Notiziario Amici di Angal n7

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News News dagli Amici di Angal a cura della sezione torinese dell’Associazione “Amici di AngalNumero 8 – NOVEMBRE 2011 1 In questo numero: Cronache da Angal 1 Rinnovo della Convenzione 2 Nuovi obiettivi e realizzazioni 3 E lontano da Angal… 3 Testimonianze La forza di accettare, la capacità di migliorare 4 (di Giuliana Rossi) Sette, otto, nove…: 5 imparare a contare le settimane sulle pance (di Laura Rivella) L’Africa - GRANDE - di Monica 5 (di Monica Rossin) I fili delle donne: Klaùdia racconta Albarose 6 Africa bambina 7 Cronache da Angal La 35 a missione di Mario e Claudia Con noi, durante la 35ª missione ad Angal, era presente un bel gruppo di persone: i membri del Direttivo Giovanni Cardellino e Camillo Smacchia con Antonella Cinquetti, la pediatra Giuliana Rossi, che si è fermata fino a luglio, una giovane coppia americana, Kevin e Sarah Wickenheiser, lui laureando in medicina, lei inge- gnere (ad Angal per 4 mesi con lo scopo di verificare la fattibilità di un loro futuro impegno a lungo termine), e infine Monica Rossin, del C.D. di “Amici di Aber”, Associazione da anni sostenitrice dei nostri progetti. L’obiettivo principale di questa missione era analizzare assieme al Comitato Direttivo dell’Ospedale se, allo sca- dere del secondo anno e prima di firmarne il rinnovo, quanto era stato stabilito nella Convenzione fra l’Associazione e il St. Luke fosse stato realizzato in modo soddisfacente. Alcuni segnali erano tutt’altro che positivi e indicavano un lento ma progressivo declino nella qualità dei servizi: disimpegno dei medici nel supporto al dispen- sario, affidato esclusivamente agli infermieri, saltuaria pre- senza all’ambulatorio per l’Aids, gestito con grande gene- rosità e impegno da Suor Stella, mancanza di dispo- nibilità nei giorni di reperibilità, problemi nella gestione dell’Unità nutrizionale e dell’ambulatorio dentistico. Come sappiamo, l’interesse dei medici africani è rivol- to soprattutto alla chirurgia, considerata un trampoli- no di lancio per il loro futuro inserimento in un ospe- dale più grande di qualche città importante. Ci vuole dunque una buona dose di adattabilità e abnegazione per decidere di mettere a disposizione di un ospedale rurale, in mezzo alla savana, il frutto di anni di studio e di sacrifici. Infatti c’è stato un notevole turnover di medici africani in pochissimi anni e purtroppo se ne è andato anche il migliore di loro, il Dr. Joseph Damoi. Dopo innumerevoli riunioni, la proposta di Giovanni Cardellino di mettere a punto un progetto di miglio- ramento della qualità (“Quality improvement”) è stata bene accolta sia dall’Amministratore sia dal Direttore sanitario, che si sono impegnati a studiare i possibili parametri di valutazione, prima del rinnovo della Convenzione. All’attuazione di questo progetto l’Associazione ha deciso di legare alcuni incentivi eco- nomici, mentre si è deciso di ridurre a 300 euro al mese l’integrazione allo stipendio dei medici neoas- sunti, durante un periodo di prova di 6 mesi. Diventeranno 400 se il medico avrà dimostrato di

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NewsNews dagli Amici di Angala cura della sezione torinese dell’Associazione “Amici di Angal”

Numero 8 – NOVEMBRE 2011

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In questo numero:Cronache da Angal 1Rinnovo della Convenzione 2Nuovi obiettivi e realizzazioni 3E lontano da Angal… 3Testimonianze

La forza di accettare, la capacità di migliorare 4(di Giuliana Rossi)Sette, otto, nove…: 5imparare a contare le settimane sulle pance(di Laura Rivella)L’Africa − GRANDE − di Monica 5(di Monica Rossin)

I fili delle donne: Klaùdia raccontaAlbarose 6

Africa bambina 7

Cronache da Angal La 35a missione di Mario e ClaudiaCon noi, durante la 35ª missione ad Angal, era presenteun bel gruppo di persone: i membri del DirettivoGiovanni Cardellino e Camillo Smacchia con AntonellaCinquetti, la pediatra Giuliana Rossi, che si è fermatafino a luglio, una giovane coppia americana, Kevin eSarah Wickenheiser, lui laureando in medicina, lei inge-gnere (ad Angal per 4 mesi con lo scopo di verificare lafattibilità di un loro futuro impegno a lungo termine), einfine Monica Rossin, del C.D. di “Amici di Aber”,Associazione da anni sostenitrice dei nostri progetti.L’obiettivo principale di questa missione era analizzareassieme al Comitato Direttivo dell’Ospedale se, allo sca-dere del secondo anno e prima di firmarne il rinnovo,quanto era stato stabilito nella Convenzione fral’Associazione e il St. Luke fosse stato realizzato in modosoddisfacente. Alcuni segnali erano tutt’altro che positivie indicavano un lento ma progressivo declino nella qualitàdei servizi: disimpegno dei medici nel supporto al dispen-sario, affidato esclusivamente agli infermieri, saltuaria pre-senza all’ambulatorio per l’Aids, gestito con grande gene-

