Notizie dalla Terra di Altrove #1

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Fanzine aperiodica del sito Terra di Altrove

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Editoriale

Ecco, gli ultimi avventori di stasera se ne sono andati ora. Nani, sono quelli che si fermano sempre fino a tarda notte. Chiudo la porta della Locanda, do un'ultima passata di straccio al bancone e raggiungo i Soliti Viandanti nella Sala riservata dove lavorano alacremente, ormai da molti giorni, per creare la fanzine che avete tra le mani. O meglio, che avete davanti agli occhi...Tra una tazza di cioccoterra e una bevanda 

altroviana, sono riusciti a raccogliere una notevole quantità di informazioni, curiosità,approfondimenti: si spazia dal fantasy straniero, con articoli e recensioni, alle interviste di autori ed editori del fantastico italiano. Il cuore del giornale è il tema che ha ispirato questo primo numero, quindi il   Medioevo, tra realtà e leggenda. Pagine dedicate al cinema e all'animazione ci parlano del fantasy approdato al grande e al piccolo schermo. Ma il fantasy è anche musica, gioco e, perché no, relax per grandi e piccini. E belle immagini, naturalmente, di quelle che fanno sognare.

Ebbene... Ci siamo.Le Notizie sono 

  pronte a varcare i confini della Terra 

di Altrove. Noi speriamo che possa- no regalarvi una 

 piacevole lettura. E se così sarà, vi diamo appunta- mento al prossimo numero! 

  Ah, se avete voglia 

di passare a trovarci, magari per parlare di libri (che sono la nostra comune passione), o 

  per offrirci qualche suggerimento per i  prossimi numeri, vi aspettiamo alla Locanda.Una buona tazza di cioccoterra è garantita a tutti i nostri lettori...

La Locandiera  

Colophon

Notizie dalla Terra di Altrovefanzine aperiodica del sito Terra di Altrove www.terradialtrove.it

[email protected]

 Anno I – N. 1 7 agosto 2011

Direttrice: La Locandiera TdARedattore capo: Sean MacMalcom

Revisione a cura di: Claudia MilaniRedattori: Oriana Mengoni,

Claudia Milani, Francesco Bignardelli,Demon Black, Luca Brenna, Francesca Resta

In redazione: Nihal, YuiHanno collaborato: Alessandra, Elli,

Mauro Fantini

Copertina di: Sean MacMalcomLe immagini di pagg. 28, 29, 30 e 32

sono a opera di: Francesca Resta

  fanzine  s.f. inv. dall'inglese fanatic (abbreviato

in fan, appassionato) e magazine (rivista).Rivista amatoriale contenente notizie,

informazioni, curiosità su un datoargomento realizzata da un gruppo di

appassionati e destinata a un pubblico diappassionati

 Attenzione: in conseguenza del carattere amatoriale

dell'opera, questa pubblicazione non ha daconsiderarsi qual testata giornalistica, né

mezzo di informazione o un prodottoeditoriale ai sensi della legge n. 62 del

7.03.2001.

Copyright e Creative Commons:tutti i diritti sui contenuti di questa

pubblicazione sono sotto la protezione deldiritto d'autore (legge 22 aprile 1941 n. 633 e

seguenti), liberamente distribuibili conlicenza Creative Commons (Attribuzione, Non

commerciale, Non opere derivate).

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La locanda della Terra di Altrove vi aspetta!

 In Locanda si LEGGE , si recensiscono libri,

ci si confronta tra lettori

e con gli scrittori.

 In Locanda si GIOCA. Al tavolo dell'Avventura

i viandanti vivono

incredibili avventure.

 In Locanda si DISCUTE  di fantasy, libri e autori, film,

presentazioni librarie e molto altro.

 In Locanda ci si RITROVA,

 si chiacchiera,ci si incontra tra amici.

 In Locanda si FA FESTA...

 Siamo maestri del settore

e ogni occasione e' buonaper organizzare una bella festa...

http://www.terradialtrove.it/public/forum/  

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Sommario

Fantasy straniero:Pagina 4: Avalon e il destino

degli uomini

Pagina 6: Le cronache di

Camelot, ovvero comestoricizzare una leggenda

Pagina 8: L'ultima volta che vidi Shannara, speriamo!

Pagina 9: Il destino e le scelte

degli altri

Pagina 9: Fantasy all'orientale

Fantasy nostrano:Pagina 10: Intervista a Cecilia

Randall

Pagina 13: Gens Arcana

Pagina 14: Demoni che

passione!

Pagina 14: LisidrandaPagina 15: Intervista a

Roberto Re

 Dossier Speciale:Pagina 16: Il Medioevo: realtà

o leggenda?

 Dietro le quinte:Pagina 18: Intervista con

Linee Infinite edizioni 

Cinema e TV fantasy:Pagina 20: Excalibur

Pagina 21: DragonHeart

Pagina 21: LadyHawke

 Animazione fantasy:

Pagina 22: Una spada per King

 Arthur

Pagina 23: Argai, la prophétie

Pagina 23: Principe Valiant

 Musica fantasy:Pagina 24: Dall'Irlanda con

furore... Cruachan!

Giochi e videogiochi fantasy:Pagina 25: C'era una volta

Pagina 25: Sacred

Spazio Autori:

Pagina 26: Adunanza 2011 – Lasottile distanza

Spazio Cuccioli:Pagina 28: La fiaccola dei desideri

Spazio Relax:

Pagina 31: Il cruciverbaPagina 32: L'Angolo della Posta

Pagina 32: I compleanni di Luglio

Pagina 32: I compleanni di Agosto 

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Avalon e il destino degli uomini

articolo a cura di Alessandra

Di Marion Zimmer Bradley (Albany, 1930 -Berkeley, 1999), laureata in lettere nel 1964presso la Hardin Simmons University ad  Abilene (Texas), si conosce soprattutto laletteratura fantastica, per quanto nel corsodella sua carriera letteraria si sia avvicinataanche ai generi gotico, fantascientifico estorico, oltre ad aver scritto diversi romanziinerenti la tematica lesbica.

Il successo le èarrivato princi-palmente gra-zie ai suoi ciclipiù famosi: laSaga di  Dark-

over , venticin-que romanzi dichiaro stampofantascientifico

raccolti in seguito in varie antologie; e laSaga di  Avalon, fantasy di matrice sto-rico/antropologica composta da sette libridei quali i primi quattro scritti di suo pugnoe gli ultimi 3 in collaborazione con Diana L.Paxon.Nel 2000 ha ricevuto il premio alla carriera World Fantasy Award for Life Achievement.

«Parla Morgana. Ai miei tempi sono stata

chiamata in molti modi: sorella, amante,  sacerdotessa, maga, regina. Ora, in verità, sono una maga e forse verrà un giorno in cui 

queste cose dovranno essere conosciute…»

Questo incipit de Le nebbie di Avalon, quartoromanzo della saga e sorta di rivisitazionepersonale della leggenda arturiana, racchiudebene le questioni affrontate nei sette romanziche vanno a comporre il ciclo: culti pagani,

tematiche personali, confronto tra nuovo eantico nell'inesorabile scorrere del tempo chetutto crea e tutto distrugge, in un   panta rei  scandito dalle regole di un destino che alcontrario nulla crea e nulla distrugge, matrasforma il mondo esclusivamente perdifendere e salvaguardare se stesso.

I romanzi sono tutti autoconclusivi, ma conforti richiami gli uni agli altri tramitesacerdoti, profezie, reincarnazioni e sogni;storie personali legate indissolubilmente siatra loro che a un destino più grande, dove ilbene del singolo viene sempre sacrificato peruno scopo superiore, come comprende beneMorgana, forse il personaggio piùsfaccettato, complesso e articolato dell'interociclo.

Il primo libro, Le querce di Albion narra dell'amore impossibile fra Eilan, sacerdotessabritanna votata alla grande Dea e alla castitàe Gaius, soldato romano (siamo nel I sec.d.C.) arrivato in Britannia in seguito allacolonizzazione da parte di Roma. Amoreimpossibile e destinato alla distruzione, manon prima di aver permesso il concepimentodi Gawen, il figlio della profezia, che uniràin sé la stirpe del Drago (la nobiltà celtica),quella dell'Aquila (nobiltà romana) e quellasacra dei Druidi, e che avrà un ruolodeterminante nel futuro della Britannia.Il secondo libro,  La Signora di 

 Avalon, è divisoin tre parti,cronologicamente distanti fraloro. RitroviamoGawen, portato

dalla sacerdotessaCaillean ad Ava-lon in seguitoalla morte dellamadre per rico-struire lì la comunità druidica, lontana dalladominazione romana, ma soprattutto nellaterza parte fa il suo ingresso Viviana, laDama del lago, chiamata ad Avalon percompiere il suo destino di signora dell'isola.

Qui è predominante l'attenzione sui ritidruidici, e viene ripresa la leggenda dei Figlidi Danu, delle loro conoscenze e della loromagia.Il terzo libro,   La sacerdotessa di Avalon,riprende la leggenda e narra la storia diElena, (Elaine) madre dell'imperatoreCostantino ui sacerdotessa di Avalon.

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S'innamorerà di Costanzo Cloro e lo seguirànelle sue campagne in Europa, e dall' unionefra questo sacerdote di Mitra e lasacerdotessa della grande Dea Madre nasceràl'imperatore della cristianità, la nuovareligione che porterà alla distruzioneapparente della sapienza e del potere difesoper tutto il ciclo dalle inesorabilisacerdotesse votate alla grande Dea Madre.Il quarto libro,   Le nebbie di 

 Avalon, è il piùcomplesso e ilpiù filosofico ditutti. L'autrice e-

spone una per-sonale rivisita-zione del cicloarturiano, doverealtà e fantasiacontinuano adintrecciarsi in u-no scambio diruoli che affascina e conquista il lettore. Lastoria è narrata in prima persona da

Morgana, e attraverso i suoi occhi vediamo icambiamenti, le lotte, la disperazione e ladeterminazione per non soccombere a undestino già scritto e proteggere un mondoche non esiste più. La magia aleggia tra leparole, l'inevitabile si fa strada periodo dopoperiodo, il mistero e il fato in continuaguerra e provocazione verso l'uomo. Artù,Morgana, Viviana, Lancillotto, Ginevra,nulla possono contro il fato e la volontàdella Dea. Non vivono, soccombono, e dopoaver lottato, accettano. Nemmeno la potentemagia di Morgana può fare nulla contro ildestino, né le sue immense conoscenzeacquisite passo dopo passo e dolore dopodolore potranno cambiare il corso decisodalla storia. Abbasserà il capo anche lei,emblema della donna e del potere dellagrande Dea, sopraffatta da un nuovo Dio,ma viva e potente come non mai nella sua versione di Vergine Maria. E alla fine capirà,

capirà anche Morgana, che il passato nonmuore, la Dea non muore, e Avalon nonmuore. Resterà un'isola nascosta ai più macapace di rivelarsi a chi la saprà trovare,  varcando quelle nebbie, riconoscendone la  verità, e chinandosi ad essa dopo averaccettato con fede la sua imperscrutabile volontà.

Ci sarebbe anche un prequel a questa saga: Le 

luci di Atlantide, romanzo nel quale troviamogià tutti gli elementi portanti che andrannoa caratterizzare le opere successive, perché èad Atlantide che tutto nasce, è da Atlantideche arriveranno i grandi saggi a portare laconoscenza e il potere dei grandi sacerdoti di  Avalon. Atlantide, luogo mitologico earcano, la città del serpente ricurvo dove laluce regna sovrana in un equilibrio costantequanto precario con le forze oscure segregatenel sottosuolo, ammalianti, seducenti, epotenti come non mai. Protagonista è la setedi conoscenza, incarnata nel mago Riveda,che calpesta le leggi degli uomini e degli dei

e non esita a scontrarsi con le forze dellaluce, a ribellarsi ad al loro tentativo didifendere e ripristinare l'ordine; e nel mezzoDeoris, soggiogata dal fascino irresistibile diRiveda e da ciò che il mago rappresenta. Unabattaglia che scatenerà la notte del caos, nellaquale alla fine gli uomini capiranno di esseresolamente uomini, perché solo l'eterna eciclica ruota del karma potrà riportareordine ed equilibrio fra luci e ombre, fra

bene e male, facce complementari einterscambiabili della stessa medaglia.Non si possono leggere questi romanzicercandone un'attendibilità storica, non sitroverà. Non si possono cercare qui i vericelti, le sacerdotesse, i cavalieri medievali o isoldati romani. Ci sono personaggi forti,complessi, è vero, e psicologicamente bencaratterizzati, che vivono in un mondo bendelineato (spesso ci sono cartine all'inizio deiromanzi) dove è facile riconoscere i luoghiche percorrono e in cui lottano. Ma la primacosa che si nota avanzando nella lettura èche quello descritto dalla Bradley è ununiverso che non esiste e non è mai esistito,dove i personaggi vivono e pensano in modiche non sarebbero stati possibili, e non soloperché anacronistici. Ha fatto dei miti unarealtà, nella quale però si comprende, eanche fin troppo bene, che pur sempre dimiti si tratta. Ma fa parte di questo fantasy, e

a mio avviso, del fascino di questi romanzi,dove la magia e il destino regnano sovrani,dove la donna è il centro del mondo, dalquale alla fine viene emarginata e rinchiusanella terra di sogno e confine chiamata  Avalon, e della quale detiene ancora, e nedeterrà sempre, il potere e l'illusione.

