Notiziario_dicembre_2007

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Notiziario dell’Ispettoria Salesiana Sicula Anno XXXIV n. 134 Dicembre 2007

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Notiziario dicembre 2007

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Notiziario dell’Ispettoria Salesiana SiculaAnno XXXIV n. 134 Dicembre 2007

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Redazione: Felice BongiornoGiuseppe FalzoneGaetano Urso

Progetto grafico: Roberto ArenaImpaginazione: Felice Bongiorno

Stampa digitale: Scuola Grafica SalesianaCatania-Barriera

EditorialeMilioni di persone nel mondo usano internet

e i cellulari, guardano la tv digitale e leggono igiornali on-line, attraverso la rete giocano, raccol-gono informazioni e mantengono le proprie rela-zioni sociali.

I media imponendosi pesantemente sulla vi-ta di ogni giorno ci offrono una visione del mon-do magico e irreale. La scienza è sempre menosupportata dall’esperienza, la notizia diventamercificata e sottomessa ai principi del marke-ting. Riveste importanza fondamentale la valuta-zione della notizia. Tutto diventa notizia, però lacomunicazione della notizia deve essere soppesa-ta e valutata sì da comunicare ed esprimere l’im-portanza della stessa.

Anche il Natale è notizia: divulgata con il suovero senso dà pieno significato alla “buona novel-la” per gli uomini di buona volontà. Rimane l’an-nuncio più significativo, più atteso e più sfolgo-rante della storia dell’umanità e non mera merci-ficazione.

La rivelazione della “buona novella” riempìil vuoto del mondo. “Non temete – annunciòl’Angelo ai pastori – ecco, vi porto una lieta no-vella, che sarà di grande gioia per tutto il popolo:oggi è nato nella città di Davide il Salvatore, cheè Cristo Signore” (Lc 2,8-11).

La notizia del Natale, il grande mistero co-municato al mondo ci presenta la grandiosa pro-spettiva, che passa dalle singole persone al popo-lo intero. Dice l’Angelo a Giuseppe: «Egli salveràil suo popolo dai suoi peccati» (Mt 2,1). Ed Isaia:«Il popolo che camminava nelle tenebre vide unagrande luce; su coloro che abitavano in terra te-nebrosa una luce rifulse… Poiché tu hai spezzatoil giogo che l’opprimeva, la sbarra che gravavasulle sue spalle e il bastone del suo aguzzino» (Is9,1.3). Il grande mistero del Natale rappresenta laluminosa realtà della luce che squarcia le tenebrepiù profonde così come avvenne a Betlemme ecosì come ancora quotidianamente accade nellastoria dell’uomo.

Alla vigilia di Natale proprio il Papa ha pro-ferito queste parole: “Questo Astro di luce chenon tramonta ci comunichi la forza per seguiresempre il cammino della verità, della giustizia edell’amore! Viviamo intensamente questi ultimigiorni che precedono il Natale, insieme a Maria,la Vergine del silenzio e dell’ascolto. Lei, che futotalmente avvolta dalla luce dello Spirito Santo,ci aiuti a comprendere e a vivere appieno il miste-ro del Natale di Cristo”.

Ecco in queste chiare parole il valore e la for-za della notizia.

Auguri di Buon Natale.

F. B.

SS oo mm mm aa rr ii ooMessaggio del Rettor Maggiore pag. 1

Lettera dell’Ispettore » 3

Formazione » 5

Comunicazione sociale » 14

MGS » 18

TGS » 20

PGS » 22

Pastorale Giovanile » 25

Frammenti di memoria... » 31

Famiglia salesiana » 26

Momenti di famiglia... » 33

Dalle case salesiane… » 40

Pubblicazioni » 48

Guardando altrove... » 49

Brevemente... » 54

Da ricordare » 55

In copertinaS. Em. Card. Tarcisio Bertone a Messina-S. Tommaso.

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Lettera di Don PascualChávez, Rettor Maggio-re, ai Salesiani dellaSpagna in occasionedella beatificazione deimartiri del 1936-1937.

Cari fratelli, con profon-da gratitudine a Dio egioia fraterna ci prepa-riamo a celebrare la bea-

tificazione – da tanto tempo desiderata – dei Mar-tiri Salesiani delle antiche ispettorie spagnole Be-tica e Celtica. I loro compagni dell’Ispettoria Tar-raconense sono stati beatificati sei anni fa. Questi63 fratelli ci ricordano che la fedeltà a Dio puògiungere a chiedere un supremo atto di amore,quello di consegnare la vita per l’Amico, e ci assi-curano che anche in questa prova Dio è fedele achi lo ama fino alla fine.

Con la firma degli “Acta de Martirio” avvenu-ta lo scorso anno e la beatificazione che celebrere-mo il prossimo 28 ottobre, la Chiesa riconoscequesti nostri fratelli come martiri; questo è ciò cheloro sono ed è questo ciò che vogliamo celebrare.Non furono né eroi né vittime di nessuna dellebande della Guerra Civile spagnola; sono testimo-ni di Cristo Gesù e solo per Lui consegnarono lavita fino al versamento del proprio sangue.

Morire da martiri è, innanzi tutto, grazia cheil Signore concede a chi ama in modo speciale. Laconsegna di questo dono, espressione dell’amorepreferenziale che Dio ha avuto per ciascuno deinostri fratelli, è quanto, riconoscenti, vogliamo edobbiamo celebrare. Il 28 ottobre sarà, senza dub-bio, un gran giorno per la Congregazione, per laSpagna e per la Spagna salesiana. A nome di DonBosco e di tutti i Salesiani mi unisco a voi nel rin-graziare Dio per l’amore che ci ha mostrato e gioi-sco con la Spagna Salesiana per questo impareggia-bile regalo che fa alla Congregazione e a tutta laFamiglia Salesiana, la testimonianza dell’amore

Messaggio del Rettor Maggiore

più grande possibile che 63 dei nostri fratelli han-no suggellato con la propria vita.

Il martirio è la prova che garantisce la pienaimplantazione del carisma salesiano in Spagna.Credo che il riconoscimento ufficiale da parte del-la Chiesa Universale giunga in un momento im-portante per la Spagna Salesiana, che ha celebratoil 125° anniversario dell’arrivo dei figli di DonBosco a Utrera e che sta attendendo l’apertura delprossimo Capitolo Generale; questi due avveni-menti ci spingono a rinnovare la nostra passioneapostolica a favore dei giovani. Quale migliore di-mostrazione di passione della offerta della propriavita? I martiri si presentano come modello e inco-raggiamento di donazione apostolica in questomomento storico. La beatificazione di alcuni fra-telli che furono martirizzati in una fase triste del-la vostra storia, è un invito a vivere con coerenza inostri impegni come credenti e come salesiani,nella attuale congiuntura storica, che si presenta,senza dubbio, come una grande opportunità perdare una coraggiosa testimonianza di fede e di fe-deltà a Dio e ai giovani.

Come la Passione di Cristo fu e, continua adesserlo, la migliore notizia per l’umanità (la suasalvezza), così anche la beatificazione dei martiri èproclamazione di una buona notizia, una parola disperanza e un motivo di serena allegria. Dio con-tinua la sua opera di salvezza e continua ad averbisogno di uomini che, offrendosi a Lui totalmen-te, possano consegnarsi pienamente per i proprifratelli. Un mondo senza Dio è un mondo senzafuturo; noi crediamo e speriamo in un mondo nuo-vo più umano e migliore, e siamo impegnati in pri-ma linea nella sua costruzione. Il sangue dei mar-tiri è seme di questo futuro che aspettiamo fiducio-samente: la fine di un mondo di odio e di morte,dell’assenza di Dio e della irresponsabilità umana.Che il sangue dei martiri salesiani beatificati, siaseme di nuove vocazioni e della rinascita vitale delcarisma salesiano nella vostra benedetta patria.

Il sangue dei martiri seme di un mondo nuovo

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Nella sua omelia, il card. Saraiva Martins, haindicato la testimonianza dei martiri come un in-vito per ciascuno dei presenti a “esaminarsi concoraggio e ad assumere propositi concreti, perverificare se quella fede e quell’amore sono pre-senti nella nostra vita”. Proseguendo su questalinea ha aggiunto che “essere cristiani coerentirichiede di non fermarsi davanti al dovere dicontribuire al bene comune e a modellare la so-cietà sempre secondo giustizia”, ha aggiunto an-cora che “questo implica, difendere la dignitàdella persona, della vita sin dalla sua concezionealla sua morte naturale, della famiglia fondatanel vincolo matrimoniale, uno e indissolubile traun uomo e una donna, del diritto e del dovereprimario dei genitori in ciò che riguarda l’educa-zione dei figli”.

Al termine dell’Eucaristia, i pellegrini sonostati salutati da Papa Benedetto XVI che dalla fi-nestra del suo studio del Palazzo Apostolico haintonato la preghiera dell’Angelus. Nel suo di-scorso il Pontefice ha espresso la sua gratitudinea Dio per “il grande dono di questi eroici testi-moni della fede che, mossi esclusivamente dal lo-ro amore a Cristo, hanno pagato con il propriosangue la loro fedeltà a Lui e alla sua Chiesa”. Aibeati ha chiesto che “intercedano per la Chiesain Spagna e nel mondo; perchè la fecondità delloro martirio produca abbondanti frutti di vitaCristiana nei fedeli e nelle famiglie; che il lorosangue sparso sia seme di sante e numerose vo-cazioni sacerdotali, religiose e missionarie”.

Tra i pellegrini della Famiglia Salesiana, ve-nuti dalla Spagna per la beatificazione, e presen-ti in piazza San Pietro erano presenti anche DonPascual Chávez, Rettor Maggiore dei Salesiani,don Adriano Bregolin, Vicario del Rettor Mag-giore, e don Filiberto Rodríguez, Consigliere perl’Europa Ovest.

Fonte: [ANS, Città del Vaticano 29 ottobre 2007]

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Ai nostri fratelli martiri Dio chiese l’estremagenerosità di una scelta radicale e precisa; Dio e igiovani si aspettano da noi il coraggio di una scel-ta chiara e perseverante e la gioia di vivere al loroservizio. Maria, Regina dei martiri, ci conceda dionorare la memoria dei nostri fratelli con l’offertaquotidiana delle nostre vite.

Con affetto in Don Bosco.Roma, 22 settembre 2007

6633 mmeemmbbrrii ddeellllaa FFaammiigglliiaa SSaalleessiiaannaaddiicchhiiaarraattii bbeeaattii

Ieri 28 ottobre circa 40.000 persone hannopartecipato in Piazza San Pietro in Vaticano allasolenne beatificazione dei 498 martiri spagnolidel secolo XX, tra i quali 63 membri della Fami-glia Salesiana.

La cerimonia, iniziata alle 10 del mattino, èstata presieduta dal card. José Saraiva Martins,Prefetto della Congregazione per le Cause deiSanti, che ha ricordato che “il messaggio deimartiri è un messaggio di fede e di amore”.

Durante la celebrazione il card. Saraiva haletto il decreto con il quale Sua Santità Benedet-to XVI dichiarava beati i 498 martiri e, nel con-tempo, indicato la data per la celebrazione litur-gica: il 6 novembre. Dopo la lettura della dichia-razione, mentre veniva eseguito l’inno “Christusvincit”, è stato svelato lo stendardo, esposto sul-la facciata della Basilica, sul quale era riprodottoil logo ufficiale della beatificazione e nel qualeerano riportati i volti dei nuovi beati.

La causa postulata dalla Famiglia Salesianacomprendeva 63 persone, tra religiosi e laici, uo-mini e donne, guidati da don Enrique Saiz Apa-ricio.

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Carissimi confratelli,innanzi tutto auguro ancoraa tutti che il nuovo anno sianel segno della Speranza. Homolti motivi da ricordarviche ci inducono alla speran-za: il fondamentale motivo èquello dell’infinito amore diDio che da sempre e per sem-

pre ci ha scelti, benedetti, consacrati e inviati a es-sere testimoni e diffusori della sua Carità. C’è an-che la gratitudine per la Consacrazione battesima-le, religiosa, sacerdotale o laicale. Preziosa è poi lanostra quotidiana esperienza di vita nel segno del-la fedeltà e del servizio. Anche la stessa esperien-za di fragilità, sofferenza e anche morte che ci in-duce a tenere protese le braccia per essere afferra-ti saldamente dalla sua misericordia senza fine, so-no fonti di speranza.

Ma ci sono tanti altri motivi di speranza e de-sidero evidenziarne alcuni.

Innanzi tutto vi vorrei trasmettere la grandegioia che riempie il mio cuore per l’esperienza disalesianità che ho respirato nei tre viaggi che ina-spettatamente ho fatto a Timor, in Argentina e inMadagascar per l’ordinazione di quattro confratel-li, per la beatificazione di Zeferino Namuncurà el’ordinazione Episcopale di Mons. Saro Vella. Hovissuto in anticipo quella intensa esperienza dellauniversalità del carisma salesiano che avevo già re-spirato nei Capitoli Generali e mi appresto a rivi-vere nel CG26. Quanta gioia e anche fierezza nelsentirmi figlio del Padre e Maestro dei giovani cheovunque, in modo costantemente analogo ma an-che “polifonico”, è reso oggi presente e incarnatosotto tutti i cieli e in tutte le latitudini. Suscitaprofonda ammirazione la poliedricità ed unità delvolto di don Bosco nel servizio ai giovani, ai pove-ri, agli ultimi, reso dai suoi figli. Nel DNA dellaCongregazione mi sembra sia ormai indefettibileil bisogno di riproporre l’unico don Bosco delleorigini carismatiche ma nello stile che lui stesso havissuto e trasmesso: saldi i principi ma flessibili eattenti alla voce sempre nuova di Dio e degli uo-

Lettera dell’Ispettore

mini le traduzioni storiche. Non è che manchinole zone d’ombra e occorre ascoltare il costante ri-chiamo dello Spirito a discernere ciò che è vera-mente secondo la volontà di Dio, il cuore di donBosco e il bisogno dei fratelli. Ma sento nell’ani-ma la certezza che la luce sconfigge le tenebre e lasperanza è un valore aggiunto rispetto ad ogni pre-occupazione ed ansia.

C’è poi la vitalità di una Congregazione che inItalia e nel mondo si pone in un costante atteggia-mento di “desiderio” del di più, senza cadere nellatrappola della andante provvisorietà. Di più di au-tenticità, di interiorità, di apostolicità. Attorno al-la meravigliosa strenna del Rettor Maggiore c’èveramente una mobilitazione di iniziative, rifles-sioni, incontri, che fa’ cogliere senza alcun dubbiol’adesione piena al magistero del veramente ama-to successore di don Bosco, ma più profondamen-te il genuino desiderio di rivivere in pienezza ilsenso e l’impegno del nostro carisma e in esso del“Da mihi animas”. Più caldi dentro per essere piùardenti fuori.

C’è la gioiosa percezione di un risvegliarsi neigiovani di un desiderio di valori genuini e di biso-gno di donazione fino alla scommessa del dono to-tale della vita a Dio e ai fratelli. Il sogno della no-stra Ispettoria, e i segni sono incoraggianti, è quel-lo di riaprire nei modi più idonei oggi, l’aspiranta-to o la sua variazione semantica di comunità pro-posta o altro.

E se guardiamo con occhi aperti e non ripiega-ti sul solo terreno del quotidiano e a volte opacocalpestio, c’è un fervore di rilancio, di comunione,di servizio che ha veramente i colori della speranza.

E se noi consacrati siamo connaturalmentechiamati a essere testimoni di speranza (Vita Con-secrata), dobbiamo camminare, come insegnaSant’Agostino, con i due fratelli della speranza: lacapacità e la forza di lottare contro ciò che non de-ve esistere e l’entusiasmo per far diventare realtàciò che deve esistere. Padre Josè Maria Arnaiz, cuila Congregazione deve l’impostazione del metododel discernimento nell’elezione dei membri delConsiglio Generale, a partire dal CG24, ci ricorda

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gli atteggiamenti degli uomini e, a maggior ragio-ne, dei religiosi autenticamente fondati sulla spe-ranza. Essi sono: cercatori di speranza; annuncia-tori di speranza; testimoni di speranza; celebrantidella speranza; servi della speranza; riconoscentiper il dono della speranza; datori di speranza; al-lievi della speranza. Per conseguenza sanno ancheaccettare i sacrifici e le rinunce che una autenticasperanza comporta; si fanno promotori di buoniannunci di speranza; sono pronti a denunciare ciòche toglie voce alla speranza (Testimoni, 2000/1).C’è da credere, ma per fortuna esistono modellirealizzati a comprova di questa verità, che una co-munità profondamente unita nella comunione fra-terna, nella spiritualità intensa e nel servizio soli-dale e generoso, è nel suo insieme e nei singoli unfaro di speranza. SPE SALVI.

DDoonn LLuuiiggii PPeerrrreellllii

IInnccoonnttrroo ddiirreettttoorrii IIMMEE -- IISSII -- MMOORR

Nei giorni 18-24 novembre si sono predicatia Zafferana gli Esercizi Spirituali per tutti i Di-rettori delle ispettorie Meridionale, Sicula e delMedio Oriente, circa una settantina di persone.Animatore e conduttore è stato Don FrancescoLotto, Direttore della Casa Madre Maria Ausilia-trice a Valdocco ed ex maestro dei novizi permolti anni a Pinerolo. La sua conoscenza e assi-milazione delle fonti salesiane e di Don Bosco, lasua dimestichezza con il mondo della formazio-ne ha creato un clima di intensa spiritualità di ri-torno a Don Bosco e al suo carisma.

Momento particolarmente di commozione èstato rincontrare i confratelli della meridionalecon i quali si erano condivisi i lontani, anzi lon-tanissimi, anni della formazione a S. Gregorio econoscere i confratelli del Medio Oriente con iloro eroismi e le loro difficoltà, con i loro voltisorridenti autenticamente salesiani, nonostantetutto. Noi Siciliani non ci siamo dimenticati de-gli obblighi dell’ospitalità e oltre a far loro vede-re qualcosa, dato qualche ricordino, abbiamo in-vitato L’Etna a dare spettacolo facendo una pic-cola eruzione proprio per i nostri ospiti. Sia Rin-graziato il Signore.

DDaallll’’oommeelliiaa ddii DDoonn TTaarrcciissiioo SSccaarraammuussssaa

Concludiamo questi esercizi con l’Eucaristia.Abbiamo sperimentato l’amore di Dio e voglia-mo farci Eucaristia per i nostri fratelli e per i gio-vani. Il Signore rimanga con noi.

Maria è nostra madre spirituale che il signo-re ci ha donato proprio nel momento della suaconsegna in croce, e come discepoli, la vogliamoprendere con noi perché ci accompagni come haaccompagnato Don Bosco.

Ancora una volta manifestiamo la voglia diconversione, implorando la misericordia del Si-gnore.

Avete finito i giorni di esercizi spirituali pro-prio alla fine dell’anno liturgico. Domani cele-breremo la festa di Gesù Cristo Re, che raccoglielo spirito della liturgia di tutto l’anno attorno almistero della incarnazione, della vita, della mor-te e risurrezione di Cristo, e della presenza delRegno tra di noi tramite lo Spirito Santo che ciha donato. E si inizia un nuovo anno, un temponuovo.

È bene vivere ogni momento come un temponuovo, perché lo Spirito rinnova costantementela Chiesa. Anche noi possiamo toccare con manol’azione costante dello Spirito Santo, e crediamoessere un tempo nuovo questo del CG26.

Zafferana Etnea (CT): Foto di gruppo.

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Il culto di S. Giovanni Bosco a Giarratana

In questi giorni, mi è capitato tra le mani que-sto foglio che volentieri, mentre si avvicina la fe-sta di Don Bosco, vi faccio conoscere. Mi è sembra-to bello per la semplicità e la spontaneità di comesi è creata la tradizione e la generosità delle perso-ne che si son fatte “cooperatori” di Don Bosco.

Don Salvatore Spitale

Il 31 gennaio a Giarratana, viene ricordata lafigura di S. Giovanni Bosco. Molti si chiederan-no: come mai questo santo torinese viene vene-rato in questo piccolo centro del profondo sud,sperduto tra le colline dei monti Iblei, in provin-cia di Ragusa? Alle nuove generazioni ricordia-mo il nostro passato e come sono nate alcune tra-dizioni e devozioni. S. Giovanni Bosco, nacque aCastelnuovo d’Asti e morì a Torino nel 1888. Sa-cerdote zelante e apostolo dei giovani, dedicò lasua vita alla raccolta di ragazzi poveri, orfani, fi-gli di carcerati e abbandonati nelle strade, dandoloro una educazione civile e cristiana e un me-stiere.

Nel 1934 la Chiesa innalzò agli onori degli al-tari questo umile e dotto sacerdote. La venera-zione e devozione a S. Giovanni Bosco si diffon-de a macchia d’olio, man mano i suoi figli cre-scono in Italia e nel mondo.

A Giarratana, nel 1925 veniva ad abitare lasignora Gina Navone, nata a Torino nel 1894 edeceduta a Giarratana nel 1971, moglie del com-pianto medico condotto dott. Filippo Mineo. Lasignora Mineo, orgogliosa del suo concittadinoSanto, volle unitamente al rettore della chiesa diS. Antonio Abate, sac. Michelangelo Milito, na-to a Giarratana nel 1877 e deceduto nel 1952,istituire la festa di S. Giovanni Bosco, precedutada un solenne triduo, presso la chiesa di S. An-tonio, nel 1936.

Un comitato formato dalle nipoti del sac.Milito, Marittula e Concettina Mauceri, dalle si-gnorine Nella Distefano, Anita Migliore e dallasig.ra Mineo, raccoglievano delle offerte e il 31gennaio, nel piazzale antistante alla settecentescachiesa di S. Antonio si allestiva un pranzo per i

bambini poveri e bisognosi del paese. Alla fun-zione religiosa partecipavano tutti i ragazzi dellescuole elementari, non essendovi ancora le scuo-le medie. Era un giorno di gioiosa letizia salesia-na, come don Bosco aveva inculcato ai suoi ra-gazzi. Mons. Militto, di Ferla, compagno di se-minario del sac. Milito, compose l’inno “O, donBosco” ancora oggi si canta dopo la S. Messa.

All’inizio della festa veniva collocata sull’al-tare una grande immagine del Santo, attorniatodai suoi allievi. Negli anni 50 il sac. Milito fecerealizzare dal suo coetaneo e confratello pittoresac. Orazio Spadaro di Modica, l’attuale tela cheviene esposta sull’ altare, mentre lo scultore eba-nista Raffaele Digiacomo di Monterosso Almo,realizzava la barocca cornice, in legno, decoratapoi dal ragusano Lo Presti. Il 29 settembre 1951,sei mesi prima della morte, il sac. Milito nel suotestamento olografo così si esprimeva: “volendoprovvedere, anche dopo morto, al culto di GesùSacramentato e di S. Giovanni Bosco nella chie-sa di S. Antonio Abate, lego ad essa (chiesa) an-nualmente una salma di frumento, gravandola eipotecandola sulla chiusa grande di mia proprie-tà in contrada “Donnascala”. Con tale rendita,intento, perpetuare nella venerabile chiesa di S.Antonio Abate il solenne triduo del quarantorein precedenza alla festa di S. Giovanni Bosco co-me in passato, con sermoni eucaristici e panegi-rico del Santo, nel giorno della sua festa.

Al margine della rendita e col concorso deifedeli, vorrei raccomandare la continuità dellarefezione ai ragazzi poveri ed orfani”.

Con la scomparsa del sac. Milito, gli eredivendettero tutto e ignorarono la volontà testa-mentaria. La comunità parrocchiale, nel ricordodi questa tradizione, continua ancora a ricordarele funzioni liturgiche ed il quarantore, mentre èscomparso il tradizionale pranzo ai ragazzi pove-ri e bisognosi, vivendo ormai tutti… nell’abbon-danza!

DDootttt.. SSaallvvaattoorree EElliiaa

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Palermo: Concelebrazione Eucaristica presieduta daMons. Paolo Romeo.

insieme formazione

Vivere oggi come Don Bosco ci ha sognato ieri

“Vivere oggi come Don Bosco ci ha sognato ie-ri” è stato il tema-slogan del Convegno che i Sa-lesiani Cooperatori di Sicilia hanno svolto a Pa-lermo l’8 e 9 dicembre 2007. Si è trattato di unevento di grazia che potrà contribuire al rinnova-mento della presenza carismatica dei SalesianiCooperatori e ad una spinta per un più vivo im-pegno verso i giovani secondo il nuovo Progettodi Vita Apostolica. È stata anche un’occasione dicondivisione associativa per rafforzare il senso diappartenenza e di corresponsabilità nella missio-ne. Più di 300 tra Cooperatori, Delegati/e, Aspi-ranti, Simpatizzanti insieme alle loro famiglie sisono ritrovati presso l’Hotel “Saracen” per vive-re insieme, nella mattina dell’8, la Santa Messadell’Immacolata e il Cerchio Mariano. Distantidai propri centri locali, ma vicini con il cuore,tutti hanno sentito forte l’essere parte di unagrande famiglia grazie anche alla presenza diDon Luigi Perrelli, Ispettore dei Salesiani di Si-

cilia. Durante la Celebrazione Eucaristica haesortato tutti a seguire da laici la strada della san-tità, sotto la protezione di Maria, come altri han-no già fatto e si trovano alla presenza di Dio; traquesti ha ricordato Cooperatori come StefaniaSaladino di Marsala, Gianfranco La Rosa di Ca-tania (CasaTabor), Nino Baglieri di Modica (Vo-lontario con Don Bosco).

