NOTE Sull'Inquisizione
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ALCUNE NOTE STORICHE
SULL'INQUISIZIONE
[Il 22 gennaio 1998, si e' svolta, presso l'Accademia Nazionale dei Lincei in Roma, alla
presenza di illustri studiosi e del Cardinale Ratzinger, una "Giornata di Studio per l'apertura dell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede"; quelle che
seguono sono alcune note stilate da Francesca Salvati nell'occasione. Le proponiamo allettore, insieme alle sintesi di un paio di interventi, nella speranza che possano riuscire
utili a qualcuno].
1 - Introduzione
L'Inquisizione fu una struttura tutt'altro che monolitica: essa variò nel tempo e nei luoghi
per far fronte a circostanze e sfide diverse.
Possiamo distinguere fra:
- INQUISIZIONE MEDIEVALE, nata per contrastare il diffondersi dell'eresia catara;
- INQUISIZIONE SPAGNOLA (1478-1834), un organismo in realtà governativo, sorto
principalmente per risolvere problemi di convivenza fra ebrei, cristiani e musulmani;
- INQUISIZIONE ROMANA, istituita nel 1542 da papa Paolo III (1534-1549) con la
bolla LICET AB INITIO, e diventata nel 1588 CONGREGAZIONE DELSANT'UFFIZIO o CONGREGAZIONE DELL'INQUISIZIONE (o semplicemente
Tribunale dell'Inquisizione).
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INQUISIZIONE MEDIEVALE
L'inquisizione medievale può essere divisa in:
- INQUISIZIONE EPISCOPALE (XII SEC.)
- INQUISIZIONE LEGATIZIA (XII-XIII SEC.)
- INQUISIZIONE PAPALE-MONASTICA (XIII-XV SEC.)
- INQUISIZIONE REGIA-FRANCESE (1251-1314)
- INQUISIZIONE DOGALE VENEZIANA (1249-1289)
Dopo la Pace di Costanza (1183), che pose fine al lungo braccio di ferro tra la Chiesa e il
Barbarossa, nel 1184 il papa Lucio III (1181-1185) convocò a Verona una grande
assemblea di principi e prelati alla presenza dell'imperatore. Ne uscì un editto col quale,
anziché limitarsi a reprimere gli eretici, adesso li si ricercava.
Nasceva così l'INQUISIZIONE, cioè l'INVESTIGAZIONE DI UFFICIO (INQUISITIO,da cui l'odierno 'magistrato inquirente') nei confronti del REATO DI ERESIA.
Dapprima, l'Inquisizione venne affidata ai suoi naturali tutori, i vescovi (INQUISIZIONE
EPISCOPALE). Ognuno di loro ebbe il potere di perseguire anche penalmente l'eresia
nella sua diocesi per sradicarla. Ma accadeva spesso che i vescovi fossero troppo legatiad interessi personali nei territori che amministravano, ed inoltre gli eretici scappavano
da una diocesi all'altra, creando conflitti di attribuzione e perdite di tempo, in un'epoca in
cui l'unico mezzo di trasporto era il cavallo.
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Allora, si pensò di affiancare al vescovo un legato inviato direttamente da Roma e che
rispondesse solo al papa. Nacque così l'INQUISIZIONE LEGATIZIA, affidata in un primomomento ai Cistercensi.
Il legato, o meglio l'inquisitor , era un giudice straordinario la cui competenza non
annullava quella del giudice ordinario, ma le si affiancava. Mentre il secondo, cioè il
vescovo, derivava il suo potere giurisdizionale dalla sua stessa investitura, l'inquisitore lo
derivava da una espressa delega del potere centrale, dal papa, nel quale risiedeva la
pienezza di ogni giurisdizione. L'inquisitore era un giudice permanente e aveva per oggetto normale della sua competenza solo l'haeretica pravitas.
Nel 1231-35 Gregorio IX (1227-1241) istituì in varie parti di Europa tribunalidell'Inquisizione presieduti da inquisitori permanenti e nel 1235 affidò definitivamente
l'Inquisizione ai domenicani; il privilegio fu esteso poi da Innocenzo IV (1243-1254) nel
1246 ai frati minori (INQUISIZIONE PAPALE-MONASTICA).
INQUISIZIONE ROMANA
Papa Paolo III nominò una commissione centrale, composta di 6 cardinali inquisitori,
competente in materia di fede e con giurisdizione su tutto il mondo cristiano. Gli
inquisitori avevano potere di delega e decidevano in appello i ricorsi contro le sentenzedei delegati. Il papa si riservava il diritto di graziare i pentiti.
La peculiarità di questa istituzione rispetto all'Inquisizione medievale consiste nella
centralizzazione del suo potere e nella facoltà accordatale di procedere prescindendocompletamente dai tribunali vescovili.
La genesi della sua istituzione va posta nel quadro generale della Controriforma.
