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Pagina 1 di 66 Gruppo Urbanistica 05.05.2011 Edizione A INTELLIGENZA URBANA NOTE PREPARATORIE PER IL DOCUMENTO PRELIMINARE Questo documento, nello spirito partecipativo del PAT, è in continua evoluzione per raccogliere i contributi che verranno suggeriti.

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Gruppo Urbanistica 05.05.2011 Edizione A

INTELLIGENZA URBANA

NOTE PREPARATORIE PER IL DOCUMENTO PRELIMINARE Questo documento, nello spirito partecipativo del P AT, è in continua evoluzione per raccogliere i contributi che verrann o suggeriti.

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INDICE 1 Cosa sono il PAT e il PI 3

1.1 il Piano di Assetto del Territorio (PAT) 3 1.2 Il Piano degli Interventi (PI) 4

2 Retrospettiva storica 6 2.1 Piano Vanzo Gregorj 6 2.2 Graziano Appiani 6 2.3 Urbanistica ed edilizia dell’era fascista 6 2.4 I bombardamenti 7 2.5 Il piano Alpago Novello 7 2.6 Il piano di ricostruzione 8 2.7 1954 Amati 8 2.8 E.R.P. dell’immediato dopoguerra 9 2.9 ERP 1949 – 1963 9 2.10 IL Piano PEEP 1960 10 2.11 il Piano Amati 10 2.12 Il concorso per il Piano Particolareggiato del cent ro storico 11 2.13 Due fattori di grande rilievo 11 2.14 Il documento preliminare e il progetto preliminare Di Benedetto 12 2.15 La revisione del PRG “Di Benedetto” 13 2.16 la variante generale “Piano Contini Fregonese” 14 2.17 Le varianti al PRG 16 2.18 I Piruea 16 2.19 La rendita immobiliare 18 2.20 Conclusioni 20

3 Gli strumenti di pianificazione sovra ordinati 22 3.1 PTRC 22 3.2 PTCP 22 3.3 Piano Ente Parco del Fiume Sile 23 3.4 Conclusioni critiche circa i piani di ordine superi ore 24 3.5 Vigente P.R.G. 25 3.6 Piani di settore 27

4 Uno sguardo all’intorno 32 4.1 La situazione nella Regione Veneto 32 4.2 Il PAT nei comuni contermini 32 4.3 Esperienze da segnalare 37

5 Caratteristiche di Treviso 40 5.1 Le invarianti 40 5.2 Le criticità 42

6 Le opportunità 56 6.1 Contenitori dismessi e aree pubbliche 56

7 Progetto del territorio 59 7.1 Governare le trasformazioni d’uso dei volumi o “con tenitori” 59 7.2 Dissuadere dalla realizzazione delle troppe lottizz azioni già

approvate. 59 7.3 Differenziare il territorio 59 7.4 Rivitalizzare il centro storico 60 7.5 Rivitalizzare le periferie 61 7.6 Le caserme: occasioni imperdibili 61 7.7 Tenni, Scalo Motta, Area Camuzzi, Riviera comunale dietro il

Seminario 61 7.8 Obbiettivo ambiente 61 7.9 Il sistema dei trasporti 62 7.10 Forare le barriere 63

8 Gli strumenti con i quali intervenire 64 9 Siamo realistici: cominciamo a sognare. 66

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1 COSA SONO IL PAT E IL PI

1.1 IL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO (PAT)

Il Piano di Assetto del Territorio (PAT) è stato istituito dalla Legge Regionale 11/2004. E’ uno strumento di pianificazione comunale, che so stanzialmente costituisce la parte strategica del vecchio P.R.G.; trova riferimenti nella cultura francese (Schema directeur) e anglosa ssone (Structural plan). Considera solo gli aspetti fondamentali o struttura li del territorio, fissandone gli obbiettivi di sviluppo, tutela e con servazione. Il PAT deve dare poche idée, ma chiare, per poi ced ere la parola ad uno strumento attuativo (Piano degli Interventi: PI). Le sue caratteristiche innovative rispetto al P.R.G . sonodi seguito elencate. -Particolare attenzione alla coerenza con gli strum enti pianificatori di

livello superiore ( Piano Territoriale Regionale di Coordinamento e Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale).

-Attenzione alla concertazione con tutti i soggetti pubblici. -Partecipazione alla fase pianificatoria di associa zioni economiche e

sociali nonché dei singoli cittadini, attraverso l’ istituto obbligatorio della Consultazione .

-Attenzione alle valenze ambientali, che potrebbero essere compromesse da scelte non attentamente ponderate, per la cui tu tela viene istituito lo strumento della Valutazione Ambientale Strategica (VAS). La VAS è’ l’analisi delle conseguenze del PAT; è me glio della vecchia Valutazione di incidenza Ambientale (VIA) che si fa ceva a posteriori dopo aver fatto il progetto; la VAS invece nasce co n il PAT e ne accompagna la redazione.

IL PAT individua gli ambiti da riqualificare, valor izzare o da tutelare e le aree idonee a migliorare la qualità urbana. Introduce nuovi concetti: Invarianti , che sono le peculiari valenze ambientali paesaggis tiche e idrogeologiche da tutelare; ATO (ambito territoriale omogeneo) nei quali viene rip artita la possibile crescita edilizia; gli ATO costituiscono l’occasione per stabilire i parametri fondamentali per il dimension amento del piano; per ogni ATO si devono stabilire alcuni parametri: - Superficie agricola utilizzata: SAU, per la quale è fissato un limite

da non superare; - Carico aggiuntivo : è il carico massimo da non superare; si misura in

metri cubi o in abitanti per metro quadro di suolo impegnato es. 10000 mc/ha = 1 mc/mq; si tenga conto che si ipotiz za 1 abitante per 150 mc; ogni ATO ha la sua SAU trasformabile, il suo Carico Aggiuntivo con la conseguente dotazione di servizi; al Carico Aggiuntivo si accompagna la valutazione d ei servizi.

Per la redazione del PAT può essere adottata la pro cedura di concertazione , (art. 15); redigere il PAT in concertazione è più faticoso in partenza, ma poi l’approvazione dell’en te superiore è più veloce.

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Il PAT è introdotto dal Documento Preliminare (DP) adottato in Giunta, che non passa necessariamente in Consiglio e può an che non essere pubblicato. I comuni più virtuosi hanno divulgato il Documento Preliminare con una scheda per raccogliere osservazioni. Decenza vuole che il DP passi almeno in commissione urbanistica. Il PAT è composto da i seguenti elementi. - Relazione. -Elaborati grafici.

Carta dei vincoli e della pianificazione territoria le (mette giù quello che regione e stato hanno stabilito). Carta delle invarianti (le situazioni di fatto dell e quali bisogna tener conto necessariamente: geologia, idrogeologia , ambiente, paesaggio, architettura. Per le invarianti serve l’ apporto di tecnici specialisti: geologo, agronomo, idraulico, naturali sta...) Carta delle fragilità (sono di tre tipi: a) natura dei terreni al fine dell’edificazione (le penalità edificatorie le defi nisce il geologo); b) idraulica; c) ambientale-monumentale-paesaggisti ca). Carta delle trasformabilità (è l’esito delle prime tre ed assomiglia al vecchio PRG).

-Norme. -Banca dati. Senza PAT non si possono più apportare varianti al PRG. Ciò avrebbe dovuto costringere i comuni a dotarsi d i PAT, ma questo non ha creato problemi a Treviso che ha già approvato u na quantità esuberante di strumenti attuativi; in forza di ciò Treviso ha potuto finora rimanere inerte, sennonché, con l’approvazio ne del PTCP, entra in vigore l’art. 83 della L.R. 11/2004, secondo il qua le tutti i comuni della provincia sono obbligati ad adeguare il PRG v igente entro il 23.03.2011.

1.2 IL PI ANO DEGLI INTERVENTI (PI)

Il Piano degli I nterventi (PI), o Piano del Sindaco, costituisce la parte complementare del PAT, che ne precisa i detta gli attuativi, come ad esempio la localizzazione delle aree da destinar e alla viabilità, ai servizi pubblici, alle varie attività (produttive, commerciali,residenziali...) e a tutto quanto serve allo sviluppo del territorio. L’aspetto innovativo è costituito dalla ricerca del la sinergia e della coerenza,anche temporale, tra gli interventi dei so ggetti pubblici e privati e la volontà di por fine alla frammentariet à dell’uso delle potenzialità edilizie, per limitare lo spreco del t erritorio. A titolo di esempio, ciò potrebbe voler dire che no n si consentirà l’insediamento di nuove attività o di residenze fin tanto che non saranno realizzati i necessari servizi e infrastrutture (no n solo le strade come nelle lottizzazioni, per intenderci ). Viene in pratica riattivato e reso più dinamico il vecchio Programma Poliennale di Attuazione (PPA), messo da parte perc hé considerato un eccessivo freno allo sviluppo economico.

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La stessa legge 11/2004 introduce alcuni nuovi conc etti: -la “ compensazione”, con la quale si vuole risolvere lo storico problema

dell’esproprio, riconoscendo all’espropriando dirit ti edificatori costituiti da crediti volumetrici o di superficie, collocabili altrove, laddove il PI lo consente;

-il “credito edilizio”, finalizzato a promuovere interventi di miglioramento della qualità ambientale; a titolo di esempio, per incentivare l’eliminazione di elementi degradanti è accreditato all’imprenditore un “bonus” da usare o commercializ zare;

-la “perequazione”, che assicura una equa ripartizione dei vantaggi derivanti dai diritti edificatori e degli svantaggi derivanti dai vincoli, a prevalere sulle specifiche destinazioni d’uso di ogni singola area.

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2 RETROSPETTIVA STORICA

2.1 PIANO VANZO GREGORJ

Noto anche come Piano Giuriati Milani. Datato 29.06.1910. Propone di spostare a sud di 1 km la linea ferrovia ria e la stazione e di dare spazio all’ espansione della città verso sud . E’ ben chiara l’intenzione di delimitare l’area urbanizzata.

2.2 GRAZIANO APPIANI

(Milano, 1850 - Treviso, 1920) Propone ed attua interventi coerenti con il piano V anzo Gregorj. Realizza le case a lato del viale, il teatro Eden, la sua villa a lato di viale Montegrappa sulla dirittura del viale, l’a silo a S. Giuseppe

2.3 URBANISTICA ED EDILIZIA DELL ’ ERA FASCISTA

2.3.1 Legge urbanistica

17.08.1942, dopo 10 anni di lavori, il regime emana la L. n.°1150, Legge Urbanistica, tutt’ora vigente “Si riferisce pressoché esclusivamente alla disciplina degli abitati , ignora ndo il territorio aperto, come se la componente essenziale dell’urbanistica fosse quella edilizia...contiene p rincipi di grande respiro; il sistema gerarchico della pianificazione , innanzitutto: Piano Territoriale di Coordinamento, Piano Regolatore Int ercomunale, Piano Regolatore esteso a tutto il territorio comunale, P iano Particolareggiato, ... Piano di lottizzazione, Comp arto Edificatorio. ...Attribuisce ai comuni facoltà di esproprio...” Si propone “ di favorire il disurbanamento e di frenare la tendenza all’urbanesimo”. Nel discorso del 22 11.1928, Mussolini avvia la nuo va gestione del territorio e della demografia: “ sfollare le città ” “ ripor t are alla terra ” coloro “ che non abbisognano di abitare in città ”, “ disurbanare ”. L’attuazione il programma è attuato con criteri corporativi o censuari : a partire dalla città e a progressiva distanza: ins egnanti, impiegati, operai e disperati (Case con tavolo di cemento per evitare che fosse usato come legna da ardere). Insegnanti nell’Ortaglia (città giardino). Impiegati e dipendenti statali: Via Marconi e via C oletti.

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Case operaie: S. Zeno, S. Angelo;,S. Antonino. Case popolarissime e “Case Minime ” di Borgo Furo di S. Bona, via Bindoni, quartiere cinese a S. Maria del Rovere e B orgo Venezia a S. Lazzaro; sono localizzazioni separate dal centro o dalla lontananza o dalla ferrovia. Al capo dell’ ufficio tecnico comunale non dispiace che 4 gruppi di casette popolarissime sorgano in terreno “un po’ nascosto” dato che dovranno “ accogliere una categoria di inquilini che sarà bene siano un po’ segregati”

2.3.2 Interventi IACP 1915 - 1945

L’I.A.C.P. costruisce nel comune 429 alloggi in aree marginali: via Bindoni, via e vicolo Piavesella, Via Coletti, via XIV Maggio, borgo Venezia, via Zanchi, via De Lisa, via Bonfadini, vi a Aleandro, via Carniello, via Feltrina, via Carlini, via Pavan, vi colo Ottavi, via Marconi. Via Bomben, via Cerca.

2.3.3 1936 Piano Torres Piccinato Candiani.

Nel 1936, il comune indice un concorso per il Risan amento del Quartiere di S. Nicolò (già nel rapporto comunale del 1911, s i parla di “cancrena” e si invoca il Piccone demolitore ). Il concorso viene aggiudicato nel 1937. Solo una parte della popolazione espulsa viene conf inata a Dosson nelle “Case Luzzati ”. Di fatto l’attuazione del piano viene sospesa dalla guerra. Inciderà comunque nel disegno di piazza Pio X .

2.4 I BOMBARDAMENTI

E’ nota la devastazione causata dal bombardamento d el 7 aprile 1944 che ha colpito particolarmente il centro storico e segn atamente la zona della stazione ferroviaria , piazza Borsa e il quar tiere di S. Nicolò.

2.5 I L PIANO ALPAGO NOVELLO

15.12. 1945 , la Giunta Popolare di Amministrazione di Treviso adotta il primo Piano Regolatore, redatto dall’arch. Alberto Alpago Novello. Capacità proiettata al 1975: 75.000 abitanti. (in corsivo da Ciro Perusini, Casa Città, Territori o, IACP Treviso, 1990) “ Sviluppo urbano prevalente verso nord e nord-est pe r altimetria e salubrità dei suoli e per i vincoli a sud (ferrovia , Sile, cimitero, aeroporto). “Espansione anisotropa, per direttrici radiali “con sviluppo tentacolare e cunei di verde che si adentrano nell’abitato, ottime riserve di area per future esigenze,ma in primo luogo polmoni di respiro che rompono anche la pesante monotonia di un agglomerato uniforme” Strade di grande comunicazione : strada Ovest e tangenziali a sud e a est , a ridosso della ferrovia . Per il centro storico previsioni dettagliate e minu ziose quasi alla scala di Piano Particolareggiato, senza tuttavia es sere accompagnate da una particolare tutela per il mantenimento della re sidenza: Treviso si avvia da questi anni a diventare una città di servi zi. Qualche sventramento , come quello necessario per aprire la “trasversale est” da

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piazza Fiumicelli a S. Leonardo e da qui in due ram i, verso Piazza del Grano e verso Porta Manzoni, dove avrebbe sottopass ato la ferrovia. Il piano avrà vita breve, poiché non verrà mai approvato, se non , con qualche radicale adattamento, come Piano di Ricostruzione.” Prolunga l’asse viario esistente: dalla Stazione ferroviaria, via Roma, Corso del Pop olo, via Toniolo (via dei Colli ), con un nuovo tratto: che attraversa l’ex ospedale (ora quartiere latino) , via Gualpertino da Coderta, via Guido Bergamo, via Brandolini d’Adda, e raggiunge via T.Tasso attraverso un varco a sud di porta Carlo Al berto (via Carlo Alberto resta cieca). Perimetra l’edificabile conservando l’integrità del la campagna. Indirizza la crescita urbana verso nord, e verso est : tra viale Vittorio Veneto e un nuovo asse viario che costeggia la linea ferroviaria verso nord; a margine di via Montello, che prevede della larghe zza di circa 15 metri. L’edificato esce dalle mura con continuità , senza la cesura dell’anello esterno. Lascia inedificabile l’area delle risorgive tra la strada di S. Pelaio e v.le della Repubblica. Il piano non ha attuazione perché nel 1945 una legge dello stato obbliga Treviso di dotarsi di Piano di Ricostruzione.

2.6 I L PIANO DI RICOSTRUZIONE

Adottato dal Consiglio Comunale il 08.05.1946, appr ovato in due fasi con decreti 06.02.1948 e 05.02.1953. Ricalca il piano Alpago-Novello . Il piano sarà vanificato da deroghe. “Le indicazioni per il centro storico restano sosta nzialmente immutate. La grafia è minuziosa e dettagliata, ma le norme di attuazione sono piuttosto grossolane. Il ricorso alla deroga sarà g eneralizzato . E’ inevitabile che dal disegno unitario e coerente si passi, in fase di gestione, al metodo del caso per caso ….Si costruisce dappertutto, meno là dove sarebbe necessario” ... Sono anni in cui “ l’iniziativa dei privati non perde una sola occasione, ...basta disattendere le regole della pianificazione e perciò costruire dove non c’è un piano e dimenticarsi delle opere di urbanizzazione, alle quali qualcuno prima o dopo dovrà pensare...”

2.7 1954 AMATI

In base al disposto della L. 1150/1942, il Min. LL. PP. emette i decreti che obbligano certi comuni a dotarsi di PRG. Trevis o è nel primo elenco del 11.05.1954 . Il comune incarica della redazione l’ing. Giorgio A mati, livornese, era nel gruppo di progettazione del PRG di Venezia. Il piano sarà adottato la prima volta nel 1964 (salvaguardia) e la seconda volta nel 1968.

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2.8 E.R.P. DELL ’ IMMEDIATO DOPOGUERRA

Domina l’esigenza urgente di dare ricovero ai senza tetto. E’di importanza primaria la quantità di alloggi da produrre; alle infrastrutture e alla qualità si rinuncia. DLL 09.06.1945. Lo stato costruisce 394 alloggi in via Feltrina, via Bianchini, via Castagnole, via S.Bona Nuova, via e vicolo S. Zeno, via S. Antonino,, via Dandolo, via Matter, via Pozzobon , via Capuzzo, via Vanzo. DLL 26.04.1946, n° 240 avvia programma di costruzio ne per i senza tetto; mobilita enti e soggetti: Stato 108 alloggi; DPCM 08.05.1946, n.° 399: IACP costruisce 119 allog gi; Legge 43/1949, primo piano settennale, consente all ’INA CASA di costruire 1017 alloggi a Treviso, distribuiti in ce nto localizzazioni, tutte lontane dal centro (alcune nel quartiere CEP) . Legge 26.11.1955, n.°1148, secondo piano settennale . Sequenza di leggi speciali Legge 02.07.1949, n.° 408 (legge Tupini): 346 allog gi in Treviso: via Martini, via Ronchese, via Piazzetta, via Pozzo bon, via Mantiero, via Bramante, via De Lisa , Via Pensaben, Via Alzai a.

2.9 ERP 1949 – 1963

E’ ancora in vigore il piano di ricostruzione Alpag o Novello, ma non ne viene colta l’indicazione di espandere la città oltre la cerchia delle mura (il piano non poteva essere “prescrittivo”, pe rché la legislazione vigente non gliene dava la capacità) E’questo il periodo in cui si avvia lo stravolgimento che muterà la provincia da agricola a industriale , lasciando però ai margini il capoluogo. L’amministrazione comunale non ha un programma, si limita ad assecondare l’iniziativa privata e gli interventi statali, pur in presenza di una sensibile pressione demografica . (n. abitanti 1051- 1961). I privati sono ancora alle prese con la ricostruzione delle distruzioni dei bombardamenti . L’intervento pubblico è consistente: 1984 alloggi realizzati con varie leggi, mobilitando diversi enti. L’unico obbiettivo è dare casa a chi ne ha bisogno, anche trascurando i servizi e le strutture sociali necessarie. Gli interventi sono dispersi , discontinui rispetto al tessuto urbano esistente, invadono zone agricole , estendono la periferia e sono di piccola entità. Negli ampi spazi lasciati liberi opererà poi l’iniz iativa privata e si svilupperà la rendita immobiliare.