rosità e impegno da Suor Stella, mancanza di dispo-nibilità nei giorni di reperibilità, problemi nellagestione dell’Unità nutrizionale e dell’ambulatoriodentistico. Come sappiamo, l’interesse dei medici africani è rivol-to soprattutto alla chirurgia, considerata un trampoli-no di lancio per il loro futuro inserimento in un ospe-dale più grande di qualche città importante. Ci vuoledunque una buona dose di adattabilità e abnegazioneper decidere di mettere a disposizione di un ospedalerurale, in mezzo alla savana, il frutto di anni di studioe di sacrifici. Infatti c’è stato un notevole turnover dimedici africani in pochissimi anni e purtroppo se ne èandato anche il migliore di loro, il Dr. Joseph Damoi.Dopo innumerevoli riunioni, la proposta di GiovanniCardellino di mettere a punto un progetto di miglio-ramento della qualità (“Quality improvement”) èstata bene accolta sia dall’Amministratore sia dalDirettore sanitario, che si sono impegnati a studiare ipossibili parametri di valutazione, prima del rinnovodella Convenzione. All’attuazione di questo progettol’Associazione ha deciso di legare alcuni incentivi eco-nomici, mentre si è deciso di ridurre a 300 euro almese l’integrazione allo stipendio dei medici neoas-sunti, durante un periodo di prova di 6 mesi.Diventeranno 400 se il medico avrà dimostrato di

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lavorare con impegno, secondo lo spirito umanitario alquale è improntato l’Ospedale.La nostra permanenza si è conclusa con un avvenimentoper noi speciale: la consegna di un duplice “attestato”, cherecita: «Questo certificato è conferito a Mario Marsiaj...[… a Claudia…] come segno di riconoscimento dellostraordinario e particolare servizio in linea con le finalitàe la missione dell'Ospedale fin dal 1967».Assieme alla firma degli amministratori e dell'autoritàlocale, c'è anche quella del nuovo Vescovo, giovane,dinamico, intelligente, che siamo andati a salutare percreare fin dall’inizio una fattiva collaborazione, coinvol-gendolo nei problemi dell'Ospedale (del quale è il pro-prietario). Da parte sua, ha cercato di coinvolgere noi neiproblemi dell'Ospedale missionario di Nyapea (al confi-ne con il Congo), che sta attraversando un periodo digrave crisi economica e gestionale. Vedremo !!!!

Da quando, nel luglio del 2009, nell’intento di stabilire delleregole chiare e precise sull’uso degli aiuti finanziari erogati, èstata stipulata una Convenzione fra Associazione eAmministrazione dell’Ospedale, l’organizzazione e l’operati-vità del St. Luke sono andate migliorando.L’aver fissato regole trasparenti, o meglio, definito i progettidel nostro intervento in campi ben precisi e, nel contempo,l’avere stabilito per ognuno di essi il relativo preventivo dispesa ha facilitato in modo notevole i nostri rapporti e la reci-proca comprensione e credibilità.Dai 5 Progetti del 2009 con un preventivo di 128.500 €siamo passati nell'anno successivo a 188.300 €, per arrivarenel 2011 a 7 Progetti per un totale di 225.772 €.Quest'anno, infatti, agli “storici” Progetti − Ricovero gratui-to in Pediatria, Assistenza agli ammalati di Aids e agliorfani da Aids, Samaritan Fund, Operazione Proteine,Sostegno ai salari degli infermieri e dei medici − abbiamo

richiesto che fosse aggiunto un PIANO PER IL MIGLIO-RAMENTO QUALITATIVO DELL’ASSISTENZA, che asua volta ha un costo, in modo da garantire agli ammalati untrattamento più responsabile e più professionale da parte delPersonale. A questa decisione siamo giunti dopo aver constatato, duran-te la missione di primavera assieme al Dr. GiovanniCardellino, che la qualità dell'assistenza era scaduta dopo lapartenza dell'ultimo medico inviato dal Cuamm (luglio '10). Nella tabella qui di seguito riportiamo gli impegni finanziariche ci siamo assunti.

