Numeri VI-VII Aprile 2015 - Maggio 2015 Vox Kantis Kantis VI-VII... · Double Edition Numeri VI-VII...

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Double Edition Aprile 2015 - Maggio 2015 Numeri VI-VII Vox Kantis Disegno di Alessia Riva, VDL

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Double Edition

Aprile 2015 - Maggio 2015Numeri VI-VII

Vox Kantis

Disegno di Alessia Riva, VDL

DirezioneChiara Innocenzi, IVA

ImpaginazioneGiuditta Migiani, IVAL

Correzione bozze Valentina Midolo, IVA Chiara Innocenzi, IVA

RedazioneGiuditta Migiani, IVALMarta Dibitonto, IVAGabriele Ghenda, IIIFLMichela Sabani, IVGLValentina Midolo, VA Laura Floris, IAL Giulia Pironti, IIIHL Alessia Santomassimo, IVAL Giuliano Turturro, IVAL Francesca Polverino, IVAL

Professoressa referenteSilvia Concetta Minniti

Eccoci con l’ultimo numero di quest’anno Kantiani...siamo arrivati al momento dei saluti e dei ringraziamenti! Prima di tutto vogliamo rin-graziare tutti i lettori e gli stu-denti che hanno contribuito a rendere il Giornale un’e-sperienza utile, costruttiva e senza dubbio ricca di soddi-sfazioni. Non possiamo non ringra-ziare la nostra professoressa Minniti che ci ha guidati e supportati durante tutto l’an-no e ci ha offerto la possibili-tà di entrare in contatto con il mondo del giornalismo. Grazie a lei la Redazione ha partecipato alla conferen-za con gli attori del musical Jesus Christ Superstar e ha potuto visitare gli studi tele-visivi di TvSat: occasioni che non capitano tutti i giorni! Un ringraziamento specia-le anche al professor Alessi per occuparsi della pubblica-zione via internet del nostro giornale.Non ci resta che concludere augurando buona fortuna a tutti i maturandi e....arrive-derci a settembre Kantiani!

La Redazione

03 · Sulla Strada per Sconfiggere l’aidS

04 · Slovenia: via libera dal parlamento al matrimonio omoSeSSuale

04 · una Scoperta eccezionale

06 · la muSica nell’antica grecia

07 · dublino

08 · l’arringa alla biSmarck

08 · indovinelli

09 · lettura del meSe

09 · opi

10 · “laSSù Sulle ripide cime...”

11 · la magnolia

11 · fratello

12 · enigmiStica

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CONTENUTI EDITORIALE

Sulla strada per sconfiggere l’AIDS

na scoperta rivoluzio-naria tutta italiana: sono state individua-

te le “tane” dove il virus HIV si nasconde fino a diventare invisibile. L’ HIV, Virus dell’Immunodefi-cienza Umana, è un retrovirus, cioè un virus a RNA, che attacca selettivamente alcune cellu-le del sistema immunitario, principalmente i linfociti CD4, fondamentali per la regolazio-ne delle difese immunitarie, deprimendo così il sistema immunitario fino ad annullare la risposta contro virus, batteri, protozoi e funghi. La distru-zione del sistema immunitario causa una sindrome chiamata AIDS (Sindrome da Immuno Deficienza Acquisita): il virus è in grado di celarsi all’inter-no della cellula, integrando il proprio materiale genetico con il Dna dei linfociti che infetta. Pertanto, aggredisce non solo il singolo linfocita, ma anche indirettamente i suoi discen-denti, ai quali la cellula madre, quando si divide, trasmette in eredità anche il materiale genetico del virus. Uno dei maggiori ostacoli, dunque, all’elaborazione di un farmaco che curasse l’ HIV è stato, fino ad oggi, la variabili-tà del virus che può produrre un’ampia gamma di ceppi diversi, a seguito di errori di

trascrizio-ne. Inoltre, quando penetra nella cellula, esso “scompare” e l’azione degli odierni farmaci in commercio, poco più di trenta, è limitata alla superficie della membrana cellulare. Sono questi i meccanismi che determinano la comparsa di resistenza ai farmaci che ne rallentano certamente la re-plicazione, senza però riuscire ancora a debellarlo.Un team di ricercatori italiani dell’International Centre for Genetic Engineering and Bio-technology (Icgeb) di Trieste, guidati da Mauro Giacca, -in collaborazione con alcuni ricer-catori dell’Università di Mode-na e del Genethon di Parigi-, ha fotografato per la prima volta la struttura del nucleo dei lin-fociti, studiando i meccanismi che portano il virus a scegliere solo alcuni dei 20mila geni umani per integrarsi. I ricercatori hanno scoperto che l’HIV è in grado di attivare il proprio materiale genetico vi-cino alla membrana esterna del nucleo, in corrispondenza dei pori nucleari, ciò gli permette di nascondersi all’interno dei geni scelti e sfuggire all’azione dei farmaci, portando alla cro-nicizzazione dell’infezione.“È come quando entriamo in una sala cinematografica al buio – spiega Mauro Giacca. I posti più comodi sono quelli

