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ORGANODEI COOPERAORIALEIANI NUIIEINOALEIANO ANNO XCV N . 23 10 DICEMBRE 1971 pedii.inabbon .post. - Gruppo2°(70) -11 quindicina

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ORGANO DEI COOPERA�ORI �ALE�IANINUIIE��INO �ALE�IANO ANNO XCV • N . 23 • 10 DICEMBRE 1971�pedii. in abbon . post. - Gruppo 2° (70) - 1 1 quindicina

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IN QUE��O NUMERO

Il vostro Natale . . .Dal �inodo dei Vescovi nuovo splendore sul sacerdozio cattolicoDon Ricaldone apostolo della catechesiUna colonia estiva per ragazzi poveriEduchiamo come Don Bosco. Insegnategli a partecipare alla MessaMessaggio dei Cooperatori ai membri del Capitolo GeneralePartono da Valdocco 34 missionari e 12 missionarie

Una nuova croce splende nel cielo di �okyo2300 ragazzi in una città che si chiama « Don Bosco »Monsignor Mathias: un sognatore-businessmanOttimismo anche a Bangkok�eoria e pratica tra gli Indi �ucani

�tudentiuniversitariBraminidi Calcuttache si fannolustrascarpea vantaggiodei profughidel Pakistan

In una riunione di Exallievidella �cuola « Don Bosco »di Liluah-Calcutta fu accoltacon entusiasmo la propostadi farsi «sciuscià» per rac-cogliere fondi per i profughidel Pakistan. E subito alcunidi essi si misero all'opera da-vanti al « Grand Hotel » diCalcutta. Questa foto li pre-senta in piena funzione : men-tre uno lucida le scarpe, l'al-tro (di cui si vede solo ilbraccio) perora la causa deifratelli esuli dal

Pakistan .(Vedi anche a pag . 23)

IN COPER�INAUna istantanea dei Padri del �inodonella Cappella �istina, «l'aula sacrae insigne dove si sogliono tenere ipiù gravi convegni per l'elezione delRomano Pontefice» .

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IL VO��RO NA�ALEIl vostro Natale . . . vogliate, innanzi tutto, celebrarlo religiosamente . �embre-rebbe superflua e quasi offensiva una simile raccomandazione, se non si sapesseche la Festa per eccellenza cristiana, quella della nascita di Gesù Cristo nel mondo,quella dell'Incarnazione del Verbo di Dio, viene a subire, al tempo nostro e inuna società come quella che ci circonda, sempre più profana e insensibile al senso• al valore delle feste cristiane, tante alterazioni, alcune puramente esteriori ecomprensibili, altre più profondamente rivolte a dare al Natale altre forme, chenon quelle pie e sacre dei suoi riti religiosi, del suo presepio, dei suoi pensieri umili• sublimi relativi a tanto mistero . Voi procurate che il vostro Natale sia religioso,dicevamo ; vi trovi tutti presenti di persona e di spirito alle sacre funzioni ; e viimprima nell'anima pensieri e propositi degni di cristiani che celebrano il primo,commovente incontro con Gesù, fatto piccolo e povero per essere nostro fratello,nostro esempio e nostro �alvatore .

Poi : conservate al vostro Natale il suo carattere di festa domestica . Gesù, nascendoal mondo, ha santificato la vita umana nella sua prima età, l'infanzia ; ha santi-ficato la famiglia, la maternità specialmente ; ha santificato la casa umana, ilnido degli affetti naturali più cari e più comuni ; ha santificato la nostra vitaqual è, nei suoi affetti, nelle sue vicende, nelle sue prove, nei suoi lavori, nei suoiterreni e poi nei suoi celesti destini . Fate di godere il vostro Natale, per quantopossibile, con i vostri cari, date loro il dono della vostra affezione, della vostrafedeltà a quella famiglia da cui avete ricevuto l'esistenza e con essa l'iniziazionecristiana e l'educazione .

E infine : vi raccomandiamo il ricordo dei Poveri . �appiamo che questo ricordo èmolto diffuso ; e ne siamo lietissimi . La beneficenza natalizia è tuttora un segnodi bontà cristiana e di civiltà . Anche voi, ne siamo sicuri, nel giorno in cui ado-riamo il �ignore fatto povero per amor nostro, vi ricorderete con premura spon-tanea e gentile di coloro che hanno bisogno di aiuto . I bisogni sono tanti, e non fa-rete fatica a individuare quelli che vi sono vicini, o che sono a vostra portata ; eNoi fin d'ora vi lodiamo della carità che, in occasione del Natale, voi certamentepraticherete . Due raccomandazioni complementari, se mai, aggiungiamo allaprincipale ; che la vostra carità comporti qualche sacrificio, qualche rinuncia eabbia così il valore e il merito delle cose che costano ; e che la compiate, la vostracarità, per amore del �ignore : questo è il motivo che le dà una dignità superiore•

un titolo alla ricompensa divina .

Così il vostro Natale sarà lieto, bello e santo .

PAOLO VI

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Dal �inodo dei Vescovinuovo splendore sulsacerdozio cattolico

Dagli interventi dei Padri del �inodo balza vivo il vero volto del celibato sacer-dotale. È questo l'argomento a cui la stampa ha dato maggiore pubblicità, diffon-dendo notizie non sempre esatte e talvolta tendenziose .

« Lasciate, venerati Fratelli, che noivi rendiamo attenti a un pericolo spe-cifico, che può circondare la nostra riu-nione sinodale, e che per diverse vie,oneste o subdole, può turbare la nostraserenità di giudizio, anzi fors'anche lanostra libertà di deliberazione .

Consiste questo pericolo nella pres-sione di opinioni di dubbia conformitàalla dottrina della fede; di tendenze in-curanti di tradizioni autorevoli e ac-quisite all'autentica vocazione dellaChiesa; di lusinghe all'adattamento allamentalità profana e secolare; di timoridi difficoltà sollevate dai mutamentidella vita moderna; di pubblicità ten-tatrice o molesta ; di accuse di anacro-nismo e di giuridismo paralizzante lospontaneo svolgimento, così detto cari-smatico, di un nuovo cristianesimo ; ecosì via . La pressione : il suo volto èmolteplice, il suo potere insinuante epericoloso . Procuriamo di esserne af-francati mediante l'impulso della nostracoscienza, responsabile di fronte allanostra missione di Pastori del Popolodi Dio, e al giudizio divino dell'ultimo

2 giorno » .

Così Paolo VI aprendo il �inododei Vescovi . Chi ha seguito i lavoridel �inodo sa quanto fedeli siano statii Padri sinodali alle direttive del Papae con quale fermezza abbiano difesola verità, rivelando una libertà di pen-siero che li ha resi pienamente dociliall'azione dello �pirito di verità, delquale �an Paolo dice : « La verità virenderà liberi » .

�oprattutto su di un punto i Padrihanno agito con libertà sovrana, non-curanti delle pressioni esercitate dal-l'esterno, specialmente attraverso lastampa: quello del celibato sacerdo-tale . Essi hanno riaffermato unanimila validità dell'antica disciplina dellaChiesa latina sul celibato . Ne hannoposto in luce il valore positivo cometotale disponibilità all'esercizio delministero sacerdotale e come mezzodi consacrazione a Dio con cuore in-diviso . Ne hanno pure esaltato il va-lore di segno, di testimonianza del-l'amore quasi paradossale per il regnodei cieli, in un contesto edonistico esensualistico qual è quello del mondoattuale .

Il �inodo ha anche fatto rilevareche la Chiesa, nell'esigere il carismadel celibato, non è mossa da ragionidi «purezza rituale» o dal concettoche solo per mezzo di esso si possagiungere alla santificazione . La mo-tivazione è molto più profonda : è fon-data sulla imitazione di Cristo, sullafunzione rappresentativa di Cristocapo nella comunità e sulla disponi-bilità di servirlo come vivo stru-mento per edificare continuamentela Chiesa .

Il merito del �inodo consiste nelfatto che, più che riaffermare la vali-dità del celibato, ne ha sollecitato unamotivazione più ricca e più autentica,in aderenza alle nuove esigenze deitempi e alla rinnovata coscienza dellaChiesa . Il terzo gruppo di lingua in-glese, ad esempio, ha fatto esplicitarichiesta che nel documento finale« fossero esposte le ragioni bibliche eteologiche atte a porre in risalto il va-lore positivo ed escatologico del celi-bato ». La richiesta non è solo di que-sto gruppo, ma anche di moltissimi

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altri Padri . In sostanza essa mira acolmare una lacuna, ma anche a giu-stificare sul piano della fede la intan-

gibilità di un carisma che arric-chisce la vita sacerdotale e ne rendepiù funzionale e più agile il mini-stero .

Oggi la mentalità moderna, infi-ciata di razionalismo, si estrania sem-

pre più dal dato rivelato e opera unarottura con il passato, nella persua-

sione di raggiungere la verità nelladinamica del progresso . Ma per

quanto concerne la fede - e il sacer-

dozio è strettamente inserito nel con-testo della fede - il progresso della

verità consiste nell'approfondire, sottol'influsso dello �pirito �anto, i datidella Rivelazione .

Questa esigenza è tanto più sentitain quanto il carisma del celibato, persé, per diritto divino, non è assoluta-mente inseparabile dal sacerdozio,

come dimostra la plurisecolare espe-rienza della Chiesa orientale . �i de-vono perciò ricercare motivazioni ca-paci di dare una risposta soddisfa-

cente a tutti coloro che s'interroganosul valore del celibato e sulla sua na-tura di condizione indispensabile perabbracciare lo stato sacerdotale . Èquanto è stato auspicato dal terzo

gruppo di lingua francese . Esso, oltre

a richiamare l'attenzione sui motiviprofondi che giustificano il celibato esulle «motivazioni d'ordine psicolo-gico e sociologico », ha fatto espressocenno alla tradizione della Chiesa, so-stenendo che questa « va guardataalla luce dello �pirito �anto, che gra-dualmente le ha fatto prendere co-scienza del legame esistenziale frail celibato consacrato e il disce-polato » .

Il terzo gruppo di lingua inglese hariferito al celibato un valore evange-

lico dichiarando che esso « costituisceun segno che va inquadrato nel posto

che gli compete tra gli altri valorievangelici, nei quali eccellono la po-vertà e l'umiltà » .

�enza dubbio il �inodo ha rivelato

un progresso teologico: dalla conce-

zione del celibato come mera legge ec-clesiastica alla concezione di valore

evangelico c'è un notevole balzo inavanti . �ale interpretazione non con-traddice alla tradizione orientale, cheammette un duplice modello di sa-

cerdote: l'uno celibe e l'altro sposato .

Ma anche gli orientali ammettono lasuperiorità del modello celibatario sul

modello sposato. Il cardinale �te-

fano I �idarouss, ad esempio, ha af-fermato che in Oriente « il celibato è

molto stimato anche dai non cri-stiani » . Da parte sua il patriarcaHayek ha dichiarato che le Chieseorientali « riconoscono, come la Chiesalatina, la superiorità, non del sacer-dozio celibatario su quello coniugatopoiché vi è un solo sacerdozio, ma delcelibato liberamente scelto per il regnodei cieli » . La prassi conferma la dot-trina . I Vescovi sono sempre statiscelti fin dalle origini tra i sacerdoticelibi. E ciò nella persuasione che ilsacerdote celibe è nella condizione mi-gliore di dirigere la Chiesa locale, dirappresentare in essa e di fronte adessa Cristo capo e di esercitarepiù liberamente le funzioni aposto-liche .

Le affermazioni del �inodo hannoavuto la piena approvazione del Papache, nella allocuzione conclusiva, haelevato un inno di lode a tutti i sa-cerdoti cattolici :

«Noi confermiamo - ha detto

Paolo VI - il pensiero espresso dal �i-nodo, salva restando la disciplina dellevenerande e sempre a noi care Chieseorientali . �tabilendo questo, il nostropensiero si volge a tutti i sacerdoti .Quanti di loro, pur in mezzo a grandidifficoltà, si adoprano con fedeltà in-concussa a servire il �ignore e a lavo-rare per la salvezza delle anime!Quanti, faticando nel nascondimento esopportando sofferenze e ingiurie, ar-ricchiscono la Chiesa di preziose ener-gie! L' giusto che al termine di questo�inodo sia tributata pubblica lode atanti sacerdoti degni di questo nome .�utti sappiano che il Papa è loro vi-cino, che li ama di un amore sincero eprega per essi* .

Nella società moderna, secolariz-

zata e edonistica, chiusa alle prospet-tive della vita futura, non bastano piùle parole per suscitare la fede : occor-

rono i segni, e il celibato è uno diquesti . Perciò, come ha dichiarato al�inodo il gruppo di lingua tedesca,«conviene pienamente che la Chiesa

latina chiami oggi al sacerdozio coloroche, con la loro vita celibe, costitui-scono un segno della speranza esca-tologica » .

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A VEN�'ANNI DALLA MOR�E

Don Pietro Ricaldoneapostolo della catechesi

Le molte e grandi benemerenzedi Don Pietro Ricaldone, IV succes-sore di Don Bosco nel governodella �ocietà �alesiana, furono ri-conosciute anche dalle Autorità ci-civili, che lo insignirono di alte ono-rificenze. Fu nominato «Cavaliere diGran Croce », « Gran Cordone dellaCorona d'Italia », « Grand'ufficialedell'Ordine dei �s . Maurizio e Laz-zaro » ; fu decorato di « �tella d'oroal merito rurale » e di « �tella d'oroal merito della �cuola » . �enza parlaredi onorificenze minori. Don Ricaldo-ne accettava bonariamente stelle ecordoni, lieto soltanto dell'onore edel prestigio che ne derivavano allaCongregazione e a tutti i �alesiani .

Ma c'è una benemerenza per laquale non ricevette mai ricompenseufficiali, e che invece si dimostrasempre più autentica con il passaredegli anni, sempre più valida, edi sempre crescente attualità : lostraordinario impulso dato alla dif-fusione dell'istruzione religiosa inmezzo al popolo .

Don Ricaldone era convintissimoche Dio aveva suscitato Don Boscoe i �alesiani soprattutto per l'educa-zione cristiana delle classi popolari :«La nostra Congregazione è sortaper l'istruzione religiosa del popolo, -amava ripetere �utto quello chesi fa in questo settore è il serviziopiù grande e prezioso che si possarendere alla Chiesa » .

Crea il CentroCatechistico �alesianoNel 1938 si era tenuto il XV

Capitolo Generale, e tra gli altriargomenti si era studiato il modomigliore di celebrare l'imminentecentenario dell'opera salesiana . Ilmodo migliore parve questo : «dif-fondere, rafforzare e approfondirel'istruzione religiosa, ricordando che

4 �an Giovanni Bosco ripeteva in-

sistentemente essere questo lo scopoprecipuo dell'Oratorio » .

Ai propositi seguirono i fatti .Don Ricaldone creò l'Ufficio Ca-techistico Centrale �alesiano comeorgano propulsore di una rinno-vata e intensa campagna catechi-stica, e lo volle tenere sempre sottola sua diretta dipendenza . Per l'anno194o dava a tutti i salesiani questa<< strenna" : « �an Giovanni Boscoci invita a mantenere sempre e pratica-mente nel massimo onore nelle nostreCase e in particolare negli OratoriFestivi l'insegnamento catechistico ela formazione religiosa » . La vollespiegare egli stesso ai confratellipubblicandone un ampio commentoche intitolò « Oratorio festivo, Cate-chesi, Formazione religiosa », assaiapprezzato anche fuori dell'area sa-lesiana . L'Osservatore Romano logiudicò «una delle più importantipubblicazioni catechistiche dei nostritempi, che segna autorevolmentele direttive di un imponente movi-mento già in atto » .

I membri dell'Ufficio Catechi-stico intanto lavoravano con impe-gno : cominciarono a pubblicare iprimi, sussidi didattici e un nuovotesto di catechismo a colori per leclassi elementari, « Il Re dei libri»,che fu giudicato un modello ditecnica e di didattica. Nel giro dipochi anni i libri e i sussidi si an-darono moltiplicando in modo taleche Don Ricaldone ritenne neces-sario poter disporre di un'Editricedestinata unicamente alla loro pub-blicazione .L'idea si concretò in un impegno

solenne l'8 dicembre 1941 . Ricor-reva il lo centenario di quella sto-rica lezione di catechismo con cuiDon Bosco aveva dato principioalla sua opera in mezzo alla gioventù ;ma il tragico imperversare dellaguerra rendeva impossibili le grandicelebrazioni che si erano program-mate. Quella mattina Don Rical-done si recò con i �uperiori mag-

Don Ricaldone,in una dellesue visite alColle Don Bosco,sta esaminandocon un cardinalele primestampe deglialbi catechisticia colori .

giori nella cameretta ove 53 anniprima Don Bosco era volato alCielo . «Circondammo con pietà filialeil suo letto, narrò egli stesso ai con-fratelli, e promettemmo di fondarepresso la casa natia sul Colle �anGiovanni Bosco la Libreria dellaDottrina Cristiana » .

Fonda la Elle Di CiUmanamente, un progetto paz-

zesco. La guerra distruggeva ognicosa, le attività editoriali erano ri-dotte al minimo, l'industria car-taria in piena crisi . Ma il progettonon si fondava su sicurezze umane,e divenne realtà. �ul colle oveGiovannino Bosco attirava i con-tadinelli con i suoi giochi per ri-cordare loro le verità della fede,sorse una casa per orfani, una scuolaspecializzata di arti grafiche, e laLibreria della Dottrina Cristiana »

(Elle Di Ci) per la pubblicazionedi opere e di materiale catechistico .

Don Ricaldone seguiva personal-mente e infaticabilmente i �alesianiaddetti a questa attività e discutevacon loro ogni progetto . « Come farestitu? Bisogna tener conto dell'esperienzaaltrui. �apete che cos'è l'esperienza?

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Una serie di sbagli . �apeste quantisbagli hanno fatto queste mani ! Ènostro dovere impedire -che altri liripetano ». Le sue direttive sui de-stinatari e sui contenuti delle pub-blicazioni erano chiare e precise :« Quando dico catechismo e dottrinapenso dai bimbi dell'asilo all'uni-versità, dal bambino all'adulto, alvecchio; dal contadino all'operaio,al borghese, alla persona colta . .. atutti, insomma » . « La dottrina dev'es-sere sicura e soda, ma in forma piana,spigliata, positiva. Anche arguta, masenza acredine, o sarcasmo o polemica.Dissipare l'errore, ma soprattutto at-tirare le anime con carità e dolcezza » .

Una primizia :le filmine a colori

Collaborava col suo stile facile esostanzioso alla redazione delle opere,e le sottoponeva regolarmente algiudizio degli altri redattori . Ungiorno un confratello era morti-ficato di dovergli ritornare un mano-scritto sul quale la commissioneaveva operato tagli e correzioni inquantità . « Avete fatto bene, dissetranquillamente Don Ricaldone . -Anche il Rettor 1liIaggiore deve star

sottomesso a quanto avete decisola legge è uguale per tutti».

Ogni progresso editoriale gli eramotivo di gioia . Un giorno il coad .Enzo �piri venne a �orino per farglivedere una prova di filmina a coloristampata al Colle Don Bosco. Unaprimizia. La esaminò attentamentecon crescente soddisfazione, poi chia-mò don Giraudi e gli disse : « Guardacosa possono fare i nostri coadiutori ! » .E partì immediatamente per il Colle,per dare impulso all'iniziativa .

Nell'estate del 1943, mentre laguerra divampava sempre più fe-roce e spietata su tutti i fronti,Don Ricaldone diede il via alla« Crociata catechistica » per costruireil cristiano nuovo che doveva ri-sorgere sulle rovine di un'epoca.Le armi della « crociata » erano agilifoglietti di quattro pagine e librettidi 32 facciate, che presentavano informa popolare la dottrina e la moralecristiana. Il successo superò le aspet-tative . ' La collana « Lux » da solafu diffusa, senza contare le tradu-zioni, in circa sette milioni di copie .Contemporaneamente uscivano pub-blicazioni per le classi più colte,manuali e opuscoli di divulgazionesociale, e un indovinato catechismoper operai. Alla stampa si accom-pagnò l'azione diretta della parola :sacerdoti del Centro Catechistico simisero a disposizione dei Vescovi eanimarono tutte o quasi le diocesiitaliane, dai seminaristi alle suore,dai contadini agli intellettuali . La ri-vista « Catechesi », a cui si affianca-rono successivamente varie altre,portò un contributo determinanteal successo della campagna .La competenza, la serietà e la

capacità organizzativa del CentroCatechistico ebbero significativi ri-conoscimenti da parte delle alteautorità ecclesiastiche . Nel 1941 ilCardinal Marmaggi aveva affidatoa Don Ricaldone il difficile e delicatoincarico di rivedere parola per parolail catechismo di Pio X . Nel 195oin occasione dell'Anno �anto, la�. Congregazione del Concilio af-fidò al Centro �alesiano l'organiz-zazione e la mostra del I CongressoCatechistico Internazionale .

