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3 NOTE SPIRITUALIdon Viganò ci parla

5 BREVISSIME

9 VITA ECCLESIALEAd Assisi per la pace

di Silvano StraccaGli occhi ed i cuori dei credenti nel mese di Otto-bre saranno ad Assisi con Giovanni Paolo Il perpregare per la pace . L'articolo spiega il significatodell'avvenimento .

12 VITA SALESIANAUn regolamento sulle orme di don Bosco fon-

datorea cura di Giuseppe Costa

Abbiamo organizzato un dibattito sul nuovo rego-lamento dei cooperatori salesiani e ne presentia-mo alcuni contenuti .

16 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPOAd Areia Branca l'imprevisto è di casa

di Carlo VitacchioEsiste ancora l'avventura missionaria? Dal Brasileci dicono di sì .

20 EDITORIAOra sappiamo chi è il preadolescente

di G . N.Ecco i risultati di una indagine sociologica che puòdiventare un utile strumento educativo per genito-ri, insegnanti e quanti da educatori sono interes-sati ai ragazzi dai 10 ai 14 anni .

IL BOLLETTINO SALESIANORivista fondata da san Giovanni Bosconel 1877Quindicinale di informazione e culturareligiosa edito dalla CongregazioneSalesiana di San Giovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post. 9092- 00163 Roma-Aurelio - Tel . 06169 .31 .341 .Conto corr. post. n . 46 .20 .02 intestato aDirezione Generale Opere Don Bosco,Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTARedazione : Giuliana Accorsero - MarcoBongioanni - Eugenio Fizzotti - Gaetano Na-netti - Angelo Paoluzi - Cosimo Semeraro .Archivio : Guido CantoniDiffusione : Arnaldo MontecchioFotocomposizione, impaginazione é stam-pa : Stabilimento Grafico SEI - TorinoRegistrazione : Tribunale di Torino n . 403del 16 .2 .1949

In copertina :Ora sappiamo chi èil preadolescente

(Servizio a pag . 20)

1 SETTEMBRE 1986ANNO 110NUMERO 13

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA* Il primo di ogni mese (undici numeri,eccetto agosto) per tutti .* Il 15 del mese per i Cooperatori Sale-siani .Collaborazione : La Direzione invita a man-dare notizie e foto riguardanti la FamigliaSalesiana, e s'impegna a pubblicarle secon-do il loro interesse generale e la disponibili-tà di spazio .Edizione di metà mese . A cura dell'UfficioNazionale Cooperatori (Alfano, Rinaldini) -Via Marsala 42 - 00185 Roma - Tel . (06)49.50 .185 .

24 COMUNICAZIONI SOCIALISe la notizia fa forti le forze deboli

di Angelo PaoluziUna attenta lettura delle diverse edizioni del BSdimostra una unità di obiettivi e di sensibilità cer-tamente sorprendente. È la dimostrazione chel'intuizione di Don Bosco dopo un secolo ancoraregge .

28 PASTORALE GIOVANILEA Lecco c'è una scuola in fermento

di Maurizio NicitaEcco cosa riescono a fare e pensare le suore sale-siane trasformando una scuola tradizionale in unlaboratorio di idee e di iniziative .

31 STORIA SALESIANA«Oh così mi piace, questa casa comincia bene!»

di Sergio CentofantiE la storia di una casa salesiana dal passato vera-mente positivo e ricco e che oggi si apre a nuoveprospettive a servizio dei giovani a rischio .

34 PROTAGONISTIPossiamo ancora ascoltare il suo cuore

di Livio LiviabellaÈ il ricordo di un grande artista, ma anche di ungrande exallievo che rivive nel ricordo del figlio .

RUBRICHEScriveteci, 4 - Pigy di Del Vaglio, 6 - La lettera diNino Barraco, 7 - I nostri santi, 37 - I nostri morti,38 - Solidarietà, 39 .