più lontani, ma i più facili da raggiungere sono quelli vicini alle porte, ed è proprio lì che ci accomodiamo. Allo stesso modo – sottolinea lo scienzia-to -, inserendosi nei geni più prossimi alle porte d’ingresso del nucleo cellulare, la proba-bilità che il virus si nasconda ai farmaci diventa più alta. Que-sto è il motivo per cui oggi – conclude Giacca – riusciamo a rallentare la progressione verso l’AIDS, ma non a eliminare del tutto l’infezione”.Parallelamente, gli studiosi americani del Scripps Research Institute, in California, hanno messo a punto una sostanza in grado di “inibire” il virus. La sperimentazione sulle ca-vie da laboratorio, durata 34 settimane, ha dato risultati molto incoraggianti. Gli esisti, pubblicati sulla celebre rivista Nature, hanno dimostrato che le modifiche apportate dagli scienziati sul DNA di alcune scimmie sono state in grado di creare una sorta di “scudo” con-tro il virus, che non è riuscito a colpire le cavie. Va sottolineato comunque che i farmaci hanno ancora effetti collaterali impor-tanti, che vanno però ovvia-mente messi in rapporto con la

loro efficacia.Queste recenti scoperte sono un enorme passo avanti nel-la lotta all’AIDS che dal 1981 ha colpito circa 78 milioni di persone.

— di Chiara Innocenzi, IVA

Slovenia: via libera dal parlamento al matrimonio omosessuale

l Parlamento della Slovenia ha legalizzato i matrimoni tra persone

dello stesso sesso, garantendo alle coppie gay gli stessi dirit-ti delle coppie eterosessuali sposate. Il provvedimento è passato con 51 voti a favore e 28 contrari: erano presenti 84 parlamentari su 90 e cinque si sono astenuti. La norma, che cambia il modo in cui sono disciplinati i matrimoni, è stata propostadal partito di oppo-sizione Sinistra Unita (ZL) e ha ottenuto il sostegno del Partito di Miro Cerar di centrosinistra, il principale tra quelli della coali-zione che governa la Slovenia.

Matek T. Vatovec di ZL, tra i promotori della legge, ha spiegato che il nuovo emenda-mento “definisce il matrimonio come l’unione tra due persone, a prescindere dal loro sesso, eliminando la discriminazione che c’era stata fino ad ora”. Il Parlamento ha anche approva-to la possibilità per le coppie dello stesso sesso di adottare bambini.Buona parte dei parlamentari di centrodestra ha contestato la nuova norma, sostenendo che essa renderà possibile l’adozione di bambini da parte di coppie gay, mettendo in pericolo i valori della famiglia tradizionale. Circa duemila persone hanno manifestato davanti alla sede del Parlamen-to della Slovenia, a Lubiana, per protestare contro i matrimoni gay. Hanno anche detto di vo-lere avviare una petizione per un referendum popolare che annulli il provvedimento. Per avviare un referendum sono, comunque, necessarie 40mila firme e dai sondaggi più re-centi risulta che il 60 per cento della popolazione sia favorevo-le ai matrimoni gay.Le modifiche votate dal Parla-mento dovranno essere firmate dal Presidente della Slovenia. La Slovenia è il 21esimo Paese al mondo che legalizza i matri-moni gay.

“Due persone, gay o etero, si amano anche senza sposarsi. Impedire i matrimoni gay non impedirà all’amore di continua-re, ma solo alla nostra società di progredire.”

— di Laura Floris, IAL

Una scoperta eccezionale

ochi fossili… Soltanto la parte inferiore sini-stra di una mandibola e

cinque denti, più sottili rispetto a quelli di Lucy, tra cui alcuni premolari simmetrici e un mo-lare affusolato… eppure reper-ti di straordinaria importanza, che ci permettono di spostare le lancette dell’evoluzione di ben 500mila anni. “È una notizia entusiasmante”, ha commentato Donald Johan-son, lo scopritore del celebre fossile. “Nonostante una grande ricerca, fossili del genere Homo di età superiore a due milioni di anni fa sono alquanto rari. Poter dare un’occhiata a una delle prime fasi dell’evoluzione dei nostri antenati è particolarmente eccitante“ ha affermato Brian A. Villmoare, uno dei ricercatori della University of Nevada. La mandibola chiamata LD 350-1, risalente a 2.8 milioni di anni fa e ritrovata nel gen-naio 2013, è stata descritta il 4 marzo 2015 in due articoli sulla rivista scientifica “Nature” da un gruppo di ricercatori dell’Uni-versità del Nevada (Las Vegas), dell’Arizona e della Pennsylva-nia State University, in colla-borazione con l’Authority for Research and Conservation of Cultural Heritage dell’Etiopia. Il rinvenimento è avvenuto a Ladi Geraru, nella regione dell’A-far, ad appena una trentina di chilometri da Hadar, il luogo in cui venne ritrovato quello che

