Nuova geografia universale : la Terra e gli uomini. Volume IX, - L’Asia Anteriore

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Elisée Reclus Nuova geografia universale: la Terra e gli uomini. Volume IX, - L’Asia Anteriore www.liberliber.it

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TRATTO DA: "Nuova geografia universale : la Terrae gli uomini",di Eliseo Reclus;traduzione italiana con note ed appendiciper cura di Attilio Brunialti;Volume IX, - L’Asia Anteriore,Afganistan – Belouchistan – Persia –Turchia Asiatica – Arabia,contenente 155 carte intercalate nel testo,85 grandi incisioni rappresentanti tipi e vedutee 5 carte geografiche a coloriMilano, Dottor Leonardo Vallardi Editore, 1891

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  • Elise Reclus

    Nuova geografia universale: la Terra e gli uomini.

    Volume IX, - LAsia Anteriore

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    QUESTO E-BOOK: TITOLO: Nuova geografia universale : la Terra e gli uomini. Volume IX, - LAsia Anteriore AUTORE: Reclus, Elise TRADUTTORE: Brunialti, Attilio CURATORE: Brunialti, Attilio NOTE: DIRITTI D'AUTORE: no LICENZA: questo testo distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/ TRATTO DA: "Nuova geografia universale : la Terra e gli uomini", di Eliseo Reclus; traduzione italiana con note ed appendici per cura di Attilio Brunialti; Volume IX, - LAsia Anteriore, Afganistan Belouchistan Persia Turchia Asiatica Arabia, contenente 155 carte intercalate nel testo, 85 grandi incisioni rappresentanti tipi e vedute e 5 carte geografiche a colori Milano, Dottor Leonardo Vallardi Editore, 1891 CODICE ISBN: informazione non disponibile 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 20 agosto 2006 INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilit bassa 1: affidabilit media 2: affidabilit buona 3: affidabilit ottima ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO: Alberto Mello, [email protected] Catia Righi, [email protected] REVISIONE: Ferdinando Chiodo, [email protected] PUBBLICATO DA:

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    NUOVA GEOGRAFIA UNIVERSALE

    LA TERRA E GLI UOMINI DI

    ELISEO RECLUS TRADUZIONE ITALIANA CON NOTE ED APPENDICI

    PER CURA DEL PROF. ATTILIO BRUNIALTI

    VOLUME IX.

    LASIA ANTERIORE Afganistan Belouchistan Persia Turchia Asiatica Arabia

    CONTENENTE

    155 carte intercalate nel testo, 85 grandi incisioni rappresentanti tipi e vedute e 5 carte geografiche a colori

    MILANO

    DOTTOR LEONARDO VALLARDI EDITORE 15 VIA DISCIPLINI 15

    1891

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    N UOVA GEOGRAFIA UNIVERSALE

    LIBRO IX

    LASIA ANTERIORE

    CAPITOLO PRIMO CONSIDERAZIONI GENERALI.

    I.

    Dovunque le prime famiglie ariane abbiano posto le pietre dei loro focolari, nelle pianure della Battriana o nelle valli dellIndu-kusc, nelle gole del Caucaso o nelle steppe della Scizia, lo studio dei documenti antichi riconduce gli storici dellEuropa principalmente verso lAsia Ante-riore e verso lEgitto. Risalendo col pensiero il corso dei secoli, si vedono le tenebre addensarsi sulle regioni, oggi cos brillanti, dellOccidente, mentre la luce appare ad oriente del Mediterra-neo, ad un tempo sulle rive del Nilo africano e nei paesi limitrofi dellAsia, le coste e le isole del Jonio, le spiaggie siriache, le rive dellEufrate e gli altipiani dellIran. Le nostre origini sono anco-ra sconosciute, ma i cominciamenti della civilt, che si sviluppata di secolo in secolo ed diven-tata patrimonio comune dei popoli dellEuropa e del Nuovo Mondo, si ritrovano nelle regioni sud-occidentali dellAsia. Non forse l che i miti degli Elleni pongono i primi Olimpi e fanno nascere gli dei? Non l parimenti che, secondo le leggende raccolte da ebrei, cristiani e musul-mani, fioriva lalbero della vita, allombra del quale si svegliarono il primo uomo e la madre uni-versale? Nella Caldea, nei monti del Caucaso indiano, nelle oasi dellIran si cercato il paradiso terrestre: il Masis dellArmenia, il Nizir del Kurdistan,1 il Demavend della Persia, questa o quella montagna dellAsia Anteriore, porterebbe ancora sul suo dorso gli avanzi dellarca, sulla quale si rifugi lunica famiglia salvata dalle onde straripate. Pi tardi i cristiani, procedenti verso occi-dente, ed i maomettani, spingentisi colle conquiste verso loriente, fecero crescere allinfinito il numero dei monti testimoni del diluvio: se ne ritrovano nei Pirenei, nel Capsir ed in Andorra, persino nellAfganistan, al monte di Nur o No, nel paese dei Siah-Poch, ed al Trono di Salo-mone, che domina le pianure dellIndo.

    Al principio della storia propriamente detta, i primi fatti precisi si disegnano nei paesi sud-occidentali dellAsia ed in Egitto, considerato dagli antichi, segnatamente da Erodoto,2 come par-te del mondo asiatico sino alla riva destra del Nilo. L i gruppi di nazioni cominciano a classifi-carsi sotto i nomi di Sem, di Jafet e di Cam, forse anche, secondo numerosi orientalisti, sotto quelli di Sumer e dAccad, contrasto che si ritrova nellopposizione di Persi e Medi, dIran e Tu-ran. Le diverse popolazioni dagli altipiani dellAsia centrale alle isole del Mediterraneo ed ai de-serti dellAfrica, sono enumerate secondo le loro razze, i loro costumi, le loro industrie; sopra ci-lindri e prismi si leggono iscrizioni babilonesi, che costituiscono monumenti etnologici e geografici della pi alta importanza. Uno dei miti pi antichi, racconta la dispersione dei popoli a pi della torre di Babele; ma, a dispetto della confusione delle lingue, la storia caldea comincia a tener dietro alle singole nazioni in cammino, a notarne le tappe, le guerre, gli incrociamenti.

    La forma geografica dellAsia Anteriore, nome sotto il quale si pu comprendere, con Rit-ter, tutta lAsia degli antichi fino allIndo, d veramente ragione dei privilegi di questo paese, come centro di civilt. Non soltanto essa giace presso a poco nel centro geometrico del gruppo di terre che compongono il Mondo Antico, ma offre anche i passaggi pi facili fra i tre continenti

    1 F. LENORMANT, Le Dluge et lpope babylonienne; Les Premires Civilisations. 2 Storia, vol. IV, 45.

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    ed i grandi versanti marittimi. Dal bacino del Nilo alle valli del litorale siriaco basta superare una zona di sabbia; dalle spiaggie dellAsia a quelle dellEuropa si ha da varcare un braccio di mare pi stretto di molti fiumi. Dal versante delloceano Indiano a quello del Mediterraneo, lAsia An-teriore presenta due vie naturali, quella dellistmo di Suez e quella, molto pi importante nella storia della civilt, cui percorrono le acque dellEufrate e del Tigri e che comunica per breccie numerose coi porti della Siria. Quanto alle strade, che dallalto Eufrate vanno a raggiungere le valli rivierasche del mar Nero, si pu dire che uniscono il versante delloceano delle Indie ad un tempo col bacino del Mediterraneo e colle terre volte verso i golfi atlantici, giacch il grande asse dei monti, che costituisce lo spartiacque dellEuropa dalle Alpi ai Balcani, finisce sulla riva del Ponto Eusino, ed il litorale della Bessarabia, ad est dei Carpazi, appartiene gi al versante setten-trionale del continente europeo. In realt, il Danubio, quantunque colle sue acque contribuisca a formare la corrente che si getta nel Mediterraneo pel Bosforo e poi Dardanelli, un fiume del versante atlantico.3

    Una gran parte dellAsia Anteriore si compone di altipiani elevati, alcuni dei quali giungono perfino a 2,000 metri, ma le coste sono profondamente intagliate dai golfi e dalle baie del mare. Loceano delle Indie, che bagna le spiaggie meridionali dellArabia, saddentra molto fra il Me-kran ed il paese dOman, poi, ridottosi in uno stretto a sud dellisola dOrmuz, forma il mare in-terno chiamato golfo Persico. Dallaltra parte dellArabia, il mar Rosso, riempie una depressione del suolo di sorprendente regolarit, tale che il mondo non ha la seconda, e si divide, ai lati del gruppo triangolare del Sinai, in bracci secondari, notevoli per la simmetria. Il Mediterraneo ba-gna Cipro, descrive un seguito di golfi sulle coste meridionali dellAsia Minore, e per mille rami-ficazioni e stretti trasforma in unaltra Grecia disole e di penisole tutta la spiaggia orientale del mare Egeo. Un mare, che piuttosto un gran lago, lantica Propontide o Premare, unisce larcipelago al Ponto Eusino, che si ripiega verso est fra il Caucaso ed i monti dArmenia. Infine, il bacino chiuso del Caspio completa il circolo delle acque marine intorno allAsia Anteriore. Bi-sogna poi tener conto dei laghi, Urmiah, Van ed altri, che sono sufficientemente vasti per offrire in vari punti laspetto di golfi oceanici. Qua e l le pianure si sono sostituite ad antichi bracci di mari. La pi notevole limmensa campagna della Babilonia, che continua il golfo Persico nella direzione della baia dAlessandretta e taglia in due met ben distinte tutta lAsia maomettana: a sud lArabia, colle catene costiere della Palestina e della Siria, a nord e ad est le montagne dellAsia Minore e gli altipiani dIran.

    Grazie ai mari, che la circondano da tutte le parti, ed alle vaste pianure della Mesopotania che savanzano fino a poca distanza dal Mediterraneo, lAsia Anteriore, centro del Mondo Antico, nello stesso tempo una regione quasi insulare, e cos nel corso della storia pot facilmente diven-tare il luogo dincontro di popolazioni differenti per lorigine ed i costumi. In nessunaltra regio-ne della terra le razze principali, che si fanno equilibrio nel mondo, hanno avuto maggior nume-ro di rappresentanti civili cos nettamente in contrasto gli uni cogli altri. I popoli del nord dellAsia, oggid confusi sotto il nome generale di razza uralo-altaica, erano penetrati sugli alti-piani, molto a sud dellOxus, preteso limite dellIran e del Turan, ed in tutte le epoche della sto-ria s perpetuata la lotta fra i due elementi etnici. Oggi ancora essa continua fra Persiani e Tur-comanni; a sud dellIndu-kusc diverse popolazioni, segnatamente le trib degli Aimak e degli Hezareh, ricordano le invasioni mongole; ma la lotta non conduce forse presto o tardi alla fusio-ne, ed in tutta la storia delle nazioni dOriente non si ritrova la doppia origine della civilt, sim-boleggiata dal conflitto incessante degli dei? Elementi storici appartenenti, se non alla razza ne-gra, almeno ad uno stipite negroide, quello dei Kusciti, fratelli degli Etiopi, erano parimenti rappresentati da diverse nazioni dellAsia Anteriore. Qualche traccia della presenza di queste tri-b negli altipiani della Susiana si ritrova nelle processioni di prigionieri figurate dai bassorilievi di

    3 DUPONCHEL, Revue des Deux Mondes, 15 dicembre 1882.

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    palazzi niniviti.4 Nemrod, il gran cacciatore al cospetto dellEterno, lantenato leggendario di questi popoli mitici. In tutti i tempi, la facilit delle comunicazioni fra le due rive del mar Rosso ebbe per conseguenza un miscuglio di razze fra Arabi ed Africani; tuttavia lelemento negro pro-priamente detto pare non abbia mai avuto una relativa importanza nella storia delle nazioni dellAsia occidentale; linfluenza decisiva, dopo essere stata nelle mani dei Turani e dei Kusciti, pass in quelle dei Semiti nelle regioni del sud, degli Ariani nei paesi del nord. Tutta la penisola dArabia e la Siria fino allEufrate sono il dominio dei primi; sugli altipiani dellIran, nelle mon-tagne dArmenia, ed in certe parti dellAsia Minore, gli Ariani hanno la preponderanza numeri-ca.