DESCRIZIONE 1° Trim.€

2° Trim.€

3° Trim.€

4° Trim.€

Totale€ NOTE

1. Ricovero gratuito dei bambini 15.000 15.000 15.000 15.000 60.000 Ammontare

fisso

2. Integrazione salariale per gli infermieri

21.200 21.200 21.200 21.200 84.800 Massimo 50%di altri aumenti

3. Sostegno ai salari dei medici + gratifiche previstenel piano di responsabilizzazione

7.618 7.618 7.618 7.618 30.472

Ammontaresoggetto avariazionisecondo il piano di

miglioramentodella qualità

4. Operazione Proteine 2.000 2.000 2.000 2.000 8.000

Ammontaresoggetto avariazioni

in caso di cambiamento

di utilizzo

5. Samaritan Fund 1.875 1.875 1.875 1.875 7.500

Ammontaresoggetto avariazioni

in caso di cambiamento

di utilizzo

6. Supporto HIV / AIDS 8.750 8.750 8.750 8.750 35.000

Ammontaresoggetto avariazioni

in caso di cambiamento

di utilizzo

Totale € / anno 56.443 56.443 56.443 56.443 225.772

Rinnovo della Convenzione

Mario Marsiaj fra il nuovo Vescovo e il suo predecessore. Con loro Giovanni Cardellino.

Il festoso benvenuto agli ospiti.

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1. Iniziamo con una nota negativa: la costruzione di caset-te per gli infermieri e il miglioramento della rete idricanon hanno potuto essere avviati per la mancanza diun sicuro finanziamento o per il costo dei materiali,che negli ultimi tempi è molto aumentato. Non è venutameno, però, la determinazione di riuscire ad eseguirequanto prima entrambi i lavori.

2. Ci siamo invece adoperati con successo nel rendere effi-ciente il Progetto SMOM: ora, grazie all’intervento delDr. Matteo Traversone che, accompagnato dalla fidanza-ta, Marta Battistini, studentessa di medicina, si è ferma-to ad Angal per 3 settimane, l’ambulatorio odontoiatricoha ripreso a funzionare.Riportiamo parte della relazione di Matteo:“ANGAL: UNA REALTA’ DA PROTEGGERE[…] Durante la mia permanenza [ad Angal] mi sonodedicato principalmente alla formazione del personalelocale. Ad attendermi un dental assistant, diplomato inUganda, e un'assistente alla poltrona, che fin dall'inizio sisono dimostrati disponibili alla cooperazione. Dopo unnaturale inizio in sordina, dovuto prevalentemente allaqualità della comunicazione, abbiamo assistito ad un pro-gressivo incremento delle attività, frutto forse della volontàcomune di trarre il massimo da questa esperienza. In soli14 giorni di collaborazione siamo riusciti ad effettuarecirca un centinaio di prestazioni ambulatoriali, suddivisetra conservativa, endodonzia, chirurgia e protesi.Un aspetto importante è stato quello didattico: l’attività diformazione è stata accolta con entusiasmo, tale da stimola-re ad ottenere il massimo risultato possibile nelle prestazio-ni. Attualmente la gestione dell’Ospedale è in mani africa-ne, ma è ancora fondamentale l’aiuto italiano, fornito inmassima parte dall’Associazione Amici di Angal e, perquanto concerne l’aspetto dentistico, dalla SMOM. Di pri-maria importanza è sia l’invio di specialisti per la forma-zione del personale locale e per il miglioramento dei proto-colli operativi, sia il sostegno nel garantire le attrezzaturenecessarie affinché loro diventino capaci di promuovere informa autonoma la salute orale sul territorio. Molto utilesarebbe anche un intervento per organizzare l’educazionepreventiva necessaria a partire dalle scuole: un’iniziativacaldeggiata dalla SMOM, che dopo un iniziale avvio erastata abbandonata per mancanza di personale.”

3. Per quanto riguarda il Progetto dell'informatizzazionesostenuto da ”Informatici Senza Frontiere”, dopo unincontro con il suo Presidente Gino Botter, assieme aDino Maurizio, ci stiamo muovendo su due fronti. Ilprimo riguarda il potenziamento della connessione aInternet, che dovrebbe diventare satellitare, ma comportaun costo elevato (intorno ai 6.500 € /anno). La finalitàdel secondo è l’organizzazione di brevi corsi di formazio-ne rivolti al personale dell'Ospedale che dimostri capacitàdi apprendimento e buona volontà, e che nel tempodovrebbe assicurare la continuità del servizio. Inutile sot-tolineare la valenza strategica di questo Progetto ai fini del-l’aggiornamento costante del personale medico e parame-dico: di qui la necessità di trovare le risorse necessarie alraggiungimento di questo importante obiettivo.

Nuovi obiettivi e realizzazioni

e manifestazioni

event iE lontano da Angal...

16/03/11 A Sossano (VI) nella Chiesa Parrocchiale concertovocale-strumentale degli allievi della scuola media che da annisostengono Angal.

15/04 A Marina di Candeli (FI) Augusto Maionchi anche que-st’anno si attiva per organizzare una simpatica cena pressol’Associazione Canottieri: un appuntamento fisso ormai attesoda molti amici.

