numero tre 2018 AMSIK E IL SUO RECORD IN...
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FOTO: MOSCA
COPIA GRATUITA IN EDICOLA CON IL ROMA
HAMSIK E IL SUO RECORD IN AZZURROHAMSIK E IL SUO RECORD IN AZZURROnumero tre 2018La Città - La Squadra – Gli Eventi
ANTONIO SORBILLO: LA TRADIZIONE E L'INNOVAZIONE
LORENZO MARONE: “CARA NAPOLI”
NEVIO SCALA: IL PALLONE TRA I VIGNETI
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L’ Editoriale di Giovanni Gaudiano
Lo scrittore-tifoso Maurizio De Giovanni
“È un campionato triste
quello italiano”. L'espressione è
di Maurizio De Giovanni, lo
scrittore-tifoso che non perde
occasione per evidenziare le
pecche di uno sport che dovrebbe
essere di tutti gli italiani ma che
viene puntualmente utilizzato
per creare divisioni, fazioni e
senso di superiorità. È un
peccato che il gioco più bello del
mondo debba in Italia, un paese
noto per la sua creatività,
sottostare da qualche anno ad
una dittatura insopportabile,
spocchiosa, “assai antipatica” per
dirla alla maniera napoletana. La
situazione sembra difficilmente
sovvertibile almeno nel breve
periodo, ma tutte le cose che
hanno un inizio hanno anche una
fine ed allora un po' dappertutto
Un campionato senza colori, una Champions affascinante con il Napoli protagonista ed una città che brilla grazie alla sua tradizione
Carlo Ancelotti
si aspetta che quel momento
arrivi. el frattempo le milanesi N
cercano di rialzare la testa, la
Roma si rinnova, la Lazio di
Lotito tiene botta ed il Napoli
c e rca d i conqu i s tare una
posizione di vertice stabile anche
in Europa. Stasera Ancelotti al
San Paolo contro la Stella Rossa
d i B e l g r a d o p o t r e b b e
traguardare il primo obiettivo
della sua avventura partenopea
ma in realtà sarebbe il secondo.
La pacatezza, l'ironia, la lucidità,
la concretezza e la competenza
del tecnico emiliano hanno già
permesso alla squadra azzurra di
ben figurare in Champions e
questa cosa pare non sia gradita
ovunque. Se le squadre italiane
nella settimana di coppe vanno
bene se ne parla tanto, se vanno
male per alcune ci sono ampie
giustificazioni e arzigogolate
a r g o m e n t a z i o n i m e n t r e
qualcuno trova il modo di
c o n t e s t a r e e t a c c i a r e d i
provincialismo chi, a giusta
ragione, rivendica di essere
l ' u n i c a s q u a d r a i t a l i a n a
imbattuta in Europa. ue pesi, D
due misure, due di tutto ma a
Napoli a nessuno importa
davvero cosa ne pensano nel
resto del paese. Dalle nostre
parti abbiamo la capacità di
rinnovarci nella tradizione,
come dimostra i l servizio
riservato in questo numero alla
pizza e ad uno dei suoi maggiori
interpreti: Antonio Sorbillo;
siamo anche capaci di andare a
raccontare la storia di chi la
C h a m p i o n s l ' h a v i n t a d a
g i o c a t o r e c o n l a m a g l i a
r o s s o n e r a , e c c o a l l o r a
l'intervista a Nevio Scala, che
parla anche del suo amico
“Carletto” e di come oggi si stia
divertendo a fare quello che forse
desiderava fare da sempre: il
produttore di vino. Nel nostro
lavoro trova posto anche uno
spicchio di globalizzazione,
La formazione del Napoli a Belgrado
Napoli - Stella Rossa: Carlo Ancelotti e l’obiettivo possibile
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‘‘Napoli’’ La città, la squadra e gli eventi
Mensile a distribuzione Gratuita
entro lo spazio di un servizio,
come appare nel le pagine
dedicate a Raul Albiol; e mentre
non ci dimentichiamo dei figli
della grande cultura partenopea
con un viaggio sulla scrivania di
Lorenzo Marone, uno scrittore
giovane ma già da tenere in
libreria, troviamo tempo e
d e d i c h i a m o s p a z i o
a l l ' i m p o r t a n t e r a s s e g n a
r i s e r vata da l Pan a que l
‘‘geniaccio’’ di Escher, che non a
caso amava Napoli, la Costiera e
le nostre bellezze naturali e
storiche. n questo panorama un I
posto d'onore lo merita Marek
Hamsik, bandiera azzurra
venuta dalla Slovacchia, che ha
traguardato tutti i record
possibili con la maglia del
Napoli, al quale riserviamo uno
spazio per le sue gesta in
azzurro. nsomma che c'importa I
della tristezza e di chi la impone?
Noi abbiamo di più e non
dobbiamo brigare, armeggiare,
corrompere, imbrogliare le carte
per averlo. un pregio, è un È
limite o forse è un difetto?
Niente d i tutto c iò . È la
caratteristica tipica ed insita nel
modo di essere napoletani, un
regalo che ci è stato fatto per
permetterci di sopportare tutto
quello che ci viene negato. È una
sorta di compensazione che non
ha nulla a che vedere con quella
che i nostri arbitri gestiscono
per sbagliare due volte, è di fatto
soprattutto un premio per quello
c h e d i a m o o g n i g i o r n o
a l l ' u m a n i t à . a p o l i è N
straordinaria, unica, avvolta
dall'intelligenza ed attaccata alle
sue tradizioni e non conosce la
tristezza di chi non si diverte più
anche se vince sempre.
Hamsik in lotta con Neymar
“Un suono di campane
andava e veniva; una
leggera brezza scendeva,
facendo riverenze, da
Port'Alba; l'ombra dei
tram che ripartivano per
Secondigliano o per
Mariane l la g irava
sulla piazza ritraendosi
e allungandosi come una
cappa di torero; i tralci
di limoni intorno al
banco dell'acquaiolo
erano di un ronzante,
sciamante giallo di
vespa.” (da Gli Alunni del Sole) di Giuseppe Marotta
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Aut. Tribunale di Napoli n. 50 del 8/11/2018
IL PROSSIMO NUMERO DI “NAPOLI” SARÀ IN EDICOLA CON IL QUOTIDIANO “ROMA” ED ALLO STADIO IL 22 DICEMBRE 2018
Carletto ed il suo “calcio famiglia” in allegria
Nevio Scala parla di Carlo Ancelotti, del Napoli e del suo Parma davanti ad una bottiglia del suo “Gargante” Nevio Scala
Se esistesse una Serie A dei produttori di vino,
LUI, prima o poi la vincerebbe. Perché quella di
arrivare primo è stata ed è una sua mania. Ora
dice che "collabora" con i figli perché glielo
hanno chiesto. Conoscendolo abbastanza bene e
ascoltandolo come parla del suo "Garganega in
purezza" non solo vien voglia di berlo, ma anche
di scommettere sul futuro Scudetto di
certificata gradazione alcoolica. LUI è NEVIO
SCALA, uno che prima di arrivare a esaltare il
suo Garganega, ha fatto il Calciatore e poi
l'Allenatore con la lettera maiuscola perché ha
vinto in patria e all'estero, Scudetti e Coppe,
compresa quella dei Campioni. Confermando
tutti gli elogi per il suo ottimo mosto in purezza,
è difficile non accusare direttamente Bacco di
aver sequestrato e relegato in cantina un
personaggio e un allenatore tanto stimato.
Ancor più dispiace al vostro umile scriba,
perché resta proprio il calcio (chiaro che non
poteva essere diversamente!) la sua prima
passione. Basta chiedergli se la Juve può
davvero mar amalde gg iare anche su l
campionato in corso. - Certo la Juve ha
rinforzato la squadra ma vedo nel Napoli, ma
anche nella mia ex Inter, squadre che
possono restare in corsa fino alla fine.
- Quando dice Napoli pensa ad Ancelotti come
valore aggiunto. - Sicuramente. Carletto ha
portato non so lo que l l ' esper ienza
internazionale che tutti gli riconoscono, ma
anche e soprattutto una carica di umanità Ancelotti e Scala nel 97 in occasione di Perugia - Parma
di Pier Paolo Cattozzi
che gli ha da subito garantito la fiducia del
pubblico.
- Vuol dire che il suo Carletto porta in campo
anche il pubblico. - Voglio dire quel che ho
detto. Preparare una squadra per me vuol
dire lavorare in sintonia con una intera città
e non mi riferisco ai soli tifosi.
- Vale a dire. - Voglio dire che in campo ci
vanno i giocatori, ma se da loro pretendiamo
il meglio, si devono sentire come in una
grande famiglia dove tutti collaborano, dal
Presidente all'allenatore ai tifosi.
- Se posso azzardare una battuta: calcio formato
famiglia detto da uno che ha vinto anche una
Coppa dei Campioni. - A Parma a vedere gli
allenamenti venivano intere famiglie, non
solo il papà tifoso e i dirigenti preposti. Per
me il calcio è allegria, gioia di viverlo al di là
di tutte le dietrologie di schemi, 4-4-2 e via
dicendo.
- Sempre se non sbaglio, lei era famoso per il suo
5-4-1. - Certo anche per il 5-4-1, ma nessuno
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Il Parma europeo di Scala
Apolloni e Nevio Scala nel 2016 festeggianola promozione del Parma in Lega Pro
ha mai pensato a una dittatura dei numeri
come si sente proclamare oggigiorno. Tutto
nasceva all'interno dello spogliatoio dove si
discuteva dei problemi, se c'erano dei
problemi, o si scherzava sempre in armonia.
Una sorta di uno per tutti e tutti per uno da
trasferire in campo, in casa e fuori, in Italia e
all'estero.
- Mi vuol dire che questa è anche la filosofia di
Ancelotti che ereditò il suo Parma dei
"miracoli”. - Dovrebbe chiederlo a lui che, in
effetti, ereditò una sola parte della mia
squadra, che era pur sempre una provinciale
con una rosa prevalentemente nazionale. A
lui comperarono grandi Campioni che gestì
subito con successo iniziando una carriera
strepitosa in giro per l'Europa. La voglia di
vincere e di fare felice il suo pubblico, che
regnava nel nostro spogliatoio, potrebbe
avere contagiato anche lui.
- Una famiglia con un Presidente, padre o
padrone. - Il rapporto Presidente-Allenatore
lo considero fondamentale! È la benzina che
porta lontano.
- Cosa pensa del Presidente De Laurentiis, che
non tutti giudicano "facile" visti i precedenti
con Sarri. - Da uomo di spettacolo si
permette qualche battuta, ma si sta
rivelando un ottimo Presidente. Con
Ancelotti mi pare di capire ci sia una vera e
propria amicizia. Mi riferisco anche alle
scelte tecniche e strategiche: gli obbiettivi
sono una affermazione in Europa e lo
Scudetto in Italia. Tutto a suo tempo non
dimenticando lo spettacolo: vincere in
allegria, come dicevo.