    N. 1. DIVISIONI ETNOGRAFICHE DELLASIA ANTERIORE.

    Nellinsieme del movimento storico, lAsia Anteriore ha preceduto lEuropa, ma precisa-mente nella stessa direzione che si propagato lincivilimento. Lasse del Mondo Antico, pel

    4 LAYARD, Niniveh and Babylon, Narrative of Discoveries; - G. PERROT et CH. CHIPIEZ, Histoire de lArt dans

    lantiquit, vol. II.

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    commercio e pel cammino delle idee, inclinato da sud-est a nord-ovest. La zona di maggiore vi-talit nella storia delle nazioni si distende dallIndia alle isole Britanniche, passando per la Meso-potania, il Jonio asiatico e le terre dellArcipelago, le penisole mediterranee e la Francia. Prima che lEuropa appartenesse al mondo civile e quando il commercio dellAsia verso lOccidente si faceva con trib barbare, lattivit degli scambi aveva naturalmente il suo focolare principale nel-le regioni del litorale asiatico. La leggenda degli Argonauti e del Vello dOro attesta le relazio-ni, che una volta ebbero luogo fra i montanari del Caucaso ed i marinai elleni; ma la storia parla specialmente di grandi mercati, che sorsero sulle coste della Siria. noto quali immensi servigi i Fenici resero allumanit, non solo collesplorare le spiaggie dellEuropa occidentale e dirigere le carovane per le breccie naturali, che fanno comunicare le valli mediterranee con quelle dellOceano, ma pi ancora col portare a tutti i popoli lalfabeto fonetico, preso dai geroglifici degli Egiziani; grazie a loro si conobbe nel mondo questo metodo ingegnoso, che permetteva di riprodurre i linguaggi dei popoli, anche senza capirli. Incontrando continuamente stranieri, che parlavano con mille accenti diversi dialetti di tutte le origini, i Fenici dovevano essere colpiti spe-cialmente dalla differenza dei suoni, e come raffigurarli, se non adoperando i segni, di cui gli Egi-ziani si servivano per rendere le idee, del pari che i suoni delle parole corrispondenti? Essi spo-gliarono i caratteri scelti del loro senso ideografico e li applicarono unicamente a riprodurre la pronunzia delle parole. Cos lo spirito si liber del simbolismo primitivo e la scrittura diveniva la riproduzione pura della parola, per effetto duna collaborazione inconscia fra i mercanti della Si-ria e le popolazioni barbare dellOccidente. Le scoperte geografiche dei Fenici, le loro navigazio-ni lontane intorno lEuropa e lAfrica, i loro viaggi nellinterno delle terre, lunghesso i fiumi e col trasporto delle navi per terra, limportazione di metalli, legni, gomme, tessuti, stoviglie, og-getti manufatti dogni specie, che gli archeologi hanno poi ritrovati in tanti paesi, prepararono le trib delle foreste occidentali alla futura civilt, mettendole in rapporto di scambi le une colle al-tre. Ad essi soprattutto dovuta quellopera di transizione preistorica, senza la cui azione la sto-ria propriamente detta non sarebbe mai cominciata pel mondo europeo; ai popoli civili, che do-vevano nascere, essi tramandavano il mezzo che doveva rassicurarli per sempre e far nascere lumanit dal coas delle nazioni nemiche, la scrittura alfabetica.5 Ben a ragione lopera dei Fenici nellinsieme della civilt simbolizzata dai viaggi dellErcole tirio, conquistatore del mondo.

    Cinque o sei secoli dopo i Fenici, gli Elleni, che vivevano sul litorale dellAsia Minore, ebbe-ro pure una larghissima parte nella scoperta del mondo occidentale; le loro colonie si distribui-rono sulle spiaggie del Mediterraneo e fino alle rive dellOceano; come negozianti, disponevano anche di un mezzo di scambio che mancava ai Fenici; possedevano la moneta, segno rappresenta-tivo delle merci di tutte le specie; mentre i trafficanti di Tiro e di Sidone, avendo per lo pi da commerciare con trib barbare, scambiavano direttamente le loro merci pi svariate colle derrate locali,6 i Jon, in rapporto daffari con popoli a loro pari in civilt, avevano bisogno dun segno di valore preciso, che permettesse loro di comprare, anche senza avere tra mano gli oggetti di scam-bio. Ma quantaltre scoperte, fatte in un mondo pi elevato di quello del lucro, sono dovute a quei Greci dellAsia, i predecessori degli Europei in quasi tutti i grandi lavori dello spirito! Mile-to, la metropoli delle numerose colonie, venticinque secoli fa era il centro degli studi geografici; l insegnava Talete, l Anassimandro, Ecate ed Aristagora composero le prime carte conosciute. Alicarnasso, vicina a Mileto, vide nascere Erodoto, il padre della storia e della geografia, il pri-mo scrittore che soccup detnografia comparata,7 lattraente narratore, ingenuo nel linguaggio, ma sempre sagace nellosservazione, equanime e preciso nei giudiz, alto di pensiero, tanto im-parziale da amare persino i barbari, pur collocando i Greci e specialmente gli Ateniesi al sopra degli altri uomini. E quanti nomi poco meno illustri sarebbero da citare in quel glorioso paese,

    5 E. RENAN, De la part des peuples smitiques dans lhistoire de la civilisation. 6 F. LENORMANT, Les Premires Civilisations. 7 OPPERT, Socit dEthnographie, seduta del 2 marzo 1882.

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    verso il quale noi ci volgiamo per salutare la nostra aurora e donde ci vien leco lontana del canto degli Omeridi, che culla i popoli nostri antenati nel loro nascente incivilimento!

    Il nome dAsia o dAsiade pare appartenesse dapprima ad una semplice provincia lidia,8 poi per estensione si applic a tutta la penisola dAnatolia, pi tardi allinsieme del continente, in-grandendo, per cos dire, sotto i passi dei viaggiatori. A poco a poco si vide quanto fossero picco-le, in confronto della grande Asia, le terre elleniche ad oriente del mar Egeo. Nondimeno lappellativo di Asia Minore riassume bene la parte storica della penisola compresa fra il Ponto Eusino ed il mare di Cipro. Infatti quelle fra le nazioni in cammino, le quali non varcarono il Caucaso per girare intorno al mar Nero nella loro direzione verso lovest, si sono incontrate allestremit del continente in quello spazio che il mare limita da tre parti. Spinte le une contro le altre, popolazioni e nazioni dorigine diversa non hanno sempre conservato i loro lineamenti di-stinti, e parecchie si sono variamente mescolate od anche confuse, senza che sia possibile ricono-scere con certezza i loro elementi etnici. Ma nulla si perde nellimmenso laboratorio dellumanit: il genio di ciascuna delle razze componenti si ritrova nella storia dellAsia Minore e nella sua influenza sulla civilt dellEuropa. Le trib del nord, generalmente indicate col nome di turaniche e spesso sprezzantemente considerate come inferiori alle nazioni messe fra gli Aria-ni, pare non abbiano punto avuto nellinsieme dellopera una parte inferiore a quella delle altre razze. Son desse che insegnarono ai popoli vicini il lavoro del ferro e di altri metalli.9 Senza dub-bio ad esse spetta anche la gloria dellaverci dato la maggior parte degli animali domestici. Ad o-gni modo, unicamente verso i paesi, dove, alle origini della storia, vivevano dei Turani, che gli zoologi cercano larea di dispersione degli animali diventati i compagni principali delluomo: l, nelle valli del Tigri e dellEufrate, al piede dellArarat, sui pendii del Caucaso, si trovavano riuni-ti gli antenati selvatici del cane, del bue, della capra, della pecora, del maiale, forse anche del cammello.10 Una delle due specie primitive di cavallo sarebbe il cavallo ariano, laltra il cavallo mongolo o turanico.11 Probabilmente dallAsia Anteriore ci venne del pari la maggior parte delle piante coltivate pi utili, quali lolivo, il prugno, il mandorlo, la vite e forse il pesco, il lino e lerba medica, le fave ed i piselli, e specialmente lavena, lorzo ed il frumento.12 Se cos , la leggenda non ha forse ragione, quando fa nascere luomo moderno in quei paesi? Che cosa era lanimale umano prima che sapesse far germogliare dal suolo il grano nutritivo, simboleggiato dai Greci sotto la forma della dea, figlia di Demetrio, che ora, nera e terribile, va a regnare sulle om-bre dei morti, ora, bianca e giuliva, appare sulla terra per coronarsi di fiori al margine delle fon-tane?

    8 ERODOTO, Le Storie, IV, 45. 9 G. RAWLINSON, The five great Monarchies; - F. LENORMANT, Les Prmires Civilisations; - MASPERO, His-

    toire ancienne des Peuples de lOrient. 10 G. DE MORTILLET, Le Prhistorique. 11 SANSON, Comptes rendus de lAcadmie des Sciences, 1869; - PIETREMENT, Chevaux dans la priode prhisto-

    rique et historique. 12 A. DE CANDOLLE, Gographie botanique raisonne; - Lieux dorigine des plantes cultives.

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    N. 2. ORIGINE ASIATICA DI DIVERSE PIANTE COLTIVATE.13

    Le razze del Nord ebbero, esse pure, la loro parte notevole dinfluenza nello sviluppo morale

    delle nazioni, che abitano il vasto quadrilatero dellAsia Minore. Si ritrova il loro spirito nei culti dellOriente, sopratutto nelle pratiche della magia, somigliante allo sciamanismo dei Samoiedi e dei Tungusi. Quelle razze diedero pure le loro divinit, del resto relegate dagli Elleni nel mondo sotterraneo come quelle di popoli inferiori; sono i mostri dalle cento braccia, gli esseri deformi, che strappano il minerale dalle viscere della terra e foggiano il metallo nelle caverne risuonanti di strepito, sorvegliati da Vulcano, il dio zoppo, oggetto di riso per gli abitanti dellOlimpo. Del pa-ri che i Caldei, il cui insegnamento astronomico, trenta volte secolare, si perpetua nei segni dello zodiaco, fin nella nostra divisione duodecimale e nel nostro aggruppamento settennario dei gior-ni,14 i popoli semitici o semitizzati dellAsia Minore ebbero una doppia parte nello sviluppo delle nazioni, col commercio e collinfluenza religiosa ad un tempo. Mentre nel mondo ellenico gli ag-gruppamenti di cittadini avevano specialmente un carattere civile, nella Frigia e negli Stati vicini si costituivano in congregazioni; i preti vi comandavano in nome degli dei ed il santuario era

    13 Le piante notate nella carta sono: Melo (pommier), pero (poirier), prugno (prunier), ciliegio (cerisier), coto-

    gno (cognassier), gelso (mrier), mandorlo (amandier), vite (vigne), ribes (groseiller), erba medica (luzerne), lino (lin), ravanello (radis), cerfoglio (cerfeuil), spinaci (pinard), pisello (pois), fava (fve), cipresso (cyprs), pistacchio (pista-chier), melagrano (grenadier), dattero (dattier), olivo (olivier), fico (figuier), orzo (orge), avega (avoine), frumento (froment), miglio (millet), cipolla (oignon), aglio (ail).

