesso la realizzazione di 99 colloqui individuali finalizzati alla stesu-ra del progetto professionale.

Attività realizzata da SavonaL’Attività di orientamento è stata realizzata per un target di persone molto artico-lato e vario. È stato adottato un approccio situazionalista, atto a far emergere i biso-gni di orientamento di ogni persona, intervenendo poi con strumenti diversificati.Gli allievi appartenevano a “fasce deboli” più o meno dichiarate.L’approccio che seguito è stato quello dell’ascolto attivo, partecipante.Il colloquio in alcuni casi si è trasformato in “colloquio in profondità” (è il caso degliadulti disoccupati), perché era importante far emergere bisogni, difficoltà, frustra-zioni, speranze, linee di soluzione; l’approccio è particolarmente complesso, perchéle persone erano state “filtrate” da Informagiovani, struttura che si è dimostrataparticolarmente accogliente, ma bisognava fare il passo verso un impegno persona-le di ricerca attiva del lavoro. Una volta esaminata la problematica individuale, si èritenuto utile il rimando al Centro per l’Impiego di Savona, non solo per un corret-to processo di accoglienza/orientamento, ma specialmente per verificare le possibi-lità di “incrocio”tra domanda ed offerta di lavoro.

Voucher formativi

ObiettiviAttività formativa individualizzata su ambiti professionali scelti dal singolo beneficia-rio in funzione del proprio progetto professionale finalizzata allo sviluppo delle abi-

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lità, conoscenze e caratteristiche professionali e in considerazione delle richiestedel mercatoDurataSecondo tipologia di attivitàMetodologieApprendimento individualizzato

Attività realizzata alla SpeziaSulla base delle caratteristiche delle persone, in relazione alla possibilità di un loroinserimento lavorativo, si sono individuate cinque categorie di bisogni:

• soggetti pronti per un inserimento occupazionale;• soggetti pronti per un inserimento formativo;• soggetti pronti per azioni di formazione e orientamento;• soggetti pronti per azioni di osservazione e/o educazione;• soggetti pronti per azioni di sostegno.

In base a questo metodo condiviso, il progetto si è concentrato su 99 soggetti can-didabili e ha permesso la realizzazione di 30 voucher.L’attività di formazione individualizzata ha coinvolto alcuni enti di formazione sul ter-ritorio (Formimpresa, Ciofs, Aesseffe, Interazione), le proposte formative hannoriguardato i settori informatico, sociale e dei servizi. Per alcune persone si sono resinecessari dei percorsi approfonditi di formazione orientativa. Gli obiettivi dell’inter-vento, di acquisire conoscenze in base all’obiettivo professionale definito durante ilcolloquio, sono stati raggiunti anche se è emersa la necessità di realizzare attività for-mative più flessibili e diluite nel tempo date le particolari esigenze dell’utenza.L’analisi dei profili, le attività svolte con le persone, l’analisi dei fabbisogni aziendalihanno trovato una sintesi nella banca dati realizzata da un consulente per conto delCentro per l’Impiego. Questa banca dati racchiude, infatti, le metodologie e gli stru-menti utilizzati durante il percorso sperimentale. L’obiettivo è quello di sistematiz-zare l’operare in rete attraverso la condivisione sul web della banca dati sviluppan-do un percorso di inserimento lavorativo che preveda l’operare congiunto dei Cen-tri per l’Impiego e degli operatori socio assistenziali e sanitari dalla fase di presa acarico del soggetto all’inserimento in azienda o in realtà più adeguate alla persona.

Attività realizzata a SavonaL’obiettivo principale è stato quello di fornire una formazione a soggetti apparte-nenti alle fasce deboli per una migliore qualificazione nel mondo del lavoro.Nel progetto sono stati coinvolti prevalentemente, oltre al Centro di Formazione“F.Varaldo”, altri enti formativi presenti sul territorio, sia pubblici sia privati e i Ser-

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vizi sociali e dell’ASL come segnalatori e referenti degli utenti..È stato previsto un numero di ore di frequenza da svolgersi nei centri formativi contutors e docenti, all’interno di un periodo di 5 mesi, da febbraio 2005 a giugno 2005.Tali corsi formativi si sono svolti soprattutto in gruppi di allievi ma talora anche singo-larmente. Le attività formative riguardavano soprattutto la ceramica e l’informatica.Gli utenti che hanno potuto usufruire di tale opportunità sono stati segnalati daiservizi di appartenenza. Si tratta di persone svantaggiate da un punto di vista fisico,psichico o sociale che hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro. Gli utentisono tutti residenti nella Provincia di Savona.Alcuni di loro hanno beneficiato anchedi una working experience coerente con l’attività formativa.Durante tutto il percorso lavorativo si è cercato soprattutto di attuare un continuomonitoraggio e intervento a beneficio dell’utente.Le aree di criticità riscontrate sono spesso dovute a situazioni particolari di disagiodegli utenti che hanno reso diffcile o hanno portato addirittura all’interruzione delpercorso formativo: ci sono stati molti problemi, per esempio, con gli ex-tossicodi-pendenti, laddove occorreva forse un lavoro di preparazione, viste le esigenze pecu-liari di questi soggetti, spesso in conflitto con la società, con le norme di comporta-mento e con una tipica tendenza alla fuga dagli impegni costanti e dalle responsabi-lità.Al contrario ci sono stati pochissimi problemi con i disabili fisici ed una situa-zione intermedia per gli utenti con problemi psichiatrici.Gli obiettivi iniziali sono stati raggiunti nella maggior parte dei casi, ma vi sono statiproblemi soprattutto per categorie di soggetti: gli utenti del SERT hanno spesso rinun-ciato in partenza al progetto. Attraverso contatti con gli enti formativi e con gli allievisi è riscontrato un grado di soddisfazione reciproca elevato (tranne nei casi di abban-dono del corso sopra citati) ed un ottima esperienza di self-efficacy per gli utenti.

Tirocini aziendali

ObiettiviInserire nel mondo del lavoro, attraverso l’utilizzo di aiuti all’occupazione previstidalle disposizioni di legge, soggetti disabili e socialmente svantaggiati sviluppandopercorsi di professionalizzazione specifica e consentendo al singolo soggetto disperimentare una rete di relazioni che gli permetta di aumentare il proprio livello diautonomia e autostimaMetodologieCoordinamento tecnico ed operativo da parte delle equipe territorialiBeneficiari

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55 soggetti in condizioni di disabilità o di svantaggio sociale (35 per la provincia del-la Spezia e 20 per la provincia di Savona).

Attività realizzata alla SpeziaSulla base del modello operativo elaborato all’interno del GOP, che individuava il CPIcome luogo di regia e di coordinamento, si è avviato un laboratorio di sperimentazio-ne operativa prendendo come punto di partenza le segnalazioni (n.136) delle personeda parte dei singoli servizi (Salute Mentale, SERT, Servizio Disabili…..) e le disponibilitàdelle aziende ad ospitare tirocini o ad effettuare assunzioni.Alla base del lavoro lametodologia proposta dal consulente dei CPI all’interno dei percorsi di formazione el’utilizzazione degli strumenti operativi elaborati dagli operatori nei Project Work.Il confronto operativo sui singoli casi ha permesso di adattare gli strumenti alle esi-genze dei servizi e di definire standard e linguaggi in cui tutti gli operatori si sonopotuti riconoscere.Sulla base delle caratteristiche delle persone, in relazione alla possibilità di un loroinserimento lavorativo, si sono individuate cinque categorie di bisogni:

• soggetti pronti per un inserimento occupazionale;• soggetti pronti per un inserimento formativo;• soggetti pronti per azioni di formazione e orientamento;• soggetti pronti per azioni di osservazione e/o educazione;• soggetti pronti per azioni di sostegno.

L’attività di tirocinio è stata gestita, a seguito di bando pubblico ,dall’ente di forma-zione IS.FOR.COOP.Sono stati realizzati 34 tirocini di cui 17 occupazionali e 17 formativi della duratamassima di 3 mesi.I tirocini formativi sono stati rivolti a persone che avevano necessità di consolidareo acquisire competenze professionali.I tirocini occupazionale sono stati rivolti a persone con profilo professionale giàdefinito e pronte per l’inserimento in azienda.Dal monitoraggio svolto dalla Cooperativa CILS è emerso un sostanziale successoraggiunto con il progetto, in quanto i tirocini hanno avuto il seguente andamento:

• il 67% degli inserimenti ha avuto un esito positivo• il 27% un esito negativo• il 6% è in sospeso.

Ha contribuito fortemente al successo delle attività il rapporto che si è instauratocon le aziende ospitanti. Infatti, l’inserimento è stato preceduto da un’analisi sulprofilo richiesto, da un accompagnamento in itinere di tutor dedicati e dal monito-raggio finale.

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Oltre ai tutor “senior” individuati dall’ente di formazione IS.FOR.COOP., il ruolo diaccompagnatore al lavoro di soggetti in fascia debole è stato svolto da alcune dellepersone che hanno partecipato al corso di formazione per disoccupati previstoall’interno del progetto Equal Artis.

Attività realizzata a SavonaL’attività ha avuto luogo dal 1 febbraio 2005 al 30 giugno 2005.L’obiettivo principa-le è stato quello di inserire nel mondo del lavoro persone appartenenti a classisociali svantaggiate, tra cui utenti dei vari servizi operanti del territorio, quali Servi-zi di Salute Mentale, Sert, Sild, Servizi Sociali. L’esperienza lavorativa degli utenti èstata così seguita in collaborazione coi servizi di appartenenza, in maniera indivi-dualizzata per ciascun utente. Così anche il significato e l’obiettivo di tali esperienzelavorative sono stati diversificati in base alle caratteristiche di ciascuna personainserita. In alcuni casi si è potuto raggiungere lo scopo dell’assunzione post-tiroci-nio. In questi casi, la work experience ha funzionato come uno strumento di vero eproprio pre-inserimento lavorativo, in quanto, mediando tra le esigenze particolaridell’utente e quelle dell’azienda si è riusciti a valorizzare il neo lavoratore e ad aiu-

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tare l’utente in un percorso di integrazione, laddove si è anche promosso un dialo-go tra azienda e persona proficuo per entrambe le parti.In alcuni casi, invece, non si è potuto mirare all’’assunzione vera e propria post tiro-cinio, a causa di caratteristiche già note dell’utente e/o dell’azienda. In questi casil’obiettivo era di promuovere soprattutto un’esperienza lavorativa positiva perutenti con problemi soprattutto relazionali e psicologici di una certa gravità. L’op-portunità per la persona con disagio di esperire un buon rapporto con l’azienda, icolleghi ed il datore di lavoro e di sperimentare se stesso come capace a svolgereuna funzione lavorativa, può costituire un obiettivo estremamente importante. Inalcuni casi non si è potuto ottenere l’assunzione vera e propria ma sviluppare pro-getti post tirocinio, tramite diversi strumenti (quali le borse-lavoro), per continuareun’esperienza che è stata positiva per l’utente.Un altro obiettivo parallelo che si è riusciti a raggiungere è stato quello di una pro-ficua collaborazione e mediazione dei Servizi coinvolti e delle aziende stesse. Supe-rare i pregiudizi delle aziende che vedono l’utente svantaggiato come un “obbligo”anziché una risorsa reale è stato un obiettivo sempre perseguito.La collaborazione tra servizi e l’integrazione di competenze ed informazioni è statouna altro obiettivo trasversale ma rilevante poiché i vari Enti ed Istituzioni sono spessoabituati ad affrontare problemi diversi e finiscono quasi con il parlare “lingue diverse”.Nel progetto sono stati coinvolti prevalentemente i servizi dell’ASL che si occupa-no di persone con disagio o disabilità (SERT; SILD, Salute Mentale), i Servizi SocialiTerritoriali, i Centri per l’Impiego e le aziende stesse che hanno stipulato una con-venzione con la Provincia di Savona. La partecipazione di tutti i servizi è stata atti-va ed interessante. Il Servizio di appartenenza dell’utente ha creato un progetto sul-la persona, in collaborazione con i Centri per l’Impiego, e si sono scelte aziende,all’interno delle quali un tutor aziendale permettesse un continuo dialogo, confron-to e follow up. Il tutto coadiuvato da un accompagnatore al lavoro del Centro diFormazione “F.Varaldo”.La Convenzione di tirocinio prevedeva un orario di lavoro settimanale partendo daun minimo di 20 ore ad un massimo di 35 ore da concordare con utente, Servizi eazienda. Il percorso lavorativo dell’utente è stato seguito da un tutor aziendale, perquel che riguarda l’apprendimento ed il controllo delle mansioni svolte all’internodell’azienda e anche l’inserimento nell’ambiente. Il referente del Servizio che hasegnalato l’utente ha avuto un ruolo fondamentale nella progettazione dell’inter-vento e, spesso, ha svolto un ruolo molto importante a livello di relazione conl’utente ed informazione presso gli altri soggetti coinvolti.Gli utenti che hanno potuto usufruire di tale opportunità sono stati segnalati daiservizi di appartenenza e dai Centri per Impiego. Si tratta di persone svantaggiate

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da un punto di vista fisico, psichico o sociale che hanno difficoltà ad inserirsi nelmondo del lavoro.Durante tutto il percorso lavorativo si è cercato soprattutto di personalizzare l’in-tervento, attuando un continuo monitoraggio e intervento a beneficio dell’utente. Èstato importante anche prendere in considerazione le esigenze e gli obiettivi del-l’azienda in cui sono stati inseriti gli utenti, per evitare il rischio di “proteggere”troppo l’utente, a danno dell’azienda. L’obiettivo di trovare uno spazio di intesa tralavoratore svantaggiato ed azienda è importante affinché anche l’azienda sia soddi-sfatta dell’esperienza e sia così pensabile una continuazione del progetto.Le aree di criticità riscontrate sono spesso dovute all’eterogeneità degli utenti e servizi.Si è riscontrato anche un problema legato alla definizione di soggetto svantaggiato. Peresempio, è possibile che persone portatrici di handicap fisico abbiano anche problemipsicologici o addirittura psichiatrici e la scelta del servizio di competenza può apparireproblematica,ma talvolta la scelta del servizio competente è importante perché è quelloche possiede gli strumenti più idonei per affrontare il tipo di disagio dell’utente.Gli obiettivi iniziali sono stati raggiunti nella maggior parte dei casi, vi sono stati pro-blemi soprattutto per categorie di soggetti: gli utenti del SERT hanno spesso rinun-ciato in partenza al progetto; i disabili invece sono riusciti a portare a termine l’espe-rienza senza troppi intoppi, mentre gli utenti della Salute Mentale hanno dovutoaffrontare, specie all’inizio, periodi brevi di ricovero o di riposo a causa del loro disa-gio, ma sono riusciti, successivamente a continuare positivamente l’esperienza. Sonoda segnalare inoltre gli utenti multiproblematici, con disagio di tipo fisico, sociale epsichico, in cui si è riusciti ad ottenere buoni risultanti solo se si riesce ad individuareil tipo di disagio realmente invalidante, al di là del servizio che, in concreto, li segue.La maggior parte delle aziende si è rivelata disponibile e soddisfatta.

Laboratori protetti “Botteghe dei mestieri”

ObiettiviOffrire opportunità di inserimento socio-riabilitativo a categorie di disabilità chenon sono in grado di “sopportare” il carico dell’operatività e del clima aziendaleCoinvolgere la comunità locale sui temi dell’inclusione sociale con particolare rife-rimento ai giovani ed agli anzianiAllestire laboratori “protetti” in carico alle forme di aggregazione sociale presenti alivello comunitarioRealizzare servizi prodotti di utilità sociale (orti e giardini, igiene ambientale, spetta-coli, manufatti d’uso collettivo).Le botteghe dei mestieri non hanno quindi come finalità l’occupazione del soggetto

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quanto piuttosto una funzione riabilitativa collocandosi come intervento “protetto”.DurataSecondo tipologie dei soggetti partecipantiMetodologiePartecipazione a momenti collettivi di autoproduzione sociale, interventi supporta-ti dalla presenza di un accompagnatore Beneficiari35 soggetti (20 per la provincia della Spezia e 15 per la provincia di Savona).

Attività realizzata dai Comuni della Spezia e SavonaL’attività è stata rivolta a tutte le persone appartenenti alle categorie svantaggiate,con particolare riferimento a soggetti disabili e con patologie psichiatriche.L’idea originale da cui sono stati mossi i primi passi è stata quella dell’inserimentodegli utenti presso botteghe artigiane e laboratori già esistenti sul territorio.Sono state contattate, quindi, le varie associazioni, centri ricreativi, culturali, centrianziani, consulte e strutture varie, ricercando corsi manuali che avessero come pro-dotto finale un manufatto.Una volta ottenute le adesioni dei responsabili delle “botteghe”, sono stati coinvol-ti i servizi sociali e sanitari del territorio provinciale, cui è stato dato il mandato dalG.O.P. di segnalare al Comune capoluogo (Assessorato alle Politiche sociali),responsabile dell’organizzazione dell’iniziativa, i nominativi degli utenti che riteneva-no più idonei alla frequentazione delle tipologie di attività individuate.Se per alcuni operatori dei servizi il criterio guida nella selezione dei nominativi èstato quello della gravità del problema dell’utente, inteso come livello specifico dicompromissione delle abilità ritenute necessarie per un corretto svolgimento deicompiti assegnatigli, altri hanno dato un valore molto più importante al potenzialedi autonomia ancora inespresso.Si è proceduto, quindi, all’avvio degli inserimenti nelle botteghe, affidando la gestio-ne dei singoli casi agli accompagnatori, figure di supporto agli utenti nello svolgi-mento delle attività e di raccordo tra i servizi socio sanitari ed i Comuni capoluogo,responsabili dell’organizzazione dell’iniziativa.Strumenti di monitoraggio e risultati della ricercaParallelamente alla realizzazione dei laboratori si è svolta un’attività di studio e moni-toraggio sui risultati progressivamente conseguiti e sugli aspetti di criticità dell’espe-rienza. Poiché sono stati attivati più laboratori e ad essi hanno partecipato diversetipologie di utenti dalle molteplici caratteristiche, un’importante occasione di rifles-sione è offerta dal confronto delle diverse esperienze personali nonché dalle neces-sarie, differenti modalità di gestione. I dati sono stati raccolti attraverso l’impiego diinterviste semi-strutturate o questionari, somministrati ai beneficiari dell’iniziativa.