Dopo l’omelia gli Aspiranti di primo annohanno ricevuto il libretto del “Sistema Preventi-vo”, quelli di secondo la biografia del Servo diDio Attilio Giordani (Cooperatore di Milano).

Il pomeriggio è stato il tempo dell’ascolto epoi della condivisione in gruppi di lavoro o labo-ratori. L’intervento principale è stato quello diEnrico Sacchi (Consultore per l’Italia e il MedioOriente) sul tema “Salesiani nel mondo. Fedeli aDon Bosco assumiamo le sfide del XXI secolo”.È stato uno sguardo intenso sul mondo associa-tivo al di là della nostra Sicilia, un andare al cuo-re del Progetto di Vita Apostolica, grazie anchealle parole del Rettor Maggiore, riportate in au-dio, proprio sul senso rinnovamento associativoe del servizio.

Convegno dei Salesiani Cooperatori di SiciliaPalermo, 8-9 dicembre 2007

Palermo: Celebrazione Eucaristica presieduta dal Sig.Ispettore Don Luigi Perrelli.

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insieme 9formazione insieme

Dopo una pausa i partecipanti si sono ritro-vati divisi in sei laboratori, ben curati da diversiCooperatori esperti, con lo scopo di:

– sviluppare alcune tematiche inerenti adambiti privilegiati dell’azione apostolica dell’As-sociazione, per poter rispondere alle esigenze at-tuali della missione salesiana;

– costituire un’occasione straordinaria dicoinvolgimento dei Cooperatori, raccogliendo iloro contributi di esperienza e di riflessione;

– trarre alcune indicazioni concrete per im-postare in modo efficace l’azione formativa edapostolica dell’Associazione in Sicilia.

I laboratori, svoltisi anche l’indomani, hannoaffrontato i seguenti temi: famiglia, giovani, so-cio-politico, scuola, comunicazione, missionarie-tà. La serata, dopo cena, è stato un momento difesta in stile oratoriano tra canti, danze, sorteggi,testimonianze e la “Buonanotte”.

La domenica è stata arricchita dalla presenzadi S. E. Mons. Paolo Romeo, Arcivescovo di Pa-lermo, che ha presieduto la Concelebrazione Eu-caristica che avuto al suo interno anche il rinno-vo della Promessa da parte dei Cooperatori pre-senti. Mons. Romeo ha ricordato la sua familiari-tà con la spiritualità salesiana e ha esortato tuttia continuare il sogno di Don Bosco per i giovanie soprattutto i più bisognosi.

Palermo: I Cooperatori e i Delegati presenti al convegno con le loro famiglie.

Dopo la ripresa dei labora-tori tematici vi è stato il mo-mento assembleare conclu-sivo, un tempo per tiraresommariamente le fila delladue giorni. Don EdoardoCutuli (Delegato Provincia-le), dopo l’ascolto delle re-lazioni dei gruppi, ha fattosintesi rispetto a quantodetto, sottolineando alcuneattenzioni che l’Associazio-ne dovrebbe approfondireverso la famiglia, i giovani,la vita.

MMaarrccoo PPaappppaallaarrddoo

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insieme10 insieme formazione

Il Salesiano Coadiutore

Un convegno sulla figura del Salesiano CoadiutoreRoma-Salesianum 27-30 dicembre 2007

Un sentito ringraziamento.Credo sia un sentimento largamente condivi-

so nei nostri cuori quello del ringraziamento. Al-le attese ed alle incertezze della vigilia credo ab-bia fatto seguito subito il senso di gratitudine alSignore per l’incontro di tanti fratelli insieme nelsuo nome. Questo mi sembra il primo frutto delConvegno: l’esserci incontrati fraternamente,aver pregato insieme, aver potuto parlare, ricerca-re assieme, affratellati dalla medesima vocazione.

Abbiamo poi potuto riflettere assieme conserietà, con profondità, ricercando davvero “ciòche lo Spirito dice” alle nostre comunità dell’Ita-lia e del Medio Oriente, ed al cuore di ciascunodi noi. Ci siamo messi in ascolto della voce delnostro Padre e Fondatore Don Bosco ed abbia-mo avuto la gioia di ascoltare la parola e gliorientamenti del nono successore di Don Bosco,il nostro Rettor Maggiore. Mi sembra che tornia-mo a casa tutti più ricchi, più consapevoli e – di-ciamolo – più entusiasti per il dono della voca-zione salesiana che abbiamo ricevuto. Il ringra-ziamento, quindi si estende a Don Enrico Ca-stoldi che ha organizzato e coordinato il Conve-gno, ai carissimi Don Aldo Giraudo, Sig. PaoloZini e Don Beppe Roggia, agli Ispettori presenti,al consigliere generale per la Formazione che hapartecipato a diversi tempi dei lavori ed al suocollaboratore Don Chris Saldanha. Certamenteun grazie a tutti voi per la vostra presenza e lavostra partecipazione costruttiva.

Quanto segue intende raccogliere alcunesuggestioni, proprie di chi guarda alla intera Re-gione dell’Italia e del Medio Oriente, fare dellesottolineature, più che proporre una sintesi con-clusiva dell’insieme dei lavori. Era ora!

Mi sembra di aver colto in più di un inter-vento questa sensazione: da tempo, da moltotempo si attendeva un incontro del genere. Nonpossiamo assistere rassegnati alla opacizzazionedella vocazione del salesiano coadiutore nelle

nostre Ispettorie. Il primo segno di stima e di ri-conoscenza verso tanti confratelli coadiutori vivio defunti è l’aver dedicato alla vocazione che es-si hanno incarnato una riflessione seria e fonda-ta, l’aver coinvolto il Rettor Maggiore ed il Con-sigliere generale per la Formazione, l’aver realiz-zato quest’incontro nel cuore della Congregazio-ne nella Casa generalizia di Roma. L’eloquenzaimplacabile dei numeri ci ha spinti – certo – adaffrontare la realtà, più che a subirla in modorassegnato. Dinanzi al calo numerico dei confra-telli coadiutori possiamo reagire in molti modi:alcuni considerano questo fenomeno un datoineluttabile, fatale. È la sindrome della vedova diZarepta. Altri vaneggiano ricordando i bei tempipassati, come dei nobili decaduti che chiudonogli occhi dinanzi alla realtà. Altri ancora – e vor-remmo essere tra questi – affrontano la realtàcon coraggio e con fiducia. Le Memorie Biogra-fiche registrano un dialogo infuocato di Don Bo-sco con il Generale dei Minimi nel 1872 che ci facogliere bene qual è il suo modo di pensare e diagire (MB X, 367).

La necessità di riprendere l’intuizione origi-nale di Don Bosco. Credo che tutti noi abbiamogioito nel sentire quanto grande, ricca e genialefosse l’intuizione di Don Bosco nel concepire lavocazione del Salesiano laico consacrato. Egliaveva davanti dei modelli storici molto noti: ilmonaco e il fratello laico degli Ordini mendican-ti. Volle creare qualcosa di nuovo ed originale:un religioso per i tempi moderni, la cui vocazio-ne doveva essere connotata da alcune caratteri-stiche. Anzitutto la flessibilità, in risposta al rapi-do cambiamento, ai bisogni dei giovani. Poi l’at-tribuzione di piena responsabilità: abbiamo sen-tito designare i compiti che loro assegnava DonBosco, con verbi quali “dirigere e amministra-re”, “diventare maestro e catechista”, ecc. Infinel’ampiezza di respiro della sua missione (“specienelle missioni estere”, afferma in più discorsi e

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insieme 11formazione insieme

scritti Don Bosco. Oggi parleremmo di “globa-lizzazione” di tale vocazione.

E se la lettera di alcune sue affermazioni puòfar pensare al Salesiano laico come al coadiutoredei sacerdoti, nella sua mente egli doveva esserecoadiutore di Dio, per il suo Regno. La traduzio-ne storica di queste intuizioni di Don Bosco nonlascia equivoci. Le Case storiche di formazionedei Coadiutori (Cumiana, San Benigno Canave-se, Rebaudengo, Colle Don Bosco) lasciano tra-sparire un disegno grandioso, di raggio mondia-le, di valorizzazione massima del carisma del sa-lesiano laico.

Una vocazione teologicamente fondata inmodo molto solido. La storia della vita religiosaci consegna un dato inoppugnabile: essa nasce evive per diversi secoli in forma prevalentementelaicale. Non è il sacerdozio il “proprium” delconsacrato, ma la “sequela Christi”, l’impegnodi vivere casto, povero ed obbediente come il Fi-glio di Dio incarnato.

La buonanotte del Rettor Maggiore ci ha ri-condotti a fondare la vocazione del salesianocoadiutore non sulle “differenze”, ma sulla iden-tità della consacrazione e dunque sui tre elemen-ti che fondano ogni vita consacrata. La “confes-sio Trinitatis”: Dio diventa il “tu” della propriavita; il consacrato non è uno scapolo, ma un ce-libe innamorato, che ha detto si a Dio invisibile(ma reale e presente), che si impegna a vivere co-me ha vissuto Gesù (in modo obbediente, pove-ro e casto), che si lascia condurre dallo SpiritoSanto e in Lui ha la sua forza. La vita consacratapoi è “signum fraternitatis”: la vita in comunenon è un mero dato organizzativo o conviviale,ma la realizzazione del “due o tre riuniti nel mionome”, e dunque l’esercizio quotidiano della ca-rità fraterna; questo rende presente Gesù difronte al mondo (“da questo vi riconosceran-no”). Infine essa è “servitium caritatis”, e dun-que missione generosa per il Regno (“donare tut-te le mie forze a quelli a cui mi manderai, special-mente ai giovani più poveri”).

La profonda riflessione teologica del Sig.Paolo Zini ci ha fatto comprendere come questetre caratteristiche hanno un fuoco che le unificae le sostiene ed è la partecipazione alla Pasquadel Signore Gesù. Senza di Lui non ha ragiond’essere e si svuota non solo la consacrazione del

religioso laico, ma anche l’esistenza del religiososacerdote, pur rimanendo esteriormente i segnidel ministero. Se la preoccupazione per il datoquantitativo è legittima, essa non può farci per-dere di vista una ragione più profonda ed essen-ziale: il diritto dei giovani ad avere una visionechiara e completa del carisma del Salesiano con-sacrato nella sua duplice versione: sacerdotale elaicale. La pastorale vocazionale – non mi stan-cherò mai di ripeterlo – non è azione di proseli-tismo o ricerca affannosa di nuove forze permantenere le opere. Essa è anzitutto un servizioalla libertà del giovane che ha diritto a conosce-re la ricchezza delle vocazioni nella Chiesa ed aconfrontarsi con esse. C’è dunque non solo il bi-sogno, ma direi l’urgenza di un annuncio voca-zionale corretto e completo. I giovani hanno di-ritto a conoscere il carisma salesiano consacratonella sua integralità e nelle due forme possibili.

Le feste salesiane, la quarta domenica di Pa-squa (Giornata mondiale di preghiera per le vo-cazioni), le ricorrenze anniversario di un’opera odi un confratello, le domeniche per annum a te-ma vocazionale, la catechesi in preparazione allaConfermazione sono tutte occasioni di annunciochiaro, esplicito e forte. Le vocazioni non le por-ta la cicogna! La proposta personale resta inso-stituibile, come un servizio alla libertà del giova-ne. Non si tratta di immettere dall’esterno quel-lo che non c’è, ma – al contrario – di far emerge-re dal cuore del giovane ciò che da sempre è inesso (come desiderio latente), ma non ha trovatola “pro-vocazione” per emergere.

Infine l’accompagnamento spirituale perso-nale resta la condizione ineliminabile per un se-rio discernimento ed il necessario sostegno neimomenti di dubbio, prova incertezza.

Comunicare infine la gioia dle servizio ai gio-vani, di una vita che non accumula, non catturaaffettivamente, non si chiude i progetti piccoli esicuri, ma resta disponibile per gli orizzontisconfinati del Regno. Comunicare la gratitudineper il dono ricevuto. Questa sarà la forma piùcontagiosa della promozione della vocazione delSalesiano coadiutore. Il Beato Artemide Zatti, ilservo di Dio Simone Srugi e tanti altri santi coa-diutori ci aiutino, intercedano per noi, e ci infon-dano coraggio.

DDoonn PPiieerr FFaauussttoo FFrriissoollii

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insieme12 insieme formazione

«Una giornata di ritorno in famiglia aventecome scopo quello di darvi un po’ di respiro spi-rituale»: ha esordito così don Luigi Vito Perrelli,ispettore dei salesiani di Sicilia nel saluto di ben-venuto in occasione del primo incontro regiona-le del “mondo salesiano” impegnato in politica.L’obiettivo dell’incontro? Realizzare un vademe-cum del cattolico impegnato in politica.

Due relatori d’eccezione come Saro Sapien-za, docente di Diritto internazionale presso la fa-coltà di Giurisprudenza dell’Università di Cata-nia, e il Giuseppe Costa, docente di Teoria e tec-niche del giornalismo e direttore della LibreriaEditrice Vaticana, hanno inculcato ai politicipresenti il concetto essenziale che, come figli didon Bosco impegnati in politica, memori dell’in-segnamento ricevuto nelle case salesiane, si spen-dano per attuare politiche di tutela e promozio-ne della vita, della famiglia e dei giovani.

«La dottrina sociale della chiesa cattolica –ha affermato Sapienza – ha più di cento anni. Es-sa rappresenta la capacità di adattamento dellemodalità dell’annuncio alle sfide del mondo con-temporaneo. Di fronte al costituirsi delle grandinarrazioni etico-politiche dell’otto-novecento, lachiesa non rinuncia a proporre il proprio inse-gnamento. La dottrina sociale della chiesa è uninsegnamento morale cattolico, non una nuova

Incontro regionale del “mondo salesiano” impegnato in Politica

San Cataldo, domenica 25 novembre 2007

PROGRAMMA

ore 10 Arrivi ed accoglienza

ore 10.30 Saluto ed introduzionedon Luigi Vito Perrelli ispettore dei Salesiani di Sicilia

ore 11 L’impegno sociale e politico dei cattolici prof. Saro Sapienza

Exallievo docente di Diritto Internazionale – Università di Catania

ore 11.30 Don Bosco e la Politica … oggi prof. Sac. Giuseppe Costa – SdB

docente di Teoria e Tecniche del Giornalismo – UPS – Roma direttore Libreria EditriceVaticana

ore 12 Dibattito

ore 13 Pranzo

ore 15 Spettacolo musicale

Apriti alla vita CGS Life – Biancavilla

Durante lo spettacolo musicale, per chi volesse aderire, saranno avviatigruppi di riflessione sulle tematiche dibattute nella mattinata, anche al fine di redigere un “Vademecum del cattolico impegnato in politica”

ore 17 S. Messa presieduta dal sig. Ispettore

ore 18 Saluti e partenze

visione ideologica. È una morale sociale cui ognicattolico impegnato nel sociale è tenuto ad uni-formarsi. I principi della dottrina sociale posso-no essere individuati nel primo della personaumana, nel principio di sussidiarietà ed in quel-lo di solidarietà».

VVaalleerriioo MMaarrttoorraannaa

Fonte: [Quotidiano di Sicilia, Caltanissetta 30 nov. 2007]

S. Cataldo (CL): Uno spezzone della sala.

Un vademecum per i cattolici in politica

“Respiro spirituale” con l’invito a rivivere la dottrina socialedella Chiesa nella vita, nella famiglia e tra i giovani

S. Cataldo (CL): Il tavolo dei relatori.

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insieme 13formazione insieme

AAllllaa KKoorree ddii EEnnnnaa,, ccoonnvveeggnnoo nnaazziioonnaalleeddeellll’’UUnniioonnee CCaattttoolliiccaa

Il 12 e il 13 ottobre, in Sicilia si è svolto ilconvegno nazionale di formazione permanentedell’UCSI (Unione Cattolica della Stampa Italia-na) dal significativo titolo: “L’informazione è/elibertà. Media, mercato, etica”.

Il convegno, ospitato dall’Università “Kore”di Enna, ha visto la partecipazione di relatori,professionisti impegnati ed esperti: il presidentenazionale dell’Ucsi Massimo Milone, il vice An-gelo Sferruzza e il segretario Giorgio Tonelli.

Il forum è stato, inoltre, animato da giornali-sti impegnati nella tutela della dignità della pro-fessione e da esperti dell’informazione e della le-galità, tra cui: don G. Costa, direttore della Li-breria Editrice Vaticana; Maria Pia Farinella,consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti;Ignazio Ingrao, consigliere regionale dell’Ordinedel Lazio; mons. Alfio Inserra, responsabileFISC Sicilia; don Fortunato Di Noto, fondatoredi “Meter”.

La Sicilia è stata scelta dall’Ucsi (UnioneCattolica della Stampa Italiana) come sede di unimportante convegno nazionale dal significativotitolo: “L’informazione è/e libertà. Media, mer-cato, etica”.

Due giorni intensi di lavori, svolti pressol’aula Montessori della Facoltà di psicologie escienze umane della Libera Università Kore diEnna il 12 e 13 ottobre scorso. Erano presenti imassimi vertici dell’associazione che raccoglieoltre duemila giornalisti di estrazione cattolica:Massimo Milone, Presidente nazionale, AngeloSferrazza, vicepresidente e il segretario GiorgioTonelli. La relazione fondamentale era affidata alprof. Giuseppe Savagnone, editorialista di varietestate cattoliche, scrittore, responsabile dellaPastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Paler-mo e del Forum CEI per il progetto culturale

della Chiesa Italiana. Nel coniugare il rapportotra libertà e informazione, il prof. Savagnone si èsoffermato a chiarire il concetto di libertà nega-tiva (cioé dai condizionamenti esterni) e libertàpositiva (capacità di scelta di chi opera nel cam-po dell’informazione) sciolta da ideologie o pre-comprensioni, il più possibile oggettiva, per con-cludere sulla necessità di offrire ai fruitori del-l’informazione quella necessaria formazione checonsenta loro di distinguere l’informazione vera-mente libera.

La mattinata del 13 è stata dedicata ad unForum sul terna cui sono intervenuti diversi equalificati ospiti: Alberto Cicero, Segretario del-lAssostampa Sicilia che ha illustrato i motivi percui a quasi tre anni dalla scadenza del contrattonazionale dei giornalisti ancora non si intraveda-no spiragli per una conclusione positiva dellavertenza. La causa, secondo Cicero, è la manca-ta volontà degli editori, in modo da avere le ma-ni libere in un campo in forte evoluzione al finedi imporre condizioni umilianti per la libertà deigiornalisti. Molto significativo l’intervento didon Fortunato di Noto, impegnato sul frontedella lotta alla pedofilia attraverso internet. Il sa-cerdote ha denunciato le reticenze del mondodell’informazione a trattare di problemi legati adun fenomeno che, cifre alla mano, è dilagantenon solo in Italia, ma nel mondo intero.

L’informazione è/e libertà

UCSI Convegno Nazionale ad Enna

Enna: Il tavolo dei relatori.

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insieme14 insieme formazione

Roberto Morrione, dell’Osservatorio “Libe-ra” per l’informazione e la legalità, ha presenta-to i dati raccolti dall’associazione che evidenzia-no i condizionamenti di tutte le mafie e illegalitàin Italia e che il mondo dell’informazione do-vrebbe tenere sempre in evidenza. Appassionatol’intervento di Mons. Alfio Inserra, presidenteregionale della Fisc (Federazione Italiana Setti-manali Cattolici) che, rifacendosi al recente librodi Beppe Lopez “La casta dei giornali” e usandol’immagine biblica di Davide e Golia identifican-do con quest’ultimo i grandi giornali e i gran-dimezzi di informazione, tutti nelle mani dei po-tenti e tutti protesi a difendere i loro interessi, econ Davide i 165 settimanali cattolici, che tuttiinsieme raggiungono una tiratura settimanale dicirca un milione di copie e che si sforzano tramille difficoltà soprattutto di natura economica(chi gestisce il mercato pubblicitario decide chideve vivere o morire) di offrire ai lettori una let-tura meno uniformata della realtà, soprattuttolocale, senza fare i giornali-fotocopia come sipuò vedere quotidianamente. Chissà che Davidecon i suoi cinque ciottoli da fionda (libertà, radi-camento nel territorio, luoghi di cultura, colla-borazione tra Fisc e Ucsi, valorizzazione dei lai-ci) non potrebbe un giorno atterrare il giganteGolia. Gli altri interventi, tutti significativi e in-teressanti, sono stati affidati a don Pippo Costa,Direttore della Libreria Editrice Vaticana, cheha auspicato una maggiore professionalità del-l’editoria cattolica, Ciro Sballò, docente di Dirit-to alla Kore di Enna, Mario Cavalieri della Gaz-zetta del Sud, Giorgio Martinelli, Direttore areaPublikompass, Ignazio Ingrao, Consigliere re-gionale dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio,Maria Pia Farinella, Consigliere nazionale del-l’Ordine dei Giornalisti. Giuseppe Vecchio,membro della giunta nazionale Ucsi e direttoredel giornale cattolico di Acireale “La voce del-l’Ionio” ha concluso la manifestazione.

GGiiuusseeppppee RRaabbiittaa

Fonte: [L’Amico del Popolo, Enna 21 ottobre 2007]

LL’’IInnffoorrmmaazziioonnee èè//ee lliibbeerrttààMMeeddiiaa,, mmeerrccaattoo,, eettiiccaa..

[…] “L’editore del Papa”, don Costa,reduce dalla Fiera internazionale del Libro diFrancoforte, ha trattato con decisione il discor-so etico che riguarda il giornalista in quantopersona umana il quale risponde ad un codiceprofessionale; da qui dipende l’identità delgiornalista che andrebbe meglio definita nelcontesto della società che non sappiamo fino ache punto accetta tali codici deontologici,circa 4000 nel mondo. Nel suo intervento hatoccato anche il nervo scoperto dell’etica nel-l’editoria cattolica la quale si basa spesso sulvolontariato, ignorando le esigenze di mercatocon le sue regole da rispettare come il dirittod’autore, lo stipendio ai redattori.

LL’’aallttrraa ffaacccciiaa ddeellllee nneewwssIn un contesto d’informazione libera, au-

spicata dai giornalisti cattolici, non potevamancare la voce coraggiosa di ““Meter”” che sileva sempre a difesa dei più deboli e minaccia-ti. La grande stampa e le TV, purtroppo, parla-no di pedofilia solo da un punto di vista crona-chistico e riportano come se fossero dei fattinormali ““la giornata dell’orgoglio pedofilo””, leinterviste al fondatore del partito pedofiloolandese, senza che qualcuno dica qualcosa dicontrario. Perfino uno dei più diffusi quotidia-ni ha dedicato una pagina all’ideologo delFronte di liberazione pedofila in Italia. Ildramma è che Meter, in questi giorni chiamataa far parte del “Coordinamento delle Associa-zioni per la Comunicazione”, fatica a far raccon-tare l’olocausto nascosto e sommerso della vio-lenza contro i bambini, per cui esorta gli ope-ratori cattolici dell’informazione a contribuirea rompere il muro di omertà che impedisce lacomunicazione di ciò che di aberrante succe-de: l’ONU ha denunciato che 158 milioni dibambini hanno subito violenza sessuale, 2 mi-lioni ogni anno vengono indotti alla pedopor-nografia per il mercato, 150 milioni sono “invi-sibili” perché ignorati dall’anagrafe. [...]

AA.. BB..

Fonte: [Prospettive, Enna 4 novembre 2007]

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insieme 15formazione insieme

PPrreegghhiieerraa ppeerr ggllii OOppeerraattoorriiPPaassttoorraallii ddeellllaa ccoommuunniiccaazziioonnee

Fa’, o Signore,che le antenne e i campanilisappiano dialogare tra loro. Aiuta la tua Chiesaa essere il popolo del dialogo, capace di dire e di praticarela comunicazioneal suo interno e con tutti.Fa’ che sappiamo educarci ed educarea un uso libero e liberante dei media, per riconoscere e valorizzareprofeticamente in essiil lembo del mantellodel Figlio tuo, fatto uomo per noi.Donaci perciò persone capacidi unire nella loro vital’antenna e il campanile,fedeli al mondo presentee fedeli alla patria promessa,in grado di coniugare le due fedeltàcon professionalità e con amore.

�� CCaarrlloo MMaarriiaa MMaarrttiinniida: “Il lembo del mantello”

““FFaacccciiaammoo...... ffuuoorrii...... llaa CChhiieessaa””Convegno del Centro Regionale

di Pastorale Giovanile

“Facciamo... fuo-ri… la Chiesa” è iltitolo del Convegnoche il Centro Re-gionale di PastoraleGiovanile dellaConferenza Episco-pale Siciliana pro-pone per questo fi-ne settimana e checoinvolge equipediocesane, compo-nenti delle consultediocesane e giova-ni, educatori e ani-

matori di gruppi giovanili, movimenti, associa-zioni.

A partire da giovedì 1° novembre fino a do-menica 4 novembre 2007, nell’Hotel Costa Ver-de, in Cefalù, si susseguiranno gli interventi di:Padre Vittorio Viola, Priore del Convento deiFrati minori di S. Chiara, Assisi, sul tema “L’apa-tia della Chiesa e l’aporia dei giovani”; Mons.Giancarlo Maria Bregantini, Vescovo di Locri-Gerace, su “Chiesa locale e… giovani”; HalinaPukalskaya e Adriano Piccheri, su “Giovani inmissione”; Don Riccardo Tonelli, su “Giovani ela scommessa della fede”.

È previsto anche l’incontro di giovani testi-moni siciliani, la realizzazione di un Forum e lamessinscena di un Musical su Giovanni Paolo IIa cura dell’Ufficio per la Pastorale Giovanile diCaltanissetta.

