Notiziario_marzo_2005

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Notiziario dell’Ispettoria Salesiana Sicula Anno XXXII n. 124 Marzo 2005

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Notiziario dell’Ispettoria Salesiana SiculaAnno XXXII n. 124 Marzo 2005

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““RRiinnggiioovvaanniirree iill vvoollttoo ddeellllaa CChhiieessaacchhee èè llaa mmaaddrree ddeellllaa nnoossttrraa ffeeddee””

Torino / Valdocco – 31 gennaio 2005

Cari giovani,

È ancora vivo dentro di me l’entusiasmo su-scitato durante lo scorso anno dalla memoria deigiovani santi della nostra Famiglia e dal passag-gio dell’urna di Domenico Savio nelle Ispettoriedell’Italia. Come un fuoco che contagia, la santi-tà ha riacceso in voi la gioia e l’impegno di unavita sotto la guida dello Spirito.

Le meraviglie di Dio continuano nella storiad’oggi e lo Spirito Santo è il grande regista cheporta avanti la formazione dell’uomo nuovo, co-struito sulla misura dell’uomo perfetto, Gesù. Lasua potenza permette di essere suoi testimoniconvinti e di dedicarsi alla missione di evangeliz-zazione con l’entusiasmo e la freschezza dellaChiesa nascente, sull’esempio delle prime comu-nità cristiane che sfidarono una società e unacultura pagane, non con la forza del potere o delprestigio, ma con la potenza di una vita coerentecon il Vangelo che annunciavano e con il dinami-smo dell’esperienza trascinante dell’incontrocon Gesù Risorto.

Continuando dunque questo cammino, vi

propongo come meta e impegno per quest’anno2005 “Ringiovanire il volto della Chiesa che è lamadre della nostra fede”.

Quando parlo di “ringiovanire” non mi rife-risco semplicemente a fare un “lifting” o un’ope-razione di cosmesi, con alcuni cambiamentiesterni, di convenienza o di adattamento alle abi-tudini e alle mode del tempo, per renderla piùsimpatica e simile alle altre istituzioni sociali. Sitratta di farla tornare alle origini, alla sua giovi-nezza, perché possa riacquistare credibilità e ca-pacità di ascolto. Si tratta anche di farla diventa-re casa per i giovani. La Chiesa infatti sarà giova-ne se ci saranno i giovani, soprattutto adesso checresce la disaffezione verso di essa, almeno in al-cune parti del mondo.

Sì, cari giovani, voi siete il volto giovane del-la Chiesa. Come frutto della Nuova Pentecoste,voi siete un dono per la Chiesa e la Chiesa è undono per voi. E’ un dono reciproco ed esaltanteche vi impegna ad innestare in essa tutte le vostreenergie, ad amarla come “Cristo l’ha amata e hadato se stesso per Lei”.

È possibile che certe cose, nel contesto uma-no della Chiesa, vi deludano. Può darsi che visentiate incompresi. Vi confondono il trionfali-smo, il formalismo, la burocratizzazione, ma an-che la debolezza, la paura, il silenzio, talvoltapresenti negli stessi Pastori. Vi turba in fondo uncerto volto di Chiesa, perché la sentite vostra:come la casa dove si abita, come una madre chesi ama. Per voi essa è il luogo dell’incontro con ilDio di Gesù Cristo, con i suoi credenti, ma an-che con tutti gli uomini e donne, che ritenete vo-stri fratelli e sorelle.

Il vostro impegno è far sì che la Chiesa di-venti, anche attraverso voi, sempre più una co-

Messaggio del Rettor Maggiore ai Giovanidel Movimento Giovanile Salesiano

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munità rinnovata dal soffio dello Spirito, che laanima e fa nuove tutte le cose; una comunità chetestimonia e annuncia il Vangelo di Gesù senzapaura, con la coerenza della sua vita evangelica;una comunità aperta ed accogliente, soprattuttonei confronti dei poveri; una comunità che cele-bra con gioia e riconoscenza la presenza dellasalvezza di Gesù nell’oggi della sua storia quoti-diana; una comunità che vive la passione per lavita, la libertà, la giustizia, la pace, la solidarietà;una comunità che è lievito di speranza per unasocietà degna dell’uomo.

Voi, giovani, dovete impegnarvi perché essadiventi una Chiesa che vive tra le case degli uo-mini. Anzi, come voleva Don Bosco, essa stessa èla casa nella quale i giovani trovano una famiglia.La casa di coloro che credono in Cristo risorto evogliono testimoniare gioiosamente la fede inLui.

Voi stessi vi eravate proposto questo obietti-vo nelle linee di futuro del Forum mondiale delMGS dell’anno 2000: “Rendere più evidente esignificativo l’inserimento nella Chiesa”. Questovostro impegno è più che mai importante, ap-punto perché qua e là si percepisce una tenden-za sempre più grande a vivere un cristianesimosenza Chiesa: cristiani che non hanno rinunciatoal rapporto con la Chiesa, ma che non si trovano

inseriti in una comunità concui identificarsi, simili a unoche gironzola per un super-mercato e fra le diverse offer-te sceglie quelle che più gliaggradano.

Non è facile realizzarequesto impegno; c’è bisognodi una pedagogia che aiuti ariconoscere Cristo nel suocorpo, la Chiesa, e a ricono-scerla come lo spazio e lostrumento attraverso il qualel’azione di Cristo e del suoSpirito si rende presente, vi-

sibile e attuale nell’oggi della nostra storia. Il primo passo per ringiovanire il volto della

Chiesa deve essere quello di vivere, nelle vostrecomunità e gruppi, la passione per Dio che radu-na la Chiesa in Cristo per mezzo dello Spirito, lafraternità tra tutti i battezzati, la spinta missiona-ria ed evangelizzatrice, la volontà di servizio allasocietà, la priorità verso i più poveri. Seguendoqueste grandi opzioni, la comunità cristiana su-pera la tentazione di piegarsi senza discernimen-to evangelico ai criteri, valori, atteggiamenti ecomportamenti indotti da una società somma-mente potente che, invece di essere sedotta dalVangelo, tende ad erigersi in un idolo seducenteper i credenti; vince la tentazione della paura,che sovente ci rinchiude tra i muri della chiesacon un atteggiamento di sfiducia e persino riven-dicativo davanti alla società; la tentazione dell’in-dividualismo e della passività o quella dell’affan-nosa ricerca di onori, dell’inclinazione al denaroe della paura di essere emarginati con gli emargi-nati.

Si devono curare anche i piccoli segni dellaChiesa vissuti nella quotidianità: il segno dell’ac-coglienza cordiale ed evangelizzatrice, che mani-festi un atteggiamento di apertura gratuita, diascolto incondizionato, di volontà sincera di ser-vizio; il segno della qualità umana e cristiana dei

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piccoli servizi di assistenza,di animazione, di volontaria-to; il segno di celebrazionisemplici, gioiose, partecipa-te, in sintonia con i problemie le situazioni della società; ilsegno dell’apertura sincera ecreativa ai compagni di lavo-ro, di università, di quartiere,condividendo le loro preoc-cupazioni, attese, speranze edifficoltà, con un atteggia-mento di fiducia e di chiarafedeltà ai valori delle beatitu-dini.

Un altro aspetto importante è lo sforzo perconoscere sempre meglio la nostra Chiesa, supe-rando un’immagine parziale di essa, trasmessadall’ambiente o da una catechesi e formazionecristiana superficiale e occasionale. Nei docu-menti del Concilio Vaticano II “Lumen Gen-tium” e “Gaudium et Spes” trovate una visionepositiva e attraente della Chiesa di Gesù: vedetedi conoscerli e approfondirli.

Insieme alla conoscenza del mistero dellaChiesa occorre anche conoscere da vicino la vitaconcreta delle realtà ecclesiali prossime a voi: levostre chiese locali, le vostre parrocchie, i movi-menti e le associazioni giovanili, le loro iniziati-ve, persone e comunità. Partecipate, con il vo-stro entusiasmo e la vostra creatività giovanile, ailoro progetti e iniziative, apportando la specifici-tà della Spiritualità Giovanile Salesiana. Colla-borate a dare a tutte queste realtà ecclesiali unvolto più accogliente, più vicino alla vita dei gio-vani, più impegnato nel loro servizio.

Ricordate lo sforzo di Don Bosco per viveree far vivere ai suoi giovani l’amore alla Chiesa intempi certamente non facili. Il suo senso dellaChiesa fu anzitutto una esperienza e un atteggia-mento personale che lo spingeva a concorrerecon tutte le sue energie e risorse al bene e allaedificazione della Chiesa, e che egli esprimeva

con semplicità e molta concretezza nel trinomio:amore verso Gesù Cristo, presente nell’azionecentrale della Chiesa, l’Eucaristia; devozione aMaria, Madre e Modello della Chiesa e fedeltà alPapa, Successore di Pietro. Si tratta di tre ele-menti inseparabili tra loro, che si illuminano mu-tuamente e che si traducono, per Don Bosco, inun impegno responsabile secondo la propria vo-cazione di battezzato per l’evangelizzazione e latrasformazione evangelica della società.

Quest’anno il cammino di preparazione e dicelebrazione della Giornata Mondiale della Gio-ventù offre a voi un’occasione eccellente per col-laborare a ringiovanire il volto della vostra Chie-sa, condividendo con i giovani di tutti i conti-nenti lo sforzo di ripercorrere idealmente l’itine-rario dei Magi e di incontrare, come loro, il Mes-sia di tutte le nazioni (Cfr. Messaggio del SantoPadre per la XX Giornata Mondiale della Gio-ventù). I Magi vi siano di esempio. Tutta la lorovita, la loro ricerca, converge verso Cristo e ri-parte da Cristo. La stella li accompagna in que-sto cammino. Le stelle erano le realtà con cuiavevano a che fare ogni giorno, eppure essi capi-scono che quella stella non è come le altre cheluccicano attorno e sembrano luci attraenti: leluci del successo, del denaro, dell’efficienza, del-l’apparenza.

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Anche nella vostra vita c’è una stella: è lapresenza paterna ed amorosa di Dio. Presenzadiscreta che stimola la vostra libertà a educare losguardo, la mente, il cuore e la volontà. Per po-ter realizzare questo la Chiesa vi offre gli stru-menti necessari: il confronto con la Parola, me-ditata e custodita come faceva Maria; l’incontropersonale e comunitario con Gesù nei sacramen-ti, in modo particolare nell’Eucaristia; lo zelomissionario, che vi rende evangelizzatori dei gio-vani. Occorre, inoltre, che vi affidiate ad unaguida che vi aiuti a leggere le coordinate origina-lissime della vostra vita.

Coraggio, cari giovani, non siete soli in que-sto cammino. C’è anche la Comunità a mostrar-vi la strada, e c’è la compagnia di tanti fratelli esorelle che, nell’amicizia, continuano ad indicar-vi la stella, anche quando il cielo è coperto danuvole. Scoprirete, poi, con grande sorpresa che,in fondo, con la “stella” è Lui che è venuto a cer-carvi.

Non abbiate paura! Lasciatevi “afferrare” daCristo. Egli guarda ciascuno di voi negli occhi e,fissandovi, vi ama. E’ uno sguardo di predilezio-ne, che sceglie e chiama. Uno sguardo che scru-ta e giunge fino al cuore del vostro cuore, dovedice: “Ti ho amato di un amore eterno. Vieni eseguimi!”.

Ascoltate questa voce eassumete le vostre responsa-bilità nella Chiesa per la dila-tazione del Regno di Dio nelmondo. Così Don Bosco vo-leva i suoi giovani: illuminatisulla realtà presente; genero-si nelle decisioni; dinamicinelle iniziative; aperti ai biso-gni della città, della Chiesa,della missione, del mondo.

Affidatevi a Maria Ausi-liatrice, madre della Chiesa emadre della nostra speranza.A Lei indirizzo con voi la

mia supplica:

Giovane donna,

accompagna sempre, con tenerezza,

i giovani.

Nella fatica della fedeltà

e nei giorni senza orizzonte.

Nel tempo della comunione

e nella fredda solitudine.

Nella gioia festosa e nelle lacrime nascoste.

Nella liturgia del sacramento

e nelle domande senza risposta.

Tu, madre delle madri senza figli

e dei figli senza madre.

Tu, Maria, grande fiume di acqua limpida.

Raccogli tutti i rivoli dell’amore disperso,

incompreso, calpestato.

Raccoglili nel tuo cuore di Madre

ed offrili a Gesù, tuo Figlio.

ddoonn PPaassccuuaall CChháávveezz VV..

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Lettera dell’Ispettore

Carissimi confratelli,questo numero vi perverrà nel tempo pa-

squale ed è bello rinnovarci gli auguri della spe-ranza cristiana, perchè è sempre Pasqua. Lo sap-piamo bene e ce lo facciamo ripetere dalla pro-fonda poesia contemplativa di Davide M. Turol-do: “ Tu sei, e tutto vive, tutto è in Te che vive./E’ altro modo di vivere:/ per questo noi pure sa-remo per sempre:/ perchè Tu sei./ Dio della vitasei tu stesso che muori e rinasci, che continui anascere in ogni vita./ Vita che vince sulla morte:causa dell’uomo che continua./ Perciò è semprePasqua”. Questo ottimismo, non di superficie,respira nelle dense pagine della Strenna del Ret-tor Maggiore sul volto giovane della Chiesa no-stra madre: “Tutto in essa diventa dinamismo esplendore. Il cosmo è ricco di senso e di vita,grazie alla realizzazione del disegno salvifico diDio, dalla creazione del mondo sino alla sua con-sumazione, quando tutti saremo tutto in Cristo”.Ai giovani numerosi e profondamente coinvoltinel riuscito Confronto regionale del MGS daltitolo azzeccato e significativo: “Spiritualità Gio-vanile Salesiana: un dono nella Chiesa”, indicavoin tre parole le prospettive della crescita: MISU-RA ALTA, SIGNIFICATIVITÀ, FECONDI-TÀ. Ho respirato con commozione e gioia l’in-tensità con cui hanno saputo accogliere i temi egli spazi forti di preghiera e di celebrazione, lavoglia di esserci nella Chiesa e nella società, il de-siderio esuberante che tanti altri giovani possa-no condividere il dono di vita e di speranza chela scoperta della spiritualità salesiana ha suscita-to nella loro stessa vita. Ancora una volta i giova-ni, patria della nostra vocazione e missione sifanno antenne della storia e ci chiedono con for-

za di percorrere noi stessi questi cammini di fe-de e di speranza come maestri, guide, testimoni.A conclusione delle visite ispettoriali, nelle qualila dialettica delle luci e delle ombre si risolve nel-la sintesi di una Sicilia Salesiana che continua aessere nella sua globalità ‘segno e testimone del-l’amore di Dio ai giovani’, sento il bisogno di di-re grazie a tutti i confratelli dell’ieri e dell’oggiche hanno fecondato e fecondano di carismati-co e sacrificato servizio il passato e il presente eci permettono di pensare a un futuro nel segnodella Pasqua. Ho nel cuore in particolare quelliche di recente ci hanno preceduto nella Patria, imalati e tra questi quelli che sono assimilati alCrocifisso, gli anziani che continuano a operaree pregare con solidale fedeltà, i tanti che sop-portano un pondus non razionalmente accetta-bile, ma nonostante tutto con quotidiana dedi-zione portato avanti, i giovani in formazione, no-stra trepidazione e speranza, i due prenovizi cheseguiremo con amorosa preghiera perchè giun-gano al sì generoso.

Crediamoci cari confratelli: anche se siamocostretti a ridisegnare la realtà delle nostre pre-senze, coniugando trepidazione per gloriosi luo-ghi della nostra storia e progetti di speranza, cisono germogli di vita nuova e di ‘conversione’evangelica nel bisogno di radicalità, di profondi-tà, di comunione, di presenza testimoniante cheho registrato, a volte fino alla più intensa emo-zione e condivisione, nei confratelli e nelle co-munità. Ciò che più mi ha toccato l’anima è la ri-velazione di confratelli, e non pochi, che si rita-gliano ore mattutine di preghiera personale pernon essere frantumati dal ritmo di una travol-gente attività. Che sia già in atto il ritorno a unDon Bosco non solo contemplativo nell’azione,ma prima di tutto uomo di Dio per poi poter es-sere padre dei giovani? Da queste radici attinge-remo linfa e vita! Concludo con l’invito rivoltoaccoratamente a tutte le comunità e che traduconella preghiera che già vi ho trasmesso e che con-clude le decine di quella riserva dello Spirito cheè il santo Rosario: “O Signore, manda numerosee sante vocazioni alla Chiesa e alla Famiglia Sale-siana e mantieni nella fedeltà quelle che ci haidonato”.

ddoonn LLuuiiggii PPeerrrreellllii

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CChhee ccoossaa cchhiieeddoonnoo ii rreeffeerreenndduumm??