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Si può dire che questo modo di operare ha preparato il terreno ed è stato funzionale alla rendita. Uniche eccezioni : -l’intervento dell’ing. Angeli (direttore dell’IACP ) che abbatte le case

minime di S. Bona e realizza un quartiere compatto e vivibile (s. Bona Nuova);

-il quartiere S. Liberale detto “Coordinato” in qua nto si prevede un numero di abitanti sufficiente a un numero di abita nti e una densità tale da innescare un carattere urbano e cioè a conf erirgli identità, a giustificare la dotazione di servizi (asilo, scuola , chiesa) a rendere economicamente valido l’insediamento di negozi, bar , cinema.

Entrambi gli interventi sono segregati nella lontan a periferia.

2.10 IL PIANO PEEP 1960

Potrebbe essere un piano, ma non lo è. La giunta presenta un progetto di piccoli intervent i frammentati e dispersi in periferia. Il PCI propone di utilizzare il piano per rafforzare l’identità e il carattere urbano delle frazioni . Dopo sei mesi di dibattito in consiglio, il piano viene inviato al Consiglio Supe riore delle Opere Pubbliche che lo approva accogliendo in parte le pr oposte del PCI.

2.11 IL PIANO AMATI

Si è già detto che in base al disposto della L. 115 0/1942, il Min. LL.PP. ha emesso i decreti che obbligavano certi co muni a dotarsi di PRG.; Treviso è nel primo elenco del 11.05.1954 . Il comune incarica della redazione l’ing. Giorgio A mati, livornese, era nel gruppo di progettazione del PRG di Venezia. Qualcuno allora ha scritto: è bravo,ha un passato i ntegerrimo, non è di Treviso. L’iter di progettazione e adozione dura 10 anni , altri 10 anni serviranno per l’ approvazione . Il 09.07. 1964 , il CC (sindaco Luigi Chiereghin) adotta il suo Piano Regolatore, ma non lo trasmette al Ministero per l’ approvazione. 1967 scade la salvaguardia del piano adottato; tempestivi i p rimi interventi: il Molinetto, via Pisa che blocca viale della Repubblica Il 16.04. 1968 , il CC (sindaco Bruno Marton) adotta una seconda versione . Approvato dalla G.R.V. il 14.12. 1973 con modifiche, 15 anni dopo Vittorio Veneto e Conegliano (1958), Mogliano (1972). Così lo commenta l’arch. Gaetano Di Benedetto ne Pr ogetto Preliminare del 1988: “Capacità insediativa teorica 136.000 abitanti (ma erano molti di più). Nessun tentativo di intercomunalità; il centro direzionale, che i piani precedenti avevano tentato di contenere totalmente o parzialmente nel centro storico, ne è espulso,; la rete viaria è faraonica” L’area agricola è praticamente inesistente, tutto il territorio è coperto da retini di zone edificabili.

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Dovendo insediare un tale numero di abitanti, da in gegnere non ha potuto non porsi il problema della viabilità . Tutto sommato è un “ buon piano ”, certamente sovradimensionato, prevede una buona dotazione di standards (19 parchi di quar tiere, asili, scuole...); di fatto le aree per servizi non verranno acquisite (allo scadere dei vincoli, diventeranno aree “bianche” e diventeranno , per quanto poco, edificabili e inutilizzabili per i servizi); la quasi totalità dei servizi non verrà realizzata per manca nza di denaro pubblico. Nulla dice del centro storico che viene coperto da un tratteggio e il cui ordinamento viene semplicemente rinviato ad un piano particolareggiato, che non verrà mai adottato. Nel centro storico, in attesa del Piano Particolare ggiato, sono ammessi solo interventi di manutenzione ordinaria , salvo obbligo di interventi per ordinanza della Soprintendenza. La paralisi durerà fino all’emanazione della L. 457 / 1978. Alcuni interventi importanti (Molinetto) vengono realizzati in Centro Storico nel periodo che intercorre tra la scadenza della salvaguardia della prima adozione (1964 - 1967).

2.12 I L CONCORSO PER IL PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL CENTRO STORICO

Nel 1970, il comune bandisce un concorso nazionale di idee per il Piano Particolareggiato del Centro Storico. I lavori furono fermati con l’entrata in vigore del la legge 05.08.1978 n.° 457.

2.13 DUE FATTORI DI GRANDE RILIEVO

2.13.1 L’istituto dei PPA

Il Programma Poliennale di Attuazione è introdotto dall’art. 38 della L. 22.10. 1971 n.°865 che ne prevede l’applicazione ai PEEP. La legge 28.01. 1977 n.° 10 (legge Bucalossi) con l’art. 13 ne estende l’applicazione a tutto il territorio comunale, dele gando le regioni a legiferare in materia. La regione Veneto li recepisce con la L.R. 27.10.19 77, n.° 61: Treviso è obbligata a dotarsene. Poi la L.R.61/77 viene abrogata : -dalla L.R. 02.05.1980, n°40,(1^ legge urbanistica) , che mantiene i PPA (art.17); -dalla L.R. 27.06.1985, n°61 (2^ legge urbanistica) , che mantiene i PPA (art.17). Il D.L.23.01.1982, n°9(decreto Nicolazzi), all’art. 6, dice: “...i comuni con popolazione fino a 10.000 abitanti sono esonerati dall’obbligo di dotarsi di programmi poliennali di attuazione”. La legge L. 30 04 1999, n. 136 , all’art. 20, di fatto sopprime i PPA: “...le regioni provvedono ad aggiornare la propria legislazione in materia di programmi pluriennali di attuazione... s econdo principi che ne circoscrivano la funzione alla programmazione de lla formazione dei piani attuativi di nuovi insediamenti o di rilevant i ristrutturazioni urbanistiche, individuati territorialmente in modo univoco, anche in coordinamento con il programma triennale dei lavori pubblici del comune e con lo stato delle urbanizzazioni nel territorio interessato, e

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riferiscano i criteri di obbligatorietà alle effett ive esigenze di sviluppo e di trasformazione degli aggregati urbani .” L’ultima legge urbanistica regionale, 23.04.2004, n °11 non fa cenno ai PPA, ma istituisce i P. I. Interessanti i commenti raccolti: “in fondo era uno strumento faraginoso e assurdo; chi voleva intervenire non poteva farlo e magari poteva intervenire chi non ne aveva intenzione” E così il diritto di disporre del terreno ha preval so su ragioni di rispetto del territorio e su ragioni di economia.

2.13.2 La legge 457/1978

L. 05.08.1978 n.° 457. Pone fine al blocco degli interventi nei centri sto rici protratto oltre misura da continui rinvii: dai PRG, ai PP, ai Piani di Comparto, fino ai prospettati Piani di Isolato. La bulimia pianificatoria ha prodotto una repulsione e ha aperto le cataratte. La legge introduce lo strumento del “Pia no di Recupero” che consente di intervenire in assenza di piani superio ri.

2.14 I L DOCUMENTO PRELIMINARE E IL PROGETTO PRELIMINARE “ DI BENEDETTO”

Documento Programmatico Nel 1980 , in prossimità della scadenza del mandato, l’asses sore all’Urbanistica presenta alla Giunta un documento programmatico per la revisione del Piano Regolatore, redatto dall’arch. Gaetano di Benedetto; il documento non arrivò ad essere discusso in Consi glio. Nel Luglio 1984 , il Consiglio Comunale approva alcune fondamentali l inee programmatiche e affida allo stesso arch. G Di Benedetto l’incarico di redigere il “ Progetto Preliminare per la revisione del P.R.G.” Progetto Preliminare Il Progetto Preliminare viene redatto e illustrato in Consiglio Comunale il 10 marzo del 1988 ; quindi approvato dal C.C. il 30 agosto 1988 . Apre con la verifica il piano Amati; ecco le consid erazioni che espone: -la capacità insediativa teorica del volume esistente è di 120.353 abitanti; -la capacità insediativa del volume ancora realizzabile è di 49.993 abitanti; -la capacità insediativa totale del piano è di 170.346 abitanti; (ciò a fronte di 85.964 abitanti al 31.12.1984);

-il piano destina ad urbanizzazione una superficie di 3.343 ha, pari a 60.23 % della superficie del territorio, per una densità di 50,85 ab/ha, poco al di sopra della densità definita “rurale”; la stessa superficie con la densità media delle città italiane (110 ab/ha) insedierebbe 368.000 abitanti;

-le arterie di attraversamento e di adduzione intersecano il corpo della città; -la previsione di un nuovo centro direzionale sostitutivo di un tessuto residenziale ancora vitale; -insediamenti produttivi in zona priva di requisiti strategici; -orientamento di sviluppo a nord-est all’interno della parabola con fuoco nel centro. A fronte di tali previsioni, l’urbanizzazione ha avuto una crescita spontanea, concentrica, monocentrica con il centro storico sovraccaricato di funzioni e la periferia sempre più dipendente. Conclusione: il piano è inattuabile.

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Dopo la pubblicazione, vengono raccolte le osservazioni sul cui accoglimento il 24. 08.1991 il C.C. delibera e affida allo stesso arch. G. Di Benedetto l’incarico di redigere il “ Progetto definitivo di revisione del Piano regolatore generale della città di Treviso”

2.15 LA REVISIONE DEL PRG “D I BENEDETTO”

Il 24.08.1991 il C.C. affida all’arch. G Di Benedet to l’incarico di redigere il “ Progetto definitivo di revisione del Piano regolatore generale della città di Treviso ” Nel maggio 1994 l’arch. G. Di Benedetto consegna il piano al Comune. Le vicende amministrative che si sono susseguite hanno prodotto una sospensione nel processo di adozione fino alla primavera del 1998 . Il 20.03.1998 l’A.C. chiede al progettista alcune modifiche ; il 05.06.1998 l’arch. Di Benedetto consegna gli elaborati second o una versione modificata e aggiornata anche in ragione d elle trasformazioni intervenute nel territorio e nel quadro legislativo . Questi i numeri: -abitanti teorici insediati 136.233 -abitanti teorici insediabili 14.952 Totale abitanti teorici 151.185 Assumendo i dati dell’indagine propedeutica al pian o Contini Fregonese, la prima delle cifre va corretta in 126.096 e il to tale in 141.048 . I commenti di G. Di Benedetto dopo 12 anni. riduce le zone edificabili di 600 ha: stralcia zone che non avevano dato segni di vitalità; completa i sistemi già pregiudicati; tentata di portare le funzioni strategiche in ambiti non casuali o dispersi; localizza la “Treviso Servizi”. prevede area per servizi alla Madonnina; (nella variante parte delle funzioni saranno trasferiti alla Treviso Sevizi). sposta lo stadio Tenni: lottizza parte dell’area (era necessario trovare risorse per il nuovo stadio); restava comunque un parco di alcuni ettari; tenta di rafforzare le linee di forza verso nord e nord-ovest; rafforza il “Corridoio Verde” e protegge il “Sistema delle Acque” tra le due corna (le linee di forza verso nord e nord-ovest); il vuoto tra le corna è l’ombra del Montello; tenta di dissuadere la crescita verso sud, di smorzare la forza del grande attrattore (Mestre e Venezia), con la doppia cintura della ferrovia e della tangenziale; in potenza la zona sud è quella a maggiore appetibilità: è la zona compresa tra la stazione, la linea per Venezia e la tangenziale: il piano la raffredda; conferma le due direttrici di crescita (verso nord, a est di viale Vittorio Veneto e a nord-ovest lungo Viale Europa),il che è coerente con il completamento della tangenziale ovest, sud, est; il completamento della tangenziale ad est è irrinunciabile: l’autostrada è troppo lontana, chi va da S. Lazzaro a S. Maria del Rovere continuerà a passare per ponte della Gobba; la tangenziale est è prevista in versione “dura” nel progetto preliminare, in versione “Green Way” o “Doppia Serpentine”, con verde al centro, nella Variante; tangenziale est a senso di marcia invertito (con velocità esterna, riduce il pericolo di incidenti e consente di tenere gli svincoli all’interno, senza invadere il territorio; individua l’Appiani come nodo strategico, ma in modo più garbato e con dimensioni molto più contenute (80.000 mc) di quanto è stato realizzato (235.000);

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l’Appiani doveva essere uno snodo anche viario, di connessione con viale Europa, lungo il quale era stato orientato lo sviluppo; prevede un forte polo pubblico alla stazione di SS. Quaranta, ove la linea ferroviaria prefigura la metropolitana. A seguito dell’orientamento assunto dalla nuova Giu nta, nella fase di controdeduzione alle osservazioni presentate, nel g iugno 1998, l’arch. G. Di Benedetto rinuncia al completamento dell’incarico. Con deliberazione 23. 07.1998 , n°47 , il C.C. adotta la Variante Di Benedetto con 136 emendamenti quali espressione dell’A.C. di modificare alcune previsioni della Variante Di Benedetto. Di fatto il piano sarà stravolto . Vengono mosse 1.850 osservazioni (1.738 in termini e 112 fuori termini).

2.16 LA VARIANTE GENERALE “P IANO CONTINI FREGONESE”

Dopo 3 anni dalla adozione , senza la trasmissione alla Regione, i vincoli di salvaguardia scadono ed emerge l’urgenza di riadattare un PRG. Nel 2000 la Giunta Comunale affida l’incarico della redazione di una Variante Generale del piano all’ing. Giulio Contini e all’arch. Giovanni Fregonese. I progettisti scrivono che la Variante è redatta su lla base dei seguenti elementi fondamentali: -il progetto preliminare Di Benedetto; -la Variante Generale Di Benedetto; -i 136 emendamenti del C.C. (23.07.98); -le 1848 (1.738 + 112) osservazioni già mosse alla “Variante”; -i rilievi tecnici; -i 21 indirizzi del C.C. (20.07.00). I progettisti depositano il piano nel luglio 2001, a un anno dall’incarico. I parametri numerici sono questi: -abitanti teorici 144.140 ab -fabbisogno complessivo 3.963.850 mq -dotazione di standards 5.393.590 mq -aree già disponibili 3.426.892 mq -aree da acquisire 2.033.553 mq - Impegno economico presunto 63.426.801.725 lire Questi i commenti di uno dei progettisti. Il piano ha risolto la situazione di emergenza conseguente alla scadenza della salvaguardia e ha risposto con prontezza alla necessità di riattivare i vincoli. Infatti, in regime di vacazio, si stavano materializzando

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interventi consentiti dalla lettura distorta del regime vigente sulle “aree bianche”: l’indice bassissimo per gli interventi residenziali (0.5 mc/mq) era sostituito dall’indice di copertura per interventi produttivi (0,10 e altezza libera); una sentenza aveva equiparato gli uffici ad attività produttive; si continuava costruire anche in zone già sature con l’istituto del 20% di aumento. In tale situazione, la ricerca di perfezione è stata ritenuta dannosa. Non è stata aumentata la cubatura prevista dal piano Di Benedetto. Viene adottato lo strumento della perequazione che consiste nello “spalmare” gli standards. Il problema di reperire le carenze di standards vengono risolto caricando gli interventi futuri con il metodo della “compensazione”. Non è stato risolto il problema della tangenziale est perché la soluzione va cercata oltre il confine comunale. ha riequilibrato il mercato edilizio sbloccando potenzialità con conseguante raffreddamento dei prezzi. E’ un’opera incompiuta; non è un punto di arrivo: superata l’emergenza, andrebbe istituito l’ufficio permanente del piano per adeguamenti in corso d’opera. I “piani rigidi” sono da rifiutare. In Consiglio Comunale, anziché analizzare sistematicamente la proposta, si è focalizzata l’attenzione su due punti particolari.

TANGENZIALE EST

Il completamento della Tangenziale ad Est era già p rospettato nella proposta Di Benedetto (che prevedeva un ponte sul f iume Sile), ma trovò una forte opposizione da parte degli abitanti di Fi era e Selvana. Con la variante, la Tangenziale Est venne ripropost a e il ponte sul Sile viene sostituito da un sottopasso del fiume. In ragione di una forte opposizione, la tangenziale est venne stralciata nella versione definitiva dal Piano.

AREE EDIFICABILI

Le aree vincolate a standard dal piano Amati erano diventate “zone bianche”, essendo scaduto il vincolo decennale “non edificandi“ . La variante riprende un’idea già proposta da Di Benedetto : assegnare a queste zone un indice di edificabilità molto basso, costringendo parallelamente gli edificanti a realizzare attrezza ture da cedere al Comune. Il piano Di Benedetto proponeva lo spostamento di a lcune strutture pubbliche (es. lo stadio Tenni) in zone lontane dal centro e l’insediamento in queste zone di residenza,; la var iante cambia l’approccio, localizzando le nuove aree residenzial i in zone decentrate, carenti di servizi e di infrastrutture. A seguito della pubblicazione vengono presentate 13.382 osservazioni . Molte di queste in realtà erano ripetitive (ad esem pio per la sola tangenziale est erano oltre 6.700, ossia la metà). Per 557 viene espresso parere favorevole, per 7.043 parzialmente favorevole, per 5791 parere contrario. Nelle controdeduzioni alle osservazioni mosse, sovente viene aumentato l’indice di cubatura (da 1 e 1,2 a 1,4 e 1,6), accogliendo molte osservazioni di privati ; a molte aree residuali viene attribuita una cubatura e quindi una capacità edificatoria.

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In questo modo alcuni enti (ISRAA e ULSS) hanno ott enuto la valorizzazione delle loro aree. Non è facile valutare quale incremento di metri cub i abbiano comportato complessivamente queste modifiche. Comunque, già nella relazione di progetto (da pag 3 8 a pag. 44) il piano non propone certo l’opzione di una crescita zero de lla popolazione e prevede un incremento volumetrico per far fronte ad un aume nto di oltre 14.900 abitanti . Commento L’ultima delle affermazioni ( I “piani rigidi” sono da rifiutare ) esprime una posizione culturale rispettabilissima (già si è detto della repulsione che è conseguita alla bulimia pianificat oria degli anni’70); Si ritiene però di poter dire che il piano è stato redatto da tecnici che non credono molto nell’utilità e nell’efficacia della pianificazione. Non può stupire dunque la mancanza di idee guida fo rti, caratterizzanti; il piano sembra mirato a “normalizzare” una situazi one in atto. Così, l’A.C. rinuncia a essere attore della gestion e del territorio.

2.17 LE VARIANTI AL PRG

Dopo l’approvazione del PRG sono state approvate 40 varianti. Di queste, alcune sono di scarsa rilevanza, altre h anno inciso sull’uso dei terreni, introducendo importanti modifiche alle previsioni di piano. A titolo di esempio:

- La variante 15, adottata il 18.10.2004, che ha indi viduato 10 “contenitori” nel centro storico da sottoporre a Pi ano di Recupero; il principio informatore è stato la conse rvazione del volume esistente; di fatto ciò si traduce nella pos sibilità di realizzare in luogo degli edifici esistenti nuovi e difici di molto più alti, introducendo nel tessuto urbano elementi ad esso del tutto estranei.