“Siamo sempre più convinti che occorra ridareai giovani la consapevolezza di essere i protagoni-sti principali della propria vita e di quella dellaChiesa” – dice Mons. Mario Russotto, Vescovodelegato CESi per la Pastorale Giovanile –L’evento si prefigge di riprendere coscienza delleresponsabilità di ascoltarsi e di ascoltare gli altri.Alla preghiera, ai laboratori, alle interazioni con irelatori verrà dato molto tempo, affinché la forma-zione non sia di tipo scolastico, mentre ai relatori èstato chiesto di fare emergere i desideri, le aspetta-tive e le speranze racchiuse nel cuore dei giovani”.

Mons. M. Russotto

IIll PPaappaa aa NNaappoollii

Otto ore, senza sosta, sotto la pioggia l’ab-braccio tra Napoli e Joseph Ratzinger. In 22 mi-la i pellegrini che in piazza del Plebiscito, oltrecentomila lungo l’intero percorso, hanno saluta-to il Papa. Tra le attese più calde e sincere, quel-le dei bambini che gli scrivono a cuore aperto.«Papa, perché non trasformi le persone che uc-cidono?».

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insieme16 insieme comunicazione sociale

Nuovo sito web per i Salesiani di Sicilia

AA pprrooppoossiittoo ddeell ssiittoo......Il sito wwwwww..ssddbbssiicciilliiaa..oorrgg, vuole essere uno

strumento maneggevole, facile da usare, con al-cune interessanti caratteristiche sia nei contenu-ti che nella tecnologia.

Il progetto del sito web è stato sviluppatocercando di rispettare le regole di accessibilitàraccomandate dagli organismi internazionali1

(W3C) e dalla legge italiana2. I punti fondamentali cui si è basato il proget-

to sono tre: servizi, informazione, autonomia digestione. Si sono scelti per lo sviluppo del resty-ling come riferimento ideale quelli di alcuni poliuniversitari dato che proprio questi hanno sceltoquesti elementi come punti di forza.

Il sito è alla sua seconda pubblicazione, deltutto rinnovato nella struttura e nella grafica, co-me già accennato le pagine sono state sviluppaterispettando le specifiche World Wide Web Con-sortium: per l’impaginazione xHtml 1.0, per lavisualizzazione CSS (Cascading Style Sheets) li-vello 2 e WAI, con livello di accessibilità A e ledisposizioni dettate dalla Legge Stanca del 9Gennaio 2004. Progettare e costruire secondoquesti standard e più semplice, riduce i costi diproduzione e consente di realizzare siti accessi-

bili ad un maggior numero di persone e disposi-tivi per il collegamento a Internet. I siti sviluppa-ti seguendo queste linee guida continueranno afunzionare correttamente anche quando i brow-ser tradizionali si evolveranno e nuovi dispositi-vi per Internet faranno il loro ingresso sul mer-cato.

L’interfaccia è completamente gestita tramiteil CMS (Content Management System) Joomla!.I sistemi di gestione di contenuti permettono digestire un sito web a chiunque possieda un mini-mo di nozioni di navigazione su internet e discrittura di documenti digitali. Esso si fonda sul-la logica della separazione tra i contenuti infor-mativi delle pagine e la forma con cui tali conte-nuti vengono presentati: mentre nei sistemi tra-dizionali il redattore di contenuti web deve crea-re tutte le sue pagine dall´inizio alla fine con uneditor HTML (o scrivendo direttamente il codi-ce HTML) su un server di sviluppo e poi rivol-gersi ad uno specialista per avere la pubblicazio-ne, occupandosi personalmente della manuten-zione dei link e dell´archiviazione, con gli stru-menti di Content Management da un lato gli au-tori possono inserire i contenuti senza la preoc-cupazione di come questi verranno resi sullo

Pubblicato in occasione delle festività natalizie

1 Le regole internazioni per l’ accessibilità sono state sviluppate dal World Wide Web Consortium (W3C) che nella sezione dedicatadel sito presenta le linee guida Web Content Accessibility Guidelines (WCAG).

2 In Italia il Parlamento ha definitivamente approvato la Legge Stanca (Legge 9 gennaio 2004, n. 4) in materia di accessibilità da par-te dei soggetti disabili alle nuove tecnologie digitali e informatiche.

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insieme 17comunicazione sociale insieme

schermo dell´utente, e dall´altro la logica di presentazione può essere gestita da specialisti e tecnici in-dipendentemente dal numero di pagine a cui andrà applicata e dalle informazioni che in esse verran-no visualizzate.

C’è stata l’esigenza di voler inserire una galleria video all’interno del sito, per questo scopo è sta-to utilizzato il noto sito web che consente la condivisione di video tra i suoi utenti: YouTube®, il qua-le consente anche l’incorporazione dei propri video all’interno di altri siti web, e si occupa anche digenerare il codice HTML necessario. La tecnologia video del sito si basa su Flashplayer 7 di Macro-media e utilizza il codec video Sorenson Spark H. 263. Questa tecnologia permette a YouTube di mo-strare video con una qualità comparabile a quella di molti altri player affermati (come Windows Me-dia Player, RealPlayer o il QuickTime Player della Apple), che generalmente richiedono all’utente ildownload e l’istallazione di un plugin per il browser per visionare il video. Flash stesso richiede unplug-in, ma il plug-in del Flash 7 è generalmente presente approssimativamente nel 90% dei compu-ter connessi ad Internet.

GGeessttiioonnee ddeeii ccoonntteennuuttiiLa comunità che già esiste intorno al vecchio sito troverà nel nuovo possibilità di esprimersi e di

contribuire alla realizzazione del sito stesso, attraverso un sistema di pubblicazione dei contenuti ditipo “controllato”. Ciò significa che oltre alla redazione ci saranno una rete di collaboratori che po-tranno pubblicare contenuti multimediali (ad esempio nelle sezioni “news”, “video”, ecc.) che saran-no soggetti, prima di finire on-line, all’approvazione della redazione.

L’intero sito web è ospitato su server Linux con webserver Apache, utilizza il diffusissimo linguag-gio di programmazione lato server php e si interfaccia con database MySQL per la gestione della par-te dinamica.

L’esecuzione tecnica del progetto è stata portata avanti con la collaborazione di Edi Group snc.

Natale, 2007.Saluti e auguri.

FF.. BB..

Homepage del sito www.sdbsicilia.org

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insieme18

Francoforte: Don G. Costa alla Fiera del Libro 2007.

insieme comunicazione sociale

Fiera del Libro di Francoforte

La Fiera del libro di Francoforte rappresental’evento più importante dell’editoria mondiale, illuogo privilegiato d’incontro e di contrattazionedei diritti fra gli editori di tutte le nazionalità.

L’inizio risale ai tempi di Johann Gutenbergche a Magonza, proprio vicino a Francoforte, in-venterà la stampa a caratteri mobili.

Dopo un periodo seguito da bruschi cambia-menti politici ed economici che videro Lipsia(1900) al centro dell’industria del libro e dell’edi-toria, Francoforte (1949) riscoprì la vecchia tradi-zione diventando la fiera del libro più grande delmondo.

IInntteerrvviissttaa ccoonn DDoonn GGiiuusseeppppee CCoossttaa,,ddiirreettttoorree ddeellllaa LLEEVV

Si è aperta ieri a Francoforte la 59.ma edizio-ne della Fiera del Libro, che ha come ospited’onore la Catalogna. Anche quest’anno la “Bu-chmesse”, che si chiuderà domenica, registra unaumento degli espositori, oltre 7.200, per un to-tale di 390 mila libri, stampati in 110 Paesi: lepresenze del pubblico dovrebbero superare quo-ta 280 mila. Seguono l’evento oltre 11mila gior-nalisti. Alla Fiera è presente anche il Vaticanocon uno stand denominato Vatican City Stateguidato dal neo-direttore della Libreria EditriceVaticana, don Giuseppe Costa. Sergio Centofan-ti lo ha intervistato:

R. – Una Fiera del Libro è sempre un fatto nuovo,perché mostra un design nuovo, una grafica nuo-va, una nuova immagine, nuovi colori e diversi.Certamente questa Buchmesse tedesca è lo spetta-colo più bello che possa offrire l’editoria. Sono pre-senti più di 7.200 editori che espongono circa 400

mila prodotti, prodotti che si chiamano libri. È iltrionfo del libro. Vengono smentiti, ancora unavolta, quanti hanno pensato al libro recitandoqualche requiem.

DD.. –– QQuuaallii ssoonnoo ooggggii llee tteennddeennzzee ddeell mmeerrccaattoo llii--bbrraarriioo??R. – Certamente c’è una crescita di qualità e, quin-di, il libro trash, il libro non curato, il libro non ri-finito non ha spazio. In questa crescita la dimen-sione religiosa – direi – tiene ancora banco: pro-prio ieri un giornale di Francoforte sottolineavacome tra i protagonisti della produzione e del mer-cato editoriale c’è – da almeno tre anni – il libroreligioso e in particolare, ancora quest’anno, è pro-tagonista la produzione e il libro del Santo PadreBenedetto XVI.

DD.. –– CCoommee ssii pprreesseennttaa lloo ssttaanndd vvaattiiccaannoo??R. – Quest’anno lo stand della Città del Vaticano– si chiama proprio così – è di circa 80 metri qua-drati, è guidato dalla Libreria Editrice Vaticana edè affiancato dai Musei Vaticani, dalla BibliotecaApostolica Vaticana, dall’UNITELM ed anchedalla Università Urbaniana. C’è molta attenzioneverso i libri di nostra produzione e in particolare,oltre alle catechesi del mercoledì e ai libretti sulpensiero spirituale del Papa, c’è attenzione per larecentissima enciclopedia della preghiera e che èstata già opzionata da tre Paesi. Abbiamo già in-contrato 20 editori ieri e ne abbiamo incontrati al-trettanti questa mattina.

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insieme 19comunicazione sociale insieme

LLaa LLiibbrreerriiaa EEddiittrriiccee VVaattiiccaannaa aallllaaFFrraannkkffuurrtteerr BBuucchhmmeessssee 22000077

La Libreria Editrice Vaticana partecipandoalla Frankfurter Buchmesse 2007 ha presentatotutta la più recente produzione libraria da cuiemerge in modo del tutto particolare l’abbon-dante espressione del magistero di Papa Bene-detto XVI e alcuni nuovi volumi di notevole in-teresse quali “L’Enciclopedia della Preghiera”,“La Sistina svelata”, “Il Perdono”, “AgostinoGemelli”e “Quasi un eremita nel tormentato‘900. Ezio Franceschini”, vincitore del PremioSpeciale Capri-San Michele 2007.

Saranno a disposizione degli editori e dei vi-sitatori il Direttore Don Giuseppe Costa, SdB, ilResponsabile Editoriale P. Edmondo Caruana,O. Carm., e membri dei diversi dipartimenti del-la Casa Editrice Vaticana.

La storia della fiera del libro di Francofortecominciò nel ‘600 quando Johannes Gutenberga Magonza (vicino a Francoforte) inventò lastampa a lettere mobili. Fino all’800 la fiera diFrancoforte rimase quella più importante in tut-ta l’Europa. Cambiamenti politici ed economicifecero sì che nel ‘900 Lipsia diventasse il centrodell’industria dei libri e dell’editoria. Dopo la di-visione della Germania nel 1949 Francoforte ri-scoprì le veccie tradizioni e da lì è diventato, inpiù di 50 anni la fiera del libro più grande delmondo e un vero marchio di qualità per lacultura.

LLeetttteerraa 22553399..

CCiirrccoollaarree aaii SSaalleessiiaannii ppeerr llaa

ddiiffffuussiioonnee ddeeii bbuuoonnii lliibbrrii..

Vicino a partire per la Francia, Don Bosco

diramò ai collegi questa circolare sopra lo

zelo nella diffusione dei buoni libri.

Torino, 19 marzo 1885

Festa di S. Giuseppe

Carissimi figliuoli in G. C.,

Il Signore sa quanto vivo sia il mio desi-

derio di vedervi, di trovarmi in mezzo a voi,

di parlarvi delle cose nostre, di consolarmi

colla reciproca confidenza dei nostri cuori.

Ma pur troppo, o carissimi figliuoli, la debo-

lezza delle mie forze, i residui delle antiche

malattie, gli urgenti affari che mi chiamano

in Francia (I), mi impediscono, almeno per

ora, di secondare gli impulsi del mio affetto

per voi. Non potendo dunque visitarvi tutti

in persona, vengo per lettera, e sono certo

che gradirete il ricordo continuo che serbo di

voi, di voi che, come siete la mia speranza,

siete pure la mia gloria ed il mio sostegno.

Perciò, desideroso di vedervi ogni giorno più

crescere in zelo ed in meriti al cospetto di

Dio, non lascerò di suggerirvi di quando in

quando i varii mezzi che io credo migliori,

onde possa riuscire, sempre più fruttuoso il

vostro ministero. Fra questi quello che io in-

tendo caldamente raccomandarvi, per la glo-

ria di Dio e la salute delle anime, si è la dif-

fusione dei buoni libri. Io non esito a chia-

mare Divino questo mezzo, poiché Dio stes-

so se ne giovò a rigenerazione dell’uomo.

DD.. –– CCoommee iinnvvoogglliiaarree aa lleeggggeerree ii ggiioovvaannii ddii ooggggii,,ccoossìì iimmmmeerrssii nneellllaa cciivviillttàà ddeellll’’iimmmmaaggiinnee??R. – Va inculcato un amore per il libro. Il libro èuna scelta di civiltà, una scelta di educazione equindi il ritorno all’educazione e alla civiltà do-vrebbe poter portare ad una maggiore riflessione igiovani così da mettersi in contatto con il libro, cheresta fondamentalmente una grande avventura.

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insieme20 insieme MGS

mentale attraverso la sofferenza, facendo sacrifici,affrontando i problemi direttamente e facendoesperienza del dolore».

CCoossaa vvii hhaa ssppiinnttii ee vvii ssppiinnggee aa llaasscciiaarree ttuuttttoo ppeerrddiivveerrssii mmeessii ll’’aannnnoo??

«Il desiderio profondo e duraturo, nato dallanostra fede cristiana, di servire i più deboli, desi-derio maturato attraverso i principi e lo spirito diDon Bosco di cui abbiamo fatto esperienza. Que-sta voglia di imparare dagli altri, da tutti i punti divista, ci ha fatto prendere la decisone vitale dicambiare la nostra vita e quella della nostra fami-glia».

LLaa pprriimmaa eessppeerriieennzzaa iinn mmiissssiioonnee ll’’aavveettee vviissssuuttaaiinn CCaammbbooggiiaa,, ppooii iinn SSuuddaann nneell 22000055,, ee ppeerr dduueeaannnnii aadd HHaaiittii.. CCoossaa aaccccoommuunnaa qquueessttii lluuoogghhii??

«Pur essendo situati in continenti diversi ab-biamo spesso trovato situazioni di povertà e ab-bandono comuni: una grande città e poi tanta pe-riferia dove vivono emigranti, popolazioni impo-verite dalle inondazioni, bambini sfruttati o ab-bandonati, prostitute, malati di Aids e tossicodi-pendenti e delinquenti. Si tratta spesso di villaggicostituiti da baracche, privi di pozzi e di ogni mi-nimo servizio; la carestia, l’estrema miseria, lamancanza di lavoro, di strade, di elettricità, dicoltivazioni caratterizzano questi luoghi, insom-ma una realtà che ha sempre superato la nostraimmaginazione e le nostre informazioni».

CCoossaa aavveettee ppoottuuttoo ffaarree??«Rula – dice Gianni – ha fatto l’infermiera, la

sarta, la cuoca, la compagna di giochi, la mamma.Io ho insegnato lingue, matematica e scienze airagazzi e pedagogia agli educatori laici senza con-tare le “lezioni” di calcio e di catechismo. Tutte levolte ci siamo resi disponibili in favore dei bam-bini, dei giovani e dei poveri».

SSii ddiiccee cchhee ««ppiiùù ssii ddàà aaggllii aallttrrii ee ppiiùù ssii rriicceevvee»»..VVooii ccoossaa ppoorrttaattee aaddeessssoo nneell vvoossttrroo ccuuoorree??

«Come genitori il nostro obiettivo principaleera di essere buoni, impegnati e responsabili. Inaltre parole, era quello di essere modelli per i no-stri figli».

Queste sono le prime parole che Gianni e Ru-la Casale, sposi da quasi 30 anni e genitori di 4 fi-gli, dicono parlando della loro esperienza missio-naria iniziata nel 2004 in Cambogia, proseguitanel 2005 in Sudan e fino al 2007 ad Haiti, ma cheha radici ben più profonde. Non è semplice stardietro alla loro storia familiare ricca di viaggi, diincroci di nazionalità, di esperienze lavorative, manon è male perdersi tra i «fiumi di parole» appas-sionate ed entusiaste di Gianni (docente, sicilianodi 61 anni) e le frasi semplici e brevi di Rula (in-fermiera professionale, greca di 54 anni). Li ab-biamo incontrati a Furci Siculo (Me) dove in esta-te riposano un po’ con i figli, ritrovano i parenti,incontrano i centri dei Salesiani Cooperatori a cuidanno testimonianza.

QQuuaannddoo aavveettee ddeecciissoo ddii ppaarrttiirree iinn mmiissssiioonnee??«Il desiderio – dice Gianni – c’è sempre stato,

ma non potevamo trascurare i nostri figli. Unavolta cresciuti e autonomi ci siamo confrontati eloro hanno approvato la nostra idea anche se conun iniziale comprensibile timore. Hanno capito,poi, che gli effetti benefici e fruttuosi della nostracrescita spirituale e mentale avrebbero avuto unimpatto positivo anche su di loro».

EE ppeerr qquuaannttoo rriigguuaarrddaa iill llaavvoorroo ee llee qquueessttiioonniieeccoonnoommiicchhee??

«Avuta la possibilità di lasciare la professionee di avere la pensione minima - afferma Rula - ap-pena sufficiente per soddisfare i bisogni materialidella famiglia, abbiamo scelto di fare qualche sa-crificio, visto che eravamo abituati a vivere in mo-do più agiato. Del resto abbiamo sempre provatoad inculcare a noi stessi e ai nostri figli gli stru-menti per raggiungere la maturità spirituale e

Testimonianze di laici

Rula e Gianni, genitori con una grande passioneper le missioni umanitarie

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insieme 21MGS insieme

«Non possiamo dimenticare gli incontri con iragazzi, i piccoli sorrisi, certi occhi che ti guarda-no. Ci sentiamo più consapevoli di noi stessi, de-gli altri e di ciò che accade attorno a noi. Ci vedia-mo così come siamo, con i nostri limiti e le nostreforze. Soprattutto abbiamo imparato ad accettareciò che non può essere cambiato, ma anche a la-vorare sodo per cambiare ciò che può essere cam-biato».

QQuuaannddoo aa ggeessttiirree ll’’oorraattoorriioo ssoonnoo ii llaaiiccii

Se 20 anni fa in Italia era impensabile, oggi unoratorio gestito interamente da laici è più di unarealtà e lo è proprio in Sicilia. A Piazza Armerinala famiglia Sella (Agostino, Cinzia e tre figli) da 8anni è responsabile dell’oratorio che per anni vi-de la presenza delle suore «Figlie di Maria Ausi-liatrice». Questa esperienza e le esigenze del tem-po hanno portato altri giovani e altre coppie ver-so un simile impegno tanto che nel mondo sale-siano siciliano si contano diverse realtà di gestio-ne laicale di istituti o oratori.

La nostra storia parte da lontano, da un pro-getto di vita – dice Agostino, architetto, 40 anni –la cosa su cui abbiamo tenuto di più da quandosiamo insieme, ossia una famiglia nell’oratorio.Dopo 9 anni di fidanzamento, ci siamo sposati nel1997 e avevamo già concretizzato qualcosa in talsenso in una realtà catanese; poi tutto sfumò tan-to che andammo a vivere in una casa senza portee niente piastrelle in bagno. Un giorno ci è statadata l’opportunità di gestire un oratorio nella miacittà, a Piazza Armerina.

UUnn oorraattoorriioo nnoonn èè cceerrttoo uunnaa ffoonnttee ddii rreeddddiittoo,, ccoo--mmee ffaattee aa mmaanntteenneerree llaa vvoossttrraa ffaammiigglliiaa ee ll’’oorraattoo--rriioo??

Dedicarsi al prossimo è importante, ma il no-stro prossimo più vicino sono i nostri figli – diceCinzia, psicologa trentasettenne di Gela – perquesto abbiamo creato, nella struttura adiacenteall’oratorio, “L’Ostello del Borgo”, che offre ri-cettività ai turisti che visitano Piazza Armerina ela Villa romana del Casale. Direi che l’ostello so-stiene l’oratorio, alla famiglia pensa Agostino fa-cendo l’architetto a tutto campo. Io ho menotempo per lavorare da libera professionista, per-ché sono la responsabile dell’oratorio, e c’è dav-vero tanto da fare per i giovani».

GGiiàà,, llaa ffaammiigglliiaa ee ssoopprraattttuuttttoo ii ffiiggllii iimmmmeerrssii iinnuunnaa rreeaallttàà ccoossìì aammppiiaa;; ccoommee ssii ffaa aa mmaanntteenneerree uunneeqquuiilliibbrriioo??

«Abbiamo 3 figli: Gabriele, 8 anni, Samuele,quasi 7 e Gaia, quasi 3 anni – continua Cinzia – ein molti ci chiedono: “Come fate a gestire un ora-torio con i figli?”. La mattina i bimbi vanno ascuola e il pomeriggio, tutti insieme alle 15 andia-mo in oratorio. Loro si “disperdono” con gli altribambini nelle varie attività. In fondo è come seavessimo più figli».

UUnnaa ffaammiigglliiaa aannoommaallaa llaa vvoossttrraa??«Forse siamo una famiglia anomala – dice

Agostino – perché non sono molte quelle chescelgono di vivere la loro vita all’oratorio. Peròsiamo felici così. Senza oratorio non saremmo fe-lici. Anzi la nostra vita sarebbe più difficile, forsepriva di stimoli. Adesso non ci poniamo il proble-ma del futuro dei nostri figli, dobbiamo solo pen-sare a educarli bene. È questo il vero compito deigenitori. A tutto il resto ci penseranno loro. Se liavremo educati bene, saranno in grado di viverenel mondo. L’importante è che siano felici e cheda grandi abbiano il coraggio di vivere i propriideali».

Il clima di famiglia si respira davvero nell’ora-torio di Piazza Armerina, che con la famiglia Sel-la ha persino aumentato le attività e gli orari di ac-coglienza dei ragazzi come dice Cinzia elencandole principali: doposcuola per i bimbi meno ab-bienti, tutti i giorni attività in cortile, gruppo gio-vanile collegato a tutte le attività del MovimentoGiovanile Salesiano, attività sportive, laboratorioteatrale; in estate il «Grest», la gestione dellosportello Meter per la lotta alla pedofilia, percor-si di cammino di fede; il tutto in sintonia con laChiesa locale e il Vescovo. «Dobbiamo confessa-re – afferma Agostino – che questa bellissimaesperienza forse non ci basta più. Il nostro sognoè creare una rete degli oratori gestiti da laici.Quest’anno in Sicilia sono partite altre realtà digestione laicale, sappiamo che ne esistono di simi-li nel resto del pianeta, soprattutto in Sud Ameri-ca. Ci piacerebbe entrare in contatto con loro.Per questo abbiamo creato un’associazione che sichiama “Don Bosco family”».

MMaarrccoo PPaappppaallaarrddoo

Fonte: [La Sicilia, 1 novembre 2007]

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insieme22 insieme TGS

TGS - Gita ad Aidone e Morgantina

Visita al Museo archeologico di Aidone e gli scavi di Morgantina18 novembre 2007

In occasione della visita organizzata a livelloregionale dal TGS (turismo giovanile e sociale diestrazione salesiana) di Sicilia, domenica 18 no-vembre con circa 100 soci, provenienti da varieprovince della Sicilia (i gruppi partecipanti pro-venivano: 57 dal TGS Ibiscus di Catania-Barrie-ra, 35 dal TGS Il Gabbiano di Catania IstitutoMaria Ausiliatrice; 8 dal TGS Don Franco Sola-rino di Ragusa, 2 dal TGS Albatros di Catania-S. Filippo Neri; 2 dal TGS Arcobaleno di Messi-na-Savio...) con il coordinamento del Presidenteregionale Benedetto Roberto, abbiamo visitato ilMuseo archeologico di Aidone e gli scavi diMorgantina.

Sin dal mattino la giornata si preannunciamolto fredda e un po’ ventosa (si prevedevano+7° C ad Aidone). Del resto, la cittadina è situa-ta a circa 800 m. sul livello del mare. Tuttavianon ci lasciamo intimorire dal freddo che sarà la“nota dominante” di questa giornata e così “im-bacuccati” come befane (ma… l’Epifania non sifesteggia il 6 gennaio?) iniziamo il nostro viag-gio. Durante il cammino, ci lasciamo sempre più

le nubi alle spalle e… dinanzi allo stupore del so-le che sorge sempre nuovo ogni giorno, guidatidal nostro delegato Don Urso sentiamo il biso-gno di lodare e ringraziare il Signore per le stu-pende meraviglie del creato…

Alle 10.00 circa arriviamo ad Aidone, e insie-me con gli altri gruppi frattanto lì pure convenu-ti, ci avviamo a piedi per le stradine pressochédeserte della cittadina in direzione del MuseoArcheologico (terzo in Sicilia per importanzadopo quello di Palermo e Siracusa). La mattinacontinua ad essere fredda, ma comunque soleg-giata (“qualcuno” suggerisce di lasciare gli om-brelli sul pullman, molti l’ascoltano, ignari diquello che di lì a poco li avrebbe attesi…).