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 39 edizioni naziona-li e 18 lingue diverse (tiratura annua oltre 10milioni di copie) in : Antille (a Santo Domin-go) - Argentina - Australia - Austria - Bel-gio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-nada - Centro America (in Guatemala) - Ci-le - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Ecua-dor - Filippine - Francia - Germania - Giap-pone - India (in inglese, malayalam, tamil etelugú) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia -Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Koreadei Sud - Lituania (edito a Roma) - Malta- Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Po-lonia - Portogallo - Spagna - Stati Uniti -Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco a chilo richiede .Copie arretrate o di propaganda : a richie-sta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'in-dirizzo vecchio .

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IL TEMPOE L'AMORE:DUE INCOGNITE?

La vita dell'uomo è sommersa nel «tempo», chescandisce il quotidiano e misura la storia .

Nel susseguirsi delle ore, ciò che in definitiva dàsenso all'ininterrotto movimento del prima e del poi è« l'amore » .

Per il non credente «tempo» e «amore» sono dueincognite insolubili . Per il Cristiano rappresentano lelinee portanti della sua fede .

Vale la pena soffermarsi a rifletterci sopra : qui siscopre ancora una volta perché il «laico» si differen-zia da un «laicista» .

Dio è «Eternità» ed «Amore Infinito» . L'inserzio-ne del suo Mistero nella storia dell'uomo, avvenuta«nella pienezza del tempo» (Gal 4,4), ha chiarito epotenziato il valore delle due suddette «incognite» .

Tempo e amore furono oggettivamente arricchiti da_Gesù Cristo e dallo Spirito Santo venti secoli fa, a Pa-squa e a Pentecoste .

A Pasqua la risurrezione di Gesù Cristo tocca lastruttura stessa del tempo, dotandolo di una novità dimovimento che trascende la storia poiché lo agganciaall'eternità . La risurrezione, infatti, perdura nel dive-nire umano fino alla Parusia, che coincide con la Pa-squa dell'umanità .

La meridiana che segnala i ritmi di tale tempo è laLiturgia cristiana ; essa riverbera la sua novità sul cor-so dei giorni, dei mesi e dell'anno e li scandisce con lericchezze dinamiche della risurrezione: è una specie di«cronometro» ancorato al Mistero, e non solo unamisura del movimento rettilineo del prima e del poi .

Non più, dunque, un tempo chiuso in se stesso, ap-piattito e scialbo o ansioso e tragico, razionalizzato 'eimbrigliato prevalentemente a favore di mete econo-miche o politiche o edonistiche da raggiungere in fret-ta . L'agitata ricerca di un'efficienza impaziente fa ri-

cordare quanto l'Apocalisse attribuisce al diavolo :egli «è pieno di furore, perché sa che non gli resta piùmolto tempo» (Ap 12,12) .

Il credente affronta il corso della vita senza i nervo-sismi della caducità. Vede in Cristo Signore «il Primoe l'Ultimo, l'Inizio e la Fine, l'Origine e il Punto di ar-rivo» (Ap 22,13) .

A Pentecoste il dono dello Spirito, che è Persona-Amore, si inserisce nel divenire per potenziare e subli-mare l'amore dell'uomo fino a farlo divenire il veromotore della storia .

La Pentecoste permane lungo i secoli (per ognuno eper ogni generazione) e fa sì che l'amore consista nelnutrire gli stessi coraggiosi sentimenti di Cristo, la suavisione dell'uomo e del bene, la sua magnanimità neldono di sé, la sua forza e pazienza fino al sacrificio .

Dunque: ormai il tempo e l'amore non possono piùprescindere dalla Pasqua e dalla Pentecoste ; sarebberiduzionismo .

Tuttavia nelle vicissitudini di ognuno e dei popolirimane ancora un dissidio continuo - come dice S .Paolo - tra la «carne» e lo «spirito» . Ciò perturbal'uso del tempo e l'autenticità dell'amore .

Le opere della «carne» assumono oggi delle formedi elegante camuffamento. Il Papa Giovanni Paolo Ildice (nella recente enciclica «Dominum et Vivifican-tem») che la loro dimensione esteriore si presenta an-che «come sistema filosofico, come ideologia, comeprogramma di azione e di formazione dei comporta-menti umani, che trova la sua massima espressione nelmaterialismo» (DeV 56). Essa esclude dal tempo edall'amore gli orizzonti della speranza .