Il dibattito pubblico sulla procreazione assi-stita, molto intenso da oltre 25 anni, è cresciutoin Italia soprattutto in questi ultimi mesi, inprossimità della pubblicazione della legge40/2004 e, ancora più recentemente, con la pro-posta dei gruppi referendari di abolire la legge.E’ noto che il 13 gennaio scorso i giudici dellaCorte Costituzionale hanno deciso per l’inam-missibilità della proposta dei Radicali di abolirecompletamente la legge, mentre hanno ammessogli altri quattro quesiti di abrogazione parzialedella legge: 1) eliminare i limiti alla sperimenta-zione sugli embrioni; 2) permettere il trasferi-mento di più di tre embrioni e il congelamentodei medesimi; 3) permettere la fecondazione ete-rologa (cioè con l’intervento di seme o di ovuli diuna persona esterna alla coppia); 4) affermareche l’embrione non ha i medesimi diritti dellepersone già nate.

QQuuaall èè llaa ddoottttrriinnaa uuffffiicciiaallee ccaattttoolliiccaassuullllaa pprrooccrreeaazziioonnee aassssiissttiittaa??

La Chiesa accetta la procreazione assistita atre condizioni: a) deve svolgersi all’interno diuna coppia legata da un vincolo stabile, che ge-neralmente è quello matrimoniale; b) deve esse-re effettuata con un comune rapporto sessuale, enon evitando il rapporto coniugale; c) non devecomportare interventi invasivi o rischi rilevanti adanno dell’embrione o del feto (questi tre criterisono proposti nel documento Donum vitae,1987). Attualmente queste tre condizioni si veri-ficano solo nella inseminazione artificiale tra ma-rito e moglie (cosiddetta omologa), conseguentea un rapporto sessuale. Ogni altro intervento cheprevede una terza persona, o un danno all’em-

brione o al feto o che non preveda l’atto sessua-le è per la Chiesa inaccettabile. Ad es. la procrea-zione in vitro, non è accettata dalla Chiesa perl’insuccesso (aborto dell’80% degli embrioni),per la frantumazione del legame sessualità-pro-creazione, per le malformazioni e malattie con-genite del nascituro, quando poi non sono previ-ste terze persone (eterologa), utero in prestito oin affitto, congelamento degli embrioni, “nonnemadri”, ecc. Di conseguenza, le affermazioni diRadicali e di altri politici o giornalisti che hannoaffermato che l’attuale legge 40 è una legge cat-tolica, non sono vere: è una legge “vicina” ai no-stri valori, ma non è una legge conforme alla mo-rale cattolica.

PPeerrcchhéé ccoommee ccaattttoolliiccii ddiiffeennddiiaammoollaa lleeggggee aattttuuaallee??

Questo è un Paese dove non esistono solocattolici – anche se la stragrande maggioranza siprofessa appartenente a tale denominazione – ecomunque non si può trascurare che in seno alcattolicesimo ci sono sostenitori della procrea-zione in vitro, limitata alla coppia stabile. Pertan-to, questa legge anche se non piace completa-mente ai cattolici è quella che concretamente sipuò tollerare in uno Stato di impostazione plura-lista e con visioni morali diverse. Consideratainoltre la riduzione di conseguenze peggiori dialtre tecniche di riproduzione assistita, fortuna-tamente non previste nell’attuale legge, i cristia-ni sono chiamati a conservarla. Questo è lo spiri-to degli interventi critici nei confronti dei quesi-ti referendari da parte della Conferenza Episco-pale Italiana.

Tra le ragioni di difesa dell’attuale legge pos-siamo riportare i seguenti: assicura i diritti di tut-

Circa i prossimi referendumsulla procreazione assistita

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ti i soggetti coinvolti, compresoil concepito; nega l’eterologa,cioè il coinvolgimento di perso-ne esterne alla coppia; afferma ildiritto alla vita e la destinazionealla nascita; il diritto all’identitàgenetica; il diritto alla famiglia; ildivieto di eccedenza, per cuinon si possono produrre em-brioni in numero superiore aquello strettamente necessarioad un unico impianto, comun-que non superiore a tre embrio-ni; divieto di produrre embrionia scopo puro di sperimentazio-ne; divieto di congelamento diembrioni, tranne quando è ne-cessario rinviare per cause diforza maggiore il trasferimentodei medesimi; divieto di sop-pressione degli embrioni; divie-to di riduzione di gravidanzeplurime; divieto di diagnosi ge-netica pre-impianto e quindi diselezione genetica tra embrioni;divieto di clonazione o di pro-duzione di ibridi e chimere; ac-cesso solo a coppie maggiorenni (stabili, nonimprovvisate) e di sesso diverso; divieto di uteriin prestito o in affitto; è negata l’azione di disco-noscimento di paternità; la madre non può di-chiarare la volontà di non essere nominata; con-sente interventi sperimentali solo per curarel’embrione-feto. Da notare, infine, che non èprevisto nessun trasferimento coatto degli em-brioni, come invece hanno affermato alcuni.

CCoossaa ffaarree iinn ccaassoo ddii rreeffeerreenndduumm??

Pur con i suoi limiti, che possono essereeventualmente aggiustati da strumenti istituzio-nali che lo Stato ha (come la Corte costituziona-le e gli interventi giuridici), la legge 40/2004 èuna legge da difendere dai referendum, le cui

conseguenze ci porterebbero lontano dai valori

della nostra fede. Andare a votare? No, poiché è

meglio non far raggiungere il “quorum” del nu-

mero minimo di partecipanti, piuttosto che vota-

re no. Andare a votare “no”, significa indicare

che i referendum hanno un senso; significa coo-

perare direttamente a spese di voto inutili. In

ogni caso, se non si accettano i quesiti dei refe-

rendum, semplicità vuole non presentarsi. È un

dovere morale votare? No, lo è solo quando so-

no in ballo valori importanti, mentre in questo

caso i valori per noi possibili sono meglio rap-

presentati dalla legge vigente.

ddoonn GGiioovvaannnnii RRuussssoo

Istituto Teologico “S. Tommaso”, Messina.

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SSaalluuttoo ddii ddoonn LLuuiiggii PPeerrrreelllliiaallll’’AAsssseemmbblleeaa CCIISSMM

Ecc. Rev.ma, sorelle e fratelli in Cristo, sor-gente del nostro amore consacrato e del nostroservizio carismatico nel e per il suo corpo eccle-siale.

Il saluto all’assemblea parte dall’essere noiqui, visibilmente, quella comunione di carismiche ha il suo fondamento e il suo vertice nellaEucarestia. Quella comunione “…che i consa-crati e le consacrate sono chiamati a vivere benoltre la propria famiglia religiosa e il proprio isti-tuto”.

Così ci esorta l’Istruzione ‘Ripartire da Cri-sto’ che prosegue :” Aprendosi alla comunionecon gli altri Istituti e le altre forme di consacra-zione, possono dilatare la comunione, riscoprirele comuni radici evangeliche e insieme coglierecon maggiore chiarezza la bellezza della propriaidentità nella varietà carismatica, come tralci del-l’unica vita” (RdC, 30).

Come già scrivevo su Insieme, relazionandosulla 44.ma Assemblea Generale CISM, l’esi-genza di comunione nel contesto socioculturaleed ecclesiale odierno interpella tutte le forme divita consacrata perché riscoprano quegli ‘spazidi plausibilità’ che sono ad esse proprie e che so-no ancora significativa e non eludibile rispostaalle inquietanti domande della nostra epoca:

– in un tempo di frammentazione, la vitaconsacrata offre la sua esperienza di ricapitola-zione interiore;

– nei confronti di una società connotata dauna razionalità e relazionalità strumentale ed ef-ficientista, offre la testimonianza di una presen-za disinteressata e semplice;

– all’uomo smarrito e fragile che cerca acco-glienza e dimora, offre l’esperienza di apparte-nenza e dimora;

– alla persona inquieta e alla ricerca di iden-tità e futuro, offre un ambiente dove la acco-glienza si fa proposta e orizzonte di vocazione edi vita.

Certamente in quest’anno dell’Eucarestia era

giusto che tutto il nostro convegno venisse cen-trato sul grande mistero, sorgente di comunio-ne, alimento della nostra passione per Cristo eper l’umanità, scaturigine di quella forza nelloSpirito che rende ‘plausibile’ e credibile la nostraconsacrazione e missione. Navighiamo non certoin tempi di calma e tutto il corpo sociale ed ec-clesiale è scosso da maremoti tragicamente realie allegoricamente pluriformi. In questo contestotorna la mente e il cuore a quel gigante dell’uma-nità e dello Spirito, icona sofferta e amata dellaautenticità e della totalità, che è Giovanni PaoloII, la cui mano tremante ho baciato tre mesi or-sono.

È lui che, con la profondità che scaturiscedall’interiorità, ci esorta a ‘sentimenti di grandee grato stupore’ di fronte al ‘mysterium fidei’ ealla traduzione pastorale di questi sentimenti:“Contemplare il volto di Cristo, e contemplarlocon Maria, è il ‘programma’ che ho additato allaChiesa all’alba del terzo millennio, invitandola aprendere il largo nel mare della storia con l’entu-siasmo della nuova evangelizzazione” (Ecclesiade Eucharistia, 5-6). Questa associazione che miè sempre tornata alla mente tra mano tremantedel Vicario di Cristo ed entusiasmo evangeliz-zante, tra sofferenza e speranza, tra mare dellastoria e suo attraversamento guardando a Cristocontemplato con Maria, mi ha anche ricondottocol cuore al noto sogno di Don Bosco delle duecolonne: in un mare agitato la grande nave dellaChiesa è assalita da tutte le parti ed anche il suobianco timoniere è aggredito, colpito a morte,ma riprende con forza il timone finchè àncora lanave tra due immense colonne sorte tra i flutti intempesta e sormontate dall’Eucarestia e da Ma-ria: ed è grande la quiete e profonda la gioia diquesto sicuro ancoraggio.

Mi è caro concludere il saluto auspicandoche la trilogia del sogno: Chiesa-Eucaristia- Ma-ria, siano come il porto sicuro cui approdare e dacui ripartire nel nostro impegno di comunione,amore, servizio.

Eucarestia condivisa: amore e servizioAnno dell’Eucarestia

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2° incontro dei Consigli Locali ADMA di Sicilia

VVeerrbbaallee ddeellll’’iinnccoonnttrrooee ddeellllaa eelleezziioonnee

Il 6 Marzo 2005, nel-l’Istituto Salesiano diCaltanissetta, si è svoltoil 2° incontro del Consi-gli Locali A.D.M.A. diSicilia. Hanno presen-ziato i gruppi provenien-ti da Marsala, Palagonia,Gela (FMA ed SDB),Alcamo (maschile e fem-minile), CT-Canalic-chio, CT-M.Ausiliatrice,Caltagirone, S. Agata diMilitello, ecc., con unnumero di circa 130 per-sone tra componenti deiDirettivi locali, sempliciassociati e devoti non iscritti all’ADMA.

Nel salone-teatro, dopo l’accoglienza e lapreghiera iniziale, guidata da Suor CarmelinaCAPPELLO (in sostituzione della delegata Sr.Marisa Prestigiacomo, assente), Don GiuseppeFALZONE, delegato SDB, ha aperto il momen-to formativo con una catechesi sul tema: “Maria,Donna Eucaristica”.

Alle ore 12,00, nella cappella dell’istituto, c’èstata la concelebrazione eucaristica presiedutada Mons. Liborio CAMPIONE, vicario genera-le della diocesi di Caltanissetta, alla fine dellaquale è stato consegnato a tutti i presenti un pic-colo ricordo consistente in una pagellina con unrosario.

Dopo la pausa pranzo, in teatro Suor Carme-lina ha descritto la natura, la storia e il fine del-l’ADMA, e inoltre la vita e le attività tipo di ungruppo ADMA in sintonia con il nuovo regola-mento.

Di seguito ci sono state le elezioni del 1°Consiglio Regionale “Provvisorio” dei gruppiADMA di Sicilia.

Gli aventi diritto al voto (tutti i membri deiConsigli Locali presenti) in totale erano 39 per-sone, mentre i candidati erano 8 e precisamente:

BRANCATO Agrippino (Palagonia)CANALE Maria (Marsala)CANTONE Attilia (CT-Canalicchio)CIARAMELLA Luigina (Gela-SDB)FILIPPI Vita (Alcamo-femminile)GAGLIARDO Vincenzo (Alcamo-maschile)LA ROCCA Mariella (Gela-FMA)VESCO Salvatore (Alcamo-maschile)

Don G. FALZONE ha spiegato che con lavotazione si sarebbero eletti n° 5 consiglieri,questi ultimi avrebbero nominato poi il Presi-dente, il Vice Presidente, il Segretario, il Tesorie-re e il Consigliere libero.

Un momento dell’incontro regionale ADMA

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In ogni scheda erano votabili da 1 a 6 nomi-

nativi. Si riportano qui di seguito i risultati dello

sfoglio delle schede:

BRANCATO voti 10

CANALE » 26

CANTONE » 10

CIARAMELLA » 17

FILIPPI » 12

GAGLIARDO » 28

LA ROCCA » 7

VESCO » 18

Risultano così eletti nel 1° Consiglio Regio-

nale “Provvisorio” dell’ADMA della Sicilia i pri-

mi 5 nominativi più votati i quali riunitisi subito

dopo lo scrutinio, hanno conferito gli incarichi

qui di seguito specificati:

GAGLIARDO (28 voti) Presidente

CANALE (26 voti) V. Presidente

VESCO (18 voti) Segretario

FILIPPI (12 voti) Tesoriere

CIARAMELLA (17 voti) Consigliere

Comunicati i risultati e le nomine a tutta l’as-semblea si è chiusa la riunione.

Ringraziamo con gioia Il Signore e la Suasanta Madre Ausiliatrice che ci hanno dato dipoter fare, in una giornata bella e indimenticabi-le, il nostro 22°° iinnccoonnttrroo ddeeii CCoonnssiiggllii LLooccaallii AADD--MMAA ddii SSiicciilliiaa (120 partecipanti!), arrivando allaauspicata elezione del Consiglio Regionale(provvisorio), il cui Presidente parteciperà, a tut-ti gli effetti, alla Consulta Regionale della Fami-glia Salesiana di Sicilia.

In attesa di poter inviare il Verbale dell’in-contro, con i nomi degli eletti, redatto dal nuovoSegretario Regionale, trasmetto in allegato alcu-ne delle 50 foto scattate, che Vi permetterannodi riandare ai momenti salienti dell’Incontro.

Con la benedizione dell’Ausiliatrice e tantoaffetto.

ddoonn GGiiuusseeppppee FFaallzzoonnee

1º Consiglio regionaleADMA

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Qual è lo stato della comunicazione socialenell’Italia salesiana e quali sono le prospettiveche si intravedono? Su questa duplice domandasi è incentrato l’incontro degli ispettori e dei de-legati ispettoriali per la Comunicazione Socialedella Regione Italia con le sue 10 ispettorie: IAD(Ancona), ICP (Torino), ILE (Milano), ILT (Ge-nova), IME (Napoli), INE (Mestre), IRO (Ro-ma), ISA (Cagliari), ISI (Catania) e UPS (Uni-versità). All’incontro hanno preso parte il consi-gliere regionale don Pier Fausto Frisoli, e il con-sigliere generale per la CS don Tarcisio Scara-mussa. Erano presenti tutti gli ispettori e quasitutti i delegati ispettoriali, il segretario nazionaleCISI don Giuseppe Casti, il coordinatore nazio-nale di CS Giancarlo de Nicolò, il delegato na-zionale CGS Roberto Guarino e tutti i membridel dicastero (Baroni, Fox, Gonsalves, Manieri eButera). Nella prima parte dell’incontro i delega-ti hanno presentato la realtà della comunicazio-ne nella propria ispettoria. È risultata una vivaci-

tà sorprendente ricca di strutture e strumenti, dicreatività e operatività. All’analisi della situazio-ne ha fatto seguito la presentazione-verifica delprogramma di animazione del dicastero per ilsessennio 2002-2008 e delle politiche indicatenella bozza del documento Sistema Salesiano diComunicazione Sociale (SSCS). I tre gruppi diispettori e delegati (Nord – Centro – Sud) han-no quindi individuato sfide, problemi, urgenze epriorità, e indicato alcuni passi concreti da pro-muovere, accompagnare e verificare. Sono statirilevati due criteri: sinergia, per non disperderele forze, concentrarsi sulle urgenze e integrarel’intra e l’extra; formazione, che per alcuni sale-siani si traduce in professionalizzazione, mentreper gli altri formazione permanente, e per i laicicollaboratori preparazione. Dai due criteri sonopoi scaturite alcune relative strategie operative.Nonostante il tempo ristretto nel quale si è svol-to l’incontro, don Scaramussa ne ha sottolineatol’utilità, rilevando la sensibilità e l’interesse di

Sinergia e formazione: criteri alla base dello sviluppodella CS salesiana in Italia (ANS – Roma: 19 gennaio 2005)

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tutte le ispettorie d’Italia per la CS, la crescitadella coscienza della sua importanza per la mis-sione, la grande ricchezza di realizzazione e ini-ziative, la voglia di sinergia, scambio e collabora-zioni. Ha annunciato una lettera del Rettor Mag-giore sul tema della CS in occasione dei 120 an-ni dalla pubblicazione della lettera di Don Boscosulla “Diffusione dei buoni libri” (1885), MagnaCharta antesignana del-l’importanza della CSnella missione dei sale-siani. L’incontro è statochiuso da don Frisoliche ha riportato la suaimpressione positivadella vivacità del setto-re. Ha sottolineato lapriorità della formazio-ne per creare personecompetenti che a lorovolta saranno formatoridi altri, salesiani e gio-vani. Ha evidenziatol’esigenza di esprimerepubblicamente sui me-dia locali e nazionalil’opinione salesiana su

temi come educazione e giovani. Ha indicato ilbisogno di esprimersi unitariamente e in formacoordinata, evitando dispersione e frammenta-zione, specie attraverso siti-web aggiornati, ac-cessibili e aperti al dialogo col mondo giovanile.Ha suggerito, infine, esperienze di convocazio-ne-meeting per promuovere l’espressività giova-nile e lo scambio di iniziative e produzioni.