La competenza, la composizione e la procedura dell'Inquisizione Romana furono oggetto
di numerosi provvedimenti, perfino controversi, da parte dei successori di Paolo III1. Mail vero organizzatore dell'Inquisizione Romana fu Sisto V (1585-1590), che nella bolla
IMMENSA AETERNI (1588) pose la congregazione dell'Inquisizione come prima delle
15 congregazioni romane.
Oggi essa vive ancora come una delle congregazioni ecclesiastiche, laCONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE.
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PRESENTAZIONE DELL'ACCADEMIA NAZIONALE DEI
LINCEI
L'Accademia dei Lincei fu fondata a Roma nel 1603 da Federico Cesi, FrancescoStelluti, Anastasio De Filiis e Jan Heck (Ecchio) per contrastare e superare la dogmatica
tradizione aristotelica.
G. Galilei vi aderì nel 1611, come sesto socio, insieme ad illustri studiosi italiani e
stranieri.
Dopo il processo a G. Galilei (1633), la primitiva Accademia si sciolse, ma fu ricreata
nel 1801 col nome di NUOVI LINCEI.
Nel 1847 divenne PONTIFICIA ACCADEMIA DEI NUOVI LINCEI e nel 1870 fu
scissa in PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE "NUOVI LINCEI" e REALEACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI.
Quest'ultima, nel 1875, fu riordinata sulla base di due classi (ordinamento che persistetuttora, sostanzialmente invariato), una di scienze fisiche, matematiche e naturali e una
di scienze morali, storiche e filologiche.
Nel 1939 fu soppressa e fusa con la REALE ACCADEMIA D'ITALIA, ma rinacque nel
1944, come ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI.
Attualmente ne è il presidente il noto matematico E. Vesentini.
L'INQUISIZIONE ROMANA
Sintesi dell'intervento di Adriano Prosperi
L'apertura degli Archivi del S. Uffizio è un evento il cui valore simbolico supera
largamente l'importanza delle fonti documentarie che si rendono disponibili.
Infatti, una serie di accadimenti ha estremamente impoverito il fondo archivistico. Nel1559 il popolo romano aprì le prigioni del S. Uffizio e distrusse molti documenti, in unassalto che può ben ricordare quello del popolo francese alla Bastiglia. E la decisione
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presa tra il 1815 e il 1817 da mons. Marino Marini di mandare al macero la maggior
parte dei documenti del S. Uffizio (soprattutto i processi), in occasione del recuperodelle carte portate a Parigi da Napoleone, ha significato sicuramente una perdita
irreversibile per gli storici2. Malgrado ciò, abbiamo finalmente a disposizione una
enorme quantità di nuove informazioni. Le carte del S. Uffizio consentono già oggi dileggere alcuni importanti documenti residui della grande campagna lanciata da papa
Paolo IV Carafa (1555-1559) e portata avanti da Pio V (1559-1565) contro vescovi e
uomini di chiesa italiani del '500, colpevoli di simpatie per le correnti moderate dellaRiforma protestante e per le idee di Juan de Valdés (come Pietro Carnesecchi, Giovanni
Morone e altri). Interessanti e numerosi sono pure i documenti relativi alle correnti
mistiche del '600, dai casi di "affettata santità" al processo contro Miguel de Molinos
(per esempio, storia della censura libraria, forme e contenuti dell'intervento del S.
Uffizio nell'elaborazione del sapere teologico e della pratica religiosa, ecc. ). In
prosieguo di tempo, si arriva fino all'epoca della Rivoluzione francese, del Risorgimento,
ecc.
Ci si chiede se sia lecito per un cristiano usare la forza a favore della propria fede, ma bisogna precisare che la 'leggenda nera' gravante da secoli sull'Inquisizione è nata da una
ricerca storica troppo spesso a rimorchio delle passioni. Infatti, dall'esame a grandi lineedella storia della storiografia su questa istituzione ecclesiastica, emergono due tradizioni
antitetiche: quella di origine protestante, trasmessa poi alla storiografia illuministica del
1700 e a quella liberale del 1800, e quella cattolica.
La prima nasce all'inizio del 1500, quando la voce del Vangelo veniva soffocata dal
fuoco dei roghi, secondo i protestanti, i quali, però, avevano tutto l'interesse a diffondere per l'Europa i propri nuovi martiri. Essa ha concentrato, quindi, la sua attenzione sui casidegli inquisiti, denunziando polemicamente la violenza fatta alle coscienze da parte di
una istituzione di cui ha sostenuto la radicale estraneità allo spirito del Vangelo cristiano.