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Per gli utenti si è scelta la formula del questionario, redatto utilizzando un registrolinguistico semplice e immediato, tale da poter essere compilato senza ricorrereall’ausilio degli educatori; le domande, principalmente a risposta chiusa, erano fina-lizzate a conoscere le loro aspettative circa il progetto, il loro gradimento o menodell’esperienza del laboratorio e le eventuali difficoltà riscontrate.Si riportano, in sintesi, alcuni dati significativi risultati dall’elaborazione dei questio-nari.

Comune di Savona

Botteghe Comune della Spezia Sede PartecipantiCreazione di burattini Compagnia Burattin Burattinando 2Corso di pittura Officina Botteghe D’Arte 5Manualità Università Popolare 2Restauro legnoDecoupage Cooperativa Percorsi 1Informatica Associazione Socio Culturale Agorà 2Corso ceramica Associazione AIDEA 1

Botteghe Comune di Savona Sede PartecipantiDecoupageColage UniSabazia 4Fiori di Carta (Università per la Terza età)Tornio Scuola di Ceramica ComunaleCeramica Albisola Superiore 14Modellato

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Interessante notare come la soddisfazione per l’ opportunità di stare insieme adaltre persone vada di pari passo con quella inerente la creazione di manufatti, facen-do appello unicamente alla propria fantasia. Non solo divertimento quindi, ma anchepossibilità di dimostrare principalmente a se stessi quel che si è capaci di fare.

Questi aspetti vengono inoltre considerati attraverso il confronto con eventualialtre loro esperienze relative al tempo libero.

Il 100% delle attività legate al tempo libero risultano essere di tipo sportivo.Alla luce delle considerazioni emerse, si è voluta inoltre rilevare la volontà di ripe-tere l’esperienza del corso: solo il 13% degli utenti si è dimostrato contrario.

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È stato rilevato,inoltre, un gradi-mento totale perquanto riguardal’integrazione coni “compagni diclasse” e “l’inse-gnante” e tutti ipartecipanti han-no dichiarato laloro disponibilitàa ripetere l’espe-rienza.

Sono stati invece intervistati i docenti dei corsi, per conoscere le criticità riscon-trate nel coniugare gli obiettivi di apprendimento delle tecniche con quelli dell’inte-grazione sociale, in particolare attraverso la scelta della programmazione delle atti-vità.Si è infatti riscontrato che, ad un livello pratico, i docenti si sono confrontati con lanecessità di scegliere una programmazione adeguata alle capacità degli utenti svan-

Comune della Spezia

Le “altre attività” svolte nel tempolibero sono di vario tipo: volonta-riato, ginnastica, modellismo.

Per quanto riguarda l’utilità perce-pita valgono le stesse considera-zioni riportate per l’esperienzasavonese.

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taggiati ed a quelle degli altri partecipanti, senza trascurare l’obiettivo primario del-l’integrazione dei due gruppi.

Si riporta, infine, una sintesi dell’esperienza raccontata degli accompagnatori…“…Le nostre aspettative riguardo al progetto erano quelle di facilitare per gli uten-ti, l’inserimento in attività di aggregazione sociale presenti sul territorio. Per questosono state avviate, dal mese di Marzo le “Botteghe dei mestieri”, spazi di attività edi aggregazione sociale nei quali vengono attuati inserimenti socio-riabilitativi, rivol-ti a categorie di disabilità che non sono in grado di “sopportare il carico dell’opera-tività e del clima aziendale”. L’iniziativa ha previsto quindi il loro inserimento in cor-si ed attività frequentati dalle persone cosiddette “normali”. Questo aspetto hasuscitato soprattutto in alcuni utenti, ansie e perplessità dovute al timore e alla dif-ficoltà di doversi relazionare a persone nuove senza possedere adeguati strumenti;inoltre alcuni individui temevano di non essere all’altezza di realizzare i compiti chel’insegnante avrebbe proposto loro.Tuttavia, la presenza di un accompagnatore confunzioni di sostegno in caso di difficoltà ed il fatto di trovare ambienti accoglienti,disponibili ed incoraggianti, ha fatto superare dubbi e difficoltà ed ha creato la situa-zione ideale affinché gli utenti inseriti nei corsi potessero mettersi alla prova sere-namente. Spesso questo ha permesso loro di scoprire di possedere capacità cheneanche lontanamente sospettavano di avere, con notevoli effetti positivi sulla loroautostima e sulla concezione di sé. Gli utenti hanno risposto positivamente allenostre aspettative, manifestando grande interesse per i corsi e con il nostro soste-gno individualizzato hanno potuto migliorare le loro capacità relazionali, integran-dosi adeguatamente con il gruppo. I risultati ottenuti hanno dimostrato la grandeutilità di queste iniziative, modificando, nelle persone a contatto con gli utenti, l’ideadi disabilità. Se nella concezione comune è concepita soprattutto come carenza,l’esperienza fatta ha permesso di vedere anche e soprattutto le potenzialità dellepersone che vivono questa condizione. L’utilità dell’esperienza è derivata anche dalcontesto di inserimento: un gruppo “misto”, in cui utenti e partecipanti erano postisullo stesso piano, dal momento che condividevano un unico scopo: quello diapprendere una particolare attività. La figura dell’accompagnatore ha permesso agliutenti di sperimentare una condizione di “partecipazione protetta” al gruppo dilavoro, di mettersi in gioco nelle relazioni e nelle attività in modo sereno, derivantedalla consapevolezza di ricevere un aiuto in caso di bisogno. La presenza dell’ac-compagnatore è stata quindi discreta, quasi “invisibile”, poco o per nulla interferen-te nelle attività previste dal corso, con il preciso intento di incoraggiare l’autonomiae la creatività. Questa figura è stata importante anche per gli insegnanti, ha agevola-to infatti la loro relazione con l’utente, ponendosi come mediatore delle richieste e

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delle esigenze dell’uno e dell’altro. Ha rappresentato un punto di riferimento e con-sentito un certo alleggerimento del suo carico di responsabilità. Il compito dell’accom-pagnatore è stato anche quello di mantenere contatti continui con i servizi di riferi-mento, per avere uno scambio di informazioni ed un confronto sull’utente e sull’anda-mento dell’attività. Il modo in cui i percorsi sono stati organizzati si è dimostratoappropriato agli obbiettivi del progetto, adeguata la sede di svolgimento, gli orari dellelezioni, il modo in cui sono stati chiariti, fin dall’inizio, gli obbiettivi formativi. L’inseri-mento degli utenti è avvenuto in gruppi misti poco numerosi, di modo che è stata pos-sibile la socializzazione con gli altri componenti, la comprensione dei compiti e la colla-borazione. Ciò è stato possibile anche grazie a degli insegnanti molto disponibili che,pur non avendo precedenti esperienze in questo ambito, hanno saputo rapportarsicon estrema pazienza ed umanità agli utenti, accompagnandoli nel loro percorso diapprendimento e lasciandogli la possibilità di esprimersi liberamente. L’esperienza èstata vissuta in modo molto positivo non solo dagli insegnanti,ma anche dagli altri par-tecipanti del corso, che si sono sentiti umanamente coinvolti e partecipi dell’integra-zione. L’utilità di questa esperienza nei termini di miglioramento delle capacità sociali,di benessere e sicurezza individuale degli utenti, depongono a favore della replica e del-l’ampliamento di questo tipo di iniziative rivolte alle fasce deboli.”

1.7 - Attività transnazionali: Il partenariato work4netIl progetto transnazionale work4net è stato definito attraverso un accordo di coopera-zione transnazionale a cui hanno aderito 4 partner:

Accordo di cooperazione transnazionaleWORK4NET

A. Principi fondamentali e obiettiv iLa partecipazione transnazionale work4net collaborerà al fine di sviluppare propostepanUnione Europea per combattere la discriminazione legata al mercato del lavoro.Questa partnership svilupperà nuovi modelli di intervento e metodologie per gruppi eindividui svantaggiati e studierà inoltre le barriere relative all’Accesso, Mantenimento eAvanzamento (ARP) nel mercato del lavoro.

Italia Artis La Spezia/SavonaGran Bretagna Forward BirminghamGermania The Elbe Island Development Partnership AmburgoFinlandia Victory Helsinky

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Tutti i partner hanno il compito di analizzare e includere nuove proposte relative aitemi affrontati trasversalmente in tutte i processi/attività, ovvero:

• Partecipazione attiva• Pari opportunità• Innovazione

Quale risultato di tale collaborazione la partnership svilupperà strategie comuni alloscopo di integrare nuovi e validi approcci alla ARP.I quattro referenti della partnership transnazionale condividono i seguenti interessicomuni all’interno del programma EQUAL:1) RicercaTra gli obiettivi primari dei quattro partner (DP) vi sarà la comune ricerca di barriererelative alla questione di Accesso, Mantenimento e Avanzamento nel contesto del mer-cato del lavoro sebbene ogni gruppo abbia un obiettivo leggermente differente. Permantenere l’obiettivo generale, il referente di La Spezia/Savona si occuperà di accessoal lavoro; il DP Amburgo – accesso al lavoro/analisi dei fabbisogni; il DP Birmingham –Accesso, Mantenimento e Avanzamento di lavoratori al di sopra dei 50 anni; il DP Victo-ry Helsinki - Accesso, Mantenimento e Avanzamento nel lavoro per disabili.2) Interventi su base ICT nel mercato del lavoro- Ricerca su come l’impiego delle tecnologie di diffusione delle informazioni (ICT) pos-sa supportare le attività ARP- Ricerca su come l’impiego di ICT possa promuovere comunicazioni e collaborazionipiù efficienti tra i partner.3) Modelli innovativi di servizi/prodottiModelli/prodotti/servizi innovativi – differenti metodologie di informazione sul posto dilavoro allo scopo di promuovere Accesso, Mantenimento e Avanzamento; pilotaggio dimodelli innovativi di servizi.4) Gruppi di destinatari comuniTutti i referenti considerano le categorie di disagiati di differenti tipi; i gruppi compren-dono per esempio i disabili che è difficile individuare, coloro che sono diventati disabiliin età matura, i disabili che hanno un lavoro ma che stanno per perderlo, i giovani e glianziani che lavor ano o sono in congedo per malattia e necessitano riabilitazione. Esisteun minimo di interesse bilaterale in altri gruppi target come lavoratori anziani, giovani ogruppi etnici minoritari.5) Collaborazione con i datori di lavoroUn’attenzione speciale sarà data alle politiche di reclutamento, pari opportunità e sug-gerimenti dei datori di lavoro.6) GuidaI diversi tipi di mentoraggio verranno esaminati per gli aspetti di Accesso, Mantenimen-to e Avanzamento, per esempio utilizzando l’ICT.

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7) Sinergia perfezionata e network dei partner localiIn particolare il principio di partecipazione attiva dei gruppi e dei singoli svantaggiati saràun motivo primario nell’analisi della sinergia e della partecipazione dei fiduciari e partner.8) Sviluppo di nuove strategie relative all’Accesso, Mantenimento e Avanzamento È infine auspicabile che tali strategie possano essere inserite nelle politiche nazionali.

Scopi comuniLo scopo dei quattro partner è di realizzare i seguenti punti all’interno della coopera-zione transnazionale worknet.41. Sito Web comune 2. Relazione di analisi generale3. Relazione transnazionale4. Relazione di valutazione5. Avvenimenti transnazionali6. Visite di studio7. Analisi dei nuovi prodotti/servizi/modelli lavorativi (per esempio ICT – prodotti/strumenti)8. Network innovativo trasnazionale

Al fine di sviluppare un approccio panUnione Europea per combattere forme di discrimi-nazione legate al mercato del lavoro e creare una connessione trasnazionale tra i partner,la partnership transnazionale “work4.net” metterà in atto un programma di lavoro collet-tivo. La strategia transnazionale della partnership è costituita dalle seguenti attività:• Attività svolte da tutti e quattro i partner: eventi transnazionali, gruppi di gestione

transnazionale, visite di studio• Attività svolte da uno dei partner: ricerca generale, sito web, relazione transnaziona-

le e di valutazione• Attività svolte dai partner in maniera differente: promozione di nuovi network,

modelli, prodotti/servizi• Un Segretariato di Coordinamento a rotazione assicurerà lo scambio di informa-

zioni tra i partner

work4net: attività transnazionale realizzataIl programma di lavoro,a suo tempo concordato, si è dipanato nel periodo 2002 – 2005. Inquesto intervallo temporale si sono realizzati 36 incontri di lavoro transnazionali finalizzati• allo scambio di esperienze• allo sviluppo parallelo di approcci innovativi• alla condivisione di nuovi approcci, importazione/esportazione di metodologie di lavoro che hanno visto la partecipazione di più di 730 operatori per circa 1700giornate/uomo di lavoro transnazionale imperniate sui temi dell’occupabilità.Di seguito vengono riportati i programmi di lavoro dei meeting transnazionali a cuihanno preso parte gli operatori coinvolti nello sviluppo del Progetto ARTIS.

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Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Germania 3 Italia 3 1Organizzazione delle varie fasi inerenti la transnazionalità, scambio di informazioni e accordi tra i partnersull'andamento dei singoli progetti e sulle modalità di gestione del partenariato transnazionale

Gran Bretagna 1Finlandia 2

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Germania 3 Italia 2 1Primo Transnational Managment Group: definito il piano di lavoro transnazionale e i "milestones", costruitele fondamenta del gruppo di lavoro e delle modalità di gestione dei rapporti.

Gran Bretagna 1 Presentazione dei progetti nazionali a carico di ciascun partner, status della partnership Equal work4.netFinlandia 1 Discussione relativa alle tematiche legate alla redazione della ricerca transnazionale

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Italia 11 Germania 1 2 03. 07 Savona - Inizio sessione di lavoro: consegna materiale Artis e presentazione del programma TMG diSavona Incontro con le autorità locali. Riunione organizzativa inerente le attività transnazionali da attuarsi

Gran Bretagna 103.07 Savona . Visita e illustrazione delle attività del Polo per la formazione, visita del Centro per l’Impiego,visita Centro Diurno per disabili, visita ed illustrazione servizio minori stranieri.

Finlandia 2

04.07 La Spezia - Inizio sessione di lavoro : Presentazione stato avanzamento progetti partner e dellasegreteria transnazionale (report, calendario trasnazionale, analisi della cooperazione transnazionale).Dibattito relativo ai seguenti temi: riabilitatore virtuale, ricerca transnazionale, schede di valutazione, sitoweb, valutazione e riflessioni TE Amburgo, proposta Te ottobre

04. 07 La Spezia - Visita al Centro per l'Impiego della Spezia - Dibattito sui seguenti argomenti : statoavanzamento progetto Artis - Il centro per l’impiego e i progetti sperimentali - Obiettivi, metodi e risultatidella conferenza territoriale dell’Handicap- Ruolo e funzioni del servizio inserimento lavorativo

TRASNATIONAL MANAGEMENT GROUP AD IVALO (FIN)05 -09 dicembre 2003

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Finlandia 2 Italia 1 3

Aggiornamento sulle attività transnazionali e sulle cooperazioni in atto, confronto, gestione delleproblematiche relative al sito, della ricerca e del report inerente l'attività trasnazionale. Valurazionedell'attività svolta, discussione su Equal II

Gran Bretagna 1Finlandia 1

TRASNATIONAL MANAGEMENT GROUP AD IVALO (FIN)6 dicembre 2003

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaFinlandia 10 Italia 1 1 Scambio di informazioni e accordi tra i partner sull'andamento dei singoli progetti nazionali

Gran Bretagna 1Finlandia 1

TRASNATIONAL MANAGEMENT GROUP AD HAMBURG (D)14 ottobre 2002

TRASNATIONAL MANAGEMENT GROUP AD HAMBURG (D)11 aprile 2003

TRASNATIONAL MANAGEMENT GROUP ALLA SPEZIA (IT)03 -04 luglio 2003

TRASNATIONAL MANAGEMENT GROUP ALLA SPEZIA (I)25 ottobre 2003

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaItalia 7 Germania 2 1 Riunione transnazionale relativa alla definizione dei contenuti e alle modalità di esecuzione della ricerca

Gran Bretagna 3Finlandia 1

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TRASNATIONAL MANAGEMENT GROUP AD HELSINKY (FIN)12 maggio 2004

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaFinlandia 2 Italia 1 1 Valutazione delle attività transnazionali realizzate e delle collaborazioni in atto

Gran Bretagna 1 Sviluppo e discussione delle strategie di svolgimento dell'attività transnazionaleFinlandia 1 Proposte di collaborazione e attività per il futuro

TRASNATIONAL MANAGEMENT GROUP A BIRMINGHAM (GB)21 -22 GIUGNO 2004

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaGran Bretagna 2 Italia 1 2 Feedback dell'evento nazionale finlandese e monitoraggio delle collaborazioni trasnazionali in atto

Germania 1 Tematiche legate al Transnational EventFinlandia 3 Tematiche legate alla ricerca transnazionale

Tematiche legate al Transnational ReportTematiche legate al sito del progettoValutazione del lavoro svoltoTAPS

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaGran Bretagna 5 Italia 1 1 Accordi sulla strategia di impostazione della ricerca transnazionale

Germania 2Finlandia 1

RESEARCHERS MEETING A BIRMINGHAM (GB)10 novembre 2004

TRASNATIONAL MANAGEMENT GROUP A BIRMINGHAM (GB)11-12 novembre 2004

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaGran Bretagna 4 Italia 1 2 Presentazione programma del TE

Germania 1 Aggiornamenti sul progetto nel complessoFinlandia 1 Tematiche legate al sito del progetto

Tematiche legate alla compilazione del Trasnational ReportTAPSValutazione delle collaborazioni in atto e definizione del piano di scambi futuro

TRASNATIONAL MANAGEMENT GROUP A BIRMINGHAM (GB)21-22 febbraio 2005

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Gran Bretagna 2 Italia 1 2Feedback relativo al programma per il TE di Birmingham, definizione delle cooperazioni transnazioali disuccesso da presentare

Finlandia 3 Problematiche relative alla ricerca,al report, al sito web.Germania 1 Valutazione delle attività transnazionali in itinere

TAPSAttività esterne quali studi ed extra visit

TRASNATIONAL EVENT AD HAMBURG (D)10 - 11 APRILE 2003

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Germania 54 Italia 9 2

10.04 Benvenuto e introduzione“Presentazione della città di Amburgo”: cambi strutturali, lavoro,formazione, istruzione, immigrazione, sviluppo sociale. Presentazione delle seguenti tematiche: Problemi esoluzioni:- Amburgo – capitale del Land (Camera di Commercio)- La crescita della città – collegamenti con ilsud (Ambasciata del Senato, Mr. Malte Krugmann)- Lo sviluppo di una città sociale (Università tecnica diAmburgo, Prof.Dr Ingrid Breckner)

