Nuove Proposte aprile 2012

52
distribuzione gratuita www.nuove-proposte.com pag 25_ Focus: "Edilizia e sviluppo" EDILIZIA NDO Anno XIX- aprile 2012 - n. 265 pag 10_ Il serpentone "Corviale" pag 35_ "San Gennà piensece tu" pag 21_ Si tratta forse di mobbing?

description

Mensile Nuove Proposte aprile 2012

Transcript of Nuove Proposte aprile 2012

Page 1: Nuove Proposte aprile 2012

distribuzione gratuita

www.nuove-proposte.com

pag 25_

Focus:"Edilizia e sviluppo"

EDILIZIANDO

A

nno

XIX

- ap

rile

201

2 -

n. 2

65 pag 10_

Il serpentone"Corviale"

pag 35_

"San Gennà piensece tu"

pag 21_

Si tratta forse di mobbing?

Page 2: Nuove Proposte aprile 2012
Page 3: Nuove Proposte aprile 2012

| Editoriale e periscopio 4 _ Ma dove stiamo andando? 5 _ Casa dolce casa | Attualità 6_ La Val Susa è in tutt’Italia 8 _ L’opera incompiuta del IX Municipio10_ Il serpentone “Corviale”12 _ Piano Casa, un lusso per pochi13_ La sicurezza riguarda tutti

14_ Gli acquedotti Romani16_ Pezzi che se ne vanno

17_ Vie al femminile | Società

18_ Scoperte scientifiche italiane all’avanguardia19_ Infermieri in prima linea

20_ Manutenzioni straordi- narie e ordinarie

21_ Si tratta forse di mob- bing?

22_ Arbitrare: che passione!23_ Edilizia e stadi

24_ C’è banca e banca | Focus

25 _ Uno sguardo al futuro par- tendo dal passato

26 _ Autorecupero: riqualificazione contro degrado ed emergenze

28_ Dal prestigio all’abbandono | Arti & culture

29_ Come cambiano le città30_ “Pensaci ancora prof. 4”

31 _ Edilizia e cinepresa ........“Magnifica presenza” 32 _ Il genio Dalì 33 _ La narrazione pittorica del Tintoretto34 _ Lux in arcana35_ “San Gennà piensece tu”36_ Victor De Sabata37_ Subsonica evento | Modi & Mode38 _ Piccolo è bello40 _ Borse per tutti i gusti41 _ Quando finisce un amore42 _ Allergie stagionali La forza del respiro | Assaggi & paesaggi43 _ Pastiera napoletana44 _ La Penisola Sorrentina e le sue meraviglie45 _ Londra46_ Caprarola e Palazzo Farnese | Liberamente48_ Concorso letterario “Arm- ando Alviti” | Post it49 _ Auguri50 _ Frammenti d’autunno Oroscopo

Nuove ProPoste |

prile 12direzione editoriale | Borgia Edizioni | [email protected] responsabile | Luigino Borgia |[email protected] direttore | Mario Russo |[email protected] | Andrea Vitale |[email protected] coordinatori editoriali | Andrea Colantoni |[email protected]| Simona Mastropaolo |[email protected]| Samir Hassan |[email protected]| Priscilla Rucco Buzzantro |[email protected]| Riccardo Borgia |[email protected] grafico | Anna Maria Pugliese (responsabile grafico)[email protected] | Lina Borgia | [email protected]@nuove-proposte.com(per comunicazioni, eventi e compleanni)hanno collaborato a questo numero:| Rosalba Abozzi, Angela Abozzi Cecchetto, Piero Ambrosi, Fernanda Annicchiarico, Fabio Bogi, Attilio Colagrossi, Cristina E. Cordsen, Carlo Franciosa, Iwo-na Grzesiukiewicz,, Alberto Pellè, Alessio Serenellini, Valerio Zannetti, Luciana Zanuccoli |ufficio stampa eventi@eventi&proposte.compubblicità in proprioTel. : 06 43598964 / 43683672Mobile : 335 [email protected] e amministrazioneVia Ettore Bertolè Viale, 17 - 00159 Roma Tel. 06 43598964 / 43683672Fax 06 43566719www.nuove-proposte.comabbonamento (spedizione postale)annuo ordinario euro 30,00annuo sostenitore euro 60,00per abbonamenti:Codice IBAN:IT56 B050 3503 2011 1857 0266 387VENETO BANCA Fil. Roma TiburtinaNuove Proposteiscrizione nel registro stampadel tribunale di Roma n. 660/92 del 19/12/1992stampa | C.S.R. |La riproduzione di testi e immagini deve essere autorizzata per iscritto dall’editore. La responsabilità dei contenuti dei testi è esclusivamente degli autori. Salvo accordi scritti o contratti di cessione copyright, la collaborazione è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

Si ringraziano gli inserzionisti pubblicitari per il loro contributo che consente la pubblicazione e la diffusione di questo periodico.Finito di stampare: aprile 2012

Associato all’USPIUnione StampaPeriodica Italiana

16

37

Page 4: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12

Questa è la logica domanda che sorge spontanea nelle nostre menti un giorno sì

ed il seguente pure. Basta darsi un’occhiata intorno e, pre-potentemente, ci troviamo di fronte a questo quesito. Incidenti che, improv-visi, sconquassano il normale vivere di famiglie ormai rassegnate a quello che in altri tempi si sarebbe chiamato “destino”; persone che impazziscono all’improvviso e, magari, brandendo un fucile o qualche altra arma, fanno strage di persone innocenti; automobi-listi che nelle nostre città sfrecciano a

4

velocità folle e che sfracellano pedoni o altri guidatori; esseri che non hanno rispetto neppure di se stessi che rapi-nano, violentano e poi uccidono; altri che ….. Ma siamo veramente noi? Sia-mo noi gli attori di questa tragedia as-surda che viene recitata ogni giorno? Noi, che pensiamo ancora di essere i padroni di questo mondo in virtù del-la nostra capacità di pensare, ma non di riflettere; di vedere, ma non di os-servare; di pretendere di amare senza amore; di scaricare sempre sugli altri i nostri errori, grandi e piccoli, con il palese intento di non prenderci asso-lutamente le nostre responsabilità; di voler vivere al di sopra degli altri, sem-pre e comunque, con qualsiasi mezzo (meglio se poco lecito, così c’è più gu-sto, ci sentiamo immancabilmente più furbi degli altri); di ostentare sempre, in ogni momento, le nostre conoscen-ze e i nostri contatti, con il sorrisetto mezzo idiota e mezzo arrogante di chi dice costantemente a tutti coloro che si trovano davanti: “Lei non sa chi sono io”; di voler essere primi a qualunque costo quando non si avrebbe neppure

a dove stiamo andando?

Direttore resPoNsabileluigiNo borgia

la capacità di attestarsi all’ultimo po-sto. Detto con una sola frase: di voler vivere senza lasciar vivere. Siamo noi, noi, gli esseri che pretendono di essere designati a tutto ciò da un Dio, che nella sua infinita bontà e misericordia ci ha dato quella piccola scintilla di luce divina che ci dovrebbe indicare la strada e che invece viene sempre più soffocata e nascosta dai nostri egoismi, dalle nostre prepotenze, dal nostro odio, dalla nostra arrogan-za. Pretendiamo di splendere di luce propria quando non vogliamo vedere assolutamente quella degli altri. Così facendo cadremo irreparabilmente nelle tenebre dell’ignoranza e della disumanità. Potremo pure arrivare un giorno a essere veramente padroni di tutto quanto ci sta intorno, ma se non alimenteremo quella piccola fiamma con il giusto carburante, ci troveremo immancabilmente soli in un deserto tetro e buio che ci avvolgerà sempre di più. Alimentiamola quella debole, dolce, tenera fiammella con l’unica cosa che può farla diventare viva, for-te e potente: l’amore.

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

ADV_DIESSE_CARD_LYONESS_ 185_130.pdf 1 03/04/2012 12:39:51

Page 5: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte5

|

“Dalle case ben fatte emana come un effluvio vitale”. È una scritta che compare su

un palazzo di Roma. È facile trovar-ne girando per alcuni quartieri della Capitale. Esprimono, a mio avviso, l’attenzione che prima l’edilizia aveva nei confronti dell’uomo.Una volta erano le case che si adat-tavano alle esigenze di chi le doveva abitare. Da qualche decennio, invece, sembra sempre di più che siano gli uomini a doversi adattare alle case. In nome soprattutto del risparmio sono andati riducendosi, o addirittura spa-

Direttore Mario russo

asa dolce casarendo, alcuni “annessi e connessi”. I soffitti sono sempre più bassi, le fine-stre sono sempre più piccole, i balconi sono quasi spariti e i bagni sono senza finestre (ma abbiamo gli aspiratori!). In compenso ci sentiamo oppressi e soffriamo un po’ tutti di claustrofo-bia. L’importante è ridurre, stringere o più propriamente “costringere”.È stato soprattutto negli anni ’70 che il “risparmio” è diventato una regola per l’edilizia. Ma poi risparmio per chi? Per gli acquirenti o per i costrut-tori? Diciamo che i compratori, forse, qualcosa hanno risparmiato, ma caro, poi, gli è costato in termini di manu-tenzione, riscaldamento e raffredda-mento. Ma per i costruttori, o meglio per i “palazzinari”, sicuramente il risparmio si è tradotto in ulteriore guadagno. All’insegna dei pannelli di cemento armato prefabbricati sono nati interi quartieri, paesi dentro la città. Per i romani uno dei tanti è il “serpentone”. Muraglie di cemento sorte in gran fretta e quasi sempre senza le necessarie infrastrutture che, con altrettanta rapidità, spesso hanno

a dove stiamo andando?iniziato a “sgretolarsi”.Abbiamo così introdotto quello che è il tema portante di questo nume-ro di “Nuove Proposte”: l’edilizia. Si parlerà di agglomerati di cemento, di edifici dismessi e abbandonati, di costruzioni interrotte, ma anche di strutture recuperate, riqualificate, riconvertite.Come si diceva, l’edilizia dovrebbe essere funzionale alle nostre esigenze e alle nostre attività e magari contri-buire al nostro benessere, visto che “tra le mura” passiamo gran parte della nostra esistenza. Ma troppo spesso non è così e siamo costretti a “subirla”, insieme agli sprechi, alle speculazioni e ai “capricci” del mer-cato immobiliare. E coi tempi che corrono bisogna pure accontentarsi perché è già tanto avere un posto dove stare. Una volta la speranza e l’obbiettivo erano casa e lavoro. Oggi sembra tutto solo un sogno. Ma è pur vero, come recita un’altra iscrizione su un palazzo romano, attribuita a Trilussa, che “se insisti e resisti rag-giungi e conquisti”.

Page 6: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 6

| roMa & Co.

condo questa stessa chiave di lettura: la politicizza-zione della vertenza No-Tav e la sua interconnes-sione con una dimensione più ampia del dibattito po-litico nazionale (pensiamo solo alle speculazioni sulle grandi opere e alla defini-zione di un nuovo piano di mobilità sostenibile) hanno aggregato realtà al-trimenti non comunicanti

della società; anzi, realtà, pratiche di piazza e argomentazioni che il più delle volte si sono scontrate ar-tisticamente senza creare una piat-taforma di convergenza comune.Il secondo aspetto che risalta agli occhi è la capacità di questa lot-ta (altrimenti territoriale) di farsi sintesi, di aggregare oltre le diffe-renze ed i confini territoriali. La lotta No-Tav, infatti, è oggi il mini-mo comune denominatore di un più diffuso dissenso sociale che vuole rompere il silenzio e l’ignavia creati dal commissariamento politico del nostro paese da parte dell’Unione Europea. La fiducia accordata al governo Monti equivale a lascia-re carta bianca a due aspetti della nostra politica (Tav e riforma del

La dimensione del dibatti-to pubblico è oggi scossa e invasa dalle molteplici

considerazioni e prese di posizioni sulla TAV. Qualcuno anzi, sottoli-neando la maturità e il consenso nato intorno all’opposizione per la linea ad alta velocità Torino-Lione, crede che la questione stessa debba essere catalogata alla voce No Tav. Differenti opinioni, dunque, che però non possono prescindere da due dati fondamentali. Il consenso e la maturità del mo-vimento No Tav non è frutto di un’estemporanea infatuazione per la questione ambientale. No Tav è un progetto culturale, di sensibi-lizzazione e partecipazione attiva, nato oltre venti anni fa, e che oggi vive grazie la lavoro congiunto di diverse generazioni di valligiani. Consenso e maturità sono due ter-mini che ben si addicono a quella che, ad oggi, è la lotta sociale più quotata ed estesa sul territorio na-zionale. L’interazione tra le popola-zioni della valle, le reti della socie-tà civile, l’associazionismo di base, laico e cattolico, sono la dimostra-zione pratica che, assunto uno sco-po comune, molteplici strutture con differenti pratiche di piazza posso-no trovare una forte convergenza di intenti e di azione. La maturità, dunque, può essere inquadrata se-

a Val Susa è in tutt’ItaliaPerché la lotta No Tav aggrega, convince e unisce _ di Samir Hassan

mercato del lavoro) che, se fossero stati affrontati da un governo “po-litico” e non tecnico, avrebbero si-curamente attirato ire e proteste da ogni categoria sociale del paese. Il clima di fiducia generalizzata di cui gode il nuovo esecutivo della Boc-coni, rafforzato dall’imposizione di una pax sociale ottenuta a spese delle lotte dei movimenti, ha aggre-gato intorno alla vertenza dell’alta velocità tutte le opposizioni a que-sto clima di sacrificio. La lotta No-

Tav è quindi l’avamposto, politico e culturale, dell’opposizione sociale italiana; motivo per cui, da un paio di mesi a questa parte, si è tentato di sfaldare questo fronte unitario attraverso una certosina operazio-ne di criminalizzazione ed una in-giustificata divisione tra “buoni e cattivi” della valle. Un tentativo ri-fiutato in primis dalle reti e dall’as-sociazionismo valsusino; un monito a chi tenta di perpetrare divisioni e un forte richiamo all’unità delle lotte e dei conflitti. Maturità, con-senso e aggregazione: la Val Susa oggi, al di là di come la si pensa sull’Alta Velocità, è un laborato-rio di socialità e condivisone che fa scuola in ogni angolo d’Italia.

Page 7: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte

roMa & Co. |

a Val Susa è in tutt’Italia

Page 8: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 8

| roMa & Co.

va essere proprio la “conversione” d e l l ’ e x - d e p o s i t o in un centro poli-valente. Un polo di attrazione del quartiere, punto d’incontro per gio-vani e meno giova-ni della zona. Tutto comincia, appunto, nel 1998 con le mi-gliori intenzioni: l’ abbattimento

C ome può un cantiere ve-getare in un quartiere in continuo sviluppo, in

una città che non dorme mai?Questa è la domanda che si pon-gono gli abitanti del IX Municipio, residenti nel quartiere Appio, co-stretti a guardare l’ orrore che un edificio, rimasto incompiuto, mo-stra dal lontano 1998.Quello che oggi è un cantiere in completo degrado urbano, un tem-po era il deposito della Stefer (ov-vero dei vecchi cari Tram) il fiore all’occhiello della zona che oggi ha subito un notevole cambiamento.Segno di rinnovamento dove-

’opera incompiuta del IX MunicipioUn cantiere che giace nel quartiere Appio da più di 10 anni_ di Andrea Colantoni

del deposito, lo scavo per sondare e verificare il sottosuolo, due gru e tutto quanto serve in un cantie-re. E poi? Il nulla. Fino ad oggi, e siamo nel 2012, tutto è rimasto inalterato. Lo scavo a cielo aperto è ancora lì, le due gru sono anco-ra lì e c’è perfino il cartellone del progetto con i nomi degli ingegne-ri e della ditta costruttrice.In origine si era pensato di creare un centro commerciale che racco-gliesse le grandi firme e fosse un punto d’ attrazione per gli abitanti del quartiere e delle zone limitro-

L’ ex-deposito della Stefer |

Page 9: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte9

roMa & Co. |

’opera incompiuta del IX Municipiofe, poi si pensò anche di farne una sala polifunzionale, vale a dire un’ immensa area che poteva servire come cinema, teatro e persino per i concerti.Ma per ben 14 anni nulla si è mosso. Tutto è fermo. I bei pro-getti sono rimasti tali. Gli ideali di riqualificazione del quartiere sono svaniti insieme alle speranze dei cittadini che adesso, di fronte alle loro case, si ritrovano soltanto questo mostro architettonico.In più, come se non bastasse il can-tiere è abbandonato a sé stesso, le mura del deposito, ormai vecchis-

sime, hanno cominciato a cedere, costituendo un vero pericolo. È stato, quindi, necessario intervenire con mezzi di sostegno per evitar-ne il crollo.L’apertura del cantiere, e la situazione di stallo, hanno coinvolto anche le linee de-gli autobus della zona. I loro tragitti, a causa dei lavori, erano stati deviati e modifi-cati, ma non sono mai stati ripristinati.La situazione di questo can-tiere va rivista e affrontata.

Qualcuno di sicuro dovrà rispon-dere di questo spreco. Gli abitan-ti del IX Municipio e dei quartieri adiacenti chiedono spiegazioni e la pazienza sembra aver raggiunto il limite della sopportazione, in un contesto di disagio già molto ele-vato.

Page 10: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 10

| roMa & Co.

6000 abitanti che avrebbe potuto ospitare: una comu-nità satellite, una piccola città alla porte di Roma. Ma purtroppo fin dall’ini-zio quest’utopistica visione è stata accompagnata da innumerevoli problemati-che interne e politiche che non hanno mai permesso che tutte le strutture pro-gettate fossero portate a termine, neanche parecchi anni dopo che i primi abi-tanti prendessero possesso degli alloggi. La mancanza di adeguate infrastrutture metropolitane fanno rimanere Corvia-le isolato fisicamente e spiritualmente dal grande centro del quale comunque avrebbe dovuto fare parte solo in un secondo tempo le linee della metropo-litana che estendendosi, hanno permes-so un avvicinamento alla città. Anche se in Europa Corviale è noto come una delle costruzione residenziali più lun-ghe, 9 piani per una lunghezza di 1000 m circa, non è il solo a detenere questo triste primato, in Italia il quartiere Roz-zol Melara di Trieste è stato costruito in

Per i romani, Corviale è noto come il “serpentone”. Una muraglia di cemento in peri-

feria. A tutti, almeno una volta, sarà capitato di passarci davanti e chiedersi cosa fosse quel muro alto, pieno di fine-stre, lungo quasi un kilometro. Corviale viene costruito negli anni ’70, secondo le teorie architettonico - sociali di Le Corbusier, sul progetto di un gruppo di architetti guidati da Mario Fiorentino. L’area costruita si trova a sud ovest di Roma e si estende lungo la via Por-tuense, sulla parte destra del Tevere, fino all’antico Portus Traiani. Insieme al Laurentino e a Spinaceto, Corviale è il risultato della Legge 167 e del Pia-no per l’Edilizia Economica e Popolare del 1964 che durante gli anni ‘70 ha sponsorizzato parecchi progetti simili con lo scopo di decentralizzare e alleg-gerire i centri cittadini sempre più inta-sati, affollati e caotici. In questo senso il progetto per Corviale prevedeva una comunità residenziale autonoma, che avrebbe dovuto incoraggiare i contatti sociali fra gli abitanti attraverso spazi ricreativi, molti servizi, scuole, negozi e chiese, tutto per soddisfare i previsti

l serpentone “Corviale”Demolizione o riqualificazione per rimediare a un orrore? _ di Cristina Cordsen

maniera simile e ancora il Barbican a Londra o il Ballymun a Dublino e la fa-mosa “muraglia” residenziale Kowloon a Hong Kong.Al momento molte scuole di architet-tura in Italia stanno vivendo una vera rivoluzione che ha già toccato il resto d’Europa dove per ciò che è rimasto in piedi di progetti simili a Corviale, vengono proposte demolizioni e sosti-tuzioni con costruzioni non più alte di 5 piani, connesse fra loro da zone pe-donali o strade percorribili da piccoli mezzi, ottime connessioni con trasporti pubblici e grandi aree verdi. Gli archi-tetti stranieri ed italiani che hanno già presentato il loro piano di ristruttura-zione per Corviale sono molti: Nikos Salingaros per il quale Corviale rappre-senta una vera mostruosità, propone un totale abbattimento; l’architetto E. M. Mazzola, propone un interessante

progetto, molto moderno che fornisce una risposta alla costruzione di nuove strutture su quanto già preesistente; gli architetti G. Tagliaventi e C. Rosponi sono particolarmente interessati all’in-tegrazione di spazi verdi in questa nuo-va città che prima di essere demolita verrebbe costruita in porzioni per spo-stare gli abitanti attuali, aspetto impor-tante da considerare. Queste soluzioni, come tante altre, sulla carta sembrano adattarsi perfettamente alla situazione, ma poi intervengono tanti altri fattori che rallentano e bloccano queste tra-sformazioni. L’assessore alla Casa T.