Così si sfocia facilmente in quel pesante coacervo dideviazioni che l'Apostolo descrive come : «immorali-tà, corruzione e vizio, idolatria, magia, odio, litigi,ire, intrighi, divisioni, invidie, ubbriachezze, orge ealtre cose di questo genere» (Gal 5,19-21) .

I frutti dello «spirito», invece, rivestono di signifi-cato pasquale e pentecostale il tempo e l'amore ; com-portano : «gioia, pace, comprensione, cordialità, bon-tà, fedeltà, mansuetudine, dominio di sé» (Gal 5,22) .Sono frutti che nascono dall'«uomo interiore» e siespandono nelle famiglie, nel quartiere, nella società .

Pur constatando una permanente congiuntura dilotta, la visione cristiana del «tempo» e dell'«amore »dona al laico, come ad ogni credente, la statura e le re-sponsabilità dell'uomo che fa maturare la storia .

don Egidio Viganò

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Vorrei fare l'assistente socialeSono una ragazza di 16 anni, mi chia-mo Lisa e vorrei fare in futuro l'assi-stente sociale .Il vostro giornale mi ha colpito perchéè vicino al mio modo di pensare e divedere le cose .Anch'io vorrei perciò riceverlo ancheperché finora l'ho letto per puro casopresso una signora. Credo che mi aiu-terà a capire di più la realtà alla lucedella fede. lo, del resto amo Dio e tuttociò che parla di Lui . Il vostro Bollettinoè vicino poi a tutta quella realtà umanabisognosa di aiuto .

Esposito Elisabetta, Paullo (Milano)

Vorrei farel'infermiera volontariaScrivo per chiedere informazione e visarei grata se pubblicaste una rispo-sta. Dopo un'esperienza in Africa diun mese vorrei poterci tornare comevolontaria. Andrei anche in Oceania .Vorrei frequentare un corso per infer-miera ma ho solo la terza media . Co-me potrei fare? Forse potrei fare an-che un corso in Francia e così impara-re il francese? . . .

Lucia Ferrari, Via Campo Iseo (BS)

Giriamo le due richeste così come ab-biamo fatto utilmente altre volte aqualche organizzazione di volontaria-to internazionale o di servizio socialeche sappiamo seguono la nostra rivi-sta .

Fatto di inaudita gravitàDesidero segnalare un fatto di inaudi-ta gravità di cui sono venuto a cono-scenza il 14 marzo c .a . In tale giorno,infatti, il quotidiano «Il Tempo» di Ro-ma pubblicò un articolo di Dino del Bo«Se il laicismo aggredisce la santità»(sottotitolo : Processo a tre grandi dellacristianità) . L'articolo stigmatizzava le«perverse aggressioni» che recente-mente si sono verificate in Italia controalcuni Santi per opera di «tenaci epi-goni della lotta contro il Cattolice-simo» .«Si ironizza - scrive il Del Bo - suiSanti, li si accusa di errori e di difetti esi rifiuta che essi vengano annoveratitra i testimoni migliori dell'umanità . Èevidente che si tratta di operazioni in-gannevoli e squallide; esse tuttavia ot-tengono un sia pur minimo ascolto . . ."Dopo Santa Teresa di Lisieux e San-

ta Maria Goretti, è stata la volta diS. Giovanni Bosco" contro cui si èscatenata l'arma della paidofilia perdeprezzarne la figura e ridicolizzarnela virtù» .Mentre, nel caso delle due Sante, vociautorevoli si sono levate per ristabilirela verità, nel caso del nostro caro DonBosco non mi consta che qualcunoabbia confutato queste infami calun-nie: nel Bollettino Salesiano non misembra che all'argomento sia statadedicata alcuna replica o, almeno, miè sfuggita; se così fosse ; ne sarei benlieta. In ogni modo ritengo che dai do-centi dell'Ateneo salesiano dovrebbelevarsi (se ancora non lo si è fatto) ununanime grido di sdegno e di condan-na di queste ignobili falsità che tenta-no di offuscare la figura di un Santocosì grande e così caro a milioni di uo-mini, anche non cattolici, di tutto ilmondo .Prego comunque il Bollettino Salesia-no di tenerci al corrente di quanto sifarà a questo proposito .