La seconda, invece, ha elaborato materiali di tipo giuridico, teologico e istituzionale, per
lo più in funzione apologetica. La storiografia cattolica ha esaltato l'altezza morale dei
'registi' dei 'famigerati tribunali'. Essi sentivano fortemente la propria missione, al punto
di considerare Dio stesso il Primo Inquisitore di Adamo, il Giudice che conosce già tutto
e non aspetta altro che il pentimento del peccatore in un abbraccio purificatore nelgrembo della Madre Chiesa. Esistevano dei veri e propri alberi genealogici di 'peccatori',i quali, tuttavia, piuttosto che finire nelle braccia secolari della giustizia, preferivano
sovente essere giudicati dai tribunali inquisitoriali, famosi all'epoca anche per la loromitezza. Ad esempio, T. Campanella parla della Chiesa in termini di "rocca sacra",
"tirannia segreta", ma egli poteva comunque insegnare persino filosofia nelle stanze
dove era tenuto prigioniero!!! E anche la 'caccia alle streghe' fu, per quanto era possibile
in quell'epoca, animata da principi di razionalità: le norme applicate dall'Inquisizione
Romana fin dal tardo '500 ai casi di stregoneria consentirono una gestione generalmente
piuttosto mite del problema e una presa di distanza del tribunale dalle ondate di
intolleranza collettiva.
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NEGLI STATI, in particolare in quelli della penisola italiana. Si tratta di due aspetti di
importanza decisiva, poiché con la Congregazione dell'Inquisizione nasce un dicasteroche si assume stabilmente il "santo ufficio" più importante del papato, cioè la
DEFINIZIONE E IL CONTROLLO DELLE MATERIE DI FEDE.
Quando la Congregazione Cardinalizia dell'Inquisizione, la più importante fra le
congregazioni cardinalizie, operante già dal 1542, diventa nel 1588 la SACRA
CONGREGAZIONE DEL S. UFFIZIO, si verifica una svolta fondamentale nella storia
della Chiesa, poiché si ha una completa identificazione fra un corpo di polizia, unmodello di ufficio penale che aveva fatto le sue prove quasi solo con i processi agli
eretici , e il vertice supremo del corpo della Chiesa, l'ufficio santo del Papa, il Soglio diPietro.
E la Sacra Congregazione del S. Uffizio si trovò a dover adempiere a tanti nuovi
compiti, con l'obbligo di mantenersi necessariamente sul filo della tradizione. Essacontrollava la stampa, emanava regole per la canonizzazione, si assicurava che fossero
rispettate e interveniva laddove questo non accadeva, teneva rapporti con le altre
confessioni religiose, ecc.
Da questa situazione, per la prima volta, derivò una scissione tra convinzioni interiori,
coscienza intima ed ossequi esteriori alla fede (distinzione tra ortodossia della fede edortoprassi), di cui il S. Uffizio aveva perfetta consapevolezza, ancor prima della
denuncia di Campanella del conformismo ipocrita di alcuni uomini della Chiesa.
Infine, sarà interessante studiare come avvenne l'unificazione religiosa e, indirettamente,anche linguistica e di costume, di un paese come l'Italia, dove esistevano variegate
minoranze religiose (soprattutto ebrei ma anche ortodossi, valdesi ecc.), si praticavano
rituali sociali e si parlavano lingue di vario genere. Infatti, in particolare dal XVI secolo
in poi si stabilisce un legame in forme stabili tra la Chiesa e quello che può essere
chiamato il territorio italiano: la religione era l'unico collante tra popolazioni tantodifferenti. Per poter orientare gli studi in questa direzione, resta da analizzare la
composizione e l'evoluzione degli organi centrali e periferici del S. Uffizio, nonchél'opera da loro svolta nel corso dell'età moderna fino al nostro secolo in rapporto alle
emergenze dottrinali, culturali e politiche. La documentazione relativa al governo dei
comportamenti della vasta rete di inquisitori e vescovi dispersa in tutta la penisola, anche
se molto lacunosa, riveste grande interesse per conoscere le direttive e il funzionamento
della MACCHINA DI CONTROLLO DELLA ORTODOSSIA nelle diversissime
situazioni offerte dal mondo italiano. A questo proposito, va espresso l'auspicio chel'apertura dell'archivio romano del S. Uffizio dia il segnale per la generale
liberalizzazione degli accessi alle fonti inquisitoriali conservate negli archivi
ecclesiastici italiani, in particolare negli archivi delle curie diocesane. Qui perdura, nella
stragrande maggioranza dei casi, una diffidenza e una chiusura che sono di grave
ostacolo nei confronti degli studi storici. Se si tiene conto del fatto che il fondo
documentario più ricco e compatto conservato oggi presso l'archivio romano del S.Uffizio è quello che vi fu trasferito dalla sede della diocesi di Siena agli inizi di questo
secolo, si avrà un'idea dell'importanza della questione.
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LA CONGREGAZIONE DELL'INDICE
Sintesi dell'intervento di Silvana Seidel Menchi
La CONGREGAZIONE DELL'INDICE viene fondata nel 1571 da PIO V5 come una
istituzione di barriera, una muraglia intesa a isolare e difendere il mondo cattolico dai
pericoli rappresentati dalla stampa, specialmente ma non esclusivamente dalla stampa
protestante.