Il serpentone Corviale |

Page 11: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte11

roMa & Co. |

l serpentone “Corviale”

Buontempo, all’indomani della sua ele-zione si era dichiarato favorevole alla demolizione di Corviale, ma ad oggi sta ancora verificando la disponibilità dei fondi della Regione e la fattibilità del piano. Uno dei progetti più recenti per la ri-valutazione e trasformazione di Cor-viale è “Corviale Domani”, un parte-nariato locale formato da associazioni, enti, istituzioni di ricerca, operatori ed esperti di diversi ambiti disciplinari. Tutti hanno avviato un percorso di pro-gettazione alla quale partecipano con lo scopo di coinvolgere la comunità intera di Corviale che si estende nei Municipi

XV e XVI. L’intento è quello di portare all’attenzione un modello di distretto evoluto e negli ultimi anni, attraverso scelte forse dettate dal senso di colpa collettivo delle Istituzioni, hanno visto il trasferimento nel corpo centrale del quadrante Corviale, di funzioni ammi-nistrative come la Sede del Consiglio e il Comando della Polizia Municipale ed altre sedi di nuclei tecnici. Insomma un vero e proprio rilancio dell’insediamen-to al quale hanno partecipato come sin-goli attivisti tutti gli abitanti. Anche il mondo del sapere ha dato il suo contri-buto a questo rinnovamento, iniziando

un processo di riconsiderazione territo-riale che ha aiutato a superare l’imma-gine del fallimento dell’utopia, facendo diventare Corviale luogo di intense atti-vità sociali, culturali e sportive, ponen-do così la base per un futuro sviluppo ed un insediamento diverso al punto da nominare il progetto “Corviale: distret-to di arte cultura e sport”.Se demolire Corviale “costituisce un’op-portunità per sostituire il vecchio con un‘architettura più a misura d’uomo”, come dice G. Paris, Presidente del XV Municipio, è anche convinzione di mol-ti che, per un’efficace azione di recu-pero, occorre evitare soluzioni astratte, velleitarie e calate dall’alto, prive delle necessarie verifiche territoriali, tutti er-rori già fatti in precedenza. Gli ammi-nistratori locali dovrebbero cercare un contatto più intenso con la gente e con le loro problematiche per rendersi con-to di quanto nel singolo stia sempre più crescendo la volontà di integrarsi nel tessuto vivo della città. La questione Corviale non può fermarsi all’idea del mostro di cemento, ma deve considera-re l’ideologia mostruosa che ha permes-so che venisse costruito. Assistere, ora, alla riqualificazione di ciò che viene considerato uno sbaglio architettonico è, per Corviale, il riscatto il migliore.

| Progetto di riqualificazione di Corviale dell’Università di Ferrara

Page 12: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 12

| roMa & Co.

è la riflessione sul decreto attuativo della manovra finanziaria di agosto; un decreto che trasferisce si i beni del demanio nelle mani del Comune, ma senza la possibilità che queste concessioni si trasformino in fon-di di investimenti su servizi e altre carenza strutturali, visto che l’unico obiettivo (poli-tico) di tale operazione è un escamotage per ripianare i debiti delle casse comunali. Si tratterebbe, quindi, di un ennesimo piano di dismissione del demanio pub-blico?Esattamente. La svendita del pubblico ha visto tentativi pioneristici che ancora fanno sentire i propri effetti; basta ricordare la di-smissione del patrimonio del Ministero della Difesa, quindi le numerose caserme sparse sul territorio comunale e regionale, e quella dei depositi Atac, uno dei quali - in zona San Paolo - era stato occupato dai movimenti di lotta per la casa come risposta dal basso e autorganizzata contro il degrado del patri-monio pubblico.Quali sono gli effetti combinati che sca-turiscono dall’approvazione del Piano Casa e dal decreto attuativo?Cominciamo col dire che viene danneggia-ta la mobilità pubblica, visto che indiretta-mente si inibisce la discussione su un piano regolatore che razionalizzi la giungla di ce-mento romana. A ciò si deve aggiungere il peso di una devastazione ecologica oltre alla già ben nota carenza di edilizia residenziale pubblica. Insomma, dietro lo spettro del fu-turo inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione, c’è chi sta mettendo appunto una vera e propria strategia volta alla di-struzione del Welfare; una distruzione, tra l’altro, non fine a se stessa ma propedeutica ad ottenere nuove accumulazioni di Capi-tale che dovrebbero foraggiare un mercato, quello finanziario, ormai saturo e già in pro-fonda crisi.Una considerazione, quest’ultima, che richiama l’invito al sacrificio fatto dal governo Monti; esiste un nesso tra que-ste tematiche che porti la discussione su un piano nazionale?Ovviamente esiste, ed è il Patto di Stabilità. Il combinato disposto dell’ultima Finanziaria ha dettato le misure attraverso cui gli Enti locali recepiscono, interpretano ed attuano le politiche di austerity del tecno-governo. Insomma, l’ennesima manovra economica

Quando lo scorso 30 gennaio si incatenò simbolicamente alla statua del Giulio Cesare in Cam-

pidoglio, il consigliere Alzetta stava dando voce per l’ennesima volta alla protesta che dal basso è montata rispetto ai nuovi dispo-sti del Piano Casa; disegno, quest’ultimo, varato congiuntamente dal Presidente della Regione Lazio Renata Polverini e dal Sinda-co di Roma Gianni Alemanno. Andrea Al-zetta detto “Tarzan”, Consigliere comunale di Roma in Action dal 2008; più che altro però, nell’immaginario collettivo, uno che si è fatto le ossa in politica a suon di occupazio-ni e lotte sociali. Uno che, quando si parla di edilizia popolare, speculazioni e palazzinari, non sembra avere peli sulla lingua. Anzi.Ci può dare, in modo sintetico, un suo parere sul nuovo Piano Casa varato dal Comune?Che dire di questo Piano Casa. A mio av-viso si tratta di un vero e proprio regalo ai costruttori. Alemanno, secondo me, non ha fatto altro che riprendere il Piano Regolatore che fu di Veltroni, e dopo averlo criticato a lungo gli ha semplicemente aggiunto i premi di cubatura del Piano Casa, arrivando diret-tamente ad un duplice ordine di risultati: la cosciente rinuncia ad una vera programma-zione urbanistica e l’ennesimo regalo a chi, giorno dopo giorno, riduce Roma ad una colata di cemento.Se dovessimo individuare delle macroa-ree di problemi in materia di edilizia ed affini, Lei a cosa penserebbe?Sicuramente l’approvazione del Piano Casa, cui abbiamo già accennato e rispetto al qua-le dobbiamo poi aggiungere alcune riflessio-ni sull’housing sociale. Altrettanto doverosa

iano Casa, un lusso per pochiIntervista al Consigliere Alzetta che evidenzia i limiti, e il rischio di speculazioni, del nuovo Piano Casa varato dal comune di Roma

_ di Samir Hassan

che pone la rendita come fulcro centrale dell’economia nazionale a danno dei servizi e dei diritti e tutele nel mondo della produ-zione.Lei si è fatto promotore di una campa-gna contro “scempi e scippi” di cui è vittima la nostra città. Può fare qualche esempio?Proviamo a pensare, anzitutto, all’area del Velodromo, all’Eur, dietro via dell’Oceano Pacifico. 50mila metri cubi di area cemen-tificata senza nessuna ragione e criterio ur-banistico, ma l’ennesimo introito su cui ha scommesso la EUR Spa, la stessa che aveva tentato di accaparrarsi appalti sul progetto che avrebbe dovuto portare il GP di F1 nella capitale… Come non citare, poi, il do ut des consumato sugli abitanti di Tor Bella Mo-naca, laddove il proprietario di alcune aree espropriate proprio tra Tor Bella Monaca e Ponte di Nona, avrebbe ricevuto come con-tropartita un aumento del premio di cubatu-ra, in una zona sempre dell’VIII Municipio, che supera il 60%, ovvero il limite massimo (eccessivo a mio giudizio) imposto dalla leg-ge regionale. Una contropartita che ha estin-to il credito che, il proprietario in questione, vantava verso il Comune di Roma; credito che pare ammontasse ad oltre 59 milioni di euro. Infine, come non parlare dell’housing sociale. Una vera e propria strumentalizza-zione dell’emergenza abitativa. Come fanno famiglie che non arrivano ad avere 1000eu-ro al mese sommando gli stipendi a poter pagare 700 o 800 euro per un affitto? Que-sto sarebbe il calmiere dei prezzi di mercato? La verità è che l’housing sociale non pone al centro il problema dell’abitare, ma ha come riferimento il canale concordato della legge 431/1998; legge che afferisce agli strumenti del mercato edilizio privato. Di nuovo, quin-di, la piaga sociale che è la questione-casa a Roma viene agitata strumentalmente per porre al centro dei programmi politici la speculazione, la rendita immobiliare. Per questo la nostra campagna vuole dare voce, nei contesti deputati a decidere per tutti se-condo le logiche e gli interessi di pochi, a chi continua con dignità la propria lotta contro la dismissione del pubblico, contro la specu-lazione e la rendita, ma soprattutto lotta per un nuovo modello di Welfare in cui il diritto all’abitare non sia un lusso di pochi, ma un diritto di molti.

| Il consigliere Alzetta

Page 13: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte13

roMa & Co. |

delle piccole accortezze per evitare danni: il rispetto delle norme riguardanti le di-stanze, la circolazione degli automezzi e, una delle norme più semplici, i dispositivi di protezione individuale. Proprio questi ultimi vengono forniti ad ogni lavorato-re in cantiere, ma passeggiando lungo le strade quante volte succede di vedere un caschetto o delle cuffie indossate? Quante

Quante volte capita di andare in giro per la nostra tanto amata città e vedere quelle recinzioni

con il simbolo di lavori in corso? Pian piano sempre di più: oggi un parcheggio, domani, forse, la metro e chi più ne ha più ne metta. Ma cos’è che colpisce al giorno d’oggi? Tut-ti parlano costantemente di morti bianche, di sicurezza sui luoghi di lavoro, di controlli a tappeto per garantire la possibilità di la-vorare in maniera corretta. Eppure queste leggi e questi controlli, uniti al grande in-teresse a livello pubblico, a volte servono a poco se la coscienza di ogni singolo la-voratore non fa scattare un cambiamento. Già nel 1600 Ramazzini scriveva riguardo a malattie e incidenti dei lavoratori. Ed è passato tanto tempo per arrivare alla tanto nota legge 626 degli anni ’90, per appro-dare poi al Testo Unico in materia con il decreto legislativo 81 del 2008. Diventa normale vedere operai arrampicati che sfi-dano le leggi di gravità o che si trovano ad armeggiare quantità enormi di ferro come se fossero briciole. A volte basterebbero

a sicurezza riguarda tuttiLeggi disattese, un rischio per i lavoratori_ di Fernanda Annicchiarico

volte si incorre in paradossi che portano alla risata di chi guarda con occhi attenti? Come per esempio due operai vicini, uno con cuffie insonorizzate e casco e l’altro che fuma tranquillamente una sigaretta. Allo-ra, dov’è la sicurezza se poi ci si lamenta delle malattie o degli infortuni provocati? A cosa servono le leggi e i controlli se poi chi si appresta a lavorare non ha a cuore il proprio benessere? Nonostante i dati in Italia risultino notevolmente migliorati, an-cora troppi sono gli incidenti che accadono e le malattie denunciate. Eppure alle vol-te basterebbe un po’ di serietà, visto che i mezzi per una piena consapevolezza ormai sono alla portata di tutti, anche con un solo click. Ovviamente, esistono cantieri perfet-ti e di esempio per molti altri; ma finché i numeri non saranno ridotti all’osso, l’unica cosa da fare è sensibilizzare tutti, anche i non addetti, perché lavorare in sicurezza inizia dal proprio comportamento e dalle proprie abitudini, non solo quando si è so-spesi su di un ponteggio a decine di metri da terra.

Page 14: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 14

| roMa & Co.

dopo la sua fondazione, assicurata esclusiva-mente dal Tevere, da pozzi e da cisterne per la raccolta delle acque piovane, di cui sono stati rinvenute svariate vestigia anche del VI secolo in tutte le zone di Roma. Degli acque-dotti fu un alto magistrato del IV secolo a.C., il censore Appio Claudio Cieco, a coglierne la necessità in relazione all’accresciuto inurba-mento della città, ma anche alla forte spinta al commercio (panem), ai giochi (circenses) ed ai trionfi (pompae et triumphi). Così fu costruita l’Aqua Appia, il primo acquedotto romano: era il 312 a.C. o, se si preferisce, il 442 ab Urbe condita. Questo acquedotto, di lunghezza pari a circa 16 chilometri, è quasi del tutto sotterraneo e le sue sorgenti si trova-no a ridosso del Grande Raccordo Anulare in prossimità de La Rustica. E’ curioso il fatto che le suddette sorgenti siano state rinvenute da un collega di Appio Claudio, Caius Plau-tius, detto Venox proprio per la sua capacità di individuare fonti d’acqua. E’ curiosa anche la storia di Appio Claudio, per la sua tena-

A Roma, città da sempre meta di pellegrinaggi e Gran Tour, che nel tempo ha visto folle di visitatori

accorrere da ogni parte del mondo, possono accadere fatti sorprendenti e fantastici, come quello di viaggiare nel tempo. Un interessan-te itinerario di questo particolare viaggio nel tempo è senz’altro quello che parte dal tredi-cesimo chilometro della via Flaminia, in dire-zione Roma. All’uscita della galleria di Prima Porta al viaggiatore si presenta una skyline di grattacieli: sono gli alti palazzi che si ergo-no sulle colline del Nuovo Salario e di Castel Giubileo. Sono un segno della modernità, come essa è stata concepita nel XX secolo, a significare l’uomo che raggiunge e conquista lo spazio. Ma proviamo, ora, a svoltare sulla corsia esterna del Grande Raccordo Anulare, così da percorrerlo in senso antiorario, a ri-troso nel tempo, ed usciamo su via Appia, in direzione Roma. Ora il panorama è diverso da prima, anzi, è completamente cambiato: la nostra attenzione, infatti, è adesso cattura-ta da file lunghissime di arcate immerse nella campagna e fiancheggiate dai pini romani. Sono i resti dell’acquedotto Claudio, il più maestoso e monumentale degli acquedotti di epoca romana. Al contrario dei grattacieli di Castel Giubileo questo sta a significare non qualcosa da raggiungere ma una gloria lun-gamente e faticosamente cercata, finalmente raggiunta e fatalmente perduta, una Storia e una Civiltà che hanno segnato il mondo, il nostro universo, in maniera determinante. I testimoni di quella Storia sono ancora tra noi, e ci offrono l’occasione per chiederci se quella grande ed incomparabile Storia ha un nesso con l’acqua, il cui approvvigionamento, tra-sporto e distribuzione gli antichi romani as-sicuravano attraverso i grandi acquedotti. In realtà l’acqua a Roma è stata, per molti secoli

li acquedotti RomaniViaggio nel tempo alla ricerca dell’acqua _ di Attilio Colagrossi

cia nel mantenere la carica di censore, contro ogni regola, ma soprattutto per la politica che ispirava ogni suo atto. Infatti, l’acquedotto Appio trovò la sua motivazione ufficiale nel rifornimento di acqua per la piscina pubblica posta presso Porta Capena ma, in realtà, servì a favorire l’approvvigionamento del quartie-re plebeo dell’epoca, l’Aventino, che proprio nel IV secolo a.C. iniziava a svilupparsi grazie al commercio e agli interessi che in esso ri-ponevano gli esponenti della nobilitas di pro-venienza campana, alleati di Appio Claudio; per questi stessi motivi, politici e commerciali, egli stesso costruì, negli stessi anni, la via Ap-pia. L’acquedotto Appio, con una portata di circa 76mila metri cubi al giorno (gli antichi romani misuravano in quinarie; una quinaria equivale a 0,48 litri al secondo; l’Aqua Appia aveva una portata di circa 1900 quinarie), si rivelò insufficiente a coprire i bisogni idrici della città che via via si andava sempre più popolando. Di queste esigenze si fece inter-prete un altro censore, Curio Dentato, che re-

L’ acquedotto Claudio |

Page 15: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte15

roMa & Co. |

li acquedotti Romani alizzò un altro acquedotto, l’Anio Vetus, mol-to più lungo (64 chilometri) dell’Appio, le cui sorgenti erano collocate a Vicovaro, e con una portata che superava i 180mila metri cubi al giorno. Questo acquedotto andò a favore so-prattutto dello sviluppo a Nord-Est di Roma

in alternativa a quello a Sud di Appio Clau-dio. Molto più tardi furono costruiti gli altri acquedotti: nel 144 a.C. fu costruita l’Aqua Marcia, destinata con i suoi circa 200mila metri cubi al giorno, a rifornire i quartieri orientali e centrali, incluso il Campidoglio. Continuando a percorrere la via Appia verso

il centro di Roma, si giunge a Piazza Vittorio. Uno sguardo all’interno dei vasti giardini ci mostra un edificio di dimensioni notevoli e di sicura antichità. Si tratta della Mostra dell’Ac-qua Julia, opera che è insieme terminale dell’ Acquedotto Giulio, così chiamato in onore di

Ottaviano Augusto, e fontana monumentale per esprimere il significato di acqua donata dallo Stato alla popolazione. L’Acquedotto Giulio fu costruito nel 33 a.C. da Agrippa, sfruttando le acque sorgenti in Squarciarel-li, sui castelli Romani, e riunendole a quelle dell’Aqua Tepula. Affidando ad Agrippa la

gestione delle acque di Roma, Augusto rifor-mò la politica dell’approvvigionamento idri-co della città, istituendo la figura del Curator Aquarum e, pur mantenendo al primo posto l’interesse pubblico, riconoscendo legittimi gli interessi dei privati. Non a caso Agrippa costruì a sue spese l’Acquedotto Giulio e, suc-cessivamente, le Terme che portavano il suo nome. La portata di questa svolta appare nel suo pieno significato se si pensa che per tutto il periodo repubblicano l’acqua e la sua ge-stione era completamente a carico dello Stato ed i privati potevano attingerne a pagamento e solo se autorizzati. Catone, il censore famo-so per la sua severità, usava tagliare gli allac-ciamenti abusivi costruiti dai coloni sprovvisti di autorizzazione.Siamo nel cuore di Roma. Dall’Esquilino di-rigiamoci verso Fontana di Trevi. Qui, dove l’Acquedotto Vergine, anch’esso costruito da Agrippa, rifornisce la fontana, possiamo ancora vedere la stessa acqua che riforniva Roma duemila anni fa. Il rumore del soldino che vi lasciamo cadere è quello di un euro o di un sesterzio?Le notizie qui riportate sono tratte dalle se-guenti opere:• Pierre Gros, Mario Torelli: Storia dell’Urba-nistica. Il mondo Romano, Editori Laterza, 2007;• AA.VV. Il trionfo dell’acqua. Acque e ac-quedotti a Roma, Paleani Editrice, 1986

| L’ acquedotto Vergine - Fontana di Trevi

Page 16: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 16

| roMa & Co.

tri quartieri della città. Una vera e propria resa, con poche lodevoli eccezioni. Alcuni attribuiscono il fenomeno ai tem-pi di crisi che vi-viamo. Vale per la spesa pubblica che comprime finan-ziamenti a musei e biblioteche. Si

riducono sensibilmente i capitoli di bilancio degli assessorati alla cultura. S’interrompono attività sperimentali e di sostegno alla creatività. Si accanto-na la programmazione di eventi arti-stici. Si depennano concerti e spetta-coli. Il ‘mercato’ sembra fare il resto, accanendosi contro mecenati, privati e volontari che insistono a scommettere sulla sistemazione di punti di fruizio-ne e di scambio, d’incontro e di discus-sione, di studio e di formazione. Eppure, qualche fiammella resiste sot-to la neve. Nonostante la crisi costrin-ga l’economia delle famiglie a rivedere le priorità e a selezionare rigidamente l’impegno nei bisogni primari di so-pravvivenza (alimentazione e salute), nel 2011 si registra una sostanziale te-nuta, se non una lieve espansione dei

La cronaca insegue di frequen-te la chiusura di spazi di of-ferta culturale. Nei primi tre

mesi del 2012, si annuncia il fine-corsa per il Teatro Brancaccio di Via Merula-na ed il rischio concreto di termine di attività della Libreria Amore e Psiche di via Santa Caterina da Siena, a due passi dal Pantheon. Nel caso del ‘Bran-caccio’ la gestione dichiara fallimento, nonostante un apprezzato cartellone di stagione (dal musical ’Mamma mia’ ad ‘Happy Days’). Cause: elevati costi or-ganizzativi, affluenza di pubblico non adeguata al numero di repliche previ-ste. Pensare che è di qualche estate fa, la polemica pubblica tra Gigi Proietti

e Maurizio Costanzo, i due preceden-ti ‘titolari’ del teatro, sulle qualità da laboratorio di uno dei più noti teatri della Capitale. ‘Amore e Psiche’, fon-data nei primi anni ’90 dallo psichia-tra Massimo Fagioli, soccomberebbe, invece, allo sfratto intimato dalla so-cietà proprietaria, per lasciare il passo, sembra, ad un beauty center.Sono solo le ultime cattive notizie. Il teatro Valle chissà che fine farà, il ‘Pa-rioli’ si è salvato per un pelo, per ora. Il cinema Metropolitan è già nell’album dei ricordi, come il Capranica e il Ca-pranichetta. Tra le librerie, hanno da poco chiuso i battenti la celebre ‘Cro-ce’ e la ‘Bibli’ di Trastevere. Si tratta delle insegne più famose, accompagna-te purtroppo da una serie inarrestabile di sparizioni di analoghi siti negli al-

ezzi che se ne vannoA Roma è difficile far vivere i luoghi della cultura _ di Piero Ambrosi

consumi culturali. Alta è la percentua-le di quanti vanno al cinema almeno una volta (54%) come pure gli ingressi a mostre e musei (29,7%). Raggiun-gono punte di eccellenza sia la visita a siti archeologici e monumenti che la presenza in teatri e avvenimenti mu-sicali. Ed il Lazio è una delle aree più virtuose. Dunque c’è una domanda diffusa di cultura che è superiore per-fino alle disponibilità ristrette con cui bisogna fare i conti. E c’è un messag-gio altrettanto chiaro: proprio perché questa stagione mette in discussione orizzonti e modelli di vita, la ricerca di una dimensione che racchiuda sapere e senso dell’essere è la vera base per ricostruire l’identità di un Paese, di un popolo e delle nostre città. Si riaffer-ma così la volontà di leggere, sentire, conoscere, scendere e salire sui sentieri dell’animo umano. Si vuole far chiudere la libreria ‘Amore e Psiche’ per insediarvi un centro benessere. Ma in vent’anni quante migliaia di romani e non solo vi sono entrati per cercare benessere! E si può misurare lo star bene di una persona, prescindendo dalle sollecitazioni più profonde e dal-le motivazioni interiori? C’è tanto da fare per Roma. Questa città non può perdere i suoi ‘pezzi ‘ pregiati.

