Numero Unico - edizione 2014

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settembre lendinarese

C ari cittadini, cortesi ospiti, l’Amministrazione che presiedo ha inizia-

to da pochi mesi il suo mandato e incrocia per la prima volta quella che è una delle date più importanti per la città di Lendinara: la festa della Natività della Beata Vergine. A questa ricorrenza liturgica che cade l’8 settembre, cele-brata sia nel calendario cattolico che ortodosso, è intitolato il Santuario del Pilastrello, cuore fin dalla sua fondazione (1576-1577) del culto mariano a Lendinara e nel territorio attorno, grazie anche alla fruttuosa presenza fin dalle origini di un’attiva comunità benedettina di Monte Oliveto Maggiore. Una devozione quella per la Madonna Nera di Lendinara che senza flessioni coinvolge da secoli migliaia di persone anche dal resto del Polesine e dalle province limitrofe del ferrarese e del padovano. Il Senato veneto con decreto del 23 dicembre 1665 ha riconosciuto alla città la possibilità di abbinare nei giorni 8, 9, 10 settembre, una fiera “franca”. Un appuntamento che, unito alla festa religiosa, si guadagnò da subito interesse e partecipazione di commercianti, di compratori, di tanti curiosi, come testimoniano le fonti storiche (tra cui una mordace descrizione del garibaldino Alberto Mario). La Fiera di Lendinara ci ricongiunge dunque a tradizioni lontane eppur condivise, in una larga sintonia di cultura e di civiltà. Nel ringraziare indistintamente tutti coloro – Enti, associazio-ni, sponsor, privati – che hanno operato per la realizzazione di questa edizione della Fiera, la 349ª della serie, l’Amministrazione Comunale augura ai concittadini e ai forestieri un Buon Settembre Lendinarese, con la speranza per tutti di un futuro sereno, proficuo, solidale.

Luigi Viaro

Il saluto del Sindaco

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La Pro Loco di Lendinara, forse un po’ in contro-tendenza rispetto ad altre associazioni e a singoli

individui, è ancora oggi vitale e piena di entusiasmo. Proprio per questo anche nel periodo 2013-2014 diver-se sono state le iniziative nuove portate avanti e altret-tante, sempre innovative, ne ha in cantiere.

In un momento in cui è facile abbandonarsi allo sco-ramento data la situazione economico-sociale dell’Ita-lia, diventa basilare assumere un atteggiamento posi-tivo, propositivo, coraggioso. E di gente volonterosa, forte, energica, che trova un senso alla vita e una for-ma di gratificazione nell’aiutare il prossimo o la propria città, in questo caso Lendinara, è pieno il mondo del

volontariato e delle Pro Loco in particolare.Naturalmente auspico che sempre più persone, gio-

vani e meno giovani, credano come me che il rispetto, l’allegria e la solidarietà che inevitabilmente nascono nell’organizzare eventi insieme, paghino dei tanti sacri-fici affrontati e che sempre più il profondo senso civico che è colonna portante per un iscritto Pro Loco, ma che dovrebbe essere patrimonio di tutti, aiuti a ritro-vare una dignità e un senso di orgogliosa appartenenza alla nostra bella cittadina.

Un grazie di cuore ai miei collaboratori e buon set-tembre lendinarese a tutti.

Quest’anno il Numero Unico celebra il duecentesi-mo anniversario dell’inaugurazione del Teatro co-

munale Ballarin che, dopo alterne fortune negli ultimi anni del secolo scorso, è tornato ad essere punto di ri-ferimento della cultura cittadina. Per ricordare l’even-to sono presenti due articoli dello storico ricercatore e appassionato di musica classica Giuseppe Schivardi, già autore del libro sulla soprano Caterina Bonafini e di interessanti ricerche sul tenore Domenico Ronconi. Gli articoli sul teatro Ballarin sono corredati da minu-ziose ricerche sugli interpreti che si è ritenuto opportu-no pubblicare per completezza di informazione.

Per il resto l’edizione 2014 del Numero Unico si occu-pa in prevalenza di personaggi lendinaresi del passato prossimo e remoto, del presente e del futuro. Il futuro è rappresentato dai neolaureati, che quest’anno sono particolarmente numerosi, mentre del presente fanno invece parte quei concittadini che si sono affermati in

ambito professionale e che, in Italia o all’estero, svol-gono ruoli importanti anche se poco appariscenti. Le nostre frazioni, ricche di storia, compaiono sul Nume-ro Unico 2014 con un articolo sul castello del Gaybo e una foto storica di Saguedo. Si è dato spazio anche all’attualità, con la presentazione della nuova Giun-ta comunale emersa dalle elezioni amministrative del maggio di quest'anno e con un articolo sul fenomeno dell'aggregazione tramite social network che a Len-dinara ha avuto particolare rilevanza. Sono riportate inoltre brevi notizie, aneddoti e curiosità che fanno parte della storia della città.

Si ringraziano per la collaborazione gli autori degli ar-ticoli, Paolo Siro Rossi per la copertina, Alvise Bassi e Davide Resnati per la disponibilità a fornire immagini inedite e tutti gli inserzionisti che, come ogni anno, rendono possibile questa pubblicazione.

Il saluto del Presidente della Pro LocoAlda Marchetto

Qualche parola di presentazione Ennio Bellucco, curatore del Numero Unico

Vi invitiamo a visitare il nuovo sito della Pro Loco di Lendinara www.prolocolendinara.it dove potrete tro-vare tante informazioni utili e culturali.Un consiglio: iscrivetevi alla NewsLetter per rimanere aggiornati per tempo in merito agli eventi proposti e per le comunicazioni che dovremo diffondere. Specialmente gli iscritti alla Pro Loco sono invitati ad usare questo strumento anche al fine di contenere i costi relativi agli invii postali.

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settembre lendinarese

Duecento anni fa si inaugurava il Teatro di Lendinara Giuseppe Schivardi

E rano alcuni anni che un illuminato gruppo di Dilettanti Filarmonici lendinaresi sognava di

arricchire il prestigio della vita culturale della città con la realizzazione di un Teatro stabile. I signori Giovanni Bertazzi e Girolamo Ballarin presero l’ini-ziativa di acquistare un vecchio edificio destinato a deposito di vettovaglie ed affidarono il progetto del nuovo adattamento all’architetto Antonio Foschi-ni, che già aveva realizzato l’armonioso e funzionale teatro di Ferrara. Fra il 1813 e il 1814, per mano di valenti artigiani del luogo diretti dal capomastro Paolo Fava, prese corpo la sala a ferro di cavallo del nuovo teatro in eleganti forme neoclassiche mentre la decorazione con figure e simboli allegorici fu rea-lizzata dal bolognese Giuseppe Tadolini. Per lo spet-tacolo inaugurale già per tempo gli organizzatori, desiderosi di fare bella figura e nel contempo spinti dall’orgoglio cittadino, avevano preso contatto con il concittadino Sig. Professore Domenico Ronconi, celebre virtuoso di Canto, perché ornasse con la sua presenza quell’importante evento artistico: la sua città natale ne avrebbe avuto lustro e nel contempo avrebbe reso uno specialissimo omaggio ad un suo figlio di cui era fiera. Ronconi lasciò intendere di acconsentire a quel cortese invito, ma una serie di non previste combinazioni non gli consentirono di essere presente a Lendinara. Fu composto un gruppo di validi artisti del canto, che si sarebbero prodotti in un’opera che da anni riscuoteva continui successi in tutta Italia: L’Amor marinaro ossia il Corsaro di Joseph Weigl, un dramma giocoso in due atti che era andato in scena per la prima volta al Burgtheater di Vienna nel 1797. Un compagnia di danzatori con una coppia di solisti di chiara fama avrebbe eseguito

il balletto Il bosco incantato.L’avviso dell’inaugurazione fu diffuso in città dai

manifesti stampati da Emiliano Michelini, un tren-tino di Mori che dal 1802 era divenuto il gestore della tipografia di Lendinara:

Dopo una serie di prove meticolose, finalmente giunse il giorno dell’inaugurazione. Quasi a propi-

NeL NuoVo TeATro DI LeNDINArASabato 3 settembre 1814 si rappresenterà

il dramma giocoso in due atti

L’Amor mArinAro ossiA iL CorsAro

Parole del Sig. Giovanni De Gamerra Musica del celebre Sig. Maestro Giuseppe Weigl

Personaggi ed InterpretiIl capitano Libeccio, Sig. Carlo Poggialipadre di Dorimante Sig. Giuseppe Fusconi Claretta, cantatrice Sig.ra Carlotta MarchesiMerlino N. N.Lucilla, sotto il nomedi Pierotto Sig.ra Anna Essi Cisolfaut, maestrodi cappella Sig. Carlo Angrisani Il Conte Quaglia Sig. Ranieri Remorini Pasquale, servitoredel capitano N. N.Maestro del coro Sig. Giuseppe CappelliniDirettore d’orchestra Sig. Giulio Tamburini

BalloIl bosco Incantato

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ziare un felice augurio alla nuova istituzione, proprio nel momento dell’apertura si destò un temporale, con tempesta, pioggia e vento. Gli spettatori si af-frettarono ad entrare nell’elegante atrio ornato da dodici colonne di marmo bianco per poi affluire in platea e negli eleganti palchetti adorni di festoni di seta celeste con frangia bianca all’intorno. I palchi erano cinquanta (sedici nel primo, diciassette nel secondo ed altrettanti nel terzo ordine) e poiché il numero non riusciva a soddisfare tutte le richieste pervenute dalle famiglie, per evitare malumori, ge-losie ed invidie si era provveduto all’assegnazione mediante sorteggio. Per l’occasione il teatro era illu-minato a giorno, con l’accensione di tutte le candele che fra un palco e l’altro erano sostenute da bracciali di lucidissimo cristallo, consentendo così di ammi-rare l’ornamentazione pittorica della sala, ricca di allegorie mitologiche e l’affresco del soffitto con la quadriga di Apollo in corsa sopra le nubi del cielo. In attesa dell’alzarsi del sipario l’elegante pubblico

si compiaceva nello scambio di sorridenti cenni di saluto da un palchetto all’altro e fra la platea, con attenti studi, giudizi e ammirazioni per le toilettes delle signore. C’era chi si leggeva il libretto per ap-prendere la trama dell’opera; con cavalleresca cor-tesia i signori la illustravano alla dame: si parlava di un rude capitano di mare dedito all’arrembaggio di bastimenti, che aspirava alla promozione sociale mediante un ricco matrimonio per il proprio figlio scioperato, il quale si faceva irretire da una cantante, che si millantava contessa; c’era inoltre una brava ragazza che, in abiti maschili, era alla ricerca dell’a-

mante che l’aveva abbandonata, ma che riusciva a ritrovare, e dal quale si faceva finalmente sposare, tra un maestro di musica un po’ sordo e un vero conte balbuziente un po’ ton-to: l’intreccio alla fine si scioglieva nell’immancabile “e vissero tutti fe-lici e contenti”.Una volta occupati dagli spettatori

tutti i posti disponibili, fu alzato il sipario e con la scena di “un inter-no di salotto della casa di Capitan Libeccio in cui si sta giocando a car-te” non solo si ebbe il tanto atteso inizio di una felice serata, ma mosse i primi passi anche un’attività che, attraverso le vicende di due secoli, avebbe segnato la vita sociale e cul-turale di Lendinara.

Gli artefici dello spettacoloCarlotta Marchesi riscosse quella sera un successo per-

sonale e il suo canto fu giudicato “raro” e paragonato al cinguettio degli uc-celli. Era figlia del cantante basso buf-fo Francesco, aveva debuttato molto giovane come so-prano nel 1812 a Perugia, città in cui compariva anche l’anno seguente al teatro del Pavone come prima donna, fra l’altro anche in L’amor marinaro di

Weigl. Nello stesso 1813 era a Firenze, Teatro di Via del Cocomero, come Adelaide in Comingio pittore di Fioravan-ti, e a Livorno, sia al Teatro Carlo Lodovico che a quello degli Avvalorati. Nella primavera del ‘14 cantava al Teatro del Corso di Bologna e nel settembre inaugurava il teatro di Lendinara. Il 26 dicembre al Teatro Valle di Roma apriva la stagione di carnevale come prima donna in Amore assot-tiglia l’ingegno di Pietro Carlo Guglielmi, e in gennaio era Isabella ne L’italiana in Algeri di Rossini (ribattezzata dalla censura pontificia con il titolo Il naufragio felice), lasciando ‘una cara ed indelebile memoria’. Nell’estate si presentava al Teatro Nobile di Udine ancora come Isabella nell’Italiana in Algeri, avendo al fianco, come Lindoro, il tenore Giusep-pe Fusconi, suo partner a Lendinara. Negli anni successivi

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era presente al Teatro San Benedetto di Venezia (Clotilde di Coccia, Vittorina di Farinelli), al Sant’Agostino di Genova, a Lugo in La rosa bianca e la rosa rossa di Mayr, ad Ancona, a Fermo. Dopo un decennio di mancanza di sue notizie, dal 1827 il suo nome ricompariva come insegnante di canto di allieve che si presentavano in teatri marchigiani (Pesaro ed Ascoli) mentre le sue ultime esibizioni come cantante si registrano nel 1828 a Siena (Teatro dei Rinnovati), ad An-cona, a Pisa, a Città di Castello. Oltre a quelli citati, altri autori da lei frequentati sono stati Paër, Guglielmi, Mayr, Pavesi, Persiani, Puccitta e Rossini (oltre a L’italiana in Al-geri, ebbe in repertorio anche L’inganno felice). Negli anni ’40 abitava a Roma esercitando la professione di maestra di canto e applicandosi alla colta passione di comporre versi poetici.

Giuseppe Fusconi (o Fosconi), tenore ravennate, era in carriera da un paio d’anni quando fu chiamato a Len-dinara. Nell’aprile del 1812 si presentava a Verona in La principessa per ripiego di Morlacchi, cogliendo calorosi ap-plausi di incoraggiamento. Passava poi al Teatro Riccardi di Bergamo nel 1813. Nel 1815 era al Teatro San Moisè di Venezia e la stampa annotava che “non mancava di buo-ne qualità e prometteva progressi”. Continuava l’attività in teatri di buon livello come il Marsigli-Rossi di Bologna (1816) giungendo in breve al San Benedetto e al San Luca di Venezia (1818). Era poi a Milano (Teatro Re) e quindi

a Roma nel 1821 ove al Teatro Valle era il primo interpre-te assoluto di Corradino in Matilde di Shabran di Rossini, che avrebbe poi cantato ripetutamente. Ai numerosi teatri italiani nelle principali città del Nord affiancava teatri stra-nieri come quelli di Corfù (1824) e di Siviglia (1828). Fra i tanti personaggi che portò sulle scene ne emergono alcuni di Rossini come Don Ramiro nella Cenerentola, Almaviva in Barbiere di Siviglia, Lindoro nell’Italiana, Giacomo V dal-la Donna del lago, Giannetto de La gazza ladra, Rodrigo in Otello. A fianco di autori come Giuseppe Mosca, Farinelli, Vaccaj, Azzalli, Pacini nel suo repertorio non mancavano Mozart (Ottavio nel Don Giovanni) e Meyerbeer (Duca di Lavarenne in Margherita d’Anjou). Nel 1830 cantava alla Pergola di Firenze.

ranieri remorini (1783-1827), bolognese, celebre basso o ‘buffo nobile’, versato in ruoli sia buffi che seri. Debuttò nel 1806 e percorse una intensa e brillante carriera in nu-merosi grandi teatri italiani, dal nord fino a Napoli, oltre che in ripetute stagioni a Lisbona, Barcellona, Londra. Fre-quentò autori come Mayr, Coccia, Pacini, Vaccai, Farinelli, Soliva, Paër, Gyrowetz, Cimarosa, Pavesi, Trento, Stuntz, Mercadante. Fu un belcantista di cui Rossini si avvalse per la creazione del personaggio di Giorgio in Torvaldo e Dor-liska (Teatro Valle di Roma, carnevale 1815-16), cogliendo la sua capacità di produrre sillabazioni velocissime e passi di canto fiorito, mentre per il primo Faraone in Mosè in Egit-to (San Carlo di Napoli, 1818) valorizzò le caratteristiche della sua voce di basso cantante dal colorito chiaro, umano, appassionato e drammatico. Stendhal rilevava in Remorini una voce molto flessibile, molto elaborata, che però giudi-cava ‘un bello strumento sempre uguale a se stesso e quasi senz’anima’ (Rome Naples et Florence). Del pesarese, Re-morini ebbe in repertorio anche L’inganno felice (Batone), L’italiana in Algeri (Mustafà), La gazza ladra (Fernando), Il turco in Italia (Selim). Nelle stagioni londinesi del 1824 e 1825 (in cui fu anche Guglielmo in Così fan tutte di Mo-zart) la critica osservò che ‘la sua voce era di potenza non comune, ma piuttosto dura, di estensione limitata, ma ricca di flessibilità e capace di passaggi facili e precisi’ (Times). Sofferente di ‘mal di petto’, lasciò Barcellona per ritorna-re a Bologna ove morì il 28 dicembre 1827. Era membro dell’Accademia Filarmonica della sua città. Il figlio Giusep-pe seguì le sue orme come buffo cantante.

Carlo Angrisani, originario di Reggio Emilia, nel 1814 aveva già cinquantaquattro anni. Il suo registro vocale era di basso buffo o basso caricato e il suo nome compariva già dal decennio 1780 in teatri dell’alta Italia (Cremona, Parma, Pavia, Bologna, Ferrara, Monza, Milano, Verona, Trieste) in opere di Bianchi, Paisiello, Cimarosa, Gugliel-mi. Assieme al fratello Felice, parimenti basso e di lui più giovane, nel 1794 entrava nella compagnia dell’Opera Italiana di Vienna (Burgtheater) esibendosi con succes-so in un repertorio che spaziava da Salieri a Portogallo a Guglielmi a Cimarosa (Conte Robinson ne Il matrimonio segreto). Ricompariva in Italia verso il 1803 e si esibiva in

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di Erio Magon

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teatri di primo rango come l’Eretenio di Vicenza, il Corso di Bologna, il Filarmonico di Verona, approdando anche alla Scala di Milano. Fu anche compositore di musiche a più voci e potè fregiarsi del titolo di “Accademico Maestro Filarmonico di Bologna”. Per molti anni comparve in tea-tri di città medio-grandi, spingendosi fino a Firenze (per la prima volta nel 1805) e a Roma (1810). Il suo repertorio, molto vasto, era essenzialmente di genere buffo. Il perso-naggio di ‘Cisolfaut’ (combinazione del nome delle note musicali) ne L’amor marinaro di Weigl, che in quel settem-bre 1814 portava a Lendinara, era da anni un suo cavallo di battaglia, avendolo interpretato nel 1803 alla Scala di Milano, nel 1805 a Bologna (Teatro del Corso), nel ‘6 a Ferrara e Forlì, nell’8 al Regio Teatro di Mantova, nel ‘10 alla Pergola di Firenze e agli Avvalorati di Livorno, nel 13 a Lucca e ancora a Livorno. E l’anno successivo, in carneva-le, lo avrebbe proposto anche a Modena. Era un artista con una consumata padronanza del mestiere: voce notevole per rotondità, gravità e sonorità delle note, anche se ultima-mente si percepivano i disagi dell’età, che le sue grandi doti di attore facevano passare in secondo piano. Spesso però indulgeva ad atteggiamenti buffoneschi e grossolani. Cantò ancora per pochi anni (1815 al San Moisè di Venezia per carnevale, ad Este in autunno, 1816 a Reggio) e cessava di vivere a Bologna il 24 maggio 1818. Non è infrequente che la vicenda artistica di Carlo Angrisani venga confusa con quella del fratello Felice, che spesso gli fu a fianco nei teatri viennesi ed italiani. Dal 1810 al 1816 Felice fu una voce primaria, e molto apprezzata, del Théâtre Italien di Parigi, passando poi a Londra e quindi a New York.