La bolla di Sisto V (1585-1590) del 1588 utilizza terribili parole contro gli eretici e circa
dal 1590 in poi sono comuni a tutti i documenti ecclesiastici metafore di tipo militare,metafore sanitarie e riprese di immagini tipicamente evangeliche, come quelle dell'ovile,
del gregge e del buon pastore. Così ecco che la Chiesa diventa una fortezza assediata,l'eresia un morbo perniciosissimo dell'anima, una malattia contagiosa, gli eretici figli
delle tenebre e dell'oscurità che spargono zizzania.
Gli storici naturalmente hanno fatto propria questa immagine di fortezza assediata e la
stessa inaccessibilità dell'archivio è stata metafora del baluardo eretto a difesa del mondo
cattolico.
I compiti della Congregazione erano soprattutto due:
1. valutare tutti i libri di recente (e meno recente) pubblicazione, redigere di volta involta un Indice aggiornato dei libri proibiti e sorvegliarne l'applicazione;
2. espurgare i libri dei quali era condizionatamente concessa la lettura, censurando i
passi considerati pericolosi.
La Congregazione era composta da un gruppo di cardinali, il cui numero andava da 5 a7, e da un gruppo di consultori, il cui numero, molto variabile, poteva ascendere a
parecchie decine.
Nei suoi 4 secoli di vita, la Congregazione dell'Indice ha prodotto un archivio che, a
differenza di quello della Congregazione maggiore e più autorevole del Santo Uffizio, ci
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alla loro costituzione come quelle dei Veneziani e dei Gesuiti e alla analisi della loro
reale applicazione, e una revisione quoad su, ossia all'interno della dinamica dell'Istituzione.
Nel periodo che va da Sisto V a Clemente VIII (1592-1605), si riscontrano 3 tipi di
verbali, contenenti le discussioni e le conseguenti decisioni della Congregazione: quelli
appena leggibili, scritti per uso interno, quelli trascritti in bella copia e infine quelli
protocollati, (anche 8 anni dopo!!) e accade sovente di rilevare divergenze tra la prima e
l'ultima stesura.
In conclusione, la documentazione recentemente aperta all'indagine impone agli storiciun riesame dell'efficacia pratica del controllo della stampa messo in atto attraverso il
meccanismo degli indici. Su questa efficacia la Congregazione stessa avevaconsiderevoli perplessità e dubbi sostanziali. Infatti, il programma di controllo totale
della stampa, che raggiunge il suo apice con l'indice di Clemente VIII nel 1596, fallisce
ben presto. A pochi decenni dalla fondazione furono introdotte procedure moltomorbide, il controllo della stampa divenne in numerosi casi una formalità. La
Congregazione adottò ben presto una prassi arrendevole, per la quale la concessione di
licenze di lettura era all'ordine del giorno. L'opinione comune ha da sempre consideratola Congregazione dell'Indice onnipotente, ma i suoi compiti erano immani, titanici: 5 o al
massimo 7 cardinali con l'aiuto dei consultori dovevano leggere montagne di libri, chevenivano soprattutto da tipografie transalpine. Così se la realtà non si piegava alle leggi
di Roma, bisognava che le leggi di Roma si adeguassero ad essa.
E' significativo, e anche divertente, ricordare che quando ai cardinali inquisitori si
chiedeva se "godimento e sollazzo" fossero motivi sufficienti per ottenere la licenza dileggere un'opera "maccaronica", essi concedevano questo permesso nel caso che il
richiedente fosse "spossato nel corpo e nello spirito", e si ottenevano anche licenze dileggere il Boccaccio, ma solo per motivi di interesse linguistico!!!
Alla luce di tutto ciò, è doveroso da parte degli storici ripensare integralmente qualeincidenza abbia veramente avuto l'Indice sulla cultura e sulla società del Seicento,
servendosi non solo di metodi filologici e analisi quantitative, ma assumendo unatteggiamento critico nei confronti dei fondi documentari. Ad esempio, di fronte ad uno
scrittore 'proibito', come Erasmo da Rotterdam, non è interessante solo sapere quanti
hanno votato per la sua messa all'Indice e con quali argomentazioni, ma chi ha votato in
un modo e chi nell'altro, chi fra questi cardinali diventerà poi Papa, chi invece uscirà
sconfitto dalle varie 'guerre di potere', che si susseguono in questo periodo così
tormentato per la Chiesa7.
LA CENSURA ROMANA FRA INQUISIZIONE E INDICE:
IL CASO DI MACHIAVELLI
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Sintesi dell'intervento di Peter Godman
I papi, i cardinali erano generalmente uomini di grande cultura 8; ad esempio, papa Paolo
IV scriveva nel gennaio del 1559 che niente gli stava a cuore come la Biblioteca
Vaticana, la quale infatti aveva affidato alle cure del nipote cardinale Carafa.
In quel periodo molti libri venivano portati alle autorità ecclesiastiche competenti per
essere bruciati, fra questi vi erano libri di Boccaccio, Erasmo, Machiavelli.