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Le Cronache di Camelot, ovvero come storicizzare una leggenda 

articolo a cura di Elli 

La saga de   Le Cronache di Camelot , ciclo inotto libri dello scrittore di origini scozzesi  Jack Whyte, rappresenta un interessante – ein parte riuscito – tentativo di storicizzare lafigura di Re Artù e di mostrare nel suosviluppo la nascita di un mito: cos’era  veramente Camelot e cosa aveva distraordinario la spada Excalibur? Chi eranoil “mago” Merlino e la Signora del Lago? E

l’isola di Avalon? Come hanno fatto –secondo la fantasia dell’autore, ovviamente –tutti questi elementi a passare dalla realtà allaleggenda? Tutto questo viene raccontato aprescindere da qualsiasi elemento magico osovrannaturale e calando la storia nel“giusto” contesto storico, ovvero la Britanniadel IV e del V secolo d.C.Una scelta singolare (e vincente) da parte di Whyte è stata quella di cominciare da molto

lontano, letteralmente dalle radici del mito.Il protagonista (e la voce narrante) dei primidue libri non è infatti né Artù né tantomeno Merlino o qualunque altro deipersonaggi canonici del ciclo bretone. Aintrodurci nei secoli bui dell’isola è invecel’ex legionario Gaio Publio Varro, che ormaianziano racconta la propria vita a partire daisuoi ultimi giorni da soldato. Attraverso isuoi occhi, vedremo il mondo dei romani di

Britannia andare letteralmente in pezzimentre una Roma sempre più lontana eindifferente abbandona gradualmente l’isolaal suo destino. Assisteremo all’epicotentativo di Varro e del suo ex comandante,il generale Caio Cornelio Britannico, dicreare un luogo in cui ciò che resta dellaciviltà romano-britannica possa continuare aprosperare e al tempo stesso difendersi dalle

minacce che si profilanoall’orizzonte, e ciimbarcheremo nella ricercadi una pietra caduta dalcielo con cui il nonno di  Varro forgiava armi distraordinaria lucentezza eresistenza.Curioso che il primo libro

del ciclo, un romanzo da cui sono assentipraticamente tutti gli elementi della storia“classica” e che ne narra soltanto gli antefatti(inutile dirlo, il sito sognato da Britannico eda Varro diverrà il nucleo della futuraCamelot, la spada forgiata con la pietra delcielo la famosa Excalibur e Artù saràimparentato con entrambi i protagonisti) siain assoluto quello più affascinante e meglioriuscito. La pietra del cielo (1996) è infatti un

bellissimo romanzo storico, insolito eoriginale, che riesce a trasmettere allaperfezione la sensazione di un’epoca e di unmondo in disfacimento, e in cui si staglianocome giganti le figure di questi due uomini(a cui si aggiungerà la volitiva LuceiaBritannico) che riescono a mantenere lapropria lucidità in un momento di grandeconfusione e che decidono di far risorgereun nuovo mondo dalle ceneri del vecchio.Trattandosi di una “cronaca” nel vero sensodella parola, il romanzo abbraccia grandiperiodi di tempo e non ha di certo un ritmoserrato, ma è costruito magistralmente e Whyte riesce a calare nel tessuto della storiale tematiche più disparate, dimostrandogrande attenzione per gli aspetti sociali,politici e religiosi del periodo (elemento che  verrà mantenuto anche nei libri successivi,seppur con sempre minore efficacia). Nonmancano le scene crude o

“piccanti”, a volte un po’gratuite ma che in questafase non prendono mai ilsopravvento sulla storia.Il secondo libro,  La spada

che canta, mantiene intattequasi tutte le caratte-ristiche del primo, seb-bene il tutto perda un po’di smalto e il finale sia alquanto frettoloso.

In ogni caso si può affermare che i primidue volumi, quelli in cui la voce narrante èPublio Varro, facciano storia a sé, sia comequalità che come struttura.Dal terzo libro,   La Stirpe dell’Aquila,comincia una nuova fase. A narrarci la storiaè adesso un anziano e disilluso Merlinonome com leto: Caio Merlino Britannico

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e il romanzo è in pratica una cronaca dellasua infanzia e giovinezza; sua edell’inseparabile cugino Uther Pendragon,futuro padre di Artù; il tutto sullo sfondodelle alterne vicende del forte di Camulod(poi Camelot) e della sua gente. Ilmeccanismo, ormai consolidato, si ripetesempre uguale e risulta pertanto leggermenteripetitivo rispetto ai primi due volumi,anche se questo romanzo continua amantenere un certo fascino soprattuttograzie alla contrapposizione fra il ponderatoMerlino e l’impetuoso Uther, dialettica cherappresenta il principale motivo d’interessedel libro. Un bel romanzo, nonostante tutto,

ma si comincia a perdere quel senso di forterealismo e di totale immedesimazionepresente nella prima parte del ciclo.Nei successivi tre libri,   Il sogno di Merlino (forse il tassello più debole della saga, nientedi più che un “ponte” fra una fase della

storia e l’altra),   Il forte sul 

 fiume  e   Il segno di 

Excalibur , facciamo final-mente la conoscenza di

  Artù, e sempre attraversogli occhi di Merlino neseguiamo la crescita finoalla sua apoteosi (l’e-strazione, per così dire,della spada dalla “roccia”

e il suo riconoscimento come guidadell’intera Britannia). Gli ultimi due librisono stati concepiti in realtà come unromanzo unico (titolo originale The sorcerer ,ovvero  Lo stregone ), anche se già in edizioneoriginale pubblicato in due parti. Il titoloinglese – assai più significativo di quelloitaliano, e che pertanto sarebbe stato benemantenere – svela quale sia in realtà il fulcrodell’ultima parte del ciclo. Per quanto Artùsia il motore della storia (tutto ciò che il suotutore fa lo fa per lui e per farlo giungere alposto che gli “spetta”), il vero protagonistarimane sempre Merlino, e il tema centrale èquello della sua “metamorfosi” (non a caso,

sottotitolo della Parte 2 dell’ultimo libro)nello stregone della leggenda. Le sofferenzedi Merlino e il ruolo che assume nell’ultimaparte della storia restano però gli unicielementi validi in romanzi che per ilresto perdono tutto quello che di positivoc’era nei primi libri: la trama gira a vuoto e i

personaggi sono sbiaditi e quasiinterscambiabili fra loro. Si sentemoltissimo, in altre parole, la mancanza difigure come quelle di Publio Varro e CaioBritannico.Gli ultimi due libri – Le porte di Camelot e Ladonna di Avalon – sono senz’altro quelli dicui si poteva fare a meno. Usciti in linguaoriginale in volume unico e col titolorivelatore di Uther (un indizio che ai lettoriitaliani è stato scelto appositamente di nonfornire), rappresentano in pratica un saltoindietro nel tempo.L’arco temporale è lostesso de   La stirpe dell’ 

 Aquila, ma narrato sta-  volta in terza persona edal punto di vista diUther anziché da quellodi Merlino. La domandanasce spontanea: ce n’eradavvero bisogno? Larisposta, per quanto mi riguarda, è“assolutamente no”. Un tentativo inutile diprolungare una saga che ormai non aveva

più nulla da dire.In conclusione, un ciclo interessante, che amio parere vale senz’atro la pena di leggere…fino al terzo libro (e la lettura si puòtranquillamente interrompere lì). Lasensazione, per quanto riguarda la secondaparte della saga, è quella di un’occasionemancata: non mantiene quel che promette,ma le promesse erano davvero di splendidafattura.Qualche notizia sull’autore:   Jack Whyte (Johnston, 1939), ènato in Scozia ma vivein Canada, dove si ètrasferito nel 1969.Dopo aver svolto sva-riati mestieri, ha otte-nuto il successo inter-nazionale proprio conla serie   Le Cronache di Camelot. Succes-

sivamente ha continuato a occuparsi delciclo arturiano con i quattro romanzidedicati alla figura di Lancillotto (sagaconosciuta in Italia col titolo di  Io,

 Lancillotto). Slegata invece dal resto è  La

Trilogia dei Saint-Clair, che vede perprotagonisti i Templari.

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L'ultima volta che vidi Shannara, speriamo! articolo a cura di Claudia Milani 

La trilogia de La genesi 

di Shannara si con-clude con i profughiche, guidati da Falco,sfuggono al disastronucleare (Le GrandiGuerre) rifugiandosiall’interno di unagrande vallata protetta

da nebbie magiche.Cinquecento anni do-

po, queste nebbie iniziano a disperdersi e gliabitanti della Valle sono di nuovo esposti almondo esterno, e ai pericoli che esso portacon sé. L’ultimo discendente dei Cavalieridel Verbo, Sider Ament, si troverà costrettoad essere il latore di questa triste novità e adover combattere sia contro i nemici prove-nienti dall’esterno, sia contro chi, dall’

interno, non vuole perdere il proprio potere,ma anzi vuole ampliarlo. Ad aiutarlo (si faper dire!) due giovani cercatori di piste:Panterra e Prue, i primi ad imbattersi, insie-me al portatore del bastone, nelle bestie chesono penetrate all’interno della Valle.C’è da dire che Brooks sta veramente cercan-do di spremere fino all’osso, e anche oltre,un filone ormai esaurito da tempo, senzaperaltro ottenere risultati apprezzabili. Indi-

pendentemente dall’aver o meno amato leprime serie, quest’ultima è indiscutibilmentead un livello inferiore, con ingenuità degnedi uno scrittore alle prime armi, e forseneanche. Il primo dialogo tra Sider Ament eil mercenario sfiora il ridicolo; il racconto dicome il mondo sia cambiato nei cinquecentoanni che hanno seguito il disastro è infarcitodi incongruenze al punto di essere imbaraz-zante. Panterra e Prue ci sono descritti comei cercatori di piste più dotati e svegli tra tuttii loro colleghi ma commettono un’idioziadopo l’altra. Prue dovrebbe avere una doteche le permette di percepire il pericolo, mafunziona solo quando ha il nemico dietro laschiena. Gli elfi sembrano delle macchietteaffette dal virus della troppa umanità: cal-colatori, vili, avidi. C’è una spia/assassino

che non spaventerebbe nemmeno un bam-bino e che infatti fallisce clamorosamente. Ameno che il primo volume non sia altro cheuna lunga premessa (e promessa) e che solonel secondo questi personaggi manifestino leloro capacità. Altra cosa che non convince afondo sono le dimensioni della Valle chepotrebbero essere riconducibili a quelle diuna nostra regione medio-grande. La vita che  vi si conduce ricorda molto la suddivisione

in comuni del nostro Medioevo: ogni città o  villaggio è indipendente, in alcuni casi cisono degli eserciti a scopo difensivo (e diconseguenza offensivo, visto che comunquerimane sempre tutto tra di loro).Lo stile è scorrevole, ma niente a che vederecon le belle descrizioni di una volta. Icaratteri dei personaggi sono appena accen-nati e comunque estremamente contrad-dittori, il che non significa in preda ai dubbimorali di un Walker Boh e quindi com-battuti; qui c’è proprio una dicotomia tra ciòche pensano e ciò che fanno. C’è la sensa-zione che Brooks abbia tentato nel corsodegli ultimi anni e delle ultime tre serie diallontanarsi da quell’ideale tolkeniano che inmolti gli contestano, per trovare un suopanorama meno idilliaco e più umano, conil solo risultato però di passare da unanarrazione completa ad un trito chiacchie-riccio. Manca di spessore, completezza,

ricchezza.Ultima dolente nota è per la traduzione:possibile che non si sia trovato niente dimeglio che tradurre un   Bearers of the Black

Staff con un L’ultimo cavaliere , che come bensanno gli appassionati del “Re” è il primodei romanzi che costituiscono il ciclo de  Latorre nera? Non si sta parlando di due emeritisconosciuti, ma di Brooks eKing. Un po’ di attenzione

per cortesia!Non ci resta a questo puntoche aspettare il secondo volu-me di queste   Leggende di 

Shannara, The Measure of the 

 Magic , che verrà pubblicatonegli USA il prossimoa osto.

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Il destino e le scelte degli altri

articolo a cura di Demon Black

Terrori arcani e perversi riemergono dallanotte dei tempi e i Re Vampiri sono tornatidi nuovo a calcare la terra. Possibile che ilsuo leggendario campione, il miticoMorningstar, sia veramente riemerso a sua  volta dalle brume del passato? Owen Odell,il menestrello errante, il bardo, sa bene che la verità è assai diversa. Sa bene che l’uomo cheha beffato e sconfitto gli Angostin lo hafatto solo per il proprio tornaconto: sa che

  Jarek Mace non si cura affatto della gentedelle Highland. Perché Jarek Mace è unfuorilegge, un tagliagole, un poco di buono,un uomo per cui tutto ha un prezzo e chesarebbe pronto a fare qualunque cosa perdenaro. E se fosse disposto anche a farel’eroe?È proprio vero che siamo noi con le nostremani a forgiare il nostro destino? Stando aquanto dice Gemmel, proprio no. Ci sono

elementi e persone nella nostra vita che lainfluenzano oltre ogni nostro controllo. E ilburattinaio di Jarek è Owen. È lui, il bardo,che costruisce passo passo il personaggioeroico e con esso ricostruisce anche lapersonalità di chi quell’eroe deveinterpretarlo. Ma insieme a Jarek, Owencambia anche se stesso e da pusillanimecantastorie diventa la voce della libertà, ilsuo portatore di ideali. Romanzo doveavventura, morale,amore si intrec-ciano magistral-mente su tre pianidiversi: presente,passato e futuroche si fondono einteragiscono tradi loro fino alpunto che senza ilfuturo non potreb-

be esistere passato.Non è forse l’operapiù famosa diGemmel, ma vale indubbiamente la lettura.