Flora Marini, Roma

Che ne dite?Non so se avete letto un libro di SergioQuinzio dedicato anche a Don Boscoe pubblicato dal Gruppo Abele di Tori-no. Il libro mi ha sconcertato e franca-mente mi meraviglio come mai le edi-trici salesiane che pur hanno un certopeso in Italia non stigmatizzino talipubblicazioni che con battute ad effet-to liquidano la vita di un Santo quasifosse quella di un volgare mistificato-re . Che ne dice il Bollettino che fu fon-dato proprio da Don Bosco?

Massimo Savio, Torino

Il parere del Bollettino e dello stessoRettor Maggiore dei Salesiani è statoriportato in un articolo apparso a firmadi Melo Freni sul Corriere della Seradel 30 gennaio 1986 . Ovviamente è unparere di chiaro, deciso e, sia pure, ri-spettoso dissenso . Tale dissenso èmotivato oltretutto non da difesa diparte - che sarebbe stata piú giustifi-cata dagli attacchi invero pesanti neiconfronti del nostro Fondatore e deglistessi suoi seguaci - ma dalla super-ficiale e preconcetta lettura che Cero-netti per un verso e Quinzio per altri,fanno del Santo «padre e maestro del-la gioventù» e di una Congregazionedi educatori sparsa per il mondo a farcrescere dignitosamente migliaia emigliaia di ragazzi.

Nel corso dei prossimi mesi che pre-cedono immediatamente le celebra-zioni centenarie della morte di DonBosco avremo modo di intervenire sulnostro Fondatore così come il BS con-tinuerà a raccontare cronache di fede,di speranza e di carità .

Chi è Nino Barraco?Sono un cooperatore salesiano, vorreisapere qualcosa sul giornalista chescrive sul Bollettino Salesiano nellarubrica «La lettera di Nino Barraco»,se scrive anche libri e per quali editri-ci . . . A chi potrei rivolgermi per averli?

Giacomini Settimio, Via Marzabotto, 5705100 Terni

Dal momento che sono diversi i lettoriche chiedono notizie del nostro ap-prezzato collaboratore diciamo subitoche Nino Barraco non è un prete .Giornalista e pubblicista affermato èsposato con figli. E un cooperatore sa-lesiano ed abita a Palermo in viale del-le Magnolie, 3. Quanti sono interessatia mettersi in contatto con lui possonofarlo: siamo certi che pur nella molte-plicità dei suoi impegni troverà lo spa-zio per una risposta personale adognuno .

Perché non tradurrei libretti di don Cappelletti?Sono una exallieva del Collegio Imma-colata di Conegliano e ricevo puntual-mente il BS .In quello del 1 0 aprile 86 ho letto a pa-gina 26 l'articolo che parla del salesia-no don Edward Cappelletti . Ad un cer-to punto di pagina 27 vengono accen-nati «certi libretti periodici . . . che irra-diano serenità, speranza, gioia di vi-vere . . .» .lo mi chiedo: perché non vengono tra-dotti e pubblicati anche in Italia?Penso che farebbero dei bene anchequi . Non vi sembra? Con la speranzadi vederli, saluto cordialmente .

Luigia Piovesana, Via Mazzini, 1431015 Conegliano Veneto

Ringraziamo la signora Piovesana peril suggerimento che giriamo a donCappelletti. Facciamo tuttavia notarealla gentile lettrice che il problema og-gi non è stampare i libri ma commer-cializzarli. Certo a vedere questi libret-ti un pensierino in tal senso l'abbiamofatto anche noi. Chissà . . . .

