Notiziario_settembre_2006

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Notiziario dell’Ispettoria Salesiana Sicula Anno XXXIII n. 129 Settembre 2006

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Notiziario settembre 2006

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Notiziario dell’Ispettoria Salesiana SiculaAnno XXXIII n. 129 Settembre 2006

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Redazione: Felice Bongiorno

Giuseppe Falzone

Gaetano Urso

Progetto grafico: Roberto Arena

Impaginazione: Felice Bongiorno

Stampa digitale: Scuola Salesiana del libro

Catania-Barriera

EditorialeDopo i Convegni di Roma (1976), di

Loreto (1985) e di Palermo (1995) dal 16al 20 ottobre 2006 si terrà a Verona il IVConvegno Ecclesiale Nazionale. È il quar-to appuntamento a quarant’anni dal Con-cilio. Ancora una volta possiamo parlaredi una chiesa che si interroga e cerca dipromuovere la sua presenza nel sociale,una chiesa che vuole dare una risposta al-l’uomo d’oggi.

Il Comitato preparatorio, presiedutodal Card. D. Tettamanzi, arcivescovo diMilano, ha pubblicato una “traccia di ri-flessione” per le diocesi italiane (settem-bre 2005 e maggio 2006), i cui risultatiraccolti tra giugno e settembre 2006 sa-ranno presentati al Convegno di Verona.Il tema, scelto dopo un’approfondita ri-flessione dell’episcopato italiano nella sua51a Assemblea generale (Roma, 15-23maggio 2003), è Testimoni di Gesù risor-to, speranza del mondo.

Il documento si sofferma su quattroelementi: la persona di Gesù, il Risortoche vive in mezzo a noi; il mondo, nellaconcretezza della svolta sociale e culturaledella quale noi stessi siamo destinatari eprotagonisti; le attese di questo mondo,che il Vangelo apre alla vera speranza cheviene da Dio; l’impegno dei fedeli cristia-ni, in particolare dei laici, per essere testi-moni “credibili” del Risorto attraversouna vita rinnovata e capace di mutare lastoria.

Il richiamo è alla testimonianza noncome un bagaglio di pochi, ma come una

SS oo mm mm aa rr ii ooMessaggio del Rettor Maggiore pag. 1Lettera dell’Ispettore » 3Formazione » 4Pastorale Giovanile » 14Frammenti di memoria... » 16Vita ecclesiale » 22Missioni salesiane » 24Dalle case salesiane… » 27Guardando altrove... » 46Brevemente... » 48Da ricordare » 50

In copertinaIl Sig. Ispettore, Don Pippo Ruta, Don Al-

fredo Alessi.Don Alfredo Alessi, di anni 85, 70 di profes-

sione religiosa. Già missionario nel MedioOriente, ha lavorato presso la comunità di S.Gregorio, di Viagrande, di Nesima, di Campo-reale e attualmente si trova presso la comunitàdel “S. Tommaso” di Messina.

Don Gaetano Nicosia di anni 90, da 70 annimissionario in Cina.

dinamica connaturale al battesimo. Ognicristiano è infatti chiamato “a rispondere achiunque vi domandi ragione della speran-za che è in voi” (1 Pt 3,15), per tornare aduno dei passaggi-chiave della prima letteradi Pietro, il testo scritturistico che accom-pagnerà il Convegno Ecclesiale di Verona.

In questo numero di “Insieme” notevo-le spazio è stato dedicato all’assemblea deiconfratelli tenutasi a Zafferana per un mo-mento di verifica e di programmazione del-le attività per il nuovo anno, alla relazionedi Don Lillo Montanti regolatore del CI, alricordo di Don Gino Corallo e di Don Gio-vanni Cravotta ed alle attività svolte nelperiodo estivo dai nostri Oratori.

FFeelliiccee BBoonnggiioorrnnoo

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AA.. IIssppiirraazziioonneeTesto biblico: Sap. 11,23 - 12,2.Enciclica: “Evangelium Vitae”.

BB.. FFoorrmmuullaazziioonnee«Tu ami tutte le cose che esistono, e niente di

ciò che hai fatto ti dispiace…, perché tutte le co-se sono tue e il tuo soffio le avvolge e le penetra,o Signore che ami la vita» (Sap 11,24.26; 12,1).

LLaasscciiaammooccii gguuiiddaarree ddaallll’’aammoorree ddiiDDiioo ppeerr llaa vviittaa..

In un momento in cui la vi-ta è particolarmente minaccia-ta, come Famiglia salesiana ciimpegniamo a:

– assumere con gratitudinee con gioia la vita come un do-no inviolabile;

– promuovere con passio-ne la vita come un servizio re-sponsabile;

– difendere con speranzala dignità e la qualità di ognivita, soprattutto la più debole,povera e indifesa.

CC.. MMoottiivvaazziioonniiLa strenna vuole essere

“una riaffermazione precisa eferma del valore della vitaumana e della sua inviolabilità, ed insieme un ap-passionato appello rivolto a tutti e ciascuno, innome di Dio: rispetta, difendi, ama e servi la vi-ta, ogni vita umana! Solo su questa strada trove-rai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felici-ta!” (EV 5, corsivi originali). “Dio ha creatol’uomo per l’incorruttibilità; lo fece a immaginedella propria natura. Ma lo morte è entrata nelmondo per invidia del diavolo; e ne fanno espe-rienza coloro che gli appartengono” (Sap 1,13-14; 2,23-24). Cfr. l’uccisione di Abele da parte diCaino (Gn 4, 2-16).

Messaggio del Rettor Maggiore

Strenna 2007: Per una vera cultura della vita umana

“La domanda del Signore «Che hai fatto»,alla quale Caino non può sfuggire, è rivolta an-che all’uomo contemporaneo perché prenda co-scienza dell’ampiezza e della gravità degli atten-tati alla vita da cui continua ad essere segnata lastoria dell’umanità, vada alla ricerca delle molte-plici cause che li generano e li alimentano; riflet-ta con estrema serietà sulle conseguenze che de-rivano da questi stessi attentati per l’esistenza

delle persone e dei popoli”(EV 10).

DD.. PPeerr uunnaa vveerraa ccuullttuurraa ddeellllaavviittaa uummaannaa..

Davanti ad una cultura dimorte siamo chiamati dunquea prendere la vita come van-gelo e riprendere il vangelodella vita, per celebrarlo e ser-virlo. “Rinnovati interiormen-te dalla grazia dello Spirito,che è Signore e da’ la Vita, sia-mo divenuti un popolo per lavita e come tali siamo chiama-ti a comportarci” (EV 79).

11.. VViittaa ccoommee vvaannggeelloo::La vita è una vocazione e

una missione; questo implica– ricevere e amare la vita

come dono;– assumere responsabilità per la vita come

compito.

22.. VVaannggeelloo ddeellllaa vviittaa:Cristo è venuto perché tutti abbiano vita in

abbondanza, il che richiede il nostro impegnopastorale ed educativo

– servirla e farla crescere, facendo dono della propria vita

– difenderla, specie quella di coloro che sono in svantaggio: i bambini, i poveri, i malati, glianziani; si tratta di un ministero della famiglia,

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della chiesa, della scuola, che si pongono al ser-vizio della vita

– formare– alla pienezza di vita: senso della vita e pro-

getto di vita– al rispetto e promozione: vita e sessualità,

vita ed ecologia, vita e dignità umana– al dovere: coscienza morale circa il valore

incommensurabile di una vita degna e piena.

33.. PPrrooggrraammmmaa ““ssaalleessiiaannoo”” ppeerr llaa vviittaa::Per creare una cultura della vita c’è bisogno

di far risplendere l’originale novità del Vangelodella vita. Ciò comporta che:

– tutti i membri della Famiglia Salesiana pro-pongano questi contenuti fin dal primo annun-cio del Vangelo e, in seguito, nella catechesi enelle diverse forme di predicazione, nel dialogopersonale e in ogni azione educativa;

– gli educatori, insegnanti, catechisti e agen-ti pastorali mettano in risalto le ragioni antropo-logiche che fondano e sostengono il rispetto diogni vita umana;

– tutti lavoriamo in rete con quanti sono im-pegnati a far sorgere una nuova cultura della vi-ta. (Cfr. EV 82).

DDAALL MMEESSSSAAGGGGIIOO DDEELL RREETTTTOORR MMAAGGGGIIOORREE AAIIGGIIOOVVAANNII DDEELL MMGGSS 22000066

Cari giovani, mi rivolgo a voi, avendo davanti a me tanti volti in-

contrati in diverse parti del mondo: volti giovani, pieni digioia, di entusiasmo, di voglia di vivere e di servire. Voisiete la parte più importante e più cara della mia fami-glia, in cui ritrovo costantemente la gioia di donarmi aDio e la speranza che sostiene il mio servizio. Durantequest’anno 2006 la Famiglia Salesiana ricorda il 150° an-niversario della morte di Mamma Margherita, madre del-la famiglia educativa creata da Don Bosco a Valdocco.Sono convinto del ruolo determinante svolto da MammaMargherita nella formazione umana e cristiana di DonBosco, come pure nella creazione dell’ambiente educati-vo “familiare” di Valdocco. Per questo quest’anno ho in-vitato la Famiglia Salesiana e anche voi, giovani del Mo-vimento Giovanile Salesiano, a rinnovare l’impegno per“AAssssiiccuurraarree uunnaa ssppeecciiaallee aatttteennzziioonnee aallllaa ffaammiigglliiaa,, cchhee èèccuullllaa ddeellllaa vviittaa ee ddeellll’’aammoorree ee lluuooggoo pprriimmaarriioo ddii uummaanniizz--zzaazziioonnee”.Tutti voi, cari giovani, avete una forte esperien-za di famiglia. La vostra vita è segnata e abitata da volticonosciuti, che a qualsiasi età sanno riaccendere nei vo-stri occhi la gratitudine e la gioia. Il volto che si presen-ta con più intensità e trasparenza è certamente il volto divostra madre. Nel suo sorriso, per la prima volta, aveteletto la parola «amore»: amore pienamente gratuito, cu-stodito con tenerezza e delicatezza, così come si custodi-sce il germe prezioso della vita. Nel suo cuore si sono mi-steriosamente incontrate la gratuità dell’amore di Dio ela gratuità dell’amore umano. Insieme al volto maternoavete conosciuto il volto del padre: volto che completal’amore materno nel segno dell’impegno esigente e dellaprogettualità coraggiosa. Poi avete incontrato anche ivolti di fratelli e sorelle e tutti insieme avete vissutol’esperienza dell’essere accolti, riconosciuti, amati. Quel-l’ambiente ricco di scambi comunicativi ed affettivi è sta-to per voi la «culla della vita e dell’amore», un’autenticascuola di comunione e di socialità. Voi infine avete lettoe ascoltato la buona notizia del vangelo su volti concreti,

splendenti di amore; essi vi hanno insegnato a riconosce-re Gesù, a pronunciarne il nome con rispetto, ad amar-lo, a fare il segno della croce. Quale grande dono avetericevuto! Purtroppo molti giovani oggi soffrono l’assen-za crudele del padre o della madre. Non hanno alcunaesperienza di una relazione serena ed equilibrata con ge-nitori, fratelli e sorelle. Portano nella loro vita ferite pro-fonde e carenze difficilmente colmabili; rimangono indi-fesi di fronte alle provocazioni della società. È una tragi-ca esperienza che portano con sé; essa emerge in tanticomportamenti che diventano per noi e per tutti voi pro-vocazione e sfida. Non è forse una famiglia che essi cer-cano? Non desiderano fratelli, madri e padri, al di sottodi tante espressioni non facilmente comprensibili dagliadulti e dai giovani stessi? Non è il loro un primo appel-lo alla Chiesa perché sia famiglia? Non è un’invocazionea voi per essere – come giovani per i giovani – capaci dicreare legami di fraternità e di suscitare ambienti di fa-miglia?

La Parola di Dio, con cui sempre ci confrontiamo,illumina e radica nel profondo anche questa esperienzaumana della vita familiare e del dono di amore che in es-sa si riceve e si respira.

Cari giovani, abbiamo ricevuto un dono prezioso:l’Amore di Dio. «Guardate quale grande amore ci ha do-nato il Padre: siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo re-almente!» (1 Gv 3,1). «Dio ha tanto amato il mondo dadare il suo Figlio Unigenito, affinché chiunque crede inlui non perisca, ma abbia la vita eterna»” (Gv 3,16). Unamore che ha pensato a noi prima che nascessimo, unamore che ha predisposto per noi un cammino di vita, unamore che ci accompagna e ci accoglie sempre, anche senon sempre noi siamo fedeli. Siamo avvolti continua-mente dall’amore di Dio, che ci chiama e ci spinge a svi-luppare il meglio di noi stessi e a spargere questo stessoamore fra tutte le persone che ci attorniano. «Carissimi,se così Dio ha amato noi, anche noi dobbiamo amarci gliuni gli altri» (1 Gv 4,11). [...]

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Cari Confratelli,come contributo dell’Ispet-

tore mi pare che sia già impe-gnativa la relazione all’Assem-blea di Zafferana del 31 agosto.Le due parti, verifica e program-mazione, arricchite dai contri-buti emersi nel dialogo, sonogià sufficienti a indicare il cam-mino di quest’anno; ricordo in

breve che si tratta di:– mettere al centro della vita personale, comunita-

ria e ispettoriale il tema del capitolo;– a livello di governo proseguire nell’attuazione del

POI;– assimilare e attuare il progetto emarginazione

(un segno significativo è già la nuova destinazione delSampolo);

– il rilancio della PG e PV e della formazione.Il tutto viene inquadrato dalle autorevoli indicazio-

ni dateci dal Rettor Maggiore che invito a riprenderenelle assemblee comunitarie e che certamente illumine-ranno l’iter capitolare.

Al termine di un’estate certamente impegnativa edi un inizio anno nel segno della testimonianza e dellasperanza (è il tema della Chiesa Italiana) vorrei propriosottolineare la necessità perenne di vivere il Vangelocome sorgente di vita e di azione e tra le parole di Ge-sù invito ad accogliere generosamente, come forza rige-nerante, i suoi inviti alla fiducia, alla gioia, alla speran-za. Nell’incontro preparatorio dei delegati delle Chiesedi Sicilia al Convegno di Verona, Mons. Mario Russot-to ha citato un motto di B. Häring: “Quando sottoline-iamo il negativo facciamo un omaggio al maligno: nonrendiamogli questo omaggio”. È vero che già GiovanniPaolo II aveva fatto un parallelo tra la notte oscura diSan Giovanni della Croce e le tenebre del nostro tem-po e che Benedetto XVI già nella S. Messa ‘pro eligen-do pontifice’ aveva sottolineato come “il relativismo…appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tem-pi moderni”. Perfino una carismatica come Chiara Lu-bich sente il bisogno di invitare il suo movimento a es-sere una “risposta alla notte collettiva e culturale di og-gi” perché, secondo il filosofo Maria Zambrano, stiamovivendo “una delle notti più buie che abbiamo mai vi-sto”. Ma sento irrompere il soffio potente dello Spiritonei due eventi che, binario della Provvidenza, ci faran-no correre come San Paolo verso la meta che incessan-temente ci spinge e ci attrae insieme: essere segni e por-

Lettera dell’Ispettore

tatori dell’amore di Dio ai giovani e alle famiglie delnostro tempo collaborando così al Regno che qui ha ilsuo corso ma oltre spazio e tempo il compimento.

I due eventi sono chiaramente il Capitolo Ispetto-riale e il Convegno di Verona della Chiesa Italiana.

Sull’atteggiamento con cui vivere il Capitolo Ispet-toriale invito a riprendere l’intensa relazione del Rego-latore don Montanti nell’assemblea di inizio anno. Maè tutta la lettera di convocazione del Rettor Maggioreche va meditata e assimilata e che spazza ogni possibile‘buio’ con la stimolante forza ispiratrice della scelta te-matica: “Facendo nostro il motto ‘Da mihi animas, ce-tera tolle’ vogliamo assumere il programma spiritualeed apostolico di don Bosco e la ragione del suo instan-cabile operare per la gloria di Dio e la salvezza delleanime. Così potremo ritrovare l’origine del nostro cari-sma, il fine della nostra missione, il futuro della nostraCongregazione”.

Ringrazio il Signore per la possibilità di partecipa-re come presidente CISM al Convegno di Verona dal te-ma fortemente attuale e positivo “Testimoni di GesùRisorto, Speranza del mondo” e dagli ambiti di intensovalore antropologico e teologico-pastorale (vita affetti-va, lavoro e festa, fragilità umana, tradizione, testimo-nianza). Accompagniamo con la preghiera e la parteci-pazione possibile e variegata queste due doni dello Spi-rito, e veramente entreremo anche in sintonia con laStrenna, e con la proposta educativo-pastorale, che ciinvita a farci guidare dall’amore di Dio per la vita. Sitratta di una sfida a noi stessi, alle nostre comunità, al-la ispettoria, alla FS, a tutti gli uomini di buona volon-tà: oltre ogni eclisse della fede, della speranza e del-l’amore noi siamo profondamente motivati a vedere eincontrare, per noi stessi e per i fratelli, il Signore dellavita e della speranza, per poi comunicarlo come il donototale che illumina e riempie la vita stessa.

Concludo, con la voce delle Chiese della nostra ter-ra, nel segno proprio della Speranza:

“La Speranza è un bene fragile e raro, e il suo fuoco èsovente tenue anche nel cuore dei credenti.

Quasi invisibile, la “piccola” sorella sembra condottaper mano dalle due più grandi, ma col suo cuore di bimba

vede ciò che le altre non vedono.E trascina con la sua gioia fresca e innocente la fede e

l’amore nel mattino di Pasqua.È lei, quella piccina, che trascina tutto”.

Auguro con tanto affetto a tutti di essere testimonidi speranza, col cuore e lo stile di don Bosco.

DDoonn LLuuiiggii PPeerrrreellllii

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insieme4 insieme formazione

MMoommeennttoo ddii vveerriiffiiccaa ee ddiipprrooggrraammmmaazziioonnee iissppeettttoorriiaallee

Ricca di spunti e di riflessioni, di verifica e diprogrammazione la consueta tre giorni a Zaffera-na, svoltasi dal pomeriggio del 31 agosto al pran-zo del 2 settembre.

La relazione del signor Ispettore ha richia-mato gli elementi di revisione della vita ispetto-riale così come emergono dalla relazione di donPierfausto Frisoli, dalla lettera del Rettor Mag-giore a conclusione della visita straordinaria edal confronto quotidiano con la vita della comu-nità.

Parole severe quelle richiamate dall’Ispetto-re, ma anche di speranza e citando la lettera delRM sottolineava: ‘non dare seguito alle indica-zioni del regionale sarebbe un colpevole segno disordità spirituale’.

Tra le altre: le scelte, anche sofferte, che stia-mo man mano portando avanti, ricorda il Sig.Ispettore, sono segno della novità dello spirito euna risposta alle indicazioni del capitolo genera-le sul coinvolgimento dei laici.

Nella relazione del signor Claudio Marangio,economo ispettoriale, che ha fatto parte delgruppo preparatorio del capitolo generale, sonostati presentati i temi, le motivazioni e lo svolgi-mento del capitolo.

La mattinata del primo agosto è stata dedica-ta alla presentazione del progetto emarginazio-ne, alla presentazione dei dati della rilevazioneeffettuata sulla fragilità vocazionale, alle linee dipastorale giovanile.

La seconda parte della mattinata ha visto iconfratelli riuniti per zona per riflettere sulle re-lazioni della sera precedente, quella del signorispettore e del signor Marangio.

Diverse le note emerse dal dialogo tra i con-fratelli, alcune di perplessità per la gravità di al-cune situazioni, altre di approfondimento per lanecessità di contestualizzare meglio i fatti, altredi incoraggiamento e di indicazione di azione edi nuovi fronti pastorali.

Il signor ispettore concludendo l’assembleapomeridiana dello stesso giorno evidenziava:“La distanza tra i nostri progetti e quanto stiamorealizzando è reale per il carico di lavoro e alcu-ne difficoltà relazionali che si incontrano nellecomunità. La terapia è quella di rinnovare i no-stri ideali e il capitolo ci dovrebbe aiutare pro-prio in questo. Inoltre occorre che investiamo sunuove modalità di gestione delle opere con lacollaborazione allargata dei laici”. Riprendendopoi alcune perplessità emerse circa la vitalità de-gli oratori affermava: “Ci sono oratori che hannosaputo rinnovarsi profondamente e oratori che sisono fermati alla sola accoglienza”.

La mattinata del sabato è stata dedicata auna breve presentazione del 50° di fondazionedelle Volontarie di don Bosco da parte di dueappartenenti a questo ramo della Famiglia Sale-siana, alla presentazione dell’iter capitolare e dialcune riflessioni in merito al rinnovamento del-la vita delle nostre comunità, da parte del rego-latore del capitolo, don Calogero Montanti, e in-fine, alla correzione del calendario ispettoriale ealla celebrazione giubilare in cui si sono ricorda-ti i confratelli che compivano gli anniversari diprofessione e di sacerdozio.

Assemblea ispettoriale

Zafferana Etnea, 30 agosto - 2 settembre 2006

Il Sig. Ispettore e il suo Vicario

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insieme 5formazione insieme

Ha colpito tutti e profondamente la relazio-ne di don Montanti per la profezia contenutavicirca la possibilità di una vita comunitaria e fra-terna in cui viga il rispetto e la valorizzazione deiconfratelli, insieme al progetto comunitario, sen-za strumentalizzazioni né dell’uno, né dell’altro.La relazione si concludeva con un aneddoto pro-vocatorio:

Un viandante incontra sul suo cammino ungruppo di persone intenta a lavorare a una

costruzione. Si avvicina ad uno che sembra ilresponsabile, persona anziana, con la barba e ad-

dosso un saio impolverato. “Io sono un viandante- inizia il viaggiatore - e lei è un

monaco?”. “Sì - afferma l’anziano - io sonoun monaco, anzi sono l’abate e questi sono i miei

confratelli”. “State costruendo il monastero?”continua il primo. “No - risponde l’abate - lo

stiamo distruggendo, perché ci siamo resi contoche ci impediva di vedere l’alba”.

PPrreeppaarraannddooccii aall CCII

Siamo invitati a crescere, secondo l’esempio

di don Bosco, nella mmiissttiiccaa ddii iimmppeeggnnoo o mmii--

ssttiiccaa ddeellllaa aazziioonnee:

“Una vita di profonda preghiera contemplati-

va che si esprime in una comprensione globale

della fede cristiana socialmente impegnata. La

preghiera serve da trampolino per un’esistenza

operativa caratterizzata dal senso di coinvolgi-

mento responsabile e creativo nella sequela

Christi (discepolato di Cristo) e impegnata

operativamente in una vasta gamma di occupa-

zioni orientate alle persone e alla società…

con modalità che dimostrano la capacità di

un’immersione contemplativa che sa dare voce

a ciò che non ha voce, sa annunciare la Parola

vivente e non perde mai di vista la paradossa-

le presenza di Dio.

Per il mistico impegnato, preghiera e lavoro o

azione rappresentano il terreno profondo del-

l’incontro redentore con il Dio vivente. …”

(J. Finnengan, Nuovi Quaderni di spiritualità

Salesiana, LAS, 2006)

Il Sig. Ispettore Don Luigi Perrelli

Don A. Ballistreri, Don L. Perrelli e Sig. C. Marangio.

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PPrroossppeettttoo ddeeii tteemmppii ddeell CCII22000066– entro metà Agosto ‘06

1a Lettera dell’Ispettore (nel frattempo co-stituzione Commissione preparatoria)

– Assemblea ispettoriale (31/08-2/09/’06):– presentazione dell’iter capitolare, degli

obiettivi e della ipotesi di impostazione– comunicazione (scritta) del Regolatore

circa scadenza della elezione del delegato e sup-plente della comunità locale e dei delegati dellalista ispettoriale con materiale occorrente

– entro il 23 settembre ’06 elezione delegato e supplente della comunità

locale

2a Lettera dell’Ispettore con nominativi di eletti e supplenti della co-

munità locale e lista degli eleggibili della comu-nità Ispettoriale

11aa SSEESSSSIIOONNEE CCII22000066 ((3300 eennttrroo pprraannzzoo -- 3311ootttt.. ’’0066)) approvazione Regolamento CI; formali-tà: nomina segretari, elezione Moderatori; moda-lità di lavoro per il CG26 nelle case; interpellarele comunità su aree di intervento per la vitaispettoriale; avvio lavoro comunità…

22aa SSEESSSSIIOONNEE CCII22000066 ((2277--3300 ddiicc.. ’’0066)) stu-dio contributi pervenuti per CG26; scelta dellearee di riflessione e d’intervento per la vita ispet-toriale: avvio della riflessione dei membri capito-lari e modalità di coinvolgimento delle comunitàsu alcuni punti particolari…

33aa SSEESSSSIIOONNEE CCII22000066 ((2299 aapprr ppoomm//ddoomm--0022 mmaagg mmeerrcc)) confronto e conclusioni operativesu aree/situazioni della vita della Ispettoria e ele-zione delegati CG26.