Le Figlie di Maria Ausiliatrice,animate dalla loro �uperiora Ge-nerale, collaborarono attivamente alsuccesso della campagna, e DonRicaldone le compensò con un sug-gerimento che doveva dimostrarsidi un valore straordinario . A con-clusione del loro XI Capitolo Gene-rale, tenuto nel 1947 e da lui pre-sieduto, espresse il voto che coltempo fondassero un Istituto Inter-nazionale di scienze religiose per la

formazione pedagogico-religiosa di�uore provenienti da ogni partedel mondo, e destinate alla evangeliz-zazione dei popoli . Il voto divennerealtà nel 1954, quando fu inau-gurata quella che nel 1970 la �. Con-gregazione per l'Educazione Cattolicadichiarò Pontificia Facoltà di �cienzedell'Educazione, che comprende l'Isti-tuto di Pedagogia, di Catechetica con�cuola di scienze religiose, di psico-pedagogia sociale con �cuola diservizio sociale .

Contributo al rinnovamentodella catechesi

Il 26 giugno 1951 Don Ricaldonepotè presentare a Pio XII il fruttodi dieci anni di lavoro compiutosecondo le direttive tracciate nel1941 . Per la nuova parrocchia che siandava erigendo in Roma, dedicata,in onore del Papa, a �. Eugenio,offerse una «vetrina catechistica»-,che esponeva gli esemplari di tuttala produzione elaborata dal CentroCatechistico e realizzata dalla ElleDi Ci. Il Pontefice esaminò attenta-mente le singole opere ed espresseil suo più vivo compiacimento . Poidomandò : « Quanti sono i salesianiche attendono a quest'opera cosìimportante ? » « Venticinque, �anti-tà », rispose Don Ricaldone . « Pochi,commentò il Papa ; troppo pochi » .Fu l'ultima udienza. Pochi mesi

dopo Don Ricaldone chiudeva lasua laboriosa giornata, e Don Zig-giotti ne raccolse le consegne. Neglianni seguenti il Centro Catechi-stico e relativa Libreria preseroun tale sviluppo che fu necessariopensare a una sede nuova, che oggiè una felice realtà, e costituisce ilmonumento più bello eretto in onoredi Don Ricaldone .

Operando in collaborazione conl'Ufficio Catechistico Nazionale, conl'Istituto �uperiore di Pedàgogia eCatechetica del Pontificio Ateneo diRoma e con il Centro CatechisticoInternazionale delle F . M. A., hadato un contributo fondamentaleal rinnovamento della catechesi, perguidare gli uomini, come prescriveil Documento di Base, « alla men-talità di fede, dalla - riscoperta delbattesimo fino alla pienezza dellavita cristiana » . Nel recente Con-gresso Catechistico Internazionale,tenutosi a Roma lo scorso settembre,il Centro Catechistico �alesiano, vo-luto da Don Ricaldone trent'anni fa,ha potuto documentare il prodigiosocammino percorso a vantaggio dellaChiesa e delle anime .

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Una colonia estivaper ragazzi poveri

Enzo ha litigato con i compagni della colonia : de-cide di piantare lì tutto e prende per il viottolo sassosoche sale dietro la casa, verso i monti . La sua assistenteche ha visto, lo segue . Non si allontanerà molto, pensa .Invece lui fugge di corsa, su per il sentiero ripido ;e l'assistente, dietro . Comincia a imbrunire, Enzo si staallontanando sempre più .

« Attento - grida l'assistente - una vipera! » . Ilragazzo ci crede, e si ferma. L'assistente in due saltigli è sopra .

« Pensa - gli dice - se cadevi e ti facevi male!Cosa avrebbero detto i tuoi genitori?» .

« I miei genitori ? - risponde Enzo . - Potrei anchemorire, sai, a loro importa proprio niente di me! » .

Enzo è uno dei 45 ragazzi ai quali i Giovani Coo-peratori di �orino hanno offerto un soggiorno gra-tuito dall'8 al 22 agosto, nella « colonia estiva » di Gres-soney-Wald, organizzata, diretta e finanziata da loro .

Questi Giovani Cooperatori hanno realizzato perla seconda volta questa iniziativa perché voglionovivere il loro impegno cristiano di apostolato con lostile proprio di Don Bosco occupandosi dei ragazzipiù abbandonati. Fanno parte del gruppo ispettorialedi �orino-Valdocco, affiancati da una rappresentanzadei gruppi di Fossano e di Alba, che hanno volutosperimentare l'iniziativa per poi realizzarla nei propri

6 gruppi .

La colonia «per ragazzi poveri» era completamentegratuita ; i Cooperatori hanno perciò dovuto industriarsiper la raccolta dei fondi . �acrifici e rinunzie perso-nali, raccolte di carta, lotterie, offerte varie, tassa dipartecipazione alla conduzione della colonia . Il tutto hareso la somma di circa i .ooo.ooo .

I ragazzi sono stati cercati personalmente dai GiovaniCooperatori presso le proprie parrocchie di residenza,mediante contatti personali o segnalazioni di parrocie di altre persone, nelle zone più depresse e periferichedella città .

La colonia è stata programmata nelle sue linee es-senziali, lasciando un certo margine alla libera ini-ziativa .

La giornata dei ragazzi aveva inizio alle ore 8 e siconcludeva verso le 22 . Le attività previste si svolgevanosu tre filoni :

vita liturgica e religiosa : preghiere, santa Messa,buona notte, confessioni ;

vita all'aria aperta: passeggiate, gare e tornei, seratericreative ;• avvìo alla formazione: norme di buona educazione(ce n'era bisogno!), ordine e pulizia personale, curadell'ambiente .

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La giornata degli assistenti (Giovani Coopera-tori) iniziava, prima della levata dei ragazzi, con unincontro di preghiera comunitario e breve meditazione,• si concludeva a tarda sera con una revisione dellagiornata trascorsa e la programmazione della seguente .Il tutto condito da molta stanchezza e tanta allegria .

Il gruppo dei ragazzi era diviso in cinque squadredi nove ciascuna . �re assistenti per squadra non eranotroppi, per questo genere di ragazzi che, per quantofossero animati all'obbedienza e alla disciplina, trova-vano assai difficile adattarvisi .

Erano invece attirati vivamente dalle varie attività• dai giochi con punteggi individuali e di squadra,•

stimolati dalla premiazione conclusiva .

I problemi che questi ragazzi portavano con sé,triste eredità di famiglia e di ambiente, erano molti .

Primo, la fame . Ragazzini gracili, denutriti, che bi-sognava sforzare a mangiare, proprio per la ordinariairregolarità e incompletezza dei pasti .

«Perché non prendi niente la sera?» .«lo a casa mangio una volta sola al giorno » .�uperato il primo disorientamento, bisognava vederli

di fronte a quell'abbondanza . . . il pane entrava dap-pertutto, perfino nel risotto .

Molti non sapevano usare le posate . Le mani eranopiù comode .

« Ma io non adopero mai il coltello» .« E la bistecca come la tagli a casa?» .« A casa non la mangio mai la bistecca! » .Molta povertà quindi. Ragazzi che mancavano di

tutto. Alcuni sono partiti da casa con quello che ave-vano addosso. E così abbiamo provveduto loro pi-giami, scarpe, magl' ._-tte, calze . . .

La fuga di Enzo rivela però l'aspetto più triste dellavita di questi ragazzi: l'abbandono e la trascuratezza daparte delle famiglie .

Alcuni ci sono stati affidati dalla �an Vincenzo par-rocchiale e mai abbiamo avuto modo di conoscere iloro genitori. Altri si trovavano impacciati a scriverea casa perché « . . . la mamma abita in una casa, e papàin un'altra » .Famiglie che da loro esigono, ma danno poco o

niente .«Davvero domani si torna a casa?» .« �ì, non sei contento ? » .« Mica tanto, papà mi picchia sempre» .

I Giovani Cooperatori hanno ricordato che la pedagogiadi Don Bosco è essenzialmente eucaristica e mariana .

Questi ragazzi potrebbero essere classifièati in trecategorie :• quelli che restano schiacciati da una simile situa-zione familiare, poco intelligenti, senza alcuna capa-cità di reazione, scettici a tutto ;

• quelli che comprendono la situazione e l'affrontanocon coraggio, cercano di rendersi migliori e accettanol'aiuto di chi vuole loro bene ;

• quelli che si ribellano alla situazione, non l'accettano,serbano rancore verso i familiari e sono già violenti,frequentano cattive compagnie, fuggono da casa .

« . . . Lo sai che io sono già scappato tre volte dacasa? Una volta sono stato via tre giorni e mi ha ri-pescato la polizia! » .

«Dove sei stato per tutto quel tempo?» .« Con degli uomini in una casa brutta, sembravano

dei pazzi, bevevano molto . . . anch'io mi sono ubriacatouna volta con loro . . . però era divertente! » .

Da alcuni, i Giovani Cooperatori non hanno avutola soddisfazione di un sorriso . Ragazzi sempre tristi,che a q-io anni non credono più all'affetto . La lorocasa abituale è la strada e il cortile .

Altri che già rubano per suscitare un po' di interesseintorno a sé. �rovato un affetto in colonia, è scom-parso questo brutto vizio . Dice la maestra di un ra-gazzo che già lo scorso anno era stato con i GiovaniCooperatori : « Quest'anno è stato migliore a scuola .Non ha più rubato . A tutti i compagni parlava dellacolonia, che non era come le altre . . . » .

Dalla trascuratezza della famiglia nasce nei ragazziun forte bisogno di affermazione, di essere al centrodell'interesse di qualcuno .

E infine, in parecchi una mancanza totale di educa-zione religiosa . I Giovani Cooperatori si sono resi contoche questo valore per lo più è trascurato .

Due valori fondamentali i Giovani Cooperatori hannotenuto presenti e hanno cercato di far sentire ai ragazzi :• il senso di famiglia : « . . . qui è più bello che viverea casa » . « Mi vuoi bene ? » domandavano i ragazzi ai loroassistenti . E questo è stato sentito anche molto dailoro parenti che ne sono rimasti conquistati ;

il senso di Dio, soprattutto la conoscenza e l'amiciziacon Gesù, loro compagno e fratello .

Ed ora abbiamo l'animo pieno di ricordi belli e altempo stesso penosi, che ci dicono l'urgenza di farequalcosa per questi ragazzi (ne avevamo 45, ma sonomigliaia) che nelle nostre città del benessere sonovittime di situazioni pietose, vittime innocenti dellaincomprensione e del disinteresse di chi dalla vita hatutto .

Ci- siamo chiesti se questa breve esperienza che en-tra improvvisamente nella loro vita, non sia più nega-tiva che positiva per loro .

E abbiamo trovato una risposta : no, non è negativa,perché dice loro che nella vita c'è del bello e del buonoe loro devono lottare per godere di questo bello e diquesto buono come frutto delle proprie mani ; chec'è qualcuno che vuole loro bene ; che per loro, inqualsiasi difficoltà, la nostra casa e il nostro cuore sonosempre aperti .

Per realizzare tutto questo, la colonia non è finitail zz agosto, ma dura tutto l'anno : continuiamo atenerci in contatto con loro, li visitiamo nelle famigliee li aiutiamo nelle loro difficoltà .

Per noi la vera « colonia » comincia adesso .

I Giovani Cooperatori di �orino-Valdocco 7

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EduchiamocomeDon Bosco

Insegnateglia parteciparealla Messa

Il sabato 5 giugno 1841, vigilia della festadella �antissima �rinità, a 26 anni, DonBosco fu ordinato prete nella cappelladell'arcivescovado di �orino . Il giornodopo, nella chiesa di �an Francescod'Assisi, all'altare dell'Angelo Custode,assistito dal suo professore e direttorespirituale �an Giuseppe Cafasso, DonBosco celebrava la sua prima Messa . Eglil'aveva voluta semplicissima, solitaria eraccolta, per poter ringraziare Dio diaverlo condotto alla mèta sognata findalla fanciullezza . Al momento della Con-sacrazione, quando il sacerdote si con-centra per chiedere grazie per sé e per isuoi cari, egli (così scrisse nelle sue Me-morie) supplicò il �ignore di concederglicome primizia di tutte le grazie sacerdo-tali « l'efficacia della parola » . « Mi pare- scrisse con tutta semplicità al terminedella vita - di essere stato esaudito» .

E da allora divenne un meraviglioso pro-pagandista del Regno di Dio, un fiam-meggiante evangelizzatore di anime gio-vanili .

Fra l'Elevazione e la Comunione poi,quando già il pane e il vino sono diven-tati Corpo e �angue del Cristo, la liturgiainserisce il ricordo dei defunti . Qui il gio-vane sacerdote si fermò a lungo, ricono-scente, e raccomandò a Dio il nome deisuoi primi e più grandi benefattori giàpassati all'eternità. In quegli attimi DonBosco rivide, come in un lampo improv-viso, il volto buono del caro don Calosso,suo primo maestro di latino, colui che

con la sua generosità avrebbe voluto ri-sparmiargli la dura strada delle elemosine .

Il giorno dopo, Don Bosco celebrò la suaseconda Messa nel �antuario della Con-solata « per ringraziare - scrisse - la�anta Vergine delle innumerevoli grazieche mi aveva ottenuto dal Figlio suo» .

.,c

Da quella prima Messa data per Don Bo-sco la passione di educare i giovani conla parola di Dio e con il �acramento del-l'Amore. Vangelo ed Eucarestia sono ledue mense che la Chiesa offre ogni giornoa ogni fedele per farlo crescere e matu-rare in Cristo . È la pedagogia divina cheDon Bosco ha sempre attuato e di cuioggi si sarebbe fatto il più grande pa-ladino .

La Messa non solo assistita ma par-tecipata . Il massimo della partecipazioneè attuato con la Comunione sacramen-tale : l'unione con la Vittima immolata sul-l'altare . E Don Bosco era decisamenteper la Messa coni a santa Comunione .La Confessione frequente e la quotidianacomodità offerta ai giovani di accederea vari confessori aveva l'unico scopo difavorire la Comunione eucaristica . E que-sta gli assicurava la base soprannaturaledi tutto il suo metodo educativo : la graziadi Dio .

Oggi la nuova Liturgia con la procla-mazione e la spiegazione della parola diDio può realizzare una partecipa-

zione totale alla Messa . Don Boscone gioisce infinitamente dal cielo e favoti che i genitori e gli educatori sap-piano insegnare bene tre cose :

1 . A tenersi o a mettersi in grazia diDio per la prima e massima partecipa-zione alla Messa : la santa Comunione .Oggi è valida come ieri l'asserzione delgrande Educatore: « La frequente Con-fessione, la frequente Comunione e laMessa quotidiana sono le colonne chedevono reggere un edificio educativo» .

2 . A prepararsi alla Messa su di unlibretto che rechi una spiegazione brevee semplice delle letture bibliche . E talepreparazione andrebbe fatta con esplicitodialogo tra figlio e genitori o tra allievoed educatore . Don Bosco avrebbe certopreparato lui stesso un volumetto al mesedelle sue « Letture Cattoliche» per tuttoil ciclo di tre anni a fine di guidare il po-polo e specialmente i giovani a cibarsicon frutto alla prima delle due mense al-lestite nella prima parte della Messa .'

3. A seguire attentamente la procla-mazione della Parola di Dio per ap-plicarla non agli altri ma a se stessi nellaLiturgia della Parola, che è la più vera epiù efficace Comunione spirituale .

t . Un simile libretto esiste già ed è fatto secondoi criteri di Don Bosco ossia in stile salesiano .Ogni mese viene stampato dal Centro Marianodi Rosta (�orino) col titolo A Messa, al prezzodi sole L. 70 la copia. Farne richiesta, con preno-tazione, al medesimo Centro Mariano (n.d.r.) .

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Messaggio dei Cooperatoriai membri del Capitolo GeneraleDiamo il testo del messaggio dei Cooperatori ai membri del Capitolo Generale �peciale, del qualeabbiamo parlato nel Bollettino di novembre. Il documento porta la firma di numerosi Cooperatorid'Italia, della �pagna, del Portogallo, della Germania, dell'Austria, del Belgio, del Medio Oriente,dell'Argentina e delle Repubbliche del Congo, Rwanda e Burundi .

Carissimi,I Cooperatori �alesiani, memori dell'originario progetto del santo Fondatore e pertantocorresponsabili con voi dei destini della grande famiglia salesiana, dopo aver invocatola più larga assistenza dello �pirito �anto per i lavori che vi apprestate ad intraprendere,rivolgono - per nostro tramite - al �esto �uccessore di Don Bosco, don Luigi Ricceri,e a tutti voi, componenti il Capitolo Generale �peciale, riunito nella nuova sede di Roma,più vicina al cuore del Romano Pontefice tanto amato da Don Bosco, il fervido, affettuosoe fraterno saluto .Noi, Cooperatori �alesiani - vorremmo meglio dire �alesiani Cooperatori - desideriamoriaffermare con questo messaggio la nostra rinnovata presa di coscienza degli impegniecclesiali che la realtà sociale ci impone, non solo come battezzati, ma anche come membridi una Unione che Don Bosco volle al servizio della Chiesa locale e del Papa .Consapevoli di appartenere per il comune Fondatore, per il fine cui tendiamo, per l'og-getto precipuo dell'apostolato, per la comunione dei beni spirituali e per gli stessisuperiori all'unica famiglia salesiana, rinnoviamo la nostra completa disponibilità,sulla scia e sull'esempio dei primi collaboratori di Don Bosco, e assicuriamo l'impegnodi rivitalizzare la nostra Associazione perché, finalmente, si completi il geniale progetto,tanto caro al Fondatore .Comprendiamo che la nostra forza e la nostra efficacia apostolica dipendono esclusiva-mente dal carisma proprio dell'intera famiglia salesiana, accolto e vissuto in costantetestimonianza di carità, per l'animazione del temporale e per l'evangelizzazione di tuttigli uomini, ma specialmente dei giovani .Crediamo, alla luce di quanto sopra, che i tempi siano maturi perché tra i �alesiani reli-giosi e i �alesiani Cooperatori si instauri, a ogni livello, un rapporto vicendevole divera fraternità, che costituisca, d'ora in poi, il nuovo stile di vita salesiana all'internodelle comunità educative, opportunamente aperte ai Cooperatori, e al di fuori di esse .Attendiamo, pertanto, dal Capitolo indicazioni chiare sulla esatta collocazione dei Coopera-tori nell'ambito della famiglia salesiana ; la definizione dei rapporti giuridici tra i Coopera-tori e la Congregazione salesiana, nella prospettiva di una conveniente autonomia per lanostra Associazione; l'avvio di un serio studio che fornisca le basi teologiche della figuradel Cooperatore; l'esame della bozza del- nuovo « Regolamento dei Cooperatori » e laautorizzazione a esperimentarlo ; un autorevole invito ai �alesiani sacerdoti perché,come maestri di spirito e di dottrina, si rendano completamente disponibili per la forma-zione e la guida spirituale dei Cooperatori .Inoltre, diteci con chiarezza cosa la Congregazione vuole oggi da noi per la Chiesa ; comeci vorrebbe Don Bosco se fosse tra noi in questo tempo ; riaffermateci la validità e l'at-tualità della « Cooperazione salesiana», nel solco del Vaticano II .Carissimi confratelli, noi siamo in un certo modo esistenzialmente coinvolti e compro-messi nei problemi della Congregazione. �appiate che vi siamo vicini e condividiamole ansie dell'attuale vostra ricerca . Non sentitevi soli, ma non venite meno alla fiduciache riponiamo in voi . Per la nostra Associazione questo Capitolo è di importanza storica :è il caso di dire : « O adesso o mai più» .Vi farà piacere sapere che nei nostri centri si prega con questa intenzione : Che non vengameno la vostra fede nei valori salesiani e « non si turbi il vostro cuore », Auxiliatriceadiuvante.

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Partono da Valdocco

34 missionarie 12 missionarie

Ci si consenta di rendere testimonianza alla innumerevole legionedi Missionari e di Missionarie,

che danno la vita intera, con sacrificio senza misura e senza pubblicità,senza encomio e senza alcuna mercede, alle sofferenze

fisiche e ai bisogni morali di miseri fratelli nelle terre di missione .Quale tesoro di sacrifici ! (Paolo vi)

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Dal �antuario di Maria Ausiliatrice, domenica3 ottobre, partiva la novantaseiesima spedizione dimissionari salesiani . Un lungo filo di continuità legaquesto recente invio di rinforzi missionari con la primaspedizione avviata da Don Bosco l'ii novembre 1875con dieci missionari diretti in Patagonia .

I dati della novantaseiesima spedizione sono i seguenti :34 partenti missionari di otto nazioni diverse: 13 italiani,7 polacchi, 7 spagnoli, 2 statunitensi, 2 brasiliani, i fran-cese, i iugoslavo e i di Malta . Metà di essi sonogiovani chierici sui vent'anni . La maggior parte di questimissionari è destinata all'America Latina (27) ; 5 sirecano in Asia e 2 in Africa. Ai 34 �alesiani vanno ag-giunte 12 generose Figlie di Maria Ausiliatrice, destinatea varie Missioni .

La funzione di addio venne presieduta dal sestosuccessore di Don Bosco, il Rettor Maggiore don LuigiRicceri, giunto appositamente da Roma in una pausadei lavori del Capitolo Generale .