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STATI UNITI

Cinquemila litterbags perDB88

L e «Littterbags -scrive ThomasB. Costantino,

presidente della The Noteworthy Company, una dellepiù grandi società americaneche operano nel settoredell'igiene - sono il simbolodella responsabilitàindividuale e fa vederel'impegno di ognuno aservizio della comunità edella Patria». Diremo moltopiù semplicemente che questelitterbags sono dei sacchettidi plastica disseminati neigiardini e agli angoli dellestrade oppure portati nellaborsetta per essere utilizzatial momento opportuno .Attorno a questi sacchetti c'ètutta una campagna cheinvita a «Mantenetel'America Bella»!Il Comitato deifesteggiamenti per ilcentenario DB88 animato dadon Lorenzoni non si èlasciata sfuggire l'occasionedi un regalo di 5000litterbags da parte di Mr .Costantino facendovistampare l'originalissimomotto americano : «Touchthe future - Reach out toyouth! » «Tocca il futuro,stendi la mano.a i giovani» .L'originale slogan è statosuggerito dalle ultime paroledell'insegnante ChristaMcAuliffe che poco primadel suo fatale volo delgennaio 1986 su Challengernello spazio a circa duemilagiovani studenti aveva detto :«I touch the future : Iteach! » «Io tocco il futuro :io insegno» .

TOUCH THE FUTURE -REACH OUT TO YOUTH!

DON BOSCO

I1yAyAYAY1rCENTENNIAL

SALESIANS SERVE YOUTHTHE WORLD OVER.

SPAGNA

Juan Manzana lavora a unanuova statua dedicata aMaria Ausiliatrice

I l 1 sacerdote salesianoJuan Manzana,settantasette anni,

scultore infaticabile, dopoaver eretto un monumento aMaria Ausiliatricenell'entrata della scuolaprofessionale salesiana«Giovanni XXIII» diAlicante, si è messo subito allavoro: adesso staprogettando una copia esattadi questa statua per un altrocollegio della stessa città .

I Nella foto :Il monumentoall'Ausiliatrice diAlicante

Nel suo 75° anniversario lacattedrale di Rìo Gallegosviene dichiarata monumentostorico nazionale

L a Diocesi della Cittàdi Rìo Gallegos,capitale di Santa

Cruz, in Patagonia, hacelebrato le sue nozze diplatino il 19 dicembre del1985 nella cattedralededicata a Nostra Signora diLujan, che, nello stesso

giorno, grazie allaCommissione Nazionale deiMusei, Monumenti e LuoghiStorici della RepubblicaArgentina, è stata dichiaratamonumento storiconazionale. La celebrazione siè svolta in concomitanza colcentenario della Città di RìoGallegos, fondata nel 1885 :per l'occasione è statoemesso un francobollo conl'effigie della cattedrale dellastessa città . Nostra Signoradi Lujan, inaugurata il 25febbraio del 1900 da mons .Fagnano, è stata la primachiesa parrocchiale dellaPatagonia. Progettata dadon Giovanni Bernabè siinserisce da un punto di vistaarchitettonico in quello stileeclettico che predilige tra glialtri i volumi semplici edessenziali della tecnicaromanica. La pianta dellachiesa è a croce latina,mentre la cupola, che sistaglia al centro insopraelevazione, è costruitasu base ottagonale. Nel 1984sono iniziati i lavori direstauro, finalmente conclusiil 25 maggio del 1986 . Perciòquando si è celebrato ilcentenario della città nellacattedrale, in cui erapresente anche il Presidentedella Repubblica Alfonsin, ilavori erano ancora in corso .In tale contesto i salesianidella Città di Rìo Gallegos

II francobollocommemorativo di RioGallegos

hanno ricordato consperanza la possibilità cheViedma, città salesiana,possa presto divenire lanuova capitaledell'Argentina .

REPUBBLICADOMINICANA l~~

Benedetta una chiesaintitolata a MariaAusiliatrice

I l 1 vescovo Juan AntonioFlores ha benedettosolennemente il 24

maggio scorso la nuovachiesa eretta nella città di LaVega in onore di MariaAusiliatrice . Erano presentil'ispettore don Angelo Soto,il parroco salesiano don Luis

Nella foto :La nuova chiesa di LaVaga dedicataall'Ausiliatrice

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6 • 1 SETTEMBRE 1986

Sertore, un buon gruppo disacerdoti e molti fedeli . Estato proprio il parroco donSertore a volere questachiesa dopo che il ciclone«Davide» aveva devastatonel 1979 la cittadina, di persé già povera . Case e coseerano state sepolte . Daallora tutti gli abitanti sisono generosamenteimpegnati, per quello chepotevano, nella costruzionedella chiesa . Finalmente,dopo molti anni, ora ancheLa Vega ha il suo tempiodedicato a MariaAusiliatrice .