12/06 A Firenze al Campo Padovani viene organizzato il consue-to torneo giovanile di rugby allo scopo di far conoscere Angal.Stefano di Puccio è il solito, instancabile motore-organizzatoredi queste manifestazioni, che richiamano un foltissimo pubblico.

25-28/06 A Torchiarolo (LE) visita di Claudia e Mario ai parenti diPadre Mario Zecca, parroco di Angal, che organizzano variincontri, dando nel contempo una splendida testimonianza dellaloro ospitalità. Le giornate pugliesi si concludono con un saluto,a Brindisi, ad un gruppo di dipendenti della Banca Monte deiPaschi di Siena − che da anni contribuiscono a sostenere ilProgetto “Orfani da Aids”− e infine con un incontro, ad Ostuni,con l’Ing. Emmanuele Giaccari, professore di Idraulica pressol’Università di Brindisi, per concertare il rifacimento della rete didistribuzione dell'acquedotto dell'Ospedale di Angal.

16-18/07 In occasione della sagra di Villabalzana (VI), frequenta-ta da centinaia di persone, Claudia allestisce il consueto standdedicato all’Africa.

13/08 Si festeggia alla Torretta, sui Colli Berici (VI), il 15° AngalDay. Sono molti i partecipanti: medici che hanno lavorato adAngal, soci vecchi e nuovi (una sessantina) e ben quattro PadriComboniani. Durante l’annuale assemblea generale, tenuta nelpomeriggio, si affrontano importanti temi riguardanti soprat-tutto il rinnovo della Convenzione fra l’Associazione el’Amministrazione dell’Ospedale e nuove strategie per garantirealla popolazione di Angal un servizio soddisfacente. Quest’annoin particolare l’assemblea è stata molto animata, segno di unconcreto interesse dei soci.

20/10 Il C.D. dell'Associazione si riunisce a Como a casa di Bettye Italo Nessi. Italo, appena rientrato dall'Uganda, riferisce sullosvolgimento del seminario rivolto a tutto il personaledell'Ospedale e organizzato per migliorare la qualità dei servizi;al seminario Italo ha partecipato assieme al Dr. Santini, vice ret-tore dell'Università di Ngozi e coordinatore dei due docenti pro-venienti dalla stessa Università.

22/10 Alla Torretta riunione di “Informatici Senza Frontiere” conil presidente Gino Botter, per studiare nuove strategie atte amigliorare l'utilizzo della rete informatica dell'Ospedale.

A Sossano, musica e canti per Angal.

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cede, “anche se ti fa arrabbiare il fatto che qui sembritutto normale, il fatto che le cose si possano fare solo finoad un certo punto, in qualche momento percepisci checiò è parte della natura, con il bello e il brutto, la siccità epoi la pioggia, la vita e anche la morte.Cerco la forza di accettare quello che non posso cambia-re, la capacità di migliorare quello che invece posso cam-biare e la luce per distinguere le due cose.[…] Saranno tante le piccole e grandi cose che mi man-cheranno: le sensazioni forti, come la banale routine chemi sono creata… Il risveglio senza sveglia, con i primirumori che vengono dall’Ospedale: le donne che inizianoa cucinare, che spazzano per terra e puliscono i reparti, silavano, chiacchierano… Mucche, uccelli, insetti chefanno rumori strani, il tamburo sul sagrato della chiesa…Mi mancherà la fila infinita di mamme e bambini in atte-sa della visita. Mi mancherà tantissimo la passeggiata alcrepuscolo su queste stradine di terra, in mezzo alle colli-ne che sfumano all’orizzonte, gli spazi enormi della sava-na dove la presenza dell’uomo è veramente integrata nellanatura. Sentirò la mancanza anche delle cene con i PadriComboniani, del loro affetto, delle loro abitudini, dei lororacconti sentiti tante volte, frammenti di vite speciali… Ma sento che tornerò, che farò ancora parte di tutto ciò,perché questa è stata un’esperienza diversa, o forse io sonodiversa. Ho sempre cercato nuove mete, nella curiosità diconoscere cose nuove, ma ora mi sento un po’ parte diqualcosa, un po’ responsabile.In Italia amo tanto il mio lavoro: mi interessa, mi stimo-la, mi diverte… ma laggiù ad Angal, in Africa, ha assuntoun senso più profondo, è diventato davvero parte di me”.

TestimonianzeLa forza di accettare, la capacità di miglioraredi Giuliana RossiGiuliana, giovane pediatra, ci mette a parte di emozioni,riflessioni, sensazioni registrate durante il suo recente perio-do di permanenza ad Angal.