L'omelia da lui tenuta durante la messa è stata riccadi riflessioni, di spunti e di esortazioni : « �e c'è unmomento della piccola storia della nostra vita in cui dob-biamo dire con profonda umiltà e sincerità la parola degliApostoli al �ignore, è questo : "Aumenta in noi la fede" .

�enza la fede crolla tutta la nostra vocazione dicristiani, di salesiani e di missionari .Ma perché sia vera la nostra fede - proseguiva

don Ricceri - deve essere umile e robusta insieme,una fede che "vede l'invisibile" ; che non solo vedeil �ignore vivo e vero nell'Eucarestia, che è il quotidianonutrimento nel duro cammino dell'apostolo, ma unafede che si trasforma in donazione ai fratelli e insieme

in fiducia, in abbandono, in gioia perenne . "Nulla titurbi!" Ecco il frutto della fede autentica dell'apostolo,perché egli sa a chi ha affidato la sua vita » .

Il Rettor Maggiore rivolgeva quindi la sua parola atutti i presenti . Ricordava loro l'affermazione del Con-cilio : « �utti i figli della Chiesa . . . devono spendere le loroforze nell'opera di evangelizzazione » .

« Paolo VI - proseguiva - ha voluto spiegare nelsuo Messaggio in forma concreta i modi di questapartecipazione. Ci saranno quelli che offrono un periododella loro vita o della giornata per questa collabora-zione ; altri raccolgono oppure offrono essi stessi i mezziper i mille e mille bisogni dell'azione che è insiemeevangelizzatrice e di promozione umana, culturale esociale ; altri sapranno offrire al �ignore la sofferenzaaccettata con gioia e insieme la preghiera fatta con cuoreumile e puro, per ottenere dal �ignore quella Graziache sola feconda e incrementa le fatiche del missionario » .

Don Ricceri concludeva rivolgendo a tutti una paroladi Don Bosco .

Ai Missionari partenti : « Non con le parole, non con lascienza, non con le ricchezze, ma con la santità, con lozelo e con la pietà promoverete la gloria di Dio e il benedelle anime » .

A tutti i presenti : « Con la vostra carità abbiamostabilito le Missioni sino agli ultimi confini della terra(realmente oggi i salesiani con le Figlie di M . A. sonopresenti in tutti i continenti : hanno quindi grandiresponsabilità davanti alla Chiesa) . «Ma se avete aiutatome con tanta bontà e perseveranza - continua DonBosco - ora vi prego che continuiate ad aiutare il mio�uccessore dopo la mia morte » .

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Una nuova crocesplende nel

cielo di �okyo

�to per arrivare alla parrocchia di�an Giovanni Evangelista di �okyo-Mikawashima: è un pomeriggio diagosto . Il sole dardeggia con furore,la colonna del mercurio è salita atrentacinque gradi, un po' troppi perl'umidità di cui l'atmosfera è satura .L'asfalto della strada è una lastranera infuocata . Nonostante tutto, unafila interminabile di automezzi diogni tipo scorre lenta come le acquedi un pigro fiume .Improvvisamente mi colpisce una

croce argentea, violentemente illu-minata dal sole, su un alto edificio :

sono arrivato alla parrocchia sale-siana di Mikawashima . La facciatadella nuova costruzione si slanciaverso il cielo, la grande croce che lasormonta la rende più snella, duenicchie come due grandi occhi accol-gono le bianche statue di marmo di�an Giovanni Bosco col suo disce-polo �an Domenico �avio, e di �anGiovanni Evangelista . Le due statuefiancheggiano la croce e sembranoinvitare i passanti a entrare nellaCasa del Padre .L'esterno della costruzione si presentanella sua linea sobria e moderna ; il co-

Don Liviabella con un giovane catecumeno della nuova Parrocchia di �okyo .

lore scuro pare appesantirla, ma è ilcolore del quartiere . �utto anneriscequi a Mikawashima, il fumo e il gas dicombustione di tante ciminiere e ditanti automezzi lavorano senza posaa stendere una patina nera su tuttele cose . Entro nel recinto della par-rocchia. �utto è calmo : il caldo sof-focante e l'ora pomeridiana fannointorno il deserto . Passo accanto alsalone e vedo una trentina di bimbiche stanno riposando stesi sullestuoie, assistiti da due maestre, poidi nuovo deserto e silenzio . �algole scale del vecchio fabbricato e alprimo piano busso alla porta del-l'ufficio di don Leone Liviabella . « Dò-zo - Avanti! » . Apro e mi trovodavanti don Liviabella che sta dandoistruzioni ai suoi collaboratori . Lastanza è ingombra di pacchi, pac-chetti, scatole, calendari, lettere, di-pinti su seta e di tante altre cose,mentre le pareti sono tutte coperteda grandi scaffali, anch'essi rigur-gitanti di mille cose . Lo spaziolasciato libero è minimo e io nonriesco a muovermi senza urtare inqualche cosa. È l'ufficio propagandae spedizioni di don Liviabella : treaiutanti stanno facendo pacchi peri benefattori d'Italia . Don Liviabellami accoglie con una cordialità piùespansiva, il suo volto è più rag-giante del solito, la stretta di manoè più forte: intuisco, la chiesa tantosospirata e sofferta è finita, è lì, bella,accogliente e preziosa . �ì, anche pre-ziosa perché è stata costruita colsacrificio di tante anime nascoste,umili e generose della sempre gene-rosa Italia, e mi escono spontaneeparole di felicitazioni . Una nuovastretta di mano più forte, don Li-viabella è commosso, le lacrime glison rimaste negli occhi per renderlipiù luminosi .Dopo i convenevoli mi accompagnaa visitare la nuova costruzione . Laprima visita naturalmente è allachiesa, posta al secondo piano . Èluminosa e devota ; la luce vi pioveabbondante da grandi finestre, l'al-tare è in marmo chiaro, la crocedomina la parete di frpnte e sottodi essa il tabernacolo, che resta cosìil centro della chiesa. Non mancaun'artistica Via crucis proveniente daOrtisei, mentre le statue del �acroCuore e di Maria Ausiliatrice or-nano i lati dell'ampio presbiterio .Alcune sale per le classi di cate-chismo e per le riunioni completanoil secondo piano . A sinistra dell'en-trata della chiesa si accede a una ter-razza da cui si domina la distesainterminabile di tetti neri, affumicati,addossati gli uni agli altri come le

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squame di un mostruoso pesce. �oloa nord l'occhio si riposa al verdedei giardini che sottostanno alla im-mensa mole del municipio del quar-tiere di Arakawa .

�cendiamo al primo piano in cuisi trovano aule, cucina, infermeria,servizi della scuola materna. Al pianoterreno il salone-teatro ad uso dellascuola materna e, nei giorni festivi,della parrocchia. Gli uffici parroc-chiali sono a sinistra del portoned'entrata . Un complesso omoge-neo e funzionale .La vecchia chiesetta, piena di

tanti ricordi, è stata abbattuta. Per38 anni fu testimone della vita difede di un popolo povero sì, ma riccodi quei beni che i ladri non possonorubare né le tarme rodere . Al suoposto è nato un cortile luminoso,in cui i piccoli della scuola maternapossono vestirsi di sole e di gioia .

Quest'anno la scuola materna dellaparrocchia di �an Giovanni Evange-lista celebra il quarantesimo di fon-dazione. Furono anni faticosi e dif-ficili, ma nello stesso tempo annigioiosi di semina. �ono già tanti ifrutti raccolti, ma gli uomini nonpotranno mai conoscere i frutti piùbelli di questo lungo lavoro, quellimaturati nei cuori . La simpatia chela parrocchia di �an Giovanni Evan-gelista si è largamente cattivata dallapopolazione del rione di Mikawa-shima proviene in gran parte dallavoro indefesso e sacrificato dellascuola materna .

Don Liviabella accenna ancoratra l'altro ad alcune attività socialidella parrocchia, che ne dimostranola vitalità : scuole serali d'inglese, dipittura, di pianoforte, di contabilità ;molto attivo il gruppo dei GiovaniEsploratori .

L'opera salesiana di �okyo-Mika-washima ora è completa, ed è lapiù bella corona ai 75 anni di don Li-viabella e al suo giubileo d'oro sa-cerdotale. Un faro di più nell'im-menso groviglio di case e di uominidella sterminata �okyo .

Il seme gettato dall'indimentica-bile don Pietro Piacenza tanti annifa è cresciuto in albero forte e ro-busto alla cui ombra trovano ristoromolte anime .

Un'ora è passata veloce. Lasciodon Liviabella con i miei fraterniauguri. Il caldo afoso m'investe dinuovo e la strada infuocata m'in-

Don GIOVANNI MAN�EGAZZAParroco salesiano a �okyo

« Ogni desiderio del Papa è per me un comando » .DON BO�CO

Paolo VI, parlando ai Vescovi d'Italia il 19 giugnou. s ., rivolgeva loro un caldo invito perché nelle loromolteplici attività pastorali includessero anche unpiano di lavoro per far conoscere e leggere a tuttii Cattolici d'Italia « il giornale quotidiano AV-VENIRE, per il quale si richiede - diceva -un appoggio concorde e una diffusione piùlarga ».

I Cooperatori �alesiani sono sempre per il Papa econ il proprio Vescovo, sono quindi per AVVENIRE :lo leggono, si abbonano, lo diffondono .

Abbonamento (6 numeri settimanali) per il 1972 :

ghiottisce e mi asserraglia nella fila • Annuale L . 23 .700

interminabile di macchine ; ma la •�emestrale�rimestrale

L .L .

12 .4006 .500visita all'oasi cristiana di

shima mi ha lasciato ingioia profonda .

Mikawa-cuore una �ervirsi del c . c . p . N . 3-14908, intestato a AVVENIRE - Milano,

Piazza Duca d'Aosta, 81B

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2300 ragazziin una Cittàche si chiama« Don BoscoCorumbà è una città del Brasile centro-meridionale . Ha 50 mila abitanti, e si stende lungo la frontiera traBrasile e Bolivia . �orge al margine del Pantanal do Rio Paraguay, una vasta pianura che durante la stagionedelle piogge si trasforma in acquitrino . Il clima è umido e torrido. In questa città i salesiani lavorano in unvasto collegio e nell'opera sociale «Citade Dom Bosco ». L'anima della « Citade » è don Ernesto �aksida,che il nostro inviato ha incontrato e intervistato per i lettori del « Bollettino » .

« Ero consigliere scolastico nel Collegio salesiano diCorumbà. Il Collegio è al centro della città, al centrodelle case abitate da gente modesta, ma che sta bene,che ha le stanze pulite, la radio, il frigorifero .

« C'era però un momento della settimana in cui dovevouscire dal collegio e uscire dalla città. Il direttore mi avevaaffidato la cura spirituale di una piccola scuola di suore,in periferia : tre suore povere con una cappellina . Andavoin quella cappella a dir Messa e facevo la mia bravaomelia.

f

« Ma prima di entrare nella cappella dovevo passareattraverso la periferia della città, fatta di baracche, dicapanne tirate su con cartone e fango, con tetti di la-miera. Dalla penombra di quelle baracche (chiamateavelas) mi guardavano occhi indifferenti e lontani :occhi di uomini e di donne senza lavoro, immersi nellamiseria e nel sudiciume . -E tra i piedi mi ruzzolavanofrotte di ragazzi che correvàno e ridevano come tuttii ragazzi del mondo, ma che erano gracili e smagritipiù di tutti i ragazzi del mondo. A volte, gli occhi chemi guardavano non erano indifferenti ma nemici . Iovenivo dalla città, e dopo un'ora sarei tornato alla città,dove « si sta bene » . Loro invece erano qui, nel « ghettodella miseria». Io ero per loro di un'altra razza, di unarazza nemica : la razza della gente che sta bene, che sacos'è un pavimento di mattonelle e non di fango, chepossiede un letto con lenzuola bianche » .

Benefattori : questione di vita o di morteChi mi parla così è don Ernesto �aksida, 5o anni,

partito dall'Italia 35 anni fa, e da allora diventato bra-14 siliano tra i brasiliani . Ha i capelli radi e grigi, gli occhi

infossati di stanchezza . Parla italiano con difficoltà . Mada quando s'è seduto davanti al mio piccolo registratoreracconta con forza, quasi con disperazione. « Dall'articoloche lei scriverà -- mi dice - dipende se i miei ragazzi tro-veranno benefattori in Italia. Di quei benefattori nehanno bisogno assoluto ; per loro è questione di vita odi morte » . Fisso quasi con sgomento quegli occhi stanchi,quelle mani strette e quasi convulse, mentre le paroleemergono lente e faticose .

« Come sacerdote cattolico, fui impressionato daun'altra costatazione: tra quelle baracche passavanopastori protestanti, che parlavano alla gente, lasciavanoqualcosa, anche soltanto un rettangolo di carta conl'immagine di Gesù, che veniva appesa (unica macchiadi colore) sulla parete squallida . �acerdoti cattoliciche entrassero nelle baracche non ce n'era nessuno .

« Un giorno decisi . Mentre fissavo l'Eucaristia, sull'al-tare delle suore, mi dissi che Cristo non era soltanto lì,sulla-tovaglia bianca . Era anche in quelle baracche mise-rabili, 'nei miei fratelli di serie B, in quegli occhi chemi guardavano indifferenti o nemici. Dovevo andare atrovarlo, e portargli tante cose che non. aveva : il pane,la speranza, la fiducia, la fede .

« La mia giornata di consigliere scolastico finiva alle7 di sera. Dalle 7 alle io avevo tempo per correggere icompiti, preparare le lezipni del giorno dopo, farecena, dire il breviario . Con il consenso del direttore,decisi che tutte queste cose le avrei fatte al mattino(eccetto la cena!), alzandomi più presto . Le tre oreserali le avrei dedicate alle favelas.

« Come cominciare? Ebbi l'idea di realizzare unaperegrinatio Mariae pittoresca, una piccola carovana'con la statua della Vergine accompagnata da una fisar-monica, un altoparlante a pile, molte candele accese

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r

(tra le favelas non c'è la luce elettrica) . Chiesi l'aiutodelle tre suore, di alcuni ragazzi più grandi, di qualcheexallievo. Cominciammo. Cantando e suonando, seguitida un codazzo di bambini eccitati, la prima sera visitam-mo dieci famiglie. Ci fermavamo davanti a una porta,recitavamo una decina del rosario, poi facevamo en-trare nella baracca la statua della Madonna . Quindiimpugnavo il microfono e davo un saluto alla famigliae un buon pensiero a tutti quelli che sentivano .

La Madonna entrò in iooo baracche« Continuammo così: dieci famiglie ricevevano ogni

sera la visita nostra e della Vergine . A un certo puntopotei disporre di una jeep, e arricchii l'illuminazione .Non solo le candele, ma i fari della jeep investivano labaracca che la Madonna veniva a visitare .

« Nello spazio di 4 mesi, avevamo visitato ioco famiglie .La Madonna era entrata in iooo baracche, bambini ebambine avevano visto per la prima volta la Madonnapellegrina, e per la prima volta le avevano sorriso » .

Don �aksida fa una pausa, poi dice bruscamente :In quei quattro mesi io capii il povero » . Ancora una

lunga pausa, poi : « Avevo capito quello che dovevamofare per i poveri, e quello che non avevamo fatto mai .

La baracca che dieci anni fa fu affittata dagli Exallieviper far scuola ai ragazzi della «favela» e che costituì ilprimo nucleo della « Citade Dom Bosco» .

I politici passavano tra quelle baracche, facevano pro-messe • in tempo elettorale . Promesse di giustizia, diuguaglianza, di benessere . Poi se n'andavano, e nessunopiù li rivedeva. E noi, noi Chiesa, noi cristiani, vedendotutto questo ci arrabbiavamo, la chiamavamo una"truffa politica" . In quei quattro mesi avevo capitoche non dovevamo accusare nessuno : dovevamo farenoi. �olo la Chiesa, solo i cristiani potevano dare aquella gente una vera educazione umana : educarli allaresponsabilità, al lavoro, a volersi bene, ad aiutarsi avicenda, a non aspettare tutto dagli altri, ma a darsida fare tutti insieme. L'immensa nazione del Brasilevede assorbita ogni risorsa governativa in opere colossali,in quelle che in Italia chiamate "infrastrutture" : strade,linee elettriche, ospedali, scuole, costruzione di casepopolari. La scuola qui (come in molte altre nazionidel mondo) ha un indirizzo prevalentemente letterario .Dalle aule esce spesso l'erudito, raramente esce l'uomo,

l'uomo cosciente dei suoi doveri sociali . E così le massenon sono preparate a vivere in comunità, a trasformarela società . Moltiplicare le scuole, qui, vuoi dire spessomoltiplicare gli uomini che "esigono dal governo" .Occorre invece formare cittadini che "collaborino conil governo alla costituzione di una nuova società" .«Queste idee si agitavano nella mia mente, mentre

portavo a termine le "peregrinatio Mariae" . Era chiaroche al termine di questa iniziativa, che aveva cominciato amuovere le acque, io dovevo prendere una decisione :tornare a fare il consigliere scolastico, lasciando chetutto tornasse come prima, oppure tentare di realizzarequalcosa che lentamente cambiasse la situazione .

La prima baracca, culla della « Citade »In quel tempo dovevo occuparmi anche della associa-

zione degli Exallievi del nostro collegio : ragazzonisentimentali che mi si erano molto affezionati . �orna-vano volentieri al collegio perché con loro organizzavoaccanite partite di calcio, gare sportive, escursioni .Ma quando cercavo di far loro scoprire Dio e il sensodella vita, al di là del pallone e delle passeggiate, ot-tenevo molto poco . Non riuscivo a farli incontrare conDio. Ora, dopo la mia esperienza in periferia, potevotentare con loro una nuova strada per farli arrivare aDio : quella dell'impegno per i fratelli più poveri .Esposi ciò che stavo facendo, li portai in quelle taneabitate da uomini, poi proposi che l'associazione affit-tasse una grande baracca in periferia, e che gli exallievisi dedicassero a far scuola in quella baracca ai ragazzidella favella . Accettarono .«Nacque così il primo nucleo della « Citade Dom

Bosco». La nostra scuola fin dall'inizio non ebbe comescopo di insegnare soltanto a leggere e a scrivere a ragazziche non erano mai stati in un'aula scolastica . Volevamoinsegnare loro a "stare insieme", a —fare comunità", ad"aiutarsi a vicenda" » .

Il 3 aprile scorso si è celebrato il decimo anniversariodella fondazione delle « Citade ». Duemila ragazzi dopo ilconcerto della banda dell'esercito, dopo la sfilata festosanei quartieri poveri, hanno acceso le fiaccole, e si sonorecati alla baracca affittata dieci anni fa dagli exallievi :la povera culla della « Citade » . Nel silenzio raccolto,padre Ernesto ha rievocato la nascita e il rapido sviluppo,il sorgere dei tre grandi padiglioni in cemento dove oggisono ospitati, nutriti, educati 2300 ragazzi .

�ono passato per le aule affollate fino all'inverosimile,ho stretto la mano ai capiclasse, seri e consci della loroimportanza, ho parlato a lungo con le maestre stipendiatedal governo, che in queste aule fanno ogni giorno treturni di scuola. Mi sono intrattenuto specialmente con il«sindaco », un ragazzo di 17 anni serio e impegnato, che èstato eletto alla carica da regolari elezioni democratiche .E l'aiuto più valido per don �aksida, che continua atirare avanti la grande baracca, aiutato soltanto daalcuni giovani volontari giunti dall'Italia .

Ogni anno, il 24 maggio, festa di Maria Ausiliatrice, iragazzi della « Citade Dom Bosco » si recano con se-rietà alle urne, per eleggere il sindaco, il vicesindaco ei 9 consiglieri comunali . Hanno diritto al voto i ragazzidai io ai i8 anni. Ai seggi sono i rappresentanti deivari partiti, in uno spettacolo di civismo e di precocematurità sociale . I risultati delle votazioni sono procla-mati la domenica seguente, alla presenza delle autoritàcittadine. Il governo attuale della « Citade » è compostoda un sindaco di 17 anni, un vicesindaco di 15 e 9 con-siglieri comunali che vanno dagli i i ai 17 anni . Il go- 15

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verno non è un'inutile decorazione . Ogni settimanasi raduna, e ogni membro rende conto di incarichi bendeterminati . In ogni classe, in ogni iniziativa, è presenteun ragazzo serio che tutti rispettano, perché è statoeletto da tutti .

I volontari giunti dall'Italia stanno lavorando percompletare i padiglioni, dove sorgeranno altre aule,dove si apriranno i laboratori . Hanno anche fatto dellepuntate tra le baracche, dove hanno costruito casette inlegno per famiglie numerosissime, per ammalati . Ac-canto ad essi, nelle ore libere, si vedono i giovani miglioridella « Citade », i « consiglieri comunali », che dànnouna mano e imparano ad impegnarsi concretamente per ilprossimo .

Centinaia di persone stanno frugando tra i rifiuti dellacittà, scaricati dai camion del comune . Mescolati tradonne e ragazzi, anche gli animali cercano tra i rifiuti illoro cibo .