Gran Bretagna 11 10 04 Visita a 5 iniziative progettuali

Finlandia 10

10.04 Ritrovo a Elbe Island : Presentazione a cura di Randzio - Plath (Membro del Parlamento Europeo) -Presentazione degli ospiti - Brevi interventi di : Lloyd Broad su Work4net, Aino Makela relativamente al sitoweb e David Virgilio per quanto attiene alle restanti attività transnazionali da realizzare

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TRASNATIONAL EVENT A LA SPEZIA E SAVONA (I)23 - 24 OTTOBRE 2003

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Italia 41 Gran Bretagna 10 2

23.10 La Spezia - “Politiche territoriali e la strategia del progetto ARTIS: il ruolo delle istituzioni” a curaPier Gino Scardigli (Presidente Camera di Commercio Industria Artiginato Agricoltura della Spezia) -seguepoi l'intervento di Paolo Garbini (vice presidente e assessore alle politiche attive del lavoro della Provinciadella Spezia) e di Massimo Federici (Presidente Zona Sociale n.1 e assessore al Welfare municipale, Comunedella Spezia)

Finlandia 11

23.10 La Spezia - Presentazione dello stato avanzamento lavori progetto “Elbe Island”Gottfried Eich - delprogetto “Victory”Aino Makela - del progetto “Forward”Lloyd Broad - Presentazione del progetto ARTIS acura di David Virgilio, coordinatore del progetto Artis e a cura di Ulderico Fusani, responsabile per laProvincia della Spezia del Progetto ARTIS - Vengono quindi esposti i primi risultati dell’indagine locale daparte di Marco Razzi, Responsabile ricerca progetto Artis - la discussione verte poi sul monitoraggiodelle attività di Artis a cura di Mario Giannoni, Responsabile monitoraggio progetto Artis - Vengono inoltrepresentati servizi, attività ed esperienze di inserimento lavorativo nella provincia spezzinaed anticipate levisite che verranno svolte nel pomeriggio d parte di Paola Perazzi, Project Manager del progetto Artis

Germania 10

23.10 La Spezia - Visita alle iniziative locali:1. Centro per l’impiego (Provincia della Spezia) & Servizio dimediazione sociale e lavorativa (Comune della Spezia) 2. Unità Operativa Disabili (A.S.L. n.5) & Comunitàalloggio disabili (Comune della Spezia; ASL) 3. L’esperienza di Acam & Coop Liguria & Conad 4. CentroDocumentazione Handicap (Coop CILS) & Ass. “Le Pleiadi” 5. Caritas Diocesana & Centro ServiziVolontariato“Vivere insieme” dove viene presentata la conferenza “Gli strumenti di attuazione della strategiadi economia sociale.” a cura di Paolo Garbini, (vice presidente e assessore alle politiche attive del lavorodella Provincia della Spezia);24.10 Savona - Accoglienza delle delegazioni dei parter europei e della Spezia c/o il C.F.P. Varaldo, sededelle attività della giornata. - Inizio delle attività. Riunione plenaria. - Relazione sulla situazione socio –economica del territorio provinciale24.10 Savona - Workshop: Suddivisione nei gruppi e inizio lavori nei workshop· Ruolo delle imprese e deisindacati nelle politiche aziendali di reclutamento, conservazione del posto, progressione e pari opportunitàper i lavoratori disabili o svantaggiati; l’incidenza del progetto Equal nell’orientamento e nel monitoraggiodelle politiche aziendali in materia. · Le metodologie, gli strumenti e gli esiti della formazione professionale:affinità e differenze nelle tecniche di somministrazione e di misurazione dell’efficacia dei percorsi formativifra le diverse D.P. in rapporto alle nuove figure professionali e agli esiti attesi all’interno dei singoli progetti.

TRASNATIONAL EVENT A HELSINKI (FIN)13 - 14 MAGGIO 2004

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Finlandia 23 Italia 13 2

13.05. Lavoro on line nel Virtual Rehabilitator, il concetto di “ESSI” (Aino Makela, Jari Ylinen, PirjoHeiskanen)· lavorare insieme nel Transnational Event di Helsinki (Lloyd Broad, Aino Makela, Gottfried Eich,Paola Perazzi)· lavorare insieme on line (obiettivi e metodi di lavoro- Jari Ylinen)

Germania 6

13.05 Divisione in gruppo e organizzazione dei seguenti workshop:1) Ricerca (conduce Gottfried Eich conPekka Niutanen) 2) Carriera e contenuti della formazione (conduce Caroline Heines con Jarkko Korhonen)3) Il Virtual Rehabilitator (conduce Aino Makela con Seppo Kuusisto) 4) L’interattività sul sito Work4net.org(conduce Jari Ylinen con Katariina Tiainen) 5) Lavorare con i sindacati e le aziende (conducono PaolaPerazzi, Lloyd Broad con Antti Asikainen)

Gran Bretagna 14 13.05 Organizzazione del workshop:1. input per ogni workshop2. obiettivo dei workshop (domande a cui rispondere) e idee per il lavoro on line comune3. sessione di lavoro comune

4. sintesi delle sessioni ( a cura dei project manager e dei collaboratori)14.05 Presentazione della sintesi dei lavori del giorno precedente - Lavori di gruppo e organizzazionetecnica: servizi on line per la comunicazione futura nello sviluppo del lavoro congiunto - Programma delworkshop:1. obiettivo del workshop (domande a cui rispondere) e idee per il lavoro on line comune 2.sviluppo dei servizi on line 3. sessione di lavoro comune. Piano d’azione per lo sviluppo del futuro lavorocongiunto - Presentazione dei piani di azione - Sintesi delle sessioni di lavoro

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TRASNATIONAL EVENT A BIRMINGHAM (GB)13/15 APRILE 2005

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Gran Bretagna 53 Italia 16 2

14.04 Punti chiave della transnazionaltà – concetti fondamentali dal report transnazionale - Analisi di casitransnazionali: Pilotaggio, Sperimentazione, Work shadowing (esperienza di affiancamento lavorativo) esviluppo congiunto (2 workshops simultanei) - Sintesi della ricerca transnazionale - Presentazione del sitotransnazionale - Sintesi della valutazione - Sintesi finale dei relatori – DWP e Ecotec (ente del DWPresponsabile della gestione/distribuzione fondi)

Germania 8

Partecipazione a tavoli di lavoro nella forma del World Cafè presso i Giardini Botanici di Birmingham suitemi alla base dell’iniziativa Equal: - Empowerment;Pari opportunità; Parternariato;Innovazione;Transnazionalità;Impiegabilità

Finlandia 12

EXTRA VISIT A LA SPEZIA (I)22 marzo 2005

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaLa Spezia 8 Gran Bretagna 2 1 22. 03 :Presentazione della A.S.L. n°5 della Spezia

22. 03 :Presentazione del Comune della Spezia22. 03 : Presentazione dei servizi del Centro per l'impiego e delle modalità finalizzate all'inserimentolavorativo

EXTRA VISIT A SAVONA (I)21 -22 marzo 2005

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaSavona 5 Gran Bretagna 2 2 21.03. :Presentazione delle attività del Centro per l’Impiego di Savona

Presentazione del progetto Over 4022. 03 :Esposizione delle metodologie utilizzate nell’inserimento lavorativo dei disabili presentazione dellastrategia di accesso al mondo del lavoro per le persone svantaggiate22.03: Elaborazione di metodologie condivise per l'inserimento lavorativo Over40

EXTRA VISIT A BIRMINGHAM (GB)12 aprile 2005

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaGran Bretagna 4 Italia 15 1 Visita al Job center di Perry Barr e presentazione dei relativi progetti. Scambi di buone pratiche e informazioni

Presentazione e successiva discussione sulle modalità di reperimento finanziamenti UE ed il ruolo dellastessa rispetto alle autorità locali

EXTRA VISIT A LA SPEZIA (I)12-13 maggio 2005

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Italia 15 Finlandia 10 2

12 05. Visita al Centro di Educazione Motoria (CEM) per minori; illustrazione di tipologie di casi, accessoalle strutture e modalità lavoro di equipe (psicologi, neuro psichiatri, assistenti sociali, fisioterapisti,psicomotricisti)12. 05 Presentazione del Virtual Rehabilitator allo staff del centro13.05 Visita ad una delle quattro strutture dell’Azienda Sanitaria Locale per disabili (fisici e psichici) adulti.13.05 Presentazione del Virtual Rehabilitator per lo staff della struttura13. 05 Visita alla “Fattoria biologica e didattica del Carpanedo” che si occupa di inserimento lavorativo deidisabili per mezzo di una cooperativa che gestisce anche una comunità alloggio13.05 Incontro di condivisione di problematiche e metodologie di lavoro

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EXTRA VISIT A HELSINKI - ROVANIEMI (FIN)26 - 29 MAGGIO 2005

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaFinlandia 6 Italia 8 2 27.05 Visita al Job Center di Rovaniemi

27.05 Visita al Centro per l’impiego per disabili nel distretto rurale di Rovaniemi 27.05. Presentazione del Virtual Rehabilitator.28.05.Visita all’ Associazione Finlandese delle persone con disabilità motoria (ILKK)28.05 Visita al Centro di Riabilitazione Lappone e tour del centro28.05 riunione di scambio e confronto sulle metodologie di lavoro

EXTRA VISIT A HELSINKI - TAMPERE (FIN)25 -28 GIUGNO 2005

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaFinlandia 5 Italia 6 4 Visita al Job Center di Tampere

Incontro presso Invalidiliitto di HelsinkiVisita al Job Center di InvalidiliittoValutazione delle modalità di inserimento lavorativo

EXTRA VISIT A SAVONA (I)26 -28 settembre 2004

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaItalia 15 Finlandia 4 3 Esercitazioni e sperimentazioni del "Virtual Rehabilitator"

JOINT ACTIVITY A BRUXELLES (B)28 -30 giugno 2005

Sede dell'attività Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaBruxelles Italia 8 1 Presentazione dell'attività transnazionale realizzata

Finlandia 3 Incontro con funzionari della Commissione europeaPresentazione del Virtual rehabilitatorPresentazione del progetto Equal ARTIS

STUDY VISIT A BIRMINGHAM (GB)11 -13 giugno 2003

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Gran Bretagna 13 Italia 5 3

11. 06 Visita al Professional Development Centre , Rubican House, Camp Hill, Birmingham conpresentazione del progetto "Basic Skills". La visita include una passeggiata al centro e la presentazione delsub group per i Basic Skills12. 06 Visita al Disability Resource Centre, Bierton Road, Yardley, Birmingham. La visita prevede un tourdel Centro, una presentazione delle attività del Centro e la presentazione delle attività del Disability subgroup12. 06 Visita al Castello Vale Housing Action Trust (CVHAT), Castello di Vale, Birmingham. La visitainclude una presentazione del ruolo del CVHAT, una passeggiata nell’area del CVHAT e una presentazionedelle attività del Older Workers .13.06 Meeting al Comune di Birmingham, Victoria Square, Birmingham. Il meeting verte sulladiscussione relativa ai progressi della Study visit di La Spezia / Savona, ARTIS e le potenziali opportunitàdella joint working.

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STUDY VISIT A ROVANIEMI E HELSINKI (FIN)17 maggio 2004

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaFinlandia 6 Italia 14 3 Presentazione del distretto ruarale di Rovaniemi

Visita a centro di Riabilitazione Finlandese "The Synapsia House" e convegno su "Il Terzo Settore inFinlandia" , "Riabilitazione dal punto di vista delle compagine di assicurazione" e " La Struttura dei servizisociali ad Helsinki"Workshop inerente le tematiche relative all'inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati

STUDY VISIT A LA SPEZIA E SAVONA (I)20-23 settembre 2004

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaItalia 6 Finlandia 7 3 20. 09 La Spezia - Le modalità di accesso al mondo del lavoro per i soggetti svantaggiati e disabili

20. 09 La Spezia - Presentazione delle attività finora intraprese dal progetto ARTIS20.09 La Spezia - Visita al GOP e alla cooperativa sociale MARIS21.09 Savona - Benvenuto presso la sede della Lega Navale di Savona Intervento del Dr. Luca Losiodell’Unità Spinale dell’Ospedale S. Corona sull’ “inserimento dei disabili nell’ambiente marino”21.09 Savona - Tour marino a bordo del “Grillo”, battello del progetto Mare Forza 10, parlando del progetto“Sport insieme”22.09 Savona - Interventi sulla cooperazione sociale22.09 Savona - Visita ad una Cooperativa Sociale di Tipo B L'Incontro

STUDY VISIT A LA SPEZIA E SAVONA (I)04-08 ottobre 2004

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programma

Italia 9 Gran Bretagna 9 5

05. 10 Centro di Formazione Professionale Varaldo di Savona: Presentazione delle attività del progettoOfis/Orfeo, presentazione del corso triennale di formazione per drop – out, presentazione del corso peranimatori al lavoro05.10 Centro per l'impiego di Savona : Presentazione dei Progetti A.S.S.U.N.T.I., F.O.R.D. e S.F.I.D.A. edell'ufficio persone disabili 06.10 La Spezia Il processo dell'accesso al lavoro per le perone svantaggiate . L'esperienza della CSSA7.10 Centro per l’impiego della Spezia – Presentazione del servizio di inserimento lavorativo disabili8.10 Incontro presso la Camera di Commercio della Spezia

STUDY VISIT AD HAMBURG (D)09 -11 marzo 2005

Paese Ospitante Paese/i Ospite Giorni Breve sintesi del programmaGermania 9 Italia 2 3 condivisione di progetti e di metodologie di lavoro per l'inserimento lavorativo.

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esperienzesul campo

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COSTRUZIONE E SOSTENIBILITA’ DI UN MODELLO DI GOVER-NANCE DELL’INSERIMENTO LAVORATIVO DELLE FASCE DEBOLI

David VirgilioPrologoLa pubblicazione della comunicazione della Commissione Europea circa gli orientamen-ti del programma di iniziativa comunitaria Equal, parve, a tutti coloro che in quella pri-mavera del 2000 (come oggi) si trovavano coinvolti da un ampio processo di partecipa-zione alle scelte strategiche del territorio, un’opportunità irrinunciabile, un motivo inpiù per dare corpo e azione a quelle “idee” di sviluppo per cui la “società locale apparecome un bacino entro cui le virtù della cittadinanza hanno modo di diventare risorsa di svilup-po e moltiplicatore di benessere”(A. Bonomi, 1998).Era il momento per poter mettere in campo una serie di attività che potessero produr-re modalità di integrazione stabile delle politiche del lavoro con le politiche socialiconiugando sviluppo locale con sviluppo sociale ed occupazionale. Un’integrazione che,per chi lavorava in front line sulle problematiche dell’inserimento lavorativo delle perso-ne in condizioni di svantaggio, significava anche integrazione dei servizi, delle competen-ze ma soprattutto delle risposte ai bisogni.Ed ancora, si aprivano spazi di sperimentazione di processi di governance, nuovi modicioè di gestire i processi decisionali coinvolgendo tutti gli attori in gioco, per un nuovostile di governo distinto dal modello del controllo gerarchico, caratterizzato da un mag-gior grado di cooperazione tra le Istituzioni e gli attori non istituzionali, con un passag-gio a forme in cui prevalessero relazioni orizzontali e cooperative tra istituzioni e socie-tà civile, secondo forme di programmazione e progettazione partecipata.Così è nato Artis: il progetto che ha sviluppato quegli elementi innovativi che riguardanola programmazione e la gestione dei servizi locali di inserimento lavorativo delle fascedeboli ed ha offerto la possibilità di sperimentare a livello di singoli territori pratiche digovernance di sistema e attivare quel capitale sociale, altrimenti latente, esponendo deirisultati operativi e delle riflessioni di metodo trasferibili e moltiplicative.Artis ha aperto dei percorsi mai sperimentati fino ad allora di lavoro di rete, di condivi-sione favorendo la presa di coscienza delle potenzialità di utilizzo del proprio territo-rio, generando senso di appartenenza , relazioni fiduciarie, apporti conoscitivi

Artis: la grande sfida dell’integrazioneL’idea progettuale di Artis prende forma all’interno dei lavori del Piano Strategico delComune della Spezia (“Verso la nuova città, giugno 2001): all’interno della Commissio-ne “Sociale” è particolarmente vivace il dibattito, condotto con i principali attori delsistema locale di welfare, circa l’esigenza di individuare “modelli” e “strumenti” integratiper l’accesso, da parte di cittadini in condizioni di difficoltà, al mercato del lavoro, da

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mettere “a sistema” con altri ambiti locali quali la scuola, la formazione, i servizi perl’impiego, il mondo imprenditoriale.Ogni progetto, ogni intervento, nasce e si sviluppa come soluzione ad un problema, aduna condizione critica sulla quale si intende intervenire, in modo da riconquistare unasituazione di equilibrio, o di vantaggio, per determinati processi o gruppi sociali.Nel caso di Artis uno dei problemi evidenziati durante la progettazione, e sul quale si èoperato in termini risolutivi, è quello della frammentazione, della sovrapposizione e del-l’autoreferenzialità dell’organizzazione dei servizi territoriali che si occupano di inseri-mento lavorativo delle fasce deboli.In sostanza una carenza di integrazione, una debolezza di sistema, che si ripercuoteva sulleopportunità di occupazione delle persone in condizioni di disabilità o di svantaggio sociale.In breve tempo la parola chiave diviene “integrazione”: cresce il livello di consapevolezzadella necessità dell’integrazione tra i servizi e le competenze il quale genera una pro-gettualità condivisa per “mettere a sistema” tutta una serie di strutture, strumenti eattori adeguati, per costruire la rete dei bisogni, delle risorse e delle risposte.Parimenti è viva la percezione che i problemi posti non costituiscano solo un’urgenza diordine semplicisticamente “assistenziale”,ma piuttosto strutturale, che investe in profonditàtutta la realtà locale e conduce,da un lato a consolidare e sviluppare processi di coesione esolidarietà sociale, e dall’altro a impostare progetti di rilancio economico ed occupazionale.Viene quindi superata la logica semplicemente assistenziale della risposta al singolobisogno, in funzione di una visione più partecipata del problema: da un punto di vistastrategico ci si vuole indirizzare verso un sistema unico di servizi, sostanzialmente alter-nativo a percorsi “speciali”, in grado di accogliere le diversità qualitative che contraddi-stinguono i singoli soggetti, offrendo, senza etichettare, supporti appropriati ad intensitàdiversificata. In seguito questi due indicatori della diversità qualitativa e dell’ intensità delsupporto introdurranno, a livello di “processo” una forte componente di innovazione inquanto indirizzano a tipologie organizzative di servizio non segregative secondo unavisione proattiva dell’inclusione sociale.Questa transizione da un modello di intervento incentrato sulla direttrice individuo-domanda-emergenza ad un modello promozionale basato su comunità-bisogni-sviluppo,comporta una riorganizzazione di un sistema di servizi tra loro comunicanti (una rete) edi una comunità quale insieme di attori sociali capaci, nella pluralità di ruoli e funzioni, difarsi carico dei problemi che nascono al suo interno.