  La spada delle Highland di David Gemmel 

(traduzione di Annarita Guarnieri, Editrice Nord,1996)

Fantasy all'orientale

articolo a cura di Nihal 

Il volume è in realtà la raccolta di treromanzi:   La leggenda di Otori ,   Il viaggio di 

Takeo e   L’ultima luna, e racconta la vita delgiovane Tomasu che viene crudelmentestrappato al suo piccolo villaggio della cuidistruzione è l’unico superstite.

Sarà dopo questa terri-bile esperienza che dal-le ceneri di Tomasunascerà Takeo, un gio-

  vane la cui arte dellaspada non si limita alsemplice allenamentofisico, ma è principal-mente forza menatale espirituale. Takeo sarà

destinato a divenire il capo di un grandeclan, gli Otori, a intraprendere una stradadifficile in un mondo simile al Giapponefeudale, a vendicare il suo benefattore e a

intrecciare la sua vita con la bellissimaKaede Shirakawa.L’autrice ci trasporta in un mondo a noilontano e ce ne fa, a modo suo, conoscerequalche sfaccettatura, anche se per sua stessaammissione, la ricostruzione storica non èproprio fedelissima. Grazie a lei entriamo inun mondo fatto di onore, rituali, ma ancheguerre tra clan e lotte per il potere.Takeo rimarrà coinvolto in tutto questo eseguire la sua storia sarà un vero piacere perchi ama le storie d’amore, d’avventura e conun pizzico di fantastico.Particolare attenzione va posta sul Pavi-mento che Canta: assi di legno parti-colarmente scricchiolanti che metteranno ilgiovane in grande difficoltà. Da qui il titolooriginale del primo romanzo:   Across the 

  Nightingale Floor , che purtroppo perde ogniriferimento nella traduzione. Altresì fanta-stica è la forza d’animo della bella Kaede,

afflitta dall’onore infranto del padre.In definitiva una saga coinvolgente e affasci-nante. Consigliata agli amanti del fantasy all’orientale.

 La leggenda di Otori di Lian Hearn (pseudonimo di 

Gillian Rubinstein, traduzione di Laura Serra, Mondadori, 2006)

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Intervista a Cecilia Randall

articolo a cura di Claudia Milani 

Ci incontriamo nell’ufficio di un’amicacomune in una grigia giornata di pioggia, edecidiamo di cedere ad una passione comunee pranzare al ristorante giapponese. Tra unassaggio di tenpura e uno spaghetto di soia (eun’incapacità vergognosa della sottoscrittanell’usare le bacchette) iniziamo a parlare deisuoi lavori.

  D. Iniziamo dalla tua ultima fatica: Gens

 Arcana. Come è nata l’idea di associare elementi 

 fantastici a fatti storici reali? 

R. Mi diverte molto mettere i miei

personaggi (o almeno alcuni!) davanti aqualcosa che non si aspettano, qualcosa dicompletamente estraneo alla loro vitaquotidiana. Allo stesso tempo, credo che permolti versi il nostro passato sia intrigantequanto e forse più di un mondo inventato.Conciliare le due cose è stato naturale.

 D. Il libro è ambientato a Firenze. Conosci bene 

quella città? 

R. Ci sono stata diverse volte, sia per motividi studio sia per piacere, ma non basterebbeuna vita per conoscerla davvero, con tutta lasua storia, le sue meraviglie e i suoi misteri.Mi sono documentata il più possibile percercare di dipingere un ambiente fedele esono stata “sui luoghi dell’azione” per verificare gli snodi della trama, anche se poi

per la toponomastica mi sono affidata a unamappa dell’epoca. Mi auguro di essereriuscita a ricreare una Firenze credibile.

 D. Anche i tuoi romanzi precedenti (la trilogia di 

 Hyperversum ndr) sono ambientati in un

  periodo storico e in luoghi molto ben definiti,

  possiamo quindi dedurne che sei un’appassionata

di storia? R. Sì, senz’altro. Il passato mi affascina e la

fatica della ricerca storica è sempre ripagatadalle cose interessantissime che scopro eimparo lungo il cammino delladocumentazione. Ancora più bello è quandoposso immergermi nella Storia di persona:ormai ho perso il conto dei musei che ho  visitato, insieme ai castelli, borghi, antichebotteghe, rievocazioni storiche, tornei…

 D. Avevi in mente fin dall’inizio di scrivere una

trilogia di  Hyperversum  , oppure l’idea si è 

 sviluppata in corso d’opera? 

R. Non avevo nemmeno in mente disottoporre la storia a un editore, figuriamocifarne una trilogia! Ho scritto  Hyperversum per il mio piacere personale, come tante altrestorie che ho ancora nel cassetto; era natoper essere un romanzo unico e io avevopensato a un “vent’anni dopo” comeeventuale continuazione della storia. Invecepoi, dopo la pubblicazione del libro,l’editore mi ha chiesto di scrivere unsecondo volume, che partisse dal finale delprimo, e così è nato   Il Falco e il Leone .  Il 

Cavaliere del Tempo è nato allo

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stesso modo, progettato e scritto dopo lapubblicazione del volume precedente. Così,alla fine, mi sono trovata con una trilogia.

  D. Il periodo storico di cui parli in

 Hyperversum è abbastanza lontano nel tempo,

quanto ti ha impegnata l’opera di 

documentazione storica? 

R. L’attrazione per la Storia mi accompagnada molti anni: nelle mie letture alternosempre saggi storici ai romanzi, quindi granparte della ricerca che sta alla base di Hyperversum era già fatta prima di iniziare illibro, anzi prima ancora di immaginare chele informazioni che andavo via via

accumulando sarebbero poi finite in unlibro. Poi però, durante i mesi di ideazione estesura di ogni volume, ho approfondito isingoli argomenti e i dettagli, cercando lefonti soprattutto in lingua straniera. È statoun lavoro molto impegnativo e altrettantoappagante.

 D. Immagino che lo stesso sia accaduto anche per 

Gens Arcana …

R. In questo caso, almeno, le fonti sono statemolto più facili da reperire, perché sulRinascimento e Firenze è stato pubblicato  veramente di tutto. In più, Firenze non èlontana da dove abito e quindi ho potutoandare a cercare le informazionidirettamente sul posto. Ho camminato perle strade del centro storico accompagnata  virtualmente dai miei personaggi, mi sonofermata nei luoghi in cui anche loro si sonofermati. Mi sono divertita molto!

  D. So che è sbagliato chiederlo, ma qual è il 

  personaggio che ti ha dato più soddisfazione? E 

quale invece hai fatto fatica a descrivere?  

R. Finora tutti i miei personaggi,protagonisti, antagonisti e comprimari, sonousciti fuori dalla penna (anzi dalla tastiera!)senza difficoltà, quindi mi hanno dato tantasoddisfazione. Però almeno un paio sonocresciuti addirittura al di là di ogni miaaspettativa e meritano una menzionespeciale: Geoffrey Martewall nella trilogia di Hyperversum e Folco de’ Nieri in Gens Arcana.Geoffrey era nato per essere la semplicespalla dello spietato Jerome Derangale nelprimo volume di Hyperversum (in quel libro,Geoffrey compare solo tre volte e non parlamai!). Non mi aspettavo di dover fare unsecondo  Hyperversum e quindi non mi

aspettavo di rivedere nemmeno lui: quandoho deciso di affidargli il ruolo di antagonistane Il Falco e il Leone ho fatto una scommessache si è rivelata giusta. Il Leone inglese hasorretto tutta la trama sulle sue spalle e iosono molto fiera di lui. Mi dispiace solo dinon avergli dato un nome più evocativo.L’ho battezzato “Goffredo” perché era ilnome più medievale che mi veniva in mentein quel momento; meno male che avevo

pensato di “nascondere” Marte, dio dellaguerra, nel suo cognome, tanto per suggerirela sua formidabile abilità di combattente…

Invece, quando ho creato Folco, sapevo giàtutti i dettagli del suo ruolo fondamentale inGens Arcana; inoltre volevo fare di lui una

delle tre voci narranti del romanzo e quindidargli un peso maggiore rispetto ad altriantagonisti. È nato pensando a frasi de IlPrincipe di Machiavelli e davanti ad alcunidei ritratti più fascinosi (per me) delRinascimento, quindi avevo grandiaspettative

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e grandi timori nei suoi confronti.Sinceramente credevo che mi avrebbe fattopenare. Lui invece si è rivelato con unagrande naturalezza, pagina dopo pagina.Ovviamente sono i lettori a dover giudicareil risultato finale, ma io lo amo tantissimo!

  D. Tutti i volumi di  Hyperversum sono

autoconclusivi, ma sei comunque riuscita a far 

  progredire la storia. Ci sono possibilità che 

avvenga lo stesso con Gens Arcana? 

R. In questo momento sono già al lavoro suun progetto nuovo, ma può essere che ungiorno io torni a “fare visita” ai personaggidi Gens Arcana. Ci sono alcuni sviluppi del

loro futuro che mi piacerebbe approfondiree il Rinascimento è una cornice moltointrigante. Però è ancora tutto da decidere.

 D. Il tuo esordio letterario è stato con una casa

editrice molto importante: Giunti. Come è 

avvenuto? E come sei arrivata alla Mondadori? 

 Immagino che tu abbia un’agente, ormai..

R. Devo dire che il mio percorso è statomolto lineare. Quando ho deciso di

sottoporre  Hyperversum al giudizio deglieditori, ho semplicemente mandato ilmanoscritto alle redazioni che pensavopotessero essere interessate, insieme a unalettera di presentazione e alla sinossidell’opera. Dopo alcuni mesi, sono statacontattata dalla redazione di Giunti e da lì èiniziato tutto. L’editoria è esattamente comequalsiasi altro ambiente professionale: inizi alavorare, ti fai conoscere, col tempo collaboricon aziende diverse. Adesso mi affido a unagente, sì, perché ormai la scrittura non èpiù un semplice hobby ma un vero secondolavoro, con tanto di contratti da negoziare escadenze da rispettare, e sentivo la necessitàdi farmi aiutare e consigliare da qualcunopiù esperto di me.

 D. Oltre alla scrittura quali sono i tuoi interessi 

maggiori? 

R. Musica (dall’opera all’hard rock!), cinema,

teatro, disegno e ovviamente libri e fumetti!  Adoro manga e anime giapponesi, sonocresciuta divorandone in quantità, quindihanno lasciato l’impronta, insieme ai libri diSalgari, Dumas, Scott e Adams.

 D. Sei mai stata in Giappone?  

R. Ho coronato il mio sogno ad agosto del2010! Finalmente ho potuto volare inGiappone e assaggiare almeno un po’ il suofascino antico e moderno, passando in pocheore da grattacieli fantascientifici a templiantichissimi, dal museo della spada a quellodei manga, dai castelli di imperatori eshogun alle vie dello shopping tecnologicopiù sfrenato. Peccato aver avuto solo pochesettimane a disposizione per visitarlo. Sonorientrata in Italia piena di suggestioni ericordi bellissimi e mi fa male al cuorepensare al disastro che ha colpito il paesequest'anno. Mi auguro che la solidarietà dinoi tutti abbia potuto alleviare almeno un

po' le sofferenze e le difficoltà di chi è là.

 D. Qual è una domanda che nessuno ti ha mai 

  fatto e alla quale, invece, ti sarebbe piaciuto

rispondere? 

R: La domanda è: vorresti ancora diventareuna fumettista? La risposta è: magari! Maormai è tardi per diventare una disegnatriceprofessionista, preferisco lasciare matite echina a chi ha il vero talento. Spero che un

giorno mi capiti almeno l’occasione perscrivere un soggetto e collaborare così allanascita di un fumetto, chissà… Sognare noncosta nulla!

Cecilia Randall   vive a Modena elavora come gra-fico e web-des-igner e occasio-nalmente comeillustratrice.La sua avventuraletteraria è com-inciata nel 2006con la pubbli-cazione di  Hyper-

versum, cui sono seguiti nel 2007  Hyper-

versum - Il falco e il leone , e nel 2009  Hyper-

versum - Il cavaliere del tempo, tutti pubblicatida Giunti.

Nell’autunno del 2010 è invece uscito perMondadori, Gens Arcana.La scrittrice ha inoltre partecipato con deiracconti alle antologie   L’ombra del duomo (Larcher, 2007),  Mutazioni  (Perrone, 2008),Sanctuary (Asengaard, 2009).

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Gens Arcana

articolo a cura di Claudia Milani 

“SI PUÒ CAMBIARE IL PROPRIODESTINO MA NON CIÒ CHE SI È”  Valiano de’Nieri ha abbandonato la suafamiglia e rinunciato al suo potere di  Arcano, ma siccome non si può sfuggire allegame del sangue, alla morte del padre, volente o nolente, diventa il capofamiglia, eper questo è braccato dagli sgherri del cuginoFolco, che vorrebbe per sé quel titolo. Nella

sua fuga Valiano incontra, o per meglio direè catturato, da Manente che avrebbe ilcompito di riportarlo, vivo o morto, a Folcose non fosse che il mercenario ha altrenecessità e un altro piano. Un piano da cuidipende la sua stessa sopravvivenza. Ilragazzo che non è in grado di controllare ipropri poteri e il mercenario dalla linguatagliente e dalla forza sovrumana sonocostretti loro malgrado a un’alleanza che li

porterà a fuggire da una Firenze in pienaepoca medicea e li farà assistere, testimoniinvolontari, ai tumulti che seguirono laCongiura de’ Pazzi.Gens Arcana è di certo il libro che consolidadefinitivamente la posizione di CeciliaRandall a regina del fantasy italiano. Dopol’ottima (almeno per la sottoscritta) prova diHyperversum, che però poco aveva difantasy, almeno nel senso tradizionale del

termine, la scrittrice modenese confermaancora una volta la sua predilezione per gliscenari storici e ci catapulta in uno deiperiodi più interessanti della storia italiana:il rinascimento fiorentino. Molti ipersonaggi storici a cui si fa direttamente unaccenno, e molto simpatici i cameo diLorenzo de’Medici e Angelo Poliziano.Sono tuttavia i due protagonisti ad occuparela scena senza esitazioni. Valiano è unragazzo che nel corso di pochi mesi diventaun uomo. Da giovane, ribelle e refrattarioalle responsabilità, si trova a doversi farecarico oltre che della sua vita, anche diquella dei suoi compagni di viaggio e adoversi confrontare con gli imperativimorali che la sua educazione e il suo esseregli impongono.

