Numero 119/41 Fundato 1992 12 / 2016 (127) Elezioni ... · una storia infinita ... Le ramificazioni...
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Elezioni Presidenziali austriache:
una storia infinita
L’interminabile saga delle elezioni
presidenziali austriache ha avuto inizio il 24
aprile 2016. Quello che era comunque atteso
come un test importante per la politica europea,
soprattutto su temi scottanti come quello degli
stranieri (su tutti) e dello stato sociale si è
trasformata in una vera e propria tragedia in
vari atti.
Svoltosi nel clima teso degli scontri al
Brennero tra polizia e attivisti del gruppo No
Borders, il primo turno ha visto una decisa
partecipazione elettorale (60,5% dei votanti a
cui va aggiunto il 8,50% dei votanti per posta e
dall’estero).
Il Presidente federale dell'Austria viene eletto
ogni sei anni a suffragio universale, dai
cittadini che abbiano compiuto i 16 anni d'età.
L'elezione si svolge con un sistema a doppio
turno; se nessun candidato ottiene più del 50%
dei voti al primo turno, si svolge un
ballottaggio fra i due candidati che hanno
ottenuto più voti.
Questa tornata già da subito ha mostrato che
non sarebbe stata un’elezione come le altre: a
sorpresa il candidato di punta di FPÖ
(Freiheitliche Partei Österreichs - Partito della
Libertà Austriaco) Norbert Hofer, ingegnere
45enne originario della Stiria con la passione Contina a pagina 4
del volo e delle armi (pare che sia solito girare
con la sua inseparabile Glock), ottiene un
incredibile 35,1% di preferenze, sfiorando il
milione e mezzo di voti e sbaragliando gli
Bollettino Novità NS Numero 119/41 Fundato 1992 12 / 2016 (127)
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I nostri nemici
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Continua dal BOLLETTINO NOVITÀ NS
#118
BOLSCEVISMO
8. Che cos’è il bolscevismo?
Il bolscevismo è lo strumento con cui
l’Internazionale Ebraica, in combutta con la
plutocrazia angloamericana ebraico-liberale,
cerca di realizzare la promessa del Vecchio
Testamento della dominazione ebraica
mondiale.
Gli sforzi nazionalistici nella Russia
sovietica e l’apparente dissoluzione
dell’Internazionale Comunista non devono far
pensare che l’ebraismo non ne sia più la forza
occulta.
Nella Russia sovietica gli ebrei hanno, come
in quasi ogni Paese, un forte ruolo nella vita
statale ed economica. Benché Stalin sia il
dittatore della Russia sovietica, uno dei più
potenti gerarchi del regime è il suocero, l’ebreo
Mosessohn Kaganowitsch. Egli controlla
direttamente i livelli più alti del Partito e dello
Stato, essendo: rappresentante di Stalin nel
Segretariato Generale del Partito, membro del
Ufficio Politico e dell’Ufficio Organizzativo,
Presidente incaricato del Consiglio dei
commissari del popolo, Commissario per
l’Industria pesante e Trasporti, membro del
Consiglio Supremo dei Soviet, membro del
Comitato di Difesa.
Kaganowitsch ha anche ottenuto altri
importanti incarichi per i suoi fratelli Juliy
Mosessohn Kaganowitsch, Michael Mosessohn
Kaganowitsch e Aron Mosessohn
Kaganowitsch.
Dei 503 membri del Governo (commissari
del popolo), 406 sono ebrei. Un gran numero
di generali sovietici sono ebrei, così come
un’enorme quantità di commissari politici.
La visione pericolosa, che il bolscevismo ha
trasformato nel sistema nazionale russo non
sarà mai abbastanza combattuto. La brama
ebraico-bolscevica di dominazione si ê
combinata con la spinta espansionistica pan-
slava, ma la forza propulsiva rimane il
marxismo di stampo ebraico. C’è stato un
tempo in cui l’ebraismo venne combattuto
nella Russia sovietica (all’inizio della
dominazione bolscevica), ma il motivo era
economico, più che politico. A questo breve
periodo seguì il momento in cui l’ebreo si
infiltrò ai più alti livelli di Stato e Partito e si
fece portatore dell’idea bolscevica. Si presume,
comunque, che il bolscevismo faccia oggi
tesoro dei secoli del grande imperialismo
russo, che ha a lungo minacciato l’esistenza
dell’Europa stessa. Le radici di questa tendenza
alla dominazione mondiale, già presente ai
tempi dello Zarismo, affondano da un lato nel
despotismo asiatico, che si sposa con l’anima
ebraica del bolscevismo e che oggi si mostra
chiaramente nell’orribile e sfrenata condotta
dello Stato sovietico e della guerra. Dall’altro
lato, l’origine va invece ricercata nel
messianismo religioso del popolo russo, che
esiste da quasi 500 anni nell’idea della Terza
Roma (dottrina slavofila e idea pan-slavica).