- -La variante 20, adottata il 28.02.05, che ha class ificato come F2 una porzione della “Treviso Servizi” ; nel PRG, l’a rea era classificata F3 e destinata a servizi (Dogana, scal o merci, auto officina ACTT...). Ora sarà possibile realizzare la “Cittadella del Divertimento”. E’ facile prevedere quali sarann o le conseguenze sul traffico di S. Giuseppe, tenendo co nto che, a colpi di estemporanee varianti, la viabilità previs ta dal piano guida della “Treviso Servizi” è stata irrimediabilm ente compromessa e non sarà più possibile realizzare la rotonda che doveva scaricare il traffico direttamente sulla tan genziale.

- -La variante 30, adottata il28.04.2010, che ha rece pito fedelmente la inefficace protezione del Piano dell’Ente Parco del Fiume Sile.

2.18 I PIRUEA

I Programmi Intergrati di Riqualificazione Urbanist ica, Edilizia e Ambientale (Piruea) sono stati istituiti con la Leg ge Regionale 01.06.1999 n. 23

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Tali programmi sebbene derivino dal Pru (programma di risanamento urbano) hanno tutt’altro respiro ed infatti hanno a ssunto un ruolo ben più incisivo, incentrando i contenuti sulla riquali ficazione, concertazione pubblico/privato e sullo snellimento delle procedure. Secondo la legge gli obiettivi dei programmi dovreb bero essere il riuso di aree dismesse/degradate, il potenziamento o riqu alificazione di servizi ed infrastrutture, il riordino di insediame nti esistenti e l’ammodernamento delle urbanizzazioni. Gli aspetti più rilevanti che accompagnano le motiv azioni che spingono al ricorso a tali strumenti dovrebbero essere la co llaborazione tra pubblico e privato (e quindi l’opportunità di risol vere i contenziosi), l’integrazione tra azioni sugli immobili ed opere d i urbanizzazione e l’esistenza di vincoli temporali condivisi. Oltre alle potenzialità evidenziate emergono alcuni problemi. Il più significativo riguarda il rapporto tra lo st rumento generale ed il programma. Quando quest’ultimo investe situazioni ben circoscr itte può dimostrare tutta la sua efficacia; al contrario, quando l’uso di tale strumento diventa sistematico, eludendo i criteri generali ed il disegno pianificatorio delineati dal piano, finisce per van ificare i suoi obiettivi. In parole semplici l’istituto del PIRUEA apre agli imprenditori la possibilità di realizzare opere anche in contrasto con il piano regolatore vigente pur di riqualificare aree degrad ate. Il principio informatore è quello che il maggior va lore economico dell’area rivalutata dal PIRUEA venga equamente div iso tra l’imprenditore proponente e l’amministrazione comun ale. Tanto per fare un esempio: un imprenditore può prop orre di realizzare un centro commerciale in un area destinata a parco ed individuata dall’ A.C. come area degradata, purché almeno la metà del beneficio economico dell’operazione vada a vantaggio dell’amministrazio ne. Però il beneficio economico viene calcolato “attual izzando” costi e proventi e così può succedere che per 10.000 mc con cessi in sovrappiù in viale 4 Novembre l’amministrazione comunale di Trev iso riceva come beneficio oltre “ al riordino e all’ammodernamento delle opere di urbanizzazione e di arredo urbano, nonché al riuso delle aree dismesse e degradate ” la cessione di “ due alloggi con pertinenze e garage ”. Ciò a fronte di un maggior valore dell’area stimabi le in: €/mc 350,00 x mc 9.557 = € 3.344.950,00. E non può non essere segnalato il PIRUEA Appiani do ve la Fondazione Cassamarca ha ottenuto la possibilità di edificare 236.000 mc a fronte di 80.000 mc previsti dal Prg. Il vantaggio (o lo svantaggio) pubblico è sotto gli occhi di tutti in termini di carico di traffico sulla viabilità circo stante e di scompenso per il centro storico. Il Comune di Treviso ha approvato 14 PIRUEA. Questo è l’elenco: Antille, Appiani, Bixio, Borgo Venezia, Parrocchia Beata Vergine di Canizzano, Castellana, Dal Negro, ex Caserma Piave, Le Corti, ex Miani, Montegrappa, Panorama, 4 Novembre 5, San Paolo.

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2.19 LA RENDITA IMMOBILIARE

La rendita immobiliare di un fabbricato residenzial e è quanto resta del prezzo di mercato una volta che siano state detratt e le seguenti voci di spesa: -costo del terreno, -costi di costruzione, -oneri tecnici di progettazione e di direzione dei lavori; -oneri di urbanizzazione. -imposte e tasse, -oneri finanziari. Poiché la domanda di terreni edificabili è il risul tato dell’attività sociale della collettività, la rendita immobiliare andrebbe attribuita se non del tutto, almeno in parte alla collettività stessa. L’entità della rendita immobiliare e stimata tra il 30% e il 50% del prezzo di vendita degli immobili. Abitazioni costruite Periodo A: in provincia B: in Treviso B/A % 1946/60 41.348 7.845 19.0 1961/71 69.759 9.648 13.8 1972/81 66.055 4.359 6.6 1982/91 41.121 3.284 .8.0

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SITUAZIONE AI CENSIMENTI TREVISO

anno residenti

Var. % rispetto al

valore precedente 2

famiglie 3

Var. % rispetto al

valore precedente 4

componenti 5 abitazioni totale 6

Var. % rispetto al

valore precedente 7

non occupate 8 % 9

costruite nel

decennio 10

rendita immobiliare

* *

1951 63.437 - 15.441 - 4,10 12.441 - 211 1,70 7.709 £ 21 miliardi

1961 75.017 18,25 14.375 -7 5,21 20.150 61,69 755 3,70 6.909

9.648 * £ 32 miliardi £ 46 miliardi

1971 95.260 26,98 27.223 89,37 3,49 27.059 34,28 1119 4,10 3.559

4.359 * £ 24 miliardi £ 29 miliardi

1981 87.696 -7,95 30.323 11,38 2,89 30.618 13,15 2139 7,57 2.880

3.284 * £ 47 miliardi £ 55 miliardi

1991 83.598 -4,68 31.125 2,64 2,67 33.498 9,40 2357 7,03 5.073 £ 169 miliardi 2001 80.144 -4,14 33.224 6,74 2,41 38.571 15,14 2698 7,00 2011 NOTE: 2-4-7 incremento sul periodo precedente - 9 % su 6 * dati indicati nel censimento 2001 rendita immobiliare calcolata come 1/3 del valore medio delle abitazioni - * * valutata assumendo che rappresenti il 30% del valore commerciale

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2.20 CONCLUSIONI

Tanti piani Quelli antichi , pure rigorosi, uccisi dalle deroghe I più recenti condizionati dal consenso (osservazioni) “A fronte di tali previsioni, l’urbanizzazione ha avuto una crescita spontanea, concentrica, monocentrica con il centro storico sovraccaricato di funzioni e la periferia sempre più dipendente.” Risultato: l’edificato è cresciuto a macchia d’olio , come una massa in metastasi che finisce per soffocare sé stessa. Il numero di abitanti non è cresciuto: Inizio ‘900: città murata 20.000 ab/120 ha= 166 ab/ ha Ora: 6.000 ab/129 ha= 50 ab/ha La città murata è meno densa delle zone C di espansione (66 ab/ha) la città si è svuotata e il contenuto sparso per il territorio, il territorio tutto sporcato. Perché? Non è solo questione di cultura, c’è anche viltà Nei paesi nordici la natura è severa e viene rispet tata, da noi la natura è amica e viene violentata. E’questione di rispetto della legge Non crediamo nella legge, non crediamo nei piani: f urbo è chi li aggira. E’ questione di valori : Non crediamo nel bene comune , siamo individualisti, la terra è mia e ci faccio quello che voglio. E’ una questione di mancanza di rigore : la deroga è stata abitudine. E una questione di mancanza di parsimonia : come si riempiono le discariche di oggetti ancora u tili e validi per comperarne altri nuovi che valgono meno di quelli b uttat, così si abbandonano edifici che si potrebbero riusa re, per costruirne di nuovi spesso di qualità inferiore. E’ una questione di ordine di valori : il denaro viene prima della terra , e si usa la terra per ricavarne denaro. Tutti si aspettano di ricavare denaro dal terreno: il piccolo costruttore che costruisce la palazzina, vende 5 appartamenti e gli resta il sesto (disastri di qualità); il grosso investitore al quale si concede senza chiedere nulla in cambio; Garibaldi, Quartiere Latino, e sta per arrivare l’o ra del vecchio Tribunale, dei cinema, dell’Agenzia delle Entrate, della Questura, del palazzo della Borsa, dell’ex Provincia; i giochi so no già conclusi; e persino l’ente pubblico; e pazienza quando è l’ASL o l’ISRA, ma anche la regione a Ponte della Gobba !

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E’ questione di potere Un sigaro, un titolo di cavaliere e un po’ di cubat ura non si nega a nessuno: se ne ricorderebbe al momento del voto . E questione di servilismo : a banche e grandi investitori non si negano cambi d i destinazione d’uso, accondiscendenti con i poteri forti, ma non si fa nulla per aiutare giovani coppie e cet i medi a venire in città. Urano e Gea La terra è la nostra madre, il territorio è la nost ra risorsa, la nostra storia, la nostra cultura, il nostro patrimonio. E’grottesco che sia la Lega, che si atteggia a dife nsore dei nostri valori, a compierne lo scempio. Questa giunta e le due precedenti hanno svenduto la campagna, saturato il territorio comunale di costruzioni senza nemmeno dotarlo di infrastrutture elementari quali le strade e le fogn ature e hanno irrimediabilmente distrutto il patrimonio che ci è stato affidato perché fosse trasmesso ai nostri figli. A proposito di un simile rapporto padri-figli e del modo di trattare la terra, sarebbe utile leggere i miti greci: un monit o ci è stato lasciato 3.000 anni fa. Urano compiva continue violenze su Gea (la terra) e rendeva impossibile la vita dei suoi figli. Gea allora persuase il figlio Crono ad uccidere il padre con una falce da lei forgiata. Così Urano, proprio mentre stava p er violentare nuovamente Gea, fu evirato dal figlio. Le gocce di sangue che caddero sulla terra la fecondarono un'ultima volta, dando v ita alle Erinni, le furie, le personificazioni della vendetta. Un avvertimento per chi violenta la terra. Quos deus vult perdere dementat.

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3 GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE SOVRA ORDINATI

3.1 PTRC

Il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento è solo un documento programmatico, senza direttive né prescrizioni né v incoli; non ha alcuna efficacia; non c’è nulla che sia in salvaguardia; s erve a poco o a nulla. Non serve al Sindaco, che non ha strumenti p er applicarlo; non serve al tecnico, che debba verificare la congruenz a di un piano subordinato. Le tavole grafiche, con una quantità di segni sovra pposti, assai difficilmente leggibili, sono accompagnate da un co rpo normativo ricco di espressioni bizzarre, come “piano-rete”, “aree a gropolitane”, “eccellenze meccatroniche” e infarcito con talune l ocuzioni di una lingua diversa dalla nostra, come “urban”, “labor”, o “hub”, che non tutti governano. Il corpo normativo è vago e approssimato; nella qua si totalità dei casi propone obiettivi, intenzioni, speranze e indirizzi di carattere generale; sono rare le direttive per i piani subord inati. Non sono date indicazioni sulle modalità e sulle pr ocedure attraverso le quali queste cosiddette norme dovranno essere recep ite nei piani subordinati; né sono previste sanzioni se saranno d isattese. Il PTRC si limita quindi ad un elenco di belle inte nzioni, rinviate alla buona volontà di chi farà i piani provinciali e com unali, forse inconsapevole di creare loro una serie infinita di problemi. C’è un buon apparato analitico sull’ambiente e sul paesaggio, ma poi si scopre che gli ambiti di paesaggio hanno solo valor e indicativo, come tutto il resto. Non c’è lo schema delle reti infrastrutturali, né i l sistema delle attrezzature e dei servizi di rilevanza nazionale e regionale, pretesi dalla legge. Si faranno poi, al di fuori del PTRC. Come altre co se si faranno poi al di fuori del PTRC: per esempio, di Veneto City nel piano non c’è traccia. Dov’è la città? Dov’è il sistema produttivo? In altri settori c’è invece ridondanza: venticinque pagine (quasi quanto tutto il resto) di architetture del novecento da pr oteggere: obiettivo giusto e doveroso, ma non è materia di PTRC. In conclusione: più che un piano, il PTRC è un docu mento programmatico che può servire solo come guida e riferimento per i piani subordinati; questa ipotesi potrebbe anche essere condivisibile, ma non è però espressamente esplicitata; resta irrisolto il rappo rto con gli altri piani di area vasta, in particolare con quelli prov inciali.

3.2 PTCP

In discussione da sempre, non solo in relazione all a sopravvivenza delle province, ma anche per un’incontestabile esigenza d i semplificazione

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della macchina infernale della pianificazione, il P iano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) ha un buon apparat o analitico, ma non risponde poi, nel progetto, ad una quantità di legi ttime aspettative. Qualche cenno su tre temi: la viabilità, la residen za, le attività produttive. Viabilità. Nonostante le dichiarazioni di principio, non appar e definita nel PTCP adottato una gerarchizzazione della viabilità, di l à dalle classifiche derivanti dal Codice della strada o dal suo Regolam ento; ciò impedisce una lettura funzionale del sistema, che sembra più un assemblaggio di proposizioni, talune alternative, talune dichiarata mente da verificare, piuttosto che un disegno organico che privilegi la gerarchizzazione (e perciò le tipologie di traffico) e recuperi per qua nto possibile il patrimonio esistente, evitando perciò di formulare proposte costosissime di nuove strade e nuovi ponti. Come quello sul Piav e, a Maserada, tolto poi di precipizio. Attività produttive Per le attività produttive, come pure per la reside nza, le analisi hanno dimostrato una consistente eccedenza rispetto al fa bbisogno: 78 milioni di mq = 7.800 ettari di aree produttive sono distri buiti in 1077 aree industriali, molte senza collegamenti fognari, molt e a rischio idraulico, molte in prossimità di aree residenziali , molte pochissimo servite da strade. Nelle norme di attuazione c’è un’unica prescrizione : nelle aree “non ampliabili” non si possono prevedere ampliamenti; m a si scopre poi che il divieto si applica solo se non c’è acquedotto e fognatura. Residenza. Le abitazioni non utilizzate e aree non edificate g arantiscono la domanda di abitazioni, calcolata sulle previsioni d i crescita della popolazione, fino al 2020. Ma non si trova poi nelle norme alcuna prescrizione di contenimento della trasformazione dei suoli. L’efficacia dei Piani, non occorre dirlo, si misura solo sulle norme. Raccomandazioni, direttive, preghiere e speranze, n on servono a nulla, essendo totalmente inefficaci. Sono invece indispensabili le prescrizioni; solo no ve degli ottantaquattro articoli delle norme contengono pres crizioni, relative per lo più a beni che neppure il più famigerato dei devastatori si sarebbe mai sognato di aggredire.

3.3 PIANO ENTE PARCO DEL FIUME SILE

Nel 1991 la Regione istituisce il Parco Regionale d el Sile cui assegna, tra altre, le seguenti finalità (Art. 2 L.R. n. 8/1991): -protezione dell’acqua anche come risorsa idropotab ile, -tutela, mantenimento, restauro, valorizzazione del l’ambiente naturale,

storico, architettonico e paesaggistico, considerat o nella sua unità (cioè, nella interpretazione attuale, del paesaggio ) e recupero delle parti degradate.

La Regione dà al Piano Ambientale la capacità di mo dificare il perimetro del Parco (art.3 comma 2.a), di specificare le misu re di tutela e di risanamento dei corpi idrici (art. 3 comma 3.c), di enunciare “gli

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indirizzi in ordine alla pianificazione territorial e per le parti limitrofe all’area del Parco (art. 3comma 4) e di i ndividuare le aree esterne al Parco da considerare “zone di rispetto” (art. 3 comma 5) Il Piano Ambientale del Sile, approvato nel marzo 2 000, non tiene conto di queste capacità, specie per quanto riguarda il C entro Storico di Treviso e si limita a mantenere il perimetro propos to dalla Legge istitutiva che disegna i limiti praticamente sulle sponde del fiume; il voto di approvazione obbliga l’Ente Parco a predisp orre entro tre anni varianti di adeguamento per i settori “acque”, “agr icoltura”, “attività produttive”, “paesaggio e struttura urbana”. Per quanto riguarda la città, il Piano Ambientale p revede uno specifico, ma molto vago, Programma di Intervento (All. E n. 2 8), con tempo di esecuzione di 18 mesi. Le varianti di adeguamento indicate sono redatte le ntamente e vengono approvate nel luglio 2007 dalla Regione che però ri tiene ancora insufficienti i settori “Acque” e “Paesaggio” e fis sa il nuovo termine di un anno per rivederle e completarle. Del Programma di Intervento (All. E n. 28) non si è ancora iniziato lo studio. Considerata la scarsa capacità propositiva dell’Ent e Parco è opportuno che il tema venga affrontato in sede di redazione d el P.A.T. tenendo presenti i seguenti obiettivi, anche se non compres i nel Programma di intervento. Tenendo presenti la finalità della Legge istitutiva , relativa alla protezione dell’acqua, si può pensare ad una revisi one del perimetro del Parco fino a comprendere l’intero Centro Storico, a vendo l’obiettivo di dotarlo delle fognatura; l’optimum sarebbe comprend ere nelle aree di gestione del Parco anche tutti gli affluenti del Si le. Per quanto riguarda la fruizione è necessario affro ntare il problema dei percorsi lungo i Cagnani e gli affluenti più import anti E’ necessario risolvere i punti critici per il defl usso delle acque del Cantarane (asfittico fosso a lato di via Cesare Bat tisti) e del ramo delle Covertite (che rivede la luce a fianco di via S. G. Emiliani. Si devono eliminare gli elementi detrattori del pae saggio e proporre misure di attenuamento dell’impatto visivo di alcun i edifici. L’obiettivo è redigere un Piano/Programma completo e preciso, in grado di concorrere a finanziamento Comunitari Europei. Per eventuali cartografie vedere in internet Parco del Sile, Piano ambientale, Cartografia Tavv. 3 e 4.

3.4 CONCLUSIONI CRITICHE CIRCA I PIANI DI ORDINE SUPERIO RE

L’adeguamento agli strumenti superiori è dovuto per legge e le disposizioni di questi sono prescrizioni cui gli st rumenti subordinati devono adeguarsi. Resta comunque possibile per i secondi statuire nor me più restrittive di quelle dettate dai primi. Nulla di più facile per il PAT di Treviso, dato che il PTRC e il PTCP contengono solo raccomandazioni generiche e dato ch e il piano dell’Ente Parco del Fiume Sile reca norme meno stringenti del l’attuale PRG. Il PAT si costituisce dunque come l’unica e ultima difesa del territorio; dovrà colmare le carenze dei piani supe riori, mettere a fuoco le criticità del territorio e prescrivere le soluzioni ancora possibili.

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3.5 VIGENTE P.R.G.