- Quindi arriveranno altri rinforzi. - Mi ripeto,
la mia stima per Carletto è grande: i rinforzi
sono sempre graditi, soprattutto se si ha a
che fare con corazzate tipo Juve e compagnia
bella, in Italia e in Europa. Mi pare però che
questo Napoli la sua figura la stia facendo.
- Basta sapere aspettare, dice lei, in allegria e
armonia ...- Direi proprio di sì: io ho fiducia
sul Napoli di Carletto.
- Una dozzina di italiane più squadre in mezza
Europa. Mai avuta la voglia di Mergellina? - Mi
sono sempre trovato bene al San Paolo e in
città. Quando giocavo evidentemente non
avevano bisogno di un mediano forte
fisicamente e non solo. Mi preferivano come
avversario.
- Visto che il Garganega fermentato in bottiglia
è lanciato, non ha mai pensato di ritornare in
campo? - Era capitato qualche anno fa. La
Roma non andava bene e penso che Totti
possa aver fatto il mio nome. Voi sapete che
gli allenatori vivono o in campo o al telefono.
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... Anche una Coppa dei Campioni
NEVIO SCALA: nato a Lozzo Atesino il 22.10.1947, sposato (moglie Janny tedesca, figli Sasha e Claudio, nipote Giacomo). Muove i primi passi nel calcio che conta prima nel Lanerossi Vicenza, poi nelle giovanili del Milan ('65/'66), quindi il debutto in serie A nel 1966 con la ROMA ('66/'67), poi di seguito al Milan ('67/'69), al Lanerossi Vicenza ( ' 69/ '71 ) , a l l a F iorent ina ('71/'73), all'Inter ('73/'75), di nuovo al Milan ('75), al Foggia ('76/'79), al Monza ('79/'80) ed infine all'Adriese ('80/'81).Una convocazione nella Nazionale U-21 nel 1969. Inizia ad allenare nelle giovanili del L.R. Vicenza nel l ' '85/ '87, poi Reggina ( '87/'89), Parma ( '89/'96), Pe r u g i a ( ' 9 7 ) , B o r u s s i a Dortmund ('97/'98), Besiktas ('01/'02), Sachtar ('02), Spartak Mosca ('04).
La carriera
Il Palmarés
Da calciatore, con la maglia rossonera: Scudetto e Coppa delle Coppe nella stagione '67/'68 e Coppa dei Campioni nel '68/'69. Da allenatore – Con il Parma: Coppa Italia nel '91/'92 - Coppa delle Coppe nel '92/'93 - Supercoppa UEFA nel '93 - Coppa UEFA nel '94/'95. Con il B o r u s s i a D o r t m u n d : C o p p a Intercontinentale nel '97. Con lo Sachtar Donec'k: Campionato Ucraino e Coppa Nazionale nel 2001-2002. Con lo Spartak Mosca: Coppa di Russia nel 2002-2003.
Nevio Scala con la maglia rossonera
Mancava solo un colpo di telefono, ma la
Roma quella domenica vinse e Ranieri fu
confermato.
- ... poi? - Mai dire mai. Io sono qui. Forza
Napoli e forza Carletto!
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Ne l l a p i a n u r a
veneta centrale, il
palcoscenico è
quello dei Colli Euganei: è
q u i d o ve s i i n c o n t r a
l'azienda agricola “Nevio
Scala”, nata da un progetto
volto a rilanciare l'azienda
di famiglia. Nasce così dalla
v i n i f i c a z i o n e d i u v e
garganega in purezza:
Gargante, per l'appunto un
B i a n c o d e l V e n e t o
rifermentato in bottiglia.
È un Bianco scorrevole e
b e v e r i n o , o t t i m o d a
s c e g l i e r e q u a n d o l e
occas ion i sono
i n f o r m a l i e
s p e n s i e r a t e .
S e m p l i c e e
disimpegnato ma
d'altro canto di
gran qualità,
per un aperitivo
t r a a m i c i
sposatelo con le
tartine con la
salsa di tonno
e il gioco è fatto.
Scala mentre cura le sue viti
Con il figlio Claudio ed i loro vini
Il Gargante di Nevio Scala
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Francesco Ferrando:
“Nevio Scala ha una faccia “antica”. Sembra scolpita nel legno, erosa dal vento e dalla pioggia, cotta dal sole: una faccia “biologica”. È la faccia pul i ta di un contadino (“scarpe grosse e cervello fino”), che per orizzontarsi nel mondo si è basato su “quattro punti cardinali”: onestà, lavoro, perseveranza, sincerità
Da un articolo di Luca Savarese:
“Mi sento – racconta – un ragazzino. Non ci si può fermare, né accontentare e dire “sono arrivato”, bisogna sempre avere un sogno davant i , per non f a r t i invecchiare lo spirito, un qualcosa che ti tiene vivo. È quello che dicevo ai miei ragazzi del Parma: non è t a n t o i m p o r t a n t e raggiungere obiettivi, ma a v e r e o b i e t t i v i d a raggiungere
Dicono di lui I pensieri di Nevio Scala
“Si può dire che la nostalgia riempia le mie giornate anche adesso che il calcio l'ho un po' a c c a n t o n at o . M a è u n a nostalgia non malinconica, perché suscitata da ricordi felici
“Fare il contadino è sempre stata una mia aspirazione
“Il calcio non è mai stata la mia unica ragione di vita, per questo non posso fare a meno di coltivare la terra
“Se un ragazzo è valido, non importa quanti anni ha. Ma il calcio italiano ha bisogno di ricominciare dalle giovanili. L'allenatore è bravo quando riesce a far innamorare il ragazzino del pallone, ora facciamo il contrario e ci concentr iamo solo sul la tattica. Quando un ragazzino si avvicina al settore giovanile gli par l iamo già d i l inea ,d i fuorigioco, di raddoppio ed allora si stufa e sceglie un altro sport. Dobbiamo tornare a far divertire i ragazzi
“A proposito dell'esperienza da dirigente a Parma: “Speravamo in un calcio diverso. Ma non è successo
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PROFILI
Raul Albiol, il comandante silenziosodi Bruno Marchionibus
artito al la volta di PN a p o l i d a M a d r i d
nell'estate del 2013,
Raul Albiol è diventato, stagione
dopo stagione, un perno sempre
p i ù i n s o s t i t u i b i l e p e r l a
retroguardia azzurra, al centro
della quale, mentre è in corso la
sua sesta stagione in Campania,
h a d i s p u t a t o o l t r e
centocinquanta partite e trovato
in più di un'occasione anche la
via del gol. Voluto fortemente da
Benitez, allenatore che ben
conosceva Raul dai tempi in cui il
difensore si affacciava al grande
calcio dal settore giovanile del
Valencia, è stato il triennio di
Sarri a consacrare Albiol come
uno dei centrali più affidabili e
tanto tecnicamente quanto
fisicamente validi a livello
e u r o p e o . A l l e a b i l i t à i n
marcatura e nello stacco aereo,
infatti, lo spagnolo unisce quelle
di impostazione nella gestione
del pallone, il che lo ha reso
durante il triennio del tecnico
toscano, e continua a renderlo
con Ancelotti, l'ideale regista
difensivo in grado di far iniziare
Il difensore spagnolo è il vero leader della difesa partenopea. Preciso, forte di testa, continuo nel rendimento e amante della sua famiglia che potrebbe aumentare …
A rendere fondamentale
l'apporto del numero 33
alla causa partenopea,
in ogni caso, sono
anche le sue doti di
l e a d e r s h i p , d a t e s i a
d a l l ' e s p e r i e n z a a c q u i s i t a
vestendo maglie notevolmente
prestigiose e vincendo numerosi
t r o f e i n a z i o n a l i e d
internazionali, sia dalla sua
innata capacità di manifestare il
proprio carisma senza il bisogno
di alzare la voce. Albiol, infatti, si
è dimostrato a pieno titolo un
comandante silenzioso, in grado
di far crescere sotto la sua guida
quel Koulibaly che ad oggi viene
unanimemente considerato tra
i migliori difensori al mondo,
e di contribuire in maniera
rilevante al far risultare
ormai stabilmente, al
t e r m i n e d i o g n i
campionato, la difesa
napoletana come una
di quelle meno
bat tute in
assoluto. Raul, la
dal basso l'azione.
14
PROFILI
cui carriera era stata a rischio quando stava
appena cominciando, a causa di un brutto
incidente automobilistico di cui nel 2004 il
giocatore era stato protagonista proprio
mentre si recava a Madrid da Valencia dopo
essere stato ceduto in prestito al Getafe e che
aveva costretto i medici ad asportargli la
milza, nel corso delle stagioni vissute
all'ombra del Vesuvio, inoltre, ha stretto un
legame forte e sincero con la terra
partenopea. Il centrale ha dopo alcuni
tentennamenti rifiutato offerte da club
spagnoli di primo livello quali Valencia e
Villarreal, rinunciando all'opportunità di
ritornare nel proprio paese per rimanere nella
città che ormai ha a tutti gli effetti adottato
lui, sua moglie ed i suoi quattro figli, ai quali,
l'anno scorso, Raul ha promesso che in caso di
Tricolore azzurro potrebbe aggiungersene
anche un quinto.
Albiol parla di Napoli e di Maradona
“È stato Benitez a portarmi a Napoli e qui s to davvero benissimo. Un posto che ti resta dentro, perché l'affetto che mi hanno dato qui fin dal primo giorno è stato fantastico. Per capire Napoli ci vuole tempo. L' impat to può non e s sere semplice, ma poi respiri l'amore dei tifosi e di una città intera e diventa ancora più difficile andar via. Napoli ha un caos che ti colpisce, i napoletani hanno una generosità unica
“L'ar rivo di Ronaldo dà maggior lustro al campionato, m a a N a p o l i M a ra d o n a continua dopo tanti anni ad essere un idolo. Quella era una squadra normale che con Diego divenne grande
Lo spagnolo a Belgrado contro Boakye
15
Statistiche Club:Stagioni Club Presenze Reti2002-2004 Valencia Mestalla 49 52004-2005 Getafe 19 12005-2009 Valencia 179 82009-2013 Real Madrid 119 22009- in corso Napoli 223 5*
*Statistiche aggiornate al 11/11/18
Statistiche Nazionale:Stagioni Nazionale Presenze Reti 2004 Spagna Under 19 7 02003-2005 Spagna Under 20 4 02005-2006 Spagna Under 21 8 02006-in corso Spagna 52 0*
* Statistiche aggiornate al 11/11/18
Il difensore spagnolo si oppone a Mbappé
Albiol al rinvio nella partita contro la Stella Rossa
Marcelino(Allenatore del Valencia)
“Albiol è un buonissimo giocatore,
esperto. Ha giocato negli ultimi anni in
una grande squadra come il Napoli tra
Champions e campionato. È un grande
difensore e sarebbe da sciocchi negare la
sua forza
Marco Lanna(ex difensore della Samp e dir. sportivo)
“Secondo me Benitez a Napoli non
aveva lavorato bene sulla fase difensiva
come poi ha fatto Sarri. Raul è un grande
professionista e sicuramente può aiutare
difensori più giovani a crescere al suo
fianco
Rafa Benitez (Allenatore del Newcastle)
“Albiol è un fenomeno in campo come
nello spogliatoio
Forniture per uffici Software e Hardware
Marek Hamsik:Storia di un record
Lo slovacco naturalizzato partenopeo che a Napoli è diventato il capitano, uomo e punto di riferimento per la squadra di Carlo Ancelotti
Marek e il suo numero 17
Hamsik e Cavani
na cresta da undici anni Usi aggira per il prato
del San Paolo, è la
cresta di Marek Hamsik, il
simbolo della grande scalata del
Napoli in A da neopromossa a
pretendente per lo Scudetto e nel
ranking Uefa grazie all'assidua
partecipazione in Champions. La
prima volta che la squadra e la
tifoseria partenopea rimasero
folgorate da questa cresta fu il 19
dicembre 2006. Era il campionato
di Serie B e il Napoli di Reja
sconfisse il Brescia. Lo slovacco
con la maglia delle rondinelle
s e g n ò u n g o l b e l l i s s i m o,
r iaprendo una par t i ta che
sembrava chiusa sul 2 a 0 poi
terminata 3 a 1 al fischio finale.