In particolare, nel 1559 e nel 1564, il nome di N. Machiavelli (1469-1527) comparve
nell'Indice dei libri integralmente proibiti, cioè fra quelli degli autori cosiddetti della prima classe, gli eretici, a causa delle sue ISTORIE FIORENTINE (terminate di scrivere
nel 1525), che addirittura gli aveva commissionato nel 1520 il cardinale Giulio de'Medici9.
Comunque, la terza sessione del Concilio di Trento mitigò la condanna nei confronti del
Machiavelli, cercando di 'correggere' il suo lavoro senza censurarlo del tutto. Le opere
del Machiavelli godevano di grande ammirazione da parte degli uomini di cultura
fiorentini10, i quali, animati da un sano patriottismo, si batterono per ottenere edizioni
espurgate anche del Boccaccio.
Nel maggio del 1578 si procedette ad un unico progetto di emendazione delle opere del
Boccaccio e del Machiavelli, ma nel 1594 risultava ancora inedito, poiché i consultori pretendevano che questi lavori letterari epurati fossero editi sotto altro nome, essendone
stati giudicati eretici gli autori.
A Roma, il Maestro del Sacro Palazzo era direttamente responsabile della censura nella
Città Santa; le cronache raccontano anche di un certo Eustachio Locatelli, simpatico
censore ammiratore della produzione letteraria del Machiavelli. Entrambi furono membri
della Congregazione dell'Indice, dopo che nel 1571 Paolo V annunciò alla
congregazione cardinalizia, che già si occupava sistematicamente della censura, il suodesiderio di fondare proprio l'istituzione della Congregazione dell'Indice.
Fu a questo punto che nacque il problema della distinzione tra le funzioni e i compiti
specifici della Congregazione dell'Indice11 e quelli della Congregazionedell'Inquisizione. La questione fu affrontata anche da Clemente VIII (1592-1605), ma fu
più discussa che risolta. Comunque l'Indice si doveva occupare dei libri e degli autori,
mentre i casi di eresia rimanevano appannaggio esclusivo del Tribunale
dell'Inquisizione: situazioni imbarazzanti si venivano a creare quando le due istituzioni
giungevano a conclusioni contrastanti su di uno stesso problema. E in questo complicatoe delicato contesto si decideva il destino del Machiavelli.
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I nipoti del grande umanista fiorentino cercarono di 'edulcorare' le ISTORIE e le
mandarono poi a Roma, dove finirono nelle mani di Pasquale Villari. Nel frattempo ilcardinale Constabli aveva compilato una sorta di 'censura campione' alla quale dovevano
attenersi gli altri membri della Congregazione.
Egli paragonava il suo metodo di espurgazione alla chirurgia, la sua tecnica preferita era
l'amputazione, nei confronti di quello che veniva considerato un cancro: bisognava
epurare12 dalle opere letterarie tutto ciò che sapeva di ingiuria verso l'autorità pontificia,
le accuse anche velate di nepotismo e il quarto libro delle ISTORIE costituiva materialeeccellente per i censori!!! Infatti, in esso il Machiavelli aveva criticato aspramente
l'attività spirituale svolta da alcuni ecclesiastici e aveva accusato Sisto IV (1471-1484) diaver favorito i membri della propria famiglia, forse suoi stessi figli.
Malgrado un clima di sospetto generale e la severità del cardinale Constabli, questi tenne
un atteggiamento tollerante, accordando il permesso di ripubblicare le ISTORIE emendate sotto altro nome, ma i nipoti di Machiavelli si rifiutarono. Davanti a questo
impasse, la famiglia fiorentina si appellò alla Congregazione del Sant'Uffizio, con
l'effetto però di ottenere da Gregorio XIII (1572-1585) il divieto di stampa anche per leopere epurate. Il papa morì nel 1585; il suo successore Sisto V, nel febbraio del 1587,
ordinò la stesura di un nuovo indice e il 'caso Machiavelli' si riaprì, in un clima politico-sociale difficile e insidioso, in cui anche il Sacro Collegio era diviso in congregazioni
sempre in competizione tra loro ed era scosso dalle forti tensioni che serpeggiavano nel
Conclave fra i vincitori e gli sconfitti.
Il 28 settembre 1596, nel corso di una riunione della Congregazione dell'Indice, ilcardinale Cesare Baronio affidò una nuova epurazione delle ISTORIE al nipote canonico
di Machiavelli, Giuliano di Ricci, ad alcuni delegati dell'arcivescovo di Firenze eall'inquisitore locale, mentre Ferdinando I di Toscana rivendicava la propria autorità
anche su questioni relative a casi di eresia e di censura. Si assiste alla solita accanitaguerra tra autorità ecclesiastiche e secolari, e motivo di contesa fu pure l'Indice
clementino dei libri proibiti (1596).