Carlo Poggiali, tutta italiana fu la carriera di questo basso, specialista nel genere buffo, ma che si concedeva puntate anche nel serio. A Livorno nell’autunno del 1813 si regi-stra una delle sue prime interpretazioni in ‘Capitano Libec-cio’ ne L’amor marinaro di Weigl, che l’anno dopo avrebbe cantato a Lendinara. Dopo alcuni centri minori (Este nel 1815, Cividale del Friuli nel 1816) frequentava nel 1817 Mantova (Il turco in Italia) e Venezia (Teatro San Moisè:

Basilio nel Barbiere di Siviglia e Alidoro in Cenerentola di Rossini). Nel 1819 era a Lucca e dal 1821 iniziava una plu-riennale presenza alla Scala di Milano, ove rimase fino al 1827, spaziando in un repertorio vastissimo che compren-deva opere di Rossini, Mercadante, Stuntz, Giuseppe Mo-sca, Weigl, Coccia, Donizetti (prima assoluta di Chiara e Serafina), Rastrelli, Generali, Pacini ecc. Successivamente si esibì in città con teatri importanti come Trieste, Treviso, Vicenza, Piacenza, intercalando presenze in centri minori come Saluzzo, Chiavari, ancora Lendinara nel 1835, San Pier d’Arena. La sua efficace recitazione, non esente da una certa trivialità, riscuoteva grandi successi. Continuò a can-tare, con un certo affaticamento, fino alla fine degli anni ’30, dedicandosi negli ultimi tempi all’attività di impresario teatrale. La sua morte è registrata a Milano nel 1845.

Anna essi, di lei non si sa molto. Dotata di una voce mezzosopranile, era in carriera dal 1811, allorchè al Teatro Nuovo di Brescia fu Clitennestra nel Il sagrifizio di Ifigenia di Mayr. L’anno successivo era a Pisa (in La capricciosa pentita di Fioravanti) e poi a Bergamo in opere di Mayr. Dopo le recite a Lendinara, nell’autunno del 1814 si esibiva al Te-atro Nuovo di Padova come Isaura nel Tancredi di Rossini. Dopo di allora se ne perdono le tracce. Compariva anche con il nome di Anna Essi Tosi.

Giulio Tamburini, di Guastalla, direttore d’orchestra. Era da qualche tempo maestro di violino in Lendinara, ove una “società di contribuenti” con spiccato atteggiamento filan-tropico lo stipendiava perché curasse l’istruzione di allievi e dirigesse l’orchestra che accompagnava le funzioni reli-giose. L’organico orchestrale lendinarese era costituito da 8 violini, 2 viole, un violoncello, 2 contrabbassi, 2 flauti, un oboe, 2 clarini, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe e un trombone, ed era disimpegnato da suonatori tutti del luogo, che per le rappresentazioni in teatro venivano integrati da alcuni professori chiamati da fuori. Il maestro Tamburini rimase a Lendinara fino al 1821, dopo di che le sue mansioni furono ricoperte da Giuseppe Cappellini.

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Giuseppe Cappellini, era nato a Lendinara nel 1797 e con grande passione si era fatto animatore della vita culturale della città. Per l’evento dell’inaugurazione del Teatro nel 1814 compare nella locandina come maestro del coro, che in parte era costituito da dilettanti locali da lui istruiti ma il giovane Cappellini (che aveva solo 17 anni) sosteneva anche l’incarico di maestro al cembalo e di preparatore dei cantanti. Il suo impegno per coltivare e diffondere la cultu-ra musicale fu molto vasto: dal 1818 si prestò gratuitamente ad occupare il posto di maestro di cappella nel duomo di Santa Sofia, suonando l’organo, istruendo la corale e facen-do parte, come primo violino, dell’orchestra di dilettanti che accompagnava le funzioni religiose e che, rinforzata da alcuni “professori” forestieri, costituiva l’orchestra del Tea-tro durante l’annuale stagione d’opera. Qualche anno dopo (nel 1835) l’orchestra del teatro da lui condotta coglieva gli apprezzamenti anche di un critico di non facile appaga-mento come Luigi Prividali.

Si occupava con passione anche dell’istruzione musicale dei giovani. Come musicista compositore, per il teatro di Lendinara scrisse nel 1820 l’opera La dama a servire (su li-bretto del fratello Giacomo), ma il suo impegno principale si rivolse soprattutto alla musica da chiesa. Con un gruppo cospicuo di proprie musiche sacre partecipò ad un concor-so per essere ammesso all’Accademia di Santa Cecilia in Roma.

Giuseppa e Antonio Cortesi, nel ballo Il bosco incantato ricoprivano le parti di Eurilla e di Alceo e furono giudicati ‘coppia perfetta… dalle movenze agili e forti’. Questi due ballerini di origine pavese, sorella e fratello, figli d’arte, in quell’epoca 34 anni lei e 18 lui, costituivano coppia stabile in tournée per l’Italia settentrionale da quando Antonio era solo dodicenne. Giuseppa e Antonio si erano esibiti come primi ballerini alla Canobbiana di Milano (1811-12), per un anno intero fino al 1813 al Teatro di San Moisè di Ve-nezia, ove Giuseppa era stata molto apprezzata per essere ‘animata nell’azione, leggera nella danza ed al contempo di

gran forza’, mentre con il fratello Antonio costituiva una coppia che entusiasmava il pubblico ‘per la leggiadria, l’a plomb, la precisione e la finitissima scuola’. Successivamen-te i due fratelli si presentarono a Padova (Teatro Obizzi), quindi anche a Lendinara (1814) e poi più volte a Trieste, ancora a Padova, ripetutamente al Filarmonico di Verona, a Bologna, a Reggio, a Firenze. Nel 1822 Antonio fu ingag-giato a Lisbona, ove, infortunato per la rottura del tendine di Achille, si dedicò in modo esclusivo all’invenzione core-ografica, producendo nuovi balli improntati alla danza d’a-zione pantomimico-realistica (balli storici). Al ritorno in Italia presentò le sue coreografie in primari teatri (Torino, La Fenice di Venezia, Comunale di Bologna, Scala di Mi-lano, Pergola di Firenze), in cui spesso danzava la moglie, Giuseppina Angiolini, sposata nel 1825. La sorella Giusep-pa continuò l’attività danzante fino al 1830 divenendo poi maestra di ballo (alla Fenice di Venezia), più tardi imitata in questo dalla cognata. Antonio compose numerosi nuovi balli, che ebbero alterni successi, fino al 1859 e morì nel 1879.

Sono state consultate le seguenti pubblicazioni conservate nella biblioteca di Lendinara:Francesco Nobili Descrizione del nuovo teatro di Lendinara. Tipografia Michelini, Lendinara 1814.Pietro Perolari Malmignati Intorno alla edificazione del nuovo teatro di Lendinara e allo spettacolo ivi eseguito nella prima sera dell’apertura. Tipografia Michelini, Lendinara 1814.

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Nella “Descrizione del Nuovo Teatro di Lendinara” dell’avvocato Francesco Nobili (1814) viene

precisato che i lavori di costruzione del teatro ven-nero iniziati nel 1813, furono sospesi per vari mesi ‘a causa della guerra’, furono ripresi nella primavera del 1814, per essere terminati nell’agosto dello stesso anno. Se si considera che fu il 9 novembre del 1812 che Girolamo Ballarin e Giovanni Maria Bertazzi acquistarono il vecchio edificio del ‘Granarazzo’ per trasformarlo in una elegante sala teatrale su disegno dell’architetto ferrarese Antonio Foschini, quella data venne ricordata come l’evento ‘storico’ da tra-mandare nella memoria collettiva perché, dopo anni di incertezze, di appassionato civico dibattito, di pre-parazione e di attesa, finalmente si concretavano i voti della parte più illuminata della cittadinanza. Perciò il primo centenario del teatro venne celebra-to nel settembre del 1912. Significato diverso assu-meva il 1814, anno dello spettacolo inaugurale, che segnò l’inizio della piena funzionalità del teatro, che veniva ad assumere il ruolo completo di promozione sociale e culturale della cittadina. Nell’approssimarsi del primo centenario i nostri antenati diedero corso alle celebrazioni, facendo allestire nel settembre del 1912 un’opera di raffinata eleganza come il Werther di Massenet, che ebbe i seguenti interpreti: Anita Conti (Carlotta), Emma Bianchi (Sofia), Vittorio Salbego (Werther), Arminio Ballistini (Albert), Vittorio Pavini (Podestà); Direttore: Ferruccio Cu-sinati Di quell’allestimento lendinarese ci rimane una bella testimonianza fotografica. Quelle rappre-sentazioni ebbero vasta eco non solo nella stampa nazionale, ma pure in Francia, ove Le monde artiste illustré pubblicò ben tre corrispondenze da Lendina-

ra: [13 Avril 1912. 52e Année – N° 15 p. 235] Len-dinara. – Depuis six mois, on s’apprêtait à célebrer le centenaire de notre vieux Théâtre Ballarin. L’auto-rité prefectorale vient d’interdire les fêtes, craignant que le Théâtre séculaire s’écrouyle d’émotion au bru-it des applaudissements du public. [28 Septembre 1912. 52e Année – N° 39 p. 619]

Lendinara. – Première du Werther, de MM. Milliet et Massenet au Théâtre Ballarin. Salle comble. On a joué à bureaux fermés. Succès splendide. Le tenor Salbego a bissé deux morceaux; Mme Conti (Char-lotte), douée d’une très belle voix, a fait une grande impression ainsi que Mlle Bianchi (Sophie). Le ma-estro Cusinati a été l’âme de la soirée, en dirigeant avec dévotion le chef-d’oeuvre de Massenet. Ce fut un grand événement artistique. [5 octobre 1912 A. 52 N° 40] Lendinara - La

dernière soirèe de Werther, de MM. Massenet et Milliet a été une lon-gue suite d’ovations. Le tenor Salbego a été l’object d’une véritable ovation au troisième acte; et, plutot que de répéter une troisième fois les strophes d’Os-sian, il a chanté l’air du rêve de Desgrieux, de Manon. Anita Con-ti, Charlotte parfaite. Cette représentation restera mémorable dans les fastes de notre théâtre.

Il primo centenario del Teatro Ballarin Giuseppe Schivardi

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Gli artisti dello spettacolo: Anita Conti (Verona 1889 – Milano 1975) Debuttò a Lendinara come Carlotta in Werther nel 1912; fu in carriera fino al 1939. Ha lasciato una incisione completa dei Pa-gliacci per la Gramophone Records. Arminio Balli-stini. (Legnago) Studiò da baritono a Padova con il maestro vicentino Giacomo Orefice ed a Milano con Giuseppe Mandolini. Debuttò nel 1909 al teatro Dauno di Foggia in Lucia di Lammermoor. Interruppe la carriera durante la guerra per rientrare alle scene come tenore senza ottenere successo. Incise dischi per la Odeon. Vittorio Salbego, nel 1915 creò il per-sonaggio di Neipperg nella nuova opera di Umberto Giordano “Madame Sans-Gene”. La sua carriera si svolse fra il 1905 e il 1930. Incise parecchio per la

Favorite Records. Dopo il ritiro divenne un apprez-zato impresario. Vittorio Pavini, baritono veronese. Ferruccio Cusinati (Verona 1872) direttore. Dopo essersi diplomato al Conservatorio di Milano, appe-na ventenne compose due opere (Tradita! e Medora presentate al Teatro Ristori di Verona), dedicando-si poi alla direzione d’orchestra. Fu direttore della banda cittadina di Verona e professore di canto al Benedetto Marcello di Venezia. Verso gli anni ’10 iniziò ad acquisire grande rinomanza come maestro direttore dei cori. Fu apprezzato maestro di canto ed in tarda età (fine degli anni 1940) a Verona ebbe come allievi, fra gli altri, Nicola Rossi Lemeni, Ro-sanna Carteri e la giovanissima Maria Callas, a lui presentata da Giambattista Meneghini.

Mercurio Scipione nacque a Roma tra il 1540 e il 1550. Dopo il 1568 si recò a Bologna e Padova per studiare medicina. Prese anche gli ordini religiosi e divenne frate predicatore, ma ad un certo punto dovette lasciare la tonaca, che ri-prenderà più tardi, perché a quei tempi i religiosi non potevano praticare la medicina. Fu medico a Padova, e dopo aver lasciato i voti girovagò per l’Italia e l’Euro-pa, esercitando tra l’altro a Mila-

no, nel sud della Francia, a Cento, Peschiera, Lendinara. E fu proprio quando era a Lendinara, nel 1596, che pubblicò a Venezia il suo trat-tato più famoso, La comare o rico-glitrice, destinato a rimanere, sino agli anni venti del Settecento, l’u-nico manuale di ostetricia in vol-gare, con numerose edizioni anche in lingua non italiana.

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Oltre al duecentesi-mo anniversario del

teatro Ballarin, nel 2014 ricorre anche il centena-rio della morte di Luigi Vido, personaggio im-portante della Lendinara di fine 800’, farmacista, studioso, botanico, au-tore di numerosi libri e pubblicazioni, protagoni-sta della vita sociale ed economica lendinarese,

ma non solo. Nacque a Lendinara il 21 luglio 1858, da genitori di origine chioggiotta, e rimase orfano in tenera età per la prematura scomparsa di entrambi i genitori. Alla sua educazione e a quella della sorella provvide uno zio sacerdote che viveva a Lendina-ra. Dopo aver compiuti gli studi ginnasiali inferio-ri e superiori, Luigi passò a Padova dove, nel 1877, conseguì il diploma in farmacia. Era particolarmente versato negli studi della botanica, e in questa mate-ria per qualche anno rimase all'interno della carriera universitaria come assistente. Sono di questo perio-do alcune monografie sui funghi, la più importante delle quali è senza dubbio il “Repertorium mycologiae Venetae” edito nel 1879. Nello stesso anno pubblicò la “Nota sulla colorazione dei fiori”, opera che, con la precedente, gli valse la nomina a membro corrispon-dente del collegio insegnante dell'Università di Wa-shington. Dopo la parentesi universitaria, Vido tornò a Lendinara, dove intraprese la carriera di farmacista, prima come dipendente e poi come proprietario della Farmacia San Giuseppe. Ma non cessò la sua attività di studioso e diede alle stampe numerose pubblica-zioni. Di particolare importanza fu quella sul Luppo-lo, fatta nel 1885, come invito a ripiegare sulla birra in conseguenza di una grave infezione di oidio che mandò in grave crisi la coltivazione delle viti, e il conseguente innalzamento alle stelle del prezzo del vino. Francesco Zuccolini sposò subito l'iniziativa e fece sorgere in area Granzette la prima fabbrica di birra polesana. Quattro anni dopo Vido fu chiamato dal Comizio Agrario di Bologna per realizzare anche lì una fabbrica di birra. Anche durante la sua attività come segretario del Comizio Agrario di Lendinara, scrisse alcune monografie di carattere botanico prati-che. Egli passò al ricordo dei posteri anche perché fu un vero 'speziale', era famoso il suo 'sciroppo di chi-na ferruginoso' ottenuto con un particolare processo

di detannizzazione della china, preparazione che fu premiata più volte con medaglie e diplomi. Pure fa-mosa era la produzione del mandorlato, che il Vido distribuiva alla clientela e agli amici come omaggio, e che più tardi sarà oggetto di un famoso manifesto pubblicitario ad opera del pittore futurista Depero. Vido fu il primo presidente dell'ordine dei farmacisti di Rovigo e ricoprì tale carica fino alla morte avve-nuta il 21 novembre 1914. Persona molto colta e di ampi interessi, fu anche un appassionato sportivo e fu fautore e fondatore della Società Velocipedistica Lendinarese, partecipando personalmente come at-leta alle corse ciclistiche di cui era appassionato, una vera novità per quei tempi.

Opere principali: Repertorium mycologiae Venetae, Padova 1897. Note sulla colorazione dei fiori, Napoli 1879 (Il Farmacista Italiano). La benzina, Lendinara, Buffetti, 1884. Il luppolo, Lendinara, Buffetti, 1885. Agrimonia, Salicaria e il Lytrum Salicaria, Napoli 1885. Il velocifrago, Napoli, (Il Farmacista Italiano). Il cre-scione comune o nasturzio acquatico, Orosi, 1882. Il Clausthrus cancellatus, Lendinara 1887. La benzina e alcuni suoi derivati (nitro, benzina, anilina, ac.fenico), Napoli 1882 (Il Farmacista Italiano). Sulla colorazio-ne dei fiori freschi per iniezioni, Napoli, 1879 (Il Farma-cista Italiano).

FontiPrime note per un dizionario bio-bibliografico dei farmacisti veneti che si distinsero nelle scienze, let-tere arti e nella politica, Maggioni, Padova, 1969.

Lettera della nipote Maria Luisa Vido.