Molto belle, a questo proposito, le riflessioniriguardanti la prima volta in cui si trovacostretto a togliere la vita a qualcuno.Molto diverso è invece Manente, il soldatomercenario che di scrupoli a uccidereproprio non ne ha, anche se nel profondo lasua anima non è così nera come puòsembrare all’inizio. Il suo unico, struggentescopo è avere la certezza di arrivare morirecon la consapevolezza di un essere umano,

ed è per vedere realizzato questo suodesiderio che non ha intenzione di fermarsidavanti a niente e nessuno.  Altro personaggio degno di nota ècertamente Angelo, il fratello minore di Valiano. Appena adolescente racchiude peròuna forza morale e una saggezza degni di unadulto equilibrato. Il suo intervento saràdecisivo per la crescita del protagonista. Allostesso modo in cui lo sarà il sentimento chelega Valiano a Selvaggia, piccola ladra senzatroppi peli sulla lingua che si troverà suomalgrado invischiata nella vicenda.Ben delineata anche la figura del cattivo,Folco de’Nieri. Assetato di grandezza,concentra i suoi sforzi al fine di vedere ilproprio potere riconosciuto, e temuto, allaluce del sole e non taciuto dalle gerarchieecclesiastiche, come invece accade. È spietato,intelligente, senza scrupoli, affascinante inun certo senso, anche se la palma di

personaggio preferito la vince senza ombradi dubbio il bel mercenario dai lunghicapelli colore dell’oro.Molto piacevole e fluida anche la scritturadella Randall che ci getta, fin dalle primepagine, nel centro dell’azione per arrivare, acirca metà libro, a un susseguirsi continuo dicolpi di scena e imprevisti che lasciano senzafiato.Da non dimenticare, infine, la bellissima

copertina che riproduce Manente e lerappresentazioni dei quattro elementaliall’inizio e alla fine del libro, il tutto dallamano magica di Paolo Barbieri.

Gens Arcana di Cecilia Randall (Ed. Mondadori,

 2011, pag. 620)

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Demoni che passione!articolo a cura di Claudia Milani 

Con Sopdet, La stella

della morte , Lara Mannici immerge di nuovoin quel mondo didemoni e manga chegià ci aveva mostratoin Esbat . Hyoutsuke, ilbellissimo demonesemi-dio ha una ven-detta da compiere maanche una missionelegata alla sua stessa esistenza; e anche questa  volta la sua storia è intrecciata, suomalgrado, con quella di Ivy, l’adolescenteromana in grado di modificare, tramite imanga, le sue azioni. L’antagonista, invece, è Yobai, il mezzo demone che cerca in tutti imodi di realizzare il suo sogno di potenza.Lo scontro tra i due avviene nel mondo degliuomini, in tre periodi ben distinti della

storia italiana: la prima guerra mondiale(1915), la seconda guerra mondiale (1943), egli anni del Terrorismo (1977). Diversamenteche in Esbat , quindi, questa volta si viaggiaattraverso il tempo, piuttosto che attraversolo spazio e la scena non si sposta tra Italia eGiappone ma rimane ancorata ad un unicoluogo fisico. A guidare e scombinare il tuttola Dea, Axieros, la portatrice del caos natodal desiderio. E di desiderio ce n’è tanto, in

questo libro: attrazione, vendetta, riscatto,amore (anche se non quello che ci si aspetta).Molti, e molto interessanti, i personaggisecondari; a partire da Adelina, che volaattraverso il tempo con la consapevolezza delsuo essere in tutto e per tutto una donna,passando attraverso Johann, spietatoassassino e fantoccio nella mani di Yobai,per arrivare alle tre paladine di Ivy Lea,  Vittoria e Misia. Discorso a parte per Max

che se nel primo libro aveva dimostrato unacerta intraprendenza, qui è totalmente inbalia degli eventi e delle manipolazioni dinemici a cui, nel suo desiderio di aiutare Ivy,non sa opporsi.

  Lara Manni, Sopdet (2011) Fazi Editore, collana

 Lain 80, pagg. 375 

Lisidrandaarticolo a cura di Francesca Resta

 Lisidranda, pubblicato nel 2008 da Armenia,è un fantasy per adulti della scrittricetorinese Mariangela Cerrino, già nota - cito atitolo d'esempio tra le sue tantepubblicazioni - per la trilogia degli Etruschi  (Longanesi, 1992) poi ripubblicata da TEA inedizione ridotta con il titolo  Rasna, enell'ambito del romanzo fantascientifico per L'ultima terra oscura, edito da Nord nel 1989che le valse il suo secondo Premio Italia.In  Lisidranda troviamo una terra morente,dove il deserto sta prendendo il sopravventoe in cui non nascono più bambini. Trannenell'Isola Felice, che si trasformerà nell'Isoladei Morti quando Re Helvdan di Hasgalendeciderà di invaderla, rapendo i bambini euccidendo tutti gli altri, nella speranza che ilsuo regno possa sopravvivere alla suagenerazione. Sarà così che Lisander, neonatoprincipe dell'Isola, crescerà come principe di

Hasgalen, ignaro delle proprie origini, cometutti gli altri bambini rapiti. E mentre itentativi di Re Helvdan per recuperare loSpirito della Terraprevedono ancorauna volta violenzaed invasioni, Lisan-der incontrerà Elir,il mago dell'Allean-za, e sua sorella Dri-

sane, che è gli occhidella Dea Madre,anch'essi figli dell'Isola, ma sfuggiti alrapimento di vent'anni prima. Insieme all'elfo Faenglor,allontanato con la violenza dalla sua terra,sceglieranno una strada di magia, amore efede per raggiungere Lisidranda, dove èpromesso il dono della rinascita.

  Il mio commento: Una storia splendida, epersino scritta benissimo, è una fortunapoterla leggere senza il filtro di alcunatraduzione. Ritrovare nella storia l'eco ditanti miti e religioni antiche ha ammantatola lettura di una sensazione di sacralità.

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Intervista a Roberto Re

articolo a cura di Demon Black

In questo numero abbiamo intervistato  Roberto Re , autore di   Il Libro dei Misteri,edito dal Gruppo Albatros.

Trama: Mathan,Hya-na, Kilian e poiuna dea-gatta e uncorvo misterioso euna girandola di

perso-naggi in  viaggio, scaraventatiin una missione cheavreb-bero volentierievita-to. Ma il loromondo èminacciato da for-ze oscure che vannoriconosciute e combattute. Solo un gruppodi prescelti può portare a compimento unamissione così delicata: da secoli il Libro dei

Misteri è perduto, e ritrovarlo diventafondamentale per non soccombere alle forzemaligne che avanzano in un mondo di pace.

 D. Che cosa ti ha spinto a scrivere? 

R. La voglia di provare a creare una storiatutta mia, dopo aver passato anni e anni aleggere quelle uscite dalla fantasia di altriscrittori. Alla fine il tutto è venuto quasi inautomatico.

  D. Un elemento indispensabile, per te, in un

 fantasy? 

R. Ce ne sono due. Intanto la coerenza: unfantasy che si rispetti deve avere delle leggiproprie da rendere chiare dall’inizio dellastoria. Non puoi scrivere tutto e il contrariodi tutto “solo perché è fantasy”: così facendosminuisci il genere e la tua storia. Un fantasy deve avere delle regole e una logica, senzamodificarle a piacimento in corso d’operasolo per semplificarsi la vita. Secondo, larealtà: è un elemento fondamentale del miofantasy. A me non piace scriverlo solo perchépermette di uscire da un reale che, persvariati motivi, non mi piace. Il fantasy dà lapossibilità di prendere elementi della realtà,modificarli e plasmarli ottenendo ciò che tu

scrittore vorresti fosse davvero anche nel tuomondo.

 D. Progetti futuri? 

R. Un ciclo composto da due libri, giàcompletamente terminato e in visione dacirca quattro mesi presso qualche decina dieditrici serie. Non so se qualcuna loaccetterà, ma non mi strapperò i capelli sedovesse rimanere un lavoro inedito. Ho

sempre detto che scrivo per piacerepersonale, e non ho l’ansia da pubblicazione.Se avrò la fortuna di trovare qualcuno cheha voglia di scommetterci, e qualcuno che ha voglia di leggerlo, ancora meglio.

 D. Quali autori ammiri? 

R. Ho iniziato a leggere fantasy verso i 15anni “per colpa” di David Eddings e il suociclo del  Belgariad , nel quale mi sonoimbattuto senza nemmeno volerlo. A dire il  vero, a quell’età amavo i romanzi diavventura e del fantasy non importava nulla.Ma grazie a lui ho scoperto che si potevaapprezzare l’avventura anche in un mondoche non esiste. Da lì a riempirmi la libreriadi centinaia di romanzi fantasy il passo èstato breve. Al secondo posto Terry Brooks etutto il suo ciclo di Shannara (escludo ilciclo di Landover perché non mi è piaciuto). Al terzo posto un autore poco conosciuto in

Italia, Angus Wells: il suo I Signori del Cielo èun assoluto capolavoro del genere.

 D. Cosa vorresti vedere di nuovo nel mondo della

letteratura fantasy? 

R. Più interesse per gli autori italiani ancheda parte delle grandi editrici. Mi sono un po’stancato di dare decine di euro tutti i mesi ascrittori americani/inglesi, e vedere ottime voci italiane relegate a piccole/medie editrici,

con tutte le difficoltà del caso ad essereconosciuti ( e scovati dai lettori). Fate caso aquanti italiani vengono pubblicati dalle big:non sono tanti. Certo, per fare soldi è moltopiù facile appoggiarsi a chi vende bestsellersin America e tradurli.

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Il medioevo: realta' o leggenda?

articolo a cura di Sean MacMalcom

Forse in conseguenza delle leggende del ciclo

bretone , forse per quelle del ciclo carolingio, oforse ancora per quelle della mitologiagermanica, con la Canzone dei Nibelunghi allaquale anche l'eminente professor J.R.R.Tolkien ha tratto ispirazione per la creazionedel proprio mondo fantastico di  Arda, ilMedioevo risulta essere sempre al centro deinostri pensieri quando si tratta di parlare di

fantasy e, soprattutto, di fantasy classico, bendistante dalle atmosfere più moderneproposte da saghe come quella di J.K.Rowling, con il suo   Harry Potter , o diStephenie Meyer, con il suo Twilight e opereannesse.Ma quanto, realmente, ha da considerarsirealtà in ciò che comunemente amiamodefinire Medioevo e che con tanta passioneanima gli interessi di coloro che leggono

fantasy? E quanto, altresì, ha da considerarsipura e semplice fantasia, frutto diun'autoreferenzialità di opere che, nel corsodel tempo, hanno sempre cercato maggioredistacco dalla realtà storica in favore di unaleggenda che potesse essere più accattivante,più interessante, più coinvolgente per illettore?Per rispondere a queste domande, èimportante partire dall'identificazione crono-

logica del Medioevo in quanto tale, rico-rdandosi come esso venne così definito soloa posteriori, a condannare tale periodostorico quale epoca buia, a metà fra l'etàclassica e l'età moderna, solo superata la qualel'umanità intera è ritornata ad apprezzare laluce del sole con il Rinascimento. IlMedioevo, in tale convenzione, ha daconsiderarsi storicamente collocato fra il IV secolo dopo Cristo e il XV secolo dopoCristo, per un ammontare complessivo,facile a dedursi, di oltre mille anni, decenniopiù, decennio meno. In un simile, vasto arcotemporale, a dispetto del pessimo revisio-nismo storico compiuto nei secoli successivi,e con ovvio riferimento al ristretto bacinoeuropeo, dal momento in cui il resto delmondo non era neppure preso in considera-

zione, in uno sviluppo totalmente estraneo,con progressi a volte più rapidi, a volte piùlenti, l'umanità restò tutt'altro che immobile,in triste balia dell'ignoranza e del Peccato: alcontrario, proprio volgendo attenzione alMedioevo, possiamo riuscire a individuarealcuni fra i più grandi progressi nel campodelle arti e della conoscenza, senza i quali néil Risorgimento, né l'epoca moderna avreb-bero mai potuto esistere.