QQuuaallee ffiidduucciiaa nneell CCaappiittoolloo??Il Capitolo non è una formula magica. Ne

abbiamo esperienza. Le Costituzioni lo defini-scono “la riunione fraterna nella quale le comu-nità locali rafforzano il senso della loro apparte-nenza alla comunità ispettoriale… È pure l’As-semblea rappresentativa dei confratelli e delle

comunità locali” (C 170). Il Capitolo ispettorialeinoltre è una convocazione fatta dall’Ispettore(cfr. C 172). Si tratta dunque di riunione frater-na, rappresentativa ( deve “rappresentare” signi-ficativamente: vedi elezione delegati al CI) e ri-sponde a una convocazione di chi rappresentaCristo Pastore nell’Ispettoria. Ne consegue chenon si tratta di avere fiducia nel CI, in quantosemplice organismo istituzionale, ma di avere ffii--dduucciiaa nneellllee ppeerrssoonnee. Gesù si è circondato e si èfidato di uomini, poveri uomini che non lo han-no capito, lo hanno anche abbandonato, perfinotradito. Ma lui non è tornato indietro nel dare fi-ducia. Perché ha insegnato e testimoniato cheerano suoi fratelli, figli nei quali il Padre, il suo eloro padre, ha avuto fiducia. In ciascuno di essiè presente lo stesso Spirito di Dio che li abita e liabilita ad amare ad oltranza e conferisce alla lo-ro - e oggi anche alla nostra - vita un sapore dieternità già su questa terra.

IIll CCII ccoommee ccaammmmiinnoo ffoorrmmaattiivvoo uunniiffiiccaattooPer quest’anno non ci sarà un Piano formati-

vo annuale come gli altri anni. Non ci saranno gliincontri formativi per settori (direttori, oratorio,parrocchia, scuola, CFP…). La formazione, siapersonale che comunitaria, convergerà in ununico percorso incentrato sui cinque nuclei delCG26 (ritorno a Don Bosco, urgenza di evange-lizzare, necessità di convocare, povertà evangeli-ca, nuove frontiere) e su altri indicati dai confra-telli e dalle comunità e assunti dal CapitoloIspettoriale. Si avrà così il vantaggio di non mol-tiplicare tempi e attività su vari fronti formativicol rischio anche della dispersione.

CCooiinnvvoollggiimmeennttoo ddeellllee ccoommuunniittààSi vorrebbe evitare di far consistere la parte-

cipazione delle comunità nella compilazione dischede, di moduli, di analisi, di rilevamenti stati-stici ecc. Proprio per sottolineare e sostenere ladimensione formativa, alcuni confratelli potreb-bero essere incaricati di accompagnare le comu-nità (e/o la zona) rendendosi presenti in tempi e

CI 2006: presentazione d’insieme

Assemblea ispettoriale Zafferana Etnea, 2 settembre 2006

insieme formazione

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insieme 7formazione insieme

modi opportuni. In questo cammino potrebberoe dovrebbero, con modalità idonee, essere coin-volti i laici e i giovani (Famiglia Salesiana,CEP…). Su questo dovrebbe dare indicazioni il

CI (cfr. 1a Sessione 30-31 ott. ’06).Intanto, per entrare nel clima del Capitolo,

già a partire da questa assemblea fino alla primasessione, le singole comunità potrebbero impe-gnarsi, oltre che nella preghiera, nel prendere at-tenta visione di tre documenti :ACG 394 in rife-rimento al CG26 (lettera del RM);

Inoltre la lettera del Rettor Maggiore sullaVisita straordinaria (26/07/’06) e la relazione did. Pierfausto Frisoli, a conclusione della stessavisita, ambedue pertinenti specificamente la vitadell’Ispettoria.

AArreeee ddii iinntteerrvveennttoo cchhee rriigguuaarrddaannoo ppiiùù iimm--mmeeddiiaattaammeennttee llaa vviittaa ddeellll’’IIssppeettttoorriiaa

Il periodo intermedio tra seconda e terza ses-sione (gennaio-aprile 2007) verrebbe esclusiva-mente dedicato alla vita della comunità ispetto-riale. In questo lavoro si vorrà dare priorità allapersona dei confratelli. Non si partirebbe dun-que da progetti o programmi pastorali, organiz-zativi ecc. Diversi progetti sono stati già a lungostudiati, meditati e portati a termine (vedi p. e.PG e PV, Emarginazione, Formazione laici ecc.);questi sono solo da mettere in atto attraversouna adeguata socializzazione e l’azione di gover-no. Inoltre il Visitatore, a conclusione di una vi-sita, sia retrospettiva (di verifica) che prospetti-ca, ha dato “orientamenti” e “prescrizioni”.L’angolazione da cui ci si pone è diversa. Le co-munità e i confratelli dovrebbero indicare argo-menti, situazioni di vita positive o problemati-che, esigenze (p. e. di salute, di lavoro, religiose,personali e comunitarie, pastorali, strutturali…)ritenute urgenti o importanti. Le proposte per-venute saranno prese in considerazione dalle co-munità durante la seconda intersessione (genna-io-aprile 2007) e dai capitolari durante la 3a Ses-sione (29 apr - 02 giu), dopo avere valutato lapossibilità di considerarle tutte o solo alcune piùrilevanti e ricorrenti.

PPrriioorriittàà aallllaa ppeerrssoonnaa ddii ooggnnii ssiinnggoolloo ccoonnffrraa--tteelllloo

Dare priorità alle persone dei confratelli.Non si tratta di porre in antitesi le persone e le

strutture, ma di privilegiare le persone rispettoalle strutture, anche perché il funzionamento diqueste ultime dipende dalle persone. A me sem-bra che si tratti di un argomento necessario e dicui, tuttavia, non ci possiamo nascondere alcunepossibili ambiguità o rischi. Così da parte delconfratello che vive una situazione di disagio po-trebbe risultarne una lettura narcisistica, di ri-piegamento sulle proprie ferite, di attesa che tut-to e tutti debbano dipendere dalle sue esigenzecome le vive e le vede. Da parte di altri confra-telli immersi nel lavoro o di chi ha responsabili-tà di governo potrebbe sorgere il timore di unblocco delle attività o di restringere il respirodella missione a un angusto ambito intracomuni-tario, rinunciando o mortificando qualunque in-ventiva e slancio apostolico.

Mi permetto di offrire alcune puntualizza-zioni e sollecitazioni proprio nell’intento di chia-rire e di superare letture riduttive, mortificanti ofuorvianti sia in chiave individualista da partedel confratello sia in prospettiva apostolica dellacomunità. Sono convinto che la priorità del con-fratello, rettamente intesa, dovrebbe favorire unampliamento degli orizzonti del nostro viverepersonale, comunitario, apostolico con ricadutabenefica per situazioni personali di disagio.

IIll ccoonnffrraatteelllloo:: uunn eessuubbeerroo??Come suona terribile l’espressione nei con-

fronti di alcuni confratelli: “aspettiamo chemuoiano”, sottinteso: “Tanto non c’è nulla da fa-re”. O anche l’altra battuta: “In comunità ci so-no confratelli in più…”, con riferimento a con-fratelli ritenuti inattivi o che creano problemi.

Dare priorità alla persona del confratello si-gnifica essere o diventare confratelli e comunitàche riconoscano al fratello nella fede e nella pro-fessione religiosa il ddiirriittttoo ddii ““eesssseerrccii””, di esiste-re così come è. Mai il confratello potrà essereconsiderato un “esubero” di cui liberarsi o unpeso di cui sgravarsi, perché sostanzialmenteinutile o troppo problematico…

LL’’aaccccoogglliieennzzaa La priorità del confratello, nell’accezione in-

dicata, è strettamente connessa con la comunitàcome “casa che accoglie”, cioè con lo stile di aacc--ccoogglliieennzzaa ddeellllaa ee nneellllaa ccoommuunniittàà, sentita e condi-visa da tutti i confratelli... Quale posto, quale ac-coglienza per i nostri anziani, per gli ammalati

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nel corpo o nello spirito, per chi è insoddisfatto,per i perennemente inquieti, per chi è tormenta-to da ferite non rimarginate, per chi affronta ilquotidiano come una infinita fatica cui solo lamorte porrà fine? Sono i crocifissi di casa nostra.Ma ci sono ancora tanti altri crocifissi: i dispera-ti, i rifiutati del Terzo Mondo, i “diversi”, gli ar-rabbiati delle sacche di povertà (le tante pover-tà) presenti nel mondo giovanile. Da costoro co-me è vista la nostra comunità: come spazio di oc-cupazione del tempo libero (e quanti giovani deinostri ambienti sono condannati al tempo libe-ro!), come risorsa di speranza e di accoglienza,come riserva di quella bella notizia dove i giova-ni, tutti i giovani, possano riscoprire dignità, re-sponsabilità, senso e gioia di vivere? Questi scor-gono nella persona di noi Salesiani un richiamoal samaritano compassionevole che si prende cu-ra dello straniero gratuitamente, anzi rimetten-doci di tasca? La casa salesiana è chiamata a es-sere ambiente in cui il loro travaglio si apra a unafede più genuina, a una collaborazione corre-sponsabile più convinta, a una volontà di cam-biamento più radicale. Ma per questo noi e la co-munità siamo chiamati a essere sale che dà sapo-re. Che ne sarebbe di noi e di loro se diventassi-mo sale scipito?

L’eeuuccaarriissttiiaa al centro della comunitàL’accoglienza a sua volta rimanda all’eucari-

stia, perché l’accoglienza nel suo compimento sitraduce in ccoommuunniioonnee. Noi siamo chiamati a es-sere uomini eucaristici e comunità eucaristiche.L’eucaristia ci costruisce in Lui come comunionefraterna e rinnova l’impegno apostolico (cfr. C.88). L’eucaristia fa la comunità. Il fine ultimodell’eucaristia non si esaurisce nella trasforma-zione del pane e del vino nel Corpo e nel Sanguedi Cristo. Essa va oltre: vuole operare la trasfor-mazione nostra e, tramite noi, la trasformazionedel mondo intero, a cominciare dai giovani che ilSignore ci manda.

Gesù ha moltiplicato i pani, noi moltiplichia-mo forse le eucaristie, non “saltiamo” la conce-lebrazione o la celebrazione quotidiana. Ma chesenso avrebbe l’eucaristia, celebrata anche vali-damente, se l’individualismo regnasse sovrano,se si vivesse da individui senza passione per lasolidarietà e la condivisione, rinunciatari di fron-te al comandamento di Gesù: “Amatevi gli uni

gli altri come io ho amato voi.” (Gv 15,12)? Chesenso avrebbe fare la comunione se non ci fossepassione alcuna per vivere in comunione e pro-muovere la riconciliazione? E questo non do-vrebbe valere in modo eminente per una comu-nità religiosa? Non è possibile la rassegnazionein questo che è il cuore del Vangelo. Mai saràcompatibile celebrare l’eucaristia e rifiutare ilperdono o lanciare scomuniche o vivere in unapermanente indifferenza verso fratelli ai quali, inforza di quella stessa eucaristia, dovresti solo la-vare i piedi.

A servizio del RReeggnnooL’eucaristia imprime all’esistenza del creden-

te un movimento centripeto. Nella eucaristia cia-scun confratello sano o ammalato, giovane o an-ziano, sereno o provato viene abilitato a sintoniz-zarsi con Gesù che si dona in assoluto alla causadel Regno. Sentirsi ed essere non a servizio diuna istituzione, non costruttori o custodi diun’opera, di una struttura, di una “presenza”,ma sseerrvviittoorrii ee ccoossttrruuttttoorrii,, ttuuttttii iinnssiieemmee,, ddeell RRee--ggnnoo ddii DDiioo: questa è l’unica molla per vivere inpienezza, come singoli e come comunità.

Lo Spirito ha suscitato don Bosco e la Con-gregazione solo come umile e povero strumentoper la edificazione del Regno, per la trasforma-zione di “questo” mondo in Corpo di Cristo.Sentirsi ed essere lievito, sale e luce per procla-mare e servire la pace, la giustizia, la solidarietà,l’amore e la speranza per i più abbandonati e di-sperati, per tutte le vittime di una disuguaglian-za eretta a sistema, per affermare la priorità del-le persone sulle cose, del bene comune su quelloegoistico e privato.

Essere servitori del Regno significa non per-dere di vista il Vangelo, non smarrirlo, non smi-nuirlo o neutralizzarlo, ma anteporlo a tutto per-ché tutta la nostra vita sia spesa, come ci chiedeGesù, “per me e per il Vangelo”. Essere, comeDon Bosco, uomini di Dio che non assumono lamentalità “del mondo”, ma che danno la vita inquesto mondo e per questo mondo. E come co-munità religiosa essere comunità credente, segnodel Regno nel mondo di oggi, annunciatrice effi-cace che il Signore continua a essere il Risorto.Innamorati delle beatitudini, non nella prospet-tiva spiritualista che inebria di illusoria consola-zione, ma portatrici di una felicità che si speri-

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menta nella prossimità misericordiosa al fratelloche può essere il confratello provato da una for-ma di anemia debilitante, che soffre e lotta pernon soccombere alla quotidiana fatica di vivere;o del giovane che non ha più risorse interiori,non ha lavoro, non ha casa, non può formarsiuna famiglia...

La ppoovveerrttàà: una “testimonianza che rischiadi non essere credibile” (P. CHAVEZ, ACG 394,p. 33).

Proprio il servizio del Regno, come dedizio-ne incondizionata alla causa della salvezza, si co-niuga necessariamente con l’adesione libera egioiosa al cetera tolle. Gustare la gioia della ppoo--vveerrttàà. Povertà religiosa che è autentica comunio-ne dei beni; povertà religiosa che prende sul se-rio la povertà, senza vanificarla, e scende coeren-temente a fianco dei poveri, vede sempre la vitadalla prospettiva dei poveri e finalizza tutte le ri-sorse carismatiche, umane, di strutture, cultura-li, per il bene dei poveri e per contribuire al cam-biamento della società nell’interesse dei poveri.Dopo che abbiamo vissuto anni contrassegnatida roventi controversie sulla povertà, il non par-larne oggi più tanto non potrebbe essere unaforma di rimozione? In seguito al rinnovato invi-

to del RM, forse è il caso di chiederci, con sere-nità ma con verità, se talvolta trascuriamo o tra-diamo i poveri, quei poveri ai quali resta la solaricchezza del loro essere uomini. Come dimenti-care i moniti accorati di Don Bosco sulla pover-tà da coltivare nel cuore e da esprimere nei fatti,memori che la ricerca delle comodità e delleagiatezze sarà la morte della Congregazione (cfrMB XVII, 272)?

Insomma, quale la nostra reale condivisionedella condizione dei poveri nel nostro stile di vi-ta? D. Bosco si è occupato dei potenti e dei ric-chi non per creare alleanze, non per accaparrar-si privilegi, ma per promuovere un processo didoverosa ridistribuzione a favore dei poveri.Come dare da mangiare oggi agli affamati, comeaccogliere i senza patria, come difendere i fratel-li del Terzo Mondo dalle aggressioni cui sonosottoposti perché ritenuti intrusi, abusivi e inva-sori, anche da parte di cattolici benpensanti eperbenisti (laici, sacerdoti, religiosi anche di ca-sa nostra…), come intervenire di fronte alle nuo-ve forme di povertà giovanili?

Zafferana Etnea - Momento della Programmazione Ispettoriale.

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IIll SSaalleessiiaannoo ppuuòò eesssseerree ooggggii uuoommoo ddii ssppee--rraannzzaa??

Scrive il RM nella lettera di convocazione delCG26: “Più che di crisi di identità, ritengo cheper noi salesiani esista oggi una crisi di credibili-tà. Ci troviamo in una situazione di stallo. Sem-bra di essere sotto la tirannia dello ‘statu quo’;esistono resistenze al cambiamento, più inconsceche intenzionali.” (ACG 394, pp. 10-11). In que-sto contesto il Salesiano può ancora sperare? C’èancora spazio per cercare e individuare ssttrraatteeggiieeddii ssppeerraannzzaa che conferiscano ai confratelli e allecomunità un volto profetico? Forse mi sbaglio.Talvolta i nostri volti richiamano i due discepolidi Emmaus: “Si fermarono col volto triste (lett.dall’aspetto cupo, abbattuto Lc 24,17)”, poiché inloro era morta la speranza di un progetto – il “lo-ro” progetto – al quale avevano vincolato il sen-so della loro vita (cfr. 24,21 noi speravamo cheegli fosse il liberatore d’Israele), per loro si eradissolta la fiducia in una comunità (quella di Ge-rusalemme) in cui non avevano più nulla di si-gnificativo da comunicarsi, se non discorsi di de-lusione e di morte, sentimenti di amarezza.

Mi sembra di cogliere talvolta nei nostri di-scorsi, in alcuni atteggiamenti, nelle relazioni,nei volti un senso di affanno, quasi di soffoca-mento, come se fosse venuta meno quell’aria chenoi, avanti negli anni, ricordiamo di avere respi-rato in altri tempi o in altre condizioni personalie comunitarie e che i giovani sognano con la lo-ro carica di idealità. Ci portiamo dentro un sen-so di nostalgia, che a volte diventa ansia, pauradella “incertezza del futuro” (P. CHAVEZ, ACG394, p. 26) tale da far ritenere un abuso, una chi-mera o un lusso consentito solo a qualcuno, dieesssseerree uuoommiinnii ddii ssppeerraannzzaa. Speranza non solodell’al di là dopo la morte (potrebbe essere un il-lusorio sollievo o una fuga alienante), ma speran-za nel cambiamento di questo mondo in Regnodi Dio, per il quale il nostro contributo è possi-bile, doveroso e necessario. Speranza innanzitut-to e soprattutto non nelle cose o nelle case, manella persona di Gesù, il Signore, il Risorto, prin-cipio e fondamento di ogni vera speranza. E alseguito di Gesù, con Don Bosco, anche noi por-tiamo nel cuore la speranza del Regno, fino alnostro ultimo respiro: “Ho promesso a Dio chefin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei

poveri giovani” (MB XVIII, 258).“Abbiamo più futuro che passato”, diceva d.

Egidio Viganò. Ma con quale animo, con qualisentimenti celebriamo le varie ricorrenze (i tanticinquantenari, centenari, centocinquant’anni diopere, di avvenimenti, di persone…)? Li sentia-mo forse come tocchi di campana forieri di fune-rali o sono rintocchi che annunciano, forse de-bolmente, una nuova alba della Pasqua di Risur-rezione, proprio per noi che oggi sperimentiamoduramente la prova del venerdì santo?

Siamo di fronte a una immane sfida, che cicostringe a verificare, risvegliare e rendere ragio-ne della speranza che è in noi (cfr. 1 Pt 3,15).Una sfida non nuova, perché percorre tutta lastoria della Chiesa. Non saranno dunque leeventuali nostre cupe previsioni a neutralizzarel’efficacia salvifica della Pasqua. O, per dirla conuna immagine di Pablo Neruda, si “potranno ta-gliare tutti i fiori, mai si potrà essere padroni del-la primavera”.

Concludo con un racconto con cui intendofare riferimento non solo alle opere, ma all’insie-me della nostra vita.

Un pellegrino stava camminando per una stra-da quando un giorno passò accanto a uno che sem-brava un monaco seduto in un campo. Lì vicino,degli uomini lavoravano a un edificio di pietra.

– Sembri un monaco – disse il pellegrino.– Lo sono – disse il monaco.– Chi sono quelli che lavorano all’abbazia?– I miei monaci, – disse l’uomo – sono l’abate.– Oh, è meraviglioso, – disse il pellegrino – è

così bello vedere costruire un monastero.– Lo stiamo demolendo – disse l’abate.– Demolendo? – gridò il pellegrino. – Perché

mai?– Per poter vedere il sole sorgere all’alba – dis-

se l’abate.Conclude l’autrice: Perdere una cosa è spesso

rinnovarla. (JOAN CHITTISTER, Il fuoco sotto la cene-

re. Spiritualità della vita religiosa qui e adesso,San Paolo, 1998, pag. 90).

DD.. CCaallooggeerroo MMoonnttaannttiiRegolatore

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DDoommaannddaa. Oggi la Bibbia ha certamente acquisi-to buona cittadinanza nelle comunità e presso glieducatori. Ma in modo corretto? Ci sono modisbagliati di utilizzare la Bibbia da cui vuole mette-re in guardia?RRiissppoossttaa.. L’incontro con la Bibbia oggi avvienein modo sostanzialmente corretto, o almeno glieducatori hanno la sensibilità e i mezzi perchésia così. Gli educatori cattolici hanno pure senti-to parlare di Vaticano II, di Dei Verbum, di Lec-tio Divina… Hanno in mano la Bibbia di Geru-salemme. Il problema principale è che l’interes-se per la Bibbia nella formazione cristiana oggi èancora molto esiguo, appare un optional, unadevozione fra le altre, anche se al primo posto,ma non una esperienza della Parola di Dio.Quanto ai “modi sbagliati” sono sostanzialmen-te: il fondamentalismo ossia la lettura ingenua,superficiale; il moralismo che si ferma sulle coseda fare (tu devi “amare”) più che sulle motiva-zioni religiose (tu sei “amato da Dio”); la caren-za di fede nella Parola di Dio; il distacco tra le in-dicazioni della Bibbia e la vita della Chiesa (cate-chesi, liturgia, vita cristiana).

DD.. E come può venire utilizzata “correttamente”per educare alla fede?RR.. È il contrario dei difetti detti sopra. Al positi-vo si richiedono tre cose:- la fede nella Parola di Dio. Il che comporta unaessenziale teologia della rivelazione, e dunque laconoscenza del carisma dell’ispirazione, la natu-ra della verità biblica. Qui possono servire le pa-gine iniziali del Catechismo della Chiesa Catto-lica;- la conoscenza della Bibbia secondo le esigenzedella sana critica scientifica (vale a dire ricorrereai commentari fidati);- la pratica di un diretto e concreto accostamen-to al Libro Sacro: non parlare soltanto di Bibbia,ma far parlare la Bibbia, secondo un metodoadatto ai giovani.Ma qui merita citare Benedetto XVI nel suo dia-

logo con i giovani il 6 aprile 2006 a S. Pietro:“Penso che dobbiamo imparare questi tre elemen-ti: leggere in colloquio personale con il Signore;leggere accompagnati da maestri che hanno l’espe-rienza della fede, che sono entrati nella SacraScrittura; leggere nella grande compagnia dellaChiesa, nella cui Liturgia questi avvenimenti di-ventano sempre di nuovo presenti, nella quale ilSignore parla adesso con noi, così che man manoentriamo sempre più nella Sacra Scrittura, nellaquale Dio parla realmente con noi, oggi”.

DD.. Una utilizzazione comune è quella della LectioDivina. Lei la suggerisce ai giovani? Quali i van-taggi, quali i rischi? C’è una lectio divina di stilesalesiano?RR.. Benedetto XVI nel Messaggio della GMG del2006 propone esplicitamente la Lectio Divina aigiovani (così nell’incontro del 6 aprile con i gio-vani romani).Naturalmente va adattata, quanto alla ampiezzadi forma e di tempo e quanto alla modalità.Chiaramente vale per giovani; è più difficile pergli adolescenti, per cui occorre un esercizio se-condo le loro risorse. Lo stesso dicasi per ragaz-zi e fanciulli. La Lectio Divina va bene per tutti,se pedagogicamente adattata.Fatta bene, in un intreccio cioè di ascolto dellaParola come Parola del Padre e di reazione del-l’uditorio, con risonanze e preghiera, avvalendo-si di tracce, questo esercizio dà alla fede il gustodella sorgente, introduce alla conoscenza dellaBibbia, propone i grandi valori spirituali ed eticidella vita.Una Lectio Divina salesiana non esiste, esistequella della Chiesa. Semmai si tratta di una Lec-tio Divina con modalità salesiana, ossia con lapedagogia coinvolgente e testimoniale del sale-siano. In ottica salesiana si possono accentuareaspetti del sistema preventivo (ragione, religio-ne, amorevolezza) e relativi allo spirito salesiano,quali l’attenzione educativa ai giovani, i temi del-la povertà, della solidarietà, dello spirito di fami-

Bibbia ed educazione alla fede

Intervista a Cesare Bissoli a cura di Donbosconews

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glia, della vocazione, e naturalmente alla basedeve stare il riconoscimento del Signore Gesù ela sua amicizia con Lui. Si avrà come specificocriterio ermeneutico “l’onesto cittadino e il buoncristiano” di Don Bosco.

DD.. E come utilizzarla per la preghiera personale odi gruppo?RR.. Per il gruppo, la formula migliore è la LectioDivina alla scuola di Martini che il Papa ha pre-sentato come “vero maestro” con i suoi “bei li-bri”. Personalmente presento da vari anni unmodello su Dossier catechista (dove la traccia va-le anche per giovani) e in Note di pastorale giova-nile (da cui è uscito il libretto di Lectio Divinaper giovani, Maestro, dove abiti? Elledici 2002).A livello personale importa dare un sussidio dilettura, indicando i passi e segnalando una trac-cia di riflessione.