Luigi Vido, farmacista e botanico Ennio Bellucco

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È passato tanto tempo ormai,

ma è ancora vivi-da nella memoria l’immagine di un giovanissimo Paolo Ballarin alle prese con la Sonata in Si bemolle minore di Chopin, nell’ampia chiazza di luce del grande abat-jour sul palco del salone di Palazzo Venezze. Un’immagine che

oggi, dopo quarant’anni, improvvisamente, assume il paradossale e postumo significato di una sinistra premonizione, sì, perché il terzo movimento di quella Sonata consiste in una desolata marcia fu-nebre. E Paolo l’aveva eseguita in maniera un po’ discontinua e impaziente, esasperando le sonorità e il contrasto dinamico, così che quella marcia ave-va assunto i contorni di una discesa verso l’orrore, mentre la lenta e dolcissima parte centrale negava ogni fuga possibile. Paolo, teso e nervosissimo, non si era reso conto di nulla e tanto meno il pubblico presente in sala, perché poi si trattava del concer-to di diploma, quello che coronava tutto il corso di studi e annullava in una sola definizione fati-che e contraddizioni, gioie e angosce. Al termine, rientrando nella quotidianità e ritrovando amici e compagni di studio, Paolo aveva manifestato la sua insoddisfazione, rilevando difetti e omissioni, come dopo avrebbe sempre fatto. Del resto quella insoddisfazione e quella sensazione di mancare ogni volta il bersaglio, sia pure di un soffio, avevano ac-compagnato tutto il suo inquieto corso di studi e si sarebbero protratte nel tempo fino al giorno in cui avrebbe fatto la scelta definitiva di essere soprattut-to uno straordinario accompagnatore di cantanti e un maestro che avrebbe lasciato il segno.Dopo il diploma, infatti, Paolo era andato altrove

a cercarsi nuovi maestri e perfezionarsi, incontran-do a Salisburgo nientemeno che Carlo Zecchi e a Milano un altro inquieto come Carlo Vidusso gran virtuoso e gran didatta, ma roso anche dalla nevrosi di una perfezione impossibile. La tastiera non oppo-neva più alcuna resistenza alle dita e alla febbre ese-cutiva di Paolo, che però avvertiva che gli mancava ancora e sempre qualcosa. La sua strada l’avrebbe

trovata in maniera un po’ casuale qualche anno dopo, quando era entrato come pianista accompa-gnatore nel Conservatorio di Padova. Aveva poco più di vent’anni e un destino musicale già definito, che avrebbe spartito fra il Conservatorio Venezze e i concerti con alcuni dei maggiori cantanti del tem-po, ma anche il Teatro Sociale. E proprio quel gu-sto di spiegare e andare al fondo delle cose musicali (non solo il pianoforte, dunque) si era tradotto in tante iniziative, in cui aveva coinvolto la sua città natale, Lendinara, in cui avrebbe continuato sem-pre a risiedere. Ecco, allora, i concerti, la creazione di circoli e più ancora la passione dell’ascolto, con certe serate indimenticate nei palazzi lendinaresi ad ascoltare in compagnia degli amici i quartetti di Mozart e di Beethoven, ad analizzare le esecuzioni discografiche dei grandi pianisti del Novecento nel repertorio più importante. E, insomma, musica e sempre musica, perché il suo

destino era quello, né avrebbe potuto mai essere diverso, come sanno bene tutti coloro che l’hanno conosciuto.

un’immagine della giovinezza di Paolo Ballarin Sergio Garbato

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G iuseppina Colleoni nasce a Verona il 5 dicembre 1883 dal conte Galeazzo Colleoni, discendente

da un ramo di una nobile famiglia bergamasca e dalla nobile signora Margherita Antona Traversi. La contessa Giuseppina convola a nozze il 29 apri-

le 1912 a Verona, all’età di 29 anni, con l’ingegner Gastone Marchiori, 39enne discendente di una nota e agiata famiglia dedita prevalente-mente al commercio. L’amore era sbocciato in seguito a un incon-tro casuale tra le due famiglie. Il 3 marzo 1913 arriva l’attesa nascita del figlio Giuseppe Galeazzo Maria, in famiglia amabilmente chiamato “Bepin”. Ma dal 1918 si diffonde ovunque la “spagnola”, la terribile pandemia influenzale che fino al 1920 colpì in tutto il mondo oltre un miliardo di persone e fu causa di morte per oltre 20 milioni. Questo pericolosissimo virus colpisce an-che il piccolo Galeazzo Giuseppe che in pochi giorni soccombe, inesorabilmente, spe-gnendosi il 13 settembre del 1918. La grave e inevi-tabile tragedia si abbatte spietatamente sulla famiglia con un dolore immenso che segnerà per sempre l’esi-stenza della contessa e del marito. Persona molto religiosa, la contessa Colleoni cerca

nella devozione personale quella consolazione della fede che può aiutarla a superare il dolore per la per-dita del figlio.È iscritta al Terz’Ordine Francescano, fa parte del-

le dame di San Vincenzo e di numerose associazioni cattoliche ed è anche presidente dell’Azione Cattoli-

ca femminile della Parrocchia di Santa Sofia.Il 26 ottobre 1935 perde improvvisamente anche il

marito Gastone, di soli 62 anni, a causa di un inci-dente automobilistico. La grave e improvvisa disgra-zia si aggiunge a quella per la perdita del figlio e lascia la contessa Giuseppina sola nella sofferenza che sop-porterà con rara forza, vivendo della memoria degli

estinti amatissimi e dedicando la sua vita al sostegno dei bimbi poveri e disagiati.Già nel 1939 la contessa dimostra

la sua premurosa sensibilità verso il mondo infantile, creando a sue spese un asilo infantile a Cavazzana di Lu-sia, intitolandolo al marito Gastone e mettendo a disposizione gran parte del suo patrimonio esistente nel Co-mune di Lusia.L’asilo viene costruito su un ter-

reno di sua proprietà in prossimità dell’abitato di Cavazzana tra il 1938 e il 1939 su progetto dell’ingegner

Arturo Baccaglini di Lendinara, e viene inaugurato il 23 ottobre 1939 iniziando ufficialmente l’accoglienza dei piccoli ospiti a partire dal mese di marzo del 1941. Lo Statuto mette in evidenza la generosità della con-tessa che, oltre alla nuova struttura destinata a sede, si impegna a garantire ai bambini, attraverso un note-vole patrimonio immobiliare, un perenne sostegno fi-nalizzato alla loro “educazione fisica, morale ed intel-lettuale”. Seguendo le precise disposizioni statutarie, l’asilo funziona ininterrottamente, tranne una breve parentesi durante l’occupazione tedesca, fino ai nostri giorni. Oltre alla scuola materna, che oggi accoglie

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quotidianamente una trentina di bambini, l’ente or-ganizza anche un importante e molto richiesto dopo-scuola per altrettanti alunni della scuola elementare. Per quanto riguarda l’Orfanotrofio di Lendinara, oc-

corre risalire all’anno 1946 per trovare traccia forma-le della volontà della contessa Giuseppina Colleoni di “promuovere la fondazione in Lendinara di un ente di beneficenza avente lo scopo di raccogliere bambini orfani o comunque bisognosi di aiuto, provvedendo al loro sostentamento e alla loro educazione fino al dodicesimo anno di età”. E prosegue: “ … nel 1942, non essendo riuscita, per deficienza di abitazioni, a trovare una casa conveniente per l’Opera, cominciò a ricoverare un piccolo numero di bimbi presso le Suore Salesiane nell’Istituto Immacolata, generosa-mente ospitale, ed ebbe così inizio l’istituzione be-nefica” Pia Opera Giuseppe Galeazzo Marchiori che poi avrà sede in una villa donata dai coniugi Biagio Andrei ed Ermida Munerato.La forte personalità del nuovo parroco monsignor

Ennio Giusberti ha sicuramente stimolato la già viva propensione della contessa Colleoni a curarsi dei gio-vani, mettendole a disposizione alcuni locali parroc-chiali in uso all’Istituto Immacolata. Questa genero-sa accoglienza sfocerà poi negli anni in un rapporto sempre più stretto con la parrocchia e le Suore Sale-siane; a queste lo statuto affiderà la direzione dell'en-te e al parroco la stabile vicepresidenza.Come avvenuto per l’Asilo Infantile Gastone Mar-

chiori di Cavazzana, anche per Lendinara la contessa Colleoni, fondando la “Pia Opera Giuseppe Gale-azzo Marchiori” si impegna a garantire ai bambini, attraverso un notevole patrimonio immobiliare, un perenne sostegno finalizzato alla loro “educazione fi-sica, morale ed intellettuale secondo i principi della religione cattolica”.

Nel 1949 la Fondazione riceve il riconoscimen-to della personalità giuridica e il 25 marzo 1950 il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi decreta l’erezione in Ente morale della Pia Opera Giuseppe Galeazzo Marchiori e approva lo Statuto organico, datato 10 dicembre 1948. I bambini accolti, nutriti ed educati in quel periodo oscillano tra i 35 e i 40, seguiti costantemente da quattro suore salesiane.Nel 1988, oltre al “Centro di pronta accoglienza”

con una decina di bambini ospiti nell’intera giorna-ta, funziona anche un “Centro di accoglienza e assi-stenza diurna” compreso il doposcuola pomeridiano, organizzato cogliendo le istanze delle mutate situa-zioni sociali.Attualmente, a distanza di oltre sessant’anni, la Pia

Opera “Giuseppe Galeazzo Marchiori” è ancora viva ed è una comunità educativa scolastica pienamente funzionante.La ammirabile esistenza della contessa Colleoni

si conclude presso la sua casa di Verona il 7 aprile 1972. Viene sepolta il giorno successivo nel cimitero di Lendinara, dove giace accanto al figlio Giuseppe Galeazzo e al marito Gastone.

Sede dell'Opera Pia G.G. Marchiori in via del Santuario a Lendinara

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Andrea BallarinLaurea Magistrale in Traduzione specialistica e Interpretazione di conferenza (tedesco e russo), presso la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori, Università degli Studi di Trieste

Annika BianchiUniversità di Padova, Laurea Magistrale in “Scienze Umane e Pe-dagogiche” Voto: 110 e lode. “Ho portato avanti il mio percorso con convinzione e le soddisfazioni sono sempre arrivate. Ma è adesso, avvici-nandomi al mondo del lavoro, che voglio impegnarmi maggiormente per ciò in cui credo: l’educazione dei grandi di un domani.”

Laura BulettoUniversità di Ferrara.Laurea in Economia, Mercati e Management

Melissa BevilacquaUniversità di Ferrara Laurea magistrale in giurisprudenza con 110/110."Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei proprisogni" (Eleanor Roosvelt)

Valentina BarbettaLaurea Triennale in Economia e Management delle imprese di servizi presso l’Università degli Studi di Verona in data 22 novembre 2012.“La laurea non è un traguardo ma un trampolino di lancio per cercare di realizzare i propri sogni. Io spero in una carriera piena di lavori appassio-nanti e in grado di gratificare i miei sforzi.”

Cristina Bortolato.Mi sono laureata in Infermieristica il 30 Ottobre 2013.“Fare l’infermiere è una vocazione e un grazie ricevuto da una persona bisognosa ripaga di tutti gli sforzi fatti.”

Lendinara domani ….i nuovi laureati lendinaresi Continuiamo la pubblicazione dei nomi e dei volti di coloro che hanno conseguito il diploma di laurea

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elena FioravantiLaurea in Lettere antiche (Università degli Studi di Padova)“E’ una grande soddisfazione aver raggiunto il primo traguardo ed ho già iniziato i corsi per la laurea specialistica in Lettere classiche e Storia antica. Che cosa farò dopo la laurea? Il bello del mio indirizzo di studi è che non cisono sentieri segnati da seguire, ma occasioni diverse da cogliere!”

elisa GhidoniUniversità degli studi di PadovaScienze dell’Educazione e della Formazione curr. prima infanzia

Gessica GiacomettiLaurea Magistrale in Lingue per la Comunicazione Turistica e Com-merciale 110/110Dopo una breve ma intensa esperienza all’estero, il mio desiderio più gran-de è essere felice e donare questa felicità a chi incontrerò sul mio cammino, affinché la cultura della Speranza e della Gioia siano parte integrante della nostra realtà quotidiana.

Marina FerrariLaurea Magistrale in Economia, Mercati e Management, all’ Univer-sità degli Studi di Ferrara con la votazione di 110 e lode conseguita il 21 marzo 2014.“La laurea è un traguardo voluto che mi rende orgogliosa. Adesso desidero crescere a livello personale e professionale, anche attraverso esperienze all’estero.

Vittorio FerrariLaurea Magistrale in Ingegneria del Veicolo pressol’Università di Modena e Reggio Emilia, facoltà di ingegneria“Enzo Ferrari”

Alberto FasiolUniversità di Ferrara, Corso di laurea specialistica in Odontoiatria e Protesi Dentaria, 110/110 e lodeUn ringraziamento alla mia famiglia, per avermi permesso di intraprendere questo lungo percorso di studi e avermi sempre sostenuto negli anni, e un auspicio di poter svolgere sempre con impegno e passione la professione di Dentista, seguendo le orme iniziate da Nonno Alberto, quasi 60 anni fa.

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Giulia MerloCorso di Laurea “Mediazione Linguistica e Culturale” nell’Università degli Studi di Padova (con voto 100/110)“Dopo la laurea mi aspetto semplicemente nuove e stimolanti sfide, che sappiano spronarmi sempre a migliorare le mie capacità e mi aiutino a rendere gli ostacoli delle occasioni di crescita personale.”

Jennifer MartelloUniversità di Padova, Laurea Triennale in Scienze dell’Educazionee della Formazione, indirizzo “Educatore Sociale e AnimatoreCulturale”.Spero di avere l’occasione di lavorare per potermi creare un futurodi certezze e non solo di speranze.

Letizia MarabeseUniversità di Verona Laurea in Lingue e Culture per il Turismo e il Commercio internazionale. “Credete sempre in voi, anche se tutti vi dicono che non ce la farete(come hanno detto a me). Lasciatevi trasportare, fatevi alienare macredeteci. Io l’ho fatto e tutti voi con me.”

Giulia MenardoUniversità di Padova Laurea in “Scienze dell’educazione e formazio-ne: Educazione della prima infanzia” , voto 110/110.Ora, che ho portato a termine il mio percorso universitario, spero di poter lavorare con i bambini in tenera età e giorno dopo giorno aiutarli nella loro crescita e nel loro sviluppo.

Silvia Lancerottolaureata il 16 dicembre 2013 Titolo: Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e di Comunità, (Università Salesiana Pontificia di Roma)“Io abbozzo voi stenderete i colori” (don Bosco), perché anche nel mio cammino di vita che mi si aprirà da adesso in poi, possa essere colore e luce per quanti incontrerò!

Alessia GirioloUniversità degli studi di Ferrara, Corso di laurea triennalein Economia. Condivido con voi questo aforisma:” la miglior preparazione perdomani, è fare il meglio oggi”.

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Mattia MunegatoUniversità di Padova Laurea in Lettere Antiche.Progetti e aspirazioni? Nel prossimo futuro completerò la mia formazione umanistica, che mi auguro possa, un domani, essere utile per la formazioni di altre persone.

Suor Deborah MoroUniversità di Padova, Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedago-gia e Psicologia applicata Corso di Laurea in Scienze della Formazio-ne Primaria, indirizzo Scuola dell’Infanzia.

Alice PrearoUniversità di Padova, Laurea Magistrale in Psicologia sociale, del lavoro e della comunicazione con votazione 110/110.Auspico per il futuro di lavorare con e per le aziende, poiché credo ferma-mente che lo psicologo del lavoro possa supportare il processo di investi-mento sui singoli lavoratori intesi come persone portatrici di competenze e peculiarità da valorizzare.

emma PregnolatoDopo la Laurea specialistica in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche all’Università degli Studi di Ferrara 110/110 e lode, ho conseguito la Laurea triennale in Infermieristica all’Università di Padova con 110/110 e lodeDopo tutti questi anni di studi spero finalmente di trovare un lavoro attinente alle mie lauree; il desiderio più grande sarebbe quello di poterle sfruttare entrambe!!

Sara rossinMedicina e Chirurgia presso l'Università di Padova con votazione 110/110 e Lode. Il mio motto in questi anni di studio è sempre stato" per aspera ad astra"... ora continuerò ancora a studiare e lavorare per diventare un buon pediatra mantenendo questo entusiasmo.

Irene SalamonAlma Mater Studiorum Università di Bologna Scuola di farmacia, biotecnologie e scienze motorie, Corso di Laurea magistrale in Biolo-gia della Salute.Condivido il pensiero della saggia tartaruga Oogway di Kung Fu Panda: “ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono per questo si chiama presente!”

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Francesco ZambelloUniversità di Padova Laurea in Ingegneria Meccanica.Ora cerco di crescere professionalmente e come uomo al serviziodel mondo e di Lendinara.

Giulia ViaroUniversità degli studi di Ferrara: Laurea triennale in Scienze e Tecnologie della Comunicazione. Proseguirò gli studi per conseguire la Laurea Magistrale in Giornalismo ed Editoria presso l'Università di Verona.

Valentina ViaroUniversità degli studi di Ferrara: Laurea triennale in Economia.Proseguirò gli studi alla Ca' Foscari di Venezia, corso InternationalManagement.

Luca ZappaterraLaurea in Scienze dell’educazione e della formazione: Educazione della Prima Infanzia.Essere educatore al Nido è una sfida che non va assolutamente persa, per-ciò mi auguro di realizzare questo sogno poiché sento che quella è la strada fatta apposta per me, sento che quella è la mia vita!

Francesco ValentiniUniversità di Padova Laurea triennale in diritto dell’economia e governo delle organizzazioni, dipartimento di scienze politiche, giuridiche e studi internazionali.Per le competenze che ho acquisito, vorrei intraprendere la strada dell’assicurazione. Valuto se continuare gli studi per arrivare più prepa-rato al lavoro o fare delle esperienze lavorative analoghe.

Lorenzo TurattiLaurea in Diritto dell’Economia e governo delle Organizzazioni. Università degli Studi di Padova.Mi auguro di riuscire a trovare un lavoro in grado di soddisfare le mie aspettative e soprattutto che sia in grado di tirare fuori il meglio di me stesso.

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Da sempre coltiva la passione della poesia ottenendo consensi e attestazioni di merito in nume-rosissimi Concorsi di Poesia a livello nazionale.Le sue varie raccolte di versi in lingua o in dialetto hanno goduto del compiacimento e della prefazione di importanti scrittori e poeti tra i quali Gian Antonio Cibotto, Angioletta Masiero, Aurora Gardin, Carla Baroni.Non ha mai voluto dare alle stampe le sue composizioni che scrive e custodisce gelosamente per sé.

I siori, ‘na volta …I siori, ‘na volta, i viveva in palazi,           con tanti saloni, con quadri ed arazi,        magari comprà con giri un fià strani,                     e mobili antichi e tapéti persiani.

E dentro a ‘ste case, vantà come dòte,i servi obedienti, de giorno e de note,no’ i ghéa gnanca el tempo de alzare la testa…e i siori i passava i so giorni de festa.

E fora, sui campi, la zènte sudavasavéndo che i siori  anca lì i comandava.Le robe , co’ i ani, le xé un fià cambià:

la vita, par tuti, la xé migliorà,i servi de un tempo i gà casa e anca schèi,ma chi che comanda… i xé sempre quei !

Distanze irraggiungibiliDistanze irraggiungibili nei cielitra stelle sorte e spente nei millenni,nel cosmo silenzioso dove il tempo sconfina nel mistero dell’eterno.

Distanze irraggiungibili nei maricosì profondi e aperti all’orizzontee ricchi di sentieri mai tracciatiche solo il vento in libertà percorre.

Distanze irraggiungibili tra noi,fragili bastimenti alla derivaal crocevia del bene con il malenell’esistenza a volte senza senso.

Tra queste irraggiungibili distanzevaga il pensiero libero dell’uomopulviscolo invisibile, ma vivo,di questo indecifrabile universo.