    14 F. LENORMANT, Les Premires Civilisations; - OPPERT, Anciennes Populations de la Msopotamie, Societ dEtnografia, 1883.

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    sempre il centro della citt.15 Le sottili religioni orientali, che sattaccano specialmente al culto della morte, identificata col-

    la vita dalla risurrezione che seguiva sempre al sacrifizio, minacciavano di soverchiare i lieti culti della Grecia, quando unaltra religione, il cristianismo, attribuita dalla tradizione ai paesi semiti-ci, ma tutta penetrata degli elementi iranici e preparata dalla filosofia greca ed alessandrina, si propag nel mondo occidentale, rovesciando i templi degli di. In questa rivoluzione religiosa forse lAsia Minore fu quella che ebbe la maggior parte. Un giudeo cilicio, Paolo, diventato greco pel genio, fu lapostolo pi zelante della nuova dottrina e le diede per uditorio non pi la stretta cerchia dei figli dIsraele, ma la folla immensa dei gentili. Nei primi tempi della predicazione, le sette chiese dAsia furono i focolari principali di propaganda e di conversione, e quando la reli-gione del Cristo, finalmente costituita, formul il suo dogma in termini precisi, fu in una citt dellAsia Minore, a Nicea, che vennero promulgati gli articoli di fede tuttora ripetuti nelle co-munit cristiane. Ai flutti, che portarono in Europa la religione del Cristo, successero alcuni se-coli pi tardi, le onde di unaltra religione, e le grandi battaglie, che decisero del trionfo dellIslam intorno il bacino del mar Nero, si diedero nella penisola dellAnatolia.

    Ora i paesi, dove si sono compiuti tutti questi grandi avvenimenti, sono ricaduti nel silenzio e quasi nella morte! La regione delle origini, nella quale la leggenda pone i primi uomini, nella qua-le almeno nacque la nostra civilt, la terra sacra, in cui, verso laurora della storia, il poeta ci mo-stra gli uomini e gli di combattenti sotto le mura dIlio, le citt famose, Babele e Ninive, Ecba-tana e Susa, Baalbeck e Palmira, Antiochia e Damasco, che rifulgono di tanta luce nel passato, che sono oggi diventate in confronto dellEuropa, un tempo percorsa dalle trib barbare, e delle citt dellOccidente, in cui saffollano milioni duomini, conquistatori delle antiche solitudini? A tremila anni dintervallo, quale sorprendente contrasto! Allora nella valle dellEufrate, succeduta a quella del Nilo, si trovava il centro del mondo occidentale, e lEuropa era la regione dellombra, lo spazio sconosciuto. Oggi il focolare della luce ha camminato verso ovest e le tene-bre si sono addensate sopra lOriente. Si pu dire che lAsia Anteriore pi viva pel suo passato di quello che per la sua storia contemporanea. Il navigante che passa dinanzi alle mura dHillah non si ripete che il nome di Babilonia, e nei deserti, dove erra il beduino, si vedono sorgere da-vanti al pensiero le grandi figure di Mos e di Maometto, di Semiramide e dAlessandro!

    15 W.M. RAMSAY, Athenum, 23 dicembre 1882.

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    N. 3. DENSIT DELLE POPOLAZIONI DELLASIA ANTERIORE.

    Pel numero degli abitanti, noto in modo approssimativo, lAsia Minore non meno decaduta

    che per limportanza relativa della sua civilt. Nel loro insieme, i paesi, che si stendono dalla co-sta del Mekran a quella dellAnatolia greca, hanno una superficie eguale ai tre quarti del conti-nente europeo, ma la loro popolazione probabilmente dieci volte minore,16 ed, anzich cresce-re, sembra che diminuisca. Quali sono le cause di questa decadenza, che ispir tante pagine eloquenti agli storici ed ai moralisti? Si deve cercarle soltanto nelle guerre intestine, nelle inva-

    16 Superficie e popolazione dellAsia Anteriore, senza la Caucasia, in numeri approssimativi:

    Superficie. Pop. probabile. Pop. chil. Turchia dAsia, Samo, Cipro 1,899,069 chil. quad. 16,360,000 ab. 8,6 ab. Arabia, Aden 2,507,400 3,725,000 1,5 Persia 1,648,195 7,655,000 5,0 Afganistan (senza il Turkestan) 638,350 4,200,000 6,6 Baluscistan 276,515 350,000 1,3 Totale 6,969,529 chil. quad. 32,290,000 ab. 4,6 ab.

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    sioni, che tanto spesso hanno devastato quei paesi? Ma da Attila in poi, quanti sterminatori han-no percorso lEuropa in tutti i sensi, e tuttavia la terra tornata a fiorire, le popolazioni sono di nuovo accresciute dopo il passaggio dei conquistatori! Tuttavia si deve riconoscere che nellAsia Anteriore la zona del territorio, sede di civilt, era relativamente stretta ed esposta alle guerre dinvasione molto pi dei paesi dellEuropa mediterranea ed atlantica: fra la Persia e lAsia Mino-re la zona di civilt e di popolazione formava appena un istmo angusto; cos pure fra lAsia Mi-nore e lEgitto. Gi lacerate dalle lotte intestine, le popolazioni dellIran, della Mesopotamia, del-la Siria, dellAsia Minore avevano poi da temere i loro vicini del sud e del nord, da una parte gli Arabi, dallaltra i nomadi altai-uraliani di tutte le lingue e di tutte le trib, Mongoli o Turco-manni. Questi nemici, protetti dalle solitudini, erano invincibili, perch era impossibile raggiun-gerli; aspettavano loccasione propizia, poi si mostravano improvvisamente per radere al suolo le citt, distruggere le popolazioni o ridurle in schiavit. Gi parecchie volte, dopo il principio delle et storiche, le civilt spontanee dellAsia occidentale sono state periodicamente falciate come lerba dei prati. Gli antenati dei Turchi, che dominano nelle regioni dellAsia poste ad ovest dellIran, erano nel novero di questi terribili distruttori. E troppo poche sono le trib, che trova-rono in s stesse tanti elementi di risorgimento da ricostituirsi in nazioni! La massa rimasta in uno stato di vergognosa servit ed i vizi si sono attaccati come una lebbra a tutti quei popoli sen-za libert.

    Per spiegare lassottigliamento delle popolazioni dellAsia, si adduce anche lesaurimento del paese, che fornisce loro il grano, si pensa se il suolo dellAsia Anteriore non abbia perduto alla lunga la sua forza nutrice di tante generazioni e se non possa riacquistare la sua virt prima che passino secoli dabbandono. certo che le terre degli altipiani e dei pendii, che non siano sotto-poste alle inondazioni periodiche, come le campagne bagnate dal Tigri e dallEufrate, finiscono collesaurire i loro elementi chimici e diventano gradatamente improduttive: lagricoltore, che sostina a coltivarle, spesso perch altri simpadroniscono dei prodotti, presto o tardi obbligato a cessare dallingrato lavoro, e la fame viene periodicamente a continuare lopera incominciata dalla guerra. Le opere, che un tempo erano state pi utili, si volgono a detrimento delluomo: le costruzioni demolite coprono i terreni colle rovine ed arrossano il suolo colla polvere dei matto-ni, i canali ostruiti spandono le acque stagnanti nelle campagne; mentre da una parte il deserto saccresce per limpoverirsi delle colture, dallaltra si estende la palude, propagando la febbre e la morte.

    Qualunque sia, nella storia della decadenza dei popoli asiatici, linfluenza di questi due ele-menti, le guerre dinvasione e lesaurimento del suolo, esiste probabilmente unaltra causa, atta a rimpicciolire la loro parte nella storia, il prosciugamento graduale del paese. Bench circondata dogni lato dalle acque marine, lAsia Anteriore ha un clima continentale, come se fosse circon-data da terre. Egli che infatti i venti dominanti dellemisfero settentrionale, la corrente polare di nord-est e la contro-corrente, che viene dallequatore, hanno da percorrere ambedue tutta una met del Mondo Antico, per parecchie migliaia di chilometri, prima dincontrarsi sugli altipiani dellIran e nelle pianure della Babilonia. In questa regione i due venti opposti sono fra i pi a-sciutti della terra; il loro percorso indicato attraverso lAsia e lAfrica da una larga zona di de-serti, dal Gobi al Sahara. LArabia e la Persia, specialmente la prima, sono in gran parte vaste so-litudini pietrose o sabbiose. Se i monsoni, che attira dal mare il calore del suolo, non portassero una piccola quantit dacqua, trattenuta del resto in parte dalle montagne costiere, queste regioni sarebbero completamente inabitabili. La mancanza dacque correnti tale nellAsia Anteriore, che lArabia non ha un corso permanente, e da Karasci a Teheran, per un tratto di 1,600 chilo-metri in linea retta, un viaggiatore passa tutti i fiumi, senza che lacqua in nessuno gli giunga sino alle ginocchia. Lumidit non sufficiente, per far nascere spontaneamente una ricca vegetazione, se non nelle spiaggie meridionali del Caspio e del mar Nero, dove i venti del nord attraversano estensioni marine prima di giungere alla costa, e qua e l sulle rive del Mediterraneo, dove i venti,

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    carichi di umidit, si ripiegano verso il litorale. probabile che tutta lAsia Anteriore, quindici volte pi grande della Francia, da tutte le sue foci fluviali versa al mare una massa liquida appena superiore a quella dei fiumi francesi.

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    BAALBECK. ROVINE DEI DUE TEMPLI.

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    Disegno di Ph. Benoist, da una fotografia di Bonfils.

    Qualche migliaio danni fa, cos come ai nostri giorni, le condizioni generali del clima impe-dirono allAsia Anteriore di ricevere una quantit notevole dacqua piovana, ed i suoi fiumi era-no, in proporzione al bacino, molto meno abbondanti che quelli dellEuropa occidentale; ma numerosi indiz permettono di credere che questa regione della terra fosse meglio inaffiata di quello che attualmente. Nel complesso le descrizioni, che ci hanno lasciato gli autori antichi, non ci danno lidea duna povert cos grande dacque correnti. Anche dei nomadi, che vivessero in mezzo alle rupi od alle sabbie, sui confini del deserto, non vedrebbero pi oggi nella terra di Canaan un paese, in cui scorrono latte e miele; regioni fertili un tempo hanno perduto gli albe-ri, i campi e fin lerba ed i cespugli.17 NellAsia Minore, le citt commerciali del litorale ionio come avrebbero potuto acquistare unimportanza cos grande, e la civilt locale come avrebbe potuto salire ad un grado cos alto di splendore, se, dietro la stretta zona della regione costiera, non fossero esistiti, come serbatoi di forza vitale, spaz sufficientemente inaffiati per nutrire po-polazioni molto pi dense di quello che possano essere oggid? E le citt del deserto, Palmira, Ba-albek, dove gli abitanti avevano raccolto tanti tesori da edificare i tempi sontuosi, di cui si ammi-rano ancora gli avanzi, come avrebbero potuto sorgere in mezzo alle solitudini, se non fossero state circondate da oasi pi vaste, atte a favorire in abbondanza i viveri necessari ai residenti ed alla folla degli stranieri? Dacch i viaggiatori moderni hanno cominciato lopera desplorazione dellAsia Anteriore, hanno riconosciuto nella Turchia dAsia, nellIran e nel Baluscistan vasti spaz, un tempo popolosi, che oggi sono mutati in deserti; citt assediate dalle sabbie sono state parzialmente inghiottite; terrazze dantiche colture si vedono su pendii rocciosi, dove non cre-scerebbe pi un filo derba; fiumi una volta navigabili non portano pi barche; il posto dantichi laghi segnato da paludi, da strati di sale o da bacini dargilla.18

    17 O. FRAAS, Aus dem Orient; - KHANIKOV, Mmoire sur la partie mridionale de lAsie centrale. 18 GOLDSMID; - MAC GREGOR; - GRIESBACH; - O. FRAAS; - BLANFORD; - H. RAWLINSON; - R . BURTON;

    - A. VON KREMER, Culturgeschichte des Orients.