Il vomito del ricco diventanutrimento del povero

�ul camion di padre Ernesto sono andato a fare ungiro in periferia . Ho capito perché questa zona è spaven-tosamente povera, e lo sarà sempre nonostante ognisforzo: Corumbà sorge sul confine con la Bolivia. Aldi là del confine vive una delle popolazioni più poveredella terra. Quando una famiglia boliviana è all'estremodella sopportazione tenta l'ultima carta : passa il confinee viene ad accamparsi nella periferia di Corumbà .Passare dall'est della Bolivia al Brasile è già un viaggioverso la speranza, il possibile benessere . Gli uominiche hanno salute e voglia di lavorare possono spingersiin città alla ricerca di un lavoro qualsiasi . E radunatipochi soldi, si può prendere il treno verso il ricco �tatodi �an Paulo. Corumbà è così una città di passaggio,dove affluiscono famiglie poverissime, di dove partonoquelli che hanno qualche mezzo per uscire dalla miseria .Nella periferia si agglutina così la miseria più squallida .Ho visto decine di baracche costruite con pezzi dilamiera, ricavati da scatoloni di latta . Quando il solepicchia, in quelle tane c'è una temperatura rovente .« �e lei mette là dentro dei cani - mi dice padre Ernesto,- non resistono . �cappano a gambe levate . Ma i bam-bini e le donne ci stanno . Non ce la fanno a vivere

16 vagabondi come i cani» .

Una donna si avvicina al camion, e conta a padreErnesto una breve storia . È una donna giovane, masciupata, dal volto grinzoso . �re bambini le sono av-vinghiati alla gonna . Un ragazzo più grande guardacon indifferenza dalla porta della baracca. Padre Ernestomi riassume la situazione : « Dice che suo marito sen'è andato da io mesi a cercare un lavoro, e non sifa più vivo . Mi prega d'interessarmi per farle saperequalcosa. Come lei ci sono centinaia di donne, qui .Il marito, stanco del pianto dei bambini, dei lamentidella moglie, della fame e della disoccupazione, adun certo punto se ne va . Dice : « Vado a cercare un lavoro »e sparisce. Forse è partito per un'altra città, oppureè in un'altra baracca, al lato opposto della periferia. . . » .Domando: « Queste donne, come vivono? ». Mi risponderimettendo in moto il camion : « Andiamo a vedere» .In un paio di minuti arriviamo ad una zona piatta,coperta di rifiuti e nascosta da macchie di alberi . Qui icamion del comune vengono a scaricare i rifiuti dellacittà, e qui assisto alla scena più sconvolgente di questomio viaggio. Centinaia di persone stanno frugandoalacremente tra i rifiuti . �catole di metallo, pezzi dicartone, avanzi di cibo, sono lestamente fatti sparire insacchi che ognuno porta alla cintola . Per il possessodi una stecca di legno si accendono a tratti mischierabbiose, violente. Mescolati a donne e a ragazzi sonogli animali : cani e buoi che frugano, che mordono, chemasticano. Quando arriva un camion di spazzatura ètutto un correre, un precipitarsi per essere i primi apoter frugare nel mucchio . Il comune ha proibito questaattività anti-igienica e disumana . Ha dato ordine aiconducenti dei camion di bruciare i rifiuti. Ma il più dellevolte obbedire a questi ordini è impossibile . La gentesi avventa sul fuoco, lo spegne coi piedi, con le mani,insegue furiosa i camionisti . Padre Ernesto mi dice :« Vede ? Il vomito del ricco diventa nutrimento delpovero » .

Dodici baracchette verdi�ul nostro camion ci sono due ragazze italiane, volon-

tarie. Oggi hanno la loro mezza giornata di riposo .La vanno a passare nella casa di una vecchia lebbrosa,a tenerle compagnia per qualche ora . Le scarichiamoall'inizio di un sentiero che s'arrampica verso l'alto .La baracca delle lebbrose si vede lassù . Le ragazzes'avviano chiacchierando fitto fitto, allegre, come seandassero ad una serata di divertimento .

Padre Ernesto mi indicaalcune baracchette verdi,sparse nella campagna . « �o-no dodici - mi dice, - esono forse la realizzazionepiù bella di questi ultimianni. I giovani della cittàhanno visto i volontari ita-liani che costruivano casettein legno per le famiglie piùpovere e più numerose, e sisono dati da fare anche loro .Hanno costruito dodici ca-sette per i lebbrosi della pe-riferia . Ora stanno cercandoil denaro per cominciare unsecondo stock di costruzioni .I giovani volontari italianisono stati una benefica pro-vocazione per la gioventù

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locale . Quello che stanno facendo è un'azione magni-fica di testimonianza e di impegno cristiano* .

I volontari italiani hanno anche aiutato padre Ernestoa operare una svolta nell'orientamento della « Citade DomBosco ». Fino al 1970 essa era rimasta un'opera grandiosae benefica, che viveva però ai margini della vita citta-dina. Il suo sviluppo avveniva al di fuori dei piani disviluppo decisi dal consiglio comunale di Corumbà .Il 14 settembre 1970 tutto questo cambiò . In un saloneal centro della città si trovarono riunite tutte le autoritàcittadine: il vescovo, il prefetto, il sindaco, il generale,i rappresentanti dell'industria, delle banche, delle associa-zioni studentesche. L'ispettore dei �alesiani, padrePompeu Campos, e padre Ernesto, presentarono la« Citade Dom Bosco », e fecero la proposta che la cittàdi Corumbà l'assumesse come sua iniziativa, comerealizzazione di tutta la cittadinanza. �i propose che ilpiano di sviluppo fosse studiato insieme, perché la « Ci-tade » diventasse sempre più « iniziativa di tutti a servi-zio di tutti » .

La « Citade Dom Bosco » è stata così adottata dallacittà, e inserita nel vasto piano di sviluppo sociale cheCorumbà intende realizzare .

Missione in Brasile : quasiuno scherzo di Dio

È notte ormai . Nella vasta baracca che costituiscel'abitazione dei volontari ho concelebrato con padreErnesto .Gesù è venuto fra noi, tutti ci siamo stretti a Lui nellaComunione, gli abbiamo chiesto altra forza per domani .Ora c'è il momento più disteso della giornata, il breveintervallo che ci separa dalla cena . I cucinieri sono allavoro, aiutati un po' da tutti . Qualcuno scrive allasvelta un biglietto che io dovrò recapitare in Italia .Padre Ernesto è seduto accanto a me, a un lato del tavolo,e sottovoce si lascia andare ai ricordi e alle confidenze :

« �e penso a come sono diventato salesiano - dice -mi viene da ridere . Ogni anno venivano al mio paesedue frati. Facevano una specie di reclutamento ; rac-coglievano i giovani migliori, e col consenso delle famiglieli portavano a Gorizia, in un loro convento-seminario .Anch'io dovevo andare con loro . Mentre pedalavo inbicicletta verso la parrocchia per incontrarmi coi frati,vidi alcuni miei compagni impegnatissimi in una partita

Don Ernesto �aksida (nella foto) mi ha detto :« L'aiuto più grande per la nostra opera sonole madrine : donne di tutto i/ mondo che ciscrivono per adottare un nostro ragazzo . Il ra-gazzo scelto scrive, mandando alla madrina lasua foto e sue notizie, e la madrina lo aiutacome può. Abbiamo già quattrocento madrine,di ogni parte del mondo .Un altro aiuto importante : vorrei che 500 gio-vani si mettessero in corrispondenza con i nostriragazzi più grandicelli. Questo li aiuterebbe a su-perare le frontiere e a sentirsi meno soli. Ilnostro indirizzo è semplice : Citade Dom Bosco,Corumbà (Mato Grosso) - Brasi[ » .

di calcio. Mi chiamarono . Non seppi resistere. Lapartita doveva durare «dieci minuti », e invece si concluseun paio d'ore dopo quando per il buio non ci vedevamopiù. �udato e spaventato mi ricordai dei frati che miaspettavano in parrocchia, e pedalai col cuore in golaverso la canonica . Il parroco mi diede una lavata dicapo coi fiocchi : i frati erano già ripartiti .

« �ornai a casa come un ladro . Bisbigliai tutto a miamadre. E adesso che fare ? Un mio compaesano ripartivain quei giorni per l'aspirantato salesiano di BagnoloPiemonte, e quando seppe che cercavo di entrare in unistituto, mi disse che mi avrebbe scritto . La letteraarrivò ai primi di ottobre. I �alesiani mi accettavano .Mia madre preparò in fretta in fretta il corredo, cucìil numero di matricola sulla biancheria, e il 15 del mesesalii sul treno per il Piemonte .

« Cominciai a pensare alle missioni quand'ero in terzamedia. Ero molto stentato negli studi . Mi dicevano chein missione gli studi erano meno severi, e non ho ver-gogna a confessare che questa fu una delle spinte a fardomanda di partire. Avevo 15 anni quando la miadomanda fu accolta. Avevo chiesto di andare in Ecuador,e invece sentii leggere : «Ernesto �aksida, destinazioneMato Grosso ». Rimasi un po' spaventato . Non nesapevo proprio niente del Mato Grosso . Mi disseroche era una vasta regione del Brasile, e andai a vederlaper la prima volta sull'atlante di geografia .

« I 15 giorni che passai in famiglia prima di partirefurono un momento difficile . �i dava l'addio alle piante,ai campi, ai giochi, ai compagni. �entivo che erano gliultimi giorni della mia fanciullezza . Mi dicevano :« Fortunato te che puoi diventare sacerdote, fortunatatua mamma » . Ma io soffrivo . E quello che più mi turbòfu l'addio di mio padre . Un uomo duro e fiero come lui,si mise a piangere . Era l'ultima cosa che mi sarei aspettato.�offrii l'agonia . Ma bisognava andare avanti, e andai .

Della razza dei poveri

« �barcammo a �an Paulo . Il viaggio per mare erastato allegro, di un'allegria pazza che solo dei giovanottispensierati possono, avere. Ma ponendo il piede a terra,la prima impressione che mi entrò violenta nella testafu: « Ora lo scherzo è finito. Adesso si fa sul serio».

Era un mondo nuovo, sconosciuto, quello in cuientravo. Un mondo più povero, o anche ostile neinostri riguardi. Posso dire che quel primo contatto mifece diventare uomo di colpo .

Ma il senso più profondo della mia vita di salesiano e diprete lo scoprii quando scoprii la miseria. Ho visto unbambino ricco sputare via una caramella, e un bambinodella favela raccoglierla e succhiarla . Ho visto un uomogettar via i rimasugli di un gelato, e quattro bambinibattersi a sangue per quel rifiuto sporco di terra . E hocapito che Dio ci lascia percorrere il calvario perchépossiamo capire il calvario dei nostri fratelli più poveri.

« Questa povertà la incontro tutti i giorni, e la incontreròper chissà quanti anni ancora . E so che il povero nonsi può ingannare dandogli un pacco di viveri e tornarepoi ad abitare nella nostra bella casa . Bisogna prenderesulla nostra pelle la sua povertà, dividerla giorno e notte,estate e inverno con lui . �olo allora lui ci considererà"della sua stessa razza", e avrà fiducia in noi .

«Oggi capisco di più la mia vita. Valeva la pena soffriretanto sui banchi della scuola, valeva la pena vedere latristezza di mia madre e il pianto di mio padre, perscoprire oggi insieme ai miei fratelli più infelici la gioiadi credere in Dio e di sperare nella vita » .

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Monsignor

Mathias:

un sognatore-

businessman

Don ARCHIMEDE PIANAZZI

Incontrai mons . i 1 :3thias per laprima volta nel gen :-.aio del 1926 .Ero appena arrivato a : �hillong (As-sam-India) ed ero ancira intontito escombussolato dai cia A i di luogo,di gente e di costumi {alla nostalgiadi casa e d'Italia . Me 1:, vidi arrivaremarciando baldanzosa .u . :nte alla testadi un gruppo di chierici che avevaportato in giro per la rione . Foltabarba bionda che ricar, s a lunga sulpetto, occhi luminosi in una facciaintelligente e buona, portamento si-curo e familiare . Pensai : ecco uncondottiero .

E davvero gli si poteva applicareil motto del suo antico compatriota,Baiardo : cavaliere senza macchia esenza paura . Mons. Mathias non erauomo di complessi o di paure . Il suoinglese era spesso approssimativo ; maquesto non gli impedì di essere, a�hillong prima e a Madras poi, unadelle personalità più in vista, stimatoe ammirato da tutti . A Madras iprimi ministri dello _stato, benché

18 non cristiani, andavano a chiedere la

« Con la mortedi mons. Mathias- ha affermato

il card. Gracias -finisce un'epoca

della storia della Chiesain india .

Benchè sia veroche la storia si ripete,

ci sono dellepersonalità unicheche difficilmente

si ripetono » .Ne parliamo perchèil 20 di questo mesesi compiono 50 annidalla sua partenza

per l'Assam .

sua benedizione ; i governatori loavevano ospite gradito e apprezzato ;uomini politici lo consultavano ; Nehrustesso fu frequentemente in contattocon lui .

Ma il coraggio di mons. Mathiasnon fu solo disinvoltura sociale . Visi-tando una parrocchia, una volta,fu avvisato che c'era l'uso di dare,come segno di distinzione, la comu-nione alla gente di casta, che nellachiesa occupava un posto specialenella navata centrale, prima che agliintoccabili o paria, che potevanooccupare solo le navate laterali . Almomento della comunione Monsi-gnore con disinvoltura cominciò adistribuire la comunione indistinta-mente a tutti . Meraviglia e disap-punto mal celato della gente di casta . . .La Messa finì senza incidenti . Maquello fu il principio della fine dicerte distinzioni di casta, che datempo immemorabile macchiavanola vita dei cattolici indiani di Madras .

Quando si trattava dei diritti diDio e della Chiesa Monsignore non

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esitava mai . Il Ministro degli In-terni a Nuova Delhi, dopo la libera-zione dall'Inghilterra, attaccò i mis-sionari cristiani perché facevano con-versioni ; il Mahatma Gandhi stessovoleva che facessero solo lavoro so-ciale e non religioso. La situazione diuno straniero era delicata ; Monsi-gnore intervenne e, con tatto fi-nissimo ma con coraggio e chiarezza,diede loro una pubblica risposta .

« L'Abbé Pierre dell'India»Questo suo coraggio era accompa-

gnato da una semplicità e familiaritàche lo rendevano amabile e accosta-bile da tutti . Ricordo un pontificaledei primi tempi nell'Assam . �i vo-leva una funzione solenne per im-pressionare cattolici e non cattolici .Monsignore che non aveva mitre,se ne fece fare una di carta . Non viera chi sapesse suonare l'harmonium ;ma niente paura: intonati, solenne-mente i canti all'altare, . Monsignore,con altrettanta solennità si toglievala mitra e si sedeva all'harmoniumper accompagnarli . Nessuno mai du-bitò che tutto questo non fosse partedelle cerimonie pontificali .

Un suo ammiratore che ne volevastudiare i metodi scrisse: « Non fusenza un certo timore che andai avisitare l'Arcivescovo di Madras . . .ma fin dal primo momento egli miapparve così semplice e così grandeche tutte le mie apprensioni svani-rono. �enza alcuna difficoltà Mon-signore mi fece parte dei suoi pro-getti . Essi erano tanto vasti che miparvero piuttosto dei sogni . . . Quandopoi, nonostante i miei dubbi, i pianidi questo prelato divennero realtà,mi misi a cercarne la spiegazione . Emi parve che essa consistesse inquesto, che l'Arcivescovo sognava dasveglio ; ma non era soltanto unsognatore, era anche un businessman(réalizzatore) non indifferente . . . ».

Questo sognatore-businessman, chefu chiamato « l'Abbé Pierre dell'In-dia», ha lasciato dietro di sé una listaimpressionante di realizzazioni : piùdi 200 case in muratura per i mise-rabili che vivevano in capanne oaddirittura all'aria aperta per lestrade di Madras, con organizzazionedi suore e di assistenti sociali che livisitano regolarmente ; cucine gra-tuite per i poveri, stabilite nei puntistrategici della città ; dispensari eambulatori gratuiti ; visite medichegratuite a domicilio per i poveri ;una fattoria modello con 34 famiglieassistite tecnicamente per migliorarei metodi agricoli ; scuole e orfano-trofi ; scuola per i sordomuti e scuola

« LUI HA �EMINA�O,/O NE RACCOLGO / FRU��I»Il mio predecessore, mons . 1Vlathias, ha seminatodurante lunghi anni di lavoro apostolico nella diocesidi Madras, e io adesso ne raccolgo ifrutti. Mentre in moltenazioni Cristo e il suo Messaggio vengono sempre piùmessi in . discussione, qui. da noi, particolarmente tra i po-veri e gli umili, Gesù si rivela l'unica via che conducealla pace e alla felicità . �pesso questi poverissimi ci vengonoa trovare per chiederci di parlare loro di Cristo e di pro-iettare delle filmine che facciano conoscere la sua vita .�epolti come sono nella miseria, si trovano nelle miglioricondizioni per comprendere che cosa significhi la sofferenzadi un Dio volontariamente accettata a bene dell'umanità .Oggi nella nostra archidiocesi è una autentica primavera .Mons. Mathias, prima di morire, aveva sognato di com-memorare i suoi sessant'anni di vita salesiana con la ere-zione di sessanta nuove cappelle . Ne costruì cinque . Dopodi lui, io ne ho costruite alcune altre . Bisognerebbe che ione potessi mettere cinquanta in cantiere, almeno nei pros-simi quattro o cinque anni. Ma perché occorrono tantiluoghi di culto ? Vi darò alcune cifre : L'archidiocesi diMadras conta 66 parrocchie . Quasi la metà sono sostenutedai fondi della diocesi. Una ventina di queste sono degliautentici centri missionari, che inglobano 150 stazionimissionarie, regolarmente visitate .

Accanto ai sacerdoti che catechizzano e amministrano isacramenti, lavorano 40 catechisti formati nel seminario�an Paolo, fondato da mons. Mathias, e altri 25 chehanno ricevuto una rapida istruzione .

Il lavoro compiuto dal mio illustre predecessore salesiano,mons. Mathias, porta i suoi frutti nel seminario maggioreche è interdiocesano. Quest'anno ho avuto la gioia diordinare un numero record di sacerdoti : undici di loroerano per la mia diocesi. �ono stati fondati intanto nuovicentri missionari, là dove prima non c'era alcun cristiano .�engo ancora a sottolineare l'eccellente lavoro compiutodai nostri catechisti formati al �eminario �an Paolo .In circa 54 villaggi noi contiamo oggi più di 40oo battez-zati. �tiamo preparando 2000 catecumeni .

�uttavia se è tanto facile raccogliere dei fondi per soccor-rere gli affamati, è estremamente difficile venire aiutatiper costruire locali per i nostri catecumeni. In un documentopubblicato a Roma dalla Congregazione per l'evangeliz-zazione dei popoli, c'è un periodo che esprime perfetta-niente il mio pensiero e quindi lo trascrivo : « Rifiutandoun dilemma che vorrebbe forzare il cristiano a sceglieretra lo sviluppo e l'evangelizzazione e scartando ogniconfusione che gli facesse prendere l'uno per l'altra, ilcristiano unirà armoniosamente, nel suo pensiero e nellasua vita, il servizio per il progresso e il servizio per lasalvezza delle anime » .

Mons. ARULAPPA arciv. di Madras-Myiapore (India)(da le Lien, �aint-Etienne, France)

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per i ciechi . Ma forse l'opera piùimpressionante di tutte è un ospe-dale di oltre 300 letti per . gli infeliciche morivano abbandonati per lestrade di Madras. Quando questa« Casa della Misericordia » fu inau-gurata, il Primo Ministro dello �tatodi Madras ebbe a dire : « Noi par-liamo di lavoro sociale ; voi cattolicilo fate » .

Anche la ben nota opera di donMantovani per i lebbrosi e i misera-bili di Madras, deve la sua esistenzaall'incoraggiamento del quale mon-signor Mathias fu sempre prodigoa don Mantovani, il cui cuore sentivabattere vicino al suo .

« Parleremo la linguadell'amore »Non si pensi però che questo

sognatore-businessman si acconten-tasse di organizzare la carità da unufficio ben isolato dal sudore e daltanfo del lavoro e della miseria .Nell'Assam fu visitato improvvisa-mente dal Governatore, inglese eprotestante. Monsignore era in cimaall'impalcatura di un nuovo edificioe dava una mano a collocare alcunegrosse putrelle . �i affrettò a scen-dere e a scusarsi, ma il visitatoretagliò corto dicendo : «Proprio comei monaci di un tempo : lavoro e pre-ghiera ».

Ho accennato che mons . Mathiasnon era un linguista. Arrivato inIndia già in età matura, era statosubito attanagliato da mille attivitàe preoccupazioni che non gli ave-vano permesso di misurarsi con legrammatiche . �e il suo inglese eraapprossimativo, le altre lingue nonlo erano meno. Ricordo che unavolta, dopo di avere intrattenutocon amorevolezza tutta salesiana ungruppo di ragazzi khasi, volle con-gedarli dicendo: « Adesso andate pu-re » . Mescolando il francese con ilkhasi, disse loro : « Alé » . Il male siè che in khasi « alé » vuoi dire « ve-nite». I ragazzi quindi gli si strin-sero attorno ancora di più!.A Madras la cosa era ancora più

complicata, perché il « tamil » è unalingua assai difficile ; ma non miaccorsi mai che i suoi poveri tro-vassero in questa sua deficienza lin-guistica un ostacolo ad avvicinarsial loro Arcivescovo .