Arrivati al museo la nostra guida, il sig. Gio-vanni Palermo, ci dà qualche notizia storica suAidone.

Quindi passiamo a visitare il museo in cui so-no custoditi alcuni dei reperti venuti alla luce inseguito agli scavi effettuati a partire dal 1955 (adopera soprattutto di archeologi americani del-l’università americana di Princetown) nel vicino

sito di Morgantina. Abbiamo mododi ammirare, tra l’altro, la bellezza deivasi di fattura greca, delle statuettevotive in terracotta, delle vasche ter-mali che dovevano probabilmente es-sere collocate, all’ingresso delle duestrade principali della città. Purtrop-po non possiamo ammirare la famosa“venere di Morgantina” attualmentecustodita al Paul Getty Museum diMalibu, in California, ma in seguito aun contenzioso protrattosi per annitra l’Italia e gli Stati Uniti, verrà resti-tuita alla Sicilia nel 2010.Terminata la nostra visita ci incammi-niamo verso la Chiesa di S. Leone,dove celebriamo la S. Messa. Al ter-mine della celebrazione, i nostri dele-Foto di gruppo.

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insieme 23TGS insieme

gati ispettoriali, don Edoardo Cutu-li e suor Rosetta Calì ci espongonoin breve le finalità dell’associazioneTGS. Quindi, è il parroco della stes-sa Chiesa (in realtà Basilica, come ri-vela in confidenza) che, in manierasimpatica, ci presenta le opere li cu-stodite.

All’uscita della chiesa, siamo“piacevolmente investiti” da unapioggerella sottile e gelida di nevi-schio che man mano prende semprepiù forza. Arriviamo all’autobus unpo’ bagnati e infreddoliti e ci dirigia-mo verso il ristorante che si trova neipressi degli scavi. Durante il brevetragitto un arcobaleno e un tiepidosole ci fanno ben sperare per il pro-sieguo della giornata.

Dopo il pranzo, la nostra guida ci porta a vi-sitare i resti dell’antica polis di Morgantina (po-che tracce restano della fase greca più antica, VIsec. a.C.; notevoli sono, invece i resti del periodoellenistico, III – II sec a.C.). Uno dei siti archeo-logici più importanti d’Europa, di cui solo unaparte è stata riportata alla luce.

Nella zona centrale della città sorgevano gliedifici più importanti e rappresentativi: l’agorà,il ginnasio, l’Ekklesiasterion, il teatro, botteghe eimportanti case di abitazione, riccamente ornateda mosaici, in particolare quelli della “casa di

Ganimede”. Ci soffermiamo davanti all’ingressodi una casa e alla scritta augurale di lunga vita(EYEXEI) ricavata nel mosaico del pavimento.

Il freddo si fa sempre più pungente e di alcu-ni partecipanti ormai si vedono solamente gli oc-chi che sbucano fuori da una serie di sciarpe ecappelli.

Comincia ad imbrunire e ormai completa-mente congelati ci avviamo verso i pullman. Maè davvero suggestivo, specie ora che il sole volgeormai al tramonto, ripercorrere i luoghi di que-ste antiche civiltà del passato, di questi popoliche “sentiamo” un po’ come i nostri lontani pre-decessori… E sebbene di queste civiltà non sia-no rimasti oggi che cumuli di pietre, la loro me-moria continua a sfidare il tempo e le intempe-rie, a testimonianza perenne di un mondo ormailontano, dove storia e mito si incontrano.

È il momento dei saluti e i vari gruppi si dan-no appuntamento (sperando di essere ancora piùnumerosi) alle prossime occasioni di fraternità.Noi ritorniamo verso Catania stanchi e ancoraun po’ infreddoliti, ringraziando il Signore diuna nuova splendida giornata passata in allegriae in “Famiglia”.

MMaarriiaa CCoonncceettttaa GGaannggeemmii

CCaarrmmeelloo RRaappiissaarrddaa

Aidone: Visita al museo archeologico.

Morgantina: Visita degli scavi.

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insieme24 insieme PGS

I ragazzi del Comitato Provinciale PGS diCatania ce l’avevano assicurato: avrebbero tra-scorso l’estate tenendo sempre a mente gli impe-gni della stagione successiva, e così è stato!

Il grande successo della festa di apertura del-l’anno sportivo P.G.S. 2007-2008, svoltasi a Pe-dara domenica 28 ottobre, ne è stata la dimostra-zione, ed i numeri parlano chiaro: circa 800 traatleti, genitori, dirigenti e tecnici, la splendidaanimazione dei ragazzi del CGS di Pedara delgruppo Miaramandeha, la spettacolare esibizio-ne degli sbandieratori di San Gregorio accompa-gnati dal suono dei tamburi e delle trombe dellapropria banda, la presenza delle autorità SDB edFMA, la celebrazione della Santa Messa, la sfila-ta per le vie principali di Pedara, l’arrivo all’Ora-torio Salesiano di Pedara che, per l’occasione, hacelebrato i 110 anni di presenza dei Salesiani nel-la ridente cittadina etnea, le partitelle pomeridia-ne tra i numerosi atleti presenti e, manco a farloapposta, una splendida giornata di sole sono sta-ti i tratti principali della festa di apertura.

E l’allegria, la gioia, la felicità dipinta nei vol-ti dei nostri piccoli atleti, hanno attirato l’atten-zione degli estranei presenti, i quali insistente-mente chiedevano cosa fosse tutta quella euforiache coinvolgeva inevitabilmente loro ed i proprifigli.

Ma il successo di questa festa si deve soprat-tutto alla puntigliosità con la quale il ComitatoProvinciale, sotto la guida del suo sempre attivoPresidente Massimo Motta, ha pianificato ogniminimo particolare, dalla visita dei luoghi alla ri-chiesta dei permessi alle Autorità locali, dallapreparazione dei campi di gioco alla distribuzio-ne dei compiti tra i suoi componenti, dall’acqui-sto dei trofei ai gadget consegnati ai piccoli atle-ti presenti.

Non dimentichiamo che la festa di giorno 28si è svolta in concomitanza con tutti i Comitatiprovinciali italiani, così come voluto dal Comita-to Nazionale, ed il tema è stato “Una festa lungatutta l’Italia”, sottolineando l’importanza e lacentralità per le PGS locali delle categorie Minie Propaganda, alle quali tutta la manifestazione èstata dedicata.

I membri del Comitato catanese già alle 7 delmattino erano in loco per la pianificazione degliultimi preparativi.

Alle 9 iniziavano ad arrivare le prime squa-dre, che hanno subito trovato un punto di riferi-mento nel box accoglienza gestito dai consiglieriFabio Chines e Maria Giovanna Cantarella, coa-diuvati dalla responsabile della rappresentativaprovinciale di volley Stefania Coco.

Dopo la consegna dei gadget e delle magliet-tine che il Comitato Nazionale ha gentilmenteregalato ad ogni Comitato Provinciale per distri-buirle agli atleti presenti, è iniziata subito la ma-nifestazione, animata in maniera esemplare dai

PGS - Festa di apertura A.S. 2007/2008

Page 25: Notiziario_dicembre_2007

insieme 25PGS insieme

ragazzi del gruppo Miaramandeha che hanno in-tonato canti, eseguito balletti ed inneggiato aDon Bosco, coinvolgendo tutti i presenti.

Dopo il saluto del Presidente Massimo Mot-ta è iniziata la premiazione delle squadre vincitri-ci dei tornei provinciali della passata stagione,guidata dal Vice Presidente Dario Conti, che haavuto l’onore di assegnare i trofei non solo allesquadre vincitrici, ma anche a tutte quelle squa-dre provinciali che hanno trionfato nei campio-nati regionali, nazionali e internazionali, così co-me voluto dal Presidente Motta e da tutto ilConsiglio provinciale.

Al termine della premiazione i membri delComitato Provinciale, guidati dal gruppo di ani-mazione Miaramandeha si sono pure esibiti inun momento di animazione, che ha parecchio di-vertito il pubblico presente, a dimostrazione dicome per loro ciò che conta è divertirsi e fare di-vertire.

I presenti hanno ricevuto il saluto del Dele-gato Nazionale S.D.B. don Roberto Guarino,soddisfatto per l’organizzazione della manifesta-zione, nonché quello del Direttore della casa Sa-lesiana di Pedara, don Giuseppe Di Leonforte,al quale vanno tutti i ringraziamenti del Comita-to Provinciale, data l’immediata disponibilitànell’ospitare la festa di apertura.

Dopo il saluto delle Autorità locali, rappre-sentate dall’Assessore allo sport, c’è stata la con-segna di una targa ricordo alla Polizia Municipa-le ed alla Misericordia di Pedara, impeccabili nelservizio prestato, gli atleti hanno goduto di unospettacolo esilarante, grazie all’esibizione deglisbandieratori del gruppo di San Gregorio.

E in questo clima si è svolta la Santa Messa,celebrata da Don Alfio Bruno, durante la qualesi è potuta constatare la particolare attenzionedei ragazzi che, nonostante l’età, hanno saputodiscernere i momenti di gioco da quelli di pre-ghiera.

Al termine della Celebrazione Eucaristicatutti gli atleti hanno sfilato per le vie principali diPedara dietro allo striscione del Comitato Pro-vinciale, portando per tutto il paese il nome e lospirito delle P.G.S., e si sono recati direttamenteall’Oratorio Salesiano, dove, dopo il pranzo,hanno dato spettacolo con delle partitelle di cal-cio, pallacanestro e pallavolo, mentre al ParcoBelvedere di Pedara si svolgeva, in contempora-nea, la manifestazione dei ragazzi del pattinag-gio, ove si trovavano circa 300 persone.

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insieme26 insieme PGS

È stato bello vedere tutti i ragazzini delle minie propaganda che si sfidavano come fossero incampionato, che correvano per tutto l’Oratorioesultando ad ogni gol, canestro o punto realizzato.

Per loro i campionati sono già iniziati, edadesso attendono con ansia i calendari delle par-tite che si accingono a svolgere.

Durante tali gare, che hanno solo avuto unafunzione rappresentativa trovandoci in un climadi assoluta festa ed allegria, il Comitato Provin-ciale è stato impeccabile, collocando almeno unresponsabile per campo, che fungeva da puntodi riferimento, mentre il Presidente Motta, ac-compagnato dal Direttore Tecnico Nino Cacia,facevano la spola tra il parco Belvedere, la pale-stra Comunale e l’Oratorio per supervisionare ilregolare svolgimento della manifestazione.

Il Comitato coglie ancora una volta l’occasio-ne per ringraziare l’Amministrazione Comunale,la Polizia Municipale e la Misericordia di Peda-ra, il gruppo di animazione Miaramandeha delCGS di Pedara, con il quale spera di instaurare

una collaborazione costante e duratura, i Dele-gati S.D.B. ed F.M.A. don Alfio Bruno e suorGraziella Ruta, il Delegato Nazionale S.D.B.Don Roberto Guarino, il Direttore dell’Oratoriodi Pedara Don Giuseppe Di Leonforte e tutta laComunità Salesiana di Pedara, compresi dirigen-ti ed allenatori, nonché tutti coloro che, diretta-mente o indirettamente, hanno collaborato perl’ottima realizzazione della festa di apertura.

Il tutto si è concluso alle 17, quando ormai lastanchezza iniziava a farsi sentire ed i ragazzi delComitato Provinciale erano stravolti per la fati-ca, dato che per loro tutto ciò ha avuto inizio giàdalla fine di settembre.

Ma la fatica è stata ampiamente compensatadalla felicità dipinta sui volti dei nostri ragazzini,che ci hanno regalato momenti indimenticabili,ed a volte anche commoventi, soprattutto quan-do alla fine, mentre i ragazzi del Comitato si ac-cingevano a smontare tutte le attrezzature, qual-che bambino si rivolgeva loro chiedendo “per-ché state smontando, io voglio giocare anco-ra…”!

Ma ci sarà tempo e modo per divertirsi, unintero anno sportivo ha ufficialmente avuto ini-zio ed i campionati stanno per cominciare, nellasperanza che regnino e trionfino sempre e sol-tanto l’allegria, le regole, l’armonia ed il rispettoreciproco.

Buon campionato a tutti, evviva le PGS, ev-viva Don Bosco.

AAvvvv.. CCoonnttii DDaarriioo SSaannttii

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insieme 27pastorale giovanile insieme

Dal 17 al 20 settembre 2007, ci siamo ritro-vati a Genzano, riuniti in Assemblea, gli Ispetto-ri dell’Italia, i Delegati della pastorale giovanile,i Coordinatori dei Servizi nazionali ed i membridelle loro équipes, i membri della Comunità diRoma San Lorenzo/CSPG.

Siamo stati sollecitati a riflettere sulla pasto-rale giovanile dalla parola del Rettor Maggioreche, nella Lettera sulla Regione Italia e mediooriente (ACS 385), invitava a superare una pa-storale dell’intrattenimento ed a ritrovare il co-raggio di proporre ai giovani cammini di fede.

Tale convinzione è stata ribadita recente-mente da Don Chavez, nell’incontro con i giova-ni del Movimento giovanile salesiano a Loreto, il30 agosto u.s. Diceva loro testualmente:

“C’è bisogno di un rilancio della Pastorale gio-vanile, perché deve essere più esplicitamente evan-gelizzatrice. A che serve una pastorale che nonporta all’incontro con Cristo? A che serve una pa-storale che non porta davvero a Colui, l’Unico, chenon può deludere le aspirazioni dei giovani, ad es-sere felici, a vivere e ad amare per sempre? Quan-te volte ho detto che siamo stati troppo timidi, checi siamo fermati alle soglie dell’evangelizzazione,facendo sempre pre-evangelizzazione!”.

Stimolati da queste affermazioni del RettorMaggiore, abbiamo esaminato la situazione deinostri ambienti ed abbiamo riscontato che, in re-altà, accanto ad ambienti nei quali sono statiprogettati e vengono proposti dei seri camminidi fede, ve ne sono altri in cui si procede per ini-ziative e nei quali il compito di educare alla fedeè demandato al singolo confratello e non è statoassunto come compito centrale della comunitàsalesiana e della comunità educativo pastorale.

La riflessione sull’ educazione alla fede deigiovani non è nuova. Essa ha avuto un forte mo-mento di ricerca in Italia nel 1989 con la redazio-ne degli “Itinerari di educazione alla fede” perpreadolescenti, adolescenti e giovani. Tale rifles-sione è stata seguita immediatamente dal docu-mento del Capitolo Generale 23 su “Educare igiovani alla fede” del 1990.

Da quella data ad oggi, si sono susseguiti al-tri eventi fondamentali. La Chiesa ha promulga-to vari documenti sulla nuova evangelizzazione esulla iniziazione cristiana, ed ha conosciuto lastagione delle grandi convocazioni giovanili at-torno al Papa La Congregazione ha celebrato al-tri due Capitoli generali. Il CG 24 ci ha resi piùconsapevoli del ruolo dei laici nella missione sa-lesiana e del ruolo che la comunità salesiana hadi essere “nucleo animatore” di una più ampiacomunità educativo pastorale (CEP). Il CG 25ha ricordato la responsabilità della comunità sa-lesiana nel testimoniare con la sua vita il prima-to di Dio e la sequela del Signore, condizioneineludibile per educare alla fede i giovani.

Alla luce di tale percorso, ci siamo quindi in-terrogati su come aiutare i confratelli e le comu-nità locali ad impegnarsi con maggiore chiarezzae continuità sulla evangelizzazione. Abbiamo de-ciso di non scrivere dei nuovi itinerari di educa-zione alla fede. Tale scelta è dettata dalla convin-zione che sia la comunità educativa pastorale lo-cale ad elaborare gli itinerari alla fede da propor-re ai giovani, secondo le specificità dei destinata-ri, del contesto, delle risorse disponibili. In talsenso, quanto proposto dagli Itinerari del 1989 edal CG 23 resta una fonte ispiratrice valida.

Ci è sembrato necessario sottolineare la ne-cessità che gli itinerari tengano conto della diver-sa sensibilità dei destinatari di fronte alla fede.

In base a tale eterogeneità dei destinatari,ogni ambiente deve offrire contemporaneamen-te e non successivamente, un ventaglio ampio diproposte ed offerte formative, perché ciascungiovane trovi in esse ciò di cui ha bisogno, alpunto in cui si trova la sua libertà

Abbiamo, quindi, confermato la validità dell’idea stessa del “cammino di fede” o “itinerariodi educazione alla fede”, perché fondato sullapedagogia di Dio nel suo rivelarsi, sulla tradizio-ne della Chiesa che nei secoli ha proposto e pro-pone in varie forme “itinerari”, sullo stile di DonBosco che – come attestato dalle biografie di gio-vani da lui scritte – prevedeva una vera “peda-

Assemblea CISI PG - Comunicato conclusivo

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insieme28 insieme pastorale giovanile

gogia della fede” con chiare opzioni spirituali,luoghi, tempi, modi, processi.

L’educazione alla fede dei giovani, quindi,non può essere demandata alla responsabilità diun solo confratello, ma deve diventare la preoc-cupazione centrale di una comunità salesiana.Non può, d’altro canto, esaurirsi nell’offerta diiniziative da mettere in calendario, se queste nonrispondono ad un insieme coerente, progressivo,organico. È “il piano esplicito di educazione allafede” richiesto ad ogni comunità salesiana dai no-stri Regolamenti (art. 7).Di esso si dice che deveessere “nucleo centraledel progetto” di una co-munità, che “accompagnii giovani nel loro svilup-po” e che “coordini le di-verse forme di catechesi,le celebrazioni e gli im-pegni apostolici”.

Ci siamo quindi fer-mati a riflettere su qualestrumento essenziale po-tevamo offrire oggi allecomunità locali per ordi-nare in un’ unità coeren-te quanto già esse fannoed orientare la loro ricer-ca.

Ci è sembrato di ri-trovare nel racconto del-la chiamata dei primi di-scepoli nel Vangelo diGiovanni (Gv 1, 26-51)un itinerario di educa-zione alla fede ampio edcomplessivo, che può di-ventare un modello ispiratore comune per elabo-rare gli itinerari locali. E come tale lo proponia-mo alla sperimentazione delle comunità educati-vo pastorali locali.

Esso è scandito da alcuni verbi, che risultanodecisivi sia nell’articolare un cammino di grup-po, che nel contatto con il singolo, che nelle pro-poste rivolte verso la massa.

““CChhee cceerrccaattee??””La domanda posta da Gesù ai discepoli del

Battista è la medesima che la comunità salesiana

è chiamata a porre – di fatto – ai giovani a cui es-sa è mandata in un determinato territorio. Essacomporta l’ascolto delle domande esplicite edimplicite dei giovani, dei loro bisogni profondi,delle loro attese. Richiede da parte della comuni-tà salesiana e della comunità educativo pastoraleuna forte attenzione alla vita dei giovani (e di“questo” giovane) ed una grande capacità di ac-coglienza nello stile di famiglia, di saper dare ri-sposte concrete valide, ma anche di saper susci-tare in loro altre domande, il desiderio di incon-

tro e di contatto “fuorile mura”.

Tale attenzione alledomande ed alla situa-zione di vita dei giovani,connota in senso educa-tivo l’intero cammino;va tradotta, poi, in ognicomunità in modalitàoperative concrete conluoghi, tempi, processi

““VVeenniittee ee vveeddeettee””Prima di essere azio-

ne, la missione dellaChiesa è testimonianza eirradiazione (cfr. Redem-ptoris missio, 26; 1Gv1,1-4). I due verbi ri-chiamano alla testimo-nianza del singolo e del-la comunità, una comu-nità composta da cre-denti, non da perfetti.Lo stile di vita dei cri-stiani, per tanti versi al-ternativo ai valori alloracorrenti, suscitò interro-

gativi e fece breccia nel mondo pagano dei primisecoli.

La fecondità apostolica e missionaria non èprincipalmente il risultato di programmi e metodipastorali sapientemente elaborati ed ‘efficienti’,ma è frutto dell’incessante preghiera comunitaria(cfr Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 75). L’efficaciadella missione presuppone, inoltre, che le comuni-tà siano unite, abbiano cioè “un cuore solo eun’anima sola” (cfr At 4,32) e siano disposte a te-stimoniare l’amore e la gioia che lo Spirito infon-

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insieme 29pastorale giovanile insieme

de nel cuore dei fedeli (cfr. At 2,42). (BenedettoXVI, Messaggio per la XXIII giornata Mondialedella Gioventù).

Questo significa, secondo la nostra tradizio-ne, una forte attenzione alla cura dell’ambiente,che deve caratterizzarsi per i tratti tipici del cari-sma salesiano (cfr. art. 40 sul criterio oratoriano).Di qui l’impegno alla formazione continua di Sa-lesiani e laici attingendo alle fonti storiche delcarisma di Don Bosco, ed a contatto con i suoiluoghi.

Ma comporta anche una forte tensione evan-gelizzatrice, con la offerta esplicita e sistematicadi percorsi che conducono alla persona del Si-gnore Gesù, quali la educazione alla preghiera,l’accostamento sistematico alla Parola di Dio(Lectio, scuola della Parola), la pedagogia deiSacramenti dell’Eucaristia e del Perdono, l’espe-rienza di servizio ai più poveri (“avevo fame…”),la unità nella carità fraterna che è il segno dellapresenza di Gesù in mezzo ai suoi (“dove due otre sono riuniti nel mio nome…), la devozione aMaria. Il contatto con i credenti della comunitàeducativo pastorale locale, diventa una espe-rienza di Chiesa ed apre alla Chiesa locale eduniversale.

““AAbbbbiiaammoo ttrroovvaattoo iill MMeessssiiaa””L’incontro con i Signore Gesù, accettato con

fede come il Signore della propria vita, genera ildesiderio di dire la gioia di questo incontro aqualcuno: anzitutto nella comunità religiosa (inuna più profonda comunicazione fraterna), nellacomunità educativo pastorale fra salesiani e laici,nell’ambiente di vita in cui siamo inseriti (quar-tiere, territorio), nella vita sociale in cui i nostriex allievi sono immessi.

L’entusiasmo nel professare la nostra fedecoinvolge tutta la Famiglia salesiana, i gruppi, leassociazioni. Essa ci pone delle chiare azionieducative nei confronti dei giovani. Ad esempio,preparandoli a dare ragione della speranza che èin loro (in dialogo con la cultura contempora-nea), abilitandoli ad un servizio stabile, esplici-tando gli sbocchi vocazionali ampi, favorendo laloro presenza negli organismi territoriali dioce-sani e civili, dando vita a gruppi di discepolato aforte tensione apostolica (“e lo condusse da Ge-sù…”).

Mentre nelle prime due fasi del modello ilsoggetto è la comunità educativo pastorale, inquesta terza fase, il soggetto sono i giovani stes-si. Essi diventano i primi e più immediati evan-gelizzatori dei loro coetanei.

L’attenzione alle domande profonde dei gio-vani, la accoglienza in una comunità di credentie la offerta di proposte, l’invito a proclamare lapropria fede, richiedono la capacità di comuni-care, di saper cogliere i linguaggi ed elaboraremessaggi. Abbiamo poi concentrato la nostra at-tenzione su come aiutare i confratelli a recupera-re la tensione verso la evangelizzazione ed a rior-ganizzare e progettare entro un quadro coerenteed organico, quale quello proposto dal modelloevangelico.

Ci è sembrato urgente rimettere al centro lacomunità, e non il singolo confratello incaricatodi una attività direttamente apostolica. Tutta lacomunità religiosa, nucleo animatore della co-munità educativo pastorale, con la sua vita e conle sue scelte, è il soggetto responsabile dellaevangelizzazione.

Si riconosce dunque il ruolo strategico delDirettore e del Consiglio locale, e la valorizzazio-ne di alcuni strumenti che rimettono al centrodella comunità l’interesse per la educazione allafede dei giovani: il progetto di vita della comuni-tà, la giornata della comunità, la accoglienza digiovani per esperienze vocazionali, il contattoabituale con la Parola di Dio, la centralità dellaEucaristia, la programmazione attenta di iniziod’anno, le verifiche frequenti e periodiche comemomento di formazione e di continuo “ritornoal centro” della nostra missione.

Il ruolo dei Servizi nazionali deve essere piùpuntuale ed incisivo per accompagnare le Ispet-tore, far circolare le esperienze, unificare i lin-guaggi, offrire strumenti e sussidi.

La formazione iniziale e continua dei confra-telli e dei laici collaboratori nella missione restala leva fondamentale. Il contributo delle comuni-tà formatrici italiane, ed il dialogo con esse, vaindubbiamente rafforzato.

Genzano, 20 settembre 2007

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insieme30 insieme frammenti di memoria

È stato inaugurato, nella Chiesa della borga-ta di Cipampini, un bassorilievo in ricordo diDon Sabatino, morto a Palermo il 18 novembre1983.

La malattia e la morte furono per Don Saba-tino le grandi ore della verità: la verità del suoamore ardente per il Signore, l’Assoluto dellasua vita, cercato e amato soprattutto nella pre-ghiera, nella carità fraterna, nel lavoro educativoe nel ministero pastorale; la verità della sua filia-le e forte devozione a Maria Ausiliatrice e dellagioiosa fedeltà a Don Bosco e alla Congregazio-ne; la verità del suo «sì» pieno e senza tentenna-menti alla volontà del Padre.

Don Leonardo Sabatino era nato a PetraliaSoprana (PA) il 2 gennaio 1924 da Salvatore eCarmela Richiusa. Crebbe in un’atmosfera fami-liare colma di fede, preghiere, lavoro e generosoamore, che ne modellarono il carattere fin daiprimissimi anni.