Il Teatro Valle occupato |

La storica Libreria Croce di P.zza Vittorio |

Page 17: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte17

roMa & Co. |

ezzi che se ne vanno

Maria Pia Ercolani, docente di geografia turistica in una scuo-la superiore di Roma, nelle sue

passeggiate didattiche ha sempre avuto la curiosità di camminare “con il naso all’insù”. Così le è nato l’amore per la toponomastica.Professoressa Ercolani, come le è nato l’interesse per le “targhe” delle strade romane?Tutto è iniziato nel 2008 quando vinsi un bando indetto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per aver presentato un progetto che riguardava un corso di formazione rivolto agli insegnanti e ai ragazzi sulla didattica di genere. Fu l’occasione che mi portò, insieme alle mie classi, alla scoperta di Roma. L’aver constatato che troppe poche strade sono de-dicate a personaggi femminili, ha solleticato notevolmente il mio interesse. Inizialmente queste lezioni itineranti hanno prodotto alcu-ni fascicoli di pratico utilizzo. In seguito, però, è nato un lavoro più completo e ordinato. Lo scorso anno, infatti, è stato pubblicato il libro “Roma percorsi di genere femminile” edito da Iacobelli. E’ un percorso che parte e

ie al femminileFinalmente qualcuno “alza la testa”_ intervista di Rosalba Abozzi

Che cosa vi aspettate da questa iniziati-va?Penso che sia giunto il momento di cambiare il modo, di pensare e di acquistare più visibi-lità. Come vengono ricordate le grandi donne del presente e passato? Cosicchè “alzando la testa” possiamo vedere che ci sono strade de-dicate ad Elsa Morante, Artemisia Gentileschi e tante tante altre. Sindaci di diversi comuni si sono sensibilizzati come quello di Crotone che ha lanciato l’ini-ziativa “le strade dell’universo femminile”. I cittadini avranno la possibilità di suggerire, attraverso una mail, il nome di quella donna che si è contraddistinta nella politica o in un altro campo, alla quale vogliono dedicare una strada.Purtroppo l’obiettivo è ancora lontano, l’im-portante è iniziare a lavorare sui simboli per non tornare indietro di qualche decennio.

ritorna alla Casa internazionale della donna in via della Lungara, luogo simbolico che ha rappresentato l’oppressione femminile, alla ricerca di strade dedicate a donne illustri. Da questo suo interesse, però, oltre a un libro sta nascendo anche una collana di guide turistiche completamente dedicata ai percorsi al femminile?Infatti, inaspettatamente, c’è stato un interes-se generale che ha coinvolto donne in tutta Italia: dalla Versilia, a Palermo, a Napoli, ai Castelli Romani. Io ne curo l’organizzazione.Il vostro lavoro è approdato anche su Fa-cebook?Il 20 gennaio ho aperto una pagina su face-book ed è stata un’esplosione! Le “amiche” aumentano di giorno in giorno ed il bello è che sono non solo di città diverse ma anche di diversi partiti politici. Sta diven-tando un vero movimento che richiama l’in-teresse di testate giornalistiche anche stranie-re come quelle di Spagna, Olanda, Polonia. Anche il Times e il TG5 si sono interessati a noi. Tutte vogliono collaborare inviando ri-cerche e approfondimenti.

Page 18: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12

| saNità

18

essi codificate, la scoperta del gene responsabi-le della sindrome di Myhre è stata conseguita attraverso l’uso di una strategia sperimentale innovativa basata sull’uso di una piattaforma genomica di seconda generazione in grado di analizzare l’esoma, ovvero quella parte del genoma umano codificante per proteine. Pro-prio in questa porzione del genoma si localizza la maggior parte dei difetti responsabili delle malattie genetiche. Questo approccio consente di identificare le decine di migliaia di varianti presenti nella sequenza del DNA che costitui-sce l’esoma di un individuo. L’analisi di queste varianti consente, attraverso l’uso di approcci bioinformatici, di identificare quell’unica muta-zione che causa la malattia. L’uso di questa piat-taforma consente il sequenziamento dell’intero esoma di un individuo in pochi giorni, un risul-tato che con i vecchi metodi avrebbe necessitato di almeno due anni di lavoro. Da chi sono finanziati questi studi?Questi studi sono stati possibili grazie al finan-ziamento della Fondazione Telethon, che inve-ste in quei progetti cosiddetti di “eccellenza”, diretti alla comprensione delle basi molecolari

delle malattie genetiche e dei meccanismi patogenetici sot-tostanti, così come in progetti finalizzati allo sviluppo di terapie per la cura di queste malattie. Dirigo un Reparto di 25 persone delle quali più della metà non sono strut-turate, in quanto studenti, dottorandi e borsisti. E’ ne-cessario un forte impegno per mantenere operativo il labo-ratorio. Purtroppo, i finanzia-menti pubblici sono scarsi, e

Presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS)

abbiamo incontrato il dottor Marco Tartaglia, ricercatore di fama internazionale che, con il suo gruppo di giovani collaboratori, nel corso degli ultimi anni ha scoperto nu-

merosi geni responsabili di malattie genetiche dello sviluppo, come la sindrome di Noonan e la sindrome di Myhre, anche grazie al continuo finanziamento di Telethon. Ci spiega qualcosa in più su queste malat-tie, dottore?La sindrome di Noonan è una malattia che coinvolge molti tessuti e organi, caratterizzata da ritardo di crescita, difetti cardiaci congeniti, anomalie scheletriche e deficit cognitivi di entità variabile. E’ poco conosciuta ma purtroppo non così rara; colpisce infatti 1 bambino ogni 2000 nati. Se escludiamo le malattie causate da difetti cromosomici, come la trisomia del cromosoma 21 (sindrome di Down), questa sindrome dello sviluppo è sicuramente tre le più frequenti ma-lattie genetiche. Al contrario, la sindrome di Myhre è estremamente rara, con meno di 50 casi descritti nel mondo, ed è carat-terizzata da anomalie scheletriche, bassa statura, ridotta mobilità articolare e ritar-do mentale.Quali sono i vostri progetti e le sco-perte scientifiche che ne sono conse-guite?Questa linea di ricerca iniziò nel 2001 a New York quando, come ricercatore dell’ISS, decisi di trascorrere un periodo di ricerca presso la Mount Sinai School of Medicine e identificai il primo gene responsabile della sindrome di Noonan. Una volta tornato in Italia, sempre pres-so l’ISS, il mio gruppo di ricerca ha individuato numerosi altri geni-malattia che ci hanno con-sentito di comprendere le basi patogenetiche della sindrome e di fornire nuovi strumenti per una corretta diagnosi e una migliore presa in carico dei bambini affetti da questa condizione. Oltre alla rilevanza clinica, questi studi hanno permesso di apprezzare il diverso impatto che le mutazioni identificate in questi geni hanno sullo sviluppo embrionale e nell’oncogenesi. Men-tre questi studi sono stati condotti utilizzando un approccio “classico” per i genetisti, basato sull’analisi molecolare di geni considerati eccel-lenti candidati per la funzione delle proteine da

coperte scientifiche italiane all’avanguadiaIl ricercatore Marco Tartaglia, con il suo gruppo di giovani collaboratori, “a cac-cia” di geni responsabili di malattie rare_ intervista di Simona Mastropaolo

la ricerca condotta in questo laboratorio è sta-ta possibile grazie ai finanziamenti ricevuti da Telethon e da altre Fondazioni no-profit, come l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), con cui portiamo avanti ricerche sulla genetica delle leucemie. E’ curioso notare che spesso progetti valutati positivamente a livello internazionale e arrivati primi in ambito euro-peo, non siano stati giudicati idonei dal nostro Ministero della Salute.È un problema quindi che molti dei suoi collaboratori poi decidano di andare a la-vorare all’estero?È un fatto che non dovrebbe essere visto nega-tivamente, perché è giusto e necessario che un giovane laureato desideri completare il suo per-corso di studi in un altro laboratorio, in Italia, o come io suggerisco, all’estero. Rimanere fissi nello stesso ambiente lavorativo o formativo non fa bene alla crescita del giovane ricerca-tore. Il problema è legato alla costante perdita dei nostri ricercatori potenzialmente in grado di stabilire un proprio gruppo di ricerca. In altre parole, manca la possibilità del ritorno dei ricer-catori formati, coloro che dovrebbero garantire

la continuità della ricerca di eccellenza a medio/lungo termine. Le cause sono probabilmente legate allo scarso investi-mento nella ricerca e a una selezione an-cora non completamente meritocratica. Questo non è un problema per il singolo gruppo di ricerca, ma un danno su scala nazionale in quanto investiamo sulla for-mazione di giovani che, anche se brillanti, sono impossibilitati a fare ricerca in Italia, con perdita di quelle figure che sarebbero determinanti tra 10 anni.

M. Tartaglia |

Page 19: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte19

saNità |

della mancanza di sostituzioni con un nuo-vo personale, della scarsa motivazione e di tutele.Tra alcuni importanti strumenti di analisi propositiva, ci sarebbe l’utilizzo attento del trattamento dei reclami e delle segnalazioni. Quando però si prendono in considerazione le segnalazioni degli utenti, non si conside-ra altrettanto il punto di vista dell’operato-re che è chiamato a prestare un servizio.Si fanno sequestri sui beni mafiosi, ma per una maggiore etica e spesa sanitaria non si fanno sequestri sui gravissimi sperperi le-galizzati della politica. Dove più che l’alto compito per il quale si è eletti a favore bene comune, appartenente a ogni “colore”, si permette il trionfo del bene proprio. “Bene” che spesso continua ben oltre una legislatu-ra tra svariate metamorfosi politichesi.Nel frattempo i cittadini, dalla memoria corta e con i loro consolidati adeguamenti, pagano un alto conto che da essi deriva, il più delle volte senza accorgersene se non quando è troppo tardi. Quando ci si rivolge a un sistema sordo e che si è contribuito in qualche modo a creare, o a non combat-tere.Come assicurare un’assistenza sanitaria sana quando la politica, solo nel 2005 e ancor prima della “crisi”, sugli infermieri ha risparmiato 198 milioni di euro a causa

Si avverte ormai da tempo l’im-portante esigenza di mettere nelle migliori condizioni (non

solo professionali) la figura infermieristica, chiamata sempre più, tra una moltitudine di complessi e delicati compiti, a dare assi-stenza nei vari ambiti del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Una figura, trasformata in una sorta di parafulmine e spesso iso-lata dalle altre figure professionali che, sia pure con bisogni differenti è, come il ma-lato, persona. A questo si aggiungano la situazione di precariato in cui in molti sono ormai costretti a lavorare, la marea d’im-boscati dislocati nei Collegi, Ministeri e Isti-tuzioni sanitarie. Ed ecco che l’emergenza e il disagio infermieristico si sono creati.Come riportato già in una ricerca da R. Tomasetti del 2003, gli infermieri hanno identificato le principali difficoltà che osta-colano la qualità del loro operato (e della loro vita), nel mancato coinvolgimento nel-la gestione della struttura sanitaria e in una difficile interazione con i medici.Il settore infermieristico è tra i più delicati, non integrato pur l’alto numero di richieste e “sfornamenti” dalle scuole specialistiche, nonostante tutto bistrattato. Non si tiene ad esempio conto anche della professione usurante, della riduzione degli anni lavora-tivi invece di allungarli spropositatamente,

nfermieri in prima lineaEmergenze e disagi di una professione bistrattata_ di Alberto Pellè (www.albertopelle.it)

della riduzione di 5.244 unità, contro l’au-mento di 2.562 medici e di 1.718 ammi-nistrativi?Preme, infine, mettere in luce come il costo sociale sia notevolmente superiore rispetto a quel risparmio adottato attraverso nu-merosi e scellerati tagli alla spesa sanitaria, i cui danni e ripercussioni non si vedono nell’immediato. S’ignora poi quanto siano presenti nella Sanità - struttura nata per curare - le gravità sulle persone riguardo al precariato, allo sfruttamento indegno, al “mobbing” e al “burnout”, ma anche qui si girano le spalle, come se la cosa non ci riguardasse.Un rapporto infermieri/pazienti insuffi-ciente, si riflette negativamente sul malato, sulla spesa economica e sugli stessi infer-mieri, esposti a un rischio superiore di stress psico-fisico. La drammatica mancanza di personale sanitario infermieristico, sta as-sumendo un carattere di emergenza in tutte le regioni del mondo: l’ha rilevato l’Orga-nizzazione Mondiale della Sanità.I vari segnali preoccupanti di sofferenza degli infermieri, dovrebbero essere letti non come la ricerca di fratture tra politi-ci, responsabili e professionisti in generale della Sanità, ma come sintomi di profondo disagio. Segnali da volgere al positivo, con l’intento di voler recuperare, con chi gesti-sce il sistema sanitario, i rapporti umani e professionali nell’intera organizzazione sa-nitaria.La conoscenza porta alla responsabilità, la quale conduce nel graduale ma deciso pas-saggio verso la Civiltà.

coperte scientifiche italiane all’avanguadia

Page 20: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 20

anutenzioni straordinarie e ordinarieProcedure da seguire per non cadere nell’abuso edilizio_ di Priscilla Rucco Buzzandro

2000 più i diritti di segreteria, pari ad euro 501,00. Presentando la richiesta per l’attuazione di lavori straordinari, questi dovranno iniziare entro un anno dalla domanda e il termine dei lavori dovrà avvenire entro i tre anni, salvo chiedere ed ottenere un anno di pro-roga. Oltre a quanto detto, nei casi previsti, possono entrare in gioco altri Organi per il rilascio di Nulla Osta, come ad esempio nel caso di eventuali Vincoli, o per quel che riguarda il Genio Civile (opere in cemento armato, ferro o cal-coli strutturali). Nel caso in cui il proprietario dell’ immobile decidesse di non presentare la documentazione per sanare i lavori svolti, l’amministrazione potrà proce-dere con atto notificato fino a richiede-re, ed ottenere, il ripristino dei luoghi. Qualora, poi, la procedura sfociasse nel penale, oltre a seguire il normale iter amministrativo, portato avanti dal Comune, verrà redatto un Rapporto Giudiziario poi inviato alla Procura. Nei casi previsti si provvederà, quindi, al sequestro dei luoghi con verbale che deve essere convalidato entro le 48 ore dal momento in cui viene redatto. Il reato rivolto a persona fisica può an-dare in prescrizione dopo i 4 anni e mezzo o decadere per la morte della stessa. Per quanto concerne la pro-cedura amministrativa gli atti conse-guenti seguono l’immobile e i proprie-tari che eventualmente si susseguono . Con l’eventuale rottura dei sigilli, con conseguente completamento delle ope-re, il reato non andrà in prescrizione dopo i 4 anni e mezzo e , in caso di presenza di persone all’interno dell’im-mobile impegnate nel completamento delle opere, per queste è previsto an-che l’arresto. I sigilli, posti dagli organi competenti possono essere rimossi su disposizione della Procura della Re-pubblica. Il dissequestro può essere sia definitivo che temporaneo, per motivi attinenti all’eventuale esecuzione di la-vori per motivi di messa in sicurezza o ripristino dello stato dei luoghi.In ogni caso si rimanda al proprio al Comune di appartenenza per conoscere tutti i dettagli di una buona ristruttu-razione.

costruzione effettuati senza le previste autorizzazioni.Ogni nullaosta, è regolato da leggi ben precise. Tra queste ricordiamo la 47/85, rimasta in vigore fino al 2001 e il DPR 380/2001, affiancato dalla Legge Regionale 2008 n. 15 che, oltre alle sanzioni a cui si può andare in-contro, stabiliscono tutte le documen-tazioni che si rendono necessarie per l’attuazione dei lavori che si vogliono eseguire.Nel caso in cui si stiano eseguendo la-vori privi del titolo autorizzativo, gli organi di controllo preposti, che inter-vengono in seguito all’esposto di un privato o per propria iniziativa, posso-no far interrompere i lavori ed, even-tualmente, mettere i sigilli ai luoghi in cui si sta commettendo l’abuso.

Una volta constatata l’illegalità si può andare incontro a procedure sia amministrative che pe-nali.L’aspetto amministrativo si può sanare con la pre-sentazione della CILA o SCIA, che sostituiscono la vecchia DIA, una cosa che può esser fatta anche in corso d’opera. In que-sto caso vi è una sanzione pecuniaria pari ad euro 38,00, escluse le spese per la presentazione della domanda (pagamento del tecnico incaricato dalla proprietà e reversale da pagarsi alla Cassa Comu-

nale) . Tra i documenti da presentare allegati alla domanda, troviamo una relazione tecnica asseverata, la dichia-razione della proprietà , le planimetrie ante e post operam, la ditta che ese-guirà i lavori e il DURC della stessa o dell’artigiano. In mancanza di questi o altri documenti richiesti, la domanda sarà nulla. Nel caso in cui, invece, i lavori di stra-ordinaria manutenzione fossero stati ultimati, la sanzione sale fino ad euro 258,00, se si dimostra che i lavori sono stati eseguiti dopo l’entrata in vigo-re della legge 73/2011, altrimenti, se effettuati prima, si parte da euro

E’ proprio in questo perio-do che nasce la voglia di eseguire lavori o dare

una semplice rinfrescata alla propria abitazione. Non tutti, però, sanno che nella maggior parte dei casi, bisogna presentare agli uffici competenti, delle domande per iniziare i lavori. Questi possono essere divisi in ordinari, stra-ordinari e quelli da eseguire con “per-messo di costruire” per non andare incontro a sanzioni e problemi sia am-ministrativi che, in alcuni casi, penali. Per lavori straordinari s’intendono tutte quelle opere con le quali vengo-no apportate modifiche strutturali e non, e per attuarli deve essere chiesta l’autorizzazione al proprio Comune di appartenenza. Per i lavori ordinari, in-vece, come ad esempio la tinteggiatura

di un appartamento, non vi è l’obbli-go di presentare alcuna domanda, ma la facoltà di comunicare l’inizio degli stessi. Per quanto riguarda i lavori da eseguirsi in Permesso di Costruire ( già Concessione Edilizia), si tratta di inter-venti di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio, come ad esempio la costruzione di nuovi edifici o superfi-ci e il cambio della destinazione d’uso. In questi casi è sicuramente opportuno affidarsi a un tecnico professionista, iscritto all’albo, che possa consigliarci per il meglio affinché una buona in-tenzione, non vada a terminare in un abuso edilizio, ovvero in un lavoro o

| legalità

Page 21: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte21

anutenzioni straordinarie e ordinarie

quotidianamente si presentano improv-vise. Ma quando la persona designata a sostituire il “capo” sfoga sui propri colle-ghi (sì, colleghi di lavoro, non subalterni, altrimenti sarebbe un “dirigente” e non un “vice”) la massa di frustrazioni che la vita gli ha messo sul groppone, sorge un altro problema: nascono azioni che potrebbero essere assimilate, quasi, a dei ricatti; nascono meschinità, pressioni psi-cologiche fuor di luogo, negazione dei più elementari diritti, situazioni intese sol-tanto a creare difficoltà al lavoratore per poter poi dire che non vale nulla. Nor-malmente vengono attaccate persone con profili professionali piuttosto bassi perché sono quelle più deboli, dal punto di vista lavorativo: a questo aggiungiamo l’even-tuale minaccia neppure tanto velata: “Se ti rivolgi ai sindacati vedi cosa ti succe-de”. Ma si arriva perfino a paventare un eventuale licenziamento “per motivi che ora forse non ci sono ma che si possono sempre trovare”. Ma come fa una perso-na che è delegata a mansioni importanti