Dopo 3 anni dalla adozione , senza la trasmissione alla Regione, i vincoli di salvaguardia scadono ed emerge l’urgenza di riadattare un PRG. Nel 2000 la Giunta Comunale affida l’incarico della redazione di una Variante Generale del piano all’ing. Giulio Contini e all’arch. Giovanni Fregonese. I progettisti scrivono che la Variante è redatta su lla base dei seguenti elementi fondamentali: -il progetto preliminare Di Benedetto; -la Variante Generale Di Benedetto; -i 136 emendamenti del C.C. (23.07.98); -le 1848 (1.738 + 112) osservazioni già mosse alla “Variante”; -i rilievi tecnici; -i 21 indirizzi del C.C. (20.07.00). I progettisti depositano il piano nel luglio 2001, a un anno dall’incarico. I parametri numerici sono questi: -abitanti teorici 144.140 ab -fabbisogno complessivo 3.963.850 mq -dotazione di standards 5.393.590 mq -aree già disponibili 3.426.892 mq -aree da acquisire 2.033.553 mq - Impegno economico presunto 63.426.801.725 lire Questi i commenti di uno dei progettisti. Il piano ha risolto la situazione di emergenza conseguente alla scadenza della salvaguardia e ha risposto con prontezza alla necessità di riattivare i vincoli. Infatti, in regime di vacazio, si stavano materializzando interventi consentiti dalla lettura distorta del regime vigente sulle “aree bianche”: l’indice bassissimo per gli interventi residenziali (0.5 mc/mq) era sostituito dall’indice di copertura per interventi produttivi (0,10 e altezza libera); una sentenza aveva equiparato gli uffici ad attività produttive; si continuava costruire anche in zone già sature con l’istituto del 20% di aumento. In tale situazione, la ricerca di perfezione è stata ritenuta dannosa. Non è stata aumentata la cubatura prevista dal piano Di Benedetto. Viene adottato lo strumento della perequazione che consiste nello “spalmare” gli standards. Il problema di reperire le carenze di standards vengono risolto caricando gli interventi futuri con il metodo della “compensazione”. Non è stato risolto il problema della tangenziale est perché la soluzione va cercata oltre il confine comunale. ha riequilibrato il mercato edilizio sbloccando potenzialità con conseguante raffreddamento dei prezzi. E’ un’opera incompiuta; non è un punto di arrivo: superata l’emergenza, andrebbe istituito l’ufficio permanente del piano per adeguamenti in corso d’opera. I “piani rigidi” sono da rifiutare. In Consiglio Comunale, anziché analizzare sistematicamente la proposta, si è focalizzata l’attenzione su due punti particolari.

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TANGENZIALE EST

Il completamento della Tangenziale ad Est era già p rospettato nella proposta Di Benedetto (che prevedeva un ponte sul f iume Sile), ma trovò una forte opposizione da parte degli abitanti di Fi era e Selvana. Con la variante, la Tangenziale Est venne ripropost a e il ponte sul Sile viene sostituito da un sottopasso del fiume. In ragione di una forte opposizione, la tangenziale est venne stralciata nella versione definitiva dal Piano.

AREE EDIFICABILI

Le aree vincolate a standard dal piano Amati erano diventate “zone bianche”, essendo scaduto il vincolo decennale “non edificandi“ . La variante riprende un’idea già proposta da Di Benedetto : assegnare a queste zone un indice di edificabilità molto basso, costringendo parallelamente gli edificanti a realizzare attrezza ture da cedere al Comune. Il piano Di Benedetto proponeva lo spostamento di a lcune strutture pubbliche (es. lo stadio Tenni) in zone lontane dal centro e l’insediamento in queste zone di residenza,; la var iante cambia l’approccio, localizzando le nuove aree residenzial i in zone decentrate, carenti di servizi e di infrastrutture. A seguito della pubblicazione vengono presentate 13.382 osservazioni . Molte di queste in realtà erano ripetitive (ad esem pio per la sola tangenziale est erano oltre 6.700, ossia la metà). Per 557 viene espresso parere favorevole, per 7.043 parzialmente favorevole, per 5791 parere contrario. Nelle controdeduzioni alle osservazioni mosse, sovente viene aumentato l’indice di cubatura (da 1 e 1,2 a 1,4 e 1,6), accogliendo molte osservazioni di privati ; a molte aree residuali viene attribuita una cubatura e quindi una capacità edificatoria. In questo modo alcuni enti (ISRAA e ULSS) hanno ott enuto la valorizzazione delle loro aree. Non è facile valutare quale incremento di metri cub i abbiano comportato complessivamente queste modifiche. Comunque, già nella relazione di progetto (da pag 3 8 a pag. 44) il piano non propone certo l’opzione di una crescita zero de lla popolazione e prevede un incremento volumetrico per far fronte ad un aume nto di oltre 14.900 abitanti . Commento: L’ultima delle affermazioni ( I “piani rigidi” sono da rifiutare ) esprime una posizione culturale rispettabilissima (già si è detto della repulsione che è conseguita alla bulimia pianificat oria degli anni’70); Si ritiene però di poter dire che il piano è stato redatto da tecnici che non credono molto nell’utilità e nell’efficacia della pianificazione. Non può stupire dunque la mancanza di idee guida fo rti, caratterizzanti;

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il piano sembra mirato a “normalizzare” una situazi one in atto. Così, l’A.C. rinuncia a essere attore della gestion e del territorio.

3.6 PIANI DI SETTORE

3.6.1 Piano delle acque

A seguito degli allagamenti del 2005, il comune di Treviso si è dotato di quello che potrebbe diventare uno strumento urba nistico di avanguardia, che comunemente si conosce con il nome di “PIANO delle ACQUE”. In esso vengono esaminati tutti i punti di criticit à idraulica del territorio comunale, con uno sguardo complessivo an che sul territorio limitrofo, visto che nel Sile confluisce l’acqua de l territorio pedemontano, portata da due principali arterie: il Piavesella e il Torrente Giavera (poi Pegorile). I principali strumenti utilizzati per conoscere lo stato delle cose sono stati il PRG del comune di Treviso (mappa delle zon e allagabili), il PAI (zone a rischi esondazione) e da ultimo, ma non per importanza, capillari sopralluoghi eseguiti con gli abitanti de lle zone allagate, che hanno fornito informazioni fondamentali, soprat tutto in relazione alla storia del territorio e alla sua trasformazion e. Ne è derivata una mappa con la rappresentazione met icolosa e puntuale dei corsi d’acqua esistenti e di quelli “tombinati” o eliminati, sulla base della quale viene formulata una proposta organ ica, un elenco, di tutti gli interventi necessari per il ripristino de lla funzionalità e sicurezza idraulica del territorio. Ogni zona di Treviso è stata suddivisa in bacini co ntraddistinti dal corso d’acqua affluente del Sile. Per ogni bacino è stato calcolata la capacità di smaltire il volume di invaso in ragione della velocità di deflusso. Sono stati individuati e calcolati gli strumenti id raulici idonei per risanare ogni situazione critica (scolmatori, by-pa ss, bacini di laminazione ecc). In sintesi il piano acque si può declinare nei sett e punti di seguito elencati. -Ricognizione sul territorio e censimento dei punti fragili. -Predisposizione di strumenti e controllo e monitor aggio della rete

idrica (pluviometri-misuratoti di portata ecc). -Limitazione delle portate a monte del territorio c omunale per ridurre

le ondate di piena. -Ripristino della funzionalità idraulica di tutta l a rete idrica

comunale, canali fossati scoli tombini. -Prescrizione di edificare con criteri di compatibi lità idraulica. -Manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua previo ce nsimento documentale

(registro)degli stessi. -Realizzazione della rete di fognatura nera, per ev itare che gli

scarichi esistenti vadano ad alimentare la crescita di erbe, riducendo la capacità funzionale dei canali di scolo.

Di quanto elencato, è stato realizzato solo quanto segue: recepire nel PRG quella parte di piano che riguarda le norme idrauliche per l’edificazione; uno stanziamento per la manutenzione dei fiumi e ca nali nel piano triennale delle opere pubbliche e

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qualche intervento, anche importante, per il ripris tino della funzionalità idraulica, slegato però dallo strument o urbanistico, più improntato a una sorta di improvvisazione spesso in sovrapposizione, se non in interferenza di ruoli tra Genio Civile e Com une. Questo ha portato, a titolo esemplificativo, alla r ealizzazione di un bacino di laminazione in prossimità dell’alveo del Sile, mentre il Piano prevede di realizzarle tali bacini molto più a mont e; il risultato è che l’acqua tende a fermarsi e ad allagare le zone abit ate. Ciò che manca sono i progetti attuativi, di dettagl io (già indicati dal piano) che attendono tutt’ora di essere realizzati.

3.6.2 Piano delle fognature

Tutte le amministrazioni comunali che si sono succe dute a Treviso hanno trascurato le fognature, che costituiscono una infr astruttura evidentemente fondamentale, ma che evidentemente è stata ritenuta inutile, forse per la sua scarsa visibilità. Nemmeno un metro di fognatura nera è stato realizza to all’interno del centro storico, che continua a versare i suoi liqua mi nei canali e per questo l’Unione Europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti della città. Dallo scorso anno la competenza in materia di fogna ture è passata dal Comune all’Azienda Territoriale per Servizi (ATS), che ha preso in carico la gestione e la realizzazione del sistema f ognario. I cittadini di Treviso, però, pagheranno il prezzo della negligenza con il meccanismo del “ristoro”, che premia i comuni vi rtuosi e castiga i comuni che non hanno investito nelle infrastrutture . Nella tabella che segue, alla riga “ristoro” è indi cato il credito che l’ATS riconoscerà sulla tariffa per ogni anno e per ogni cittadino a ciascun comune consorziato.

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3.6.3 Grande viabilità

3.6.4 Piano del trasporto pubblico

3.6.5 Piano urbano del traffico

3.6.6 Bici plan

In assenza di un piano organico, notevoli risorse s ono state sprecate nell’attuazione di tratti di piste ciclabili tra lo ro scoordinati e a volte incongruenti. A seguito di vivaci rimostranze delle minoranze e p articolarmente dei rappresentanti del PD, dopo reiterate e disattesi p ubblici annunci, il 18 maggio 2009, alle Commissioni Urbanistica e Lavo ri Pubblici è stata presentata una bozza di piano delle piste ciclabili . Sono state raccolte osservazioni e nulla ne è segui to fino al 21.04.2011, quando il piano è stato presentato in n uova versione alle Commissioni Consiliari. Il Piano dovrà essere pubblicato per raccogliere le osservazioni prima di essere approvato. Nel frattempo, lungo le vie cittadine continuano a scomparire piste ciclabili a vantaggio di parcheggi e traffico autom obilistico (un esempio è quello di via Carlo Alberto). Il Bici Plan è un Piano di Settore del Piano Urbano del Traffico con orizzonte temporale dilungo periodo. Ha lo scopo di aumentare la mobilità ciclistica, pr evedendo la messa in sicurezza dei collegamenti ciclabili esistenti e pr evedendone di nuovi, pianificando i vari interventi definendo una gerarc hia della rete ciclabile ed una conseguente priorità di necessità. L’Amministrazione Comunale ha atteso fino ad ora pe r avviare l’iter di approvazione di questo strumento di pianificazione, nonostante gli uffici tecnici comunali da 6 anni lavorino alla ste sura ed ad un continuo aggiornamento dei vari elaborati. Il piano redatto nasce nel 2004 secondo tre princip i: separazione, ovvero realizzazione di arterie intera mente dedicate all'uso ciclabile, separate da cordoli oppure a quo ta marciapiede; integrazione, strade promiscue biciclette altri vei coli realizzate dove la separazione non è realizzabile oppure la domanda non elevata; moderazione del traffico, ad esempio interventi qua li cambio pavimentazione, riduzioni velocità autoveicoli, etc al fine di modificare inconsciamente la guida aumentando la si curezza per i ciclisti. E' stato eseguito per prima cosa un'analisi dello s tato di fatto, con uno studio dei flussi, dei punti di incidentalità e criticità della rete. Data la complessità della struttura urbana e le cri ticità diffuse, il piano analizza e propone interventi suddividendo in il territorio in 14 zone con fulcro il centro storico e le restanti 13 radiali ad esso, coincidenti con gli assi viari principali: -itinerario 1: Fiera - porta Carlo Alberto (quartie re di Fiera);

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-itinerario 2: Selvana – via Vittorio Veneto (quart iere di Selvana); -itinerario 3: Santa Maria del Rovere – porta S. To maso (quartiere di S.

Maria del Rovere); -itinerario 4: viale della Repubblica (quartiere ch iodo – Fontane); -itinerario 5: via S. Pelajo – Chiodo – porta Manzo ni (quartiere di S.

Pelajo); -itinerario 6: via S. Bona Vecchia - porta Fra’ Gio condo (quartiere di

S. Bona Vecchia); -itinerario 7: via S. Bona Nuova – varco Caccianiga (quartieri di S.

Bona Nuova e S. Paolo); -itinerario 8: S.S. Feltrina – porta SS. Quaranta ( quartiere di Monigo); -itinerario 9: Strada Castellana – Stiore (quartier e di Castagnole); -itinerario 10: S.S. Noalese – S. Giuseppe – teatro Eden (quartiere di

S. Giuseppe); -itinerario 11: Canizzano – S. Angelo – via Cacciat ori (quartieri di

Canizzano e S. Angelo); -itinerario 12: S.S. 13 Terraglio – stazione ferrov iaria (quartieri di

S. Zeno e S. Lazzaro); -itinerario 13: strada S. Antonino – ospedale – chi esa Votiva (quartiere

di S. Antonino). Si evince dallo stato di fatto che gran parte dei q uartieri sono attualmente sprovvisti di idonee infrastrutture cic labili ed in alcuni casi la ridotta sezione stradale non permette una a deguata riorganizzazione, in virtù della notevole urbanizza zione. Nel piano vengono individuati i percorsi cicloturis tici presenti a Treviso e ne vengono proposti di nuovi. Vengono trattati: -il percorso del fiume Sile, -il percorso dello Storga, -il percorso del fiume Botteniga e Rio Fontanelle, -il percorso Treviso-Ostiglia. Si tratta di percorsi particolarmente significativi per la loro vocazione turistica ed essendo un'importante altern ativa per la mobilità ciclistica ordinaria, definendone gli interventi ne cessari e auspicandone la realizzazione e/o completamento. Il piano prevede la promozione delle mobilità cicla bile, tramite programmi quali il bike sharing, già presente in ci ttà con 14 postazioni, e campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini. Considerando che gran parte del territorio comunale rientra in un cerchio di raggio pari a 4 km e che più del 50% deg li spostamenti urbani avviene per una distanza inferiore, con tempi di pe rcorrenza superiori a quelli di una persona che effettua il medesimo spos tamento in bicicletta; si auspica che il comune decida di adot tare questo piano in quanto la sostituzione dell'auto con la bicicletta influirebbe notevolmente sulla qualità della vita dei cittadini . Per avere contezza dell’importanza che l’A. C. attr ibuisce al Bici Plan dell’impegno e delle risorse che intende profondere per la sua realizzazione, è sufficiente osservare che per tutt o il prossimo triennio sono programmati solo 3.3 km di nuove pist e.

3.6.7 PIANO ANTENNE

La necessità di gestire i segnali di apparati radio mobili nel territorio di Treviso ha portato, nel 2002, alla costituzione del cosiddetto “piano antenne” che aveva come principale obiettivo l’inst allazione programmata

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di strutture da destinare alla telefonia mobile con lo scopo di minimizzare l’impatto sull’ambiente. Nella stesura di questo piano si sono riscontrate d iverse problematiche, prima fra tutte la mancanza di mappatura della rete esistente. Inoltre, in seno all’amministrazione comunale vi er ano idee discordanti e frammentarie sulla migliore gestione possibile de l problema per cui si è deciso di affidare in toto la gestione del piano all’ufficio ambiente che si è occupato non solo della progettazione e de gli aspetti contabili dello stesso, ma ha anche dovuto redigere tutti i r elativi contratti, in quanto, tale progetto non figurava nel PRG, pur ess endo un servizio necessario al cittadino. La gestione della rete, in principio fu affidata a 6 gestori che ben presto diventarono 4 a causa del fallimento di due concorrenti. Il piano antenne prevede dieci fasi annuali ed è st ato redatto sulla base del principio “ basso campo alta efficienza ”. Infatti, con i nuovi limiti di legge, il massimo va lore del campo elettromagnetico è fissato a 6V/m, valore ottenibil e solo con la riduzione della mutua distanza tra le antenne e per ridurre tale distanza è necessario porre le antenne in centri ab itativi ad alta densità di popolazione. Inoltre, l’avvento delle nuove tecnologie ha ridott o notevolmente le distanze coperte dai segnali, passando da 1,5 km da lla vecchia rete TAC a 0,3 km della nuova rete UMTS, richiedendo quindi un incremento del numero di ripetitori. Il piano, oltre all’individuazione dei siti idonei ad ospitare le strutture dedicate alla telefonia mobile, prevede a nche una progettazione di design delle stesse per evitare un negativo impatto visivo ed il conseguente deprezzamento degli edific i circostanti. Parallelamente è iniziata un’azione informativa per i cittadini sull’acquisto consapevole ed un corretto utilizzo d ella telefonia mobile, con incontri dedicati negli istituti scolas tici primari e secondari. Infine si è previsto un sistema di monitoraggio del territorio tramite l’installazione di 5 centraline di controllo, in fu nzione 24 ore su 24, con dati consultabili online che hanno permesso di riscontrare valori medi di campo assestati attorno a 1 V/m quindi ben al di sotto del limite di legge. Tutti gli introiti derivanti dall'affitto delle ant enne non vengono investiti per ridurre il”digital devide” nel territ orio comunale (come ad esempio aumentando la copertura di rete internet ad alta velocità oppure con la realizzazione di punti wi-fi, ostacolati per altro dalla così detta legge Pisanu)

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4 UNO SGUARDO ALL’INTORNO

4.1 LA SITUAZIONE NELLA REGIONE VENETO

Al 01.04.2011, la fotografia della progressione nel l’iter di approvazione del Pat nei 581 comuni del Veneto è la seguente: PAT e PATI in copianificazione con la Regione (Artt. 15 / 16 - LR n.11/2004) Adottati approvati totale Totale numero Comuni – PAT 66 47 113 Totale numero Comuni - PATI 17 62 79 Totale numero Comuni – PAT/PATI 83 109 192 Totale numero PATI 6 18 24 Totale numero PAT/PATI 72 65 137 Totale numero Comuni - PATI Tematico 67 24 91 Totale - PATI Tematico 9 4 13 Totale Comuni con strumento sottoscritto dalla Dire zione Urbanistica: 296 Totale strumenti sottoscritti dalla Direzione Urban istica 1 161 PAT con procedura ordinaria ( Art. 14 LR11/2004) Totale numero PAT art. 14 - trasmessi 15 Totale numero PAT art. 14 - approvati 10

4.2 I L PAT NEI COMUNI CONTERMINI

4.2.1 COMUNE DI CARBONERA

Documento preliminare. Il documento preliminare si propone di realizzare u n Piano condiviso, facendo partecipare la cittadinanza, le forze socia li e le rappresentanze del mondo del lavoro alla discussion e e alla individuazione degli obiettivi specifici e generali ; ciò in particolare nella fase della messa a punto delle scelte strateg iche, tenendo conto delle peculiarità del territorio costituite da edil izia rurale, ville, mulini, corsi d’acqua, ecc. Il PAT è stato pubblicizzato invitando ad una assem blea sia i cittadini che le categorie interessate. I cittadini sono stati invitati ad assemblee di fra zione mediante pubblicizzazione su quotidiani locali, manifesti ne l rispetto delle indicazioni di legge. I gruppi consiliari, le associazioni sportive, comm erciali, artigianali, industriali come anche le categorie professionali e i collegi tecnici

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sono stati invitati mediante lettera. L’invito è st ato esteso anche alle amministrazioni dei comuni contermini. La partecipazione delle categorie è stata significa tiva, modesta quella dei cittadini. Tutti hanno avuto la possibilità di esprimersi durante l’assemblea e successivamente producendo osservazio ni e richieste. Questi gli incontri avvenuti: -7 giugno associazioni, parrocchie e istituzioni sc olastiche; -8 giugno enti pubblici, istituzioni e servizi pubb lici; -9 giugno organizzazioni di categoria; -15 giugno cittadini ed operatori di Carbonera Capo luogo e Biban -6 giugno cittadini ed operatori di della frazione di Mignagola -20 giugno cittadini ed operatori della frazione di Vascon -21 giugno cittadini ed operatori della frazione di Pezzan -24 giugno cittadini ed operatori della frazione di S. Giacomo Il giorno 21 luglio, il Sindaco ha convocato tutti gli interessati per un incontro finale nella sala Aldo Moro di Piazza F abris, durante l’incontro, sono state comunicate al pubblico le co nclusioni desumibili dall’attività di ascolto, anche sulla base dei dati pervenuti dai “questionari”; in tale occasione è stato operato un primo confronto tra la funzionalità e la rappresentatività del contenut o programmatico del P.A.T. e gli orientamenti emersi. Documento conclusivo. Le osservazioni avanzate dai vari partecipanti sono state esaminate da una commissione che ne ha valutato la coerenza con il Piano ed il PRG. E’stato adottato il regime di copianificazione con la Provincia. Stato di avanzamento dell’iter. Il PAT è stato: -adottato con delibera C.C. n. 38 del 25.05.2008, -approvato G.R.V. n. 1877 del 23.06.2009; Il tutto è pubblicato sul sito del Comune.