DD.. Ma secondo Lei la Bibbia parla ancora ai gio-vani di oggi, alla loro vita, ai loro problemi, alleloro domande? Non è “roba di altri tempi”, a par-te le belle pagine poetiche e letterarie?RR.. A prima vista non parla ai giovani perché ilsuo linguaggio è diverso da quello abituale, an-cor più aggravato dal rumore dei media. Perchéciò riesca bisogna che Bibbia e giovani si incon-trino su una piattaforma comune: l’essere creatu-

re umane in questo mondocon domande di senso, alla ri-cerca della felicità. Solo l’uma-nità unifica i due mondi. LaBibbia come umanità che haincontrato Dio; il giovane co-me umanità che sulla stradadella ricerca si incontra conl’uomo biblico che condividela sua esperienza.Questo comporta che la Bib-bia appaia come storia di per-sone con i nostri stessi proble-mi di vita, con le tante doman-de, le difficoltà, le speranze, enaturalmente comporta anchevedere come Dio, e la fede inLui, partecipa alla loro ricercae la risolve. Anche i giovanidevono essere aiutati a scopri-re in profondità queste loro

domande di uomini, domande esistenziali, chepur hanno nascoste sotto un cumulo talvolta disuperficialità e di omologazione al costume con-sumista. Soltanto su questa piattaforma sulle do-mande di senso, l’incontro tra Bibbia e giovanesi apre su orizzonti nuovi e attraenti. Certamente riguardo alla Bibbia dobbiamo su-perare la difficoltà del linguaggio e del mondoculturale non più nostro, andando appunto allaricerca dell’uomo biblico; ma anche a riguardodel giovane occorre fare la stessa operazione,passando decisamente dall’estroversione dellechiacchiere all’interiorità della riflessione, siapur minima. Nella Bibbia stanno uomini e don-ne che hanno trovato in Dio una risposta; quistanno dei giovani messi nella condizione di tro-vare nella soluzione dell’uomo biblico una pro-posta anche per loro. Nell’uno e nell’altro casofa da chiave interpretativa la vita.

DD.. Cosa dice la Bibbia ai giovani di oggi, per la lo-ro gioia di vivere e nelle loro difficoltà quotidianedi vita?RR.. Diamo qui concretezza al criterio detto sopra.I grandi annunci o rivelazioni della Parola bibli-ca costituiscono il grande messaggio che essa ri-volge ai giovani, a patto che tale messaggio ven-ga sviluppato nelle sue implicanze esistenziali.

La Gloria di Dio è l’uomo vivente” (S. Ireneo di Lione).

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prospettando una soluzione significativa e speri-mentabile, soprattutto liberatrice e incoraggian-te. A mio parere la Bibbia, e al suo centro i Van-geli, apportano alla vita del giovane il senso del-la fede alla sorgente, cioè come sia profonda-mente umano avere fede in Gesù Cristo e nellasua visione di realtà.Li invito, con l’aiuto di una guida, ad entrare nelmondo biblico, come nella propria casa, e a star-ci un po’ (corrisponde al “Venite e vedrete” diGesù, Gv 1,3). Sempre con la guida di un maestro, li invito adaffrontare la Bibbia, non aprendola a caso, enemmeno partendo dal primo libro, la Genesi,ma da uno dei Vangeli, ad esempio Marco, chedona una panoramica “biografica” e teologica diGesù. Poi si passi agli Atti e alle Lettere degliApostoli per riconoscere l’espansione del “corpodi Gesù”, la Chiesa nella storia e la cura di que-sta vita missionaria nelle lettere di Paolo e degliapostoli. Accosterei l’Antico Testamento in quanto chia-mato in causa dai continui richiami di esso daparte dei Vangeli e del Nuovo Testamento. L’An-tico Testamento rappresenta la patria storica ereligiosa di Gesù, e da questo punto di vista vaaffrontato, prendendo all’inizio i grandi testi del-la rivelazione biblica: creazione, patriarchi, eso-do, Salmi, un profeta, la Sapienza, per poi ritor-nare allargando il cerchio.Li educherei a “studiare” la Bibbia, a farsi cioèquella cultura di base proposta dalla scienza ese-getica di oggi. Non posso tacere che l’accostamento completovi sarà solo quando la propria fede, resa robusta,crede che “nei libri sacri il Padre che è nei cieliviene incontro ai suoi figli e parla amichevol-mente con essi” (DV, 21).Infine spiegherei loro che essendo la Bibbia il li-bro del popolo di Dio, solo dentro questo popo-lo, si può comprendere e vivere la Chiesa. Cosasono i sacramenti se non le grandi azioni di Dioe di Gesù applicate a noi?

Facciamo qualche esempio:- la creazione, testificata nei primi capitoli dellaBibbia, afferma che la realtà dell’uomo e delmondo non vengono dal male o dal caso, ma dal-la azione di Dio potente e buono verso le suecreature, un Dio che vuole la vita delle sue crea-ture;- i grandi racconti di esodo e del mistero pasqua-le di Gesù rivelano che un progetto di salvezzapervade questa nostra storia umana, è una libe-razione che ultimamente Gesù ha portato suquesto pianeta verso una vita libera dal male delpeccato e della morte nel Regno di Dio;- la persona e la storia di Gesù attestano che nelmondo dell’uomo vi è Uno grande quanto Dio,il Figlio del Padre, che accettando la nostra real-tà umana si è fatto sul serio nostro amico e com-pagno di viaggio, condividendo la sua vita, la suamente, il suo destino;- il nostro vivere insieme, talora così difficile ecarico di conflitti, è dalla Parola biblica visto co-me una vocazione ad un unico popolo in comu-nione di giustizia e di pace. La Chiesa per voleredi Gesù ne è il grande segno storico in marciaverso il Regno;- il futuro assoluto non è la tomba né il caos, mala vita in pienezza con il Signore in un mondo re-dento, pulito, ospitale per tutti;- amare Dio e il prossimo come ha fatto Gesù ein sua compagnia è l’anima di ogni legge e dà al-la vita un profondo sentimento di gioia e di co-raggio per la giustizia, la verità e la pace.È questo un grande messaggio di luce e di spe-ranza per nodi talora così difficili dell’esistenzaanche giovanile.Naturalmente questo messaggio dovrebbe essereautenticato, reso credibile da parte di adulti chelo manifestano tale ai giovani. Altrimenti restanosolo belle parole.

DD.. Dopo anni di insegnamento, ha qualche sugge-rimento da dare ai giovani circa la riscoperta e lalettura della Bibbia, dei Vangeli?RR.. Li aiuterei a capire che la Bibbia e segnata-mente i Vangeli sono come un capitolo del librodella loro vita, un capitolo diverso, nuovo e ap-pagante: nuovo perché per lo più ignorato, e ap-pagante perché tratta con profondo rispetto emotivazioni straordinarie i nodi dell’esistenza,

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Rinnovare la Pastorale Giovanile - Parte 3^

Una scelta della Chiesa Italiana: educare i giovani al Vangelo dellacarità e all’annuncio missionario in un mondo che cambia

La Chiesa Italiana, tra le vie privilegiate perannunciare il Vangelo della carità alla gente, in-dica una scelta pastorale significativa: l’attenzio-ne ai giovani che vivono e sperimentano le con-traddizioni e le potenzialità del nostro tempo.

I giovani oggi sembrano fragili e incostanti, esono, spesso, prigionieri del “tutto e subito”, e in-capaci, tante volte, di dare un senso alla propriavita; sembrano anche piuttosto indifferenti dalpunto di vista religioso e spinti verso varie formedi emarginazione psicologica, sociale ed econo-mica (ETC 44,46; PDV 6-8).

Tuttavia le ricerche sulla condizione giovani-le, nonostante il disagio giovanile diffuso sia tra isoggetti del nord che del mezzogiorno d’Italia,danno come costanti nel pensiero dei giovani unfondamentale rispetto della libertà e dell’unicitàdella persona, una forte sete di autenticità, unnuovo concetto e stile di reciprocità nei rappor-ti fra uomo e donna, un rinnovato riconoscimen-to dei valori della pace e della solidarietà, unagrande passione per un mondo unito e più giu-sto, l’apertura al dialogo con tutti, l’amore allanatura (ETC 44 ; PDV 6,9).

La Chiesa Italiana rileva ripetutamente come“nella comunità ecclesiale fatica a decollare unapastorale giovanile aggiornata e coraggiosa”, la-sciando così “i giovani in balia della loro fragilitàpsicologica, insoddisfatti e critici di fronte ad unmondo di adulti che non si presentano loro comemodelli credibili” (PDV 8).

In tale contesto “la Chiesa Locale” corre il ri-schio di mostrarsi “incerta” e di giungere “in ri-tardo”: “il compito della trasmissione della fede al-le nuove generazioni e della loro educazione aun’integrale esperienza e testimonianza di vita cri-stiana diventa una essenziale priorità della pasto-rale” (ETC 44).

Tra le scelte operative per gli anni ‘90 laChiesa Italiana indicava al primo posto la neces-sità di “un’organica, intelligente e coraggiosa pa-

storale giovanile” (ETC 45):– con un proprio progetto educativo, capacedi coinvolgere, nel rispetto delle proprieidentità e carismi, le realtà giovanili presentiin Diocesi (gruppi, associazioni, movimenti);– capace di attuare un confronto con il cam-biamento tipico del mondo giovanile e unariflessione e verifica sulla condizione giovani-le nel territorio;– impegnata a “formare i formatori” (è, que-sta, la parola-chiave per una PG solida ed ef-ficace);– la Chiesa Italiana chiede di offrire, oggi, aigiovani “proposte essenziali e forti...” capacidi aprirli “alla più vasta comunità dellaChiesa, della società e della mondialità” per-chè siano fedeli al Vangelo della carità;– “il metodo da seguire è quello dell’evangeliz-zazione di tutta l’esperienza giovanile” (Incar-nazione), anche attraverso la valorizzazionedei vari ambienti educativi, dove i giovani vi-vono, operano, crescono e si incontrano (so-prattutto famiglia, scuola, oratorio, comunitàcristiana), con attenzione particolare agli ado-lescenti e ai molteplici “fenomeni di emargi-nazione e di fuga dalla vita”: e questo attra-verso svariate forme di recupero e soprattut-to di prevenzione, con quella “genuina fanta-sia pastorale” che è capace di individuare oc-casioni di incontro e di ricerca per cammina-re insieme, giovani ed educatori, alla lucedel Vangelo...Per gli anni 2000 la Chiesa italiana ha chiesto

alle Comunità locali (CEI, Comunicare il Vange-lo in un mondo che cambia, n.51 ):

– “un’attenzione particolare per i giovani e perle famiglie”;– l’impegno a trasmettere alle nuove genera-zioni l’amore per la vita interiore;– … per l’ascolto perseverante della Parola diDio;

insieme pastorale giovanile

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insieme 15pastorale giovanile insieme

– … per una vita sacramentale nutrita di Eu-caristia e Riconciliazione – … e per la capacità di “lavorare su se stessi”,attraverso l’arte della lotta spirituale…– la creazione di “veri laboratori della fede”,in cui i giovani crescano nella vita spirituale,capaci di testimoniare il Vangelo (annunciomissionario);– vivano da protagonisti il delicato passaggioal mondo del lavoro…– un maggior coordinamento tra pastoralegiovanile, familiare e vocazionale.

“L’efficacia dell’approccio pastorale richiedeascolto e accoglienza, con la stessa disponibilitàcon cui il Signore si fece compagno di viaggio deidue discepoli sulla strada da Gerusalemme ad Em-maus” – così Giovanni Paolo II durante la GMGa Tor Vergata.

Il documento dei Vescovi Italiani insiste sul-la linea di una pastorale giovanile “incarnata”nel mondo dei giovani: è necessario assumere“appropriate categorie interpretative” per cono-scere adeguatamente le domande di sempre deigiovani, “le loro nuove culture, i linguaggi semprepiù variegati e gli strumenti con cui si esprimono,con forme e modalità spesso di non facile interpre-tazione per il mondo degli adulti”.

Per camminare con i giovani occorre “ssuuppee--rraarree ii ccoonnffiinnii aabbiittuuaallii ddeellll’’aazziioonnee ppaassttoorraallee”,per stare laddove “i giovani vivono, si ritrovano,danno espressione alla propria originalità, diconole loro attese e formulano i loro sogni ” e, insieme,

è necessario uno “sforzo di personalizzazione” cheaiuti il giovane ad uscire dalla solitudine e dal-l’anonimato per farlo sentire persona accolta perse stessa.

I Vescovi Italiani sottolineano oggi una seriedi uurrggeennzzee ppaassttoorraallii a cui rispondere:

– TTuuttttaa llaa ccoommuunniittàà ccrriissttiiaannaa è chiamata ad“una sempre più coerente testimonianza evangeli-ca, che la renda casa accogliente” per i giovaniassetati di autenticità;

– è necessario che la comunità cristiana fac-cia “uunnaa lleettttuurraa ppuunnttuuaallee ee aappppaassssiioonnaattaa ddeellmmoonnddoo ggiioovvaanniillee (Giovanni Paolo II, nella let-tera “Juvenum Patris”, n. 6), a partire dal loroorizzonte culturale”, da incarnare nelle concretesituazioni locali e da verificare opportunamente,anche attraverso:

– la Consulta di PG, ove giovani e aggrega-zioni giovanili possano confrontarsi con la co-munità ecclesiale e far sentire la propria voce;

– gli Educatori dei giovani devono saper of-frire figure credibili in famiglia, a scuola, nei variluoghi del tempo libero, sulla strada.

– Questi educatori devono lavorare in reteper andare in profondità…

“decisiva è la figura dei presbiteri, insostituibi-li compagni di viaggio dei giovani”: ad essi vienechiesto dai Vescovi “ di rifuggire da ogni giovani-lismo: stare con i giovani non è questione di età etanto meno di atteggiamenti compiacenti” e diaprirsi ad una “vera paternità spirituale, nutritada un cuore al tempo stesso giovane e maturo, at-tento, capace di relazionalità, premuroso, attentoalla gradualità, ma anche esigente, che non fasconti sulla verità”

insostituibile viene considerato il “tempo delseminario” per far maturare doti umane e spiri-tuali che si esprimono poi negli oratori, nelleparrocchie, nelle associazioni, nella scuola…(Nota CEI, Educare i giovani alla fede, n.1-3).

DDoonn GGaaeettaannoo UUrrssoo

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insieme16 insieme frammenti di memoria

Ricordando Don Gino Corallo

Dopo quasi tre anni dalla scomparsa di DonGino Corallo (12 dicembre 2003), il suo ricordoè tuttora vivo sia nella cerchia dei confratelli chelo hanno avuto accanto sia in quella dei colleghi,alunni ed amici delle sedi universitarie presso lequali ha insegnato. Iquali hanno chiesto coninsistenza che la vivezzadel suo ricordo fossesempre attuale, ancherendendo più agevolela visita alla sua tombanel cimitero (la sua sal-ma è stata trasferita inun loculo più accessibi-le il 6 agosto scorso) einoltre dedicandogliuna significativa lapidenella cappella cimite-riale dei Salesiani diCatania, alla presenzadi confratelli ed amici edi un folto stuolo di ac-cademici delle Univer-sità della Calabria, diBari e di Palermo e Ca-tania.

Dopo le tante cosedette da lui (cf. i suoiscritti ed il suo salutoaccademico durante lacerimonia di congedodall’università, tenuta nel Palazzo della Borsa diCatania il 9 maggio 1089) e intorno a lui (cf. ledue commemorazioni accademiche nelle univer-sità di Palermo e di Catania, curate dal prof.Zanniello) questa mia vuol essere solo una “te-stimonianza esperienziale” ssuullll’’uuoommoo ““DDoonn”” GGii--nnoo CCoorraalllloo (sarebbe troppo arduo ed azzardatopretendere di entrare esaurientemente nel sacra-rio della sua intimità spirituale…) al quale mi

hanno legato rapporti sia personali sia istituzio-nali. L’uomo Gino Corallo: nella sua identitàumana e cristiana, al di là delle sue competenzescientifico-accademiche che, del resto, sono uni-versalmente riconosciute.

Dicevo: rapportipersonali ed istituzio-nali.

Istituzionali, anzi-tutto, perché per varianni sono stato diretto-re della Casa salesianaalla quale Egli apparte-neva e quindi per uffi-cio mi son dovuto inte-ressare alla sua perso-na, specialmente neglianni in cui, esaurito ilruolo accademico, siera ritirato nella discre-ta solitudine della suacamera, carico di ricor-di e prodigo di preziosesuggestioni per coloroche gli stavano accantoe che fraternamente lointerpellavano.

E poi: rapporti per-sonali, perché ho avutoil privilegio di goderedella sua preziosa ami-cizia. Io, di vent’anni

più giovane di lui e così lontano dalla sua vastis-sima preparazione scientifica, ritrovavo il piace-re di colloquiare con lui - che sapeva generosa-mente non farmi sentire a disagio - ed anche,spesso, di essere messo a parte delle sue persona-li confidenze, specie durante le numerose giteche facevamo, noi due, sulle impervie balze del-l’Etna, alla ricerca di sentieri nascosti e scono-sciuti e di grotte famose. Una ricerca di vestigia

L’uomo Don Corallo: sacerdote salesiano,alla ricerca della verità nell’umiltà

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insieme 17frammenti di memoria insieme

terrene che – a mio avviso - era parabola e sim-bolo della sua sete di ricerca di altre e ben piùimportanti vestigia, quelle della Verità e dell’As-soluto.

LL’’uuoommoo GGiinnoo CCoorraalllloo. La sua vicenda uma-na iniziata a Randazzo l’11 ottobre 1910, all’om-bra della locale Casa salesiana, la cui scuola fre-quentava con lusinghieri successi (medagliad’oro ogni anno!), bazzicando anche nel piccololaboratorio di marmi del padre artigiano, dalquale trarrà una naturale tendenza all’attivitàtecnica e di bricolage che coltivò specialmentenegli ultimi anni della sua vita. (Da giovane ave-va scolpito anche un busto in marmo della ma-dre, molto bello e somigliante, che andò pur-troppo distrutto nei bombardamenti del1943…).

Della sua intelligenza e della sua cultura –che tutti conosciamo – dirò soltanto qualcosache ho potuto personalmente sperimentare. Va-stissima la sua conoscenza delle lingue. Oltre alfrancese ed all’inglese che parlava correntemen-te, leggeva il portoghese, lo spagnolo, il tede-sco… In un questionario che gli fu richiesto nel1971 dalla Direzione Generale dei Salesiani, ag-giunse che conosceva “altre” lingue. Quali…?Avendo frequentato per due anni l’Istituto Bibli-co di Roma, so per certo – per averlo sperimen-tato – che conosceva (oltre al latino, evidente-mente) anche il greco, l’ebraico, l’arabo ed il san-scrito. Ricordo che in un assolato pomeriggioestivo lo vidi che passeggiava, lento ed assorto,nel corridoio dell’Ispettorato leggendo qualcosa.Mi avvicinai e mi accorsi con ammirata meravi-glia che leggeva Erodoto, nel testo greco integra-le, evidentemente – e me ne sono voluto accerta-re - senza alcuna traduzione o commento…

“Consapevole degli straordinari doni ricevu-ti, ha compiuto un faticoso e sofferto camminoper trovare una sintesi tra la ricerca intellettualeed esistenziale della verità, ed il riconoscimento– che è proprio della fede – che tutto è dono dal-l’Alto”.

A questo proposito ricordo che, in una dellesuaccennate escursioni sull’Etna, venne fuori ildiscorso sull’umiltà, e sulla educazione che, ne-gli anni della nostra prima formazione religiosa –preconciliare, ancora – ne avevamo avuto. Ed iolo stuzzicai domandandogli come facesse lui ad

essere ed a sentirsi umile, dotato com’era di tan-ti doni naturali e circondato da tanta stima daparte di molti e da tanto successo… Ne vennefuori un’animata discussione nella quale – inqualche modo – si sentì entrare in crisi circa lemotivazioni profonde del suo essere e mostrarsicristiano e religioso salesiano. Evidentementenei giorni successivi ebbe modo di approfondirele sue riflessioni e le sue motivazioni profondeche poi mise su carta e che mi portò perché glie-le scrivessi al computer. Ne venne fuori un signi-ficativo fascicolo che intitolò: “Alla ricerca del si-gnificato della virtù dell’umiltà” che penso siastata l’ultima sua composizione e che io perso-nalmente ritengo essere il suo prezioso testamen-to spirituale.

Ne parlo brevemente perché mi sembra cheserva a meglio conoscere il profondo dell’«Uo-mo Corallo».

Partendo da un antefatto autobiografico (al-cuni ricordi della sua giovinezza) viene enucle-ando il “problema”: quale sia il senso ed il con-tenuto dell’umiltà intesa come desiderio di “ne-sciri et pro nihilo reputari”, così come insegnato,per esempio, nell’Imitazione di Cristo. “Se sonoio – dice D. Corallo - colui che mi devo annulla-re e rinnegare, deve pur esserci una certa soprav-vivenza di questo “io” al nulla, perché il discor-so possa avere un senso. Un rinnegamento, cioèun’autodistruzione operata da me, significa cheio devo mettere qualche altra cosa al mio posto,pur restandoci!”.

In risposta a questo “problema”, che si ponein seguito ad un ricordo autobiografico, DonCorallo, da pari suo, elabora alcune linee – mol-to interessanti ed articolate – di soluzione chenon posso qui descrivere adeguatamente… Mibasta solo accennare che le ipotesi di soluzioneda lui segnate partono da un “io che è al serviziodella vveerriittàà” e che, passando attraverso la “ccaarrii--ttàà”, approda al mondo della “ggrraazziiaa”, nel miste-ro del “VVeerrbboo--LLooggoojj” giovanneo che è “pieno diGrazia e di Verità”.

Mi è bastato soltanto accennare a questo epi-sodio ed alle conseguenze di indagine intellet-tuale e spirituale che ne sono derivate, per scan-dagliare in qualche modo e – certo – inadeguata-mente, l’intimo dell’animo di Don Corallo e lasua rettitudine morale con se stesso e con gli al-

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insieme18

tri quale, del resto, è testimoniata dai suoi alun-ni e da tutti coloro che lo hanno conosciuto.

Questo mi porta a sottolineare un altroaspetto, essenziale e ricco di conseguenze prassi-che, del nostro Don Corallo: il suo essere ssaacceerr--ddoottee,, ssaalleessiiaannoo. Molti ne hanno opportunamen-te tratteggiato la figura di studioso, di pedagogi-sta della libertà, di docente e di maestro.

Ma sarebbe inesatto e riduttivo non ricono-scere che tutto questo egli non lo ha potuto esse-re e vivere se non all’interno di un orizzontemarcatamente segnato dall’impronta della fede edel soprannaturale, per cui è stato per molte per-sone padre, amico, maestro, direttore spirituale.

Salesianamente ricco, aveva approfonditoaspetti della vita di Don Bosco e del suo sistemaeducativo (lucido e puntuale, anche se divulgati-vo, un suo libretto sul Sistema Preventivo diDon Bosco), adeguandolo, con nitida chiaroveg-genza, alle nuove metodologie e ricerche peda-gogiche.

Di formazione solidamente umanistica, si eraaccostato al mondo della pedagogia su esplicitomandato dei superiori, in vista di un impegnodei Salesiani – specialmente nel nascente PAS(Pontificio Ateneo Salesiano) poi UniversitàPontificia, in cui fu uno dei primi presidi dellanascente Facoltà di Scienze dell’Educazione epoi Rettor Magnifico – in questo importantecampo – tipicamente salesiano – della cultura

cattolica, divenendo il “ppeeddaaggooggiissttaa ddeellllaa lliibbeerrttàà”.Per sua naturale inclinazione e per la forma-

zione acquisita durante gli anni dei suoi studi dipedagogia, in particolare negli Stati Uniti, «per-corse (cito la Prof. M. Teresa Moscato) strade in-tellettuali, in filosofia dell’educazione, difformida quelle percorse dalla neo-tomistica e dallostesso personalismo, che negli anni Cinquanta-Sessanta dominarono la scena della pedagogiacattolica». In altre parole, possiamo dire che eraandato un po’ troppo avanti rispetto alla culturapreconciliare allora dominante, ipotizzando (edaffermando) l’esistenza di una filosofia dell’edu-cazione non dipendente totalmente dalla comu-ne elaborazione cristiana vigente, sebbene conessa compatibile.

Non è mio compito analizzare e valutarequesti eventi, anche perché esulerebbero dal ta-glio esperienziale che ho voluto dare a questamia testimonianza sull’«uomo Gino Corallo».Ma è certo che l’«uomo Gino Corallo», sacerdo-te, religioso, uomo di fede, ma anche tempera-mento forte e lucido nelle sue intuizioni, fu daquesti eventi profondamente segnato e visse condignità e con esemplare maturità questa “emar-ginazione” da parte di quel mondo accademicoche egli aveva profeticamente avviato e – possia-mo anche dire – solidamente fondato.