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PPrreesseennttiiaammoo llaa rreecceennssiioo--nnee aall lliibbrroo ««DDiieettrroo iillggiioorrnnaallee»» ddii ddoonn GGiiuusseepp--ppee CCoossttaa cchhee MMaarriioo PPeenn--ddiinneellllii,, ggiiàà ddiirreettttoorree ddee““IIll MMeessssaaggggeerroo”” ddii RRoommaaee ddoocceennttee uunniivveerrssiittaarriioo,,hhaa ssccrriittttoo ppeerr ll’’OOsssseerrvvaa--ttoorriioo RRoommaannoo..

II giornalismo attra-versa una fase complessa,forse la più tormentata edifficile della sua storia.Innovazioni tecnologichestraordinarie e 1’intrecciosempre più stretto tra in-formazione e spettacolohanno cambiato i ritmi e ilsenso di una professione nata in Europa nel cor-so del 1500, a ridosso del viaggio di Colombo inAmerica. Un mestiere che era rimasto per moltiversi immutabile nei secoli, è stato trasfiguratonegli ultimi cinquant’anni dall’avvento della tele-visione, del computer, di internet, dei satelliti,della telefonia mobile e del digitale. I nuovi stru-menti della comunicazione hanno aperto ai gior-nalisti e al pubblico scenari affascinanti: la possi-bilità di vivere in diretta i fatti della vita; 1’acces-so rapidissimo a quasi tutte le fonti dell’informa-zione. Nei paesi industrializzati le notizie viag-giano adesso in tempo reale, bruciano le distan-ze tra i continenti, e quasi collocano una fetta delmondo nello stesso punto di un medesimo meri-diano. E tuttavia in questi paesi il giornalismo èsempre più contaminato dall’intrattenimento:informazione e spettacolo si mescolano nella TVdelle parole in modo non sempre felice, e rim-balzano sulla carta stampata riducendola talvol-ta a specchio della televisione. Talk show e reali-ty show possono contenere una buona e correttainformazione.

Ma l’intreccio tra la realtà e lo spettacolo èanche propizio alla crescita della superficialità,benché esso sia indispensabile all’industria del-l’illusione. II giornalismo si trova di fronte ad unproblema nuovo: da un lato ci sono le esigenzedelle imprese dell’intrattenimento (potentissimee in espansione) che si contendono le platee de-gli spettatori e dei lettori con tutti i possibilimezzi; sull’altro versante c’è 1’esigenza profes-sionale e morale di tenere al riparo 1’informazio-ne dalle suggestioni e dalle illusioni.

Le polemiche sulla correttezza dell’informa-zione sono nate insieme con il giornalismo. Conqualche dose di ironia e di sfacciataggine i fran-cesi chiamavano “i canardes” (riferendosi meta-foricamente allo starnazzamento delle anatre) iprimi fogli che attorno al 1530 diffondevano aParigi notizie vere o letteralmente inventate, me-scolandole insieme. C’è sempre stato un giorna-lismo attendibile e rigoroso, e uno più rozzo efantasioso. La novità di oggi è un’altra: la diffu-sione attraverso gli strumenti della comunicazio-ne di una realtà virtuale, dove l’immagine, l’ap-

Così si manipola la vita

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parire, diventa tutto: cosìnon si manipola semplice-mente una notizia, ma lavita.

Così, inoltre, può dif-fondersi una sub culturache sovrapponendosi aquella del consumismoesasperato, accentua l’in-dividualismo di molte per-sone e le conduce nel vin-colo cieco delle illusioni,dei desideri superflui e il-limitati destinati a rimane-re inappagati. Si tratta diproblemi che richiedonouna riflessione attenta,che c’è e tuttavia manca inqualche caso. Ci lascia peresempio perplessi 1’idea avanzata da qualcunodi separare nella RAI TV 1’informazione e lacultura, che resterebbero pubbliche, dalle retidestinate all’intrattenimento che verrebberocompletamente privatizzate (e vendute). Ci sem-bra francamente una visione vecchia della comu-nicazione: 1’intrattenimento e oggi anche (tal-volta soprattutto) informazione e cultura.

Si può invece auspicare che il servizio pub-blico, per la sua stessa natura, produca un intrat-tenimento di qualità, lontano dalla TV spazzatu-ra, da quel trash senza ritegno e senza vergognache può corrompere perfino il linguaggio degliitaliani. Non è utile e realistica una visione bigot-ta dell’intrattenimento, e dell’intreccio che suscala mondiale lo lega all’informazione. Anchenei programmi di intrattenimento si può descri-vere la realtà e fare dell’ottimo giornalismo. Ed èquesto che molti si attendono dal servizio pub-blico. Soprattutto ora che 1’avvento della TV di-gitale consente di uscire dal cosiddetto duopo-lio, e di aprire il mercato a nuovi soggetti, senzasmembrare e svuotare la RAI TV, che era (e ingran parte resta) la principale industria culturaledel paese.

La strada più saggia per evitare che 1’econo-mia dell’intrattenimento produca una sbornia

sociale dalle incalcolabili conseguenze è quelladi una disposizione consapevole e responsabiledegli operatori dell’informazione: dagli editori aimanager, dai pubblicitari ai giornalisti. Comepreparare i giovani ad entrare in un settore cosìricco di implicazioni pratiche e teoriche, un set-tore in crescita e tuttavia preda di una sorta dicrisi di identità?

A questa domanda decisiva risponde il volu-me di Giuseppe Costa («Dietro il giornale», pa-gine 186, € 13). Si tratta di un libro denso di in-telligenza, semplice e bello, scritto da un maestrodella comunicazione, docente all’UniversitàPontificia Salesiana di Roma. Pagina dopo pagi-na Costa racconta il giornalismo delle origini e ilsuo sviluppo, fino alla descrizione precisa delloscenario attuale, insidioso e preoccupante, ben-ché ricco di fascino e di positive opportunità. Ilsaggio di Costa ha anche il merito di aprire unadiscussione sul rapporto tra università e giorna-lismo, uno di quei mestieri che secondo Luigi Ei-naudi si imparano solo facendoli.

E che il primo presidente dell’Italia repub-blicana ricordava con orgoglio di avere appresoda giovane, a Milano, nelle stanze del «Corrieredella Sera» di Luigi Albertini. Molte generazionidi giornalisti si sono formate in Italia negli stan-

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zoni delle redazioni, imparando dai vecchi arti-giani a cercare le notizie e a scriverle, ad impagi-nare e a fare i titoli. Anche la radio e la televisio-ne, in Italia, seppero fare delle loro redazioniuna sorta di università dalla quale uscirono gior-nalisti di straordinario talento.

Da qualche tempo, da dieci anni, il giornali-smo è entrato negli atenei italiani, con le facoltàdi Scienza delle comunicazioni, le lauree specia-listiche, i master e altri corsi di studio. Decine dimigliaia di giovani hanno imboccato questo tra-gitto che partendo dagli atenei non porta unica-mente alla professione giornalistica, e offre anzile maggiori opportunità di lavoro in altri settoridella comunicazione: la gestione delle impreseeditoriali, il marketing aziendale, le società pub-blicitarie.

L’università lega però in un unico filo forma-tivo i futuri manager e i giornalisti di domani equesto è un bene perché abituerà i giovani adavere una visione globale dei problemi che do-vranno affrontare nei loco specifici e autonomicompiti. Costa avverte, con il rigore dello studio-so, e con 1’esperienza che egli stesso ha compiu-to come giornalista, che questo obbiettivo cosìprezioso può essere raggiunto solo se 1’universi-tà, le organizzazioni sindacali e professionali deigiornalisti e le imprese della comunicazione riu-sciranno a collaborare in un progetto comune.

L’università può accompa-gnare i giovani sulla sogliadelle loro professioni, do-tandoli della cultura (nonsolo accademica, ma an-che pratica) necessaria perinserirsi in un settoreesposto continuamente al-la trasformazione. Intan-to, qualche osservazone èpossibile anche sull’av-vento delle nuove tecnolo-gie della comunicazione esulla loro diffusione suscala di massa nei paesi in-dustriallizzati. Le immagi-ni della grande sciaguradel 2004 sono entrate nel-

le nostre case attraverso i films amatoriali, giratida alcuni turisti, cronisti occasionali e anche vit-time delle onde assassine sprigionate dal ventreoscuro dell’oceano indiano. Il realismo agghiac-ciante di questi filmati, dovuti a tecnologie sofi-sticate e di facile uso, ma a basso costo nei paesiricchi, ha sconvolto i palinsesti di tutte le televi-sioni occidentali e le ha indotte a scoprire 1’altrafaccia dello Sri Lanca, dell’Indonesia, della Thai-landia: la fatica estrema del vivere quotidiano dimilioni di persone dignitose, nascosta dietro lesabbie bianche e i villaggi luccicanti delle (no-stre) vacanze.

Senza quelle telecamere cosi piccole, prati-che e precise, c senza i turisti occidentali che sele portavano dietro, non avremmo visto proba-bilmente la stessa sciagura e avremmo avuto(forse) diverse emozioni e reazioni. C’è stata nel-le televisioni dell’occidente, e perciò anche inItalia, una rivincita della verità sulla realtà virtua-le: e la verità ha fatto emergere dal profondo del-le coscienze un sentimento diffuso di solidarietà.Con effetti che potrebbero non essere tanto effi-meri. E che richiamano l’informazione al doveredella ragione. Nel libro di Costa si pone in rilie-vo il nesso inscindibile che c’è tra 1’etica e la co-municazione.

In fondo, tutto ruota attorno a questo rap-porto e alla necessità di non disperderlo, di cu-stodirlo vivo, per il bene di tutti.

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La televisione

È intrigante, Manganelli, e ironia e intelli-genza attraversano i suoi scritti. Dunque, vale ci-tarlo, magari per intero. E così farò. Chiedendoaiuto ad uno dei suoi articoli scritti fra il 1973 eil 1986. L’argomento è opportuno, come dell’au-tore lo è il pensiero: arguto, colto e di ampio re-spiro. Dicevo dell’argomento. La Televisione.Sullo stesso tornerò, prima però la parola a Man-ganelli per dovere bisogna cedere.

“Non ho televisione. Non so esattamenteperché non l’abbia; non è una scelta eroica e nonubbidisco a un imperativo morale. Posso sospet-tare taluni motivi: ma dopo tutto non vivo da ab-bastanza tempo con me stesso per conoscermi afondo. Ho l’impressione che l’apparecchio tele-visivo sia una persona che, argutamente travesti-ta da macchina con pulsanti, da ordigno con val-vole ed antenne, tenti di entrare in casa mia. Diquesta persona diffido: la sospetto garrula, emo-tivamente instabile, moralmente dubbia, non im-mune da una punta di isterismo, alternativamen-te lacrimosa e ridanciana; soprattutto l’apparec-chio televisivo mi pare vittima di un complesso,che definirei coazione a sedurre.

Non ho detto che sia seducente, ma che nonpuò fare a meno di trovarsi in insistenti, artati,lusinghieri e insieme distratti tentativi di sedu-zione. Avere in casa una “persona” meccanicache tenta ininterrottamente di adescarmi può es-sere inquietante; ma è addirittura insultantequando si tratta di un adescamento universale,globale, indifferenziato, che include tutti, nellostesso momento, e grazie agli stessi ammicchi.Posso anche acconsentire ad una ben lavorataseduzione, ma essere incluso in una fascinazionenazionale è deprimente. L’apparecchio televisivotenta inoltre di farmi credere di essere una “per-sona” di ottimo carattere, grande cordialità,buona e diversificata cultura, maliziosa ma nonscostumata, languida ma non passionale, solleci-

ta ma non possessiva. Mente. So che mente. Ilsuo miserabile ideale è di tenermi al guinzaglioper ore; l’impudente vuol farmi ridere esatta-mente nello stesso minuto in cui altri milioni diteledipendenti ridono. Vuole gestire i miei sde-gni, le mie immaginazioni, le mie ideologie, quelche penso del Papa, di Pertini, di Arafat, dell’im-mortalità dell’anima, del cannibalismo, dellosbarco su Marte, dell’infanzia derelitta; e non lebasta: vuole anche suggerirmi - verbo psicologi-camente televisivo - il mio “giusto” aperitivo. Masull’aperitivo io non cedo.”

E l’aperitivo, per metafora sta. Momento incui l’ego incontra l’alter ego, per poter non sol-tanto specularmente osservarsi, ma confrontarsinell’implicito spazio del silenzio. E crescere. Co-sì, tale momento, Manganelli difende. La meta-fora si estende: e l’invito a noi, a tutti, giunge.Mezzo di massa è la TV: per la massa che da es-sa fuori sta, e come spettatore accoglie. Mezzo dimassa è la TV: per una massa altra che di ridottedimensioni quantitative in essa sta. E che per lin-guaggi altri opera. E Manganelli tali linguaggi hasaputo leggere e ben interpretare. Anticipando.

Non rimane che una domanda: televisione:cattiva maestra? o, spettatore: somaro scolaro?

SSeebbaassttiiaannoo MMaannggiiaammeellii

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Papa: il pubblico abbia voce nell’informazione

Per Giovanni Paolo II la Reteinforma e abitua a una comunica-zione interattiva. Salvaguardare ilpluralismo

ROMA - «Non abbiate pauradelle nuove tecnologie! Esse so-no tra le cose meravigliose cheDio ci ha messo a disposizioneper scoprire, usare, far conoscerela verità». Lo scrive il Papa nelle19 pagine della lettera apostolica«Il rapido sviluppo», presentataoggi in Vaticano, e dedicata aimass media e rivolta questa volta«agli operatori della comunica-zione e specialmente ai credentiche operano in questo importan-te ambito della società». Il ponte-fice ha confermato la valutazione positiva che dàalla Rete: Internet «non solo fornisce risorse peruna maggiore informazione, ma abitua le perso-ne a una comunicazione interattiva». «La Chiesa- scrive ancora Giovanni Paolo II, a proposito diInternet - sta già utilizzando in modo creativoquesto strumento, esplorandone le potenzialitànell’evangelizzazione, nell’educazione, nella co-municazione interna, nell’amministrazione e nelgoverno.

Ma prosegue - a fianco di Internet vanno uti-lizzati altri nuovi media e verificate nuove utiliz-zazioni di strumenti tradizionali. Tuttavia quoti-diani e giornali, pubblicazioni di varia natura, te-levisioni e radio cattoliche rimangono indispen-sabili in un panorama completo della comunica-zione ecclesiale».

PLURALISMO - Le comunicazioni sociali«sono un bene destinato all’intera umanità» eper questo, afferma il Papa, «vanno trovate for-me sempre aggiornate per garantire il pluralismoe per rendere possibile una vera partecipazione

di tutti alla loro gestione, anche attraverso op-portuni provvedimenti legislativi». I mezzi di co-municazione sociale sono per molti «principalestrumento di guida e di ispirazione» dei compor-tamenti. È uno dei pericoli insiti nella «culturaglobalizzata» prodotta dai mass media. Il Papainvita a «salvaguardare» tv, giornali, Internet eradio dalle troppe pressioni politiche e dagli in-teressi economici. «Proprio perché influisconosulle coscienze dei singoli e ne formano la men-talità, occorre ribadire chiaro» che i mass mediasono «un patrimonio da tutelare e proteggere».

«NESSUNA PAURA» - Per tre volte, nelle19 pagine del documento, il Papa ripete «Nonabbiate paura». Non abbiate paura delle nuovetecnologie, ma anche «non abbiate paura del-l’opposizione del mondo». E ancora: «Non ab-biate paura nemmeno della vostra debolezza edella vostra inadeguatezza! Il divino Maestro hadetto ‘Io sono con voi tutti i giorni, fino alla finedel mondo’».