Quella rete probabilmente era
una proiezione futura del destino,
un'immagine a cui il pubblico
partenopeo avrebbe assistito con
continuità negli anni seguenti. l I
28 giugno 2007 arriva l'ufficialità
del passaggio di Hamsik al Napoli
grazie all'allora dg azzurro
Pierpaolo Marino, più veloce e
determinato degli altri nel dare
fiducia ad un giocatore di grande
prospettiva, che in A però non
aveva ancora giocato. Lo slovacco
sposa i l Napol i , crede nel
progetto azzurro e sogna di
diventare un idolo per la piazza
partenopea. Nessuno allora
pensava che Marek avrebbe
battuto ogni record e che sarebbe
d i v e n t a t o u n a b a n d i e r a ,
fenomeno più che raro in un
calcio dove lo strapotere del
denaro sta a mano a mano
s ov r a s t a n d o l a f o r z a d e i
sentimenti. amsik ha dato tanto H
al Napoli, anche la città però ha
dato tanto allo slovacco. Il grande
amore della tifoseria partenopea
ha accompagnato in questi anni la
crescita del numero 17 azzurro,
che s in da l suo ar r ivo ha
dimostrato grande talento ed un
forte attaccamento alla città. Le
tentazioni di Milan, Juventus e
della Cina hanno messo alla prova
l'amore di Hamsik per la maglia
a z z u r r a , m a i l s e n s o d i
riconoscenza e il grande amore
per la piazza hanno avuto il
sopravvento. Il capitano, infatti,
non è più soltanto slovacco ma
u n o s l ova c c o n a p o l e t a n o,
c o n s i d e r a n d o a n c h e l a
cittadinanza onoraria sportiva
ricevuta dal Coni sin dal 2014.
di Lorenzo Gaudiano
Reja: “Per lui sono stato come un papà, lui per me come un figliolo. Non si è mai lamentato e non ha ma i c rea t o p robl emi . Era impossibile con lui avere una discussione che durasse più di qualche secondoMazzarri: “È un fuoriclasse, a partire dai comportamenti. Nello spogliatoio gli dicevo spesso che in campo doveva essere più cattivoKozak: “Dopo l'Europeo 2016 gli consigliai di lasciare Napoli perché era all'apice della sua carriera e fisicamente stava benissimo. Ma Marek ama tanto Napoli e credo che chiuderà lì la carrieraNedved: “Hamsik è il mio erede. È i l c a l c i a t o r e c h e p e r caratteristiche e modo di giocare più si avvicina a me. Con Marek qualche volta ci vediamo. È un ragazzo brillante, un calciatore completo con grande carisma, corsa e piedi. Provai a portarlo alla Juventus ma lui rifiutò perché era il capitano e l'idolo della tifoseria partenopea. Per i napoletani è un mito
Hamsik e Lavezzi al loro arrivo a Napoli nel 2007
Nella classifica delle presenze e dei gol il suo nome
sovrasta tutti, persino tre colossi della storia
azzurra come Bruscolotti, Juliano e Maradona. In
dodici stagioni Hamsik è stato il punto di
riferimento di tutti gli allenatori, che hanno saputo
sfruttarne il grande fiuto per il gol, nonostante sia
un centrocampista, e la sua capacità di mandare in
porta i compagni. Il primo ad avere a che fare con
lui è stato Reja, che nel suo 5-3-2 richiedeva allo
slovacco una maggiore presenza in area di rigore a
sostegno delle due punte, Lavezzi e Zalayeta.
Mazzarri nel suo 3-4-2-1 ne esaltò visione di gioco
e capacità d'inserimento, Sarri invece nel suo 4-3-3
oltre a tutto questo anche il grande spirito di
sacrificio in fase di interdizione. Con Benitez il
rapporto non fu idilliaco. Nei primi tempi con il suo
canonico 4-2-3-1 i gol erano tanti, poi un brutto
infortunio ne condizionò le prestazioni, che
spingevano il tecnico spagnolo a sostituirlo con
frequenza. ue, invece, sono i meriti che vanno D
attribuiti ad Ancelotti riguardo ad Hamsik: l'averlo
convinto a restare a Napoli e il suo nuovo ruolo in
squadra. «Sapevo che aveva offerte importanti,
gli dissi di rimanere perché è un giocatore
importante e di grande esperienza. Al tempo
stesso gli precisai che avevo intenzione di
cambiargli posizione in campo e lui ha
accettato. Evidentemente voleva provare
qualcosa di nuovo» sono state le parole del
L'urlo di Hamsik dopo la doppietta alla Juve nel 2009
t e c n i c o d i Re gg i o l o a l l o
s l ov a c c o , s u f f i c i e n t i p e r
convincerlo a rimanere ed a
mettersi in gioco in questo
nuovo r uo lo, dove i l suo
contributo al gioco verticale è
diventato più concreto. ome C
per gli allenatori, anche per la
tifoseria Hamsik è fondamentale.
Tanti sono i ricordi che vengono
alla mente, ricordando le tante
s t a g i o n i i n a z z u r r o d i
Marekiaro. Il primo gol ufficiale
con la maglia del Napoli in
Coppa Italia contro il Cesena, la
prima rete in A contro la
Sampdoria, la grande galoppata
chiusa con dribbling al difensore
avversario e gol contro il Milan, i
bellissimi tiri da fuori contro
Steaua Bucarest, Athletic Bilbao
e Besiktas, i bellissimi e difficili
colpi di testa contro Palermo e
Bologna sono una piccola parte
d e l s u o g r a n d e b o t t i n o
accumulato in questi anni. Il
ricordo più bello, però, è la
d o p p i e t t a a l l a Ju v e n t u s
all'Olimpico di Torino in quella
notte di Halloween del 2009, una
r i m o n t a i n c r e d i b i l e c h e
condusse il Napoli al successo
contro una delle sue più acerrime
rivali. a tifoseria oramai si è L
a b i t u a t a a
quella cresta, a
quell'urlo del
capitano dopo
ogni suo gol e
n o n p u ò
proprio farne a
meno. Hamsik
è una bandiera,
un amore forte
provato da una città che si
affeziona per natura a chi le dà
tanto. Lo slovacco ha ricevuto
tantissimo e il suo affetto per
Napoli lo ha spinto a continuare
la sua avventura con la maglia
azzurra, che ancora non è finita.
C'è ancora qualcosa da vincere al
di là delle due Coppe Italia e della
Supercoppa e qualche record da
migliorare per essere sempre più
nella leggenda.
Scambio di saluti tra lo slovacco e Ronaldo allo Stadium
“Il calcio è importante per me e aver giocato per il Napoli per undici anni è stato l'onore più grande della mia vita ma la ragione per cui sono rimasto a Napoli va oltre il calcio. A Napoli mi sento parte di una comunità, di una famiglia che ha un posto speciale nel mio cuore. Nella vita ho bisogno non solo di uno stipendio e di trofei, ho anche bisogno di sentire profondamente nella mia anima. Napoli mi ha dato questo ed io le sarò grato in eterno
“A Napoli il calcio è come una religione e lo stadio San Paolo è la sua chiesa. Il Napoli è l'unica società calcistica della zona e i napoletani se ne sentono parte, perché lo sono. Il calcio è ciò a cui pensano quando si svegliano, quello di cui parlano tutto il giorno, è quello che sognano di notte. Spesso si ha l'impressione che il calcio sia l'unica cosa che conta
“La mia missione sarà compiuta solo con la vittoria dello Scudetto. Deve essere quello il punto d'arrivo della mia lunga storia con il Napoli. Poi potrò voltare pagina e dedicare un po' più di tempo alla mia scuola calcio, che ho già inaugurato in Slovacchia. Ho deciso che, quando smetterò con il pallone, insegnerò ai bambini come si diventa un calciatore
I pensieri di Marek
20FOTO: MOSCA
KoulibalyI due Watussi delle difese
KOULIBALY: IL GIGANTECHE HA STREGATO NAPOLI
rancese, naturalizzato senegalese;
Fmuove i primi passi da calciatore nella
squadra della sua città. Lo nota il Metz
che nel 2010 lo fa esordire in Ligue 2. Dopo due
anni, la grande occasione arriva grazie al Genk,
con il quale esordisce oltre che nella massima
serie belga, anche in Europa League. La svolta
della carriera arriva nell'estate del 2014: Benitez
lo vuole fortemente nel suo nuovo Napoli e De
Laurentiis lo acquista per 8 milioni di euro. È un
difensore fortissimo fisicamente ma nel
contempo elegante, armonico nei movimenti ed
abile nel gioco aereo. Dopo le prime difficoltà
t e c n i c o - t a t t i c h e d ov u t e s o p r a t t u t t o
all'ambientamento nel campionato italiano, è con
Sarri in panchina che è riuscito a diventare uno
dei difensori più forti della Serie A e d'Europa. È
entrato definitivamente nel cuore dei napoletani
il 22 aprile 2018 con il gol all'Allianz Stadium di
Torino contro la Juventus, che ha permesso agli
azzurri di cullare il sogno, poi svanito, di tornare
sul tetto d'Italia.