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CRONACA ESTERNA CRONACA ESTERNA

fino ad oggi era ritenuto l’esem-plare più antico di Homo, datato 2.3 milioni di anni fa, e moltis-simi altri indivi-dui della specie Australopithe-cus afarensis, tra i quali la celebre Lucy scoperta nel 1974. Se, dunque, le congetture di Villmoare e degli altri studiosi sono vere, questo fossile sembrerebbe gettare un ponte tra Australopithecus e Homo habilis.“Ciò restringe lo spazio tempora-le in cui concentrare ora le nostre ricerche sulla comparsa della linea evolutiva umana”, dice Kimbel. “Quella che abbiamo da-vanti è una forma transizionale, esattamente ciò che ci si aspet-terebbe in un fossile di quell’età. Il mento guarda al passato; ma la forma dei denti guarda al futuro”. Questo ritrovamento sembra inoltre smentire la teoria, so-stenuta da altri ricercatori, che il diretto antenato dell’Homo sapiens sia un australopiteco sudafricano, Australopithecus sediba. Gli studiosi dell’Univer-sità del Nevada sottolineano, infatti, che l’unico esemplare fossile noto della specie ha cir-ca un milione di anni in meno della mandibola fossile trovata in Etiopia, a cui avrebbe dovuto dare origine.L’esame del fossile di Brian Villmoare e William H. Kimbel ha rivelato che, sebbene la parte anteriore della mandibo-la presenti delle caratteristiche

più primitive, quali un mento inclinato poco svi-luppato tipico della specie A. Afarensis, la particolare dispo-sizione delle cuspidi dentarie e la forma del corpo osseo della mandibola rivelano dei tratti caratteristici del genere Homo.L’analisi dei due studiosi è in accordo con i risultati ottenuti da Fred Spoor e altri ricercatori del Max Planck Institut di Lipsia e dell’University College di Londra, che hanno ricostruito il cranio di un tipico esemplare di Homo Habilis, vissuto 1.8 milio-ni di anni fa, hanno descritto su “Nature” la struttura primitiva della sua mandibola. Dunque “la mascella di Ledi-Geraru aiuta a ridurre il divario evolutivo tra Australopithecus e Homo”, ha detto Kimbel. Lo studio di un altro ricer-catore, Erin DiMaggio, del dipartimento di Scienze della Terra alla Penn State Universi-ty, descrive invece il contesto geografico in cui il fossile è stato rinvenuto: questo per-mette sia di confermare la datazione della mandibola, sia di ricostruire l’ambiente dell’e-poca, caratterizzato da praterie, bassi arbusti e alcune zone

ricoperte di foreste a galleria, e popolato da scimmie e giraffe. In prossimità del sito vi era anche un lago e dei fiumi, abitati da animali simili agli attuali coccodrilli e ippopotami. Questo ambiente è una pro-va dei cambiamenti climatici che hanno favorito la comparsa dei primi uomini. Il

clima, infatti, più arido rispetto a quello dell’epoca in cui erano vissuti gli Australopitechi, fu un fattore molto determinante per la comparsa di nuove specie e per l’estinzione di altre. “E’ an-cora troppo presto per affermare che il cambiamento climatico sia responsabile dell’origine di Homo. Abbiamo bisogno di un campione più ampio di fossili di ominidi, ed è per questo che continueremo le ricerche nella zona di Ledi-Geraru” afferma DiMaggio.

L’età della mandibola si è potu-ta stabilire grazie alla tecnica di

datazione degli strati di ter-reno collocatiappena sopra e appena sotto il fossile e grazie anche alla tecnica radiometri-ca, che si basa sulla misurazio-ne della quantità degli isotopi

radioattivi di argon40 e ar-gon39. “Abbiamo usato diversi metodi di datazione, incluse le

analisi radiometriche degli strati di ceneri vulcaniche attorno al reperto, e tutte mostrano che il fossile ha un’età di 2,8-2,75 mi-

lioni di anni” afferma DiMaggio.