4.2.2 COMUNE DI CASALE

Documento preliminare. Questi gli obbiettivi dichiarati dal’Amministrazion e. Il processo partecipativo alla redazione del PAT de ve consentire la condivisione delle scelte più generali di gestione politica del territorio. La finalità generale di innescare un processo parte cipativo è infatti quella di aumentare il grado di consapevolezza dei cittadini sulle scelte di piano, a partire dai requisiti di fattibi lità e di opportunità delle diverse alternative progettuali, cercando di allontanarsi dalla scala dei singoli interessi per avvicinarsi ad una visione più generale e alle esigenze del bene pubblico. Per il raggiungimento di questo obiettivo è necessa rio rafforzare il senso di appartenenza dei cittadini, aumentare la r esponsabilità dei singoli nei confronti della cosa pubblica suscitand o un atteggiamento costruttivo e propositivo; à altresì necessario aum entare il grado di consapevolezza di tecnici, amministratori e cittadi ni sulle reali necessità del territorio e della città, attuare sce lte il più possibile condivise dalla collettività. Alla luce di tutto ci ò l’Amministrazione Pubblica dovrà essere intesa non tanto come un sogg etto decisionale

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quanto come un soggetto in continuo e costruttivo d ialogo con la realtà locale, svolgendo anche ruolo di interazione e aggr egazione sociale. Il Documento preliminare è stato approvato con deli bera di Giunta Comunale n. 42 del 10/3/2005. Il processo di formazione del PAT è stato pubbliciz zato invitando ad una assemblea i cittadini e le categorie interessate. I cittadini sono stati invitati ad assemblee di fra zione con la pubblicazione di avvisi sui quotidiani locali e l’a ffissione di manifesti, come previsto dalla normativa. I gruppi consiliari, le associazioni (sportive, com merciali, artigianali, industriali), le categorie professiona li e i collegi tecnici sono stati invitati mediante lettera. Sono state invitate anche le amministrazioni dei co muni contermini. La partecipazione delle categorie è stata significa tiva, modesta quella dei cittadini. Tutti hanno avuto la possibilità di esprimersi dura nte l’assemblea e successivamente producendo osservazioni e richieste . Documento finale. Le osservazioni avanzate dai vari partecipanti sono state esaminate da una commissione che ne ha valutato la coerenza con il Piano ed il PRG. Stato di avanzamento dell’iter. Il PAT è stato: -adottato con delibera C.C. n.42 del 20.09.2006; -approvato in Conf. Serv. Con R.V. il 12.04.2007; -ratificato con Del. G.R.V. n. 2292 del 24.07.2007; -pubblicata BUR 21.08.2007; -entrato in vigore il 06.09.2007.

Il PI è stato: -adottato con delibera C.C. n.22 del 14.05.2009; -approvato con delibera C.C. n.39 del 24.10.2009; -entrato in vigore il 10.12.2009; -con delib. C.C. n.29 del 26.09.2010 viene approvat a la Variante n. 1 al

PI Il tutto è pubblicato nel sito web del comune.

4.2.3 COMUNE DI CASIER DOSSON

Documento preliminare. Il documento preliminare è stato pubblicato con un documento illustrativo in internet e nel giornalino comunale. Tutti i documenti preliminari sono stati approvati sia dalla G.M. che dal C.C. mettendo a disposizione degli interessati tutta la documentazi one attinente. Per il coinvolgimento attivo dei cittadini si è fat to riferimento ad una positiva esperienza, relativa alla ristrutturazione della piazza di Casier che ha visto fattivamente coinvolti i tecnic i incaricati del progetto e i cittadini; indipendentemente dalle ris pettive competenze tutti hanno dato utili suggerimenti e indicazioni c he sono state tenute in debito conto. Parimenti per il P.A.T. c’è stato un coinvolgimento attivo dei cittadini, sia di quelli che avevano già avanzato r ichieste di modifiche o integrazioni del PRG (questi sono stati contattat i personalmente con lettera) sia di tutti gli altri, tramite volantini ed annunci sui quotidiani; sono state inoltre coinvolte tutte le c ategorie economiche e

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le associazioni (ANCE, SUNIA...), incluse quelle di volontariato, gli enti pubblici (ATER, ARPAV...), gli ordini professi onali, le amministrazioni dei comuni contermini ecc. Il calendario degli incontri con i vari interessati è stato pubblicato nel giornalino comunale. Documento finale. Le osservazioni avanzate sono state valutate tramit e una griglia. Le richieste, le valutazioni, l’accoglimento totale o parziale o il rifiuto delle stesse è pubblicato nel verbale alleg ato al PAT. E’stato adottato il regime di copianificazione con la Provincia. Stato di avanzamento dell’iter. Il PAT è stato: -adottato con delibera C.C. n.10 del 09.02.2009; -approvato in Conf. Serv. R.V. del 16.03.2010; -ratificato con Del. G.R.V. n. 142 del 24.05.2010; -pubblicato BUR n. 62 del 30.07.2010. Il tutto è pubblicato nel sito web del comune.

4.2.4 COMUNE DI PAESE

Documento preliminare. Il documento preliminare è stato adottato con delib era della Giunta Comunale n. 56 in data 14 marzo 2005. Nel rispetto degli obiettivi della Legge Regionale 23.04.2004, n.11, si è voluto conseguire la promozione e il conseguiment o di uno sviluppo sostenibile e durevole, senza pregiudizio per la qu alità della vita delle generazioni future, la tutela delle identità storico-culturali e della qualità degli insediamenti e la tutela del pa esaggio rurale; obiettivi e finalità da perseguire tramite il confr onto e la concertazione non solo con gli altri enti pubblici territoriali e le amministrazioni preposte alla cura degli interessi pubblici coinvolti, ma anche tramite il confronto con le associazioni e conomiche e sociali aventi rilevanti interessi sul territorio nonché co n i gestori di servizi pubblici e di uso pubblico. Inoltre per con seguire una efficace partecipazione-concertazione, si sono voluti coinvo lgere, oltre ai soggetti precedentemente indicati, anche le specifi che commissioni comunali (urbanistica, attività produttive, ecologi a e ambiente, politiche familiari), i gruppi, le associazioni e l a popolazione. Ulteriori momenti partecipativi sono stati favoriti dalla diffusione tramite Internet. E’ stata attribuita grande importanza al coinvolgim ento dei soggetti sociali nella realizzazione degli obiettivi di pian o. Il PAT è stato pubblicizzato invitando a una assemb lea i cittadini le categorie interessate. I cittadini sono stati invit ati ad assemblee di frazione mediante pubblicizzazione su quotidiani lo cali e manifesti. I gruppi consiliari, le associazioni sportive, comm erciali, artigianali, industriali, le categorie professionali, i collegi tecnici sono stati invitati mediante lettera. Sono state invitate anch e le amministrazioni dei comuni contermini. La partecipazione delle categorie è stata significa tiva, abbastanza attiva quella dei cittadini. Tutti hanno avuto la possibilità di esprimersi dura nte l’assemblea e successivamente producendo osservazioni e richieste .

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Documento finale. Le osservazioni avanzate sono state esaminate da un a commissione che ne ha valutato la coerenza con il Piano ed il PRG. Stato di avanzamento dell’iter. -In data 22 gennaio 2009 l’ A. C. ha approvato con modificazioni il Piano di

Assetto del Territorio a mezzo di conferenza dei se rvizi unitamente con la Regione Veneto, in regime di “copianificazione”, ai sensi dell'art. 15 della L. R. 23 aprile 2004, n. 11. -La Giunta Regionale ha ratificato l'esito della co nferenza dei servizi con deliberazione n. 288 in data 10 febbraio 2009, pubb licata sul B.U.R. n. 19 del 03 marzo 2009.

-Il 19 marzo 2009 il Piano di Assetto del Territori o comunale è entrato in vigore ed il P.R.G. vigente è diventato, per le par ti non in contrasto con il PAT, il primo Piano degli Interventi (PI).

-Il P.I. è stato approvato con delibera C. C. n. 35 il 28.10.2009. Il tutto è pubblicato nel sito del Comune

4.2.5 COMUNE DI QUINTO

Documento preliminare. Il documento preliminare è stato redatto nel 2009 e si rifà alle finalità previste dalla legge regionale (promozione e realizzazione di uno sviluppo sostenibile e durevole, tutela delle i dentità storico culturale e della qualità degli insediamenti) e ric hiama i principi di concertazione e partecipazione. Il Documento Preliminare è stato adottato con delib erazione della Giunta Comunale n. 160 del 13/11/2008 e con deliberazione della giunta Comunale n. 73 del 20/05/2009. Il processo di formazione del PAT è stato pubbliciz zato invitando ad una assemblea i cittadini e le categorie interessate. I cittadini sono stati invitati ad assemblee di frazione mediante pubblici zzazione su quotidiani locali e manifesti. I gruppi consiliari, le associazioni sportive, comm erciali, artigianali, industriali come anche le categorie professionali, i collegi tecnici sono stati invitati mediante lettera. Sono state in vitate anche le amministrazioni dei comuni contermini. La partecipazione delle categorie è stata significa tiva, abbastanza presente quella dei cittadini. Tutti hanno avuto la possibilità di esprimersi durante l’assemblea e successivamente pr oducendo osservazioni e richieste. Documento finale. Le osservazioni avanzate dai vari partecipanti sono state esaminate da una commissione che ne ha valutato la coerenza con il Piano ed il PRG. Stato di avanzamento dell’iter . -Il Documento Preliminare è stato adottato con deli berazione della

Giunta Comunale n. 160 del 13/11/2008. -Il Documento Preliminare con le modifiche è stato adottato con

deliberazione della giunta Comunale n. 73 del 20/05 /2009. Il PAT è in corso di elaborazione. E’ stato redatto in regime di copianificazione con la Provincia.

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Il tutto è pubblicato nel sito del Comune.

4.2.6 COMUNE DI VILLORBA

Documento preliminare. Nel Documento si dice che esso costituisce il punto di partenza della nuova pianificazione ed è funzionale all’apertura d el dibattito con i cittadini per garantire scelte progettuali traspare nti e condivise. Il coinvolgimento e l’ascolto della società locale e dell’urbanistica partecipata vuole contribuire ad aumentare l’effica cia della pianificazione, favorendo la produzione di progetti in grado di cogliere i problemi e le possibilità di trasformazione della città Il PAT è stato pubblicizzato invitando ad una assem blea i cittadini e le categorie interessate. I cittadini sono stati invit ati ad assemblee di frazione mediante pubblicizzazione su quotidiani lo cali, manifesti e comunicazioni via radio. I gruppi consiliari, le associazioni sportive, comm erciali, artigianali, industriali, le categorie professionali, i collegi tecnici ed i singoli tecnici in elenco presso l’A. C. sono stati invitat i mediante lettera. Sono state invitate anche le amministrazioni dei co muni contermini. La partecipazione delle categorie è stata significa tiva, più modesta quella dei cittadini. Tutti hanno avuto la possibilità di esprimersi dura nte l’assemblea e successivamente producendo osservazioni e richieste . Documento finale. Le osservazioni avanzate dai vari partecipanti sono state esaminate da una commissione che ne ha valutato la coerenza con il Piano ed il PRG. Stato di avanzamento dell’iter. -Le osservazioni fatte dai vari partecipanti sono s tate esaminate da una

commissione che ne ha valutato la coerenza con il P iano ed il PRG. -Approvazione del Documento preliminare e dello sch ema di accordo di

pianificazione delibera di GM n. 135 del 19 nov. 2007. - Approvazione modifiche al Documento preliminare e d ello schema di accordo

di pianificazione delibera di GM n. 103 del 7 lug. 2008.

-E’stato adottato il regime di copianificazione con la Provincia. -La documentazione è stata inviata alla Provincia e d alla Regione ma non

hanno ancora ricevuto risposta.

Il tutto è pubblicato nel sito del Comune.

4.2.7 COMUNE DI SILEA

Stato di avanzamento dell’iter. Con delibera di G.M. n. 58 del 27.03.2003 è stata a pprovata la procedura di gara per l'affidamento dell'incarico di redazion e del PAT. Da allora è tutto fermo.

4.3 ESPERIENZE DA SEGNALARE

Feltre

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Quella della città di Feltre è certamente una esper ienza da conoscere e soprattutto da utilizzare: -per l'analogia di città con nucleo medievale da co nservare e

valorizzare in una fase di grosse trasformazioni, p ur essendo di dimensioni ridotte rispetto alla nostra;

-per il notevole valore attributo alle parti perife riche dove vive la metà dei cittadini di Feltre (a questo aspetto la n ostra città dovrà riservare una cura ben superiore in considerazione del fatto che in periferia vivono i 9/10 dei cittadini, con una disp ersione, consumo del territorio, costi dei servizi, ecc.);

-per l'attenzione e l'importanza data all'aspetto p aesaggistico-ambientale (vincolo Parco Dolomiti Bellunesi, Piano Ambientale Massiccio del Grappa);

-per l'ottica sovra-comunale, tenuta costantemente in considerazione; -per la metodologia, la tempistica, gli strumenti a dottati per la

realizzazione del PAT (Ufficio di piano, metodo di lavoro degli uffici, coinvolgimento dei cittadini fin dalla fase di messa a punto delle scelte strategiche, costanti verifiche succes sive all'adozione dei piani).

Potrà essere utile su questo aspetto confrontare le esperienze del comune di Casier Non è escluso che la positiva esperienza di Feltre non possa essere ripetuta in una città di maggiori dimensioni.

4.3.1 Un Comune a crescita zero

Cassinetta di Lugagnano (MI), come tutti i comuni a sud della metropoli milanese, è sottoposto a una fortissima pressione a costruire. Il programma elettorale del sindaco eletto nel 2002 prevedeva l’esplicita intenzione di non procedere a nessun nu ovo insediamento residenziale se non attraverso il recupero di volum i già esistenti. La proposta di adottare l’obbiettivo di “ crescita zero ” è derivata dalla convinzione che: -non è più sostenibile il modello di sviluppo che p revede il consumo

sistematico del suolo per una progressiva urbanizza zione e la conurbazione tra diverse città e paesi;

-è deleterio utilizzare il territorio come risorsa per finanziare la spesa corrente.

La scelta è stata confermata attraverso assemblee p ubbliche nell’ambito del procedimento partecipato di elaborazione dello strumento urbanistico, ove la popolazione è stata chiamata a scegliere tra due possibili fonti di finanziamento delle opere necess arie: -fruire dei proventi di nuove lottizzazioni(con il conseguente aumento

di popolazione e conseguente necessità di nuovi ser vizi); -ricorrere alla fiscalità locale, mettendo in conto una compressione

delle aspettative. Dal dibattito non è derivato nessuna alzata di scud i al motto di “giù le tasse” , anzi le considerazioni più ricorrenti sono state del tipo: “teniamo integro il territorio” o “non vogliamo crescere ” o ancora “siamo scappati dall’hinterland milanese e abbiamo scelto di vivere qui per le qualità ambientali”. L’A.C. pertanto, con sorpresa degli urbanisti incar icati, ha confermato la decisione di non prevedere zone di espansione. La politica di bilancio è stata improntata al massi mo rigore puntando all’emancipazione dagli oneri di urbanizzazione.

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Si è proceduto con intensa e faticosa ricerca di fi nanziamenti a fondo perduto. Ciò nonostante, nell’ultimo quinquennio so no stata realizzate opere per 4 milioni di euro. La scuola materna è stata costruita accendendo un m utuo finanziato con l’ incremento di un punto dell’ICI. L’addizionale I RPEF è al 2%. La tariffa rifiuti prevede il recupero del 100% a cari co dei contribuenti, ma la raccolta differenziata supera il 73%. Riassumendo: uno strumento urbanistico a crescita z ero è possibile a queste condizioni: -informazione e condivisione di una politica che co nsenta all’A.C. di

rifiutare offerte del tipo: “se mi fai fare questo intervento edilizio ti sistemi il bilancio fai tante opere pubbliche e sarai rieletto”;

-forte condivisione delle scelte e partecipazione a lle decisioni; -rigida politica di bilancio; -incentivo al recupero dei volumi esistenti. Alle ultime elezioni, la lista civica ha visto cres cere il suo consenso dal 51% al 63%.

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5 CARATTERISTICHE DI TREVISO

5.1 LE INVARIANTI

5.1.1 Individuazione delle Invarianti extraurbane ed urba ne.

Il nucleo antico della città di Treviso è sito a no rd del fiume Sile che attraversa la pianura da ovest ad est, costeggiato da una linea di polle e risorgive di acque sotterranee provenienti da nord. A tutela del fiume e delle sue riviere è stato disposto un piano ambientale, governato da apposito Ente. La collocazione originaria della città è strategica per il controllo del passo del fiume, utilizzato per i collegamenti tra nord e sud, tra l’area pedemontana e quella verso il mare. Tale ass e ha determinato una organizzazione degli spazi di forza prevalente risp etto all’intorno di campagna, consolidata nel tempo (Terraglio, Pontebb ana), attrattiva di insediamenti di pregio nella fase di espansione di Venezia nel retroterra, con realizzazione di ville e consistent i parchi, così definendo ambienti di pregio dovuti all’azione uman a. In fasi più recenti ha dato luogo alla realizzazione di ulterio ri strutture di trasporto (ferrovie, autostrada). Le sopra descritte configurazioni territoriali emer genti, l’una naturale e l’altra artificiale, arricchita dai corsi d’acqua che affluiscono da nord verso il Sile (Botteniga, Storga, Limbraga), c ostituiscono la gerarchia dei riferimenti per la individuazione, la valorizzazione e la salvaguardia degli elementi invarianti che si concl udono con la antica cinta muraria e le sue porte, forma urbis della ci ttà storica. Ciò premesso, si individuano le seguenti invarianti , nel loro significato già espresso di peculiari valenze ambie ntali paesaggistiche e idrogeologiche da tutelare: Invarianti all’esterno del centro storico, comprese nel territorio comunale: Fiume Sile e Restera; Fiumi Botteniga, Limbraga, Storga; Parco dello Storga; Fiume Dosson; Canali ad uso pubblico (es. Canale Serva); Giardini pubblici: Villa Margherita lungo asse Pont ebbana; Ville e giardini privati: lungo asse Pontebbana ed ambiti adiacenti (es. Villa delle Rose e Villa Felissent), lungo asse Ter raglio; Viali alberati: lungo asse Pontebbana ed asse Terra glio; Gli edifici religiosi storici siti nei vari quartie ri con rilevanza architettonica (es. chiesa San Pelajo, chiesa S.Ang elo, chiesa Canizzano, capitelli ); Ex Manicomio S. Artemio ed il relativo parco.