Qualche esempio? Nel Medioevo sono statefondate le prime scuole cattedrali e, soprat-tutto, le prime università con la ScuolaMedica Salernitana del XI secolo. Nel Medio-evo fu riscoperta in Europa la logica, abban-donata dai tempi di Aristotele, dalla quale èpoi derivata la scolastica. Nel Medioevo furo-no anche riscoperte, attraverso la traduzionedi antichi testi classici o l'influenza esercitatadal mondo arabo, discipline prima dimen-ticate o, addirittura, mai considerate, quali lamedicina, l'astronomia e la matematica,quest'ultima avvantaggiata nella propria dif-fusione dalla fondamentale e inedita introdu-zione di un sistema di numeri arabi posizio-nali, e del numero zero, attraverso l'opera,non disinteressata, di Leonardo Fibonacci.Nel Medioevo, ancora, segnò l'inizio del sor-gere di lingue volgari, appartenenti al volgo,quali sostituti del latino anche in contestiartistici, letterari e di diffusione scientifica,

ponendo le basi per la nascita di tutte lelingue moderne.Questo e molto altro, con grandi novità nelcampo della conoscenza del mondo in quan-to tale, nonché della politica, dell'architet-tura, del commercio, fu Medioevo. Certo:qualcuno potrebbe obiettare denotando co-me tutto ciò abbia da concentrarsi, preva-lentemente, nel Basso Medioevo, ossia l'arcotemporale dal X al XV secolo, e non nell'Alto

Medioevo, il periodo precedente e, a dircomune, età oscura. Tuttavia, se pur nell'AltoMedioevo, periodo di necessaria transizionefra la fine dell'Impero Romano e il sorgeredei nuovi regni, non mancarono guerre e violenze, anche il Basso Medioevo non se nepoté considerare esente, con tutte le benoco cristiane Crociate dall'XI al XIII secolo.

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Tornando, dopo tale, necessaria introdu-zione, al tema iniziale, dovrebbe essere piùsemplice comprendere quanto del Medioevofantasy possa essere considerato realtà equanto leggenda. E, per far questo, èpossibile ricominciare proprio dall'elenco digrandi ispirazioni necessariamente considera-bili qual classiche quando si esamina simileperiodo storico in contesti romanzeschi, percomprendere, innanzitutto, a quale Medio-evo storico poter e dover offrire riferimento.Il ciclo bretone , a esempio, può essere stori-camente collocato fra la fine del V e l'iniziodel VI secolo, così come il ciclo carolingio fral'VIII e il IX secolo, per quanto i primi testi

di riferimento iniziarono a svilupparsi solo aseguito dell'anno Mille. La mitologia germa-nica, ancora, vede il proprio nucleo risalireal V-VI secolo, sebbene la maggior parte deitesti, compresa la Canzone dei Nibelunghi ,abbia da ricondursi addirittura al XIII seco-lo. A partire da questi tre, fondamentalipilastri, pertanto, è possibile comprenderecome la maggior parte dei nostri riferimenticulturali facciano riferimento al periodo

medioevale antecedente l'anno Mille, e non aquello successivo. Un periodo, pertanto, incui Marco Polo (1254-1324), Dante Alighieri(1265-1321), Giotto (1267-1337) non eranoancora nati; la Spagna era terra di conquistaper gli arabi (e tale, invero, restò sino allafine del Basso Medioevo); in Inghiterra gliangli e i sassoni, insieme a juti e frisoni, tuttiinvasori di origine germanica, avevano avutoda poco successo nel confinare più a nord icelti, non sapendo che di lì a qualche secoloavrebbero dovuto a loro volta difendersidall'invasione normanna; e l'unica vera estorica epica degna di nota avrebbe dovutoessere ricercata in Carlo Magno (742-814) enei suoi Paladini.Particolarmente semplice, in simile analisi,risulta quindi individuare le ragioni alla basedi determinate presenze, ormai divenute ste-reotipi, all'interno dell'immaginario collet-tivo, prime fra tutte quelle di eroici cavalieri,

pronti a porre indomita sfida a qualunquenemico, nella difesa del proprio Re e delproprio Dio: scopo dei cicli originali, ispira-tori di tutta l'epica fantasy da noi oggi cono-sciuta, era infatti quello di risaltare i valoripiù alti della società aristocratica, nonmostrandola nei propri egoismi, nelle

proprie bassezze, quanto, e piuttosto,rendendo il nobile cavaliere qual tale innan-zitutto per il proprio cuore, per il proprioanimo e per le proprie gesta, dimostrazioneperfetta della divina ispirazione celata dietrola scelta del sovrano nello spartire i propriterritori, in quel sistema feudale che carat-terizzò, da quegli anni e per molti secoli a  venire, il panorama politico dell'Europadell'epoca. Una nobilitante autopromozioneche, adeguandosi ai nuovi tempi, non vollefar proprio scopo diverso dal mitologie dietà classica, volte a dimostrare, di popolo inpopolo, di nazione in nazione, quantonobile, e sacro, se non direttamente, divino,

avesse da considerarsi il sangue di particolaridiscendenze, se non di interi popoli, aseconda del contesto in questione. Bastipensare, a tal fine, all'Eneide di Virgilio, che,in maniera necessariamente campanilista,cerca di associare l'origine del popolo edell'Impero Romano a ultimo retaggio dellanobile Troia e semidio, nato da Afrodite/ Venere, dea della bellezza.Fortunatamente per tutti noi, pur nell'offrire

riferimento a modelli nati allo scopo dipromuovere l'aristocrazia e, in ciò, figure dicavalieri tanto ricchi, viziati, serviti e riveritida potersi permettere di seguire il propriosovrano in guerra quasi per diletto, o forsetedio, in età contemporanea i grandi Maestridel fantasy non hanno obliato a valori piùmoderni, più attuali e, soprattutto, demo-cratici. E per questa ragione, ecco che ne  Il 

Signore degli Anelli , pur non mancando i no-bili cavalieri, sono due piccole e innocenticreature del volgo a mantenere nelle propriemani il fato della Terra di Mezzo.Per tornare ai quesiti originali, in undibattito che potrebbe riempire molto più diqueste quattro, ristrette colonne, è possibileconcludere, forse prevedibilmente, che ilMedioevo dei nostri amati mondi fantasy siritrova, suo malgrado, vittima della propriastessa viziata origine, non ricercando unastoricità concreta, costituita anche da pitali

svuotati fuori dalle finestre e totale assenzadi galateo a tavola e nella vita di tutti igiorni (per il primo trattato a riguardo delquale sarà necessario attendere il 1558), quan-to, piuttosto un'essenza romantica, distaccatadalla realtà quotidiana e che, probabilmentein ciò, riesce così bene a farci sognare.

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Intervista con Linee Infinite edizioni

articolo a cura di Mauro Fantini 

Con oggi vogliamo parti-re intervistando un edito-re.In qualità di responsabileeditoriale di  Linee Infinite 

edizioni  abbiamo posto a Simone Draghetti alcunedomande sull’ editoria.

 D. Innanzitutto vorremmo darti il benvenuto e vorremmo partire dall’inizio. Come è nata l’idea

di creare la casa editrice  Linee Infinite? 

R. Buongiorno. Linee Infinite è nata nel 2007dall'amore e dalla passione per la scrittura ela lettura di quattro amici. Quattro ragazziconvinti di poter portare nel mondodell'editoria una ventata di novità, cercandodi entrare nel difficile mercato del libro conassoluta umiltà, impegnandosi giorno dopo

giorno per migliorare e per riuscire agarantire ai propri autori e ai propri lettori ilmeglio che una casa editrice possa dare.

 D. Qual è il resoconto a distanza di quattro anni 

dall’inizio dell’avventura? Credete di aver 

realizzato le ispirazioni iniziali, oppure c’è ancora

della strada da fare? 

R. Assolutamente è un bilancio positivo,considerando il fatto che quattro anni fa

eravamo degli emeriti sconosciuti. Ora,attraverso mille difficoltà e mettendoci unimpegno costante, il marchio  Linee Infinite ei suoi autori sono conosciuti un po' in tuttaItalia, alcuni anche all'estero. Questa per noiè una grandissima soddisfazione. Ma nonsiamo “arrivati”, c'è ancora molto da fare esoprattutto da migliorare. Dobbiamorimboccarci le maniche ogni giorno e cercaredi fare sempre meglio per permettere ainostri volumi una migliore visibilità e unabuona cassa di risonanza per la casa editrice.

 D. Quanto è duro oggi il lavoro di un editore in

un panorama dove si legge sempre meno? R. Andare avanti coerentemente nel mondodell'editoria moderna è difficilissimo,soprattutto in un paese come l'Italia dove si

legge poco e male. Poco, perché sappiamobene che l'italiano preferisce atrofizzarsidavanti alla televisione, piuttosto cheimmergersi in una buona lettura. Male,perché attualmente, il panorama editorialeitaliano, è infestato da letteratura"spazzatura" o dai soliti nomi che occupanole vetrine delle librerie o le pagine delleriviste specializzate. Farsi strada attraversoquesti problemi è difficoltoso e lo spazio per

i volumi di un piccolo editore è sempremeno. Consideriamo inoltre che le grandicasi editrici detengono il monopolio della vendita e della distribuzione. La conseguenzaè evidente: lanci pubblicitari dell'ultimoautore inglese di punta spendendo fior disoldi, visibilità sui media e nelle librerie.Come possiamo pensare di combatterecontro questo tipo di marketing? L'unicasoluzione è quella di produrre e pubblicarelibri di ottima qualità, con un corredografico degno delle grandi uscite annuali.

 D. Potresti darci un’idea di cosa intendi per buon

libro e per “letteratura spazzatura”? 

R. Un buon libro è una lettura che ticoinvolge, che è scritta bene e che riesce atrasportarti in un mondo che non è quelloin cui viviamo. Un buon romanzo ti fadimenticare le “brutture” di tutti i giorni e ticatapulta per alcune ore all'interno di una

storia dove tu sei il protagonista, dove tu viviin prima persona quello che accade. Ami,odi, vivi o muori...Il panorama editoriale italiano è pieno dilibri “spazzatura”, volumi scritti solo conl'intento di fare soldi, senza guardare aquanto può essere bella una storia, masemplicemente buttando un copione su cartae facendolo passare per capolavoro.Purtroppo il lettore a volte si fa fregare da

una buona copertina e si trova tra le maniun prodotto squallido e privo di mordente,scritto in modo approssimativo e deludente.La colpa in questo caso è delle case editrici,piccole o grandi che siano, società che inprimis hanno interesse solo al guadagno,senza interessarsi minimamente al latoculturale di uesto lavoro.

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 D. Quali sono i vostri parametri di giudizio nello

 scegliere un manoscritto? 

R. Abbiamo sei editor che si occupano di  valutare i testi. Ognuno di loro èspecializzato in uno o più generi, mentre duedi essi curano direttamente due collane: Phantasia e Romantika. Il testo viene valutatonella sua interezza. Innanzitutto si guarda sela storia è valida, originale, che sappiacatturare il lettore. Di pari passo si valuta ilmodo di scrivere, la fruibilità nella lettura.Questi sono i primi parametri per la valutazione di un testo.

 D. Una volta che il manoscritto è stato giudicato

adatto alla pubblicazione, qual è il passaggio  successivo? Viene sottoposto a una revisione dei 

contenuti, oppure esclusivamente a una correzione 

bozze? 

R. La correzione di bozze viene fatta diprassi. A volte uno scrittore ha una storiabellissima ma, spesso e volentieri, tralascia lagrammatica, vuoi per dimenticanze, vuoi perdistrazione. Qui interveniamo e sistemiamoeventuali errori.

La revisione è un altro discorso. Assiemeall'autore si valutano i punti più deboli delloscritto e assieme si interviene, quando è ilcaso, sul testo. Una delle nostre carat-teristiche è quella di lavorare con l'autore deltesto, prendendo le decisioni di comuneaccordo, senza estromettere lo scrittore dalprocesso di produzione del libro. Ci piaceche i nostri autori siano attivamentepartecipi del lavoro della casa editrice. Unlavoro fatto in sinergia tra casa editrice eautore è il futuro dell'editoria. L'editore chenon scende dal suo piedistallo e mette ipaletti ai propri autori, bè… dovrebbesemplicemente cambiare lavoro.

 D. Quanto è importante, secondo te, la cura del 

libro e di come viene presentato sugli scaffali? Per 

cura mi intendo anche l’impatto visivo.

R. È fondamentale la cura del libro,soprattutto per invogliare all'acquisto il

lettore.   Linee Infinite punta molto sullaconfezione del "prodotto libro" in quantoritiene che, seppur la cosa fondamentale siail testo contenuto all'interno, l'oggetto librodeve comunque dare un senso di appaga-mento anche solo guardandolo, toccandolo,sfogliandolo. Sì, ritengo che l'impatto visivoaiuti a commercializzare il libro.

  D. Cosa consigliate agli scrittori che volessero

 proporvi un manoscritto? 

R. Semplicemente di inviarlo o via posta, o  via mail, ai riferimenti che troveranno nelnostro sito. Un consiglio personale che do atutti gli autori con cui entro in contatto èquello di perseverare con la passione dellascrittura, ma di avvicinarsi al mondodell'editoria con tanta umiltà, senza pensaredi aver scritto un capolavoro o avanzarepretese. Io scrivo e a volte mi accorgo chetanti autori vivono questa situazione inmaniera triste e soffocante. Scrivete primaper passione e poi per arrivare. Se fate ilcontrario, i vostri scritti rimarranno sempre

nel vostro cassetto.

  D. La domanda che segue è di rito. La pongo

anche a te. Cosa ne pensate delle case editrici a

  pagamento? E qual è la linea editoriale che 

adottate nei confronti degli autori a cui proponete 

la pubblicazione? 

