notedisala 25 ottobre - sns.it · Trionfa la progettualità matematica di Bach e la sua passione...

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Beatrice Rana è nata nel 1993 in una famiglia di musicisti. Ha intrapreso lo studio della musica all’età di quattro anni e ha debuttato come solista in orchestra all’età di nove anni, esibendosi nel Concerto in fa minore di Bach. Ha quindi conseguito il diploma in Pianoforte a pieni voti, con lode e menzione d’onore, a sedici anni sotto la guida di Benedetto Lupo presso il Conservatorio Nino Rota di Monopoli, dove ha inoltre studiato composizione con Marco Della Sciucca. Grazie al suo precoce talento musicale, durante gli studi le è stata assegnata una prestigiosa borsa di studio dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Beatrice Rana è ospite regolare di serie concertistiche e festival di tutto il mondo, tra cui la Tonhalle di Zurigo, la Konzerthaus di Vienna, il Festival di Verbier, la Wigmore Hall di Londra, il Kennedy Center di Washington, la Laeiszhalle di Amburgo, la Philharmonie di Colonia, il Festival Pianistico della Ruhr, Ferrara Musica, l’Au- ditorium del Louvre di Parigi, il Festival de La Roque d’Anthéron, il Festival di Radio-France a Montpellier, la Società dei Concerti di Milano, La Folle Journée di Nantes e altri ancora. Ospite di numerose orchestre internazionali, Beatrice Rana ha suonato o ha in programma di suonare con la Filarmonica di Los Angeles alla Walt Disney Hall, l’Orchestra Sinfonica di Detroit, la London Philharmonic Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra di Philadelphia, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, la Filarmonica di Dresda, la Deutsche Radio Philharmonie, l’Orchestra Sinfonica di Düsseldorf, la Queensland Symphony Orchestra di Brisbane, la Filarmonica della Scala e il Maggio Musicale Fiorentino, sotto la guida di direttori del calibro di Yannick Nézet-Séguin, Jun Märkl, Leonard Slatkin, Trevor Pinnock, Fabien Gabel, Fayçal Karoui, Joshua Weilerstein, Miguel Harth- Bedoya, Andrés Orozco-Estrada, Susanna Mälkki, Antonio Pappano, Fabio Luisi e Zubin Mehta. Ha ricevuto numerosi primi premi in concorsi nazionali e internazionali. Ha seguito diverse masterclass in Italia, Francia e Stati Uniti tenute da musicisti del calibro di Michel Béroff, Aldo Ciccolini, Andrzej Jasiński, François-Joël Thiollier ed Ėliso Virsaladze. Attualmente studia con Arie Vardi ad Hannover. PROSSIMO APPUNTAMENTO Mercoledì 2 Novembre 2016 Teatro Verdi, ore 21 CHRISTINA DALETSKA | mezzosoprano WALTER PROSSNITZ | pianoforte NICOLETTA MARAGNO | voce recitante MARCEL PROUST LA PICCOLA FRASE, IL TENERO PIANTO CHOPIN, GLUCK, SCHUMANN, MOZART GOUNOD, FAURÉ, DEBUSSY, HAHN BIOGRAFIE della i concerti ottobre 2016 | giugno 2017 BEATRICE RANA | pianoforte BACH MARTEDÌ 25 OTTOBRE 2016 Teatro Verdi, Pisa ore 21