Basta guardarsi intorno, legge-re e valutare le notizie che ci giungono quotidianamente da

ogni parte per renderci conto che il mon-do sta impazzendo. Siamo giunti ad un punto di follia tale che con grandissima difficoltà troviamo il coraggio di reagire e cerchiamo in tutti i modi di far valere i nostri diritti (ammesso che ancora esi-stano). Per questo motivo tanti di noi si rifugiano nel lavoro. Ma ecco la sorpre-sa: il dirigente-manager della situazione, vuoi per altri impegni, vuoi per motivi di salute, vuoi perché è nuovo dell’am-biente e deve, giustamente, farsi un’idea della situazione, altrettanto giustamente delega ad un vice, di solito una persona che conosce bene l’entourage lavorativo perché opera lì da molti anni, alcune del-le funzioni più di “zavorra”. Ben venga, quando il vice fa il “vice” e si comporta da tale. E’ un ottimo aiuto al dirigente-manager che così viene sollevato da fun-zioni meno importanti ed è più libero di valutare le molteplici situazioni che

i tratta forse di mobbing?Un “vice” che fa la voce grossa per sentirsi qualcuno_ di Luigino Borgia

quale la direzione di un’azienda, di un ufficio, di una scuola o altro, a non ren-dersi conto che questo è il modo migliore per destabilizzare e distruggere comple-tamente l’ambiente lavorativo? Come fa a non considerare che se c’è armonia e benessere, i lavoratori rendono molto di più che in situazioni di terrorismo psi-cologico quanto mai anomale e ingiuste. Ma a queste persone interessa far vedere quanto credono illusoriamente di essere potenti o interessa invece il risultato ot-tenuto? Anziché pretendere di essere ciò che non sono (dei capi), pensino a rende-re conto delle proprie azioni e dimostrino a chi ha avuto fiducia in loro di non es-sersi sbagliati nell’affidamento di quelle responsabilità.

legalità |

Page 22: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 22

| sPort

“Ma chi te lo fa fare”? È sicura-mente la domanda che più spesso si sentono dire i migliaia di arbi-

tri italiani. Infatti non ci sono solo i soliti noti come Tagliavento, Rizzoli o, per i più nostalgici, Collina e Trentalange. La base di quest’associazione è molto più ampia di quanto si possa immaginare.La figura dell’arbitro di calcio è sempre stata intrisa di curiosità e di una certa aurea di mistero. In questi ultimi anni da parte dell’UEFA c’è stata una crescente apertura verso questo mondo. Nel 2009, ad esempio, è stato offerto supporto al do-cumentario di produzione indi-pendente “Kill the Referee”, nel quale vengono mostrati gli attimi pre e post gara, nonché i dialoghi tra l’arbitro ed i suoi tre assistenti durante la partita. Il film è mol-to interessante in quanto mostra le difficoltà di decifrare in poche frazioni di secondo delle rapide azioni di gioco, codificandole

rbitrare: che passione!Un breve viaggio nel mondo di una figura “misteriosa”_ di Valerio Zannetti

riteniamo capaci di allontanare le influenze maligne.Nonostante la regola 5 del gioco del calcio vieti di giocare una partita senza l’arbitro, la presenza della giacchetta nera è troppo spesso denigrata. Non sono pochi gli atti di violenza nei loro confronti. Nelle serie pro-fessionistiche la quaterna è sempre scortata prima, durante e dopo la gara. Nei campi regionali e provinciali, ciò non accade mai, lasciando troppo spesso arbitri giovani in

pasto a pochi ma indebiti vio-lenti. Nonostante la selezione delle designazioni da parte dei diversi Organi Tecnici è sempre attentamente soppesata, la vio-lenza è sempre dietro l’angolo.Diventare arbitri di calcio non è affatto difficile: basta seguire un corso presso la sezione di appartenenza (Roma è l’unico comune d’Italia ad averne tre: Roma 1 in via Gregorio VII, Roma 2 in zona Cinecittà ed Ostia) e, dopo un test atletico e uno d’idoneità medica, l’esame di ammissione con quiz regola-mentari. Comunque, non sono i

pochi euro di rimborso spese o la fantoma-tica tessera per andare allo stadio gratis a smuovere migliaia di ragazzi ogni anno ad intraprendere quest’hobby: è l’amore per il gioco del calcio e la voglia di uniformare le partite allo stesso regolamento, in ogni par-te del globo. È vivere uno spettacolo in ma-niera diversa, far parte di una grande fami-glia, sentirsi parte attiva di un movimento che vuole ancora credere nella genuinità di uno sport che è indubbiamente il più bello del mondo: ecco “cosa glielo fa fare”!

secondo quanto prescritto dalle diciassette regole del calcio. Ma, bisogna ammetter-lo, vedere come le famiglie di Rosetti o di Webb supportano da casa i loro cari in te-levisione, restituisce loro la dignità di essere anch’essi “degli uomini normali”, con gli affetti e l’umanità di tutti. Ma, come detto in precedenza, gli arbitri non sono solo i “soliti noti”: quelli che “ce l’hanno fatta” sono solo una minima parte. La maggioranza di loro calca campetti di

periferia, spesso in sperduti paesini di montagna, con pochi spettatori (a volte anche facinorosi!) e si ri-trovano maledettamente soli. Es-sere arbitri, pertanto, diventa una vera e propria missione sociale che i più ignorano. Fa parte dell’uomo non rispettare le norme, gli obblighi o i doveri. Pertanto, figure come il vigile, il carabiniere, l’esattore delle tasse e, non ultimo, l’arbitro, risve-gliano i più letargici gesti apotro-paici, ovvero tutti quei “riti” che

Page 23: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte23

sPort |

rbitrare: che passione!

Stadium” che è all’avanguardia su tutti i campi, per primo quello tecnologico. Un altro settore che ha bisogno di innovazione è quello delle infrastrutture con l’obiettivo di utilizzare energia sostenibile. Ci si è par-zialmente arrivati con lo stadio juventino che ad esempio utilizza i pannelli solari per riscaldare l’acqua degli spogliatoi e dei ristoranti, o con la raccolta e il riutilizzo dell’acqua piovana per irrigare il campo. All’estero, però, questo non è un proget-to, ma una realtà da circa un decennio. Si pensi agli stadi impiegati per i mondiali in Germania nel 2006. Sarebbe bello, avere anche nel nostro Paese impianti del livello tedesco o inglese che nell’intrattenimento hanno il loro punto forte. Oltre ai numero-si ristoranti al loro interno, si assiste a una vera e propria attenzione allo spettatore, con bar, negozi e altro ancora, oltre natu-ralmente alla cosa più importante, la qua-lità con la quale si assiste alla partita da qualsiasi punto dello stadio, dalla tribu-na alla curva. E’ questo l’obiettivo che si vuole raggiungere, riportare allo stadio la

Sempre di più gli sportivi si la-mentano della bassissima qua-lità dei nostri impianti per lo

sport, strutture che spesso non possono essere paragonate a quelle di altri Paesi. Soprattutto nel calcio, gli impianti non rappresentano al meglio l’Italia, maestra di questo sport. Negli ultimi anni sia la FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) che i vari club si stanno muovendo per ribaltare questa situazione, attraverso la promozione di progetti per la realizzazio-ne di nuovi stadi o per la riqualificazio-ne di quelli mitici, che hanno fatto storia. Esempi illustri, in tal senso, sono sicura-mente la ristrutturazione dello stadio San Siro di Milano, e quello del tempio del cal-cio della capitale, l’Olimpico, in occasione di “Italia ‘90”. Sulla costruzione dei nuovi impianti, però, ci sono molti contrasti e incomprensioni. Stadi privati o comuna-li? Questa è la disputa che spesso impe-disce di andare avanti. Fortunatamente si è dato inizio a una nuova generazione cominciando da Torino con lo “Juventus

dilizia e stadiBurocrazia e contrasti non favoriscono la realizzazione di nuove strutture_ di Riccardo Borgia

gente attraverso la qualità. Fra tutti questi bei progetti, c’è una pecca però, la spe-culazione edilizia legata alla costruzione degli stadi. Le società dovrebbero innan-zitutto interessarsi per cercare di abolire questo neo, magari lasciando perdere per un momento tutto ciò che ruota attorno ai possibili interessi personali di costruttori ambiziosi di guadagno e far vivere ai mi-lioni di appassionati una partita di calcio come un vero e proprio spettacolo.

| Stadio comunale di Torino

Page 24: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 24

| eCoNoMia

ra le cose si possono rimediare. Di solito si afferma che la ban-ca ti dà l’ombrello quando è bel tempo e lo rivuole indero-gabilmente quan-do piove o, peggio, grandina a dirotto. In un altro caso, sempre capitato a me, è suc-cesso praticamente l’opposto. Ho avuto la possibilità, grazie ad una persona vera-mente umana che ha fatto i conti con la te-sta (e, vorrei aggiun-

Quante volte ci siamo trovati a discutere e ad

imprecare contro le ban-che? Alzi la mano chi, per un motivo o per l’altro, non ha mai avuto da ridire con questi organismi. Chi vi scrive ha avuto la vita quasi distrutta da una nota ban-ca italiana che, dopo aver-gli concesso un mutuo di 200.000.000 delle vecchie lire ed averne riscossi più di 184.000.000, ha avuto la magnifica, esaltante idea, tramite le solite scatole cinesi, di passare il credito ad altra società (ovviamente sem-pre dello stesso gruppo), fino alla messa all’asta dell’appartamento, valutato meno della metà del suo valore. Questo grazie a una perizia molto approssimativa (se pro-prio non vogliamo dire “compiacente”) e ad altri meschini movimenti che han-no contribuito a demolire la mia salute, la mia vita e la mia famiglia. A nulla era valso il colloquio con il funzionario con il quale avevamo cercato un accordo teso a salvare la situazione (esempio: “Allungate il tempo dei pagamenti a vostra discrezio-ne tenendo ferma la rata e met-tete sopra gli interessi che ritenete giusti, ma permet-teteci di salvare il nostro unico apparta-mento”. Risposta lapidaria: “Noi facciamo così. Buongiorno.”), la casa è andata all’asta. Comunque è inutile rivangare le cose nega-tive del passato. “L’acqua pas-sata non macina più”, dice un proverbio. Però permettetemi anche di esporre che non tutte le banche si comportano nello stesso modo. Pur avendo avuto tale terribile esperienza, devo riconoscere, ed invito i lettori a pensare a ciò, che le banche sono costituite da persone; se le persone sono esseri puramente e solamente calcolatori, può succedere quanto sopra de-scritto, ma se le persone sono esseri umani e valutano non soltanto con la calcolatrice ma anche con la testa (non voglio dire con il cuore, anche se è possibile che ciò accada) allo-

’è banca e bancaUn amaro sfogo al “carnefice”, un grazie a chi ha capito_ di Fabio Bogi

gere, anche un po’ con il cuore) di avere il famoso ombrello quando mi trovavo in una tormenta di grandine, pioggia e neve. Sì, giustamente l’ombrello non poteva es-sere gratuito (non sarebbe stato giusto in nessun caso), però ho potuto pagarlo, con le mie possibilità, e ad un prezzo congruo. Non c’è stato il “vampirismo” del caso precedente, ma la fiducia che un padre di famiglia ha avuto nei miei confronti, nei confronti di una persona che stava attra-versando un momento di difficoltà, una

persona che ha sempre, tramite il proprio lavoro, cercato di vivere una vita non al di sopra delle proprie possibilità. Non potrò mai dimenticare quel fatto né potrei mai tradire, anche minimamente la fiducia di quella persona. Come potrete stare certi che non vorrò avere a che fare più nulla con la prima banca, scelta all’epoca sola-mente perché la mia ex-coniuge aveva un c/c in quella che si è rivelata la nostra rovi-na. Non mi è possibile, per gli ovvi motivi che chi legge può ben intuire, dire i nomi di queste due banche, ma so che il conto corrente con il mio stipendio rimarrà ben radicato in quella particolare filiale di quel-la banca. Mi fido di chi si è fidato di me, e trattandosi di banche è tutto un dire.

Page 25: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte25

eDilizia e sviluPPo |

Vi siete mai chiesti quanti spre-chi architettonici sono presenti a Roma? Ce ne sono tanti, for-

se troppi, ed è per questo che la doman-da sorge spontanea, invece di lasciarli lì a marcire perché non usarli per altri scopi?Partendo dal fiume più importante della città eterna, il Tevere, possiamo ammira-re il Gazometro, un cilindro di acciaio che guarda, dall’alto dei suoi 92 metri, uno dei poli industriali della Capitale, il quartiere Ostiense.Costruito nel 1937, insieme ad altri due esemplari più piccoli, è stato utilizzato fino agli anni ‘60 per accumulare il cosid-detto “gas di città”, ovvero una miscela di monossido di carbonio, idrogeno e metano usato sia per usi domestici che per l’ illu-minazione della città.Ma con l’avvento del gas metano l’uso di questa miscela è andato via via sceman-do fino a essere finita nel dimenticatoio insieme al suo enorme contenitore. Basti pensare che il regista Ferzan Ozpetek ha confessato “Mi basta una passeggiata al gazometro, il Colosseo industriale, per smaltire un’ arrabbiatura”.Diversa zona, stessa situazione. Quartie-

no sguardo al futuro partendo dal passatoRecuperare vecchi edifici abbandonati e convertirli in poli di aggregazione_ di Andrea Colantoni

dello Sport”. Qui viene iniziata la costru-zione della “Vela” di Calatrava, legata alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020, ma tutto si blocca perché il Premier Monti boccia la candidatura. Ora in mez-zo a un grande spazio verde sorge impo-nente questa vela a metà che, per ora, non è altro che un cantiere.Se le aree citate venissero prese in consi-derazione e riqualificate, la città di Roma sarebbe sempre più bella e sicuramente più vivibile.

re Pigneto, il simbolo della rinascita delle zone limitrofe al centro città, vede ancora segni di abbandono edilizio.La fabbrica della Cisa-Viscosa, aperta nel 1923 e chiusa nel 1955, produceva seta artificiale. Occupa un’area di 14 ettari e comprende il triangolo tra la ferrovia Ro-ma-Pescara, via Prenestina e via di Por-tonaccio. Una parte di essa versa in uno stato di abbandono mentre, curiosamente, un’altra è stata bonificata e sono stati re-alizzati spazi di incontro per gli abitanti del quartiere come un Teatro Polifunzio-nale, un laghetto artificiale e, in parte, per il futuro, una parte dell’area è stata desti-nata dal Comune alla prima Università di Roma “La Sa-pienza” che sta progettan-do di insediarvi il “Campus Prenestino”.Ma un gigante abbandonato c’è anche dalle parti di Ostia. Si tratta dell’ex-Prosider (fabbrica siderurgica) per il quale l’ennesimo progetto di un Centro Commerciale (che novità!) ha scatenato l’ira dei cittadini dopo che nel 2005 il progetto di uno studente neo-laureato prevedeva la realizzazione di piscine per la fisiokinesiterapia, campi di calcetto, tennis, palestra e bar. Ovviamente l’idea è sta-ta temporaneamente blocca-ta.Spostandoci nella zona di Tor Vergata troviamo l’area che era stata individuata per la realizzazione della “Città

’è banca e banca

| La “Vela” di Calatrava

| Il Gazometro di Roma

| La fabbrica della Cisa-Viscosa

Page 26: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 26

| eDilizia e sviluPPo

Dopo le esperienze dei primi anni no-vanta nella periferia est di Roma, oggi è la Cooperativa “Inventare l’Abitare” a portare avanti la sperimentazione dell’autorecupero sul territorio roma-no. Ad oggi sono otto i cantieri che questa cooperativa ha promosso, nelle zone più disparate di Roma, ed altri tre cantieri sono attualmente in attesa di finanziamento. La ripartizione dei lavori e dei costi è divisa tra il Comu-ne (o qualsiasi altro ente proprietario dello stabile precedentemente occupa-to) che si sobbarca i lavori di ristrut-turazione esterna e delle parti comuni, e la cooperativa che, tramite un mutuo pattuito con la Banca del Credito Co-operativo e dopo aver ottenuto l’asse-gnazione del progetto attraverso una regolare gara pubblica, finanzia i lavo-ri di ristrutturazione interna degli ap-partamenti da realizzare (dividendone poi il costo tra le famiglie assegnatarie in base ai metri quadrati che queste andranno ad abitare).La proposta dell’autorecupero nasceva in un momento particolarmente criti-co per l’edilizia pubblica, con le prime grandi operazioni di dismissione del patrimonio pubblico, e lo spostamento di parti consistenti dell’emergenza abi-tativa romana nei comuni della pro-vincia. Da parte dei movimenti nasce-va dunque l’esigenza di costruire una proposta che non solo soddisfacesse il bisogno di case, ma garantisse anche una qualità della vita, evitando l’al-lontanamento dal tessuto urbano, dei servizi e dai flussi quotidiani. Inoltre

Intorno al tema della casa e dell’abitare si intreccia uno dei nodi fondamentali del ragiona-

mento per un nuovo welfare; un ragio-namento che sia in grado di bilanciare le esigenze di sostenibilità sociale con le sfide ambientali ed economiche im-poste dai tempi di crisi in cui oggi vi-viamo.La carenza di edilizia residenziale pubblica (ERP), il blocco delle sue graduatorie, la messa al bando di un dialogo con chi vive sulla propria pelle (quotidianamente) l’emergenza abita-tiva - tutti questi fattori hanno indotto numerose cooperative, movimenti di lotta ed associazioni a sperimentare nuove forme di abitare sostenibile, a una delle quali, quella dell’”auto re-cupero”, è dedicato questo approfon-dimento.I progetti di autorecupero si caratte-rizzano per un duplice ordine di fat-tori politici: da un lato, infatti, è un progetto di recupero che nasce da un’occupazione, ovvero lo stabile che viene recuperato era lo stesso stabile, precedentemente occupato, su cui poi congiuntamente Comune e movimenti per il diritto all’abitare hanno deciso di investire un piano di riqualificazio-ne urbanistica. Il secondo elemento è l’incidenza che una simile pratica met-te in campo sulla sostenibilità ambien-tale ed il miglioramento dell’urbanisti-ca della città. Un’esperienza, dunque, che mette in primo piano il dinamismo delle persone e la partecipazione attiva di reti solidali autorganizzate.

utorecupero: riqualificazione contro degrado ed emergenzeUn approfondimento sulla storia, gli strumenti e le proposte per fronteggiare l’emergenza-casa _ di Samir Hassan

gli autorecuperi inseriscono porzioni di edilizia residenziale pubblica pro-prio nel cuore di quelle aree che si può notare essere particolarmente soggette alla crescita vertiginosa dei prezzi di mercato contrapponendosi al suddet-to meccanismo di espulsione dei ceti meno abbienti dalla città consolidata (il fenomeno della cosiddetta gentrifi-cazione).Nella prospettiva delle associazio-ni e dei movimenti, gli autorecuperi rappresentano anche uno strumento per intercettare l’emergenza abitativa meno stringente, che, nonostante una certa stabilità economica o continui-tà di reddito, non riesce comunque a venire a capo del problema dell’affit-to o del mutuo. Hanno infatti diritto ad accedere a questa forma di abitare i cittadini che hanno un massimo di 66mila euro l’anno di reddito, a fronte dei 18mila richiesti dall’ERP. Questo aumento delle fasce reddituali è do-vuto all’impegno economico che gli autorecuperanti devono sostenere per vivere negli alloggi loro assegnati che comunque rimangono nella disponi-bilità dell’ente pubblico proprietario (nei progetti delle cooperative gli edi-fici sono tutti di proprietà comunale e gli appartamenti realizzati rientrano nel patrimonio disponibile del Comu-

Page 27: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte27

eDilizia e sviluPPo |

utorecupero: riqualificazione contro degrado ed emergenzeUn approfondimento sulla storia, gli strumenti e le proposte per fronteggiare l’emergenza-casa _ di Samir Hassan

Per saperne di più:www.sbilanciamoci.infowww.coordinamento.info

ne di Roma).