R. Non penso nulla, ognuno è libero di farequello che vuole. Basta semplicemente che icontratti che propongono le case editrici a

pagamento non siano capestri, atti a fregarel'autore facendogli spendere cifre esorbitantidi soldi. Linee Infinite aveva iniziato con un contrattonon propriamente a pagamento, ma sichiedeva all'autore di garantire un certonumero di copie vendute. Da SETTEMBREdel 2011   Linee Infinite non chiederà piùnemmeno questo e a tutti gli effetti siaccollerà completamente le spese di stampa,di correzione, dell'illustrazione di copertinae dell'editing del testo.

 D. Un po’ di riferimenti su dove trovare i vostri 

libri per chi li voglia acquistare.

R. Potete trovare i nostri libri in tutte lelibrerie italiane grazie al lavoro del nostrodistributore "Colibrì" di Mantova, il quale cigarantisce una distribuzione seria e capillaregrazie alla professionalità delle persone che vi lavorano all'interno.

Inoltre potete richiedere i nostri volumidirettamente online nelle varie librerie sparsenel web.Oppure venire ad acquistarli ai nostri standdislocati nelle varie fiere dell'editoria chedurante l'anno si svolgono in tutta Italia.

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Excalibur

articolo a cura di Nihal 

 Regia: John Boorman Data: 1981

 La Trama, in breve:

Re Artù (Nigel Terry,Troy) è tornato.Concepito con l'ingan-no da Uther Pendra-gon (Gabriel Byrne, La

  Maschera di Ferro) e Igrayne (KatrineBoorman), è cresciuto all'oscuro delle sueorigini e solo per un caso del destino si ètrovato faccia a faccia con la grandeExcalibur. Artù passa così dall'essere uno scudiero allaguida di un grande regno, tentando diportarlo alla grandezza e alla pace.Merlino (Nicol Williamson) e il fedeleLancillotto (Nicolas Clay) saranno al suo

fianco in questo arduo compito. Nonostanteciò il pericolo si celerà proprio dove meno ilre se lo aspetta.

 La Recensione di Nihal:

Di seguito verrà fattocenno dei fatti cheaccadono nel film eche potrebbero svelarebuona parte della

trama.Il film indubbiamentemostra i segni deltempo.I combattimenti sonopoco realistici e isuoni che li accompagnano assomigliano piùche altro allo scuotere di campanacci.Nonostante ciò la storia epica di Artù saconquistare. Il film percorre 30/40 anni della  vita del re: dal suo concepimento grazie adun artifizio di Merlino, fino alla disfatta delsuo regno. Gli attori sono in grado di darecarattere e carisma a ogni personaggio,rendendo la storia scorrevole e piacevole.Le musiche molto belle e a tratti inquietantiaccompagnano gli spettatori nella leggendadi questo grande re. Il tradimento, la lotta

contro il suo stesso figlio e infine la ricercaestenuante del Santo Graal. Un percorsolungo e alle volte faticoso attraverso unadelle più grandi leggende inglesi, per-correndo così la vita di un re mitico e dellasua schiera di grandi Cavalieri attorno allaTavola Rotonda.  Artù da sempre rispecchia la figura del regiusto e saggio; i simboli di questa suagrandezza sono proprio la mitica Excalibur,

la spada dei re, e la famosa Tavola Rotonda,attorno a cui lui e i suoi uomini, da pari,decidono cosa è meglio per il regno. Nelfilm il tutto si svolge in maniera un po'frettolosa. Molto velocemente si passa dallamorte del Duca di Cornovaglia alla nascitadi Artù. Altrettanto rapidamente Artùdiventa re e raccoglie attorno a sé gli uominiche saranno i suoi Cavalieri. In poco più didue ore i fatti si succedono in continuarapidità e in certi punti si fa quasi fatica aseguire il corso degli eventi.Sicuramente la parte che più mi ha deluso èstata quella finale, ovvero lo scontro tra Artùe suo figlio Mordred. Lo spettatore siprepara a un buono scontro in cui si speraovviamente che il grande re prevalga. Inrealtà lo scontro è talmente breve da passarequasi inosservato. Questa davvero è un'enorme pecca per il film, ma d'altronde,come già detto, tutti i combattimenti sono di

bassissimo livello.Nel cast possiamo individuare la grandeHelen Mirren (The Queen), bellissima nelle  vesti di Morgana; Patrick Stewart ( X-Men),che interpreta il fedele Leodegrance; LiamNeeson (Schindler's List ), nel ruolo diGalvano l'unico Cavaliere che porta in senoil dubbio verso la fedeltà della bella Ginevrae Ciaràn Hinds ( Persuasione ).

 La curiosità:Nel cast possiamo notare Corin Redgrave(Cornwall ), fratello di Vanessa e zio diNatasha Richardson, l'attrice che nel 1994sposò Liam Neeson.La donna, perita tragicamente nel 2009 aseguito di un incidente sciistico, ha avutodall'attore due fi li.

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DragonHeartarticolo a cura di Sean MacMalcom

Durante una rivolta popolare contro latirannia di re Freyne, il giovane principeEinon (David Thewlis) viene ferito a morte.La regina, adepta di un culto draconico,comanda a Bowen (Dennis Quaid), cavaliere

dell'Antico Codice ementore di Einon, dicondurre il figlio sinoa una grotta ove vienestipulato un patto conun antico drago: metàdel suo cuore è donatoal ragazzo per per-mettergli di vivere, incambio dell'inizio diun’epoca di pace.

Einon sopravvive e diventa re. Ma lesperanze di Bowen, che in lui avevaconfidato per il ritorno ai valori della miticaCamelot, sono vanificate dalla malvagità del

ragazzo, che abbraccia politiche peggiori diquelle del padre. Il cavaliere, ritenendo ciòconseguenza del cuore di drago, giura  vendetta contro tutta la stirpe dei draghi.Divenuto un cinico e disilluso cacciatore diquelle bestie, Bowen vagabonda per anniimpegnandosi con tenacia nella proprianuova missione. Sino a quando si ritrova inuna situazione di stallo con l'ultimo dragorimasto al mondo (Sean Connery), la cui

morte rappresenterebbe la fine dell'unicaprofessione dell’uomo. I due, così, valutanola possibilità di entrare in affari: il dragoimporrà terrore, di volta in volta, su un villaggio diverso, aprendo la strada all'arrivodel cacciatore, che fingerà di ucciderlo eotterrà il denaro dei villici. Ciò che Bowen,però, ignora è che Draco, è proprio il dragocontro il quale ha giurato vendetta...

Da Rob Cohen, regista di Dragon: la storia di  Bruce Lee e The Fast and the Furious , nel 1996 èuna fra le migliori storie di sempre sul temadei draghi. Da evitare, tuttavia, il tremendosequel.

LadyHawkearticolo a cura di Sean MacMalcom

Phillipe Gaston (Matthew Broderick) è unladruncolo che, in grazia delle proprieminute proporzioni tali da essergli valse ilsoprannome di Topo, riesce a evadere dallaprigione d'Aguillon, dove era in attesa dellapropria esecuzione. Durante un momento diautocelebrazione, Phillipe sta per esserenuovamente catturato dalle guardie del  Vescovo (John Wood) ma, in suoinvolontario soccorso compare la figura diEtienne Navarre (Rutger Hauer), ex-capitanodelle guardie, ora ricercato, che armato diuna balestra doppia, una spada e un falcoriesce a sconfiggere gli avversari e a garantirea entrambi la fuga. Durante la prima nottedi viaggio, mentre Phillipe tenta di liberarsidel proprio pericoloso salvatore, il ragazzoincontra la stupenda e malinconica Isabeaud'Anjou (Michelle Pfeiffer), che sembrasalvarlo da un grosso lupo nero. Travolto

dagli eventi Phillipe si ritrova ancora accantoal misterioso capitano, della cui storia vienea conoscenza solo il giorno seguente, nelmomento in cui il falco viene ferito da unafreccia che ne pone in dubbio la soprav-  vivenza: Navarre e Isabeau sono statimaledetti in conseguenza di un patto con ildiavolo stipulato dal-lo stesso Vescovod'Aguillon, il quale,

invaghitosi tempoprima della giovane,si vendicò del rifiutodi lei su entrambi.Durante il giornol’una sarebbe statacostretta sotto formadi falco, durante la notte l’altro in quella dilupo. Sempre uniti e perennemente separati...

Da Richard Donner, regista di Superman,  Arma Letale e   I goonies , nel 1985 ci vieneregalato un film entrato per semprenell'immaginario romantico collettivo, unclassico privo d’età da vedere e rivedere.

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Una spada per King Arthur

articolo a cura di Demon Black

Tratto dal manga   Entaku no Kishi

  Monogatari: Moero Aasaa di Satomi 

 Mikuriya,   La spada di King Arthur è unanime degli anni ’80 che narra le vicende diRe Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda.L’anime è diviso in due serie.

Nella prima serie (30 episodi), la storia inizia

il giorno del terzo compleanno del piccolo  Artù, figlio di Re Uther. Re Lavik, conl’aiuto della strega Medessa, attacca Camelotdandola alle fiamme e assassina Uthercolpendolo alle spalle. Artù si salva grazie aMerlino che lo porta via da un passaggiosegreto e lo affida al Cavaliere Hecthor chelo cresce come un figlio. La storia proseguedodici anni dopo. Artù assiste ad un ritosacro a cui partecipano tutti i sovrani:chiunque estragga dalla roccia una spadasacra, diverrà Re di Wrogless: inizia così laleggenda del Re di Camelot.

Nella seconda serie (22 episodi) Artù,accompagnato da Lancillotto, viaggia inanonimato per il paese e, sotto il nome di“Cavaliere dal cavallo Bianco” aiuta il suopopolo contro i malfattori.

 La curiosità:

La sigla italiana fu cantata da un gruppo,fino ad allora poco conosciuto,   I Cavalieri 

 Del Re che grazie a questa sigla, raggiunsero

la fama.Formato dai membri di un’intera famiglia(Riccardo Zara, padre, Clara Maria TeresaSerina, madre, Jonathan Samuel Zara, figlio,e infine Guiomar Serena Serina, sorella diClara), questo gruppo scrisse molte canzonied ebbe fama su scala nazionale. Si sciolsedopo il divorzio di Riccardo e Clara macontinuò ad avere successo. Le loro canzoni vengono cantate da tutti, grandi e piccini.Le ultime loro notizie sono:2007: vengono chiamati per fare un concertodurante il carnevale di Venezia a Piazza SanMarco (piazza data solo a Phil Collins e agliU2), ad ascoltarli ci saranno 50.000 persone:uscirà il dvd di questo evento.2009: dopo 24 anni di attesa esce il 45 giridoppio con le sigle di Devilman e Ransie la

 Strega. Il disco fu realizzato da Siglandia edato solo ai soci dell’Associazione CulturaleTV-Pedia.

2010: il 6 Giugno Clara è ospite al FestivalCollisioni, Novello (CN), in occasione dellapresenza di Ryoko Ikeda (autrice di Versailles

 No Bara, in Italia Lady Oscar).

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Argai, la prophÈtiearticolo a cura di Demon Black

  Argai, la prophétie è una serie televisivaanimata prodotta da TF 1, La Coloniale,

D'Ocon Films Productions e Carrère.La serie conta 26 episodi.

La storia inizia nel 1250. La Regina delleTenebre lancia una maledizione sullagiovane Angel, promessa sposa del Principe  Argai, per rubarle la giovinezza e divenireimmortale.Per salvarla Argai viaggia nel tempo e siritrova nella New York del 2075 dovel’oscurità della Regina ormai regna sovrana.Qui incontra il detective Oscar Lampadina,il suo assistente Barnaby e la signorinaMoon, sua segretaria che decidono diaiutarlo. Scoprono che in un libro delleProfezie esiste una pozione che è in grado dirimuovere il maleficio. La Regina delleTenebre, grazie allo stesso libro delle Profezierubato, tenterà di ostacolarli in tutti i modi.

Principe Valiantarticolo a cura di Demon Black

Trasmesso per la prima volta in Italia nel1992 sulle reti Mediaset, è diviso in due

stagioni da 65 puntate.

La storia narra le avventure di Valiant, figliodel re vichingo Aguar di Thule e di unacugina dell’Imperatore di Roma, che giuntoa Camelot diverrà amico dei cavalieri dellatavola rotonda e di Merlino. Conquisterà lanomina a cavaliere anche grazie alla “Spadache canta”, gemella di Excalibur.Tornato a Thule, riconquisterà il regno e

restituirà il trono ad Aguar mentre lui,insieme a sua moglie Aleta, regnerà nelleIsole Nebbiose del Mediterraneo.

  Principe Valiant (  Prince Valiant ) è unpersonaggio del fumettista americano HaroldFoster; nato nel 1937, i fumetti sono statipubblicati sino alla sua morte nel 1982, magià dal 1971 l'autore lo affidò a John CullenMurphy.Foster curò l’ambientazione, i costumi

medioevali e i movimenti dei personaggi, neiminimi particolari, rendendoli perfetti.

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Dall'Irlanda con furore... Cruachan!

articolo a cura di Yui 

Dopo ben cinque anni di silenzio e l'addioconsensuale dalla vocalist   Karen Gilligan,finalmente i Cruachan sono tornati!

  Blood on the Black Robe è la loro ultimafatica, composta da ben 11 tracce dimitologia e storia irlandese raccontateattraverso il folk metal, genere che ha semprecontraddistinto la band fin dagli albori diTuatha Na Gael.

Si inizia con la strumentale To War , che fada prologo alla traccia successiva; si odonodei passi nell'acqua, come una specie dimarcia, dei tamburi in lontananza e infine ituoni che preannunciano la tempesta, laguerra.