Il bolscevismo nega qualsiasi differenza
razziale, slega l’uomo dalla sua comunità di
consanguinei e dalle sue radici in Patria per
farne un proletario internazionale il cui scopo è
la creazione di uno stato proletario
internazionale. Esso prevede una comunità
umana in contraddizione con tutte le leggi
naturali, che si basi solo sulla legge della classe
operaia internazionale, ma che in realtà essa
serve solo alla distruzione dell’ordine naturale
delle razze e dei popoli e alla costruzione della
dominazione mondiale ebraica.
L’odierna doppiezza caratteristica del
bolscevismo si spiega con la consapevole
connessione con l’antico messianismo
dell’animo russo, la sua forza religiosa e
nichilistico-distruttiva (la capacità di soffrire
per raggiungere uno scopo), l’amore
patriottico. Ma le tendenze “nazionali” oggi
proclamate non devono trarre in inganno sulla
sua vera natura, che è il marxismo ebraico con
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Donald Trump: Amico o nemico?
Persino il “Jew York Times” ammette che l’elezione di Donald Trump rappresenta il rifiuto
degli elettori Americano verso il globalismo e il multi-culturalismo.
Questo è estremamente importante, indipendentemente dal fatto se Trump si rivelerà un
sincero riformatore “nazionalista civile”, un opportunista, un ben mascherato tirapiedi di Wall
Street, un “Nazista in segreto” o qualcosa di totalmente diverso.
Forse la durissima campagna e l’inevitabile ostruzionismo all’interno del governo potrebbe
avere su Trump un effetto simile a quello che i politici britannici ebbero su Benjamin Franklin,
che nel giro di poche ore si trasformò da leale suddito della corona in un rivoluzionario
americano!
Anche se Trump non dovesse mantenere le promesse o venisse bloccato, questo non farà altro
che infuriare radicalizzare ancora di più i suoi sostenitori. Inoltre, anche solo la sua vincente
campagna elettorale darà la speranza di avere in futuro qualcuno ancora più vicino ai nostri
ideali Nazionalsocialisti.
In Europa l’elezione di Trump sta già scioccando e terrorizzando i regimi globalisti,
politicamente corretti, multiculturali e incoraggiando, di contro, la resistenza nazionalista e
razziale.
I Nazionalsocialisti non devono sopravvalutare, e nemmeno sottovalutare, il significato di
questa elezione!
La vera questione ora non è se noi Nazionalsocialisti dovremmo supportare o meno Trump,
ma piuttosto cosa possiamo fare per capitalizzare questo sviluppo e migliorare le nostre
prospettive future.
Gerhard Lauck
Elezioni Presidenziali austriache
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avversari di misura. Secondo si piazza il suo
futuro avversario per il secondo turno, un certo
Alexander Van der Bellen (indipendente ma
sostenuto dai Verdi), che da solo raggiunge
appena il 21,3% e che era stato dato tra i favoriti
da tutti i sondaggi dei principali media nazionali
(sì, mi sono già fatto un promemoria di tornare
a parlare dei media e dei sondaggi elettorali).
Per la prima volta nella storia contemporanea
austriaca, quindi, il presidente federale
dell'Austria non sarà appoggiato da nessuno dei
due partiti tradizionali al governo, ÖVP
(Österreichische Volkspartei – Partito Popolare
Austriaco) e SPÖ (Sozialdemokratische Partei
Österreichs - Partito Socialdemocratico
d’Austria), i cui rispettivi candidati Andreas
Khol e Rudolf Hundstorfer si sono fermati
entrambi all'11% circa dei voti.
Ma, a parte questo exploit dei nazionalisti,
tutto faceva comunque pensare che al secondo
turno il candidato Verde-indipendente sarebbe
stato eletto con larga maggioranza da tutti gli
elettori non schierati con FPÖ.
E invece.