CCoorrrriieerraa ddeellllaa sseerraa 2211 ffeebbbbrraaiioo 22000055

PPrreesseennttaattaa llaa lleetttteerraa aappoossttoolliiccaa ssuuii mmaassss mmeeddiiaa

Il Papa al computer (Lapresse)

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I piccoli soldati delle mafie: le cosche usano 1.721 bambini

Bari, da un convegno dell’Associazione ma-gistrati per i minorenni emerge un dato spaven-toso: l’età media è di 10 anni e mezzo - I datiraccolti dai processi e dalle testimonianze dipentiti “Ho cominciato a spacciare da piccolo,agli ordini di mio zio”.

di MARA CHIARELLI

UUnnaa sscceennaa ddeell ffiillmm ““AAllllaa lluuccee ddeell ssoollee””cchhee rraaccccoonnttaa llaa ssttoorriiaa ddeell pprreettee aannttiimmaaffiiaaddoonn PPuugglliissii..

BBAARRII - La mafia in Puglia, Campania, Cala-bria e Sicilia può contare su un esercito di 1.721piccoli soldati: bambini di dieci anni e mezzo ar-ruolati dai clan e con la vita praticamente segna-ta, scadenzata da provvedimenti dell’autoritàgiudiziaria. Un dato sconfortante, emerso a Baridurante il convegno nazionale “I ragazzi dellamafia”, organizzato dall’Associazione dei magi-strati per i minorenni e la famiglia e dalla Came-ra minorile di Bari.

Magistrati, sociologi e operatori hanno mes-so insieme i pezzi di un’inchiesta, avviata a 360gradi sulla situazione nelle quattro regioni a ri-schio del sud Italia, nel tentativo di arrivare adun percorso comune di prevenzione e riabilita-zione. Prendendo le mosse dai numerosi fatti dicronaca, anche locale, e dalle dichiarazioni di al-cuni collaboratori di giustizia, a loro volta exbimbi al soldo, i relatori hanno lanciato l’allarmesu quello che la mafia rappresenta per i minori:un’istituzione totale, un potente mezzo di intimi-dazione sulla popolazione, un delirio di onnipo-tenza che li rende indifferenti alle sanguinoseconseguenze delle loro azioni.

E, allo stesso tempo, un generoso datore dilavoro, che impiega i bambini per trafficare espacciare droga, piazzarli agli angoli delle stradecome vedette, affidare loro armi da tenere a di-sposizione in caso di necessità. In cambio, rice-vono lauti guadagni e droga a volontà, ma so-prattutto la possibilità di sentirsi importanti, sa-lendo rapidamente nella scala gerarchica delclan mafioso, dove alla fine si affermano diven-tando protagonisti di sparatorie.

“Ho iniziato a spacciare a dieci anni - ha rac-contato un collaboratore di giustizia al pm anti-

mafia Desirée Di-geronimo, che loha riportato nellasua relazione -Ero con altri mi-norenni e sotto lasupervisione dimio zio. Lo sape-vo fin da piccoloche erano mafiosi,li ho sempre fre-quentati: li vedevocon le pistole inmano, mi piaceva-no, volevo diven-tare come loro”. Un altro, invece, ha spiegato almagistrato: “Ero piccolo, non è che mi piacessequel mondo, però ho visto le macchine, i moto-ri, la ricchezza, e mi ci sono buttato”.

Quel denaro facile che viene poi usato pergiocare ai videopoker e vestirsi griffati. E la pro-messa di affiliarli, una volta cresciuti, genera inloro un vincolo di dipendenza dal boss, “studia-no” per diventare a loro volta capiclan, sono fie-ri di essere identificati come appartenenti all’as-sociazione mafiosa. Per questo la Dda di Bari stavalutando di contestare, per la prima volta, al ca-poclan e ai suoi affiliati, l’aggravante di aver ar-ruolato ragazzini, talvolta anche figli e parenti. Ma al crimine ci si avvicina anche nei corridoidella scuola, ha lanciato il presidente del tribu-nale per i minorenni di Bari, Franco Occhiogros-so. “Diversi ragazzini - ha spiegato - hanno co-stretto loro coetanei più deboli a mettere neglizaini sostanze stupefacenti, da spacciare nei ba-gni o nei corridoi dell’istituto. Così come accadeche gli assistenti sociali, prima confidenti dellefamiglie a rischio, vengano allontanati dai mala-vitosi”. L’allarme, del resto, era stato lanciato dalprocuratore generale di Bari Riccardo Dibiton-to, durante l’inaugurazione del nuovo anno giu-diziario: “La criminalità barese - aveva detto - èl’unica in Italia ad utilizzare in modo continuo eprofessionale soggetti adolescenti, ai quali inse-gna l’uso delle armi e che utilizza, come sicari,quando dimostrano particolari capacità”.

LLaa RReeppuubbbblliiccaa 2288 ggeennnnaaiioo 22000055

Una scena del film“Alla luce del sole”

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insieme20 insieme pastorale giovanile

MGS a confronto

Si è svolto dall’11 al 13 Marzo, presso l’Al-bergo del Bosco Emmaus di Zafferana Etnea(CT), il primo Confronto Regionale del Movi-mento Giovanile Salesiano di Sicilia. Giovani ededucatori riflettono sul tema “Spiritualità giova-nile salesiana …un dono nella Chiesa”, verifican-do il loro impegno nella Chiesa locale e nella so-cietà civile. Tra i relatori don Alessandro Amapa-ni, vicedirettore del servizio nazionale di Pasto-rale Giovanile della Conferenza Episcopale Ita-liana; il Prof. Giuseppe Savagnone, ordinario diStoria e Filosofia, direttore del Centro diocesanoper la pastorale della cultura di Palermo; donGiuseppe Buccellato, salesiano, docente di Teo-logia Spirituale presso lo Studio Teologico “S.Paolo” di Catania; don Aldo Ballistreri, vicariodell’ispettoria salesiana di Sicilia. A suor Giusep-pina Barbanti, ispettrice delle Figlie di MariaAusiliatrice di Sicilia, la sintesi dell’incontro conla prospettiva di linee per il futuro del MGS inSicilia. Presenze di don Luigi Perrelli, ispettoredei salesiani, e Raffaele Fabris, responsabile na-zionale MGS.

Confronto regionale MGS

Mons. Paolo UrsoVescovo di Ragusa,

Don Luigi PerrelliIspettore

Sr. Giuseppina BarbantiIspettrice

insieme 21pastorale giovanile insieme

Emarginazione e disagio giovanile

DDaarree ddii ppiiùù aa cchhiihhaa aavvuuttoo ddii mmeennoo..UUnn rriippeennssaammeennttoo eedduuccaattiivvooppeerr uunn ccaammbbiioo ccuullttuurraallee..

È stato il tema del convegnoorganizzato a Frascati dalla CI-SI, (Conferenza Ispettori Sale-siani d’Italia) in collaborazionecon la Federazione SCS/CNOS,nel quale gli operatori salesiani equanti svolgono il loro servizionel settore del disagio giovanilehanno studiato azioni concretecon l’obiettivo puntato su:

– Il disagio della normalità (iragazzi intermedi),

– Il disagio estremo: partico-lare attenzione agli extracomu-nitari,

– Nella fascia di età: preado-lescenti-adolescenti-giovani.

Quando si descrivono e si affrontano i pro-blemi dell’ adolescenza si ricorre spesso al termi-ne disagio. Tuttavia il vero problema, al di là deitermini, resta la mancanza di prospettive e disenso che condanna il ragazzo a vagare senzauna meta. Nella tavola rotonda ‘La fascia grigia,i non visti e chi non sa vedere’, don PascualChavez Villanueva, Rettor Maggiore dei salesia-ni, ha sottolineato l’importanza di una nuovafantasia della pastorale. ‘C’è bisogno - ha detto -di realizzare piccole utopie che possano cambia-re il mondo. Una pastorale giovanile dell’immi-grazione fondata sull’opzione pedagogica inter-culturale, aperta all’integrazione, basata sullacultura della solidarietà, dell’autenticità, del dia-logo interreligioso, deve permeare tutta la pasto-rale’. Non si può non tenere conto dell’ondainarrestabile dell’immigrazione, anche e soprat-tutto di quella dei minori: ‘Dobbiamo rinnovarela nostra mentalità - ha aggiunto -, convertirci al-l’interculturalità perché gli immigrati, prima diessere un problema, sono soprattutto una risor-sa’. In questo senso la presenza di ragazzi extra-

comunitari nelle scuole professionali salesiane onegli oratori è una sfida che non può essere ri-mandata. I giovani cambiano e la pastorale devecambiare con loro, cercando di capirne i muta-menti e trovando le risposte più adeguate alle lo-ro necessità. La predilezione evangelica, in talsenso è chiara. ‘Siamo chiamati - ha concluso ilRettor Maggiore - a dare il massimo a chi ha ri-cevuto il minimo. Partire dagli ultimi, da chi hapiù bisogno di attenzioni e di risorse: questa è lavera globalizzazione’. Insieme a padre BrunoMioli, direttore, presso la Fondazione Migran-tes, dell’Ufficio per la pastorale degli immigratiesteri in Italia e dei profughi, che ha analizzato lapresenza e i disagi dei minori extracomunitari o,come ha precisato ‘stranieri, perché oltre il 50%è nato in Italia’, è intervenuto don DomenicoCravero, coordinatore della Missione giovanidella diocesi di Torino. Raccontando alcuneesperienze personali di missione in un centrocommerciale, ha cercato di ridare speranza aquanti operano tra i ragazzi. ‘Dobbiamo togliereil grigiore dai nostri occhi. I giovani di oggi sono

insieme22 insieme pastorale giovanile

dei grandi innovatori: vedo una nuova socialitàpiù democratica e meno condizionata dal leaderdel gruppo, vedo una centralità del corpo dellaquale non possiamo fare a meno nei nostri orien-tamenti educativi’. Il disagio nasce da un’espe-rienza di delusione, quando tutte le attese di ungiovane non si verificano. ‘La nostra risposta -precisa don Cravero - deve andare nell’organiz-zazione della speranza. Siamo noi educatori chedobbiamo trovare risposte concrete alla speran-za che è nei giovani. Solo così riusciremo a daredi più a chi ha avuto meno. Solo così potremopredisporre azioni concrete da realizzare neiprossimi anni’. La conclusione è stata affidata adon Domenico Ricca, presidente della federazio-ne SCS/CNOS. ‘Il sogno finale - ha detto - è chequesto impegno verso i ragazzi del disagio nonsia competenza di qualcuno nello specifico, madiventi patrimonio di ogni educatore’.

Padre Sebastian Va-zhakala (fondatore e at-tuale superiore generaledi Missionari contempla-tivi della carità), ci ha in-vitati, accostando MadreTeresa e Don Bosco, alsilenzio e alla preghieraper vedere con gli occhidi Dio, Lui per primo hadeciso di dare di più achi ha avuto meno. Ci hasuggerito di fissare losguardo a lungo, per unapiù profonda spiritualità,per operare come DonBosco e per essere sale-luce-profezia e far ri-

splendere il carisma salesiano in Italia.Al Convegno, si è inteso offrire, informazio-

ne e formazione sulle competenze, tenendo con-to dei ruoli e delle competenze specifiche; meto-dologicamente si sono analizzati i vissuti (ristrut-turazione cognitiva ed emozionale) in ordine al-le criticità; lavorando per processi e non per pro-getti (senza l’ansia del fare); destinatari sono sta-ti una media di 15 persone per ispettoria (traIspettore, salesiani e laici).

QQuuaallee rriiccaadduuttaa ddeell CCoonnvveeggnnooppeerr llaa nnoossttrraa IIssppeettttoorriiaa??

Certamente si tratta di allargare il cerchiodella sensibilizzazione non solo per i confratelliaddetti al disagio estremo, ma anche di un coin-volgimento in maniera trasversale che renda piùprofessionisti i confratelli tutti nell’attenzione al-la marginalità.

Un’associazione contro il disagio: La Federa-zione SSC/CNOS è nata nel 1993. Conta 1150volontari e 273 dipendenti che operano in 70enti.

Combatte il disagio tramite l’accoglienza e larieducazione di minori in difficoltà o abbando-nati in 3 strutture residenziali e 15 centri diurniche svolgono opera preventiva.

Senza contare, circa 180 oratori/centri giova-nili salesiani dislocati in tutt’Italia.

ddoonn PPiippppoo FFaalllliiccooIl Rettor Maggiore, dott. Angelo Paoluzzi,don Paolo Gambini

Un momento dell’Assemblea

insieme 23pastorale giovanile insieme

Servizio civile nazionale

Il Servizio Civile Nazionale sta diventandosempre più una bella (pur con qualche ombra)realtà.

Nei prossimi bandi, che dovrebbero uscirenel mese di aprile (con presumibile entrata inservizio l’1 luglio), in base ai progetti presentati,prevediamo che ci vengano assegnati 45 giovani.

Attualmente nelle nostre case prestano servi-zio 40 ragazze e… un ragazzo. Altre 106 hannogià concluso la loro esperienza.

Come risaputo, da quest’anno, all’uscita deinuovi bandi di concorso, potranno presentaredomanda anche i maschi (pure coloro che hannogià prestato servizio civile e militare) e il limited’età è elevato a 28 anni purché non compiuti al-la data di scadenza del bando.

Con il contributo seguente vogliamo docu-mentare dal “vivo” come hanno vissuto il loroanno di servizio le ragazze che sono state con noinel 2003.

Nella tre giorni di formazione finale, lavo-rando prima personalmente, poi a gruppi e, infi-ne, insieme, hanno voluto elaborare il “Messag-gio ai salesiani” di seguito riportato.

In esso le ragazze ci ringraziano per quanto

hanno ricevuto, chiedono scusa se talvolta nonsono state all’altezza e ci danno dei suggerimen-ti dei quali fare tesoro.

ddoonn EEnnzzoo GGiiaammmmeelllloo

MMEESSSSAAGGGGIIOOAAII SSAALLEESSIIAANNII DDII SSIICCIILLIIAA

Cari Salesiani,siamo le volontarie che hanno completetato

il primo anno di servizio civile nell’ispettoria si-cula.

Riunite al Lido Don Bosco di Catania per la“tre giorni finale”, abbiamo pensato di scrivervi.

AAnnzziittuuttttoo vvoogglliiaammoo rriinnggrraazziiaarrvvii per avercidato la possibilità di svolgere quest’anno di vo-lontariato negli ambienti salesiani e perché anco-ra una volta vi siete dimostrati al passo coi tem-pi e avete avuto l’intuizione di aderire ai proget-ti di servizio civile.

Grazie per aver dato a tante ragazze l’oppor-tunità di esprimere le proprie capacità e i propritalenti attraverso il dono di sé agli altri, permet-tendoci di respirare più da vicino il clima dellafamiglia salesiana e dandoci la possibilità di inte-riorizzare gli insegnamenti di Don Bosco fino adassumerli come nostro stile di vita.

Grazie per averci fatto entrare in contattocon realtà e situazioni che non conoscevamo o cisembravano tanto lontane.

Grazie, inoltre, perché ci avete dato la possi-bilità di sperimentare le gioie e la fatica dellamissione educativa, fidandovi della nostra creati-vità, del nostro talento femminile, della nostrasensibilità e della nostra passione.

Vi ringraziamo pure per averci fatto lavorarein un clima amichevole e familiare, guidandoci eaiutandoci ad affrontare le difficoltà che di voltain volta si presentavano.

Grazie per averci aiutato a conseguire nuovecompetenze professionali che saranno certamen-te utili per il nostro futuro inserimento lavo-rativo.

Grazie, infine, per averci dato la possibilitàdi riflettere, attraverso le varie giornate di forma-zione ispettoriale, sui veri valori della vita, sul si-

Alcune nostre volontarie in piazza S. Pietroper ascoltare la parola del Papa

insieme24 insieme pastorale giovanile

gnificato dell’essere cittadini responsabili, sul va-lore del sacrificio e sui valori spirituali; e perchécon la vostra vita, fatta di fede e coraggio, testi-moniate la vostra scelta di credere in Dio e neigiovani e che Don Bosco è vivo in mezzo a noi.

VVii mmaanniiffeessttiiaammoo iill nnoossttrroo ddiissppiiaacceerree se avolte non abbiamo risposto in maniera adeguataalle vostre aspettative e non siamo state capaci diaffrontare tutte le situazioni che si sono presen-tate, nonostante ci fossimo riproposte di impe-gnarci al massimo delle nostre capacità.

Vi manifestiamo ancora il nostro dispiacerese in qualche momento ci siamo fatte prendereemotivamente dai problemi, non riuscendo a vi-verli con il giusto distacco e se magari talvolta,prese dalla stanchezza, non abbiamo manifestatoal meglio la nostra energia e non abbiamo avutolo stesso slancio e le motivazioni iniziali.

Infine, ci dispiace di non essere state abba-stanza o sufficientemente creative e abbiamomancato di spirito di iniziativa.