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Invarianti all’interno del centro storico, intenden do con questo l’ambito della cinta muraria ed i suoi immediati di ntorni: Cinta muraria con le sue porte; Fiume Sile; Le tre derivazioni del Botteniga, dal Ponte de Pria : 1) Roggia-Siletto-S.Andrea; 2)Cagnan Buranelli-Cagnan ex Ospedale; 3) Cagnan Grande- Cagnan della Pescheria; Le fosse scavate al di fuori delle mura cinquecente sche; L’antico corso del canale di Cantarane e del canale delle Convertite (oggi in gran parte tombinati) in quanto probabili limiti della città medievale; Gli storici mulini, presenti un tempo in grandissim o numero (il Catasto Napoleonico del 1811 riportava all’interno della ci ttà ben 58 ruote da mulino!); Giardini pubblici: giardini di S. Andrea, lungo via le Cairoli, giardinetti di via G. Tasso; Viali alberati: lungo la circonvallazione (Put), a Borgo Cavour, in viale Cesare Battisti, in via Caccianiga, in Viale Margherita lungo il Sile, in viale Jacopo Tasso, i viali alberati della città Giardino.

5.1.2 Problematiche inerenti la salvaguardia e la valoriz zazione delle invarianti.

Cinta muraria. E’ ridotta, in sostanza, su almeno tre lati, ad inv olucro percepibile soprattutto dall’esterno, anche per la presenza dei canali e viali che lo accompagnano. Sono da approfondire le situazioni critiche rispetto a tre possibili punti di trasformazione: 1) ex distre tto militare; 2) ex gasometro ed area stazione autocorriere; 3) Turazza ed area compresa tra il Sile ed il complesso San Nicolò – seminario vesc ovile. Parco del fiume Sile . Include aree “ad urbanizzazione controllata”, ovvia mente soggette a forti pressioni per usi non corrispondenti a tutela ambientale. Tali aree devono essere assoggettate a verifica urbanist ica anche a livello intercomunale. Parco dello Storga. Di proprietà della Provincia di Treviso, è classifi cato “sito di interesse comunitario”. Si estende anche al di fuor i del Comune di Treviso. E’ pertanto necessaria la valutazione dell a sua valorizzazione ed utilizzazione anche attraverso una adeguata disc iplina intercomunale. Terraglio – Pontebbana . Per il Terraglio risulta opportuno considerare, anc he al di fuori del territorio comunale, la opportunità di impedire add ensamenti edilizi ulteriori, come quelli ad esempio previsti in Comun e di Casier – Dosson, pur in presenza di un’arteria di comunicazione para llela di alleggerimento (Terraglio est) da potenziare e comp letare. Per la Pontebbana sembrano da bloccare gli sviluppi edilizi previsti in Comune di Treviso ad est della stessa, a lato di vi lla Regina Margherita fino al Comune di Villorba.

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5.2 LE CRITICITÀ

5.2.1 Criticità generali

5.2.1.1 Riduzione abitanti centro storico Valutati attualmente intorno ai 6500, mentre dopo l a seconda guerra mondiale erano circa 20.000. Il fenomeno, accentuato a partire dal Piano di Risa namento del quartiere di S. Nicolò dell’ing. Luigi Piccinato (1939), si è consolidato in seguito alle distruzioni dovute ai bombardamenti de lla seconda guerra mondiale e alla successiva ricostruzione ed è consi stito nell'allontanamento della parte di popolazione meno abbiente. Si è sviluppato con politiche insediative di decent ramento (case popolari, Quartiere Coordinato, Piano per l'edilizi a economica e popolare). Parallelamente si è avviata, per le esigenze abitat ive del dopoguerra e per aumento generale del tenore di vita, l’espansio ne della edificazione nel territorio esterna al centro storico; espansion e regolata dalla rendita fondiaria e dalla speculazione edilizia nel le posizioni centrali. Il mancato controllo delle modalità di ampliamento e sviluppo da parte del Comune capoluogo rispetto anche al territorio d ei comuni di corona ha determinato urbanizzazione diffusa, senza regole , nelle aree circostanti. Nell'ambito comunale si è avuta edific azione dispersiva senza equilibrato rapporto con lo sviluppo dei serv izi e le dotazioni dei quartieri. 5.2.1.2 Decentramento di funzioni L'aumento della complessità organizzativa di molte funzioni e dei pertinenti spazi ha portato al decentramento di imp ortanti attività che caratterizzavano la città storica e la sua natura d i centro di relazioni. Ad esempio: Tribunale, istituzioni scola stiche, ma anche organizzazioni private nell'area del commercio dei cosiddetti beni di largo e generale consumo (Supermercati, Ipermercati ), da ultimo anche la sede della Amministrazione Provinciale. Il fenomeno si è accentuato per iniziativa di Fonda zione Cassamarca (Treviso Due o Ex Appiani). Tale tendenza, incrocia ta con il “Risiko immobiliare”, ha provocato o provocherà la dismissi one dell'uso di alcuni contenitori (es. Provincia, ex Tribunale, Qu estura) e quindi il declino del centro urbano quale centro di relazioni . A prescindere dalla cogenza dei fattori sopradescri tti, il mancato controllo dello sviluppo urbano ha provocato una te ndenziale espansione a macchia d'olio, frenata soltanto dall'esistenza d i vincoli (Sile, ferrovia e strade), ma comunque caratterizzata da i nadeguato rapporto tra sviluppo insediativo e dotazione di servizi (fo gnature, servizi di quartiere, servizi di movimento e trasporto). Altri sintomi del declino del centro urbano come po lo di relazioni sono rappresentati dall’espulsione o semplicemente dalla sparizione dei Cinema-Teatri, delle Associazioni Culturali (es. Sp azio Paraggi), delle piccole botteghe, dei piccoli laboratori artigiani… . 5.2.1.3 Barriere fisiche

Annoso ed irrisolto resta il problema legato alle b arriere fisiche causate da alcune cruciali infrastrutture viarie e da elementi naturali.

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- Centro storico: circonvallazione extramurale ed art erie radiali . A partire dal storico, la rete viaria principale dell a città è costituita da un sistema di tredici radiali conflue nti nella circonvallazione extramurale (detto comunemente PUT ). Questo sistema radioconcentrico denuncia la sua rigidità soprattut to nella circonvallazione extramurale, anche a seguito della sua riorganizzazione avvenuta alcuni anni fa (sistema a senso unico): il suo attraversamento, in particolare da parte di ped oni anziani e adulti con bambini, costituisce quotidianamente una sorta di temeraria avventura. Inoltre La scarsa permeabilità del sistema anulare determina, evidentemente, un innalzamento del livello di segre gazione ed isolamento delle parti urbane esterne alla cinta mu raria cittadina.

- Linea ferroviaria e Cavalcavia della stazione . La sopradescritta situazione di marginalità ed isolamento delle zone esterne alla circonvallazione cittadina si acuisce nella parti d i abitato a sud ed ad est (S. Maria del Sile, S. Lazzaro, S. Antonino, Fiera) per la presenza della linea ferroviaria (tratto Venezia – Udine/Trieste). Il cavalcavia della stazione, sul quale gravano i flus si automobilistici sia esterni al centro storico (nord – sud e vicever sa) che di immissione ed emissione dal centro urbano, di fatto costituisce una cesura con i quartieri di S. Lazzaro e S. Antonino, che risultano quanto più marginalizzati. Il completamento della tangenziale est - già ribadi to dall’arch. G. Di Benedetto, con l’obiettivo di convogliare su di questa il traffico su ruote nelle direzioni nord – sud, sgravando il cavalcavia e mitigandone l’impatto quale barriera, non è mai sta to realizzato, vuoi per le obiettive difficoltà di attraversamento del fiume Sile, vuoi per l’opposizione di molti residenti coinvolti (vedi anche cap. 3.5.).

- Fiume Sile . Rappresenta la barriera fisica naturale. Nel suo corso

all’interno del Comune di Treviso, è elemento natur ale di separazione tra i quartieri di S. Angelo e di S. Giuseppe, tra S. Antonino e Fiera, ecc. La Tangenziale sud, che consente lo sco rrimento automobilistico veloce nella direzione est-ovest, n on costituisce un elemento di soluzione alla barriera del Sile nei ra pporti interquartiere.

5.2.2 Ambiente avvelenato

5.2.2.1 Il suolo e le acque

La realtà ambientale di Treviso è caratterizzata da lla commistione di attività industriali e di residenza, tipica del pro cesso di industrializzazione che ha interessato piccole citt à storiche con tradizioni contadine. Il territorio è stato improvvisamente interessato d all’insediamento di piccole attività artigianali, per lavorazioni margi nali, di dettaglio, e poi dalla proliferazione di attività micro-industri ali, polverizzate, cui è seguita la crescita non strutturata di alcune di queste attività senza alcuna previsione e pianificazione urbanistic a, in termini di servizi prima e di impatto dopo. Non sono mancate attività che hanno pesato sull’amb iente come quelle relative ai metalli (zincature, acciaierie...) e de l settore chimico (tessili, concerie, carrozzerie industriali...).

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Aziende artigianali nate appena fuori dalle mura st oriche. sono cresciute fino a diventare multinazionali. Si può cosi comprendere come, ad esempio, l’area es t della città sia cresciuta in modo disorganico e con commistioni imp roprie e conseguenze che hanno causato allarmi. Aziende di dimensioni superiori ai 40÷100.000 mq, c ostruite a fianco a case, senza viabilità dedicata, senza aree di rispe tto, senza acquedotto e nemmeno fognatura, sono le tipicità rilevabili ne lle zone periferiche della città. La realizzazione di tali sedi industriali ha peralt ro sfruttato aree di completamento del tessuto urbano lasciate inedifica te per la specifica e particolare situazione idrogeologica dell’area trev igiana: zone di bassura con terreni drenanti in cui si evidenziano affioramenti delle falde pedemontane con i tipici e suggestivi “fontan assi” così famosi e noti per la tipicità del fiume Sile: il più lungo f iume di risorgiva italiano. In queste aree umide con risorgive, non edificate p roprio per queste loro tipicità, si sono individuate aree occupabili da industrie, incuneate tra zone protette come il parco della Sto rga (Sito di Interesse Comunitario SIC) e le zone residenziali p re-esistenti. Questa anomalia, in contrasto con l’elementare buon senso, ha comportato massicci riempimenti e re-interri generalizzati per soprelevare le aree onde evitarne allagamenti e poterle edificare a ind ustrie e disordine urbanistico. Si aggiunga poi che buona parte di tali industrie, crescendo in modo anomalo e non controllato, abbiano finito per scari care nei canali limitrofi e nei terreni, ovvero nelle prime acque d i falda, sostanze di ogni genere. Questa situazione spiega i valori recentemente risc ontrati dalle analisi, che indicano la presenza di inquinanti com e diossine, PCB, IPA, metalli etc. in zone industriali, residenziali e sc olastiche. Risulta infatti che nel quartiere di Fiera, ad esem pio, tutti i siti scolastici hanno soggiacenze o presenze di terreni inquinati a valori preoccupanti. Eventi recenti hanno fatto scoprire anche inquiname nti pesanti negli ambiti industriali e nei canali limitrofi. A fronte di questa evidenza, le autorità coinvolte, esse stesse fornitrici dei dati che testimoniano inquinamento, non hanno ancora provveduto a mappare le aree inquinate o a rischio; nelle zone limitrofe, il livello di inquinamento non è stato n é misurato né monitorato (è verosimile che aree circostanti o vic ine a quelle inquinate presentino anch’esse livelli di inquiname nto). Non sono stati sottoposti a monitoraggio i canali a monte ed a valle delle zone inquinate (a monte per individuare le fo nti inquinanti ed a valle per valutare l’estensione del fenomeno, presu mibilmente arrivato fino al Sile e con esso fino alla laguna veneta). L’esempio fatto per un’area della città (Selvana-Fi era) trova comunque altri esempi più puntuali in concomitanza di altre zone di Treviso interessate da industrializzazione distribuita e at tività artigiane impattanti.

5.2.2.2 L’aria

Sintesi del documento ARPAV “ Rapporto sullo stato dell’ambiente nel Veneto” Attraverso un controllo continuo degli indicatori a mbientali, attuato con approcci diversificati quali: istruttorie preve ntive, controllo

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fonti di pressione, monitoraggio di matrici ambient ali, si va a ricostrurire in modo sempre più dettagliato il quad ro conoscitivo, così da stabilire relazioni con le fonti di pressione pr esenti nel territorio. Tali informazioni riassunte in documenti di sintesi ambientale diventeranno il supporto tecnico degli enti locali, per la pianificazione territoriale a tutti i livelli e sop rattutto in modo trasversale così da consentire una valutazione “glo bale”. Rapporto sullo stato qualità dell’aria L’inquinamento nella nostra regione viene considera to cronico e acuto per inquinanti quali l’ozono, d’estate e i PM 10 d’ inverno. Per la città di Treviso si riporta la seguente tabella:

anno

PM

10 (an

nua

Le)

PM10

annu

aLe

Limiti

di

legg

e

PM

10 sfor

am

enti

PM10

sforam

enti

Limiti di

Legge

Benzo(a

)pirene

Benzo(a

)pirene limiti di

Legge

DLgs

152707

µg/m3

µg/m3

n° n° ng/m3 ng/m3

2005 44.

7

40

11

9

35

- -

2006 40.

6

10

9

1.4 1

2007 44 10

4

1.8 1

2008 40 83 1.0 1

2009 35 72 1.2 1

(http://www.comune.treviso.it/index.php?option=com_ content&view=article&id=551 La zonizzazione amministrativa approvata dalla Regi one Veneto con DGRV 3195 17/10/2006 classifica Treviso come A1 Agglomer ato (indice massimo della classifica) devono essere applicate misure pe r il risanamento della qualità dell’aria.

5.2.2.3 Il rumore

Piano acustico In Italia la normativa acustica fa riferimento prin cipalmente alla legge 447/1995 ed alla circolare 6 settembre 2004. Queste prevedono per i comuni l'obbligo della class ificazione del territorio comunale secondo le tipologie di attivit à. In caso di zone potenzialmente a rischio per la sal ute umana e l'ambiente, e per aree già urbanizzate nelle quali i valori limite sono superati di 5 db, le norme impongono l’obbligo di r edigere un piano di risanamento acustico. Gli uffici tecnici comunali hanno redatto la zonizz azione acustica del territorio comunale, secondo la L. 447/95, aggiorna ndo l'elaborato secondo le costruzioni eseguite previste nel PRG.

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Nel 2003 il comune ha eseguito con ARPAV, ed alcuni comuni quali Mogliano Veneto, Paese, Ponzano, Preganziol, Quinto di Treviso, Silea e Villorba, un modello predittivo su misure e dati di sponibili, e verificata l'attendibilità del modello; ARPAV dal 2 008 sta eseguendo rilievi dello stato acustico del territorio. Il comune fino ad ora non si è dotato di un Piano d i Risanamento, che prevede oltre alla zonizzazione, l'individuazione d ei soggetti competenti dell'intervento, la priorità, la stima d i spesa ed eventuali misure cautelari, forse non ritenendo una scelta po litica prioritaria prevedere una limitazione delle edificazioni a dest inazione abitativa in zone limitrofe all'aereoporto civile oppure a strad e altamente trafficate.Inoltre la crescita urbanistica degli ul timi anni ha portato ad un continuo modificarsi delle competenze degli e nti preposti all'intervento o prevedendo ipotesi di intervento. Attualmente la zonizzazione serve a definire le zon e in cui vengono inseriti i nuovi fabbricati ed eventualmente modifi carne i limiti, però un vero e proprio piano di intervento a tutela acus tica non è ancora attuato e possibile.

5.2.3 La qualità della vita

“... il PIL misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta...” (R. Kennedy, 1968). Nel 1980 il sovrano del Bhutan parla del FIL – Feli cità Interna Lorda. Nel 2008 i Nobel A.Sen e J. Stiglitz introducono il BIL – Benessere Interno Lordo. Nel prossimo maggio verranno presentati a livello i nternazionale dei criteri nuovi per monitorare degli indicatori aggio rnati alle nuove prospettive. Per misurare la “Qualità della Vita”, Il Sole 24 ore ha individuato 6 “ambiti” : -tenore della vita, -affari e lavoro, -servizi, ambiente, salute, -popolazione, -ordine pubblico, -tempo libero. Ognuno di questi ambiti viene “indagato” tramite 6 “indicatori”. La pagella finale riassuntiva dei vari ambiti vede per il 2010: 1° Bolzano: punti 637, nel 2009 era all’ 8° posto , guadagna (+) 7 posti 38° Treviso: punti 521, nel 2009 era al 26° posto , perde (-)12 posti 107° Napoli: punti 397, nel 2009 era al 106° posto , perde (-) 1 posto Il Sole 24 ore ha pubblicato anche gli indici di qualità percepita che fotografano il cosiddetto " SENTIMENT" e cioè l'indice di soddisfazione o di preoccupazione percepito , al netto delle cifre ufficiali. Per l'ambito “Tenore di vita” , è riportato l'indice di percezione dell'incremento dei prezzi, in ordine crescente. 1° Treviso con indice 8,2, 107° Latina con indice 33,0. (commenta il Sole : il pericolo inflazione sembra

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allontanarsi...l'aumento dei prezzi non sembra tra i problemi più attuali) Per l'ambito “ Affari e lavoro” è riportato l'indice di percezione della gravità del problema lavoro in ordine crescente. 1° Bolzano con indice 5,5, 13° Treviso con indice 20,9, 107° Enna con indice 76,3. (commento: il posto di lavoro, come e più di prima, è un motivo costante di preoccupazione... é impressionante il divario tr a Nord e Sud ) Per l'ambito “Servizi, ambiente, salute” è riportato indice percezione problemi relativi a servizi, assistenza, ambiente e inquinamento, in ordine crescente. 1° Bolzano con indice 0,2, 62° Treviso con indice 12,4, 107° Taranto con indice 31,0. (... dall'ambiente ai servizi, dall'assistenza all' inquinamento ci sono problemi ?...) Per l’ambito “Popolazione” , un indice di percezione della qualità della vita rispetto a due o tre anni fa in ordine de crescente 1° Lecce indice 21,6, 34° Treviso con indice 12,5, 107° Reggio Emilia con indice ??? (Se invece di fotografare una situazione statica si guarda ad un trend, a una evoluzione... la persona si è accorta di un s ignificativo cambiamento...) Per l’ambito “Ordine pubblico”, è riportato un indice di percezione della gravità attribuita ai problemi di criminalità e ordine pubblico, in ordine crescente. 1° Sondrio con indice 0,4, 78° Treviso con indice 12,7, 107° Reggio Calabria con indice 33,0. ( .. si nota che la parte alta è monopolizzata da p iccoli centri del Nord-Centro-Sud mentre nel fondo si trova più di u n'area metropolitana ) Per ambito “Tempo libero” un indice di “insoddisfazione” percepita per le strutture e l’offerta di attività per il tempo l ibero, in ordine crescente di insoddisfazione. 1° Bolzano con indice 2,2, 25° Treviso con indice 11,5, 107° Agrigento con indice 41,7. (Un ampio ventaglio di offerte per il tempo libero in termini di strutture e attività contribuisce senz'altro a migl iorare la qualità della vita...). Tabelle degli indicatori percepiti per i vari ambit i Primo ambito: Tenore di vita: 1° Milano punti 758 in miglioramento 31° Treviso punti 607 in miglioramento 106° Napoli punti 445 stazionaria