Compì il corso ginna-siale nell’aspirantato diPedara (CT), rivelandoletizia cordiale, intensapietà e severo impegnonel lavoro.

Gli anni del liceo, deltirocinio e della teologiasegnarono un chiaro cre-scendo di bontà e di im-pegno spirituale e intellettuale, fino alla grazia delpresbiterato ricevuta il 29 giugno 1951, che lodiede alla Chiesa, e ai giovani in modo particola-re, ricco di una armoniosa e feconda maturità.

Don Sabatino fu un instancabile lavoratoredel Regno di Dio: nella molteplice fatica di edu-catore, docente e parroco non conobbe vacanze.

Aveva fatta sua letteralmente la parola diDon Bosco: «Mi riposerò in paradiso».

Una caratteristica della sua ricca personalitàfu la mitezza, che non sembrava fosse in lui undono di natura, ma frutto maturo del proposito,sempre rinnovato, di essere umile, buono e con-discendente.

In ricordo di Don Sabatino

Quante volte sopportò silenzioso e sorriden-te situazioni e persone che lo affliggevano, sem-

pre aperto all’iniziativadel dialogo e della colla-borazione.

Don Sabatino avevaconcluso a pieni voti ilCorso Universitario inLettere classiche conuna brillante tesi su SanGiovanni Crisostomo,da cui sembrava avesse

attinto il gusto, l’impegno e l’efficacia dell’an-nunzio della Parola di Dio. Amava predicare e lofaceva con fervore e chiarezza, non rifiutandosimai a impegni di tridui, esercizi spirituali e con-ferenze, che maturava sempre nella preghiera ein una seria preparazione.

Nella scuola insegnò con uno stile e una ca-pacità non comuni. I suoi exallievi, molti deiquali salesiani, ricordano, sì, la fatica di tenere ilritmo del suo passo, ma soprattutto la chiarezza,la metodicità e l’efficacia del suo insegnamento.Ricordano pure che Don Sabatino non era un ri-petitore di nozioni o un freddo critico, ma unmaestro nel senso più vero.

I parenti di Don L. Sabatino conDon R. Di Mauro e Don G. Troina.

«Informato della luttuosa notizia della mor-te del parroco Don Sabatino, partecipo profonda-mente al dolore della Congregazione Salesiana.Ricordo con emozione il Sacerdote ricco di sensopastorale, fedele servitore della Chiesa, pio e ze-lante, tutto dedito al bene delle anime».

MMoonnss.. CCoossttaannttiinnoo TTrraappaannii

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insieme 31frammenti di memoria insieme

AAdd uunn aannnnoo ddaallllaa mmoorrtteeddii DDoonn LLeeoonnaarrddoo......

“Il mio vuole essere un contributo diamicizia e di riconoscenza e, se può servire,anche di testimonianza: testimonianza del-la meraviglia che Dio opera nei suoi eletti,meraviglie di cui noi siamo stati partecipi etestimoni.

Un anno è passato dalla sua morte, mail tempo non può, non deve cancellare ilsuo ricordo.

La traccia, l’impronta profonda che halasciato nel nostro animo ce lo rende anco-ra vicino e presente.

Gioia e speranza sono i sentimenti chedebbono esserci nel nostro animo ricor-dando Don Sabatino:

– la gioia del ritorno alla casa del padre,dimora di luce e di pace;– la gioia della ricompensa che vienedata a chi ha lasciato tutto per fare del-la sua esistenza un dono di servizio aifratelli;– a chi ha lasciato tutto per seguire leorme di Cristo nel cammino coscienteverso l’offerta totale di se stesso sullacroce della sofferenza;– a chi ha vissuto con intensità ognigiorno, ogni momento della sua esisten-za nella ricerca nella ricerca della perfe-zione, nella ascesi continua verso lasantità.E noi ci siamo accorti che la meta della

santità l’aveva proprio raggiunta: una santi-tà che non fa rumore, scalpore; una santitàcostruita nell’umiltà, nella semplicità e cheè esplosa nella sua evidenza proprio gli ul-timi giorni della sua esistenza, rivelandoce-lo un gigante dello spirito”.

DDoonn GG.. TTrrooiinnaa

MMeessssaaggggiioo ddii DDoonn SSaabbaattiinnooaaii ssuuooii ppaarrrroocccchhiiaannii..

Palermo, 7 ottobre 1982Festa di Maria SS. del Rosario

Ai carissimi fedeli delle parrocchie Maria Ausilia-trice di Trapani e di Marsala

Nel mio previsto immediato ritorno alla casa delPadre, vi porgo il mio fraterno saluto. Chiedo perdo-no nel nome del Signore a quanti non ho saputo ac-cogliere con occhio limpido, sereno e disinteressatodi fratello.

Vi ringrazio della vostra benevolenza e del vo-stro compatimento.

So che molti nella loro generosità hanno pregatoe continuano a pregare per la mia persona fisica.

Quello che si vede da questa soglia dell’eternitàha questa scala di valori:

– la salvezza eterna;– vivere nella carità e volersi bene.Se il Signore mi concederà la pace nel suo Regno,

pregherò per voi, per la prosperità delle vostre fami-glie, perché regni sempre la pace e la concordia.

Accogliete il nuovo parroco con amore e impe-gno a collaborare con lui: nella catechesi, nelle orga-nizzazioni di azione cattolica.

Accetto la volontà di Dio anche se dovessi so-pravvivere con menomazioni fisiche o psichiche.

A Sua Eccellenza il Vescovo, ai miei confratellisalesiani e nel sacerdozio chiedo soprattutto scusa...

Come San Giovanni Bosco e i suoi ragazzi, se ilSignore mi concederà nella sua misericordia l’ingres-so nella vita eterna, impegniamoci a ritrovarci insie-me nella vera patria a cantare eternamente la gloriadi Gesù e di Maria».

Talvolta tradiva la ricchezza del suo senti-mento, quando presentava pagine di letteraturaparticolarmente dense delle grandi esperienzedell’uomo: il dolore, l’amore, la fede. Allora lanaturale austerità del suo volto si scioglieva nel-la dolcezza della commozione e persino del pian-to. Educava anche così!

Ma le sue capacità di educatore e di pastorele rivelò specialmente nei 22 anni in cui ebbe re-sponsabilità di direttore e di parroco.

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insieme32 insieme frammenti di memoria

Il bassorilievo di Don Sabatino

Lettera inviata dall’artista Letizia Li Pumaalla redazione di “Insieme”

Esimio Rev. Don Felice Bongiorno,ecco alcune mie riflessioni ed emozioni riguar-

danti il bassorilievo raffigurante il ritratto di DonLeonardo Sabatino, da me realizzato in polvere dimarmo patinato bronzo di dimensioni cm. 50x70,commissionatomi dai familiari col vivo desideriodi farne dono alla Chiesa della borgata di Cipam-pini (struttura fortemente voluta dal compiantopadre ma realizzatasi postuma) in occasione dellacerimonia di commemorazione del venticinquesi-mo anniversario della sua dipartita per la dimoraceleste.

Don Leonardo è raffigurato in abito talare co-me se stesse celebrando ancora una messa per isuoi parrocchiani. Pur non avendolo conosciutoquando era in vita, e al di là della somiglianza pla-stica più o meno riscontrabile da chi lo conosceva,artisticamente parlando la mia principale preoccu-pazione è stata quella di esprimere l’emozione cheil racconto dei familiari, riguardante specialmentel’ultimo periodo della vita di Don Leonardo, hasuscitato nel mio animo, emozione che spero ilbassorilievo trasmetta agli animi di quanti lo guar-dano. Un uomo totalmente votato a Dio e alla sua

volontà che si riflette nella sua immagine e ne ir-radia la luce col suo sorriso a quanti gli stanno ac-canto e lo guardano, trasmettendo loro serenità econforto. Col sorriso sulle labbra l’ultimo pensie-ro è rivolto ai parenti e ai suoi compaesani e sem-bra che stia recitando una delle tante bellissimefrasi lasciate nel suo testamento spirituale e chechiaramente si legge nella targa sottostante “Se ilSignore Dio mi concederà la pace nel suo regno,pregherò per voi per la prosperità delle vostre fa-miglie, perché vi regni sempre la pace e la concor-dia”.

Grata per l’interesse mostrato nei miei con-fronti porgo cordiali saluti.

LLeettiizziiaa LLii PPuummaa

Letizia Li Pumadurante la

realizzazione delbassorilievo di

Don L. Sabatino.

Il bassorilievo di Don L. Sabatino.

Page 33: Notiziario_dicembre_2007

insieme 33famiglia salesiana insieme

Beatificato Zeffirino Namuncurà

Domenica 11 novembre 2007, il CardinaleTarcisio Bertone, segretario di Stato e inviato pa-pale, ha proclamato beato Zeffirino Namuncuráa Chimpay, Río Negro, località natale del giova-ne salesiano.

La cerimonia aveva come motto “Zeffirino,figlio di Dio, fratello di tutti”. La festa religiosadel beato – nato nel 1886 e morto a Roma nel1905 – sarà il 26 agosto, giorno della sua nascita.

La celebrazione eucaristica è stata presiedu-ta dal Cardinal Bertone e concelebrata dall’Arci-vescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina,il Cardinale Jorge Bergoglio, e da una cinquanti-na di Vescovi. Hanno assistito anche il RettorMaggiore dell’Ordine dei Salesiani, PascualChávez Villanueva, e il vicepresidente dell’Ar-gentina, Daniel Scioli.

Dopo la richiesta formale di beatificazioneda parte del Vescovo di Viedma, monsignorEsteban Laxague, Hermelinda Painequeo, insie-me a Aparicio Millapi, ha fatto lo stesso nella lin-gua indigena del popolo mapuche, al quale ap-parteneva il beato.

“È la prima volta che si svolge una beatifica-zione non in una grande città, ma in un paesepiccolo, ma grandissimo per questa folla di ami-ci di Zeffirino”, ha sottolineato il Cardinal Ber-tone nella sua omelia.

Il porporato ha detto che questa beatificazio-ne “significa ricordare e apprezzare nel profon-do le antiche tradizioni del popolo mapuche, co-raggioso e indomito”.

“Allo stesso tempo – ha aggiunto – ci aiuta ascoprire la fecondità del Vangelo che non di-strugge mai i valori autentici esistenti in una cul-tura, ma li assume, li purifica e li perfeziona”.

Nella preghiera dei fedeli ci sono state invo-cazioni in mapuche, quechua e guaraní, chieden-do il rispetto dei popoli indigeni. Nell’offertoriosono stati consegnati frutti della terra patagonica.

Al termine della Messa, il Rettor Maggioredei Salesiani ha letto il testo della benedizione

apostolica di Benedetto XVI e ha ringraziato ilprimate argentino per aver insistito affinché lacelebrazione si svolgesse in Patagonia, perché“era la terra dei sogni di Don Bosco e di Zeffiri-no Namuncurá”.

“Figlio di Dio, fratello di tutti”

Beato Zeffirino Namuncurà

Tra i fedeli – circa 200.000 secondofonti religiose – c’erano numerosi mapuchecon i loro abiti tradizionali e anche ValeriaVarela, una 33enne che ha ricevuto il mira-colo che ha aperto le porte alla beatificazio-ne di Zeffirino.

Sposatasi nel 1998 con l’africano Jo-seph Koua, Valeria, originaria di BialetMassé (Córdoba), dopo tre mesi era rima-sta incinta, ma aveva abortito spontanea-

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insieme34 insieme famiglia salesiana

Cari giovani, mi sembra di scorgere in questaparola di Dio sull’umiltà un messaggio importan-te e quanto mai attuale per voi, che volete seguireCristo e far parte della sua Chiesa. Il messaggio èquesto: non seguite la via dell’orgoglio, bensì quel-la dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascol-tate le voci interessate e suadenti che oggi da mol-te parti propagandano modelli di vita improntatiall’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e alsuccesso ad ogni costo, all’apparire e all’avere, ascapito dell’essere. Di quanti messaggi, che vigiungono soprattutto attraverso i mass media, voisiete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Nonandate dietro all’onda prodotta da questa potenteazione di persuasione. Non abbiate paura, cariamici, di preferire le vie “alternative” indicate dal-l’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; re-lazioni affettive sincere e pure; un impegno onestonello studio e nel lavoro; l’interesse profondo peril bene comune. Non abbiate paura di apparire di-versi e di venire criticati per ciò che può sembrareperdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anchegli adulti, e specialmente coloro che sembrano piùlontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo,hanno un profondo bisogno di vedere qualcunoche osi vivere secondo la pienezza di umanità ma-nifestata da Gesù Cristo.

mente. Nell’ottobre 2000 le è stato diagno-sticato un carcinoma all’utero che avrebbepotuto portare a metastasi in pochi giorni,motivo per il quale doveva iniziare subito lachemioterapia.

Era venerdì, e avrebbe dovuto iniziareil trattamento il lunedì successivo. Quellanotte, ha raccontato, trovò una rivista suZefferino Namuncurá, con il quale si iden-tificò per via della giovane età, e gli chiesedi aiutarla.

Il lunedì, compiendo le analisi necessa-rie per iniziare la cura, i medici videro chenon c’era più alcun tumore. Il cancro erascomparso del tutto e oggi Valeria è madredi tre bambine.

La questione è stata studiata per quat-tro anni a Córdoba. La Congregazione perle Cause dei Santi ha affermato che la gua-rigione è inspiegabile dal punto di vista cli-nico.

La sessione del 15 maggio della Con-gregazione ha approvato all’unanimità ilmiracolo attribuito all’intercessione delServo di Dio, e il 6 luglio Benedetto XVI hafirmato il relativo decreto.

“La santità di Zefferino è espressione efrutto della spiritualità giovanile salesiana,quella spiritualità fatta di allegria, amiciziacon Gesù e Maria, adempimento dei propridoveri, donazione agli altri. Zefferino rap-presenta la prova convincente della fedeltàcon cui i primi missionari mandati da DonBosco sono riusciti a ripetere ciò che egli ave-va fatto all’Oratorio di Valdocco: formaregiovani santi. Questo continua ad essere ilnostro impegno oggi, in un mondo bisogno-so di giovani spinti da un chiaro senso dellavita, audaci nelle loro opzioni e fermamenteincentrati in Dio mentre servono gli altri. Lavita di Zefferino è una parabola di 19 anniappena, ma ricca di insegnamenti”.

DD.. PPaassccuuaall CChháávveezz VViillllaannuueevvaa

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insieme 35momenti di famiglia insieme

Il programma previsto per la Fraternità, ce-lebrata a Cammarata il 12 e il 13 Maggio, è statosvolto con la partecipazione sentita di circa 80VDB , numerosi Assistenti ed ex Assistenti spiri-tuali delle VDB, a livello locale e Regionale, dirappresentanti delle Suore di Maria Ausiliatrice.Il viso di ognuna esprimeva gioia, mista a emo-zioni profonde.

La commemorazione spirituale del 50° anni-versario delle VDB in Sicilia è stata svolta nell’in-tera giornata del 12 nell’intimità della Famigliasalesiana. Don Stefano Maggio, 1° AssistenteCentrale delle VDB, sepolto nella sua città nata-le, Cammarata, è stato ricordato il 13 maggio a li-vello cittadino.

Interessante e puntuale è stata la relazione diDon Lillo La Piana, Arcivescovo di Messina sulTema: “Un cammino di fedeltà”.

Solenne la Concelebrazione Eucaristica pre-sieduta da Don Lillo La Piana nella ParrocchiaS. Vito, di Cammarata. Il Parroco della Comuni-tà Parrocchiale, Don Liborio Russotto, nel por-gere un caloroso saluto a Sua Ecc. Mons. Calo-gero La Piana e a tutti i presenti, in particolare,rivolgendosi alle Volontarie dice: “Una delle ul-time famiglie del piccolo «seme di Don Bosco»sono le Volontarie di Don Bosco, concepite dalcuore grande del fondatore, ma concretizzate dalsuo successore don Rinaldi, da cui ha avuto con-cretamente, per così dire, forma e concretezza.In Sicilia segnano appena 50 anni, ma intensi,grandi, laboriosi, fruttuosi come mai e, oserei di-re, più che altrove. Il motivo della vostra presen-za in questo profondo sud non è causale, tantomeno occasionale, ma è opera meravigliosa di unsalesiano doc e dal cuore d’oro, con scarponi damontanaro, ma con una fine, delicatissima, intui-tiva intelligenza: Don Stefano Maggio. Orgogliodi Cammarata, perché la sua figura di uomo, sa-cerdote e religioso è stata e rimane grande.

Nato a Cammarata il 25 febbraio 1913, è sta-to battezzato in questa chiesa parrocchiale di S.Vito il 26 febbraio 1913.

… A nome personale e della comunità augu-ro che queste nozze d’oro producano frutti dibene, che è Dio stesso che non si lascia vincerein generosità”.

Durante la Fraternità dal titolo: Raccontia-moci! Abbiamo rivissuto la storia dell’Istituto at-traverso immagini, foto che evidenziavano date emomenti particolari della storia vissuta da cia-scuna Volontaria. Commoventi sono state le te-stimonianze di due Sorelle che hanno dato inizioai Gruppi di Catania Anna F. e di Palermo Ade-le A.

Giorno 13, dopo la celebrazione delle Lodi.in Albergo, la prima visita è stata al Cimitero peruna semplice, ma intensa preghiera presso latomba di Don Maggio, quindi presso la casa na-

50° di presenza delle VDB in Sicilia

Cammarata, 12-13 maggio 2007

Don F. Rinaldi

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insieme36 insieme momenti di famiglia

tale di Don Maggio si è posta una lapide con lascritta: LLee VVDDBB,, ggrraattee aa DDoonn MMaaggggiioo ppeerr llaa ssuuaaaazziioonnee iinnssttaannccaabbiillee ffiinn ddaall 11995566 aa ffaavvoorree ddeellllaa rrii--nnaasscciittaa ddeell lloorroo IIssttiittuuttoo sseeccoollaarree nneell 5500°° ddeellllaa lloo--rroo pprreesseennzzaa iinn SSiicciilliiaa.. 11995577 –– 1133 MMaaggggiioo –– 22000077

Al Parroco Don Giuseppe Alcieri della Par-rocchia Santa Domenica si è consegnato un ri-tratto di Don Maggio perché la comunità diCammarata possa ricordare questo fratello che,docile alla voce dello Spirito, ha servito la Chie-sa e la Famiglia Salesiana con zelo instancabile ,spendendo tutta la sua vita per la gloria di Dio,l’amore incondizionato alla Chiesa e ai fratelli. IlParroco che ben conosceva Don Maggio, hacondiviso con noi alcuni suoi ricordi affettuosi.

La solenne concelebrazione Eucaristica, nel-la Parrocchia di san Vito, è stata presieduta dal-l’Ispettore Salesiano di Sicilia Don Luigi Perrel-li. Nel saluto che il Parroco dà all’Ispettore tral’altro dice: “La sua presenza è per noi motivo di

Don Stefano Maggio

gioia e insieme un evento che segna la lunga sto-ria di Cammarata nel suo profondo legame conla benemerita Famiglia Salesiana… Molti dei no-stri concittadini sono entrati nella Congregazio-ne di Don Bosco, sia nel passato, quanto nel pre-sente e rimangono uniti a noi da vincoli di fede edi comunione. Tra questi Rev. Ispettore, ci è ca-ro richiamare alla memoria la figura sacerdotale,nitida ed autorevole del caro Don Stefano Mag-gio, Assistente delle Volontarie di Don Bosco,che saluto affettuosamente, venute da ogni partedella Sicilia. Fu uomo di profonda pietà e di noncomune zelo. Grazie alla sua opera instancabileoggi possiamo celebrare, qui a Cammarata, il 50°anniversario di presenza delle Volontarie di DonBosco in Sicilia. Con la loro opera educativa esociale le Volontarie hanno esteso il carisma mul-tiforme di S. Giovanni Bosco a tutta la società,offrendo una testimonianza credibile e convintadi impegno serio nella Chiesa e nella società. Lasua autorevole presenza in mezzo a noi conferi-sce a questo Giubileo un’importanza ancora piùgrande… Mentre la ringrazio per la sua presen-za ci uniamo a lei nel corale e sentito inno di ri-graziamento al Signore per i suoi innumerevolibenefici”.

A questi momenti dedicati al ricordo gratodel nostro 1° Assistente Centrale , Don Maggio,ha partecipato l’intera cittadinanza con le autori-tà del luogo. Il fratello e i nipoti di Don Maggiosono stati presenti, con gioia ed affetto, a tutti imomenti della nostra fraternità.

Questo giubileo vissuto in pienezza in tutteha risvegliato l’entusiasmo delle origini, ha mes-so in evidenza la bellezza della vocazione secola-re salesiana, ha ridestato la gioia di appartenereall’Istituto VDB, alla Famiglia Salesiana, allaChiesa.

Dai tanti cuori, aperti al dono di Dio, scatu-risce una filiale preghiera che invoca dallo Spi-rito fedeltà, perseveranza perché l’Istituto conti-nui a camminare sul solco tracciato da tante per-sone umili e generose, ma aperto ai segni deitempi, presenti nell’attualità storica, e proiettatoverso il futuro.

Cammarata 13 Maggio 2007Una Volontaria di Don Bosco

GG.. MM..

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insieme 37momenti di famiglia insieme

Benedetto XVI impone, durante il Concisto-ro ordinario celebrato nella Basilica di San Pie-tro per la creazione di 23 nuovi cardinali, la Ber-retta Cardinalizia a Mons. Raffaele Farina, Ar-chivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa,assegnandogli la Diaconia di San Giovanni dellaPigna.

Mons. Farina, Prefetto della Biblioteca Apo-stolica Vaticana, è nato a Buonalbergo in provin-cia di Benevento il 24 settembre 1933. Ha pro-fessato come salesiano il 25 settembre 1949 do-po aver frequentato il noviziato di Portici Bella-vista; ha emesso i voti Perpetui nel 1954. È statoordinato sacerdote il 1º luglio del 1958 dopoaver terminato gli studi e la licenza in Teologiapresso la Facoltà Teologica del Pontificio AteneoSalesiano di Torino.

Nel 1965 si è laureato in Storia Ecclesiasticapresso la Pontificia Università Gregoriana. Do-po un triennio di specializzazione come Borsistadella Fondazione tedesca “Humboldt” a Frei-burg e Bonn, ha iniziato la docenza come profes-

Città del Vaticano: Card. R. Farina e Mons. R. Vella.

sore di storia della chiesa antica e metodologianella Facoltà di Teologia della Pontificia Univer-sità Salesiana. Dal 1972 al 1974 è stato Decanodella medesima Facoltà e poi Rettore dell’Uni-versità per dodici anni (1977-1983; 1992-1997).

Nel 1978 è stato chiamato dall’allora RettorMaggiore Don Egidio Viganò come Regolatoredel Capitolo Generale 21. Dal 1978 al 1988 è sta-to Segretario del Pontificio Comitato di ScienzeStoriche e per 6 anni Sotto-Segretario del Ponti-ficio Consiglio della Cultura. Il 25 maggio 1997viene nominato Prefetto della Biblioteca Apo-stolica Vaticana.

Il 15 novembre 2006 Benedetto XVI lo no-mina vescovo, assegnandogli la sede titolare diOderzo; viene ordinato il 27 dicembre 2006 dalCardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Statodi Sua Santità.

Il 25 giugno scorso il Papa Benedetto XVI loha nominato Archivista e Bibliotecario di SantaRomana Chiesa elevandolo allo stesso tempo al-la dignità arcivescovile.

Un nuovo cardinale salesiano

Mons. Raffaele Farina è Cardinale

Città del Vaticano: Card. R. Farina,Mons. R. Vella e Don A. Zingale.

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insieme

Domenica 16 dicembre, nella spianata retro-stante la Cattedrale di Ambanja, è stata celebra-ta l’ordinazione episcopale di mons. Rosario Vel-la, salesiano, presieduta da mons. RazanakolonaOdon Marie Arsène, arcivescovo di Antananari-vo, e da da mons. Kasujja Augustine, NunzioApostolico per il Madagascar, e mons. La PianaCalogero, arcivescovo Metropolita di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela e Archimandrita del SS.Salvatore. Presente anche l’intera ConferenzaEpiscopale del Madagascar; significativa la rap-presentanza dei salesiani del Madagascar e del-l’Italia, in modo particolare dell’Ispettoria Italia-Sicilia (ISI), di cui mons. Vella è originario.

38 insieme momenti di famiglia

Don Saro Vella vescovo

Mons. Rosario Vella primo vescovo salesiano del Madagascar

Don Rosario Saro Vella è vescovo di Amban-ja, in Madagascar.

Don Rosario Vella, nato l’8 maggio 1952 aCanicattì (AG), ha frequentato il noviziato diSan Gregorio, a Catania, professando i voti reli-giosi salesiani il 12 settembre 1968. Dopo avercompiuto gli studi ecclesiatici, prima a San Gre-gorio e poi presso l’Istituto teologico di Messina,è stato ordinato sacerdote il 27 maggio 1979.Successivamente ha conseguito una Laurea inFilosofia all’Università di Palermo.

Dopo l’ordinazione e un biennio di anima-zione degli studenti salesiani di San Gregorio,don Vella parte nel 1981 per il Madagascar. Quiricopre dal 1982 al 1995 l’incarico di parroco adAnkililoaka, dal 1989 al 1990 di Maestro dei No-vizi, dal 1995 al 2004 parroco della parrocchia edel distretto di Betafo e dal 2004, fino ad oggi,direttore e parroco della comunità salesiana diBemaneviky.