Poi iniziano a raccontare, così abbiamo I amWarrior , discorso del guerriero ai suoiuomini per incitarli a difendere la patriadagli invasori. Dal passato passiamo poi allamodernità con The Column. Ciò a cui fariferimento il titolo è il gruppo di ottantauomini reclutati da   Frank Ryan coinvoltinella guerra civile spagnola.L'album procede con Thy Kingdom Gone , ilpezzo più metal di tutto l'album

intermezzato solo da alcune parti di violino.Continuando con An Bean Sidhe troviamo la  voce melodiosa di Karen, ma solo comepartecipazione; non fatevi ingannare dallasua voce d'usignolo poiché canta diMorrigan, Dea della Guerra che assume lesembianze del corvo mentre assiste allabatta lia, è Keith a s ie arcelo; molto bella

la contrapposizione delle due voci, cheriprende l'ormai conosciuto concetto del"Beauty and the Beast" [soave voce femminilee dura voce maschile. ndr].  Blood on the Black Robe è la title trackdell'album, pezzo abbastanza lungo con unintro delicato che fa da introduzione allapotenza del seguito, molto forte, cheracconta di un guerriero e di un prete, dicome il guerriero sia contro le bugie che il

prete va dicendo, un inno al paganesimodalla prima all'ultima nota.  Primeval Odium è la tipica canzone folkmetal, forse un po' troppo lunga, ma vistoalcune chicche particolari, possiamoperdonarglielo ai Cruachan.The Voyage of Bran... be', il titolo parla dasolo. Si tratta del viaggio di Bran ilBenedetto, il protagonista del secondo ramodei Mabinogion, la raccolta di leggendegallesi e celtiche.  Brian Boru's March non è altro che unarivisitazione della loro canzone Brian Boru,contenuta nel primo album; è sorprendeteperò, vedere come da un pezzo già esistentesiano capaci di tirare fuori un'altra canzone!Il ritmo e la melodia sono le stesse, ma messea confronto paiono molto diverse l'unadall'altra, è una capacità davvero ammi-revole, considerando poi che le rivisitazioninon sono sconosciute ai nostri irlandesi.

Con Pagan Hate i Cruachan insistono ancorasulla loro fede pagana, infine l'album siconclude con   Nine Years War , tristeresoconto della guerra durata nove anni tral'Irlanda e la Gran Bretagna, significativo èl'ultimo verso: "La guerra dei nove anni haportato l'Irlanda verso la sua condanna".

Sicuramente è l'albumpiù maturo di tutta la

loro discografia, unottimo album che vametabolizzato pocoper volta, gustatoattimo per attimo.

Voto finale: 7/10

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Cíera una voltaarticolo a cura di Francesco Bignardelli 

Il gioco di carte C’era una volta, è statoideato da Richard Lambert, Andrew Rilstonee James Wallis e pubblicato dalla AtlasGames, giungendo alla sua terza edizione nel2008.Lo scopo di questo gioco è creare una fiabagiungendo per primi a un plausibile finale.La scatola è costituita da due tipologie dicarte: la prima riguarda le carte “narrative”con le quali creare una propria fiaba. Laseconda tipologia, invece, presenta carte lietofine o conclusive e contengono il finale cheogni giocatore avrà per concludere la propriafiaba.

 All’inizio del gioco ogni giocatore avrà unacarta lieto fine e un certo numero di cartenarrative e dopo aver scelto chi inizierà anarrare la storia, il gioco ha inizio.Il primo a giocare introdurrà una sua fiaba

usando le carte che ha in mano scartandoledopo averle usate: si hanno due modi perfermare il narratore, o interrompendo lastoria usando delle carte speciali“interruzione” oppure, se viene citato ilcontenuto di una carta che un qualunquegiocatore ha in mano, può rivelare tale cartae diventare il narratore. Chi per primofinisce tutte le carte in mano e arriva al lietofine della storia, in maniera plausibile vince.

Raggiungere tale fine però non è facile,infatti si deve creare una storia lineare eplausibile, ci vuole quindi una fortecreatività; altra difficoltà del gioco provienedal fatto che se il narratore rimane per più dicinque secondi in silenzio e non prosegue lafiaba, allora perde il turno. Per tale motivo ladifficoltà del gioco è piuttosto alta e la vittoria non è facile da raggiungere.

Sacred articolo a cura di Yui 

Sacred  esce nel 2004, creato dalla AscaronEntertainment e distribuito dalla FX Distribution.

Prima di andare fino in fondo alla partetecnica, dedichiamoci alla trama.Il negromante Shaddar decide di evocare unDemone di Sakkara da sottomere perpoterne sfruttare il potere, purtroppo ilrituale fallisce e il demone scappa dalle suegrinfie. Nel frattempo, nelle regioni a sud,gruppi di Orchi e Goblin stanno invadendole città umane, pare inoltre che siano statiavvistati eserciti composti da non-morti.Il Principe Valor cerca di fermare questopericolo, ma qualcuno trama alle sue spalle,dovrai essere tu l’eroe che Ancaria staaspettando.  Avrete a disposizione ben sei personaggigiocabili, e con l’espansione Underworld ,

uscita nel 2005, se ne aggiungono altri due.

Rispetto ad altri Rpg non c’è l’uso del mana,l’unica limitazione è il tempo di ricaricadelle arti di combattimento, che si può  velocizzare grazie ai punti abilità che siacquisiscono con il passare dei livelli. Inoltreè possibile acquistare cavalcature, pezzi diarmatura, pozioni; andando avanti è anchepossibile ottenere pezzi di set unici per il

  vostro personaggio, l’indispensabile persalvare Ancaria!L’unica grande pecca di questo videogioco èl’ambientazione in 2D mentre i personaggisono in 3D, nel complesso però Sacred è untitolo che merita di essere giocato, oltretuttoè possibile trovarlo a un prezzo stracciato laFX ha distribuito il gioco in un’edizione oro,che comprende gioco originale ed espansioneal modico prezzo di 9.90  € 

Voto finale: 8.5/10

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Adunanza 2011 - La sottile distanza

introduzione a cura di Sean MacMalcom

  Nel corso dei primi mesi del 2011, alcuni 

impavidi e creativi  Viandanti di Altrove hanno

deciso di prendere parte al concorso di scrittura

creativa   Adunanza 2011 indetto dal sito

BraviAutori (www.braviautori.com).

Con molto impegno e grande lavoro di squadra, i 

 Viandanti di Altrove sono riusciti a conquistare 

la terza posizione ex-aequo in classifica, salendo

agli onori della cronaca con il frutto dei propri 

 sforzi. Nella squadra dei  Viandanti di Altrove si sono

  prestati: saxosax, editioprinceps, Demon Black e 

  Nihal87; con il supporto e l'affetto della

 Locandiera TdA, Yui e Tremalnaik. A tutti loro

un plauso per l'ottimo risultato conseguito! 

 A seguire, è con orgoglio che pubblichiamo l'iniziodell'opera…

La sottile distanza  Avrebbe voluto poter fare di più, invecepoteva solo stringerla a sé, carezzarle i capellie sussurrarle parole di conforto all’orecchio,per non svegliare gli altri. Dividevano latenda con altre due famiglie e, dopo un’altrasfiancante giornata di marcia, i lorocompagni desideravano solo poter riposare,non essere costretti alla veglia dai singhiozzidella donna.Ma i ricordi erano ancora freschi e le ferite

aperte.Quasi ogni notte l’incubo di quell’ultimogiorno, quando avevano lasciato la lorofattoria, tornava a visitare i sogni di suamadre facendola agitare e disperare nelsonno. Le urla, la paura, il mostro alato chestrappava via le persone e le trascinava con séin aria, per poi lasciarle cadere al suolo traurla straziate. E il tonfo sordo dei corpi chesbattevano contro il terreno…

 Anche a suo padre era toccata quella sorte.Si abbandonò anche lei alle immagini delpassato, non aveva senso opporvisi. Tanto, inun modo o nell’altro, l’avrebbero comunquetrascinata indietro.La loro casa era stata una fattoria nontroppo distante dalla capitale. Era stato il 

regalo che un nobile aveva fatto a suo nonnoper avergli coraggiosamente salvato la vita, egrazie a quel dono la sua famiglia avevapotuto affrancarsi da una vita misera etrovare una relativa tranquillità. Labenevolenza del nobile era però andata oltree aveva fatto in modo che il suo salvatoreentrasse a far parte della schiera dei fornitoridiretti del palazzo reale. Suo nonno eraormai morto da diversi anni, ma le cose non

erano cambiate.Quel giorno suo padre era tornato dallasolita consegna settimanale con la terribilenotizia dell’avvicinarsi inesorabile deiGreubywyd. Lo aveva saputo di prima manoda un funzionario di palazzo a cui anniaddietro aveva fatto un grande favore: ilprincipe Averon si preparava a lasciare lacapitale e avrebbe portato con sé parte dellapopolazione. La loro famiglia poteva esseretra questi, aveva lasciato intendere l'uomo,ma dovevano lasciare i loro possedimenti eraggiungere la città immediatamente; sisarebbe occupato lui di tutto.La madre e la zia, pur recalcitranti, avevanocominciato a caricare il carro con cibo, abitie coperte. Nel frattempo il padre e lo zioavevano abbattuto tutti gli animali che nonavrebbero potuto portare con loro.«Non saranno le nostre bestie a sfamare queimostri!» avevano detto.

  A preparativi ultimati avevano chiuso lefinestre e sprangato la porta nell’intima einconfessabile speranza di poter un giornotornare, e si erano avviati.In genere da casa loro non occorrevano piùdi un paio d’ore per arrivare alle porte dellacittà, ma quel giorno il carico eccessivo avevarallentato l’andatura dei muli e il tempo siera dilatato.Poco dopo aver imboccato la strada maestra

avevano incontrato Sō

re, un loro vicino, e ilminore dei suoi figli, Alec. Lo zio avevaraccontato per sommi capi quello che stavasuccedendo e li aveva sollecitati a seguire illoro esempio e cercare rifugio in città.  Ascoltando le parole dello zio, Helena erastata colpita dalla piena consapevolezza di

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cosa quella partenza improvvisa significasseper lei e per la sua famiglia. Avrebbero persotutto: la casa, gli amici, la loro intera vita. Ilmondo, il suo mondo, si stava ribaltando.Cosa stava succedendo? E perché poi? Avevaguardato Alec, i suoi grandi occhi grigi, ilunghi capelli ricci e spettinati, la boccacarnosa, e un crampo improvviso le avevaattanagliato lo stomaco. Persa nei suoipensieri non si era accorta subito che i carrierano ripartiti, e quando lo aveva fatto si era voltata indietro e aveva gridato:«Alec, saluta Aran da parte mia e digli che…che…» ma non era riuscita a finire la frase, siera limitata ad alzare il braccio e a

rispondere al gesto di saluto del ragazzo. Poiaveva avvicinato le gambe al petto, e con latesta nascosta tra le ginocchia aveva pianto.L’orrore era arrivato quando erano ormai vicini alla meta.Si erano uniti ad altri fuggitivi che comeloro cercavano la salvezza tra le mura dellacapitale. Un gruppo non molto numeroso adire il vero, ma capace comunque di attirarel’attenzione della bestia.

Helena aveva la testa appoggiata sul grembodella madre, sentiva le sue dita accarezzarledolcemente i capelli, nel tentativo diconsolarla, quando all’improvviso un versoraccapricciante aveva invaso l’aria e costrettotutti quanti a portare le mani alle orecchie,in un gesto tanto istintivo quanto inutile aschermare quegli stridii agghiaccianti. Sierano guardati intorno interdetti, ma nonc’era nulla. Poi lei aveva gridato:«Lassù!»Tutti gli occhi si erano alzati verso il cielo, el’avevano visto. Una specie di enormeuccello dal lungo collo nero e dai contornistranamente sfumati si stava lanciando sulloro piccolo convoglio con le tozze zampeartigliate pronte a colpire. D’istinto si eranotutti gettati a terra o sul fondo dei carri,cercando di appiattirsi il più possibile, manon era servito e un uomo era stato strettonella morsa di artigli potenti, sollevato in

aria e poi scagliato lontano. Le sue urladisumane avevano fatto alzare la testa adalcuni tra i più coraggiosi, ma solo per vedere la vittima sfracellarsi al suolo. Ed eccoche la bestia era tornata immediatamente areclamare un’altra vita, e poi un’altra ancora.Era stato a quel punto che suo padre, suo zio

e qualcun altro tra gli uomini avevanocercato di opporre una qualche resistenzaafferrando qualsiasi cosa potesse anchelontanamente servire da arma.«Scappate! Scappate!» aveva urlato il padreagitando in aria una falce.Helena non se lo era fatto ripetere e si eraguardata intorno ansiosa, mentre il cuore lemartellava all’impazzata nel petto e il ronziodel sangue le riempiva le orecchie.«Là, corriamo di là. Vedo degli alberi!»«Dove? Io non vedo niente!» aveva sentitoqualcuno gridarle vicino.«Seguitemi» e aveva iniziato a correre, ma perfermarsi dopo solo pochi passi nell’udire

una voce familiare urlare il nome di suopadre. Si era voltata e lo aveva vistoondeggiare a mezz’aria appeso alle zampeletali del suo assassino.Con gli occhi dilatati dall’orrore avevasperato che fosse morto sul colpo, che quelleunghie nere gli avessero schiantato il cuoreall’istante. Aveva dovuto usare tutta la suaforza per trattenere la madre, lottandocontro di lei e il panico, e trascinarla verso il

riparo del bosco, e forse verso la salvezza. Avevano aspettato lunghe ore nascosti tra glialberi anche dopo che la bestia sembravaessersene andata, senza il coraggio diavvicinarsi ai loro carri. Alla fine però lapietà aveva avuto il sopravvento sulla pauraed erano andati a recuperare i corpimartoriati per seppellirli. Helena avevascavato a lungo con le mani e con un piatto,incurante del freddo, dei dolori e della fame.  Aveva scavato e pianto. Pianto e scavato. Eaveva giurato a se stessa che non si sarebbearresa, che avrebbe difeso con tutte le sueforze la sua vita e quelle dei suoi familiari,proprio come aveva fatto suo padre.  Alla fine, esausti sia nel corpo che nellamente, erano risaliti sui carri ed eranoripartiti.Quando erano giunti alle porte della città ilbuio era ancora profondo, e i pesantibattenti chiusi.