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    N 4. CENTRO DI GRAVIT DELLANTICO MONDO.

    Ad onta dellasciugarsi del suolo nellAsia Anteriore, questa regione del Mondo Antico non

    pu a meno di riacquistare unimportanza di primo ordine. La posizione, che un tempo le pro-cacci una parte preponderante nellopera della civilt, aveva cessato dessere dominante nella storia, da quando le strade principali del commercio erano quelle dellOceano; ma la linea retta va riavendo tutto il suo valore nelle relazioni internazionali, e la grande via dallEuropa alle Indie tende sempre pi a ripassare per la valle dellEufrate e gli altipiani dellIran. LAsia occidentale rivendica di nuovo i vantaggi, che le assicura il possesso del centro geografico del Mondo Antico. Il punto di mezzo preciso della figura irregolare formata dai tre continenti, Europa, Asia ed Afri-ca, non lontano dalle pianure, dove sorsero le citt famose della Persia e dellAssiria, giacendo nellangolo sud-occidentale del mar Caspio. La torre di Babele, termine centrale delle razze, che discesero ognuna verso una data parte dellorizzonte, sorge davvero, come dice la leggenda, sui confini di tre mondi: ad est lAsia immensa si prolunga verso lOceano, donde nasce il sole; a sud lArabia riarsa annunzia la vicinanza del continente africano; a nord-ovest lAnatolia gi come latrio dellEuropa. Collo stretto di Suez, che la separa dallEgitto, lAsia Anteriore ridi-ventata pel commercio marittimo il centro di gravit del gruppo continentale; collincrocio delle

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    future strade ferrate diventer egualmente, presto o tardi, il mercato centrale del Mondo Antico. Quanto al centro preciso delle popolazioni, non si saprebbe ancora in-dicarlo, nemmeno appros-simativamente, giacch da una parte il numero degli Africani e dallaltra quello dei Cinesi si valu-tano dietro apprezzamenti in gran parte ipotetici. Bisogna limitarsi a segnare questo punto cen-trale sui dati ammessi pi comunemente.19 Secondo questi documenti provvisori, che si vanno rettificando anno per anno, il centro di popolazione del Mondo Antico cadrebbe nella regione sud-occidentale dellaltipiano tibetano, vale a dire in un paese quasi completamente deserto; ma il rapido aumentare degli Europei riconduce sempre pi il punto dequilibrio nella direzione dellovest, verso i passi dellIndu-kusc, tanto importanti nella storia come vie di comunicazione fra le due met del mondo ariano. impossibile che, per un fenomeno di gravitazione naturale, un movimento di concentrazione dei popoli non succeda al movimento di dispersione, che si produsse per lavanzarsi della civilt verso lOccidente, giacch gli ambienti cangiano senza cessa, se non in s, almeno nella loro azione sulluomo, che nel corso dei tempi continua sempre a rin-novare e modificare la sua potenza dadattamento a tutto quello che lo circonda.

    Senza dubbio, lannessione dellAsia Anteriore al mondo occidentale per la coltura, il com-mercio, lindustria sar unopera lunga e difficile; certo altres che la civilt materiale importata dallovest deve ricevere dagli Orientali limpronta del loro genio, tanto pieghevole in apparenza, eppure tanto tenace. LAsiatico non accetter mai servilmente quello che gli stranieri glinsegneranno: esso asiatizza tutto quello che tocca;20 i Greci, ed i Romani impararono un gior-no a loro spese che cosa costi vivere in mezzo alle popolazioni orientali. Non fu ad essi che ven-ne affidata la parte di civilizzatori; al contrario essi furono soggiogati dai costumi e dalle religioni del paese in cui vivevano, ed ebbero a farsene propagatori nellOccidente. Ma oggi i Greci dellAsia, gli Armeni, i Siri, qualunque sia del resto loriginalit dei loro caratteri nazionali, non sono sempre pi trascinati nel movimento scientifico contemporaneo? Essi aggiungono la loro iniziativa a quella dei coloni e dei visitatori stranieri, e cos il paese, trasformandosi a poco a poco dalla costa allinterno, entra nella sfera dattrazione europea. Le applicazioni della scienza si ras-somigliano in tutti i paesi del mondo, e quante risorse neglette, quanti tesori non utilizzati pos-sedono ancora quelle regioni! Quante ricchezze avranno a loro disposizione gli eredi di Sidone e di Tiro! Sebbene il paese soffra per la mancanza dellacqua e ne abbia ancora perduto dai princip della storia scritta, tuttavia molti ruscelli si seccano nel deserto o scorrono inutilmente al mare od allEufrate, molti torrenti temporanei si formano nelle montagne senza che canali dirrigazione od acquedotti ne imprigionino le acque. Le regioni fertili devastate dalla guerra e rimaste senza abitanti si ripopolarono sotto un regime di pace. Il movimento di riflusso della ci-vilt verso lOriente, che ha riallacciato lUngheria, gli Stati danubiani, la Grecia, la Russia al mondo europeo della coltura e del lavoro industriale e che gi nellAsia Anteriore ha rinnovato laspetto di numerose citt siriache o greche, continuer verso lEufrate e laltipiano dIran.

    19 BEHM und WAGNER, Bevlkerung der Erde, Ergnzungsheft, n. 69, Mitth. von Petermann. 20 DE GOBINEAU, Les Religions et les Philosophies dans lAsie Centrale; - Trois ans en Asie.

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    N. 5. CENTRO DELLE POPOLAZIONI DELLANTICO MONDO.

    Gi la riconquista dellOriente da parte delle nazioni europee era stata tentata una prima vol-

    ta, nel tempo delle crociate. Per quasi duecentanni, dalla fine del secolo decimo alla fine del do-dicesimo, quando le popolazioni cattoliche dellOccidente ed i Turchi convertiti allislamismo erano ancora in tutto il fervore della fede, e quando ad un tempo le ricchezze industriali. dellOriente, sete, velluti, mussoline, armi, metalli lavorati, apparivano ai semi-barbari meravi-gliati dallOccidente come i tesori pi desiderabili, un movimento quasi continuo di migrazioni guerriere si fece dallEuropa allAsia; centinaia di migliaia duomini perirono nelle battaglie, nelle quali la passione delle conquiste e lavidit del bottino avevano del resto pi larga parte di quello che lo zelo del proselitismo; milioni di guerrieri, di prigionieri, di servi soccombettero nei campi e sulle strade, e tuttavia, dopo due secoli di eccidi e di pestilenze, i crociati dovettero abbandona-re lOriente, senza poter conservare una sola fortezza in terraferma. Nondimeno la pressione dellOccidente sullOriente aveva avuto per risultato di prolungare la durata dellimpero di Bi-sanzio, portando molto pi in l del Bosforo il teatro della lotta fra le due religioni rivali; inoltre, malgrado la disfatta degli eserciti europei, essa ravvicin col commercio i popoli mediterranei della croce e della mezzaluna, ed i mercanti dellItalia impararono a frequentare tutte le strade dellAsia Anteriore: a poco a poco, cogli scambi pacifici, essi ottennero pi tesori di quanti aves-

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    sero conquistato i cavalieri colla spada. Certo lascendente politico dellEuropa non avrebbe mancato di crescere rapidamente nel mondo orientale, malgrado la caduta di Costantinopoli, se la circumnavigazione dellAfrica e specialmente la scoperta del Nuovo Mondo non avessero fatto deviare la corrente delle imprese e trasferito nelle nazioni della penisola Iberica la preminenza commerciale, che aveva avuto lItalia: cos la rottura duna diga cambia tutto ad un tratto la dire-zione delle acque straripate. Le scoperte di Colombo obbligarono, per cos dire, lEuropa a fare un voltafaccia, ed i popoli dellOriente guadagnarono un respiro di trentanni nella lotta eredita-ria fra continente e continente, cominciata gi nei tempi mitici con la spedizione degli Argonauti e la guerra di Troia.

    A d nostri la pressione dellOccidente si fa sentire pi forte che mai, senza per che il fervo-re religioso abbia, come nei tempi di Pietro lEremita e di Gualtiero Senza Averi, una parte di qualche importanza, nella questione dOriente; esso non potrebbe essere pi che un pretesto. Se le nazioni dellEuropa occidentale avessero il desiderio di conquistare il Santo Sepolcro, baste-rebbe che lo manifestassero: la sola difficolt sarebbe quella di designare i custodi, perch se i mu-sulmani ne restano i padroni o meglio i sorveglianti, per mantenere la pace, fra gli zelanti, pro-testanti, cattolici romani e greci, che si disputano il possesso della tomba. Dal punto di vista della conquista, che ha tante volte preceduto, ritardandola, la vera annessione col lavoro e colla comu-nit deglinteressi, le Potenze europee sequilibrano abbastanza per impedire che luna o laltra fra loro saggiudichi una parte troppo grossa dei territori in questione. Tuttavia la spartizione del mondo maomettano gi cominciata, non solo nella Turchia dEuropa, ma anche in tutta lAsia Anteriore. La Russia, non contenta dimpossessarsi delle valli transcaucasiche del Rione del Kur, ha occupato le fortezze pi formidabili delle montagne dArmenia e tiene i passi, che le permet-terebbero di lanciare a volont i suoi eserciti su Costantinopoli, Aleppo o Bagdad. Al di l del Caspio, i Russi hanno pure conquistato pi duna posizione, donde sarebbe loro facile attaccare le regioni vitali della Persia, e, grazie al possesso delle oasi turcomanne, si trovano allimboccatura stessa della strada delle Indie per la valle dellHeri-rud. GlInglesi, rivali dei Russi nellegemonia politica dellAsia, si sono procurati anchessi il loro posto avanzato, stabilendosi in uno degli angoli del Mediteraneo orientale, nellisola di Cipro, che domina ad un tempo le coste meridionali dellAsia Minore e quelle della Siria, in prossimit del grande gomito dellEufrate e delle regioni pi minacciate dallavanzarsi dei Russi in Armenia. Allimboccatura del golfo Ara-bico, sulla grande strada della navigazione a vapore, essi occupano pure il porto dAden, e, grazie a qualche sovvenzione distribuita ai capi delle trib, il loro governo ha lalta sovranit su tutte le popolazioni costiere. Non tutto: in parecchie citt dellinterno, in Persia, in Anatolia, nellIrak Arabi, i consoli britannici sono molto pi padroni degli stessi governatori, ed i loro inviti sono ordini. Nelle montagne della Siria, presso i Drusi e i Maroniti, la vera sovranit stata spesso at-tribuita, spesso disputata alla Francia, secondo le oscillazioni della politica e le altalene della di-plomazia. Cos pure Gerusalemme, per via delle ambasciate, si trova sotto lautorit di tutte le potenze dEuropa, le quali hanno, volta a volta, voce preponderante, secondo la direzione del vento che soffia nel Corno dOro.