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settembre lendinarese

Da una memoria del Gennari del 1577 si apprende che la chiesa del-la Madonna del Pilastrello è posta nel borgo di Roverese di questa città. Oggidì (1877 ndr) è chiama-ta Roverese la contrada in conti-nuazione della via Maggiore fino al ponte del cimitero (oggi via Oro-boni ndr). Da queste indicazioni si potrebbe dedurre che la Roverese comprendesse dall’argine sinistro dell’Adigetto fino al lato sinistro dell’attuale stradone conducente alla Madonna (Via Santuario) e che quindi allora non esistessero le due isole di fabbriche divise ora dalla via denominata Rettinella (oggi via J. W. Mario). ….Si chia-

mava Borgo Roverese perché da ritenersi che quel suolo fosse col-tivato a roveri....Ora per edificare le fabbriche delle due isole devono essere necessariamente stati abbat-tuti tutti gli alberi, facendo così un guasto generale; e rimanen-do spoglia una frazione alla parte di ponente si formò la piazza che prese e conserva il nome di Gua-sto (attuale piazza Alberto Mario ndr). La strada che divide le indi-cate isole (attuale via J.W.Mario ndr), si chiamava strada delle Bire. Ricercata l’origine della denomi-nazione, ci si vuol fare credere che in una casa in quella strada abitas-sero alcune donne una delle quali

si chiamava Elvira, nome dal volgo per abbreviatura corrotto in Bira, epperò l’unione di quelle femmine veniva chiamata delle Bire. Estinte quelle donne, passò ad abitare in quella medesima strada una fami-glia di cognome Bortolozzo, ed al nome di Bire fu sostituito quello di strada Bortolozzo. Poi con ragione fu detta via Rettinella perché qui ha origine quello scolo pubblico così chiamato e che girando per la stra-da di via Macchefave arriva all’o-ratorio di san Lazzaro...

(da L’Astronomo Lendinarese, 1877)

NOTIZIE IN BREVE

Borgo Roverese

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settembre lendinarese

Lendinaresi di successoEnnio Bellucco

In queste pagine si vuole mettere in evidenza quei giovani lendinaresi che si sono distinti nella loro professione in Italia e all’estero. Naturalmente quella di quest'edizione non può essere un'elencazione esaustiva, il tema sarà senz’altro ripreso e portato avanti nei prossimi anni con altri giovani e altri ruoli, né si pretende di stilare una sorta di classifica o di mettere sullo stesso piano professioni profondamente diverse. L’elemento che acco-muna questi lendinaresi è l'aver saputo raggiungere traguardi prestigiosi e importanti nelle rispettive professioni. Questi giovani occupano ruoli non molto conosciuti al grande pubblico, e pertanto per il futuro saranno gradite opportune segnalazioni alla Pro Loco, che ne terrà debito conto. In alcuni casi è stato necessario usare termini stranieri molto tecnici non facilmente comprensibili, ma la loro traduzione in italiano non era possibile.

Stefano Bertelli

Stefano Bertelli, classe ’81, lavora da oltre 10 anni nel settore video musicale rea-lizzando ben oltre 700 video musicali per artisti italiani e stranieri. Tra i nomi

Samuel dei Subsonica, Alex Britti, Marlene Kuntz, Arisa e tanti altri. Inizia la sua atti-vità realizzando uno student movie nel 2002 dal titolo The Massacre, on line su you-tube. Questo film gli permette di lavorare con Run Multimedia, produzione di video musicali affermata a livello italiano, con la quale lavora a fianco di Gaetano Morbioli, noto regista del settore, realizzando in pellicola 35mm videoclip per artisti del calibro di Gemelli Diversi, Gigi D'Alessio, Laura Pausini, imparando a girare secondo cano-

ni commerciali. Dal 2005 nasce Seenfilm, la sua casa di produzione con la quale realizza oltre 500 video musicali per band emergenti e non, collaborando con multinazionali come Emi, Warner, Universal, Disney. Vince due volte il Mei, come miglior video in assoluto per Marta Sui Tubi e All About Kane. In programma la realizzazione di un primo lungometraggio in animazione stop motion.

Linda Ferlin

Nata e cresciuta a Lendinara da genitori Lendinaresi, sposata con due figli, dopo la maturità scientifica conseguita al Paleocapa di Rovigo ha proseguito gli studi

laureandosi in Economia Politica alla Bocconi con 110/110. Ha fatto uno stage a Bruxelles presso la Commissione Europea, uno a Milano presso l’American Express Bank e uno presso la Mediolanum. Assunta in pianta stabile dalla Mediolanum ha dato la propria disponibilità a trasferirsi all’ufficio di Dublino. Dopo l’esperienza irlandese Linda ha lavorato a Londra per UBS e in seguito per HSBC, dove tuttora

si trova. Oggi Linda è un CFA charterholder (CFA è acronimo di Chartered finanzial analyst, una figura tipica del mondo della finanza USA, e la qualifica si ottiene dopo aver sostenuto tre esami e almeno 4 anni di esperienza nel settore). Dopo essersi occupata di diversi aspetti legati alla gestione dei portafogli quali la performance, il rischio, l’ottimizzazione dell’asset allocation e la selezione dei gestori, adesso Linda fa parte di un team incaricato di controllare che i diversi portafogli gestiti da HSBC Global Asset Management rispettino i parametri dati dai clienti o dal prospetto, dalle legislazioni vigenti e dalle direttive interne.

Filiale di Lendinara

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25

settembre lendinarese

riccardo Zennaro

Riccardo, lendinarese di 41 anni, nel '98 ha conseguito la laurea in fisica presso l'Università degli Studi di Ferrara e dopo due anni è partito per la Svizzera. Ha

iniziato a lavorare al CERN e in parte con la fondazione italiana TERA, che si occupa di radioterapia contro i tumori utilizzando protoni o ioni carbonio invece di elettroni. Ha lavorato su diversi progetti quali il CNAO a Novara e per il progetto CLIC, un progetto per la fisica delle alte energie.L'esperienza acquisita al CERN gli ha permesso di ottenere nel 2010 un contratto

con il PSI, il più grande centro di ricerca svizzero a Zurigo con circa 1500 dipendenti, occupandosi di ricerca in molti campi, dalle rinnovabili ai nuovi materiali ecc..Al PSI partecipa in quanto esperto di acceleratori lineari di particelle, cuore del progetto SwissFEL, una macchina che dal 2017 permetterà di studiare molti tipi di materiale, reazioni chimiche, nuovi farmaci ecc..Lui stesso racconta che lavorare nella ricerca richiede adattabilità, precarietà fino ad età avanzata e dispo-nibilità a cambiare paese terminato il contratto.

Caterina Piatto

Èdirigente a Parigi presso la LBO France, un fondo francese indipendente, con compiti di marketing e vendita dei fondi a clientela istituzionale: banche,

fondi pensione, compagnie di assicurazione ecc.Diplomata al Conti di Lendinara con 60/60, e laureata in Economia e Commer-

cio alla Bocconi di Milano con 110 e lode, la sua carriera lavorativa si è svolta quasi esclusivamente all'estero; nell'ultimo anno di università si è iscritta al CEMS Master's in International Management, e come periodo di studio e di lavoro all'e-

stero scelse di andare all'Hec di Parigi, la più grande scuola per studi di economia aziendale in Francia. Dopo uno stage alla Cariplo come analista credito, ha lavorato a L’Oreal come internal auditor, poi ha prestato la propria opera per circa sei anni per la BNP Paribas, prima nel team Marketing e poi per una SICAV; infine ha lavorato per la Axa Private Equity per altri sei anni, con il compito di visitare i clienti istituzionali in Europa e in Canada, prima di approdare all'LBO France con la stessa tipologia di attività svolta all'Axa. Per il suo lavoro e per passione ha viaggiato moltissimo e parla correntemente quattro lingue: italiano, inglese, francese e spagnolo.

Simone uliari

Uliari si è laureato in medicina e chirurgia a Ferrara con una tesi basata sul test Conconi. Ha conseguito inoltre la specializzazione in medicina dello sport

sempre a Ferrara con la votazione di 50/50, e un dottorato di ricerca in biochimi-ca. Anche nelle attività lavorative ha ricoperto e ricopre tuttora ruoli prestigiosi, sempre inerenti lo sport e le attività motorie in genere. Numerose anche le pubbli-cazioni scientifiche e progetti di ricerca cui ha collaborato e collabora tuttora. Qui ci interessa sottolineare il rapporto iniziato nel 2011 con la società ciclistica profes-sionista Astana Pro Team, prima come medico di squadra e poi come responsabile

sanitario, grazie alla fiducia dello staff dirigenziale Astana (Giuseppe Martinelli e Alexandre Vinokurov) nella scuola del prof. Conconi di cui Uliari è stato allievo. Tra gli atleti seguiti da Simone ci sono natu-ralmente Nibali, il campione fresco vincitore del Tour de France, Aru, Scarponi, Gasparotto, Iglinskyi, Lutzenkom. In particolare Simone ha avuto l'onore di seguire Vinokurov negli ultimi due anni di carriera, quando il kazako ha conseguito il titolo olimpico a Londra nel 2012.

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Pro Loco LendinaraGusto Polesine

venerdì 5ore 17,30 - CHIESA S. ANNA"PERCORSi" mostra personale del pittore Lauro Garbo

ore 18,00 - sala consiliareInaugurazione fierae presentazione numero unicoa seguire sfilata di majorettes - S.G. Boscodi Castagnaro, Banda città di Lendinara e gruppo musici e sbandieratori di Saletto

ore 19,00 - zona luna parkInaugurazione mercante in fiera

dalle Ore 21,00 - piazza risorgimentoesibizione di zumbA palestra Olimpic Club “the pretty minds” e “bad babies”in concerto

da sabato 6 A LuNEDì 8DALLE ore 14,00 – zONA EX PESCHERIA"Gusto in Tour a Lendinara", mostra mercato con NSV Organizzazioni Eventi

SAbATO 6 ore 17,30 – galleria d'arte signorinicarceri Mostra di Incisioni di DARIO DELPIN

ore 21,00 – PIAzzA RISORGImENTOSaggio Scuola di Danza“Musical Fantasy”, “Extraterrestre”“Sagra della Primavera” Allievi della Scuola di Danza di Lendinara Centro Studi Professionali per la Danza di Simonetta Rovere

ore 21,00 – PIzzeria piperSaggio Scuola di musicaRockMusicAccademy

DOmENICA 7 DALLE ORE 07,00 – centro storico

mERCATINO DELL'HObbISmO E ANTIQuARIATO a cura di Pro Loco Lendinara e Gusto Italiano

ORE 09,00 – centro storico

"piazzetta dei motori" mostra statica di vespe ed esposizionedi concessionarie di auto nuove

ORE 12,00 e 19,30 – zona luna park

"Gusto polesine" stand delle Pro Loco

ORE 15,30 – PIAzzA RISORGImENTO

zOGHI DE 'NA VOLTAORE 17,00 – piazza risorgimento

"alle origini del giardino romantico di cà dolfin marchiori" visita guidata con Ce.Di. Turismo & Cultura

ORE 21,00 – PIAzzA RISORGImENTO

VOCE E muSICA 2ª edizioneconcorso canoro di artisti lendinaresi con Stefano Rizzi

lunedì 8 ore 07,00 – P.zza s.marco e p.zzle kennedy

mostra scambio hobbismo e antiquariatoe mercatini per grandi e piccinia cura di Pro Loco Lendinara & GustoItaliano

ore 08,00 – Piazza risorgimento

mostra espositiva auto&moto

ORE 12,00 e 19,30 – zona luna park

"Gusto polesine" stand delle Pro Loco

ore 21,00 – Piazza risorgimento

concerto corpi bandistici di città di Lendinara e città di Bussolengo

martedì 9ORE 19,30 – zona luna park

"Gusto polesine" stand con ProLocoe Gruppo Scout di Lendinara

ore 21,00 – Piazza risorgimento

"academy dance"

ore 21,00 – Pizzeria piper

finale summer contest con RMA

mercoledì 10ore 18,00 – sala consiliare

premiazione delle società sportive e buffet presso stand delle ProLoco

ore 21,00 – Piazza risorgimento

"hearts ready to beat"concerto di Musica Italiana

giovedì 11 ORE 19,30 – zona luna park

"Gusto polesine" stand delle Pro Locoe Gruppo Scout di Lendinara

ore 21,00 – Piazza risorgimento

gruppo "j.livingston"della Scuola “P.Levi” di Badia Polesine

venerdì 12 dalle 09,00 – riviera mazzini e del popolo

"en plein air 2014" estemporanea

di pittura a tema libero di Lauro Garbo

ore 21,00 – Piazza risorgimento

notte bianca delle Biblioteche

"G. marchiori, Pensieri e Ricordi"presso giardino Marchiori

sabato 13 dalle 09,00 – riviera mazzini e del popolo

"en plein air 2014" estemporanea

di pittura a tema libero di Lauro Garbo

ore 10,00 – sala consiliare

LA strada si fa camminandopresentazione libro sulla vita di G.Martinia cura di Alfredo Martini

ore 17,00 – Piazza risorgimento

"lendinara in cartolina"visita guidata a cura del Ce.Di. Turismo&Cultura

ore 17,00 – palazzo ex g. b. conti

"ridiamo insieme" sessione di yoga della risatainfo: 329.1076767

ore 18,00 – sala consiliare

premia il passaggio generazionalecon Camera di Commercio di Rovigo

ore 21,00 – Piazza risorgimento

sfilata di moda autunno/inverno 2014/2015

domenica 14ore 08,00 – p.zzle kennedy

raduno golf 1' - MKI e famiglia VAGmostra statica di auto Volkswagen

ore 10,00 – Piazza risorgimento

"motor day" con esibizione motocross

ore 16,00 – palazzetto dello sport

"2a camminata a 6 zampe"con Associazione Cinofila Lendinarese

ore 21,00 – Piazza risorgimento

la badante di costante di G.Sparapan Commedia brillante in 3 atti della Compagnia teatraledi Arquà Polesine

ore 23,00 – zona luna park

spettacolo pirotecnico

sabato 20ore 18,30 – rasa chiesa s.andrea

s. messa e scoprimento della targa dedicata alla Chiesa di S. Antonio Abate Sec. XV seguirà breve intervento del prof. Tarcisio Marchiori

ore 21,00 – duomo s.sofia

concerto Orchestra giovaniledel Conservatorio F. Venezze di Rovigo

domenica 21ore 07,00-13,00 – piazza risorgimento

"15o raduno di auto d'epoca"con il club Amici d’auto d’Epoca

ore 10,00 – basilica m. del pilastrello

santa messa e benedizione delle auto e motoore 17,30 – caffè grande

"de andrè: musiche e poesia" con il prof. Piero Bassani

LUNA PARK dal 5 al 14 settembreMERCANTE IN FIERA dal 5 al 14 settembreMERCATI FIERISTICI domenica 7 e 14 - lunedì 8

MOSTRA PERSONALE di pittura di Lauro Garbo dal 31 agosto al 15 settembre

MOSTRA DI INCISIONI “CARCERI” di DARIO DELPINdal 6 al 20 settembre 2014Galleria d’Arte Signorini, Via G.B. Conti 38

MOSTRE presso la CASA ALBERGO per ANZIANIDal 29 agosto all’8 settembre

MOSTRA FOTOGRAFICA l’Atene del Polesine “Tra Danza e Architettura” a cura della Compagnia TeatroDanza Corrente di Lendinara. Espongono: Gabriele Trevisan e Mario Magosso - dal 5 al 14 settembre

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Pro Loco LendinaraGusto Polesine

venerdì 5ore 17,30 - CHIESA S. ANNA"PERCORSi" mostra personale del pittore Lauro Garbo

ore 18,00 - sala consiliareInaugurazione fierae presentazione numero unicoa seguire sfilata di majorettes - S.G. Boscodi Castagnaro, Banda città di Lendinara e gruppo musici e sbandieratori di Saletto

ore 19,00 - zona luna parkInaugurazione mercante in fiera

dalle Ore 21,00 - piazza risorgimentoesibizione di zumbA palestra Olimpic Club “the pretty minds” e “bad babies”in concerto

da sabato 6 A LuNEDì 8DALLE ore 14,00 – zONA EX PESCHERIA"Gusto in Tour a Lendinara", mostra mercato con NSV Organizzazioni Eventi

SAbATO 6 ore 17,30 – galleria d'arte signorinicarceri Mostra di Incisioni di DARIO DELPIN

ore 21,00 – PIAzzA RISORGImENTOSaggio Scuola di Danza“Musical Fantasy”, “Extraterrestre”“Sagra della Primavera” Allievi della Scuola di Danza di Lendinara Centro Studi Professionali per la Danza di Simonetta Rovere

ore 21,00 – PIzzeria piperSaggio Scuola di musicaRockMusicAccademy

DOmENICA 7 DALLE ORE 07,00 – centro storico

mERCATINO DELL'HObbISmO E ANTIQuARIATO a cura di Pro Loco Lendinara e Gusto Italiano

ORE 09,00 – centro storico

"piazzetta dei motori" mostra statica di vespe ed esposizionedi concessionarie di auto nuove

ORE 12,00 e 19,30 – zona luna park

"Gusto polesine" stand delle Pro Loco

ORE 15,30 – PIAzzA RISORGImENTO

zOGHI DE 'NA VOLTAORE 17,00 – piazza risorgimento

"alle origini del giardino romantico di cà dolfin marchiori" visita guidata con Ce.Di. Turismo & Cultura