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Beatrice Rana è nata nel 1993 in una famiglia di musicisti. Ha intrapreso lo studio della musica all’età di quattro anni e ha debuttato come solista in orchestra all’età di nove anni, esibendosi nel Concerto in fa minore di Bach. Ha quindi conseguito il diploma in Pianoforte a pieni voti, con lode e menzione d’onore, a sedici anni sotto la guida di Benedetto Lupo presso il Conservatorio Nino Rota di Monopoli, dove ha inoltre studiato composizione con Marco Della Sciucca. Grazie al suo precoce talento musicale, durante gli studi le è stata assegnata una prestigiosa borsa di studio dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Beatrice Rana è ospite regolare di serie concertistiche e festival di tutto il mondo, tra cui la Tonhalle di Zurigo, la Konzerthaus di Vienna, il Festival di Verbier, la Wigmore Hall di Londra, il Kennedy Center di Washington, la Laeiszhalle di Amburgo, la Philharmonie di Colonia, il Festival Pianistico della Ruhr, Ferrara Musica, l’Au-ditorium del Louvre di Parigi, il Festival de La Roque d’Anthéron, il Festival di Radio-France a Montpellier, la Società dei Concerti di Milano, La Folle Journée di Nantes e altri ancora. Ospite di numerose orchestre internazionali, Beatrice Rana ha suonato o ha in programma di suonare con la Filarmonica di Los Angeles alla Walt Disney Hall, l’Orchestra Sinfonica di Detroit, la London Philharmonic Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra di Philadelphia, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, la Filarmonica di Dresda, la Deutsche Radio Philharmonie, l’Orchestra Sinfonica di Düsseldorf, la Queensland Symphony Orchestra di Brisbane, la Filarmonica della Scala e il Maggio Musicale Fiorentino, sotto la guida di direttori del calibro di Yannick Nézet-Séguin, Jun Märkl, Leonard Slatkin, Trevor Pinnock, Fabien Gabel, Fayçal Karoui, Joshua Weilerstein, Miguel Harth-Bedoya, Andrés Orozco-Estrada, Susanna Mälkki, Antonio Pappano, Fabio Luisi e Zubin Mehta.Ha ricevuto numerosi primi premi in concorsi nazionali e internazionali. Ha seguito diverse masterclass in Italia, Francia e Stati Uniti tenute da musicisti del calibro di Michel Béroff, Aldo Ciccolini, Andrzej Jasiński, François-Joël Thiollier ed Ėliso Virsaladze. Attualmente studia con Arie Vardi ad Hannover.

PROSSIMO APPUNTAMENTO

Mercoledì 2 Novembre 2016 Teatro Verdi, ore 21CHRISTINA DALETSKA | mezzosoprano WALTER PROSSNITZ | pianoforteNICOLETTA MARAGNO | voce recitanteMARCEL PROUSTLA PICCOLA FRASE, IL TENERO PIANTOCHOPIN, GLUCK, SCHUMANN, MOZARTGOUNOD, FAURÉ, DEBUSSY, HAHN

BIOGRAFIE

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Beatrice Rana è nata nel 1993 in una famiglia di musicisti. Ha intrapreso lo studio della musica all’età di quattro anni e ha debuttato come solista in orchestra all’età di nove anni, esibendosi nel Concerto in fa minore di Bach. Ha quindi conseguito il diploma in Pianoforte a pieni voti, con lode e menzione d’onore, a sedici anni sotto la guida di Benedetto Lupo presso il Conservatorio Nino Rota di Monopoli, dove ha inoltre studiato composizione con Marco Della Sciucca. Grazie al suo precoce talento musicale, durante gli studi le è stata assegnata una prestigiosa borsa di studio dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Beatrice Rana è ospite regolare di serie concertistiche e festival di tutto il mondo, tra cui la Tonhalle di Zurigo, la Konzerthaus di Vienna, il Festival di Verbier, la Wigmore Hall di Londra, il Kennedy Center di Washington, la Laeiszhalle di Amburgo, la Philharmonie di Colonia, il Festival Pianistico della Ruhr, Ferrara Musica, l’Au-ditorium del Louvre di Parigi, il Festival de La Roque d’Anthéron, il Festival di Radio-France a Montpellier, la Società dei Concerti di Milano, La Folle Journée di Nantes e altri ancora. Ospite di numerose orchestre internazionali, Beatrice Rana ha suonato o ha in programma di suonare con la Filarmonica di Los Angeles alla Walt Disney Hall, l’Orchestra Sinfonica di Detroit, la London Philharmonic Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra di Philadelphia, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, la Filarmonica di Dresda, la Deutsche Radio Philharmonie, l’Orchestra Sinfonica di Düsseldorf, la Queensland Symphony Orchestra di Brisbane, la Filarmonica della Scala e il Maggio Musicale Fiorentino, sotto la guida di direttori del calibro di Yannick Nézet-Séguin, Jun Märkl, Leonard Slatkin, Trevor Pinnock, Fabien Gabel, Fayçal Karoui, Joshua Weilerstein, Miguel Harth-Bedoya, Andrés Orozco-Estrada, Susanna Mälkki, Antonio Pappano, Fabio Luisi e Zubin Mehta.Ha ricevuto numerosi primi premi in concorsi nazionali e internazionali. Ha seguito diverse masterclass in masterclass in masterclassItalia, Francia e Stati Uniti tenute da musicisti del calibro di Michel Béroff, Aldo Ciccolini, Andrzej Jasiński, François-Joël Thiollier ed Ėliso Virsaladze. Attualmente studia con Arie Vardi ad Hannover.