Don Vella insegna Patristica nel SeminarioMaggiore Interdiocesano di Antsiranana ed èpure membro del Collegio dei Consultori dellaDiocesi di Ambanja.

Ambanja: Foto di gruppo con Mons. R. Vella eil Sig. Ispettore Don L. Perrelli.

La diocesi di Ambanja, eretta il 14 settembre1955, si estende su un territorio di 34.083 Kmquadrati, con una popolazione di 1.241.000 abi-tanti di cui l’8,8% è cattolica. La diocesi ha 31sacerdoti diocesani, 38 religiosi, di cui 19 sacer-doti, e 166 suore.

Ambanja: Mons. R. Vella con alcuni bambini malgasci.

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insieme 39momenti di famiglia insieme

Presenti, anche, varie autorità pubbliche trai quali anche alcuni esponenti del governo mal-gascio.

Oltre diecimila i fedeli che hanno riempitol’area predisposta per la celebrazione e, a motivodell’ampio numero, anche le zone circostanti. Lacelebrazione, iniziata alle 8 del mattino e conclu-sasi alle ore 14, è stata caratterizzata dalla vivaci-tà liturgica tipica del mondo africano. Significa-tivi i due gesti compiuti a conclusione della cele-brazione che hanno espresso, secondo la tradi-zione locale, l’accoglienza da parte dei fedeli edella diocesi del nuovo pastore: mons. Vella èstato rivestito di due manti come un personaggioregale e, su una apposita sedia, è stato portato inprocessione tra i fedeli. Il dott. Alessandro Céve-se, Ambasciatore d’Italia per il Madagascar, inuna lettera di augurio indirizzata a mons. Vella,esprimendo la sua gioia e commozione, auspica:“Le condizioni di povertà e sofferenza in cui ver-sa gran parte della popolazione locale rendonol’operato della Chiesa ancor più importante. So-no certo che il nuovo Vescovo non sarà infatti so-lamente quella guida spirituale di cui tutti hannobisogno, ma saprà ascoltare i bisogni della gentee rendersene interprete. Mi rivolgo a Lui primadi tutto come confratello Italiano in una terrache ha potuto beneficiare di uno straordinarioapporto di tanti miei connazionali, religiosi enon, che hanno scelto la grande isola malgasciacome loro terra d’adozione”.

Don Vito Luigi Perrelli, Ispettore ISI, in unalettera ha ricordato gli esordi della presenza mis-

Ambanja: Mons. R. Vella in mezzo alla gente.

sionaria dei salesia-ni e di don Vellagiunto “in Madaga-scar, fresco di gio-vani energie macon l’ardore delmotto di don Bo-sco: Da mihi ani-mas coetera tolle.Portava in cuore ilsole della terra diSicilia e il fuoco delvulcano, l’Etna,che lo rendevanofin da giovane pie-no di vivacità. In-domabile nella ca-pacità di lavoraresenza risparmiarsima sempre con grande allegria e un sorriso checonquista i cuori”.

Apprezzato, infatti, l’operato di mons. Vellaper quanto ha realizzato insieme gli altri salesia-ni italiani e malgasci, prima ad Ankililoaka, poi eBetafo, in quella che ora è anche la sua diocesi diAmbanja, e, soprattutto. in quella vera frontieramissionaria che è l’opera di Bemaneviky.

Fonte: [ANS, Ambanja 21 dicembre 2007]

IIll ccaanniiccaattttiinneessee DDoonn SSaarroo VVeellllaavveessccoovvoo iinn MMaaddaaggaassccaarr::

««PPoorrttoo ddeennttrroo llee mmiiee oorriiggiinnii»»Il missionario agrigentino fu tra i primi nel 1981a mettere piede sull’isola per l’avvio del progetto«Operazione Africa»

«Come sono belli sui monti i piedi del Mes-saggero che annunzia la pace, che reca la buonanovella, che proclama la salvezza». (Isaia 52,7).

Nelle parole del profeta Isaia tutto il signifi-cato e la gioia per la nomina di Don Saro Vella,da parte del Santo Padre Benedetto XVI, qualeVescovo della Diocesi di Ambanja in Madaga-scar. Don Vella, 55 anni, nativo di Canicattì, èuno dei quattro missionari della prima spedizio-ne del progetto «Operazione Africa» che il 17dicembre 1981 misero piede in Madagascar perfondare la missione.

Ambanja: Mons. C. La Pianae Mons. R. Vella.

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insieme40

diciamo che sono niente perchè contano poco,solo pochi si occupano di loro, non hanno un fu-turo, non avranno, molti di loro un lavoro chepotranno scegliere, ma, forse, un lavoro che do-vranno accettare o sopportare. Quindi hanno bi-sogno di tanti sostegni: hanno bisogno di pane,di studio, di conoscenza, di lavoro, di gioco, dipreghiera, di amicizia, di affetto. Evidentementeloro hanno nel cuore il desiderio di avere questosostegno e credo che i salesiani di Don Bosco eanch’io, come vescovo, dobbiamo fare qualchecosa per loro».

SSeeccoonnddoo llaa ttrraaddiizziioonnee nneell mmoottttoo ee nneelllloo sstteemmmmaaèè rraacccchhiiuussoo iill pprrooggrraammmmaa cchhee ssii sscceegglliiee ppeerr iillpprroopprriioo eeppiissccooppaattoo......

«La prima volta che mi hanno detto cheavrei dovuto pensare ad uno stemma, sono statoun po’ perplesso, quasi ridevo, oppure ho pensa-to che fosse qualcosa legato al passato, di me-dioevale... Ho cercato di far rivivere questiaspetti della storia passata in una storia attuale e,allora, anche io ho scelto un motto e uno stem-ma. Il motto è “croce unica speranza”. Noi vivia-mo in un tempo di mondializzazione, in un mon-do in cui tutti parlano di ciò che avviene: e ciòche avviene intorno è arrivismo, denaro, fame,sopraffazione, potere, denaro, morte e così via...Sono parole che pochi hanno il coraggio di direo che nessuno riesce a dire. Una di queste paro-le è speranza! Siamo un po’ tutti come abbattutied invece la speranza dovrebbe essere il motoredella nostra storia. Negli stemmi si mettono an-che le proprie origini. Qualcuno, magari, mette-va il proprio casato: io ho voluto mettere le mieorigini. Da una parte la Famiglia Salesiana, quin-di l’àncora che Don Bosco aveva scelto, perchèdobbiamo essere tutti ancorati al Signore Dio. Epoi la terra dove il Signore mi ha fatto nascere, laSicilia. La Sicilia che ho voluto rappresentarecon il monte Etna, con un vulcano, quindi queimonti e quel fuoco che dovrebbero essere l’in-nalzarsi verso Dio e anche portare un fuoco, ave-re un desiderio che si accende in tutte le parti delmondo».

AAnnddrreeaa MMaaggrrìì

Fonte: [La Sicilia, 17 dicembre 2007]

insieme momenti di famiglia

L’ordinazione è stata celebrata nello scorsodicembre, nella spianata retrostante la Cattedra-le di Ambanja: a presiderla mons. RazanakolonaOdon Marie Arséne (arcivescovo di Antananari-vo), mons. Kasuja Augustine (Nunzio Apostoli-co per il Madagascar) e mons. Calogero La Pia-na (arcivescovo metropolita di Messina, Lipari,S. Lucia del Mela e Archimandrita del SS. Salva-tore). Presente anche all’intera Conferenza Epi-scopale del Madagascar; significativa la rappre-sentanza dei salesiani del Madagascar e dell’Ita-lia, in modo particolare dell’Ispettoria Italia-Sici-lia (ISI), di cui mons. Vella è originario. Apprez-zamenti e felicitazioni sono giunti anche da Ales-sandro Cévese, ambasciatore d’Italia per il Ma-dagascar e da Luciano Uboldi, console italiano aNosy-Be/Ambanja.

Oltre diecimila i fedeli che hanno riempitol’area predisposta per la celebrazione, che è sta-ta caratterizzata dalla vivacità liturgica tipica delmondo africano. Significativi i due gesti compiu-ti a conclusione della celebrazione che hannoespresso, secondo la tradizione locale, l’acco-glienza da parte dei fedeli e della diocesi delnuovo pastore: mons. Vella è stato rivestito didue manti come un personaggio regale e, su unasedia, è stato portato in processione tra i fedeli.

MMoonnssiiggnnoorr VVeellllaa,, qquuaallii ssoonnoo ii ssuuooii sseennttiimmeennttiiddooppoo llaa ssuuaa oorrddiinnaazziioonnee aa VVeessccoovvoo ddii AAmmbbaannjjaa??

«Per me l’odinazione episcopale è stata vera-mente una cosa inaspettata. Capisco bene che es-sere vescovo vuol dire avere un cuore grande cheabbraccia tutta la diocesi, tutta la gente, ma ab-braccia tutta la Chiesa e tutto il mondo. E ap-punto, in questo momento, sento il bisogno diappoggiarmi a tante persone che mi vogliono be-ne: tutti i miei cari, tutti gli amici con i quali hovissuto una parte della vita, il popolo di Dio, iconfratelli...».

LLeeii èè mmiissssiioonnaarriioo iinn MMaaddaaggaassccaarr oorrmmaaii ddaa 2266aannnnii.. QQuuaall èè iill vvoollttoo ddeeii rraaggaazzzzii ee ddii DDoonn BBoossccooiinn qquueessttaa ggrraannddee iissoollaa ddeell ccoonnttiinneennttee aaffrriiccaannoo??

«In breve, forse, potremmo definirlo così: iragazzi, i giovani in Madagascar sono tutto, peròsono anche niente. Sono tutto perchè il 60% ègiovane. Sono loro che riempiono le strade, lescuole, le città, la campagna; sono loro che ren-dono la vita più bella. Ma se guardiamo in fondo

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insieme 41momenti di famiglia insieme

OOrrddiinnaazziioonnee ssaacceerrddoottaallee ddiiDDoonn AAuurreelliioo DDii QQuuaattttrroo eeOOrrddiinnaazziioonnee ddiiaaccoonnaallee ddii

DDoonn LLuuiiggii CCaallaappaajj

Da qualche anno la comunità parrocchialeSalesiana di San Matteo-Giostra attendeva l’or-dinazione sacerdotale di un suo figlio. L’1 dicem-bre scorso questo desiderio si è avverato conl’ordinazione diaconale di Luigi Calapai e pre-sbiterale di Aurelio Di Quattro. Nato a Palermo35 anni fa, Aurelio ha frequentato sin dall’infan-zia l’oratorio, ha maturato gradualmente la suavocazione, affascinato dalla figura di Don Bosco,mitigando il suo temperamento impulsivo, leg-gendo le esperienze delta propria vita attraversola sofferenza e un travaglio interiore, grazie an-che all’incontro con le persone che il Signore hamesso al suo fianco per orientarlo su questa scel-ta. L’evento, preceduto da una settimana di pre-ghiera e una sentita veglia, fatta la sera preceden-te dai fedeli assieme al parroco, è stato accoltocon grande partecipazione perchè ancora si puòassistere al miracolo di chi consacra la propriavita al servizio degli altri; donandosi gratuita-mente, senza risparmiarsi, per amore del Signo-re. Queste due ordinazioni sono state conferitedal Vescovo Mons. Calogero la Piana, accolto fe-stosamente al suo ingresso in chiesa dai numero-si fedeli e dal coro di S. Matteo, diretto dal mae-stro Piero Pirera, sulle note e le parole del cantodel giubileo “Jesus Christ you are my life”...

“Tu sei via , tu sei verità, tu sei la nostra vita,camminando insieme a te vivremo per sempre”.All’inizio della celebrazione, il parroco don Pao-lo Terrana ha espresso la sua gioia e ha voluteringraziare tutte le persone convenute e quelleche hanno contribuito alla realizzazione. Il Ve-scovo, nella sua vibrante omelia, ha ricordato ilcammino che ogni cristiano e chiamato a fare nel

seguire il maestro Gesù. nel rivestirsi della suaLuce. Ha espresso la gratitudine a Dio che con-tinua a pensare al suo popolo con il dono gran-de del sacerdozio, una gioia che nasce spontaneanel cuore e si carica: di emozione.

Successivamente, come segno di umiltà eprostrazione, Aurelio e Luigi si sono stesi a ter-ra, c’è stata l’invocazione dei santi e il canto del-le litanie e le sequenze del rito dell’ordinazione,con le promesse precedute da quella parola pro-nunciata “Eccomi” cosi intensa nell’abbracciarela fede, nel seguire Dio ed essere liberi nella li-bertà dell’amore.

Dopo la consacrazione e l’imposizione dellemani da parte del vescovo e dei sacerdoti, ci so-no stati i riti esplicativi come la vestizione, laconsegna del pane e del vino, accompagnati dasuggestivi passi di danza ed emozionanti cantisulla resa totale all’amore di Cristo... “come tumi vuoi io sarò, dove tu mi vuoi io andrò... mi af-fido a te... alla tua fedeltà manda la tua luce suimiei passi”. Luigi è diacono e Aurelio è sacerdo-te e un lungo applauso ha salutato questo annun-cio. Si sono recati all’altare per continuare la ce-lebrazione. Con commozione il neo sacerdote havoluto fare dei ringraziamenti ai familiari, paren-ti, amici, confratelli, ai genitori in festa dal Para-diso, alla comunità di Giostra che lo ha accoltoda un anno con affetto. Ma il ringraziamento piùgrande lo ha rivolto a Dio che con il suo spiritod’amore irrompe e riempie, perchè non c’è rega-lo più grande del volersi bene, uniti in Cristo checura e ha cura dei fratelli e sana le ferite.

Ha approfondito il suo discorso nell’omeliadella sua prima messa, il giorno dopo. La seratasi è conclusa con una festa all’interno dei localidell’oratorio nella quale tutti hanno potuto avvi-cinare, salutare e fare gli auguri ai due ordinati.

PPiippppoo AAuugglliieerraa

Messina-Giostra: Mons. C. LaPiana e Don A. Di Quattro.

Messina-Giostra: Don L.Perrelli e Don L. Calapaj.

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insieme42

IInn ffeessttaa ppeerr DDoonn EEnnzzoo GGaalliiaannooDopo 7 anni il sacerdote lascia laPerla per andare a Caltanissetta

Festa in onore di don Enzo Galiano all’Ora-torio dei Salesiani. Il direttore della casa religio-sa locale, don Enzo Biuso, in collaborazione conil gruppo ex allievi presieduto da Salvatore LoRe ha, infatti, organizzato una cena per il sacer-dote che, dopo 7 anni a Taormina, è stato trasfe-rito all’oratorio di Caltanissetta. Erano presenti:don Enzo Biuso, don Giuseppe Melilli, RosannaRomeo, Pietro Catanese, Ivan Lo Giudice, Cri-stian Lo Giudice, Salvatore Lo Giudice, CarmenIntilisano, Franca Cifali, Pinuccia Falanga, Con-cetta Marretta, Tino Giammona, Giuseppe Au-teri, Marcello Russo, Laura Di Bella, Carmelo Si-ligato, Lina Bambara, Franz Cozzo, Giusy Coz-zo, Giancarlo Laganà, Salvatore Lo Re, NinoCrimi e Gianna Martines.

A Caltanissetta don Enzo Galiano svolgeràdiversi incarichi, tra cui aiuto in parrocchia e inoratorio e sostegno ai confratelli anziani, ma sa-rà coinvolto anche nella pastorale e nel movi-mento giovanile. Don Enzo Galiano ha 44 annied è stato ordinato sacerdote nel 1997. E’ statocappellano delle suore francescane missionarie,mentre all’oratorio dei salesiani è stato molto acontatto con i giovani, organizzando campionatidi calcio, il grest e tanti giochi per i più piccoli.Si è distinto per la continua preghiera e per lagrande devozione verso il Signore. Al suo posto,a Taormina, ci sarà una vecchia conoscenza deifedeli locali, don Gioacchino Curto, che qui hatrascorso, in passato, diverse stagioni.

SSaarroo LLaaggaannàà

Fonte: [La Sicilia, Messina 28 ottobre 2007]

SSbbaarrccaa aa PPaalleerrmmoo iill PPrrooggeettttoo PPoolliiccoorroo

Il 15 dicembre, presso l’Istituto SalesianoGesù Adolescente di Palermo, sono stati presen-tati i dettagli del Progetto Policoro, alla presen-za del direttore della Cei Monsignor Paolo Tar-chi.

Si tratta di una nuova sfida, promossa dallaChiesa, per aiutare i giovani che non riescono atrovare un lavoro.

L’équipe del progetto è formata dalla Pasto-rale giovanile, sociale e del lavoro, dalla Caritas,con la partecipazione dei sindacati e delle asso-ciazioni di categoria.

Sono tre gli obiettivi che il progetto mira arealizzare a Palermo entro l’estate prossima: ilprimo punta sul turismo socio-solidale, propo-nendo vacanze alternative per i giovani e per chisbarca in città con le navi da crociera.

Il secondo progetto riguarda la nascita diuna coltivazione di frutti di bosco, voluta dal-l’Arc. Giancarlo Maria Brigantini, trattandosi diprodotti molto richiesti.

Infine, l’ultimo punto riguarda la realizzazio-ne, con la collaborazione di Banca Etica, di unsistema di microcredito per finanziare le attivitàdei giovani imprenditori.

TTAAOORRMMIINNAA ((MMEE))

Dalle case salesiane

PPAALLEERRMMOO -- GGEESSÙÙ AADDOOLLEESSCC..

insieme dalle case salesiane

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insieme 43dalle case salesiane insieme

««UUnn llaavvoorroo ppeerr ii ggiioovvaannii»»LLaa CChhiieessaa iinn ccaammppoo

La Chiesa scende in campo per rispondere algrido d’aiuto dei giovani che non riescono a tro-vare un lavoro. Sbarca a Palermo il progetto Po-licoro, promosso dalla Cei in tutta Italia, e pun-ta sullo sviluppo dell’agricoltura di qualità e delturismo alternativo. I dettagli della nuova sfidasono stati presentati ieri all’istituto salesiano Ge-sù Adolescente, alla presenza del direttore del-l’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro dellaCei, monsignor Paolo Tarchi. «In Sicilia non cisono politiche del lavoro per i giovani – denun-cia Luciano D’Angelo, tutor del progetto – cheormai hanno fatto propria la mentalità del lavo-ro precario e sottopagato». E Paolo Viro, diret-tore della Pastorale sociale e del lavoro, aggiun-ge: «A causa di un uso scellerato della politica,abbiamo visto in questi anni non solo la fuga deicervelli, ma anche delle mani».

L’équipe del progetto Policoro, formata dal-la Caritas, dalla Pastorale sociale e del lavoro,dalla Pastorale giovanile, con il coinvolgimentodei sindacati e delle associazioni di categoria,hanno gettato le basi per alcuni gesti concreti,che entro la prossima estate daranno vita a nuo-ve cooperative di giovani intraprendenti. Paler-mo punta sul turismo socio-solidale, una propo-sta di vacanza alternativa per giovani, ma ancheper chi sbarca in città con le navi da crociera.«Abbiamo individuato nell’Oasi dei giovani aGiacalone e in Stella Maris al porto – spiega donRosario Francolino, direttore della Pastorale gio-vanile – due strutture per l’accoglienza di una

settantina di per-sone che voglio-no conoscere unaPalermo diversa,fatta di bellezzeartistiche, ma an-che di esperienzeuniche di solida-rietà». Un’altraidea, che si staconcretizzandosu un terreno diPioppo, è la na-scita di una colti-

vazione di frutti di bosco, sul modello della coo-perativa di locri, voluta dall’arcivescovo Gian-carlo Maria Bregantini. «Abbiamo fatto un’inda-gine di mercato – spiega monsignor BenedettoGenualdi, direttore della Caritas – e questi pro-dotti sono molto richiesti sia su base regionaleche nel resto d’Italia». Terzo obiettivo è l’indivi-duazione con Banca Etica di un sistema di mi-crocredito per finanziare le attività imprendito-riali dei giovani. «Non possiamo solo denuncia-re le carenze, dobbiamo proporre concretamen-te qualcosa ai giovani – aggiunge monsignorPaolo Romeo, arcivescovo di Palermo – noi nonrisolviamo i problemi, ma possiamo moltiplicarei segni di speranza».

AAlleessssaannddrraa TTuurrrriissii

Fonte: [Giornale di Sicilia, Palermo 16 dicembre 2007]

Mons. P. Romeo

CCAALLTTAANNIISSSSEETTTTAA

LL’’OOrraattoorriioo SSaalleessiiaannoo ffeesstteeggggiiaa 116666 aannnnii

L’Oratorio Salesiano di Don Bosco ha ce-lebrato il suo compleanno in tutte le quattro ca-se presenti nella provincia di Caltanissetta: Gela,Riesi, Caltanissetta e San Cataldo. «Son passati166 anni da quel lontano 8 dicembre 1841,quando Don Bosco, sacerdote da pochi mesi,nella chiesetta di san Francesco d’Assisi di Tori-no, incontra il primo “oratoriano” BartolomeoGarelli - racconta don Angelo Calabrò, direttoredel Don Bosco di Caltanissetta».

Anche Caltanissetta ha potuto avere la pre-senza dei Figli di Don Bosco, i salesiani, attraver-so l’amore per i ragazzi del Servo di Dio Mons.Iacona che nel lontano 1949 incontrando l’ispet-tore (provinciale) dei salesiani chiese con insi-stenza l’invio di qualche salesiano. Davanti ad ungesto di tanta umiltà e benevolenza Don PlinioGugiatti, ispettore dei Salesiani di Sicilia, mandòi primi salesiani guidati dal Missionario di fuocoMons. Vincenzo Scuderi, reduce dalle missioniin India, dove era stato Ispettore e poi nominatoanche Amministratore Apostolico. Don Scuderi,come voleva essere chiamato, mettendo da parteil titolo di Monsignore, in India era stato unaistituzione in modo particolare durante la guerra

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insieme44 insieme dalle case salesiane

e la conseguente prigionia da parte degli inglesiperché italiano. Alla fine della guerra fu inviato aCaltanissetta, dove fondò con l’aiuto paterno diMons. Iacona l’opera Sacro Cuore costruendo lachiesa parrocchiale e l’attiguo oratorio. Qualcheanno più tardi fece costruire anche il Centroprofessionale Don Bosco che è stato per tanti an-ni scuola media e dal 1999 è tornato ad esserenella destinazione originaria Centro Professiona-le del CNOS. Al centro professionale è legatol’Oratorio Don Bosco che nella Solennità del-l’Immacolata festeggia il suo 166° compleanno.

Tre giorni di preparazione con momenti par-ticolari di preghiera alla sera, una veglia sul temadell’ultima enciclica del Papa Benedetto XVI suMaria donna della speranza ed con la celebrazio-ne solenne di giorno 8 con il rinnovo delle pro-messe di vari gruppi della Famiglia Salesiana du-rante la S.Messa. Dopo la celebrazione nel corti-le grande tutti hanno formato il “Cerchio Maria-no” ricordando il loro compleanno con una sem-plice Ave Maria. Il tradizionale panino con lamortadella ha chiuso la mattinata dando la pos-sibilità di partecipare alla processione cittadinadel pomeriggio.

A livello sportivo un torneo con oltre 450 ra-gazzi partecipanti allieta i campi e i cortili. Il tut-to si è chiuso domenica nove dicembre con lapremiazione di tutti i ragazzi partecipanti.

Mons. Vincenzo Scuderi sarà ricordato inmodo particolare a conclusione della visita pa-storale nella “sua” parrocchia S.Cuore nel 25°della sua morte. I116 dicembre alle ore 17,15 ilProfessore Sergio Mangiavillano, grande amicodi Mons. Scuderi ne presenterà la figura, cui se-guirà la celebrazione Eucaristica presieduta daMons. Mario Russotto vescovo di Caltanissetta.chiuderà questo momento di ricordo un concer-to della prestigiosa corale salesiana “Don Bosco”diretta dal M° Daniele Riggi collaborato dal M°Gaetano Bellomo.

VVaalleerriioo MMaarrttoorraannaa

Fonte: [La Sicilia, Caltanissetta 12 dicembre 2007]

SSAANN CCAATTAALLDDOO ((CCLL))

GGiioorrnnaattaa OOrraattoorriiaannaa 22000077 aa SS.. CCaattaallddoo

Anche quest’anno la nostra comunità orato-riana si è ritrovata a vivere un’intera giornata al-l’oratorio. Nonostante qualche nuvolone nero alcielo, la pioggia non ha comunque sconvolto ilfitto programma previsto per l’occasione.

Come buoni cristiani abbiamo iniziato parte-cipando in molti alla Santa Messa animata dainostri giovani e dai ragazzi della parrocchia delRosario; abbiamo offerto al Signore, a suon dimusica e a passi di danza, tanti doni tra i quali ilpallone volto a simboleggiare l’entusiasmo e l’al-legria tipici dello spirito salesiano. E proprio conquest’animo è stata vissuta la “Giornata Orato-riana 2007”.

I più grandi, nel mattino, si sono ritrovati apercorrere le vie del quartiere alla ricerca dellaprincipessa perduta del Capitan Lillo, mentre ipiù piccoli hanno condotto la loro caccia al teso-ro all’interno dell’oratorio. Poi, tutti a tavola agustare il pranzo preparato dagli exallievi. Vera-mente squisiti i dolci preparati dalle signore!!!Dopo pranzo, quale pennichella!!! Tutti fuori, incortile, a cantare e giocare con i ragazzi della Vi-gor. La sera ci siamo ritrovati a ballare attorno alnostro falò preparato vicino la statua di Don Bo-sco. Si sono esibiti, sotto poche stelle e tante nu-vole, i nostri gruppi formativi. Veramente ammi-revole l’esibizione del gruppo del Rosario, ospi-te vivace e piacevole.