Il ballottaggio, tenutosi il 22 maggio, ha visto
sì prevalere Van der Bellen su Hofer, ma per
una manciata di voti: 50,3% del primo contro
49,7% del secondo. Sensazionale per FPÖ, che
dopo essere solo una volta entrato in coalizione
di Governo, negli anni ’90, sembrava non fosse
destinato a uscire dalla crisi di consensi e di
rimanere al palo. Più impressionante il dato del
conteggio dei voti: 2.254.484 contro 2.223.458,
una differenza di appena 31.026 voti. Decisivi
sono stati i voti per corrispondenza e dei
residenti all’estero (vengono conteggiati
insieme) dove Van der Bellen ha ottenuto una
netta maggioranza.
Hofer, inizialmente, aveva ammesso la
sconfitta ed accettato il risultato, soddisfatto
comunque di aver fatto da traino per FPÖ in
una crescita di consenso così marcata. Tuttavia
pochi giorni dopo, il leader del partito Heinz-
Christian Strache ed il segretario Herbert Kickl
hanno annunciato ricorso, denunciando “vistose
irregolarità” (adombrando addirittura il dubbio
di veri e propri brogli) nel conteggio e
validazione dei voti per corrispondenza. Si
parla di decine e decine di migliaia di schede
annullate indebitamente, di conteggi errati e in
alcuni casi di persone anziane o malate “fatte
votare” per Van der Bellen.
Visto l’esiguo scarto nei risultati finali e
nonostante le giustificazioni del Ministero
dell’Interno, il 1 luglio la Corte Costituzionale
ha accolto il ricorso di Hofer annullando il
turno di ballottaggio e rinviandolo al 2 ottobre.
Ma i colpi di scena non sono finiti, perché a
metà settembre è stato annunciato che il
secondo turno sarebbe slittato di altri 2 mesi, da
tenersi quindi il 4 dicembre. Il motivo? La colla
delle buste per il voto per corrispondenza è
troppo debole e non tiene le buste chiuse.
Sembra surreale, ma visto che l’elezione gira
attorno proprio a questi voti, chi avrebbe
rischiato un altro ricorso?
A questo punto è difficile capire chi la
spunterà. FPÖ ha sicuramente incrementato il
suo consenso grazie ai temi dell’immigrazione
incontrollata e alla politica di accoglienza e
abbracci agli stranieri con il contemporaneo
taglio dei servizi. Se questa complessa vicenda
convincerà gli austriaci indecisi che
l’establishment sta cercando in tuti i modi di
impedire che il primo Presidente marcatamente
nazionalista venga eletto o se invece permetterà
al blocco popolare-socialdemocratico di
guadagnare tempo e qualche altro consenso
coltivando la paura per la cosiddetta “ultra
destra” è difficile da prevedere. Senza contare
che le elezioni generali sono a poco più di un
anno di distanza.
Intanto FPÖ ha chiesto una riforma
sostanziale delle procedure per il voto per
corrispondenza. Ma guarda un po’…
Grimaldi
Anschluss: 12 marzo 1938 la rivista Life
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I nostri nemici
Continua a pagina 6
una maschera russa.
Il Bolscevismo poggia sulla dottrina ebraica
del marxismo creata dall’ebreo Karl Marx (in
ebraico Hirschel Mardochai, discendente di
una famiglia di rabbini).Esso è basato su una
visione del mondo materialista.
Primo, il Marxismo o il Bolscevismo negano
ogni ordine divino, riconoscendo solo ciò che è
materiale e percepibile dai cinque sensi.
Parimenti essi rigettano tutti i valori relativi a
anima e carattere e trasformano l’uomo in un
essere privo di anima e votato al totale
materialismo.
Secondo, esso rifiuta l’idea di razza e quindi
il legame di sangue nella comunità di popolo e
riconosce solo la comunità del proletariato
internazionale. Esso distrugge la vita della
comunità del popolo e porta l’umanità verso il
caos razziale.
Terzo, da questo punto di vista esso rifiuta lo
stato popolare, ma tende invece verso uno stato
proletario mondiale.
Quarto, nega il concetto secondo cui la storia
riflette il risultato dei conflitti e delle tensioni
fra le diverse razze e le relative visioni del
mondo e afferma nella sua dottrina che tutti gli
eventi storici siano riconducibili l’economia.