PROSSIMO APPUNTAMENTO

Mercoledì 2 Novembre 2016 Teatro Verdi, ore 21CHRISTINA DALETSKA | mezzosoprano WALTER PROSSNITZ | pianoforteNICOLETTA MARAGNO | voce recitanteMARCEL PROUSTLA PICCOLA FRASE, IL TENERO PIANTOCHOPIN, GLUCK, SCHUMANN, MOZARTGOUNOD, FAURÉ, DEBUSSY, HAHN

BIOGRAFIE

BEATRICE RANA | pianoforteBACH

MARTEDÌ25 OTTOBRE 2016 Teatro Verdi, Pisaore 21

NOTE ILLUSTRATIVEIl 22 aprile 1723, all’età di trentotto anni, Johann Sebastian Bach fu nominato Kantor della chiesa lute-

rana di San Tommaso a Lipsia, posto che conservò fino alla morte avvenuta nel 1750. Il suo lavoro consisteva nel provvedere alla musica per le funzioni liturgiche e curarne l’esecuzione fin dall’ingaggio dei musicisti. Innumerevoli le pagine sacre scritte per San Tommaso, tra cui le circa trecento cantate (un terzo delle quali andato perduto), le cinque Passioni (ne restano due, quelle secondo Giovanni e secondo Matteo), il Magni-ficat, l’Oratorio di Natale. Ma Bach compose molto altro a Lipsia: cantate profane per cerimonie pubbliche e private, concerti per cembalo e archi da presentare dinanzi agli avventori del caffè Zimmermann, pagine per cembalo solo concepite spesso con un duplice scopo, pedagogico e di svago; inoltre, negli ultimi tempi della sua esistenza, si concentrò su opere a carattere speculativo, come l’Arte della fuga, compendio del suo magistero compositivo non tanto da suonare quanto da leggere in assorta meditazione immaginandosene il risultato. Dottrina costruttiva, intento didattico ed esibizione di virtuosismo digitale convergono nelle cosid-dette Variazioni Goldberg. Titolo spurio ma suggestivo (Goldberg è un cognome, tuttavia in tedesco significa anche “montagna d’oro”), visto che quest’opera databile al 1741-42, imponente per disegno e durata, l’au-tore l’aveva semplicemente intitolata Aria mit verschiedenen Veränderungen, «Aria con diverse variazioni», descrizione pura e semplice di quel che è. Al suo interno gli stili europei del passato e del presente convivono in una sintesi suprema come sovente accade in Bach, artigiano dei suoni il cui mestiere, lascito di una dinastia di musicisti da generazioni, si era irrobustito grazie allo studio e all’assimilazione di quanto realizzavano i suoi contemporanei in patria e all’estero. Così nelle Goldberg si riversa la secolare erudizione contrappuntistica nordeuropea (quella di discendenza fiamminga della quale era erede la famiglia Bach), la cantabilità italiana e l’aulica gravità cortigiana di impostazione francese. Ogni cosa, comunque, trasfigurata dalla mano del com-positore che restituisce quel che tocca in maniera personale, inconfondibile, in virtù dell’equilibrio raggiunto fra raziocinio ed emozione. Che l’onnivora ispirazione bachiana, nutritasi d’Europa senza mai essersi mossa dal cuore della Germania, intendesse di proposito armonizzare la pluralità di espressioni nazionali in un linguaggio sovranazionale organico, vitale, lo testimonia pure il fatto d’aver collocato le Goldberg entro una raccolta di sue composizioni, il Clavier-Übung in quattro volumi editi tra il 1731 e il 1742, summa di tecniche e modi compositivi (Übung, esercizio) per strumenti a tastiera (Clavier): il primo libro contiene sei Partite, il secondo il Concerto nel gusto italiano e la Ouverture nella maniera francese, il terzo due serie di corali per organo ispirati dal Catechismo di Lutero, l’ultimo le Goldberg. Alla cui origine - e quindi motivo della loro denominazione - sarebbe un aristocratico che non riusciva a prendere sonno facilmente. Così, perlomeno, racconta nel 1802 il primo biografo bachiano, Johann Nikolaus Forkel, che deve aver appreso la storia dai figli del compositore, compositori anche loro. Una storia senza alcun fondamento documentario, eppure sugge-stiva. Si narra che un allievo di Bach, Johann Gottlieb Goldberg, gli chiedesse una composizione per cembalo capace di intrattenere il suo signore, il conte Hermann Carl von Keyserlingk, ambasciatore della Russia alla corte di Dresda, durante le sue lunghe notti insonni. E il maestro esaudi la richiesta del discepolo - all’epoca quindicenne, dato che rende poco credibile il racconto - consegnandogli quest’opera grandiosa che coniuga rigore, artificio, inventiva, contrappunto e scrittura brillante, per poi ricevere in compenso da Keyserlingk una coppa d’oro riempita di cento luigi ugualmente d’oro.

