Numero 2

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L’informazione, le inchieste e la cultura indipendenti per Trieste ed il suo spazio internazionale Denuncia Portocittà: sono simulati i poteri del prefetto AcegasAps: mezzo miliardo di debito insanabile Passività in crescita continua tra errori, azzardi e silenzi Il Comune proprietario deve prendere provvedimenti Metamorfosi etniche di Trieste, Gorizia, Fiume ed Istria Le vetrate scomparse di Kolo Mosar a Trieste Intervista a Paolo Benvegnù STORIA ARTE E STORIA CULTURA a pagina 10 a pagina 12 a pagina 15 Quindicinale – Anno 1 - N. 2 - 23 marzo 2012 - € 1,50 Evasione fiscale, riscossione ed equità Il nostro programma è la semplice ed antica regola di amare il bene, dire la verità, non avere paura, proteggere i più deboli. È notizia pubblica da gennaio mentre l’inchiesta sul nostro ‘numero zero’ é leggibile e scaricabile in rete su lavoceditrieste.blogspot.com, dove metteremo anche i documenti principali che l’operazione “Portocittà” per occupare illecitamente il Porto Franco Nord o Punto Franco vecchio con una colossale speculazione edilizia ed immobiliare costiera (appoggiata dal quotidiano Il Piccolo), impedendone il riuso portuale, è stata denunciata alla Procura di Roma per truffa allo Stato ed altre gravi ipotesi di reato, evidenziandovi le complicità attive e passive di buona parte della dirigenza politica ed istituzionale cittadina. La quale avrebbe ora il dovere di valutare seriamente la fondatezza in fatto e diritto della denuncia, sospendere la speculazione contestata illecita ed esaminare i progetti più attuali di riattivazione lavorativa portuale del Punto Franco: quello presentato nel 2008 dagli operatori portuali triestini e monfalconesi, e quelli degli operatori internazionali nuovi, incluso un cospicuo gruppo indiano con consulenti statunitensi, che pure attendono da tempo. (continua a pagina 4) Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto, una buona metà della crisi del debito italiano sul mrcato finanziario internazionale, e quindi del rischio di fallimento del Paese, era e rimane problema non di cifre o denaro in sé, ma di credibilità dei governanti. Ed è esattamente questo il maggiore apporto del governo Monti, al di là delle riforme effettive che propone, spesso discutibili ed in concreto non eclatanti. Di questa credibilità è ovvia condizione lo sforzo di recupero dell’evasione fiscale. Che in Italia come consuetudine sociale raggiunge cifre stratosferiche in forza di un circolo meccanismo perverso di sfiducia nelle istituzioni che contribuisce ad indebolire. Ed il recupero si esegue con la riscossione delle evasioni accertate. Ma proprio sulla riscossione si stanno sviluppando in tutto il Paese proteste e denunce di iniquità sempre piu diffuse, e così esasperate da condurre persone perbene al suicidio o ad atti di violenza verso gli esattori. E questi esiti tragici non non sono fatalità, ma la prova che di violazioni abnormi del principio costituzionale di equità fiscale fondata sulla proporzionalità della pretesa pubblica alle risorse reali di ognuno. Generando perciò quelle stesse diseguaglianze e miserie che dovrebbe impedire o compensare. Come e perché la gestione politica privatistica (di destra con complicità a sinistra) azzardata della società pubblica di servizi triestino-padovana AcegasAps, proprietà dei cittadini, l’ha ridotta ad oltre mezzo miliardo di euro di debito e la sta affondando, nel silenzio inerte della politica e della stampa quotidiana locali. A metà degli anni ‘90, quando l’allora sindaco di Trieste Illy privatizzò improvvidamente l’Acegas, l’azienda di servizi ancora in gestione diretta del Comune aveva in cassa 20 miliardi di euro, era efficiente, la qualificazione ed il trattamento dei lavoratori erano buoni e la dirigenza aveva costi limitati. Il risultato della privatizzazione si concreta oggi in un debito di oltre mezzo miliardo di euro (mille miliardi delle vecchie lire), una proliferazione abnorme di società a scatole cinesi e reativi amministratori e dirigenti con retribuzioni astronomiche, servizi e manutenzioni scadenti, trattamento negativo del personale ed accordi e avventure costosissimi fuori provincia ed all’estero. I numeri a stampa arretrati della Voce possono essere chie- sti alla Redazione e sono inte- ramente leggibili in rete su lavoceditrieste.blogspot.com Ungheria: incognite politiche SENZA CONFINI a pagina 5 (continua a pagina 2) (continua a pagina 3) TAV: lettera di 350 tecnici a Monti Salviamo il Museo Ferroviario FERROVIE a pagina 8 - 9

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Numero 2 de “la Voce di Trieste”, quindicinale di inchieste e cultura.