— di Valentina Midolo, IVA

La musica nell’antica Grecia

obbiamo molto agli an-tichi Greci: la filosofia, la letteratura, l’archi-

tettura, la scultura, persino la musica: la musica occidentale infatti si basa, più o meno, sugli stessi concetti che avevano i Greci.Ad esempio, la scala musicale degli antichi Greci era diatoni-ca, ossia ha sette note, come la nostra; inoltre i Greci furono i primi a stabilire che il ritmo consiste nell’alternanza di sillabe/suoni lunghi e brevi, proprio come oggi, e furono i primi a sviluppare un sistema di notazione musicale.Per renderci conto dell’impor-tanza della musica presso i Greci possiamo pensare che Platone, pur disprezzando ogni forma d’arte che imita la realtà, carica l’arte musicale nella sua massima altezza di significati

filosofici, tra cui la musicalità dei rapporti numerici e l’armo-nia delle sfere cristalline.

Nonostante questi punti di contatto, la musica greca era assai diversa dalla nostra: siamo ancora lontani dall’in-troduzione dell’armonia e del contrappunto, quindi i Greci prediligevano la monodia e monodico era l’accompagna-mento musicale; anche un coro doveva cantare all’unisono come fosse un’unica voce. Nel periodo classico la musica ebbe grande importanza nel teatro tragico, specialmente con Euripide, di cui ci sono rimaste alcune delle poche te-stimonianze dirette di notazio-ne musicale; in quel periodo si modificarono antichi strumenti come la cetra per ottenerne di nuovi in grado di produrre intervalli molto piccoli, come il quarto di semitono; l’espander-si delle possibilità espressive rese necessario l’aggiunta di altri modi a quelli già esistenti.

Ma che cos’è un modo? Un modo è una scala che nello svolgersi del brano non muta con modulazioni: è un concet-to a cui non siamo abituati ma possiamo trovare esempi di musica modale in molte cultu-re orientali (India in primis), nel flamenco e anche in popolari brani scozzesi. La musica mo-dale può essere anche molto articolata nella melodia ma la parte armonica è sempre la stessa e si ripete costantemen-te per tutta la durata del brano; oggi la modalità è utilizzata molto frequentemente nel Jazz.Per i Greci esistevano tre modi principali: il dorico, il frigio e il lidio; ogni modo aveva un suo contesto particolare, ad esem-pio il lidio nei matrimoni e il frigio nei funerali. Lo studio di questi tre modi era compreso negli studi elementari che ogni cittadino compiva da bambino.

— di Francesco Gazzini, IVA

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CRONACA ESTERNA CULTURA & SOCIETÀ

Dublino

ublino è una delle città europee più affasci-nanti e ricche di storia.

E’ la capitale della Repubblica d’Irlanda, e si trova nella parte centro-orientale dell’isola. Si affaccia sul Mare d’Irlanda, che divide il Paese dall’Inghilterra. Dublino fu fondata dai Vichin-ghi, e si sviluppò lungo la foce del fiume Liffey. L’Irlanda è una nazione caratterizzata da fre-quenti e abbandonanti piogge e temperature fredde durante tutto l’anno, per questo se do-veste recarvi nella capitale, non esitate a portarvi capi invernali!

Dublino è una capitale giova-ne, vitale, multietnica, ricca di pub e di testimonianze arti-stiche e letterarie; è una città dall’atmosfera tranquilla che si respira nei suoi innumerevoli parchi, e dall’atmosfera vivace che si ritrova nei locali di ten-denza. E sono proprio questi suoi contrasti che la rendono una località “da visitare”. Qui nacque il famosissimo Oscar Wilde tanto che si ha la possi-bilità di visitare la Oscar Wilde House, che è appunto la casa in cui visse il poeta. Dublino è collegata davvero bene con i trasporti, gli auto-bus, i tram e i treni che conducono in qualsiasi punto del centro della città, o anche nei dintorni dove vi sono luoghi favolosi, quali:

-Howth, che è una località incante-vole situata nella baia di Dublino. In origine era un villaggio di pe-scatori. I kilometri di scogliere per-corribili e il mare cristallino sono le principali caratte-ristiche.

- Glendalough, che è uno dei luoghi storici più belli d’Irlanda, a 50 km a sud di Dublino, il cui nome irlandese significa “Valle dei due laghi”. I laghi sono, in effetti, situati in una valle pro-fonda e, circondati da pendii verdeggianti coperti da alberi tipici della zona.

Molti sono i luoghi da visitare nella capitale irlandese, altret-tante sono le pietanze tipiche da degustare. Le specialità du-blinesi sono l’Apple Pie e la bir-ra Guinness. A proposito della Guinness, all’interno del centro storico vi è la Guinness Sto-rehouse, ossia il museo storico della birra. E’ un edificio impo-nente laddove viene raccon-tata la nascita di questo brand così famoso, viene mostrato il suo processo di fabbricazione e

naturalmente vengono offerte delle degustazioni. Assoluta-mente da visitare sono: - National Museum of Ireland- Trinity College, un prestigioso istituto d’istruzione a livello mondiale, tra i più antichi d’Ir-landa.- Dogana di Dublino, un edifi-cio che ospita il Governo Lo-cale ed è situato sulla sponda settentrionale del Liffey- Cattedrale di San Patrizio, la principale cattedrale di Du-blino dedicata al patrono San Patrizio.- Phoenix Park, un parco vastis-simo, più grande del Central Park a New York e dell’Hyde Park a Londra, ricco di flora e fauna. - La statua di Molly MaloneTemple Bar, un quartiere del centro di Dublino, ritrovo di

molti artisti di strada irlandesi. E’ il princi-pale centro della vita notturna della capitale irlandese. Qui i turisti possono trovare una vasta gamma di pub e club.