IInn vviissttaa ddeellll’’aarrrriivvoo ddeellllee nnuuoovvee vvoolloonnttaarriieeppeerrmmeetttteetteeccii ddii ssuuggggeerriirrvvii, anzitutto, di fare inmodo che i singoli responsabili abbiano chiari iprogetti da realizzare con la loro presenza e didefinire i ruoli e i compiti delle volontarie, affin-ché il lavoro non si riduca ad una mera attività disupplenza o ad una semplice assistenza.

Vi invitiamo, poi, a ideare con cura i proget-ti dei quali siete promotori, facendovi se neces-

sario aiutare e avendo chiaro che il primo ob-biettivo da raggiungere è quello di assicurareuna buona formazione delle volontarie, in vistadella loro maturazione.

Per quanto riguarda la selezione della candi-date vi chiediamo di prestare maggiore attenzio-ne alle competenze e alle motivazioni piuttostoche ai titoli di studio.

Sarebbe pure opportuno sostenere il lavorodelle volontarie creando un clima di maggiore ri-spetto reciproco, di fiducia e di serenità, affinchéil servizio sia più arricchente per tutti. Allo stes-so tempo lasciate più spazio alla loro creativitàperché abbiano la possibilità di esprimere le pro-prie capacità e abilità e di sperimentarsi, anchein vista di professionalità nuove.

Ci piacerebbe che voi vi interessaste del no-stro essere donne, apprezzando pregi e difettiche ci caratterizzano, in modo così da valorizza-re e migliorare sempre più i rapporti umani.

Anche se solo per un anno, le volontarie vi-vono tutti i giorni insieme a voi negli ambientisalesiani, per cui è necessario portare avanti conle stesse un lavoro di squadra che favorisca ladiffusione dei valori cristiani di cui, insieme, sia-mo portatori. Contate di più sul fatto che dovenon potete arrivare voi, ci siamo noi.

Come già detto, le esperienze di formazionevissute durante quest’anno a livello ispettoriale,hanno aiutato molte di noi a ricaricarsi e a sen-tirsi più motivate. Ma è indispensabile che anchenelle singole sedi ci sia un cammino formativocadenzato, oltre che l’attività di programmazio-ne e revisione con riferimento al lavoro che lenuove volontarie devono svolgere.

E, infine, sarebbe pure opportuno dare lapossibilità di acquisire competenze spendibilinel mondo del lavoro, come prevede la legge isti-tutiva del servizio e quindi vi invitiamo ad aiuta-re le nuove volontarie da questo punto di vistaperché valorizzino al massimo l’esperienza, inmodo da favorire la nascita di vere e proprie pro-fessionalità, come ad esempio “tutor delle volon-tarie”, “esperte in servizi educativi e/o in anima-zione”, ecc.

Cari saluti.LLee vvoolloonnttaarriiee

Alla Colonia Don Bosco con i ragazzi del GREST

insieme 25pastorale giovanile insieme

GAMBARIE – Campo invernale per tecnici e dirigenti

Quello di Gambaried’Aspromonte è, per le Poli-sportive Giovanili Salesianedi Sicilia, un appuntamentoatteso ed importante, sia inluglio, coi campi estivi, che ingennaio - quest’ anno dal 2 al5 - col campo invernale di ap-profondimento e aggiorna-mento per tecnici e dirigenti,gli attuali e i futuri Alleduca-tori salesiani.

Il campo offre un’oppor-tunità di incontro e confron-to, con lo sguardo volto inavanti, al futuro, e proiettatoverso la non lontana Sicilia,da cui l’Etna svetta comel’Olimpo nelle mattine di se-reno, o comunque sempre verso l’orizzonte, sor-passando ogni nuvola e le foschie dell’incertopresente.

Grande la partecipazione in questo2005, oltre un centinaio i convenuti, espressionedi un’ente in fermento, che cresce, matura e sievolve per raccogliere e sostenere le sfide deinuovi scenari quotidiani.

Gli obiettivi delle P.G.S. sono ben distinti ea delinearli è il Presidente Regionale prof. EnzoCaruso, nella sua relazione introduttiva dal titoloemblematico: “P.G.S.: uno stile di promozionesportiva”. “Lo sport - sostiene - dev’essere unostrumento di educazione e formazione del giova-ne, un momento d’incontro e non di scontro,una scoperta dei valori umani e sportivi. Losport serve a sviluppare l’impegno, la responsa-bilità verso gli avversari ed i compagni di gara, lacreatività, l’entusiasmo, la gioia, l’amicizia, l’au-tocontrollo, la collaborazione e il dialogo. In-somma: lo sport è occasione e stimolo per spri-gionare in armonia le migliori capacità psico-fisi-che dell’individuo.

Compito dell’educatore sarà quello di ac-compagnare gli atleti durante questa

Esperienza umana, diritto di ogni giovane,

aiutandoli ad essere liberi dalla schiavitù del suc-cesso e dalla disumanizzazione dello sport attua-le, al contempo illuminandoli sulla precarietà deisuccessi e la provvisorietà di ogni traguardo,nonché proponendo il necessario ritorno allaconcezione dell’uomo integrale, che sviluppa in-teramente le sue dimensioni umana e spirituale,alla luce del carisma e dell’insegnamento di donBosco, proprio dell’ambiente e del metodo sale-siano”.

Da una lettera di don Bosco del 1884 emer-ge chiaramente qual è lo stile salesiano, illustratocon acume e numerosi esempi da don NunzioCamuto, che si è soffermato su: “Il sistema pre-ventivo oggi”. Il sistema è basato su tre parole: lareligione, l’amorevolezza, la ragione, compendiodelle tre dimensioni dell’esistenza, manifestazio-ne della Trinità nell’uomo: il corpo, l’anima e lospirito.

L’educatore deve porsi a fianco dei ragazzi,amare ciò che loro amano e condividerlo con af-fetto, così che loro sappiano di essere amati, perpoter instaurare un dialogo dal quale nasce loscambio, la confidenza e l’arricchimento reci-proco. Bisognerà stare vicini, in allegria, e colla-borare nell’elaborazione di un progetto di vita

insieme26 insieme pastorale giovanile

CAMPI SCUOLA REGIONALI 2005

Sede : Soggiorno Don Bosco Località : Gambarie D’Aspromonte (Reggio Calabria)Indirizzo : via Degli Sci - Tel. : 0965 – 743188

Il Comitato Regionale Sicilia (prenotazioni urgenti al numero telefonico 095.437856) organizzaper i propri tesserati i seguenti campi scuola residenziali:

CAMPO PERIODO SPORTS CATEGORIA ETÀ1° 01 – 07 Luglio Volley - Basket Mini e Propaganda 4ª e 5ª elementare

1ª media 2° 08 – 14 Luglio Volley - Basket Under 14 2ª - 3ª media

Biennio superiore3° 15 – 21 Luglio Calcio - Volley - Basket CAS Anni 10/144° 22 – 25 Luglio Campo Regionale

per Dirigenti e famiglieregolarmente tesserati

5° 26/7 – 2 Agosto Campo Regionale di 1 livelloper aspiranti tecnici, arbitri, animatori PGS per i seguenti sports:Calcio - Volley - Basket - Judo.Per i giovani dai 17 anni in su regolarmente tesseratinel corrente anno sportivo

da realizzare insieme. Non trascurando mai laproposta spirituale, anzi facendo in modo chel’incontro possa essere occasione per insegnareai giovani a pregare e proporre loro pensieri difede, valido stimolo alla riflessione ed all’intro-spezione, che conduce ad un dialogo profondocon sé e con Dio. Aiutandoli inoltre perché viva-no in grazia di Dio, con l’amministrazione dei sa-cramenti della confessione e della comunione,affinché il loro volto sia splendente, dopo esserstato purificato da una buona lavata.

La celebrazione eucaristica domenicale delprimo giorno, animata da suor Rosetta Calì, epresieduta dal delegato regionale don GaetanoUrso, ha costituito un’introduzione al misterodella luce, perché è il Signore la vera luce chevince ogni tenebra della notte; mentre la celebra-zione della parola, lunedì 3 gennaio, ispirata al te-ma della Giornata Mondiale della Gioventù, hadato la possibilità, a quanti volevano, di acco-starsi al Sacramento del Perdono, e ci ha condot-ti a scoprire il mistero del dono, ripercorrendo ilcammino dei Magi sulla scia della Stella ed inda-

gando la simbologia dei doni da loro recati a Ge-sù. La parte tecnica è stata curata dal DirettoreTecnico Regionale prof. Carmelo Pergolizzi e dalprof. Gianni Di Bella, affrontando i seguenti ar-gomenti: obiettivi e metodologie per le attivitàmotorie dei bambini tra 6 e 10 anni; la program-mazione, procedura flessibile che permette l’or-ganizzazione, il controllo e la verifica continuadell’itinerario. “Il docente non trasferisce meraconoscenza o semplici automatismi, ma stimolal’alunno, attraverso una specifica attività pro-grammata, a modificare gradualmente le proprieconoscenze e abilità per acquisire nuove compe-tenze”.

Tanti anche i momenti di allegria e fraterni-tà, con la tradizionale tombola, le belle passeg-giate sulla neve, lo scambio dei doni finale e l’im-mancabile arrivederci, per tutti, nei luoghi o sul-le vie in cui ci sarà dato di trovarci, con grandeimpegno da profondere e tutto l’entusiasmo datrasmettere, per condividere i giorni e comunica-re agli altri la nostra gioia di vivere.

LLuuccaa CCaarruussoo

insieme 27pastorale giovanile insieme

COMITATO REGIONALE

Per il prossimo quadriennio, eletto il 13 febbraio scorso, durante l’Assemblea Regionale Elettiva,svoltasi presso la sede del S. Filippo Neri di Via V. Giuffrida in Catania:

Presidente Lembo Giuseppe Messina

Vicepresidente Messina Domenico Trapani

Tesoriere Cultrera Aldo Catania

Segretaria Raciti Agata Catania

Consiglieri Ferrigno Nuccia Gela

D’Arrigo Giacomo Messina

Lotta Nico Messina

Raineri Renato Palermo

Vasta Ivan Catania

Delegato CNOS d. Urso Gaetano Catania

Delegata CIOFS sr. Calì Rosetta Acireale

Attori del C.G.S. Giuseppe Macrì di Catania-Barriera durante la recita “Un colpo alle... 23” di M. Di Mauro

insieme28 insieme pastorale giovanile

Domenica 23 gennaio si è svolta a San Ca-taldo e Caltanissetta l’annuale FESTA DELTESSERAMENTO.

In mattinata presso una sala incontro del-l’Oratorio Salesiano San Luigi di San Cataldo,nel giorno dell’inaugurazione dei nuovi locali,si sono incontrati circa 80 tesserati al T.G.S.,provenienti da Barcellona, Messina, Modica,Palermo, Catania…

Il saluto di don Filippo Castrovinci e gli in-terventi del Presidente Benedetto Roberto edei Delegati Regionali, sr.Letizia Famulari edon Gaetano Urso, con le comunicazioni rela-tive al tesseramento 2005 e alla programmazio-ne annuale, sia a livello formativo che turistico,hanno preceduto la Celebrazione Eucaristicanella Chiesa dell’Oratorio.

Alle 12.00, accompagnati da un ex allievodell’Oratorio, sono state visitate la Chiesa diS. Giuseppe (1660), con lo stupendo presepedel “Matera” in mostra per concessione delMuseo Pitrè di Palermo e la Chiesa della Ma-trice (risalente al sec. XVII).

Dopo aver pranzato presso l’Istituto Sale-siano “Don Bosco” di Caltanissetta, i Soci delT.G.S. hanno visitato il Museo Mineralogico,

Paleontologico e della Zolfara, guidati dal do-cente referente del Museo stesso, che ha illu-strato la storia e la vita degli operai, spesso mi-norenni, nelle oltre 600 miniere, specialmentedi zolfo, sparse nelle Province di Caltanissetta,Enna e Agrigento. Si sono potuti ammirare imeravigliosi cristalli di zolfo, di sale, di potas-sio (la kainite), gelosamente custoditi nel Mu-seo stesso (oltre 5.000 reperti, ben catalogati).

Al termine della visita giovani e adulti, sod-disfatti, sono ripartiti verso le proprie sedi.

Prossimi Appuntamenti per i Soci :Assemblea Regionale elettiva, che si terrà a

Ragusa il 9-10 aprile.Partecipazione alle Manifestazioni Classi-

che di Siracusa a fine maggio.Festa di fine anno alla Colonia don Bosco

il 19 giugno.Vacanze studio in Inghilterra nel mese di

luglio (rivolgersi a d.Naselli).Vacanze studio a Malta nel mese di luglio

(rivolgersi a R. Benedetto).Vacanze insieme in Portogallo ad agosto

(c/o R. Benedetto o d. Urso).Gita-pellegrinaggio a Lourdes e Barcelona

(c/o sr.Letizia Famulari).

SICILIA – Festa del Tesseramento 2005

insieme 29dalle case salesiane insieme

Alcamo

NNaassccee aadd AAllccaammoo iill CCeennttrroo ssoocciiaallee llaa ««FFiinneessttrraa»»

Riportiamo l’articolo di Giuseppe Maniscalchi pub-blicato dal “Giornale di Sicilia del 30 gennaio 2005

««OOppeerraa SSaalleessiiaannaa DDoonn BBoossccoo»».. VVoolloonnttaarrii ssii ooccccuu--ppaannoo ddii aassssiisstteennzzaa ee iinntteeggrraazziioonnee

ALCAMO. (gm) Il nome del nuovo Centro so-ciale dei salesiani non è stato scelto a caso. Si chia-ma la «Finestra». È proprio una grande finestraguarda verso la città in quest’immobile attiguo al-l’ingresso principale della chiesa delle Anime San-te, dove nella tarda sera di venerdì. in occasionedelta Festa di don Bosco, si è registrato un eventodestinato a migliorare la qualità dei servizi, in unacittà in cui la chiesa svolge un ruolo importante.

Era commosso don Angelo Grasso. direttoredell’Opera salesiana di Alcamo, che assieme ad ungruppo di volontari, ha voluto il centro la «Fine-stra». Un centro di ascolto, accoglienza e integra-zione.

All’iniziativa hanno dato il loro apporto e vipartecipano associazioni che lavorano nel campodel volontariato, ora raccolte attorno a quella «Fi-nestra «che vuole essere un punto di riferimento -dice don Angelo Grasso - per famiglie in crisi. percombattere il disagio giovanile e per 1’integrazionedegli extracomunitari». All’inaugurazione, prece-duta da una solenne cerimonia religiosa, è statopresente anche don Giuseppe Falzone che il 5 ot-tobre del 1958 aprì le porte alla presenza dei sale-siani ad Alcamo. La «Finestra» funzionerà dal mar-tedì al sabato dalle 18 alle 21 secondo le seguentiarticolazioni.

Centro Ascolto: si occuperà del settore dellasolidarietà a delle problematiche sociali. E’ direttoda un insegnante, Nicola Vesco e dal gruppo dellaSan Vincenzo.

AAccccoogglliieennzzaa:: si occuperà delle problematichefamiliari con un’ equipe Diretta da Franco Parrinoe dal Gruppo famiglie don Bosco. Delle problema-tiche giovanile incaricato è Massimo Melodia e ungruppo che opera all’interno della parrocchia.

IImmmmiiggrraattii:: di questo delicato settore si occupe-rà Marianna Patti, che da tempo porta avanti ini-ziative a favore degli extracomunitari e di personeprovenienti dai paesi dell’est d’Europa.

«Tale progetto nasce - dice don Angelo Grasso- da un’idea di tre anni fa quando abbiamo vistodurante d periodo della vendemmia decine di ex-tracomunitari accampati nelle piazze. Abbiamo co-sì realizzato un campo tenda per il periodo dellavendemmia. Con la «Finestra» ci occuperemo del-le famiglie, cosa che fra l’altro già facciamo, con

gravi problemi e del disagio giovanile nello spiritodell’insegnamento di don Bosco a di tante altre at-tività».

La parrocchia Anime Sante, che si trova a Por-ta Trapani, da anni è diventata una fucina di inizia-tive sociali. Sono 8 mila i parrocchiani che fanno ri-ferimento a questa realtà, con oltre 600 ragazzi chefrequentano l’oratorio, diretto da don GiuseppeIlari. Attività sportive, ludiche ma soprattutto spi-rituali impegnano questi ragazzi. Il Gruppo SanVito assiste una quarantine di famiglie, cinquantagli aderenti al Gruppo Maria Ausiliatrice, 70 i coo-peratori salesiani che diffondono il credo di donBosco, più il lavoro del Gruppo famiglie orientato,in particolare, alle coppie che vogliono sposarsi.Ora nasce anche la «Finestra». Un altro fiore al-l’occhiello dei salesiani ai quali sono grati tutti glialcamesi e non soltanto coloro i quali si rivolgeran-no al Centro inaugurato venerdì sera. Tutto funzio-nerà in regime di volontariato grazie alla dedizionedi professionisti, artigiani, studenti, casalinghe cheintendono dedicate il loro tempo libero ad aiutarechi soffre, chi ha problemi familiari e quegli extra-comunitari privi di punti certi di riferimento in cit-tà. La festa di don Bosco che viene celebrata inquesti giorni, non poteva meglio essere coronata.Intanto, sempre per tale festa i calendario del pro-gramma prevede per oggi al-le 9, 10, 10.30, 12 e 18le sante messe. Alle 19 revival di 50 anni di presen-za in città con don Falzone presso il teatro del sa-lesiani. Per domani alle 8,30 la messa, alla 10 mes-sa per le scuole, alle 19 messa solenne (Celebrazio-ne del 50° di sacerdozio di don Giuseppe Falzone,alle 20: Fraternità presso l’oratorio).