Il “patto per l’integrazione”: tra governance e governmentMa ecco l’elemento forse più significativo di tutto il percorso progettuale: il partenaria-to ufficiale del progetto (la partnership di sviluppo) nasce e si formalizza “dopo” la proget-tazione: riconosce, adotta e si fa carico dell’attuazione del progetto così come delineato-si “dal basso”, dagli operatori dei servizi, dalle associazioni, dagli enti e dalle cooperative.

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Si tratta di un grande esercizio di “governance” in cui le istituzioni (ed il partenariato ècomposto interamente da soggetti istituzionali) raccolgono le istanze di una pluralità diattori facendole proprie e assumendo l’impegno e la responsabilità di realizzarle.Il primo atto formale di Artis sarà così la stipula di un “patto per l’integrazione” unaccordo, sottoscritto dai rappresentanti politici e istituzionali di ciascuna provincia(Amministratori e dirigenti responsabili delle politiche del lavoro, delle politiche socialie sanitarie). Con tale sottoscrizione i firmatari si impegnano “per la creazione e lo svilup-po di un sistema locale integrato di servizi pubblici e privati per l’inserimento lavorativo dellefasce deboli” e la costituzione di “un Gruppo Operativo provinciale con il compito di definiree formalizzare le modalità organizzative ed operative, in termini di competenze, ruoli e proce-dure dei processi di collocamento mirato e di inserimento socio-lavorativo” (Fig. 1). Il pattocostituisce una legittimazione politica, un mandato specifico ai ruoli tecnici affinché pos-sano approntare le necessarie azioni progettuali: “d’altra parte senza un mandato politicoistituzionale forte, conseguenza di un contesto attivo, i progetti tecnici di inserimento rischianodi impoverirsi nel rapporto con la realtà” (C. Lepri, E. Montobbio, 1993).Ciascun Gruppo Operativo è composto da circa 20 fra tecnici ed operatori di livellodirettivo, facenti capo a tutti quegli enti che compongono il partenariato locale: Centroprovinciale per l’impiego, Pari Opportunità, Conferenze Sociali di Zona, Azienda Sanita-ria Locale, Centro Servizio Sociale Adulti (Ministero della Giustizia),Associazione Indu-striali,Associazioni imprese artigiane, Camere di Commercio, Sindacati,Agenzie forma-tive, Cooperazione sociale, Caritas diocesana, Forum del 3° settore.

Fig.1 – Il ruolo del Gruppo Operativo Provinciale

Governance Government

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Il lavoro di ciascun Gruppo Operativo Provinciale giunge così alla definizione di unmodello comune di riferimento operativo (prototipo) per la realizzazione di inseri-menti lavorativi di fasce deboli che coinvolge nelle fasi di accesso tutti i servizi del ter-ritorio e trova nei Centri per l’Impiego il nodo centrale della rete che connette i servi-zi medesimi con il segmento della formazione e delle imprese.Infatti i Centri per l’Impiego, in stretta collaborazione con i servizi che effettuano la“presa in carico” delle persone:- Individuano le aziende per l’attuazione del processo di inserimento;- avviano l’intervento di mediazione e valutano l’opportunità di percorsi formativi

integrativi in relazione ai profili professionali richiesti dall’azienda;- si accordano con i servizi e con l’azienda circa le modalità di “accompagnamento”

nel contesto lavorativo;- collaborano con il singolo servizio e con l’azienda per il monitoraggio e la valuta-

zione dell’intervento in riferimento ad eventuali sviluppi formativi e occupazionalidella persona (mantenimento) o la riprogrammazione del percorso.

Le modalità operative del prototipo non si limitano ad un semplice intervento sui sin-goli casi attraverso forme di accompagnamento e monitoraggio del percorso di inseri-mento lavorativo, ma struttura azioni specifiche di sviluppo, manutenzione e consolida-mento del sistema:

Azioni riferite alle aziende:- Informazione e consulenza (normative, incentivi, sgravi fiscali, …)- Sensibilizzazione alle tematiche dell’inclusione sociale - Censimento e aggiornamento della disponibilità aziendale all’inserimento e delle

tipologie di profili professionali richiesti- Mediazione (in collaborazione con il servizio di accesso)- Monitoraggio e valutazione degli interventi

Azioni riferite ai servizi:- Censimento della domanda di inserimento- Mappatura del fabbisogno formativo degli utenti- Raccordo con la “Rete territoriale” dei servizi per il lavoro- Mappatura dei profili professionali richiesti- Implementazione della banca dati- Monitoraggio e valutazione degli interventi- Produzione di informazioni utili alla programmazione integrata degli interventi di

politica del lavoro

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SviluppiCon la conclusione del progetto Artis, rimangono sul “campo” una serie di tracce, alcu-ne ben visibili, altre meno, immateriali, del proprio passaggio. Considerata la complessitàdelle azioni, la pluralità dei beneficiari e l’eterogeneità dei territori coinvolti, era inevita-bile che alla fine il progetto, restituisse ai suoi attuatori una serie di risultati, di beneficima anche di criticità che, proprio in forza dei risultati ottenuti a seguito della fase disperimentazione, dovranno stimolare un’ulteriore riflessione sulle modalità di presidiodei processi di inserimento lavorativo delle fasce deboli.Per la prima volta, con Artis, sono confluiti in un unico “luogo” idee e competenze chehanno favorito la costruzione di un sistema di relazioni e di interventi a favore dell’oc-cupabilità, che a questo punto possono consolidarsi in prassi definite e sostenibili neltempo.Da qui dovrebbe ri-partire il futuro di Artis: dalle relazioni fiduciarie costruite alla speri-mentazione del prototipo, dalla regia ampia e condivisa del “Patto per l’Integrazione”, aduna rinnovata legittimazione politica (un accordo di programma?) che da un lato rico-nosca il livello di risultati raggiunti e dall’altro spinga, con un mandato specifico ai ruolitecnici, verso il consolidamento del modello operativo, proprio per evitare che, a pro-getto concluso le pratiche di inserimento rischino di impoverirsi nel rapporto con larealtà.Il progetto Artis si è dimostrato come un fattore attivante di capitale sociale in quantoha utilizzato le relazioni fra i diversi attori per l’individuazione di nuove opportunità disviluppo locale legate al mercato del lavoro. Ma il capitale sociale tende ad attivarsi seviene utilizzato ed a esaurirsi se non viene usato; pertanto deve essere continuamentesollecitato, rinnovato e reinterpretato, affinché non deperisca e affinché nuove poten-zialità o potenzialità latenti siano costantemente incanalate in direzione dello sviluppo.La capacità infatti di cogliere occasioni, possibilità e stimoli può considerarsi un indica-tore di un capitale sociale territoriale attivo, che favorisce la crescita ed è capace di svi-luppare apprendimento sul territorio.Il patrimonio metodologico lasciatoci dal lavoro del Gruppo Operativo Provinciale con-giunto all’azione dei Centri per l’impiego può consolidarsi in forme stabili e sostenibili,integrate nelle risorse, umane e finanziarie, confluenti in una struttura di agenzia territo-riale “accreditata” e partecipata in primo luogo dai partner attuatori del progetto, ma checoinvolga nelle sue funzioni anche l’ampia gamma di stakeholders locali. Parlare di “agen-zia” significa riferirsi a modalità integrate di intervento (non si tratta di pensare ad unasemplice equipe di operatori, ma a qualcosa di più complesso) capace di mantenere colle-gamenti e collaborazioni tra le politiche del lavoro e le politiche sociosanitarie, di gover-nare l’impiego delle risorse offrendo alle funzioni di programmazione utili elementi dimonitoraggio degli interventi. Si tratta quindi di una funzione che opera non solo a favoredelle persone (va infatti superata la visione che attribuisce ai servizi, soprattutto sociali,

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quel ruolo “residuale” di interventi “speciali” solo perché rivolti a persone svantaggiate),ma che si rivolge alle imprese con azioni di informazione e consulenza, di sensibilizzazio-ne, di censimento continuativo delle disponibilità aziendali, di mediazione lavorativa e dimonitoraggio degli inserimenti. Un rapporto con le aziende di tipo “inclusivo” e fiduciario,che costruisca relazioni efficaci con il mondo imprenditoriale attraverso un approccio da“global service” piuttosto che di “collocamento” puro e semplice. In ultimo, come già sot-tolineato, tale agenzia locale avrebbe un inevitabile ricaduta positiva per la rete dei servizi,attraverso il censimento della domanda di inserimento, la mappatura dei bisogni formatividegli utenti e dei profili professionali richiesti, l’implementazione della banca dati, cosìcome la produzione di informazioni utili alla programmazione provinciale degli interventidi politica del lavoro e di politica sociale (Piani di Zona, legge n.328/2000).Si tratta di continuare, quindi, quel percorso di governance intrapreso con il progetto nel2001: una governance “integrativa, in cui l’attore politico, pur giocando un ruolo non-gerar-chico nel processo decisionale, promuove ed avvia attività di indirizzo e governo svolteattraverso la partecipazione e l’integrazione di una pluralità di soggetti espressione dellediverse parti in causa, sotto la responsabilità e la potestà decisionale delle istituzioni.

Bibliografia

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Dal monitoraggio di attività alla valutazione di progetto: tecniche dimisurazione e di controllo relative al progetto Equal ARTIS

Mario Giannoni

Il presente contributo intende presentare, sinteticamente, quelli che sono stati i princi-pali strumenti utilizzati per monitorare le attività ricomprese nel progetto Equal ARTISin vista di una più puntuale valutazione dello stesso.Si è trattato, dal punto di vista del controllo, dell’attivazione di una serie di misurazionirelative agli indicatori ‘coerenza interna-esterna di progetto’, ‘criticità’, ‘punti di forza e didebolezza dichiarati’, e, per ciò che concerne il flusso di attività,‘livello di avanzamento del-le attività riprogrammate’ .Limitatamente alle attività formative previste dal progetto (assai significative, sia per ilnumero di aule-corso che per gli allievi coinvolti) si è proceduto alla definizionedell’‘indice sommativo di qualità percepita’ quale indicatore del livello di soddisfazione del-l’utenza.Le tecniche di misurazione applicate hanno permesso l’attivazione di un ‘sistema di let-tura’ del progetto che ha reso possibile mettere a fuoco, in tempo reale, quegli accorgi-menti o modifiche necessarie per migliorarne l’efficacia (con un’opportuna valorizza-zione di quanto di positivo già si stava facendo) quando scostamenti dai principi assuntia parametro valutativo hanno richiesto la predisposizione di una serie di attività dimiglioramento.

Metodologie applicate.Per le attività (generali) di progetto si è operato alla raccolta-dati principalmente attra-verso tre tecniche, quali:- l’osservazione libera ‘di situazione’;- la somministrazione di schede-intervista (non strutturate) relative a problematiche

riferite all’avanzamento dell’attività-azione (trimestrali) e al livello di coerenza rag-giunto dal progetto (una in temporalità in itinere e l’altra a fine progetto);

- lo studio puntuale della documentazione prodotta (ricerche-analisi; documenti pro-grammatici; ecc.) per le necessarie analisi di conformità.

Si sono incontrati i decisori, i responsabili dei gruppi operativi, in una serie di colloquinei quali si sono affrontate le principali problematiche relative alla gestione ed alla con-divisione del progetto.A ciascuno è stata presentata la serie degli indicatori quantitativi/qualitativi ritenuti indi-spensabili alla successiva attività di valutazione (negoziati e definiti in fase di attivazionedel progetto).A livello metodologico si è preferito applicare, durante l’intera fase di attività, la tipolo-

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gia di ‘autovalutazione di progetto’ il cui scopo principale è stato quello di verificare nonsolo l’andamento delle attività ed il raggiungimento degli obiettivi di corto-medio perio-do previsti ex ante (input), ma, più in generale, lo stato di salute in essere del progettostesso, attraverso una seria riflessione da parte dei protagonisti sui presupposti ‘fondan-ti’ del medesimo.Questo tipo di metodologia applicativa si è rivelata estremamente utile in un progettocome questo, di ampie dimensioni e fortemente caratterizzato a livello locale, il cuibuon esito è dipeso principalmente dalla partecipazione e dal convinto supporto di tut-ti i gruppi che lo hanno composto. In questo caso i protagonisti della valutazione sonostati gli stessi partner-operatori che, mentre riflettevano su quanto avevano fatto/stava-no facendo, hanno avuto modo di comprendere che cosa era ancora necessario modifi-care o condividere per una migliore attività d’insieme.L’autovalutazione ha facilitato il rafforzamento dei gruppi locali ed aumentato il livello dipartecipazione (anche se, coincidendo di fatto soggetti ed oggetti della valutazione, inqualche misura il risultato può non essere stato imparziale: da qui l’intervento del valu-tatore esterno il cui compito è stato quello di facilitare la corretta messa a fuoco degliobietttivi, formalizzando i risultati dell’intero processo).Per quel che concerne l’attività formativa erogata, si è proceduto attraverso la valuta-zione di ogni singola aula-corso, operando nell’ottica di ‘osservatorio qualitativo’, finoall’attivazione di uno sportello di sostegno alle singole attività corsuali.Si è operato attraverso:- l’erogazione di un questionario di ingresso di tipo semistrutturato per conoscere le

motivazioni del gruppo allievi relativamente all’attività formativa intrapresa;- l’erogazione di un questionario somministrato in temporalità in itinere a circa la

metà del percorso formativo atto a definire il livello di gradimento percepito dalgruppo allievi circa l’attività in svolgimento;

- la compilazione di una scheda (in modalità focus ed in temporalità in itinere) compila-ta dal coordinatore del corso per conoscere il clima d’aula dal punto di vista dellostaff docente.

L’incrocio dei dati su una serie omogenea di indicatori ha permesso non solo la verifica del-la percezione concorde dell’agito ma anche l’andamento dell’aula-corso (evidenziando lanegatività intrinseca agli indicatori acquisiti ed il relativo scostamento dai valori di soglia)attivando meccanismi di sostegno per le realtà a possibile rischio (sportello di riprogettazio-ne/ridefinizione dell’attività). La metodologia applicativa per la definizione del livello di soddi-sfazione del cliente ha fatto riferimento alla scala di misura degli atteggiamenti (Likert).

Analisi dei dati.Per le attività generali di progetto i dati raccolti sono stati analizzati comparando lefonti informative e ‘coagulati’ attorno a punti nodali ‘attesi’ e, in parte, nati sul campo.

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Si è proceduto ad organizzare la prima scheda-questionario, non strutturata, e ad attiva-re due serie di Liste a numero predefinito in modo che gli attori (i responsabili-decisori)potessero elencare gerarchicamente i principali punti di forza o di debolezza percepiti.Una parte residuale del questionario (a risposta chiusa) permetteva una valutazionerelativa al ruolo-funzione ricoperto da ogni partner rispetto al coordinamento di pro-getto, agli altri partners ed alla propria struttura organizzativa.La seconda scheda (che ha assunto via via più valore data la tempficazione serrata delleazioni imposta dalla direzione di progetto per recuperare il ritardo iniziale), è statacostruita per rilevare gli scostamenti operativi relativi alla temporalità delle fasi ‘azionipredisposte/azioni realizzate/azioni riprogrammate’.Ambedue le schede prevedevano alla voce ‘note/altro’ la possibilità di esercitare da par-te dei compilatori critiche o suggerimenti aggiuntivi.Il monitoraggio qualitativo delle aule corso ha coinciso con l’erogazione di due differen-ti questionari (proposti in temporalità in itinere) ai singoli allievi ed allo staff docente.L’elaborazione di sei indicatori qualitativi ha permesso di tenere sotto controllo le prin-cipali fasi del processo formativo (qualità delle docenze, qualità della tutorship, qualitàdei materiali didattici, chiarezza degli obiettivi didattici proposti, grado di interessesuscitato nell’allievo, qualità della fase formativa erogata); l’incrocio dei dati raccolti dal-lo staff docente (parametrato a quattro indicatori di cui due relativi al livello program-matorio dell’azione, due relativi alle dinamiche attuattive) ha permesso di verificare lapercezione più o meno concorde della qualità erogata dal servizio.I test psicologici o i questionari per valutare la qualità di un prodotto/servizio costituisco-no esempi di processi di valutazione dove l’intervistato esprime un suo giudizio (perce-zione) collocandosi intuitivamente in una gamma di adesione che va (in questo caso) damolto negativo (livello più basso dello scaling) a molto positivo (livello più alto) passandoobbligatoriamente in una fase mediana (definita, nella risposta al questionario dalla posi-zione 3 ‘in parte sì/positivo, in parte no/negativo’) di sospensione di giudizio (indecisione).Questo tipo di approccio, se è stato condotto con le opportune regole metodologichee scientifiche (con un coefficiente di fedeltà test-retest accettabile) e se ha garantitoall’allievo la totale libertà di espressione (tramite, ad esempio, una Password individualedi accesso al singolo questionario), è in grado di garantire l’opportunità di interventodel decisore all’interno di quelle aule-corso che presentino in nuce elementi di turbo-lenza o un clima d’aula problematico, divenendo così uno strumento affidabile perl’eventuale ri-definizione dell’output programmato.

Analisi degli Indicatori

1. Coerenza obiettivi e livello delle criticità emerseLa percezione del ruolo-funzione è stata sostanzialmente sottoposta al vaglio della tem-

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pificazione programmata-attuata (fase di ritardo nell’avvio del progetto) ed alla fase dielaborazione del budget e della definizione delle risorse dedicate al progetto.I partner hanno dovuto sopperire al dettaglio delle funzioni specifiche attribuite, inun’ottica di ottimizzazione delle risorse, con il sovraccarico di funzioni del personaleche avrebbe dovuto svolgere ruoli più ‘istituzionali’, probabilmente per il mancato coin-volgimento di tutti in momenti di progettualità condivisa.È stato lamentato anche un ‘vuoto comunicativo’ tra le componenti territoriali, anchese recuperato dall’attività del coordinamento di progetto.Le difficoltà di integrazione territoriale hanno in qualche modo impedito di focalizzarequelli che sono parsi –fin da subito- i veri nodi critici (funzionali ed operativi) del proget-to, quali l’inserimento disabili, l’interazione tra enti, aziende, centri di formazione, ecc.Il maggior punto di sofferenza del progetto è stato il ritardo via via accumulato, perce-pito in modo più o meno marcato dalle diverse componenti territoriali, sintomo di unasicura difficoltà operativa, che ha portato alla elaborazione di un nuovo piano di attivitàpiù dettagliato, circoscritto e condiviso.