— di Andrea Arlacchi, IIICL

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Der BismarckheringOtto von Bismarck (1815 bis 1898) wurde nicht nur als “Eiserner Kanzeler” des deutschen Reiches berühmt, sondern auch als Feinschmecker mit äuβerst groβem Appetit: zum Frühstück 16 Eier, 150 Austern bei einem Dinner, jeden Tag zwei Mahl-zeiten mit 5 Gängen… Sauer eingelegte Heringe gehörten zu seinen Lieblingsspeisen. Und da hatte der Stralsunder Fischkonservenfabrikant Johann Wiechmann eine Idee. Als groβer Vereher des Reichskanzelers schickte er ihm zwei Holzfässchen mit sauer eingelegten Ostseeheringen – und bat im Bagleitschreiben “alleruntertänigst” darum, diese künftig mit dem Prädikat Bismarck veredeln zu dürfen.das ser den Kaiserschmarrn fortan zu seinem Leibgericht erklärte.

L’arringa alla BismarckOtto von Bismarck (1815 al 1898) non era solo conosciuto come il “cancelliere di ferro” del regno tedesco, ma anche come buongustaio con un enor-me appetito: per colazione mangiava 16 uova, 150 ostriche per cena, tutti i giorni due pasti con cinque portate… le arringhe acide decapate apparteneva-no ai suoi piatti preferiti. E il produttore di conserve di Stralsund, Johann Wiechmann, ebbe un idea. Come grande ammiratore del cancelliere del regno, gli inviò due fusti di legno con le arringhe acide del Mar Baltico e chiese umilmente in una lettera d’accordo se l’illustre Bismarck avrebbe contribuito a renderle migliori.

— di Maria Cotugno, ICL

Nuovi indovinelli1) Un tale è stato imprigionato da un mago in una capanna. Il mago gli dice che fra 45 minuti esatti potrà aprire la porta e uscire, se però tenta di aprirla prima dei 45 minuti la capanna esplo-derà. Oltretutto al 46esimo minuto la capanna esploderà lo stesso. Non ha strumenti per misurare il tempo come orologi ecc.. Ha solo un accendino e due corde di uguale lunghezza che impiegano 1 ora a bruciare ciascuna. Come fa a capire esattamente quando sono passati 45 minuti?

2) Una nave approda in un’isola dove tutti quelli che sono neri mentono e tutti quelli bianchi dicono la verità. Sul-la spiaggia dell’isola ci sono tre pirati, ma c’è una fitta nebbia e non si riesce a capire se sono bianchi o neri. Dalla prua della nave chiedono al primo dei tre: “Sei bianco o nero?”, ma la sua risposta non si riesce a sentire. Allora il secondo dice: “Ha detto che è bianco”. Il terzo: “Mentono tutti e due”. Sapre-ste dire con precisione di che colore è ognuno dei tre e perché?

Soluzione indovinelli numero precedente1) Un uomo e suo figlio sono coinvolti in un incidente stradale. Il padre muore e il figlio, gravemente ferito, viene portato in ospedale. Quando arriva, il chirurgo dice: “Non posso operare questo ragazzo, è mio figlio!”. Com’è possibile?Soluzione: il chirurgo è la madre del ragazzo.

2) Due persone giocano a carte in una stanza con un grande specchio. Uno dei due si guarda allo specchio e capi-sce che morirà presto. Perché?Soluzione: Visto che il suo avversario non viene riflesso nello specchio, egli capisce che è un vampiro.

— di Francesca Polverino, IVAL

INDOVINA!

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CULTURA & SOCIETÀCULTURA & SOCIETÀ

“Lassù sulle ripide cime...”

chwangau è un comu-ne bavarese nei pressi di Füssen, nell’Allgäu

orientale. Il nome è costituito dall’unione tra le parole te-desche “Schwan” e “Gau”: “La Contea del cigno”. La sua fama è connessa a due magnifici castelli che sorgono sul suo territorio: Neuschwanstein e Hohenschwangau.