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L’informazione, le inchieste e la cultura indipendenti per Trieste ed il suo spazio internazionale

Denuncia Portocittà: sono simulati i poteri del prefetto

AcegasAps: mezzo miliardo di debito insanabile

Passività in crescita continua tra errori, azzardi e silenziIl Comune proprietario deve prendere provvedimenti

Metamorfosi etniche di Trieste, Gorizia, Fiume ed Istria

Le vetrate scomparse di Kolo Mosar

a Trieste

Intervista a Paolo Benvegnù

STORIA ARTE E STORIA CULTURA

a pagina 10 a pagina 12 a pagina 15

Quindicinale – Anno 1 - N. 2 - 23 marzo 2012 - € 1,50

Evasione fiscale,riscossione ed equità

Il nostro programma è la semplice ed antica regola di amare il bene, dire la verità, non avere paura, proteggere i più deboli.

È notizia pubblica da gennaio – mentre l’inchiesta sul nostro ‘numero zero’ é leggibile e scaricabile in rete su lavoceditrieste.blogspot.com, dove metteremo anche i documenti principali – che l’operazione “Portocittà” per occupare illecitamente il Porto Franco Nord o Punto Franco vecchio con una colossale speculazione edilizia ed immobiliare costiera (appoggiata dal quotidiano Il Piccolo), impedendone il riuso portuale, è stata denunciata alla Procura di Roma per truffa allo Stato ed altre gravi ipotesi di reato, evidenziandovi le complicità attive e

passive di buona parte della dirigenza politica ed istituzionale cittadina.

La quale avrebbe ora il dovere di valutare seriamente la fondatezza in fatto e diritto della denuncia, sospendere la speculazione contestata illecita ed esaminare i progetti più attuali di riattivazione lavorativa portuale del Punto Franco: quello presentato nel 2008 dagli operatori portuali triestini e monfalconesi, e quelli degli operatori internazionali nuovi, incluso un cospicuo gruppo indiano con consulenti statunitensi, che pure attendono da tempo.

(continua a pagina 4)

Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto, una buona metà della crisi del debito italiano sul mrcato finanziario internazionale, e quindi del rischio di fallimento del Paese, era e rimane problema non di cifre o denaro in sé, ma di credibilità dei governanti. Ed è esattamente questo il maggiore apporto del governo Monti, al di là delle riforme effettive che propone, spesso discutibili ed in concreto non eclatanti.

Di questa credibilità è ovvia condizione lo sforzo di recupero dell’evasione fiscale. Che in Italia come consuetudine sociale raggiunge cifre stratosferiche in forza di un circolo meccanismo

perverso di sfiducia nelle istituzioni che contribuisce ad indebolire. Ed il recupero si esegue con la riscossione delle evasioni accertate.Ma proprio sulla riscossione si stanno sviluppando in tutto il Paese proteste e denunce di iniquità sempre piu diffuse, e così esasperate da condurre persone perbene al suicidio o ad atti di violenza verso gli esattori. E questi esiti tragici non non sono fatalità, ma la prova che di violazioni abnormi del principio costituzionale di equità fiscale fondata sulla proporzionalità della pretesa pubblica alle risorse reali di ognuno. Generando perciò quelle stesse diseguaglianze e miserie che dovrebbe impedire o compensare.

Come e perché la gestione politica privatistica (di destra con complicità a sinistra) azzardata della società pubblica di servizi triestino-padovana AcegasAps, proprietà dei cittadini, l’ha ridotta ad oltre mezzo miliardo di euro di debito e la sta affondando, nel silenzio inerte della politica e della stampa quotidiana locali.

A metà degli anni ‘90, quando l’allora sindaco di Trieste Illy privatizzò improvvidamente l’Acegas, l’azienda di servizi ancora in gestione diretta del Comune aveva in cassa 20 miliardi di euro, era efficiente, la qualificazione ed il trattamento dei lavoratori erano buoni e la dirigenza aveva costi limitati. Il risultato della privatizzazione si concreta oggi in un debito di oltre mezzo miliardo di euro (mille miliardi delle vecchie lire), una proliferazione abnorme di società a scatole cinesi e reativi amministratori e dirigenti con retribuzioni astronomiche, servizi e manutenzioni scadenti, trattamento negativo del personale ed accordi e avventure costosissimi fuori provincia ed all’estero.

I numeri a stampa arretrati della Voce possono essere chie-sti alla Redazione e sono inte-ramente leggibili in rete su lavoceditrieste.blogspot.com

Ungheria:incognite politiche

SENZA CONFINI

a pagina 5

(continua a pagina 2)

(continua a pagina 3)

TAV: lettera di 350 tecnici a Monti

Salviamo il Museo

Ferroviario

FERROVIE

a pagina 8 - 9