Alla sua partenza dall'Italià qual-cuno gli aveva domandato che linguaavrebbe parlato fra le 90o e rottiche arricchiscono il mosaico etno-logico dell'India . Rispose : « Paile-

20 remo la lingua dell'amore» . -E quella

lingua fu intesa da tutti . Un eminenteuomo politico indiano alla morte dimons. Mathias scrisse : «Madras cat-tolica piange la morte di un Arcive-scovo quale non aveva mai avuto» .

Un suo colpo di genioIl motto episcopale di mons . Ma-

thias era : « Aude et spera : osa espera » . A volte scherzando con noilo traduceva : « Osa e spara! » . . . Ebbesempre il gusto giovanile dell'au-dacia e dell'azzardo . Arrivato inAssam con pochi missionari, tuttistranieri e ignari dei luoghi e dellelingue, li seppe dispiegare strategi-camente e manovrare tanto abil-mente che dopo pochi anni potédare il via a quel progresso favolosodell'opera salesiana non solo nel-l'Assam ma in tutta l'India, che stu-pisce ancor oggi .

Fu un suo colpo di genio il farvenire fin dai primi anni aspirantigiovanissimi dall'Italia a fare il novi-ziato nell'Assam . L'incandescente en-tusiasmo missionario di quei giovanicreò uno slancio che contribuì nonpoco al travolgente sviluppo chein meno di �o anni portò i cattolicidell'Assam da 40oo a 250.000 . Queichierici, formati nella Missione stessa,uscivano dal seminario con una co-noscenza da nativi delle lingue e deicostumi, perfettamente acclimatati .Essi furono il nerbo dell'opera sale-siana che si impiantò nell'India contale creatività che oggi i salesiani,quasi tutti indiani, sono circa 900,distribuiti in quattro ispettorie equattro diocesi .

Il cardinale Gracias di Bombay piùvolte professò pubblicamente la suaammirazione per questo uomo cheera il leader riconosciuto della gerar-chia indiana. Lo definì l'ideale delvescovo, affermando di averlo avutodavanti come modello fin da giovanesacerdote. Ma gli ammiratori dimons . Mathias non si trovano solofra i cattolici . Ecumenico « ante lit-teram », quando era Vescovo di�hillong aveva stretto una cordialeamicizia con il Vescovo anglicano .Una volta scherzando gli disse : « Hopaura che i miei cattolici, vedendomivenire tanto- spesso a trovarla, pen-sino che mi voglia fare anglicano! ».« �e vi è un pericolo di conversione,rispose con serietà il Vescovo angli-cano, temo che sia dalla - mia parte ».Quando mons . Mathias celebrò le

sue nozze d'argento episcopali, ilVescovo protestante di Madras scri-veva: « Mons . Mathias è francese,ma si è identificato così bene conquesta terra indiana che ha deciso

di servire, che noi lo consideriamouno dei nostri. E quando dico «noi»intendo non solamente la grande co-munità cattolica di cui è padre inDio, ma anche tutti gli indiani diMadras e di altre parti dell'India . . .�ia che io parli come Vescovo pro-testante o come cittadino dell'In-dia, sono pieno d'ammirazione per iservigi che l'Arcivescovo cattolico hareso a Madras. A questa ammirazionevoglio aggiungere la mia gratitudineverso Dio per il passato e i mieipiù ardenti auguri per l'avvenire . Ese è permesso a un semplice Vescovobenedire un Arcivescovo, lo facciodi gran cuore. . . » .

�alesiano dalla testaai piedi

Ma voglio dire anche una parolasu mons. Mathias salesiano . �olevadire : «�ono salesiano dalla testa aipiedi». E scrisse nel suo testamento :«Rinnovo i miei voti di ubbidienza,povertà e castità secondo le costitu-zioni della �ocietà �alesiana, a cuidebbo tutto e della quale voglio esseresempre suddito fedele » .

Qualcuno una volta gli fece qualcherimostranza perché gli pareva cheparlasse troppo dei salesiani . Rispose :« Parlerò sempre della Congrega-zione �alesiana, perché è mia Madree devo a lei quanto ho e sono » .Mons. Mathias fu realmente grande

Vescovo e grande �alesiano . Uomodi Dio e uomo di Fede, che sotto unaapparenza un poco scanzonata, colsorriso e la barzelletta pronta, nascon-deva una profonda vita interiore,come può testimoniare chi lo co-nobbe .

La morte lo sorprese in Italia, dopouna leggera operazione, il 3 agosto1965 . Fu sepolto in India . . Madras siriversò ai suoi funerali . La stampa losalutò con rispetto e commozione .Molti Vescovi lo vollero onorare conla loro presenza . Il cardinale Graciasnell'elogio funebre disse fra l'altro :«Con la morte di mons. Mathiasfinisce un'epoca della storia dellaChiesa in India . . . Alcuni uomini sonocome gli angeli dei quali dice la filo-sofia che ciascuno è unico della propriaspecie . . . Benché sia vero che la storiasi ripete, ci sono- delle personalità unicheche difficilmene si ripetono » .

Ma il più bell'omaggio a mons . Ma-thias fu reso dalle migliaia di poveriche accorsero piangendo l'uomo cheaveva saputo parlare loro con lalingua dell'amore . Ancor oggi la suatomba è visitata da quelli che egliamò e su di essa non mancano maii fiori freschi della riconoscenza .

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L'ambasciatore giapponese a Roma �okichi �akano haconsegnato al nostro don Clodoveo �assinari la Croce diquarta classe dell'Ordine del �esoro �acro che, su pro-posta del Governo Giapponese, l'imperatore Hirohito havoluto assegnargli «in riconoscimento dei suoi alti me-riti» nel campo delle opere sociali di assistenza giovanile,e «quale attestato di riconoscenza» per l'attività da luisvolta in quella Nazione .Don �assinari si è dichiarato contento del gesto del Go-verno Giapponese per due motivi : 1) « perché questo par-ticolare riconoscimento - ha detto - non è tanto unonore alla mia povera persona quanto un riconoscimentodel lavoro che i salesiani hanno fatto nel settore delleOpere di assistenza giovanile e della scuola nel dopo-guerra. �ono oltre 4000 gli allievi che frequentano ora lenostre scuole e circa 300 quelli assistiti nei due orfano-trofi di �okyo e di Miyazachii. Di notevole importanza ilfatto che gli allievi delle nostre scuole e istituti sono nellaquasi totalità non cattolici e scelgono queste scuole perchériscuotono la fiducia loro e delle loro famiglie ; 2) perchéil gesto fa onore anche al Governo Giapponese, che di-mostra di non soffrire complessi nel riconoscere il lavorofatto, indipendentemente da considerazioni di nazionalitào di religione . Infatti ha già conferito la stessa onorificenzaad altri stranieri particolarmente benemeriti, per esempioa mons. Cimatti e a madre Letizia Begliatti F .M.A.».

NELMONDO�ALE�IANO

AL�O RICONO�CIMEN�O DEL GOVERNO GIAPPONE�E

Don �assinari si è trovato a �okyo durante e dopo laguerra e poté occuparsi dei furoji (gli sciuscià di �okyo),fondando per loro la Boys �own �a/esio, opera chesi consolidò nell'immediato dopoguerra in mezzo a tantedifficoltà e avventure, con l'incoraggiamento e la fattivaassistenza delle autorità della metropoli . �ucceduto amons. Cimatti come Ispettore, ha diretto il sorgere dellenostre �cuole, e come presidente della « Charitas Japan »,ha seguito il fiorire delle numerose opere cattoliche di as-sistenza (asili-nido, ospedali, centri di rieducazione, ospiziper anziani), opere molto apprezzate dalle autorità gover-native per la dedizione del personale religioso e per lospirito cristiano che le anima .Abbiamo chiesto a don �assinari come sia stato possibileai missionari costruire tante opere assistenziali . Ci ha ri-sposto che nel campo delle opere di assistenza ai biso-gnosi il Governo Giapponese tratta gli enti privati comequelli governativi . Assicura lo stesso aiuto finanziario edesercita lo stesso controllo che in realtà, per le opere pri-vate, è una guida discreta e specializzata per favorire ilbuon andamento delle opere stesse, nel rispetto dello spi-rito e dell'iniziativa che le ha fatte sorgere .L'ambasciatore �okichi �akano, al termine della cordialeudienza, ha detto fra l'altro : « �ono stato tanto lieto di averconosciuto e premiato un sacerdote italiano, giapponesedi adozione, al quale il mio Paese è molto riconoscente» . 21

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Priego (�pagna) . Una moderna�tatua di Maria Ausiliatrice

È stata inaugurata nella chiesa dello �tudentato�eologico di Priego . È in pietra bianca, misuratre metri di altezza e pesa 2300 chilogrammi ;eppure sembra librarsi leggera nello spazio, inatto di scendere in aiuto dei suoi figli . Lo scul-tore, infatti, si è proposto di illustrare il passodell'inno di Maria Ausiliatrice - il « �aepe dumChristi» - nel quale si celebrano le vittorie dellaChiesa dovute all'intervento della Vergine scesadal cielo, Ausiliatrice dei cristiani .

È sorto in Cile l'Istituto �uperioredi Pastorale Giovanile

�u proposta della Conferenza dei Religiosi delCile, è sorto a �antiago l'istituto �uperiore diPastorale Giovanile. Direttore dell'istituto è ilsalesiano don Pedro Ruiz Quintero ; segretariogenerale �r . Maria Angelica Quinian dellaCompagnia di �anta �eresa . L'ispettoria sale-siana del Cile nelle sue linee di rinnovamentoe di fedeltà al carisma di Don Bosco, ne avevagià abbozzato lo studio e il piano . Gli obiettividell'istituto sono : preparare animatori e apo-stoli della gioventù ; appoggiare tecnicamente escientificamente il lavoro pastorale ; promuoveree organizzare le ricerche pertinenti e qualificaredirigenti giovanili che sappiano trasmettere allagioventù le loro convinzioni . L'istituto è orga-nato in quattro facoltà : Psicologia, �ociologia,�eologia, Pastorale . Alla fine dei corsi l'Isti-tuto rilascia il diploma di « Esperto in PastoraleGiovanile» .

Elisabeth N. J . (U�A)

Questi sette �acerdoti salesiani, al compiersi delloro Giubileo sacerdotale d'argento, hanno avutola gioia di ritrovarsi tutti insieme con il Vescovoche 25 anni fa li ha ordinati sacerdoti . NellaMessa d'argento concelebrata con mons . Mor-row, hanno reso grazie a Dio per il bene che haloro concesso di fare, ma soprattutto per la loroperseveranza . Da sinistra : don R. �avage, donG. Faita, don L . Bianchi, don M. Carpanese,� . E . mons . Luigi Morrow Laravoire, donA. Bosio (che ospitò i compagni nella sua par-rocchia di � . Antonio), don A. Di Cairano,don F. Martocchi, coad . G. Versaggi, loro com-pagno di noviziato .

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Giovani Bramini si fanno sciusciàper amore deiprofughi del Pakistan

�crive don �ebastiano Alancheril, direttore della�cuola « Don Bosco» di Liluah-Calcutta :«Un giorno tenemmo una riunione con gli ex-allievi e gli allievi più alti della �cuola per stu-diare insieme il problema del Pakistan. �ra leproposte ci fu quella ardita di farsi "sciuscià"per raccogliere fondi per i profughi . Fu accoltacon entusiasmo giovanile e si misero subito al-l'opera . �ei di essi si installarono davanti al"Grand Hotel" di Calcutta e lungo la via "Cho-wringhee", la più aristocratica della città, prontia lucidare le scarpe ai passanti .Da notare che questi giovani sono Bramini estudenti universitari, per i quali il lavoro manuale,•

particolarmente questo di lustrascarpe, è in-concepibile .I primi giorni non furono facili, anche perchénon pochi giovanotti li prendevano in giro . Maessi continuarono imperterriti il loro lavoro, par-lando a coloro che passavano dei profughi delPakistan. Presto ebbero ad ascoltarli forti gruppi,• anche quelli che non si lasciavano lucidare lescarpe davano la loro offerta .I giornali ne parlarono con ampie lodi . Così lanotizia si sparse in tutta la città di Calcutta . Daogni parte piovvero consensi . Vi furono exallievi,che avevano lasciato la �cuola da molti anni,che si sentirono orgogliosi di ciò che i loro com-pagni più giovani stavano facendo. Uno di essiscrisse fra l'altro : "�ono un exallievo avanzatoin età . �ono fiero di questo gesto di carità degliexallievi . Vorrei che esso diventasse in mezzoalla gioventù come un lievito che la distogliesseda altre attività poco raccomandabili . . .`' .Ben presto si mossero anche gli allievi Hindù,Anglo-Indiani e Cinesi, che dedicarono a questolavoro parte del loro doposcuola .Un'altra recentissima notizia dolorosa : il primoottobre un ciclone si abbatteva nei pressi di Cal-cutta . Due Figlie di Maria Ausiliatrice si trovanoal lavoro in uno dei due campi colpiti . Anche lemisere capanne furono distrutte e i profughi do-vettero essere trasportati altrove . . .» .

Brasile. Alto riconoscimento allo�tudentato �eologico di �an Paulo

Lo �tudentato �eologico �alesiano Pio XI di�an Paulo ha ottenuto dalla �acra Congrega-zione per l'Educazione Cattolica la confermadell'affiliazione alla Facoltà �eologica del Pon-tificio Ateneo �alesiano di Roma . Il riconosci-mento assume un particolare valore perché lo�tudentato di �an Paulo è frequentato, oltre chedai chierici salesiani, da chierici di varie diocesi• Congregazioni del Brasile . II cardinale Gar-rone, prefetto della suddetta Congregazione, nelcomunicare la concessione, ha dichiarato : « Ri-teniamo doveroso dare atto che abbiamo riscon-trato unanimi consensi circa il buon indirizzo el'efficacia formativa di quel centro di studi, e diciò vivamente ci congratuliamo» .

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DOCUMEN�I �ENZA COMMEN�I

FERMA DEPLORAZIONEDEL CARDINALE VICARIOPER LA �FRON�A�EZZADEI FILM ERO�ICI

�ua Em.za il Cardinale Vicario, Angelo Dell'Acqua, ha indirizzato ai fedeli di Roma la seguente noti-ficazione :

« Mai, crediamo, il cinema italiano si era soffermato, prima d'ora, nella descrizione di attisessuali di ogni specie, con un compiacimento, una insistenza, a volte perfino con una morbo-sità così esasperati e violenti » .Non vi nascondo, o Romani, che leggendo queste parole, riferite ieri in un quotidiano digrande tiratura a proposito di una pellicola che viene proiettata a Roma, mi sono sentito umi-liato, come italiano, prima ancora che come vescovo .E il caso, purtroppo, non è unico.In altri spettacoli cinematografici, infatti, vengono superati, come sfrontatezza, i limiti delrispetto dovuto alla fede dei nostri padri, alla famiglia, alla gioventù ed anche alla venera-zione verso migliaia di umili donne consacrate al �ignore e al bene dei fratelli, le quali sivedono disonorate e derise per episodi, più o meno di fonte storica, comunque sempre spo-radici e da deplorarsi, ma certamente non tali da offuscare il sacrificio silenzioso consumatonei lebbrosari, negli ospedali, nelle carceri, in mezzo alla gioventù e ai poveri. Misconosceretali meriti significherebbe nera ingratitudine . Perché non pesi sull'animo mio la parola delprofeta Isaia : « ohimè che non ho fatto sentire la mia voce », sento il dovere di rivolgere unaccorato appello .Ai produttori e registi, innanzitutto, perché ricordino le responsabilità che hanno verso Dio,la storia e l'Italia .Guai a coloro, si legge in Isaia, che chiamano bene il male e male il bene .Non mirate esclusivamente al guadagno, ma guardate in modo particolare al bene della comu-nità nazionale, che da voi esige ben altro .Non esaltate e reclamizzate il male, ma il bene, ancora, grazie a Dio, molto diffuso e spessonascosto nella società .La mia parola di vescovo si rivolge poi a voi, genitori . Impedite che i vostri figli assistano aspettacoli, le cui conseguenze non saranno altro che l'aumento delle vostre preoccupazioninei loro riguardi .A voi, cari giovani, con semplicità e franchezza dico : non lasciatevi illudere da una effimeraebbrezza di piacere, che finisce col togliervi la vivacità propria della vostra età, col diminuirela vostra forza morale e fisica, facendovi invecchiare anzi tempo e intaccando la vostra stessasalute. I dolorosi episodi che ogni giorno la cronaca registra, ne sono una prova.Non posso, infine, esimermi dall'estendere il mio invito alle Autorità, responsabili del be-nessere della comunità. In gran parte siete padri di famiglia cui sta particolarmente a cuoreuna solida educazione dei figli : ascoltate, allora, e non cercate di soffocare la voce della vostracoscienza, che non può non deplorare certi eccessi .Questo non è il momento delle parole, ma dei fatti, dell'azione . Occorre agire e reagire controtutto ciò che ci disonora e come cattolici, e come italiani .Al Clero rivolgo una fraterna preghiera . Insistete su questo problema, che nell'ora presenteassume un aspetto di speciale gravità per un sereno e cristiano avvenire del nostro Paese .L'Italia ha bisogno, per prosperare, di famiglie moralmente e fisicamente sane : che il �ignorece le conceda.

ANGELO CARD. DELL'ACQUA

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Ottimismoanche a Bangkok

- Che significa il nome Bangkok? - chiedo all'Ispet-tore salesiano don Colombini mentre mi pilota attraversola grande capitale thailandese . Mi guarda meravigliato(lui a Bangkok ci vive da 3o anni) e poi mi spiega che,situata a circa 15 chilometri dal mare, sulla sponda sini-stra del fiume Chao Praja, la capitale della �hailandiaha un nome che significa semplicemente « villaggiodell'ulivo » .- Un nome, allora, imparentato con la Bibbia, o quasi,

- gli dico in risposta. Ci si avvia verso il tranquilloquartiere , di �ala-Deng; una fiumana di macchinesfrecciano nella grande strada, la Phetburi Road . Ailati si alzano due imponenti edifici : la �cuola profes-sionale Don Bosco e il collegio Domenico �avio .- Quando ci vennero, qui a Bangkok, i �alesiani ? -

chiedo ancora a don Colombini . Mi racconta che fu nel1929 per una fortunata coincidenza. Proprio in quel-l'anno il dottor Gaietti, un italiano, medico nelle Fer-rovie del �iam, in procinto di rientrare in patria, offrivaai �alesiani, a un prezzo modesto, la sua villetta situatain « �ala-Deng », una zona residenziale lontana dalcentro della città. Era a due piani con sei stanze . Ingran-dita e diventata Libreria e poi Casa-Procura, nel 196ofu ceduta alle Figlie di Maria Ausiliatrice, che ne fecerola loro Casa ispettoriale e vi aprirono il Pensionatouniversitario « Auxilium » .- E perché ci vennero i �alesiani come missionari

in un paese che è totalmente buddista ? - domandoancora. Con questa interrogazione ho toccato il nervoottico del nostro colloquio .

Dio agisce missionariamenteMi ricordo che un gruppo di filosofi indù ebbe

una « tavola rotonda » con teologi cristiani, in India .Oggetto della discussione : per quale motivo i missio-nari si recano in India o nelle altre parti del mondoe per quale motivo essi non accettano e non aderi-scono alle religioni che già sussistono in quei paesi?�ono domande legittime che anche in Europa moltisi pongono quando si parla di «missioni» . Dopo

ore e ore di conversazione si arrivò al punto crucialee gli interlocutori indù incominciarono a capire nonsolo l'impulso espansivo, ma anche il motivo profondodelle missioni cristiane . Questo motivo - dichiararono -bisogna trovarlo nel concetto cristiano di Dio . Ricordoanche che nel dialogo ecumenico dei teologi di tutti icontinenti è stata coniata la formula : Dio è un Dio missio-nario. Il che significa che « Dio ha tanto amato il mondoda inviargli il suo Figlio unigenito perché chiunquecrede in lui non perisca, ma abbia la Vita eterna » .Dio è un Dio che invia il suo Figlio nel mondo . Egliagisce (afferma la �acra �crittura) quale giudice esalvatore in tutto il mondo ; e in riferimento a questasua azione, tutto il mondo si scrolla e si mette in movi-mento. La Chiesa - così deduce la nuova scienza mis-sionaria che parla volentieri di «missione di Dio » -è, allora, una parte principale o anche lo strumentodi questa azione o missione di Dio. Non diventa piùun problema il discutere se la Chiesa voglia o no aprirsialle missioni . Il problema consiste soltanto nel saperein che modo debba svolgersi questa missione . La mis-sione, come tale, si è sempre avuta nella Chiesa ; giàla sua semplice esistenza testimonia che Dio agiscemissionariamente . E l'esistenza propria della Chiesafa parte della manifestazione di Dio nel mondo .