Il castello di Neuschwanstein è uno dei simboli della Baviera nonché della Germania stessa. E’ un vero e proprio castello delle favole che affascina più di un milione di visitatori l’anno e ha ispirato i castelli delle fiabe più celebri di Walt Disney.Il maestoso castello fu fatto costruire da Ludovico II, re di Ba-viera, che nel maggio dei 1868, inviava righe di ammirazione al venerato amico Richard Wagner: “E’ mia intenzione far ricostrui-re l’antica rovina del castello di Hohenschwangau, nei pressi della

gola di Pöllat, nello stile autentico delle antiche fortezze dei cavalieri tedeschi e devo confessar-Vi di rallegrarmi molto all’idea di potervi soggior-nare un giorno; [...]il luogo è uno dei più belli che si possano trovare, sacro e inavvicinabile, un tempio degno di Voi, divino amico, che faceste fiorire l’unica salvezza e la vera benedizione del mondo. [...]in ogni senso questo castello sarà più bello e confortevole di quello più in basso di Hohenschwangau, gli Dei dissacrati si vendicheran-no e si tratterranno con Noi, lassù sulle ripide cime, allietati dall’au-ra del Paradiso.” Ed è proprio in onore di Wagner, autore del “Cavaliere del cigno” (“Lohengrin”) che il re volle chiamare il suo castello “Nuova Pietra del Cigno”, in ossequio alla grande ammirazione che nutriva per il compositore.Certamente i cicli figurativi delle stanze di Neuschwanstein presero ispirazione dalle opere di Richard Wagner: la Sala dei

cantori è decorata con pitture murali che illustrano la saga di Parsifal, nel Salone viene sviluppato il ciclo di quest’ultimo con le avventure di suo figlio Lohengrin, nella camera da let-to si possono ammi-rare dipinti di scene ispirate a Tristano e Isotta.Il re schivo e solita-rio aveva costruito

il castello per ritirarsi dalla vita pubblica ma sin da subito il suo luogo di ritiro si è trasformato in un punto di grande attrazione per il vasto pubblico tanto che Neuschwanstein può essere annoverato oggi fra i castelli e le fortezze più visitati in Europa. Anche l’atmosfera del luogo ri-specchia la personalità comples-sa e visionaria del re che venne dichiarato pazzo e destituito dopo aver speso una fortuna per una simile costruzione, la cui posizione non potrebbe esse-re più idilliaca: esso si innalza maestoso sopra Schwangau e domina sulla valle sottostante, dove serpeggiano la Strada Romantica e l’antica Via Claudia Augusta.Certamente lo stile con cui fu pensato e realizzato il castello, l’altezza e la maestosità delle sue torri, ci riportano al periodo gotico-medievale,le immense sale, gli arazzi, le ric-che decorazioni e i grandi troni non possono che trasportarci in un mondo quasi fiabesco che, stimola i ricordi d’infanzia, senza dubbio vissuti in compa-gnia delle grandi fiabe Disney.

— di Chiara Innocenzi, IVA

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Mille splendidi soli Romanzo pubblicato nel 2007

Autore: Kalhed HosseiniGenere: Storico, drammaticoCasa Editrice: Piemme

TramaLa quindicenne Mariam non è stata mai ad Herat. Dalla sua casa in cima alla collina attende con ansia il giove-dì, giorno in cui il padre le fa visita e le racconta scoperte, poesie e trame di film. Mariam vorrebbe raggiungere il padre ad Herat ma, essendo una harami (una bastarda), sa che non verrebbe accolta a braccia aperte dalle tre mogli e dai dieci figli legit-timi di suo padre. Vorrebbe andare a scuola, ma la madre le dice che è cosa inutile poiché persone come loro sono “nate per essere niente”.Laila, invece, nasce a Kabul durante il periodo della rivolu-zione del 1978, nella quale perdono la vita i suoi due fratelli. Laila ha solo due anni e non riesce a comprendere il dolo-re dei suoi genitori. Ritrova una figura fraterna in Tariq, il bambino dei vicini che ha perso una gamba per una mina antiuomo e che le sta vicino in ogni occasione.I destini di Mariam e Laila s’intrecceranno imprevedibilmen-te, facendole incontrare in uno scenario dove l’amicizia e l’amore sono al momento l’ultima ancora di salvezza.

Recensione“Mille splendidi soli” rispecchia quello che in alcuni luoghi è la condizione della donna, considerata come oggetto degli uomini. Quella raccontata da Hosseini è una storia con personaggi inventati ma, in realtà, sono veri, come anche il contesto in cui si svolgono gli eventi. La guerra che si combatte nel territorio è quasi la stessa che si affronta nella famiglia dove, anche per una piccola distrazione umana, si subiscono ritorsioni e soprusi indescrivibili. Mariam e Laila sono due donne con età e storie distinte: tuttavia, esse si ritroveranno a condividere un destino dove la parola chiave è “sopravvivenza”. La solidarietà tra le due donne e l’amore porteranno a molti colpi di scena e, comunque, ad un lieto fine. Hosseini con questo libro ci fa riflettere su una realtà che ancora esiste, ma è poco trattata. Una realtà dove le donne continuano la propria lotta per dimostrare di essere persone con dei diritti. Indubbiamente gli argomenti trattati non rendono la lettura molto semplice che, comunque, rimane scorrevole. Un romanzo coinvolgente, pieno di emo-zioni, che appassionerà il lettore fino all’ultima pagina.