GGiiuusseeppppee MMaanniissccaallcchhii

Il Sindaco di Alcamo consegna a don GiuseppeFalzone la targa ricordo per i 50 anni di sacerdozio

insieme30 insieme dalle case salesiane

S. Cataldo

BBuuoonn CCoommpplleeaannnnoo OOrraattoorriioo !!!!!!

In questi giorni stiamo festeggiando i tuoi ot-tanta anni!!! Nel 1924 San Cataldo ebbe ungrande dono: l’Oratorio Salesiano “San Luigi”.Pensare che giusto in quel periodo i salesianiavevano intrapreso una politica di “controllodelle nascite” delle case, ma proprio il RettorMaggiore smentì tale regola, facendo nascere larealtà sancataldese. Infatti don Rinaldi non sep-pe dire di no ai giovani del paesino del centro Si-cilia, che in una sua visita chiesero a gran voceDon Bosco, perché anche loro dovevano averesalve le proprie anime. Ebbene sì! Il 6 dicembrearrivarono i primi salesiani, che ti hanno “messoal mondo” precisamente l’8 dicembre, quandoper la prima volta più di 200 ragazzi si riunirono.Anni di gioie e di dolori, anni in cui hai conqui-stato l’amicizia di tanti ragazzi. Io ho vissuto piùdi un decennio della tua vita, ho visto ben pocodi quello che sei stato e che continui ad essereper la nostra cittadina. Avrai vissuto la follia delsecondo conflitto mondiale e magari proprio ituoi ragazzi andare a combattere per l’Italia,avrai visto i tuoi ragazzi andare via perché co-stretti ad emigrare durante il povero dopo guer-ra, i giovani entrare in oratorio a bordo delle pri-me auto (chi se lo poteva permettere), l’era deicomputer… ma tu sei rimasto sempre lì adaspettare i tuoi ragazzi, attraverso più generazio-ni, cambiati da mille mode e mai stanchi di ve-nirti a trovare. Penso proprio che durante il se-colo passato sei stato un punto di riferimento,una sicurezza per i sancataldesi, che vedevano inte qualcosa di “immortale”da trasmettere da pa-dre in figlio. Però proprio dopo i tuoi settantaanni questa convinzione è stata messa in discus-sione. Abbiamo cominciato a pensare che forsevolevano metterti in pensione. Erano gli annidella chiusura del Fascianella, dove molti ragaz-zi (che venivano anche da fuori San Cataldo)hanno trovato un’educazione, hanno visto in teun padre che molti di loro non avevano e cosìuna parte del tuo corpo ha perso vitalità. Comese non bastasse nello stesso periodo una ferita ti

logorava dall’interno e ti stava mandando infrantumi: la parte più vecchia del tuo corpo,quella che ospitava l’oratorio, stava per esserespaccata in due dai movimenti del sottosuolo.Molti ci siamo chiesti cosa ti stesse succedendo,se stavi mollando, se ci stavi lasciando soli. Alcu-ni provavano ad immaginare un domani senza dite!!! Il vuoto allora diventava enorme, ci riempi-va di tristezza. Giorno dopo giorno si chiudeva-no delle sale che diventavano inutilizzabili, manoi speravamo che non fosse nulla di irrimedia-bile. Però i cuori dei tuoi oratoriani hanno subi-to delle fitte enormi e i loro occhi si sono riem-piti di lacrime (anche se nessuno voleva mostra-re la sua tristezza) quando colpo dopo colpo tihanno buttato giù. Quelli che hanno assistito al-la tua demolizione mi hanno detto che alcuneparti del tuo corpo sono cadute facilmente, co-me stanche di anni e anni di ragazzi che hannocorso, riso scherzato nei tuoi locali, mentre altrehanno resistito e hanno fatto fatica a tirarle giù,come se volessi dimostrare di avere delle forzeresidue, come se non volessi andare via. Io sonoarrivato a lavoro compiuto, a distruzione avve-nuta, forse è stato meglio: non avrei potuto sop-portare vederti sbriciolare colpo dopo colpo. So-no arrivato e ho trovato il deserto: non c’eranopiù le sale dove fare le attività, la direzione al-l’inizio del corridoio, la sala televisione che haresistito alle esultanze di tanti tifosi, il bar in cui

Un momento della festa nel salone-teatro

insieme 31dalle case salesiane insieme

chissà quante volte siamo stati rimproverati daLillo per non avere rispettato la fila, la sala riu-nioni in fondo dove molte volte sono arrivato inritardo, i locali dell’asilo da cui potevi vedere,dall’interno, la roccia su cui ti erigevi (c’era chidiceva che in passato esistevano dei cunicoli, maforse è leggenda), l’anfiteatro in cui abbiamopassato momenti indimenticabili di grest e supe-restor… tutti questi ricordi erano andati in pol-vere e noi lì increduli!!! Anche se forse non locapivamo, erano rimaste le cose più importanti:gli occhi di Don Bosco che hanno continuato avegliare su di te, la tua anima dentro la chiesa ri-masta in piedi anche se barcollante, il cuore deisalesiani che ti hanno sorretto quando il tuo bat-tito è diventato debole, le tue braccia (nei corti-li, nel teatro e nella San Luigi) per continuare asopravvivere e le tue mani (noi oratoriani) chehanno continuato ad operare anche se in condi-zioni difficili. In quegli anni ti abbiamo trattatocon estrema cura, ad esempio riscaldandoti du-rante gli inverni, portando a spasso stufe su e giùper le scale. Ci siamo affidati durante le nostrepreghiere a Don Bosco perché continuassimo afare parte del suo sogno e a Maria, perché a Leinulla è impossibile. Abbiamo riposto il tuo e ilnostro futuro nelle mani della Provvidenza, checome sempre si è servita dell’uomo per realizza-re i suoi piani: segni sono stati la generosità deisancataldesi e la fiducia dell’Ispettoria. Giornodopo giorno, mese dopo mese, anno dopo annoti sei ripreso, sei guarito!!! Sei diventato più for-te, il tuo corpo ha ripreso nuovo vigore in unanuova struttura che sembra un miracolo ai nostriocchi. Hai un corpo robusto con qualche capel-lo bianco: i vecchi cortili, il teatro… quel qualco-sa che ha creato il legame col passato. La tuachiesa è diventata più bella e ora non c’è bisognodi fare il percorso guidato per evitare le matto-nelle tremolanti. Lillo continua ad avere 10000chiavi, forse non avrà buttato le vecchie!!! Uncancello è rimasto tale e quale, mentre un altro ècompletamente nuovo, ma la nostra porticinacontinua ad esistere!!!! L’anno scorso ti è venu-to a trovare Domenico Savio: don Bosco ha man-dato uno dei suoi figli prediletti per dirci chenon vai in pensione, che ci vuoi fare il nuovo go-verno ha deciso così!!! A me piace immaginareche ogni oratoriano sia una pietra della tua casa:

molte sono andate via con la vecchia struttura,sono quei ragazzi che hai cullato nei primi ottan-ta anni della tua vita, altri sono i mattoni dellanuova struttura il tuo futuro. Io sono un matto-ne di quelli che sono rimasti a legare ieri e doma-ni!!!! Buon Compleanno!!! Con Don Bosco,per i giovani…

GGiiaannddoommeenniiccoo CCaallàà

Ci sono molti modi di intendere l’Oratorio.Quello più semplice è di pensare ad una cap-

pella, ad un teatro con un insieme di stanze e dicortili atti a far incontrare i giovani per farli di-strarre e giocare.

Per don Bosco l’Oratorio non è solo cappel-la o chiesa, nemmeno con l’aggiunta collateraledi qualche locale per il catechismo e di qualchecortile per il gioco.

L’Oratorio che Egli sogna e che realizza è piùprofondo e complesso, è addirittura un “sistemasolare”, un “corpo tentacolare” d’imprese spiri-tuali, sociali, educative messe a disposizione deigiovani ma allo scopo di trasformare al meglio eradicalmente la società tramite la persona: l’uo-mo “cittadino”, l’uomo “cristiano”.

Condivido pienamente lo spirito di don Bo-sco ma, contemporaneamente, sono lieto di po-ter partecipare all’inaugurazione di questo nuo-vo complesso edilizio.

Una nuova struttura, a distanza d’ottanta an-ni dall’arrivo dei salesiani a San Cataldo, può so-lo rendere felici tutti i sancataldesi.

L’Oratorio è forse più attuale oggi che ottan-ta anni fa, viste le condizioni in cui vivono tantiragazzi e giovani della nostra città e dei nostripaesi: essi hanno bisogno di incontrare donne e

Il plastico del nuovo oratorio

insieme32 insieme dalle case salesiane

uomini capaci di camminare al loro fianco, ap-plicando lo stile educativo salesiano fino infondo.

Il 28 marzo 1999, presso l’Aula Consiliaredel Comune di San Cataldo, tra il vocio festantee i cori spontanei dei giovani e meno giovani, laBanca Popolare Sant’Angelo donava alla Fami-glia Salesiana tutta l’area del vecchio Oratorio.

Tra il vocio festante, a tratti, qua e là, affiora-va la preoccupazione per la ricerca dei capitalinecessari per la ristrutturazione.

Sono passati circa sei anni ed oggi siamo quifestanti attorno a questi locali già pieni di ragaz-zi che interpretano correttamente lo spirito “ora-toriano” di don Bosco; esattamente come hannofatto migliaia di sancataldesi negli ultimi ottantaanni.

Evidentemente e come sempre, ha avuto ra-gione don Bosco che diceva: “Io non faccio unachiesa soltanto: faccio un centro di lavoro con inmezzo la chiesa; e nessuno può rifiutarmi i soldidi cui dispone oltre il necessario, per la salvezzadei lavoratori di domani e per la garanzia dellasocietà futura.

Noi abbiamo il dovere di formare cittadinionorati e cristiani esemplari, e i giovani hannoquesto diritto da noi...”.

Viva Don Bosco!RRaaiimmoonnddoo TToorrrreeggrroossssaa

Sindaco di San Cataldo

Carissimi amici dell’Oratorio,finalmente dopo tante cerimonie commemo-

rative, belle e cariche di storia e di vita, il 23 gen-naio il nuovo oratorio riceve una ‘solenne’ bene-dizione. Solenne perchè ogni benedizione vieneda Dio, solenne per la partecipazione delle auto-rità ecclesiali, salesiane e civili, solenne per la vi-ta nuova che da esso deve irradiarsi come Gesùci chiede per essere suoi veri discepoli: siate salee luce del mondo! L’augurio più bello che possofare è quello di essere segno di luce e vita in unasocietà che alle volte sembra smarrita nelle sueradici e nei suoi valori profondi. Invece ho coltonei mesi precedenti l’ancoraggio profondo deiSancataldesi alle radici cristiane e salesiane e in-sieme il desiderio che tutto si rinnovi per un pre-sente che, ricco di memoria, sia carico di profe-zia del futuro. Ogni volta che vengo da voi sentol’elogio per il lavoro che si fa ma anche il deside-

rio di una più ricca presenza di salesiani. Questosarebbe il mio più profondo desiderio e speroche possa realizzarsi. Intanto occorre procederesu alcune piste percorribili che vi traccio inbreve:

– Una più profonda sinergia come famigliasalesiana: Salesiani, Suore, Ex Allievi, Coopera-tori, Volontarie, Amici di Don Bosco, le realtàvarie della Chiesa locale, possono convergerenell’oratorio S. Luigi come l’Oratorio di San Ca-taldo. E non è principio che sta nell’aria ma co-mincia a prendere corpo ai livelli più alti di re-sponsabilità tra i rami della F.S.

– Una scommessa formativa da accettare: so-lo formando i formatori l’Oratorio ha futuro;questo è l’assoluto primo impegno per tutti:puntare sulla qualità.

– Una corresponsabilità sempre più ampia euna vera fiducia nel protagonismo giovanile purse orientato e organizzato.

– La capacità di inclusione nella vita del-l’Oratorio di quella realtà di ragazzi e giovaniche vive ormai ai margini della Chiesa e della so-cietà: quella zona grigia che attende luce e acco-glienza come seppe fare Don Bosco e come oggidevono fare i figli di Don Bosco.

– La maturazione di vere vocazioni cristianeper tutti gli ambiti ecclesiali: dalla famiglia, al la-voro, alla consacrazione totale di sé per farsi do-no, al sacerdozio ministeriale, alla sequela di Cri-sto nel grande fiume della famiglia di Don Bo-sco...

E ditemi se è poco. Forza, avanti tutta: conMaria SS. che ci sorride e aiuta perchè Mammadi Dio e nostra.

ddoonn LLuuiiggii PPeerrrreelllliiIspettore dei Salesiani di Sicilia

Saluto dell’Ispettore

insieme 33dalle case salesiane insieme

Barcellona

IIll ddiissttiinnttiivvoo dd’’oorroo aall ddootttt.. LLuuiiggii CCooppppoolliinnoo

Domenica, 6 aprile, in occasione del Conve-gno annuale degli Exallievi dell’Oratorio Salesia-no di Barcellona, è stato conferito dalla Federa-zione Mondiale Exallievi il distintivo d’oro aldott. Luigi Coppolino.

Nella Chiesa gremita da Exallievi salesiani efamiliari, il distintivo è stato consegnato dal Vi-cario del Rettor Maggiore della CongregazioneSalesiana, don Adriano Bregolin, presenti il dott.Francesco Muceo, presidente della FederazioneMondiale Exallievi e il dott. Ninì Cubeta, delConsiglio della stessa federazione.

Sono stati messi in rilievo le motivazioni del-l’assegnazione: la testimonianza costante degliinsegnamenti di don Bosco nella vita, nella socie-tà e nella sua lunga professione di medico-chi-rurgo per 40 anni nell’Ospedale Cutroni-Zoddadella città di Barcellona nel reparto anestesia erianimazione, di cui fu primario per oltre 30 an-ni. Dal 1975 al 1988 ebbe per tre volte l’incaricodi Direttore Sanitario e a seguire il coordinamen-to sanitario dell’USL 45. Tutti ricordano la suagrande competenza professionale, la sua signori-lità e la piena disponibilità a costo di qualsiasi sa-crificio.

Il secondo motivo dell’assegnazione è, comeha detto il Direttore della casa, don Angelo Ca-labrò, “per il suo perenne impegno nell’OratorioSalesiano, divenuta la sua seconda casa a cui hadedicato gran parte della sua vita”.

A 25 anni è già presidente dell’Associazioneoratoriana degli Effetivi di Azione Cattolica.

Per due volte, nel 1964 e nel 1990, è statoeletto Presidente dell’Unione Exallievi; organiz-zatore e regista della filodrammatica degli Exal-lievi a cui, nel concorso organizzato dalla Dioce-si a raggio provinciale nel 1957, vengono asse-gnate la coppa d’argento come 1° premio e lamedaglia come migliore regista.

Ha profuso nell’Oratorio anche la sua operadi squisito artista: scenografie, pittura, collabo-razione con la “Savio Arte”, restauratore dellestatue che vi sono nella Chiesa e nella Casa sale-siana …

Alla gioia del Distintivo d’oro si è unita quel-la del ricordo degli 80 anni di Presenza Salesianaa Barcellona, che ha formato schiere di giovanicivilmente e religiosamente.

ddoonn RRaaiimmoonnddoo CCaallccaaggnnoo

Concelebrazione presieduta da don Adriano Bregolin

Convegno annuale exallievi dell’oratorio salesiano

UUnnaa ssttrraaddaa ddii BBaarrcceelllloonnaaddeeddiiccaattaa aa DDoonn RRiizzzzoo

Una strada, una delle vie adiacenti al Pa-laCultura “Bartolo Cattafi”, è stata intitolataa Barcellona alla memoria di don Tullio Riz-zo, salesiano, benemerito della scuola catto-lica e medaglia d’oro al valore civile per aversalvato durante la guerra la vita ad alcuniprigionieri.

La cerimonia si è svolta alla presenza delsindaco Candeloro Nania, dell’assessore Do-menico Scolaro e dei nipoti di don Tullio, ilnoto giornalista Melo Freni e la sorella Giu-seppina, insieme al marito Giovanni Fugaz-zotto.

insieme34 insieme dalle case salesiane

BBaarrcceelllloonnaa iinn ffeessttaa ppeerr ggllii 8800 aannnniiddeellllaa pprreesseennzzaa ssaalleessiiaannaa nneellllaa cciittttàà

Il ricordo della presenza salesiana a Barcello-na è stato caratterizzato da diversi momenti si-gnificativi.