Opere salesiane a BangkokA Bangkok feci visita all'Istituto per fanciulli e fan-

ciulle cieche, tenuto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice .�copo dell'Istituto è di rodare i ciechi a una vita normalee inserirli nella società secondo il motto-programma :«Aiutare i ciechi ad aiutare se stessi » .

Feci una lunga capatina alla �cuola professionale« Don Bosco » . Entrambe le istituzioni sono una por-zione di primo piano della nuova Chiesa missionaria,di una Chiesa che si accolla in pieno il suo compitouniversale. Ma non è più lo stesso compito che condusseil 27 ottobre 1927 i primi �alesiani ad assumere la nuovaMissione nella Penisola �iamese, con territorio distac-cato dal Vicariato Apostolico del �iam . Essi allora perce- 25

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�cuola professionale «Don Bosco » di Bangkok . Dall'alto in basso :Particolare delle arti grafiche • L'ambasciatore U.�.A . visita la�cuola di meccanica • Laboratorio degli elettromeccanici . I piùpiccoli al lavoro.

pivano in qualche modo questa missione in senso geogra-fico ; avevano lasciato l'Europa e attraversato il mareper venire nella �ailandia . Oggi le cose sono cambiate .Oggi essi interpretano la missione universale come unmandato specifico che li impegna ad affrontare le orestoriche del mondo . Gli occorre fronteggiare il periododella secolarizzazione che, sembra, fa generalmenteseguito al periodo delle missioni .

La �cuola professionale «Don Bosco » di Bangkokè un'opera di promozione umana . Accetta solo ragazzipoveri e dà loro l'insegnamento gratuito. Quelli chevengono da lontano sono accettati come interni allestesse condizioni : gratuitamente . Non si fa distinzionedi religione. Metà degli allievi sono buddisti e alcunidi altre denominazioni religiose .

I risultati scolastici e tecnici sono assai soddisfacenti .L'anno scorso dei 12 primi allievi delle scuole tecnicheprivate di tutto il regno, 7 erano del « Don Bosco» .

I nostri allievi sono ricercati nell'ambiente industriale•

possono trovare facilmente lavoro . In questo la scuolali assiste e li accompagna . Negli ambienti governativi•

del municipio la scuola gode molta stima per il lavorodisinteressato che fa per la gioventù popolare e povera .

A fianco della �cuola tecnica (metri 117 x 12) a trepiani, sorge nella grande arteria « Phetburi », il �empioa Don Bosco . Di fronte è la �cuola �an Domenico�avio e la Casa ispettoriale . Un villaggio degli studiinteramente salesiano, spaccato a mezzo da una dellepiù moderne strade di scorrimento del traffico di Bangkok .

Mons. Ratna è ottimistaHo incontrato mons. Roberto Ratna, primo Vescovo

thai della diocesi di Ratburi, dove lavorò a fondo ilVescovo salesiano mons . Carretto. l;'Ions. Ratna èuna persona aristocratica, cortese, dal sorriso radioso .Nato a Bangkok, primogenito di uno dei più ricchicommercianti della capitale, fu cresciuto con un'educa-zione buddista al cento per cento . Frequentava assidua-mente la pagoda del Budda di �meraldo ; ogni mattina,puntuale come un cronometro, era presente all'offertarituale del riso ai bonzi dalle toghe gialle frusciantiall'ingresso della sua villa . Poi, istruzione occidentale, se-condo l'uso delle famiglie « bene » di Bangkok, nelgrande istituto cattolico tenuto dai Fratelli di � . Gabriele .Furono i primi contatti con il cattolicesimo . A i8 anni,inviato a Hong Kong per i corsi universitari di �cienzeCommerciali, conobbe i Gesuiti . Divenuto maggiorenne,nonostante le opposizioni della famiglia si fece battezzare•

prese il nome di Roberto . Rientrò a Bangkok e vitrovò un'accoglienza funebre: il padre lo aveva diseredato• cacciato di casa. Allora prese un fagottino sotto ilbraccio e bussò alla porta del �eminario della Missione�alesiana, accolto a braccia aperte dal vescovo salesianomons. Pasotti. Furono sei anni di pace e di gioia . Nel'48 fu ordinato sacerdote. La mamma buddista, al-l'insaputa del marito raggiunse il figlio per piangeredi conforto . Nel 62 mons . Carretto, successore di mons .Pasotti, lo inviò a Lovanio nel Belgio per un perfeziona-mento catechetico. Mons. Ratna mi dice che la Chiesain �hailandia è a una svolta decisiva .- Lei è ottimista ? - gli chiedo. �orride, mi guarda

risponde :- Come non esserlo dopo che Gesù ha detto :« Alzate gli occhi e contemplate : le messi già biondeg-

giano » ?- Anche a Bangkok, nonostante lo stallo delle con-

versioni ?- �ì, anche a Bangkok, anche nella città dell'ulivo .

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�eoriae pratica

tra gli indi�ucani

Ho trascorso cinquant'anni di la-voro missionario tra i selvaggi delRio Negro . Una domanda mi vienespontanea : a che cosa sono dovuti irisultati consolanti ottenuti nel girodi mezzo secolo? Avevamo incon-trato quei selvaggi nelle loro ma-loche (o villaggi), schiavi di leggicrudeli e sanguinarie, quali l'infan-ticidio, l'uccisione di uno dei ge-melli, la soppressione dei nati im-perfetti, degli illegittimi, degli in-curabili, sia bimbi che vecchi . Inquei tempi non c'erano per noicorsi di missionologia che ci prepa-rassero in qualche modo al nostroarduo lavoro di evangelizzazione .Però, a pensarci bene, posso dire chemi aiutarono molto le grandi figuredi missionari che mi avevano affa-scinato da ragazzo: il cardinal Mas-saia, il card . Lavigerie, mons . DeJacobis, eccetera. Avevo letto avi-damente le loro biografie ; e queipionieri meravigliosi mi avevano for-nito come dei modelli di comporta-mento. Ricordo in maniera partico-lare il De Jacobis ; fu lui a rivelarmiin certo qual modo il sistema perfare breccia tra i primitivi . �pigolandonella sua vita avevo carpito questiotto segreti :

i . Occorre avere un grande ri-spetto per la lingua specifica dei popoliche si vogliono evangelizzare ; DeJacobis la maneggiava come unetiope del luogo .

2 . È necessario accettare e com-prendere i loro costumi e le loro tra-dizioni .

3 . Bisogna studiare il loro fondoumano e psicologico, per inserire intutto ciò che hanno di buono l'in-nesto del Vangelo .4. Non bisogna mai insorgere con

violenza e fustigare alcuni loro usie costumi che possono anche nonpiacere ; occorre dolcemente purifi-carli e imbeverli di cristianesimo : ènecessaria una tecnica di pazienza edi dolcezza.

5 . Occorre condividere la loro vita,partecipare alla loro povertà, avereparticolare cura dei vecchi, degliammalati e dei bisognosi .

6 . �oprattutto bisogna, attraversol'istruzione e l'educazione, curare igiovani. I giovani sono la punta avan-zata della società. Don Bosco avevaragione a puntare tutte le sue cartesui giovani. Per mezzo dei fanciulli siconquistano gli adulti .

7. Non bisogna irritarli con unaaffrettata repressione dei loro vizi ;molta pazienza e molto buon esempiodi luminosa vita cristiana da partenostra .

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8 . Il segreto principale sta nel mis-sionario : deve amare, profondamenteamare i suoi catecumeni, se vuoleportarli alla fede .

Un esempio tipico di questa peda-gogia missionaria lo ebbi nel casodi un ragazzo tucano, di nome Can-dido Lopes. Candido Lopes era unragazzo di circa s i anni. Durante ungiro missionario lungo il fiume �i-quié ebbi modo di incontrarlo nelsuo villaggio di Cachoeira . Mi vennevicino e insieme ad altri suoi coe-tanei insistette perché lo portassi nelnostro internato di �aracuà, comeallievo . Gli risposi che non mi erapossibile perché tutti i posti eranogià occupati ; gli promisi un postoper l'anno seguente . Non obiettò .Nel mio ritorno dall'alto �iquié,rinnovò la domanda. Gli feci capireche bisognava attendere fino al pros-simo anno scolastico . Notai però chesenza obiettare stava preparando lasua amaca, i remi e un po' di farinaper un eventuale viaggio . Non glidissi nulla ; visitai una per una lecase del villaggio, poi risalii in barcapuntando verso la nostra base mis-sionaria. Dopo alcune giravolte delfiume, perlustrando la grossa imbar-cazione vidi emergere dai cesti difarina la piccola testa di Candido chevi si era appiattito a mia insaputa,come un clandestino . Uscì dal na-scondiglio, mi si avvicinò tutto con-

fuso e mi disse : « Perdonami, voglioproprio venire alla tua missione, noncacciarmi via, ti prego . �arò buono,vedrai che non ti darò alcun dispia-cere » . Mi sussurrò quelle parole contanto cuore che gli perdonai la mo-nelleria . « Be', vedremo - gli dissicon indulgenza - intanto buttafuori dalla barca un po' d'acqua ; neè troppo piena » . Per tre giorni e trenotti lavorò silenziosamente a svuo-tare la barca dall'acqua che ognipoco l'allagava. Raggiava di gioia, losi vedeva . Arrivati a �aracuà, lovestii per benino e poi lo presentaiai suoi compagni. Fece subito ami-cizia .

In pochi giorni Candido si ambien-tò. Incaricai alcuni suoi compagni chegli insegnassero a pregare. Parlavapoco, ma era molto attento alsuo lavoro e alla scuola . Dopo solidue mesi era diventato un alunnomodello. Non mi pentii di averloaccettato .

Vennero le vacanze e lui chiese dinon ritornare alla sua casa ; gli pia-ceva tanto stare con noi. A Natale,quando vide il gruppo delle primecomunioni, ne riportò un'impressioneprofonda. Mi si avvicinò: «Padre- mi disse - se sapessi quantodesidero fare anch'io la prima comu-nione». L'anno dopo, fu ammessoalla prima comunione. �i raffinavaogni giorno più nella pietà, nell'ob-bedienza e nella disponibilità allavoro. Il giorno 24 maggio, festa

�ORINO. Mons . Giovanni Marchesi davanti alla Basilica di Maria Ausilia-trice, subito dopo aver concelebrato con i suoi compagni di noviziatosuperstiti nella ricorrenza del loro giubileo d'oro di vita religiosa nellafamiglia salesiana.

della sua prima comunione, segnòper lui una svolta decisiva .

Verso la fine d'anno, arrivò comeun fulmine la notizia: «Papà stamale » . Domandò il permesso diandarlo a prendere per farlo ricove-rare nel nostro ospedale e soprattuttoper disporlo al battesimo . Ritornòal suo villaggio. Due settimane piùtardi, una sera vedemmo arrivareuna barca spinta faticosamente aremi. Era Candido che con alcunisuoi parenti portava il babbo amma-lato. Povero uomo ! Era in uno statopietoso : difterite degenerata in tuber-colosi polmonare, con vampate difebbre e una tosse ostinata che lostraziava giorno e notte . Candidoagganciò la sua amaca vicino a quelladel padre e non lo abbandonò più .

Le Figlie di Maria Ausiliatrice sipresero cura del babbo di Candidocon una sollecitudine più che ma-terna. Candido intanto lo stava cate-chizzando ; gli parlava di Gesù, gliinsegnava le orazioni, gli apriva ilcielo. Quando suo padre non accet-tava il cibo somministratogli, Can-dido correva al fiume, gettava l'amo,coglieva dei piccoli pesci che sapevamolto graditi al babbo e glieli cuci-nava nella maniera che più gli pia-cevano. �alvolta la punta della feb-bre era insopportabile e quell'uomochiedeva un po' d'aria fresca ; Can-dido allora lo adagiava con estremadelicatezza in una piccola barca elentamente risaliva e scendeva ilfiume. Ma il malato continuava adeclinare. Nelle lunghe ore dellanotte insonne Candido gli accostavaalle labbra il Crocifisso e gli par-lava della passione e morte di Gesùe di ciò che ci attende nella risurre-zione. Aveva imbevuto suo padre diCielo .

Una sera decidemmo di impartirgliil battesimo . Candido allestì a festala povera stanzetta . Il papà fu bat-tezzato, pianse di gioia, baciò alungo il crocifisso . Poi lentamente,scandendo le parole, mormorò inlingua tucana: « Meémena ni sini,meé petope naa sim », che vuol dire :«Voglio stare con te, �ignore, vogliovenire con te». Gli fu amministratoanche il sacramento degli infermi .Passò la notte tranquillo ; verso leprime luci dell'alba, con una bre-vissima agonia si spense . Candidopianse silenziosamente . La mortetrasfigurò di luce quel volto tucano ;Candido gli chiuse gli occhi, e nellemani congiunte gli allacciò il ro-sario .

Mons. GIOVANNI MARCHE�I

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PERIN�ERCE��IONE

DIMARIA

AU�ILIA�RICE

OCCORREVA UN IN�ERVEN�ODEL CIELO

Una mia cognata, residente a �ava (�a-ranto), dopo una operazione riuscita fe-licemente, fu colpita da febbre fino ai 40,che non la lasciava né di giorno né dinotte . Aggravò la situazione il soprag-giunto blocco intestinale . �i fece tutto ilpossibile per aiutarla, ma senza alcun mi-glioramento, anzi andava peggiorandosempre più, tanto da far temere una ca-tastrofe . Ormai i medici dicevano che oc-correva un intervento del Cielo . Con im-mensa fiducia ci rivolgemmo alla nostracara Ausiliatrice . La Direttrice e le �uorepregavano e facevano pregare perché laMadonna intervenisse . Maria Ausiliatricenon tardò a rivelarsi nella sua maternabontà. Il giorno dell'Assunta l'ammalataincominciò a migliorare e alla fine delmese tornò a casa convalescente. Oggista bene e può assolvere i suoi compitidi sposa e di madre . Questa pubblica-zione dica tutta la nostra riconoscenza .

�overato

�uor MARIA PE�ARE F.M.A .

GUARI�CE DA E�AURIMEN�OGENERALE

Mio nipote Danilo venne colpito da unaforma di esaurimento generale che, nonostante le più assidue cure mediche, nonaccennava a miglioramento, peggioravaanzi sempre più . L'unica speranza di ve-derlo presto guarito era la nostra fedenell'intervento di Dio, per l'intercessionedi Maria Ausiliatrice e di �an GiovanniBosco. Infatti, dopo molte preghiere esuppliche, la grazia è stata pienamenteottenuta, con tanta gioia da parte di tutti .Manteniamo quindi la promessa di pub-blicarla sul Bollettino �alesiano e inviamomodesta offerta .Aosta

PAOLA LEONI

RIMANE �RE �E��IMANECON PROGNO�I RI�ERVA�A

La sera del 2 maggio 1970, mia mammamentre tornava dalla santa Messa e cam-minava fuori dell'asfalto e in fila indianacon due amiche, fu investita da una mac-china lanciata a grande velocità, che nonsi è neppure fermata a soccorrerle, dopoaverle buttate a terra tutte e tre . Avvisatadal mio parroco, arrivai in ospedale colcuore in gola e vidi mia mamma sullabarella in condizioni pietose . Nell'inci-dente aveva riportato la frattura del dentedell'ipostrofeo, del bacino, della mandi-

boia ecc. con forte trauma e shoc . Lariconobbi per la catenina e per i vestiti .Rimase tre settimane con prognosi riser-vata, mentre io giorno e notte continuavoa pregare Maria Ausiliatrice, �an Dome-nico �avio e tutti i �anti salesiani . E sonostata esaudita in forma evidente : miamamma è tuttora con me e sta rimetten-dosi in salute .Ringrazio Maria Ausiliatrice anche per laprotezione accordata a mio marito, ope-rato d'urgenza di peritonite e nuovamenteper aderenze e perforazione intestinale,che l'avevano ridotto in stato gravissimo .Maria Ausiliatrice continui a proteggerela nostra famiglia e i tre bravi giovanottiche hanno soccorso la mamma in quelterribile frangente .

Baraggia di Gozzano (Novara)ANNAMARIA CAVIGIOLI

UNA �IGNORA LE REGALA UNARELIQUIA DI DON BO�CO

A distanza di un anno adempio la pro-messa fatta a �an Giovanni Bosco peruna grande grazia ricevuta . La mia bam-bina era affetta da una tosse persistenteche la tormentava giorno e notte senzalasciarle un minuto di riposo . A nullaerano valse le cure di diversi dottori . Ungiorno una signora mi regalò un'imma-gine con la reliquia di �an GiovanniBosco. Mi rivolsi a lui perché intercedessepresso Maria Ausiliatrice . Avevo unagrande fede che sarei stata aiutata, e nonmi hanno lasciata inesaudita . Per questorendo pubblica la mia riconoscenza .

Casa/grasso (Cuneo)

LILIANA FAN�ONE

E DEL�UO APO��OLO�ANGIOVANNIBO�CO

CI HANNO PURE �EGNALA�O GRAZIE

ME�E DI NOVEMBRE (continuazione)

Maldini Olga - Mancini Dott . Cesare - ManganaroNicolina - Mantello Lina - Manzini L. Famiglia -Marasco Lia - Marchese Giovanni - MarchiAntonio - Marcola Albina - Marenco DellapianaMaria - Maresco �erena - Mariani Orazio - Marini�eresa - Marongiu Gonaria - Marras PuddoriLuigia - Masalotti Pierina - Massola Pierina - Mazo-leni Maria e Gironima - Mazzi Letizia - MazzottaAntonio - Meinardi �eresa - Mella �ilvano - MelloMaria - Melone Natalina - Mendola Costanza -Menzio Vittoria - Meoli Giuseppina - Mereta�ilde - Mietta Maria Rosa - Migliaccio �erafina -Mirenda Giuseppina - Mizzon Argentina - Miz-zon Lina - Molini E . Famiglia - Mori Maria -Murtas Eugenia - Muscarella Maria - MusuraccaAnna e Giorgio - Nardi Barbieri Doris - Negro�eresio - Nerini Famiglia - Nespoli Piera - NoiaRagusa Rosso - Noli Giovanni - Noto CastagninoRosaria - Oggero Giorgio - Olivieri Amalia -Oneta Bedussi Ada - Ongaro Giovanni e Do-menica - Orsi Antonietta - Ostero Famiglia -Paghini Minchiotti Rossana - Pagliotti MicomoAnnetta - Palaia Ferdinando - Panariello Rosa -Panucci Rita - Paolini Grazia - Paolopoli Luisa -Papaleo Elvira - Parodi Giov. Battista - ParodiLidia - Pastorelli Marietta - Pedrali Federico -Pegoraro Maria - Peirano Filomena - PellitteriLuigi - Penacchi Bice - Pepe Maria - PeroneCostanza - Perovani Coniugi - Pezzala Margherita- Pezzatti �ina - Pica Alfieri M . Grazia - PiccaGiov. Battista - Picchetti Riccardo - Picco Livia -Picco �tefano e �eresina - Piccot Margherita -Pietrelli Lea - Pisano Nicola - Plevani Luigi -Pletti Rita - Polli �antina - Pollo Flaviano - Pol-lone Emma - Porcu Raffaela - Porliod Battistina -Pozzo Pina - Pozzo Renata - Pratesi Famiglia -Preterotti Rocco e Rosina - Primo Ida - PrioloMaria - Priotti �eresa - Proalio 'fitina - PuricelliAntonietta - Quaizier Erminia - Quercioli Dott .Antonio - Rabini Angelina - Rainero Angela -Ravera Paolo - Razzoli �eresa - Razzoli \Vilma -Re Cermelli Lucia - Renna Caterina - Rey Erminia -Rezzani Patrizia - Riccardi Antonia - RiccioriniDonato - Rivalta �ilvia - Rocca Maria - RomanoGiuseppina - Romano �amietto Caterina - RomeoMichele - Rondano Eufrosina - Eondano �orbaRosina - Rondinini Carolina - Rovedini Emilia -Rubella �erafina - Ruberi Rita - Ruffino Ilda -Ruggirello Maria - �afeta Maria - �alvadoriFederica - �amanni Paola - �androne Maddalena -�anna Francesca - �anvito Albertina - �araccoDario - �arcone Lucrezia - �ardo Valeria - �a-

IL MA�ERNO IN�ERVEN�ODI MARIA AU�ILIA�RICE

voini Dina - �cacheri Giannina - �ciene Carmela- �cotti Domenica - �enucio Antonio e Esterina -�erafini Maria - �ergo Giuseppina - �erra Pietro -�everino Pinuccia - �fogliarini Lucia - �gorlo Geny

Mi trovavo nell'Equatore in procinto dipartire per il Nord America . Per unacaduta riportai la frattura del collo delfemore. Poiché sei anni prima, per unafrattura all'anca, rimasi invalida perdue anni, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice,implorando il suo materno intervento .Nonostante che questa seconda rot-tura fosse più complicata della prece-dente, a distanza di soli quattro mesi,mi trovo in via di guarigione e possogià camminare quasi bene. Profonda-mente riconoscente a Maria Ausilia-trice, da cui attendo la completa guari-gione, offro una santa Messa in ringra-ziamento .

ANNA LUI�A HIDALGOExallieva di M . A.