— di Alessia Santomassimo, IVAL

LETTURA DEL MESE

Opi

on il treno della linea Roma - Pe-scara oppure uscendo dall’A25 a Pescina e proseguendo sull’ SS 83

via Pescasseroli, arriverete ad Opi. Opi, cittadina abruzzese dalla difficile interpretazione etimologica è situata in provincia de l’Aquila, ed è posta su un’al-tura con le sue case in pietra. Ancora oggi cerca di sopravvivere ai terremoti che la minacciano abbastanza frequentemente. Pur essendo pochi gli edifici che si posso-no ammirare, tra cui il palazzo settecente-sco (attuale sede del municipio), la chiesa di Santa Maria Assunta e la cappella di San Giovanni Battista, l’atmosfera del paese è affascinante in quanto i numerosi terremo-ti che si sono susseguiti nel corso dei se-coli, non sono riusciti a disfare la stupenda struttura architettonica medievale di Opi!Come avrete capito, questa volta vi consi-glierò un borgo dove disintossicarvi dalla vita quotidiana e immergervi nella natura incontaminata!Opi si trova all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo e la natura la fa da padrona: non mancheranno le possibilità di fare escur-sioni, passeggiate a piedi, a cavallo o in bici lungo 50 diversi sentieri alla scoperta di montagne ricche di boschi, cascate, corsi d’acqua e presenze di animali rari!Gli amanti degli sport apprezze-ranno le piste di sci di fondo e il canottaggio sul lago di Bar-rea o di Scanno!Per altre info su uno dei borghi più belli d’Italia: www.comune.opi.aq.it!

— di Marta Dibitonto, IVA

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LE VAGAMONDO

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RUBRICA: LE VAGAMONDO

DILLO CON UN FIORE

La magnolia

otto questo nome troviamo diversi alberi e arbusti –che possono arri-vare a toccare anche 15/20 m- con

grandi fiori a forma di calice. Questi alberi hanno un’abbondante fioritura che av-viene dall’inizio a metà primavera, di fiori appariscenti di colore bianco e rosato e presentano un’intensa profumazione.Cantato ed elogiato in film, canzoni e leg-gende l’albero della magnolia ha la partico-larità di crescere in paesi molto diversi: dal centro America all’Himalaya. La magnolia, nel linguaggio dei fiori, è simbolo di digni-tà e perseveranza.La magnolia, con i suoi fiori apparentemen-te delicati, è veramente simbolo di perse-veranza: pensate che può vivere anche 100 anni!

— di Marta Dibitonto, IVA

Fratello

infinito e lucente manto azzurro si era appena tinto di rosso sopra le alte cime degli abeti ed ora si

estendeva in tutta la sua magnificenza so-pra la macchia verde smeraldo del bosco. Sebbene il sole, caldo e lucente come un disco di ferro, non fosse ancora scomparso dietro i picchi innevati delle montagne, le prime ombre della sera coprivano già come un velo lo spesso strato di felci ed

edera del sottobosco. Un intenso profumo di pino e di resina inebriava l’aria e tutt’intorno non si udiva altro che il lieve sussurro del ven-to, mentre accarezzava debolmente i robusti tronchi degli alberi.“Amo questo momento della giornata” disse improvvisamente una voce, interrompendo la quiete che regnava sovrana nella vastità della selva: “Mi sembra di essere un tutt’uno in quest’immenso abbraccio di vita”. L’uomo che aveva parlato non doveva avere più di trent’an-ni. Era alto di statura, con la pelle leggermente abbronzata, i lineamenti fini, aristocratici, gli occhi di un blu oltremare che, a guardarli, ci si perdeva dentro. Sebbene il suo abbigliamen-to fosse piuttosto sobrio, quell’uniforme da forestale, leggermente ampia sulle braccia e sulle gambe, e quelle maniche arrotolate della camicia, dalle quali si poteva scorgere la linea dei muscoli ben sviluppati, gli conferivano un aspetto fiero e degno di rispetto.“Scusi, signore” disse una voce affannata alle sue spalle. L’uomo si voltò e dalle sue labbra aperte si scorsero due file di denti nivei, di invi-diabile brillantezza.”Dimmi, Morgan”.Colui che era stato appena nominato era un bel giovane di circa ventisei anni, dai capel-li neri come l’ala di un corvo e dallo sguardo curioso ed intelligente. Anche egli portava la divisa tipica delle guardie forestali: “ Li abbia-mo avvistati non molto lontano da qui “ disse, madido di sudore “A circa trecento metri dal sentiero che porta a nord”. Gli occhi dell’uo-mo lampeggiarono d’ira “Ancora loro” ringhiò, tirando una pistola fuori dalla giacca “ Forza,