Kalidou Koulibaly:nato a Saint-Dié-des-Vosges, età 27, nazionalità francese, altezza 195 cm, peso 85 kg
22
23
Savicdi Napoli e Stella Rossa
SAVIC: IL FIGLIO D'ARTECHE SOGNA GLI OTTAVI
iglio di Dušan, autentica bandiera del
Fc l u b b i a n c o r o s s o c o n c u i h a
collezionato più di 200 presenze nel
decennio dal 1973 al 1983. Vujadin inizia la
carriera con il Rad Belgrado per poi passare
proprio alla Stella Rossa; breve parentesi poi sia
in Francia con il Bordeaux che in Inghilterra con
il Watford, prima di disputare due stagioni con lo
Sheriff Tiraspol, formazione moldava, e di
tornare poi alla base, diventando il capitano dei
serbi. Preziosissimo difensore centrale e punto
fermo dello scacchiere di Vladan Milojevic, con
una discreta esperienza anche a livello
internazionale. Fa del gioco aereo la sua migliore
caratteristica, tanto da essere risultato il
giocatore che ha vinto più duelli aerei di tutti
proprio nella partita di andata contro il Napoli.
In questa fase della Champions ha mostrato
anche buone doti nella marcatura pura che gli
hanno permesso di essere quasi sempre tra i
migliori in campo. Savic, dopo aver stravinto il
campionato serbo lo scorso anno, ora sogna di
trascinare i suoi agli ottavi.
Vujadin Savic: nato a Belgrado, età 28, nazionalità serba, altezza 194 cm, peso 85 kg
LA STRADA PER MADRID
Gioca, soffre, va in svantaggio ma poi mette ancora una volta alle corde il favorito Psg con il pari di Insigne
25
Callejon tenta di beffare BuffonAllan lotta a centrocampo con Draxler
È un Napoli sempre più
e u r o p e o q u e l l o c h e
pareggia al San Paolo con
il Psg, la squadra dei campioni.
Ancelotti prepara la partita
benissimo e se non fosse stato per
quella sbavatura nel recupero del
p r i m o t e m p o g l i a z z u r r i
avrebbero potuto conquistare
l ' i n t e r a p o s t a i n p a l i o .
L'allenatore del Psg, il tedesco
Tuchel, però mostra nelle sue
scelte quanto la partita del Parco
dei Principi abbia lasciato il
segno non rischiando Cavani dal
primo minuto, coprendosi e
facendolo entrare solo nel finale
al posto di Di Maria per non
a l terare l ' equi l ibr io de l la
squadra. Per il Napoli ancora un
passo in avanti
c o n i l p r i m o
p o s t o n e l l a
c lass i f i ca de l
girone C e tanta
c a r i c a p e r
andare avanti.
Insigne mentre calcia il rigore del pareggio I due ex compagni Insigne e Cavani
C h a m p i o n s L e a g u e : i l N a p o l ia sorpresa capolista del Girone C
Una vittoria perpuntare agli ottavi
Prima squadra ad essersi qualificata alla fase
finale della Champions League partendo dal
primo turno preliminare, la Stella Rossa,
Campione d'Europa nel 1991, si è presentata ai
nastri di partenza del Girone C con l'etichetta di
“Cenerentola” del raggruppamento. Impensabile,
infatti, era parso al momento della compilazione dei
gruppi eliminatori che una compagine la cui ultima
partecipazione alla massima competizione europea
per club risaliva all'epoca in cui il torneo si chiamava
ancora Coppa dei Campioni potesse impensierire
squadre del calibro dei vice-campioni d'Europa del
Liverpool, del Paris Saint Germain e del Napoli di
Ancelotti. La Crvena Zvezda, invece, riuscendo a
sfruttare al massimo il fattore campo nelle gare
Sarà la serata della qualificazione? Il Napoli di Ancelotti ci prova per completare il percorso iniziato proprio a Belgrado il18 settembre
NAPOLI – STELLA ROSSA
STADIO SAN PAOLO 28 NOVEMBRE 2018 ORE 21.00
CHAMPIONS LEAGUE GRUPPO C5^ GIORNATA
NAPOLI
ALLENATORE ANCELOTTI
FABIAN RUIZ
EL FARDOU BEN
PAVKOV
Insigne in azione al Marakana
disputate al Marakana, forse lo stadio in assoluto più
caldo d'Europa, con lo 0 a 0 contro gli azzurri e la
vittoria per 2 a 0 sui Reds è riuscita fin qui non solo a
ben figurare in quello che è il girone più competitivo
della Coppa, ma anche, quando mancano 180 minuti
alla conclusione della prima fase, a restare in corsa
per il passaggio del turno e a scendere in campo
dunque al San Paolo decisa a giocarsi le sue chances di
firmare un'impresa che avrebbe i tratti del miracolo
sportivo. Quella con i biancorossi, dei quali è un
acceso tifoso il campionissimo di tennis Novak
Djokovic, sarà una partita dunque certamente da
non sottovalutare per i partenopei, i quali, in caso di
pareggio o vittoria del Liverpool nel contemporaneo
match del Parco dei Principi tra gli uomini di Klopp
ed il PSG, battendo i serbi otterrebbero con una
di Bruno Marchionibus
26
MERTENS
27
NAPOLI – STELLA ROSSA
STADIO SAN PAOLO 28 NOVEMBRE 2018 ORE 21.00
STELLA ROSSA
ALLENATORE MILOJEVIC
FABIAN RUIZ
STELLA ROSSA 4
-2-3
-1
BORJAN
STOIKOVIC
SAVIĆ
DEGENEK
RODIC
KRSTICIC
JOVANCIC
SRNIC
MARIN
EL FARDOU BEN
PAVKOV
giornata di anticipo il pass per gli ottavi di finale.
Certo, il rendimento europeo della Stella lontano da
Belgrado, come testimoniano le due sonore sconfitte
subite a Parigi (6 a 1) ed in Inghilterra (4 a 0) è
tutt'altra cosa rispetto a quello tra le mura amiche,
dove nelle ultime 15 uscite continentali i ragazzi del
tecnico Milojevic hanno perso solo una volta, con
l'Arsenal nell'ottobre 2017, con un bilancio di 8
vittorie e 6 pareggi e solamente 5 reti subite, mai più
di una a partita, ma la pericolosità potenziale della
s q u a d r a s e r b a è t e s t i m o n i a t a a n c h e
dall'impressionante ruolino di marcia che la Crvena
Zvezda sta tenendo in campionato, nel quale ha già
accumulato un distacco notevole dal Radnicki e dagli
storici rivali del Partizan. Le armi in più del Napoli
nella sfida ai biancorossi, ad ogni modo, saranno
senza dubbio il gran momento di forma europeo di
Lorenzo Insigne, ormai leader degli azzurri ed a
segno nelle ultime tre gare di Champions,
l'imprevedibilità di Dries Mertens e la solidità e la
grinta di Allan e Koulibaly, elementi che partita
dopo partita, dopo aver raggiunto standard di
rendimento elevatissimi in Italia, si stanno
confermando sugli stessi livelli anche in campo
internazionale; c'è da dire, inoltre, che se è vero che
al Marakana la Stella ha potuto contare su un
pubblico capace di sostenere i suoi per novanta
minuti, il San Paolo, in special modo in Coppa, è stato
in questi anni per i partenopei allo stesso modo un
fattore in più nel raggiungimento di risultati al di là
di ogni più rosea previsione, come sarebbe in questo
caso la qualificazione alla fase ad eliminazione
diretta della Coppa.
Mihajlovic e Savicevic con la Coppa dei Campioni del 1991
Milik si fa largo sulla fascia
Insigne parla con Ancelotti
GLI AZZURRI DEL DOMANI
28
Il Napoli Primavera di Baronio a caccia dei play - offB u o n i n i z i o d i s t a g i o n e p e r l e g i ova n i p r o m e s s e a z z u r r e
di Lorenzo Gaudiano
'ultima partecipazione del Napoli Primavera ai play-off risale al 2013. Come nel campionato Lprecedente anche quell'anno il cammino dei giovani partenopei si concluse ai quarti di finale,
quando in gara secca il Chievo ebbe la meglio. Era il Napoli di Giampaolo Saurini, al suo primo
anno sulla panchina azzurra. In quella stagione la Primavera partenopea raggiunse anche la finale di
Coppa Italia, dove nel doppio confronto ad avere la meglio furono i pari età della Juventus. Dopo quel
promettente avvio la gestione Saurini non ha prodotto i risultati sperati. Tra l'altro nella passata stagione
con la riforma dei campionati giovanili il Napoli si è giocato la permanenza in Primavera 1 all'ultima
giornata di campionato. Quest'anno la società ha voltato pagina alla ricerca di un miglioramento per
cancellare il rendimento deludente degli scorsi campionati, si è deciso di affidare all'ex tecnico della prima
squadra Edy Reja il ruolo di supervisore del settore giovanile azzurro. Come allenatore della Primavera,
quasi certamente su consiglio di Reja, è stato scelto Roberto Baronio. Sul mercato il Napoli ha operato
diversi acquisti come Vrakas, Lovisa, Zedadka e Zanoli. Il responsabile del settore giovanile, Gianluca
Grava, ha mirato a rinforzare la rosa della
scorsa stagione, inserendo qualche giocatore
proveniente dalla categoria inferiore degli
Under 17 come Gaeta e Labriola. aetano, G
Palmieri, Mezzoni, Senese, Esposito e Negro
(fuori quota) costituiscono l'ossatura e
l'esperienza su cui è stato plasmato il nuovo
organico. Con un anno di esperienza tra
campionato e Youth League il loro contributo
sarà fondamentale per poter puntare a
raggiungere l'obiettivo stagionale prefissato
nella conquista dei playoff-scudetto. a L
filosofia di gioco di mister Baronio si basa su un
3-4-1-2, dove l'impiego di Gaetano nel ruolo di
trequartista sta contribuendo alla prolificità
o f f e n s i v a d e l l a p u n t a P a l m i e r i e
all'imprevedibilità della manovra partenopea.
Il ruolo di esterno destro nel centrocampo a
quattro sta mettendo in risalto anche le doti
atletiche di Mezzoni, che è apparso in grado di
sostenere la squadra sia dal punto di vista
difensivo che offensivo. a fase iniziale del L
campionato ha evidenziato come il Napoli
abbia finalmente acquisito un'identità di gioco
rispetto al passato e come l'obiettivo play-off
sia perseguibile, anche se di partite ne
mancano ancora tante e le insidie da superare
saranno molteplici. dal 1979 che la È
Primavera del Napoli non vince il campionato
giovanile nazionale. Era il Napoli allenato da
Mariolino Corso, dove militavano Caffarelli,
Celestini, Marino e Volpecina che diventarono
protagonisti in prima squadra negli anni
successivi. In quel periodo non tutti i giovani
calciatori campani emigravano in altre regioni
italiane per trovare affermazione. Oggi il calcio è cambiato anche a livello giovanile, non sembra esserci
più spirito di appartenenza territoriale e soprattutto le dirigenze preferiscono dare spazio ai giocatori
stranieri, dotati di maggiore fisicità e sui quali si punta anche per realizzare interessanti e future
plusvalenze. 'obiettivo dei giovani azzurrini per questa stagione è stato fissato ed il lavoro tende anche a L
porre una solida base per la conquista di trofei a livello giovanile nei prossimi anni, senza dimenticare la
ricerca di qualche talento partenopeo che possa servire alla prima squadra.