Pensieri di una pediatra fresca fresca di specializzazione inun ospedale rurale in mezzo alla savana…Non è facile descrivere in poco spazio la miriade di situa-zioni che ci si trova ad affrontare, le relazioni intessute, glispunti di riflessione, le sensazioni, belle o brutte (le vie dimezzo sono difficili da trovare laggiù!)… L’impatto con l’Ospedale, ad esempio:

“Attraversando l’Ospedale, sembra quasi di camminarein un mercato, tanta è la serenità, la vitalità, l’intrecciar-si delle relazioni… Ovviamente quando passo tutti miguardano, abbozzano sorrisi, aspettano un cenno; appe-na io saluto, allora si lasciano andare a grandi risate,tanto più se pronuncio qualche parola in Alur (la lingualocale). Solo i bambini sono un po’ diffidenti di fronte aquesti strani dottori bianchi che si aggirano per i repar-ti… Sarà il sole e la luce, saranno i frangipani e le altrepiante fiorite, sarà la gentilezza della gente… tutto que-sto ti inganna, ti trasmette pace, sembra un’atmosferaquasi serena. Poi all’improvviso l’incanto si rompe: unadonna si mette a piangere; mi avvicino e vedo che le èappena morto tra le braccia il suo bambino. E’ morto difame, consumato! Vado in sala parto, dove le ostetrichelocali mi accolgono gentilmente. Mi mostrano unadonna in piedi, appoggiata al letto con gli occhi chiusi;sembra meditare, solo ogni tanto sospira… Mi diconoche è in travaglio. Io sorrido, sento ancora pace, serenità,naturalezza. Ed ecco che arriva la mazzata: deve espellereil bimbo, perché è morto nella sua pancia. Eppure nonsembrava avesse la malaria, mi dicono…C’è davvero tanta malaria qui, una di quelle malattie cheda noi senti nominare perché colpisce qualche turistasprovveduto, ma non puoi renderti conto del fatto cheun reparto di pediatria possa essere pieno per tre quartidi bambini malati di malaria, che alcuni ne moriranno ealtri avranno esiti permanenti; non hai mai pensato chele donne possano abortire per questo e che il tempopassa, la ricerca avanza, tanti nuovi farmaci vengono ven-duti, ma per questa stupida, banale puntura di zanzaraben poco è cambiato…”.

Lavorare in un ospedale come quello di Angal, vederebimbi che arrivano in condizioni pietose e a poco a pocomigliorano, regala momenti bellissimi, di incontro con lagente, di condivisione, soddisfazione, gioia di fronte alsorriso grato di una mamma o di un collega. Ma ci sono anche momenti di frustrazione e di senso diimpotenza; e anche se è difficile accettare quello che suc- Giuliana in pediatria.

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Sette, otto, nove…:imparare a contare le settimane sulle pancedi Laura RivellaLaura, ostetrica presso l’Ospedale di Lugano, è stata due mesiad Angal. Se n’è innamorata. Ci ha mandato una lungatestimonianza, dimostrando una sensibilità particolare. Permancanza di spazio ne pubblichiamo solo alcuni stralci.

Le ostetriche e la cultura africana: non ne so niente, nonconosco niente, ma mi è stata data la possibilità di avvi-cinarmi a loro e questo mi arricchisce. Mi sono affaccia-ta a una porta perché ho avuto il tempo di bussare pianoa questa porta, aspettando che qualcuno mi aprisse, lapazienza di indugiare per poi essere travolta a pienoritmo, NEL BENE E NEL MALE, nelle cose belle e meravi-gliose quanto nelle cose lontane dalla mia realtà e moltocrude. Chiudo gli occhi e ripenso…Penso al colore della luce, prima di tutto. A come si posasulla pelle al mattino mentre faccio il giro in reparto,mentre passo in mezzo al cortile che separa la sala partodalle grandi stanze piene di letti vuoti, perché loro, lemamme, dormono per terra; sono comode, dicono, dor-mono come a casa. Sono abituate, più che altro. Ti abitui a tutto, ma non è proprio così qui: nasci senzaconoscere un'alternativa.Io mi sto abituando alle mosche, alle ferite infette, a lavo-rare con dei guanti grandi il doppio della mia misura (la viadi mezzo meno cara per tutti) con la paura di pungermi. A mettermi un grembiule sciacquato e degli stivali digomma per assistere un parto. A controllare quattro parti quasi in contemporanea. A portare ragazzine di quindici anni in sala operatoriaper controllare ferite di un travaglio precoce. A scacciare gli insetti. A volte non mi va di dire, scrivere, pensare a niente, per-ché in certi momenti di sconforto mi va solo di togliere iguanti e buttarli via. Di dire che va bene così, che me netorno a casa, nel mio ospedale stirato con la cera e piega-to nel cassetto. Che ho visto abbastanza.Poi tutto passa un'altra volta. Ritrovo la calma e le risa-te delle ostetriche di questo posto perso nella savana, trale capanne. E penso che in cambio ricevo delle cose chemi fanno crescere… … sto imparando a usare veramente le mie mani per illavoro che dovrebbero fare…… sto contando le settimane sulle pance…… sto accarezzando ogni parte del corpo di questi bimbisotto la pelle asciutta, sentendo con le dita se davvero sipuò partorire…… sto imparando a farmi accettare, oltre la cortina deiloro sguardi sospettosissimi ma, in fondo, intimoriti.Mi faccio raccontare dalle loro voci pazienti storie lontane.