ragazzo, interveniamo subito. Questa volta non gliela faremo passare liscia”. E, con un salto degno di un felino, si inerpicò per la salita, fino a quando non giunse davanti ad una piccola rupe. Alla tenue luce del crepuscolo, la spessa roccia aveva assunto tinture rosse e dorate. “Ora ascoltami bene, figliolo” disse a Morgan, che lo aveva appena raggiunto con l’arma da fuoco in pugno “Io attaccherò dal lato sinistro del macigno e tu da quello destro. In questo modo, impedi-remo ai bracconieri qualsiasi possibilità di fuga. Bada bene a non farti sorprendere”. “Non dubitate, signore” fu la pronta risposta del giovane.Detto questo, i due uomini si affiancarono al masso e cominciarono ad avanzare circospetti fino ad arrivare al retro della vecchia baita abbandonata, ex dimora del più terribile cacciatore mai esistito.I più anziani del luogo raccontavano che il suo fantasma si aggirasse ancora nei boschi circostanti e che nelle notti di plenilunio la sua voce si udisse risuonare dalle vette più alte delle montagne. L’aria tutt’intorno si era fatta di colpo piatta e pesante, le imposte delle finestre, corrose dalle tarme, cadevano pendenti dai cardini consumati dal tempo . L’interno era buio e, a prima vista, deserto. Poco lontano, un piccolo gruppo di camosci, vedendoli apparire, era immediatamente fuggito nel bosco, scomparendo tra il fitto fogliame.Fu questione di un attimo. Ad un cenno convenuto, Morgan spalancò con un calcio la pesante porta che cadde rovinosamente a terra, sollevando una nuvola di polvere. Un gemito soffocato tradì una presenza sconosciuta . La rabbia si impadronì dei due, certi di aver finalmente stanato coloro che per molto tempo erano stati motivo di notti insonni e di inutili appostamenti.“Venite fuori e nessuno si farà male!” gridò con voce perentoria la guardia. Due grandi occhi scuri e profondi come lo smarrimento che rivelavano, lo fissarono impauriti. Un ragazzo dalla pelle nera come l’ebano si mosse da dietro una catasta di legna; poteva avere al massimo 16 anni ma la sua espressione era quella di chi aveva già conosciuto l’orrore della guerra e la morsa della fame. Un rifugiato! Uno dei tanti che ogni giorno affidano la propria vita nelle mani dei loro traghettatori che, come Caronte, li trasportano al di là del mare, abbandonandoli al loro destino.“Chi sei tu ? Come sei arrivato qui ?” Chiese con voce dolce il forestale mettendo via la pistola. “Sono la voce di coloro che non hanno più voce, le lacrime di coloro che ogni giorno lottano per vivere, sono la speranza di quelli che nell’inseguire il sogno di una vita vera giacciono negli abissi più profondi del mare. Sono il grido di vittoria, la testimonianza di chi è riuscito a sopravvivere e che ora chiede al fratello di non voltarsi lasciando che l’indifferenza blocchi le sue mani. Siamo figli della stessa pianta e fiori dello stesso prato.” I due si guardarono a lungo, come se volesse leggersi nell’animo, poi Morgan prese la giacca e, posandola sulle scarne spalle del ragazzo, si voltò verso l’altro che annuì. Quella notte, sotto lo stesso cielo, tre fratelli scesero a valle .

— di Laura Rubriante, IIB

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1. Si scrive con due 'q'.2. Maledizione scagliata con violenza.3. Attento, scrupoloso.5. Creatura mitologica metà uomo e metà cavallo.7. Corrente artistica sviluppatasi in Francia nel XIXesimo secolo.8. Roccia dal colore giallo-avorio.9. Segno premonitore.12. Una delle costellazioni più conosciute.15. Calendario con dati astrologici, informazioni meteorologiche e curiosità.16. Ha diretto 'Kill Bill' e 'Pulp Fiction'.17. È un piatto che va servito freddo.

Across

4. L'autore de 'I dolori del giovane Werther'.5. Riveste il bulbo oculare.6. Erano quattro quelli dell'Apocalisse.10. L'amava Otello.11. Poeta latino noto per i suoi carmi.13. Un'isola di Venezia.14. Il contrario di basico nella chimica.18. Tra Inferno e Paradiso.19. Uno dei protagonisti della rivoluzione francese.20. Una figura retorica.21. Compose 'Le quattro stagioni'.22. La capitale del Galles.

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