2. Percezione dei punti di forza e di debolezza del progettoNei punti di forza del progetto viene percepito al primo posto, da tutti, l’alto livello dicollaborazione tra i partners.Anche il livello di partecipazione del territorio è visto come una risorsa di alto valoreaggiunto.Vengono percepiti come valori significativi per il progetto e la sua coesione sia la com-ponente divulgativa (il far conoscere a sé stessi e ad altri gli obiettivi prioritari del pro-getto) sia quella di allargarsi ad una dimensione più ampia (sia la trasnazionalità maanche la semplice collaborazione interprovinciale).Per ultimo il coinvolgimento degli operatori attraverso l’attività dei Gruppi OperativiProvinciali.I punti di debolezza dichiarati spaziano dalla tempistica di attuazione, al budget insuffi-ciente, al ritardo nell’assunzione di responsabilità da parte di alcuni soggetti, alla lentez-za delle procedure amministrative, ecc. ma risentono anche di situazioni, puntuali e con-tingenti, come le difficoltà rispetto alla rendicontazione dei finanziamenti o il calendariodi attività troppo compresso.Si propone pertanto la seguente lettura delle Liste, distinguendo, in un’ottica di raffronto anodi problematici, quelle che potevano essere le difficoltà attese dal progetto da quelle cheinvece si sono aggiunte sul campo, in corso d’opera. Mentre per le prime il progetto haprevisto sistemi di controllo e correttivi (che sono stati comunque valutati in un’ottica diottimizzazione dei ruoli e delle funzioni di ciascun partner) per le altre si è trattato di tro-vare delle immediate soluzioni (attraverso ad esempio l’elaborazione di veri e propri ‘pianidi miglioramento’) e mettere in campo un sistema di monitoraggio definito e puntuale.

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Nodi di raffrontoAttesi:

• difficoltà dovute alla ‘collocazione geografica del progetto’, alla distanza deipartners, ai diversi approcci e competenze dei singoli partners relativamentealle attività di progetto;

• difficoltà ‘comprensive’ con i partner stranieri rispetto sopratutto alle sensi-bilità ed alle metodologie applicate nei diversi paesi UE relativamente alleproblematiche del progetto;

• ritardi sulle macroazioni (concatenate su trenta mesi di attività).Sul campo:

• difficoltà ad operare con le strutture produttive del territorio per il realeinserimento dei soggetti disabili;

• difficoltà ad allestire una banca-dati interprovinciale riferibile alle finalità previ-ste dal progetto;

• difficoltà derivate dall’utilizzo delle risorse economiche ‘congelate’ (come pre-visto da progetto) e conseguente necessità di una loro diversa assegnazione;

• eccessivo ritardo accumulato dal progetto (fase di start-up);• dilatazione dei tempi progettuali e degli studi settoriali e d’analisi;• assegnazione disomogenea delle risorse umane per la copertura dei ruoli-fun-

zione di progetto.

Lo schema seguente evidenzia le problematiche emerse nel corso dello svolgimento delprogetto (e la relativa attività di riprogettazione delle macroazioni) nelle temporalità ex ante(nodi di raffronto attesi) ed in itinere (nodi di raffronto sul campo; soluzioni apportate)

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3. Livello di attuazione del progettoIl livello conclusivo di attuazione delle attività-azioni riferite all’intero progetto è sinte-tizzato dalla seguente tabella che evidenzia anche le attività riprogrammate.

4. Livello di soddisfazione percepito dall’utente (attività formativeerogate dal progetto)Di seguito vengono presentati i livelli (sommativi) di qualità percepiti dai gruppi-classe relati-vamente alle attività formative erogate dal progetto. Il livello sommativo di qualità percepitaè la risultante dei punteggi ottenuti dai gruppi-classe sulla base dei giudizi (in una scala da 0 a4) espressi sui sei indicatori di qualità.L’indice di livello sommativo rappresenta la percentua-le di raggiungimento dei sei indicatori rispetto al valore massimo della scala (100).Ogni indicatore concorre alla creazione di detto indice secondo quanto espresso in tabella.

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La risultante dell’indice sommativo di qualità percepita è composta per il 45% da indica-tori orientati sui livelli programmatori di attività e per il 55% su indicatori riferiti alledinamiche attuattive dei corsi presi in esame.Il valore dell’indice è ritenuto accettabile a partire dal raggiungimento del livello disoglia, rapportato percentualmente al raggiungimento del 50% del valore massimo dellascala di percezione.Il ‘sistema di lettura’, ovverosia la scala di giudizio utilizzata nel rapporto di valutazionerelativamente alla percezione di qualità dichiarata dal cliente, è così riassumibile:

• scala 1 (molto negativo) = pessimo• scala 2 (negativo) = insufficiente• scala 3 (in parte negativo/in parte positivo) = sufficiente• scala 4 (positivo) = buono• scala 5 (molto positivo) = ottimo.

In totale le ore-corso erogate dal progetto sono state 1.120 ed hanno visto coinvolti146 soggetti; relativamente alle tipologie corsuali di seguito elencate:

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I livelli di qualità percepita delle attività formative erogate all’interno del progetto sonodi seguito rappresentati.

Bibliografia

Per quel che concerne la valutazione di progetti ed attività complesse, ed in particolar modo per lacostruzione del dato in valutazione, si veda quanto elaborato da BEZZI C., Il disegno della ricer-ca valutativa, Franco Angeli, 2003 al quale si rimanda anche per l’esauriente bibliografia.Per la ricerca di indicatori riferiti alle principali attività citate, sono sempre attuali le considerazioni diPALUMBO M., Il processo di valutazione, Franco Angeli, 2001. Per un più approfondito esamecirca le tecniche operative riferite alle tematiche dell’autovalutazione si rimanda a RABITTI G.,Auto-valutazione di istituto: teoria e pratica in: LEONE L. e VECCHI G. (a cura di) Pratiche divalutazione in Italia: consolidamenti, ripensamenti e nuovi ambiti di riflessione, Franco Angeli, 2003. Peruna più organica esposizione della attività di valutazione di attività formative in un’ottica di ‘osservato-rio strutturato di sostegno alle attività erogate’ si veda GIANNONI M., Attivazione di un siste-ma di monitoraggio e di valutazione di percorsi formativi integrati in: FORMATO M.,GIANNONI M. (a cura di), Concertazione territoriale e progettazione di attività formative integrate.Buone pratiche attivate nel Piano di Sviluppo Locale Val di Magra 2, RESedizioni, 2004.

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Il Ruolo dei Comuni nelle Politiche Attive del Lavoro: il Piano di Zonacome piattaforma strategica e strumento operativo per l’inclusionelavorativa delle fasce deboli.

Walter Ziliani

Durante il seminario di chiusura del progetto Equal - Artis che si è tenuto a Savona, iltema maggiormente sottolineato è stato senza dubbio quello della necessità di conti-nuare con la piena realizzazione del disegno tecnico – politico avviato, che prevede,attraverso i necessari passaggi istruttori, l’attivazione di una “rete territoriale dellasocietà civile”, travalicante il consueto impianto socio sanitario attraverso la quale per-seguire in modo funzionale e sistematico l’obiettivo dell’inclusione lavorativa delle fascedeboli.Un impegno in primo luogo politico, che investe le responsabilità degli Enti Locali, dellaSanità, del Terzo Settore, ma anche del mondo aziendale e imprenditoriale, tutti i mondiquesti che ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, sono chiamati a collaborareattivamente per promuovere iniziative e percorsi volti a fornire risposte concrete alladomanda di lavoro delle persone svantaggiate e non.L’argomento in sé non è in assoluto una novità, in quanto a diversi livelli nel corso deglianni sono state sviluppate collaborazioni fra singoli enti o servizi e gruppi di aziende,così come il rapporto fra il comparto sociale e quello socio sanitario si fonda su solidi esperimentati protocolli operativi.È altrettanto vero che una convergenza sistematica ed organizzata sul tema dell’inseri-mento lavorativo fra gli istituti sopra richiamati, in grado di definire elementi concreti dipolitica attiva sul tema in questione, costituisce ancora oggi una vera e propria scom-messa, in quanto gli obiettivi prefissati potranno essere raggiunti solo attraverso unarivisitazione critica del ruolo tradizionale di ciascuno degli attori coinvolti e nella pro-mozione, da parte dei medesimi, di una prevalente logica di investimento che potràassumere, a seconda dei casi e dei momenti, connotati organizzativi, economici ed etici.Dal punto di osservazione dell’Ente pubblico, in particolare da quello di un serviziofacente capo al settore dei Servizi alla Persona che tradizionalmente concorre in modopiù o meno diretto allo sviluppo di iniziative mirate all’inserimento lavorativo delle fascedeboli, si potrebbe facilmente incorrere nella suggestione di avere già assolto, chi più chimeno, alle funzioni proprie del ruolo; concetto in buona parte vero ma frutto di unavisione contingente e priva di un approccio strategico, destinata a riproporre schemi efunzioni noti che, per quanto ben applicati, non ci hanno più di tanto avvicinato allasoluzione del problema.Credo invece che sarebbe utile riconsiderare completamente il ruolo delle Amministra-zioni comunali e dei Distretti Sociali sul tema del lavoro, per alcune ragioni che trovanofondamento e coerenza nello spirito, negli auspici e negli indirizzi contenuti nella legge328/2000.

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In primo luogo, la persona: la legge definisce la persona come soggetto centrale nelsistema integrato di interventi e servizi sociali e perciò protagonista attivo nelle scelteche riguardano il proprio progetto di vita. In secondo luogo, viene promossa finalmenteuna logica di servizi verso il cittadino, in un’ottica di superamento di quella meramenteassistenziale.Già partendo da questi due assunti, guardando la struttura sociale odierna e il peso chetemi come quello del lavoro hanno sulla medesima, scelte di profilo marginale da partedelle Amministrazioni comunali o ancor peggio, l’assenza di scelte nell’ambito delle politi-che occupazionali, non sembrano affatto giustificabili di fronte ad un cittadino che si aspet-ta di trovare nei servizi territoriali il naturale e più immediato punto di riferimento.Inoltre, la legge 328/2000, conferendo agli enti locali compiti di programmazione ed orga-nizzazione del sistema dei servizi, afferma che tali compiti investono i campi delle attivitàsocio sanitarie, dell’istruzione e della formazione, avviamento e reinserimento al lavoro; inparticolare, ai Comuni sono attribuite le funzioni prioritarie di programmazione, proget-tazione e realizzazione del sistema locale di rete, individuando come metodologia fonda-mentale la concertazione e la cooperazione fra i diversi livelli istituzionali e non.

Ritengo che, senza aver la pretesa di aprire un dibattito sulla filosofia di fondo della nor-mativa e sulla sua compiuta attuabilità, gli elementi sopra richiamati non possono nonindurre amministratori e operatori ad una riflessione critica delle funzioni e dei ruoliesercitati fino ad ora dai Comuni nel campo dell’inserimento lavorativo delle fascedeboli e, più in generale, in quello delle politiche del lavoro.In particolare, le esperienze professionali personali, con una specifica lente d’ingrandi-mento sulla Zona Sociale n. 7 Savonese, mi portano ad affermare che, anche in tema diinserimento lavorativo, non sono mancate sperimentazioni ed esperienze condotte avari livelli direttamente dai Comuni, in un’ottica integrativa di altri servizi di supportoalle famiglie e in un contesto generale di presa in carico di un nucleo o di una specificasituazione.Tali iniziative, lodevoli quanto onerose, non hanno obiettivamente sortito gli effetti attesie, gradualmente, sono state ridimensionate fino ad essere sporadiche ed occasionali; inol-tre, specialmente per quanto riguarda i casi oggetto di interventi sanitari, come i pazientipsichiatrici, i disabili o i tossicodipendenti, il ruolo dei servizi comunali si riduceva allamera istruttoria amministrativa finalizzata all’erogazione delle borse lavoro, senza alcuntipo di coinvolgimento nella progettazione, gestione e verifica degli interventi.Le cause all’origine di una situazione come quella appena descritta possono essere diver-se e alcune di esse possono essere anche caratteristiche di una specifica realtà operativae pertanto non generalizzabili; ritengo tuttavia che la ragione principale sia da individuarsinella autoreferenzialità che si crea in mancanza di una organizzazione di rete con nodi checomunicano fra loro efficacemente, in una logica di obiettivi condivisi.Certamente il percorso a ritroso ha trovato ragioni anche di carattere economico, a

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maggior ragione giustificate dagli esiti complessivamente insoddisfacenti delle metodo-logie sperimentate; in un contesto di tagli ripetuti alla spesa sociale, il costo di operazio-ni il cui esito è incerto ovvero i cui risultati possono rivelarsi in tempi lunghi rischia didivenire insostenibile.Tuttavia i limiti maggiori si sono evidenziati nel metodo con il quale determinate espe-rienze sono state portate avanti; certi sistemi un po’ pionieristici e artigianali, in princi-pio efficaci, hanno via via evidenziato crepe e disfunzioni che ne hanno decretato larapida obsolescenza e la conclusione.In siffatta situazione, nel mezzo di condizioni di salute quantomeno instabili del sistemawelfare, è stato quasi automatico abdicare al ruolo che certi servizi si erano costruiti,evitando di ridiscutere criticamente le esperienze fatte e privilegiando di fatto una scel-ta di profilo marginale e di quasi completa delega delle competenze tecniche sul tema.

Molto è già cambiato nel frattempo e, con la graduale affermazione dell’associazionismointercomunale, si sono percorsi molti passi avanti nell’integrazione socio sanitaria, conevidenti positive ricadute anche nel campo degli inserimenti lavorativi.Altrettanto resta da fare: questo assunto è al contempo l’eredità e l’impegno che cilascia il progetto Equal Artis, progetto risultato complesso, a tratti molto faticoso, mache ha costituito un prezioso laboratorio e ha tracciato un metodo che i fatti hannodimostrato condiviso.La formula del partenariato di Equal Artis, che ha contraddistinto la partecipazione alprogetto degli enti, pubblici e non, coinvolti, è stata riversata nelle varie fasi operativeche hanno portato, attraverso il documento di sintesi del Gruppo Operativo Provincia-le, all’indicazione di un articolato modello di intervento che si fonda sulla cooperazione,sulla sussidiarietà e sull’integrazione di tutti i soggetti che fanno parte del sistema loca-le di rete, nel quale ciascuno contribuisce con le proprie competenze, capacità e risor-se, alla realizzazione dell’obiettivo di prefigurare un percorso comune che non interferi-sca con i progetti terapeutici ma che arrivi ad un unico “inserimento lavorativo” com-prendente tutti gli strumenti oggi in atto.

La legge 328/2000, con i Piani di Zona, indica alle Amministrazioni comunali il luogo dielezione dove percorsi strategici come quello sopra richiamato trovano la loro colloca-zione naturale; nei Piani di Zona, infatti, trovano spazio la definizione degli obiettivi del-le politiche sociali, le priorità di intervento, la programmazione degli strumenti e dellerisorse necessarie alla realizzazione degli interventi.È evidente che il Piano di Zona è in primo luogo uno strumento di programmazione poli-tica e questo certamente richiama le responsabilità degli enti locali, del Terzo settore, del-le organizzazioni sindacali, delle imprese e di tutti gli altri attori del sistema sociale, istitu-zionali e non, individuati proprio dalla legge 328/2000; senza un impegno politico forte edeterminato, frutto di una diffusa concertazione fra la pluralità dei soggetti concorrenti,

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verrebbe a mancare il presupposto di base per qualsivoglia impianto operativo.Un Piano di Zona operativo e credibile, che diviene strumento di riferimento politico etecnico, a disposizione di tutti i cittadini e di coloro che, rappresentando parti di essi, vihanno compartecipato e ne condividono strategie e responsabilità, deve assumere gliobiettivi suggeriti dal contesto per definire interventi che siano davvero compatibili evalutabili, mirati al superamento della logica in larga parte diffusa che ha conferito ai Pia-ni di Zona, nella loro prima stesura, una prevalente valenza di atto amministrativo, dovu-to ed incombente, da consegnare il prima possibile al dimenticatoio.Occorre al contrario uno strumento di costante riferimento e di richiamo agli impegnipresi, alle strategie di intervento adottate e alla verifica dei risultati.

Non dimentichiamo inoltre che i Comuni, singolarmente e nelle diverse forme associa-tive, svolgono non soltanto funzioni di appoggio a situazioni individuali mediante eroga-zione di servizi ma, in gran parte, provvedono alla copertura economica di numeroseforme di inserimento lavorativo, mediante la gestione di fondi vincolati, provenienti dastato o regione e frutto di specifiche progettualità, spesso integrate da risorse faticosa-mente ricavate nell’ambito dei propri bilanci.Questo aspetto merita una riflessione; le passate esperienze, più o meno significative,dovrebbero essere riconsiderate criticamente, evidenziando punti di forza e debolezze.Problemi come l’antieconomicità degli interventi, l’autoreferenzialità dei servizi, limiti nelreperimento e nel coinvolgimento delle aziende, inefficacia dei mezzi di accompagnamen-to e monitoraggio, possono essere oggetto di specifica programmazione operativa con-certata ed organizzata, in grado di trasformare i limiti del passato in risorse per il futuro.In particolare, l’assunzione di una precisa strategia di ridefinizione e di pianificazionedelle risorse economiche permetterebbe di affrontare la domanda di forme alternativedi inserimento lavorativo, con da una parte la chiara distinzione fra obiettivi di accom-pagnamento all’autonomia e formule di maggiore valenza assistenziale e di supportoterapeutico e, dall’altra, il superamento di logiche di attribuzione di fondi a comparti-menti stagni, che danno origine a contraddittorie forme di gestione delle risorse rispet-to alla reale esigenza contingente.