Legato da profondo affetto per la sua Con-gregazione salesiana, non fece mai pesare, né nei

Don Gino Corallo durante la festa per i suoi 90 anni

insieme frammenti di memoria

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insieme 19frammenti di memoria insieme

rapporti personali né in quelli istituzionali, le in-comprensioni che ne aveva subìto, e non le fecemai mancare il suo contributo prezioso ed ap-prezzato nella sofferta rielaborazione costituzio-nale postconciliare, per esempio attraverso lapartecipazione attiva a Capitoli Generali ed aquelli Ispettoriali.

Don Corallo è quindi, a nostro avviso, uno diquegli spiriti eletti che hanno saputo realizzarenella loro vita una sintesi mirabile di fede e di vi-ta, di grazia e di impegno scientifico, uniti in ar-monica unità, evitando gli scogli del sincretismoo del riduzionismo dell’una a favore dell’altra realtà.

Sono illuminanti alcuni passaggi del già cita-to suo discorso di commiato, del 9 maggio 1989.“…Perché questo io ho voluto primariamentedalla vita e nella vita: essere salesiano!... La miaattività accademica non ha mai voluto esserestaccata (almeno nelle intenzioni!) da questascelta fondamentale, nella quale si radica anchela mia opzione per la ricerca pedagogica e perl’azione educativa. Ma qui voglio fare una preci-sazione che mi sta molto a cuore: io non mi sonorivolto da salesiano (e, se volete, anche da cristia-no) alla pedagogia nel senso deteriore e assurdo,quasi che io abbia mai voluto costringere la pe-dagogia su binari non suoi, su schemi di tutt’al-tra estrazione, o, peggio, preconcetti e aprioristi-ci rispetto alla pedagogia stessa: sarebbe statocome voler fare della chimica partendo dalla pie-tra filosofale. E non sarebbe stato un buon servi-zio né per la pedagogia, e neppure per Don Bo-sco e per il cristianesimo. Voglio dire che la ten-sione educativa propria della vocazione salesiananon mi ha spinto a correre verso conclusioni edesecuzioni in modo “pratico” (come si dice) eimmediato, ma mi ha impegnato a cercare pri-mariamente e continuamente dei principi, e per-ciò a indagare quale linea di uomo, di culturaumana, e perciò di pedagogia, fosse al mondo lapiù vera e la più giusta”.

Ho voluto dilungarmi alquanto in questa ci-tazione perché ritenevo giusto che fossero le suestesse parole ad illustrare il suo pensiero circa lescelte fondamentali della sua ricerca scientifica:ffeeddeellttàà aallllaa ffeeddee cristiana vissuta nella tradizioneeducativo-pedagogica salesiana, da un lato, e ffee--ddeellttàà aallllaa rriicceerrccaa sscciieennttiiffiiccaa ssuullllaa ddiimmeennssiioonneeuummaannaa ddeellll’’eedduuccaazziioonnee,, dall’altro, evitando le

Ill.mo sig. Preside Facoltà di Lett. e FilosofiaUniv. degli studi di Catania

Oggetto: Lapide in memoria di don Gino Corallo

Dist.mo Prof. Iachello Enrico

Giorno 6 agosto, nella cappella cimiteria-le dei Salesiani a Catania, sarà celebratauna S. Messa, alle ore 11, in memoria didon Gino Corallo, grande pedagogista e sa-lesiano che ha lasciato un segno incancel-labile nella storia della pedagogia e nel-l’ambito della docenza universitaria. Saràinaugurata una lapide e interverranno al-cuni docenti, suoi allievi, da almeno quat-tro sedi universitarie tra cui spero Catania,dove ha concluso il suo lungo e fecondo ma-gistero.

Nella speranza di una gradita presenzaporgo il più cordiale saluto.

Catania 2 agosto 2006

dd.. LLuuiiggii PPeerrrreellllii

tentazioni ricorrenti di addomesticamenti ideo-logici estranei e fuorvianti.

A mio avviso Don Corallo è riuscito in que-sta impresa difficile e affascinante insieme. Tuttala sua vita ne è una palese testimonianza.

E noi, oggi che non è in mezzo a noi, lo ricor-diamo con stima, affetto e rimpianto. Parafra-sando la celebre pagina di Federico Garcìa Lor-ca, possiamo dire anche noi che… “tarderà mol-to a nascere, se nasce” un maestro così chiaro,così ricco nell’avventura della sua vita, dall’intel-ligenza vasta ed acuta e – come si dice di DonBosco – dal cuore grande come la sabbia del mare.

GGiiuusseeppppee FFaallzzoonnee

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insieme20

Don Giovanni Cravotta

Don Giovanni Cravotta nasce il 3 marzo1942, a Carlopoli (CZ) da Cateno e Rosa Di Vin-cenzo. Dal padre, facente parte della benemeritaArma dei carabinieri, prende la tenacia, la deter-minazione e la fermezza; dalla madre, casalingatutta dedita al marito e ai figli, impara la sempli-cità di donarsi senza condizioni, la forza di rico-minciare e lo spirito di sacrificio senza ostenta-zioni. Con i fratelli Salvatore e Mario riceveun’educazione improntata ai più genuini valoriumani e cristiani, iniziati alla vita con senso di vi-va consapevolezza e fedele responsabilità difronte agli impegni assunti.

Sin da piccolo sente la chiamata di Dio e pervie del tutto provvidenziali conosce Don Bosco esi innamora del suo carisma. Da quel primo mo-mento non ebbe più ripensamenti. Dopo avercompiuto l’aspirantato a Pedara, contraddistin-guendosi sempre per disciplina, applicazione al-

lo studio e assimilazione dello spirito salesiano,negli anni 1957-58 compie il noviziato a SanGregorio di Catania, emettendo la prima profes-sione il 16 agosto 1958. Precisamente sei annidopo, farà la sua professione perpetua, dicendoil suo sì pieno e definitivo. Dopo il periodo delliceo classico o, come si diceva allora, dello stu-dentato filosofico, il tirocinio pratico in mezzo ainovizi di San Gregorio, e gli studi teologici alSan Tommaso di Messina, raggiunge la meta tan-to sognata del presbiterato il 21 dicembre 1968,per l’imposizione delle mani e la preghiera con-sacratoria del servo di Dio Mons. Francesco Fa-sola, Arcivescovo di Messina. Da quel momentosarà prete sempre e dappertutto fino all’ultimorespiro, celebrando l’eucaristia, amministrandoil sacramento della penitenza e dirigendo e con-sigliando spiritualmente. Dalla Cattedrale diMessina in cui fu ordinato alla Cappella del Po-liclinico della stessa Città presso cui celebrò l’ul-tima S. Messa, domenica, giorno prima del de-cesso.

Il 18 giugno 1970, presso la Pontificia Uni-versità Lateranense di Roma, consegue la Licen-za in Teologia, mentre svolge la sua attività apo-stolica nell’opera di Sant’Agata di Militello, inprovincia di Messina. Dopo tre anni di studio re-sidenziali presso l’Università Pontificia Salesianaa Roma, consegue il 2 luglio 1973 la Licenza inPedagogia con specializzazione in Catechetica.

Nello stesso anno viene inviato, presso il SanTommaso, dove assolve il ruolo di Consiglieretra gli studenti di teologia ed inizia a insegnarecatechetica e altre discipline relative alle scienzedell’educazione; inoltre, insegna negli ultimi an-ni metodologia del lavoro scientifico di cui arri-va a pubblicare un manuale di cui tanti ne han-no riconosciuto il valore. Ma sono l’evangelizza-zione e la catechesi la sua principale passione perla quale dedica tutte le sue energie di mente, dicuore e di braccia. Dai primi anni ’70 insieme adaltri confratelli tra cui Don Domenico Amoroso,

Salesiano presbitero 3 marzo 1942 - 10 luglio 2006

insieme frammenti di memoria

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insieme 21frammenti di memoria insieme

Don Ferdinando Aronica, Don Raimondo Frat-tallone, Don Luigi Perrelli, Don Umberto Ro-meo dà inizio ad una febbrile attività formativadopo la pubblicazione del Documento Base edei Catechismi CEI. La Sicilia e la Calabria di-ventano il campo della semina e della promozio-ne di una rinnovata catechesi. Le Diocesi delMeridione d’Italia hanno un debito di ricono-scenza non solo per le eccellenti riflessioni scrit-te e le pubblicazioni, ma soprattutto per la suacapillare azione formativa, per l’efficacia dellasua parola, delle immagini e delle dinamiche pio-nieristiche di evangelizzazione. Vescovi, Diretto-ri degli Uffici Regionali e degli Uffici Diocesaniper l’evangelizzazione e la catechesi, sacerdoti,religiosi e religiose, persone consacrate, catechi-sti e operatori pastorali possono attestare lospessore quantitativo e qualitativo del suo lavo-ro. È disponibile, inoltre, la documentazione,che Don Giovanni curava meticolosamente epersonalmente, delle attività da lui promosse intutti questi anni.

Se nel 1972, sotto la direzione di Don Cra-votta, si dava inizio a un Centro di PedagogiaCatechistica, fucina di molteplici e varie iniziati-ve di aggiornamento pastorale e catechistico,con l’anno 1981-1982, l’Istituto Teologico “SanTommaso” iniziò l’esperimento di un biennio dispecializzazione in Catechetica. Dopo non po-che difficoltà, il decreto di aggregazione del1985 alla Facoltà di Teologia della UniversitàPontificia Salesiana, consentì al San Tommaso dirilasciare titoli di licenza in teologia, con specia-lizzazione in catechetica. Per le sue qualifiche(non ultima la laurea in Pedagogia conseguitapresso l’Università degli Studi di Messina nel1983), fu nominato il 24 maggio 1994 Professo-re Ordinario in Scienze Catechetiche, presso ilnostro Istituto. In tutti questi anni sono stati tan-ti gli studenti che hanno frequentato gli studi diSecondo Ciclo e che hanno conosciuto Don Cra-votta, ammirandolo per la sua disponibilità, maanche per il suo rigore scientifico e per la suapassione per la ricerca.

Don Giovanni aveva fatto parte di organismiregionali e nazionali, come la Consulta del Setto-re IRC della CEI, a cui si accingeva nei prossimigiorni a partecipare. Aveva pensato ai particola-ri, perfino al biglietto aereo.

Non è retorica affermare che Don Giovannilascia un vuoto che non potrà essere rimpiazza-to. Egli per noi è stato un dono non solo perquello che ha fatto, ma per quello che è stato espiritualmente continua ad essere: in particolarecon la sua presenza, la sua partecipazione, la suadisponibilità (non sapeva dire mai di no), la suaubbidienza. I suo modi di fare apparentementeduri e intransigenti, nascondevano una bontànon comune, la capacità di ricominciare e di ri-conciliarsi, la forza di andare avanti nonostantetutto. Elaborando sempre progetti per il futuro,senza mai fermarsi.

Da qualche anno aveva scoperto casualmen-te di essere affetto da cirrosi epatica. Nonostan-te ciò, mai si arrestò, mai si risparmiò. Nel decor-so della malattia, sopraggiunte varie complican-ze, le superò sempre con tenacia e con la forza dicontinuare a lavorare nella vigna del Signore. Cieravamo convinti che durasse ancora a lungo edegli ci aiutava in tale convinzione.

In questi ultimi venti giorni alcuni valori nelsangue e alcuni segnali negativi non lasciavanoben sperare, ma non ci si aspettava un crollo co-sì repentino. Stroncato da arresto cardiaco, il 10luglio 2006, presso il Policlinico Universitario diMessina, ha reso il suo spirito al Signore che loaveva chiamato ad una vita appassionata e gioio-sa anche se costellata di spine, alla vita salesianae sacerdotale.

Dal Cielo egli ci assista e ci accompagni conla sua preghiera come ci è stato d’aiuto con lacattedra del suo insegnamento, della sua vita esoprattutto della sua sofferenza.

DDoonn PPiippppoo RRuuttaa

RRiiccoorrddiiaammoo DDoonn GGiioovvaannnnii CCrraavvoottttaa......

Mercoledì 11 ottobre 2006 alle ore 16,30

presso la sede dell’Istituto Teologico “San

Tommaso”, Via Del Pozzo n. 43 (Messina), si

terrà la commemorazione di Don Giovanni

Cravotta, salesiano presbitero e professore

ordinario di scienze catechetiche presso il

“San Tommaso”, deceduto il 10 luglio scorso.

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insieme22 insieme vita ecclesiale

Vogliamo ricordare l’amico Mons. CataldoNaro, Arcivescovo di Monreale, morto improvvi-samente il 29 settembre, con le parole del fratelloMassimo pronunciate durante il rito delle esequienella basilica catterale di Monreale presieduto dalCard. Salvatore De Giorgi, presidente della confe-renza episcopale siciliana e alla presenza del Card.Camillo Ruini presidente della Conferenza Epi-scopale Italiana.

Mons. Cataldo Naro era nato a San Cataldo(Cl) il 6 gennaio 1951, ordinato vescovo il 14 di-cembre 2002 era presidente della CommissioneCei per la cultura e le comunicazioni sociali e siapprestava a svolgere il suo servizio come segreta-rio generale del Convegno Ecclesiale Nazionale diVerona.

Aldo, fratello e maestro. Sì:anche maestro. Vero fratello, ve-ro fratello maggiore. E, perciò,capace di consigliare, di comuni-care esperienze, di indicare lastrada, di additare le mete, di in-segnare come discernere la vo-lontà di Dio. Hai interpretato evissuto il tuo essere fratello mag-giore anche come espressione diun magistero così intenso: con si-curezza ma senza sicumera, sen-za costrizione, senza voler vince-re, ma piuttosto per convincere.E, infine, per aiutare i fratelli mi-nori a fare il passaggio più im-portante: dalla convinzione allaconsapevolezza, da ciò che possiamo pensare edecidere rimanendo però pur sempre esposti alrischio del tornacontismo e dell’arbitrio, a ciòche dobbiamo sapere e accettare perché pensatoe deciso dal Signore.

Cosa, dunque, hai insegnato a noi tuoi fratel-li più piccoli, ad Antonio, a Maria Rosaria, adAngelo, a Eugenio, a me e a tutti gli altri innume-revoli tuoi fratelli e discepoli, al di là del sangueche scorre nelle vene e al di là di ogni dato ana-grafico? E cosa hai insegnato persino a nostro

«Mi eri fratello, sei diventato maestro»

padre, quando era ancora in mezzo a noi? E allanostra mamma, anche lei, in questo senso figliadel suo figlio?

Tante cose ci hai insegnate: troppe, così nu-merose che la memoria diventa grondante comeuna spugna inzuppata. Io sento ora e qui di ri-cordare, di far ri-passare nel cuore di chi ha cuo-re, almeno il tuo insegnamento più bello e piùimportante: ci hai insegnato il valore e la bellez-za dell’amore.

Se rileggo i tuoi scritti pastorali, quelli lunghie quelli brevi, quelli redatti con pazienza e trava-glio – la stessa pazienza e lo stesso travaglio checi vuole per concepire e dare alla luce –, ma an-che quelli approntati in estemporanea, veloce-mente e occasionalmente, come anche i tanti bi-

gliettini che lasciavi sparsi percasa, su cui annotavi i tuoi ap-punti, sempre mi vedo compari-re davanti agli occhi la tua esor-tazione principale: amiamo.Amiamo il nostro ministero,amiamo il nostro lavoro, amia-mo ciò per cui il Signore ci chie-de di spenderci, amiamo la no-stra gente, amiamo il seminario,amiamo la nostra Chiesa.

Sì: ci hai insegnato soprat-tutto l’amore da nutrire per laChiesa; l’amore da scambiarcireciprocamente, se è vero chenoi siamo la Chiesa; l’amore dacui lasciarci investire da Dio, se

è vero che noi siamo la Chiesa di Dio.Ma la lezione dell’amore è difficile. È diffici-

le da insegnare, perché l’amore vero non è melli-fluo, non è retorico, non è a buon mercato, rima-ne inevidente, mai scontato, sempre a caro prez-zo, per risultare efficace deve essere intelligente,deve cioè vedere e leggere dal di dentro, andareoltre le apparenze, aggirare le facciate, per quan-to penoso e doloroso sia questo accorgersi di ciòche dietro vi si annida e vi si nasconde. E, così,l’amore vero rimane un’impresa ardua. Tu lo haisaputo bene: ma hai preferito non sottrarti al-

Mons. Cataldo Naro

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insieme 23vita ecclesiale insieme

l’immane fatica di insegnare questo amore vero,serio, difficile, faticoso.

L’amore, poi, è difficile anche da imparare:perché esso è esigente, perché è urgente, spinge,strattona, è un pungolo insistente: l’indifferenza,la pavidità, le lentezze nel comprendere e nel-l’agire non gli sono congeniali. E rischia così,l’amore vero, di rimanere un’occasione perduta.

Per evitare questo pericolo, mortale per tuttinoi, tu ci hai voluto insegnare l’amore alla Chie-sa mettendoti in mezzo a noi, hai voluto appren-derlo insieme a noi, alla scuola dei santi di Dio,di cui sempre sei stato amico. E perciò non haimai detto con presunzione tanto ingenua quantostolta «io amo la Chiesa», e non hai scaricato ilfardello sugli altri, rifuggendo di dire soltanto«amate la Chiesa». Hai detto piuttosto, in pub-blico e in privato, hai scritto, hai pregato: «amia-mo la Chiesa».

Sì, Aldo, questo sempre ci hai detto. In ognimaniera, con ogni possibile e immaginabile lin-guaggio, con il tuo solito stile, che faceva diven-tare un gesto comune qualcosa di unico e di spe-ciale. Regalare un libro, per esempio. Aldo tu mihai insegnato non a scegliere i libri, a leggerli, acatalogarli. E neppure mi hai insegnato soltantoe semplicemente a farli i libri, a scriverli, a curar-ne la pubblicazione, a vederli nascere dal com-puter alla tipografia.

Mi hai insegnato anche, partecipandomi l’ar-te del libro, ad amare. Ogni libro che spedivi achiunque, ad amici fraterni come pure a sempli-ci conoscenti, era accompagnato da una tua pa-rola, da un tuo cordiale saluto vergato di tuo pu-gno, a volte anche solo dall’indirizzo sulla busta,che volevi sempre e testardamente scrivere a ma-no, per far capire al destinatario che lo avevi pre-sente nel cuore e non solo nell’indirizzario.

Apprendere da te l’arte del libro significa perme, davvero, aver appreso l’arte dell’amicizia, lostile dell’amore. Ogni libro che mi chiedevi diaiutarti a fare, al Centro Studi Cammarata e alCentro Studi Intreccialagli, come pure in Facol-tà Teologica a Palermo, era come una rete dicontatti, di relazioni, di confronti, di collabora-zioni: era come darsi un appuntamento con tan-ti amici, con quelli che avrebbero scritto il libro,con quelli che lo avrebbero edito, con quelli chelo avrebbero stampato, con quelli che lo avreb-

bero letto e presentato, con quelli che lo avreb-bero ricevuto in dono da te. E sempre da tutti, seessi avevano il cuore per vedere e ascoltare que-sto tuo amore, mi giungeva puntuale la grataconferma che il tuo messaggio d’amicizia era sta-to recepito.

«Dillo tu alla mamma»: così sempre mi dice-vi quando c’era qualcosa d’importante, ma an-che di doloroso, da doverle comunicare. Così èstato quando il Signore ti ha fatto vescovo. E co-sì è stato quando ti sei sentito male. E così ho fat-to, infine, venerdì pomeriggio. Così voglio faredi nuovo stasera, a nome tuo. Cara mamma, nonlasciarti frastornare da chi dice che questo era ildisegno di Dio, così era destino che avvenisse,che i misteri di Dio sono insondabili.

Il mistero di Dio è insondabile perché è mi-stero di infinita misericordia, di amore senzafondo e senza fine. La volontà di Dio non è arca-na. Semmai è n evidente: bisogna pregarci sopraper riceverne il senso. Dio non si allea mai con lamorte. Dio non se ne serve mai. Dio lotta controla morte. E quando la morte si è scagliata persi-no contro di Lui, in Cristo crocifisso, Dio si è ri-bellato alla morte: e l’ha vinta. Con la risurrezione.

Anche la morte di Aldo non è gradita a Dio,e Dio ne prende le distanze infinite della risurre-zione che certamente, in Cristo Gesù, concedeanche ad Aldo. Rimane la sua morte come undono, come un pegno e come un impegno pertutti noi: per noi sua famiglia, per la Chiesa mon-realese sua famiglia. In essa, nella sua bruttura,dobbiamo sperare anche per noi, qui, in questaterra, ciò che ad Aldo è regalato nel cuore eter-no di Dio: la bellezza della resurrezione, la bel-lezza del risorgere dal peccato e dalla mortech’esso semina lì dove si annida.

Stavamo, Aldo, fratello mio e mio maestro,lavorando insieme a un libro sulle icone del Ri-sorto raffigurate in questa tua basilica cattedrale.E avevamo deciso di intitolarlo con la frase concui l’evangelista Giovanni descrive l’effetto delleapparizioni del Risorto nell’esperienza dei suoidiscepoli: Gioirono al vedere il Signore. Ora an-che tu Lo vedi in pienezza. Ed è questa la tuagioia eterna.

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insieme24 insieme missioni salesiane

Da un’esperienza del VIS-Sicilia in Siria

Poiché è propria del VIS la convinzione chelo sviluppo umano sia possibile attraverso la for-mazione, i suoi progetti mirano a realizzare nelmondo e in Italia formazione e informazione. Èin questo lavoro di educazione allo sviluppo chesi inseriscono le tante esperienze di volontariatoproposte dal Vis ai giovani italiani. Quest’estatetra le variegate attività nei paesi del Sud del mon-do l’Ispettoria salesiana sicula e quella piemonte-se hanno portato dieci giovani in Siria.

Già lo scorso dicembre avevo visitato per laprima volta questo paese del Medio Oriente re-standone affascinata. Avevo compreso che sareb-be stato possibile trovare in Siria una finestrasull’Oriente cristiano. Quest’anno dal 14 luglioal 7 agosto sono tornata negli stessi luoghi raffor-zando le mie convinzioni su una terra che pocosi conosce. La Siria custodisce le radici della pri-ma storia cristiana: la visita ai villaggi in cui siparla l’aramaico di Gesù e si recita ancora il Pa-dre Nostro nella sua lingua, il ripercorrere l’iti-nerario della conversione di S. Paolo, il pellegri-

naggio alle basiliche protocristiane hanno con-sentito a me e ai miei compagni di viaggio di rac-cogliere i segni di una fede nel Cristo nata in Me-dio Oriente. Partiti per svolgere attività di volon-tariato negli oratori di Aleppo, Damasco e Qa-mishli, abbiamo scoperto una realtà cristianaestremamente viva che opera nel più fedele spi-rito salesiano, accogliendo centinaia di giovanis-simi dalle città ed educandoli attraverso il giocoe la preghiera. Gli Arabi cristiani che abbiamoconosciuto negli oratori visitati, e con i quali ab-biamo lavorato insieme per i più piccoli nei cam-peggi che i salesiani organizzano durante l’esta-te, ci hanno donato una testimonianza viva di fe-de: forse perché minoranza, infatti, in un paese amaggioranza musulmana, i giovani siriano catto-lici esprimono il meglio di sé senza equivoci diidentità religiosa. Hanno dimostrato presenzaoperosa e instancabile attenzione verso i bambi-ni loro affidati, hanno fatto risuonare canti iden-tificativi su Don Bosco per le vie dei villaggi du-rante le passeggiate con i ragazzini del Grest, trale auto dei residenti e dei turisti, sotto i balconi

di curiosi musulma-ni. L’espressione del-la fede cattolica daparte dei giovani si-riani ci ha molto col-pito e tanto ci ha fat-to riflettere su unacerta pacata tiepidez-za della vecchia Eu-ropa.

Abituato dallastoria alla coesistenzadi cristiani di diverseconfessioni e di cat-tolici di diversi riti(siro-cattolico e siro-ortodosso, greco-bi-zantino, assiro-catto-lico e assiro ortodos-so, melchita, maroni-ta, copto, caldeo…),Foto di gruppo a Qala Siman

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insieme 25missioni salesiane insieme

nonché alla pacifica convivenza degli stessi cri-stiani con i musulmani, verso i quali i primi siesprimono con diplomazia e chiarezza, il popolosiriano ci ha dato prova di una secolare capacitàdi integrazione e convivenza, ci ha rivelato ungrande desiderio di pace. Al di là di scontatesuddivisioni, che spesso noi occidentali ritenia-mo chiare e sicure, tra buoni democratici e catti-vi terroristi arabi, questa gente ci ha suggeritouna lettura più complessa della realtà sociale,culturale e geografica che li riguarda. Percorren-do la Siria verso sud lungo l’asse Aleppo-Dama-sco abbiamo avuto ben presente il fatto di avvi-cinarci ai luoghi del drammatico conflitto israe-lo-libanese. Scossi da qualche movimento di mi-litari lungo la strada e colpiti dalla bandiera hez-bollah che si distende sul cruscotto del piccolobus che troviamo per noi alla stazione della capi-tale, maturiamo la rabbia per la difficoltà con cuii “grandi” della Terra tentano di raggiungere unavia di pace e ci rendiamo conto di quale divariosepari gli artificiosi obiettivi delle grandi poten-ze dalla diffusa volontà di pace della gente.