ORE 21,00 – PIAzzA RISORGImENTO

VOCE E muSICA 2ª edizioneconcorso canoro di artisti lendinaresi con Stefano Rizzi

lunedì 8 ore 07,00 – P.zza s.marco e p.zzle kennedy

mostra scambio hobbismo e antiquariatoe mercatini per grandi e piccinia cura di Pro Loco Lendinara & GustoItaliano

ore 08,00 – Piazza risorgimento

mostra espositiva auto&moto

ORE 12,00 e 19,30 – zona luna park

"Gusto polesine" stand delle Pro Loco

ore 21,00 – Piazza risorgimento

concerto corpi bandistici di città di Lendinara e città di Bussolengo

martedì 9ORE 19,30 – zona luna park

"Gusto polesine" stand con ProLocoe Gruppo Scout di Lendinara

ore 21,00 – Piazza risorgimento

"academy dance"

ore 21,00 – Pizzeria piper

finale summer contest con RMA

mercoledì 10ore 18,00 – sala consiliare

premiazione delle società sportive e buffet presso stand delle ProLoco

ore 21,00 – Piazza risorgimento

"hearts ready to beat"concerto di Musica Italiana

giovedì 11 ORE 19,30 – zona luna park

"Gusto polesine" stand delle Pro Locoe Gruppo Scout di Lendinara

ore 21,00 – Piazza risorgimento

gruppo "j.livingston"della Scuola “P.Levi” di Badia Polesine

venerdì 12 dalle 09,00 – riviera mazzini e del popolo

"en plein air 2014" estemporanea

di pittura a tema libero di Lauro Garbo

ore 21,00 – Piazza risorgimento

notte bianca delle Biblioteche

"G. marchiori, Pensieri e Ricordi"presso giardino Marchiori

sabato 13 dalle 09,00 – riviera mazzini e del popolo

"en plein air 2014" estemporanea

di pittura a tema libero di Lauro Garbo

ore 10,00 – sala consiliare

LA strada si fa camminandopresentazione libro sulla vita di G.Martinia cura di Alfredo Martini

ore 17,00 – Piazza risorgimento

"lendinara in cartolina"visita guidata a cura del Ce.Di. Turismo&Cultura

ore 17,00 – palazzo ex g. b. conti

"ridiamo insieme" sessione di yoga della risatainfo: 329.1076767

ore 18,00 – sala consiliare

premia il passaggio generazionalecon Camera di Commercio di Rovigo

ore 21,00 – Piazza risorgimento

sfilata di moda autunno/inverno 2014/2015

domenica 14ore 08,00 – p.zzle kennedy

raduno golf 1' - MKI e famiglia VAGmostra statica di auto Volkswagen

ore 10,00 – Piazza risorgimento

"motor day" con esibizione motocross

ore 16,00 – palazzetto dello sport

"2a camminata a 6 zampe"con Associazione Cinofila Lendinarese

ore 21,00 – Piazza risorgimento

la badante di costante di G.Sparapan Commedia brillante in 3 atti della Compagnia teatraledi Arquà Polesine

ore 23,00 – zona luna park

spettacolo pirotecnico

sabato 20ore 18,30 – rasa chiesa s.andrea

s. messa e scoprimento della targa dedicata alla Chiesa di S. Antonio Abate Sec. XV seguirà breve intervento del prof. Tarcisio Marchiori

ore 21,00 – duomo s.sofia

concerto Orchestra giovaniledel Conservatorio F. Venezze di Rovigo

domenica 21ore 07,00-13,00 – piazza risorgimento

"15o raduno di auto d'epoca"con il club Amici d’auto d’Epoca

ore 10,00 – basilica m. del pilastrello

santa messa e benedizione delle auto e motoore 17,30 – caffè grande

"de andrè: musiche e poesia" con il prof. Piero Bassani

LUNA PARK dal 5 al 14 settembreMERCANTE IN FIERA dal 5 al 14 settembreMERCATI FIERISTICI domenica 7 e 14 - lunedì 8

MOSTRA PERSONALE di pittura di Lauro Garbo dal 31 agosto al 15 settembre

MOSTRA DI INCISIONI “CARCERI” di DARIO DELPINdal 6 al 20 settembre 2014Galleria d’Arte Signorini, Via G.B. Conti 38

MOSTRE presso la CASA ALBERGO per ANZIANIDal 29 agosto all’8 settembre

MOSTRA FOTOGRAFICA l’Atene del Polesine “Tra Danza e Architettura” a cura della Compagnia TeatroDanza Corrente di Lendinara. Espongono: Gabriele Trevisan e Mario Magosso - dal 5 al 14 settembre

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settembre lendinarese

CNA E LE IMPRESE IL POLESINE CHE SOSTIENE IL POLESINE

Fare impresa, oggi, comporta responsabilità, impegno, tenacia e per questo CNA Rovigo è al fianco delle impre-se polesane con l’obiettivo di contribuire alla ripresa economica attraverso lo sviluppo delle piccole imprese, rappresentandone le esigenze e le proposte.

CNA ROVIGO è impegnata a dare voce e rappresentanza alle esigenze e ai valori della piccola impresa, che rappresenta la struttura economica del Polesine.

CNA ROVIGO rappresenta gli interessi delle imprese polesane valorizzando le specificità dei settori e delle categorie professionali, elaborando e attuando iniziative di promozione e formazione economica per i vari ambiti di attività.

CNA ROVIGO è vicina alle imprese perché articola la propria presenza in sedi ed uffici presenti in tutto il terri-torio provinciale, con l’obiettivo di garantire consulenza, assistenza, affiancamento .A Lendinara CNA ROVIGO è presente da 35 anni ed è al fianco delle imprese per sostenerle nelle sfide quoti-diane a favore della ripresa economica.

CNA a Lendinara: via Fratelli Baccari, 15 – tel. 0425 601181 – e mail: [email protected]

Le solenni funzioni religiose per lo più furono l'origine delle fiere. La nostra di settembre nacque dalla divozione alla Madonna..... Col decorrere degli anni aumen-tò il numero degli smerciatori, il perché si ottenne dal senato ve-neto il decreto 23 dicembre 1665 che accordava nei giorni 8, 9 e 10 di settembre una fiera annua colla franchigia di qualunque ga-bella. Erano spente le cittadine discordie, ma la subordinazione non era ancora del tutto osserva-ta. Gli smerciatori si contrastava-no le posizioni e la fiera esisteva a capannelli per le vie, senz'ordi-ne; e il consiglio nel 19 Gennaio

1681 dovette stabilire un luogo esclusivo per la fiera, ordinando che nessuno avesse da impedirla o farla altrove, sotto pena di 50 ducati di multa; quindi lo Strado-ne della Madonna, la piazza del Guasto ed altri luoghi adiacenti venivano cinti da appositi restelli entro la cui periferia le merci go-devano di franchigia. Nei primi tempi la fiera degli animali era nello stradone dalla Chiesa della Madonna all'antico convento dei Cappuccini (oggi via XXIV mag-gio, già via Larga), ma nell'anno 1847 con contratto 19 dicembre, atti del notaio Stefano Leopardi, il comune acquistò un terreno

limitrofo al locale delle ora sop-presse scuole di carità (Cavanis) e trasformatolo in pubblica piaz-za* ornata di platani e circonda-ta da stanti di marmo, con parte consiliare 24 agosto 1861 fu de-stinata esclusivamente per la fiera degli animali.

(L'astronomo Lendinarese 1877)

*il 2 giugno 1867 con solenne ceri-monia piazzale Cavanis fu proclamato dal sindaco Piazza dello Statuto, che quindi è uno dei toponimi più vecchi di Lendinara.

NOTIZIE IN BREVE

I luoghi delle fiere

Page 31: Numero Unico - edizione 2014

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Il Mercante in Fiera5 - 14 settembre 2014

ELENCO ESPOSITORIAQUA PLUS - depurazioneASM SET - servizi gasBAGNO & CALORE Design srl - RovigoBM service srl - FerraraF.lli CHINAGLIA vivaisti - LendinaraFANCHIN srl serramenti - VilladoseFinotto F. FOLLETTO Vorwerk - LendinaraGIOEL Prando Maurizio - LendinaraGRAFICHE IL PILASTRELLO - LendinaraHDI Assicurazione Assistudio Veneto - LendinaraLUCCHETTA falegnameria - LendinaraMEFF sas di Fozzato-Mantovani & c - Ostiglia (Mn)MIOZZO Denis - Badia PolesinePAIATO Alex falegnameria - Fratta Pol.PEGORARO snc portoni-garage - Villa EstensePUNTO 3 arredamenti - RovigoROCCO legnami di Ganzarolli Sonia - PesaroROSSETTI robot tagliaerba - LendinaraGRUPPO SERVIZI PER MATRIMONIO - LENDINARA:

DB Auto di Davide Borsetto LendinaraFioreria S. Marco di Erika LendinaraIndaco di Cristina Tempesta LendinaraFotochiara di Chiara Chiodi Lendinara

SOL SYSTEM serramenti - VilladoseTIMACO stufe - LendinaraTITANO pellet - S. Urbano (Pd)Triangolo Calzaturiero Villanova d.G.- Fratta- LendinaraVASCHE E DOCCEAss. AVIS Comunale “Gino Favaro” - LendinaraAssociazione Chiarastella - LendinaraCAI Club Alpino Italiano Rovigo - TrecentaCedi Turismo & Cultura - RovigoCroce Rossa Italiana punto di LendinaraGruppo Volontari Protezione Civile LendinaraIPAB Casa Albergo per Anziani LendinaraAmministrazione Comunale di Lendinara

orari del mercante in fieraVenerdì 5 sett. (inaugurazione) ore 19,00 - 24,00

Sabato 6 settembre ore 16.00 - 24.00

Domenica 7 settembre ore 10.00 - 12.30 / 15.00 - 24.00

Lunedì 8 settembre ore 10.00 - 12.30 / 15.00 - 24.00

Martedì 9 settembre ore 20.30 - 24.00

Mercoledì 10 settembre ore 20.30 - 24.00

Giovedì 11 settembre ore 20.30 - 24.00

Venerdì 12 settembre ore 20.30 - 24.00

Sabato 13 settembre ore 10.00 - 12.30 / 16.00 - 24.00

Domenica 14 settembre ore 10.00 - 12.30 / 15.00 - 24.00

Coscienti delle difficoltà del momento economico in cui stiamo vivendo, ma con la tenacia dello spirito di chi trova risorse nuove proprio nelle difficoltà, l’amministrazione e l’assessorato di competenza, hanno affrontato l’organizzazione della 24° edizione del “Mercante in Fiera”. Nella tendostruttura, allestita anche quest’anno in via C. A. Dalla Chiesa, si sono riconfermate le ditte “storiche”, ma si sono impegnate anche nuo-ve aziende. L’organizzazione ha puntato su diversi cambiamenti non solo di presenze, ma anche organizzativi come la cerimonia inaugurale, come pure la disposizione della parte di esposizione esterna dove si è creata una continuità tra l’esposizione commerciale, del volontariato e delle capannine dell’Unpli, dove le Pro Loco di vari paesi polesani propongono le degustazioni del proprio territorio. Per ogni serata dal 5 al 14 set-tembre, alle ore 21 all’interno del “salotto del mercante” per la serie “Il mercante incontra”, sono previsti momenti di breve durata consistenti in riflessioni, istruzioni per “l’uso”, dimostrazioni pratiche, il tutto per rendere ancora più interessante la visita al mercante in fiera. Gli espositori quest’anno sono stati dotati di connessione WiFi, per dare l’ormai indispensabile supporto informatico. Un grande ringraziamento va a tutti coloro che hanno lavorato affinché l’evento fosse organizzato nonostante il poco tempo a disposizione causa cambio amministrazione.

VENERDÌ 5 Settembre - ore 19,00 Inaugurazione Mercante in Fiera con assessore Regionale M.L. Coppola, con accompagna-mento di Banda città di Lendinara, Gruppo musici e Sbandiera-tori di Saletto, Gruppo Majorettes S. G. Bosco di Castagnaro.SaBato 6 Settembre - ore 21,00 Consigli su trattamenti estetici con Andrea di Sun Lovers.DoMENIca 7 Settembre - ore 21,00 Dimostrazione di taglio di capelli con consigli di Sabrina.MaRtEDÌ 9 Settembre - ore 21,00 Intervento del sindaco di Lusia Luca Prando su “Lusia fertile terra” e insalata IGP.MERcolEDÌ 10 Settembre ore 21,00 Intervento del sindaco di Villanova Gilberto Desiati sulla realtà economica calzaturiera.GIoVEDÌ 11 Settembre - ore 21,00 Spiegazione sul modo di leggere le bollette con l’avvocato Enrico Scarazzati di Lega Consumatori.VENERDÌ 12 Settembre - ore 21,00 Ospite Alfredo Martini direttore della rivista dell’imprenditoria “Nord Est”(che alle 11 di sabato mattina in sala consiliare presenterà un libro sul padre Gianfranco).SaBato 13 Settembre - ore 18,00 Premiazione “Passaggio Generazionale” con vice presidente regionale Marino Zorzatoin sala consiliare.Ore 21,00 Dimostrazione di difesa personale di ASD Karate Ramodipalo.DoMENIca 14 Settembre - ore 17,00 Presentazione di corso antiginnastica con Luca Ortolani.Ore 18,00 CNA illustra ai neolaureati le opportunità di “fare impresa”.Ore 19,00 Ringraziamento e consegna riconoscimento dell’amministrazione agli espositori.

Il MERcaNtE INcoNtRa:

Pro Locodi Lendinara

Provinciadi Rovigo

Regionedel Veneto

Città diLendinara

Page 32: Numero Unico - edizione 2014

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settembre lendinarese

Tipo

grafi

a L

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Feste Patronali2014

Basilica Abbaziale N.S. del PilastrelloLendinara (Ro)

29 Agosto - 6 SettembreNovena di preparazioneOgni sera alle ore 20:30 S. Rosarioe S. Messa presieduta daDon Andrea Lovato(è sospesa la messa delle ore 18,00)

Domenica 7 SettembreVigilia della FestaSS. Messe ore 6:15 - 7:15 - 9:00 - 10:30 12:00 - 16:30 - 18:00 - 21:00

Ore 10:30 S. Messa Solennepresieduta dal Padre Abatedom Cristopher Zielinski osbRettore della Basilica

Ore 18:00 S. Messa Solennepresiede S. E. Mons. Luigi NegriArcivescovo di Ferrara

Ore 20:30Concerto delle campanedella Città

Ore 21:00 S. Messa concelebrataper tutti i Lendinaresi presieduta daMons. don Vittorio De Stefani

AVVISO SACRO

LUNEDÌ 8 SETTEMBRESolennità della

Natività di MariaSS. Messe ore 6:15 - 7:15 - 9:00 - 10:30 12:00 - 16:00 - 17:00 - 18:00 - 19:30 - 21:00

Ore 10:30 S. MESSA SOLENNE presieduta dalPadre Abate Cristopher Zielinski Rettore della Basilica

Ore 18:00 S. MESSA SOLENNE CONCELEBRATA presieduta da S. E. Mons. Lucio Soravito De FranceschiVescovo di Adria - Rovigo

Sabato 13 SettembreGiornata dell’ammalato

e dell’anzianoOre 15:30 Accoglienza in Santuario

Ore 16:00 S. Rosario e Santa Messacon funzione Lourdiana presieduta da

Mons. Gatti don ClaudioVicario Generale Diocesi Adria-Rovigo

Ore 18:15 S. Messa festiva

Domenica 14 SettembreSS. Messe ore 7:15 - 9:00 - 10:30

12:00 - 16:30 - 18:00 - 19:30

Ore 10:30 S. Messa Solenne

Ore 18:00 S. Messa Solennepresieduta da

Mons. Alfredo MagarottoVescovo Em. di Vittorio Veneto

Domenica 21 SettembreGiornata degli Automobilisti

e degli Ex ChierichettiSS. Messe ore 7:15 - 9:00 - 10:30

12:00 - 16:30 - 18:00

Ore 10:30 S. Messa Solennepresieduta da

S. Em. Card. Mauro Piacenza,Penitenziere Maggiore

Seguirà sul sagrato la benedizione delle macchine

Ore 18:00 S. Messa Solenne

Tipografi a Lendinarese

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settembre lendinarese

Lendinaratra arte, storia e devozione

PERCORSI GUIDATI ALLA SCOPERTA DELLA CITTÀ

Domenica 7 settembre - 17.00Alle Origini del Giardino Romantico di Ca’ Dolfin-Marchiori * Una ricca collezione di foto d’epoca ci accompagna in un viaggio tra fantasiose scenografie naturali ed architettoniche.

Sabato 13 settembre - ore 17.00Lendinara in cartolina.Visita al centro cittadino accompagnata da immagini di inizio Novecento. Percorso proposto in occasione dell’Estemporanea di Pittura.

Domenica 28 settembre - ore 17.00Lendinara dipinta*Dalle vedute settecentesche di Palazzo Cattaneo agli scorci del Giardino di Ca’ Dolfin ritratti da artisti di inizio Novecento.

Inizio visite dall’Ufficio IAT di Piazza Risorgimento*Ingresso Giardino di Ca’ Dolfin-Marchiori: € 4,00 intero; € 2,00 ridotto

Info e prenotazioni: Ufficio Iat di Lendinara tel - 0425 642389 mail - [email protected] CeDi – Centro Didattica Beni Culturali e Ambientali tel. 0425.21530 mail. [email protected]

Appuntamento per la partenza dei percorsi guidati presso l’Ufficio IAT di Piazza RisorgimentoItinerari a cura di CeDi - Turismo & Cultura e Gruppo CTG L’Atene del Polesine

Un pauroso incidente, per fortuna risoltosi senza vittime, ha turbato ieri a Lendinara, nel piazzale del Santuario della Madonna del Pi-lastrello, l’annuale cerimonia del-la benedizione degli autoveicoli. Poco prima della cerimonia, da-vanti al palco eretto nel piazzale, presenti il prefetto, il questore, il comandante dei carabinieri e tut-te le maggiori autorità provinciali, un’autoscala, data da poco in dota-

zione ai vigili del fuoco di Rovigo, che doveva essere benedetta e che si trovava in colonna con altre macchine, crollava di schianto. La scala era stata preparata alzata a 35 metri. Il comandante della polizia della strada di Rovigo, dato casual-mente un urtone alla scala, notava che la stessa stava per inclinarsi e dava immediatamente l’allar-me. Agenti di polizia, carabinieri e autorità abbandonavano subito

gli autoveicoli e la zona. Infatti l’intera scala crollava subito dopo con grande fragore, investendo in pieno quattro veicoli della polizia. Due automezzi sono stati sfondati e messi completamente fuori uso, mentre altri due hanno subito gra-vi danni. È stata una fuga generale, ma per fortuna non si sono lamen-tati feriti.