Il nuovo progetto di espurgazione ebbe, però, vita breve, perché fu bloccato dal cardinale
Giulio Antonio Santori, inquisitore instancabile, onnipresente, irremovibile,
soprannominato Cassandra anche dal Papa, continuamente in lotta con il Gran Duca di
Toscana, del quale non riceveva neppure gli emissari. Quindi, il potente cardinale
Santori condannò integralmente l'opera del Machiavelli e di conseguenza papa Clemente
VIII rifiutò ad un editore veneziano il permesso di stampare un'edizione, sebbeneepurata, delle ISTORIE .
In conclusione, la storia della censura dell'opera del Machiavelli è confusa edrammatica13 e va inquadrata nello sfondo di una competizione tra due congregazioni
romane, la Congregazione del S. Uffizio e la Congregazione dell'Indice, che
avrebbero dovuto lavorare all'unisono e furono invece parallele.
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CONCLUSIONI
Per acquisire la massima consapevolezza sul funzionamento della Congregazione del S.Uffizio e della Congregazione dell'Indice, è indispensabile confrontare la giurisprudenza
inquisitoriale con altre giurisprudenze coeve.
Mediante questo studio comparato, si evidenziano elementi estremamente moderni del
diritto inquisitoriale:
- esistenza della figura dell' 'avvocato difensore';
- obbligo di giuramento per i testimoni;
- diritto dei testimoni a godere della protezione delle autorità ecclesiastiche;
- diritto di appello per gli inquisiti ad una corte superiore;
- consuetudine di ammonire i colpevoli prima della condanna definitiva;
- frequenti abbreviazioni delle pene detentive e abituale conversione delle stesse in
arresti domiciliari;
- utilizzo del carcere ad poenam e non ad custodiam (come, invece, accade oggi!);
- divieto della chiamata di correità (1588): non si permetteva alle donne sospettate di
stregoneria di accusare altre persone14.
In virtù di tutto ciò, fu proprio l'adozione di una linea di condotta all'insegna della
moderazione giuridica, l'elemento che distinse l'Inquisizione romana da analogheistituzioni secolari.
Si renderà utile anche analizzare le reciproche influenze fra Inquisizione romana e
Inquisizione spagnola15
, che, comunque, era una struttura direttamente al servizio del re,con diversi ambiti di competenza.
Gli storici del pensiero scientifico si aspettano molto da questo evento, che permetterà
loro di schedare i documenti riguardanti la storia della scienza e i suoi tormentati e
alquanto spinosi rapporti con il mondo cattolico.
Con l'apertura degli Archivi si sono rese disponibili ben 4500 carte, ma, servendosi di
una 'metafora geologica', i fondi documentari sono come strati di rocce, spesso
frantumati e dislocati, perciò non tanto facili da 'penetrare'.
Inoltre, bisogna tener conto dell'ovvio fatto che la scienza 'appena nata' era ben diversa
da ciò che è diventata dopo secoli di maturazione e di successi. Infatti, fra gli scritti
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scientifici del tempo vanno senz'altro annoverati quelli di magia naturale, i trattati di
alchimia, ecc. Comunque agli storici interessa non solo l'aspetto dottrinale dellaquestione, ma pure quello sociale; ad esempio, analizzando la serie dei Permessi si
evince che la prassi ordinaria era di consentire anche la lettura dei libri proibiti di
carattere scientifico, come i trattati riguardanti le teorie eliocentriche
16
.
Per concludere, di buon auspicio è stato il ritrovamento di 5-6 nuovi documenti
galileiani, anche se non decisivi, 2 nuovi bruniani e diversi campanelliani.
SINTESI DELL'INTERVENTO FINALE DEL CARD. RATZINGER
Il Cardinale Ratzinger apre il suo intervento sottolineando quanto questo evento sia paragonabile all'apertura nel 1881, durante il pontificato di Leone XIII (1878-1903),
degli Archivi Vaticani, la quale anticipò l'avvento del nuovo secolo, segnato dalle novitàdel Concilio Vaticano II.
Oggi, che siamo alle soglie del Terzo Millennio dell'Era Cristiana, questa recentedecisione del Papa integra, in vista del Giubileo, quella di Leone XIII, sulla strada della
ricerca dell'armonia tra la verità della ragione e quella della fede.
Il Cardinale parla poi dell'occasione che ha portato Giovanni Paolo II a riflettere su una possibile apertura degli archivi del S. Uffizio. Ebbene, questa occasione è stata fornita da
uno studioso ebreo ed ateo, l'illustre Carlo Ginzburg, il quale con una sua lettera al Papa
ha chiesto alla Chiesa "un atto di premura nei confronti del mondo".
Comunque, ricorda il Card. Ratzinger, a partire dal 1902 era possibile presentare alle
autorità ecclesiastiche delle PETITIONES, per avere la possibilità di consultare testi e
documenti. Così, ad esempio lo storico Favaro è potuto diventare curatore delle operedel Galilei. E, in realtà, già dal gennaio del 1991, l'apertura degli Archivi è stata
sistematica, seppure non pubblicizzata per fugare qualsiasi fenomeno disensazionalismo.
Questa linea di condotta delle autorità ecclesiastiche testimonia, secondo il Cardinale,l'amore per la verità, ed amarla non significa servirsene ma servirla.