    N. 6. RELIGIONI NELLASIA ANTERIORE.

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    Le due religioni, che nacquero nella Palestina, giudaismo e cristianismo, sono ora rappresen-tate nellAsia Anteriore da comunit relativamente poco importanti. Gli Ebrei formano gruppi considerevoli soltanto a Gerusalemme ed in alcune citt del territorio circostante. Quanto ai cri-stiani, parimenti in Palestina, intorno al Santo Sepolcro e ad altri luoghi venerati, che si sono costituite le chiese pi ferventi. Altrove non vi sono cristiani, fuori delle regioni elleniche ed ar-mene dellAsia Minore e delle montagne del Libano. La gran maggioranza nella Turchia asiatica e la totalit della popolazione nelle altre regioni dellAsia Anteriore appartengono allIslam. LArabia, dove sono le citt sante del maomettismo e donde la fede s propagata nel resto del mondo, ancora il vero centro della religione e l vivono i suoi apostoli pi zelanti. Ma, per quanto sia ardente la fede musulmana in alcuni paesi, lunit religiosa in questa parte del conti-nente non d punto coesione politica ai suoi popoli: la coalizione panislamica, di cui spesso si parla, non da temere per le potenze europee, che si disputano il dominio dellOriente. Prima di tutto la fervida setta dei Wahabiti, che osserva scrupolosamente glinsegnamenti del profeta, non ha importanza numerica, fuori dellinterno dellArabia, dove non in contatto diretto collo straniero. La maggior parte dellAsia maomettana, da un lato la Turchia e dallaltro la Persia, divisa fra i sunniti e gli sciiti, che si esecrano a vicenda; in qualche provincia il giauro si considera meno impuro del musulmano della setta nemica. In altri paesi lindifferenza generale; i Beduini non riconoscono per lo pi altra divinit che la loro lancia, e sono stati anche veduti attaccare i pellegrini reduci dalla Mecca. Infine, presso la maggior parte dei Turchi, le credenze hanno per-duto la loro forza attiva; sono degenerate in un cupo fatalismo, preludio della morte. Se le con-versioni di maomettani al cristianismo sono quasi senza esempio, non si deve attribuire questa resistenza alla forza delle loro convinzioni; essa proviene dalle lunghe rivalit, anche dagli odi tradizionali fra razza e razza, e da mille contrasti, che presentano i costumi e le abitudini del mo-do di pensare. I pi indifferenti sono i pi ribelli ai tentativi dei cristiani. Di quali argomenti po-trebbero questi servirsi, che non li riconducessero verso le fede dei loro avi!

    Ma, se la popolazione musulmana dellAsia Anteriore, presa nel suo insieme, avesse anche il maggior fervore e la pi intima coesione morale, le condizioni geografiche del territorio che oc-cupa non le permetterebbero di resistere vittoriosamente in una guerra collettiva contro potenze europee. Vasti deserti, spazi senzacqua dividono queste regioni dellAsia in contrade distinte, senza comunicazioni fra loro, e la gran via esterna, che d il mare, appartiene alle flotte occiden-tali. Le profonde insenature del litorale separano doppiamente le popolazioni indigene, lasciando penetrare i vascelli europei fino a grandi distanze nellinterno delle terre; i due fiumi principali poi, lEufrate e il Tigri, tagliano, per cos dire, in due lAsia Anteriore dal punto di vista strategi-co: dalla testa della navigazione fluviale alla Caucasia russa non resta fra le due met dellAsia

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    musulmana se non un istmo stretto di territori montuosi. Politicamente, il panislamismo nella sua culla molto meno temibile che nellIndia, dove quarantotto milioni di musulmani sono uni-ti dalla comunit del culto, da interessi di patriottismo, e nel continente africano, dove moltitu-dini in numero ancora sconosciuto hanno la forza, che d laggruppamento geografico, e quella, anche pi grande, che attingono nello slancio della propaganda.

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    CAPITOLO II.

    AFGANISTAN. MONTAGNE DEI KAFIR, KABUL, HERAT, KANDAHAR.

    I.

    Colle terre alte dellAfganistan, che sono limitate a nord dalle creste nevose dellIndu-kusc o Caucaso indiano, lAsia Anteriore tocca quel Tetto del mondo, che il centro orografico del continente e nel quale confinano ad un tempo lIndia, lImpero cinese ed i territori dellimmensa Russia. In questa regione, una delle meno esplorate del continente, lo zoccolo di altipiani, sopra il quale sorgono le grandi vette, supera in altezza le pi alte cime dei Pirenei, e tuttavia poco lon-tano, ad est, saprono i passi in ogni tempo pi frequentati fra le pianure del Turkestan e le valli dellIndo: indi lestrema importanza militare dellAfganistan e la sua parte anche pi grande nella storia del commercio e delle migrazioni.

    Sebbene tradizioni e leggende non parlino di traversate della montagna nei tempi dei progeni-tori ariani, tuttavia la parentela prossima, quasi lidentit dei culti, delle cerimonie, delle preghie-re, e la rassomiglianza delle lingue e delle civilt sulle rive dei Sette Fiumi iranici e dei Sette Fiumi ind non permettono di dubitare che le porte della montagna fra i due versanti fossero ben note ed utilizzate. Le spedizioni dAlessandro, poi le costituzioni di Stati ellenizzati, dalla Battriana fino allorlo dei monti nevosi e forse nel cuore dellIndia, collegarono di nuovo le due estremit del mondo ariano attraverso le gole dellIndu-kusc, poi i missionari buddisti, e proba-bilmente anche altri missionari armati, scelsero gli stessi passi per mettere lIndia in rapporto con le regioni dellAsia settentrionale e quelle dellEstremo Oriente; le immagini gigantesche tagliate da secoli sulle rupi di Bamian videro sfilare davanti ad esse innumerevoli spedizioni di guerra, di propaganda religiosa, di commercio, che hanno avuto risultati notevoli nella storia del mondo. I Mongoli, i Turchi, i Persiani hanno praticato le strade dello spartiacque asiatico, ed ora i Russi e glInglesi, accampati gli uni nelle pianure dellOsso, gli altri nellemiciclo, di cui Pesciaver occupa il centro, aspettano, a quel che credono fermamente glindigeni, il segnale della scalata e del com-battimento. In quel punto la larghezza dellaltipiano, che separa la valle dellIndo ed i pendii ri-volti verso il Turkestan, non oltrepassa i 300 chilometri; Kabul, che le truppe inglesi hanno gi conquistato tre volte, si trova ad un centinaio di chilometri dalla soglia elevata, dove comincia il versante del nord, a cui si pu dare senza errore geografico il nome di versante russo; cannoni inglesi e ambasciatori moscoviti hanno gi varcato la soglia di Bamian. A nord-ovest dellAfganistan, fra Merv ed Herat, v uno spazio, dove lo spartiacque sparisce quasi per intero, dove nessun ostacolo sopporrebbe agli eserciti in marcia. Basterebbero alcune giornate di lavoro a poche squadre doperai per tracciare una strada, che permetterebbe di recarsi in carrozza dal Caspio a Kandahar.21

    N. 7. ITINERARI NELLAFGANISTAN.

    21 LESSAR; - H. RAWLINSON, Proceedings of the Geographical Society, 1883.

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    Nellinsieme, lAfganistan si pu considerare come una regione di passaggio; il Roh, paese montuoso menzionato da antichi autori soltanto come la regione compresa fra Turan, Iran e Hind.22 Continuazione orientale dellaltipiano dIran, esso separa i due focolari di civilt, lIndia ed il bacino dellEufrate, e la sua importanza principale deriva dalle strade, che riuniscono i due paesi. Le citt che vi sorgono, nelle valli fertili, nel mezzo delle oasi, allingresso delle gole, sono citate nella storia sopratutto in ragione del loro valore strategico e dei vantaggi che offrono agli eserciti per la conquista o la difesa di territori lontani. Cos Herat, Kandahar, Ghazni, Kabul so-no spesso indicate col nome di chiavi dellIndia. Dallantichit pi remota, diceva nel 1602 lo storiografo dAkbar, Kabul e Kandahar sono considerate come le porte dellIndostan: luna d lingresso dal Turan, laltra dallIran; e, se queste piazze sono ben custodite, il vasto impero dellIndia al riparo dalle invasioni straniere.23

    Eppure, malgrado le spedizioni di guerra che hanno attraversato cos frequentemente il paese, malgrado gli sforzi di numerosi esploratori, alcuni dei quali sono periti nellopera, come i due Conolly, Lord, Forbes, Burnes, lAfganistan non ancora conosciuto bene. Parecchi itinerari studiati con cura da ufficiali davanguardia sono stati tenuti lungamente segreti dalle cancellerie, e le carte preziose di tali strade ammuffiscono dimenticate ne loro cartoni; i territori posti fuori delle vie strategiche sono rimasti inesplorati; i viaggiatori moderni, che sono penetrati nel paese, hanno seguto quasi tutti le traccie lasciate dagli eserciti in marcia. La strada diretta fra Kabul ed Herat nel paese degli Hezareh non stata ancora percorsa da nessun europeo; invano linglese Mac-Gregor tent davventurarsi in quella direzione: sconfessato dal suo stesso governo, dov tornare su suoi passi per ordine formale dellemiro.24 Del resto, i gruppi isolati e le catene, che frastagliano lo zoccolo dellaltipiano, trasformano qualche regione dellAfganistan in un dedalo di gole e di valli abitate da genti selvaggie, che ne rendono laccesso pericoloso. Tolte le diverse strade di Kabul e di Kandahar e certe regioni limitrofe dellIndia nei Sulaiman-dagh, la superficie del paese non figurata sulle carte se non in modo approssimativo, grazie agli itinerari dei viag-giatori europei ed ai punti, di cui hanno determinato la posizione astronomica, principalmente in vicinanza alle frontiere della Persia e dellIndia. Quanto alla popolazione, mancano documenti precisi per valutarla: lunico censimento delle famiglie, che sia stato fatto, data dal tempo di Na-dir-sciah, che voleva conoscere il valore della sua conquista per la imposizione delle tasse e la leva militare; e giusta questo conto sommario, stabilito quasi un secolo e mezzo fa, sindica ancora, malgrado le guerre, glincroci e le migrazioni, questa o quella trib come composta di tante cen-tinaia o migliaia di famiglie.25 Attualmente i viaggiatori sono discordi per un terzo od un quarto

    22 RAVERTY, Notes on Afghanistan and part of Baluchistan. 23 A. FAZEL, Ayin Akbary. 24 Journey through Khorassan in 1875. 25 BELLEW, Races of Afghanistan.

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    di differenza nei loro apprezzamenti: da meno di 3 milioni a pi di 5, tali i limiti fra cui oscilla il numero degli Afgani, senza tener conto degli abitanti del Turkestan, governato ufficialmente dai rappresentanti dellemiro di Kabul.26

    Il territorio afgano, indipendentemente dalle irregolarit dei suoi confini politici, un alti-piano, che sinclina a sud-ovest, dal langolo nord-orientale del Kafiristan verso la depressione pa-ludosa, nella quale si gettano le acque dellHilmend. Due orli elevati delimitano i lati superiori dellaltipiano: a nord lIndukusc ed i suoi prolungamenti occidentali, designati talvolta colla de-nominazione classica di Paropamisadi; ad oriente diverse catene, fra le quali la principale il Su-laiman-dagh. Le creste che sorgono sullaltipiano compreso fra le catene dellorlo si ramificano in diverse direzioni; per si profilano per lo pi nel senso dellinclinazione generale del paese, vale a dire da nord-est a sud-ovest, ed questo il senso, in cui scorrono le acque delle valli interposte.

    Di tutte le catene dellAfganistan, la pi alta e la pi regolare quella, che continua il baluar-do del Karakorum, ripiegandosi verso sud-ovest: e lIndu-koh o monte deglInd, pi noto sot-to il nome dIndu-kusc od Omicida deglInd, forse per unallusione di crudele ironia alla mor-talit dei mercanti che savventurano in mezzo alle sue nevi, esponendosi ai venti gelati, per andare ad esercitare lusura fra i Tagiik e gli Uzbechi. pure questa catena maestra quella alla quale alcuni autori moderni hanno applicato il nome di Caucaso indiano, mentre i Greci lo chiamavano semplicemente Caucaso: in essa vedevano il prolungamento delle creste ponto-caspiche, ed i loro scrittori miravano ad adulare Alessandro col proclamarlo vincitore dei monti, che Ercole non aveva potuto superare.27 Parecchi autori arabi danno poi allIndu-kusc il nome di Bilauristan (Bilor, Bolor) o Regione del Cristallo, a causa delle pietre preziose, che vi si trovano in quantit considerevoli.28

    26 Superficie dellAfganistan a sud dellIndu-kusc.

    638,350 chilometri quadrati. Popolazione probabile. Popolazione chilometrica.