L'allenatore bresciano dei giovani azzurri Roberto Baronio
Gianluca Gaetano festeggiato dai compagni
Si festeggia dopo il gol alla Stella Rossa in Youth League
31
Il fenomenoDike Basket Napoli
L'ALTRO SPORT
Una squadra di vertice per il basket femminile cittadino con ambizioni precise per il prossimo futuro
Nella Napoli che vive di
sogni calcistici e che
lascia solo le briciole
agli sport diversi dal “pallone”, la
Saces Mapei Sorbino Dike
Napoli dalla stagione 2012-2013
scalda i cuori degli appassionati
di pallacanestro partenopei.
Nata dalle ceneri del Vomero
Basket, il percorso nel basket che
conta della squadra, che ha nella
passione e negli investimenti la
propria ragion d 'essere, è
luminoso ed entusiasmante: tre
campionati nella seconda serie
nazionale ad altissimo livello,
valorizzando le tante giovani
promesse napoletane sfornate
dal proprio settore giovanile, poi
la vittoria della Coppa Italia di
categoria, e poi il salto nella
tanto sognata A1. Alla prima
partecipazione nel campionato
più bello, è subito sesto posto in
regular season e play-off da
protagonisti fino alla semifinale
scudetto contro Ragusa. L'anno
dopo arriva l'esperienza nelle
coppe europee, e la Eurocup la
Dike l'affronta ancora una volta
da matricola terribile: supera il
girone di qualificazione con
autorità e si ferma solo davanti
alle ragazze della Dinamo
M o s c a . N e l c a m p i o n a t o
nazionale continuano i successi e
la Dike è ormai lì, tra le grandi
d'Italia raggiungendo un'altra
semi f ina le che assegna i l
tricolore contro la corazzata del
Famila Schio proprio nel maggio
scorso. Al suo settimo anno di
vita, la dirigenza non si nasconde
più e l'estate scorsa pronuncia la
parola magica: quest 'anno
vogliamo provarci, siamo tra le
squadre che possono arrivare in
fondo…: il nostro obiettivo è lo
di Umberto Buonocore
La Dike Basket Napoli contro Famila Schio
32
Palmarés
Le atlete in visita ai bambini del Santobono
scudetto ! E per provarc i ,
arrivano a Napoli atlete che di
scudetti ne hanno vinti parecchi
proprio per insegnare a tutte
come si fa: Chicca Macchi, Kat
Ress e Marzia Tagliamento si
aggiungono alla capitana Chiara
Pastore, a Deborah Gonzalez,
Nene Diene, Elisa Mancinelli e
Maria Giuseppone per formare il
blocco delle italiane più forte mai
visto da queste parti. Lo sforzo
d e l l a s o c i e t à è d i q u e l l i
importanti anche nella scelta
delle straniere, perché tre stelle
d e l l a W n b a c o m e l e d u e
W i l l i a m s e l a H a r r i s o n
autorizzano a pensare in grande.
Tutto questo grazie al supporto
importante degli Sponsor storici
e nuovi, che hanno creduto in
questo progetto spor t ivo.
Qualche riga andrebbe utilizzata
per raccontare che il problema
del PalaVesuvio ha frenato e
r i s c h i a t o d i i n c e p p a r e
l'ingranaggio ma la storia di
questa Dike è ancora saldamente
Le atlete impegnate in un Progetto Scuola
pronta a descrivere episodi di
grande basket e pagine piene di
cronache di partite emozionanti.
Ha ragione chi sostiene che la
grandezza di una squadra la vedi
anche leggendo la lista degli
allenatori che hanno sposato il
suo progetto, perciò se tra i tanti
professionist i che s i sono
accomodati sulla panchina di
questa giovane società leggi tra
gli altri i nomi di Sandro
Orlando, Roberto Ricchini,
l'attuale coach Nino Molino
allora capisci che tutto è successo
molto velocemente ma era
giusto, forse logico, che questo
percorso fosse tanto vincente.
Una società che con i fari sempre
acces i sui propri impegni
sportivi, si sta impegnando
anche a diventare partner e
sostenitrice di tutte quelle realtà
associative che pongono in vetta
ai propri principi messaggi di
solidarietà e rispetto. Molte sono
le iniziative intraprese nel campo
dell’impegno sociale e grande la
sensibilità nei confronti di
progetti in cui vengono affermati
i principi della fratellanza, della
condivisione e dell’accoglienza.
E’ su questa scia che nascono nel
corso degl i anni amic iz ie
importanti con realtà come
ABIO Napoli, che assiste e
accompagna i piccoli pazienti
degli ospedali cittadini durante il
d i f f i c i l e m o m e n t o
dell’ospedalizzazione, oppure
c o m e L ’ A c c h i a p p a s o g n i
ONLUS, che si ispira alla cultura
ed ai principi del volontariato per
orientare il proprio sguardo
verso i meno fortunati, con
l’obiettivo di prevenire il disagio
sociale nel settore giovanile.
Sono solo alcuni esempi a
t e s t i m o n i a r e i l c o n c r e t o
i m p e g n o d e l l a s o c i e t à
nell’affermazione dell’utilità
sociale dello sport e la propria
disponibilità nei confronti del
meraviglioso mondo del sociale.
www.protom.com
IL TORNEO
34
Al Tennis Club Atheneoi Campionati Assoluti Campani I Campionati Assoluti Regionali per la prima volta
cambiano casa. Paolo La Cava del Tennis Club Atheneo spiega le ragioni di questa nuova scelta
di Bruno Marchionibus
al 6 al 16 dicembre, al DTennis Club Atheneo
di Napoli, si terranno i
Campionati Assoluti Campani di
t enn is, l a mani f es taz ione
tennistica che assegna di fatto il
t i tolo di “Campione del la
Campania” e che, dopo anni in
cui è stata disputata al CUS
Napoli, ha trovato per l'edizione
2018 una nuova casa. «Il bando
pubblicato sul sito della
Fe d e r a z i o n e è r i v o l t o
potenzialmente a tutti i circoli
della regione – afferma Paolo
La Cava, consigliere del
Circolo sito in via Arcamone e
grande appassionato del
nobile sport della racchetta –
ed ha rappresentato una
grande opportunità per il
nostro sodalizio di poter
organizzare un evento di
questo livello. Nello specifico,
erano tre i requisiti richiesti
p e r p o t e r o t t e n e r e
l'assegnazione: non aver mai
rinunciato, in passato, ad una
manifestazione nazionale,
avere nel circolo un dirigente
di secondo livello e, infine,
quello relativo al montepremi
da poter mettere in palio.
Anche g raz ie ad a l cun i
importanti sponsor, tra cui
“Articolo1”, nostro partner
ormai fisso che a settembre ha
già sponsorizzato sui nostri
campi un torneo Open che ha
raggiunto quota 150 iscritti,
abbiamo avuto la possibilità di
offrire un prize money di 5500
euro, contro i 5000 a cui è
arrivato il CUS». a non è stato M
solo quello economico il fattore
che ha permesso all'Atheneo di
portare sulla propria terra rossa
u n a c o m p e t i z i o n e c o s ì
importante a livello regionale; la
scelta si deve soprattutto alla
rapida ascesa di cui negli ultimi
anni i l Tennis Club del la
f amigl i a La Cava è s tato
protagonista, infatti hanno
concorso anche le strutture e lo
staff di assoluto livello che
costituiscono il fiore all'occhiello
d e l c i r c o l o . « L a n o s t r a
struttura – spiega La Cava – ha
a disposizione quattro campi
in terra battuta di cui, cosa
molto rara in Campania, ben
Francesco Genovese vincitoremaster Kinder 2018
35
tre sono al coperto, il che permette di potersi
allenare con continuità anche in inverno e con
qualsiasi condizione climatica. È anche grazie a
questa possibilità che i nostri ragazzi, l'anno
scorso, hanno consentito al Tennis Atheneo di
compiere un exploit notevole a livello regionale: su
sei titoli Under nei cui tabelloni avevamo degli
iscritti (Under 10,11,12,13,14 e 16), ben quattro
sono stati vinti da tesserati del nostro sodalizio.
Inoltre abbiamo partecipato alla Serie C, e siamo
andati ad un soffio dal qualificarci per la fase
nazionale. Un risultato eccellente dovuto anche
alla passione ed alla professionalità di Carlo Di
Nola e di tutto lo staff, tecnico ed amministrativo,
che svolge il proprio lavoro innanzitutto con
grande passione, senza la quale non avrebbe senso
portare avanti questo progetto». Campionati I
Assoluti, dunque, per il Tennis Club della famiglia La
Cava rappresentano il giusto riconoscimento per i
passi da gigante compiuti da questa realtà nata da
meno di un decennio, ma che ormai vanta una prolifica
scuola di tennis con quasi 90 iscritti e che organizza
stabilmente eventi rilevanti, come sarà il prossimo
febbraio il Trofeo Kinder o a marzo il Torneo dei
Veterani. «Vederci assegnare questo torneo è stata
una grandissima soddisfazione, un bel premio. Ad
oggi nel circolo è già in atto un piccolo restyling
per farci trovare pronti al via della rassegna; stiamo
cercando di capire se sarà possibile iscriversi anche
per i residenti in Campania ma tesserati con
sodalizi di altre regioni, ma posso già dire che
attendiamo la partecipazione di circa 150 tennisti
di quarta, terza e seconda categoria. L'idea è quella
di disputare tanto il singolare che il doppio sia
maschile che femminile. Ad assistere alla
manifestazione, inoltre, dovrebbero esserci anche
dei rappresentanti del Comune; noi siamo una
realtà totalmente apolitica, ma è chiaro che la
partecipazione delle istituzioni ad un evento
targato Tennis Club Atheneo non può che far
piacere».
Antonella La Cava e Giovanni Cozzolino duranteun match di doppio giallo nel dicembre 2017
Alcuni ragazzi impegnati in un raduno tecnico seguiti dal maestro Carlo Di Nola
Un gruppo di iscritti durante una manifestazionetenutasi sul lungomare di Napoli nel maggio 2018
36
STORIE NAPOLETANE
Antonio Sorbillo:Un manager moderno in pizzeria
di Giovanni Gaudiano
Pizzaiolo per volontà e storia familiare, sempre alla ricerca della giusta innovazione senza dimenticare la tradizione
Il logo della Pizzeria Sorbillo
Antonio Sorbillo
' idea dell 'architetto LMichele Cennamo di
valorizzare la c ittà
obliqua che Edoardo Bennato
volle portare in musica era
u n ' i d e a g e n i a l e r i m a s t a
purtroppo nel cassetto. Era
pensata soprattutto per la zona
flegrea della nostra città ma ben
si sarebbe adattata al centro
antico di Napoli , al cuore
pulsante di una città che per certi
aspetti sembra essersi fermata
nel tempo. Quei vicoli in salita e
poi in discesa, racchiusi nello
spazio che va da Piazza San
Non è piana, non è verticale,
una linea che sale in collina,
è una strada che parte dal mare
il percorso della città obliqua.