S. Agostino affermava di amare molto l'intelligenza dell'uomo per la funzione che le è
propria: quella di ricevere la Verità.
A questo proposito, il Card. Ratzinger cita gli insegnamenti di S. Bernardo, secondo il
quale sapere per il mero fine di sapere equivale soltanto a soddisfare unadeprecabile curiosità, sapere per desiderio di fama e di successo significa cedere
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ad una vergognosa vanità e sapere per vendere, cioè per accumulare ricchezze,
porta ad un ignobile guadagno.
Bisogna, invece, SAPERE PER EDIFICARE, affinché si costruisca qualcosa di utile
per tutti, affinché si faccia CARITA' e si giunga a SAPERE PER ESSEREEDIFICATI, cioè per riuscire ad acquisire LA SAGGEZZA. Solo agendo così, non si
abusa della sapienza di cui Dio ci fa dono e si compie il Bene.
NOTE
1 - Alcuni papi, fra i quali ricordiamo Paolo IV (1555-59), adottarono procedure molto
severe nella lotta contro l'eresia e intensificarono al massimo l'attività del Tribunaledell'Inquisizione. Invece, sotto altri pontificati, come quelli di Giulio III (1550-55) e Pio
IV (1559-65) si procedette con grande moderatezza. Con Paolo V (1605-21), GregorioXV (1621-23) e Urbano VIII (1623-44) questa tendenza alla mitezza si fece sempre più
netta: l'attività del tribunale si esercitava ormai più che altro contro i libri e comprendeva
l'adempimento di tutta una serie di pratiche (poteri dei vescovi, ordini religiosi, culto dei
santi, dispense matrimoniali, colpe morali, sacrilegi, abusi nella confessione, ecc.), che
rivelano come ormai l'istituzione dell'Inquisizione si fosse trasformata in un organismo
di ordinaria amministrazione per la tutela del buon ordine, della fede e dei costumi nella
vita interna della Chiesa.
2 - Lo storico M. Firpo sostiene che la mancanza della serie dei Processi per unaistituzione che operò precipuamente come tribunale è estremamente grave.
3 - L'Inquisizione si trovava spesso ad operare per delega della giustizia secolare,
occupandosi, ad esempio di casi di bigamia, omosessualità, rinnegati cristiani, falsari di
documenti, funzionari inquisitoriali finti o colpevoli di appropriazione indebita, ecc.
4 - Ad un certo punto della sua storia, la Chiesa dovette istituire un governo di
emergenza e organizzare una guerra che dovette apparire come una 'guerra-lampo', madivenne di fatto una secolare logorante 'guerra di posizione'
5 - Fin dai tempi antichi la Chiesa ha esercitato il proprio diritto di censura (così adesempio si ricorda la condanna, al Concilio di Nicea, del libro Thalia di Ario; la
condanna delle opere di Origene da parte del papa Anastasio, ecc). Tuttavia solol'invenzione dell'arte della stampa indusse alla creazione di un vero indice in cui i
principali libri condannati venissero inseriti: così, in seguito alla proibizione di stampare
qualsiasi genere di libro senza l'approvazione del vescovo (5° Concilio lateranense,
1515), si cominciarono a pubblicare - da parte di varie autorità ecclesiastiche - elenchi di
libri proibiti. Ma presto, per evitare arbitri e disparità, si volle un indice redatto
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dall'autorità centrale e nel 1557 (e più accuratamente nel 1559) il S. Uffizio pubblicò per
ordine di Paolo IV il primo Index librorum prohibitorum ufficiale.
Nel 1563, Pio IV fece pubblicare il cosiddetto Indice del Concilio di Trento, redatto
secondo i canoni di questo.
Infine la CONGREGAZIONE DELL'INDICE emanò più di 40 edizioni dell'Indice; poi
la Congregazione fu soppressa (1917), divenendo una sezione della Congregazione del
S. Uffizio.
6 - Libri proibiti in Spagna non lo erano a Roma e viceversa!!!
7 - Ad esempio la DIVINA COMMEDIA, pubblicata per ben 15 volte dal 1472 al 1500
e solo 3 volte durante tutto il 1600, pur essendo considerata un libro da proibire dai
DOMENICANI, veniva abitualmente letta dai FRANCESCANI! Questo curioso fattorappresenta un ulteriore esempio della diversità di opinioni che esisteva fra gli stessiinquisitori.
8 - Certo, ciò non significa che amassero la cultura classica o rinnegassero le Verità delleSacre Scritture, in nome del progresso scientifico!!!
9 - Divenuto poi papa Clemente VII nel 1523, si servirà del Machiavelli in più di un
negozio.
10 - Ricordiamo fra questi il madrigalista G. Strozzi, che scriveva al Duca di Toscanaaccorate lettere in difesa del Machiavelli. Perfino il Duca di Urbino era un appassionato
sostenitore delle sue opere.