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Per determinare il tenore vita si sono esaminati i seguenti indicatori : trend reddito pil. pro capite nel periodo 2009/2005 : 1 Campobasso indice 1,16 punti 1000 95 Treviso indice 1,00 punti 866 risparmi allo sportello – depositi Euro per abitant e nel 2009: 1 Milano Euro 34262 punti 1000 18 Treviso Euro 16823 punti 491 107 Vibo Val. Euro 4852 punti 142 importo medio pensioni/mese in Euro nel 2009: 1 Milano Euro 1017,77 punti 1000 40 Treviso Euro 735,75 punti 723 107 Catanzaro Euro 452,96 punti 445 consumi delle famiglie , pro capite veicoli, elettr ., mobili, pc 2009: 1 Biella abitanti 1376,60 punti 1000 64 Treviso abitanti 1080,50 punti 785 107 Crotone abitanti 609,90 punti 443 indice inflazione costo vita 2009: 1 Trento indice 0,08 punti 1000 11 Treviso indice 0,36 punti 317 107 Caltanissetta indice 2,83 punti 41 costo casa al mq. - ottobre 2010 1 Oristano Euro 1150 punti 1000 82 Treviso 2500 punti 460 107 Roma 5050 punti 228 Secondo ambito “affari e lavoro” : 1° Bolzano punti 864 stazionaria 47° Treviso punti 613 peggiorata 107° Caltanissetta punti 396 peggiorata questi sono stati gli indicatori utilizzati: imprese registrate / 100 abitanti, a settembre 2010 1 Nuoro imprese 17,61 punti 1000 51 Treviso 10,51 597 107 Ascoli Pic. 6,28 357 iscrizioni/cancellazioni Cdc ott.2009-sett.2010 1 L'Aquila imprese 1,67 punti 1000 77 Treviso 1,07 640 107 Agrigento 0,86 515 fallimenti /1000 imprese ott.2009- sett. 2010 1 Sondrio imprese 6,00 punti 1000 31 Treviso 13,30 454 107 Siracusa 44,8o 135 protesti – importo pro capite in Euro (ago 09- lug. 2010) 1 Belluno Euro 12,50 punti 1000 48 Treviso 46,80 267 107 Salerno 165,60 75

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donne occupate – in % su totale donne 2009 1 Bolzano % 48,70 punti 1000 42 Treviso 39,40 809 107 Crotone 15,70 32 giovani occupati - in % su fascia 25-34 anni nel 2 009 1 Cuneo % 86,30 punti 1000 34 Treviso 78,60 911 107 Caserta 36,10 418 Terzo ambito “ Servizi, ambiente e salute” : 1° Bologna punti 723 migliorata 66° Treviso punti 495 peggiorata 107° Crotone punti 340 stazionaria questi gli indicatori utilizzati: presenza infrastrutture (senza porti) 1 Trieste indice 267,64 punti 1000 28 Treviso 103,16 385 107 Nuoro Ogliastra 24,83 93 pagella ecologica Legambiente e Ecosistema 2010 1 Belluno indice 71,48 punti 1000 72 Treviso 47,20 660 107 Catania 21,32 298 il clima – differenza tra mese più caldo e più fred do 1 Trapani gradi 14,5 punti 1000 72 Treviso 22,6 642 107 Alessandria 26,3 551 l'emigrazione ospedaliera in % - 2008 1 Bergamo valore 1,7 punti 1000 39 Treviso 6,1 298 107 Matera 27,3 6 disponibilità asili comunali in % su utenza (Sole 24 ore3.01.2011) 1 Bologna % 26,60 punti 1000 90 Treviso 4,4° 165 107 Catanzaro o,5o 19 - veloc. Giustizia – cause evase su nuove + pendent i (1° sem. 2009) 1 Asti indice 55,45 punti 1000 24 Treviso 43,29 781 107 Latina 16,06 290 Quarto ambito “ Popolazione” : 1° Crotone punti 681 migliorata 13° Treviso punti 596 migliorata 107° Carbonia Iglesias punti 407 stazionaria questi gli indicatori

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numero abitanti / Kmq. - 2009 1 Ogliastra abitanti 31,3 punti 1000 95 Treviso 356,9 88 107 Napoli 2629,7 12 nati vivi ogni 1000 ab. - 2009 1 Bergamo nati 11,9 punti 1000 11 Treviso 10,28 926 107 Carbonia Iglesias 6,77 610 divorzi/separazioni / 10.000 famiglie – 2008 1 Crotone numero 17,3 punti 1000 47 Treviso 50,4 344 107 Lucca 105,6 164 anziani. Over 65/ Popolaz. Attiva – 2000 1 Napoli indice 21,5 punti 1000 25 Treviso 28,4 757 107 Trieste 46,0 467 invest. in formazione.- Laureati 2009 / 1000 giovan i 25-30 anni 1 Trieste laureati 102,46 punti 1000 65 Treviso 60,87 594 107 Olbia Tempio 23,39 228 gli stranieri . Immigrati regolari in % su popolaz. 2009 1 Brescia % 12,90 punti 1000 8 Treviso 11,21 869 107 Medio Campidano 0,70 54 Quinto ambito “ Ordine pubblico” : 1° Oristano punti 878 migliorata 16° Treviso punti 451 migliorata 107° Milano punti 246 peggiorata questi gli indicatori : Microcriminalità e rapine – scippi, borseggi/ 100.0 00 ab. - 1° sem. 2009 1 Oristano reati 10,80 punti 1000 34 Treviso 43,90 246 107 Milano 408,64 26 furti in casa e appartamenti ogni 100.000 ab. 1° se m. 2009 1 Crotone reati 19,56 punti 1000 74 Treviso 126,61 167 107 Lucca 238,66 89 furti d'auto / 100.000 ab. 1° sem. 2009 1 Bolzano reati 8,9 punti 1000 28 Treviso 27,5 325 107 Catania 405,6 2 estorsioni / 100.000 ab. 1° sem. 2009 1 Sondrio reati 1,1 punti 1000 15 Treviso 2,3 484 107 Foggia 15,0 73

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truffe e frodi inform. / 100.000 ab. 1° sem 2009 1 Oristano reati 31,79 punti 1000 15 Treviso 51,37 619 107 Napoli 168,75 188 valutaz. Trend delitti totali, (2005 100) 1 Gorizia indice 77,12 punti 1000 9 Treviso 89,38 863 107 Foggia 127,19 606 Sesto ambito “ Tempo libero” : 1° Rimini punti 675 stazionaria 59° Treviso punti 366 stazionaria 107° Agrigento punti 16 stazionaria questi gli indicatori: acquisti in libreria - % su popolazione – 2009 1 Milano indice 3,3 punti 1000 30 Treviso 0,83 251 107 Enna 0,02 6 spettacoli – numero ogni 100mila abit. - 2009 1 Trieste spettacoli 12603,5 punti 1000 57 Treviso 4450,2 353 107 Crotone 454,5 36 grande schermo – sale ogni 100mila abit. - sett. 20 10 1 Rimini sale 7,9 punti 1000 104 Treviso 1,13 142 107 Crotone 0,58 bar e ristoranti ogni 100mila abit. - stt. 2010 1 Olbia Tempio rist. 922,37 punti 1000 68 Treviso 416,36 451 107 Catania 202,17 219 organizz. volontariato per gli altri – ogni 100mila abit. 2009 1 Bolzano organizz. 342,8 punti 1000 71 Treviso 39,4 240 107 Bari 15,6 95 indice di sportività. 2009 e 2010 1 Genova indice 636,34 punti 1000 20 Treviso 480,87 756 107 Agrigento 129,66 204

5.2.4 Viabilità

Il sistema della viabilità automobilistica e ciclop edonale risente della crescita disordinata e della dispersione dell’edifi cato. Lo schema viario “a raggiera” fa convergere inevita bilmente il traffico di buona parte del territorio sull’anello esterno a lle mura; la sua congestione è inevitabile

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Dimenticate le valide soluzioni proposte con chiare zza dal piano Amati, si è proceduto a saturare tutta la superficie dispo nibile con costruzioni a bassissima densità, fin al bordo dell e sedi viarie, cosicché non è rimasto più spazio per adeguarle e p er realizzare piste ciclabili e marciapiedi. Le prescrizioni di PRG sono state disattese o strav olte con varianti estemporanee che hanno reso inattuabili le soluzion i previste ed efficaci. Due esempi per tutti. In luogo dell’incredibile rotonda sulla Noalese A S . Giuseppe, il PRG prevedeva un semplice sovrappasso della tangenziale sulla vecchia statale; quest’ultima avrebbe assunto la funzione d i strada urbana. Secondo il PRG, la rotonda avrebbe dovuto essere re alizzata più a nord ovest, all’incrocio con l’asse viario della “Trevis o Servizi” che avrebbe potuto servirsene direttamente. Ora la soluzione maestra non è più possibile per ra gioni di pendenza e di distanza tra svincoli e di conseguenza, su una d elle bretelle della “rotonda mostro” si realizzerà una “rotondina” per drenare il traffico che genereranno le lottizzazioni Sile 1, Sile 2, Si le 3 (42.400 mc, per 280 abitanti, 140 appartamenti circa e 200 ulterior i auto nelle ore di punta sulla Noalese a S. Giuseppe). Il Piruea Appiani. Il PRG prevedeva 80.000 mc; ne s ono stati concessi 230.000. L’arch. M. Botta, interrogato se avesse verificato la compatibilità con la viabilità circostante, ha candidamente risposto che il compito spettava all’Amministrazione Comunale e che, sì, pe r non congestionare ulteriormente viale della Repubblica, si dovrà rico rrere a mezzi di trasporto diversi dall’auto privata.

5.2.5 Quartieri “storici” fuori mura.

Privi di identità, con scarsa manutenzione, non ade guati alle esigenze di collegamenti con il centro, con i servizi, con l e scuole, probabilmente con alloggi che stanno svuotandosi pe r molteplici ragioni che uno studio più approfondito potrà analizzare.

5.2.6 Urbanizzazione non governata

Aree industriali sono state realizzate a ridosso di lottizzazioni di “casette a tre piani”, “villette”, condomini a 6 pi ani, residui di aree agricole, depositi, giardinetti asfittici, parchegg i mal programmati, in assenza di un disegno organico o con ripetute derog he e varianti al PRG. Il risultato non poteva che essere caotico e incoer ente, con le prevedibili conseguenze negative sulla viabilità; s i pensi alla condizione di v.le della Repubblica (già ora conges tionato) quando entrerà a regime il PIRUEA Appiani che ha aumentato la cubatura di PRG da 80.000 mc a 236.000. Peraltro sullo stesso v.le della Repubblica gravera nno ulteriori lottizzazioni già approvate.

5.2.7 Nuovi quartieri

Costruiti ipotizzando una continua crescita della d omanda residenziale, non trovano la loro ragion d’essere in una credibil e previsione di aumento di abitanti e nella capacità di spesa dei p ossibili acquirenti.

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Mancano i servizi di base e i collegamenti (traspor ti pubblici e piste ciclabili) mutui e con il centro storico.

5.2.8 Saturazione delle aree

L'inerzia delle Amministrazioni Comunali precedente e attuale nell'avviare la formazione del PAT e del successivo PI ha dato modo ai proprietari di aree edificabili di ottenere l'appro vazione dei piani in misura sproporzionata alle reali esigenze, cosicché l'edificazione in tali aree non potrà più essere programmata e dosata nel tempo Di seguito è esposto il grado di attuazione e appro vazione degli SUA (strumenti urbanistici attuativi): Piani di Lottizz azione (in terreni ex agricoli o inedificati) e Piani di Recupero (relati vi ad aree già edificate). Piani di lottizzazione in termini di numero: previsti da PRG: n.101 già realizzati o autorizzati: n. 47 restano da approvare: n. 54 in termini di superficie territoriale: prevista da PRG: mq. 2.297.465 già edificata o autorizzata: mq. 965.960 restano da approvare: mq. 1.331.505 in termini di volume: previsti da PRG: mc. 1.004.709 già edificati o autorizzati: mc. 573.999 restano da approvare: mc. 430.710 Piani di recupero in termini di numero: previsti da PRG: n. 93 già attuati o approvati: n. 14 restano da approvare: n. 79 in termini di superficie territoriale: previsti mq. 1.018.404 già attuati o approvati: mq. 104.911 restano da approvare: mq. 914.493 in termini di volume: previsti: mc. 1.354.318 già attuati o approvati: mc. 164.130 restano da approvare: mc. 1.190.188 Altri strumenti attuativi Oltre ai volumi previsti con gli strumenti attuativ i dal PRG, sono stati concessi ulteriori volumi e superfici a seguito del l’approvazione dei PIRUEA e a seguito dell’attuazione del PIANO CASA.

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La prima evidente considerazione è che si è costrui to quasi esclusivamente attraverso piani di lottizzazione, o ccupando quasi un milione di mq di terreni liberi o agricoli e che circa la metà del volume approvato è stato re alizzato in terreni da urbanizzare, con i costi conseguenti. Viceversa i volumi esistenti e le relative aree da recuperare, già fornite di infrastrutture o solo da adeguare, sono pressoché tutte disponibili. Di essi è stato utilizzato solo 1/10, sia in termini di superficie che di volume. Il nuovo PAT programmerà altri piani di lottizzazio ne o adotterà il criterio del “consumo zero di territorio“ favorendo il “recupero“ ? Sarà interessante conoscere la quantità di unità im mobiliari vuote ( appartamenti, negozi, uffici, ecc) e la loro disloc azione nel territorio. Così come sarà interessante conoscere i l numero di pratiche edilizie approvate e non ritirate per il costo degl i oneri e per la saturazione della domanda. E tuttavia è possibile che immediatamente, da subit o, a discrezione degli investitori/imprenditori, una grande quantità dei volumi previsti dal PRG per l'insediamento degli ulteriori 60.000 a bitanti teoricamente insediabili sia realizzata subito, senza che l'A.C. possa eccepire alcunché. E magari dovendo investire in infrastrutture, reti, ecc. per edifici vuoti... E' infatti evidente che utilizzare o riutilizzare q uanto è già stato costruito comporta costi di urbanizzazione di gran lunga inferiori a quelli che si rendono necessari per le zone di espa nsione, che dovranno essere servite da reti di infrastrutture, trasporti pubblici, scuole, palestre ed altro. La graduazione nel tempo della realizzabilità delle nuove lottizzazioni sarebbe stata invece possibile con il Piano degli I nterventi ( PI ) che segue alla approvazione del PAT. Il nostro Comune è tra i pochi in Provincia a non a ver attivato il PAT e quello tra i comuni confinanti che, nella redazione del PAT, dovrà adattarsi a quanto gli altri hanno già definito. an ziché assumere la funzione di coordinatore e guida che il suo ruolo d i capoluogo postula. Per tutto il 2009 l'A.C. ha sostenuto di non poter dar corso alla redazione del PAT per le restrizioni imposte dal Pa tto di Stabilità. I fondi necessari alle indagini e al compenso dei p rofessionisti incaricati si sono resi disponibili nel 2010. Ma a tutt'oggi il bando di affidamento dell'incaric o non è stato ancora pubblicato.

5.2.9 Scarsità di aree verdi

5.2.10 La crisi del mercato immobiliare

5.2.11 Alloggi vuoti

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5.2.12 Carenza di alloggi E.R.P.

5.2.13 Mancanza di luoghi per associazioni

5.2.14 Criticità specifiche

5.2.14.1 Fiera

5.2.14.2 San Zeno Sant’Antonino

5.2.14.3 San Lazzaro

5.2.14.4 Santa Maria sul Sile

5.2.14.5 Canizzano

5.2.14.6 San Vitale

5.2.14.7 San Giuseppe

5.2.14.8 Monigo

5.2.14.9 San Liberale

5.2.14.10 San Paolo

5.2.14.11 Santa Bona

5.2.14.12 San Pelaio

5.2.14.13 Santa Maria del Rovere

5.2.14.14 Selvana

5.2.14.15 Centro

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6 LE OPPORTUNITÀ

6.1 CONTENITORI DISMESSI E AREE PUBBLICHE

Recentemente un rilevante numero di edifici nel cen tro storico, di consistente volume, è stato dismesso o sta per esse rlo. Quasi sempre, in occasione della dismissione, gli e difici hanno mutato destinazione d’uso e proprietà. Quasi sempre la proprietà è passata da enti pubblic i a soggetti privati. La nuova destinazione d’uso, difforme dalle indicaz ioni del PRG, è stata resa possibile da una apposita legge regionale, mir ata alla “valorizzazione” del patrimonio immobiliare pubblic o o da indicazioni di PRG piuttosto vaghe. Quasi mai, nel concedere il ca mbio di destinazione d’uso, l’A.C. ha ottenuto in cambio alcunché. Proviamo a scorrere i principali di questi cosiddet ti “contenitori”. Palazzo della Provincia di via C. Battisti . Ceduto dalla amministrazione provinciale a una soci età privata per far fronte alle spese di realizzazione della nuova sede a S. Artemio. Nell’edificio, secondo il vigente PRG (dest. AS4) p otrà essere insediata residenza e attività complementari come negozi di v icinato, attività di servizio non direzionali. Sede distaccata della Provincia di via D. Manin . Destinazione di PRG. Zona A1 (parti di città murata di più antica formazione che hanno mantenuto la più elevata conti nuità di tessuto). E’ consentito il mutamento di destinazione da non resi denziale a residenziale; gli altri mutamenti sono ammessi qual ora i relativi standards vengano reperiti o monetizzati. Palazzo della Borsa e isolato della Camera di Comme rcio . Di proprietà della Camera di Commercio. Destinazione di PRG. Zon a A4 ( parti di città entro la cinta muraria, costituite da edificazione alta e ad elevata densità, di epoca recente). E’ possibile la destina zione residenziale, è ammessa la ricettiva, commerciale e direzionale, co n reperimento o monetizzazione degli standards. Palazzo della Questura. Passato a proprietà privata (si dice: Stefanel). De stinazione di PRG. Zona A1 (parti di città murata di più antica formaz ione che hanno mantenuto la più elevata continuità di tessuto). E’ consentito il mutamento di destinazione da non residenziale a res idenziale; gli altri mutamenti sono ammessi qualora i relativi standards vengano reperiti o monetizzati. Distretto Finanziario. E’ il grande isolato tra via A. Canova, via J. Ricc ati e il Tribunale. Passato a proprietà privata (si dice: East Capital) . Destinazione di PRG. Zona A1 (parti di città murata di più antica f ormazione che hanno mantenuto la più elevata continuità di tessuto). E’ consentito il mutamento di destinazione da non residenziale a res idenziale; gli altri mutamenti sono ammessi qualora i relativi standards vengano reperiti o monetizzati.