Scale mobili sotto la luna
diagonali e passaggi segreti
un cammino che esiste da sempre
il tesoro della città antica ... (Edoardo Bennato)
Domenico Maggiore a Via
D u o m o p a s s a n d o p e r
Spaccanapoli, via dei Tribunali e
poi ancora Via San Biagio dei
Librai e San Gregorio Armeno e
Corso Umberto in un percorso
tortuoso ed affascinante allo
stesso tempo, sono la vivente
testimonianza di una storia che
nessuna moder n i tà potrà
cancellare. È camminando per
quelle stradine, dove il sole fa
capolino raramente, piene di
piccoli e caratteristici negozietti
in mezzo ad una folla di persone
di tutte le età e delle più
disparate provenienze che
incontri ancora pezzi,
praticamente intatti, della
Napol i che fu : quel la
g reco-romana, quel la
spagnola, quella borbonica
e poi quella di tutti i
napoletani che amano
davvero la propria città. È
la Napol i d i Antonio
Sorbillo e di tutta la sua
squadra. Un ragazzo cresciuto ai
bordi del forno dove il padre
lavorava, un uomo che si è
f o r m a t o g u a r d a n d o ,
apprendendo, ripensando ancora
ed ancora a quel prodotto nato
p o v e r o e p o i e v o l u t o s i ,
i n t e r n a z i o n a l i z z at o s i m a
ve r acem en te pa r t en opeo.
Antonio Sorbillo è parte di una
grande famiglia ma è una
persona semplice, consapevole
che oggi è facile associare il suo
cognome alla pietanza più amata
dai napoletani. Fa parte di quei
personaggi capaci di parlare
37
senza sforzo della grandezza
della nostra città, delle sue
origini, della sua famiglia
facendolo senza enfatizzazioni,
senza desiderio di stupire,
mantenendosi strettamente
ancorato alla realtà storica e poi
a quella di tutti i giorni. «Mio
nonno Luigi e la nonna,
C a r o l i n a E s p o s i t o , s i
conobbero nella zona di piazza
Mercato perché la nonna era
di quelle parti e mio nonno ci
lavorava. Il mio bisnonno,
però, aveva origini calabresi
ed era un cuoco, un “monsù”
(ndr: si tratta di un'espressione
dalle origini ottocentesche,
indicava il cuoco capace di
cucinare prelibatezze anche
partendo da ingredienti poveri),
ebbe 32 figli con 4 mogli e
Luigi era figlio della quarta
moglie. Mio nonno iniziò a
lavorare da ragazzo e si sposò
presto con la nonna che aveva
solo 18 anni quando ebbe la
prima figlia, zia Esterina.
Trovò questo locale in via dei
Tribunali e così ebbe inizio la
storia della nostra famiglia. La
nonna faceva figli e pizze fritte
ed il nonno Luigi si dedicava al
forno». Il racconto entra nel
vivo: «In questa strada c'erano
poche pizzerie, si contavano
sulle dita di una mano. C'era
Di Matteo che era solo
friggitoria, poi c'erano le
pizzerie Bellini e Portalba e
La sala della Pizzeria
Vincenzo Iannucci con Antonio e Gigi Sorbillo
l'elenco si fermava qua. Oggi
pizzerie, bar, posti dove
mangiare ed altro la fanno da
padrone. I figli crescendo
apprendevano ma senza
occupare il bancone. Lo si
faceva guardando, per poi
andare a lavorare presso altre
p i z z e r i e . I l n o n n o e r a
gelosissimo del suo mestiere e
p o i p e n s ava ch e i f i gl i
avrebbero imparato meglio,
l avo r a n d o p e r p e r s o n e
estranee dove sarebbero stati
trattati con più durezza, con
maggiore imparzialità. Nonna
Carolina mise al mondo 21
figli con due aborti, 23 parti in
totale, con 15 figli poi viventi
di cui 4 donne ed 11 maschi.
Mio nonno, che era un tifoso
accanito, cullava a questo
proposito un sogno: quello di
poter schierare una squadra di
38
calcio formata dai suoi figli,
che però non condividevano la
sua stessa passione. Lui,
invece, la domenica lasciava la
pizzeria, si attaccava dietro al
tram e saliva fino al Vomero
per andare allo stadio Collana
a vedere la partita. Era un
tifoso vero sotto tutti gli
aspetti». Arriva il caffè e ci
ferma solo qualche attimo.
Completato il rito, la storia della
famiglia Sorbillo riprende: «Con
la morte dei nonni avvenuta a
breve distanza alla metà degli
anni '50 la conduzione della
pizzeria passò nelle mani di zia
Esterina, che era la più grande
dei figli e la più disponibile
visto che alcuni dei fratelli si
erano nel frattempo trasferiti
in altre città. Lei ha avuto il
merito di mandare avanti
l'attività, coadiuvata di volta
in volta dai vari fratelli. Zia
Esterina non ha avuto figli ed
ha dedicato la sua vita, che è
stata bella tosta, a questo
lavoro. Nel locale storico
c'erano solo quattro tavolini
di marmo e lei riusciva a
sostenere l'intera famiglia.
Po i è c r e s c i u t a l a m i a
generazione ed abbiamo
iniziato a dare una mano fino a
quando mio cugino Gino ha
rilevato l'attività, gestendola
con il marchio dedicato a Zia
Esterina». Il breve racconto del
ramo antico della famiglia
Sorbillo si interrompe e si arriva
ai giorni nostri, ad Antonio ed al
suo inizio: «Mio padre faceva il
pizzaiolo nel tempo libero:
p r i m a e r a u n a g u a r d i a
forestale, poi fu trasferito in
ufficio alla Regione a via Santa
Lucia, ma prima e dopo il
lavoro veniva a dare una mano
a Zia Esterina. La mattina
curava l'impasto e la sera
lavorava alla preparazione
delle pizze. Quando è arrivato
il mio turno, avevo l'esigenza
di costruire una mia attività ed
essendosi liberato il locale al
civico 38, dove ci troviamo
adesso, decidemmo io e mio
cugino Gigi nel 2007 di
iniziare insieme l'attività qui
dove c'era in quel momento un
negozio di abbigliamento.
Negli anni trenta, però, questo
locale era la cantina dove gli
studenti universitari venivano
STORIE NAPOLETANE
Eugenio Castaldi e lo staff con Corrado Ferlaino
Il forno e le pizze della pizzeria Sorbillo
39
a mangiare, c'era una signora
che cucinava all'aperto nel
retrobottega piatti tipici della
nostra cucina povera. A mio
nonno, con il quale io lavoravo,
il posto, peraltro, era sempre
piaciuto molto anche perché
lui diceva che i locali ad
angolo sono sempre più
fortunati». Ora l 'attualità
presenta due locali vicini, con
due marchi diversi, separati da
quella che fu la pizzeria proprio
di Zia Esterina. L'evoluzione ha
portato i cugini alla scelta di due
strade separate nel segno
comunque di una tradizione che
non ha voluto abbandonare il
luogo dove tutto è nato. Antonio
da pizzaiolo cresciuto in famiglia
La Margherita e Via dei Tribunali
si è anche evoluto in un manager
capace di far crescere attorno a
sé altri bravi pizzaioli e cercando
una continua evoluzione del
prodotto grazie alla ricerca di
ingredienti sempre di qualità. «Ho avuto la fortuna – spiega
Antonio Sorbillo – di trovare
collaboratori predisposti a
fare questo lavoro. Dopo
un'esperienza a Lugano mi si è
presentata l'occasione di
poter tornare, che ho colto al
volo perché avevo in mente da
tempo l'idea di cambiare la
pizza proprio nel Centro
Storico di Napoli, partendo da
dove è nata la storia della mia
famiglia. Volevo cambiare e
differenziare il mio prodotto,
passando da quella che viene
denominata in gergo “ruota di
carro”, grande, stesa, molto
s t e s a e a b b o n d a n t e d i
condimento sopra ad una
pizza più piccola, quella che
altri chiamano “canotto”
perché presenta un cornicione
alto che noi però produciamo
c o n u n a l i e v i t a z i o n e
completamente diversa e con
u n r i s u l t a t o ch e n o n è
paragonab i le . I l nost ro
impasto è preparato il giorno
prima per il giorno dopo e non
la mattina per la sera. Il
procedimento ed il risultato
che ne deriva è totalmente
diverso. La scomposizione dei
l i ev i t i e degl i zuccher i
40
STORIE NAPOLETANE
Antonio Sorbillo ed il suo staff
prolungata rende la pizza più
friabile e più digeribile
r i s p e t t o a l p r o d o t t o
tradizionale. Il risultato finale
è una pizza con un cornicione
fragrante anche se alto e una
parte centrale sottile. Tutto il
nostro lavoro s i g ioca
c o m u n q u e a n c h e s u l l a
temperatura del forno, che
non deve subire durante la
c o t t u r a v a r i a z i o n i
s igni f icat ive . Poi c 'è la
c o n t i n u a r i c e r c a d e g l i
i n g re d i e n t i g i u s t i e d i
tecniche innovative. Non
abbiamo timore di cambiare:
se un prodotto non è più
quello di prima e non ci
garantisce il risultato, può
essere sostituito da uno
migliore. In parole povere, se
quell'ingrediente è famoso
perché legato al nome di un
rinomato pizzaiolo non ci
i n t e r e s s a . P r e f e r i a m o
continuare a scegliere a modo
nostro, badando alla qualità».La professione si è trasformata
nel tempo, oggi il pizzaiolo di
qualità è un manager e Antonio
per la sua esperienza lo è forse un
poco di più di tanti altri. «Oggi
conta molto la relazione con il
c l iente , sp iegare i l tuo
prodotto senza esagerare,
p u o i p a r l a r g l i d e l l a
l i e v i t a z i o n e , d e l l a
maturazione ed è sufficiente a
fargli capire cosa gli stai
p r o p o n e n d o . P o i è
determinante conoscere,
s cegl i e re i p rodot t i da
utilizzare magari cercando
nuove aziende e devi dedicare
molto tempo a queste attività
anche perché noi usiamo a
parte il pomodoro in scatola
tutti prodotti freschi. Questo
ha determinato la creazione di
una scuola al nostro interno
con nuovi ragazzi che lavorano
e che sviluppano la propria
professionalità al punto di
poter pensare di avviare dopo
qualche anno una propria
attività. Nella mia pizzeria
facciamo due turni di lavoro
con due squadre composte da
due pizzaioli e due fornai, poi
41
Il forno in piena attività
c'è il personale adibito alla
sala che copre entrambi i
turni» . A questo punto è
d'obbligo chiedere quale sia delle
due attività del pizzaiolo la più
i m p o r t a n t e : i m p a s t a r e o
infornare? «Senza dubbio
infornare, non tanto per la
giusta cottura ma soprattutto
p e r c h é d e v i r i u s c i r e a
mantenere la temperatura
cos tante ne l forno. Su l
particolare incide anche il
legno che usiamo, che in
relazione al suo grado di
u m i d i t à e d a l l a s u a
p r o v e n i e n z a t e n d e a
modificare il risultato del
p ro d o t t o f i n a l e s e n o n
opportunamente monitorato
durante la cottura. In sala,
comunque, se mi accorgo che
qualche cliente ha lasciato
pezzi delle nostre pizze mando
a chiedere se ci sono stati
problemi». A proposito cosa ne
pensi della pizza nel mondo, e
delle sue varianti? «È una
pietanza universale che si
p re s ta mol to ad e s se re
personalizzata. Gli americani
per esempio la fanno da tempo
a modo loro ed hanno sempre
avuto un grande successo. Ora
anche in Giappone stanno
aprendo molti marchi che
stanno diffondendo questo
prodotto e se ne inizia a
par lare anche in Cina» .