La Stampa sera 14.9.1964

NOTIZIE IN BREVE

Crolla un’autoscala

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settembre lendinarese

AUTOCARROZZERIA

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artisti lendinaresiGianni Mantovani

Pittore allievo di Leone Minassian e pupillo del critico Giuseppe Marchiori. “Nei suoi quadri si vede un’esplosione di colori, un festoso vibrare di luci. Quadri che sembrano porzioni di cieli pieni di nubi colorate che si espandono, che si dilatano, che si trasformano come fossero sospinte dal vento. In questa festa di colori provi l’identica innocente gioia che sentivi guardano dentro al tuo caleidoscopio...” (Aristide Ballis - Corriere Veneto 1982)

Dinamismo coloristico - 1973

Senza titolo - 1985

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C'è uno chef stella-to tra i lendinaresi

Doc che hanno avuto successo nel mondo, e ha deliziato con le sue creazioni i palati della famiglia Kennedy e di tante altre personalità di alto livello. Si trat-ta di Carlo Bagatin, all'anagrafe Giancarlo, nato nel 1936 nella frazione di Saguedo ed

emigrato in giovanissima età a Torino, città da cui è partito per salire tutti i gradini della carriera di cuoco conseguendo riconoscimenti in tutto il mondo, da Mosca e Tokyo fino New York e Stoccolma, passando per Praga e Parigi. La sua passione è nata osservando il nonno che allevava polli, curava l'orto e il vigneto e faceva il pane nel forno di casa. “La mia carriera di cuoco nacque quando venne a trovarci da Torino un cugino di mia madre e gli chiesi di portarmi con lui in città”, racconta lo chef. Erano gli anni in cui molti polesani migravano verso il triangolo industriale, ma Carlo non andò a lavorare in una industria, bensì in una cucina. Nella capitale piemontese ha esordito come aiutante al ristorante Canelli, che allora era la pietra miliare della cucina piemontese, ha fatto gavet-ta come lavapiatti, è diventato chef di cucina all'ho-tel Majestic-Lagrange e successivamente responsabile dell'Entremetrerie al Gran Colombo di Varazze, per poi tornare a Torino come gourmantier al Piccolo Giardino di Piazza San Carlo. Nel 1957, a soli 21 anni, è diventato primo chef all'allora leggendaria Birreria Mazzini e subito dopo direttore e poi titolare dell'An-tico Cervo, ristorante rinomato per i suoi piatti ricer-cati e per le numerose celebrità che lo frequentavano. A quel punto si è preso una pausa per trascorrere un un periodo in Francia e apprendere i segreti della Nouvelle Cuisine, al suo rientro in patria nel 1967 è approdato al “Due Lampioni”, che ha diretto fino al 1994 e con cui ha contribuito ad alzare notevolmente il livello della ristorazione subalpina. Nel frattempo è stato chiamato a portare la sua professionalità in tutto il mondo ottenendo successi e riconoscimenti in numerosi meeting gastronomici. Ha cucinato al risto-rante Giordano dei fratelli Creglia sulla 39th street di New York, locale specializzato nella northern italian cuisine, è ambasciatore della cucina italiana a Volgo-grad per il gemellaggio esistente tra la metropoli russa e Torino e ha ricevuto il diploma dell'Accademia di

Cucina di Mosca. Ha rappresentato la cucina regiona-le piemontese a Praga, al ristorante Martini di Stoc-colma e all'Hyde Park di Londra sotto l'alto patronato dell'assessorato al Turismo della Regione Piemonte, e per conto dell'Associazione Ristoratori professionisti collabora con l'Istituto Culinario in Canada, nello stato dell'Ontario. Nel 1990 è volato verso l'estremo Oriente, chiamato in Giappone per insegnare la cuci-na italiana nelle scuole culinarie di Sapporo, Osaka, Fukuoka ed infine di Tokyo, dov'è rimasto fino all'ini-zio del 2014, riscuotendo ovunque unanimi consensi per la sua alta professionalità. Allo chef dai natali lendinaresi non sono mancati riconoscimenti e sod-disfazioni nel corso della sua lunga carriera. Accanto alle nomine di Cavaliere della Repubblica Italiana, membro dell'Accademia della Cucina, Commandeur des Cordons Bleus de France, Maitre de Table della Chain des Rotisseurs e Confrère de la Confederation Mondiale des Correspondants Diplomatiques, c'è la vittoria della Grolla a Sain Vincent quando ha parte-cipato col Piemonte alla gara culinaria delle regioni. Nel 1986 ha ottenuto l'ambita stella Michelin per il suo ristorante Due Lampioni, e nello stesso anno la Guida de L'Espresso gli ha assegnato il giudizio di 17 su 20, mentre dal Belgio arrivava il conferimento della Couronne d'Or Gastronomique da parte della famiglia reale. Le prelibate pietanze preparate dallo chef Carlo Bagatin hanno ispirato conversazioni con-viviali di alto livel-lo: tra le tante per-sonalità della poli-tica, della cultura, dell'arte, dello sport e della medicina che hanno gustato i suoi piatti ci sono la famiglia Kennedy, il presidente della Repubblica Giusep-pe Saragat, i mini-stri Pietro Nenni, Giuseppe Pella e Giovanni Goria, il neurochirurgo Gosta Norlen e il virologo Albert Bruce Sabin, celebre per aver sviluppato il vaccino contro la poliomielite. “Ora, tornato dal Giappone, mi dedicherò soprattutto all'insegnamento o alle con-sulenze, per trasmettere a giovani cuochi le esperienze maturate in tanti anni di lavoro - racconta Bagatin - Voglio dimostrare che andare al ristorante non è un lusso per pochi, ma una gioia per tutti”.

Chef Carlo Bagatin:dal forno per il pane di Saguedo alla stella Michelin

Ennio Bellucco

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I Tesori d’arte della Casa Albergo per Anziani.Casa Albergo per Anziani di Lendinara

La Casa Albergo per Anziani di Lendinara custodisce al suo interno dei veri e propri “Tesori d’Arte” che per diverse ragioni, ed in momenti differenti, hanno tro-vato nella struttura la loro giusta collocazione. Parlare di “Tesori d’Arte” potrebbe sembrare pretenzioso, ma se si torna alla storia passata della nascita della Casa o a quella dei suoi benefattori, è certamente possibile comprendere l’uso di tale impegnativa espressione. Si tratta di opere che nel tempo sono state costan-temente valorizzate ed arricchite dall’Amministra-zione e dalla Direzione della Casa, nell’intento di renderle una meta all’interno di una visita alla Città di Lendinara, così da costituire un motivo in più di “apertura al territorio” nella prospettiva di integra-zione tra “comunità esterna ed interna”. Una delle opere maggiori che si possono ammirare visitando la Casa, è sicuramente la Deposizione di Cristo, situata nella Cappella della Deposizione della Casa Albergo per Anziani. L’autore è l’artista Pietro Roi, il quale nel raffigurare il Cristo Deposto, si è ispirato al per-sonaggio del Manfredi, protago nista dell’imponente tela che campeggia presso il Municipio di Sandrigo, titolata: “Manfredi riconosciuto dai suoi familiari alla presenza di Carlo D’Angiò e dei suoi Baroni”.La Deposizione di Cristo, di cui l’Istituto è orgoglio-so e geloso custode, evoca già ad un primo sguardo il riconoscimento del volto di un Cristo defunto, ma già spiritualmente lontano dal suo stesso corpo mor-to, con la testa e la mente avvolte in un’aurea di luce che permea la sua dimensione fisica, trascendendo la morte. Ed è questa la primaria e viscerale lettura che ha generato la libera interpretazione critica sull’opera da parte della Casa. Al centro della parete sud della Cappella della Deposizione è situato un elegante alta-re sopra il quale fa bella mostra “La Deposizione dalla Croce”, un altorilievo ligneo di bella fattura attri buito al famoso intagliatore Luigi Voltolini di Lendinara e raffigurante il corpo di Cristo calato dalla Croce e ac-colto in un sudario da quattro angeli disposti a coppia ai lati in atto di amorevole servizio. Il particolare del-la fattura delle loro mani, che ben si armonizzano con quelle abbandonate del Cristo morto, tradisce tutta la delicata maniera e la serena attenzione con cui pre-stano il doloroso servizio.Rimanendo al piano terra della Casa invece, non ci si può non soffermare con uno sguardo rivolto all’alto nella Cappella della Carità: nel 1892 Giovanni Bia-sin fu incaricato dalla Direzione della casa di ricovero di ornare con dipinti una sala commemorativa del-la fondazione dell'Istituto che, come “Tempio delle

Carità” racchiude una lapide incisa con i nomi dei benefatto ri. Il Biasin impostò la decorazione delle pa-reti fino ai due terzi della loro altezza, con un leggero e stilizzato susseguirsi di arcate, dipinte a guisa di log-gia. Al centro della parete sudorientale è stata inse-rita una sottile lapide in marmo che reca le memorie dell’Istituto. La volta a scrigno si presenta nella carat-teristica versione unghiata, ed è impostata su di una finta trabeazione cinta da un fregio di formelle. Sui pennacchi dorati spicca l’azzurro dei motivi a venta-glio, sormontati da girali d’acanto. L’ornato a racemo viene ripreso all’interno delle partiture ogivali che racchiudono lunette a campitura blu, dal cui fondo centinato si staccano mensole dipinte a monocromo (grisaille) portanti figure di putti e ghirlande dorate.In corrispondenza dell’ingresso comunicante con l’androne, è collocata come sovraporta la sacra im-magine dell’incoronazione della Madonna Nera di Lendina ra, con il Bambino, che appare stante su di una nube oscura. Al centro della volta, delimitata da comparti rettangolari, si apre sul cielo azzur ro una cornice ovale intrecciata con foglie di lauro. Entro l’area celeste, screziata da effetti di luce e di ombra riflessi sulle nubi, una coppia di putti porta in trionfo lo stemma della Città, adagiato su di un letto di rose rampicanti. Il vessillo è cinto da un nastro dorato re-cante la scritta “CHARITAS”.Situata in un altro spazio della Casa Albergo, pres-so la Sala Silvestro Camerini, sta l’opera lignea “Lo Sguardo dell’Amore sull’Amato”. Il suo autore è il monaco eremita padre Luigi Russo che l’ha realizzata su commissione della Casa Albergo nel 2008 e si rifà allo stile del Crocefisso di Giunta Pisano raffigurante il “Christus patiens” presente nel museo della Por-ziuncola di Assisi, ma inserendo l’importante varian-

Pietro Roi - Deposizione di Cristo - olio su tela, cm 53x76Cappella della Deposizione, XIX sec.

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te degli occhi aperti propria del “Christus triumphans”. Così, “Lo sguardo dell’Amore sull’Amato” è lo sguardo di un Cristo glorioso, trionfante sulla morte nello stesso momento in cui viene innalzato sul legno della croce. È lo sguardo d’amore di Dio che incontra lo sguardo del buon ladrone, come quello di qualsiasi altro peccatore, e gli promette un posto in Paradiso.L’icona, per la ricchezza dei simboli che la rivestono e per il contenuto teologico che esprime viene anche de-finita la “Bibbia dei poveri”, ovvero di coloro che non conoscendo il mistero di Dio, ne vengono istruiti attra-verso le immagini.Il monaco eremita di Monterchi è stato senz’altro ispi-rato dal contesto geografico, culturale e spirituale nel quale vive e lavora, realizzando un’opera così carica di luce sacra e amorevole da farci scoprire il significato più alto della contemplazione del crocefisso, quello sinte-tizzato magnificamente dalle parole di Giovanni Criso-stomo: “Io lo vedo crocefisso e lo chiamo re”. In questo spazio informativo si è ritenuto opportuno descrivere alcuni tra i più preziosi tesori d’arte che dimorano nella Casa Albergo, ricordando che tutti in ogni momento possono essere osservati da vicino ed interpretati da co-loro i quali vorranno entrare nella struttura e toccare con mano la storia dell’arte che qui è custodita.

Settimana dell’Anziano 2014Esposizione mostre:dal 29 agosto all’8 settembre

Inaugurazione delle Mostre: Ore 10.30presso Sala Polivalente “S. Camerini”

FOTOGRAFICA“Riflessioni di oggi sul Ben-Essere Lavorativo e il Ben-Essere Familiare”a cura del Servizio Animazione e delCentro Documentazione Polesano ONLUS

presso Zona UfficiPITTORICA“La Canzone del Mare” di Daniela Magrì Troina

Presso Sala Ca’ del SolePITTORICA E SCULTOREA“Policromie” di Alberto CristiniA seguire Buffet all’aperto Ore 11.30 presso patio esterno

Martedì 2 SettembreOre 15.30 TOMBOLISSIMA - Sala Maria Milani Fasiol

Mercoledì 3 SettembreOre 15.30 CANTO SPECIAL E FESTA DEL GELATOpresso la Sala Maria Milani Fasiol

Giovedì 4 SettembreOre 15.30 NOI E PENNY Attività aperta al pubblico con Penny e i residenti del Nucleo Dalia - Presso il Giardino Esterno

Venerdì 5 SettembreOre 15.30 CENTENARIO DE TOMI LINDAcon intrattenimento musicale - Sala Maria Milani Fasiol

Domenica 7 SettembreOre 12.00 PRANZO DELL’ANZIANOEstrazione lotteria e riconoscimenti a sorpresapresso la Sala Maria Milani Fasiol

Lunedì 8 SettembreOre 15.30 - SPETTACOLO GRUPPO RISORGIMENTALE LENDINARESEpresso la Sala Maria Milani Fasiol

G. Biasin - Cappella della Carità (particolare)

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settembre lendinarese

Per recarsi al Gaybo basta raggiungere Villanova del Ghebbo, superare il ponte che sta di fronte la

chiesa di San Michele, e guadagnare la sponda destra dell'Adigetto, dove subito sta un cartello indicante Valdentro, che un tempo chiamavasi Gaybo. Questo piccolo borgo, di origini medioevali, resta ancora, come anticamente, sotto il comune di Lendinara.Le più antiche tracce nella zona sono state trovate

presso Ramedello, che ora risulta diviso da Valdentro dall'imbocco del canale Scortico: si rinvennero tratti di muro (ormai se-polti dalla scarpata dell’A-digetto) insieme a grandi vasi e altri utensili databil al VI secolo DC, epoca longobarda a cui va peral-tro attribuito il periodo di origine dell'insediamento del Gaybo.Il borgo del Gaybo acquistò importanza soprattutto

in qualità di crocevia sulla navigazione che si svol-geva lungo il nuovo ramo dell’Adige (in epoca mo-derna l’Adigetto) per traffici mercantili tra Verona, Venezia e Ferrara. Il castello del Gaybo venne eretto dai veronesi tra il

1196 e il 1198, a seguito di una guerra scoppiata per ragioni di confine contro i padovani e combattuta principalmente a Badia, ma anche lungo l’Adigetto.Il Saraina commenta il fatto d'arme dal quale i ve-

ronesi trassero clamorosa vittoria sui padovani, dei quali molti ne uccisero, e altri trasportarono nelle carceri di Verona: “Nel qual anno (1198) veronesi col loro esercito andarono contro padovani, qua-li haveano cominciato cose nuove ne i confini, et haveano usurpato di quello de’ veronesi: gionti a questo luogo vi trovarono padovani in gran numero venuti per difendersi. La onde incominciata la rissa, ne seguì l’abbattimento generale, del quale restor-no superiori veronesi, delli padovani molti ne fecero prigioni, e li condussero nelle carceri pubbliche in Verona, e per compimento della vittoria edificorno veronesi oltra Lendinara sopra la riva dell'Adige (Adigetto) un castello, e lo nominarono Gazzo, e

questo acciocché la signoria di Verona si estendesse fino al detto castello”.Forse i veronesi chiamarono “Gazzo” il castello

del Gaybo per la caratteristica boscosa della zona in cui venne eretto. Nel tomo I delle “Dissertazioni” il Muratori riferisce infatti che (p.251) “i Longobar-di sovente si servivano della voce Gajun, Gazium, Waldum, che viene dal germanico Wald, denotante

un bosco”.Il periodo storico suc-

cessivo all'intervento ve-ronese per la costruzione di Castel Gaybo risulta particolarmente favore-vole alle sorti della fazio-ne ghibellina, rappresen-tata in particolare dalla famiglia dei Da Romano, dominante ormai tutta la Marca Trevigiana, con

Bassano, Padova, Vicenza e Verona. I Da Romano inoltre contrassero parentela coi Salinguerra-Torello, signori incontrastati di Fer-rara, con il matrimonio tra Salinguerra III e la figlia di Ezzelino III, Sofia.I Guelfi invece erano rappresentati soprattutto dal-

la Casa d'Este, oltre che dai San Bonifacio e dai Da Lendinara, i quali tenevano beni terrieri anche al Gaybo. Tutti costoro furono quasi del tutto schiaccia-ti dall’alleanza delle due potenti famiglie ghibelline.Gli Estensi, in particolare, furono scacciati da Fer-

rara, Padova e Verona, dopo essere stati destitui-ti delle loro cariche di podesteria, insieme a molte famiglie appartenenti alla fazione Guelfa. Ricorsero allora alla formazione di una lega, per essere mag-giormente voluta dallo stato Pontificio fu detta Lega dei Crociati, alla quale aderirono anche Veneziani, Mantovani, Ravennati, oltre a un contingente pon-tificio.Ne seguirono tumulti popolari con ammazzamen-

ti e risse furibonde per le vie della città; tra questi episodi fece molto scalpore la morte di Tisolino da Camposampiero, di parte guelfa, linciato dai villici del borgo di San Luca, appena fuori dalle mura di Ferrara.

Il Castello del Gaybo Paolo Mischiatti

La fortificazione, da cui prese il nome Villanova del Ghebbo, eretta dai veronesi nel XII secolo, fu più volte teatro di scontri sanguinosi. Ma del castello non esiste più alcuna traccia.

Ricostruzione grafica di Paolo Mischiatti

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Nello stesso anno Azzo da Este, Giacomo Campo-sampiero, fratello del Tisolino ucciso a Ferrara, e i le-gati pontifici, dopo l'ennesima batosta, a seguito del terzo tentativo di riprendere quella città, furenti per la sconfitta, nel ritorno verso Rovigo ed Este, posero assedio alla Fratta, e dopo sette settimane costrinsero i Frattegiani alla resa, e costoro, stremati dalla fame, uscirono imploranti dalla fortezza Ghibellina di Sa-linguerra che allora reggeva la podesteria di Ferrara. Giacomo Camposampiero, per vendicare il fratello, iniziò una carneficina; nessuno scampò alla strage: oltre agli uomini, anche le donne, i vecchi e i bam-bini furono passati a fil di spada; quelli che tentaro-no di scappare gettandosi nei fossati che tutt'intorno munivano la fortezza, annegarono miseramente.Nella 'Rolandini Cronica' si fa cenno a tale macabro

fatto. La capitolazione di Castel Gaybo e il suo pas-saggio sotto il dominio degli Estensi, resta comunque vincolato alla successiva presa di Ferrara da parte dei legati guelfi, e la conseguente discesa della potenza ezzeliniana. Nel 1240 infatti, in seguito a una delle tante tregue per trattare di pace con il Salinguerra, Azzo d'Este e i legati riescono a far rapire il vecchio podestà ghibellino, ormai ottuagenario, e a spedir-lo in prigionia a Venezia, impossessandosi così di Ferrara.Vi furono inoltre sortite in Padova da parte degli

Estensi, ma con esito sfavorevole, da cui si dice che anche Azzo VII stesso fosse stato imprigionato dai popolani di Ezzelino. Vanno esaminate, per tale pa-rentesi storica, due cronache riguardanti i fatti di Ferrara e Padova, relativi anche alla capitolazione

di Castel Gaybo.Il Saraina, nella sua “Historia de' Veronesi”, rac-

conta infatti che i Veronesi, approfittando della pri-gionia in Padova di Azzo d'Este, intrapresero una sortita nel Polesine di Rovigo per tentare di pren-dere il castello di Badia, ben guardato da gente del marchese, e dopo vari tentativi si portarono al “ca-stello di Gazzo” per punire gli abitanti del villaggio, ormai passati dalla parte dei Guelfi.Paris de Cereda, in maniera quasi similare, narra

della spdizione veronese con carri per terra e navi lungo l'Adige, verso Badia e i castelli del Gaybo e della Fratta, dicendo quindi dell'insuccesso di questi, poiché ormai i castelli erano caduti nelle mani del marchese Azzo d'Este.I ruderi del “castelaro” del Gaybo erano ancora visi-

bili negli anni 60, mentre un disegno esistente nella canonica di San Michele di Villanova, risalente alla fine del 1700, testimonia che in quell'epoca esiste-vano ancora: il perimetro delle mura semidistrutte, una torre adibita a “colombara”, una casetta, forse la caserma del presidio militare, due porte di ingresso al castello, una verso lo Scortico e l’altra verso l'A-digetto. Una cantina interrata, inoltre, accendeva la fantasia popolare: a Villanova ancora oggi circola voce che da quella cantina si poteva accedere a una lunga galleria che conduceva a Castelguglielmo, ma nessuno mai la persorse o la vide direttamente.Nulla resta oggigiorno del castello del Gaybo, che

diede nome a Villanova del Ghebbo.