    4,200,000 ab. 6,6 ab.

    27 GRIGORYEV, Commentaires la traduction russe de la Gographie de Carl Ritter. 28 RAVERTY, Journal of the Asiatic Society of Bengal, novembre 1864.

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    COLLE DI MARCIA, A NORD DI KANDAHAR. Disegno di Taylor, da una fotografia di Burke.

    La parte pi alta dellIndu-kusc non la cresta, colla quale sunisce al Karakorum, a nord del-

    la valle superiore di Yasin. In quel punto, linterruzione quasi completa: risalendo la valle del Mastugi, tributario dellIndo per lo Scitral, il Kunar ed il fiume di Kabul, si pu salire senza sten-to attraverso i pascoli, interrotti da qualche dirupo, al colle o meglio al largo valico erbose di Ba-roghil, dove i rivieraschi dellOsso superiore menano il loro bestiame: secondo lesploratore in-digeno, conosciuto sotto il nome di mollah, che attravers questa parte dello spartiacque nel 1874, la soglia fra i due bacini dellIndo e dellAmu-daria sarebbe alta 3,660 metri soltanto; linglese Biddulph, che ha passeggiato, esso pure, nei prati fioriti del Baroghil, dice che si potreb-be in quel punto attraversare facilmente in carrozza lo spartiacque dellAsia.29 Le grandi cime selevano, non su questa parte dello zoccolo dellIndu-kusc, ma a sud, in una catena, che prende origine allestremit occidentale del Karakorum e si dirige a sud-ovest fra la valle del Mastugi ed i fiumi, che discendono ad est verso il Gilgit e lIndo. Questa catena laterale, talvolta indicata col nome di montagne di Lahori, da un colle che la varca verso la met del suo sviluppo, ha cime molto pi alte di quelle dellIndu-kusc propriamente detto. Uno de suoi picchi, che sorge 40 chi-lometri a sud-ovest della soglia di Baroghil, misura 6,836 metri; un altro, ad est dello Scitral, rag-giunge i 5,760 metri e, con una cresta anche pi alta, si collega ad un gruppo orientale, la cui pun-ta suprema ancora innominata supera 5,910 metri: pi che laltezza dellElbruz, il gigante del Caucaso.30

    29 D. FORSYTH, Proceedings of the Geographical Society, aprile 1879. 30 C. MARKHAM, Proceedings of the Geographical Society, febbraio 1879.

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    N. 8. INDU-KUSC ORIENTALE.

    Prolungandosi ad ovest, poi a sud-ovest, lIndu-kusc si rialza a poco a poco ed appare tanto

    pi alto, in quanto lOsso superiore discende di oltre un migliaio di metri, rasentando la base set-tentrionale della catena. Una montagna superba, che, veduta da Mastugi e da Scitral, occupa con le sue piramidi scintillanti ed i suoi potenti contrafforti tutta una parte dellorizzonte, sorge allaltezza di oltre 7,500 metri da una propaggine meridionale dellIndu-kusc: il Tirisc mir, riva-le delle vette del Karakorum.31 Ma anche l, nelle regioni delle rupi e del gelo, luomo riesce ad aprirsi un passaggio nelle brevi settimane dellestate. LIstirak e lAgram, a nord di Scitral, sono costantemente ostruite dalle nevi e gli animali da soma non possono superarle; ma pi ad ovest, girando il gruppo del Ti-risc mir, esse sarrampicano sul Nuksan o Passo della Malora, la cui breccia, pi alta del Monte Bianco, varca la catena ad unaltezza di 5,100 metri. Il sentiero che sa-le verso il colle tagliato nel ghiaccio e nella neve, vale a dire se ne devono tagliare i gradini al-la superficie dun ghiacciaio; cos pure probabile che a campi di ghiaccio si riferiscano i raccon-ti deglindigeni intorno ad un lago del Tirisc mir, circondato da colonne di marmo bianco. Due altri colli pi occidentali, il Khartaza e il Dora, sono, come il Nuksan, accessibili alle carovane: il Dora sembra il pi facile; la sua altezza si calcola di 4,800 metri.32 Pi in l, la linea di displuvio fra i torrenti, che discendono a sud nel Kafiristan, e quelli che scolano a nord nel Badakscian e nel Kunduz, non stata ancora violata dai viaggiatori europei; ma si sa che i Kafir del versante

    31 BIDDULPH, Tribes of the Hindoo Koosh. 32 MONTGOMERIE, Havildars Journey, Proceedings of the Geographical Society, 1872.

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    meridionale menano il loro bestiame sui pendii del nord: questo frammento del baluardo dei monti non quindi insuperabile.

    N. 9. INDU-KUSH OCCIDENTALE.

    La cresta ridiventa nota ne suoi tratti generali ad ovest del colle dAngiuman. In uno spazio

    di oltre 200 chilometri la catena, disposta a mezzaluna colla convessit volta a nord-ovest, ta-gliata da una ventina di valichi, che variano in altezza dai 3,500 ai 4,500 metri: alcuni sono acces-sibili anche alle carovane di cammelli. Alcuni di questi valichi hanno un nome celebre nella sto-ria: il Kawak, primo passo ad ovest dellAngiuman, forse quello che vide passare Alessandro; il pellegrino Hiuen-thsang lo scelse per ritornare in Cina, e glinglesi Wood e Lord per rientrare in India. Tamerlano pass la catena al colle di Thal. Lo Scibr, ad est di Bamian, il colle dove pass il pi delle volte il sultano Baber. Quello di Kuscian, che taglia verso il centro il semicerchio del-la catena, forse il sentiero pi frequentato: il monte, che lo domina, alto quasi 6,000 metri, e che si vede bene tanto da Kunduz a nord, quanto da Kabul a sud, la cima specialmente cono-sciuta sotto il nome di Indu-koh o Indu-kush; l starebbe imboscato il gigante della leggenda per

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    distruggere glInd.33 In nessunaltra parte la catena presenta un aspetto pi fiero, grazie alle quattro valli in forma di losanga, che cingono completamente la base dei monti: a nord il Surgh-ab e lInder-ab, che suniscono nel letto comune del Kunduz o Ak-serai; a sud il Ghorband ed il Pangihir, che si corrono incontro per gettarsi insieme nel fiume di Kabul. Il versante settentrio-nale duna regolarit quasi perfetta: un muro inclinato, nero alla base e bianco alla sommit, rigato ad altezza variabile, secondo le stagioni, dalla linea orizzontale, che limita le nevi.34 A sud il contrasto della valle e delle montagne forse anche pi spiccato e sorprendente per la ricchezza meravigliosa della flora in arbusti ed erbe dei prati: lautore dellAyin Akbari dice che vi si tro-vano cinquanta specie di tulipani.

    Il vasto spazio triangolare compreso fra lIndu-kush e la catena di Lahori quasi interamente occupato da montagne, che sabbassano gradatamente verso sud-ovest. Sebbene i viaggiatori eu-ropei siano riusciti finora a penetrare soltanto in una piccola parte di questo territorio, tuttavia hanno potuto misurarne da lontano un gran numero di cime, che superano 4,000 e 4,500 metri daltezza. A nord del fiume di Kabul, alcune cime, che si trovano soltanto a 40 chilometri dalla valle, oltrepassano 3,000 metri, ed i loro contrafforti, tagliati dal lavoro dellerosione, si prolun-gano a nord per andare a raggiungere il Sefid koh: quindi la successione di forre e di gole selvag-gie, per le quali si discende dalla pianura di Kabul nel bacino di Pesciaver. La ramificazione pi occidentale di questa regione montuosa si stacca dallIndu-kush immediatamente ad est del colle dAngiuman; un centinaio di chilometri a sud-ovest tagliato a brevi intervalli da tre chiuse, donde escono i tre fiumi Pangihir, Parwan, Ghorband, che vanno a gettarsi nel fiume di Kabul. Al di l di quelle breccie, il baluardo ricomincia per formare la catena di Paghman, prima barrie-ra che hanno da passare i viaggiatori, quando vogliono portarsi direttamente dalla capitale degli Afgani al passo di Bamian. La strada molto sassosa, ma del resto assai facile, sinnalza di 1,500 metri circa da Kabul alla soglia disuguale dUnah o Honai, formata per un tratto di 8 chilometri circa dalla protuberanza granitica del Paghman, poi ridiscende nella valle dellHilmend per attac-care i pendii dellHagiikak o quelli dellIrak, passi dellIndu-kush centrale; nel 1839 e nel 1840 glInglesi superarono lIrak senza troppi stenti con convogli dartiglieria.35 La scelta del colle dUnah per la strada ordinaria delle carovane fra lIndia e la valle dellOsso spiega come la capita-le attuale abbia dovuto situarsi nello stretto bacino, che occupa; citt di guerra e di commercio, essa doveva sorgere in vicinanza immediata della strada, che seguono gli eserciti e le provvigioni. Quando le vie frequentate erano quelle che passano per il Ghorband, la capitale era posta allo sbocco delle tre valli, che convengono verso la pianura di Maman-i-koh o Piemonte: l si riuni-scono i tronchi comuni dei sentieri, che passano i diciotto colli dellIndu-kush: l, senza dubbio, era la citt fondata da Alessandro, Alexandria ad Caucasum, a presidio della biforcazione delle strade della Battriana.36 Nessuna citt era meglio collocata dal punto di vista strategico e com-merciale ed occupava una posizione pi mirabile per la fertilit del suolo circostante, labbondanza delle acque, lo splendore del verde e la bellezza degli orizzonti. Questa pianura, la pi vasta di tutta la regione nord-orientale dellAfganistan, giace, vero, all'altezza media di 2,000 metri, ma sotto la latitudine di Cipro, di Creta, dOrano e di Tangeri. La sua vegetazione quella della zona temperata: i platani ombreggiano le piazze; gli albicocchi ed altri alberi fruttife-ri delle stesse specie di quelli dellEuropa meridionale circondano i villaggi; i gelsi e le viti copro-no i pendii inferiori disposti a terrazze; il verde dei prati, dei campi di cereali e di tabacco, ed i colori vivi dei giardini contrastano coi toni bruni o giallastri dei dirupi petrosi e colla bianchezza abbagliante delle vette del lontano Indu-kush e delle sue prealpi. Allestremit orientale dellanfiteatro del Daman-i-koh, a pi delle cime designate col nome generale di Kohistan o Pae-

    33 Asiatic Researches, VI; - C. MATKHAM, opera citata. 34 WOOD, Journey to the Source of the River Oxus. 35 KAYE, Proceedings of the Geographical Society, aprile 1879. 36 A. CUNNINGHAM, Ancient Geography of India.

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    se delle Montagne, e non lontano dal fiume Pangihir, si stende un piccolo deserto chiamato il Reig Rawan o Sabbia Mobile. Nel punto in cui questi ammassi di molecole silicee sappoggiano alle rupi secondo un angolo di quasi 45 gradi, la sabbia, che il vento solleva e che ricade nelle fes-sure della pietra, fa udire un suono simile allo strepito lontano del tamburo accompagnato da una musica aerea come quella dellarpa.37 Gli antichi autori parlano di eserciti seppelliti, i cui strumenti continuano a risuonare sotto terra.