Testimonianze

Ogni tanto vivo in osmosi con loro. Sono la piccola delreparto quando mi insegnano a sopravvivere, sono un po'più grande quando sono io a dire loro qualcosa di nuovo.

Angal mi ha insegnato che essere padroni della propriavita è una cosa stupenda, non spaventosa! È bellissimaperché in qualsiasi momento si può cambiare quello chesi vuole in positivo, perché solo in positivo deve essere.A volte vogliamo troppe risposte a infinite domande…tutto in una volta sola e possibilmente subito, ma forsenon è possibile. Le risposte arrivano se ascoltiamo attentie con il sorriso nel cuore; le risposte arrivano piano piano,una per volta e forse non tutte oggi e nemmeno domani! Ho capito che il segreto è la semplicità, il perdono, l'a-more incondizionato. Amore incondizionato verso noi stessi e verso gli altri,senza pregiudizi e con consapevolezza.

L’Africa − GRANDE − di Monicadi Monica RossinLa testimonianza vibrante di una “amica dell’Africa”, enostra, da tanti anni.

Da più di trent’anni lavoro nel gruppo veronese di volon-tariato “Amici di Aber”, che sostiene alcuni ospedali mis-sionari africani tra cui Angal, e fin dall’inizio sognavo diandare "sul campo", di conoscere di persona le realtà percui lavoravo. Il momento è arrivato ad aprile di quest’an-no: due settimane con Mario e Claudia ad Angal, duesettimane intrise di esperienze e di emozioni.GRANDE è l'aggettivo che mi aiuta a raccontare quello cheho visto e vissuto.GRANDE il paesaggio che ho trovato: verde e rigogliosovicino a Kampala, dove piove maggiormente, brullo esecco nella savana.

Laura festeggiata dalle colleghe ugandesi.

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GRANDI i sorrisi dei bambini che ho incontrato: diGloria, 8 anni, disabile, portata sulle spalle dalla mammacome quando era piccina, quando ha avuto tra le maniuna piccola bambola; di Giakuma, 12 anni, orfano,malato di Aids, ormai pelle e ossa, quando Claudia gli hafatto trovare un piatto di pasta al pomodoro; degli orfa-ni del Progetto quando, dopo la visita di controllo, rice-vevano una frittella di manioca.GRANDE la sofferenza di Odongo, ragazzo di 13 anni, conle gambe paralizzate e piagate, gli occhi colmi di tristezzama incapace di lamento, medicato da Suor Stella nellasua visita settimanale ai malati di Aids.GRANDE la costanza delle donne che percorrono ognigiorno tanti chilometri per riempire d’acqua le loro tani-che gialle o per raccogliere legna, per vendere o compe-rare poco o niente.GRANDE la dignità della mamma, che insieme al doloreimmenso portava sulle spalle, per chilometri, fino al vil-laggio, il corpicino senza più vita del suo bambino.GRANDE anche quel piccolo ospedale costruito in mezzoalla savana: semplice, pulito, organizzato e soprattuttoprezioso, perché unico riferimento sanitario per moltissi-mi chilometri; là con poco si fa tantissimo. GRANDE luogo di cura ma anche di relazioni: le donne sifanno compagnia nelle cucine e ai lavatoi; e dopo cena,quando si spengono le luci, insieme raccontano, ridono,cantano.GRANDE l'esperienza di rapporto anche con noi e tra noieuropei, nella ricerca quotidiana di senso, immersi nellavita e nella morte, nel loro sottile punto di incontro nellamalattia, lontani dal benessere del Nord del mondo, spes-so percepito come inutile.GRANDI gli sforzi quotidiani di tanti, giovani ed esperti,che rifuggono dal sentirsi eroici, mantenendo l'anonima-to con assoluta umiltà e totale disinteresse.GRANDE la mia gratitudine per chi mi ha fatto un regalocosì unico.GRANDE il sentimento di verità ed autenticità.GRANDE , al ritorno, la nostalgia, e lo sgomento dei nostrigiorni folli.