Viaggio di particolare interesse culturale,quello in Siria mi ha dato la possibilità di guar-dare al mondo mediorientale attraverso il filtroarabo cristiano. Ringrazio il Vis per la formazio-ne umana che mi ha permesso di maturare in

questi anni, per leesperienze nelle qualimi ha coinvolto con-sentendomi di guarda-re con occhi nuovi almondo e ai drammiche lo caratterizzano. Imiei allievi quest’annopotranno studiare ilMedio Oriente attra-verso scambi di e-mailcon giovani arabi, spe-ro che l’incontro con“le persone” riveli lorouna realtà ben più veradi quella aridamentepresentata dai massmedia e dai pericolosiluoghi comuni.

LLuucciiaa BBoonnaaccccoorrssoo

GGiioorrnnaattaa AAzzzzuurrrraa:: llee FFrreeccccee TTrriiccoolloorrii eell’’AAeerroonnaauuttiiccaa MMiilliittaarree aaiiuuttaannoo iill VVIISS aaccoossttrruuiirree ppoozzzzii iinn EEttiiooppiiaa eedd EErriittrreeaa

Domenica 17 settembre a Pratica di Mareha avuto luogo “La Giornata Azzurra”.

In occasione dell’evento acrobatico delleFrecce Tricolori, l’Aeronautica Militare Italia-na ha sostenuto il VIS nella raccolta fondi perla costruzione di pozzi d’acqua in Etiopia e inEritrea, paesi nei quali il VIS opera attraversoal campagna “Acqua per tutti”.

Nonostante il mal tempo e la pioggia l’af-fluenza dei visitatori è stata considerevole e laforte attività di sensibilizzazione ha permessodi diffondere le iniziative e i progetti dell’orga-nismo.

A Pratica di Mare era presente anche ilpullman di “Trenta ore per la vita”. Al termi-ne della trasmissione televisiva andata in ondadal 4 all’8 settembre su Rai Due e diretta allaraccolta fondi per la realizzazione di progettidel VIS nazionali ed esteri, il pullman ha ini-ziato il suo tour per l’Italia e la prima tappa èstata Pratica di Mare con la “Giornata Azzurra”.

Foto di gruppo a Seydnaya

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insieme26 insieme missioni salesiane

Una giornata di mondialità, all’insegna delloslogan “un mondo possibile”, è stata organizza-ta da i ragazzi salesiani del Grest e dal Vis, Vo-lontariato internazionale per Io sviluppo. Mo-menti di gioco e riflessione per non chiudere gliocchi di fronte alla povertà che costringe allamorte troppe personeogni giorno.

«Il Vis - ha spiega-to Nico Lotta, coordi-natore per la Sicilia -opera in 30 paesi delmondo attraverso unprogetto di alfabetiz-zazione, formazioneprofessionale e recu-pero dei ragazzi distrada. In Italia inve-ce, la sua attività si ca-ratterizza con l’educa-zione allo sviluppo edalla mondialità. Cam-mini di sensibilizza-zione rivolti anche airagazzi, come quellofatto dal gruppo sale-siano Filos, animatoda Giudo Di Bella epromotore della gior-nata di mondialità».In serata è stato pro-iettato il documenta-rio “Viaggio in Ango-la” - la difficile strada dello sviluppo, per vedereconcretamente la condizione di povertà estremain cui vivono milioni di persone nell’Angola,paese africano dilaniato da quasi trent’anni diguerra civile. Realizzato dal Vis, con la collabo-razione della presentatrice Paola Saluzzi, testi-monial dell’organizzazione, il documentario mo-stra senza censure le condizioni disumanedell’80% della popolazione angolana e il lavoro

del Vis per cercare di ridarle dignità e speranza.Dopo il documentario, anche la testimonianza disuor Maria Chiara, da 19 anni missionaria fran-cescana in Senegal, ha ribadito l’importanza diaiutare l’Africa. A volte basta davvero poco perdare a milioni di donne, bambini, la possibilità

di studiare, curarsi,avere una vita mi-gliore. Nel pomerig-gio invece i bambinidel Grest hanno gio-cato con il “pallot-to”, un pallone idea-to dall’Onu per sensibilizzare sugliobiettivi di sviluppodel millennio percercare di sconfigge-re la povertà e crearedavvero un mondomigliore per tutti.

Eliminare fame epovertà, assicurarel’istruzione elemen-tare a tutti i bambinidel mondo, promuo-vere l’uguaglianza trauomo e donna, ri-durre la mortalità in-fantile, migliorare lasalute materna, com-battere le malattie,assicurare la sosteni-

bilità ambientale e cooperare per uno sviluppoglobale: traguardi importanti, che anche i piùpiccoli, seppur con l’espediente del gioco, devo-no conoscere. Inoltre i ragazzi hanno promossola vendita di prodotti frutto del commercio“equo e solidale”.

EElliissaabbeettttaa RReeaallee

[fonte: La Gazzetta del Sud, Messina 21 luglio 2006]

Una speranza per tutti in un “mondo possibile”

Iniziativa in collaborazione fra volontariato e salesiani

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insieme 27dalle case salesiane insieme

75° Anniversario del “S. Domenico Savio”

A tutte le componenti la famiglia salesiana di Messina

Cari amicil’Oratorio Salesiano “S. Domenico Savio”

giorno 29 settembre 2006 inizia i festeggiamentidel 75° anno della sua fondazione. Infatti nellostesso giorno del 1931 arrivarono i primi Salesia-ni, don Giuseppe Cariola e don Angelo Salomone,accompagnati dal superiore di allora don Antoni-no Orto e da altri giovani confratelli.

Da quel giorno inizia la missione dei Salesianinell’Oratorio del Savio dapprima con due classielementari (la prima e la seconda) e due classi gin-nasiali, poi con l’oratorio festivo, le scuole seraliper i lavoratori, la mensa per i ragazzi poveri neldopoguerra, le compagnie teatrali, lo sport liberoed organizzato, le attività educative, catechistiche,liturgiche, culturali, sociali e di volontariato. In-numerevoli ormai gli ex-allievi illustri e non, siadel Savio, sia delle altre realtà salesiane di Messi-na.

Il Savio è la terza opera salesiana fondata a

Messina, dopo il S. Luigi (1893), San Matteo Gio-stra (1915), il S. Domenico Savio nel 1931 e l’Isti-tuto Teologico S. Tommaso nel 1950. In provincia:Alì Terme (1891), Taormina (1911), Barcellona(1923).

Ad inaugurare l’anno giubilare sarà l’attualesuperiore dei Salesiani di Sicilia, don Luigi Perrel-li, già direttore del “S. Luigi”, con una solenneconcelebrazione che si terrà nella Chiesa del Savio,il SS. Salvatore, alle ore 18.30 di venerdì 29.

Alla celebrazione interverranno allievi, ex-al-lievi, insegnanti, volontari e amici tutti dell’operasalesiana.

Mentre ho il piacere di comunicarvi e invitar-vi a partecipare all’evento, chiedo con la mia co-munità la vostra preghiera.

Un caro saluto.

DDoonn GGiiaannnnii LLoo GGrraannddeeDirettore del “Savio”

L’Oratorio Salesiano “S. Domenico Savio” in una foto del 16 febbraio 1939.

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insieme28 insieme dalle case salesiane

DDaall vvooll.. 11 ddeellllaa ccrroonnaaccaa ddeellllaa ccaassaa

IIll ccoonntteessttoo ssttoorriiccoo

Il 1931 era l’anno in cui il sapiente e intrepi-do Pontefice Pio XI difendeva i diritti della chie-sa nell’educazione della gioventù e dava le diret-tive dell’insegnamento sociale della classe opera-ia; e nello stesso anno inaugurava la radio vatica-na, che egli volle con lungimirante saggezza e ve-niva realizzata dalla stesso inventore GuglielmoMarconi, presente quel giorno inaugurale insie-me al futuro papa Pio XII.

Il 1931 era l’anno in cui don Giacomo Albe-rione lanciava il settimanale “Famiglia Cristia-na”, oggi divenuto il settimanale cattolico di pri-mato per tiratura di copie, per forma e contenu-ti, gareggiando con i migliori rotocalchi a fortetiratura.

Il 12 ottobre 1931 la grandiosa mole del re-dentore in marmo e cemento armato, alta 38 me-tri che dall’alto dei 700 m del Coscovado domi-na la più bella baia del mondo, quella di Rio deJaneiro, viene illuminata dai riflettori accesi daGugliemo Marconi dal suo panfilo ancorato nelporto di Genova, per mezzo dei suoi ponti-radioche avevano sbalordito i cinque continenti terre-stri. Quel giorno il Brasile veniva consacrato al S.Cuore di Gesù e la colossale statua del SacroCuore diveniva il simbolo dell’immenso paese la-tino-americano.

Nella fausta corona di grandi eventi dunquenasceva a Messina l’Oratorio Salesiano “Dome-nico Savio”.

DDaallllaa ccrroonnaaccaa ccoommppiillaattaa ddaaDDoonn GGiiuusseeppppee BBoonnoonncciinnii

11992299

Nel 1929 S. Ecc. Rev.ma Mons. Angelo Pai-no, Arcivescovo e Archimandrita di Messina, of-friva ai Salesiani, in questa Città, un ampio fab-bricato, con chiesa annessa (tutta l’area di circa6.000 mq) perché si aprissero scuole e oratorio abeneficio della gioventù.

11993300

L’Istituto doveva aprirsi nel settembre 1930,ma, non essendo ancora ultimati i lavori, si do-vette attendere l’anno successivo, cosicché il suoprimo anno di vita venne ad essere il 1931-32.

11993311

IIll 2299 sseetttteemmbbrree 11993311 il Rev.mo signor Ispet-tore don Antonino Orto, accompagnato dal di-rettore della casa don Giuseppe Cariola, dal pre-fetto don Angelo Salomone, da Don DomenicoAndronico, rappresentate della casa S. Luigi, daichierici teologi Cataldo Pilato, Vincenzo Gambi-no, Vincenzo Calì, dal coadiutore Severino Cen-cio e da un aspirante ... benedice tutti gli am-bienti della Casa, dalla cappella alla dispensa;poi fa ritorno al Collegio S. Luigi. Sono le ore 20.

Alle ore 20.30 si cena per la prima volta nel-la nuova casa... È presente una persona di servi-zio. Il servizio è inappuntabile sotto ogni aspetto.

Alle ore 22.00 la piccola Comunità si raduna

1947 - Pranzo offerto dalle dame patronesse.

1957 - Card. Wyszynski tra i confratelli del “Savio”.

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insieme 29dalle case salesiane insieme

per la prima volta in Cappella per le preghieredella sera; poi si ritira per andare a riposo.

IIll 3300 sseetttteemmbbrree, alle ore 6 si celebra la Mes-sa del sig. direttore: Gesù Sacramentato vieneanch’egli a prendere stabile dimora con noi.

Alle ore 7 il signor prefetto don Angelo Salo-mone celebra la messa della comunità.

Alle ore 9 l’Istituto riceve la visita del R.Ispettore Scolastico che esprime la sua pienasoddisfazione per l’ampiezza e il buon ordina-mento dei locali. Alle ore 11.30 il signor ispetto-re don Orto, accompagnato dal direttore e da al-tri superiori si reca a rendere omaggio doverosoa Sua Ecc. Mons. Arcivescovo e al vicario gene-rale mons. Pio Giardina: riceve cordialissima ac-coglienza.

Alle ore 12.45 il signor ispettore onora di suapresenza il primo pranzo nella nuova casa.

11 oottttoobbrree 11993311,, incominciano a venire il ra-gazzi per le scuole elementari e ginnasiali (primae seconda elementare e prima e seconda ginna-siale). Queste quattro classi sono le sole che perquest’anno si aprono.

Gli alunni ricevono dal prefetto norme disci-plinare, li accompagna a pregare i n cappella epoi li presenta al signor direttore che dice breviparole di incoraggiamento e li congeda con unregaluccio di caramelle.

Alle ore 18 giungono da S. Gregorio di Cata-nia chierici e teologi ... insieme ai sacerdoti Do-menico Ercolini e Giuseppe Bononcini valentidocenti di teologia e uomini di vasta cultura ol-

tre che salesiani di profonda vita interiore. A ce-na la famiglia ammonta a 17 persone. Regna lapiù viva allegria...

22 oottttoobbrree 11993311, giorno sacro agli angeli cu-stodi, onomastico dell’Ecc. mo Arcivescovo iteologi accompagnati dal signor direttore e dailoro insegnanti don Ercolini e don Bononcini sipresentano a S. E. per offrire loro doverosiomaggi e auguri, assicurando soprattutto il loroamato Pastore che con la preghiera cercherannodi pagare il debito di gratitudine che hanno ver-so di Lui. S. E. risponde con squisita gentilezza eamabilità, mostrando di aver grande fiducia nel-l’opera che da questo nuovo centro i Salesianieserciteranno tutto attorno, con l’insegnamento,con l’esempio, con la preghiera: si augura di ve-dere presto il loro numero decuplicato.

88 oottttoobbrree, viene firmata la convenzione concui sua E. Mons. Arcivescovo cede ai Salesianil’uso della casa “Domenico Savio” .

1111 oottttoobbrree, si apre l’oratorio festivo alle ore 8.Ore 9 messa, nel pomeriggio l’oratorio è chiusoin attesa della pavimentazione del cortile.

66 nnoovveemmbbrree, arrivo del chierico CosimoGiunta, principio della scuola serale.

2233--2277 nnoovveemmbbrree,, pavimento in asfalto delcortile grande.

55 ddiicceemmbbrree,, morte del R. Maggiore don Fi-lippo Rinaldi

88 ddiicceemmbbrree,, ore messe, messa solenne, 4 pri-me comunioni.

1931-32 - Scuole diurne Oratorio “Domenico Savio” Messina.

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insieme30 insieme dalle case salesiane

Dalle case salesiane

CChhiiuussaa llaa pprriimmaa ffaassee ddeell ««GGrreesstt 22000066»»

Si è conclusa ieri, nel Lido della Polizia allaPlaia, la prima fase operativa del «Grest 2006»dei salesiani dell’istituto San Francesco di Salesdi Cibali, sotto la guida di don Mario Arestivo.Per quasi un mese, centinaia di fanciulli e giova-ni, dagli otto ai sedici anni, seguiti da oltre qua-ranta animatori hanno fatto vacanza al mare,praticando giochi sulla spiaggia e usufruendodelle attrezzature e degli spazi di una strutturaassai moderna e curata. Il responsabile del Lidodella Polizia, sovrintendente capo Carmelo Ac-quaro, insieme ai suoi collaboratori, ha fatto tut-to il possibile per rendere gradevole la visita e lapermanenza di questi ospiti. Don Mario Aresti-vo, che, oltre a curare l’oratorio salesiano di Ci-bali, è anche cappellano della polizia, ha ringra-ziato lo staff per le attenzioni ricevute che hannopermesso anche di far conoscere i servizi e l’atti-vità di queste forze dell’ordine.

AAggaattiinnoo ZZiizzzzoo

[fonte: La Sicilia, Catania 19 luglio 2006]

CCAATTAANNIIAA -- CCIIBBAALLII

Catania-Cibali: I ragazzi del “Grest 2006” al Lidodella Polizia alla Plaia.

CCoonn DDoonn BBoossccoo vveerrssoo GGeessùù

Ottobre è per tutti gli oratori salesiani il mesed’inizio delle attività invernali. Così anche l’orato-rio S. Francesco di Sales, forte di un attività estivaimpegnativa e ben riuscita, si prepara per l’iniziodel nuovo anno di formazione.

Anche quest’anno, infatti, i mesi estivi hannovisto il cortile dell’oratorio di Cibali gremito di ra-gazzi desiderosi di giochi e di allegria. Così, dal 21giugno al 22 luglio, gli animatori si sono dati da fa-re per impegnare al meglio i pomeriggi dei circa150 ragazzi iscritti al Grest; giochi, canti, gite e ma-re sono state le principali attività dell’oratorio neimesi di giugno e luglio.

Divisi in quattro squadre (Angeli, Aquile, Leo-ni e Tori, nomi richiamanti i simboli dei quattroevangelisti) i ragazzi si sono confrontati in garesportive, di abilità e di intelligenza per guadagnarei punti necessari per vincere la tanto agognataCoppa del Grest. Punti cardine dell’attività setti-manale i momenti di formazione dedicati alla co-noscenza delle sacre scritture e la S. Messa festivadel sabato pomeriggio.

Il mercoledì e il venerdì erano invece i giornidedicati alle attività creative: i corsi di canto e dan-za volti a preparare lo spettacolo del sabato pome-riggio e quello di decoupage i cui lavori sono statiutilizzati per la raccolta fondi durante la pesca dibeneficenza di fine Grest.

Novità introdotta dall’oratorio S. Francesco diSales è la cosiddetta “ripresa a settembre”: una set-timana conclusiva di Grest tra fine agosto e iniziosettembre durante la quale si tirano le somme del-l’attività estiva, viene presentata ai ragazzi la pro-posta formativa invernale e vengono raccolte leadesioni per i gruppi sportivi e culturali. Questo“espediente” ha garantito negli ultimi anni una piùnumerosa presenza di ragazzi durante i mesi inver-nali e accresciuto il numero di gruppi di formazio-ne in calendario. Vengono così avviati anche que-st’anno il gruppo preadolescenti, adolescenti e gio-vani, la catechesi per adulti, il gruppo famiglieDon Bosco e i gruppi sportivi di basket e calcio, ilcoro, il teatro, il Laboratorio Mamma Margherita,ecc.

LLuucciiaa MMuurraabbiittoo

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insieme 31dalle case salesiane insieme

giusto, cerca sempre la gioia vera e sincera. Per amarsi di più, tuttavia, è necessario co-

noscersi. E per conoscersi, occorre mettersi allarriicceerrccaa ddii ssee sstteessssii, terza tematica. Ora per tro-varsi è bene partire non da se stessi, ma dal Si-gnore. Solo così possiamo conoscerci meglioperché egli è il Figlio di Dio (e quindi rivelatoredel Padre), uomo perfetto e nostro modello.

Per conoscere meglio il Signore, dobbiamofare aammiicciizziiaa con lui. Questo significa stare sem-pre con lui, dialogare con lui, affidarsi a lui e im-parare da lui, che è buon amico, che cosa èun’amicizia: dare la propria vita per gli amici. Unvero amico è colui che sa sacrificarsi per gli ami-ci, pronto e sopportare ogni cosa. Essere amicodel Signore significa, inoltre, essere amico contutti perché il Signore ama ed è amico di tutti. Inaltre parole, più viviamo l’amicizia, più conoscia-mo meglio il Signore. Ecco qual’è il nostro moti-vo per gioire.

Non sono mancate le uscite culturali per co-noscere meglio la città e i suoi «tesori»; e le giteal mare tanto ambite da piccoli e grandi. A metàGr.Est. la tradizionale gita al Parco Acquaticoper prendere un po’ di respiro. Non meno im-portante la gita genitori-figli a Sampieri: riccomomento di gioia, fraternità e svago.

Come da tradizione anche quest’anno il ve-nerdì sera ha rappresentato per la comunità delGr.Est. il momento dell’appuntamento fisso conle “seratine”: grestini, genitori, animatori e Sale-siani hanno di volta in volta colto l’occasione perritrovarsi tutti insieme e vivere ore di fraternitàall’insegna del divertimento e della serenità. Bal-li, canti, scenette, giochi si sono susseguiti in unturbine di allegria, nel quale il ruolo principale èstato svolto non soltanto dai grestini, che hannoavuto modo di mettere in scena quanto ideatodurante la settimana, ma anche dai loro genitori,pronti a “buttarsi nella mischia” e a prendereparte alle danze e ai giochi con grande spirito.Sempre diverso è stato il filo conduttore deglispettacoli. La prima seratina, l’inaugurazione delGr.Est. 2006, è stata incentrata sulla rappresen-tazione musicale allestita dai giovani e dai bam-bini dell’Oratorio sul tema della santità giovani-le, con riferimento alle vite di San Domenico Sa-vio, di Laura VicuÀa e di Michele Magone. Unapiù “tradizionale” seratina di danze e giochi per

GGRREESSTT 22000066

Giorno 26 giugno u.s. è stato dato il via nelnostro Oratorio “San Domenico Savio” di Mo-dica Alta al Gr.Est. 2006 “Madagascar… insie-me è più bello”!

Ad iscriversi per far parte dell’allegra brigatadi questa nuova edizione del Gr.Est. sono stati260 ragazzi del quartiere. Ad accoglierli, e perfar trascorrere loro un’estate ricca di valori e sa-no divertimento, c’erano i Salesiani, una ventinadi giovani Animatori e un gruppo di Mamme en-tusiaste e cariche di buona volontà. Tra i Salesia-ni, dallo studentato teologico di Messina, abbia-mo avuto la presenza di don Silvano, che ha ri-coperto il ruolo di catechista, curando con atten-zione il cammino spirituale di tutta la famiglia.

La giornata tipo è stata un mosaico di attivi-tà, a cui i ragazzi hanno preso parte con entusia-smo. I momenti di preghiera, molto sentiti, sonostati i momenti forti della giornata. È stato bellovedere con quale gioia e interesse i ragazzi parte-cipavano al momento formativo, che ogni lunedìveniva presentato attraverso un corto metraggioe dal commento dell’Incaricato dell’Oratorio; epoi per squadre veniva discusso e completato neigiorni successivi attraverso dinamiche già prece-dentemente studiate dagli Educatori. La Messasettimanale coronava il tutto perché quanto di-scusso, unitamente alla gioia della settimana, po-teva essere presentato al Signore nel sacrificioeucaristico. Le tematiche attorno alle quali è sta-ta articolata tutta l’attività sono state:

Il “ritorno alla natura”, come concetto di llii--bbeerrttàà, ci ha aiutati a riconoscere la nostra naturadi cristiani e, soprattutto, di figli di Don Bosco.Per questo ogni grestino è stato invitato a libe-rarsi da ogni sua preoccupazione e ritornare allasua natura: ritornare al suo Signore, dove eglipuò far tutto fuorché il peccato. Ritornare al Si-gnore e stare insieme a Lui non è altro che la ri-cerca della felicità e della gioia.

Ricercare la vera gioia per sé (e certamenteanche per gli altri) è un segno di aauuttoossttiimmaa, se-conda tematica. Uno che si vuole bene in modo

MMOODDIICCAA AALLTTAA

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insieme32

zi e a noi (Salesiani, Animatori, Genitori,Istituzioni…), ne siamo gli amministratori,meglio: i ministri.

Abbiamo seminato… a Dio il raccolto.

ddoonn GGiiuusseeppppee RRaaiimmoonnddoo

insieme dalle case salesiane

grestini e genitori ha rappresentato il ponte conil terzo incontro, la grande novità di quest’anno:La Corrida: modicani allo sbaraglio, versione no-strana della famosa trasmissione televisiva diCorrado. Armati di fischietti, tamburi, coperchidi pentole e ogni altro strumento adatto a pro-durre quanto più rumore possibile, centinaia tragrestini, familiari e parrocchiani hanno presoparte alla serata, non mancando di applaudire ofischiare sonoramente quanti si sono coraggiosa-mente esibiti nelle prove più disparate. Una sera-ta danzante, all’insegna di musiche e balli, harappresentato l’intermezzo con l’altra grandenovità di questa edizione del Gr.Est.: la serataculturale della poesia dialettale siciliana, che,grazie a quanti si sono voluti cimentare nell’im-presa, ha permesso al vasto pubblico di fare untuffo nella tradizione letteraria locale. Infine unvero e proprio sprint finale, che tra danze, cantie balli ci ha portato agli ultimi due grandi ap-puntamenti: la messinscena della commedia Labuonanima di mia suocera da parte del gruppoteatrale; e il grande spettacolo finale di chiusuracon la premiazione della squadra vincitrice delGr.Est. e i fuochi d’artificio.