Nel 1998 la Regione Lazio ha istitui-to la legge n. 55, su “Autorecupero del patrimonio immobiliare” in cui si dà modo a Regione, Province, Comuni, agli istituti autonomi per le case popo-lari (ex Iacp), alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza (IPAB), e agli enti pubblici territoriali di indivi-duare immobili destinati a finalità dif-ferenti rispetto a quella alloggiativa, al fine di recuperarli. La legge autoriz-za questi enti ad agire non solo sugli immobili dismessi di loro proprietà, ma anche su stabili, abbandonati o in evidente stato di degrado, di proprie-

tà pubblica o privata, prevedendo-ne l’acquisizione. La legge regionale, dunque, rappresenta sicuramente un precedente. Non solo, infatti, si ricono-sce la legittimità di progetti che preve-dono il riutilizzo di stabili garantendo un’alternativa concreta e credibile alla cementificazione selvaggia, ma soprat-tutto perché si offre alle associazioni cooperative di inquilini la possibilità di poter partecipare alla spesa com-plessiva diminuendo l’onere a carico della proprietà, cui competono solo le spese di ristrutturazione strutturale e degli ambienti comuni.Infine, un dato molto importante, in una tale situazione di crisi economica

internazionale - di cui uno dei fenome-ni più emblematici è l’insostenibilità di prestiti e mutui per i privati cittadini - è rappresentato dal meccanismo di garanzia che viene proposto dall’au-torecupero e che permette di superare per i singoli autorecuperanti lo scoglio della non solvibilità e dell’impossibili-tà di accesso al credito.L’Autorecupero come soluzione all’emergenza abitativa Un meccani-smo del genere, ovviamente, va soste-nuto con politiche abitative adeguate alla caratterizzazione di metropoli che la città di Roma sta assumendo man mano. E questo per dire che, in un’ot-tica simile, la valorizzazione dell’au-torecupero sarebbe pressoché totale,

almeno sotto tre punti di vista.In primo luogo gli autorecuperi permet-tono di progettare soluzioni integrate di edilizia pubblica, in cui ospitare, nella stessa struttura, sia abitazioni che ser-vizi: la proprietà pubblica dell’edificio garantirebbe una sistematizzazione delle necessità legate al territorio, an-che in funzione dell’aumento di popo-lazione che le assegnazioni produrreb-bero.L’autorecupero propone, inoltre, al-ternative ecosostenibili all’edilizia tra-dizionale: la stessa legge 55/’98 della Regione Lazio, prevede, alla definizio-ne della graduatoria tra le cooperative partecipanti al bando per la realizza-zione dei progetti, la preferenza per quelle cooperative che prevedano l’uso di materiali e tecnologie biocompati-bile (art. 5).Il dato più evidente è però di carat-tere economico. Sappiamo che le am-ministrazioni pubbliche, specie nelle grandi città, lamentano una struttu-rale carenza di fondi per intervenire sulle emergenze sociali. Nella città di Roma, si è da sempre fatto ricorso a molteplici provvedimenti legislati-vi nazionali di carattere eccezionale; generalmente, però, fallite a causa dell’alienazione del patrimonio pub-blico a vantaggio degli speculatori del mattone: l’Italia è infatti fanalino di coda nelle statistiche europee riguardo le case popolari, con solo 4 abitazioni ogni 100 a prezzo di mercato (Cfr. In-tervista a W. De Cesaris, CUB Video, 29 luglio 2009). In questo contesto si può meglio apprezzare l’importan-

za dell’autorecupero che, abbattendo i costi in capo ad amministrazioni ed enti pubblici, permette loro di disporre nuovamente di strutture altrimenti de-stinate all’abbandono, convertendole all’uso abitativo, con l’evidente van-taggio della valorizzazione del patri-monio stesso.

Page 28: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 28

| eDilizia e sviluPPo

fine degli anni ‘70, quando si scoprì una falda acquifera sot-terranea. Invece di cercare una soluzione al pro-blema riscontra-to, si preferì non utilizzare più il

maestoso complesso sportivo, lascian-dolo al degrado più assoluto, fino a quando, con la Giunta Veltroni, si è preferito farlo saltare in aria con la dinamite il 24 luglio 2008. Anche la zona di Varco San Paolo, XI Municipio, ha un grande centro sportivo, parliamo del Polo Natatorio innaugurata a luglio 2009 per i Mon-diali di nuoto e abbandonato poche settimane dall’apertura, nonostante l’impianto non fosse mai stato real-mente terminato. Pavimenti dismessi, tetti crollati, giardini incolti, le pisci-ne, due coperte (mai terminate), ed una scoperta, abbandonate totalmen-te alla mercé dei senzatetto e in balia degli eventi. Parliamo di 18 milioni di euro, pagati con i soldi pubblici dai cittadini, un esperimento di “edificio paesaggio” mal riuscito, a danno degli utenti. Promesse ancora non mantenu-te a distanza di tre anni, su una nuova

Di costruzioni nella nostra grande Italia ce ne sono un’infinità, soprattutto

se in celebrazione di qualche evento sportivo. Basti pensare alla costruzio-ne dei nuovi stadi in onore dei cam-pionati di calcio “Italia90”, come, per esempio il Delle Alpi di Torino o il San Nicola di Bari, i quali, costati una ci-fra esorbitante, divennero famosi per il triste numero di persone che perdet-tero la vita per le inadeguate misure di sicurezza messe a disposizione degli addetti ai lavori.Idee originali ed intenzioni buone si scontrano spesso con realtà impossibili da mandare avanti, sia per lavori non eseguiti ad opera d’arte sia per i mate-riali utilizzati. Roma capitale, non può ripiegarsi sulla mancanza di fondi per lasciare in rovina strutture che spesso sono dei veri e propri capolavori d’ar-te. Il caso più eclatante della nostra città è il Velodromo dell’Eur costru-ito da tre architetti Ricci, Ligini, ed Ortensi, nel 1960, in onore dei Giochi Olimpici, che ottenne un grande ri-scontro positivo da parte dei cittadini romani, anche se, per un luogo aperto, l’utilizzo di materiali fragili quali per esempio il parquet, sembrarono un azzardo. Il Velodromo, situato in Via dell’Oceano Pacifico, ospitò anche il Campionato del Mondo di ciclismo su pista, ma il suo declino iniziò verso la

al prestigio all’abbandonoStrutture sportive tra degrado e recupero_ di Priscilla Rucco Buzzantro Alessio Serenellini

ripresa dei lavori mai ultimati a causa anche del susseguirsi dei cambiamenti delle fazioni politiche.L’ultimo esempio che proponiamo, questa volta però con risvolto positi-vo, è quello della piscina costruita in zona Pietralata. Anch’essa inaugurata nel 2009, il 25 giugno per i medesimi Mondiali di nuoto e, ad oggi, perfet-tamente funzionante. Anche questa

struttura, per un periodo, si era temu-ta la fine. Un periodo in cui il com-plesso, non era stato più utilizzato. Lo scenario era sempre il medesimo: erba altissima, cancelli chiusi e degrado. Gli abitanti della zona, alle domande poste sul complesso sportivo, sorri-dono soddisfatti per aver ottenuto un risultato del genere. In questo caso il V Municipio, è potuto tornare ad uti-lizzare non solo le piscine, ma anche la palestra inaugurata a gennaio dello scorso anno.Nonostante le strutture abbandonate siano, molto spesso, mete di “sette” di vario tipo, rifugi di senzatetto e sce-nari di prostituzione, sarebbe il caso, piuttosto che attuare drastiche e tristi soluzioni, porre rimedio e recuperare queste strutture per esaltare l’imma-gine e la dignità di una Città troppo spesso trascurata.

Polo natatorio di Pietralata - Mondiali di nuoto 2009 |

Page 29: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte29

libri |

al prestigio all’abbandono

Lo scorso mese, al MAXXI di Roma, si è svolta la presentazio-ne del nuovo libro del professor

Benedetto Gravagnuolo, ordinario di Storia dell’architettura presso l’università di Napoli. “Metamorfosi delle città europee all’alba del XXI secolo”, questo il titolo dell’opera. Una pubblicazione che riguarda la forte presa di coscienza nei confronti delle trasformazioni

ome cambiano le città“Metamorfosi delle città europee”, il nuovo libro del prof. Gravagnuolo_ di Fernanda Annicchiarico

tessuto in rapporto ad un implemento così grande di popolazione interna. Dopo un’ap-profondita introduzione che pone le basi per comprendere nel miglior modo possibile gli esempi riportati, l’autore analizza alcune tra le principali città europee come Londra, Pa-rigi, Berlino e Madrid. Più avanti si sofferma anche su quelle italiane, che occupano una posizione anomala rispetto agli altri Paesi, a causa della lentezza nell’attuazione dei pro-grammi urbanistici, tranne alcune eccezioni. Primo tra gli esempi è quello di Roma, della quale fa emergere come il Giubileo sia stata una grande fonte di innovazione per la capi-tale. Un excursus sui grandi lavori effettuati, come la ripianificazione dell’accesso su Viale Vaticano, la famosissima chiesa di Tor Tre Teste di Meier che ha portato nuova luce a tutto il quartiere periferico, la sistemazione dei percorsi pedonali del centro storico e la creazione del nuovo polo culturale all’inter-no del quartiere Flaminio. Un libro interes-sante per scoprire i cambiamenti che inte-ressano non solo “casa nostra” ma anche tutto il territorio europeo.

urbanistiche, edilizie e sociali che stanno av-venendo in molte città del mondo. Ventitrè le città europee prese in esame, e ne vengo-no considerati i cambiamenti dal 2000 ad oggi. Un breve lasso di tempo, se paragonato all’intera storia umana, durante il quale si sono verificati non solo fenomeni di evolu-zione, per il miglioramento della qualità di vita quotidiana, ma anche di involuzione, ovvero un decremento demografico e oc-cupazionale e l’avanzamento del degrado ambientale e comportamentale. Attraverso un’agile sintesi critica e documentata, Gra-vagnuolo individua le soluzioni sperimenta-te nei diversi ambiti e ambienti presi in esa-me. Inoltre analizza lo scenario all’interno del quale l’evoluzione ha preso piede, scrive infatti che “nel 1950 solo il 29% della popo-lazione mondiale risiedeva nelle grandi città; ma nel 2005 si è saliti al 50% e, nel giro dei prossimi vent’anni, potrebbe superare la soglia del 75 %”. Questo per far compren-dere anche attraverso i numeri la necessità, all’interno dell’area cittadina, di dover ap-portare delle modifiche riadattando tutto il

Page 30: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 30

| CiNeMa

recitare, invece presero il testo e mi scartarono come attrice. Allora inventai un personaggio che non parlava ma che stava sempre in scena. Il caso volle che Castellacci e Pingitore - autori del Bagaglino - vennero ad assistere alle nostre performance in cerca di nuovi ta-lenti. Cercavano un ‘’ragazzino’’ romano e dispettoso. Mi convoca-rono per un provino e mi prese-ro. Nel 1970 ero al Bagaglino nel cuore di Roma, a recitare accanto a Pippo Franco e Montesano nello spettacolo “Settanta mi dà tan-ta”.E dopo?Formai una compagnia comincian-do a scrivere e rappresentare spet-tacoli di satira sociale in cui ero anche autrice e regista. Ho col-laborato con Gigi Proietti e Nino Manfredi in teatro. Ho lavorato a lungo per la Rai ed ho realizzato, come autrice e regista cinemato-grafica, vari cortometraggi vinci-tori di numerosi festival interna-zionali.Com’è nata “Pensaci ancora prof.”, una serie quasi tutta al femminile?E’ una fiction che scrivo con mol-

T ra le f i c t i o n più ap-

prezzate per fre-schezza di conte-nuti e vivacità di linguaggio, tra-smesse in queste ultime settima-ne su RAI uno, emerge ‘’Provaci ancora Prof 4’’. La protagonista

è Veronica Pivetti. La regia è di Tiziana Aristarco. Le sceneggia-ture, dei sei episodi della fiction, sono state scritte da Cecilia Calvi, Valentina Capecci, Giovanna Gra, Anna Samueli e Francesca Panza-relli.Abbiamo incontrato Cecilia Calvi, una delle sceneggiatrici appunto, che ha firmato molti altri testi fra i quali ‘’Don Matteo’’, ‘’Il com-missario Manara’’, ‘’Che Dio ci aiuti’’. Grazie alla sua passione e dedizione col tempo si è conqui-stata la fama di brava professioni-sta, giunta ormai alla piena ma-turità artistica: scrittrice, regista e sceneggiatrice. Come si è avviata verso lo spet-tacolo?Ne ho provate tante: da una scuo-la per infermieri a vignettista, da qualche anno di università alla fa-coltà di lettere a babysitter. Poi, provocata da una frustrazione che mi pungolava da quando ero alle elementari in cui le maestre mi scartavano sistematicamente da qualsiasi recita, ho tentato di co-ronare il mio sogno: fare l’attrice.A proposito, ‘’Calvi’’ è un nome d’arte. Mio padre mi permise di recitare solo a due condizioni: che cambiassi nome e che la sera tor-nassi a casa con uno dei miei fra-telli, che per venirmi a prendere dopo lo spettacolo pretesero cin-quecento lire a sera.Qual è stato il suo percorso di attrice?Il mio primo spettacolo è nato per caso: ‘’Gli ideali del signor D’’ scritto da me su misura per poter

Pensaci ancora prof. 4”Intervista a Cecilia Calvi, sceneggiatrice e regista dei nostri giorni_ intervista di Angela Abozzi Cecchetto

to piacere e divertimento da anni e gli attori sono davvero bravi. Pivetti/Decaro sono una coppia felice e serena anche nei momenti peggiori e nelle separazioni. Dove la donna, moglie e professoressa, con vizio dell’indagine poliziesca, è rispettata e stimata dal marito. Insomma, si tratta di una bella fa-vola realistica al femminile.Tra donne spesso c’è molta competizione sul lavoro. Qual è il segreto per il quale, lei e le altre sceneggiatrici, invece, sostenete la Pivetti con forza e convinzione?Veronica è una saggia attrice fuori dagli schemi. E’ una persona mol-to attiva e piena di idee, generosa ed una donna del tutto positiva.La Pivetti ha da poco scritto un’autobiografia, “Ho smesso di piangere”. Può dirci qualcosa?Nel suo recente libro Veronica si apre raccontando un periodo duro della sua vita, un momento di profonda depressione nato da un problema di tiroide. Da questa esperienza, dopo un lavoro su se stessa, ne è uscita più forte, co-raggiosa ed ancora più brava.

Cecilia Calvi |

Page 31: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte31

CiNeMa |

Pensaci ancora prof. 4”

“I personaggi e i fatti sono immagi-nari, ma autentica è la realtà che li riproduce”. Con questa didasca-

lia si apre “Le mani sulla città”, un film di Francesco Rosi, del 1963, che analizzava a fondo il problema dell’abuso edilizio. Una testimonianza dell’ostinazione dell’uomo nel costruire anche dove non potrebbe o, nel peggio ancora, dove non dovrebbe.Già nel 1955 “Il tetto”, un film diretto da Vittorio De Sica facendo uso dell’ironia come metafora per spiegava come a volte sia assurdo e contraddittorio il sistema legislati-vo italiano. Nel film una giovane di borgata vorrebbe sposarsi ma non ha una casa dove poter vivere. Sfruttando, a loro vantaggio, le in-dicazioni di una legge edilizia, trovano un sistema per costruirsene una abusivamente: se riusciranno a tirare su le mura e a posi-zionare un tetto entro il sorgere del sole, po-tranno averne una. Guardando ai giorni d’oggi è curioso e dolo-roso notare come le cose non siano cambiate più di tanto.

dilizia e cinepresaViaggio tra i film che hanno indagato sull’abusivismo edilizio_ di Andrea Colantoni

la Nazione e ce ne accorgiamo ogni volta che si verifica un evento catastrofico, quando as-sistiamo a smottamenti, distruzione di case, crollo di ponti che appaiano leggeri come piume, tralicci divelti e chi più ne ha più ne metta. Il problema non è nella natura, ma nell’uomo, perché costruire dove è vietato non fa bene a nessuno se non al portafo-glio di qualcuno. Ma ne vale veramente la pena?

Emblematico è il film-inchiesta “Modena al cubo”, di Gabriele Veronesi, giornalista 25enne, che propone un viaggio nei pro-getti edilizi e in tutto ciò che li accompagna fino alla loro realizzazione. Un film che ha suscitato non poche polemiche soprattutto da parte di chi ha interessi economici nel settore.Riferendoci a realtà più vicine a noi si può citare “Cemento Armato”, un film ambien-tato a Roma, con Nicolas Vaporidis e Gior-gio Faletti. Anche se qui l’edilizia viene usata come sfondo per raccontare un realtà disu-mana, fredda e senza scrupoli proprio come l’abusivismo edilizio. Particolari sono le ri-prese aeree della Città Eterna, che immor-talano quartieri in cui la difficoltà di vivere una vita agiata è estremamente evidente.Infine ricordiamo “Draquila-L’Italia che trema”n un documentario di Sabina Guz-zanti sul terremoto del 2009 dell’Aquila. Un’indagine sulla politica e il sistema di connivenza che hanno portato a tanta di-struzione.La piaga dell’abuso edilizio è estesa in tutta

Con rinnovato spirito di senti-menti, di affetti e di fantasiosa arte cinematografica, il regista

turco Ferzan Ozpetek ha presentato il suo nono film “Magnifica presenza’’ al cinema Adriano di Roma nella conferenza stampa del 12 marzo scorso, a cui ha fatto seguito la diffusione in 400 sale cinematografiche.Un film originale e complesso che affida ai fantasmi e ad un giovane protagonista, fra-gile e smarrito, la trama divertente e dram-matica di un episodio legato al ventennio fascista, intorno agli anni Trenta.Ferzan Ozpetek è sceneggiatore e regista del film insieme a Federica Pontremoli. Il cast, di tutto rispetto, si è dimostrato una squadra ricca e solidale: Elio Germano, Margherita Buy, Paola Minaccioni, Beppe Fiorello, Anna Proclemer, Bianca Nappi, Vittoria Puccini. Ozpetek parla del suo film, dicendo che in lui è avvenuta una rinascita emotiva, in cui la forza del sentimento e dell’istinto supe-rano le paure e le irrazionalità, per trova-re una risposta nell’amore, nell’amicizia e

Magnifica presenza”Una compagnia di fantasmi per il nuovo film di Ferzan Ozpetek_ di Angela Abozzi Cecchetto

drammatico. Nel suo puntare il dito contro la propria compagnia teatrale, dice “solo l’arte sopravvive” e chiude con le parole “il trucco è l’inizio di tutto”, ripetendo più volte la parola “finzione”, insegnandoci così che il teatro è una reale finzione. Alla domanda su come sta vivendo i ricordi di questi lun-ghi anni di carriera teatrale, la Proclemer risponde: “È un passato di esperienze, di coraggio e di amore per il teatro”.

nella solidarietà. Nello stesso tempo – dice il regista – “mi permette di sviluppare certe mie idee sulla vita che non finisce”. Forse una riflessione sull’aldilà?“Magnifica presenza” è un film sulla solitu-dine, l’amicizia, l’arte e la ricerca della ve-rità. Un film che “parla dei massimi sistemi della vita con il tono della commedia”, af-ferma lo stesso regista. Un dramma di stile pirandelliano ispirato ai “Sei personaggi in cerca di autore”. Definito da molti il mi-gliore di Ozpetek, il film ha già riscosso un notevole successo.Un plauso particolare merita Anna Procle-mer che ha raggiunto gli ottantotto anni di età, con alle spalle settant’anni di carriera. Superba e gloriosa nella sua recitazione, è la più viva e reale nella compagnia dei fan-tasmi. È una donna forte, che resiste alla guerra, alle difficoltà dei tempi, arrivando fino a tradire la compagnia dei fantasmi, che nella fuga si disperde. La sua presenza è un omaggio alla “rappresentazione sce-nica”. Una delle stelle classiche nel mondo dello spettacolo. È lei la causa del finale

Page 32: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 32

| Mostre

Continua il viaggio alla sco-perta degli artisti più im-portanti del ‘900. Proprio

all’interno degli spazi del complesso del Vittoriano, dopo ben quasi ses-sant’anni dall’ultima retrospettiva a lui dedicata, dal 9 marzo al 1 luglio, ecco riaffiorare i capolavori di un gran-de genio: Salvador Dalì. Un percorso curato fin nei dettagli, dalla prima all’ultima sala, per rendere compren-sibile a tutti uno dei pittori più com-plessi del Novecento. A tale scopo la sezione iniziale della mostra è dedicata non solo alla sua biografia, ma, attra-verso video, pannelli e varie installa-zioni, viene data allo spettatore la ca-pacità di comprendere l’eccentricità e l’originalità di un genio come Dalì. Il suo carisma e il suo enorme talento lo hanno portato ad essere uno tra i più importanti e completi pittori del suo periodo storico. Una volta compreso questo si procede verso l’osservazione della sua evoluzione stilistica. Perché anche Dalì, come molti altri pittori, ha cercato nel corso della sua vita di fare tesoro degli insegnamenti dei più grandi. Ecco che ci troviamo di fron-te a tele che riprendono i maestri del Rinascimento italiano: tele, bozzetti e schizzi con studi anatomici e prospet-tive, il tutto per poi approdare ad una tecnica pittorica praticamente perfet-ta. Un esplicito omaggio a Raffaello lo ritroviamo nella tela “Autoritratto con

l genio DalìIn mostra carisma e talento di uno dei massimi artisti del ‘900_ di Fernanda Annicchiarico

pose bizzarre e giocava a dar forme inusuali ai propri baffi. La terza ed ultima sezione è dedicata al rappor-to che il pittore in vita ha avuto con il nostro Paese. Infatti, collabora con Luchino Visconti, con la casa di pro-duzione Alessi per cui progetta un “og-getto inutile”, la Rosso Antico per cui realizza tre bottiglie differenti, fino ad arrivare a Federico Fellini, a cui la sua dolce amata Gala, importantissima nel-la vita del pittore, propone di fare un film proprio su Dalì. E proprio mentre il percorso si accinge a finire ecco in bella vista una Vespa della Piaggio, su cui lui stesso intervenne nel 1962. Una mostra imperdibile per scoprire un ar-tista semplicemente geniale.