- �igona Agata - �igaudo Maria - �iletto Gina -�imonetta Maria - �ismonda Marilena - �ivieroBrignenti �eresina - �meraldi Maria - �olaCalvino Marietta - �ola Pierina - �onzeri Maria -�peciale Angela Maria - �posato Biagina - �ta-ghinotti Ernestina - �taiano Anna - �toppa Mario -�acelli Rosa - �aliano Giovanni - �araminoAntonio - �aro Pinuccia - �avella Bruno - �avernaMaria - �empia Lina - �erranova Maria - �estaPezzi Giuseppina - �hiebat Pietro - �icozelliMaria - �omasella Granziera Agnese - �omasic-chio Alba - �orello Prof . Giuseppina - �orta Maria- �osi Ester - �ribocco Giuseppe - �ritto Paola -�ruffa Carlo Giuseppe - �uri Clementina - �utottiRita - Ughetto Riccardo - Valeggiani Giuseppina -Vallarino Maria - Valle Rosa - Vallini Agata -Varisio Angioletta - Vaudano Lucia -. VelardiMaria - Venturelli Antonietta - Venturoli Maria -Vergani �ala �andra - Vignaga Ferdinando -Villa Andrea e Lucia - Vinardi Anna - VitelloClemente - Vologni Maria - Zamboni Lidia -Zambruno Famiglia - Zanforlin d'alter - ZanioliLucia - Zolla Olga - Zordo Giustina - ZuappullaConcettina - Zucchegna M . Annunziata . 29

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ORA HA LA GIOIA DI E��EREUN'APO��OLA DI�AN DOMENICO �AVIO

Fin dalla nascita della mia secondogenitaBianca Maria avevo sperimentato l'effi-cacia della protezione di �an Domenico�avio, perché avevo potuto evitare un in-tervento che era stato previsto necessario .Ma l'aiuto più grande di �an Domenico�avio l'ebbi alla nascita del terzo figlioAngelo Domenico, per la quale come unaspada di Damocle perdurò fino all'ultimola necessità dell'intervento, pena la mortedel bimbo . Pregando il piccolo �anto misentii ispirata a non lasciarmi operare e aintensificare la mia fiducia nella sua in-tercessione . E oggi posso dichiarare cheal momento opportuno mi ha aiutata inmodo miracoloso . Ne avevo già propa-gato la devozione prima perché ogni voltache entrava una mamma nella sala-partol'affidavo al �anto e tutto andava bene ;ma ora sento più vivo il dovere e la gioiadi essere un'apostola di �an Domenico�avio .Massafiscaglia (Ferrara)

I�ALIA GIANNA MAGRI in ROCCHI

UN CA�O CHE �ORPRENDEGLI �PECIALI��IDELL'UNIVER�I�À DI GENOVA

L'11 giugno del 1965 la piccola GiannaZuccaro di nove anni attraversava lestrisce pedonali per recarsi a scuola,quando venne investita da una «�aurus»e proiettata sul selciato . Prontamente soc-corsa da un volontario della Croce Biancacon la stessa macchina investitrice venneportata all'ospedale di Finale Ligure, dovericevette le prime cure . Poi, agonizzantee con la bombola di ossigeno, venne tra-sferita all'ospedale di � . Corona di PietraLigure, nella sala di rianimazione, in statodi coma con prognosi riservatissima e di-chiarata in imminente pericolo di vita .Rimase sotto la tenda di ossigeno peroltre un mese . Il suo stato comatoso (unodei pochi casi clinici del genere in tuttal'Europa) durò oltre 73 giorni . Accorso alcapezzale della piccola Gianna, mia ni-potina, appresi dai consulti medici chenon vi era alcuna speranza e che sarebbestato meglio lasciarla andare in paradisoperché, se anche fosse guarita, sarebberimasta fisicamente e psichicamente me-nomata .Ritornato in �icilia nella casa salesianadi Alcamo, raccomandai la piccola allepreghiere dei fedeli per strappare la graziadella guarigione a �an Domenico �avio .

30 II 16 agosto erano già passati oltre due

PERIN�ERCE��IONEDI�AN DOMENICO

,> �AVIO

mesi dalla disgrazia, quando ritornai alcapezzale della piccola portando la re-liquia ex ossibus di �an Domenico �avioe promettendo che se avesse riacquistatola conoscenza e avesse cominciato a par-lare me presente, avrei attribuito la graziaalla sua intercessione e sarei diventatoapostolo della sua divozione . Ogni giornole bisbigliavo all'orecchio questa sem-plice preghiera : « O Domenico �avio chevuoi bene ai bambini, fammi guarire!» .Al quinto giorno, alla presenza di tutte leinfermiere del reparto, la bambina inco-minciò a rispondere alle mie domandesorprendendo gli specialisti dell'Univer-sità di Genova e tutta l'équipe dei medici,che non riuscivano a spiegare clinica-mente il fatto miracoloso . Quello fu l'ini-zio di una veloce guarigione che la portòdalla morte alla vita . �ono passati cinqueanni e la bambina, completamente gua-rita, non accusa nessuno dei postumi pa-ventati dai medici .Grato a �an Domenico �avio, non homancato di diffonderne la devozione trai giovani e in mezzo al popolo ed orachiedo che si pubblichi questa relazioneperché altri possano raccomandarsi confiducia alla potente intercessione delnostro piccolo e caro �anto .Mazzarino (CL)

DON NA�ALE ZUCCAROdirettore Opera �alesiana

GENI�ORI PREMIA�INELLA LORO FEDEAffetta da ipertensione e intossicazionegravidica, persi il mio primo figlio .Dopo sette mesi di tribolazioni, venniassalita da una grave forma di esauri-mento. In queste condizioni si prean-nunziò la seconda maternità . Affrontaiil mio compito con ansia e timore diperdere anche questo . Affidatami a�an Domenico �avio, lo pregai pertutto il periodo e, nonostante il parerenegativo dei medici, con l'aiuto di unbravo professore, a otto mesi e mezzonacque Oscar Domenico, così chiamatoproprio in onore del �anto. Appenapossibile, scioglieremo il voto di andarea ringraziarlo personalmente nella Basi-lica di Maria Ausiliatrice .Cerano (NO) LUIGIA E FRANCO ANNOVAZZI

Benché sposata in età avanzata, io emio marito eravamo ansiosi di un bimbo,ma il professore aveva detto che sa-rebbe stata necessaria una difficile ope-razione. Allora con tutta fede indossail'abitino di �an Domenico �avio eincominciai una novena supplicandolo

di concedermi la grazia senza ricorrereall'operazione . Con grande stupore no-stro e dello stesso dottore evitai l'ope-razione e venne alla luce una bella bam-bina. Oggi siamo genitori felici, graziea �an Domenico �avio .

COALOVA BIANCO

L'offerta che invio è un segno della nostravivissima riconoscenza a �an Domenico�avio perché mia figlia Mariagrazia, dopoquasi dieci anni di matrimonio, è riuscitaad avere un figlio . La grazia è tanto piùgrande in quanto due maternità prece-denti erano fallite con complicazioni cherendevano assai problematiche nuovematernità . Ora il piccolo Francesco Do-menico è una prova vivente della bontàe potenza d'intercessione di �an Dome-nico �avio, il cui abitino mia figlia portòsempre al collo .Milano

CARLA BE�OZZI

�posata da sei anni e non riuscendo adavere figli, dietro suggerimento di una�uora salesiana, iniziai una novena a�an Domenico �avio indossandone l'abi-tino . E oggi sono diventata mamma senzasubire l'intervento chirurgico che erastato dichiarato necessario. Inoltre, a di-stanza di pochi mesi dalla nascita dellapiccola Raffaella Domenica, sono nuo-vamente in attesa con evidenti segni che�an Domenico �avio continua ad assi-stermi. Gliene sono quindi sinceramentegrata .Padova

PAOLA GRIGGIO IN QUERENGHI

�ebastiana Armena in Porcu (Lula - Nuoro)ricoverata in ospedale per la seconda maternitàe con pronostici poco lieti, si affidò a �. D . � .senza perdere un solo istante la fiducia nella suaassistenza e con la promessa di chiamare Dome-nico il nascituro, il che fece con grande gioia ericonoscenza .

Clementina Guarisco (Magenta - Milano)invia offerta quale testimonianza della sua rico-noscenza a � . D . � ., per la cui intercessione ri-cevette una grazia segnalata .

Mamma Liprandi (� . Albano �tura Ceriolo -Cuneo) dichiara che il figlio Costanzo, exallievosalesiano, fu colto da un male la cui diagnosi erapreoccupante . Invocato �. D . � ., il decorso delmale si avviò a una soluzione che a tutti parvemiracolosa . Riconoscente, ringrazia .

Rocco Guarnaccia (Pietraperzia - Enna) scriveche la figlia Liboria incominciò ad avere forti di-sturbi nervosi causati dalla disfunzione della ti-roide . All'ospedale i medici dissero che sarebbestato necessario l'intervento . Con fiducia si ri-volse a � . D . � . e oggi la figlia si può dire gua-rita e ha ripreso i suoi lavori .

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P

�ALE�IANI DEFUN�I

í

Don Luigi Bertuzzí t a �orino a 44 anni .Era nato a Iseo, dove i �alesiani dirigevano un Oratorio e una �cuolaMedia che diedero alla Chiesa e alla Congregazione numerose e bellevocazioni . Don Bertuzzi, carattere generoso e ricco di entusiasmo,sognava la vita missionaria, ma la Provvidenza dispose che rimanessenelle retrovie a organizzare gli aiuti alle

issioni nell'apposito Ufficiopresso la Direzione Generale delle Opere Don Bosco . E fu organizzatoredinamico e geniale . Fondò, tra l'altro, il Club dei Centomila per il soc-corso urgente alle zone più provate dalle catastrofi e dalla fame .Di lui parleremo ancora in un prossimo articolo sul Club dei Centomila,che nel suo comunicato stampa n . 3 del settembre scorso dava la noti-zia che per i profughi del Pakistan aveva già raccolto oltre 40 milioni,e fatte varie spedizioni di medicine, viveri e vestiti . Dio,l'avrà già pre-miato di tanta carità .Coadiutore Guido Colombíní t a �orinoo a 9o anni .Orfano di padre prima ancora di nascere, fu accolto a �an BenignoCanavese e guadagnato a Don Bosco dalla paternità delicata di don Lui-gi Nai . Avviato all'arte della legatura del libro, ne divenne un maestrodi non comune competenza, come dimostrano i due brevetti ottenutinel 1934 e nel 1937, molte finissime legature intarsiate in pelle e varilibri di tecnica di legatoria da lui pubblicati .Ma soprattutto nelle case in cui lavorò (�an Benigno C., �ucre inBolivia, Firenze, �ampierdarena e specialmente Valdocco) lasciò l'esem-pio di un vero salesiano : osservante, laborioso e pio, fedele a Don Boscoe devotissimo di Maria Ausiliatrice .Ebbe l'onore di preparare l'artistica legatura della vita di �an GiovanniBosco del card . �alotti da presentare al Papa Pio XI in occasione dellacanonizzazione di Don Bosco . Le Memorie Biografiche di �an GiovanniBosco (vol . XIX) fanno un'ampia descrizione di questo capolavoro,che fu definito x un gioiello d'arte ,> .�ac. Giuseppe Pinaffo t a Altamira - Caracas (Venezuela) a 84 anni .Nato a �an Giuseppe in Colle (Padova) nel 1887, entrò nella nostrafamiglia giovane maturo ed ebbe la sorte di essere formato da salesianidella prima ora, vivente il venerabile Don Rua . Dal 1927 al '48 fu mis-sionario in �hailandia, dove resta l'orma benefica del suo zelo, e dal'48 al '71 lavorò in Venezuela . Dovunque si mosse su quattro direttricidi marcia: ottimismo soprannaturale, semplicità evangelica, lavorosantificato, comprensione longanime, il tutto in clima e stile salesiano .Amò Maria Ausiliatrice con cuore di figlio : a Lei attribuiva l'incolu-mità nella prima guerra mondiale e l'assenza di ogni dubbio circa lavocazione. Per Don Rua ebbe un amore che fu definito <, unico n .Per questo si è pensato che il nostro prossimo a Beato» gli abbia anti-cipato la partenza per la Casa del Padre perché di là potesse assistere allasua beatificazione, grazia che per le condizioni di salute non gli sarebbestata possibile quaggiù.�ac. Paolo Gíua t a Roma a 68 anni .Il padre, avv . Antonio Giua di Lanusei (Nuoro), liceista ad Alassioaveva incontrato Don Bosco, il quale gli aveva predetto che presto isalesiani si sarebbero stabiliti in �ardegna e che i suoi figli sarebberoentrati nella famiglia salesiana . La profezia si avverò e tre figli dell'avv .Giua, tra cui don Paolo, divennero salesiani .Lanusei, Genzano, �erni, �antulussurgiu, Macerata, Brescia, Fra-scati, Roma e in fine la Colombia furono il teatro del suo travolgenteentusiasmo apostolico, che si accompagnava ad un vivo attaccamentoagli insegnamenti di Don Bosco e a un ideale di carità che era la salvezzadelle anime e il sollievo dei sofferenti . �ra i lebbrosi di Contratación(Colombia) profuse per zo anni inesauribili energie caritative, sacrifi-candosi in mille forme per tutti, ma con spiccata preferenza per igiovani . Oggi lo piangono specialmente i fedeli di Contratación, chehanno perduto in don Giua un padre e un apostolo .�ac. Giuseppe Zíni t a �rento a 52 anni .Fu sacerdote zelante e operoso specialmente nella ricerca delle voca-zioni e nella cura dei Cooperatori . Nella scuola insegnò con passionedi apostolo . Coltivò la musica fondando ovunque gli fu possibile, labanda. �oprattutto era un salesiano senza, compromessi .�ac. Donato Del Duca t a Perugia a 68 anni .Partì ancora chierico per le Missioni del Mato Grosso (Brasile) e vilavorò con zelo fino al 1939, quando dovette ritornare per salute . Amore,dedizione e offerta delle sue lunge sofferenze per la Chiesa, per la Con-gregazione e soprattutto per il Capitolo Generale, impreziosirono questiultimi 3o anni .

COOPERA�ORI DEFUN�I

��RI MOR�I

dette sempre, particolarmente tra i giovani, di una sana popolarità .A soli 41 anni per le sue virtù e per le serene relazioni che lo legavanoai vari gruppi etnici di �rieste, fu ritenuto idoneo a succedere alla nobi-lissima figura di mons . Bartolomasi sulla cattedra di �an Giusto .Mons. Fogar sentì altamente l'italianità di �rieste, ma sempre nel qua-dro della superiore responsabilità di servizio verso tutti, senza discrimi-nazione di nazionalità e di razze . Quando, dopo tredici anni di governo,l'esasperato nazionalismo di altri resero precaria la situazione, mons . Fo-gar compì in serena ubbidienza il suo sacrificio e si ritirò a Roma .�ui giovani esercitò sempre un fascino straordinario . Lo chiamavano~' il Vescovo dei muli,> (in gergo triestino i ragazzi vengono chiamatit muli n) e quando veniva in casa nostra, i �uperiori dovevano vigilareperché i ragazzi nel loro entusiasmo non lo a schiacciassero fl I sale-siani di Gorizia e più ancora quelli di �rieste debbono molta riconoscenzaa mons . Fogar, che li ha sempre compresi, aiutati, amati con affetto dipadre .Comm. Franco Loeatellí t a Gazzaniga (Bergamo) .Cooperatore �alesiano ed Exallievo del nostro Istituto di Milano,può essere additato come un modello di devozione a Maria Ausiliatricee a Don -Bosco . Eravamo abituati a vederlo a �orino due volte all'annoper le ricorrenze del 31 gennaio e del 24 maggio . Più volte il RettorMaggiore lo volle suo commensale per esprimergli la riconoscenza diparecchie case della Lombardia e di alcune residenze Missionarie, cheavevano goduto della sua generosa beneficenza .Ai funerali concelebrarono con monsignor Lazzari quattro sacerdotisalesiani e assistette il nostro Vescovo missionario monsignor Marchesisuo grande amico. II telegramma inviato da Don Ricceri alla vedovasignora Ernestina riassumeva la figura indimenticabile del caro estinto :e �utta Famiglia �alesiana suffragando partecipa grave lutto ammirataesemplare rettitudine et generosa carità degno Cooperatore et Exallievo ~i .

Pietro Arosio. decano degli Exallievi del Finalese .�i è spento a Finale Ligure alla veneranda età di 97 anni . Era entratonella Famiglia salesiana ancora in giovanissima età e fu assegnato alla�cuola di Arti e Mestieri di �ampierdarena, dove con la sua abilitàtecnica svolse una apprezzata attività nell'insegnamento dell'arte dellegno . Fu in quella casa che conobbe personalmente Don Bosco e neriportò un ricordo incancellabile . Dopo una trentina d'anni si stabilìa Finale Ligure formandosi una famiglia alla quale trasfuse quello spi-rito profondamente cristiano che aveva appreso nella Famiglia sale-siana . Gli Exallievi lo veneravano come una reliquia di Don Bosco .Comm. Avv . Corrado Esposito t a Roma a 81 anni .Fratello del nostro don Francesco, Cooperatore da molti anni, nevisse genuinamente lo spirito . �ereno e faceto, era l'anima di ogni con-versazione . Giovane avvocato, fu assessore alla pubblica istruzione aCosenza . In una ardita azione di guerra (1915-18) si meritò la medagliaal valore . 'Nelle ferrovie dello �tato raggiunse i più alti gradi della gerar-chia, sempre fedele e coerente ai suoi princìpi .Elena Fabrocíni t a �erzigno (Napoli) a 67 anni .Membro del Consiglio locale dei Cooperatori, portò sempre con gene-rosità ed entusiasmo il suo contributo alle iniziative . Profuse amore ezelo per le vocazioni, per le missioni, per il culto divino, pronta a fareil bene ovunque le circostanze lo richiedessero . La sua scomparsa lasciavivo rimpianto .Angela Bízzozero ved . Redaellí t a Varese .Nel volgere di pochi mesi dalla dipartita del compianto marito comm .Giuseppe Redaelli, passava alla Casa del Padre nell'ottobre scorso .Benefattrice e Cooperatrice fin dagli albori dell'Opera salesiana inVarese, sinceramente devota di Don Bosco, compì un'opera assiduadi silenzioso e operante apostolato con i familiari e con quanti avvi-cinava .Maria Luparía ved. Geremia t a Grana Monf. (Asti) a 88 anniMamma di 9 figli, tra cui un figlio �acerdote Parroco a Grana Mon-ferrato e una �uora Figlia di Maria Ausiliatrice, �r . Regina, li educòalla devozione a Maria Ausiliatrice e a �an Giovanni Bosco, che eranoi �anti di casa . Educata dalle �uore �alesiane, mandò tutti i suoi figlie nipoti presso le Figlie di M . A . di Cuccaro, convinta di farne deicristiani autentici .

AL�RI COOPERA�ORI DEFUN�I

Alessandro Maria Antonia - Angenica Carmelo - Balbi Michele - Bar-bera Cristina - Baudanza Carcó Concettina - Bellino Carmela - CafisoConcettina - Cafiso Mario - Carabellò Agrippina - Caruso Marianna -Ciancico Coram . Vincenzo - Cirmeni Orazia - Cirrone Agrippino fuFilippo - Coppo Gea - Cocuzza Antonia - Damigella Caterina - Dami-gella �alvatore - Fumagalli Angela - Greco Nucifora Concetta - GuliziaMarianna fu Pietro - Malandrino Carmela - Mazzone Carcò Emanuela -

Mons. Luigi Fogar t a Roma a 89 anni .

Messina Michela - Ricceri Francesco - Rumasuglia Maria - �aleraiDel noto Vescovo di �rieste la stampa ha messo in rilievo le grandi bene-

Agrippino - �alerno Agrippina - �andri Elena - �amburino Cartainerenze e le doti . Forte di carattere ma senza durezze, signorile, ama-

Agrippina - �amburino Cesare - �amburino Capuana Cristina - �am-bile, con un'attraente carica umana, animata da una grande fede, go-

burino �iracusa Maria - 'Fufigno �eresina .

L'I��I�U�O �ALE�IANO PER LE MI��IONI con sede in �ORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n . 22, può legalmente rice-vere Legati ed Eredità. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule :

�e trattasi d'un legato : « .. .lascio all'istituto �alesiano per le Missioni con sede in �orino a titolo di legato la somma di Lire . . . (oppure) l'immobilesito in .. .».

�e trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe essere questa :« . .. Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomino mio erede universale l'Istituto �alesiano per le Missioni con sede in �orinolasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo» .

(luogo e data)

(firma per esteso) 31

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32

Allamano canonico Giuseppe : articolo commemorativo : vi, 14 .Argentina : varie : 111, 22 ; III, 23 ; IV, 22 ; VI, 24 ; IX, 20 .

Associazioni Giovanili �alesiane (A.G.� .) : secondo convegno nazio-nale : III, 20 .

Australia : Cooperatori salesiani al lavoro : li, 14 .

Austria : un centro nazionale per le vocazioni : II, 23 .Beltrami don Andrea : nel centenario della nascita : X, 24 .Bibbia �acra : Enciclopedia della Bibbia (4° vol.) : IV, 19.