Abbiamo ancora una volta avuto modo disperimentare quanto bello sia il dialogo e la col-laborazione con le famiglie dei ragazzi, che auto-maticamente entrano a far parte attivamente del-la nostra grande e bella Famiglia dell’Oratorio: ildono più bello che il buon Dio ha fatto ai ragaz-

GGrr..EEsstt.. …… eessppeerriieennzzaa ddii ffaammiigglliiaa!!LLaa ppaarroollaa aallllee mmaammmmee……

Mi si chiede cosa mi abbia spinto a dirdi sì a don Giuseppe, quando mi ha invita-to a essere presente al Grest di quest’anno,insieme con altre otto mamme: Sara, Mari-nella, Enza, Loredana, Maria Concetta,

Alessandra, Anna ed io Tina.Certo, non è stato come alcuni abbiano po-

tuto pensare la mancanza di “ccuffari” o addirit-tura brama di gloria personale! Ma, sinceramen-te, ciò che ha motivato la mia scelta di accettare,nella consapevolezza che non sarebbe stata unasemplice passeggiata e che le responsabilità nonsarebbero mancate cosi come il gran da fare, èstata la volontà di stare con i nostri ragazzi e far-gli conoscere, per poi imitare, lo stile di vita diDon Bosco, fatto di accoglienza, allegria, condi-visione dell’esperienza cristiana. Tutto questo al-l’Oratorio salesiano di Modica Alta, dove non cisi vergogna se la mattina prima di dare inizio al-le attività si leva insieme una preghiera al Padrenostro e alla Mamma Celeste Maria; dove nel ri-spetto reciproco dei tempi di crescita di ciascu-no (siamo stati all’incirca più di duecentoottantapartecipanti tra i cinque e i quarant’anni e passa)ci si accoglie pazientemente, accettandoci nellenostre diversità. anche se non mancano attriti,di-vergenze (come capita nelle convivenze più bel-le e serene: a scuola, sul lavoro, a casa), i quali so-no diventati occasione privilegiata per conoscer-ci meglio e per crescere individualmente e insie-me come una famiglia. Infatti è proprio in fami-glia che s’impara a volersi bene e a credere nel-l’amore dell’altro, riuscendo a perdonarsi e ascusarsi a vicenda, come ci ha insegnato Gesù.

Anche questa è stata una sfida avvincente,quella di proporre a questi ragazzi vvaalloorrii,, aallii--mmeennttaattii ee ssoosstteennuuttii ddaallllaa ffeeddee, in un mondo og-gi dove ormai si vive e si pensa come se Dio non

Modica Alta: Grest 2006

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insieme 33dalle case salesiane insieme

ci fosse; laddove i messaggi “menzogneri” chegiungono dalla televisione, dalle canzonette, dal-le mode ci rendono, genitori ed educatori, pococredibili; ma mai sconfitti, mai paurosi di testi-moniare quei valori che Dio ha disseminato nelcuore di ogni persona.

Sono certa di aver portato con me in orato-rio le mie difficoltà, le mie paure, le mie inade-guatezze sull’educazione dei giovani , ma lo sta-re con loro mi ha permesso di confrontarmi e ri-vedere quello che conta veramente, da tutto ciòche è inutile ricerca di “apparenza”: «Se non di-venterete come bambini non entrerete nel Regnodei Cieli» disse Gesù. Appartiene a loro perchésanno stupirsi, sono puri e semplici. Aiutiamoli acrescere allora, senza permettere che il mondodegli “adulti” li incateni, chiudendoli dentroquegli schemi che chiamiamo sicurezze.

Grazie a Dio per questa estate trascorsa trabans, urla ed inni.

Grazie agli animatori per il loro impegno.Grazie ai genitori per la fiducia riposta nella

famiglia salesiana.Grazie a Don Giuseppe che ci ha dato modo

di fare del bene a chi vogliamo bene e grazie so-prattutto per l’affetto e la dedizione che ci ha do-nato senza tenere mai conto delle fatiche e dellerinunce,confidando sempre nella Provvidenza.

LLaa mmaammmmaa TTiinnaa

Foto di gruppo delle mamme con Don Silvano e Don Giuseppe.

BBAARRCCEELLLLOONNAA PP.. GG.. ((MMEE))

Anche quest’anno il Grest a Barcellona haavuto momenti di grande entusiasmo da partedei ragazzi, animatori e genitori.

Di seguito alcune documentazioni fotografi-che sull’attività estiva.

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insieme34

LLeetttteerraa aall DDiirriiggeennttee ssccoollaassttiiccoo ddeellllaa““SS.. GGiioovvaannnnii BBoossccoo”” SSaalleettttee ddii CCaattaanniiaa

ddaa ““LLaa SSiicciilliiaa MMuullttiimmeeddiiaa””

Gentile Dirigente,siamo Lieti di comunicarLe che è stato asse-

gnato all’ Istituto scolastico da Lei diretto unpremio quale migliore pagina provinciale New-spaperGame.

La commissione di esperti ha ritenuto di at-tribuire il premio sulla base della seguente moti-vazione: la pagina si rivela particolarmente atten-ta a sviluppare alcune tematiche significative, al-l’interno di un menabò ben equilibrato. È evi-dente il lavoro di ricerca e di approfondimentoche il Gruppo ha svolto, offrendo al lettore unprodotto finale ricco di informazioni. Ben riusci-ta anche la distribuzione degli argomenti nellapagina, nonché delle foto e dei titoli a supportodell’efficacia comunicativa del prodotto finale.

Con l’occasione, pertanto, La invitiamo in-sieme con una. rappresentanza del gruppo di la-voro (max 20 persone), alla festa nazionale degliNNgg AAwwaarrddss cchhee ssii ssvvoollggeerràà aa CCaattaanniiaa,, vveenneerrddìì 99ggiiuuggnnoo aallllee oorree 1199..0000,, aall TTeeaattrroo MMaassssiimmoo SSeelllliinnii,,ccoonnddoottttaa ddaa PPiippppoo BBaauuddoo ee SSaallvvoo LLaa RRoossaa..

Nel corso della manifestazione, saranno pre-miate sul palco le migliori pagine nazionali pub-blicate sui quotidiani che aderiscono all’iniziati-va: IIll GGiioorrnnaallee ddii SSaarrddeeggnnaa,, IIll NNoorrdd SSaarrddeeggnnaa,, IIllSSeeccoolloo XXIIXX,, IIll TTeemmppoo,, LLaa GGaazzzzeettttaa ddeell MMeezzzzoo--ggiioorrnnoo,, LLaa SSiicciilliiaa ee LLaa SSttaammppaa ee i migliori arti-coli delle tre iniziative speciali “Promossi a tavo-la”, “La Tv a scuola”, “E’vviva la plastica”. Tuttele scuole che interverranno alla festa saranno pro-tagoniste di 6 puntate speciali sugli Ng Awards(in onda su Antenna Sicilia e Sicilia Channel) edel magazine Ng che sarà pubblicato sul quoti-diano “La Sicilia”.

L’occasione è gradita per complimentarci einviarle cordiali saluti.

LLaa SSiicciilliiaa MMuullttiimmeeddiiaa

Il Grest del San Filippo Neri di Via Giuffri-da, è cominciato il 15 giugno, si è sospeso il 22luglio con i ragazzi, ha continuato con gli anima-tori fino al 30 luglio, dando loro la possibilità dipartecipare ai campi di formazione nel mesed’agosto, e finalmente riprenderà dal 14 al 17 disettembre con tutti i grestini e animatori perconcludere la meravigliosa esperienza estiva2006. Sono stati giorni molto intensi snodati tramare, momenti formativi, attività pomeridiane,giochi e gite.

I ragazzi che hanno partecipato a quest’av-ventura, sono stati 200, seguiti da 60 animatoriche si sono preparati durante l’inverno per ac-compagnare i ragazzi lungo un percorso ludico-formativo.

L’attività è stata incentrata sul tema della fa-miglia prendendo spunto dal film “Le Cronachedi Narnia”. Episodi significativi del film eranoassociati a momenti della vita di don Bosco, inmodo da sottolineare l’attualità e l’importanza

CCAATTAANNIIAA -- SSAALLEETTTTEE

CCAATTAANNIIAA -- SS.. FFIILLIIPPPPOO NNEERRII

insieme dalle case salesiane

AAllllee SSaalleettttee llaa cchhiiuussuurraa ddeell GGrreesstt

Nei salone-teatro dell’istituto salesiano “SanGiovanni Bosco” della Salette, a San Cristoforo,si è svolta la cerimonia di chiusura del Grest2006. Don Mario Mavica, direttore dell’Istituto,ha sottolineato l’operosità dei ragazzi e il pazien-te lavoro degli animatori, ricordando gli insegna-menti di Don Bosco, e quindi dei Salesiani tutti,in favore dei minori e dei più deboli della socie-tà. Graditi ospiti della festa di chiusura sono sta-ti l’assessore Orazio D’Antoni, sensibile ai pro-blemi del quartiere, e la dott. Italia Raffiotta, re-sponsabile dei Servizi sociali della Municipalità.

È seguita una simpatica rappresentazione disketch, balletti e canti brillantemente eseguiti dainumerosi ragazzi partecipanti al Grest e curatidagli animatori: in un pregevole e divertentedvd, infine, sono stati raccolti i momenti più bel-li trascorsi durante questa torrida estate.

[fonte: La Sicilia, Catania luglio 2006]

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del metodo educativo salesiano ancora oggi.L’attenzione dei ragazzi era stimolata presen-

tando questi temi con scenette spiritose e giochidove si metteva alla prova quanto avevano ap-preso. Erano proposti dei lavori da svolgere a ca-sa che premiavano l’originalità e la fantasia deiragazzi, nello sviluppare attorno a tre “parolechiave” una storia. Tutto questo era premiatocon parecchi punti individuali e di squadra, inmodo da renderlo il momento centrale delGrest.

I ragazzi sono stati divisi in sei squadre, i cuinomi erano ispirati ai personaggi del film: Fauni,Unicorni, Fenici, Centauri, Castori e Grifoni.Realizzando un intenso scontro fino all’ultimogiorno. Vincitori del grest 2006 sono stati lasquadra dei Fauni, per pochissimo scarto dallaseconda in classifica, gli Unicorni.

La settimana terminava con un “quizzone”fatto con domande riassuntive sugli argomentitrattati nei giorni precedenti; a seguire era cele-brata la Santa Messa a cui partecipavano gresti-ni, animatori e famiglie. La serata del sabato fini-va con uno spettacolino in cui si coinvolgevano igenitori. Tutto questo si è svolto nel miglior cli-ma possibile, rispettando i valori sportivi e uma-ni nei confronti del prossimo.

Gli animatori che hanno seguito i ragazzi inquest’avventura, hanno partecipato ad un corsoannuale, svolto in oratorio. Divisi in due gruppi,animatori ed aiuto animatori: hanno affrontatotemi fondamentali per la loro formazione, in mo-do da essere guida e modello per i ragazzi che gli

sarebbero stati affidati, così come la pedagogiadi don Bosco insegna.

L’equipe salesiana è ben soddisfatta, perl’impegno profuso con sincerità di cuore e grandeterminazione da parte di tutti gli animatori ecollaboratori e, per il clima che si è riusciti acreare tra i grestini e le famiglie, le quali, hannomanifestato riconoscenza per quanto fatto ai fi-glioli. Non per altro don Bosco affermava che“l’animazione è cosa di cuore”: gli animatori lohanno dimostrato.

Ovviamente al centro di tutta la formazionec’è stato il messaggio cristiano filtrato dal setac-cio salesiano che educa con la gioia, convinti diessere stati solo uno strumento utile per portarei ragazzi a fare esperienza dell’amore di Dio.

Catania-S. Filippo Neri: Grande gioco a squadre, in unpomeriggio di Grest.

Catania-S. Filippo Neri: Un momento di gioco,durante lo show settimanale del sabato sera!

RRAAGGUUSSAA

GREST: GRande ESTate. Proprio quella checiascun bambino ha trascorso in allegria, insiemeai compagni e agli animatori sotto lo spirito diDon Bosco. Una fantastica esperienza che da pa-recchi anni, ormai, viene organizzata all’Orato-rio salesiano di Ragusa e che prevede circa quat-trocento bambini iscritti. Il grest viene realizzatonel corso dei mesi estivi per tenere impegnati ibambini. L’estate, infatti, veniva considerata daDon Bosco la vendemmia del diavolo, cioè il mo-mento in cui ogni bambino si assopisce nel caldo

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insieme36

sole estivo. Ma il grest non è un attività finalizza-ta solamente a tenere impegnati i bambini e per-mettere loro di socializzare nel cortile dell’Ora-torio, ma rappresenta anche il momento in cuigli animatori possono fare esperienza del sistemapreventivo di San Giovanni Bosco.

Infatti non sono state poche le attività diver-tenti e al tempo stesso educative proposte perl’edizione 2006 del grest; a cominciare dalla sfi-lata al lungomare Andrea Doria di Marina di Ra-gusa e la festa in Piazza Duca degli Abruzzi, conbans, canti e lo spettacolo di un divertente gio-coliere. Per l’occasione, il sindaco di Ragusa hasalutato grestini e animatori. Molti anche i labo-ratori realizzati come ad esempio il laboratoriodi musica e canto, ballo, teatro, taglio e cucito,perline, pallavolo, manipolazione, e quest’anno èstato previsto anche un altro laboratorio comequello di rame sbalzato, proposta dal signorAngelo.

Durante il mese del grest, inoltre gli anima-tori si sono preoccupati di rappresentare dellescenette che hanno tenuto col fiato sospeso i pic-coli grestini. Gli animatori si sono trovati neipanni di alcuni ragazzi che una mattina cometante, scoprono che i genitori di tutto il mondosono spariti e l’enigma è stato quello di scopriredove si trovassero i genitori. Un giallo appassio-nante che mediante il divertimento e il gioco hapermesso ai bambini di avvicinarsi e capire me-glio il tema della famiglia. La famiglia è stato, in-fatti, il tema proposto per il grest, che è stata an-che la proposta del Rettor Maggiore Don Pa-squal Chavez, per l’anno formativo 2005/06. Mail grest non è stato solo un momento per rifles-sioni e preghiere, ma anche un momento di ag-gregazione e di sano divertimento.

Il cortile dell’Oratorio ha fatto dunque dasfondo ai numerosi bans, balli e giochi che glianimatori hanno sperimentato insieme ai gresti-ni. Per non parlare poi degli inni e i gridi disquadra che tutti insieme abbiamo cantato asquarcia gola in teatro e infine, non potevamo di-menticarci delle gite nei parchi acquatici più di-vertenti della Sicilia come quello di Roccella oquello di Melilli. Esperienze in cui il divertimen-to è stato assicurato.

Da pochi anni, inoltre vengono organizzatele Olimpiadi al campo Petrulli, un campo al-

insieme dalle case salesiane

l’aperto che permette ai bambini di scatenarsi edivertirsi, giocando a contatto con la natura.Uno dei momenti più importanti, durante ilgrest è stato il raduno del grest diocesano, orga-nizzato a Ragusa Ibla, a Piazza del Popolo dovesono stati accolti i grest dei comuni della Dioce-si: Chiaramonte, Giarratana, Monterosso, Acate,Santa Croce Camerina, Pedalino, Ragusa; Sco-glitti, Comiso, Vittoria. Momento di intenso di-vertimento, ma anche di preghiera insieme al ve-scovo di Ragusa Paolo Urso.

Una novità di quest’anno è stata la creazionedel grest famiglia, una idea maturata con il cuo-re, dai genitori che l’anno sostenuto e portatoavanti. Il grest famiglia è stato infatti il luogo diconfronto di parecchi genitori che hanno discus-so su temi relativi alla famiglia, filtrati attraversogli occhi di chi ha scelto il mestiere di genitore atempo pieno.

Infine la serata finale, prevista per il 22 luglio2006, in cui ogni squadra ha esibito un proprionumero ai genitori e compagni di squadra e unballetto ideato dal laboratorio di danza. Non po-teva mancare, a conclusione della serata, la pre-miazione della squadra che ha guadagnato piùpunti nel corso del grest. Sappiamo bene, peròche tutte le squadre, hanno guadagnato il primoposto sotto lo spirito di Don Bosco e l’allegriadello spirito salesiano, proprio perché la piùgrande vittoria è la conquista del cuore di ognibambino.

Ragusa - Foto di gruppo.

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insieme 37dalle case salesiane insieme

GGrreesstt ffaammiigglliiaa

Grest famiglia… un’esperienza pensata inpoche ore ma certo meditata nel cuore già da al-cuni anni. Un’esperienza iniziata con i timori cheaccompagnano tutte le iniziative nuove, ma chesono stati subito ampiamente superati per l’en-tusiastica partecipazione di tante famiglie infatti,ecco arrivare il primo giovedì di luglio; primauna mamma, poi una mamma e un papà con unbimbo piccolo, poi una mamma e altri papà…

Che gioia! Che piacere! L’entusiasmo chenoi abbiamo e la voglia di lanciarsi nella mischia,non hanno tardato ad emergere e faticato a farlidecollare. Il primo giorno di family- grest giàc’erano i numeri per formare tre squadre di tut-to rispetto con concorrenti felici di ritornare amettersi in gioco, ma anche di fermarsi perchiacchierare dei nostri figli, del nostro educare,dei nostri errori ma anche dei nostri successi nel-la relazione educativa.

I nomi delle squadre spaziavano nel mondoanimale, dai più grandi e terribili felini: LLee ttiiggrriissppiieettaattee; ai rettili impazziti: LLee aannaaccoonnddee ffuurrii--bboonnddee; per giungere… ai pollai nostrani: II ppuudd--ddiicciinnii rroo ppiillaarriinnuu!!

Che nonostante la loro piccola mole hannodato filo da torcere anche alle tigri.

Il clima di questi tre incontri (purtroppo po-chissimi) è stato piacevole e gioioso e tutti i par-tecipanti hanno contribuito ai giochi creando unforte senso di squadra: tiro alla fune, staffettacon la palla, giocare con i cerchi e i birilli, puz-zle…allegrie che circolavano secondo lo spiritosalesiano.

Non sono mancati però i momenti in cui co-me i grestini ci siamo fermati a cerchio per i mo-menti di amicizia ed è stato piacevole condivide-re le nostre difficoltà di mamma e papà alle pre-se con i figli piccoli e grandi: le tematiche affron-

tate seppure velocemente: iill ddoonnoo ddeellllaa vviittaa,, aacc--ccoonntteennttaarrssii ddii qquueelllloo cchhee ssii hhaa,, llaa pprreegghhiieerraa nneell--llaa ffaammiigglliiaa..

L’ultimo incontro si è concluso in cappella;nel cuore dell’oratorio dove si fermano i nostrigiochi e le nostre corse quotidiane, dove c’èqquuaallccuunnoo che ci attende e ci ama a tal punto daconoscere tutti i nostri cuori. A lui e alla nostramadre Maria ogni genitore ha offerto la sua pre-ghiera per i figli, per la famiglia, per le famigliedivise, per i figli senza famiglie, per il mondo in-tero e per il nostro piccolo universo familiare chenecessita della forza di Dio per non essere sbal-lottato dalle correnti avverse.

La comunione tra le persone si è dunquecreata così facilmente tra un canto, la ppaarroollaa e lepreghiere che il tempo è volato com’è volato oraquesto grest famiglia.

Altri appuntamenti piacevoli: la partita geni-tori-animatori, risoltasi come una vera finale airigori, una giornata a Melilli divertente e una se-rata finale con un numero artistico che è in can-tiere anche da parte dei genitori e di cui non pos-siamo dare anticipazioni. Il futuro di questogrest famiglia?

Chissà…ogni nostro pensiero e desiderio loponiamo nelle mani di Gesù chiedendo l’inter-cessione del nostro padre e maestro Don Boscoperché tutto ciò che facciamo o faremo per so-stenere e amare la famiglia sia per volontà sua eper rendere gloria a Dio nella costruzione delsuo Regno in mezzo a noi.

Marco PappalardoSSoonnoo MMeessssaaggggii SSppeecciiaallii

+ di 400 SMS per esprimere amore, amicizia eauguri per tutte le occasioni

Una raccolta di SMS peravere sempre a portata dimano le parole giuste perdirlo.Marco Pappalardo, giorna-lista pubblicista, collaboracon la pagina giovani di«Avvenire». 9966 ppaagg.. •• 22000066•• € 55,,7700 •• IISSBBNN 8888--77440022--111133--55

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insieme38 insieme dalle case salesiane

A mare, oltre al divertimento nella spiaggia etra le onde, i ragazzi possono migliorare il loropunteggio personale con vari giochi nel boschet-to: “sillaba ballerina” per coloro ai quali piacegiocare con le parole, “sette bum” per gli assi dimatematica, “il cucuzzaro” per chi ha un’ottimavelocità di parola, inoltre il “gioco della memo-ria” per chi ha una memoria ferrea, e il “twister”e “il duca di Barnabò” per gli amanti del movi-mento.

Un momento molto atteso nel grest è il“mundial day”, cioè le giornate dedicate allosport, durante le quali sono impegnati i ragazziin un emozionante torneo di calcio e le ragazzein uno di pallavolo.

Le squadre hanno preso il nome di animaliestinti, che quindi non erano potuti entrare nel-l’arca di Noè: tarpan, mammut, opossum, toxo-donte, smilodon e diatryma.

A metà mese si è svolto il giorno dell’”ArcaFest”: i ragazzi son rimasti tutta la giornata inoratorio, portando il pranzo a sacco. Il momen-to più caratteristico è stato il gioco dello “strate-go”: durante questo gioco ad ogni ragazzo è sta-to distribuito un grado militare raffigurato da unbiglietto necessario per scontrarsi con i ragazzidelle altre squadre, cercando di scovare e abbat-tere con un “domandone” i loro generali supremi.

Novità assoluta per quest’anno è stata l’ini-ziativa del “teatro grest con le famiglie” promos-sa dalla filodrammatica ex allievi Don Bosco, chesotto la direzione di Carmelo Laudani, Giuseppe

GGrreesstt 22000066,, aallll’’iinnsseeggnnaa ddeellllaa““RRiicceerrccaa ddeellll’’AArrccaa ddii NNooèè””

Quest’anno gli iscritti al grest dei Salesiani diPedara sono stati 403 (si son dovute poi chiude-re le iscrizioni per evitare un super affollamen-to). Gli animatori sono stati oltre 45, alcuni del-la “C.G.S.” e molti giovani animati di buona vo-lontà.

Ha scritto per il “giornalino” un ragazzo gre-stino:

Il Grest è una grande attrazione che i salesia-ni di Pedara offrono ai ragazzi del nostro paese ea quelli dei comuni vicini (Trecastagni, Mascal-cia e Nicolosi). Questi ragazzi hanno avuto lafortuna di poter passare in modo sano, istruttivo,divertente e formativo parte delle loro vacanzeestive.

Noi ragazzi di Pedara siamo orgogliosi di po-ter dire che il nostro grest è il secondo di Siciliaper numero di partecipanti; accoglie ragazzi divaria età,. dagli otto ai quindici anni.

La giornata del grestino è sempre attiva e di-vertente: i ragazzi sono divisi in tre serie, A, B, C,secondo la classe che hanno frequentato durantel’anno scolastico. Questa suddivisione fatta al-l’inizio del grest, durante la formazione dellesquadre, consente a tutti i ragazzi un confrontoequo ed equilibrato durante le varie attività, siasportive che culturali e formative.

Tra le attività più attese del grest vi sono legite a mare, la gita a piedi a Mascalcia, dai PadriPassionisti, e ancora a piedi ai Monti Rossi di Ni-colosi, scortati dai vigili urbani .

PPEEDDAARRAA ((CCTT))

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insieme 39dalle case salesiane insieme

Puglisi e Nello Toscano, ha inscenato la comme-

dia brillante di Franco Roberto “Quel simpatico

zio Parroco”.

La serata finale del grest poi è stata fantasti-

ca. Con il grande palco offerto dal Sindaco di

Pedara, con una potente illuminazione varia-

mente colorata e guidata da un bravo tecnico, la

serata, alla quale hanno partecipato, oltre ai ra-

gazzi del grest, più di un migliaio di persone, e

con la partecipazione attiva dei ragazzi, si è con-

cluso il grest come una grande festa, a detta di

molti, degna di essere presentata in televisione.

L’indomani mattina la Santa Messa di chiusura e

la premiazione, secondo il punteggio guadagna-

to da ciascuno.

Ma quello che più sarà rimasto nel cuore dei ra-

gazzi è , oltre ad aver scoperto sempre più la vi-

cinanza di Gesù loro amico, l’amicizia che si è in-

staurata tra loro e gli animatori; e questa è una

nota speciale in questa società che invita quasi a

chiudersi sempre più nel proprio egoismo.

Il Direttore Don Di Leonforte augura che

l’esperienza del grest possa portare il frutto del-

la speranza, affinché da tutti si possa realizzare il

desiderio di Don Bosco: “onesti cittadini e buo-

ni cristiani”.

CCAATTAANNIIAA -- BBAARRRRIIEERRAA

UUnn GGrreesstt...... FFaannttaassttiiccooaallll’’iinnsseeggnnaa ddeell VVoolloonnttaarriiaattoo..

IIll GGrreesstt 22000066 aallll’’OOrraattoorriioo--CCeennttrroo GGiioovvaanniilleeSSaalleessiiaannoo nneellllaa PPaarrrroocccchhiiaa ““SS.. CCuuoorree”” ddii

CCaattaanniiaa--BBaarrrriieerraa

Confortati dalla presenza costante di circa170 ragazzini/e da 8 a 16 anni e oltre 50 anima-tori, tra giovani e adulti, coordinati da due sale-siani, Domenico Saraniti e Gaetano Urso, e daalcuni giovani e adulti, abbiamo appena conclu-so (il 15 settembre scorso) il Grest 2006, con levarie attività programmate, all’insegna del volon-tariato, con lo stile della gratuità e del servizio.