collo di Raffaello” (1921), mentre una chiara ispirazione michelangiolesca è palesemente riscontrabile nelle sue mani: forti e proporzionalmente per-fette. Ma, attraverso i suoi viaggi e le sue conoscenze, arrivò a contatto con pittori del pointillisme ed anche con Picasso. Un bagaglio culturale ed un talento innato che hanno contribuito a portarlo verso vette surrealiste, ma pur sempre con uno stile rivelatosi estrema-mente personale. Infatti, nella seconda sezione, forse la parte più accattivante della mostra, vengono esposti i capo-lavori del grande Dalì nel suo stile più conosciuto. Una pittura che lui stesso definiva critico paranoica. Il soggetto dei suoi dipinti diviene l’onirico, denso di suggestioni, un mon-do immaginario perver-so e polimorfo. Delirio e paranoia divengono la sua forza vitale. Un surrealismo che cerca di plasmare il mondo dei sogni e del subcon-scio, dando finalmente spazio sulla tela a ciò che si trova nei pensieri umani, densi di stratifi-cazioni e assurdi acco-stamenti. Orologi che si sciolgono simboleg-giando la dilatazione del tempo, prospettive che si allungano e ri-cordano l’irreale, occhi che si sovrappongono dando un senso di in-quietudine fortissimo. E proprio lo studio di questi occhi, di cui è riportata una tela mol-to importante, è servito per la scenografia di un film di Hitchcok. Un Dalì non solo audace e innovativo nella resa dei suoi soggetti, ma anche nei suoi gesti: viene infatti conside-rato uno dei precursori delle performance sul proprio corpo: si vesti-va in modo appariscen-te, si faceva ritrarre in

Salvador Dalì | Autoritratto con il collo di Raffaello |

Gradiva ritrova le rovine antropomorfiche |

Page 33: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte33

Mostre |

Nel rapido succedersi di espo-sizioni d’arte che a Roma si sta verificando negli ultimi

mesi, di particolare rilievo risulta quella sul Tintoretto. Ne è ideatore e curatore Vittorio Sgarbi, critico ricco di pregi e di una personale, intelligente interpre-tazione dell’arte. Allestita nelle “Scude-rie del quirinale” (visibile fino al prossi-mo 10 giugno) la mostra occupa le due grandi sale del bel palazzo che la ospita. Al Tintoretto, soprannome di Jacopo Robusti, veneziano (1518-1594), uno degli esponenti più notevoli della pittura italiana, mai era stata dedicata una mo-stra monografica. E quella organizzata attualmente si può considerare perfetta sotto ogni punto di vista, ineccepibile. Artista di enorme vitalità, il Tintoretto riuscì anche ad assimilare quanto vi era nella pittura del suo tempo, cogliendone idee che impostava con la propria perso-nalità. In molte sue opere rivela di essere influenzato dalla maniera michelangio-lesca, si direbbe, anche attratto per tem-peramento, dalla forte personalità dello scultore. Due personalità che si accomu-nano per la risolutezza come per l’impe-

a narrazione pittorica del TintorettoLe opere dell’artista veneziano esposte alle Scuderie del Quirinale _ di Luciana Zanuccoli

dito, teatrale, gigantesco che emanano. Come pure sentimenti che dall’ardito e dal teatrale sfociano nel passionale, nel drammatico o addirittura in senso oppo-sto, nel tenero. Ci sono voluti contatti di anni per ottenere prestiti di opere pre-senti in questa mostra ed i suoi ideatori hanno dovuto molto insistere. Opere che provengono da musei, chiese e collezio-ni italiane, eccettuati due piccoli quadri prestati da musei stranieri.

to drammatico. Sin dall’inizio le opere del Tintoretto furono ammirate grazie a molteplici motivi quali: il colorismo, la forte convincente espressione delle figu-re rappresentate, l’armonia della com-posizione, un fiuto istintivo nel risolvere la psicologia dei personaggi raffigurati. Il colore, forte e deciso, in contrasto con sfumature ed ombre, arricchisce con di-namicità le varie composizioni. Espres-sioni stupite o ingenue nei personaggi dipinti, come quella di un bambino che, incuriosito, assiste ad una scena solen-ne, suscitano un senso di tenerezza . Una delle caratteristiche fondamentali del Tintoretto è l’abilità di narrazione che implica la sua pittura. Una capacità e sensibilità notevoli nell’uso dei colori per riuscire a dar vita e movimento ai personaggi rappresentati. Si sente un certo influsso del manierismo negli ef-fetti del chiaroscuro. I suoi dipinti rie-scono a coinvolgere l’osservatore nella scena rappresentata, sia che si tratti di composizioni religiose come profane e i personaggi sono figure di ogni giorno, accessibili ad ognuno. Colpisce nelle opere del Tintoretto il senso come di ar-

l genio Dalì

Autoritratto con il collo di Raffaello |

| Autoritratto

| Trafugamento corpo di S. Marco

Page 34: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 34

| Mostre

“Gli Archivi Ecclesiastici riflet-tono la vita, l’attività, il sen-so della Chiesa e la storia del

transitus Domini nel mondo” questa è la definizione che dà Papa Paolo VI dell’Archivio Vaticano.Nella splendida cornice dei Musei Va-ticani accanto alla Statua marmorea di Marco Aurelio e della Lupa Capitolina viene presentata la mostra “Lux in Ar-cana”. Il Sovrintendente dei Beni Cul-turali, Umberto Broccoli parla di “ri-congiungimento tra la storia millenaria di Roma e quella della Chiesa”.L’idea nasce nell’Aprile 2011, quando il sindaco Gianni Alemanno e il sovrin-tendente Broccoli si recano al Vaticano per verificare la fattibilità della realiz-zazione di una rassegna sui tesori Va-ticani.In conferenza stampa, dopo gli inter-venti di esponenti del Vaticano e del Comune di Roma viene descritta la

ux in arcana Ai Musei Capitolini si rivela l’Archivio Segreto Vaticano _ di Andrea Colantoni

vrani spagnoli le nuove terre, gli Atti del Processo a Galileo Galilei del 22 giugno 1633 , l’Editto di Worms e la scomunica di Martin Lutero con la Bolla Decet Roma-num Ponteficem di Leone X del 3 gennaio e 8 maggio 1521.Si passa poi a quell’alone di mistero che ha sempre accom-pagnato le storie e leggende sull’Archivio Segreto come il no-menclatore di Papa Alessandro VI. Un codice segreto usato per nascondere o proteggere docu-menti o messaggi importanti, dove la parola Papa, ad esempio, viene sostituita con il numero 23 oppure “figli del papa” con “gu”. Ma ci sono anche documenti che riguardano l’elezione del Ponte-fice nel Conclave con i fogli dello scrutinio, la disposizione dei Car-dinali nella Cappella Sistina o i registri delle votazioni. Ci sono, poi, documenti relativi al Dog-ma dell’Immacolata Concezione, dell’8 dicembre 1854.Spostandosi si ammirano gli esemplari che contrassegnano i rapporti tesi tra Chiesa e Scien-ziati o despoti come la lettera del Parlamento Inglese a Clemente VIII con il 70 % della camera

che chiedeva l’ annullamento del matri-monio del Re, accompagnato dai sigilli in ceralacca di ogni casata; la Bolla di scomunica dell’ordine dei Crociati di Innocenzo III e il Processo con una per-gamena di 60 metri che ne testimonia l’ importanza.La lettera di Voltaire a Benedetto XIV, il sommario del processo a giordano Bru-no, la Supplica di Copernico a Paolo III e molti altri documenti che meritano di essere ammirati per poter capire la loro importanza e la loro bellezza che li ac-compagna da molti secoli.La mostra sui documenti Vaticani è un’esperienza indimenticabile non solo per la portata storica che rappresenta, ma soprattutto per capire che l’Archivio Segreto racchiude la nostra storia, il no-stro mondo, tutto ciò che ci ha portato ad essere quello che siamo oggi. Un “te-soro” finalmente accessibile a tutti.

mostra. È divisa in 10 sezioni che ri-guardano i documenti storici che hanno caratterizzato il rapporto Chiesa-Stati, il potere Papale nel corso della storia, il Conclave, documenti preziosi, Crociati ed eretici, Donne, regine e Sante, Scien-ziati e infine il Periodo chiuso, ovvero quello che va dalla II guerra mondiale ad oggi.L’esposizione coincide con il IV cente-nario dalla nascita dell’Archivio segreto Vaticano che, dapprima modesto con i suoi 200 mq, oggi copre un’area di 85 Kmq.I documenti esposti rivelano come nel corso della storia le relazioni tra i Papi e i rappresentanti di Stati stranieri sia-no ininterrotte, ci si sofferma su alcuni documenti curiosi sia per il loro signifi-cato che per la loro importanza, come la Bolla Inter-cetera di Alessandro VI sulla spartizione del nuovo mondo del 3 mag-gio 1493 in cui il Papa concedeva ai so-

Enrico VIII |

Galileo Galilei | Filippo II |

Page 35: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte35

teatro |

ux in arcana

A che santo votarsi? A Napoli non c’è dubbio: a san Gennaro! Ma se nello stesso istante due devote

gli chiedono un intervento diametralmente opposto, cosa deve fare il povero santo?Le due devote in questione sono Tosca D’aquino e Gea Martire. Due madri che, ne “Il mio cuore nelle tue mani”, mettono in scena il loro sfogo sincero al Patrono di Napoli. Ciascuna, dal suo punto di vista, non ha alcun dubbio di essere nel giusto. Ma “la giustizia – come afferma l’autore, Manlio Santanelli, nella sua nota – essendo unica per definizione, è giocoforza che una delle due donne sia nel torto”.Lo spettacolo, in scena al Teatro Palaz-zo Santa Chiara di Roma dal 17 marzo al 1 aprile, è diretto da Enrico Maria Lamanna. Il regista, partendo da un testo inedito di Manlio Santanelli e affi-dandosi all’estro della D’Aquino e della Martire, porta in scena i sentimenti più forti dei rioni popolari di Napoli. Le due protagoniste vivono profondamente la tensione altissima di questi luoghi.Dalle argomentazioni delle due madri, ricche di calore e di colore, emergo-no tutte le contraddizioni di una città come Napoli che, al pari delle devote, non conosce mezze misure. Le due ani-me della città partenopea, le due anime vere e assolute: il bene e il male, l’or-dine e il caos, emergono chiaramente. E se questa era l’intenzione dell’ autore e del regista, è perfettamente riuscita. Si tratta dell’alternarsi di due monologhi, che procedono come due rette parallele e, come queste, “sembrano” non incontrarsi mai. In realtà nella mente e nel cuore del-lo spettatore s’incontrano più volte. I punti d’intersezione sono la foga, la passione e il sentimento che le due madri sfoderano a sostegno della loro causa. Due donne che, nonostante i loro fronti contrapposti – una è la mamma di un camorrista (la D’Aqui-no), l’altra la mamma di un carabiniere (la Martire) – sono unite da un amore, ognuna verso il proprio figlio, così “sanguigno” da non guardare in faccia a nessuno, neanche al Santo, che la D’aquino non esita a mi-nacciare. “Sono la mamma di un camor-rista – dice l’attrice – che a modo suo si preoccupa del futuro del figlio, anche se in maniera un po’ contorta. Una madre che

San Genna’ piensece tu”Così invocano Tosca D’Aquino e Gea Martire, interpreti de “il mio cuore nelle tue mani”, in scena al Teatro Palazzo Santa Chiara di Roma _ di Mario Russo

getto, è portabilissimo. Pensare che quest’opera sia chiusa nei confini del-la sola realtà napoletana è sbagliato. Si tratta di un testo universale perché porta in scena emozioni: c’è il bene, il male, l’odio, l’amore, c’è tutto, qual-siasi tipo di sentimento. Ora capisco perché Santanelli viene rappresentato pure in Russia. I personaggi vivono a Napoli, ma potrebbero vivere in qual-siasi altra città: a Roma, a Milano, così come a Mosca”.Passando dal serio al grottesco, dal comico al drammatico, la storia si di-

pana fino al dramma conclusivo. Nell’in-terpretazione della D’aquino e della Marti-re vivono e si alternano sentimenti profondi e contrastanti.Una serie di ricchi ingredienti che le due in-terpreti, pienamente padroni del palcosce-nico, sanno stemperare e scaldare al mo-mento giusto, facendo palpitare il pubblico insieme a loro.

si rende conto della strada che sta pren-dendo il figlio. Ma, a parte qualche piccolo rimorso di coscienza, è la mentalità camor-ristica che emerge: il figlio rispettato e ri-verito”. “Io, invece, sono la mamma di un ca-rabiniere – dice la Martire – con tutte le ansie che questa può

avere pensando al proprio figlio impegna-to in un lavoro così rischioso. Una madre in apprensione che chiede protezione per il suo ragazzo affinché venga salvaguardato dai rischi e dai pericoli”.Ma “Il mio cuore nelle tue mani” non si fer-ma a Napoli. Sulla scena, grazie anche alla “verace” interpretazione delle protagoniste, i sentimenti e la cultura del capoluogo par-tenopeo diventano patrimonio universale.“La storia – dice la Martire – è ambientata a Napoli, nel carattere dei personaggi c’è tutta Napoli, ma il linguaggio, già usato in fase di scrittura da Manlio Santanelli, è un linguaggio, una scrittura, con tutto il sen-so e quella capacità espressiva che solo il napoletano, da grandissima lingua teatrale qual è, può avere. Come insegna il grande Eduardo, è una lingua che può compren-dere chiunque”.“Come sapore, calore, odore – aggiunge la D’Aquino – c’è Napoli, ma la traccia, il sog-

| Gea Martire

| Tosca D’Aquino

Page 36: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 36

| MusiCa

“O conosci lo strumento e ne sai mettere in risalto le peculiarità, o non sei veramente in grado di far

musica!”. Di questo era fermamente con-vinto Victor De Sabata che dall’infanzia mostrò incredibili doti di musicalità. Nato a Trieste il 10 aprile 1892, non soddisfatto di essere da giovanissimo un eccellente pia-nista, studiò anche gli “archi” eseguendo tranquillamente le parti in qualsiasi brano concertistico. Confermò ancora la sua indo-le di musicista eclettico passando successi-vamente allo studio dei legni, degli ottoni e delle percussioni. Il suo modo di avvicinarsi alle partiture ricorda molto quello di Artu-ro Toscanini, che conobbe quando il “Ma-estro” si recò a dirigere il concerto degli al-lievi del conservatorio Verdi dove il giovane De Sabata suonava alle percussioni. Studiò anche con Giacomo Orefici e Michele Sala-dino e scoprì una vera vena compositiva. Tra le sue pagine più belle ricordiamo “Su-ite per orchestra” e “Il Macigno” che venne rappresentata alla Scala il 30 marzo 1917,

ictor De SabataIl direttore più amato da Toscanini_ di Iwona Grzesiukiewicz Simona Mastropaolo

andare a dirigere numerosi concerti a New York. Nel 1939 debuttò a Bayreuth con sei memorabili recite di “Tristano e Isotta” e da quel momento ebbe una carriera ricca di continui successi sia in Europa che negli Stati Uniti. Dall’inizio degli anni ’50 rimase al Teatro alla Scala di Milano dove elavo-rò con la Tebaldi e la Callas. Nel 1953 in seguito a un attacco cardiaco e ad alcune disillusioni, abbandonò le scene. Rimase, comunque “alla Scala” fino al 1957 come sovrintendente artistico. Tecnica direttoriale prodigiosa, gesto signo-rile, pieno di mistero, e un orecchio raffi-natissimo resero De Sabata il pupillo del grande Toscanini e musicista apprezzato in tutto il mondo. Scomparve purtroppo per il cedimento di un cuore forse troppo sensibile l’11 dicembre del 1967 a Santa Margherita Ligure

diretta da Ettore Panizza e interpretata dalla soprano Carmen Melis, maestra di Renata Tebaldi. L’anno seguente partì per Montecarlo con il padre Amedeo, direttore di coro, e ottenne il prestigioso incarico di direttore d’orchestra stabile presso L’Opèra. Qui diresse “La rondine” di Puccini, sua prima esecuzione assoluta, “La Gioconda” con Beniamino Gigli, “La Tosca” e “Ma-dame Butterfly” concluse l’anno scrivendo il poema sinfonico “Juventus”. Ottenne un grande successo con la meno nota partitura di Montemezzi “L’amore dei tre re”, dimo-strando di rendere sublime anche la musica meno eccelsa. Nel gennaio del 1921 iniziò i concerti sinfonici, dirigendo l’orchestra di Santa Cecilia a Roma. Subito dopo, però, tornò nel Principato di Monaco per la sta-gione lirica. Nel 1923 De Sabata sposò Ele-onora Rossi e scrisse il suo secondo poema sinfonico “La notte di Platani”. La sua atti-vità si estese anche a Trieste, Milano, Bolo-gna e Parigi. Nel 1927, a seguito della mor-te della madre, decise per la prima volta di

Vistor De Sabata |

Page 37: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte37

MusiCa |

ictor De Sabata

Sono già passati 15 anni da quan-do, per la prima volta, il singolo “Istantanee” ha iniziato a passare

nelle stazioni radiofoniche. Il tempo passa inesorabilmente piano ed in questo suo in-cedere fa perdere di vista la sua oggettiva lunghezza. Basterebbe pensare, ad esempio, che nel 1997 Bill Clinton rivinse le elezioni, fu creata la pecora Dolly, morì Lady Diana e Dario Fo vinse il premio Nobel, per capi-re quanto longeva possa essere la storia dei Subsonica. Una fulgida carriera che non ha mai stravolto l’identità alternative rock del-la band e che raramente è stata intaccata dai soliti meccanismi dello show biz. I cin-que ragazzi di Torino non hanno mai senti-to più di tanto l’alone che lascia il successo:

ubsonica evento Storica esibizione della band il 28 aprile al Palalottomatica _ di Valerio Zannetti

non si può mancare. I ragazzi hanno sempre pensato che il costo di un live non dovesse superare quello di un CD e che i concerti potessero essere alla portata di tutti. Soli 20 Euro per partecipare alla festa in una gigantesca “Discoteca Labirinto”. Questa è una tappa molto importante nella carriera dei Subsonica: una serie di concerti-evento che mescoleranno i più recenti successi con le canzoni di quel primo lungimirante cd, capace di intrecciare melodia italiana e co-dici sonori internazionali. All’interno del concerto verrà ricreata una parentesi “sto-rica” fatta di canzoni di quel primo album, suonate con la strumentazione dell’epoca, per ricreare fedelmente il sound di quegli anni. Tutto condito da una spettacolare sce-nografia. “Istantanee”, “Radioestensioni”, “Giungla Nord”, “Onde Quadre”, alcuni dei brani con i quali i Subsonica lanciavano la loro sfida alla musica italiana e interna-zionale, ma anche la rielaborazione futuri-stica di “Per un’ora d’amore” saranno nella scaletta di questo tour, insieme alle hit di questa intramontabile band.

guardando il video de “Il diluvio”, uno dei singoli dell’ultimo album Eden, dove alle-gramente compaiono le varie teen band con degli orribili maglioni natalizi, si può capire perfettamente quale sia il vero spirito che ancora anima il gruppo, che risalta nelle eccezionali esibizioni live: il puro diverti-mento misto a grande consapevolezza dei propri mezzi. Samuel, Boosta, Vicio, Max e Ninja hanno ormai capito come entusia-smare il pubblico e come rendere al meglio le loro canzoni dal vivo. In questi ultimi anni, inoltre, i ragazzi si sono esibiti anche in molte discoteche come dj, inserendo nel-le loro playlist brani dance. Insomma: che siano loro o di altri, le loro canzoni riescono sempre a far ballare!Per spegnere idealmente le quindici cande-line, dopo una serie di date in giro per l’Eu-ropa, il quintetto piemontese dà appunta-mento in sole cinque tappe italiane: il 21 aprile a Mantova, il 23 a Milano, il 26 a To-rino, il 27 a Bologna e, dulcis in fundo, il 28 aprile al Palalottomatica, a Roma. L’evento è quello delle grandi occasioni, alle quali

Vistor De Sabata |

| I Subsonica

Page 38: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 38

| abitare

Piccole case, magari su ruo-te, per poterle trasportare in ogni luogo. Per necessità,

e per esigenze diverse, si è diffusa la moda di progettare “mini-abitazioni”. Non è poi così lontano il 1984, quando Renato Pozzetto nel film “il ragazzo di campagna” interpretava le difficoltà di un giovane contadino, in cerca di for-tuna, nella grande Milano. Trovare un appartamento adeguato alle proprie tasche aveva comportato una ri-cerca lunga e difficile, alla fine si era dovuto adattare ad un ri-dottissimo e poco confortevole monolocale. Oggi molte “mini-case” sono il frutto di vere e pro-prie genialità.Il sito “Mother Nature” ha sti-lato la classifica delle dieci case più piccole del mondo e, in alcu-ni casi, si tratta di vere e proprie micro-case. C’è persino chi ha fondato una ditta specializzata in questo tipo

iccolo è belloMini ambienti per un grande confort_ di Fernanda Annicchiarico

una Tumbleweed House di soli tren-ta metri quadrati. La Micro Compact Home, invece, è un’abitazione compatta super tec-nologica, molto ecologica e poco dispendiosa (circa 30.000 euro). Si tratta di un piccolo cubo di circa tre metri per lato con ingresso, camera matrimoniale, bagno e sala da pran-zo ideato e realizzato da un team di

di costruzioni, come Jay Sha-fer fondatore della Tumble-weed Tiny House Company. Si tratta di case poco più grandi di un armadio, una sorta di cabine, provviste di tutto: camera da letto, ba-gno con box doccia, cucina e persino salottino. Coerente con il suo pensiero, Shafer dal 1997 vive felicemente in

Micro Compact Home |

Tumbleweed Tiny House |

Page 39: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte39

abitare |

iccolo è bello

ricercatori di Londra e Monaco di Baviera.A Toronto, tra due palazzine di normali dimensioni, è stata indi-viduata una piccola costruzione realizzata nel 1912 da Arthur Weeden, che l’ha abitata per più di vent’anni. Oggi è una delle at-trazioni della città canadese.