11 - E' da notare il fatto che già dal XII secolo sono rilevabili i metodi, la mentalità, gli
approcci che saranno poi quelli propri della Congregazione dell'Indice: la novità del1500 consiste soltanto nella formalizzazione di una struttura, la quale di fatto esisteva
dal 1100!!!
12 - Bisogna notare il fatto che l'espurgazione poteva quasi essere considerata
un'alternativa liberale rispetto alla condanna integrale di un'opera, destinata così a finirenel dimenticatoio.
13 - Veniva condannato anche chi esprimeva apprezzamenti per i testi del Machiavelli,
come accadde al sacerdote erudito A. M. Bandini (1726-1803).
14 - Come abbiamo già detto, la Chiesa adottò sempre un atteggiamento di cautela,
sostenuto da un sano scetticismo, nei confronti del fenomeno della Stregoneria.
Malgrado ciò, la storiografia filo-protestante ha fatto delle 'streghe' dei martiri bruciatisul rogo dalla ottusità e dal fanatismo degli inquisitori cattolici.
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15 - Ad esempio, gli inquisitori spagnoli, ancor prima di quelli romani, assunsero
posizioni più moderate di fronte ai fenomeni di stregoneria, ascrivendoli a possibilicause naturali.
16 - Fu grazie a papa Benedetto XIV (1740-58), uomo di grande ingegno e cultura (a lui
si deve se la Biblioteca Vaticana si arricchì di ben 3300 manoscritti, dei quali cominciò a
pubblicare il catalogo), che le opere di N. Copernico furono tolte dall'Indice dei libri
proibiti.
[A questo proposito, va detto che la vera storia dell'eliminazione delle opere di
Copernico dall'Indice e' un po' diversa. La riferiamo come raccontata nel testo presentatonel punto A della pagina dedicata alla Storia della Scienza:
"A proposito dell'iscrizione all'Indice dei libri proibiti dell'opera di Copernico c'e' dasegnalare un curioso equivoco nel quale cadono molti commentatori. Tanto per fare un
esempio, nel Dizionario Enciclopedico Italiano della Treccani (1970), alla voce
"Galileo", troviamo scritto che: "Nel 1757, la Chiesa riconosceva vera la dottrina di
Copernico e di Galileo, e provvedeva a togliere dall'Indice le opere del grande
scienziato". In realta' in quell'anno fu stabilito soltanto di non inserire piu' all'Indice dei
testi SOLO perche' sostenevano il moto della Terra, ma non di cancellare dall'Indicequelli che ci erano stati precedentemente inseriti. Questa decisione fu presa solamente
nel 1822, a seguito di una curiosa storia che l'astronomo Paolo Maffei (che qui l'autore
desidera ringraziare sia per questa segnalazione che per tante altre diverse interessantidiscussioni su argomenti collegati), illustra ampiamente in: "Giuseppe Settele, il suo
diario e la questione Galileiana", Dell'Arquata Ed., Foligno, 1987".
Il caso del Prof. Settele, coinvolto suo malgrado in una storia piu' grande di lui, e'
particolarmente istruttivo anche sotto altri punti di vista. Mentre in una Supplica al Papa
chiede che possa essere pubblicato il suo libro, "il che permettendosi, ne provenga gloriaalla S. Sede [...] ed ornamento alla Cattolica Religione, la quale, invece di temere i lumi
delle scienze, si adorna di essi, e con essi si innalza a difendere i Dogmi rivelati, e acelebrare le glorie del Creatore", e "prostrato" ne "implora l'Apostolica benedizione", nel
diario trova invece il modo di sfogarsi con sincerita', scrivendo: "Io non posso capire
perche' il S. Offizio non voglia impicciarsi in questa cosa [...] o perche' teme, che il
Papa, essendo cosi' imbecille, non li sostenga etc."; ed in altro luogo: "Oggi e' terminata
la Seccatura [sic] dei SS. Esercizj"; o ancora, a proposito del Papa che gli aveva
concesso udienza: "Come lo lasciano solo questo povero vecchio. Da questo discorso sivede, che non e' persuaso del sistema Copernicano [...] Per non far fare trista figura al
Papa, io racconto la cosa tutta diversa, come se il Papa fosse persuaso del Sistemacopernicano" (loc. cit., pp. 470, 381, 359, 401). E' forse ancora divertente osservare
come questo autore concepisca a un certo punto la stessa brillante idea di Copernico "di
dedicare la mia Astronomia al Papa", confessando innocentemente, eternamente afflittoda problemi di denaro per accontentare la famiglia, che aveva gia' da lungo tempo capito
come fosse meglio mettersi "a corteggiare i grandi, sicuro, che un anno di corte avrebbe
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fruttato piu', che 20 anni di studio" (loc. cit., pp. 378 e 298). Cosa si sarebbe potuto dire
della "devozione" di questo scienziato, se non si fosse ritrovato il suo diario, e si fosseroconosciuti soltanto i famosi "documenti ufficiali" tanto cari agli storici?!].
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