È stato bello condividere i vari momenti del-la giornata con questi giovani e la nostra comu-nità ha dimostrato, in questa occasione, di esse-re una casa che accoglie!!! Durante la serata,inoltre, si è proceduto al sorteggio dei bigliettivenduti nelle settimane precedenti il 4 novem-bre. Iniziativa promossa e condotta con estremoimpegno dai nostri giovani che hanno voluto da-re un loro contributo per la ricostruzione delmuro dell’oratorio. Quest’iniziativa ha permessodi raccogliere fondi per un ammontare di circa600 euro. I premi in palio sono stati offerti contanta generosità da alcuni privati e negozi delpaese. Ambitissimo il 1° premio: un coniglio vi-vente!!!

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insieme 45dalle case salesiane insieme

Abbiamo concluso l’intensa giornata con unmomento di riflessione preparato da Don Car-melo: la visione di un filmato sulla testimonianzadi una giovane suora che ha riscoperto in Gesù ilvero senso della vita.

A serata conclusa, quando ormai tutti sonoandati via, quando già il falò si stava per spegne-re, quando Lillo riportava tutto al proprio postoe prima che lui stesso spegnesse i fari dell’orato-rio e gridasse “Si chiude!”, coloro che si sonoimpegnati alla realizzazione di questa giornataoratoriana 2007, hanno concluso dicendo che èandata veramente bene! Ancora una volta, nellasemplicità, la nostra comunità oratoriana ha po-tuto vivere insieme una bella giornata e questograzie a chi dedica il suo tempo e il suo talentoall’oratorio. È bene, quindi, ringraziare EugenioModaffari e Daniele Riggi per avere seguito igiovani nelle prove di canto; Alessia Miraglia peravere preparato insieme alle ragazze l’offertoriodanzato; gli instancabili animatori dei gruppiformativi M. Ausilia, Monica e Maria. Un parti-colare grazie va ad Angelo e Alberto per la loroestrema e ammirevole dedizione all’oratorio.Grazie a tutti i giovani e meno giovani, comeRiccardo, Giandomenico, Rosario, Totò Giorda-no, Carmelo, Manlio, Luciano Arcarese, che no-nostante i propri impegni non negano mai lapropria disponibilità. Grazie anche ai volontaridel servizio civile, agli ex-allievi e scouts. Graziea tutti coloro che hanno partecipato a questagiornata perché l’esserci stati dimostra di essereparte tutti di una stessa famiglia.

EElliissaa

Fonte: [Andare oltre, S. Cataldo (CL) 11 nov. 2007]

CCAATTAANNIIAA -- BBAARRRRIIEERRAA

6600°° aannnniivveerrssaarriioo ddeellllaa PPoolliizziiaa SSttrraaddaallee

Una rappresentanza di ragazzi del Centro diFormazione Professionale dei Salesiani di Bar-riera-Catania (settore elettronico), in occasionedel 60° anniversario della Polizia Stradale, sonostati ospiti nella caserma compartimentale di Ca-tania.

Guidati da don Felice Bongiorno e da donGabriele Raiti sono stati e ricevuti dal Coman-dante della Polizia Stradale della Sicilia Orienta-le Gen. Domenico Barberi, dal dirigente dellaSezione etnea Col. Antonino Di Vincenzo e dal-la “Vice” Dott.ssa Angela Cannarozzo. Durantela visita, che è servita anche a sensibilizzare i gio-vani al corretto uso della strada e alla conoscen-za dell’attività della Stradale, sono giunti in ca-serma anche il Sig. Prefetto Dott.ssa AnnamariaCancellierie e il Questore Dott. Michele Capo-macchia.

Nell’occasione i giovani sono stati accompa-gnati, a visitare la centrale operativa ed hannopotuto ammirare anche una mostra di cartolined’epoca, i nuovi veicoli e le attrezzature in dota-zione, come gli autovelox per l’accertamento de-gli accessi di velocità e gli etilometri per contra-stare l’abuso di bevande alcoliche.

Catania: Foto di gruppo.

Catania: A sin. Dott.ssa A. Cannarozzo con i ragazzi delCFP; a destra il Gen. D. Barberi e il Dott. A. Zizzo.

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insieme46 insieme dalle case salesiane

LLaa ffeessttaa ddeellll’’IImmmmaaccoollaattaa aa BBaarrrriieerraa

La festa dell’Immacolata presso la nostra Ca-sa è senz’altro una delle feste più attese e inten-samente vissute: l’abbiamo preparata a distanzanei gruppi e ambienti di appartenenza, quindi il7 dicembre alle 18.00, numerosi abbiamo parte-cipato alla Veglia Mariana per i gruppi parroc-chiali, ragazzi, genitori…, mentre alle ore 19.45in tanti siamo stati dinanzi al Tabernacolo peradorare il Signore Gesù: con Maria adoriamoGesù nell’Eucarestia.

Sabato 8 dicembre: Festa dell’Immacolatae… compleanno dell’Oratorio di Don Bosco.

Alle 09.15 ha avuto luogo la S. Messa per iragazzi e le famiglie dell’Oratorio, con la Pro-messa dei Gruppi e Associazioni oratoriane; allafine distribuzione del “panino di… don Bosco”,offerto e preparato dalla locale Unione degli Ex-Allievi; alle ore 10.30 è stata celebrata la S. Mes-sa con Benedizione delle Tessere per i Soci del-l’Azione Cattolica e dell’Unione Ex-Allievi.

Catania-Barriera: S. Messa con i ragazzi del CFPcelebrata dal direttore Don G. Troina.

Catania-Barriera: Un momento della festadell’Oratorio.

Intanto il cortile si anima per i tanti tornei dipallavolo e calcio, sino alle 12.00, che vede oltre200 tra ragazzi a adulti riuniti per il Cerchio Ma-riano.

Alle ore 17.30 ha luogo la Festa dell’Orato-rio per ragazzi e genitori, con scenette, danze,canti dedicati a Maria, il tutto preparato dal la-boratorio teatrale e dagli animatori dell’Orato-rio.

DDoonn GGaaeettaannoo UUrrssoo

IInnaauugguurraazziioonnee ddeellll’’AAuuddiittoorriiuumm““ZZeeffffiirriinnoo NNaammuunnccuurràà””

Venerdì 21 dicembre 2007 alle ore 9, è statainaugurata, nei locali del settore elettronico delCentro di Formazione Professionale dei Salesia-ni di Catania-Barriera, la “Sala Auditorium” in-titolata al nuovo Beato Zefferino Namuncurà.

Si tratta di uno spazio dedicato agli incontrigiornalieri e a momenti formativi.

Dopo una breve presentazione della vita delnuovo Beato cresciuto negli ambienti salesiani, èstato distribuito agli allievi un libretto, conte-nente immagini e brevi cenni sulla vita di alcuni“giovani eroi” della santità salesiana.

FF.. BB..

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insieme 47dalle case salesiane insieme

MMEESSSSIINNAA -- SS.. TTOOMMMMAASSOO

LLaa vvooccee ddeellll’’OOsssseerrvvaattoorree RRoommaannoo

(Apcom) Messina, 26 ott. - La voce dell'Osservatore Romano è "una voce libera". Lo ha det-to il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano, entrando questa sera al Teatro "Vit-torio Emanuele" di Messina dove e stata allestita la mostra su "L'Osservatore romano: da Roma almondo, 145 anni di storia attraverso le pagine del giornale del Papa".

"Una voce libera – ha continuato il Segretario dello Stato Vaticano – in particolare in quei mo-menti in cui la stampa italiana non lo era tanto, quando ci trovavamo in un regime non democra-tico come quello attuale. L'Osservatore ha portato non solo la voce del Papa – ha detto ancoraBertone – ma quella di uomini, di donne rispettosi della dignità di tutti e capaci di una grande so-lidarietà soprattutto nei due conflitti mondiali". "Una voce di pace, di riscatto morale, una voceche – auspica Bertone – spero venga ancora ascoltata, specialmente ora – dice alludendo al cam-bio al vertice dell'organo di stampa del Vaticano – che da domani cambia il suo corso. E spero –conclude – che anche in Sicilia (per un mese sarà per la prima volta in edicola, ndr.) la voce delPapa venga accolta, venga ascoltata, venga letta".

IIll CCaarrdd.. TTaarrcciissiioo BBeerrttoonnee aa MMeessssiinnaa

Il 27 ottobre, presso l’Istituto Teologico “San Tommaso” di Messina (aggregato alla Facoltà Teo-logica dell’Università Pontificia Salesiana di Roma), si è inaugurato il nuovo anno accademico 2007-2008. Il tema della prolusione: “L’etica del bene comune nella dottrina della Chiesa” è stato affrontatodal Card. Bertone.

“È il «bene comune» – afferma il relatore – che fornisce le ragioni della benevolenza, dell’amici-zia, della collaborazione e della giustizia. Se vi è un bene umano comune, s’incomincia a vedere gli al-tri con gli occhi del cuore, nasce nei loro confronti quell’interesse sano e appassionato che si rivolgealle persone nella loro concretezza e nella loro interezza e che costituisce l’anima vera della vita socia-le e politica”. Presenti alla solenne prolusione Sua Ecc. Mons. Calogero La Piana, Arcivescovo di Mes-sina; don Luigi Perrelli, Ispettore dei salesiani di Sicilia; don Giovanni Russo, Preside dell’Ist. Teolo-gico “S. Tommaso” e don Giuseppe Ruta, Direttore dell’Istituto.

Alla fine il Card. Bertone ha salutato le autorità presenti al San Tommaso, i giornalisti e quantihanno partecipato alla solenne prolusione.

L’Istituto “S. Tommaso” è sorto nel 1932 per opera dei salesiani di Don Bosco ed è aperto a tuttele diocesi della Sicilia e della Calabria. Dal 1998 poi ha dato inizio ai corsi per il diploma in bioeticae sessuologia.

Messina-S. Tommaso: Solenne Prolusione del Card. Tarcisio Bertone.

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insieme48 insieme dalle case salesiane

RRAAGGUUSSAA -- GGEESSÙÙ AADDOOLLEESSCC..

IInnaauugguurraazziioonnee ddeeii nnuuoovvii llooccaallii ddeellsseettttoorree eelleettttrroonniiccoo eedd iinnffoorrmmaattiiccoo

Alla presenza di un nutrito gruppo di autori-tà il 7 novembre u.s. si sono inaugurati a Ragusai nuovi laboratori per i corsi di informatica e dielettrici. Il Direttore dell’Opera Salesiana, donBasilio Agnello e il Direttore del Centro, profGaetano Piscopo, hanno presentato il loro lavo-ro ringraziando gli allievi, i docenti e le aziendecittadine.

Relatore del tema “La formazione professio-nale nella prospettiva salesiana” è stata tenuta daDon Gennaro Comite, Direttore della sede na-zionale del CNOS-FAP. A seguire la tavola ro-tonda che ha vistom presenti il delegato regiona-le, Don Domenico Paternò eil presidente, Don

[…] Il Centro si impegna a realizzare investimenti economici per una dotazione adeguata diaule, laboratori, officine e per i servizi logistici perché le tecnologie, gli strumenti e le attrezzatu-re siano sempre in grado di garantire la migliore risposta possibile alle esigenze della formazio-ne e siano in linea con la costante innovazione tecnologica.

Il Centro si impegna inoltre ad adottare una serie di interventi (procedure) per garantire lagestione, l’autocontrollo, il controllo, la prevenzione e la verifica, e a garantire flessibilità e atten-zione costante alle esigenze dell’ambiente in cui si opera.

In particolare la qualità del know-how (fattore cruciale per il successo del Centro) viene ot-tenuta mediante investimenti adeguati per la ricerca e lo sviluppo di processo e di prodotto, lapartecipazione a progetti e iniziative di valore innnovativo per reperire know how e la diffusio-ne di innovazione entro l’intera struttura, in modo da dar vita a una circolarità che porta bene-fici a tutti.

Carta dei valori salesiani nella formazione professionale

Aldo Ballistreri. Presenti anche l’Assessore Pro-vinciale alle politiche sociali, un rappresentantedi confindustria e un rappresentante delle im-prese che beneficiano dell’attività del Centro.

La Sicilia salesiana continua così la sua glo-riosa tradizione di impegno nella formazione deigiovani e nell’inserimento degli stessi nel mondodel lavoro.

Ragusa: Il laboratorio di informatica.

Ragusa: Il laboratorio di elettronica. Ragusa: Una delle nuove aule.

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insieme 49dalle case salesiane insieme

MMEESSSSIINNAA -- DDOOMMEENNIICCOO SSAAVVIIOO

IIll pprraannzzoo ddii NNaattaallee ccoonn ii ppoovveerrii

Per il secondo anno consecutivo la comunitàdel S. Domenico Savio di Messina in collabora-zione con la comunità di Sant’Egidio, hannocondiviso il pranzo di Natale con i poveri.

Per l’occasione la chiesa è stata allestita contavoli imbanditi e sedie per poter accogliere cir-ca 300 persone.

In basso alcune foto.

II ffeesstteeggggiiaammeennttii aall SSaavviioo ppeerr iill 7755°° aannnnooddaallllaa ffoonnddaazziioonnee ddeellll’’IIssttiittuuttoo

Si sono conclusi, con la festa dell’Immacola-ta, i festeggiamenti per il 75° anno dalla fonda-zione dell’Istituto salesiano “Domenico Savio”di via Lenzi.

Il vescovo ausiliare Francesco Montenegroha celebrato una santa messa nello “storico” cor-tile dell’oratorio, che in questi anni ha visto pas-sare intere generazioni.

Dopo il tradizionale panino con la mortadel-la e il racconto di un sogno di Don Bosco, si èproceduto alla benedizione della bella icona diMaria Ausiliatrice.

Alle 12 in punto c’è stata un’Ave Maria incontemporanea con tutti gli altri oratori salesia-ni del mondo. Hanno concluso la festa del dolcee il mercatino di beneficenza.

Messina-Savio: La S. Messa nel cortile dell’Oratorio.

Il 13 dicembre 2007 si è conclusa la giornata di formazione organizzata dal CEPAS, in collabo-razione con il CeSV di Messina, dedicata a Don Ninì Scucces e Lucia Natoli, amici e fondatoridel CePAS, improvvisamente scomparsi.“Dalla rabbia alla proposta. Per costruire ponti di dialogo tra pari e tra adulti e giovani, definen-do confini e delineando prospettive”. Questo è stato il tema centrale del progetto.Sono intervenuti: Salvatore Cacciola, sociologo dell’Asl 5 di Catania; Fabio Costantino, psicolo-go, consulente Dipart. Giustizia Minorile Messina; Salvatore Rizzo, formatore Centro Studi“Ecosmed” e in conclusione Enza Sofo, vice-presidente CePAS.

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insieme50 insieme pubblicazioni

Gli uomini mancano, ma Dio non manca mai.Se avrai fede nella provvidenza di Dio, riceveraiquanto desideri. Questo è solo uno dei tanti pen-sieri di San Giuseppe da Copertino, che possia-mo leggere nel nuovo libro di Marco Pappalar-do, appena uscito in libreria per l’Editrice Effa-tà di Torino. Salesiano Cooperatore, professoredi Lettere al Liceo “Don Bosco”di Catania, pub-blicista collaboratore di Avvenire, La Sicilia, Bol-lettino Salesiano, Prospettive. Torna in libreria unanno dopo l’uscita del libro “Sono MessaggiSpeciali”, una raccolta di SMS per tutte le occa-sioni, scritto per la stessa casa editrice e già allaseconda ristampa.

Il nuovo libro è una biografia essenziale daltitolo “San Giuseppe da Copertino. Patrono de-gli studenti”, che raccoglie gli eventi principalidella storia di un Santo venerato già dal XVII se-colo dagli studenti di ogni ordine e grado.

Come ha ricordato Giovanni Paolo II in oc-casione del IV centenario dalla nascita (1603-2003): “In San Giuseppe da Copertino, molto ca-ro al popolo, risplende la sapienza dei piccoli e lospirito delle Beatitudini evangeliche. Attraversol’intera sua esistenza Egli indica la strada che con-duce all’autentica gioia pur in mezzo a fatiche etribolazioni: una gioia che viene dall’alto e nascedall’amore per Dio e per i fratelli, frutto di unalunga e impegnativa ricerca del vero bene e, pro-prio per questo, contagiosa verso quanti ne vengo-no a contatto”.

Un modello per piccoli e grandi, studenti ededucatori, che potranno leggere ad un costo ac-cessibile (euro 5.50) anche diverse pagine deipensieri di San Giuseppe, una per ogni capitoloe allo stesso tempo riflettere attraverso delle pi-ste di riflessione per singoli e gruppi apposita-mente preparate dall’Autore che da tempo “la-vora” con ragazzi e giovani anche con responsa-bilità nazionali nella Pastorale Giovanile dellaCEI.

Il libretto si arricchisce della significativaPrefazione di S.E. Mons. Claudio Giuliodori(Vescovo di Macerata - Tolentino -Recanati -Cingoli – Treia, già Direttore dell’Ufficio nazio-

Recensione del libro “S. Giuseppe da Copertino”

nale per le Comunicazioni Sociali della CEI),che scrive: La Chiesa ha scelto San Giuseppe daCopertino come protettore degli studenti proprioper indicare a chi si cimenta negli studi, che il Si-gnore ha un progetto su ognuno di noi e che, se siriesce a sposarlo con convinzione, non ci sarannorisparmiate le fatiche, ma le ricompense saprannocolmare il nostro cuore più di ogni altra cosa.

L’Autore dedica il libro a tutti i suoi studen-ti, ma l’abbraccio giunge a tutti coloro che stu-diano e anche ad un’altra categoria di cui il San-to di Copertino è protettore: chi vola o prendel’aereo. Sì, perché Egli ebbe numerosissime esta-si in volo, tanto che tipica è la sua raffigurazionein volo.

Il libro, alla fine, conserva un’originale intui-zione; le ultime pagine contengono le preghiereper il nostro San Giuseppe, legate a diverse si-tuazioni: preghiera dello studente (di S.E. Mons.Angelo Comastri), preghiera in prossimità degliesami, per l’inizio della giornata, dello studentein difficoltà, per il felice esito degli esami. L’im-paginazione e l’impostazione grafica permettonoal lettore di poter ritagliare le preghiere e portar-le con sé come “santino” o segnalibro insieme al-l’immagine del Santo.

Per non togliere il piacere della lettura, dicia-mo come si legge nella Prefazione di Mons. Giu-liodori: Non vado oltre per non togliere il gustodella lettura della sua vita così devota al Padre,frutto di una interpretazione profonda e originaledel carisma francescano.

Buona lettura, allora, e prima di passare daOsimo (luogo dove si trova l’urna che conservale spoglie del Santo) lasciamoci interrogare dalledomande che l’autore di questo libro ci propone altermine di ogni capitolo. I Santi sono una graziadel Signore, perché ci indicano la strada verso ilPadre. Attraverso i loro gesti propongono quoti-dianamente degli spunti di riflessione perché lanostra vita assomigli sempre di più a quella che ilPadre, nella sua infinita bontà, ha pensato per uncammino di santificazione e per la felicità eterna.

LLuucciiaa MMuurraabbiittoo

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insieme 51guardando altrove insieme

Guardando altrove

UUnn uuoommoo ddii ffeeddee,, ddii ccuullttuurraa ee ddii uummaanniittàà

All’indomani della scomparsa del Card. Al-fons Maria Stickler, salesiano, Archivista e Bi-bliotecario emerito di Santa Romana Chiesa,Don Pascual Chávez, Rettor Maggiore dei Sale-siani e Gran Cancelliere dell’Università Pontifi-cia Salesiana, ha affidato alla redazione di ANSuna nota con alcune sue riflessioni.

“Uomo di grandi qualità attuali, il card. Stic-kler si è dedicato con metodo, con capacità diascesi e con entusiasmo allo studio; robusto nel-la sua vita religiosa, seppe coniugare grandi re-sponsabilità e grandi orizzonti ad uno stile sem-plice che non disdegnava il lavoro concreto e gliimpegni della vita quotidiana”.

Don Chávez ha evidenziato il grande contri-buto dato dal card. Stickler all’allora PontificioAteneo Salesiano (PAS), in modo particolare al“Pontificium Institutum Altioris Latinitatis”,preconizzato da Giovanni XXIII con la Costitu-zione Apostolica Veterum Sapientia del 22 feb-braio 1962, e affidato alla Società Salesiana daPaolo VI col motuproprio Studia Latinitatis del22 febbraio 1964.

“Volle – ha precisato il Gran Cancelliere –che il nuovo istituto avesse una sede degna e unabiblioteca adatta alla sua finalità nell’erigendoPAS, con ampi spazi per le attività didattiche. Sipreoccupò che ad insegnare nell’Istituto venisse-ro chiamati i migliori docenti e le migliori firmenel campo accademico italiano e mondialeesperti sia nella ricerca che nel parlare e scrivere,conforme agli statuti, in lingua latina e versatinella conoscenza del greco. E seppe, infine, cir-condarsi di esperti per redigere la «ratio studio-rum» che dopo una certa sperimentazione dove-va essere approvata dagli organismi della SedeApostolica. Qui la sua esperienza e i suoi contat-ti con la scuola di filologia europea e particolar-mente germanica diedero i migliori frutti, e lasua impostazione rimase e forse rimane ancorasalda e valida”.

Raccogliendo le memorie di alcuni docentidell’UPS, Don Chávez ha ricordato la grande ca-

pacità di dialogo che il card. Stickler aveva tantocon gli ambienti culturali di matrice laica, quan-to con i migliori docenti ecclesiastici. “Una fedesolida, profondamente radicata nella tradizione,segnata da una chiara comunione ecclesiale e dalriferimento al Papa. Una fede qualificata e com-petente che ha saputo farsi presente e interloqui-re a pieno diritto negli ambiti alti della cultura eha saputo incarnarsi in progetti arditi e di gran-de prospettiva”.

“Il suo insegnamento di Diritto Canonico –conclude Don Chávez nella sua nota – rimaneimpresso per l’esattezza scientifica e l’amore allaverità storica delle istituzioni della Chiesa”.

Fonte: [ANS, Roma 14 dicembre 2007]

Card. A. M. Stickler.

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insieme52 insieme guardando altrove

SSeemmiinnaarriioo EEuurrooppeeoo ddii SSttoorriiaa SSaalleessiiaannaaCracovia, 31 ottobre - 4 novembre 2007

Si è svolto dal 31 ottobre al 4 Novembre2007 a Cracovia un Seminario Europeo di studisalesiani organizzato dall’ ACSSA (AssociazioneCultori Storia Salesiana) in collaborazione con l’ISS (Istituto Storico Salesiano) che aveva per te-ma. “L’educazione salesiana in anni particolar-mente difficili del XX secolo”.

Il seminario si è svolto nello studentato teo-logico e filosofico salesiano di Cracovia

I partecipanti, quarantacinque, provenientida tutti gli stati europei hanno proposto all’at-tenzione dell’uditorio relazioni sulle attività sale-siane e l’applicazione del sistema salesiano nellevarie situazioni geografiche e politiche delle casedei Salesiani e delle FMA nel periodo che anda-va dal 1920 al 1960, ma soprattutto hanno de-scritto le estreme condizioni fisiche, morali, po-litiche nelle quali la congregazione è stata co-stretta ad operare, o a nascondersi, o a morireper gli ideali cristiani e salesiani durante il perio-do delle dittature nazista, stalinista, comunista,durante la rivoluzione spagnola, durante la gran-de guerra.

Alcuni titoli di relazione vi possono dare ilclima di esse: “Educazione salesiana sotto l’in-flusso della dittatura nazionalsocialista”; -“Eli-minazione degli istituti educativi ecclesiastici inPolonia durante il regime di Stalin”; “Slovac-

chia: Difficoltà della vita e della missione dei Sa-lesiani durante il regime comunista”; “I salesianifrancesi nel tempo del silenzio”; “L’opera educa-tiva delle FMA nel periodo della soppressionedelle Congregazioni Religiose in Francia”; “Dia-rio dal campo di concentramento di Podolinec”.

Ciò che è avvenuto in Spagna lo sappiamotutti: abbiamo celebrato la canonizzazione deimartiri spagnoli, ma altri ne abbiamo in Poloniae in altre parti del mondo che ancora spettano diessere proclamati santi. Quasi a voler renderepiù concreto il seminario, la mattina del 2 no-vembre ci hanno portati a visitare il campo diconcentramento tedesco di Auschwitz, dove èsorta ed ancora esiste la prima casa salesiana diPolonia i cui confratelli furono fucilati all’ester-no del campo di concentramento.

Dentro: le testimonianze di quello che gli uo-mini sono capaci di fare: forni, camere a gas,cel-le, quintali di capelli femminili pronti per fareparrucche, i barattoli del cianuro, e poi occhiali,scarpe, protesi, valigie di tanti e tanti che passa-rono da quel luogo tristemente famoso. L’avevovisto tante volte alla televisione, ma vederlo dipresenza fa tutto un altro effetto.

Anche la Sicilia ha partecipato al Convegnocon Don Paolo Terrana e Don Salvatore Spitale. È stata presentata, lei assente, una ricerca di Sr.Maria Concetta Ventura: “Le FMA di Sicilia:educatrici nell’emergenza della guerra e del do-po guerra (1943-1949)”.