    Ad ovest della depressione dellIndu-kush e delle spaccature del suolo, che utilizza la strada dallIndia alla Battriana per i colli dIrak, di Hagiikak e la forra di Bamian, la regione montuosa, che costituisce lo spartiacque, ha quasi 200 chilometri di larghezza e si compone di catene paralle-le assai dirupate, le creste delle quali sono per lo pi allineate nel senso da est ad ovest. Questi monti, occupati dalle trib mongole degli Hezareh, sono, del resto, pochissimo conosciuti, riget-tati, per cos dire, nellombra dal muro poderoso del Koh-i-Baba, che sorge quasi isolato, a nord della valle superiore dellHilmend. Il picco supremo, indicato specialmente col nome di Padre dei Monti dato a tutto il gruppo, raggiunge 5,486 metri, e la sua piramide bianca, posta sopra un cubo irregolare di roccie nere, domina immediatamente ad ovest il passo di Hagiikak; unaltra vetta, la cui piramide occupa il centro della catena, oltrepassa egualmente laltezza di 5,000 metri. Forse non verso ovest lultimo picco costantemente nevoso delle diverse catene confuse sotto il nome di Paropamiso, giacch la cresta che si prolunga da est ad ovest, fra le sorgenti del Murgh-ab ed il corso superiore dellHerirud, porta il nome di Sefid koh o montagna Bianca: Ferrier, che vi passato alla met di luglio, dice espressamente che le nevi coprono sempre le cime eleva-te.38 I contrafforti sono separati da valli, dove crescono i pini e ,le quercie, misti con crespini ed altri arbusti: dallalto delle cime si vedono i nastri argentini dei fiumi brillare in mezzo al verde dei prati, macchiettati di punti neri dalle tende dei nomadi. A nord si prolunga unaltra catena egualmente orientata da est ad ovest: il Tirband-i-Turkestan, il baluardo meridionale delle pia-nure dellOxo.

    Sviluppandosi ad ovest, il Sefid koh sabbassa gradatamente: a nord-est dHerat la strada di Maimeneh lo passa con un valico, il Mazret-i-Baba (Karrel-i-Baba), dove la neve resta soltanto dal mese di dicembre alla fine daprile.39 Pi in l non ci sono altre catene di montagne, ma un sem-plice rigonfiamento del suolo; per recarsi dalla pianura del Murgh-ab ad Herat, attraverso il colle di Scesmeh-sebz o quello di Khombu, si sale soltanto fino a 300 metri circa. Da quel culmine, no-to sotto il nome di Barkhut, si ridiscende poi nella valle dellHeri-rud senza incontrare ondula-zioni notevoli;40 in quel punto laltezza del rilievo montuoso non aumenta pi che dun terzo quella dellaltipiano su cui sorge. La catena, che si congiunge al gruppo del Koh-i-Baba e si svi-luppa da est ad ovest, parallelamente al Sefid koh, da cui la separa la valle dellHeri-rud, meno alta della montagna Bianca e deve il suo nome di Siah koh o montagna Nera alla tinta cupa delle rocce, raramente sparse di neve; ma conserva pi uniformemente il carattere di catena: a sud di Herat, forma la linea di displuvio fra i due versanti dellAsia, e la strada pi breve, che unisce Herat al bacino dellHilmend, ne attraversa la cresta allaltezza di 2,000 metri circa. Il prolunga-mento occidentale del Siah koh va a raggiungere i monti del nord dellIran, col monte piramidale di Siang-i-Tokhter, mentre a sud il paese di Gur, sinonimo di Kohistan (Kuhistan), di Giebel o regione nelle montagne, tagliato dai fiumi in rami innumerevoli, che si dirigono per lo pi verso sud-ovest e terminano nel deserto con promontori frastagliati, come quelli che il mare fla-gella colle sue onde. Ma nel centro di questa vasta regione di montagne, verso la quale non si so-no ancora rivolti gli alpinisti sorge una cima, probabilmente dorigine vulcanica, a giudicarne dal-

    37 WOOD, Journey to the Source of the river Oxus; - MASSON, Various Journeys in Balochistan, Afghanistan, the

    Panjab and Kalat. 38 Voyages en Perse, dans lAfghanistan, le Bloutchistan et le Turkestan. 39 GRODEKOV, Bulletin de la Socit de Gographie de Paris, agosto 1880. 40 LESSAR, Proceedings of the Geographical Society, gennaio 1883.

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    la forma a cono e dalla quantit delle sorgenti termali che scaturiscono dalla sua base, lo Scialap dalan, che Ferrier dichiara uno dei pi alti del Mondo. A mezzo luglio, il viaggiatore vide la montagna coperta di neve fino a gran distanza dalla piramide terminale. Le sue potenti radici, coperte di foreste e di pascoli, si stendono sopra un vasto territorio, seminato di villaggi e di ten-de. Questa regione sembra una delle principali dellAfganistan per la variet dei minerali che vi si trovano, ma non si utilizzano: oro, argento, rame, ferro, piombo, solfo, carbone, rubini e sme-raldi.41

    La montagna Bianca del Paropamiso non la sola che porti questo nome; un altro Sefid koh, se non pi alto e pi ragguardevole pel suo rilievo, almeno molto pi noto nella storia mili-tare dellAsia, sorge nella regione nord-orientale dellAfganistan, a sud delle trincee, per le quali il fiume di Kabul sfugge verso i piani del Pangiab; il suo nome afgano, dello stesso significato di Se-fid koh, Spin ghur. Il Sefid koh propriamente detto, senza i prolungamenti occidentali, si svi-luppa da est ad ovest per 200 chilometri circa e si mantiene quasi dappertutto ad unaltezza di ol-tre 3,800 metri. La vetta pi alta, che ha conservato il nome sanscrito di Sikaram, giunge a 4,761 metri, e pi ad est unaltra cima, il Keraira, le rivale in altezza e maest di forme. Nonostante il suo nome, il Sefid koh non coperto di nevi in tutte le stagioni: da agosto a gennaio non si ve-dono pi striscie bianche, fuori che in qualche burrone riparato dal sole e dal vento. Ma, sebbene inferiore in altezza ad altre catene dellAfganistan, il Sefid koh orientale probabilmente il pi imponente dei baluardi, quello che presenta i siti pi grandiosi, grazie ai dirupamenti del suolo, che hanno isolato la base dei monti dalla parte orientale e permettono di contemplare di terrazza in terrazza la mirabile sovrapposizione delle cime. Questa regione dellAfganistan stata percor-sa in tutti i sensi dai viaggiatori e dagli ufficiali inglesi; gi nel 1879 sei picchi della catena maestra, compresavi la vetta principale, erano stati saliti da essi.42 Il Sefid koh sta al di qua della frontiera scientifica tracciata son pochi anni daglInglesi, poi abbandonata alle trib afgane: i posti futuri degli accampamenti e dei sanitarii sono segnati sulle carte nelle vicinanze dei colli, presso le ac-que correnti ed i pendii ombrosi.

    Dalla sua estremit occidentale il Sefid koh proietta verso nord tutto un ventaglio di giogaje, che vanno incontro alle creste appartenenti al sistema dellIndu-kush: le chiuse del fiume di Ka-bul sono lunica interruzione fra le rocce opposte. La pi alta delle creste che si staccano dal Sefid koh, la catena di Karascia, che nel suo gruppo terminale, presso il fiume di Kabul, assume il nome di Siah koh o montagna Nera, pel contrasto colle alte cime nevose della gran catena. Il Karascia attraversato dal colle omonimo (2,400 metri) e pi a nord da una breccia o kotal meno alta, il passo di Giagdalak, nome che suona ancora lugubremente alle orecchie deglInglesi, per-ch l, ed a qualche distanza verso est, presso Gandamak, furono distrutti dagli Afgani, nel 1842, gli ultimi superstiti della guarnigione fuggita da Kabul.43 Tutti i valichi delle altre propaggini po-sti pi ad ovest, il Lataband, lHaft kotal, il colle del Piccolo Kabul o Khurd-Kabul, ricordano egualmente fatti di guerra, vittorie o disfatte deglInglesi nelle loro tre invasioni dellAfganistan. La strada, che rasenta a mezzod il baluardo del Sefid-koh ha parimenti acquistato una grande importanza dal punto di vista strategico, e nellultima guerra i nomi di Paiwar kotal, colle aperto a sud del Sikaram, e di Sciutargardan, Collo di Cammello, nellangolo sud orientale della montagna Bianca, erano fra i pi citati. Infine, ad est della catena, gli ultimi promontori, le cui rupi a poco a poco scendono colle radici nella pianura di Pesciaver, sono contornati da altre gole, dove il sangue umano ha spesso arrossato le acque delle cascatelle.

    41 FERRIER, opera citata. 42 G. MARTIN, Proceedings of the Geographical Society, ottobre 1879. 43 L. SALE, A Journal of the Disasters in Afghanistan, 1841-1842.

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    N. 10. SEFID KOH DELLAFGANISTAN ORIENTALE.

    Il pi famoso di questi passi, il Khaiber, evitando le gole del fiume di Kabul, serpeggia a sud,

    poi ad ovest del monte Tartara (2,072 metri) e raggiunge il fiume dirimpetto a Lalpura, 65 chilo-metri a monte della pianura. Fortezze, parte ancora in piedi, parte in rovina, sorgono sulle rupi, che orlano la strada; altri monumenti, stupe, tombe ed avanzi di edifiz, attestano che i conqui-statori non furono soli ad utilizzare il passo: i missionari buddisti seguirono questa via, che ten-nero poi Mahmud il Ghaznevida, Baber, Akbar, Nadir, Ahmed-sciah ed i generali inglesi. Akbar vi costru una strada facile pei carri. Il passo, che valic Alessandro e che pare seguissero i primi conquistatori dellIndia, uno di quelli che passano a nord del fiume di Kabul, nel paese dei Yu-suf-zai.44 Fra le due serie dostacoli formati dai contrafforti del Sefid koh, ad est e ad ovest della catena, i pendii, che digradano dalla cresta al fiume di Kabul, sono molto pi regolari e finiscono col perdersi nelle campagne del Nangnahar o dei Nove Fiumi.45 dei Nove Monasteri, se-condo unaltra etimologia.46 Poche regioni sono pi ricche e pi belle di questo bacino coi suoi cento villaggi circondati di giardini, di orti e della cupa verzura dei cipressi, che lascia vedere qua e l le cime dellanfiteatro nevoso. A quel modo che nellAmerica spagnuola i pendii degli alti-piani sono divisi daglindigeni in tierra caliente e tierra fria, secondo il clima ed i prodotti, cos il bacino del Nangnahar il Germsil o paese Caldo, mentre le terrazze elevate appartengono al Serdsil o paese Freddo.47

    Le ramificazioni meridionali del Sefid koh si possono riguardare nel loro insieme come for-manti i gradini esterni dellaltipiano dellAfganistan. Ognuna delle terrazze successive separata dalla precedente da una catena, meno alta sopra la base occidentale di quello che sopra la base opposta: per salire dalle rive dellIndo ai piani erbosi dellinterno, bisogna superare una succes-sione di scaglioni, separati fra loro da terrazze di larghezza diseguale. La catena, cui si d ordina-

    44 RAVERTY, Notes of Afghanistan and some parts of Baluchistan. 45 WOOD, Journey to the river Oxus, commentato da Yule. 46 BELLEW, Races of Afghanistan. 47 G. MARKHAM, Proceedings of the Geographical Society, I, 1879.