Allo stesso tempo, e con sempre più energia occorre procedere alla pianificazione di unefficace sistema di fund rising che possa consentire lo sviluppo di progettazioni specifi-che che la competenza economica corrente non potrebbe realizzare; un’attenzioneparticolare deve essere rivolta alle fondazioni e alle diverse forme di partecipazioneattiva della società, per non disperdere forze ed occasioni, anzi ottimizzarle, e per ren-dere le opportunità coerenti e funzionali alla programmazione complessiva.Un altro tema cui dedicare un’attenzione particolare è quello del reale coinvolgimentodel sistema imprese.Ancora oggi, escludendo ovviamente l’ambito di applicazione della legge 68/99, un po’

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per convinzione e un po’ per bisogno, i servizi dedicati all’inserimento lavorativo di per-sone fragili o svantaggiate conducono faticosamente in porto rapporti e disponibilità ditalune imprese a praticare varie forme di inserimento lavorativo o di borsa lavoro.Questi rapporti, ancorché efficaci e funzionali ad obiettivi definibili di “breve termine”,risultano alla lunga asfittici e privi di prospettiva, causando in alcuni casi anche un impo-verimento della motivazione delle aziende ad investire sul soggetto in termini formativie a volte inducendo, nei casi peggiori e, fortunatamente, sporadici, forme larvate di sfrut-tamento sulle quali è inderogabile la necessità di vigilare attentamente.

In ogni caso, senza una regia strategica ed una programmazione adeguata, il ciclo è desti-nato a chiudersi rapidamente.Occorre ridefinire il ruolo imprenditoriale in un più ampio schema ricompreso nelsistema di governo del welfare locale, disegnando per le aziende medesime funzioniinnovative e propositive, con un forte richiamo alla creazione e alla diffusione del prin-cipio di responsabilità sociale delle imprese e lo sviluppo di strumenti come il marchiosociale e altre formule premianti l’atteggiamento etico del datore di lavoro.In questo senso, e Equal Artis ce lo insegna, è fondamentale l’apporto che può dare laCamera di Commercio, quale tramite naturale verso il mondo imprenditoriale, nonsolo in termini di una corretta comunicazione ma anche e soprattutto quale interlocu-tore privilegiato per lo sviluppo di progetti ad ampio respiro, per il ricco contributo diopportunità, risorse e orientamento che essa può garantire.

La collaborazione fra la Camera di Commercio e gli enti del territorio impegnati nelgoverno del welfare può dare un forte impulso alla diffusione di una solida consapevo-lezza del ruolo delle imprese come attore del sistema stesso di welfare, con un’atten-zione a ciò che accade “fuori” ( a partire dall’idea di fondo sulla Responsabilità Sociale,vista come l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delleimprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate),ma anche con una maggiore coscienza di quanto accade “dentro” (analisi dei bisognipropri, necessità di “misurare la temperatura interna delle imprese”), mirata ad ottene-re un sempre maggiore equilibrio fra il livello lavorativo/ produttivo e quello dellenecessità relative alla sfera individuale e familiare dei lavoratori e del clima dell’azienda.Opportunamente declinati, tali bisogni possono da un lato trovare risposta e, dall’altrodiventare risorsa nell’ambito del sistema integrato di servizi alla persona; il ruolo tradizio-nale dei soggetti che, in modo più o meno formale e più o meno organizzato, concorronoalla gestione del welfare locale, si rafforza e si amplia con la partecipazione del mondoproduttivo, costruendo una partnership destinata a stabilire un nuovo quadro strategicocapace di favorire la responsabilità sociale attraverso l’individuazione di idonei ed innova-tivi strumenti di intervento ed implementare, qualitativamente e quantitativamente, lemisure a contrasto dell’esclusione sociale di fasce deboli della popolazione.

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L’azione delle Camere di Commercio per la promozione della respon-sabilità sociale delle imprese quale opportunità di crescita competiti-va sostenibile. L’esperienza del Progetto Equal ARTIS

Stefano Spinelli

La ricerca “Modelli di responsabilità sociale nelle imprese italiane” realizzata da Union-camere e finanziata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali evidenzia come essere socialmente responsabili contribuisca positivamente alle performance dell’im-presa, favorisca la competitività e migliori le prospettive di sviluppo diminuendo il“profilo di rischio”.Il tema - non nuovo - è di estrema attualità ed induce concreti risvolti a livellosocio/economico; un protocollo siglato tra il Ministero del lavoro e delle PoliticheSociali e Unioncamere ha istituito tra i due enti una collaborazione finalizzata allo stu-dio e alla promozione della responsabilità sociale delle imprese attraverso:

• la promozione di azioni di sostegno alla diffusione della cultura della CSR(Corporate Social Responsability);

• l’organizzazione di eventi formativi e informativi rivolti al mondo produttivo;• la costituzione di servizi informativi;• l’attivazione di tavoli con le associazioni di categoria per promuovere iniziati-

ve congiunte.

Anche a livello europeo, diversi studi e analisi dimostrano che le imprese che investono inbeni immateriali “asset intangibili”(quali ad esempio la reputazione, la congruenza dei compor-tamenti al codice etico di impresa, la disponibilità a contribuire al benessere della comunità, latutela ambientale) tendono ad acquisire nel tempo vantaggi competitivi e migliori risultati.Le Camere di Commercio di Savona e della Spezia, in questo contesto, hanno parteci-pato, insieme alle Province ed ai Comuni di Savona e della Spezia al progetto ARTIS“Avvio Rete Territoriale Integrata del Sociale”, finanziato dall’Unione Europea nell’ambi-to del programma comunitario EQUAL.L’operato delle Camere di Commercio è andato a completarsi con l’attività realizzatadagli Enti Locali in una logica di partenariato e di cooperazione interistituzionale.Il progetto, che ha preso avvio nel mese di luglio 2002 e si è concluso nel mese di giu-gno 2005, ha avuto come obiettivo l’integrazione e lo sviluppo delle politiche locali perl’occupazione e l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone disabili ed apparte-nenti alle fasce sociali più deboli e svantaggiate.In quest’ambito l’operato delle Camere di Commercio si è focalizzato sul fronte delleimprese, delle associazioni datoriali e sindacali quali soggetti intermedi nella relazione-domanda - offerta di lavoro. Stimolare il dibattito sul tema della Responsabilità Sociale

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d’Impresa e accompagnare le imprese savonesi e spezzine verso comportamentiche favoriscono la coesione sociale: imprese, imprenditori e associazioni datoriali - secon-do questi input - sono stati coinvolti nei gruppi operativi provinciali e in moduli di forma-zione e sensibilizzazione relativamente alle figure di tutor aziendali e di tutor di bacino; siè ritenuto infatti che la “condicio sine qua non” per innescare processi di apprendimentoetico integrati nelle strategie aziendali fosse il dare avvio ad iniziative di tipo formativo eautoformativo, riferite alle problematiche concrete che vengono a crearsi nei contestilavorativi, attraverso la collaborazione di facilitatori, interni o esterni all’azienda.Questo presupposto di partenza è stato rafforzato dalla considerazione che la Responsabili-tà Sociale d’Impresa riguarda un comportamento volontario delle aziende e quindi si è rite-nuto di promuoverla attraverso un percorso di collaborazione ad hoc con le imprese stesse(anche perché la formazione era sì attinente a temi specifici ma molto ancorata ad una logi-ca di “implementazione della cultura d’impresa” piuttosto che su specifiche technicalities).Come del resto affermato dal Commissario europeo agli Affari sociali Vladimir Spidla“L’obiettivo è dare un nuovo slancio alle iniziative in materia di CSR. Ritengo che la CSRpossa aiutare i lavoratori ad adattarsi meglio al cambiamento e ad apprendere le com-petenze necessarie per l’economia del XXI secolo. Può anche contribuire a fare diven-tare le pari opportunità una realtà nelle aziende europee e favorire l’integrazione deigruppi svantaggiati. La Commissione intende incoraggiare un’adesione alla CSR tra leimprese, dare maggiore supporto e riconoscimento al suo contributo allo svilupposostenibile e alla strategia per la Crescita e l’Occupazione”.Con riferimento ai contesti produttivi savonese e spezzino si è ritenuto che, contraria-mente ad un’opinione diffusa, la CSR non fosse applicabile solo alle imprese di grandidimensioni; infatti molti degli sviluppi più innovativi che stanno venendo alla luce direcente in questo campo hanno avuto origine tra le PMI. Per quanto concerne poi ilrecepimento all’interno del progetto Equal delle tematiche della CSR le linee principalidi sensibilizzazione sono state relative alla promozione dell’assunzione di più personetra i gruppi svantaggiati e la sensibilizzazione verso un maggior investimento nello svi-luppo di competenze, formazione permanente, occupabilità.Questi ultimi sono temi che il sistema camerale - impegnato altresì su numerosi argo-menti di importanza strategica quali lo sviluppo delle infrastrutture, della competitivitàdei sistemi territoriali, dell’assistenza all’internazionalizzazione, della semplificazioneamministrativa, della promozione dei nuovi strumenti di giustizia alternativa, della pre-senza sui mezzi di comunicazione - è impegnato fortemente a sostenere con le azioninel campo dell’orientamento, della formazione professionale, manageriale e imprendito-riale e per il raccordo tra sistema imprese-scuola-università, assicurando spesso ancheservizi di placement ed attività di accompagnamento all’inserimento lavorativo.Per quanto riguarda questi settori di intervento da tempo sono allo studio azionistrettamente collegate alla domanda di formazione esistente sul territorio; in particola-re le linee programmatiche attuali prevedono che le Camere di Commercio supporti-

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no i settori produttivi che maggiormente possono favorire lo sviluppo socio-economi-co e occupazionale delle varie realtà locali attraverso uno sforzo costante di collega-mento tra formazione e occupazione.L’attività realizzata attraverso il progetto Equal Artis è andata ad innestarsi in questo filo-ne di attività perseguendo il fine di rafforzare le attività di formazione imprenditoriale/manageriale e la formazione orientata a consapevolizzare le imprese del loro ruolo socia-le e del loro potenziale di sviluppo endogeno per quanto riguarda i valori legati alla cultu-ra aziendale e allo sviluppo del potenziale di tutti i lavoratori, anche quelli più svantaggiati.Si aggiunga che il sistema camerale, da tempo attivo sullo sviluppo della promozionedei marchi di qualità, sulla base di questa esperienza ha fornito un contributo essenzia-le nell’ottica dell’integrazione degli approcci alla CSR attraverso il coinvolgimento ditutti gli attori interessati, soprattutto a livello locale. Le tematiche che sono state iltema conduttore del progetto Equal Artis, inoltre, hanno interagito con le iniziative rea-lizzate dalle Camere di Commercio relative alla diffusione delle agevolazioni per leaziende previste dal DOCUP 2000-2006 della Regione Liguria all’interno del quale itemi individuati a sostegno della responsabilità sociale delle imprese sono riconducibiliad un asse strategico relativo alle spese per consulenza e certificazione etica-sociale SA8000, supportate dalla misura 1.4 “Sostegno all’innovazione” sottomisura c)-e) Innova-zione organizzativa e qualità aziendale e “Sostegno alle imprese sociali”.

Tutor aziendaleIl Tutor Aziendale svolge un ruolo di mediazione/inserimento tra il neo-assunto e l’azienda: ilrapporto di lavoro - sotto il profilo relazionale - assume una nuova valenza a tre (azienda,neo-assunto e tutor); le esercitazioni realizzate durante il corso sono state tese a metterein risalto le competenze del Tutor Aziendale sotto il profilo delle capacità didattiche, dicomunicazione e di mediazione. Il ruolo del Tutor Aziendale è stato analizzato in chiave tec-nico-professionale, organizzativa e relazionale ed è stato quindi identificato come respon-sabile del percorso formativo della persona svantaggiata da inserire, cosciente dei processidi apprendimento consoni e coerenti per la persona e l’impresa e quindi una figura centra-le per il buon inserimento del personale, che deve “accompagnato” nella nuova realtà azien-dale con un supporto tecnico e, talvolta, psicologico.

Tutor di BacinoDurante il corso di formazione per tutor di bacino sono state illustrate le tematiche relativeal sistema dei servizi per l’inserimento lavorativo, all’allocazione ottimale dei profili profes-sionali in relazione al disagio, alla normativa di riferimento, al sistema di agevolazioni e con-tributi in caso di inserimento lavorativo di un soggetto svantaggiato, all’analisi di casi di avve-nuto inserimento mirato, alla responsabilità sociale d’impresa.L’azione di formazione si è incentrata sui temi della CSR partendo anche dal presuppostoche un sempre maggior numero di imprese sta sviluppando strumenti per la gestione degliaspetti sociali e ambientali nell’ambito delle proprie attività strategiche.

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L’attività di sensibilizzazione alle imprese è stata poi realizzata dalle Camere di Com-mercio, in collaborazione con le Provincie, attraverso l’elaborazione e pubblicazione diuno strumento illustrativo, intitolato “L’inserimento lavorativo delle persone con disabi-lità”, rivolto sia agli utenti svantaggiati sia alle imprese interessate alle problematichedegli inserimenti lavorativi. La pubblicazione ha avuto la finalità di favorire la conoscen-za di entrambe le parti della normativa di riferimento (in modo particolare della legge68/1999), delle procedure da seguire per attivare inserimenti lavorativi e delle struttureoperanti sul territorio a cui rivolgersi per avviare un valido progetto di inserimento.Oltre a ciò, la guida è stata concepita come uno strumento di “crescita culturale” desti-nato alle imprese finalizzato alla sensibilizzazione anche di quella quota di aziende nonsoggette ad obblighi di legge ma che in ogni caso possono trarre buone opportunitàdagli inserimenti lavorativi dei soggetti “deboli” del mercato del lavoro.La guida è stata distribuita presso gli enti e le associazioni di categoria firmatarie dell’in-tesa politico-istituzionale che è stata la cornice dell’intero progetto.Si sono inoltre redatti alcuni articoli riguardanti il progetto Equal – A.r.t.i.s. ed i corsi di for-mazione previsti al suo interno; tali articoli sono stati pubblicati sulla riviste camerali desti-nate a tutte le imprese iscritte al Registro Imprese delle province della Spezia e di Savona.È stata altresì realizzata, con il contributo fondamentale del Centro per l’impiego delle Pro-vince, dei SIL e della Zone Sociali, una ricerca che ha messo in luce gli aspetti quantitativi equalitativi delle problematiche relative agli inserimenti lavorativi dei soggetti svantaggiatinelle due province, tratteggiando gli elementi comuni e le peculiarità dei due territori.Le modalità attuative del progetto, come del resto il percorso di progettazione dellostesso, sono state improntate ad uno stile di governance che ha visto interagire le isti-tuzioni (Comuni, Provincie, CCIAA,AUSL, CSSA) e attori del mondo non istituzionalein una logica – seppur inizialmente non semplice – maturata e variegata negli aspetticome nelle relazioni e nelle ricadute finali.Le Camere di Commercio hanno svolto, nel dipanarsi delle attività, il ruolo di naturaletramite verso il mondo produttivo e questo in forza del presupposto del “ruolo socia-le delle imprese”; hanno inoltre gestito l’organizzazione di tutte le attività trasnazionali- sin dagli albori della ricerca del partenariato transnazionale più idoneo - attraversoun percorso gestazionale trasversale allo scorrere delle varie azioni progettuali.In ultima analisi l’esperienza maturata dalle Camere di Commercio nel progetto EqualARTIS , attraverso la realizzazione di iniziative in partenariato con altri enti territoriali econ altri partner transnazionali sulle tematiche legate al lavoro, alle imprese e alle meto-dologie di potenziamento dell’occupabilità dei lavoratori, attraverso anche azioni disensibilizzazione delle imprese, ha senz’altro ampliato gli scenari d’intervento congiuntoa livello locale per quanto concerne la coniugazione di politiche di welfare e di politichedi sviluppo economico produttivo - soprattutto in una logica di CSR - andando arispondere pienamente a quelli che sono stati i principi ispiratori dell’Iniziativa Equal.

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Transnazionalità, innovazione e collaborazione territoriale: il parte-nariato Work4net

Paola Perazzi

La Strategia europea per l’occupazione (SEO), lanciata in occasione del vertice di Lussembur-go nel 1997, ha fissato quattro pilastri d’azione: occupazione, imprenditorialità, adattabilità,pari opportunità.Work4net è una partnership transnazionale negoziata nel 2002 tra 4 pro-getti (presentati sull’asse Occupabilità del PIC Equal) finalizzati ad agevolare l’accesso al lavo-ro da parte delle persone svantaggiate;nell’accordo validato sono state definite azioni di coo-perazione preimpostate ed azioni da definirsi in itinere attraverso l’attivazione di processi diempowerment (partecipazione attiva degli operatori tanto utenti quanto partecipanti).Work4net si è giovata e al contempo ha dovuto operare con laboriosità in contesti carat-terizzati da presupposti di partenza linguistici, culturali, geografici, sociali policromi.Vi sonoinfatti differenze sostanziali nelle culture di Italia, Germania, Gran Bretagna e Finlandia,diversità che si rifanno sia alla struttura stessa dei modelli di sviluppo economico e di welfa-re, sia al senso civico e all’idea di equal opportunities benché sotto i profili economico e legi-slativo si rilevi che tutti e 4 i paesi sono membri dell’Unione Europea e quindi recepiscononelle rispettive legislazioni nazionali l’acquis comunitario.Il progetto Victory,attuato a livello nazionale finlandese,è stato sviluppato dalla Finnish Asso-ciation of People with Mobility Disabilities e da reti di cooperazione locale ed è stato for-temente incentrato nella progettazione partecipata di un sistema di inclusione sociale elavorativa attraverso l’utilizzo delle Information Communication Technologies (testato incontesti territoriali peculiari come possono essere i contesti finlandesi). Il progetto di riabi-litazione individuale sperimentato è stato incentrato sia sulla every day life, che sulla riabilita-zione lavorativa e sul placement.Il progetto Forward, implementato dalla Municipalità di Birmingham, una delle più gran-di città inglesi con un forte passato di industrializzazione e immigrazione, ha previstolo sviluppo di azioni finalizzate all’accesso, al mantenimento e alla progressione in ambi-to lavorativo di soggetti svantaggiati (con una rilevante componente relativa ai basicskill – carenze di base nella lingua letta/parlata/scritta e carenze in aritmetica e algebraelementare –, lavoratori over 40 e disabili). La grande enfasi che il progetto ha riservatoalle problematiche relative ai basic skill needs è dovuta alla grande componente immigra-toria registrata nell’area che vende il protrarsi di problematiche di integrazione socialee ancor più lavorativa con dinamiche di non facile gestione.Il progetto The Elbe Island Development Partnership è stato implementato a Wilhelmsburg,quartiere periferico di Amburgo situato sull’isola del fiume Elba, che risulta essere un’areaurbana polarizzata con un alto tasso di immigrati residenti, alto tasso di disoccupazione, bas-sissimi livelli di scolarizzazione. Le iniziative implementate sono state volte a disegnare unastrategia locale finalizzata alla formazione per la creazione di opportunità di lavoro e alla for-

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nitura di servizi e misure innovativi (e ha visto come destinatari giovani socialmente e scola-sticamente svantaggiati, persone con handicap sociale e psichico, ragazze madri in cerca dilavoro, lavoratori over 40 e persone con background culturali di difficile integrazione).Può sembrare scontato che progetti che operano sullo stesso asse (Occupabilità) all’internodel quadro Equal debbano avere molto in comune. I 4 progetti che costituiscono il partenaria-to Work4net condividono molti aspetti ma hanno anche evidenziato importanti differenze:• Victory ha avuto un’impostazione marcata sulle persone disabili (e particolarmente quelle

con disabilità fisica) e un marcato interesse all’uso di ITC come uno strumento di intervento.• The Elbe Island Development Partnership si è occupata di un programma di occupa-

bilità di un’area geografica ben specifica della città di Amburgo e le azioni intrapresesono state implementate in una logica di lotta al disagio spaziale.