Il Grest anche a Barriera ha seguito la pistasegnata dal film “Le Cronache di Narnia” e il te-ma “Una vita da leoni” ha scandito le varie gior-nate dei grestini.

Giochi organizzati, spettacoli teatrali e musi-cali, Karaoke, momenti di preghiera e celebra-zione eucaristica ogni sabato sera con la presen-za di numerosi genitori, gite (Acquapark di Melil-li e San Cataldo, Alì Terme e percorso naturalisti-co lungo le rive e le cascate del fiume Alcantara aMotta Camastra), mare (tre volte la settimanapresso la Colonia don Bosco alla Plaia), attivitàsportive/Olimpiadi (volley, basket, calcio, patti-naggio, danza), laboratori (teatrale, musicale, arti-stico, ricamo)... e il tempo è volato via.

Catania-Barriera - Momento di preghiera.

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insieme40

tà salesiana (Oratorio-Centro Giovanile Salesia-no, Parrocchia e Scuola professionale dei SalesianiDon Bosco, che operano a Barriera-Catania).

Al termine del grest, durante le gite degliAnimatori (Alì Terme – Alcantara) e una serata,abbiamo dato spazio ad un momento di verificae di confronto tra gli animatori e i Salesiani; so-no emerse alcune riflessioni utili in vista del ri-lancio dell’ambiente oratoriano e del prossimoGrest.

DDoonn GGaaeettaannoo UUrrssoo

PPAALLEERRMMOO -- SS.. CCHHIIAARRAA

““OOddiisssseeyy 22000066””:: GGrreesstt aa SSaannttaa CChhiiaarraa

È questo il titolo del Grest 2006 che ha ac-compagnato i circa 140 ragazzi dai 7 ai 14 annidel quartiere Albergheria. Tematica di riferimen-to per i momenti formativi è stata la famiglia. At-traverso le avventure della famiglia Dylan nellacittadina di Odissey si è riflettuto su alcune te-matiche che riguardano il vivere in famiglia co-me la responsabilità, il rispetto dell’altro, la com-petizione, la lealtà, la solidarietà. La strutturadella “giornata tipo” si articolava nel modo se-guente: al mattino accoglienza, preghiera, attivi-tà. Nel pomeriggio accoglienza, preghiera, for-mazione/riflessione di squadra, giochi preghierae saluto finale. Al sabato sera con inizio alle21,00 si dava inizio alla rappresentazione di alcu-ne attività quali teatro, danza e canto che costi-tuivano la “serotina” alla quale erano invitati ge-

Un momento dell’inaugurazione del Grest.

insieme dalle case salesiane

Il GGrreesstt--RRaaggaazzzzii andava dalle 16.30 alle20.00, mentre quello riservato al GGrreesstt--AAddoollee--sscceennttii dalle 19.30 alle 22.00 circa; il GGrreesstt--FFaammii--gglliiaa ha offerto alcuni momenti da trascorrere in-sieme con i figli e qualche incontro specifico,con la speranza di allargare la presenza delle Fa-miglie dei ragazzi all’Oratorio parrocchiale del“Sacro Cuore”.

Sabato 22 luglio si è concluso il Grest-Ragaz-zi, con un simpatico spettacolo musico-teatrale econ la premiazione delle SQUADRE che hannovinto il GREST 2006:

1 - FAUNI2 - VOLPI 3 - CASTORI4 - CENTAURI

mentre le OLIMPIADI le hanno vinte i CA-STORI. Il 28 luglio abbiamo chiuso anche ilGrest-Adolescenti, un’esperienza nuova, cheapre anche la via al futuro dell’Oratorio, con unospettacolo musico-teatrale, con tematiche e dia-letto strettamente siciliano “Siciliani per sempre”.

Ma per tutti si è appena concluso un mo-mento di post-grest-richiamo dall’11 al 15 set-tembre con premiazione finale e proposta di in-serimento per ragazzi e famiglie all’interno del-l’Oratorio Centro Giovanile Salesiano del “Sa-cro Cuore” di Barriera.

Durante il periodo estivo ottimo il servizioofferto dal Sito dell’Oratorio (www.oratoriosale-sianobarriera.org) per le notizie e le classifichequotidiane, per le opportune comunicazioni einformazioni sulla vita del Grest in particolare,ma soprattutto per far conoscere meglio la real-

I ragazzi del Grest alla Colonia “Don Bosco”.

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insieme 41dalle case salesiane insieme

nitori e parenti oltre a rappresentare un diversi-vo di animazione per il quartiere. Martedì matti-no era la giornata del mare, tre le gite all’acqua-park di Monreale (2) e Melilli.

Circa 40 gli animatori non tutti dell’oratorioma delle parrocchie di San Nicolò all’Alberghe-ria, San Giuseppe Cafasso, parrocchie limitrofeall’oratorio e dalla quale provenivano diversigrestini. Tra questi animatori anche la presenzadi 8 giovani provenienti dal Veneto che hannosvolto il loro servizio di animazione anche pres-so la ludoteca per i figli degli immigrati, il tuttoall’interno di un percorso di formazione alla mis-sionarietà che già da diversi anni vede la loropartecipazione a Santa Chiara, questi giovanierano accompagnati da un confratello Don LivioMattivi.

Il 30 luglio dopo 5 settimane di attività, gio-chi, formazione, gite e svago il grest 2006 venivaconsegnato alla storia con la serata finale chesanciva la vittoria della Terra, una delle 4 squa-dre nelle quali erano suddivisi i ragazzi (le altreerano Aria, Fuoco, Acqua).

L’appuntamento è per il Grest 2007 con ilproposito di migliorare quegli aspetti che in sededi verifica sono apparsi più ombra che luce pri-mo su tutti una maggiore formazione degli ani-matori ed una maggiore amalgama vista la lorovaria provenienza.

Dal 3 agosto inoltre l’oratorio ha riaperto ibattenti accogliendo quei ragazzi che non sa-prebbero dove trascorrere il loro tempo liberoche da queste parti risulta abbondante ed apertoa diversi rischi.

GGiioovvaannnnii MM.. DD’’AAnnddrreeaa SSDDBB

RRIIEESSII ((CCLL))

““GGrreesstt aa RRiieessii””::UUnn’’eessppeerriieennzzaa aallll’’iinnsseeggnnaa ddeellllaa ccoonnttiinnuuiittàà

Non hanno ancora smaltito l’entusiasmo i ra-gazzi dell’ Oratorio Salesiano “Don Bosco” diRiesi, che grazie all’impegno e alla forza di vo-lontà dei loro animatori hanno trascorso il mesedi luglio all’insegna del divertimento, della gioiae della preghiera. Diviso per fasce d’età, la primacomprendeva i bambini delle scuole elementarimentre la seconda i ragazzi delle medie e supe-riori, il grest’06 è stato il risultato di mesi di la-voro di un gruppo di giovani che, sotto la guidadi Don Enzo Lo Sardo, Don Lorenzo Anastasi,Don Aurelio Di Quattro e grazie ai preziosi inse-gnamenti di Don Bosco, si sono impegnati perrenderlo “un’avventura indimenticabile” susci-tando così l’entusiasmo dei numerosi ragazzi chevi hanno partecipato. Attività creative per i piùpiccoli quali pittura sul vetro, argilla, icone, tea-tro, art attack, gesso, rame e danza; momenti for-mativi dove confrontarsi e imparare a crescereassieme per i più grandi e poi giochi, acquapark,canti e balli per tutti, sono stati gli ingredientivincenti che hanno determinato il successo delgrest’06, interamente ispirato al tema della fami-glia. Diverse sono state le iniziative intrapresedai ragazzi e dagli animatori, per rendere ancorapiù originale e creativo un mese di luglio davve-

I ragazzi del Grest di Riesi.

Il Grest a “Santa Chiara”.

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insieme42

PPrreegghhiieerraa sseemmpplliiccee ddii uunnoo ssttuuddeennttee ddii tteeoollooggiiaa

Tra le carte di Don Cravotta, in un cassettodella scrivania, contenente gli appunti personali ei documenti più importanti, sono stati trovati duefogli dattiloscritti a macchina con correzioni, taglie integrazioni a penna, il cui contenuto è un cor-diale e simpatico augurio da parte di un gruppo diconfratelli studenti di teologia, in occasione delsuo onomastico. A penna, Don Giovanni ha anno-tato la data (24 giugno 1978), mentre a matita gli“autori” reali o sospetti del discorso (in sigla per ri-spetto alla privacy: G. R., P. L., Dirett.). I confra-telli lettori di “Insieme” potranno sbizzarrirsi aidentificarli…

Egli ha conservato tra le cose più care questodiscorso commemorativo venato d’affetto, stima edi humour. Chi ha avuto Don Giovanni Cravottacome animatore - consigliere al San Tommaso rivi-vrà quegli anni in cui affiorava la sua identità “tut-ta d’un pezzo” e sentirà ancora gli effetti dialetticie pieni d’ilarità che di tanto in tanto (per non di-re quasi sempre) si registravano tra noi giovaniconfratelli… Nello stesso tempo, però, si coglie aldi là delle scorie e dei limiti, i valori vissuti e la te-stimonianza donata. Oltre la patina della sponta-

MMEESSSSIINNAA -- SS.. TTOOMMMMAASSOO

insieme dalle case salesiane

ro scoppiettante: è stato girato un film “Enigmafamiglie nel mistero”, i cui attori erano gli stessianimatori e ragazzi; è stata allestita una mostracon i lavori realizzati dai bambini e sono state or-ganizzate seratine dove i “grestini” si sono esibi-ti in canti, balli e scenette.Animati solo da ungrande sentimento d’amore verso i giovani, glianimatori hanno lavorato assieme per far intra-prendere ai loro ragazzi una sorta di “viaggio”che li ha portati a comprendere cosa sia la fami-gli, non solo a livello umano, ma anche a livellocristiano!Infatti, convinti che attraverso il giocosi possa educare più che con mille prediche, essihanno offerto a tutti i giovani partecipanti, sottoforma di rappresentazioni teatrali, attività for-mative e preghiere, le l loro esperienze e le loroosservazioni sulla famiglia, accendendo in loro ildesiderio di crescere nel migliore dei modi e di-ventare così “onesti cittadini e buoni cristiani”.

neità, questo discorso inedito, a lungo rimasto nelcassetto e nell’oblio, mette in rilievo la sua tena-ce generosità, mentre profeticamente e simpatica-mente lo canonizza “martire”…

24 giugno 1978

Ieri sera dopo che tutti si erano ritirati in ca-mera, volendo trovare un po’ di raccoglimentosuperiore mi son voluto recare in Chiesa doveappeso alla porticina del tabernacolo, ho trovatouna busta contenente il qui esposto messaggiocifrato, con una monetina da 5 lire di accompa-gnamento, intendo una monetina da cinque lireper la rarità del pezzo non per il suo valore.

«Accogli, Signore, l’umile preghiera di questostudente di teologia che si rivolge a Te per i suoisuperiori e in particolar modo per il suo animato-re Giovanni Cravotta.

Tu, Signore, che meglio di noi sai i suoi sacri-fici, le sue fatiche, i suoi viaggi all’estero, il lavorostraordinario che egli svolge con tanto amore pernoi, tu che vedi con quanta generosità sacrificatempo e riposo, concedigli nella tua infinita bontàun po’ di quiete.

Egli non vuole chiedertelo questo favore per-ché ci ama, ma noi sappiamo quanto lo desidera.

Accontentalo, Signore, te ne preghiamo.Ti chiediamo poco; un giorno, due giorni, un

mese se ti è possibile. Un piccolo raffreddore,un’influenza, una leggera bronchitina, o una pol-monite semifulminante che lo trattenga per qual-che mese.

Così egli si potrà concedere il meritato riposo.Ma, o Signore, tu ben conosci la sua generosi-

tà e sai che, pur restando nel letto del dolore e delriposo, egli continuerebbe ancora a lavorare per isuoi studenti di teologia… a fare scuola fino all’ul-timo giorno, a preparare conferenze catechistiche,a scrivere lettere, a fare programmi di vita.

No, o Signore, per lui vogliamo un riposo com-pleto, efficace, totale. Fa’ che la sua testa forte, ar-mata della più tenace buona volontà, rimanga pertre giorni consecutivi, ingessata.

Ma certamente anche in questa situazione, ilsuo cuore arderebbe di amore per i suoi studenti.

Tra dolori inenarrabili egli desidererebbe unasola cosa: soffrire ancor di più per noi, per vedercidiventare sempre più buoni.

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insieme 43dalle case salesiane insieme

E allora, Signore, esaudisci questo suo deside-rio che egli diventi un martire per noi: al pari di S.Lorenzo venga lentamente bruciacchiato sulla gra-ticola, al pari di S. Paolo abbia una bella catena alpiede, al pari di S. Bartolomeo gli sia tolta centi-metro per centimetro la pelle, al pari di S. Seba-stiano sia punzecchiato e trafitto da centinaia difrecce… al pari di S. Lucia gli siano infilati quat-tro dita negli occhi, che gli vengano strappati unoper uno i denti e i pochi capelli che ha sul capo e,infine, gli venga praticato il solletico perpetuo sot-to le piante dei piedi, onde, il sorriso sulle labbrae la palma del martirio nella mano destra, egli pos-sa salire al tuo Regno, godere felicità eterna e…non ci stia a rompere… Amen!».

CCaammppoo LLaavvoorroo -- CCoonnddiivviissiioonnee -- PPrreegghhiieerraapprreessssoo llaa PPaarrrroocccchhiiaa SS.. NNiiccoollòò ddii ZZaaffffeerriiaa ((MMee))

22 -- 99 aaggoossttoo 22000066

È stato pensato come continuazione più im-pegnativa delle attività estive svoltesi a luglio ne-gli oratori della zona di Catania. Ad alcuni ragaz-zi, che si sono distinti nell’impegno durante ilgrest, è stata offerta la possibilità di fare un’espe-rienza più intensa a più stretto contatto con lostile di vita salesiano fatto di lavoro, di preghierae di vivere comunitariamente vissuta ed apertaagli altri soprattutto ai giovani.

Ci siamo ritrovati a Zafferia tre salesiani (Do-menico Luvarà, Giuseppe Favaccio e Luigi Cala-paj) e quattro oratoriani della zona di Catania. Ilnumero, apparentemente esiguo, è risultato esse-re giusto per tutte quelle dinamiche umane e spi-rituali che in esso si possono sviluppare.

Abbiamo alloggiato nei locali della canonicae, mentre eravamo auto-organizzati per colazio-ne e cena, siamo stati stupendamente accolti apiccoli gruppi presso la casa delle famiglie dellaparrocchia, ben coinvolte dal parroco, per lacondivisione del pranzo.

Le giornate erano organizzate al mattino conla preghiera delle lodi, colazione e circa quattroore di lavoro presso i locali del futuro oratorio(una vecchia casa con cortiletto che la parroc-chia ha comperato), pranzo presso le famiglie e,dopo il riposo pomeridiano, un momento di for-

Foto di gruppo del Campo Lavoronella parrocchia di Zafferia.

mazione interna al gruppo sul tema del ‘sogno’(tema prettamente vocazionale) ed un momentodi formazione degli operatori pastorali della par-rocchia (catechisti e giovani) sul tema dell’orato-rio e sulla figura dell’animatore salesiano.

Durante la settimana è stata proposta a tuttala parrocchia la visione dell’ultimo film su DonBosco (Rai) con conseguente discussione tematica.

L’ultima sera abbiamo organizzato, insiemeai giovani, un grande gioco in piazza per i bam-bini ed i ragazzi della parrocchia.

Conclusione giorno 9 con la Ss. Messa ed ilpranzo nei locali parrocchiali insieme al gruppogiovani.

L’esperienza, completa e significativa, verràcontinuata nel periodo settembre 06 – maggio 07con l’apostolato dei confratelli del San Tommasoche si impegneranno per la nascita di un piccolooratorio che cerchi di coinvolgere i ragazzi cheabitualmente non frequentano la catechesi setti-manale e, soprattutto nella formazione degli ani-matori.

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insieme44 insieme dalle case salesiane

MMAALLTTAA:: SSTTUUDDIIAARREE LL’’IINNGGLLEESSEE AALL SSOOLLEECCoorrssoo eessttiivvoo ppeerr ii ggiioovvaannii ccoonnffrraatteellllii

Tra le proposte formative del periodo estivoper i confratelli in formazione iniziale1, quest’an-no c’è stata anche Malta.

A Malta tutto evoca un lungo passato pura-mente britannico, oggi gli abitanti di questa re-pubblica indipendente, ma fedele al Common-wealth2, si esprimono bene, tanto in iinngglleesseequanto in mmaalltteessee, le dduuee lliinngguuee uuffffiicciiaallii. Un ta-le contesto fa di Malta la terra d’eccellenza persoggiorni linguistici, che associno idealmentestudio e attività di svago; dentro questo percor-so s’inseriscono un gruppo di giovani confratelli(Odon Rafaliarison e Venance Ramasindroavoladel Madascar, Eugine Xalxo dell’India, Silvano

De Oliveira del Timor Est ed Enrico Frusteri,Domenico Luvarà, Gaetano Marino, GiuseppeSinopoli dell’ISI) con una vacanza/studio capita-nata da Don Biagio Tringale (tutor e guida).

Accolti con grande squisitezza dalla comuni-tà salesiana di Dingli, i giovani confratelli tra-scorrono dieci giorni intensi fra studio e attivitàdi svago: mare, passeggiate, escursioni alla sco-perta delle grandi civiltà, presenti da oltre 7000anni sull’arcipelago (Malta, Gozo e Comino). Lamattinata era riservata all’apprendimento dellalingua inglese con una insegnante di madrelin-gua che portava avanti il corso intensivo con se-rietà e professionalità; il pomeriggio dedicato al-lo studio personale e soprattutto alla visita dei si-ti maltesi.

Questa terra, conosciuta come l’arcipelagodei soli svaghi, in realtà è culturalmente rilevan-te: MMddiinnaa, l’antica capitale di Malta, è una cittàpeculiarmente medievale dove al fascino arabiz-zante delle strette vie si aggiunse il fasto trion-fante dello stile barocco. Come la vicina Mdinaanche RRaabbaatt gioca un ruolo importante nella sto-ria culturale dell’isola; essa è conosciuta come ilsobborgo di Mdina anche se oggi è molto piùgrande della Città Vecchia; è un territorio impor-tante in quanto qui si trovano: la Villa Romana,le Catacombe, la Grotta di San Paolo e diversebellissime chiese e monasteri; nelle fondamentadella Cattedrale di San Paolo si trovano i restidella Grotta di San Paolo dove leggenda vuoleche vi soggiornò il Santo dopo il naufragio nel 60d.C.

Di grande rilievo è il PPoorrttoo GGrraannddee ddii VVaalllleett--ttaa3 dove si stabilirono i Cavalieri di Malta permeglio difendere l’isola dagli incessanti attacchidei Barbareschi; il PPaallaazzzzoo ddeeii GGrraann MMaaeessttrrii cheaccoglie, appunto, i ritratti dei Grandi Maestridell’Ordine, quelli dei sovrani europei, alcunimobili d’epoca e anche numerosi oggetti d’arte;la ccoo--CCaatttteeddrraallee ddii SSaann GGiioovvaannnnii è, dal punto divista storico, tra i monumenti più importanti del-l’arcipelago: essa racchiude inestimabili tesoriartistici tra cui si possono ammirare due opere

1 Cfr. ISPETTORIA SALESIANA SICULA, Direttorio Ispettoriale 2004, 1.3. 10. §5.2 Il termine Commonwealth indica una libera associazione di paesi che un tempo facevano parte dell’impero britannico e che oggi, divenuti indipendenti, man-tengono con la madrepatria rapporti prevalentemente commerciali. 3 La capitale maltese porta il nome del suo fondatore, il Gran Maestro Francese che la difese vittoriosamente contro l’assalto ottomano. Essa è un capolavorod’architettura militare e la ricchezza del suo favoloso patrimonio emerge intatta attraverso i secoli.

Malta - I partecipanti al corso.

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insieme 45dalle case salesiane insieme

OOrraattoorriioo ““DDoonn BBoossccoo””

Gran coinvolgimento ha suscitato la sceltadel tema del Grest 2006: “Una gita con Karol,una vita con Karol”. I ragazzi hanno partecipatoa tutto il racconto sceneggiato ed hanno seguito,assieme ai protagonisti, la Caccia al tesoro, che haportato tutta la “famiglia” del Grest a riscoprireGesù Eucaristia, rifacendo l’ascensione in mon-tagna sulle tracce di Papa Karol Woitila.

E l’ascensione l’hanno compiuta veramentegli animatori, a fine Grest, raggiungendo la basedel cratere centrale dell’Etna… beh! La sommi-tà del cratere è stata raggiunta solo da alcuni, malo sforzo è stato fatto da tutti.

Abbiamo concluso l’avventura a settembrecon il tradizionale Richiamo Grest, che serve peragganciare le attività estive con quelle del perio-do scolastico.

Ed è già abbozzata la prossima traccia delGrest che vedrà in prima linea il motto “Da mi-hi animas” attraverso i “Sogni di Don Bosco”.

A presto.

DDoonn BBiiaaggiioo TTrriinnggaallee

CCAANNIICCAATTTTÌÌ ((AAGG))maggiori del Caravaggio, la “Decollazione di SanGiovanni Battista” e il “San Gerolamo”; il MMuu--sseeoo NNaazziioonnaallee dd’’AArrcchheeoollooggiiaa dove sono conser-vati splendide collezioni d’oggetti scoperti nei si-ti neolitici e preistorici dell’arcipelago (terraglie,sculture, statuette…); nella città di MMoossttaa si tro-va una splendida Chiesa dedicata alla Madonnacon una grande cupola conosciuta come MostaRotunda: questa Chiesa è famosa perché la suacupola è la terza in Europa per grandezza dietrosolo a San Pietro in Vaticano e Santa Sophia aIstanbul; la CCiittttaaddeellllaa ddii GGoozzoo, capolavoro ar-chitettonico tra i più puri dell’arcipelago; la pic-cola isola di CCoommiinnoo, dove esiste solo un hotel,cela le acque più scintillanti e trasparenti del Me-diterraneo: una vera piscina naturale, un luogorealmente magico!

Malta deve essenzialmente la bellezza dellesue città e la ricchezza culturale, al ruolo dei CCaa--vvaalliieerrii ddeellll’’OOrrddiinnee ddii MMaallttaa nella storia del-l’umanità. Un’epopea che iniziò nel 1048 a Ge-rusalemme, dove alcuni monaci crearono un“Ospedale” riservato ai pellegrini. La comunitàannoverò ben presto molti nobili, attratti da unideale di devozione che non escludeva il ricorsoalle armi. La fine delle Crociate, la loro ritirataprima a Cipro poi a Rodi non intaccò mai il pre-stigio di questi “monaci soldati”. Al contrario, illoro coraggio inflessibile indusse Carlo V nel1530 ad offrire loro l’arcipelago maltese. I Cava-lieri divennero i salvatori dell’occidente, contra-stando l’avanzata dell’Islam durante il GGrraannddeeAAsssseeddiioo ddeell 11556655: quella vittoria diede inizio aldeclino della dominazione ottomana nel Medi-terraneo. Più avanti nel XVII secolo i Cavalieriregnarono sull’arcipelago contribuendo alla suamassima espansione.

Questa breve descrizione dei più importantisiti maltesi vuole semplicemente mostrare la bel-lezza che accompagna ogni paese e cultura.

L’esperienza maltese si è rivelata di grandeinteresse sia per l’apprendimento dell’inglese maanche per la fraternità instaurata tra i confratelli,vissuta nella gioia e nella spensieratezza tipicadello stile salesiano.

DDoommeenniiccoo LLuuvvaarràà

Gita sull’Etna

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insieme46 insieme guardando altrove

Guardando altrove

LLiicceennzzaa iinn PPaassttoorraallee BBiibblliiccaa ee LLiittuurrggiiccaaaallll’’UUPPSS ddii RRoommaa

Anche nel prossimo anno accademico2006/07, la Facoltà di Teologia della PontificiaUniversità Salesiana (UPS) attiverà un curricolodi licenza in Teologia Pastorale con specializza-zione in Bibbia e Liturgia. Tale licenza accentual’offerta formativa attorno ai due elementi por-tanti della vita della Chiesa: la Bibbia e la Litur-gia. Essa è caratterizzata dallo studio e dal-l’orientamento verso il mutuo rapporto che in-tercorre tra Bibbia e Liturgia nel tessuto eccle-siale, nell’esperienza di fede del cristiano e nei ri-svolti culturali dell’arte e della musica. Il percor-so è orientato a preparare docenti in uno specifi-co settore della Teologia pastorale; animatoridell’ambito biblico e liturgico a livello parroc-chiale, diocesano e nazionale, come pure nellavita di movimenti e associazioni.