I fili delle donne: Klaùdia racconta

AlbaroseIl camice sempre impeccabilmente pulito e perfettamente stirato,il colletto abbottonato fin sotto la gola, sul taschino sinistro il pic-colo distintivo della scuola per animatrici sociali, le minuscoletreccine raccolte in una crocchia… I gesti misurati, la voce bassa e controllata, le mani raccolte ingrembo, l’atteggiamento compassato, un po’ troppo, a dire ilvero… Questa è Albarose, l’Albarose che si incontra lungo i via-letti dell’Ospedale, nei reparti dove qualcuno ha bisogno di aiuto,in maternità dove c’è una mamma in difficoltà, al counceling pergli ammalati di Aids… Ma è anche l’Albarose (stesso camiceimpeccabile) che si incontra lungo la strada, quasi una scarpata,che porta alla casa di Maurin. Un giorno sono andata con lei. Ioscarmigliata, sudata, col fiatone, lei sorridente e inamidata comesempre, anche quando, infilati i guanti, ha medicato con destrez-za e naturalezza le brutte piaghe da decubito di Maurin, mentrecercava di tenere a bada una piccola folla di bambini accorsi a

godersi lo spettacolo… perché qui, in Africa, qualsiasi avveni-mento, anche il più banale o il più triste, diventa uno spettacolo.Maurin ha solo 16 anni ed è semiparalizzata. Passa le giornatedistesa su una stuoia davanti alla capanna. E’ stata ricoverata perquasi 2 anni in Ospedale, senza risultati. Ha un sorriso triste chespezza il cuore, quando le offriamo i nostri regali: del cibo e unaradiolina che forse le farà compagnia.Sulla strada del ritorno Albarose, che consideravo una lady diferro, ha un piccolo cedimento: mi confida che il marito beve enon fa nulla per la famiglia. Alla fine del suo turno di lavoro leideve andare a raccogliere la legna, l’acqua, e servirlo in tutto. Civorranno un paio di generazioni, mi dice, perché la società triba-le cambi e il lavoro delle donne venga considerato e rispettato.L’unico suo desiderio è fare in modo che le figlie studino, perchéè convinta che solo così potranno affrancarsi più facilmente dalruolo in cui è confinata la donna Alur all’interno del clan. Lafiglia maggiore, grazie all’aiuto di un medico italiano, è già arri-vata all’università, e questo rende Albarose felice e orgogliosa.Ci salutiamo davanti alla sua capanna. Penso a quanto sianoimportanti donne come lei, generose e determinate. Sì, è pro-prio vero: saranno loro il motore dell'Africa. Monica in Nutrition Unit con Judith.

Albarose con una mamma in difficoltà.

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Africabambina

a cura di Claudia Marsiaj

In questa pagina solitamente dedicata a proverbi,fiabe, leggende, diamo voce, in questo numero,

all’Africa raccontata dai piccoli: bambini che, assieme aigenitori impegnati come volontari, hanno vissuto l’esperienza

non facile di Angal. Dopo tante testimonianze di adulti, è interes-sante sentire anche la loro: semplice, diretta, essenziale.

I bambini si chiamano Giacomo e Cecilia. Sono vissuti un anno interoad Angal. E poi c’è Andrea. La mamma di Andrea, Elena, è nata ad Angal,

dove è voluta tornare da adulta col suo bambino, per brevi periodi.Li abbiamo invitati a mettere a fuoco i loro ricordi con domande precise. Ecco cosa

ci hanno raccontato i tre bambini, integrandosi l’un l’altro nelle risposte:

Sapete perché i vostri genitori sono andati in Africa?(GIACOMO E CECILIA) Per curare i bimbi malati.

(ANDREA) Io sono andato in Africa perché i miei nonni lavorano ad Angal. La mia nonnaè giù in Nutrition Unit e mio nonno lavora per spendere i soldi per i bambini africani.

Cosa ricordate in particolare di Angal?(GIACOMO E CECILIA) I bimbi, tanti bimbi e tutti incollati alla rete che circonda il giardino

per vedere cosa facevamo … e tanta gente che ci fermava e ci salutava sempre. E poi l’ospedale. Era piccolo e con gli alberi. La gente stava fuori sul prato e si poteva girare con

la mamma. Qui no e poi qui non ti saluta nessuno, là invece tutti ti salutano.(CECILIA) Mi piaceva tanto stare in Nutrition con la mamma mentre lei faceva le sue cose. Lei era

sempre con noi e il papà era a casa di più, stavamo insieme.(ANDREA) Anch’io andavo in Nutrition con la mamma che dava da mangiare a Opio e ai bambini

magrolini. Poi andavo col papà a dipingere la scuola che era tutta rovinata. Ero contento di essere inAfrica perché così mi rilassavo, giocavo con gli altri bambini, mi piaceva tanto stare scalzo come loro …

Vi mancava qualcuno o qualcosa? Siete mai stati tristi laggiù?(GIACOMO E CECILIA) Quando le mamme passavano piangendo perché era morto un bambino. Questo

era molto triste. Qualche volta ci mancavano gli zii e i nonni e i cuginetti Sammy e la Noe, ma giocava-mo tanto fuori ai giochi inventati con Derrik.(ANDREA) Anche a me piaceva fare il gioco dei disegni con Derrik. Disegnavo gli animali del Parco: la giraf-fa e l’elefante e il mamba verde, serpente velenosissimo, che aveva un colore bellissimo. Un giorno Giakumami ha regalato una macchinina fatta con i pezzetti di legno. Faceva anche le moto con le ciabatte di gommarotte. I bambini africani non ricevono giocattoli, ma se li fanno loro.