• Forward è stato focalizzato sull’accesso al lavoro ma anche – unico dei 4 partner - almantenimento e alla progressione in ambito lavorativo di persone disabili, old wor-kers e persone con minimi livelli di basic skill.

• Nel progetto di Amburgo vi è stato un limitato coinvolgimento di persone con disa-bilità mentre vi è stato un coinvolgimento di soggetti svantaggiati che non eranoprevisti come target group negli altri progetti (minoranze etniche, giovani, ragazzemadri disoccupate senza scolarizzazione…).

• Il progetto Artis è stato incentrato sulla definizione di una modalità organizzativa,tra servizi pubblici e servizi privati, che potesse aumentare l’efficacia dell’azionelocale nei confronti dell’occupazione di soggetti svantaggiati (modalità che è stataproblematica da trasmettere agli altri partner, anche perché presupponeva la cono-scenza di alcuni elementi legislativi italiani di base).

• Forward ha sviluppato un numero di progetti indirizzati agli old worker: le altre trepartnership non prevedevano azioni in questo senso (benchè nel prosieguo del pro-getto poi si siano rivelate interessanti connessioni con gli altri progetti).

• I progetti hanno coperto diverse aree geografiche: the Elbe Island Development Partner-ship si è focalizzato su un’area limitata di Amburgo,Victory è stato un progetto di porta-ta nazionale,Artis è stato implementato su due aree della Regione Liguria, Forwards hariguardato la città di Birmingham e la sua area metropolitana. L’area di impatto hainfluenzato non poco le modalità di azione a livello domestico dei singoli progetti.

L’innovatività di Equal Artis, fondamentalmente innovatività di processo tesa alla speri-mentazione e adozione di un nuovo modello operativo, è andata ad interagire con pro-getti europei generando valore aggiunto nello scambio transnazionale di buone prassi.Le istituzioni, i soggetti aderenti al partenariato locale, i funzionari e gli operatori chesono stati coinvolti nelle varie iniziative hanno acquisito una migliore conoscenza del-la natura e delle diverse forme di discriminazione, di disuguaglianza e di esclusione dalmercato del lavoro in forza anche dell’eterogeneità dei 3 contesti socio/economici coni quali ci si è posti in relazione. La collaborazione attuata è stata anche un’ottima oppor-

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tunità per rimanere al passo con gli sviluppi più recenti e pertinenti nelle politiche enelle prassi relative all’inserimento lavorativo.

La Partnership ARTIS ha collaborato con un partenariato europeo di prim’ordine del quale siillustrano brevemente le caratteristiche socioeconomiche.• Birmingham è una città della Gran Bretagna di circa 990.00 abitanti. Con Wolverhampton,

Solihull e la città di Black Country, Birmingham forma una delle più vaste agglomerazioniurbane dell’Unione Europea con una popolazione di circa 2.275.000 abitanti. È una cittàplurietnica e multiculturale; circa il 30% dei suoi abitanti non è di razza bianca: il 19,5% sonoasiatici di lingua inglese, il 6,1% sono di colore e il 2,9% sono meticci, 0,5% cinesi.Durante la Rivoluzione Industriale la città crebbe rapidamente e divenne uno dei maggioricentri industriali della Gran Bretagna. Durante l’ultimo conflitto mondiale riportò gravidanni a causa di pesanti bombardamenti; negli anni ’50 e ’60 la città fu quasi totalmentericostruita e a detta di molti assunse le vesti di una vera e propria “giungla di cemento”.Negli ultimi anni, tuttavia, Birmigham ha subito una grande trasformazione; il centro cittadi-no è stato profondamente ristrutturato con un programma di rinnovamento, non soloinfrastrutturale, mai visto in Europa.

• Amburgo è una delle più importanti città commerciali della Germania, è uno dei più grandiporti europei e il nodo ferroviario con il più grande scalo di smistamento d’Europa.La Città-Stato di Amburgo, che sorge sulle rive del fiume Elba fra i Lander della bassa Sasso-nia e dello Schleswig-Holstein, ha una popolazione di 1,8 milioni di abitanti, dei quali170.000 sono stranieri; in realtà attorno al suo centro gravitano più di 3 milioni di personeprovenienti dai Lander contigui. Economicamente e culturalmente,Amburgo è il centro ditutto il Nord della Germania.Durante il Medioevo fu un membro importante della Lega Anseatica e, in conseguenzadella sua favorevole posizione geografica divenne ben presto porto di trasbordo per i pae-si scandinavi e per quelli dell’Europa centrale. Parzialmente distrutta dai bombardamentidurante la Seconda Guerra Mondiale, a tutt’oggi questa metropoli è il maggior centroindustriale della Repubblica Federale Tedesca con il massimo reddito pro capite di tutta laGermania e uno dei più alti in Europa.

• La Finlandia è situata all’estrema parte nord-orientale dell’Europa, fra il 60° e il 70° paralle-lo, ha una popolazione di circa 5.200.000 abitanti con una densità media di 17 abitanti/kmquadrato. Circa il 65% dei Finlandesi risiede in aree urbane, i rimanenti vivono in ambitorurale. Nella capitale, Helsinki, risiedono circa 551.000 abitanti: la migrazione della popola-zione finlandese nella regione più meridionale è iniziata negli anni del dopoguerra e conti-nua tutt’ora. I cittadini stranieri con residenza in Finlandia sono circa 90.000: la maggiorparte proviene da Russia, Estonia e Svezia. L’industria metallurgica e meccanica, insieme allosfruttamento delle foreste, sono state a lungo i settori guida dell’industria manifatturierasia in termini di valore aggiunto che di forza lavoro. Ai giorni nostri la Finlandia presentauna tipica economia di industria avanzata: due terzi della sua produzione totale è fornita dalsettore dei servizi. La disoccupazione è un problema che negli scorsi anni ha afflitto l’eco-nomia finlandese: nel 1990 il tasso di disoccupazione era del 3,4%, nel 1994 del 18,4%, allafine del 1999 la disoccupazione è scesa al 10%, al 9% nel 2003.

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Inoltre i 4 progetti sono frutto delle situazioni politico istituzionali nazionali:Work4.netha visto l’intrecciarsi di iniziative ed azioni che andavano ad innestarsi, con 4 modelli diffe-renti di welfare: scandinavo, anglosassone, renano e mediterraneo e l’apprendimento regi-stratosi tra gli operatori partecipanti alle attività transnazionali è stato anche dato dallapossibilità di poter verificare sul campo (non in modo simultaneo ma sicuramente in modoquasi parallelo) le modalità operative di detti modelli e le peculiarità delle problematichesociali che gli stessi sono destinati ad affrontare.L’accedere a nuove informazioni ed esperienze e lo sviluppo di nuove prospettive di piùampio respiro e di portata europea, avendo la possibilità di conoscere altri paesi (tutti delNord Europa) ed aumentare la propria conoscenza dei punti di forza e dei punti di debolezzadei sistemi nazionali del lavoro e della formazione in generale è stata un’ottima opportunità dicrescita personale e professionale. La cooperazione transnazionale ha permesso di migliorarei metodi di lavoro e delle attività connesse e potenziare le competenze professionali, linguisti-che (soprattutto con l’inglese) e di comunicazione dei soggetti coinvolti. In modo particolaresoprattutto con il partenariato inglese, ci si è confrontati e si è attuato uno scambio di meto-dologie lavorative in merito alle modalità di inserimento lavorativo per gli over 40 e i soggettidisabili. Per questi ultimi si è attuato uno scambio di modalità operative e,oltre ad illustrare lemetodologie di inserimento utilizzate,si è attuato uno scambio di prassi che ha visto,ad esem-pio,ARTIS illustrare e spiegare le griglie di valutazione utilizzate dalle Commissioni ASL italianeper attribuire il punteggio di invalidità (modalità che hanno suscitato il vivo interesse degli ope-ratori dei Job Center inglesi). Sono state elaborate metodologie comuni per la sensibilizzazio-ne delle imprese all’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati e sui temi della CorporateSocial Responsability. È stato possibile attuare 3 sessioni di workshadowing in situazione chehanno visto incentrarsi l’interesse, in modo particolare, sull’operatività dei Centri per l’impie-go/Job center e sull’operatività in ambito di programmazione e progettazione europea al finedi reperire strumenti e fondi di lavoro. È risultato molto interessante verificare sul campo larealizzazione del recupero urbano di alcune aree dei sobborghi di Birmingham attraverso azio-ni di coinvolgimento di old worker (Castle Vale), le iniziative finalizzate ai basic skill e il grandelavoro attuato con le persone dislessiche.Si sono registrati benefici e apprendimenti inaspettati partendo in alcuni casi da basseaspettative iniziali nei confronti della cooperazione transnazionale: di qui si è generatauna crescente motivazione per la transnazionalità che ha fatto si che diverse iniziativesiano state sviluppate negli ultimi sei mesi di operatività dell’accordo. In modo partico-lare con il partenariato finlandese si è valutata la possibilità di verificare l’adattabilitàdell’approccio al contesto italiano: si è provveduto quindi a realizzare la traduzione dialcune sezioni del Virtual Rehabilitator, la piattaforma software sviluppata dal progettoVictory, e si sono realizzate 3 sezioni di sperimentazione: nell’ultima di queste, realizza-ta a Savona e che vedeva come partecipanti gli operatori del sociale e dell’inserimentolavorativo, sono emersi interessanti spunti di utilizzo del pacchetto presentato.

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Fisiologia dei progetti transnazionali: alcuni spunti di riflessione

• Gli effetti positivi della cooperazione transnazionale si dispiegano nel tempo e sono diret-tamente proporzionali alle energie impiegate. Per questo motivo, benché l’inizio attività diun progetto a livello nazionale richieda notevoli sforzi, è da tenere in dovuta considerazio-ne il fatto che la cooperazione transnazionale non è un’attività che può essere posposta odilazionata nel tempo, pena la parziale perdita o la dissoluzione del potenziale valore aggiun-to che essa può avere sui progetti locali.

• I progetti transnazionali spesso prevedono la realizzazione di eventi attraverso i quali con-dividere esperienze e metodologie in modo multilaterale. Nella pratica queste iniziative sipossono rivelate eventi molto onerosi da organizzare, sotto il profilo delle risorse da gesti-re soprattutto in termini di ore lavoro; l’alto numero di partecipanti (e quindi organizza-zione logistica, programmi, rispetto dei tempi, fornitura dei materiali relativamente alle ini-ziative) spesso sposta molte energie sull’organizzazione operativa. Nel tempo si è eviden-ziato che i thematic workshop e le visite studio sono strumenti più agevoli da gestire alfine di sviluppare lavoro congiunto e più fruibili anche da parte dei beneficiari.

• Lavorare al più possibile per la comprensione reciproca dell’attività di ogni partnershipnelle prime fasi di collaborazione e realizzare sessioni di preparazione alla transnazionalitàe agli incontri transnazionali è un investimento di risorse che riverbera i suoi positivi effet-ti sia in termini di condivisione progettuale che in termini di crescita culturale.

• Nei programmi di cooperazione transnazionale esistono aree di obiettivi condivisi e aree di obietti-vi disgiunti;molto spesso gli obiettivi disgiunti di ciascun progetto hanno portato,ove esplorati, allosviluppo di collaborazioni positive inaspettate e quindi a situazioni di vantaggio reciproco.

• Nella attività finalizzate alla collaborazione transnazionale si dovrebbero sempre utilizzarepresentazioni e modalità esplicative pensate in una logica multiculturale: a volte è difficilecogliere il potenziale innovativo di attività anche perché presentate dando per scontati ele-menti che in realtà non lo sono: le presentazioni attuate tenendo in considerazione laprospettiva del visitatore estero sono quelle che più garantiscono la veicolazione delleinformazioni e sono la migliore base per lo scambio di buone prassi.

• Nell’arco di vita dell’accordo di collaborazione è possibile che si verifichino oscillazioni nella moti-vazione alla cooperazione transnazionale degli operatori ciò in forza di possibili percezioni negati-ve in merito al suo valore aggiunto / sovraccarico di lavoro a livello nazionale / problemi imprevistie margini di rischio che essa comporta. Un coerente monitoraggio e azioni correttive apportateper tempo riescono ad evidenziare i risultati conseguiti e quelli inaspettati frutto del lavoro tran-snazionale gestendo così la fluttuazione degli entusiasmi (ancor più nelle fasi iniziali quando i pro-blemi linguistici e culturali e variabili inaspettate acuiscono la problematicità operativa).

• Sviluppare, comunicare e monitorare i progressi attuati rispetto a quanto previsto dall’ac-cordo di cooperazione transnazionale in modo tale da poter definire in modo sempre piùparticolareggiato e definito le attività transnazionali da realizzarsi entro l’approssimarsi deltermine della collaborazione.

• Celebrare e comunicare le attività e i successi conseguiti. La collaborazione transnazionale pre-senta un alto grado di rischio in forza delle variabili che possono rendere problematica la realiz-zazione della stessa. Proprio in forza del fatto che è il frutto energie condivise e di diverse diffi-coltà i risultati conseguiti vanno comunicati e disseminati durante tutta la vita del progetto.

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Va rilevato che la piattaforma informatica sviluppata è stata utilizzata anche per svilup-pare il sito internet del partenariato transnazionale e per lo scambio e l’archiviazionedei documenti (ciò in forza della sua grande versatilità).È stato molto interessante poter verificare sul campo l’operatività dei Servizi Sociali fin-landesi e il loro grado di compenetrazione con i servizi per l’impiego.Per converso la partnership finlandese ha trovato molto interessante analizzare e capire neldettaglio le modalità operative dei nostri centri per l’impiego e delle cooperative, in specialmodo le cooperative sociali, realtà che solo di recente è diventata operativa in Finlandia.La collaborazione con i partner tedeschi è stata molto stimolante proprio in forza dellepeculiarità del progetto da loro sviluppato e cioè l’intervenire in vaste aree peri-urbanesvantaggiate sia sotto il profilo sociale che sotto il profilo economico / infrastrutturale.La grande componente di popolazione immigrata, i bassissimi tassi di scolarizzazione e ilgrande abbandono dei percorsi scolastici sono stati affrontati partendo da un monitorag-gio delle situazioni di disagio effettuato già in età scolare. Questo perché si è riconosciutoche nel tempo l’abbandono dei percorsi di scolarizzazione è l’aspetto che maggiormenteinfluenza le possibilità di miglioramento delle proprie condizioni di vita. L’osservazionedelle iniziative sviluppate in contesti con concentrazione di problematiche sociali mai regi-strate (per tipologia e per numerosità) nei contesti della Spezia e Savona è stato senz’al-tro un’ottima opportunità per reperire nuove informazioni ed esperienze e per sviluppa-re nuove prospettive di più ampio respiro e di portata europea.In conclusione, il partenariato Work4net lavorando su target anche differenti, ha affron-tato il problema attuale dell’inserimento lavorativo e dell’inclusione sociale in una logi-ca di sviluppo futuro di strategie condivise; la non semplice trasferibilità delle iniziativenei contesti dei singoli progetti ha portato, a volte, ad un maggior impegno nella condi-visione delle metodologie piuttosto che nella sperimentazione di nuovi modelli operati-vi. In ogni caso l’innovatività delle modalità attraverso le quali viene costruita la coope-razione transnazionale in Equal è stata un campo di prova importante e un laboratorioche ha suggerito vari spunti di innovazione e sperimentazione, dando prova di grandeflessibilità e potenzialità nella definizione degli approcci di intervento e mettendo inrisalto i temi comuni della Strategia Europea per l’Occupazione che trovano il loro fon-damento nella lettura complessiva delle specifiche realtà locali.

www.invalidiliitto.fiwww.forwarddp.co.ukwww.ep-elbinsel.dewww.artis-equal.it

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Work4net: partecipanti alle attività transnazionali, genere e nazionalità

Work4net: collaborazioni realizzate

Work4net: numerosità e tipologia delle collaborazioni

elaborazioni di Serena Danese

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EQUAL ARTIS PROJECT

Partnership and ObjectivesEqual A.R.T.I.S. Project (Avvio rete territoriale integrata del sociale – Starting of a Wel-fare Integrated Territorial Network) was promoted by a development partnershipwhich consisted of the Provincial Administrations, of the Provincial Capital Municipali-ties and of the Chambers of Commerce of La Spezia and Savona (Ligurian Region). Itwas supported by a wide local parternariat which strengthened further on thanks to“upward” involvement and planning experiences since the year 2000.The Project idea originated during the works for the City Strategic Plan and then astime went by it turned into an action aimed at establishing a Temporary Purpose Asso-ciation where La Spezia Provincial Administration took on responsibility for the wholeaction implementation.Within each single Province, the supporting parnters (see Figure 1) gathered aroundthe Temporary Purpose Association members formalising a Draft Agreement wherethey agreed to participate in the Project strategic and technical coordination.As provided for by Equal Programme, a transnational co-operation agreement was for-malised later on. In it,Artis Project shared its objectives and activities with the Projects“Forward” – Birmingham (United Kingdom), “Victory” – Helsinki (Finland) and “ElbeIsland” – Hamburg (Germany).