Si erano stretti nelle coperte e avevanofinalmente ceduto alla stanchezza.Quella notte sua zia aveva perso il bambino.

  Per il proseguo e la conclusione, vi invitiamo a

visitare il sito di  BraviAutori o la Locandadella Terra di Altrove.

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La fiaccola dei desideri

C'era una volta un vecchio contadino con un figlio malaticcio,gobbo e storto e, per colmo d’ironia, si chiamava Fortunato.

 Al compimento dei diciotto anni, Fortunato, decise di partire e viverealla ventura. Il padre lo salutò piangendo e lo benedì.Il ragazzo s’incamminò verso levante con le stampelle nuove. Durante il

 viaggio soffrì la fame e la sete in attesa che la fortuna venisse a lui ma ella nonlo raggiunse mai.Un giorno, al tramonto, s’attardò su un sentiero sconosciuto. Fortunatoaccelerò il passo per poter raggiungere una qualsiasi capanna prima di notte.Giunse ad una capanna di legno e bussò, tutto infreddolito, per farsi aprire.Gli aprì una piccola vecchietta, curva e tutta grinzosa.-Buona donna, vi chiedo rifugio perché mi sono perduto!--Entra figliuolo, dividerò la mia cena con te ma ti dovrai accontentare dipoco.-Si sedettero a tavola, la vecchia mise al centro di essa un piattino ed una

ciotola con una briciola e due chicchi di riso.-Non aveva torto quando mi disse che mi sarei accontentato di poco- pensò ilragazzo.Ma la vecchia, con un gesto della mano, fece crescere la briciola fino a

trasformarla in un bel tacchino arrosto mentre la ciotola, si trasformò, in unazuppiera elegante con dentro una profumata minestra. Fortunato ebbel’impressione di sognare e mangiò tutto guardando la donna misteriosa.Dopo cena, la vecchietta, fece accomodare il ragazzo accanto al camino e glichiese di raccontagli la sua storia. Fortunato gli raccontò del suo viaggio edella fortuna che non riusciva a trovare.-Aiutatemi voi che siete una fata potente.--Io non sono una fata potente e sono poche le magie che posso fare… ma ticonfiderò un segreto. Ti indicherò la via che conduce al castello dei desideri.-

La mattina dopo la vecchietta portò Fortunato attraverso un bosco e ad unbivio gli indicò la strada.-Cammina per tre giorni e tre notti, ma non guardare indietroqualsiasi cosa tu senta. Quando arriverai al castello, bussa conquesta pietra alla porta ed essa si aprirà per incanto. Attraversalotutto. Nell’ultima stanza troverai un vecchio negromanteaddormentato in piedi con il braccio teso con cui regge uncero verde; è quel cero che esaudirà i tuoi desideri. Il castelloè pieno di trappole magiche, ma tutte le creature si

addormenteranno da mezzogiorno al tocco: se sarai nel castelloal tocco, sarai perduto…-Il ragazzo ringraziò e si avviò per la strada. Verso sera si sentìchiamare e, non ricordando l’avvertimento della vecchietta,si girò e si ritrovò al punto di partenza. Riprese la strada decisoa non voltarsi più. Il giorno dopo senti qualcuno che invocavaaiuto, si voltò e si ritrovò al punto di partenza. Arrabbiato,

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ricominciò la strada. Camminò per due giorno: al tramonto sentìrumori di guerra, si voltò impaurito e… ritornò al punto dipartenza.-E’ colpa del negromante ma so come fare!-

Si mise del cotone nelle orecchie, per non sentir nulla, e riprese la strada. Duegiorni dopo arrivò al castello, attese lo scoccare di mezzogiorno e bussò conla pietra. La porta si aprì e Fortunato indietreggiò spaventato. Il cortile era

pieno di giganteschi scorpioni, salamandre, rospi e vipere, ma tuttidormivano. Il ragazzo attraverso il cortile e il castello. Infine giunse nella

stanza del vecchio negromante addormentato in piedi, prese il cero verde etorno di corsa indietro ma si smarrì nei corridoi. Doveva fare in fretta perchéil tocco era imminente! Ritrovò le stanze attraversate in precedenza,riattraversò il cortile di animali giganteschi e oltrepassò la porta che si chiuse

alle sue spalle con un forte rumore. Il toccò scocco e gli animali si svegliaronoall’istante ma Fortunato era in salvo.

 Accese il cero ed espresse il primo desiderio:-Mi sparisca la gobba e mi si raddrizzino le gambe!-Esse sparirono, Fortunato buttò le stampelle e s’incamminò. Giunto in città,desiderò un palazzo più bello di quello reale e all’alba i cittadini guardaronomeravigliati l’edificio.Il Re, che era un tiranno, arse d’invidia e mandò a chiamare Fortunato. Ilragazzo rifiutò l’invito dicendo che lui non si inchinava davanti a nessuno. Il

Re fece decapitare il valletto che gli portò la risposta di Fortunato.Grazie al cero, Fortunato, riusciva ad ottenere tutto ma sentiva che glimancava qualcosa ma non sapeva cosa. Il cero intanto si consumava semprepiù così, il ragazzo, incominciò a diradare i desideri.

Un giorno Fortunato vide la figlia del Re e se innamorò immediatamente epensò di chiedere al cero di poter appagare il suo desiderio.

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-Cero, bel cero, voglio che la principessa diventi invisibile e che venga nelmio giardino.-La principessa Nazzarena apparve nel giardino tremando dalla paura.

Fortunato si inchinò davanti a lei.-Sono il cavaliere che passa ogni giorno sotto il vostro balcone e vi hoportato qui per parlarvi e non per farvi del male.-

Fortunato le dichiarò il suo amore e che voleva chiederla in sposa.-Non fatelo perché mio padre vi odia e vuole uccidervi!-

Da allora ogni sera, grazie al cero, la principessa tornò a trovarlo, non piùpallida e paurosa, ma felice e innamorata, ma un’ancella maligna si accorse diciò e riferì tutto al Re.La sera dopo il Re spiò la figlia e scoprì tutto. Al ritorno della principessa,

arrabbiato, le domandò dove fosse stata e lei, impaurita, rispose che erasempre stata nel suo letto a dormire.-Allora è colpa di un maleficio!-Interrogò il suo negromante che consultò invano la sua scienza.-C’è solo una cosa da fare, Maestà. Appendere un sacco, forato, di farina alla

 veste della principessa in modo che esso lasci una traccia del suo viaggio.- All’alba del giorno dopo, il Re armò il suo esercito e le tracce lo condussero alcastello di Fortunato. Irruppe nel palazzo e catturò il ragazzo condannandoloa morte.

Il giorno dell’esecuzione, la principessa era pallida e disperata ma Fortunatosalì tranquillo sul palco.Il carnefice gli chiese se aveva un ultimo desiderio e lui disse che voleva

accendere il piccolo cero verde, il re glielo concesse. Fortunato lo accese edisse:

-Cero, bel cero, voglio che tutti, eccezion fatta per la principessa, sprofondinonella terra fino al mento!-La piazza e le vie si riempirono delle teste degli abitanti sprofondati nellaterra.

Fortunato prese per mano Nazzarena e, davanti alla testa del Re, disse:-Maestà, ho l’onore di chiedervi la mano della principessa Nazzarena.-Il Re guardò con odio il ragazzo, il quale, continuò:-Se tacete, me ne andrò con lei e voi resterete per sempre sepolti.-Il Re, guardando Fortunato, pensò che sarebbe stato un buon successore.Fortunato chiese di nuovo la mano della principessa e il Re gliela concesse.-Parola di Re?- domandò il ragazzo-Parola di Re.- rispose il Re.

Fortunato ordinò al cero di disseppellire tutti e, il giorno stesso, furonocelebrate le nozze.

Fiaba di Guido Gozzano Adattamento di Demon Black

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Il cruciverba

ideato e realizzato da Francesca Resta

Orizzontali

1. Oggetto magico di protezione8. Ideale quantità di birra11. Non è un fante13. Avviene prima dell'inizio14. Colpevoli15. Ad esso si rivolge una "evil queen"16. Così viene chiamato un noto Stark17. Compongono l'opera20. Ai confini della terra21. Rischiò di diventare spuma del mare24. E' la voce del sovrano26. Il detective di Detective Stories di C.

 Antonini27. Il nome della scrittrice Rizzo29. Il mentore di Nihal31.

Agamennone ne era il re32. Notissimo mezz'uomo

Verticali

1. Associazione culturale archeologia emisteri

2. Castello, dimora signorile di campagna3. Ultra Violet TRansmissions4. Il fratello di Ofelia5. Facile facile... Ha le orecchie a punta!6. Una sorta di corona... o il copricapo

papale7. Sono dispari in Oreste8. Pianta con i fiori molto grandi e colorati9. Lo punta la bussola

10. Ha lo stesso cognome di un grandepoeta, ma lei uccide vampiri (tra le altrecose...)

12. Reply to18. Vezzeggiativo elfico per la Flewelling19. Lo sono i libri di un sacco di saghe20. Nome di Lockwood, notissimo

illustratore di Drizzt21. Vi abbocca il pesce sfortunato

22. Rabbia23. Una città dell'india25. Da non nominare invano28. Eliot, scrittrice britannica del 1800

(iniziali)30. Sono doppie in Ohmsford

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L'Angolo della Posta

Cara Yui, posso darti 

del tu, vero? Ti scrivo perché un grave  problema mi assilla e mi fa andare di matta! Vedi, io abito in un  grande palazzo a Città Murata, al piano sopra di me abita un elfo di Santamarta, un tipettoche se ne sta per le sue, con la puzza sotto il naso, mentre al piano di sotto abita un vecchionano brontolone, che non fa altro che inveire contro l'elfo... solo che l'elfo risponde alle  provocazioni! Così, siamo io e i miei poveri fiori nella terrazza a pagarne le conseguenze. Come posso far capire a quei due che la loro inimicizia è dannosa per tutti? Ti ringrazio infinitamente per l'aiuto.

Kaisa 

Cara Kaisa,sono terribilmente dispiaciuta per te e ituoi fiori, non meritate una cosa delgenere; io credo che dovreste parlarne a  voce, magari durante una seduta dipsicoterapia, così da capire i problemidell'elfo e del nano e cercare di risolverli

insieme. Non c'è niente di meglio di unasana chiacchierata per risolvere icontrasti!Be', ci sono anche i draghi, i troll, gliorchi, i goblin, ma loro li lascereicome ultima risorsa ;DSpero che i miei consigli ti aiutino!

 Yui

I compleanni di LUGLIO

2 - Stephen R. Lawhead (saga del Re

Drago); Darren Shan (s.d. Demonata)

5 -  James H. Brennan (s.d. Guerradegli elfi)

7 - David Eddings (s.d. Mallorean);Nancy Farmer (trilogia del Mare dei Troll);

Keith Baker (s.d. Città delle torri)

9 - Mervyn L. Peake (t.d. Gormenghast)

10 - Julian May (t.d. Giglio)

15 - Christopher Golden (s.d. Ombre)16 - Pierre Benoît (L'Atlantide);

Sheri S. Tepper (Dopo il lungo silenzio)

19 - Garth Nix (t.d. Abhorsen)21 - Matthew Phipps Shiel (Xelucha)

23 - Kate Thompson (t.d. Cambiaforma)

25 - Joseph H. Delaney (s.d. Apprendistadel Mago)

26 - Ana María Matute (Cavalieresenza ritorno)

27 - Gary Gygax (padre del GdR 

Dugeons and Dragons);

 Juliet Marillier (t.d. Sevenwaters)31 - Joanne Rowling (s.d. Harry Potter);Cassandra Clare (s.d. Shadowhunters)

I compleanni di AGOSTO

1° - David A. Gemmell (s.d. Drenai)

2 - Robert P. Holdstock  (s.d. Mitago)

6 - Piers Anthony (s.d. Xanth)

12 - Giulio Leoni (s.d. Anharra);Elaine Cunningham (s.d. Luci e ombre)

15 - Gary Myers (racconti di Cthulhu); Wolfgang Hohlbein (s.d. Enwor)

16 - Diana Wynne Jones (t.d. Howl)

18 - Michael de Larrabeiti (s.d. Borrible)

20 - Howard Phillips Lovecraft (padredel mito di Cthulhu)

21 - Lucius Taylor Shepard (La presenzadel drago)

22 - Ray D. Bradbury (r.d. Cthulhu)24 - Orson Scott Card (s.d. Alvin

l'apprendista)

27 - Jeff Grubb (La guerra dei fratelli)

28 - Jack Vance (s.d. Terra morente);Barbara Hambly (s.d. Flagello dei draghi)

29 - Gillian Rubinstein (s.d. Otori)

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