Ma c’è anche una piccola casa che ro-tola, la Roll It Home. È di forma ci-lindrica e richiama una navicella spa-ziale.E che dire della Eco Bike Trailer ovve-ro la bici-roulotte. Progettata da Paul Elkins, ha spazio per una sola persona e non possiede servizi igienici, ma po-tete portarla sempre con voi in quanto viene trainata da una bicicletta. Nel Galles troviamo la Quay House.

Una minuscola dimora tutta rossa che detiene il primato di casa più piccola di tutta la Gran Bretagna. Ancora una volta in Canada, a Vancouver, possiamo ve-dere la Twelve Cubed Mini House, una minuscola ca-

setta luminosa, costruita con materiali rispettosi dell’am-biente, sufficiente per ospitare due persone. Nella Nano House, invece, minuscola anche nel nome, possono abitare fino a quattro persone. Di 25 mq di dimen-sioni, nata dall’esigenza di risolvere i problemi legati alla

crisi abitativa degli Stati Uniti, fa parte del progetto Nano Living System (NLS) che ha a cuore la riduzione delle emissioni di CO2. In Texas troviamo delle mini abitazioni realizzate con materiali riciclati, le Tiny Texas Houses. La filo-sofia dell’ideatore è “costru-ire il futuro con il passato”. Si tratta di piccoli spazi, ma dotati di comfort, sostenibi-

lità e grande efficienza energetica. Ma originalità e genio non fini-scono qui. Dalle menti estrose de-gli architetti dello studio polacco Front Architects è nata una casa che si ispira addirittura ai cartello-ni pubblicitari che troviamo lungo le strade. Si tratta di parallelepi-pedi sospesi su un pilone centrale dotati di tutto ciò che può rendere confortevole un appartamento. In Italia, l’appartamento più pic-

colo sembra si trovi proprio a Roma. Misura 5 mq. È l’ex guardiola del portiere di un palazzo e si trova a due passi dal Pantheon. Una stravaganza

alla quale, grazie anche alla sua posizione, è sta-to attribuito un valore di 50.000 euro (ben 10.000 euro al mq.).

Tumbleweed Tiny House |

| Toronto casa di A. Weeden

| Roll It Home

| Nano House

| Tiny Texas Houses

| Quay House (Galles)

| Eco Bike Trailer

| Twelve-Cubed Mini House

| Casa sul palo (Front Architecs)

Page 40: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 40

| CostuMe

Per la primavera estate 2012 assi-steremo ad un ritorno delle bor-se gioiello, create sia in maniera

artigianale, sia impreziosite da costosissimi e ricercati materiali e applicazioni quali swa-rovsky e lurex.Con l’arrivo del bel tempo c’è voglia di mo-strare e mostrarsi, si sente la necessità di ac-quistare capi nuovi, nonostante la crisi eco-nomica che ci circonda, la moda non tarda

orse per tutti i gustiDalla nuova moda pochette alla frutta e tracolle a forma di radio_ di Priscilla Rucco Buzzantro

ti i gusti, da quella ricoperta di swarovsky nei colori del rosa pastello e con l’ applicazione di inserti laminati, alle borse con decorazioni di frutta in preziosa porcellana, sicuramente belle, ma forse difficili da portare vista la loro fragilità. Tutte, comunque, così reali da far venire l’appetito, che però farà presto a pas-sare una volta letto il prezzo: si parte dai tre-cento euro. Per tutti gli amanti degli animali segnaliamo gli zaini a forma di granchio e di pesce o le borse a forma di stella marina e, per i più temerari, a forma di squalo. Tenerissime e prenotatissime le pochette a forma di bas-sotto o gattino, completamente ricoperte di luminosissimi cristalli che riprendono, dopo il grande successo, la linea invernale che ha visto il modello con l’ orso bianco andare let-teralmente a ruba. I prezzi naturalmente va-riano a seconda dell’ oggetto e dallo stilista, più o meno noto. Si parte dai 20 euro fino ad arrivare agli oltre mille euro come nel caso delle borse francesi. Ancora una volta è la moda a dettare le regole ed il mercato, come sempre, ha tutto l’interesse ad assecondarla, sotto ogni punto di vista.

certo a rispondere alle nostre pretese, stupen-doci con accessori bizzarri e, attenta al gusto e alle stravaganze importate da ogni parte del mondo. Parliamo dunque di borse, oggetti utili e capaci di donare sia alle donne che agli uomini un significativo tocco in più.Bauletti interamente foderati in denim e ri-coperti di veri dischi in vinile, tracolle unisex in forme mai viste prima come di radio, cd o cagnolini orneranno le nostre giornate. Non ci sono più regole, gli accessori la faranno da padrone e i dettagli passeranno in primo pia-no oscurando, talvolta, persino l’abito che si indossa. Colori bizzarri, e abbinamenti mai azzardati prima, daranno vita a pochette lu-cidissime da portare sia di giorno che di sera. Porta computer e valigette da lavoro a forma di alligatore alleggeriranno le nostre ore lavo-rative con un pizzico di ironia che non guasta mai. Vernici glitterate nelle tonalità del rosso, verde ed arancio illumineranno i nostri look. Per le fashioniste più attente e golose un’oc-casione da non asciarsi scappare saranno le cupcake bag, ovvero simpaticissime borse a forma di dolci, di tutte le dimensioni e per tut-

Page 41: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte41

CostuMe |

orse per tutti i gusti

re la suscettibilità dell’ex-partner rivelando fuori dai denti le ragioni di una rottura”, afferma Audrey Melnik, la giovane blogger australiana che lo ha fondato, “ma vuotare il sacco a vicenda attraverso il web può fare sentire tutti meglio e permette di guardare al futuro, a una nuova relazione, senza il peso dei dubbi irrisolti su quella preceden-te”.Funziona così: il sito offre un questionario da compilare online per accertare “cosa non ha funzionato” nella coppia, dall’aspetto fi-sico al carattere, dalle affinità alla persona-lità, dalle abitudini quotidiane al senso dello humour del partner, passando naturalmen-te per il sesso. Alla fine, si inserisce la mail o il contatto Facebook dell’ex-partner e si invia la richiesta di spiegazioni. Ma l’idea geniale sta nel fatto che l’ex-fidanzato/a per poter leggere queste dichiarazioni deve, a sua volta, compilare un simile questio-nario, in modo che la confessione sia reci-proca. Non tutti ritengono che dirsi perché non ci si ama più sia una buona idea. “Le ragioni che ti darà il tuo ex saranno sempre

Non tutti han-no voglia di spiegare per

filo e per segno le moti-vazioni della separazione alla persona che hanno smesso di amare. Tante relazioni finiscono con una sorta di grande punto interrogativo, senza chia-rimenti, prive dell’ultima parola. Ma adesso un sito

internet, offre un metodo alternativo di fare i “conti a distanza”, per via digitale. Una vera alternativa per chi non ha la forza o il coraggio di farlo faccia a faccia e nemmeno per telefono. Si chiama “wotwentwrong.com” ed è un sito che, fondato da una blogger australiana, in meno di un mese è stato visitato da più di 50 mila internauti. Le storie finite senza chiarimenti, a quanto pare, sono tante e il numero dei visitatori aumenta di settimana in settimana. “Molta gente ha paura di sentirsi dire perché un rapporto è terminato, altri temono di urta-

uando finisce un amoreConfessare via web i motivi che hanno portato alla separazione_ di Andrea Vitale

soggettive, spesso poco sincere e qualche volta inutilmente causa di dolore”, sostie-ne la psicologa Susan Elliott, autrice di “Come superare una rottura sentimentale trasformando una perdita devastante nella cosa migliore che poteva capitarti”. “Me-glio arrivarci da soli, o con l’aiuto di uno psicanalista”, concorda Victoria Alexander, consulente di terapie familiari alla Gre-enwich University. Ma per quelli che non si liberano del tarlo del “perché?”, questo “c’eravamotantoamati.com” rappresenta comunque una possibile soluzione.

| Audrey Melnik

Page 42: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 42

| beNessere

E’ arrivata finalmente la pri-mavera, con le sue belle giornate da passare all’aper-

to e in compagnia. Per molti è l’inizio di un sollievo dopo il freddo inverno, per al-tri invece è l’inizio dei fastidi dovuti alle allergie. Le più comuni per noi italiani sono quelle che colpiscono le vie respirato-rie, causate in particolare dai pollini che, in questa stagione, si spargono nell’aria. I fastidi che provocano sono una conse-

llergie stagionaliAccorgimenti e cure per godersi la bella stagione_ di Riccardo Borgia

cibi insospettabili, che possono provocare crisi allergiche. Per curare un’allergia, più o meno grave, si può ricorrere, ovviamente dietro prescri-zione medica, ai farmaci o, nei casi più problematici, ai vaccini, utili soprattutto nelle allergie che coinvolgono l’apparato respiratorio. Negli ultimi anni, però, sono sempre di più le persone che ricorrono alle cure omeopatiche. Un tipo di cure che, a differenza di altre, hanno anche il van-taggio dell’assenza di effetti collaterali. In più, i medicinali omeopatici, possono es-sere assunti a tutte le età, un aspetto molto significativo se si considera che di pollinosi soffrono sia adulti che bambini. Questi fastidi stagionali, comunque, pos-sono essere notevolmente ridotti anche adottando alcuni piccoli accorgimenti, come arieggiare gli ambienti soprattutto durante prolungati momenti di pioggia o soltanto nelle prime ore del mattino.Non mancano, quindi, accorgimenti e cure da adottare per goderci la primavera senza troppi problemi.

guenza della reazione difensiva messa in atto dall’organismo quando entra in con-tatto con queste “polveri”. Si tratta di re-azioni naturali molto diverse da individuo a individuo e che cambiano molto in base al grado di sensibilità. Solitamente, sono interessati gli occhi, che si arrossano e la-crimano, l’apparato respiratorio e la pelle. Negli ultimi anni c’è stato un considerevo-le aumento delle allergie legate ai pollini, ma perché? Innanzitutto c’è un notevole innalzamento delle normali temperature per questa sta-gione, quindi si anticipa il periodo d’im-pollinazione, di conseguenza aumenta la produzione di polline; poi c’è il problema dello smog che favorisce l’infiammazione delle vie aeree e quindi aumenta la pos-sibilità di reazioni allergiche. Analizzando un po’ di cifre, risulta che ben dieci milioni di italiani sono allergici e, di questi, il 70% presenta allergie da polline. I problemi, però, non provengono solo dal polline, ma anche dal cibo. Ci sono, infatti, anche al-cuni frutti o tipologie di verdure, quindi

E’ ormai primavera ed è abbastanza comune sentirsi stanchi e stres-

sati. La nostra spossatezza può ave-re diverse motivazioni che di solito si risolvono con dei ricostituenti. Per lo stress e l’ansia è difficile prescrivere dei farmaci che non provochino ef-fetti collaterali. Gli effetti dello stress si ripercuotono sul modo di respirare e senza accorgersene, le persone an-siose finiscono per usare solo il 50% della capacità polmonare. Il respiro è uno strumento che non solo ci fa vive-re, ma ci aiuta a migliorare la qualità della vita apportando più ossigeno nel sangue. Il 75% delle tossine vengono espulse dall’organismo attraverso la respirazione. Aumentando la quanti-tà di ossigeno che arriva alle cellule del corpo, si avrà più energia, eleva-ta disintossicazione e rafforzamento del sistema immunitario, insomma

a forza del respiroRespirare bene aiuta a vincere lo stress_ di Cristina Cordsen

mantenimento del benessere. Questi metodi di insegnamento si basano sull’autonomia, perché è importante che il singolo impari ad usare corret-tamente il respiro da solo. L’obiet-tivo del corso è aumentare il livello dell’energia, aumentando la lucidità e ottenendo maggiore vitalità nelle cellule e conseguente riattivazione fisiologica. Il benessere psico–fisico migliora, e la gestione dello stress e degli stati d’animo invalidanti divie-ne più facile. Il respiro per il nostro corpo è come la meditazione per la nostra anima, entrambi vanno lungo vie più elevate alla ricerca della gua-rigione.

un grande miglioramento per la qua-lità della nostra vita. Variare il ritmo della nostra respirazione permette di gestire meglio lo stress e aiuta a ri-lassarci. La scuola “Skills” che il 5 marzo ha presentato a Roma il suo programma, organizza laboratori di abilità, rivolti al miglioramento della qualità della vita delle persone per mezzo delle così dette “meta - tec-niche”, ovvero tecniche attraverso le quali qualsiasi altra tecnica fun-ziona meglio. Le 3 ore di “lezione” sulla respirazione sono state presen-tate dal master trainer Max Damioli, fondatore della scuola, già titolare della Cattedra di Personal Improve-ment della European School of Eco-nomics. Max Damioli è stato il primo in Italia ad insegnare le tecniche di Louise Hay, famosa da sempre per le sue affermazioni motivazionali e per le sue tecniche di raggiungimento e

Page 43: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte43

saPori |

Ingredienti per il ripieno:• Acqua di fiori d’arancio • 25 gr• Arance candite 50 gr• Burro 30 gr• Cannella 1 cucchiaino• Cedro candito 50 gr• Grano cotto 250 gr• Latte 200 gr• Scorza grattugiata di 1 limone• Ricotta di pecora e di mucca 350 gr (totali)• Uova 2 intere + 2 tuorli• Vanillina 1 bustina• Zucchero 350 gr

... per la pasta frolla del peso di 550 gr circa:

Una volta pronta mettete la pasta frol-la a rassodare in frigorifero per circa 40 minuti, avvolta nella pellicola. Nel frattempo preparate la crema di grano. Versate in una pentola il grano precotto, il latte, il burro e la buccia grattugiata del limone. Fate bollire il tutto a fuoco dolce, mescolando fino a che non avre-te ottenuto una crema densa. Versate il composto in una ciotola capiente e la-sciate intiepidire. Intanto, in un mixer, frullate le uova insieme allo zucchero, alla ricotta, all’acqua di fiori d’arancio, alla vanillina e alla cannella.

Dovrete ottenere una crema piuttosto fluida e senza grumi. Stendete quindi la pasta frolla, avendo l’accortezza di te-nerne una piccola quantità da parte per preparare le strisce che serviranno per la decorazione. Foderate con il disco di pasta frolla una teglia tonda di 28 cm di diametro, precedentemete imburrata.

Una volta che la crema di grano si sarà

astiera napoletana

intiepidita unite la crema di ricotta e amalgamate per bene; aggiungete poi il cedro e l’arancia candita e ancora una volta mescolate bene. Versate il ripieno nel-la teglia e pareggiate bene i bordi della pasta frolla (nel caso questi siano più alti del livello raggiunto dalla crema).

Con la pasta tenuta da par-te, ricavate una sfoglia non troppo sottile, con la qua-

le formerete delle strisce di frolla della larghezza di 1, 5-2 cm, che otterrete utilizzando una rotella tagliapasta con lama dentellata. Le strisce vi serviranno per decorare la superficie della pastiera disponendole a griglia; intersecandole, dovrete ottenere dei rombi. Spen-nellate delicatamente le striscioline con un uovo sbattuto e infornate la pastiera a 200°; dopo un’ora circa, quando la superficie si sarà dora-ta, estraetela e lasciatela raffreddare nella tortiera stessa. Una volta fredda, sformate delicatamente la pastiera, mettetela su di un piatto da portata e spolverizzatela con dello zucchero a velo prima di servirla.

ConsiglioLa pastiera va prepara-ta con qualche giorno di anticipo per permettere a tutti gli aromi di amalga-marsi per bene in un uni-co inconfondibile sapore e per far sì che il dolce si compatti a dovere; per questo motivo essendo la pastiera un dolce napo-letano tipico del periodo pasquale, viene preparato dalle massaie partenopee il giovedì o il venerdi san-to per far sì che la dome-nica, giorno di Pasqua, la Pastiera dia il meglio di sé. Se preferite un ripieno liscio e cremoso, potete sminuzzare le buc-

ce di grano utilizzando un frullatore ad immersione.

CuriositàIl grano, senza dubbio, è l’ingrediente principale della pastiera, e proprio sul grano esistono differenti stili di pensiero. C’è chi usa quello in barattolo già cotto, ovviamente più semplice e veloce da uti-lizzare e chi invece preferisce far da sé. Per ottenere un grano per la pastiera “fai da te” il procedimento è piuttosto lungo: si dovrebbe lasciare il grano in ammol-lo in acqua per tre giorni cambiandola spesso, dopodichè è prevista una lunga cottura in acqua e poi nel latte di pa-recchie ore. Spolverate con lo zucchero a velo e la vostra torta sarà pronta. Buon appetito!

La storia

La Pastiera, antichissimo dolce pa-squale partenopeo, è una torta di pa-sta frolla ripiena di un impasto for-mato da ricotta, grano bollito, uova, spezie e canditi. La frolla della Pa-stiera è croccante, mentre il suo ri-pieno è morbido di un colore giallo oro molto intenso mentre il suo sa-pore e il profumo varia a seconda degli aromi utilizzati. La versione classica della Pastiera prevede che gli aromi utilizzati siano la cannella e l’acqua di fiori d’arancio, mentre nelle versioni moderne si spingono ad accostamenti di gusti e sapori a volte azzardati. L’origine della Pastiera è molto antica e la si può far risalire ai culti pagani quando la si preparava per celebrare l’arrivo della primave-ra; nel tempo è diventata usanza di prepararla per la festività della Pa-squa; il nome Pastiera sembrerebbe derivare dall’abitudine, consolidata per un certo periodo di tempo, che vedeva utilizzare al posto del grano cotto la pasta cotta; tutt’oggi ci sono ancora massaie che preparano la Pa-stiera utilizzando paste del tipo spa-ghetti o capellini.

_ a cura di A. M. P.

llergie stagionali

a forza del respiro

Page 44: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 44

| viaggi italia

s p e -cialità del

luogo. Un liquore la cui creazione si snoda attraver-

so miti, leggende e curiosi aneddoti.La storia narra come le grandi fami-glie Sorrentine, all’inizio del 1900, non facevano mai mancare agli ospiti illustri, il classico assaggio di limon-cello realizzato secondo la tradizionale ricetta.La buccia gialla e rugosa del limone è fondamentale per la sua produzio-ne, arricchita poi da acqua, alcool e zucchero a volontà; necessita di una lavorazione meticolosa e attenta ma dopo tre mesi dalla sua preparazione

potrete assaggiare un limoncello per-fetto. Un liquore che si sposa

perfettamente con il dolce tipico della vicina Napoli,

la Pastiera .Storia curiosa e divertente

quella del dolce tipico par-tenopeo. Il re Ferdinando II

era sposato con Maria Teresa d’ Austria , soprannominata “la

Regina che non sorride mai”, per farla sorridere fece preparare il dol-

ce e glielo fece assaggiare riuscendo a strapparle un sorriso ed esclamò la famosa frase “Ora per vedere sorridere di nuovo mia moglie dovrò aspettare la prossima Pasqua”. Per passare un tranquillo week-end o visitare i luoghi della penisola Sorrentina non vi resta che partire e immergervi nel percorso paesaggistico-culinario più folkloristi-co che ci sia.