Altri ricordi belli?(INSIEME)Gli animali, il Parco, il mercato, la messa (“moltopiù festosa delle nostre”, precisa Cecilia. “Erano bellii canti e i tamburi, ma era troppo lunga”, è il giudi-zio unanime) … i tramonti rossi e il cielo colorato… le frittelle di cassava … le corse nell'erba davantialla casa dei Padri … quando facevamo i gabbiani.

La cosa più triste?(INSIEME) La povertà, i bimbi che morivano.

Vi piacerebbe tornare?(IN CORO) Sì, tantissimo!!!

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Che bello disegnare tutti insieme!

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L’Associazione in breveL’Associazione “Amici di Angal” sostiene l’attivitàdell’Ospedale St. Luke di Angal, in Uganda, e variProgetti di assistenza e cura di bambini e adulti indigenti.

I ProgettiAssistenza degli orfani da AIDScontributo annuo necessario: € 200

Il progetto intende offrire un aiuto diretto alle famiglie localiche accolgono e si prendono cura di questi orfani (247 al 20novembre 2011 ).

Con 200 euro all’anno si provvede alle elementari necessità del bambino orfano (sostentamento, vestiti, curemediche, istruzione).

Ricovero gratuito per i bambinispesa annua: € 60.000

Permette di ricoverare tutti i bambini malati, anche per lun-ghi periodi, chiedendo solo il contributo simbolico di 1 euro.

Assistenza degli ammalati di AIDSspesa annua: € 35.000

Di recente attivazione (settembre 2010), consente di offrireassistenza domiciliare agli ammalati di AIDS attraversouna équipe di infermieri espressamente formati per questoservizio.

Operazione Proteinespesa annua: € 8.000

Fa capo al Centro Nutrizionale (Nutrition Unit) internoall’Ospedale, che fornisce tre pasti al giorno ad alto conte-nuto proteico ai bambini con forme gravi di malnutrizione.

Dal Centro viene inoltre distribuito il cibo anche aipazienti bisognosi degli altri reparti.

Samaritan Fundspesa annua: € 7.500

Questo “fondo” permette di ricoverare le persone che nonpossono pagare la sia pur modesta retta chiestadall’Ospedale e di fornire gratuitamente i cosiddetti “farma-ci salvavita”.

Che cosa puoi fare tu• Svolgere un’opera di sensibilizzazione.• Partecipare agli eventi di raccolta fondi.• Impegnarti in una donazione regolare a sostegno dei

singoli Progetti.

Come contribuireI contributi si possono inviare con bonifico bancario a:ASSOCIAZIONE AMICI DI ANGAL - ONLUSUnicredit Banca Agenzia di Arbizzano - Negrar (Vr)c/c n. 000005412019 ABI: 02008 CAB: 59601 CIN: LIBAN: IT 31 L 02008 59601 000005412019

(Ai sensi dell’art.14 del D.L. n.35 del 14 marzo 2005, convertito inLegge con L. n.80 del 14 maggio 2005, le offerte fatte alle ONLUScon assegno o bonifico bancario sono deducibili dal reddito com-plessivo dichiarato fino alla misura del 10%).

È possibile anche effettuare donazioni on-line in modorapido, gratuito e sicuro attraverso il sistema di paga-mento Paypal (www.paypal.com).

L’Associazione è iscritta nelle liste dell’Agenzia delleEntrate fra i possibili beneficiari del 5x1000 dell’IRPEF. Almomento della dichiarazione dei redditi, per devolvere il5x1000 basta apporre la propria firma e il codice fiscaledell’Associazione - 93143850233 - nell’apposito spaziodel modello IRPEF.

Nel mese di ottobre è arrivata la notizia che il 5x1000 del2009 ha fruttato la considerevole somma di 43.221 euro.Un GRAZIE vivissimo a tutti coloro che hanno contribuitoal conseguimento di questo importante risultato.

Ulteriori informazioni si possono richiedere a:Amici di Angal ONLUSVia Vivaldi 3 - 37020 Arbizzano- Negrar (Vr) tel. (+39) 045 7513296sito web: www.amicidiangal.orge-mail: [email protected]

Il Notiziario è a cura della sezione torinese dell’Associazione,coordinata da Tilde Barone [email protected] Giuseppina Ricciarditel. (+39) 333 7122535 tel. (+39) 338 7728989

Realizzazione grafica: Quadri_Folio - TorinoFotografie: da archivio dell’AssociazioneStampa: Tipografia Gravinese, Torino