Ne ricordiamo i principali:Il vicario del Rettor Maggiore don Adriano

Bregolin nei giorni 3,4,5 e 6 marzo ha predicatogli esercizi spirituali in preparazione alla Pasquainvitando a meditare sul senso della salvezza cheCristo Gesù è venuto a realizzare col la sua pre-senza, la sua morte e risurrezione. Percorrendol’esperienza di don Bosco, ha proposto, a con-clusione degli esercizi spirituali, la via della san-tità che è la via della felicità aspirando alle realiz-zazione più vere e profonde che trasformano ilnostro vivere normale in straordinario, in eroi-smo, superando l’esaltazione dell’individualità,nell’adesione sempre più vera alla Chiesa, conun senso di appartenenza sempre più concreto aportata di ragazzi, giovani e adulti. Il modo sem-plice e chiaro dell’esposizione, il tono pacato esereno e la profondità delle sue meditazioni,hanno creato un bel clima di preghiera e di ri-flessione.

Sempre la presenza di don Breglin ha anima-to anche l’importante convegno degli exallievidell’Oratorio. Dopo il saluto del direttore dellacasa don Angelo Calabrò, il saluto del VicarioForaneo P. Tindaro Iannello a nome della Chie-sa di Barcellona e la relazione del presidente del-l’Unione, Don Adriano ha trattato il tema sul-l’essere exallievi nella Chiesa e nella società oggicon l’impegno della testimonianza per presenta-re il volto giovane della Chiesa al mondo cheguarda e sta in attesa di profeti e testimoni del-l’amore,

Gli interventi dell’Ing. Francesco Muceo,presidente mondiale degli exallievi, dell’ing.Giovanni Costanza, presidente regionale degliexalievi, di don Enzo Giammello, delegato ispet-toriale e del prof. Ninì Cubeta, tesoriere confe-derale, hanno arricchito la riflessione e invitatoad un impegno concreto.

Ha concluso il direttore della casa presentan-do il Progetto Educativo Pastorale dell’OratorioSalesiano di Barcellona, distribuito a tutti, nel-l’edizione riveduta ma organicamente aderente a

quello già formulato dieci anni fa.Particolarmente intenso, durante la celebra-

zione eucaristica, è stato il momento della conse-gna del «distintivo d’oro», prestigioso premioistituito dalla Federazione mondiale exallievi sa-lesiani, al Dott. Luigi Coppolino e della targa aMariano Genovese che per l’occasione erano cir-condati da ben 150 exallievi. Gran festa anche alpranzo sociale in un clima di gioia e di familiari-tà allietato dai canti di un piano bar adatto a per-sone mature.

Nel pomeriggio dell’intensa giornata il presi-de dell’Istituto Teologico “S. Tommaso”, donGiuseppe Ruta ha tracciato una breve comme-morazione degli 80 anni dell’Oratorio ricalcandoalcuni aspetti della cronaca della casa dei primianni. Le parole di don Angelo Calabrò hannoentusiasmato i presenti a sentirsi legati all’Orato-rio che ha alle spalle tutta una realtà solida cheparte da Don Bosco e dal suo amore per i gio-vani.

Le celebrazioni come da antica tradizione sa-lesiana sono state concluse da una recita. Perl’occasione è stata scelta la commedia in un attodell’Exallievo Mons. Francesco Pennini: “UMissionariu”.

ddoonn FFeelliiccee BBoonnggiioorrnnoo

Don Adriano Bregolinconsegna il distintivo d’oro di exallievo salesianoal dott. Luigi Coppolino – Barcellona

insieme 35

Dopo il precedenteConvegno di Pergusa(30-31 gennaio 2004),l’Istituto Teologico “S.Tommaso” è stato lietodi ospitare per il 28–29gennaio 2005 il Conve-gno dei Docenti deiCentri teologici di Sici-lia, sul tema LLee iissttiittuu--zziioonnii tteeoollooggiicchhee iinn IIttaa--lliiaa:: nnuuoovvaa mmaappppaa,, rriioorr--ddiinnoo ee pprroossppeettttiivvee. Almeeting hanno parteci-pato circa quaranta do-centi provenienti dallaFacoltà Teologica di Si-cilia (Palermo), delloStudio S. Paolo (Cata-nia) con in testa i presi-di Mons. A. Raspanti,Mons. G. Zito e non pochi professori del nostroIstituto. Lo scopo dell’incontro è stato quello diriflettere sulle prospettive delle istituzioni teolo-giche in Italia sia sul versante della ridefinizioneinterna, sia sul rapporto con le università statali.I due punti nevralgici, trattati dalle relazioni edagli interventi in assemblea, sono stati: il riferi-mento alla Riforma universitaria in atto in Italia,nel più ampio contesto europeo, ed il delicatorapporto tra Facoltà teologiche e Istituti Supe-riori di Scienze Religiose.

Il 28 gennaio, pomeriggio, memoria liturgicadi San Tommaso d’Aquino, presso la Sala di let-tura della Biblioteca, dopo il saluto di Don Calo-gero Montanti, Direttore della Comunità salesia-na ospitante, il Preside, don Giuseppe Ruta, haintrodotto i lavori. La prima relazione Le pro-spettive delle istituzioni teologiche a partire dagliultimi sviluppi in Italia e nel nuovo contesto euro-peo. Quale modello di riordino? è stata tenuta daMons. Nunzio Galantino, Professore di Antro-

pologia filosofica presso la Facoltà Telogica del-l’Italia Meridionale (Napoli) e membro del Co-mitato per gli Studi Superiori di Teologia e diReligione Cattolica della CEI. Il 29 gennaio,mattino, la seconda relazione Le sollecitazionidella riforma universitaria alla riconfigurazionedelle Facoltà e degli Istituti teologici. Quali appor-ti significativi ed utili? è stata svolta da don Gu-glielmo Malizia, Professore Ordinario di Socio-logia dell’Educazione presso l’Università Ponti-ficia Salesiana di Roma, competente studioso deiproblemi della scuola, della formazione profes-sionale e dell’università. Al momento frontale edi immersione nel tema attraverso le due relazio-ni, ha fatto seguito un momento più partecipati-vo, con gli interventi incrociati dei partecipanti.

Il dopo-cena del 28 è stato animato dai proff.F. Bongiorno e S. Mangiameli con la proiezionedel film di K. Kieslowski, Decalogo 2. Non nomi-nare il nome di Dio invano (1990), seguito da in-tenso e partecipato dibattito. Il mattino del 29

Messina - S. Tommaso

CCoonnvveeggnnoo ddeeii DDoocceennttii ddeeii CCeennttrrii TTeeoollooggiiccii ddii SSiicciilliiaa aall SSaann TToommmmaassoo ddii MMeessssiinnaa

insieme36

gennaio, prima della ripresa dei lavori, è stata of-ferta la possibilità di conoscere e visitare il Cen-tro teologico che ha ospitato l’incontro. Sotto laguida dell’amministratore, don Emilio ArmandoLo Paro, sono state anche visitate la nuova SalaConferenze e la nuova Biblioteca, in via di ulti-mazione.

Il clima è stato accogliente e proficuo per lerelazioni e il confronto tra i Docenti dei CentriTeologici, con quella dialettica che sempre con-traddistingue incontri di questo tipo. L’ospitalitàofferta è stata particolarmente gradita ed apprez-zata sia a livello di ambienti, sia a livello di refe-zione, sia per il servizio attento e premuroso deiconfratelli giovani (e meno giovani) del S. Tom-maso. La segreteria del Convegno, coordinata dadon Giuseppe Cassaro, è stata all’altezza delcompito ed efficiente.

Tutto è bene quel che finisce bene, ma si spe-ra in ulteriori possibilità di confronto e di colla-borazione per la promozione di una “teologiache serve” anche in Sicilia.

DDoonn GGiiuusseeppppee RRuuttaaPreside del “S. Tommaso”

insieme 37dalle case salesiane insieme

Messina - S. Tommaso

LLoo ssttuuppoorreeppeerr llaa ssaannttiittàà ssaalleessiiaannaa

Il dipinto raffiguranteDon Bosco e i santi salesia-ni, esposto nella Cappelladella Comunità SalesianaS. Tommaso di Messina èdono di S. E. Mons. Caloge-ro La Piana. In occasionedella ristrutturazione dellaCappella nel settembre-ot-tobre 2002, egli, alloraIspettore, aveva espresso ildesiderio di contribuire aldecoro del luogo sacro,punto di convergenza e di irradiazione della Co-munità formativa. A tale scopo è stata commis-sionata al giovane artista catanese, GiuseppeGiuffrida, una tela, assegnando il tema salesiano,ma lasciando a lui libertà di espressione e di sti-le. Sempre alla ricerca di un consolidamento sti-listico e con forti inclinazioni al classico, il Giuf-frida, dopo vari bozzetti, ha voluto raffigurare lameraviglia e lo stupore di Don Bosco per i fruttidi santità fioriti nella grande famiglia salesiana.

L’origine del carisma è rappresentata simbo-licamente a sinistra dalla figura del pastorello,presa di spalle e in contorsione. Richiama simul-taneamente l’infanzia del santo dei giovani el’icona del buon pastore. Il lupo e l’agnello a si-nistra e a destra della figura giovanile è un pale-se rimando al sogno dei nove anni, ma anche al-la profezia messianica di Isaia che vede in futuro«il lupo pascolare con l’agnello» (cfr. Is 11,6;65,25). Non è escluso anche un richiamo al canegrigio che tante volte salvò la vita al santo. DonBosco con le braccia aperte, in segno di benedi-zione a Dio per quanto ha operato e di acco-glienza per i suoi figli, va incontro ai santi rico-nosciuti dalla Chiesa o in via di riconoscimento,ma anche a giovani di ogni razza e colore, invita-ti tutti a prendere parte all’unico progetto di san-tità. Insieme a Maria Mazzarello, Domenico Sa-vio, Laura Vicuña, ai protomartiri Luigi Versigliae Callisto Caravario, c’è anche Mamma Marghe-

rita, che fa da inclusione con il giovane pastore,chiudendo così il gruppo, nel contesto del mon-do giovanile rappresentato da ragazzi in primopiano e ritratti in lontananza.

Un richiamo mariano e carismatico, ricono-scibile alle spalle di Don Bosco, in trasparenza, èla Basilica di Maria Ausiliatrice, la Chiesa madredei salesiani, la dimora di Maria da cui continuaa diffondere la sua gloria, all’ombra della quale sitrova il primo oratorio di Valdocco, cresciuto esviluppatosi sotto il manto dell’Ausiliatrice.

I vari motivi, non ultimo, la figura raccolta econtemplativa di Domenico Savio, vestito dibianco con la fascia rossa, che coniuga insieme ilmotivo apocalittico dei discepoli che seguonol’Agnello «dovunque Egli vada» (Ap 14,4) e ilsogno avuto da Don Bosco dopo la morte del Sa-vio, si congiungono insieme in una prospettiva disperanza che guarda serenamente il futuro. Ogniombra di ingenuità è però dissolta dalle rose dis-seminate nel terreno: è un forte rimando al reali-smo della vita salesiana che appare facile ma chenasconde difficoltà invisibili, come ammonisce ilrinomato sogno del pergolato di rose.

Il quadro, pervenuto in occasione della festadi S. Francesco di Sales (24 gennaio 2005), è po-sto sulla parete di fondo della Cappella, un ri-chiamo continuo per chi ha incontrato Gesù Cri-sto nella comunità a realizzare nella propria vital’originario e originale progetto di santità.

insieme38 insieme dalle case salesiane

9-13 gennaio 2005

Visita pastorale a Maria Ausiliatrice e S. An-tonio di Modica Alta: riconfermati la gioia e l’im-pegno missionario di don Bosco “Maria Ausilia-trice” e “S. Antonio di Padova” a Modica, dueparrocchie affidate alla cura dei Salesiani – cheda quasi un secolo hanno seminato a Modica ilseme del Vangelo col carisma di Don Bosco –due parrocchie ove il Vescovo negli oltre quattrogiorni intensi di visita pastorale, ha trovato unaintera attività oratoriana a favore dei ragazzi edei giovani, ma anche un’intensa vita pastorale aservizio degli adulti nella ricchezza e varietà digruppi armonicamente uniti tra di loro – dal-l’Azione Cattolica al gruppo famiglie, dagli ex-allievi all’Apostolato della preghiera, dal Rinno-vamento nello Spirito al Cammino neocatecume-nale – oltre al maturo gruppo dei catechisti e aquello nutrito dei “missionari laici” (scaturitidalla missione popolare diocesana) animatori dinumerosi “Centri di ascolto della Parola di Dio”.E, ancora il fervoroso gruppo dei Ministri straor-dinari della Santa Comunione e quello degli ani-matori del servizio della carità. Il tutto ben coor-dinato dai due Consigli Pastorali Parrocchiali edallo zelo apostolico, oltre dei due Parroci (DonFrancesco Raneri e Don Gino Tirrito) di altri tresacerdoti salesiani…

Da: la Vita diocesana, quindicinale dellaDiocesi di Noto. Noto, 23 gennaio 2005 - N. 2.

Modica

““CCii hhaa aassccoollttaattoo ee sspprroonnaattoo””

insieme 39dalle case salesiane insieme

Catania - S. Francesco di Sales

Catania, 12.01.2005

FFoorruumm ssuull ddiiaallooggoo iinntteerrccuullttuurraallee::““AAllllaa rriicceerrccaa ddeellll’’aallttrroo//aallttrroo

Si è concluso ieri presso il teatro “Don Bo-sco” di Catania il Forum per studenti e inse-gnanti delle scuole superiori, organizzato dal-l’Istituto Salesiano “S. Francesco di Sales” – Li-ceo classico e scientifico “Don Bosco” - che haavuto come tema: Alla ricerca dell’Altro/altro.Forum sul dialogo interculturale.

L’iniziativa, che già negli anni scorsi avevaavuto un’ottima risposta di pubblico studente-sco, si è svolta il 10 e l’11 gennaio ed anche inquesta edizione non sono mancati l’interesse e lapartecipazione.

Il Forum si è inserito pienamente in un cam-mino di educazione alla ricerca/scoperta dell’al-tro sia con l’A maiuscola che con l’a minuscola,che l’Istituto Salesiano ha scelto quest’anno co-me tematica trasversale a tutte le discipline e cheha trovato nel messaggio del Santo Padre per laGiornata Mondiale della Gioventù di Colonia2005 (Siamo venuti per adorarlo) uno “strumen-to didattico” e pastorale di grande rilevanza e disostegno per la scelta fatta all’inizio dell’annoscolastico.

Chi crede nell’educazione a 360° ed operacon tradizione più che centenaria in questo cam-po come i Salesiani, conosce quanto sia impor-tante l’azione della scuola nella formazione dellecoscienze oltre che di un bagaglio culturale.

Il Forum si è concentrato soprattutto sulrapporto tra Cristianesimo e Islam offrendo agliintervenuti la possibilità di conoscere, approfon-dire e dibattere su un tema tanto attuale e vicino,ma spesso noto solo per alcuni aspetti e quasisempre negativi o stereotipati.

Durante la mattinata iniziale, dopo l’introdu-zione ai lavori del Prof. Don Paolo Cicala (Presi-de del Liceo “Don Bosco” e promotore delle va-rie edizioni del Forum), il saluto del Direttore

dell’Istituto S. Francesco di Sales Prof. Don Pao-lo Caltabiano, del Superiore dei Salesiani di Sici-lia Don Luigi Perrelli, del Dott. Gesualdo Cam-po (Assessore provinciale alle Politiche Cultura-li) e della Dott.ssa Daniela Palano (Presidentedel Consiglio di Istituto), si è entrati nel vivo del-l’argomento attraverso quattro laboratori guida-ti da esperti di fede islamica e cattolica: L’Islame la donna (Imam della moschea di Via Serraval-le a Catania); Il Corano e la guerra santa (Dott.Francesco Barone, ricercatore medievista del-l’Università di Firenze); L’arte araba in Sicilia(Docenti di Storia dell’Arte dell’Istituto); Islam eCristianesimo (Padre Giovanni Ladiana, gesuitaper diversi anni responsabile del Centro Astallidi Catania per l’accoglienza e il sostegno degliimmigrati).

Grazie a questa modalità dinamica gli stu-denti hanno potuto, in piccoli gruppi, affrontarei quattro argomenti sotto l’aspetto teorico, conun metodo di ricerca a partire dai testi sacri del-le due religioni, dall’esperienza dei relatori e an-che con l’ausilio delle immagini. Hanno avuto,dunque, l’opportunità di guardare l’Islam sottoun aspetto più “scientifico”, di andare oltre lecronache di guerra e le sollecitazioni frequente-mente a senso unico dei mass media quando siparla di arabi e musulmani.

Il preside don Paolo Cicalae l’assessore Gesualdo Campo

insieme40 insieme dalle case salesiane

Ciò ha aiutato a vede-re diversamente anche ilmodo di vivere la propriafede e questo è il risultatopositivo di un confrontochiaro, aperto e sereno eche davvero può dirsi in-terculturale e interreli-gioso.