Ricordato da una monetaAlfonso Maria Galea

U na moneta d'argentorecante l'effigie delcooperatore

salesiano Alfonso MariaGalea, coniata nel 1975 dalGoverno dell'isola di Malta,è stata donata al RettorMaggiore don EgidioViganò, in occasione deldecimo anniversario dellaemissione, da unrappresentante della dittaEmmanuel Said, operantenel settore della numismaticae della filatelica . Il peso

Nella foto :Una foto d'archivio dei1908 che ritrae il Galeae il salesiano donUrso. La medagliaofferta a don Viganò

della moneta è di diecigrammi; l'effigie è statadisegnata da PietroGiampaoli . Il dono vuolessere appena un simbolo delriconoscimento del lavoroche i salesiani hanno svolto etuttora svolgono a favoredella gioventù maltese. Èinoltre l'occasione perricordare la figura diAlfonso Maria Galea,insigne benefattore salesiano,che tanto s'adoperò perchéla società di Don Boscoapprodasse anche a Malta .Nato nel 1861, scrisse per laprima volta a don Rua il 21gennaio 1893 . Ma aveva giàincontrato don Bosco a 17anni, nel 1878, anno in cui sirecò a Torino per visitarel'Oratorio di Valdocco, e neera rimasto vivamenteimpressionato . I primisalesiani giunsero a Maltanel 1903 dopo che Galea edon Rua avevanoconcordato l'operazione . Ilcooperatore Galea mise adisposizione terreni e finanzepersonali per la costruzionedelle prime case salesiane, laSt. Patrick's School Sliema ela Juventutis Domus . Gli«Annali della SocietàSalesiana» parlano di questafigura benemeritadefinendola un Cooperatoresalesiano veramente tale,«cogitatione, verbo etopere» .

ITALIA

Sandro Pertini ricorda consimpatia i salesiani diVarazze

IL ' ex presidente dellaRepubblica SandroPertini, in una

intervista rilasciata alperiodico dell'Alitalia«Ulisse 2000» e pubblicatanel numero di giugno-lugliodell'86, ha ricordato ancorauna volta con grandesimpatia i salesiani del

collegio di Varazze chefrequentò negli annigiovanili . Parlando della«sua Liguria», terra «abitatada gente che non ha pauradell'azione», gente di mare,«dura, forte, franca, dipoche parole, abituata alottare, a conquistarsi tuttocon molto sacrificio», èriandato con la memoria aglianni della propria infanzia :«La Liguria fra le altre cosemi ricorda la mia infanzia,passata nella casa difamiglia, a Stella, sopraSavona. Fu un periodoveramente sereno della miavita. Fu molto dolce anche ilperiodo che trascorsi aVarazze. Ho un bellissimoricordo della mia vita alcollegio dei Salesiani, conmio fratello Eugenio, dovefacemmo il ginnasio . Perchéi Salesiani erano per servireil Signore in letizia . Non eraun ambiente tenebroso,tutt'altro! Giocavano connoi nel cortile, lì, a Varazze,in questo paese non lontanoda Stella dove mio padre eraun proprietario terriero» .L'ex presidente dellaRepubblica non hadimenticato «i suoisalesiani» .

Gli exallievi hanno eletto ilpresidente e i membri dellaGiunta Confederale

G li exallievi hannorinnovato a Romanello scorso mese di

giugno la GiuntaConfederale eleggendo fragli altri gli italiani avv . NinoMagnano di S . Lio, il dott .Tommaso Natale e il sig .Giuseppe De Michelis .Presidente Confederale èstato riconfermato lo

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ÌNella foto :Il presidentericonfermato Castelli(a sinistra di donViganò) vieneinsiedato con la neoGiunta dal RettorMaggiore

svizzero Giuseppe Castelli :46 anni, dottore in scienzeeconomiche all'UniversitàCattolica di Friburgo,preside di una scuolaprofessionale per segretaried'azienda a Lugano, erastato già eletto nel 1980 .Exallievo dei salesiani diMaroggia, nel CantonTicino, è stato per circa 10anni presidente della localesezione degli exallievi e per 6anni ha presieduto lafederazione svizzera . Nelcorso del precedentesessennio, Castelli ha indettosignificative manifestazioniper l'animazione degliexallievi in tutto il mondo .Tra esse due convegnieuropei per giovani exallievi,due congressi per l'AmericaLatina, un congresso in

India. Notevole attenzioneha riservato, secondo quantostabilisce lo statutodell'associazione, aiproblemi educativiincrementando dovunqueiniziative di volontariato,centri di rieducazione, scuolediurne e serali, ricerche eprogetti per affrontare erisolvere il grave problemadella disoccupazionegiovanile .