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Archivio Notarile . Destinazione di PRG.: Zona AS (parti di antica form azione adibite o destinate ad attrezzature pubbliche o di interesse collettivo) Nell’edificio, secondo il vigente PRG, potrà comunq ue essere insediata residenza con attività complementari come negozi di vicinato, attività di servizio non direzionali. Caserma Piave. Di proprietà comunale; l’A.C. sta tentando da anni di venderla, ma senza esito. E’ stata oggetto di specifico PIRUEA. Caserma Salsa. Di proprietà demaniale. L’A.C. ha messo a punto una bozza di convenzione con il Demanio con la quale avrebbe approvato la de stinazione d’uso definita dal Demanio stesso, a fronte della corresp onsione di una percentuale dei proventi della vendita. Con il decr eto di attuazione del federalismo demaniale, è sembrato che potesse esser e assegnata alla A.C., ma poi il Demanio sembra aver mutato indirizz o. Destinazione di PRG. Zona F6 (attrezzature specialistiche: autostra dali, aeroportuali, militari, magazzini Enel, depositi, ...impianti per telecomunicazioni). Ex distretto Militare di S. Paolo. E’ stato oggetto di specifico Piano di Recupero, co n il quale l’A.C. ha riconosciuto il diritto ad edificare, oltre all’esi stente, ulteriori 5.000 mc storici. Non è noto se Fondazione Cassamarca lo abbia già ce duto a privati. Ex Polveriera di via Tronconi. Di proprietà privata. Destinazione di PRG: F4 (attr ezzature di interesse comprensoriale) Sono ammesse tutte le destinazioni ad uso pubblico, è esclusa la destinazione residenziale e ricettiva. Gasometro. Di proprietà Camuzzi. Destinazione di PRG: AV (verd e pubblico) Destinazioni ammesse: parco, attrezzature collettiv e, verde pubblico; è ammesso il recupero dei volumi esistenti con adegua mento degli standards. Edifici Telecom di via U. Foscolo. Di proprietà Telecom. Destinazione di PRG: F6. (attrezzature specialistiche: autostradali, aeroportuali, militar i, magazzini Enel, depositi, ...impianti per telecomunicazioni) Scalo Motta Proprietà RFI. Destinazione di PRG: F8 (viabilità s tradale, ciclo pedonale e ferroviaria). Area a lato di v.le Trento Trieste “Ferropark Proprietà RFI. Destinazione di PRG: parcheggi e F8 (viabilità stradale, ciclo pedonale e ferroviaria). Stadio O. Tenni. Di proprietà comunale. Destinazione di PRG: F2 (attrezzature sportive e ricreative: impianti sportivi e ricreativi, ma anch e attività complementari e di servizio quali ostelli, alberghi , convitti...) Ex Pattinodromo. Di proprietà comunale. Destinazione di PRG: a parcheggio.

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Ex Molini Mandelli. Il Prato della Fiera.

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7 PROGETTO DEL TERRITORIO

7.1 GOVERNARE LE TRASFORMAZIONI D’ USO DEI VOLUMI O “ CONTENITORI”

Il PAT dovrà individuare un quadro coerente (con la funzionalità, la viabilità, i parcheggi) e vantaggioso (in termini di interesse collettivo e cioè di qualità della vita, occupazion e per i giovani e di crescita economica) nel quale definire le funzioni d’uso dei grandi contenitori che stanno per subire trasformazioni. Il PAT dovrà sopperire, con prescrizioni vincolanti , alla inerzia e all’ignavia dell’amministrazione comunale che fino ad ora ha mostrato una totale disponibilità ad assecondare ogni richie sta avanzata dai forti operatori economici, senza peraltro chiedere in cambio nessun significativo beneficio pubblico.

7.2 DISSUADERE DALLA REALIZZAZIONE DELLE TROPPE LOTTIZZA ZIONI GIÀ APPROVATE .

L’amministrazione comunale deve pubblicamente riconoscere di aver fino ad ora abdicato al suo ruolo di governo della trasf ormazione del territorio e di aver approvato l’insediamento di una quantità di volumi assolutamente spropositata in relazione bisogni . Ora che, a prezzo di fallimenti economici, il merca to ha reso evidente quello che una vigile amministrazione avrebbe dovut o prevedere, è necessario adottare misure di dissuasione dalla realizzazione di inutili nuove costruzioni, che comporterebbero oltre alla r ovina di imprenditori sprovveduti anche lo spreco delle ultime e scarse aree libere . Queste devono rimanere tali , costituire un patrimonio di potenzialità da consegnare alle future generazioni per esigenze che spetta loro di esprimere.

7.3 DIFFERENZIARE IL TERRITORIO

L’edificato copre la maggior parte del territorio del comune; il confine dell’edificato è quasi impossibile da determinare; le residue aree rurali sono compromesse da costruzioni le cui funzioni sono spesso incongrue con l attività agricola. Significativamente più che in altri comuni, a Trevi so il territorio è sporco come l’aria e le acque. La stessa superficie urbanizzata ha densità di abitanti (50 ab./ha) più prossima ai valori tipici delle zone rurali che di quelle urbane. Una città con tale valore di densità non può che es sere una città morta .

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Dotare di servizi una città con una tale dispersione dell’ edificato è molto costoso (si pensi ad esempio alle fognature o ai trasporti pubblici). Bisogna agire per far tornare campagna la campagna e per fare in modo che la città sia meno dispersa. E’ cioè necessario differenziare il territorio , favorendo accorpamenti orientati in zone cui si vuole conferire carattere urbano; altrove si possono per contro rendere economicamente interessanti le demolizioni , consentendo la compravendita e la traslazione dei v olumi colà esistenti e che si vogliono eliminare. In pratica, bloccando l’erogazione di nuovi volumi, chi vorrà costruire dovrà acquistare i diri tti volumetrici esistenti. I nuovi interventi di accorpamento dovranno avere carattere formale unitario , evitando la frammentarietà percettiva.

7.4 RIVITALIZZARE IL CENTRO STORICO

I residenti Da anni la popolazione residente nel centro storico decresce : 19.000 residenti nel 1951; oggi i residenti sono stimati n ell’ 8% della popolazione comunale: 6 o 7.000 persone, la più par te anziani. La città senza abitanti muore. Dunque ripopolare il centro storico e’ un obbiettiv o vitale. E evidente che il centro non può essere rivitalizza to realizzando solo alloggi ad alto costo, come si continua a fare e co me si prevede che sarà fatto perdurando l attuale inerzia dell’ A.C. E’ assolutamente necessario per la sopravvivenza de lla città favorire l’insediamento di giovani, di coppie in età fertile e di ceti sociali a medio e basso reddito . Treviso non attira più abitanti. La città non si ripopola per decreto: una migliore qualità della vita e la disponibilità di servizi saranno la più efficace attrattiva per l’insediamento di nuovi abitanti. Il ruolo Il centro storico è stato svuotato di funzioni , ridotto a città fantasma. La città non ha un ruolo . Persa quella inopportuna dell’ombralonga, Treviso non ha più una bandiera. Né il PTRC né il PTCP hanno proposto un ruolo per T reviso; tocca al PAT individuare il ruolo di Treviso nell’area metropoli tana (PATREVE), non ancora definito. Si colga il momento partecipativo per consultare tu tte le categorie sociali, le forze produttive, sindacali, le associa zioni professionali, si indica un concorso di idee allo scopo di individ uare un tema, un settore da sostenere, potenziare e propagandare com e identitario e caratteristico della città; i settori che possano o ffrire opportunità di occupazione giovanile vanno ovviamente considerati con attenzione.

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7.5 RIVITALIZZARE LE PERIFERIE

E necessario dare identità alle frazioni : si dovrà individuare per ciascuna una funzione che la caratterizzi e che la faccia diventare meta, quantomeno occasionale, per tutti i residenti del comune. Per questo si dovrà costituire uno schema viario, q uantomeno ciclo pedonale, a rete che integri quello radiale esistente, confluente s ul centro storico. Ogni frazione dovrà avere un centro di aggregazione : una piazza per ogni frazione.

7.6 LE CASERME: OCCASIONI IMPERDIBILI

Salsa da acquisire al patrimonio comunale, De Domin icis e Piave da mantenere. Cadrin da prenotare in prospettiva. Sono occasioni irripetibili per costituire centri d i aggregazione e di servizi a livello comunale, indispensabili per riqu alificare, dare identità e carattere alla periferia.

7.7 TENNI, SCALO MOTTA, AREA CAMUZZI, RIVIERA COMUNALE DIETRO IL SEMINARIO

Aree di importanza strategica per la città. Ne va d efinita la funzione.

7.8 OBBIETTIVO AMBIENTE

L’aria La qualità dell’aria deve essere posta come obbiettivo primario . Il verde Due aree sono deputate a costituire parchi urbani, all’interno del territorio edificato: lo stadio Tenni e l’area dell’ex Consorzio Agrario a Ponte della Gobba. Il primo e di proprietà comunale, il secondo è dell a Regione. Devono rimanere nella disponibilità della collettiv ità ed essere trasformati in parco. Il corridoio verde A partire dallo scalo Motta e dallo Stadio Tenni, a ttraverso un’area sportiva a lato di via Cavalleggeri Treviso, attrav erso la caserma Salsa, si può ancora salvare o completare un corrid oio verde che metta

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in comunicazione la città con il parco dello Storga e del S. Artemio. Il corridoio è stato previsto fin dai piani di inizio ‘900. Il sistema delle acque Salvaguardare, ripristinare, migliorare il sistema dei corsi d’acqua, non solo il Sile e i Cagnani urbani, ma anche la re te di canali agricoli e il sistema irriguo. Le fognature La competenza non è più comunale. Bisogna comunque individuare un modo per rimediare quanto piu possibile alla colpevole inerzia delle passate Amministrazioni. Il comune ha ancora potestà di limitare prima, e pr esto fermare, l’inquinamento delle acque superficiali e di falda che la natura ci consegna pulite alle porte della città.

7.9 I L SISTEMA DEI TRASPORTI

Il traffico urbano Pedonalizzare il centro storico, rompere l’assedio del PUT, vietare anche ai residenti il parcheggio di auto nelle piazze . La viabilità extraurbana Il sistema viario centripeto, che confluisce a ragg iera sull’anello del Put, deve essere conservato e completato solo per i l traffico ciclo pedonale. Il traffico automobilistico deve essere deviato in un sistema a maglia . Piste ciclabili Una efficiente rete di piste ciclabili protette che colleghi i quartieri tra di loro (e dunque a maglia), i quartieri con il centro storico (e dunque radiale), con terminali nei parcheggi scambi atori, è condizione necessaria per ridurre il traffico veicolare e per migliorare la qualità dell’ambiente. I trasporti in centro storico In breve tempo autobus ad emissione zero dovranno essere l’unico mezzo a motore cui sarà consentito il libero accesso al cen tro. Per le auto dei residenti e per i mezzi di servizio saranno ammesse deroghe regolamentate, ferma restando la priorità su tutti i percorsi e su tutte le sedi ai pedoni e alle biciclette . I trasporti nel territorio comunale

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Con il divieto di accesso al centro del traffico ex traurbano, vanno individuati i parcheggi scambiatori anche intermoda li (il riferimento è alla linea metropolitana con le estensioni suggerit e). Linea metropolitana Fruire delle sedi delle linee ferroviarie esistenti per estendere la rete metropolitana fino all a stazione di SS. Quaranta e allo Scalo Motta , in prospettiva di estenderla verso Castelfranco, Montebelluna, Conegliano e Oderzo .

7.10 FORARE LE BARRIERE

Le linee ferroviarie che bordano la città ad est, a sud, e parzialmente a ovest, segnano una variazione di tessuto e di qua lità ambientale. Va considerata la possibilità di realizzare agevoli attraversamenti e vanno valutati la possibilità, i costi e i benefici dell’interramento totale o parziale delle linee .

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8 GLI STRUMENTI CON I QUALI INTERVENIRE

8.1.1 La leva dei Contributi Concessori

La L. 28.01.1977 N. 10, nel tentativo (ahimè fallit o) di separare il diritto di proprietà dal diritto di edificare, ha s tabilito che quest’ultimo venga concesso a fronte della correspo nsione alla collettività di un contributo commisurato : -al costo di costruzione, -alle spese per gli oneri di urbanizzazione. Per la determinazione di queste ultime, la legge ha stabilito che il Consiglio Regionale avrebbe adottato, e poi eventua lmente variato, apposite tabelle parametriche sulla base di costi b ase stimati per l’urbanizzazione di diversi tipi di aree e che i Co nsigli Comunali ne avrebbero determinato l’incidenza. A tal fine la regione ha emanato la L. R. 61/1985. Dal 1985 però la regione non ha mai aggiornato i co sti base; all’aggiornamento hanno provveduto autonomamente i comuni. Dai costi iniziali e dalle tabelle regionali nonché dagli aggiornamenti deliberati dal nostro comune sono risultati valori impropri che non esprimono i costi reali e mostrano evidenti incongr uenze tra le diverse zone e destinazioni. Ad esempio, sul presupposto che le zone A sono già urbanizzate, sono stati adottati per il centro storico valori molto p iù bassi delle zone di nuova edificazione, il che è manifestamente erra to ove si consideri, ad esempio, che il centro storico di Treviso è tota lmente privo di fognature e che qui il costo della loro realizzazio ne sarebbe enormemente più alto che nelle zone di espansione. Risulta dunque assolutamente necessaria una radical e revisione degli oneri che tenga conto dei costi reali. Ma oltre a ciò, è evidente che l’entità dei contrib uti concessori (quota parte dei costi di costruzione ed oneri di urbanizz azione) costituisce una efficace leva per promuovere o raffreddare in a ssoluto l’edificazione e per favorire o scoraggiare partico lari attività. Tale leva non è mai stata usata dall’amministrazion e comunale di Treviso. Ebbene, lo strumento degli oneri è forse l’ultima l eva possibile per dissuadere dalla attuazione delle nuove lottizzazio ni, che in assurda quantità sono state approvate dalla attuale e dalla precedente giunta) al di là di ogni ragionevole previsione di bisogno. La leva degli oneri va adottata e usata con urgenza , prima che vengano sottoscritte le convenzioni dei piani attuativi già approvati. Per tali piani, la stipula delle convenzioni viene tenuta in “stand by” dai proponenti stessi dato che alla sottoscrizione dovrebbero o pagare gli oneri o realizzare le opere e dar corso all’edi ficazione (il che sarebbe per loro rovinoso, nell’attuale regime di c risi conseguente alla sproporzione tra bisogno e disponibilità di volumi; sproporzione che va interamente imputata alla ignavia della attuale e d ella precedente giunta). Si propone dunque che l’Amministrazione Comunale fi ssi e adotti oneri: -che tengano conto dei reali costi di urbanizzazion e nel centro storico

(con le opportune riduzioni per interventi necessar i a rispondere a limitate esigenze);

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-tali da scoraggiare l’attuazione delle nuove lotti zzazioni nelle zone di espansione;

-che incoraggino trasformazioni d’uso dei volumi es istenti, favorendo attività ad elevato contenuto tecnologico (e cioè c he comportino occasioni di impiego qualificato);

-che possano essere ridotti, a fronte della stipula di convenzioni che prevedano benefici pubblici. Come per esempio il co ntrollo pubblico dei prezzi di cessione e di locazione nell’edilizia convenzionata.

E’ necessario vigilare inoltre che, nelle convenzio ni ancora da stipulare, non venga concordata una rateizzazione c he contempli tempi “secolari” di saldo delle possibili rate

8.1.2 La perequazione

Introdotta dall’art 35 della L.R. 11/2004, dove si legge: 1. La perequazione urbanistica persegue l’equa dist ribuzione, tra i proprietari degli immobili interessati dagli interventi, dei di ritti edificatori riconosciuti dalla pianificazione urbanistica e deg li oneri derivanti dalla realizzazione delle dotazioni territoriali. 2. Il piano di assetto del territorio (PAT) stabili sce i criteri e le modalità per l’applicazione della perequazione urbanistica. L’istituto della perequazione diviene dunque obblig atorio dopo l’approvazione del PAT, ma può essere adottato anch e in sua pendenza. Alcuni comuni hanno inteso la locuzione: “i proprietari degli immobili interessati dagli int erventi” come: “ i proprietari dei terreni del comparto o dei terren i limitrofi ” Altri comuni l’hanno intesa come: “ tutti i proprietari” e, per essi, la collettività. Coerentemente tali comuni hanno attribuito alla col lettività fino al 40% dell’incremento di valore conseguito dai terreni in ragione della loro edificabilità e cioè il 40% della differenza tra: il valore di mercato del terreno urbanizzato e il valore del terreno non edificabile, diminuita del costi sostenuti per l’urbanizzazione. Quale lettura darà dell’articolo l’A.C. di Treviso nel suo PAT? L’edificabilità dei terreni sarà ancora considerata una fortuna per alcuni e un costo per tutti gli altri? L’A.C. di Treviso avrà preso coscienza del fatto ch e l’insediamento di nuovi volumi è assolutamente inutile?

8.1.3 L’adozione di Piani Urbanistici Attuativi (PUA) nel centro storico.

Il centro storico è stato svuotato. Non servivano né grande acume né particolari doti p er prevedere cosa sarebbe conseguito alla realizzazione del Centro Ap piani e al trasferimento al S. Artemio degli uffici provincial i e cosa conseguirà al trasferimento della Camera di Commercio. Ora il danno è attuato e va interamente imputato al la precedente giunta.

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Ora interi isolati del centro storico sono svuotati e sono già in mano ad operatori che comprensibilmente mirano a massimi zzare il loro profitto e ai quali poco importa la vitalità della città che sta per essere trasformata in una Disneyland tanto luccican te quanto artificiale, una città senza abitanti giovani. L’insipienza della attuale e della precedente giunt a hanno fatto sì che le trasformazioni di tali isolati possano essere at tuate con intervento diretto e cioè con un semplice progetto edilizio (s ottoposto cioè alla sola Commissione edilizia che potrà al più incidere in materia di ornato e al parere della Soprintendenza cui competono escl usivamente aspetti di conservazione), senza che la collettività possa chi edere nulla in cambio; e ciò, peraltro, a fronte della corresponsi one di oneri che non tengono conto nemmeno dei reali costi di urbanizzaz ione (si pensi alla realizzazione di servizi base come la fognatura). Che si può fare? Si può da subito sottoporre tutti gli interventi di rilevante entità, all’interno del centro storico, all’obbligo di Pian i Urbanistici Attuativi (PUA). Oppure si possono individuare, nel centro storico, specifici comparti da assoggettare a PUA. L’operazione è consentita dal comma IV, lettera a) dell’art.50 della L.R.61/1985, già cassato dalla L.R. 11/2004, ma rim esso in vigore dalla L.R. 23/2005, che elenca le varianti che possono es sere approvate dalla Amministrazione Comunale anche senza l’approvazione della regione(prima) e della provincia (ora). In tal modo gli interventi in quanto assoggettati a PUA dovranno prevedere “le aree da cedere o vincolare” e saranno sottoposti a “convenzione o atto unilaterale d’obbligo”. Così la collettività potrà chiedere di partecipare al lucro delle grandi operazioni immobiliari che si profilano, ottenendo la cessione di spazi ad uso pubblico o favorendo, almeno parzialmente, l ’insediamento di giovani coppie, anziani, attività artigianali e l’i ntegrazione sociale (è appena il caso di far presente che la segregazio ne per censo comporta alto rischio di tensione sociale).

9 SIAMO REALISTICI: COMINCIAMO A SOGNARE.

L’uscita dal regime di progressiva devitalizzazione del centro storico e dallo stato di grave degrado del territorio comunale richiedono un piano di alte vedute, idee geniali, il ricorso a strument i eccezionali, grande coraggio e forte determinazione nell’attuazione . Questo si può ottenere solo con il coinvolgimento di tutta la società dalla fase progettuale del piano fino alla sua attu azione. Poniamo un obbiettivo alto, ambizioso; la società s aprà dare un forte e convinto contributo, anche se oneroso. Questo documento, nello spirito partecipativo del P AT, è in continua evoluzione per raccogliere i contributi che verrann o suggeriti. Treviso, 05.05.2011 Edizione A Commissione Urbanistica del Partito Democratico di Treviso.