Tornando a Napoli, come sei
messo con il tifo? «Sono sempre
stato tifoso della nostra
squadra: prima andavo sempre
allo stadio, poi quando sono
nati i miei figli passo il tempo
libero in famiglia. Ma adesso il
mio figlio più grande mi ha
chiesto di portarlo alla partita
ed io sono felicissimo perché
così posso ritornarci per
vedere qualche gara dal vivo».Sei più legato al periodo di Sarri
o preferisci questo da poco
i n i z i a t o c o n A n c e l o t t i ?
«Sinceramente credo molto in
De Laurentiis che si definisce
incompetente ma che io
ritengo ci veda molto lungo.
Ha dovuto cambiare allenatori
negli anni ma non ha mai
t ra l a s c i a t o i l p ro g e t t o
principale e la sua continuità
p a r t e n d o s e m p r e d a l l a
squadra. Oggi ha scelto un
allenatore che per la sua
mentalità può mettere in
condizione il Napoli di fare il
definitivo salto di qualità».C o n A n t o n i o S o r b i l l o s i
potrebbe continuare a parlare di
tante cose per ore ma scelgo di
chiudere per il momento con un
b r eve r i t o r n o a l p a s s at o
chiedendogli ragguagli sulla
pizza “Esterina”: «Avevo nel
menù una pizza intitolata a
mia madre: “Marì”. Mia zia mi
domandò perché non ce ne
fosse una intitolata a lei ed
allora pensammo a questo tipo
di pizza fatta con ricotta,
provola , salame, pepe e
julienne di zucchine creando il
contrasto tra il grasso della
ricotta e del salame e la
croccantezza delle zucchine».
42
LE TRADIZIONI
Margherita:la “Regina” delle pizze Raffaele Esposito, il pizzaiolo che la ideò, non pensava mai
che la sua pizza avrebbe ispirato cantanti, attori e registi
lla parola pizza, nel nostro scenario intellettivo, si apre un Auniverso fatto di sapori , colori , convivial ità ed
interconnessioni umane. Questo semplice piatto racchiude in
sé tutte queste caratteristiche come una sorta di Madeleine di
proustiana memoria, ma è doveroso puntualizzare che la pizza entrata
prepotentemente nella storia del mondo è la Margherita. Sì, perché,
anche se la parola pizza compare per la prima volta nel 997 in un
contratto di locazione di un mulino sul fiume Garigliano dove si
evinceva tra i vari obblighi l'annessione di "duodecim pizze" nel
giorno di Natale e Pasqua, la paternità della Margherita spetta
legittima al pizzaiolo Raffaele Esposito nel 1889 il quale, per
omaggiare la Regina d'Italia, coniugò gusto e senso patriottico
guarnendo il disco di pasta con mozzarella, pomodori e basilico quali
colori rappresentanti l'Italia e la chiamò appunto Margherita. Questo
connubio di emozioni gustative si è esteso in tutte le espressioni
artistiche, cominciando dalla musica, celebrandola in canzoni entrate
nel cuore e nella storia non solo partenopea ma anche italiana e
addirittura internazionale. Da "Ma tu vuliv 'a pizza" di Aurelio Fierro
alla digressione blues di "Fatte na pizza" dell'amatissimo Pino
Daniele. Nemmeno i protagonisti cinematografici sono immuni dalla
sua fragranza: da Totò in “Miseria e Nobiltà”, dove la parola "pizza" è
citata in quasi tutto il primo tempo, a Sofia Loren ne "L'oro di Napoli"
dove appunto la pizza è protagonista di un grottesco scandalo di
infedeltà coniugale. Procedendo addirittura oltreoceano, la nostra
regina della tavola trova degustatori dello spessore di Julia Roberts in
"Mangia, prega, ama" e di Woody Allen in “To Rome with Love”, dove
il regista battezza la Romantic-pizza e dulcis in fundo Robert
Zemeckis nel suo "Ritorno al futuro II".
di Paola Parisi
La Regina Margherita
La targa commemorativaper la nascita della “margherita”
Questo piatto, che ha conquistato
tutto il mondo, non trova un
riscontro benevolo nello slang
italiano, in quanto spesso e
volentieri ci si ritrova ad usarlo
come aggettivo poco edificante
nell'illustrare situazioni pesanti
o persone barbose, prolisse e
noiose. C'è tutto un mondo dietro
all'espressione "che pizza!".
Modi di dire: “Che Pizza”
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44
Anima e coraggio …i vostri sogni possono diventare realtà!
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LO SCAFFALE PARTENOPEO
Lorenzo Marone, deposta la
toga, ha trovato nella scrittura
la sua realizzazione. Oggi
augura a tutti, soprattutto ai
giovani, di fare quello che
desiderano davvero nella vita
La storia di Lorenzo Marone, incontrato in occasione della presentazione del suo ultimo libro
“Cara Napoli”, apre il cuore alla speranza perché testimonia che, pur tenendo conto degli aspetti
materiali della vita, si deve avere il coraggio di dare una chance ai propri sogni perché possano
concretizzarsi. Dopo circa dieci anni di professione forense, presa coscienza che quella non era per lui
un'attività gratificante, Marone ha avuto il coraggio di rimettersi in gioco, cambiando lavoro e aprendo il
suo cassetto dei sogni: lì c'erano scritti che attendevano da tanto tempo! Uno
dietro l'altro sono nati così vari libri, il riconoscimento di numerosi premi
letterari e addirittura la sua opera “La tentazione di essere felici” ha dato
spunto al film “La tenerezza” di Gianni Amelio. Quanto coraggio c'è voluto
per abbandonare la carriera forense e dedicarsi a tempo pieno alla
scrittura? - Diciamo che la cosa è andata in maniera meno romantica di
quanto si possa pensare, nel senso che non ho abbandonato l'avvocatura per
diventare nell'immediato uno scrittore. Ho lasciato la mia vecchia professione
perché, dopo diversi anni, ho capito che quella non era la mia strada e sentivo
la necessità di trovarne una nuova. In questo modo, poi, ho avuto modo di
recuperare la mia passione per la scrittura, che avevo già da ragazzino, e
quindi in un certo qual modo quel mio momento di “lucida follia” nel quale ho
abbandonato la carriera forense mi ha permesso di dedicarmi a tempo pieno a
Lo scrittore Lorenzo Marone
Il frontespizio di “Cara Napoli”
La locandina del libro ‘‘La tentazione di essere felici’’
45
quest'attività, che è diventata la mia attuale professione grazie ad una lunga gavetta, considerando che il
romanzo che mi ha cambiato la vita (“La tentazione di essere felici”) è arrivato dopo cinque anni. n U
aspetto di Napoli che ami particolarmente ed una cosa della città che invece, se potessi,
cambieresti? na cosa che amo è sicuramente, come la chiamo io, la sua “cultura del vivere”, il suo modo - U
di approcciare alla vita, scanzonato e leggero ma solo tra virgolette, cioè quel saper far fronte alle
“mazzate” che arrivano con una semplice alzata di spalle e con tanta ironia. La capacità che noi napoletani
abbiamo di interloquire e di empatizzare con gli altri è un qualcosa di cui ci si rende conto soprattutto
quando ci si allontana da Napoli. Io, che sono spesso in giro anche al Nord, noto come il nostro modo di
rapportarci agli altri difficilmente si trovi altrove e quando sei fuori ti manca. na cosa che cambierei, U
invece, è il modo che a volte abbiamo di essere un po' menefreghisti, indolenti, in alcuni casi con scarsa
coscienza civica. È una cosa che magari ammettiamo solo tra noi, però è così. ual è la marcia in più che Q
Napoli può dare all'Italia? robabilmente è proprio la capacità di affrontare le cose di cui parlavo - P
prima, il modo che ha Napoli di essere accogliente, in un momento in cui in Italia l'accoglienza non è più
scontata. Il messaggio positivo che da Napoli può arrivare al resto del Paese è la nostra attitudine ad
accogliere, a saperci stringere, a “fare un posto in più a tavola”. n personaggio in particolare della U
La vita è fatta di pochi momenti importanti che, spesso, nemmeno riusciamo a
“scorgere mentre li viviamo. Loro ci seguono sempre un passo indietro e quando
ti volti è già tutto fatto, irrimediabilmente compromesso, nel bene o nel male
Un uomo moderno cresciuto all'antica
46
LO SCAFFALE PARTENOPEO
La copertina del libroispirato dalla vicenda Siani
Un avvocato mancato, uno scrittore profondo
storia di Napoli a cui sei legato. e ne sono tanti, ma se devo - C
sceglierne uno in particolare sicuramente Massimo Troisi. Per
quelli della mia generazione, cresciuti negli anni '80, è stato come
uno zio, quasi un fratello maggiore, oltre ad essere stato
ovviamente un genio assoluto. Massimo è riuscito a parlare di
Napoli senza parlarne, con il suo garbo, la sua ironia, la sua
educazione e con la voglia di dire la sua e di far vedere le cose
attraverso il suo sguardo, senza tuttavia mai avere la pretesa di
insegnare qualcosa a qualcuno. ome convinceresti un giovane a provare a costruirsi qui il proprio C
futuro e quali sono secondo te le prospettive a breve della nostra città? - e prospettive a breve sono L
difficili da valutare. Io dico sempre che Napoli cambia per non cambiare mai. L'ultimo romanzo che ho
scritto è incentrato sulla figura di Giancarlo Siani ed è uscito quando su tutti i giornali impazzava
l'argomento “baby gang”; l'ultimo articolo scritto dal giornalista napoletano, più di trent'anni fa, parlava
proprio di questo fenomeno. Napoli è una città che ha i suoi problemi e sicuramente rispetto agli anni '80 è
una città migliorata, ma che dovrebbe imparare a convivere con questi suoi mali, senza dimenticare che
dovrebbero senza dubbio essere risolti dall'alto. È complesso anche immaginare cosa poter dire ad un
ragazzo napoletano per convincerlo a restare in questa terra. È chiaro che molti di quelli che partono lo
fanno per necessità, ma è anche vero che poi molti di quelli che in seguito ne hanno la possibilità ritornano.