Trionfa la progettualità matematica di Bach e la sua passione numerologica nelle Goldberg, scritte per un cembalo a due tastiere che è impervio “tradurre” sul pianoforte moderno. Sono 30 Variazioni su un’Aria che apre e chiude la serie, replicandosi identica (ossia: Aria + Variazioni + Aria), cosicché il pezzo assume forma ad anello: la fine è un altro inizio e tutto potrebbe ripetersi all’infinito; ipoteticamente la serie potrebbe perfino procedere all’indietro, dalla Variazione n. 30 alla n. 1, giacché principio e conclusione si equivalgono. L’Aria è suddivisa in due sezioni della stessa lunghezza (16 + 16 battute), entrambe da ripetere due volte; la seconda volta con ornamentazioni da aggiungere all’impronta sulla già ricca fioritura (AA’ BB’). Le due sezioni hanno la medesima conformazione, cioè ciascuna è al suo interno bipartita (8+8 battute) e per ogni partizione è riconoscibile una suddivisione in due altre parti (4+4 battute). Quindi l’Aria è architettata così

[(4+4) + (4+4)] + [4+4) + (4+4)]

Trentadue sono le battute dell’Aria, come trentadue sono gli elementi che costituiscono le Goldberg. Al pari dell’Aria, anche le Variazioni hanno due sezioni; e il basso dell’Aria, via via fiorito ma sempre identico nell’intelaiatura, è lo stesso basso delle Variazioni. Quindi muta la melodia (la mano destra), ma resta stabile

il basamento armonico su cui questa si regge (la mano sinistra) Trentadue sono le battute delle Variazioni - tranne che nelle nn. 3, 9, 21, 30 dove le battute sono sedici, e nella n. 16 dove sono quarantotto. Peraltro questa sedicesima, baricentro del ciclo, vale come un nuovo inizio. Difatti porta l’indicazione di Ouverture. Si tratta di un secondo esordio: principio mutuato dalla tradizione retorica classica che Bach conosceva e spesso applica nell’erigere i suoi edifici musicali. Le 30 Variazioni sono distribuite a gruppi di tre in dieci moduli:

(xyz) + (xyz) + (xyz) + (xyz) + (xyz) + (xyz) + (xyz) + (xyz) + (xyz) + (xyz)

In ogni gruppo la prima variazione (x) ha generalmente carattere di danza (non però la n. 10, Fughetta, né la n. 22, in stile da chiesa arcaizzante), la seconda (y) di toccata bravuristica, la terza (z) è un canone impiantato su un intervallo progressivamente crescente (n. 3 all’unisono, n. 6 alla seconda, n. 9 alla terza, fino alla nona, n. 27). La variazione n. 30 è un Quodlibet contrappuntistico d’indole spiritosa in cui sono annodati assieme due canti plebei e volgarotti che mostrano come in Bach severità e leggerezza possano coesistere senza attriti: Ich bin so lang nicht bei dir g’west («Da lungo tempo non sto insieme a te») e Kraut und Rüben haben mich vertrieben («Cavolo e rape mi hanno scocciato»).

Gregorio Moppi

JOHANN SEBASTIAN BACH (Eisenach, 1685 – Lipsia, 1750)Variazioni Goldberg, BWV 988

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