Niente è stato lasciatoal caso ed anche la pausapranzo è stata un’immer-sione nella cucina tipicacaratterizzata dalla degu-stazione di alcuni piattidel mondo arabo-musul-mano.

Nel pomeriggio è sta-to proiettato il film afgano“OSAMA” (gennaio 2004) di Siddiq Barman - acui ha fatto seguito un dibattito - che è la storiadi una ragazzina che si traveste da maschio,prendendo il nome Osama, per superare i divie-ti del regime talebano. Non una favola, né unastoria a lieto fine, anzi una denuncia della perdi-ta della libertà personale e della forzata sottomis-sione a chi ha fatto della religione un pretestoper dominare e per imporsi con la violenza eforza.

Con il bagaglio di idee raccolte nei laborato-ri gli studenti hanno notato, non senza entrare inuna crisi positiva e propositiva, quanto siano di-stanti i comportamenti, le leggi e le scelte degliuomini in parte del mondo arabo, per lo piùquello integralista, dai veri precetti del Corano;cioè di come l’uomo usi e abusi della religioneper i propri fini personali, politici ed economicia scapito soprattutto di donne e bambini.

L’11 gennaio ha avuto come tema “L’altro…mio fratello” ed è stata una mattinata dedicataalle testimonianze di coeducazione e di acco-glienza dell’altro attraverso l’ascolto dell’espe-rienza di giovani come Sarah di Livorno la cui fa-miglia, cattolica praticante, da diversi anni haadottato un ragazzo musulmano del popolo Sa-harawi; di Rabeb, essa stessa Saharawi, accolta in

Italia da un’altra famiglia di Livorno; di Natalie,giovane studentessa di padre eritreo e musulma-no, che ha scelto di frequentare la scuola cattoli-ca delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Catania.

Così dalla teoria si è passati alla vita vera evissuta, al quotidiano incontro con l’altro che èun continuo mettersi in gioco, scommettersi avolte perdendo qualcosa di sé, senza cancellarela propria identità, per avvicinarsi reciproca-mente a chi è “diverso” da noi.

Non è stato il racconto di qualche buonaazione né il panegirico dell’una o l’altra religioneo cultura, quanto il rendersi conto per mezzo difatti tangibili dei limiti e delle ricchezze del dia-logo interculturale e interreligioso.

Dopo i lavori di gruppo per far sintesi delletante cose ascoltate, a conclusione dei lavori,Don Paolo Cicala ha sottolineato che l’esperien-za vissuta si pone non come punto di arrivo, macome rilancio di una riflessione sul tema, che an-drà scandita tutti i giorni nelle classi e nei mo-menti comuni sia attraverso lo studio delle disci-pline che attraverso incontri e dibattiti con testi-moni o esperti, fermo restando che il migliorbanco di prova sarà sempre la vita di tutti igiorni.

PPrrooff.. MMaarrccoo PPaappppaallaarrddoo

Il sig. Ispettore don Luigi Perrelli tra gli ospiti

insieme 41dalle case salesiane insieme

Palermo - Ranchibile

II pprrooffeessssiioonniissttii ddeellll’’iissttrruuzziioonnee

Don Bosco Ranchibile. Se l’educazione è un’arte e necessita di in-tuito è pur vero che va coltivata e illuminata da riferimenti culturali,umani e spirituali. Se questi poi vengono tramandati da una tradizio-ne significativa, che ha portato buoni frutti, gli educatori dispongo-no. di un patrimonio che li aiuta nel loro compito.

L’opera salesiana è appunto testimonianza viva di una tradizionericca di frutti che risale a Don Bosco. II santo dei giovani ha lasciatouna saggezza pedagogica caratterizzata anzitutto dall’accoglienza.Don Bosco voleva che ogni sua Opera fosse una “Casa che accoglie”.Il giovane viene accolto per quello che è, senza pregiudizi, facendo le-va sul suo desiderio di esprimere al meglio la sua personalità. In talmodo, sentendosi benvoluto, rivela le sue doti rispondendo alle sol-lecitazioni degli educatori. In tutto questo gioca un ruolo essenzialela relazione tra questi e l’educando. Colui che segue il ragazzo nellasua crescita deve dimostrare nei suoi confronti attenzione amichevo-le. Questo provoca la risposta positiva del ragazzo che ricambia la fa-tica dell’educatore collaborando nel dialogo.

Secondo Don Bosco le colonne portanti della relazione educativasono ragione, religione, amorevolezza.

Nella sua sapienza pedagogica il santo sapeva che i giovani vannoconvinti del bene, non plagiati. Anche quando vengono proposti lo-ro impegni esigenti, questi devono essere motivati, presentati nella lo-ro ragionevolezza. I giovani comprendono quando ciò che viene pro-posto loro, anche se faticoso, è ispirato al loro bene, e proposto perla loro maturazione, purché vengano presentate le motivazioni giuste.

Tali motivazioni affondano le loro radici nella spiritualità cristia-na. Don Bosco è un educatore cristiano, ossia ispirato dal Vangelo.Gli atteggiamenti di accoglienza, di assistenza amorevole, di vicinan-za paterna sono evangelici. L’icona tipica della pedagogia salesiana èil Buon Pastore, che dona la vita per i suoi e attrae con la mitezza e ildono di se. L’affabilità e la generosità di Don Bosco divengono per igiovani il segno che Dio li ama, si prende cura di loro. Il Santo dice-va: “Non basta che i giovani siano amati, occorre che sappiano di es-sere amati”. Essi devono accorgersi che quanto si propone loro, an-che quando li si corregge, è per loro, per il loro bene, perché li si ama.Oggi tanti propongono offerte educative allettanti, magari efficienti,ma senza questo elemento che è insieme affettivo e conoscitivo dellapersonalità dell’allievo, qualunque proposta educativa è monca, per-ché manca di una dimensione relazionale che è essenziale in quantogenera fiducia. Don Bosco scriveva: “Occorre abbattere la fatale bar-

insieme42 insieme dalle case salesiane

riera di diffidenza tra edu-catori e allievi”, diffidenzache oggi sembra essere di-ventata un muro insor-montabile. I giovani oggisembrano non fidarsi piùdegli adulti, e tante voltepare che abbiano ragione.La scommessa salesiana èquella di sostituire al cli-ma di diffidenza imperan-te, un clima di fiducia re-ciproca, non ingenua maesigente, impegnativa pertutti i protagonisti del dia-logo educativo, ragazzi eadulti, perché presuppo-ne persone affidabili.

Tale scommessa vieneassunta dalle opere salesiane operanti nel territo-rio, ciascuna nel loro campo specifico, scuola,centro giovanile, centro di formazione professio-nale, parrocchia. Esse sono pertanto il luogo do-ve ci si sforza di realizzare il carisma di Don Bo-sco, divenendo per questo motivo di speranzaper i giovani e per la società di cui saranno re-sponsabili.

“Formare buoni cristiani e onesti cittadini” èl’obiettivo fondamentale dell’Istituto comprensi-vo Santa Maria Mazzarello che ha sede in viaEvangelista Di Blasi 86. Esso è gestito dalle Fi-glie di Maria Ausiliatrice che, in collaborazionecon docenti laici, sono impegnate nella forma-zione integrale di giovani, attraverso la riattualiz-zazione del “Sistema preventivo”, mirabile intui-zione pedagogica di Don Bosco.

Anima di questo sistema è “l’amorevolezza”,l’attenzione alla “persona”, che consente aglieducatori di entrare nel cuore dei ragazzi che,sentendosi amati, amano e si lasciano guidare eorientare fin dalla più tenera età, in un camminodi crescita che li renderà capaci di scegliere inmodo consapevole e responsabile e di elaboraregradualmente un progetto di vita che consentiràloro di inserirsi nella società di domani comeportatori di messaggi rilevanti.

I genitori, membri della comunità educativa,ma soprattutto “titolari del diritto di educare i fi-gli”, vengono coinvolti nel loro cammino di cre-scita con momenti comunitari, di formazione, di“scuola aperta”.

Il personale che opera nell’istituto si impe-gna nella realizzazione di un clima accogliente esereno all’interno del quale si collabora, ci si so-stiene, si condivide tutto come in una grande fa-miglia.

La scuola propone l’insegnamento della lin-gua inglese e di attività motorie, già nella scuoladell’“infanzia”; inglese, informatica, attività po-meridiane sportive e musicali nella “primaria”;attività e insegnamenti di vario tipo (in osservan-za alla Riforma) e attività pomeridiane extracur-riculari nella “secondaria di primo grado”; lostudio di quattro lingue (Inglese, francese, spa-gnolo e tedesco), tante proposte di progetti aclassi aperte, un laboratorio teatrale in linguanella “secondaria di 2° grado” (Liceo lingui-stico).

La scuola è dotata, inoltre, di sale di informa-tica, di lingua, di artistica, di un laboratorioscientifico e di un ampio salone teatro.

GGiioorrnnaallee ddii SSiicciilliiaaSpeciale – 31 gennaio 2005

insieme 43dalle case salesiane insieme

dal Madagascar

Carissimi confratelli, debbo confessarvi contutta sincerità che ogni volta che rientro dal Ma-dagascar in Sicilia, inizialmente un sentimentoindefinito di trepidazione e di incertezza mi in-vade: “Si ricorderanno ancora di me? Come sa-rò accolto”?

Ma subito dopo i primi incontri, tutto sfumae lascia il posto ad una gioiosa commozione nelconstatare un’accoglienza calorosa e fraterna diconfratelli, consorelle, membri della famiglia sa-lesiana, amici e benefattori. Sembra che il temponon sia passato e che ci fossimo lasciati ieri! Diquesto vi ringrazio sentitamente.

Lo scopo della mia venuta anticipata (dopodue anni) è dovuto al fatto del passaggio del ci-clone “Gafilo” che ha devastato la maggior par-te del distretto di Bemaneviky costringendo lanostra comunità ad un tour de force per venireincontro a tanta gente che aveva perso tutto. Fi-no a Settembre si è lavorato incessantemente, fi-no a quando cioè il Superiore mi ha destinato aldistretto di Betafo come parroco ed ha mandatoSaro Vella al mio posto. I superiori allora hannocreduto bene di mandarmi in Italia per un breveperiodo di riposo.

Ma vi devo confessare che per me non è sta-to questo il primo ed il vero motivo della mia ve-nuta: la verità è che desideravo ardentementeringraziare tutti quelli (e sono moltissimi) che sisono adoperati generosamente e con la prontez-za di una carità operosa a venirci incontro dopoquell’immane disastro. Tempestivamente sonoarrivati gli aiuti anche attraverso il container in-viato dalla Sicilia e i due inviati da Torino da donZuffetti e soprattutto attraverso gli aiuti in dena-ro che ci hanno permesso di venire subito incon-tro alla gente con distribuzione di generi alimen-tari, medicine, coperte, vestiti e di iniziare la ri-costruzione delle case. Tutto ciò continua anco-ra ed è fatto da Don Sara Vella.

Vi ringrazio sentitamente. Il ciclone Gafilo, oltre agli immensi disastri

che ha arrecato, ha coscientizzato la “nostra”giovane chiesa malgascia sulla necessità di unamaggiore organizzazione della carità e di lavora-re insieme per il bene comune. Ci siamo resi con-to che non siamo soli e che, uniti tra di noi e con

tanta gente che ci aiuta, è possibile fare miracoliperché Dio è con noi.

Un saluto particolare vorrei indirizzarlo atutti i confratelli che ho incontrato ed a quelliche non ho potuto incontrare. E’ un saluto rico-noscente il mio per l’affetto che mi avete dimo-strato e per l’esempio che mi avete dato.

Ancora un grazie che si fa invito a pregare re-ciprocamente perché il Signore, attraverso l’in-tercessione di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco,ci ottenga la grazia di essere fedeli alla nostraconsacrazione apostolica e di essere sempre piùattenti alla realizzazione del nostro carisma. LaChiesa ed il mondo, oggi come non mai, hannobisogno del carisma salesiano.

Teniamoci uniti, anche se lontani fisicamen-te, per poterci sostenere con l’affetto e con lapreghiera. Auguri di Buona Pasqua.

E invito tutti (non ci sono limiti di età!) a ve-nire a trovarci in Madagascar: sarebbe una ini-ziativa utile a tutti: un confronto, uno scambio diidee, un rinsaldare la fraternità non fa male anessuno. Dunque... arrivederci in Madagascar...a cominciare dalle prossime vacanze... o ancheprima!

Che la Vergine vi benedica tutti. Auguri diBuona Pasqua.

ddoonn GGiioovvaannnnii CCoorrsseellllii

La chiesa di Bemaneviky (MDG)

insieme44 insieme dalle case salesiane

Gennaio e febbraio sono stati pesanti per la con-gregazione in Sicilia: quattro confratelli ci hannolasciato. E se ci rallegriamo del premio che il si-gnore darà loro, dall’altro piangiamo per la gra-ve perdita e preghiamo per loro. In attesa chevengano scritte le loro lettere, vi ricordo un bre-vissimo profilo:

DDoonn GGiioovvaannnnii AAlliibbrraannddiiè nato a Caltanissetta il22.02.1933.Ha fatto il noviziato aS. Gregorio nell’anno1950-51 ed è stato ordi-nato presbitero a Messinail 3.4.1961. È passatoquindi per la maggior

parte delle nostre opere di Sicilia da Messina aTrapani, da Modica a Barcellona ricoprendo va-rie cariche da consigliere a vicario, direttore,economo dovunque riscuotendo simpatia per lasua giovialità e per il suo impegno costante inmezzo ai giovani. È morto mentre giocava e inse-gnava ai giovani a giocare a ping-pong. La con-gregazione piange una tale perdita, ma certa-mente il Milan ha perso il suo più sfegatato tifo-so. Che il Signore lo ricompensi abbondante-mente.

DDoonn SSaannttii DDii GGuuaarrddii eranato a Castiglione di Sici-lia il 13.10.1913 ed avevafatto il noviziato a S. Gre-gorio nell’anno 32 – 33.Dopo tre anni di liceo aS. Gregorio e tre anni ditirocinio a Randazzo erastato mandato a fare la

teologia a Bollengo dove era stato ordinato il25.6.1943. Molta parte della sua vita l’ha passatatra Catania, Randazzo e Messina dove è decedu-to il 25.01.2005.In queste città ha ricoperto la carica di Direttoreper 22 anni, di vicario ed è stato per un triennio

Consigliere Ispettoriale. Ciò che colpiva, incon-trandolo, era la serenità, la calma che spiravadalle sue parole e dai suoi gesti. Negli ultimitempi, quasi immobile in camera, non si è maisentito un lamento dalla sua bocca. Il Signore loripaghi abbondantemente del bene che ha fatto.

DDoonn FFrraanncceessccoo BBrruunneettttooera nato a Graniti (ME) il1.1.1923 e anche lui ave-va fatto il Noviziato aS. Gregorio nell’anno 39– 40. Dopo il liceo a S.Gregorio ed il tirocinioaveva fatto la teologia traPedara, Catania e S. Gre-

gorio dove era stato ordinato il 11.06.1949. Nel1959 si è laureato in lettere classiche e per moltotempo ha insegnato latino e greco nei nostri licei,facendo anche il consigliere scolastico. Per unbreve periodo è stato anche prefetto alla Salettee a Caltanissetta. Gli ultimi trent’anni li ha pas-sati al S. Luigi facendo il consigliere e inse-gnando.

DDoonn RRoossaarriioo GGiiaannnnoottttaaera nato ad Alimena (PA)il 12.12.1913. Aveva fattoil Noviziato a S. Gregorionell’anno 33-34. Dopo iltirocinio fatto a Pedaraera stato mandato a Bol-lengo per la teologia doveera stato ordinato il 2 Lu-

glio del 1944. L’anno dopo fu a Novara e quindiscese in Sicilia. Dopo alcuni anni passati per al-cune case dell’ispettoria dal 1957 è stato semprea Palermo nelle quattro opere.Per otto anni ha fatto il prefetto ad Agrigento,S. Cataldo e S. Chiara, per il resto quasi semprecatechista, consigliere e insegnante. Preziosa èstata la sua opera come Rettore della chiesa delRanchibile.

ddoonn SSaallvvaattoorree SSppiittaallee

Da ricordare

DDoonn BBoossccoo ee ii SSaannttii ssaalleessiiaannii -- CCaappppeellllaa ddeellllaa ccoommuunniittàà ““SS.. TToommmmaassoo ”” -- MMeessssiinnaa

11°° CCoonnssiigglliioo rreeggiioonnaallee AADDMMAA

DDiissttiinnttiivvoo dd’’oorroo ddii eexxaalllliieevvoo ssaalleessiiaannooaall ddootttt.. CCooppppoolliinnoo -- BBaarrcceelllloonnaa

FFeessttaa ddii ddoonn BBoossccoo aa BBaarrrriieerraa--CCaattaanniiaa