Tratto da Ventaglio 90 n. 3

ZanottoPasticceria e Caffetteria dal 1969

Lendinara (RO) - Via Cavour, 36 - Tel. 0425 [email protected]

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settembre lendinarese

Antonio Marchina, intagliatore lendinarese Manuela Marchina, Milo Vason

Figlio di Carlo e Bistrattin Maria,

Antonio Marchina nacque a Lendinara, il 14 agosto 1906.Primo di tre fratelli,

visse al numero 19 di Via Oroboni. Anto-nio apprese il mestie-re di falegname dal padre, conducendo con questi e con i fra-telli Giacomo e Luigi, la bottega di falegna-

meria attigua alla propria abitazione. Il laboratorio della famiglia Marchina presenta

in effetti una storia antica. Fu Giacomo Marchina, nonno di Antonio, ad iniziare per primo il mestiere, nella seconda metà dell’800. Egli trasmise il suo sa-pere al figlio Carlo, che condusse l’attività familiare verso i primi anni del ‘900. L’attività fu dunque tra-smessa di padre in figlio per tre generazioni, fino alla fine degli anni Settanta.Numerosi furono i garzoni che, soprattutto a partire

dal secondo dopoguerra, si avvicendarono nella pra-tica della falegnameria, imparando, nella bottega dei fratelli Marchina, un mestiere prezioso.Nel tempo, la spiccata abilità per la lavorazione del

legno, permise ad Antonio di distinguersi dai fratelli e dagli altri falegnami dei dintorni, orientando le sue capacità nell’arte dell’intaglio e rendendolo piutto-sto conosciuto anche in comuni lontani da quello di origine.Antonio, volenteroso autodidatta dallo spirito eclet-

tico, seppe concretizzare, nel contesto di molte opere lignee, quell’arte ispirata all’artista settecentesco An-drea Brustolon, spiccando per la capacità di intaglio e per gli studi di falegnameria che lo portarono a Vene-zia, nella bottega del maestro Riccardo Tognon. Nei primi anni del dopoguerra, Antonio Marchina

ottenne la nomina di “maestro professionale”: con tale titolo, fu introdotto all’insegnamento presso la Scuola di Falegnameria del Regio Istituto di Avvia-mento Professionale di Lendinara, dal 1946 al 1954. La sua città natale del resto, vanta tutt’oggi una

lunga tradizione nell’arte del legno, risalente, come noto, al Seicento e al celebre Canozio. Nei difficili anni della ricostruzione che seguirono

la fine del secondo conflitto mondiale, numerosi fu-rono i ragazzi che Antonio Marchina avviò alla pra-tica del mestiere. Tra i suoi incartamenti, gentilmente concessi dai

familiari, troviamo ad esempio la seguente lettera, scritta da un padre che si prodigò nel far prendere il proprio figlio “a bottega”: Lendinara, diciasette settembreMillenovecentocinquantaIo Sottoscritto M. F.Dichiaro di essere disposto a lasciare che mio figlio Or-

lando di anni 14 a bottegha di Antonio Marchina perché impari il mestiere di intagliatore e falegname. Dichiaro che non ho nessuna pretesa di pagha e non pretendo che sia in tessera ne marchette e nessuna altra cosa del ge-nere, questo per tutto il tempo che rimarrà a bottega per imparare il mestiere da Antonio Marchina. M. F. Queste poche righe ci trasmettono la fiducia e la

considerazione che l’intagliatore lendinarese riscuo-teva fra la gente.

“Sanremo”Comm. Olindo Meneghin

Badia Polesine (RO)Via S. Giovanni, 22Tel. 0425.51042

Lendinara (RO)ViaVarliero, 47Tel. 0425.600979

Premiata Pasticceria

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settembre lendinarese

Piazza S. Marco, 29 - Lendinara (Ro)Tel. 0425.641640

Il Dolce Forno

di Sonia e Gianluca

Anno dopo anno, l’attività di bottega e quella dell’insegnamento proseguivano alacremente, per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta. Antonio Mar-china era particolarmente abile nella costruzione di mobili in stile, soprattutto burò e trimò (dal francese Bureau e trumeau).Verso la fine degli anni Sessanta però, ad eccezione

di un’elite di appassionati, il mercato del mobile in stile perdeva progressivamente importanza, a favore delle nuove e slanciate forme in laminato, dal dise-gno moderno.Infatti, un articolo del Gazzettino datato 18 agosto

1958, intitolato “Cronaca di Lendinara, Artigiani che possono dirsi artisti: i Marchina, maestri dell’ intaglio”, così recitava:Da moltissimi anni, al n. 17 di via Oroboni, vi è una

bottega artigiana ove ha sempre lavorato una famiglia di intagliatori: i Marchina. Antonio Marchina, che ora la gestisce, ha appreso il difficile mestiere dal nonno e dal padre e, giovanissimo fu a Venezia, discepolo di Riccardo Tognon, per specializzarsi. Dotato di senso artistico non comune, imparò ben presto questa arte difficile e la eser-citò con molto successo. «Purtroppo - ci ha detto il segua-

ce di Lorenzo Canozio durante una visita che abbiamo fatto al suo laboratorio - la nostra attività va sempre più riducendosi, in quanto le linee moderne, leggere e slan-ciate, non richiedono più l’opera dell’intagliatore. Persino le cornici, che una volta ci procuravano soddisfazioni e guadagni, non sono più richieste perché tutto ormai si fa a macchina e in serie».Per vivere, Antonio Marchina ha dovuto integrare il

suo lavoro facendo l’antiquario, ma lo fa solo per ne-cessità. Il suo lavoro, quello che fa con la sua ammire-vole tecnica e con molta passione, rimane sempre quello dell’intagliatore.L’articolo, scritto in pieno boom economico, evi-

denziava già allora la crisi profonda in cui versavano le attività artigianali sul finire degli anni Sessanta, a causa dell’avvento della produzione industriale di pezzi “in serie”, che decretarono di fatto la fine del-la civiltà contadina e la minor diffusione dei mobili artigianali.Infine, negli anni della maturità, l’amore per l’arte

figurativa portò Antonio Marchiana a compiere ri-cerche su coloro che per primi si occuparono, dal fi-nire del Settecento in poi, dell’arte dell’intaglio nella Scuola Veneta. Celibe, visse sobriamente e dedicò tempo e denaro

nei viaggi, che lo portarono in tutta Europa, in Unio-ne Sovietica, India e Medio Oriente. Di questi viaggi lasciò alcuni diari, che raccolgono le sue impressioni sui luoghi visitati. Morì il 24 giugno 1982. Aveva 76 anni.La sua bottega, condotta fino ad alcuni anni fa

dall’ex garzone Gino Magagnin, è tutt’ora visitabile al n. 17 di Via Oroboni.

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artisti lendinaresiPietro Perolari Malmignati

Letterato lendinarese, fu vice prefetto napoleonico in Rovereto, dove riportò in vita l’Accademia degli Agiati. Successivamente ricoprì la carica di presidente della Municipalità e podestà di Lendinara in vari periodi dal 1802 al 1816. Notizie su di lui si trovano nell’archivio della famiglia presso la Biblioteca di Lendinara. Tra le opere di Pietro Perolari Malmignati si trovano i manoscritti di due tragedie (Leonida e Tito Bruto) e molte altre opere stampate: Lezioni filosofiche, 3 voll, due dissertazioni (delle leggiadrie del Medioevo e della tranquillità dei letterati), opere varie d’occasione per nozze e orazioni funebri, Odi eroiche, Odi erotiche, Epigrammi, Poesie, Sonetti.

Te pur vegg’ io Colla vezzosa Mano di rosa, Che regge il fren del caro viver mio, Tremante il core, Scriver d’amore.

Oh! me del polo Eguale a’ Divi, Se quando scrivi Ti sovvenisse del mio nome solo! N’ andrei sì altero! Ma che mai spero!

Te già turbata M’ accenna in volto Amore, e ascolto, O parmi almen, che tu mi dica irata: De’ pensier miei Degno non sei.

Cessi lo sdegno. Tu Amor, tu Fede, Che intatta sede Aveste, e avrete nel mio petto; ah! degno De’ pensier suoi Fatemi voi.

Così sedotto Da bei deliri, Gli altri martiri Di breve obblio cospergo, e poscia sotto Il caldo raggio Seguo il viaggio.

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Scatti di umanità (Antonio Guerra)Pier Luigi Bagatin

Antonio Guerra, lendinarese doc, ragioniere per professione, fotografo per passione, se ne è

andato fra i più una domenica mattina di tre mesi fa (l’ 8 di giugno per l’esattezza), a 85 anni. In una stanza d'ospedale. Solo. Come solo si era sentito tanto e spesso negli ultimi tempi. Il calore, la bat-tuta larga, la bonomia spontanea, gli si erano ina-riditi, erano come volati via, lasciando posto alla paura e all'inquietudine, come hanno notato con crescente tristezza gli amici. Forse al suo spirito gioviale e generoso li aveva rapiti anni prima la perdita di Elsa, la moglie carissima dal sorriso dolce e dal carat-tere forte, un perno essenziale dell’esistere di Antonio. Negli anni del tramonto

“Toni” (così per quasi tutti) non ha voluto con sé macchi-ne fotografiche di sorta. Lui che di macchine per fotogra-fare ne aveva avute sempre di buone (compresa la preferi-ta, la mitica Rollei). Lui che per anni aveva impiantato un laboratorio tutto suo, nella quiete di un rustico fuori città, per lo sviluppo dei negativi e per la stampa in bianco e nero dei suoi scatti. Lui che era interessato alla meccanica della fotografia, tanto da aver messo insieme una piccola raccolta di macchine d’epoca e di cimeli che amava far vedere nei suoi corsi per dilettanti per introdurre gli allievi alle conquiste della tecnologia dell’immagine. Ma gli scherzi dell’ultima età – quegli scherzi che

ci fa il destino alla fine della corsa, togliendoci qualcosa di vitale e umiliandoci – nulla hanno rubato agli anni belli dell'impegno di Guerra quan-do fu concluso per tempo il suo rapporto con l'isti-tuto bancario da cui dipendeva. La pensione poté così dedicarla ai suoi veri interessi: cioè oltre che alla famiglia, al volontariato (lo conoscevano bene in Casa di Riposo ad imboccare vecchie e vecchiet-ti a pranzo e cena), alla parrocchia, ma soprattutto alla fotografia. Suo riferimento fu il maestro dei veri cultori della

fotografia a Lendinara degli anni '50-'60: l'impa-reggiabile e indimenticabile Vittorio Restelli, il cui negozio era più che un'attività commerciale, una scuola dove imparare e scambiarsi informazioni. Su

quelle profonde radici fiorì un club fotografico che fra il '53 e il '58 fece parlare di sé anche distante da Lendinara e dal Polesine: il club “Foto 0-23”, forte dell'entusiamo e del rigore di appassionati come Ferruccio Zapponi, Bibe Baccaglini, Beppe Manto-vani, Nino Boso, Bepi Milan, Giuseppe Petrobelli, Gastone Rigobello. E “Toni” Guerra, appunto,

che vinse anche un premio. Quando si pensi che alcuni dei vincitori si chiamavano Fulvio Roiter, Toni Del Tin, Davolio Marani, Berengo Gardin, Paolo Monti, Bepi Merisio. Fuor dei ranghi dei gruppi

militanti, Antonio Guerra sviluppò con umiltà e natu-ralezza un’ampia linea ico-nografica. Non si negò alle bellezze del paesaggio, né alla vitalità delle foto d'oc-casione, ma si volse anche alla definizione documenta-ria della realtà locale, e alla ricerca di antiche foto cit-tadine. In breve mise insie-me una collezione storica i

cui pezzi più rari non negò alla visione e all'utilizzo di chicchessia. Fu quasi naturale l'avvio di una sua collaborazione con la biblioteca civica. La sua presenza cominciò alla fine degli anni Ottanta, poi proseguì fin che poté e sempre con l'entusiamo e la leggerezza del primo giorno, con la partecipazione a libri, a ricerche, a mostre che sono ancora nel cuore dei concittadini. Finì per donare alla città oltre che il suo tempo e la sua attenta conoscenza di fatti e persone, la sua personale ampia raccolta di negativi, di foto, di stampe. Alcune sue campagne fotogra-fiche restano memorabili, come quella sul monu-mento principe delle architetture lendinaresi da lui conosciuto come le sue tasche, fotografato e corag-giosamente scalato dalle fondamenta al cupolino, la Torre Campanaria del Duomo di Santa Sofia, alta 100 metri, orgoglio dei Baccari e di Lendinara. Chi scrive queste righe ha con lui un debito particolare, non facilmente misurabile né mai dimenticabile: di amicizia, di vicinanza, di condivisione di progetti in Polesine e fuori, di una curiosità sempre giovane per fremiti e immagini della vera umanità che non ha né stagioni né confini. Antonio, amico buono, la terra ti sia sempre lieve.

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settembre lendinarese

SaloneDonna Più

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Sei di Lendinara se…Ilaria Bellucco

Un archivio online di fotografie e di testimonian-ze per ricostruire la Lendinara di un tempo: è

quel che è diventato il gruppo Facebook “Sei di Len-dinara se...”, grazie al contributo di tanti lendinaresi ed ex lendinaresi che hanno dato vita a un flusso di immagini e informazioni sulla loro città. Il gruppo, nato all'inizio del 2014 per iniziativa di Laura Gaspa-retto e Stefania Zevio, sin dalle prime ore di vita ha riscosso un grande successo arrivando poi a contare poco più di 2.400 membri, pari al 20% dei residenti a Lendinara. Non è mancato neppure un momento di ritrovo in cui dalla piazza virtuale si è passati a quella reale: al raduno organizzato il 26 gennaio 2014 han-no partecipato oltre 250 lendinaresi di più generazio-ni, che si sono dati appuntamento davanti al muni-cipio per scambiarsi sorrisi e strette di mano. A fine mattinata tutti i partecipanti si sono raggruppati e messi in posa per le foto scattate da Alvise Bassi, che ha immortalato dall'alto il gruppo nella bella cornice di piazza Risorgimento. Il sodalizio virtuale è diventato un catalizzatore di ricor-di e di documenti che testimoniano com'era la Lendinara di un tempo, raccogliendo cen-tinaia di foto d'epoca tirate fuori dai cassetti, aneddoti, racconti, testimonianze di luoghi, momenti e personaggi che hanno fatto la sto-ria di Lendinara e dei suoi cittadini. Il gruppo ha in qualche modo ricostruito la geografia e l'impianto urbanistico di decenni fa, grazie a rari scatti fotografici e alle memorie riporta-te dai membri, spesso tramandate da nonni e genitori. Così si può vedere com’era piazza Risorgimento prima dei radicali cambiamen-ti avvenuti tra gli anni ‘30 e gli anni ‘50 con

l’abbattimento di due edifici e l’apertura di via Adua, interventi che hanno messo in risalto il trecentesco palazzo Pretorio. È stato documentato anche l’aspet-to che aveva piazza San Marco prima di cambiar vol-to nei primi anni ’50 con l’abbattimento di palazzo Belloni, un edificio importante che era stato adibito a casa del fascio. La mente e lo sguardo viaggiano ancor più indietro nel tempo con le foto di fine ‘800 che documentano l’abbattimento e il rifacimento del Ponte di Piazza, mentre risalgono agli anni ‘30 gli scatti che mostrano i radicali cambiamenti apportati alla viabilità del centro tra cui spicca l’apertura di via Matteotti, che oggi è la principale via di ingresso al centro di Lendinara. Alcune di queste foto erano già note, altre meno, ma l’indubbio merito del gruppo virtuale è quello di avere portato alla conoscenza di tutti molti aspetti che la maggioranza dei lendinaresi, specialmente la parte più giovane, ignorava.

Foto: Alvise Bassi

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Il Corpo Bandistico “Città di Lendinara”Samantha Martello

Storia, passione e volontà di guardare al futuro per crescere sempre di più. Ci mettono tutti questi

ingredienti i componenti del Corpo Bandistico len-dinarese, che oggi come ieri, suonano con orgoglio sotto il vessillo della Città di Lendinara.Non hanno infatti dimenticato le origini della Ban-da, gli oltre cinquanta elementi che oggi ne fanno parte sotto la direzione del Maestro Francesco Centin e la presidenza di Rocco Pepe. Ne ha fatta di strada il “Corpo Musicale di Lendinara”, così si chiamava allora, da quel 28 Gen-naio 1870, data a cui si lega l’approvazione dello statuto che segna i primi passi della sua costituzione.Il rispetto per le pro-prie origini si accorda con la passione con-tagiosa che il Corpo Bandistico Città di Lendinara riesce a tra-smettere a chi lo ascolta nei tanti appuntamenti che, durante l’anno, lo vedono protagonista a Lendinara e non solo. La Banda è, infatti, una presenza im-mancabile negli eventi importanti della città, come le due fiere e le manifestazioni a carattere militare e patriottico, così come per gli appuntamenti religiosi che la Banda anima musicalmente con professiona-lità e per i diversi concerti che regala alla sua città. Proficua è, infatti, la collaborazione del Corpo bandi-stico cittadino con l’Amministrazione comunale, la Pro loco, con le Associazioni e le attività commer-ciali del territorio.

Non mancano, poi, le partecipazioni esterne al Co-mune di Lendinara e alla Provincia di Rovigo. Fra le più importanti si ricordano le presenze al Flicor-no d’oro di Riva del Garda, al Terzo concorso regio-nale dell’Ambac a Bassano del Grappa, al Primo e al Secondo Festival regionale delle bande giovanili organizzati sempre dall’Ambac a Grezzana e a Bassa-no del Grappa, la registrazione televisiva negli studi di Telepace nel 2006 e la partecipazione al Festival provinciale delle bande musicali del Polesine giunto

quest’anno alla set-tima edizione. Storia e passione si fondono, però, con una pronta vo-lontà di guardare al domani, con nuovi progetti ed iniziati-ve, forti di un cam-bio di marcia che si è registrato sotto la guida del Maestro

Centin, laureatosi lo scorso giugno al Conservatorio statale di musica Cesare Pollini di Padova con 110 e Lode nel biennio per la formazione di docenti per l’insegnamento di strumento musicale.Guardare al futuro significa, però, coinvolgere nuo-ve forze. Sono sempre di più, infatti, i giovani che decidono, dopo essersi formati ai corsi di orienta-mento musicale promossi dalla stessa Associazione con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, di vestire il gilet blu che contraddistingue la Banda cittadina, una delle colonne storiche del panorama musicale lendinarese.