Quinto, esso nega il valore della personalità e
riduce l’uomo a uno schiavo da lavoro
internazionale. Come conseguenza pretende la
massima redditività e relega l’uomo ad essere
una macchina da lavoro.
Sesto, rifiuta il concetto di proprietà e toglie
all’uomo i frutti del suo lavoro creativo. Il suo
obiettivo è quello di schiacciare l’uomo e
ridurlo in un proletario senza proprietà.
Settimo, rifiuta quindi la classe contadina
libera e pretende i di derubare i collettivi
proletari delle loro proprietà.
Ottavo, l’economia dipende dal rigetto della
libertà di movimento dei suoi componenti,
diventando una economia di capitale di Stato.
Nono, la sua “cultura” consiste
esclusivamente nella glorificazione della
tecnologia.
Le ramificazioni del Bolscevismo sono
chiaramente riconoscibili negli elementi
essenziali dell’ebraismo: mancanza di spirito,
impulsività, bassezza, brutalità, materialismo
estremo, sete di potere e despotismo. Il
Bolscevismo si aggancia ai più bassi istinti
umani; il suo impatto sulla società non può che
risultare sempre in sub-umanità.
Di seguito alcune spiegazioni dei tratti
essenziali del Bolscevismo: il Marxismo non
riconosce e non ammette alcuna fede
metafisica. Lo slogan ricorrente è “La religione
è l’oppio dei popoli”. Esso rifiuta anche tutto
quello che possono contribuire i sostenitori di
una visione del mondo idealistica, quando
parlano di “spirito e anima”. Ogni cosa è
“materia”, cioè per esso esiste solo ciò che
possiamo percepire coi nostri sensi. Quindi
quando parliamo di Marxismo, parliamo di una
visione prettamente materialistica. Marx dice:
“L’aspetto religioso riflette solamente il mondo
reale”.
Qualsiasi cosa sia definita dal concetto di
religione per il Bolscevismo non è altro che
una malata manifestazione sociale. In questo
modo esso insegna l’ateismo. (Sembra tuttavia
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I nostri nemici
che esso adesso permetta nuovamente la chiesa
ortodossa a Mosca. Quale sia lo scopo di Stalin
in proposito è ancora da accertare).
Questa è il più lampante rifiuto dell’esistenza
di un ordine divino. Credere a esso –
indipendentemente dal nome che gli si
attribuisca – è, comunque, la base religiosa della
nostra visione e di quella dei popoli europei e
delle loro culture. Anche solo la mancanza di
tutto questo è sufficiente per dimostrare che il
Bolscevismo è qualcosa di alieno alla nostra
natura.
Ma non si deve fraintendere che l’odierna
realtà bolscevica della Russia mostri molte
caratteristiche che si spiegano solo attraverso la
primitiva spinta religiosa dell’animo russo.
Significa solo che il precedente credo dei russi
nell’aldilà ha trovato, in 25 anni di propaganda
bolscevica, uno scopo terreno, una speranza in
un paradiso terrestre. Le masse fanatizzate degli
eserciti bolscevichi oggi combattono per questo
paradiso, che si suppone possa essere raggiunto
con la redenzione dei lavoratori attraverso la
sofferenza e il sacrificio del popolo sovietico.
I presunti progressi scientifici giocano un ruolo
importante nei fondamenti scientifici del
Marxismo: tutte le persone sono uguali. I
pregiudizi preesistenti originano solamente
dall’educazione e dagli influssi ambientali,
quindi da “condizioni”. È un vero e proprio
crimine parlare di razze, perché esiste solo
l’umanità. L’organizzazione di certi gruppi
umani in popoli e Stati è da imputare solo alle
condizioni economiche e saranno nel tempo
superate, qualora il mondo venisse organizzato
secondo i principi marxisti.
Ma questo nuovo ordine può essere raggiunto
attraverso il trionfo del proletariato nella lotta di
classe. Con lo slogan: “Proletari di tutto il
mondo, unitevi!” e la teoria della lotta di classe,
il Bolscevismo tende allo Stato mondiale
proletario.
Il Marxismo inoltre pretende che tutti i processi
storici siano riconducibili a quelli economici.
L’aspetto del mondo reale, come esso si mostra
nel corso della storia, non è – come noi crediamo
– plasmato dai grandi uomini e dalle grandi idee,
ma piuttosto dalle condizioni economiche. La
storia è solo storia dell’economia.
(Continua nel prossimo numero)
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