Figure 1 – Partners’ Network

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Taking all different institutional provinces of the bodies participating in ARTIS into con-sideration, the Project set itself the following targets by means of different actionmodalities (surveys, project-making, training, professional integration, spreading of out-come, etc.) (see Figure 2),:- Developing and supporting mechanisms for the integration of welfare, health-care

and employment policies establishing a permanent local network aimed at creatingand co-ordinating (re)employment routes;

- Creating the necessary conditions for an effective spreading of information and for thecollection of data useful to the implementation of professional integration projects;

- Refreshing and strengthening the workers’ “mediating” professsionalism, while over-coming their own fields self-referential logics (school, welfare and health-care serv-ices, professional training, entrepreneurs and trade-unions);

- Establishing a new operational reception, advice, guidance and help model for thetaking-charge and professional integration of individuals;

- Working with Job Centres at individual-tailored routes which take all individual rolesand identities into account in order to promote personal autonomy;

- Keeping contacts among political, entrepreneurial and trade-union forces in orderto clear the way from all obstacles whch might interfere with the implementation ofexperiences;

- Making the entrepreneurial world, trade unions, companies and their receptionoperators aware of their responsibilities;

- Involving the Service Sector and that of social co-operation (with special referenceto type B co-ops) in the setting of professional integration and new-enterprise-establishment routes, and in sensitising people’s responsibilities for and solidaritywith disadvantage issues, thus promoting kinds of welfare self-production.

AddresseesA.R.T.I.S. Project is addressed to two different kinds of final and interrmediateaddressees:Final Addressees: these are the people whom all professional integration actions aredirectly addrressed to:- People with physical and/or psychical disabilities, living in social disadvantaged condi-

tions: those categories addressed to by national provisions (laws no. 381/1991, no.104/92, no. 68/99 and no. 193/2000) and by the European Social Fund - Objective 3 -Axis B - Measure 1 (people with physical and mental disabilities, prisoners and for-mer prisoners, non-EU citizens, nomads, drug-addicts and former drug-addicts,serum-positive people, alcoholics and former alcoholics, and people who may beconsidered as belonging to the new-poor categories).

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Intermediate Addressees: people, organisms and institutions taking part in these system,support, or in those organisational-learning actions which aim at ensuring the expectedoutcome for the final addressees:- Local administrators, managers, welfare, health-care and employment services, social

co-operation, vocational training, voluntary work and penitentiary structures opera-tors;

- Entrepreneurs and workers;- Entrepreneurial associations executives;- Citizens.

Figure 2 – Artis Project Actions

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Project GovernanceARTIS started after the drawing up of an “Integration Agreement” which was subscribed bythe political and institutional representatives of each Provincial Administration (adminis-trators, labour, welfare and health-care policies managers) who promoted and formalisedthe establishment of Provincial Operational Teams. Such institutionally recognized Teamswork out and develop methods, tools and solutions for the steering of the whole action.Each district Operational Team consists of 20 people, including engineers and managers,all reporting to the local parternariat bodies: Provincial Job Centre, Equal OpportunitiesUnit,Area Welfare Conferences, Local Health Units,Adult Welfare Services Centre, Indus-trialists’ Associations, Handicraft Associations, Chambers of Commerce,Trade Unions,Training Centres, Social Co-operation Units, Diocesan Caritas,Third Sector Forums.These Provincial Operational Teams were charged with the task to design an organisa-tional model granting access to employment, and also to standardise those modalitiesaimed at assessing working skills and relationship capabilities, and at analysing work-places. Besides they were also charged with the task to have recourse to legal tools inorder to increase the number of access-to-employment cases.An operational modelwas studied by political and institutional officers who judged it right.Thanks to a sched-ule agreement, it was therefore adopted as a standardising reference procedure by thelocal economic and welfare system (see Figure 3).

Integration Agreement: Institutional and Political LevelObjectivesEstablishing a common culture and organisation concerning approach and decision-mak-ing strategies on the subject of access to employment of disabled and disadvantaged indi-viduals by means of a direct involvement of political and institutional decision-makers.Fixing the actions programme lines aimed at granting access to employment in terms ofshort-,medium- and long-term expected outcome.Establishing Provincial Operational Teams.Validating all organisational and management proposals issuing from the ProvincialOperational Teams working sessions, further to monitoring and spreading outcome.TermRecurring meetings during the whole action term.MethodologiesAnalyses, project-making, team-work with the support of a co-ordinator and experts.

Integration Agreement: Technical LevelObjectivesManaging the complexity of the targeted professional integration and ensuring thetechnical connection among the different institutions on the basis of the “Agree-ment” provisions.

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Establishing a complex delivery line where all welfare and professional integrationservices and activities can fit in.Fixing all modalities for the assessment of working skills, fixing all modalities for theanalysis of workplaces and those of professional integration support and help, fixingall modalities for the meeting of job demands and offers.Starting and monitoring all operators training sessions, the companies and district tutorsones, those of helpers, besides refreshing and spreading seminar sessions, arranging therecourse to legal and employment policies tools in order to increase the integration ofdisabled and disadvantaged individuals. Supplying operational directions to the territorialintervention levels. Ensuring the effectiveness of transnational co-operation.TermRecurreing meetings during the whole action term.MethodologiesSessions with experts,witnesses,problem solving and project working with co-ordinator.

Figure 3 – Artis Development and Governance Model

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The Information System

In parallel with the Provincial Operational Teams’ job a survey was also developed. Itwas aimed at gathering, quantifying and checking the professional integration demandand the local systems competence in the enforcement of the existing procedures andsets of rules.

Analysis and SurveyObjectivesQuantifying the professional integration demand with reference to the differentkinds of disabilities and disadvantages all over the provincial sub-districts.Arranginglocal mappings concerning actors, roles, organisms, operational modalities and toolswithin the health-care services network, within the training and employment sys-tems, within the social co-operation sector and companies. Detecting formal inter-relation facilities among actors within a same sector.Checking effectiveness and efficiency of measures supporting professional integra-tion on a district level.Checking the local system taking up capacity of meeting demand.Surveying the entrepreneurs’ attitudes towards the professional integration of dis-advantaged individuals and surveying their knowledge of existing laws concerningthis subject. Suggesting an integration planning.Developing the structure of an information system aimed at the professional inte-gration of disadvantaged individuals.Supplying factors for the operational and training proposals made by experts ofprofessional integration useful for the development of a professional integrationdata bank, of a computerised information site, and of an “observation site” over thedisadvantage situation in each single district.MethodologiesA critical test of previous studies and implementations on a district level.Data and documents analysis.Research in the field: sample developing, , giving out of structured questionnaires.Network analysisAddresseesThe action is addressed to all public and private actors pertaining to the welfareand health-care services network, to training and employment systems, to socialco-operation and voluntary work sectors, to businesses.

The avalaibility of a significant quantity of data enabled the implementation of a Data Banksupporting the meeting of supply and demand and the relationships among operators.

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Anyhow, the whole information system refers to the Internet site (www.artis-equal.it)which was constructed on purpose. By means of this site anybody can get or exchangeinformation, ideas and further projects concerning disabilitiy and disadvantage issues.This site (see Figure 4) gathers all records concerning the project and also useful infor-mation concerning the welfare network individuals and the kinds of services supplied,all useful links, and forum spaces, and a working area especially dedicated to the servic-es operators.

Figure 4 – www.artis-equal.it Site Home Page

The transnational parternariat site is also on line (see Figure 5). It gathers all reportsand information developed during previous common activities.

Figure 5 – www.work4net.org Site Home Page

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Training

The public services (welfare, health-care and employment) operators and those of non-profit-making private businesses (social co-operation, voluntary work and association-ism) and the companies themselves were assigned the task to implement and “test” theoperational model and its practices according to territorial peculiarities. A trainingphase was therefore started in order to readjust professional comptence to the modeland to its application context, to develop new kinds of professionalisms, and comple-ment and optimise the management of human resources. Such a training was attendedby those operators who were already working at the arrangement of professional inte-gration routes. Companies and entrepreneurial organisations pinpointed company andsector tutors who attended special training courses, too.In parallel with such phase, a “professional integration helpers” training was also start-ed. During the implementation phase, these professionals were entrusted with theimplementation of professional integration individual projects. Further to this, work-shops were held for the whole project duration.They were open to the public andfocused on disabilities and job matters, in order to spread and exchange good prac-tices.Companies and entrepreneurs took part in the Provincial Operational Teams and in thetraining of company tutors.They were also involved in a study concerning social respon-sibility. Such a study aimed at checking the feasibility of an identification system, a seal ofquality to be awarded to those companies who will offer socially significant levels ofresponsibility and services concerning professional integration.

Training of Operators: Mediation in the Territorial ProfessionalIntegrationObjectivesSupplying the welfare and health-care services operators, the professional integra-tion and the non-profit sector ones project opportunities focused on integrationroutes, clearly explaining tasks, specialisation levels, management skills.The activity objectives incline towards the mastery of techniques for the manage-ment of relationships and negotiations, of the competences reviewing to interpre-tation of company contexts, to the development of the necessary skills to use databanks and the Internet site, and to the planning of professional integration using themodel elaborated by the Provincial Operational Team.TermThree different 80-hour training editons (240 hours in all) in each single district.MethodologiesTeacher-to-class teaching, team working, problem solving, project works, on-the-job

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training, workshops, accounts.The project work great importance is especially high-lighted, as its aim is that of starting a testing and application process of the opera-tional model.

Training of Helpers for the Underprivileged Professional Integra-tionObjectivesOffering the welfare and health-care services operators, the professional integra-tion ones and those of non-profit-making units the support of a professional profileallowing individual help forms to those people engaged in professional integrationroutes.Developing personalised relational abilities and approaching modalities in individu-als with disabilities or marginalisation problems, living in social and mental hard-ships, having addiction of institutionalisation problems.Developing professional skills and expertise for the implementation of personalisedprofessional integration and social and working re-habilitation projects, with directactions on individuals, in order to recover their own capabilities both in an every-day-life and in an organised workplace self-sufficiency prospect.Such operators work together with professional integration operators and compa-ny tutors, by means of a direct action on individuals, interpreting their needs andthus contributing to the resources mobilisaton within the communities where theindividuals live and to that of the working environment where they are integratedin.This is done by means of own interventions or in collaboration and integrationwith those of other operators ( welfare workers, professional educators, health-care services workers, job centres operators, trainers, etc.).TermA 240- hour course for each single district, 160 hours of which consisting in a tech-nical and practical training, further to 80 work-experience hours.MethodologiesTeacher-to-class teaching, team working, role playng, work experience.

Training of Company TutorsObjectivesIn order to make the individuals professional integration effective, the help of an oper-ator and of a company member is necessary.This answers the purpose to find anaddressee inside the company who is not a passive professionally integrated individual,but rather an active individual who participates in defining objectives thus becoming atool for the professional and competence rise of other integrated individuals.

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The company thus becomes a subject and not an object of all actions, as it uses alltools and resources provided for by the law. It is therefore a matter of:Developing specific competences and knowledge within the new prescriptive scenecontrolling the integration of disabled people and of individuals suffering from socialdisadvantage and hardships.Developing specific knowledge concerning disability and disadvantage issues espe-cially with reference to living and working conditions.Using those tools and methodologies as arranged by the Provincial OperationalTeams.Keeping contacts with welfare, health-care and employment services.Enhancing the individuals hidden and not acknowledged competences by support-ing them in the realisation of their own professional projects.Developing specific strategies for the companies adjustment to the new prescrip-tive provisions.

Training of District TutorsObjectivesFixing roles and provinces of those people able to develop a services networkinside the entrepreneurial world in order to enhance the professional integrationof the disabled and the disadvantaged. Such figures contact each single companyaccording to their specific production (district) sector in order to promote profes-sional integration culture and practice.They shall do so by spreading, explaining andtransfering the prescriptive scene contents regulating professional integrations, andpreparing collaboration routes to be followed in concert by each single company,the welfare, health-care and employment services, by producing useful informationstreams between companies on one side and services on the other side, by elabo-rating specific strategies to adjust services and companies to the arranged profes-sional integration routes.

Implementation of Professional Integration Routes

Implementation consisted in targeted and individualised guidance, training and profes-sional integration actions, by means of those tools made available both by regional andnational regulations and by the project itself: guidance counters, individualised vocation-al training (with the handing out of vouchers) and work experiences.In view of the fact that participants in the implementation were not all able to put upwith company atmosphere and operativeness, besides companies “protected integra-tion” spaces were also arranged inside already existing welfare activies which were

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directly managed by local communities (Community Work Centres,Area Workshops,Youth Meeting Centres, schools, etc.) where individuals experienced socialising andrehabilitating situations carrying out rather easy tasks aimed at the enhancement oftheir own skills and abilities.

Guidance TrainingObjectivesDesk activity aimed at:developing addressees’ self-guidance abilities, supporting individuals in their ownprofessional objectives structuring while analytically examining one’s own skills,interests and qualities, spurring relational abilities by means of suitable communica-tion techniques, fostering the acquisition of tools for the interpretation of both ter-ritories and the labour market.TermTwo 28-hour editions for each single district.MethodologiesAlternate team, individual and small-group activities.Addresses28 participants within each single district, supported by welfare and health-careservices and recommended by territorial employment teams.

Training VouchersObjectivesIndividual-targeted training activity within professional sets chosen by the individu-als themselves according to their own professional projects. Such activity is aimedat developing skills, knowledge, and professional features according to the marketdemands.TermAccording to the different activities.MethodologiesIndividual learning.Addressees10 participants within each single district, supported by welfare and health-careservices and recommended by territorial employment teams.

Company TraineeshipsObjectivesGranting access to employment to disabled and socially disadvantaged individuals usingthose employment aids as provided for by the provisions of the law and developing

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specific professionalisation routes and allowing individuals to experience a relation-network enabling them to increase their own self-sufficiency and self-esteem levels.TermTerm of each single traineeship: 6 months.MethodologiesTechnical and operational co-ordination by territorial teams.Addressees55 individuals suffering from disability or social disadvantage (35 people within LaSpezia Province and 20 within Savona Province)

Protected Workshops “Crafts Workshops”ObjectivesOffering social and rehabilitation chances to disabled who are not able to “put up”with company atmosphere and operativeness.Involving local communities in the issues of social integration with specific refer-ence to the young and the old.Preparing “protected” workshops supported by social meeting units on a Commu-nity level.Implementing socially useful services and products (kitchen gardens and gardens,environmental health, performances and common use artefacts).The crafts workshops are therefore not aimed at employing individuals.They ratherhave a rehabilitation function being a “protected” action.TermAccording to the different kinds of participants.MethodologiesParticipation in common self-production situations, actions supported by the pres-ence of helpers.Addressees35 individuals (20 within La Spezia Province and 15 within Savona Province).

Mainstreaming

Within the whole project architecture there are 3 “crucial” process elements whichare steadily monitored and guarded by the partners and which are able to offerprospects to the actions started by the project itself:1. Services integration2. Businesses involvement3. Relations among local systems

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Services Integration: the two Provincial Operational Teams are of course the premiseswhere such integration process is carried out at its best.This is done by means of ananalysis of each single service organisation, by means of a problems detection and of aself-referentiality overcoming.The Teams worked in this direction thus showing self-determination and an aptitude to “working together”. Therefore they immediatelyallowed the network expansion by bringing back to it further initiatives and projects. Inso doing,ARTIS Project showed its own power as catalysing element, able to set a highvalue on all local professional integration initiatives and to produce innovation withinthe system over a medium term.

Businesses Involvement: Businesses are not only elements within the whole economicsystem.They are actors of the welfare network, as well.We cannot talk about profes-sional integration any more considering businesses as items exterior and stranger tothe employment mediation process.The services operators must learn how to inter-pret businesses from an organisational point of view, thus paying attention to theirneeds and production rythms. Businesses must acquire all information tools andexpertise to enhance professional integration.The participation of industry and craftsrepresentatives in the Operational Teams, the starting of company tutors training andthe definition of social responsibility criteria are going in this direction.

Relations among Local Systems: The chance to manage a project which connected differ-ent local situations both on a national and on a transnational level turned out to be avery important resource.The districts of La Spezia and Savona participated in the proj-ect with different specificities and histories, and allowed the implementation of theobjectives and methodologies transferability levels. In the meantime, they also offeredthe chance to compare methods and contents, to assess chosen options with a multi-plying effect as far as outcome is concerned.This is also true as far as the relationshipswith foreign partners is concerned. Both transnational meetings and bilateral study vis-its showed the chances for the implementation of this welfare policy and employmentlaboratory through an exchanging and sharing of elements common to the differentprojects.

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Indice

Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 5

Sezione 1 - Il progetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 91.1 - La partnership e gli obiettivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 91.2 - Destinatari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 121.3 - La governance del progetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 13

Patto per l’integrazione: livello politico istituzionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 13Patto per l’integrazione: livello tecnico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 15Patto per l’integrazione e Gop.Attività realizzata alla Spezia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 15Patto per l’integrazione e Gop.Attività realizzata a Savona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 26

1.4 - Il sistema informativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 41Analisi e ricerca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 41Banca dati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 42Il sito www.artis-equal.it . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 45

1.5 - La formazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 47Formazione per operatori: la mediazione nell’inserimento lavorativo territoriale. . . . . “ 48Formazione dell’accompagnatore per l’inserimento lavorativo delle fasce deboli . . . . . “ 50Seminari di aggiornamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 53Formazione per Tutor Aziendali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 54Formazione per Tutor di Bacino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 55

1.6 - La sperimentazione dei percorsi di inserimento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 55Formazione orientativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 55Voucher Formativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 56Tirocini Aziendali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 58Laboratori protetti “Botteghe dei mestieri” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 62

1.7 - Attività transnazionali: Il paternariato Work4.net . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 68Work4.net: attività transnazionale realizzata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 68

Sezione 2 – Esperienze sul Campo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 77- Costruzione e sostenibilità di un modello di . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 79

governance dell’inserimento lavorativo delle fasce deboli. David Virgilio- Dal monitoraggio di attività alla valutazione di progetto: tecniche . . . . . . . . . . . . . . “ 85

tecniche di misurazione e di controllo relative al progetto Equal Artis. Mario Giannoni- Il ruolo dei Comuni nelle Politiche Attive del Lavoro: il Piano di Zona come piattaforma . “ 93

strategica e strumento operativo per l’inclusione lavorativa delle fasce deboli.Walter Ziliani- L’azione delle Camere di Commercio per la promozione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 98

della responsabilità sociale delle imprese quale opportunità di crescita sostenibile.L’esperienza del Progetto Equal Artis. Stefano Spinelli

- Transnazionalità, innovazione e collaborazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 102territoriale: il partenariato Work4.net. Paola Perazzi

Sezione 3 - Equal Artis Project . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 109- Partnership and Objectives . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 111- Innovative Principles of Law 12 march 1999, N. 68 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 124

“Regulations for the disabled people job rights”- Law N.381 8TH November 1991 - Discipline of Social Cooperatives . . . . . . . . . . . . . “ 126

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StampaTipografia Ambrosiana Litografia

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