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Sulle tracce di un eroe polesano, Lorenzo FavaAlberto Scarazzati

Lscorso 17 luglio l’Anpi lendinarese ha parteci-pato alla commemorazione del 70° anniversario

dell'assalto al carcere degli Scalzi a Verona. Una de-legazione del direttivo locale e una rappresentanza dell'amministrazione comunale hanno preso parte al ricordo del sacrificio del partigiano Lorenzo Fava, ferito a Verona il 17 luglio 1944 durante l’a-zione.Chi era Lorenzo Fava?

Studente universitario e medaglia d'oro al va-lor militare, trasferitosi da Nocera Inferiore in provincia di Salerno e figlio di genitori pole-sani (il padre era len-dinarese). Nel 1941 si era arruolato nel corpo degli alpini e fu inviato col grado di tenente inviato in Montenegro, che allora era parte della Jugoslavia. Rientrato nel 1943 dopo l'annuncio dell'armistizio, senza esitare Fava si diede alla macchia e, dopo aver combattuto nelle prime formazioni partigiane venete, entrò nei Gap di Ve-rona, portando a termine audacissime azioni. Il 17 luglio 1944 era tra i gappisti che diedero l’assalto al carcere di Verona, in cui era rinchiuso da sette mesi Giovanni Roveda, dirigente sindacale di Torino, fi-gura di spicco della politica nazionale. Arrestato nel 1943, Roveda fu fatto fuggire con un’azione entrata nella leggenda e successivamente divenne il primo sindaco della Torino liberata dal giogo fascista. Ele-mento peculiare di quest’azione partigiana fu l'altez-

za degli ideali che servì a scuotere la massa inerte di quanti subiscono l’oppressione per quieto vivere. Nell’assalto agli Scalzi si evidenzia il segno di un consapevole sacrificio, di una tendenza romantica a uno straordinario altruismo.Fava fu gravemente ferito e cadde in mano ai fasci-

sti; torturato invano, fu fi-nito dai suoi aguzzini proba-bilmente il 23 agosto 1944. Per l’azione degli Scalzi, unico caso nella guerra di liberazione, verranno con-cesse due Medaglie d'oro, una delle quali brilla sul labaro lendinarese. L’auspi-cio dell’Anpi lendinarese è che questo sacrificio sia uno specchio in cui si possano

riflettere gli avvenimenti di quegli anni, non come sequenza di date, ma come racconto vivo di sacrifici, di lotte dure, di sangue versato da decine di migliaia di uomini che sono giunti insieme nell’apoteosi fina-le creando un nuovo mondo, in cui ancora si deve lottare, ma in cui le conquiste fondamentali della libertà e della democrazia sono alberi maestri della vita sociale.

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artisti lendinaresiGloria VenturiniGloria Venturini ha ideato e organizzato le 12 edizio-ni del Concorso Interna-zionale di Poesia e Prosa “L’arcobaleno della vita”, di cui è anche il Presi-dente della giuria. Ama molto scrivere, in partico-lare adora imprimere sulla carta storie di vita vissute. Le sue opere sono state pubblicate in varie anto-logie, su siti internet, dove ha ottenuto molti ricono-scimenti. È risultata vin-citrice in Premi e Concor-si Letterari Nazionali ed Internazionali, con poesie e con testi narrativi.

equa combinazione

S’allontana il tempo dalla mia fisicità,so di essere polvere e scivolo attraverso i limiti del corpo,come un granello di sabbia mi sposto da un capo all’altro nella clessidra della vita, in un’orbita senza fine, carpisco l’acume delle sofferenzee gli eccelsi vertici dell’amore.

Indosso le vesti del nulla,mi sgretolo nel dolore acuto della speranza.In un angolo della mia essenza conservo giovani preghiere di una lontana - altra me stessa,consapevole che quest’ombra che s’allunga nella serapoco m’appartiene.

Lo sguardo va – oltre la casa e la valle degli ulivi, che m’accompagnano nel volgere dei giorni.Afferro un raggio di luce dall’az-zurro del cielo,sperimentando rinascite di spirito,plasmando similitudini tra il respiro umano e quello del vento,cercando un’equa combinazionetra la mia entità e l’infinito.

Il Gioiello dell'Amore

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11 aprile 1977, un giorno indimenticabileRamis Tenan

Nell’estate del 1973, precisamente nella notte tra il 24 e 25 luglio, un furioso temporale si ab-

batté su Lendinara ed un fulmine si scaricò sull’an-gelo posto in cima del maestoso campanile, emble-ma della città, facendolo ardere tutta la notte.La potente scarica elettrica colpì a morte quell’an-

gelo dorato che da oltre un secolo proteggeva tutta la città annunciando, con le sue diverse posizioni, la di-rezione del vento e il conse-guente arrivo del bel tempo o della tempesta. Un utile e amabile punto di riferimento cittadino.Già nelle prime ore del gior-

no dopo ero salito, col sa-grestano Stefano Mirandola, in cima al campanile per un primo contatto con i pochi resti ancora caldi e affumicati dell’angelo. Una tristezza in-finita.Costruito nel 1857 con le-

gno di cirmolo da Silvio Soà e rivestito di rame dorato, era ammirato da tutti e quando precipitò completamente incendiato, tutta la città si adoperò per ricostruirlo. E così avvenne e il nuovo angelo, fuso in bronzo sul modello del precedente, fu ultimato nel 1974.Si trattava allora di collocarlo sulla cima del cam-

panile. Dopo vari ma infruttuosi tentativi effettuati con un grande elicottero americano (un birotore CH-47), fu deciso di realizzare la posa utilizzando

una altissima gru innalzata a fianco del campanile.Il giorno fissato per l’operazione era il lunedì di

Pasqua dell’11 aprile 1977, giornata per me indi-menticabile.A Stefano e a me, che da anni avevamo dimesti-

chezza con la struttura del campanile per le varie e frequenti manutenzioni, Mons. Ennio Giusberti

aveva chiesto di occuparci per-sonalmente della posa finale dell’Angelo. La richiesta fu ac-colta con gioia e con quel tanto di orgoglio che nasce dal sentirsi protagonisti di un evento straor-dinario.Così in quel pomeriggio pie-

no di sole dell’11 aprile 1977, ci avviammo verso la cima del campanile mentre l’angelo len-tamente saliva appeso al robusto gancio della gru.A noi due il compito finale di

guidare il perno, che sottostava all’angelo in bronzo, dentro la grossa trave incastrata sotto la

parte più alta delle cupola del campanile e di sgan-ciare poi la statua definitivamente dalla gru.Forse per il peso della “bronzina” che dovevo

portare lassù per inserirla nella trave a sostegno dell’angelo, forse per la tensione di arrivare senza imprevisti all’appuntamento all’interno della cu-pola, mi sembrò una scalata più faticosa del solito. Non feci alcuna sosta quel pomeriggio, com’era di solito mia abitudine, per ammirare il panorama o

per individuare con gioia la mia abi-tazione o qualche altro particolare luogo di Lendinara. Il pensiero era fisso sull’impegno affidatomi.Giunsi per tempo sotto la cupola

in quella zona appena illuminata dai piccoli finestrini laterali. Riu-scii con notevole sforzo ad inserir-mi tra le travi passando attraverso uno strettissimo pertugio fino ad arrivare al punto in cui dovevo in-serire quel pesante blocco di bronzo che avrebbe accolto la punta dell’a-sta dell’angelo per fare da perno gi-revole.Me ne stavo rannicchiato ascol-

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tando il crescente brusio che saliva dal piazzale gremito di tanta gente arrivata per assistere all’av-venimento. L’angelo era ormai giunto alla sommità del campanile ed il perno (lungo quasi sei metri), sapientemente guidato da Stefano, stava lentamen-te scendendo all’interno della grossa trave verso il punto in cui avevo infilato la “bronzina”.Ricordo esattamente il timore che cresceva in me

nell’attesa del momento in cui la punta avrebbe colpito, a pochi centimetri dalla mia mano, il bron-zo che poi avrei dovuto opportunamente sistemare per far combaciare la punta del perno con la sede concava della “bronzina”.Era un timore che nasceva dal fatto che nessuna

prova preliminare si era potuta fare e che qualche dubbio sull’effetto dell’impatto si era insinuato nel-la mente di qualcuno di noi nella fase finale dell’o-perazione.Passarono minuti interminabili … poi, quasi im-

provviso, un forte colpo mi fece tremare la mano. L’angelo, con tutto il suo peso (quasi sette quintali), si era appoggiato sulla “bronzina”. Rimasi davvero impaurito perché quel botto fece scricchiolare no-tevolmente la trave che mi sosteneva ed inoltre, rannicchiato in quella posizione in cui mi trovavo, mi fece sentire ancor più prigioniero, quasi schiac-ciato. Chiusi istintivamente gli occhi aspettando il peggio, ma per fortuna tutto andò secondo il pro-gramma.

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Riuscii ben presto a completare quanto dovevo fare e a sentirmi soddisfatto perché avevo ormai la certezza che il peso non aveva compromesso la sta-bilità della cupola e che l’Angelo era finalmente in grado di ruotare sul suo perno.Non sentii più il disagio di trovarmi imprigionato

e ricordo che in pochi istanti riuscii a togliermi di lì, aprire la botola della cupola e salire finalmen-te all’esterno, sulla cima del campanile, ai piedi dell’Angelo.Stefano aveva intanto agganciato alla schiena

della statua la scaletta, già collaudata a terra, che doveva servire per arrivare in alto, vicino alla testa dell’angelo per togliere il gancio che lo teneva anco-ra legato alla gru e per installare successivamente il parafulmine. Iniziai la salita tenendomi stretto, con determinata e ragionata energia, a quell’esile scala. Arrivato all’ultimo gradino, all’altezza dell’attacco delle ali, non mi rimaneva che arrampicarmi sul dor-so dell’Angelo poggiando i piedi sulle sue grandi ali (oltre cinque metri di apertura) fino ad arrivare sul capo.Ero consapevole di trovarmi sul punto più alto di

Lendinara e di non avere alcuna cintura di prote-zione, ma non avevo eccessiva paura perché ave-vo già provato l’arrampicata qualche giorno prima quando l’Angelo si trovava in mostra all’interno del Duomo. Allungai lentamente la mano verso il gancio della

gru, lo liberai e sentii subito l’applauso salire verso il cielo. Il lungo braccio della gru si era così stacca-to dall’Angelo ed aveva subito iniziato un festoso girotondo aereo.

A cavalcioni sulle spalle dell’Angelo avvitai sul suo capo, al di sopra dell’aureola, l’asta del paraful-mine e poi, davvero felice, scesi ai suoi piedi.Un abbraccio con Stefano; un festoso saluto agi-

tando al cielo le braccia; un ultimo sguardo verso l’alto e poi, quasi saltellando, giù a terra.Ricordo le strette di mano, il compiacimento di

tanta gente, il sereno sorriso di mons. Ennio Giu-sberti che ci attendeva davanti alla chiesa.Aveva scelto lui il Lunedì di Pasqua, pieno di si-

gnificato, per far ritornare sul campanile il nuovo Angelo, una scelta davvero indovinata che ridava a Lendinara il suo simbolo più amato.Se le moltissime persone presenti saranno state

prese sicuramente dalla festa di quel pomeriggio, con la benedizione all’Angelo prima dell’ascesa con la gru, la solenne Messa sul sagrato del Duomo di S. Sofia, i canti delle Corali cittadine, la Banda di Lendinara e l’imponente servizio d’ordine per la sicurezza di tutti, il mio cuore per sempre conser-verà gelosamente un motivo in più, quello di aver rappresentato, quale Sindaco in carica in quel pe-riodo, tutta la cittadinanza lendinarese orgogliosa dell’angelo e del suo campanile.

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L'aspetto più spettacolare della vicenda è stato sicu-ramente quello del tentativo di rimettere al suo posto l'angelo con l'utilizzo di un elicottero. Questa scelta era motivata dalla necessità di tentare di evitare l'elevato costo dell'impiego di una gru alta oltre 100 metri. Trami-te l'on. Antonio Bisaglia fu interessato il comando della base americana Setaf di Vicenza. Il comandante ricevet-te Tito Bagatin, il sindaco che a suo tempo aveva preso i primi contatti, e il nuovo sindaco Ramis Tenan, che pero-rarono la loro idea di utilizzare un elicottero per reinstal-lare l'angelo sulla vetta del campa-nile. Il co-m a n d a n t e della base si dichiarò di-sponibile e chiese però alcune con-dizioni di sicurezza per

le operazioni, e assieme fu concordato l'utilizzo del campo di calcio con opportuni adattamenti come base di arrivo e ripartenza dell'elicottero. E l'angelo fu quindi spostato dall'interno del duomo di Santa Sofia, dove era in mostra, al campo sportivo.

Fu fatto un primo tentativo, ma la fitta nebbia di quel-la giornata impedì al mezzo di alzarsi in volo e si do-vette rinviare a tempi migliori. Il secondo tentativo andò meglio; l'elicottero si portò al campo sportivo, agganciò l'angelo sotto gli occhi di moltissimi spetta-tori e partì verso il campanile, seguito materialmente e con gli occhi dagli spettatori che si portarono velo-cemente in piazzale Santa Sofia. Il mezzo volante si avvicinò piano piano alla punta del campanile, dove c'era un militare americano ad attendere per aggan-ciare il perno dell'angelo; dopo alcuni tentativi però ci si rese conto che quel tipo di elicottero non garan-tiva una sufficiente stabilità; e anche in questo caso si dovette rinunciare per evitare guai e danni maggio-ri al campanile, e giocoforza si dovette poi ripiegare sull'utilizzo della gru.

Il tentativo con l'elicottero Ennio Bellucco

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Gino Trambaiolo: un mezzofondista da recordEnnio Bellucco

roberto Saltarin, un campione sul ringEnnio Bellucco

C'è un atleta da record tra gli sportivi lendinaresi d'eccellenza: è Gino Trambaiolo, che nell'atle-

tica leggera ha ottenuto risultati di livello nazionale nella dura disciplina del mezzofondo. Scopre la pas-sione per l'atletica a quattordici anni, quando fre-quenta l'Itis di Rovigo: dapprima destinato agli 80 ostacoli, è presto dirottato ai 1000 metri. Già nelle gare scolastiche ottiene tempi lusinghieri al di sotto dei tre minuti, e nel 1967 approda al vero agonismo correndo per la Libertas Rovigo i 1000 metri in 2.4 nella categoria allievi e ottenendo a fine stagione il tempo di 5.49 secondi nei 2000 metri. Il salto di qualità avviene nel '68, grazie a una buona prepa-razione invernale: vince il campionato regionale di corsa campestre, arriva secondo al campionato ita-liano (mancando il primo posto solo per un errore di percorso) e si impone, sempre nella campestre, nella finale nazionale della leva Libertas a Roma. Anche nelle gare su pista ottiene ottimi risultati nei 1000 metri e nei 2000, nelle fasi interregionali e in tutte le gare che disputa nei 2000 metri. A Udine Trambaio-lo mette a segno il colpaccio: nel campionato italia-no Libertas consegue il record italiano di categoria nei 2000 in 5.31.2, tempo che ancora oggi è il quarto all time. Si distingue anche nella categoria junior nei

1500 e nei 5000, par-tecipa a tre incontri nazionali e vince i 3000 in un incontro Veneto-Slovenia. Viene ammesso al Centro Nazionale permanente di mez-zofondo ed entra a far parte delle Fiam-me Oro di Padova, con cui partecipa a varie gare naziona-li militari, correndo con Franco Fava e Roberto Volpi anche nella corsa compestre. Nel '72 vince il titolo italiano universitario sempre nei 1500 e partecipa a vari meeting e, infine, corre anche nella nazionale maggiore nei 1500. Il '74 è un'an-nata d'oro: i campionati italiani indoor lo vedono secondo dietro a Franco Arese, e anche negli assoluti Trambaiolo ottiene l'argento. Nel '75 mette a segno il record personale nei 1500 con il tempo di 3’ e 41” e due anni dopo, a soli 26 anni, lascia la carriera ago-nistica per motivi familiari.

Tra gli sport che hanno

appassionato i gio-vani lendinaresi di ogni epoca an-che la noble art ha lasciato il segno, come testimo-nia la vicenda di Roberto Saltarin che in gioventù conquistò il titolo italiano dilettanti dei pesi massimi.

Classe 1948, badiese di nascita e in gioventù, Sal-tarin da molto tempo risiede a Rasa di Lendinara. In giovanissima età, nei primi anni ’60, era uno dei tanti ragazzi affascinati dalla boxe, sport allora mol-to popolare grazie alle riprese televisive. Aveva un fisico prestante di un metro e 80 di altezza per 92 chili, una vera e propria montagna di muscoli. Un bel giorno si presentò alla Scuderia Pugilistica Rodi-

gina in cui operava come allenatore e come organiz-zatore di incontri quel Nando Strozzi di Ferrara che successivamente, negli anni ‘70, avrebbe seguito an-che la carriera del campione europeo dei pesi medi Carlo Duran. All’epoca Saltarin aveva poco più di 14 anni e rientrava nella categoria dei pesi massimi; due anni dopo intraprese l'attività agonistica vera e propria. Nella primavera del 1968 salì sul ring a Ve-rona e diventò campione regionale veneto vincendo ai punti, aggiudicandosi però tutte le tre riprese. Alla fine dell'estate dello stesso anno, nella finale interre-gionale, incontrò ad Ancona il campione regionale campano Enzo Pone e lo batté per k.o. a metà della seconda ripresa, conquistando così il titolo italiano dilettanti nella categoria dei pesi massimi. Fu quindi chiamato alle armi, e non esercitò il suo sport perché nel periodo della leva non si sono tenute gare o cam-pionati riservate ai militari. Al ritorno dal servizio militare svolto nel corpo dei Granatieri di Sardegna dovette dedicarsi stabilmente al lavoro per poter mettere su famiglia, e lasciò quindi imbattuto e da campione italiano l'attività agonistica.

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settembre lendinarese

Curiosità fotografiche

In questa foto tre giovani studenti stanno per gettarsi vestiti in Adigetto sotto lo sguardo divertito degli amici. È il mese di luglio 1961 e due di loro, Bruno Dalla Villa e Luciano Chiari, si sono appena diplomati ragionieri, mentre il terzo, Renzo Remondi, ha appena superato un esame all’università. E alla fine hanno mantenuto fede alla scommessa, e si sono tuffati nelle fredde acque del fiume lendinarese, non ancora inqui-nate come oggi.

Alunni della scuola elementare di Saguedo in posa con l’auto della Radio Televisione Italiana, anno ’56 o ’57. In quella scuola, oltre al maestro Vittorino Secchiero, presente nella foto, insegnava anche il maestro Amelio Rigolin che, oltre a prestare la sua opera come maestro elementare, preparava i ragazzi a cantare in coro per partecipare al concorso “Il microfono d’oro” organizzato dalla radio, con risultati più che soddisfa-centi, perché in un paio di occasioni la scuola vinse il concorso. Questa foto documenta appunto una visita della Rai alla scuola di Saguedo, che oggi purtroppo è chiusa.

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