Bolivia : dieci anni di lavoro alla Muyurina : III, I� - esperienze di vita delnovizi : iv, 17 - corsi tecnici per » campesinos n : V, 23 .

Bosco san Giovanni : cittadino di Panamà : 1, 6 - monumenti : I, 21 ; IV, 22 ;V, 24 - via statale intitolata a : 1, 24 - edificio scol . intitolato a : 11, 23 - OscarDon Bosco : x, z6 - grazie : (vedi rubrica grazie Maria A .) - vedi anche ru-brica: Educhiamo come Don Bosco .

Braga don Carlo : articolo in morte : IV, I� .

Brasile : Volontari laici a Belém : 1, 16 - Natal : Cristo muore in periferia :11, 26 - Belém : giovani incontro a Cristo : 111, 14 - metodo alfabetizzazione�DB : 1v, 3 - i salesiani nello �tato di � . Paulo : v, 6 - Centro di pasto-rale giovanile di � . Paulo : vi, ti - incontri di gioventù : Ix, io - don An-gelo Visentin: 4o anni di missione: x, 18 - Mato Grosso : il Far West delBrasile : xi, 9 - la n Citade Dom Bosco » di Corumbà : xii, 14 - Articoli dimons . Marchesi sulla miss . del Rio Negro : V, 25 ; VII, 28 ; XII, 27 - tra gliindi Koroscitari : v, 27 - centrale elettrica tra Bororo e Xavante: IX, 21 -don Francesco Pucci (Padre Chiquinho) : IX, 26 - varie : 1, 24 ; 11, 23 ; VII, 24 .

Capitolo Generale �peciale : annunzio : 111, 13 - il lungo iter : iv, 8 - aperto :vi, 2a di copertina - sintesi dei cap . precedenti : VII, 3 - i primi lavori :vli, 6 - continuano i lavori : ix, 8 - informazioni e chiarificazioni : x, 4 -aggiornamento sui lavori : XI, 5 - Messaggio dei Coop . al C .G .� . : XI, 5 ;xii, q .

Catacombe �an Callisto : 4o anni di servizio : Il, 22 .

Catechesi : rinnovamento della: il, 2 ; 111, 2 ; IV, x - i genitori primi cate-chisti: vi, 3 .

Catechisti : truppe scelte a servizio del Vangelo : vi, 6 .Centro �alesiano di Orientamento : �orino-Rebaudengo : nuovi sviluppi :

VII, 14 .

Ceria don Eugenio : commemorato centenario nascita : IV, 23 .

Chiesa : perché oggi, come ieri, amo la Chiesa : xI, 1 .

Cile : varie : Il, 23 .

Cinema : forte richiamo del Card. Vicario : XII, 24 .

Colombia : convegno naz . Divoti di M . A . : Il, zi - Città Don Bosco diMedellín: 111, 26 - varie : IX, 20 .

Congo : dialoghi alla Cité des Jeunes : I, 28 - nuova emittente �V: V, 24 -Jambo, Père : VI, z5 .

Cooperatori : lettera del Rettor M . : x, i - in Australia : Il, 14 - convegnoGiov . Coop . a �orino : 11, 22 - un Coop . anima una parrocchia: Il, 23 -cinque convegni sui CC . : IV, 7 - prima Conf. annuale a �orino : IV, 22 -chi 'sono i CC .? : v, za di copertina - visita alle Miss. dell'India : V, 8 -profilo di Carlo Zamparelli : VII, 22 - Laboratori-cenacoli : IX, 16 - l'OscarDon Bosco : X, 26 - colonia estiva allestita da Giov . Coop .: XII, 6 - Mes-saggio dei Coop . al C .G .� . : xii, q.

Cristianesimo orizzontale? : articolo, v1, x .Crociata Missionaria : terza pagina di copertinaa di ogni numero .Divorzio : articoli : 1, 12 ; VI, 5 (sul referendum) .Dominicana Rep . : expo-libro a �anto Domingo: iv, 23 .Educazione : rubrica e Educhiamo come Don Bosco »: 1, 13 (crisi scolastiche)

- li, x x (per riuscire a scuola) - III, 21 (crisi di opposizione) , 1v, io (com-pagnie cattive) - v, xi (ragazzi che rubano) - VI, 18 ( che dicono bugie) -vi1, 21 (i ragazzi ci guardano) - IX, 15 (educh . a essere puri) - X, x i (idem)- xii, 8 (educh . a partecipare alla Messa) - articolo : Confidenza tra genitorie figli : x, 1 .

Egitto : a servizio degli emigranti : I, 23 .

Esercizi �pirituali : elenco corsi 1971 : IV, 15 .

Exallievi : Alberto Marvelli : x, i5 - Atti del Congresso mondiale : X, 17 -varie : V, 24 ; VII, 24 ; X, 25 .

Figlie di Maria Ausiliatrice : fondazioni nuove : 1, 3 - �uor Maria �ron-catti : i, 20 - la �uperiora Gener. in India e �hail . : I, io ; in Estremo Orien-te: VI, 17 - Giubileo d'oro a Madrid : Ix, 25 - addio alle missionarie : xii, lo- varie : li, 23 .

Filippine : Paolo VI a �ondo : 11, 4 ; III, 7 - il fuoco ha distrutto �ondo :vil, 18 - il Centro Pio XII di Manila : x, 14 .

Fondazioni nuove : dei �alesiani e delle F.M .A . : 1, 2.

Gen Rosso : serata a Valdocco : IV, 21 .

Genitori : primi maestri della fede : VI, 3 - confidenza tra genitori e figli : x, i .Giappone : una porta grande e aperta : 111, 8 - premio letterario a don Bar-baro : III, 12 - nuova parrocchia a �okyo : XII, 12 - onorificenza a don �as-sinari : XII, 21 - varie : III, 23 .

Giovani : il problema giovani : IIi, i ( Paolo VI) - giovani incontro a Cristo :(Belém - Brasile) 111 ; 14 - occorre vigilare : vii, Iq - incontri di gioventùin Brasile : Ix, io - confidenza tra genitori e figli : x, x - (vedi anche Educa-zione) .

Guatemala : il palazzetto dello sport in G . : vi, 23 .Hongkong: tra i drogati di Hongkong : v, 14 - varie : 1, 23 ; III, 22 .

India : Centro e Beatitudini » di Madras : Il, 23 ; VI, 24 ; IX, 18 - comunismo

Indice dell'annata 1971e seminari nel Kerala : III, 24 - India-Krishnagar: pro profughi del Paki-stan : v11, io ; X, 27 ; XI, 18 ; xii, seconda di copertina e 23 - articolo sumons . Marengo : VII, 26 - tre domande a mons . Kerketta: IX, 18 - �tu-dentato �eol . di Bangalore : IX, 21 e 22 - tempo di semina tra i Naga :XI, 22 .

Italia : monumenti a Don Bosco: 1, 24 ; V, 24 - edificio scol. a Don Bosco :Il, 23 - scuola serale a Venezia : v, io ; Ix, 21 - Centro per l'elettronica a�orino : V, 23 - pellegrini al Colle Don Bosco : VI, 31 - Centro �ales . diorientamento : �o-Rebaudengo : vli, 14 - gli Exall . ricordano don G. Pel-legrino : VII, 24 - nuova sede dei x Filippini » a Catania : x, 25 - varie : IX, 25 ;X, 25 .

Iugoslavia : vestizione di 29 chierici salesiani : IV, 22 .

La �caletta : 5 anni di musica e colori : 111, 4 .

Lepanto : nel IVO centenario della Battaglia di Lepanto: x, 8 .

Marengo mons. Oreste : articolo : VII, 26 .

Maria Ausiliatrice : Associazione Divoti M . A . : Il, 21 - festa a Valdocco :VII, 12 - onorata in Palestina : VII, 25 - disco all'Ausiliatrice : Ix, 25 - gra-zie : vedi pagg . 29 e 3o di ogni numero.

Marvelli ing . Alberto : x, 15 (nel 25° della morte) .Mathias mons. Luigi : un sognatore-businessman : XII, 18 .

Mazzarello santa Maria : grazie: v, 30 - via intitolata a : IX, 25 .

Medio Oriente : art . su Nazaret : vi, 21 - Giubileo del Deleg . Ap . : Ix, 19.

Messico : nuovo Vescovo dei Mixes : 1, 22 .

Missioni : �O�, procuratori salesiani : 1, 14 - Volontari laici : 1, 16 - cate-chisti in missione: VI, 6 - giornata miss . mondiale: x, 12 - addio ai miss. :zii, io (vedi anche articoli sulle missioni nelle singole nazioni) .

Morano madre Maddalena : grazie: ix, 31 .Morti : pensieri di Don Bosco sui morti : XI, seconda di copertina - salesiani

e coop . defunti : vedi ultima pag. di ogni . numero.Namuncurà Zeffirino : grazie 11, 31 ; VI,' 31 ; IX, 31 .

Natale : il vostro Natale (Paolo VI) : XII, x .

Novasconi madre Carolina: in morte : III, 31 .

Pace don Luigi : articolo in morte : X, 22 .

Pakistan : per i profughi del: VII, Io ; X, 27 ; XI, 18 ; XII, 23 .

Panamà : Don Bosco, cittadino di Panamà : 1, 6 .

Paolo VI : ai giovani : li, x - a �ondo (Manila): 11, 4 ; 111, 7 - agli Exal-lievi : Il, 23 - sul problema giovani : III, x - a 24 sac. salesiani : v, x - alleVolontarie Don Bosco : x, 7 .

Paraguay : lettere dal Chaco Paraguayo : IV, 28 ; VI, z8 .

Perù : varie : II, 23.

Picchi mons. Mario : eletto vescovo : 1, 24.

Portogallo : settimana della stampa sales . : IX, xq - �cuola diretta da uncooperatore : IX, 25 .

Pucci don Francesco : detto « Padre Chiquinho »: articolo: IX, z6.Rettor Maggiore : lettera ai Coop .: 1, 2 - udienza da Paolo VI : v, 3 - inAustria : v, 22 - lettera della �egreteria di �tato : VII, x - festa a Valdocco:VIi, 16 - articolo su Don Rua: Ix, 1 .

Ricaldone don Pietro : artic . : Don Ricaldone e la Catechesi : xii, 4.Rinaldi don Filippo : grazie: Il, 31 ; IV, 31 ; VI, 31 ; IX, 31 .

Rosario : articolo : V, 4 .

Rua ven . Michele : verso gli altari : i, i - un richiamo alla santità (donRicceri) : ix, x - grazie: Il, 31 ; IV, 31 ; VI, 31 ; IX, 31 .

Rufiìni don Rinaldo : Messa di diamante : X, 24 .

�acerdote : Paolo VI a 24 sac. novelli sales . : v, 13 .

�avio san Domenico : grazie : 1, 31 ; III, 30 ; V, 31 ; VII, 31 ; X, 31 ; XII, 30.

�inodo : articoli : Ix, 14 ; XII, 2 .

�pagna : varie : 11, 22 ; IX, 19 ; IX, 20 ; IX, 25 .

�rugi �imone : grazie : li, 31 .

�tampa salesiana : il nuovo e Meridiano 12 »: x, 5 - settimana della st . sal .in Portogallo : 1x, iq.

�tati Uniti : varie: 111, 23 .

�tickler don Alfonso : eletto Prefetto della Biblioteca Vaticana : IX, 23 .

�hailandia : viaggio di don Laconi: IV, 24 - artic . su Bangkok : XII, 25 .

�oniolo prof. Giuseppe : verso la gloria degli altari : IX, 7 .

�orino Valdocco : festa M. A .: vii, 12 - festa Rèttor Maggiore : vti, 16 -Addio ai missionari: XII, io .

�roncatti �r. Maria : madre dei Kivari: 1, 20 .

Venezuela : Centro agricolo di Carrasquero : Il, 16 - tre avventure di �ali .�anta : iv, li - Istituto per minorenni delinquenti : v, t6 - nell'Alto Ori-noco : ix, 25 .

Vicufia Laura : grazie : It, 31 ; IV, 31 ; VI, 31 ; IX, 31 .

Vietnam : l'anima del Vietnam : 1, 25 ; Il, 24 - varie : III, 22 ; VII, 24 .

Vocazioni : Il, 15 (colonna) ; IV, 9 (colonna) ; VII, 15 (colonna) - IX, 6 (arti-colo) .

Volontari laici : a Belém (Brasile) : i, 16 - partono i primi vol . laici : vi, 1q .

Volontarie Don Bosco : artic. : li, 8 - Paolo VI alle V.D .B. : X, 7 .

Ziggiotti don Rgnato : Messa d'oro : li, 12 .

Varie : lettera a una suora : V, 20 - un comunista indiano ai cattolici : V, 21 .

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BOR�E COMPLE�E

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, perraccomandare i miei cari vivi e defunti, a cura diN. N. L . 100 .ooo.

Borsa : �utti i �anti �alesiani, in suffragio diAlfonso Maroso nel io' anniversario della sua dipar-tita, a cura di Pia Maroso e famiglia (Vicenza) .L. x00 .000.

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inringraziamento e invocando protezione, a cura diN. N ., L. 100 .000 .

Borsa : �an Domenico �avio, in ringraziamento, acura di Olga Zanier Biglioli (�ondrio) . L. 6o.ooo .

Borsa: Madonna del �asso, implorando prote-zione, a cura di Annetta Beretta ved . �ilvio (Mu-ralto �icino - �vizzera). L . 6o .ooo .

Borsa : Balasso Maria, in ricordo e suffragio, acura di N . N. (�chio-Vicenza). L . 50.000 .

Borsa : Anna e �eresa Balasso, in ricordo e suf-fragio, a cura di N . N . (�chio - Vicenza) . L. 50.000 .Borsa : Elvira Lucia Balasso, in ricordo e suf-fragio, a cura di N. N . (�chio - Vicenza) . L . 50 .000 .Borsa : Dottor Finili, in ricordo e suffragio, acura della doti . Pino Chiodi (Roma) . L . 50 .000 .Borsa : �an Giuseppe, in ringraziamento e invo-cando protezione, a cura di � . � . L. 50 .000 .

Borsa : �an Vincenzo de' Paoli, in memoria esuffragio di Lorenza Ragghianti, a cura delle so-relle ( Lucca) . L . 50 .000.

Borsa : Maria Ausiliatrice e � . G. Bosco, inmemoria di Mons . Cimatti e invocando protezionesulla propria famiglia in vita e in morte, a cura diCarlo Moretti (Milano) . L. 50 .000 .

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Borsa : Don Filippo Rinaldi, in ringraziamentoe invocando grazie, a cura di N. N. (Varese) .L . 50 .000.

Borsa: Don Bosco, proteggi sempre il mioGiacinto, grazie!, a cura di N . N. (Piacenza) .L . 50 .000 .

Borsa: Don Bosco, in riconoscenza, a cura del-

l'exallievo prof. ing . Giuseppe Matteotti (Padova) .L. 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco e �. D .�avio, a cura dei coniugi Lucia Zoia-Basilio Cat-taneo e figlie (Cavaglio d'Agogna - Novara) .L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e � . G . Bosco, invo-cando protezione, a cura di Nanda Ratti (Monza -Milano) . L . 50 .000.

Borsa : Maria Ausiliatrice, per protezione degliocchi, a cura di Olimpia Cavaglià (�antena -�orino) . L . 50 .000 .

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Borsa: Dottor Giovanni Perrone, in ricordo esuffragio, e invocando protezione sui nipoti Luca eFabio, a cura della cooperatrice Alina Bracco(Milano) . L. 50.000 .

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Rua e DonRinaldi, p .g.r ., a cura dell'ins . Vincenzo Federico(Gassino �orinese) . L . 50 .000 .

Borsa: Maria Ausiliatrice e � . G. Bosco, acura del dottor Rag . Carlo Giusti (Roma) . L . 50.000Borsa: Mater amabilis - Regina Cordium, acura di Marino �auszig (Genova) . L . 51 .000 .Borsa: Maria Ausiliatrice, proteggi Lella eMario Ernesto, a cura di Giuseppina Ferrero(Genova) . L . 53 .000.

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Borsa: �an Giovanni Bosco, p . g. r ., a cura diAmedeo �ilvestri (Avellino) . L. 50 .000 .

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CROCIA�AMI��IONARIA�O�ALE MINIMO PER BOR�AL. 50 .000 • Avvertiamo che lapubblicazione di una Borsa in-completa si effettua quando ilversamento iniziale raggiungela somma di L . 25 .000, ovveroquando tale somma viene rag-giunta con offerte successive .Non potendo formare una Borsa, sipuò contribuire con qualsiasi som-ma a completare Borse già fondate

memoria di �chiavini Pietro, e invocando aiuto eprotezione su noi, a cura di � . G . e mamma (Mi-lano) . L . 50.000 .

Borsa : �an Giovanni Bosco e � . Anna, a curadi Margherita Castagno, (Collegno - �orino)L . 50 .000 .

Borsa : Gesù �acramentato e Maria Ausilia-trice, in ricordo e suffragio dei miei cari defuntie invocando protezione sii tutta la rnia famiglia, acura di Caterina Forte (Castelpetroso - Isernia) .L . 50 .000 .

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, insuffragio dei propri defunti e invocando protezione,a cura di Adele Invernizzi (�rucazzano - Milano)L . 50 .000 .

Borsa : Famiglia Martino, in suffragio per i de-funti e invocando protezione per i vivi, a cura diCarmela Martino (-Messina) . L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, �. G. Bosco e �anti�alesiani, proteggete la nostra famiglia, a cura deiconiugi Giorgio e Ivana Mensitieri (Milano) .L. 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e � . G . Bosco, invo-cando protezione sulla propria famiglia, a cura diFelicita Moretti Franchi (Offlaga - Brescia) .L . 50 .000.

Borsa : Maria Ausiliatrice e � . G. Bosco, inringraziamento di favori ricevuti, a cura di N . N .(Castelletto �icino - Novara) . L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, � . G. Bosco, Ven .Don Rua e Don Rinaldi, invocando protezione,a cura della Cooperatrice Giovannina �ala (� . Gior-gio - Pavia) . L . 50 .000 .

Borsa : Lorenzo e Giuditta Lana, in memoria, acura della figlia Ida (Gallarate - Varese) . L. 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco s � . D .�avio, vi affidiamo . la nostra famiglia e il nostrolavoro, a cura di Rosalba e Roberto Roberti,(Chiavari - Genova) . L . 50.000 .

Borsa: Don Michele Rua, a cura di EmmaDemateis (Chàtillon) . L . 50 .000 ; �everino Artaz(Chàtillon) . L. 8 .ooo ; Martina Blanchod (Chà-tillon) . L . 5 .000 ; Giuseppina Vallomy (Lillianes) .L . 2 .000 ; Carolina Magnin (Chàtillon) . L . x .000 ;Emma Willermoz (Chàtillon) . L . 1 .ooo .

Borsa : Don Filippo Rinaldi, grazie!, a cura diLia Palazzolo (Palermo) . L . 25 .000 ; P . A. (Brescia).L. iz .ooo ; Anna �errazzoni (La Maddalena -�assari) . L . x2 .000 ; Angelo Repetti (Milano)L. x .000 .

Borsa : Prof. Guido Arezzu, exallievo, in ricordoe suffragio e invocando protezione su Giorgio e sullasua famiglia, a cura della cooperatrice Gina Rai-mondi (Rovigo) . L . 50 .000 .

Borsa : Don �ommaso �russoni, in ricordo esuffragio, a cura di Angela Gilardoni (Milano) .L . 50 .000 .

Borsa : Giuseppina Bondioni, in ricordo e suffra-gio, a cura di D . B . L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inmemoria e suffragio dell'anima dell'ing . Luigi�chiatti, a cura dell'exallievo L. Pellerino (�a-vona) . L . 50 .000.

(coNmuseo)

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Cosa deve credere oggi il cristiano? • Qual è la fede cattolica?Cosa insegna il catechismo cattolico?

La fede è ín crisi?« . . . la verità cristiana subisce oggi scosse e crisi paurose . .. vi è chi cerca una fedefacile, altri cercano una fede nuova, altri vorrebbero fidarsi di una fede naturalisticae filantropica, altri vorrebbero legittimare espressioni ambigue ed incerte della fede . . .»

(Paolo VI, 20-V-1 970)

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Franco Della Fiore

BOLLE��INO �ALE�IANO�i pubblica il 1 o del mese per i Cooperatori �alesiani; il 15del mese per i Dirigenti dei Cooperatori

�'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-fattori e Amici delle Opere Don Bosco

Direzione e amministrazione : via Maria Au-siliatrice, 32 - 10100 �orino - �el. 48.29.24

Direttore responsabile Don Pietro Zerbino

Autoriz . del �rib. di �orino n. 403 del 16 febbraio 1949Per inviare offerte servirsi del C .C . Postale n. 2-1355intestato a : Direz . Generale Opere Don Bosco - �orinoPer cambio d'indirizzo inviare anche l'indirizzo precedente

IL NUOVO CA�ECHI�MO AN�ICO

Nome e cognome 49P �EI • �ocietà Editrice InternazionaleI• ndirizzo UFFICIO COMMERCIALE

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