“Sulla spiaggia sonora ove il mar di Sorrento spiega le az-zurre sue acque ai piè degli

aranceti, posa, lungo il sentiero, sotto la siepe odorosa, una piccola pietra, indifferen-te ai piedi distratti dello straniero” così Alphonse de Lamartine, poeta francese del 1800 descrive la penisola Sorrentina, rimanendo esta-siato dal paradisiaco paesaggio e dalle molteplice ricchezze che custodisce questo lembo di terra incontaminato.Le bellezze archi-tettoniche si sposano a meraviglia con quelle naturali di questa cit-tadina.Si possono ammirare il cen-tro storico, ricco di antichi palazzi e costruzioni che ricordano un’epoca

lontana da noi, il borgo vec-chio, la parte più an-

tica e caratteri-stica del

p a -

ese, il Duomo e il Palazzo Arabo, se-gno della dominazione orientale.Luoghi resi famosi an-che dal film “Pane amore e ...”girato nel 1955 con Sophia Loren e Vittorio

a Penisola Sorrentina e le sue meraviglieViaggio nella terra del Limoncello e della Pastiera napoletana_ di Andrea Colantoni Riccardo Borgia

De Sica. Dopo aver visita-

to i luoghi storici e passeg-giato tra le vie del paese, si è attratti

dagli innumerevoli negozi di artigiana-to, ricchi di foulard, bottiglie e sandali,

e finito un estenuante shopping, ci si può rilassare sorseg-

giando un merita-to limoncello,

v e r a

Il famoso Limoncello di Sorrento |

Sorrento di notte |

Page 45: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte45

viaggi MoNDo |

splendida “Crocie-ra” sul Tamigi della durata di due ore che inizia da Westminster e arriva al porto dove è situato il meridiano di Gre-enwich. Il turista notturno può fermarsi a gu-stare della birra da Salisbury o nei tanti locali aperti fino a notte inoltrata. Per gli appassio-nati di teatro non c’è di meglio che Londra. La tradizione teatrale londinese risale a oltre 400 anni fa, quando la Regina Elisabetta I inaugurò il primo Teatro della città. Londra è oggi considerata la capitale mondiale del Teatro e vanta numerose importanti rappre-sentazioni che durano anche anni. Londra, come Londinium , era già considerata da Tacito, pochi decenni dopo Cristo, fra le città più importanti della Britannia. Nel Medioevo, malgrado la vicinanza di altre città, continuò il suo sviluppo e nel VI secolo divenne la ca-pitale del regno di Essex Nell’VIII secolo era già il primo centro urbano del Paese. All’epo-ca dei grandi imperi, danese, normanno e angioino, sviluppò la sua “vocazione conti-nentale”, che si esasperò sotto la dinastia dei Tudor e degli Stuart. Nel periodo del regno di Enrico VIII (1491-1547) Londra contava cinquecentomila abitanti. Dopo il gigantesco incendio del 1666, che distrusse i quattro quinti delle abitazioni, iniziò una ricostruzio-ne che tenne conto delle nuove necessità ur-banistiche. Molti esuli italiani hanno trovato rifugio e onore nella capitale britannica; ne ricordiamo alcuni: Ugo Foscolo, Giuseppe Mazzini l’ambasciatore Nicolò Carandini, lo Storico Arnaldo Momiglione e l’Economista Piero Staffa. Da Giulio Cesare fino ad oggi gli inglesi hanno imparato molto dai loro ospi-ti italiani che rappresentano attualmente l’1 per cento della popolazione. Gli inglesi dicono che un inglese italianizzato è il diavolo incar-nato. Sarà vero?

Un viaggio a Londra è il massimo della completezza turistica. C’è di tutto: dal classico al moder-

no, dal passato ai nostri giorni. Per molti dei suoi abitanti, Londra è una città spaventosa, ma nonostante ciò non la lascerebbero mai. Da sempre insegnanti della lingua inglese e appassionati di arte e cultura anglosassone, amano recarsi in Inghilterra, specialmente gli italiani che si recano nell’isola per esercitare la lingua internazionale o per godersi il cli-ma più fresco poiché è raggiungibile con due ore di aereo. I turisti italiani a Londra sono veramente tanti ed è facile riconoscerli nelle sale d’aspetto, nei ristoranti o nei musei per i diversi tentativi di comunicare, per l’abbiglia-mento e per il chiasso che echeggia durante le soste forzate in gita per accedere ai monumen-ti artistici più importanti. I luoghi preferiti da tutti i turisti, in particolare da quelli italiani, sono Buckingham Palace, residenza ufficiale di Sua Maestà la Regina, il Museo delle Cere (madame tussaud), Westminster Abbey dove si viene in possesso di un volantino che infor-ma che si sta entrando in una chiesa piena di monumenti. Ma, innanzi tutto, quest’abazia è Casa di Dio dove si pratica il culto divino senza interruzione da 900 anni. A partire da Guglielmo il conquistatore nel 1060 vi sono stati incoronati tutti i monarchi inglesi, ad eccezione di Edoardo V ed Edoardo VIII. C’è poi la Torre di Londra, dove si possono ammirare armature, oggetti storici, uniformi e i gioielli della Corona. C’è Trafalgar Square con la Colonna di Nelson che domina la piaz-za; la galleria Nazionale con l’impareggiabile collezione di quadri delle principali scuole europee di pittura; l’Accademia Reale delle Arti,

ondra La città dei contrasti_ di Carlo Franciosa fondata nel 1768, che

occupa ora quella che fu un tempo la residenza do Lord Burlington; la zecca Reale, dove ven-gono coniate le mo-nete del regno Unito del Commonwealth e di alcuni Stati stranieri. Altre cose da vedere sono il Palazzo di Ham-pton Court già Palazzo Reale che ven-ne iniziato dal Cardinale Wolsey nel 1514 e poi donato al Re Enrico VIII; la Torre della Posta che con i suoi 189 metri compreso il pennone è identificato come il più alto della Gran Bretagna e il British Museum, uno dei più prestigiosi musei del mondo. Andandan-do in giro per le strade di Londra di domeni-ca si rimane sorpresi dal numero di campane che si sentono suonare a distesa, specialmen-te in prossimità di Fleet Street e della City. Si può anche visitare la St. Bride’s nota in tut-to il mondo come la “chiesa della stampa”, la Cattedrale di St. George, chiesa cattolica costruita su progetto di Pugin nel 1840-48; la chiesa di St. Mary-le-Bow dell’architetto Wren, con il suo campanile Bow conosciuto in tutto il mondo. Ma Londra presenta centi-naia di bellezze meno conosciute e che forse, per un turista curioso, meritano una visita. Tra queste ricordiamo il quartiere di Co-vent garden, raggiungibile facilmente c o n l’efficiente rete metropoli-

tana. Nelle caratteristiche giornate uggiose, per non dire “piovose”, è consigliabile visitare la maestosa Galle-ria degli Strangers sita all’interno dell’Houses of Communs o seppellirsi nelle librerie anti-quarie che circondano il British Museum , o se ci si vuole

dare allo shop-ping, recarsi da Mark e

Spencer e negli altri numerosi magazzini. Ma ci si può anche godere una

Viaggio nella terra del Limoncello e della Pastiera napoletana_ di Andrea Colantoni Riccardo Borgia

| Tower bridge

| Holiday inn

Page 46: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 46

| FuoriPorta

e per la vicinanza ai propri possedimenti, fosse ideale come residenza estiva. Intor-no al 1520 venne affidato l’incarico della sua progettazione ad Antonio da Sangallo il Giovane, il quale diede alla struttura a pianta pentagonale, con cinque bastioni angolari e un fossato di difesa, l’aspetto di una vera e propria fortezza. Successiva-mente le esigenze dei Farnese cambiarono e i lavori vennero affidati a Jacopo Barozzi detto il Vignola, che trasformò il Palazzo in residenza di nobile rappresentanza.Dalla porta di fronte a quella di ingresso si accede al Cortile, di probabile concezione vignolesca e che costituisce il punto di rac-cordo circolare dei cinque lati del pentago-no progettato dal Sangallo. Tutto il perime-tro del cortile è costituito da un porticato, la cui volta è affrescata con una decorazione di finti pergolati, uccelli, verdure e fiori e sulle pareti c’è una vasta galleria di stemmi delle famiglie nobili legate ai Farnese. Dal-la “Sala della Guardia”, che è l’antica sede dei Palafrenieri cui spettava la sorveglianza

Per omaggiare le miti giornate primaverili continuiamo il no-stro percorso lungo le strade del

Lazio alla ricerca di particolarità culturali e gastronomiche. Questo mese vi proponia-mo una gita a Caprarola e una visita al suo splendido Palazzo Farnese, antica dimora dei Papi, che sovrasta maestoso il paesino medioevale. Arroccata alle falde dei Monti Cimini, a circa 60 km da Roma, Caprarola è famosa anche per la grande produzione di nocciole, con le quali si preparano dolci tradizionali, come tozzetti, amaretti e pam-pepati. Alle nocciole è dedicata la spettaco-lare sagra che si celebra ogni anno alla fine di agosto. Per dare ai visitatori una gradua-le progressione scenografica verso l’impo-nente Palazzo, venne costruita la cosiddetta “Via Dritta”, una strada di circa 1 km che comportò la demolizione di una parte del tessuto urbano medievale del paese. Il Cardinale Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III, nel 1504 stabilì che proprio Caprarola, per la sua posizione strategica

aprarola e Palazzo FarneseTerra suggestiva e generosa, antica dimora dei papi _ di Simona Mastropaolo

del Palazzo, si accede alla famosa Scala Re-gia: di forma elicoidale. Si tratta di uno de-gli elementi architettonici più straordinari

Giardini di Palazzo Farnese |

Page 47: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte47

aprarola e Palazzo Farnesedell’intera struttura ed è sovrastata da una grande cupola, nel centro della quale è rap-presentato lo stemma Farnese con i sei gigli azzurri in campo oro. Il “Piano Nobile” è il più significativo dal punto di vista della spettacolarità delle stanze e delle decora-zioni ed è tutto incentrato sull’esposizione in forma celebrativa di fatti reali o allegorici legati alla storia della Famiglia. Altrettanto famosa è la “Sala di Giove”, chiamata così perché nella volta vi è raffigurata la nascita

di Giove che la madre Rea fece trasportare a Creta per sottrarlo alla ferocia del dio Sa-turno, che era solito divorare i figli maschi. Nell’ovale di centro è poi rappresentata la capra Amaltea che allatta Giove e quindi lo salva e per questo sarà posta in cielo tra le costellazioni. Probabilmente tale scena ha una funzione allegorica in cui la capra rap-presenterebbe Caprarola che, per aver dato asilo al Cardinale Alessandro, ha ricevuto come segno di gratitudine la costruzione del

FuoriPorta |

grandioso Palazzo. L’Appartamento estivo è costituito da quattro stanze, in ciascuna delle quali sono raffigurate le stagioni, per-sonificate e contornate dagli elementi natu-rali. In quello invernale, anch’esso formato da quattro stanze simmetriche, è degno di nota per quanto riguarda le decorazione della Stanza della Vergine e dell’Unicorno, scena piuttosto ricorrente nelle rappresen-tazioni farnesiane. L’ambiente più grande, riservato alle rappresentazioni teatrali, è la

cosiddetta “Sala dei Cigni”.I Giardini, di vastissima estensione, com-pletano la residenza dei Farnese, facen-done un classico esempio di villa cinque-centesca in cui il giardino è la naturale prosecuzione all’aperto della residenza. Dai Giardini si entra poi nel Parco, che si snoda attraverso una serie di viali e ter-razzamenti fino alla “Palazzina del Pia-cere”, circondata dai Giardini Segreti ai cui lati si trovano le Cariatidi, 28 sculture di Pietro Bernini, padre del Gianlorenzo, che la tradizione popolare vuole siano la caricatura dei cittadini di Caprarola che lavorarono nella villa.Ma Caprarola, oltre a stimolare la curio-sità artistica e culturale, soddisfa anche la voglia di trascorrere una giornata all’aria aperta tra paesaggi mozzafiato, cultura e buona cucina. Il tutto a pochi passi dal caos cittadino.

Giardini di Palazzo Farnese | | La Scala Regia di Palazzo Farnese

Page 48: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12 48

AUn sorrso così

merita gli auguri

tutto l’anno

I tuoi fan

| eveNti

anno degli Istituti Superiori che si trovano nel territorio del XI Municipio. Il concorso, istituito dalla CdLT CGIL Roma sud, con il Patrocinio del Munici-pio XI e la partecipazione della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, fu istituito nell’anno scolasti-co 2004-2005 ed è dedicato alla figura di Alviti, ex-Segretario generale della CdLT CGIL Roma sud scomparso prematura-mente nel 2004. Un modo per ricordare il suo impegno nella difesa delle conquiste sociali della CGIL e nelle sfide del futuro. Intitolargli un premio ha il significato di of-frire ai giovani, che a breve entreranno nel mondo del lavoro, la possibilità di riflettere sulle contraddizioni proprie del momento storico che stiamo vivendo e testimoniare che esiste un’altra strada percorribile che pone al centro l’uomo, i suoi diritti e il ri-spetto della sua dignità. Con il loro contri-buto si cerca di avere un originale e fresco punto di vista per rinverdire e rinnovare il rapporto con le giovani generazioni e per offrire loro un’occasione di riflessione.Il tema del lavoro ha costituito il comune denominatore delle tracce per gli elaborati delle varie edizione del Premio, sia per la natura del concorso sia per l’età dei parte-cipanti. Il tema poi ogni anno è stato messo in relazione con le altre grandi questioni del

I l 23 marzo ha avuto luogo, presso la sala Consiliare del Municipio XI, la premiazione dell’ottava edizione

del Premio “Armando Alviti”. Un concorso letterario riservato agli studenti del IV e V

oncorso letterario “Armando Alviti”Premiati i vincitori dell’VIII edizione del concorso _ di Riccardo Borgia

nostro tempo: la rivoluzione tecnologica e le nuove forme di organizzazione del lavo-ro; la rivoluzione industriale e la nascita dei sindacati; la cultura e la formazione come base su cui costruire ogni scelta umana e professionale; i cambiamenti climatici e il rapporto tra uomo, ambiente e produzio-ne. Per questa edizione la Commissione del Premio ha scelto di proporre agli studenti un tema difficile e allo stesso tempo affa-scinante, volto a far riflettere gli studenti sul “Ruolo ed immagine della donna nella società”. La prova di selezione si è tenuta lo scorso gennaio presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Roma Tre. Gli elaborati presentati, sono poi stati valutati da una commissione di pro-fessori, sindacalisti e rappresentanti degli studenti. In base a criteri come correttezza grammaticale e sintattico‐lessicale, aderen-za alla traccia, coerenza e coesione o ca-pacità critico argomentative, quest’hanno sono state premiate 15 persone alla presen-za del Presidente XI Municipio A. Catarci, del Docente di Pedagogia Interculturale di Roma Tre M. Fiorucci, dell’ass. alle Politi-che del Lavoro della Provincia di Roma M. Smeriglio, del Seg. Gen. CGIL Roma e La-zio e del Seg. Gen. Federazione Lavoratori della Conoscenza D. Pantaleo.

Premio “Armando Alviti”Ottava edizione “Il ruolo e l’immagine della donna nella società italiana”

I classificato Andrea Vitale 5B ITAER F. De PinedoII classificata Chiara Mirra 5I Liceo Scientifico G. PeanoIII classificata Aila Romano 5G Liceo Scientifico G. PeanoIV classificata Sara Pensa 5I Liceo Scientifico G. PeanoV classificata Michela Marucci 3B Liceo Classico SocrateVI classificato Daniele Del Pinto 5B ITAER F. De PinedoVII classificata Nicole D’Onofrio 5E Liceo Scientifico G. PeanoVIII classificati (pari merito) Maurizio Mazzaloni 5G Liceo Scientifico G. Peano Claudia De Santis 5I Liceo Scientifico G.PeanoIX classificata Eleonora Patriarca 2A Liceo Classico SocrateX classificate (pari merito) Micole Mincuzzi 4E Liceo Scientifico G. Peano Caterina Siloni 3C Liceo Classico SocrateXI classificato Marco Cevoli 4E Liceo Scientifico G. PeanoXII classificata Agnese D’Egidio 2B Liceo Classico SocratePremio speciale Camera del Lavoro CGIL Tiziano Montaldi 5D ITAER F. De Pinedo

Premiazione di Andrea Vitale |

Page 49: Nuove Proposte aprile 2012

Aprile ‘12 | Nuove Proposte

24 aprile

30 aprile

AUn sorrso così

merita gli auguri

tutto l’anno

I tuoi fan

21 marzo 2012

A Davide Ezio

mamma e papà

28 aprile

A

Ti facciamo gli auguri

ma ti aspettiamo tra noi

La Redazione

24 aprileA Alta quota, bassa etàLuigi

11 aprile

auguri ||

49

oncorso letterario “Armando Alviti” 6 aprile

Il compleanno è un giorno speciale, ma la persona è speciale ogni giorno...

a te che sei veramente speciale.

A ILARIA

per i suoi 18 anni

Auguri Ti ricordi quando

avevamo quel fuoco dentro?

Lo abbiamo ancora,

solo che adesso lo

chiamno gastrite!

Luigino

A Ho saputo che è il tuo

compleanno...

Le buone nostizie

viaggiano in fretta...

Luigino

Page 50: Nuove Proposte aprile 2012

Nuove Proposte | Aprile ‘12

ARIETEIl periodo è di quelli giusti per consolidare posizioni prese in passato. Accogliete con il dovuto raziocinio le critiche prove-nienti dai terzi, ma abbiate la capacità di filtrare quelle fatte a buon fine da quelle che potrebbero avere altri moventi.

TOROSiete davvero carichi di forze e sembra che nulla e nessuno possa fermare le vostre fervide iniziative. Cercate di non perdere di vista i vostri veri obiettivi.

GEMELLIAprile è il mese giusto per fare nuove conoscenze. Abbiate il coraggio di divertirvi. Abbiate cura di chi vi sta a fianco e sappiate ricambiare le attenzioni.

CANCROQuesto è un mese di stallo. Il vostro oroscopo tuttavia riserva favorevoli sorprese verso la fine del mese: in ambito sentimentale potrebbe arrivare la svolta che aspettate da tempo.

LEONEPrestate attenzione a come spendete il vostro tem-po. Gli impegni di questo periodo saranno tanti e starà a voi saperli gestire al meglio. Lavorativamente siete davvero al top, ma cercate di non sacrificare gli altri aspetti della vostra vita.

VERGINEOttimo inizio di mese e brillante proseguimento. La vostra vita sociale è davvero attiva. Abbiate cura di voi stessi e del vostro aspetto fisico senza essere troppo narcisisti.

BILANCIAI tempi sono maturi per i vostri progetti di lungo termine. Cercate di pensare a òungo termine e non limitate le vostre pianificazio-ni alla settimana o al mese. Sentimentalmente molto turbolenti: non esagerate!

SCORPIONESiete davvero in forma e non avete nulla da invidiare a nessuno. Cercate di moderare il vostro orgoglio e cercate di venire a com-promessi qualora le circostanze lo richiedesserto.

SAGITTARIOVi attende un mese di grande riflessione. Pen-

sate ai vostri errori e cercate di ricominciare da questi. Usate la giusta moderazione e non affidatevi troppo all’istinto.

CAPRICORNOSiete davvero al massimo della forma e diversi test ve ne daranno felice pro-va. Non trascurate chi vi è a fianco e date la vostra attenzione alla vostra famiglia e al vostro partner. Cercate di

farvi guidare dal cuore una volta tanto.

ACQUARIO Questo mese sentimentalmente potrebbe portare con sè

la svolta che vi aspettate da tempo. Cercate di non fare scel-te azzardate ma lasciatevi anche andare ai vostri sentimenti e cercate di non radicarvi troppo nelle vostre posizioni.

PESCISiete davvero in forma, ma il periodo richiederà molta mode-razione. Ultimamente avete un po’ esagerato con gli svaghi: dedicatevi se potete ai vostri impegni, evitando distrazioni non proficue..

| ageNDa

| orosCoPo voti delle stelle

50

_ a cura di Miranda Side

Tutti gli eventi, le iniziative da non perdere a Roma e nel Lazio

Roma (RM)

Il 29 aprile 2012 Sagra del-le Sagne co’ j’aju pistatu - San Gregorio Da Sassola (RM)

Il 29 Aprile 2012 Candiantiqua. cento espositori vestiranno una delle vie principali di Roma - Roma (RM)

Dal 17 aprile al 6 maggio 2012 la Cattiva Compagnia presenta “I co-lori dell’amore”di Gianluca Crisa-fi, regia Davide Lepore - Teatro dei servi - Roma (RM)

Dall’11 al 22 aprile “Vele verso sud” di Teo Bellia, un nuovo espe-rimento di Magmalab - Teatro Te-staccio - Roma (RM)

Dal 9 Marzo 2012 al 13 Maggio 2012 Mostra National Geographic al Palazzo delle Esposizioni - P.zzo delle Esposizioni - Roma (RM)

rammenti d’inverno

Il 15 Aprile dalle 9.00 alle 21.00 Mostra mercato dell’Antiquariato e del Collezionismo - Colleferro (RM)

Da lunedì 23 aprile 2012 a mer-coledì 25 aprile 2012 Palio di San Anselmo e Sagra del biscotto - Bomarzo (RM)

Fino al 29 Aprile 2012 Guercino 1591-1666. Capolavori da Cento e da Roma - Palazzo Barberini

Segnalateci le vostre ricorrenze a: [email protected]

Page 51: Nuove Proposte aprile 2012
Page 52: Nuove Proposte aprile 2012