Giorni pieni di lavoro: Eucaristia alla7, colazione e quindi tre relazioni finoalle 11,20. Venti minuti di intervallo ealtre due relazioni e dibattito fino alle13. Pranzo. Si riprende alle 15,00 condue relazioni, intervallo, altre due re-lazioni e dibattito fino alle venti: Ce-na.Giorno 3 novembre alle 18 abbiamocelebrato l’Eucaristia nel SantuarioMondiale della Divina Misericordia:luogo santificato dalle visioni che Sr.Faustina ha avuto.A sentire la descrizione delle difficol-tà e delle sofferenze dei nostri confra-telli di quasi tutta l’Europa, sgorgavadal mio cuore un moto di ringrazia-mento al Signore per noi Salesiani Si-Cracovia: Studentato Teologico Salesiano.

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insieme 53guardando altrove insieme

ciliani. Si è vero abbiamo subito dei bombarda-menti, abbiamo dovuto spesso lasciare le nostrecase e sfollare in luoghi più sicuri, alcune nostrecase sono state occupate per scopi militari e sa-nitari, ma ci sono state restituite, abbiamo avutoqualche difficoltà a reperire del cibo, ma se tut-to questo lo paragoniamo a quello che hanno do-vuto subire i nostri fratelli dell’Est o della Spa-gna è ben misera cosa.

A loro le case sono state tolte per sempre, avolte anche le vite sono state tolte. E tuttavia,non sorgeva in me un senso di odio o di astio odi ribellione verso gli oppressori, forse perchésappiamo che è normale trattare così il Cristo, laChiesa e i seguaci di Cristo, ma sentivo un altrosentimento di ringraziamento per tutti i Salesia-ni che avevano sofferto, perché nonostante tutto,nonostante le case soppresse, nonostante la clan-destinità a cui erano costretti, nonostante la mor-te, nonostante qualche piccolo compromesso, laCongregazione è viva, ha superato, con l’aiuto diDio, il momento più terribile della sua storia. Vi-va Maria Ausiliatrice e Don Bosco.

DDoonn SSaallvvaattoorree SSppiittaalleeSegretario Ispettoriale

AArrggeennttiinnaa –– MMoonnuummeennttoo aa DDoonn BBoossccoonneellllaa cciittttàà ppiiùù aauussttrraallee ddeell mmoonnddoo

Nell’ambito dei festeggiamenti per la beatifi-cazione di Ceferino Namuncurá, ieri 18 novem-bre, è stato inaugurato a Ushuaia, “la città piùaustrale del mondo”, un monumento dedicato aDon Bosco.

BBrraassiillee –– FFeessttiivvaall ddeellllaa ggiioovveennttùù ssaalleessiiaannaa

Quasi un migliaio di giovani, provenientidalle varie opere dell’Ispettoria salesiana di Reci-fe, hanno partecipato dal 26 al 28 ottobre pressol’Istituto salesiano “Sagrado Coração”, al XIIFestival della gioventù salesiana.

Diverse le attività religiose, culturali e sporti-ve, unificate dal tema “Jovens a serviço da vida”(Giovani al servizio della vita), che hanno impe-gnato i giovani per l’intero fine settimana.

Per approfondire il tema ispiratore del festi-val, i membri dell’equipe organizzatrice hannopredisposto per i giovani partecipanti un pro-gramma molto ricco con una serie di testimo-nianze, laboratori tematici, festival musical, festi-val di teatro, festival di danza, laboratori sporti-vi e per il tempo libero.

Il programma del Festival ha raggiunto il suoculmine con la celebrazione eucaristica domeni-cale presieduta da don João Carlos Rodrigues,Ispettore dei Salesiani di Recife, e concelebratada i molti salesiani che hanno accompagnato igiovani durante le 3 giornate dell’incontro.

Fonte: [ANS, Recife 7 novembre 2007]

Le autorità locali hanno acconsentito alla ri-chiesta di un monumento dedicato al santo deigiovani assegnando uno spazio, conquistato almare, tra le due strade costiere proprio di frontealla storica chiesa costruita dai missionari salesia-ni e all’Istituto “Don Bosco”.

L’opera, realizzata da don José Ellero, parro-co di “Nuestra Señora de la Merced” di Ushua-ia, rappresenta, così come richiesto dalle stesseautorità, Don Bosco insieme a due ragazzi e unaragazza. Il santo ha “i suoi piedi ben piantati nel-

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insieme54 insieme guardando altrove

l’estremo sud” – spiega lo stesso autore – mentrelo sguardo è puntato verso il nord”.

La scultura, alta e larga 2 metri, è stata realiz-zata in cemento in stile “semi-realista – ha dettodon José Ellero – che vuole evitare identificazio-ni limitanti dei volti e aprire con l’aiuto della im-maginazione gli orizzonti del tempo e dellospazio”.

La cerimonia di inaugurazione e di benedi-zione del monumento è stata presieduta damons. Juan Carlos Romanín, salesiano, vescovodi Río Gallegos. Nel corso della manifestazione èstato letto anche un messaggio del Rettor Mag-giore dei Salesiani, Don Pascual Chávez. “Que-sta statua di Don Bosco è una ulteriore espres-sione della presenza salesiana in Patagonia e unmodo di riaffermare la validità del Sistema Pre-ventivo per la formazione di santi come CeferinoNamuncurá.

Da qui (Roma) mi unisco alle autorità civili,militari e religiose che onoreranno con la loropresenza questo importante evento. Per te –rvolgendosi a don Ellero – e per tutti presentiimpartisco la benedizione di Maria Ausiliatrice,la Stella del Sud, che ha guidato i salesiani nellaparte australe del mondo”.

Fonte: [ANS, Ushuaia 19 novembre 2007]

AAuugguurrii DDoonn CChhààvveezz

Il mondo salesiano si stringe attorno a DonPascual Chávez, Rettor Maggiore dei Salesiani,nel giorno del suo 60esimo compleanno.

“Innalzo la mia lode al Signore per i tre gran-di doni con cui mi ha arricchito: la Vita, la Fede,la Vocazione Salesiana. – ha dichiarato Don Chá-vez - Da parte mia non ho altro desiderio se non

quello di rispondere alla bontà del Signore con-segnandomi totalmente a Lui nel servizio a colo-ro che mi ha affidato: la Congregazione, la Fami-glia Salesiana e i Giovani”.

L’avvenimento sarà celebrato con semplicitàpresso la Generalizia in via della Pisana dove al-le 12.00 Don Chávez presiederà l’Eucaristia. Sa-ranno presenti, oltre i confratelli della comunità,anche Madre Antonia Colombo, Superiora delleFMA, e i confratelli della comunità salesiana delVaticano e delle Ispettorie vicine.

Fonte: [ANS, Roma 20 dicembre 2007]

11°° iinnccoonnttrroo ccoonnggiiuunnttoo ddeeii CCoonnssiiggllii ddeeiiSSaalleessiiaannii,, ddeellllee FFMMAA ee ddeeii CCooooppeerraattoorrii

Sabato 15 dicembre si sono incontrati per laprima volta, presso la Direzione Opere GeneraliDon Bosco, i tre Consigli dei Salesiani, delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice (FMA) e dei SalesianiCooperatori (ASC).

Ha preceduto l’incontro il tradizionale radu-no dei Consigli dei Salesiani e delle FMA duran-te il quale Don Pascual Chávez ha presentatouna sintesi del sessennio 2002-2008. Richiaman-do le sue Lettere Circolari il Rettor Maggiore hapresentato la realtà delle 8 regioni salesiane (Ita-lia-Medio Oriente, Europa Nord, Europa Ovest,Africa-Madagascar, Interamerica, America Conosud, Asia sud e Asia Est-Oceania) e il percorsoformativo proposto ai salesiani in questi anni.

Hanno fatto seguito una serie di brevi inter-venti e ringraziamenti tra i quali quello di MadreAntonia Colombo, Superiora Generale delleFMA, che ha ringraziato il Rettor Maggiore peril magistero ricco e attuale che ha offerto nell’ar-co del sessennio alla Congregazione e alla Fami-glia Salesiana

Fonte: [ANS, Roma 17 dicembre 2007]

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insieme 55guardando altrove insieme

IIll CCiillee rriiccoorrddaa iill CCaarrdd.. RRaaùùll SSiillvvaa HHeennrrììqquueezz

Il 27 settembre 2007 tutto il Cile ha ricordato il centenario della nascita del Cardinale Raúl SilvaHenríquez. La cerimonia, presieduta dal Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio econcelebrata da quasi tutti i membri dell’episcopato cileno, ha avuto luogo presso la cattedrale di San-tiago. Il Card. Sodano, nella sua omelia, ha sottolineato alcuni elementi della vita del Cardinale Silva,prima come salesiano, poi come vescovo e arcivescovo, fermandosi in particolare su alcuni tratti del-la sua personalità e missione. Ha, inoltre, associato la memoria del Cardinale Silva a quella di PapaGiovanni Paolo II. “Entrambi – ha detto il Cardinale – hanno amato e servito la Chiesa con i loro ta-lenti senza limiti, con le loro virtù e con la loro umana fragilità”. Al calare del sole, si è reso omaggioal Cardinale Silva in una celebrazione civica svoltasi nella Piazza d’Armi della capitale cilena, presie-duta dal Presidente della Repubblica sig.ra Michelle Bachelet.

Alla cerimonia hanno preso parte ilCardinale Francisco Javier Errázu-riz, arcivescovo di Santiago, Mons.Aldo Cavalli, Nunzio Apostolico, ediversi vescovi, ministri di stato,parlamentari, diplomatici e familia-ri e amici del porporato salesiano.Presenti anche don Natale Vitali,ispettore dei Salesiani del Cile e imembri del suo consiglio e nume-rosi figli di Don Bosco.

Il Cardinale Errázuriz ha ricor-dato così il Cardinale Silva: “è sta-to e continua ad essere una benedi-zione di Dio per il nostro popolo, eil suo testamento ci incoraggia a vi-vere un bicentenario dell’indipen-denza nazionale arricchito dal Van-gelo e dal suo spirito”.

CCeerrccaarree llaa VVeerriittàà ppeerr ccoonnddiivviiddeerrllaa

Il tema scelto per la 42a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del4 maggio 2008 è: “I mezzi di comunicazione sociale: al bivio fra protagoni-smo e servizio. Cercare la Verità per condividerla”.“Il tema scelto dal Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunica-zioni Sociali invita a riflettere sul ruolo dei media in relazione, soprattutto, alrischio, sempre più presente, che essi diventino referenziali a se stessi e nonpiù – o non solo – strumenti al servizio della verità. Verità che va cercata econdivisa”, ha affermato, da quanto riportato da Fides, l’Arcivescovo Clau-dio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni So-ciali. Il testo del messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delleComunicazioni Sociali sarà pubblicato, come da tradizione, il 24 gennaiomemoria san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

Fonte: [ANS, Città del Vaticano 2 novembre 2007]

S. Gregorio (CT): Ricordano il Card. R. Silva, con simpatia e affetto, iconfratelli che lo hanno conosciuto il giorno della loro “vestizione”.

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insieme56 insieme brevemente

Brevemente

GGiioovvaannii,, llaa ppiiaazzzzaa èèiill cceennttrroo ccoommmmeerrcciiaallee

Cambiano repentinamente i luoghi di socia-lizzazione degli adolescenti e sono gli imponenticentri commerciali, con i loro richiami consumi-stici, a polarizzare le masse in età evolutiva. Il da-to emerge da un’inchiesta realizzata dall’Osser-vatorio sui Diritti dei Minori, stimolata da geni-tori che si sono rivolti all’organismo presiedutodal sociologo Antonio Marziale per segnalare,con viva preoccupazione, la crescente tendenzadei figli a chiedere denaro. L’inchiesta è statarealizzata nel periodo che và dal 1 al 30 settem-bre 2007, su un campione di 500 adolescenti –250 maschi ed altrettante femmine – in età com-presa fra i 14 e i 18 anni residenti a Milano e pro-vincia.

I risultati evidenziano che il 73% di loro tra-scorre mediamente 3 ore al giorno all’interno deivari centri commerciali dislocati sul territorio,che diventano anche 6 ore per il 19% costituitoda quanti hanno dichiarato di trovare nei mega-complessi il rifugio ideale nelle giornate in cui sidecide di marinare la scuola. Sono i punti di con-sumo alimentare, dotati spesso di televisori sin-tonizzati su canali musicali, quelli che risultanoessere massicciamente fruiti dall’81% degli in-tervistati che ha dichiarato di gustare stuzzichinie aperitivi, seguiti a ruota dai punti di rivenditadi abbigliamento ed accessori (87%) e di tecno-logia (79%). Solo l’8% ha evidenziato qualcheincursione in libreria. “Dai dati emersi dall’in-chiesta si evince nitidamente la difficoltà dellearee urbane, sempre più cementificate, a propor-re momenti di aggregazione, infatti – evidenzia ilsociologo Antonio Marziale, presidente dell’Os-servatorio sui Diritti dei Minori – quello cheBauman definisce ‘sciame inquieto dei consuma-tori’ trova nei centri commerciali il luogo idealeper fare gruppo intorno alla centralità dell’agiredi consumo piuttosto che dell’agire culturale insenso lato, con pesanti ricadute nel rapporto coni genitori destinatari di richieste finanziarie sem-pre più insostenibili. La carenza di politiche so-

ciali volte all’aggregazione giovanile rendono difatto periferiche le città come luogo d’incontro, adanno anche delle prospettive d’impegno civico,perché i soggetti in età evolutiva costruiscono laloro visione del mondo in base alla loro esperien-za di vita, che in questo momento è quasi esclusi-vamente commerciale e consumistica e non lasciaintravedere spiragli valoriali alternativi”.

SSiimmoonnee BBaarroonncciiaa

Fonte: [stampa.cnr.it, 19 ottobre 2007]

UUnn ssiittoo wweebb ppeerrggllii OOrraattoorrii ““DDoonn BBoossccoo””

Carissimi confratelli,due anni fa il Movimento Giovanile Salesia-

no della zona di Messina ha iniziato la sua avven-tura pastorale anche all’interno del web con l’in-tenzione di raggiungere i ragazzi e i giovani an-che attraverso questo mezzo di comunicazionesociale.

Questo sito web:(www.oratoridonboscomessina.it) è gestito

da un giovane dell’Oratorio del Savio che condedizione lo aggiorna e cerca di farlo conoscerea più giovani possibili.

In realtà dovrebbe essere pubblicizzato unpo’ di più perché non riceve molte visite... il mo-tivo principale è che occorrono idee nuove, sug-gerimenti, indicazioni che possono renderlo piùattraente e interattivo.

Vi chiedo, pertanto, se avete qualche idea,suggerimento, ecc., di darmi il vostro contributoperchè si possa migliorare questo piccoloservizio.

In attesa di ricevere da voi quante più indi-cazioni possibili, invio saluti fraterni.

DDoommeenniiccoo LLuuvvaarràà

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insieme 57da ricordare insieme

Ricordiamo anche i parenti di confratelli checi hanno preceduti nella casa del Padre.

La mamma del Sig. Daino la Sig. Domenica,la sorella di Tanino Fiandaca la Sig.na Rosa.

PPAAPPPPAALLAARRDDOOSSaacc.. DDoommeenniiccoonato a Pedara (CT) il 23febbraio 1917; prof. a S.Gregorio 11 ottobre 1936;sac. a Catania il 7 aprile1946; † a Pedara il 20 no-vembre 2007. Sepolto aPedara.

Entrò nella casa di Pedara il 1 gennaio 1932.Nel 1935 inizia il noviziato a S. Gregorio checonclude con la professione religiosa l’anno do-po. Dal 36 al 39 studia filosofia nella stessa casae va in tirocinio al Sampolo di Palermo. Vi restaper tre anni. Per la teologia è mandato a Monte-ortone, ma dopo un anno passa al Bollengo. Ilquarto anno lo farà a Catania, dove sarà ordina-to. Sarà insegnate e addetto all’oratorio a S. Gre-gorio, insegnante e consigliere e catechista in al-tre case. Per un anno fu anche prefetto ai Filip-pini. È stato un confratello che con il lavoro, lapreghiera e la sofferenza ha costruito la nostraamata Ispettoria. Il silenzio, la disponibilità atutta prova, la sua gioiosa accoglienza, lo faceva-no amico di tutti.

ZZIINNGGAALLII SSaacc.. SSeebbaassttiiaannoonato a Randazzo (CT) il 21marzo 1921; prof. a S.Gregorio il 21 novembre1939; sac. a S. Gregorio il11 giugno 1949; † a Peda-ra il 21 novembre 2007.Sepolto a Pedara.

Nell’ottobre del 1932fu accolto nella nostra casa di Randazzo e vi fre-quentò i corsi ginnasiali. Nel 1938 iniziò il novi-ziato a S. Gregorio, che concluse con la profes-sione religiosa. A S. Gregorio fa anche due anni

PPAATTEERRNNÒÒ SSaacc.. NNiiccoollòònato a Gangi (PA) il 22marzo 1910; prof. a S.Gregorio il 31 ottobre1926; sac. a Messina il 6luglio 1936; † a PalermoRanchibile il 7 ottobre2007. Sepolto a Gangi TF.È morto il patriarca del-

l’Ispettoria. Un altro anno, il 1910, passa conDon Cocò e ci allontana sempre più dalle origi-ni. Era entrato a S. Gregorio nel 1922 e vi avevafrequentato i corsi ginnasiali. Nel 1925 inizia ilnoviziato. L’anno dopo emette i voti e rimane astudiare filosofia per tre anni. Nel 1929 va tiroci-nante a S. Cataldo e nel ‘32 teologia al Savio.Mentre studia insegna, dà una mano all’oratorio,è maestro di musica a Giostra. Dopo alcuni annidi insegnamento e di consigliere scolastico, iniziala lunga serie di rettorati dal 1944 al ‘71. Trapa-ni, Salette, Savio, Taormina, Gela, S. Chiara eZafferana lo ebbero direttore. Dal 1974 all’80 fueconomo ispettoriale. È stato incaricato degliexallievi per molti anni. La sua è stata una vitaricca di operosità salesiana al servizio soprattut-to dei Giovani e degli Exallievi.

È stato un uomo versatile, polivalente, capa-ce di reggere ogni forma di responsabilità.

Da ricordare

S. Cataldo - Scuola media - 20 maggio 1941:Don Mazzone, Don Paternò, Don Sorano.

Prima fila dei ragazzi a sinistra Don G. Falzone.

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insieme58 insieme da ricordare

cellati, ma io che sto diventando duretto d’orec-chie, non ho capito bene questi echi. Lascio adaltri, presenti, il compito di raccontarcele.

Non so se si possa parlare di gradino perZeffirino Namuncurà: ma certo che ci ha messinei pasticci. I gradini di cui si parlava sopra inqualche modo tanti li hanno saliti e anche noi lipotremmo salire (non mettiamo limiti alla prov-videnza), ma questo gradino di Zeffirino dobbia-mo salirlo, almeno tentare: così vuole il signore,così vuole Don Bosco. Per la cronaca della bea-tificazione ci saranna altri più bravi di me.

DDoonn SSaallvvaattoorree SSppiittaalleeSegretario ispettoriale

di filosofia, il terzo anno al Rebaudengo di Tori-no. L’anno dopo, per salute, rientra ed è manda-to al Sampolo. Nel 1943 ritorna in continente co-me sfollato e si ferma a Rimini, due anni. Nel1945 ritorna in Sicilia: va a Catania Cibali dovecomincia la teologia. La conclude a S. Gregorio.

Ordinato, insegna lettere e filosofia in variecase: Sampolo, Agrigento, Modica. Nel 1954 silaurea in filosofia all’università di Palermo e nel-l’aprile del 1956 parte per l’Australia, missiona-rio. Nel maggio del 1959 rientra in Siclia, assaimalandato in salute. Da allora è stato in continuacura, ora ricoverato in ospedale, ora in comuni-tà con qualche piccolo incarico di scuola e assi-stenza.

Dal 1967 al ‘98 è rimasto al S. Tommaso diMessina in assoluto riposo. L’ultimo periodo del-la sua vita lo ha passato a Pedara. Una curiosità:era spesso chiuso in se stesso, scontroso, ma erasufficiente che il direttore gli dicesse una cosa ogli desse un ordine: ed era subito eseguito. For-se l’ubbidienza gli si era connaturata.

Se tre sono stati i funerali che abbiamo cele-brato, tre sono stati i gradini che abbiamo salito(celebrato) in questo periodo nella nostra ispet-toria: Diaconato, Presbiterato, Episcopato. Piùin alto c’è solo il Paradiso dove sono andati i no-stri cari defunti a ricevere il premio eterno e a fe-steggiare con Don Bosco. Don Luigi Calapaj eDon Aurelio di Quattro, accomunati nella stessacelebrazione a Giostra, hanno ricevuto il primoil diaconato il secondo il presbiterato, precedutia tanti chilometri di distanza da Don Silvano DeOliveira che a Timor Est è stato ordinato prete.

A detta del Signor Ispettore, presente a tuttee due le celebrazioni, non c’è stata molta diffe-renza: la stessa commozione, la stessa folla stra-ripante quasi festa popolare, la stessa gioia dicantare le lodi del Signore, che si è degnato didarci nuovi seminatori del regno. Anche se lefunzioni non saranno state le stesse per la perfe-zione delle cerimonie e l’esecuzione dei canti edelle musiche, per i cuori (non le orecchie) degliascoltatori erano meravigliose. Un ricco buffetcoronava la giornata. Il terzo gradino lo salivaMons. Rosario Vella in Madagascar. Ma qui mifermo. Sono arrivati gli echi entusiasti delle so-lenni celebrazioni e delle ecatombe di zebù ma-

LLaa ssccoommppaarrssaa ddii DDoonn OOrreessttee BBeennzzii

Sacerdote fondatoredella Comunità PapaGiovanni XXIII, èmorto la notte del 2novembre 2007 perun attacco cardiaco,all’età di 82 anni.

Nato il 7 settembre 1925 a San Clemen-te in provincia di Forlì, don Benzi è entratoin seminario nel 1937 ed è stato ordinatosacerdote nel 1949.

A lungo impegnato con i giovani, cuipropone “un incontro simpatico con Cri-sto”, nel 1972 ha guidato l’apertura dellaprima Casa Famiglia dell’Associazione PapaGiovanni XXIII a Coriano (Forlì). Dall’in-contro con persone che nella vita non riusci-rebbero a cavarsela da sole e grazie alla di-sponibilità a tempo pieno di alcuni giovani.

Nel 1983 l’associazione di don Benziottiene il riconoscimento di “aggregazioneecclesiale” da parte del vescovo della Dioce-si di Rimini Mons. Giovanni Locatelli.

Il 7 ottobre 1998 l’Associazione Comu-nità Papa Giovanni XXIII è riconosciutacome “Associazione Internazionale Privatadi Fedeli di Diritto Pontificio” riconosciutadal Pontificio Dicastero dei Laici.

Da oltre trent’anni la Comunità PapaGiovanni XXIII opera nel mondo del-l’emarginazione in Italia e all’estero.

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L’obiettivo che si intende perseguire è tradurre inmodo efficace e concreto I’espressione “lavorosociale di rete” con “lavoro educativo di rete”, nonperchè si stia pensando a particolari istituzioni oagenzie sociali che in modo formale, informale o nonformale hanno come missione I’impegno educativo,ma perchè è nel rapporto educazione/società che siconcentrano i nodi fondamentali delI’attualetransizione socio-culturale e nella stessa relazionesono individuabili le strategie che possono portare lacomunità sociale a rinvenire/inventare modalitàsignificative e qualitativamente apprezzabili per lavita dei singoli e dell’intera collettività.Fare attenzione al complesso rapporto che legaattualmente educazione e società vuol direriconoscere che ciascun attore, gruppo, agenzia,istituzione sociale ha una particolare responsabilitàper quanto riguarda la formazione della persona.Questo contributo può concretizzarsi efficacementese è commisurato alle sfide educative del presente,ma anche coordinato con gli altri interventi checompongono la trama della comunità educante cheè presente e orienta la vita quotidiana e ogniinvestimento di un territorio. Ed è proprio il “lavoroeducativo di rete” ciò che consente la fedeltà alcontesto insieme alla collaborazione solidale fraquanti condividono la passione dell’educare.

[…] Paolo VI, di venerata memoria, dopo aver precisato chela gioia è un dinamismo irrefrenabile nel cuore di ogni uomo,afferma che il cristiano possiede la forza che opera la sintesitra gioia e dolore nella misura in cui si immerge nella Pasquadel Signore.“L’Exultet pasquale canta un mistero realizzato al di là dellesperanze profetiche: nell’annuncio gioioso della risurrezione,la pena stessa dell’uomo si trova trasfigurata, mentre la pie-nezza della gioia sgorga dalla vittoria del Crocifisso, dal suoCuore trafitto, dal suo Corpo glorificato, e rischiara le tenebredelle anime: «Et nox illuminatio mea in deliciis meis». La gioiapasquale non è solamente quella di una trasfigurazionepossibile: essa è quella della nuova Presenza del CristoRisorto, che largisce ai suoi lo Spirito Santo, affinché essorimanga con loro” (Esortazione Apostolica «Gaudete inDomino», 9 maggio 1975).Auguro a me e a quanti leggeranno questi brevi appunti sullavita di Suor Maria Alfonsa, che alla scuola di una “maestra deldolore” vissuto con Cristo, possiamo comprendere lapreziosità di un sorriso che fiorisce dalla pianta del dolore.

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Messina-Giostra: Foto di gruppo - Ordinazionesacerdotale di Don A. Di Quattro e ordinazionediaconale di Don L. Calapaj.

Palermo: Concelebrazione Eucaristicapresieduta da Mons. P. Romeo.

Ambanja: Mons. R. Vella.

Messina-S. Tommaso: Solenne Prolusione delCard. T. Bertone.

Messina-Savio: Il pranzo di Natale con i poveri.

Città del Vaticano: Card. R. Farina e Mons. R. Vella.