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    riamente il nome di Sulaiman-dagh occidentale, la pi alta, se non pei picchi isolati, che nessun viaggiatore ha finora misurati, almeno per lelevazione media della cresta. A nord della breccia dello Sciutar-gardan, che la separa dal Sefid koh, essa si dirige senza grandi inflessioni verso il Ba-luscistan e va a formare il muro esterno dellaltipiano, ad ovest dei deserti di Kasci Gandava, an-tico golfo scavato nello spessore dei monti. Il Sulaiman-dagh occidentale la linea di displuvio fra le acque che scendono allIndo, e quelle che scolano verso i bacini interni dellaltipiano; costitui-sce pure un limite politico, giacch le trib, che stanno ad est della sua cresta, non riconoscono ordinariamente la sovranit dellemiro di Kabul; esse percorrono il paese in piena indipendenza, oppure pagano imposte temporanee, quando passano il limite colle loro mandre. Unaltra catena, il Sulaiman centrale o Montagna dei Pushtu, segnata sulla maggior parte delle carte come la continuazione della cresta, che si stacca dal Sefid koh presso la gran cima del Sikaram ed attra-versata dalla strada dei Paiwar kotal; ma non certo che prosegua regolarmente: glindigeni che hanno percorso il paese, hanno veduto semplicemente un altipiano montuoso senza catena ben distinta.48 Infine ad est le diverse serie di montagne, non contando i gruppi staccati, che savanzano verso lIndu, sono comprese sotto il nome di Sulaiman-dagh orientale o Mihtar Su-laiman; sebbene tagliate in numerosi frammenti dal Kuram, dal Tosci, dal Gomul, dallo Zhob e dagli altri fiumi nati sui monti occidentali, tuttavia costituiscono un sistema orografico notevole per la sua unit. I pendii boscosi sono rari sulle balze delle rupi volte verso lIndostan quando il sole le illumina, risplendono come bragia; in quelle aspre gole, il calore, riverberato dalle pareti bianche, rosse o giallastre, diventa intollerabile. In parecchie valli i villaggi sembrano confondersi colle pietre circostanti: non si vedono che rottami, in mezzo ai quali spuntano qua e l magri ce-spugli.

    Le diverse catene laterali del sistema, darenaria o di calcare, sono quasi uniformemente paral-lele: allineate da nord a sud o da nord-est a sud-ovest, hanno tutte il pendio pi lungo volto verso laltipiano, mentre dalla parte dellIndia le chine sono dirupate. In parecchi luoghi impossibile tentarne la scalata: a sud del colle di Gomul si contano sette di queste catene parallele; pi a nord, l dove passa il fiume Suri, le creste successive sono in numero di dodici, disposte in ordine mili-tare.49 Le catene occidentali, le pi alte e visibili dalle pianure dellIndo al di sopra delle altre cre-ste, sono talvolta indicate dagli Afgani col nome di Koh-i-Siah (Siah koh) o montagna Nera, mentre la parte bassa del sistema il Koh-i-Surkh (Surkh koh) o montagna Rossa. Di tratto in tratto le catene sono tagliate da chiuse o darah colle pareti verticali, sul cui fondo scorrono du-rante la stagione piovosa torrenti effimeri: la disposizione delle montagne d al loro corso la forma duna linea spezzata, le cui parti si succedono tutte ad angolo retto.50 La montagna pi alta del Sulaiman-dagh orientale (3,560 metri), il Pirgul o Santo Azzurro, domina i gruppi situati a nord del passo di Gomul. Il gruppo pi famoso quello al quale si d specialmente il nome di Trono di Salomone, Takht-i-Sulaiman, di cui si vede dalla pianura la doppia vetta sorgere alle due estremit duna cresta lunga 8 chilometri. La vetta settentrionale, che anche la pi alta,51 una delle cime numerose, sulle quali si sarebbe fermata larca, di No; una nicchia praticata nella roccia, presso un gruppo di pietre considerate come un tempio, il trono, sul quale sedeva Sa-lomone per contemplare limmenso abisso del mondo. Nella parte meridionale della catena, il Sulaiman-dagh perde la sua mirabile regolarit ed, a sud-ovest di Sakki Sarwar, si presenta sotto forma di altipiani di ghiaja o dargilla rossa. Poi i monti di Sulaiman si mostrano bruscamente ta-gliati a sud e linsieme del sistema si ripiega ad ovest per formare il gruppo del Ghandari, simile, co suoi contrafforti dirupati, ad un enorme centopiedi pietrificato.52 Questa regione meridionale

    48 RAVERTY, Notes of Afghanistan and some parts of Baluchistan. 49 RAVERTY, opera citata. 50 WALKER, Journal of the Geographical Society, 1862. 51 3,444, metri, secondo Walker, 3,343 metri secondo altri autori. 52 RAVERTY, opera citata.

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    del Sulaiman-dagh stata esplorata recentemente dagli ufficiali inglesi e vi sono state scoperte numerose valli, che declinano gradatamente dagli altipiani verso la pianura ed a mezza altezza hanno foreste, campi bene irrigati, villaggi popolosi. Una di queste valli, il Borai, che discende ad est verso il confluente dellIndo e del Satlegi, sembra destinata a diventare un giorno, grazie alla facilit delle sue chine, la strada principale da Multan allaltipiano dellAfganistan.

    Ad ovest delle catene marginali di Salomone, tutto langolo dellaltipiano, compreso fra le grandi montagne del nord e del-loriente, occupato da serie di alture facili ad attraversare, giac-ch non sovrastano al loro zoccolo di pi che sei od ottocento metri. Tolte le creste di connes-sione, queste montagne sono uniformemente allineate da nord-est a sud-ovest e sabbassano gra-datamente, a misura che sallontanano dal loro punto dorigine; la principale delle catene, fra lHilmend ed il Tarnak, il Gul koh o la montagna Azzurra, cos chiamata dai fiori che ne smaltano i pendii. A nord di Ghazni, un colle, lo Scer dahan o la Mascella del Leone, per cui si passa nella valle del Logar ed a Kabul, ancora alto 2,750 metri, mentre al di sopra della pianura di Kandahar le vette non giungono nemmeno a 2,000 metri: la maggior parte domina le campa-gne dallaltezza di 300 o 400 metri, ma non per questo appaiono meno superbe, grazie alla niti-dezza del profilo, alla forma ardita dei contorni, al contrasto fra la campagna verde e le rocce ri-splendenti. Alcuni gruppi terminano bruscamente i promontori, elevandosi molto al di sopra delle altezze circostanti: tale, a nord-est di Kandahar, il picco di Khand, quasi sempre coperto di neve; tale anche, presso Ghirisk, lo Sciah Maksur, le cui punte calcari passano i 3,000 metri. Ad est di Farah, langolo sud occidentale di tutto il sistema orografico dellAfganistan formato dal Koh Pangi Angusht o monte delle Cinque Dita, un Pentadattilo come il Taigete del Pelo-ponneso.

    A sud della pianura di Kandahar, altre catene, collegandosi alla catena maestra del Sulaiman-dagh occidentale, ripigliano unaltezza notevole e formano dalla parte del Baluscistan un doppio baluardo di frontiera, che glInglesi hanno avuto cura di non abbandonare: pur sgomberando la citt di Kandahar, hanno conservato lavanguardia nelle posizioni dominanti. La cresta di Khwa-gia Amran, muro settentrionale, le cui pareti dardesia nera formano per pi della met dellanno contrasto colle nevi bianche, attraversata dal famoso colle di Khogiak, alto 2,286 metri: il pas-so che hanno varcato ordinariamente le truppe inglesi, ma il tracciato della futura ferrovia, che attraverser la catena da ovest, passa pel colle di Gwagia, molto meno alto; pi in l i monti van-no a morire nel paese di Sciorawak, ad ovest delle ultime terre esplorate dagli ufficiali inglesi.53 Il muro meridionale, sebbene pi alto, ha breccie pi facili; il picco a doppia cima di Takatu, che domina la strada da oriente, supera i 3,650 metri daltezza. Fra le due muraglie si stende il fertile bacino di Pasciang, impropriamente designato col nome di Piscin, territorio di grandissima im-portanza militare per le provviste, che fornisce in copia alle guarnigioni ed alle truppe in marcia: l, sulla riva dellacqua salmastra della Kakar Lora, tracciato ufficialmente il confine del Balusci-stan.

    53 BIDDULPH, Proceedings of the Geographical Society, aprile 1880.

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    FIUME DI KABUL. VEDUTA PRESA NELLA VALLE DELLO TSCIANDAR.

    Disegno di G. Vuillier, da una fotografia di Burke.

    Ad eccezione dei fiumi, che nascono dai pendii dellIndu-kush e del Sefid koh orientale, tutti

    quelli che percorrono il suolo dellAfganistan, vanno a perdersi in bacini chiusi o svaporano nelle sabbie, prima di giungere al fiume, che potrebbe condurli al mare. Il fiume di Kabul, si sa, quel-lo che raccoglie quasi tutte le acque della regione montuosa del nord-est; probabilmente fluita es-so solo una massa liquida considerevole quanto quella di tutti gli altri fiumi riuniti del suolo af-gano. Il Kophes, Kophen o Kabul, la cui valle stata la via di tutti i conquistatori dellIndia, nasce alla base dei monti Paghman, poi a valle della citt che gli ha dato il nome moderno, sunisce al fiume pi grande di Logar, alimentato in parte dai torrenti che scendono dalle monta-gne di Ghazni. Pi sotto viene il Pangihir , formato da tutte le correnti che le nevi dellIndu-kush mandano alla pianura del Daman-i-koh. A valle della confluenza, torrenti minori accorrono dalluna parte e dallaltra, il Nangnahar a sud, il Lakhman o Lamghan a nord, per raggiungere il fiume principale, poi, alcuni chilometri a valle di Gialalabad, il poderoso Kunar, da una stretta forra, si getta incontro al fiume di Kabul, di cui forse raddoppia il volume; i rivieraschi lo consi-derano anzi come il fiume principale: la stessa corrente che nasce dal Baroghil sotto il nome di Mastugi e prende in seguito la denominazione di Tscitral e di Kamah. Si capisce che questo tor-rente impetuoso cambi nome, dacch in diversi punti del suo corso i viaggiatori, per recarsi da un luogo allaltro della valle, sono obbligati a fare un lungo giro nella montagna; cos da Tscitral al villaggio dAsmar, a nord del quale strepita una potente cascata, bisogna salire le chine del Laho-ri, varcare un colle alto 4,260 metri, ridiscendere nella valle della Pangikora, poi guadagnare un altro passo alto pi di 3,000 metri. In questa regione di montagne, del pari che nel Kascmir e nellImalaja, si passano i torrenti su ponti elastici, intrecciati di liane e di vimini; ma per attraver-sare i grossi fiumi, quali il Kunar e lo Swat, bisogna servirsi dotri gonfiati, come al passaggio del-

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    le correnti del Pangiab.54 Lultimo torrente di qualche importanza che si getta nel fiume di Kabul lo Swat, formato dalla corrente omonima e dalla Pangikora; spesso viene chiamato Landi Sind o Piccolo Indo, per distinguerlo dallAbu Sind o Grande Indo. Le acque dello Swat e dellIndo, derivate in mille canali dirrigazione, si uniscono nella provincia britannica di Pangiab. Sebbene inaffi tutta la pianura di Pesciaver, il Kabul non appare punto inferiore al Sind quando raggiunge questo fiume a monte dAttok.

    A sud del Sefid koh, il Kuram, alimentato dalle nevi fuse per pi di met dellanno, lunica corrente che co suoi fili dacqua, non ancora assorbiti dalla sabbia del letto, finisca per giungere allIndo; tutti gli altri torrenti, nati dai pendii delle montagne di Sulaiman, diventano completa-mente asciutti o sono totalmente derivati dagli agricoltori prima di giungere fino al fiume. Cos il Gomul, il cui bacino, secondo Walker, misura non meno di 33,000 chilometri quadrati, e che allepoca delle piene copre qualche volta la pianura dun lago largo 16 chilometri, non ha pi una goccia dacqua nella stagione asciutta. Di l dal paese afgano, nel paese dei Turcomanni, i fiumi di Khulm, Balkh, Siripul, Maimeneh si perdono del pari per via prima di giungere allOxus; cos pure il Murgh-ab, nato sui pendii settentrionali del Parapomiso, si ramifica e sestingue nelloasi di Merv, cui c