I contenuti biblici e liturgici sono posti afondamento e in dialogo con varie altre attenzio-ni (antropologia, etica, comunicazione, cultura,musica e arte). Il curricolo implica due anni difrequenza (quattro semestri) a corsi fondamenta-li, speciali e opzionali, a seminari e tirocini e siconclude con l’elaborazione di un’esercitazionescritta. Un quadrimestre estivo si può svolgere aGerusalemme, nella sede dello Studio TeologicoSalesiano “Santi Pietro e Paolo”, affiliato alla Fa-coltà.

Nata da molte richieste diffuse in diocesi eseminari, l’iniziativa è cominciata nell’anno acca-demico 2005/06. A tutt’oggi questa licenza èunica, senza parallelo nelle università ecclesiasti-che di Roma e forse del mondo.

L’esperienza dell’anno scorso è risultata mol-to positiva e ha visto la partecipazione di studen-ti non solo europei ma anche latinoamericani easiatici.

Gli obiettivi del curricolo sono: prepararedocenti in Teologia Pastorale specifica, animato-ri dei settori biblici e liturgici della pastorale a li-vello diocesano o analogo; porre i contenuti bi-blici e liturgici, storici e dottrinali, a fondamento

di riflessioni antropologiche, sociali, di metodo edi comunicazione in quegli ambiti. I suoi desti-natari sono sacerdoti, diaconi, religiosi/e, laiciche vogliono prepararsi a essere operatori di pa-storale specializzata (in parrocchie o comunità,cioè nella pastorale diretta), incaricati di aposto-lato biblico, responsabili di animazione liturgica(chi coordina una diocesi o una famiglia religio-sa), docenti di pastorale biblica e liturgica (nel-l’insegnamento o nella formazione con accentua-zione pastorale).

Per ulteriori informazioni: [email protected] [email protected].

[fonte: UPS, Roma 29 agosto 2006 - Com.St. 26 - 29/8/06]

HHaarraammbbèèee 22000066,, mmaannddaattoo mmiissssiioonnaarriioo eeccoonnsseeggnnaa ddeeii ccrroocciiffiissssii

Domenica 1° ottobre il Rettor Maggiore deiSalesiani Don Pascual Chávez consegnerà ai Sa-lesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice e ad alcu-ni laici il mandato missionario. La tradizionalecerimonia sarà celebrata al Colle don Bosco e,come da vari anni a questa parte, inserita nellacornice dell’Harambée, importante manifesta-zione di animazione missionaria salesiana del-l’Italia. Alla celebrazione della consegna del cro-cifisso sarà presente anche don Francis Alen-cherry, Consigliere per le Missioni e Coordinato-re per la regione dell’Africa-Madagascar. È la137esima spedizione missionaria nella storia del-la Congregazione Salesiana da quando Don Bo-sco inviò, nel 1875, i suoi primi missionari. Que-sto è il secondo mandato missionario che DonChávez consegna nel 2006. Nel mese di febbraioa Thanjavur, nel corso dei festeggiamenti delcentenario di presenza dei Salesiani in India, ilIX successore di Don Bosco ha affidato il man-dato a 24 missionari. Al Colle don Bosco, il 1°ottobre, saranno 27 Salesiani, 10 Figlie di MariaAusiliatrice e vari giovani e laici. Saranno pre-senti anche numerosi giovani, provenienti datutte le Ispettorie salesiane italiane, coinvolti,

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insieme 47guardando altrove insieme

DDaarree ddii ppiiùù aa cchhii hhaa aavvuuttoo ddii mmeennooInizia oggi a Valdocco il IX Congresso Na-

zionale degli Exallievi e delle Exallieve di DonBosco. Circa 300 delegati, rappresentanti delle220 unioni sparse in tutta Italia, sono stati chia-mati a confortarsi sul tema «Dare di più a chi haavuto di meno». L’appuntamento congressualevuole essere una occasione per gli Exallievi perriproporsi con rinnovata attenzione al mondogiovanile ed alle sue complessità a 10 anni dalconvegno di Rimini che segnò una svolta perl’associazione. “A distanza di anni – spiega Ber-nardo Cannelli, presidente della Federazione ita-liana Exallievi - abbiamo ritenuto opportuno edoveroso fare una analisi seria e puntuale dellasituazione per cercare tutti insieme, sotto lo

sguardo vigile di don Bosco, linee di impegnocapaci di sapere rispondere alle esigenze dei gio-vani e del territorio dove operiamo”. Numerosi iprogetti di intervento che negli ultimi anni gliExallievi, che in Italia raggiungono i 13 mila tes-serati, segueno con responsabilità e creatività inun cammino a fianco dei giovani, soprattutto deipiù emarginati. “A Torino – conclude Cannelli –vogliamo analizzare il disagio familiare, giovani-le, sociale che ci circonda per valutare le possibi-lità di intervento in ogni ambito all’interno dellecase salesiane e al loro esterno. Vogliamo esseredentro la Famiglia Salesiana, attivamente impe-gnati nel progettare il futuro con i giovani e peri giovani”. Il Congresso, che avrà anche dellesessioni di lavoro a Colle don Bosco, si conclu-derà domenica 1° ottobre.

[fonte: ANS, Torino 28 settembre 2006]

durante il periodo estivo, nel cammino di forma-zione e di impegno missionario in alcuni paesipoveri.

[fonte: ANS, Colle Don Bosco 27 settembre 2006]

FFoorrmmaazziioonnee ppeerr iinnccaarriiccaattii ddii OOrraattoorriioo

Si è svolto dal 24 al 26 settembre, presso lacasa salesiana di Pacognano, uno corso di forma-zione per gli incaricati di Oratorio dell’IspettoriaItalia Meridionale (IME). Il corso, pensato e co-ordinato dall’equipe di Pastorale dell’Ispettoria,ha avuto come tema programmatico quello di“riconoscersi in un’unica visione di oratorio chedica vitalità e qualità”. Don Pasquale Martino,Ispettore, ha introdotto i lavori presentando aipartecipanti il documento “Qualità della Pasto-rale Giovanile e Vocazionale” offerto al terminedella Visita d’Insieme della Regione Italia e Me-dio Oriente, svoltasi a Roma nel marzo scorso,da don Antonio Domènech. Il corso è stato unavalida opportunità per un confronto sulle lineeassunte dai documenti ispettoriali e sulla prassiattuata nel lavoro apostolico. Questa esperienzaè stata pensata anche per introdurre i nuovi inca-ricati degli Oratori che per la prima volta assu-mono tale compito in modo da poter assumereuna condivisa azione pastorale.

[fonte: ANS, Pacognano di Vico Equense 29 sett. 2006]

Una settimana di grande importanza per laChiesa italiana: dal 16 al 20 ottobre, vescovi, sa-cerdoti, religiosi e laici si incontreranno a Vero-na per il 4° Convegno ecclesiale nazionale, cheha per tema “Testimoni di Cristo, speranza delmondo”. Da cristiani e da italiani, ci aspettiamoche il Convegno di Verona ci spinga a donaresperanza, a seminare i germi di un impegno chefaccia crescere forza generatrice di novità, capa-ce di vincere i catastrofismi e a fare rinascere,nella società e nella Chiesa stessa, quella capaci-tà di dialogo indispensabile per superare odi etensioni.

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insieme48

Ieri, nella trasmissione “Trenta Ore per la vi-ta”, su Raidue, è stato annunciato che il Gruppobancario Capitalia ha adottato un progetto delvalore di 100 mila euro sul territorio di Catania,che riguarda l’Istituto salesiano di San Gregorio.

Con questo progetto si vuole offrire unamaggiore accoglienza e un migliore sostegno aiminori accolti presso l’Istituto, trasformando lostesso in una “Comunità alloggio” (una casa diaccoglienza di tipo familiare di due unità abitati-ve) per circa 30 minori di età compresa tra gli 11e i 17 anni.

Gli istituti, secondo la legge, dovranno infat-ti chiudere o essere trasformati in case famigliaentro l’anno 2006. I salesiani sono presenti a Ca-tania da oltre un secolo e lavorano a favore deiminori in difficoltà, offrendo loro una casa e unsostegno psicologico ed affettivo, supporto edu-cativo e accompagnamento per il loro reinseri-mento nella società.

Sono minori affidati dal Tribunale per i mi-norenni perché senza la famiglia di origine, o,più spesso ancora, perché la famiglia non è ingrado di provvedere alla loro crescita, sia da unpunto di vista economico, sia da un punto di vi-sta sociale ed educativo.

Sono giovani poveri, che hanno abbandona-to la scuola, minori emarginati ed esclusi dallacomunità; giovani privi di punti di riferimento,minori con problemi di tipo cognitivo, spessovittime di violenze o coinvolti in reti di microcri-minalità.

Con questa ammirevole iniziativa verrebbepertanto rafforzato un ambiente protettivo ededucativo per i minori a rischio presenti nell’areacatanese.

[fonte: La Sicilia, Catania 7 settembre 2006]

EEdduuccaazziioonnee ssttrraaddaallee ee ttaannttaa ssoolliiddaarriieettààLa fine d’anno al Don Bosco alla Salette

In un clima festoso si è concluso l’anno sco-lastico della scuola elementare dell’Istituto sale-siano “Don Bosco” alla Salette. I bambini e lebambine, circa 120, hanno iniziato nel cortilecon un saggio di educazione stradale, curato neiminimi particolari dall’infaticabile Mimmo Co-stanzo con la partecipazione della Polizia Muni-cipale a cavallo e con la presenza del comandan-te dei vigili urbani Aldo Torrisi. Alla fine del sag-gio sono stati consegnati gli attestati di parteci-pazione e delle targhe ricordo ai primi quattroclassificati.

Il clou è stata la consegna di tre borse di stu-dio, offerte da «La Sicilia» all’Unione exallievida destinare a tre alunni meritevoli per il loroimpegno scolastico e nello stesso tempo apparte-nenti a famiglie disagiate economicamente. I ra-gazzi premiati sono stati: Jessica Ferrara dellaquinta classe, Antonio Monaco della quarta eMaria Santa Bonaccorso della terza. Ha fatto se-guito poi l’intervento dell’ing. Sebastiano Sapo-rito, presidente dell’Unione exallievi, che ha pa-trocinato l’assegnazione delle borse di studio. Ildirettore, don Mario Mavica, concludeva con unapprezzamento per la buona riuscita della mani-festazione, ai bambini e a coloro che li hannopreparati, in modo particolare all’esuberantepresentatore, don Tanino Fiandaca.

[fonte: La Sicilia, Catania 16 giugno 2006]

Brevemente

insieme brevemente

Completato il restauro della facciata di “Vil-la Ranchibile”, fondata nel 1713.

Il prospetto principale venne rifatto e la villaingrandita all’inizio del 1800 dall’Arch. Venan-zio Marvuscia, in stile neoclassico.

Progettista e direttore dei lavori l’Arch. Ro-berto Russo, sotto l’alta sorveglianza del Diretto-re della Sovrintendenza Arch. Matteo Scognami-glio.

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insieme 49brevemente insieme

I lavori sono stati eseguiti dalla ditta di re-stauro “Seminara” di Gangi, dal mese di luglio2005 al giugno 2006.

DD..GG..NN..FF..

CCoorrssoo ddii ffoorrmmaazziioonnee ggiioovvaannii ccoonnffrraatteellllii

I giovani confratelli delle nostra ispettoria sisono incontrati per un momento di formazione eaggiornamento dal 18 al 22 settembre presso lacolonia don Bosco di Catania.

La comunicazione è stato il tema principaledell’incontro formativo. Con l’intervento di DonGaetano Urso è stata presentata la realtà dell’as-sociazionismo salesiano. Ai tre presidenti delleassociazioni PGS, CGSe TGS è stato affidato ilcompito di interessare i giovani confratelli suglistatuti e sulle molteplici attività svolte durantel’anno.

Significativo il momento della verifica del la-voro svolto durante il periodo estivo e la pro-grammazione per la prossima estate.

PPaassqquuaallee SSaannzzoo

Sabato 28 ottobre allo Stadio “Granillo” diReggio Calabria si svolgerà l’incontro di calciotra la Nazionale Artisti e la Nazionale Famiglie.

All’avvenimento saranno presenti giornalisti,personalità politiche e religiose.

Siamo tutti invitati a partecipare, il costo delbiglietto è di Euro 2,00 (lo pagano gli adulti e ibambini che già frequentano la prima elementa-re). Per qualsiasi chiarimento o informazione te-lefonare al 347-9181139 oppure tramite e-mailall’indirizzo [email protected]

AAnnttoonniinnoo PPuullvviirreennttiiANFN Sicilia

Nei giorni dal 22 agosto al 2 settembre i fu-turi professi perpetui si sono ritrovati a Castel-nuovo don Bosco presso il Colle don Bosco ospi-ti nel centro giovanile “La Scaiota”. Ad accoglie-re, i giovani confratelli, con il suo sorriso solaredon Enrico Castoldi, delegato CISI per la forma-zione.

A guidare le riflessioni su don Bosco e ac-compagnatore ai luoghi salesiani don Egidio De-iana, salesiano del colle, conoscitore entusiastadel carisma salesiano e dei luoghi delle originidella congregazione salesiana. In questi giorni èstato anche presente don Pierfausto Frisoli, con-sigliere per l’Italia e il Medio Oriente.

Alla prima settimana di spiritualità salesianasono seguiti gli esercizi spirituali, presso il lagomaggiore, ospiti della casa di spiritualità delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice di Verbania, animati epredicati da Don Paolo Bolognani giovane pretedell’Ispettoria del NordEst. Il predicatore ha por-tato con se la ricchezza dei suoi studi bibblici ela forte esperienza del lavoro di recupero con itossici. Le riflessioni ricche della Parola di Dio ecalate nella realtà quotidiana del lavoro salesianohanno conquistato la simpatia e la stima dei gio-vani confratelli. Questo incontro di preparazio-ne alla professione perpetua è stato un momentodi grande confronto tra i giovani confratelli conla Parola di Dio che interpella e con lo stile didon Bosco che spinge al “Da mihi animas, cete-ra tolle”.

PPaassqquuaallee SSaannzzoo

La facciata restaurata di “Villa Ranchibile”.

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insieme50

Da ricordare

insieme da ricordare

MMoommeennttii aalllleeggrrii...... mmoommeennttii ttrriissttii

Quest’anno, nella nostra Ispettoria, il ritodella Professione non ha avuto una celebrazionecomune di tutta l’Ispettoria, come gli altri anni,ma si è moltiplicato in tante celebrazioni, in tan-te feste. Un gruppo, il più numeroso (Bontà, Ko-nan, Marino, Reito, Sciacchitano, Scilipoti, Sino-poli) ha rinnovato i voti a Zafferana a conclusio-ne dei giorni di Programmazione Ispettoriale. Lacerimonia è stata molto intima con la partecipa-zione quasi esclusiva dei confratelli presenti aZafferana, vi era solo qualche parente. La fun-zione era più suggestiva perché univa la parola diquelli che professavano di voler continuare, conla Grazia di Dio, per tutta la vita nella sequela diDon Bosco alla testimonianza del tempo e deglianni di coloro che celebravano chi i 25, 50, 60,70 di vita religiosa e sacerdotale. Don GiuseppeRaimondo e le professioni perpetue hanno avu-to come testimoni altri ambienti: quello dell’apo-stolato dei professanti. Vuoi per facilitare la par-tecipazione di quante più persone possibili degliamici e conoscenti, vuoi per fare catechesi e“propaganda” dell’evento. Così Don Raimondoha professato a Modica il 4 settembre. Don Pa-squalino Sanzo e Don Bonifasius Onny hannofatto la professione a Barcellona il 9 settembre.Don Giuseppe Favaccio e Don Francesco Sara-niti l’hanno fatta a Barriera il 16. Don Aurelio di

Quattro, Don Marcellin Ramiandrisoa e DonChrysostom Ravelomahitasoa la faranno a Gio-stra l’8 ottobre. Altri l’hanno fatta nel propriopaese d’origine. Io ho avuto la commozione dipartecipare alla funzione della Barriera. Moltierano i confratelli, piena la chiesa di parenti,amici e giovani. Solenne la funzione, ben direttadal cerimoniere ufficiale di questi eventi: DonPasqualino Sanzo. Musica e canti ben orchestra-ti. Non poteva mancare, naturalmente, un ab-bondante buffet per tutti gli intervenuti. Squisi-ta l’ospitalità di Don Troina e di tutta la Comu-nità della Barriera.

Un ricordo particolare meritano i due nuoviConfratelli della grande Famiglia Salesiana di Si-cilia: Don Arnaldo Riggi e Don Vincenzo Timpa-no. Possiamo solo loro augurare che fra centoanni, guardandosi indietro, possano dire ungiorno: Grazie Signore, che ci hai chiamato.

Facciamo tanti auguri a Don Basilio Agnello,Don Giovanni D’Andrea e a Don Gaetano Ma-rino, rientrati in Ispettoria dopo gli studi roma-ni, freschi di titolo e, speriamo, freschi di forze

Don Giuseppe Zammuto - 60 anni di professione.

Zafferana Etnea - Foto di gruppo dei giovani salesiani che hanno rinnovato i voti.

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insieme 51da ricordare insieme

perché c’è molto da lavorare. Don Basilio, insie-me a Don Salvino e Don Buccellato sono ancheDirettori di prima nomina, di primo pelo po-tremmo dire, facciamo a loro tanti auguri. Liestendiamo volentieri a tutti i direttori rieletti econfermati: grazie per la loro disponibilità e ungrazie anticipato per il loro servizio.

Facciamo tanti auguri al Direttore Don Buc-cellato e a tutta la comunità di Sant’Alfio – CasaTabor perché quest’anno è stata eretta canonica-mente col nome di Don Bosco. A chiunque pas-sasse non sarà negato un bicchiere di spumanteper brindare ai passati e futuri successi della ca-sa. Un Grande augurio.

A tre che rientrano, tre ne escono: Don Pao-lo Buttiglieri, che va alle Comunicazioni Sociali alivello Nazionale, a Don Luigi Calapaj, che va as-sistente dei Novizi a Genzano, Don FrancescoDi Natale che va ad insegnare presso l’UPS diRoma e Don Christian Konan, che va a fare filo-sofia al S. Tarcisio.

Don Umberto Romeo - 50 anni di professione.

Don Alfredo Alessi - 70 anni di professione.

PPaarroollee ddii rriinnggrraazziiaammeennttoo aaii ccoonnffrraatteellllii ddiiDDoonn EEnnzzoo BBiiuussoo dduurraannttee ii ffuunneerraallii ddii

DDoonn RRoossaarriioo MMaarriieellllaa

Carissimi Confratelliinsieme alla mia piccolissima Comunità,

Don Enzo Galiano e Don Peditto Marino,sento il dovere di rivolgere il mio ringrazia-mento all’Ispettore, al Direttore ed ai confra-telli di Pedara con tutto il personale perl’amabile servizio reso a Don Rosario. Lepersone che sono state a trovarlo in questacasa sono tornati sempre edificati dell’amoree della cura affettuosa ed attenta verso gliammmalati.

Intendo ringraziare i Confratelli che han-no partecipato alle esequie con la loro pre-senza e con la concelebrazione.

I Taorminesi, questa mattina, mi hannoespresso la loro meraviglia nel vedere tantipreti: è stata una bellissima testimonianza diamore tra di noi, di comunità e di presenza sa-lesiana in Sicilia.

Ringrazio pure quei confratelli che per laloro età, salute, impegni, distanza non hannopotuto partecipare ma che certamente hannoricordato, il caro Don Rosario, nella S.Messae nelle preghiere.

Grazie e cordiali saluti.

CCoonnddoogglliiaannzzee:: In questa pagina di ricordinon possiamo non ricordare i tre confratelli checi hanno preceduti, in questi mesi scorsi, nellacasa del Padre: Don Ignazio Di Mauro, morto il2 Luglio, Don Gianni Cravotta, morto il 10 lu-glio e Don Rosario Mariella, morto il 12 settem-bre.

Insieme ai due confratelli ricordiamo il fra-tello e la sorella di Don Gino Tirrito, morti abreve intervallo di tempo tra loro. Ricordiamo ilfratello di Don Aronica, la mamma di Don Belli-no e la sorella dei fratelli Iacono.

Rinnoviamo le nostre condoglianze e assicu-riamo preghiere.

DDoonn SSaallvvaattoorree SSppiittaalleeSegretario Ispettoriale

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insieme calendario visite ispettoriali

Calendario visite ispettoriali

Questo calendario è da considerarsi dimassima ma che vorrei pregare di rispetta-re per poter incontrare tutte le comunitàentro febbraio.

OOttttoobbrree 22000066

23-24 Caltanissetta25.26 Riesi27-28 Gela30-31 Capitolo Isp.

NNoovveemmbbrree 22000066

2-3 Canicattì15-16 Salette17-18 S. Gregorio20-22 Cibali27-29 Barriera30-1 Pedara

DDiicceemmbbrree 22000066

3-4 Tabor6-7 Giostra9-10 Barcellona12-16 San Tommaso16-17 Taormina18-19 Savio21-23 San Luigi27-30 Capitolo Isp.

GGeennnnaaiioo 22000077

3-5 S. Chiara8-10 Ranchibile19-20 Sampolo23-25 Gesù Adolescente26-28 Ragusa29-30 Ispettoria

FFeebbbbrraaiioo 22000077

1 Zafferana2-3 Randazzo7-8 Marsala9-11 Alcamo

In ogni visita, è da prevedere- Il consiglio della casa- L’assemblea dei confratelli- L’incontro zonale delle CEP secon-

do il calendario già inviato dal DelegatoPG

- La preparazione del progetto comu-nitario e del PEPS per chi è già in grado diapprontarlo

- La verifica delle indicazioni del Visi-tatore

- L’incontro personale coi ConfratelliAffido al Signore, a Maria SS e don

Bosco questo anno di grazia e buon lavoroa tutti.

DDoonn LLuuiiggii PPeerrrreellllii

insieme52

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Il volume intende far luce sulla prassi evange-lizzatrice della Chiesa in Sicilia nel Settecento attra-verso l’analisi di un testo emblematico, espressionedi un rapporto profondo con la cultura dell’isola me-diterranea; esso inoltre compie un’organica sintesidella storia della catechesi nel Settecento in Siciliain funzione dell’interpretazione della stessa vita ec-clesiale e della cultura globale del tempo.

In un percorso lineare e particolareggiato sipresenta la personalità del Testa, il suo originale ap-porto alla letteratura del tempo; si delinea il rappor-to esistente tra il testo del catechismo e le fonti usa-te dall’autore, tra i contenuti e le modalità espressi-ve, tra il vissuto cristiano e le strutture sociali.Il volume concorre alla ricostruzione di un quadroampio e differenziato, che fa emergere il catechismodel Testa come un felice tentativo di inserimentodella comunità ecclesiale nel più vasto contesto cul-turale del Settecento siciliano e come un’eloquenterealizzazione di sintesi dei contenuti della fede, chedistanziandosi dai comuni modelli e guardando allediverse prospettive teologiche, ha tentato di orienta-re il cammino di un’intera comunità cristiana. L’im-presa catechistica del Testa appare così non solo em-blematica per la pastorale ecclesiale, ma significativaper la sua incidenza culturale.

L’opera principalmente rivolta a chi studia Storia dellaChiesa, può essere utilmente letta da chiunque si ponedelle domande sulle origini della Chiesa e sul formarsi

delle sue istituzioni. Il testo partendo dall’idea conciliaredi Chiesa popolo di Dio, ne considera il nascere, il cre-

scere e il consolidarsi di essa. E ciò sia al suo interno conil formarsi della gerarchia, del credo, della liturgia, dellamorale; sia in rapporto al mondo esterno in modo parti-

colare con lo Stato e le culture presenti. La conoscenzadel passato aiuta l’uomo di oggi all’intelligenza di sé.

Molte analogie legano il nostro tempo al periodo storicopreso in esame. Oggi come allora un mondo tramonta e

un altro ne sta nascendo. Anche oggi, come allora, laChiesa sta compiendo un delicato discernimento di valo-ri spirituali e culturali, in un processo che le permetta dimantenere la sua identità e nello stesso tempo di offrire

all’uomo di oggi le ricchezze del suo patrimoniodi fede e di vita.

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Catania-Cibali: Il Prof. Marco Pappalardo con i ra-gazzi del Grest.

Catania-Barriera: Don G. Favaccio con gli animatoridel “S. Filippo Neri”.

Barcellona P.G. - Oratorio Salesiano: Professioneperpetua di Don O. Bonifasius e Don P. Sanzo.

Catania-Barriera - Parrocchia “S. Cuore”: Professioneperpetua di Don D. Saraniti e Don G. Favaccio.

Zafferana Etnea: I giovani salesiani durante lacelebrazione del rinnovo delle professioni.

Barcellona P.G.: Don P. Sanzo con i ragazzi dell’Orato-rio Salesiano.