È difficile capire quanta Napoli si ha dentro vivendo in questa città, perché spesso i lati positivi non
riusciamo ad avvertirli a fondo, salvo poi, quando ci si allontana da casa, notarli maggiormente
sentendone la mancanza. Ovviamente, però, mi rendo conto che questa non è una terra facile, soprattutto
per i ragazzi. osa prova uno scrittore nel vedere una sua opera tramutata in un film? sicuramente C - È
una sensazione molto bella, anche se il regista ha cambiato tanto rispetto al mio romanzo, quindi alla fine è
un film che non sento molto mio. Certo, c'è Renato Carpentieri che è bravissimo e somigliantissimo al
“mio” Cesare Nunziata, però come sempre accade in questi casi la pellicola segue una sua strada rispetto al
libro. È ovvio, in ogni caso, che il fatto che un mio romanzo sia stato riproposto sul grande schermo da un
maestro come Gianni Amelio è un qualcosa di estremamente gratificante e che mi ha cambiato la vita. n U
giudizio sul Napoli di Ancelotti. Sei più Ancelottiano o Sarrista? o non condivido il “contrasto a - I
tutti i costi” che sta caratterizzando la tifoseria napoletana, all'interno della quale sembra che ci si debba
per forza schierare da una parte o dall'altra. Credo che una maggiore unità
di intenti non potrebbe che fare bene. Ad ogni modo Ancelotti sta
dimostrando tutto il suo valore ed il suo Napoli è meraviglioso. livello A
ideale, preferiresti Scudetto o Champions? - cudetto senza dubbio. S
Vincere qualcosa in cui si è in competizione diretta con la Juventus
sarebbe il massimo.E speriamo che il massimo per i nostri lettori sia avere il coraggio di aprire
il proprio cassetto dei sogni, tirarne almeno uno, magari il più semplice da
realizzare, ed impegnarsi a farlo giusto per trovare il carico di energie
necessario per far fronte alle inevitabili “mazzate della vita” con “positiva
napoletanità” … e c'è un sogno a caso, in campo calcistico, che a fine
stagione di sicuro non spiacerebbe a nessuno!
EVENTI IN CITTÀ
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Un “geniaccio” olandese al PANMaurits Cornelis Escher torna a Napoli attraverso le sue opere Maurits Cornelis Escher e
la sua genialità
“Ero incredibilmente interessato al paesaggio del Sud Italia, non
al paesaggio italiano in generale, alle influenze dei mori come ad
esempio quei tetti tondeggianti ed ho trovato tutto questo
affascinante”. Il fascino e la meraviglia dei paesaggi del Sud Italia,
della Costiera Amalfitana in particolare, hanno lasciato una profonda
impronta anche in Maurits Cornelis Escher, incisore e grafico
olandese che visse tra gli ultimi anni dell'Ottocento e la seconda metà
del Novecento. Il territorio campano ha dato tanto all'artista: dai
bellissimi paesaggi, che hanno fatto da sfondo a gran parte delle sue
litografie, all'amore per la svizzera Jetta Umiker, diventata poi sua
moglie. Per questo motivo il Palazzo delle Arti di Napoli ha deciso di
ospitare la mostra dedicata al genio olandese, organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con
la M.C. Escher Foundation e curata da Mark Veldhuysen e Federico Giudiceandrea con la promozione
dell'Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. Fino al 22 aprile sarà possibile
ammirare una parte dell'immenso panorama di opere di un artista che è rimasto particolarmente
affascinato dalle bellezze della nostra terra. La rassegna ricostruisce l'evoluzione artistica di Escher, a
partire dalla sua ispirazione ai canoni dell'Art Nouveau per arrivare alla sua più grande capacità:
rappresentare una realtà colta da una prospettiva
diversa da quella ordinaria. “Solo coloro che
tentano l'assurdo raggiungeranno l'impossibile”.
La Relatività con le sue prospettive
“Ecco che le lingue si erano sciolte: 'Chi siete? Da dove venite? Che cosa fate qui? Dove siete diretti?' Ci invitarono a bere vino e noi ne bevemmo molto, troppo, il che non poté che migliorare le nostre relazioni
Le forme geometriche diventano uccelli in Giorno e Notte I
EVENTI IN CITTÀ
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“Non una vol ta mi d iedero una sufficienza in matematica... La cosa buffa è che, a quanto pare, io utilizzo teorie matematiche senza saperlo
L'artista olandese ha fatto qualcosa di impossibile con
le sue litografie, che offrono una visione del mondo
tra l'enigmatico e il paradossale. Le tante prospettive
di osservazione nella Relatività e la difficoltà ad
individuare il fondo dell'edificio nel Belvedere
costituiscono soltanto un esempio della genialità
dell'artista, interessato più a sovvertire i principi
matematici alla base del reale piuttosto che a colpire
esteticamente ed emotivamente l'osservatore.
Secondo questo principio, le figure geometriche
possono arrivare persino a trasformarsi in uccelli,
come in Giorno e Notte I, oppure in insetti, nella città
di Atrani ed in una scacchiera come nella Metamorfosi
II, un excursus artistico che rappresenta la ciclicità
della vita attraverso un'ipnotica serie di tassellature.
Il prestigio di Escher non è legato esclusivamente ai
suoi lavori. La sua influenza, tra l'altro, ha raggiunto
gli ambiti più disparati: la musica, i film, i fumetti e i
cartoni animati, il mondo della pubblicità, la moda e
l'arte contemporanea. La genialità di quest'artista è
senza confini. È motivo d'orgoglio per il territorio
campano essere stato fonte d'ispirazione per la
creazione artistica di questo fuoriclasse. Per Napoli è
un vanto, oggi, mettere in mostra una parte della sua
produzione artistica.
Belvedere
I blocchi tridimensionali prendono la forma della cittàdi Atrani in una sequenza della Metamorfosi II
Una delle sale interne del PAN dedicate alla mostra
49
METTI UNA SERA A CENA
Si chiama “Taste” ma signi�ca “Gusto”Federico Dezi e Nadia Moskalenko e la loro cucina di ricerca offerta in un locale bello e particolare
Una sala di “Taste”
È possibile che un mancato parrucchiere ed una biatleta venuta dalla Russia diventino un punto di
riferimento per la cucina all'avanguardia, che fa del pesce il suo alimento principe in quel di Marcianise?
Se lui è Federico Dezi e lei è Nadia Moskalenko, l'alchimia può realizzarsi. Federico è un lucido “pazzo”
che crede in quello che fa come pochi ristoratori; lei è una chef calma, sorridente, forse a volte un po'
enigmatica, tratto tipico delle donne dell'est, ma brava davanti ai fornelli ed alla materia prima che lui le
fornisce tutte le mattine. Sulla pagina Facebook di “Taste”, così Federico ha voluto si chiamasse il suo
locale, la loro avventura professionale è diventata una storia d'amore per la cucina, fatta di convinzione
della tradizione, di studio applicato alla ricerca di prodotti non facilmente reperibili. Il ristorante è bello,
particolare con quelle sue vetrate a giorno come appare oggi, ma lui, il “pazzo”, assecondato da Nadia, ha
deciso di cambiarlo, di ampliarlo, di renderlo ancora più accogliente e a gennaio ci sarà un restyling quasi
totale per iniziare una nuova fase in un 2019 che dovrebbe consegnare ai due le soddisfazioni che
meritano. Le novità, però, non si limiteranno all'ambiente. Federico ha deciso di dare una svolta alla sua
offerta: «Appena dopo i lavori ripartiremo con un menù modificato. Offriremo un benvenuto ai
clienti con un prodotto fresco di giornata, una sorta di entrée, un modo per attendere il menù dove
proporremo qualcosa da bere che non sia il solito prosecco, potrebbe essere un gin tonic di inizio
pasto. Un modo, insomma, per avere i clienti con noi anche per l'aperitivo, mentre in sala si starà
provvedendo alla loro accoglienza ed in cucina si starà lavorando alle loro richieste». L'idea è
chiara: dare subito un saggio di alta qualità e invogliare il cliente, soprattutto quello nuovo, a provare le
offerte del menù senza remore, senza riserve mentali. «È un modo per iniziare un dialogo – spiega
di Giovanni Gaudiano
Federico – per sciogliere il ghiaccio e mettere subito sul
tavolo la nostra volontà di puntare sulla qualità. In
questi sedici mesi di vita di “Taste” abbiamo riscontrato
come ci sia richiesta da parte della clientela di provare
qualcosa di nuovo e come a volte non ci sia la capacità di
offrire tutto quello che abbiamo sullo scaffale. La
questione coinvolge anche la formazione del personale,
cosa che ci occuperà da subito per mettere in condizione
tutti di dare il giusto apporto quotidiano. Il mio pallino a questo proposito passa anche per
l'eliminazione del dolce dall'abituale menù. Ritengo sia più adeguato parlare di un fine pasto, c'è
da sceglierne tra una miriade, che possa risultare più leggero, più interessante ed anche diverso
dal solito». La storia dei due è comunque interessante e meriterebbe molto spazio: «Ho iniziato quasi
per caso – racconta Federico – andai all'isola del Giglio per lavorare nelle vacanze, non avevo
neanche diciotto anni, e guadagnare qualcosa. Conobbi Tonino D'Orazio, un ristoratore di
riferimento di tutta la zona. Ed è là che ho pensato di fare fino in fondo questo lavoro e che ne ho
acquisito i primi rudimenti. Era una giornata lunga, faticosa, consumata sotto lo sguardo vigile e
sanzionatorio di Tonino, che ancora oggi fa questo lavoro, che non lasciava correre nulla, ma
quella scuola mi è servita tanto». Per Nadia il discorso è diverso. Partita dalla Russia, dall'ex capitale
Glukhov, si è sposata ed ha avuto una figlia e non
lavorava. Ma l'atleta che era in lei, il biathlon è uno sport
duro, faticoso, dove si cammina a passo veloce sugli sci e
poi ci si ferma con il cuore a mille e si deve sparare in
piedi e distesi, non poteva restare ferma in casa.
«Volevo rendermi utile, uscire, non potevo stare
ferma – spiega Nadia – non avevo mai lavorato in un
ristorante, non sapevo cucinare. Fui fortunata ad
incrociare praticamente da subito Federico. E così
ho iniziato a prendere la mano, ad appassionarmi
sempre di più a questo lavoro, al contatto con il
pubblico. È stata e continua ad essere una sfida
nell'intento di migliorare sempre, anche perché in
cucina c'è sempre qualcosa da imparare. E poi c'è
Federico, la nostra simbiosi lavorativa è stata
sempre positiva, ricca di spunti, volta in un'unica
direzione: capire cosa desiderano i nostri clienti».
“Taste” oggi è una realtà e merita almeno una visita,
anche se tutti quelli che vi vanno dopo ritornano.
Un menù tipico di “Taste”
50
Federico Dezi e Nadia Moskalenko
Il piatto del menù di base
METTI UNA SERA A CENA