Festa regionale dello sport :le PGS siciliane a Palermo

1 13 aprile sono confluitida tutta la Sicilia aPalermo i ragazzi e le

ragazze delle PGS per lafesta regionale dello sport .Da S. Teodoro, sui Nebrodi,da Mazzarino, Riesi,Leonforte fino a Camporealesono accorsi per sfilare

INella foto :i ragazzi dellePolisportive giovanilisalesiane in corteo aPalermo .

1 SETTEMBRE 1986 • 7

a lettera di Nino Barraco

UN PROGETTOOLTRE LE SBARRE

Carissimo,

certamente, fu una storia nuova che entrò allora nellecarceri italiane .

Speranza di una storia che un Papa, Giovanni XXIII,aprì al mondo varcando i cancelli di Regina Cceli : «Mieicari figlioli, miei cari fratelli, siamo nella casa del Padreanche qui . . . Io metto i miei occhi nei vostri occhi . Ma no,perché piangete? Ho messo il mio cuore vicino al vostro» .

Speranza che un altro Papa, Giovanni Paolo II, ha spa-lancato al nostro tempo, abbracciando, oltre le sbarre diRebibbia, il suo attentatore, Ali Agca . Un fatto umano,autentico, fuori di ogni finzione, di ogni protocollo . Unevento di perdono per il suo «fratello», una proclamazio-ne di «stima» per ogni persona .

Quel giorno, su una targa donata al Papa, venne scritto :«Nella nostra umiltà e solitudine, il ricordo di un giornofelice» .

La verità è che la Chiesa non può non amare chi si trovanel dolore. Innocente o colpevole, ogni uomo indicadrammaticamente la presenza e il volto di Cristo : «Erocarcerato . . .» .

Dio è amore . Dio non rifiuta mai l'amore. E a Lui ogniuomo può rivolgersi nella certezza di essere amato . Qua-lunque sia la vicenda personale vissuta, l'esperienza dolo-rosa, sbagliata, deludente, che la vita gli può aver riser-vato .

Amare, perdonare, non significa chiedere che non abbiapiù corso la giustizia, che si allenti la vigilanza verso il cri-mine. Non vuol dire confondere il perdono con una remis-siva connivenza. E non è neppure affacciarsi ad una colpe-vole indifferenza verso le vittime della violenza

Essere operatori di pacificazione, di riconciliazione, èinvece riconoscere in ogni persona, quali che siano le suecolpe e il suo passato, un uomo che Dio ama, fratello ditutti .

Facciamo tutti i nostri sbagli . Ebbene, nonostante i no-stri sbagli, i nostri piccoli o grandi errori, dovuti a noi stes-si, ma anche alla società, al territorio, al sangue, alla cul-tura, al delitto degli altri, Dio spera sempre in noi,_ credesempre in noi .

Il peggio di ieri è già capitato . Ora si tratta di costituirecon coraggio una speranza .

La speranza di se stessi, del domani, del mondo . Oltre ildolore, lo scoraggiamento, la disperazione . Oltre lesbarre .

Ogni uomo sulla terra, quale sia il suo passato e il suopresente, ha diritto ad un progetto di futuro .

Di questo futuro, al di là delle carceri, come dimentica-re, cento anni addietro, l'intuizione profetica di don Bo-sco?

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8 • 1 SETTEMBRE 1986

insieme con le scuolecattoliche di Palermo : intutto circa 10 .000 persone .Un corteo di speranza e difiducia in un futuro miglioreper Palermo e per la Sicilia .Dalle scuole cattoliche dellacittà residenziale a quelle deiquartieri più popolari, daivari Gonzaga, Ancelle,S. Lucia all'Arenella, BorgoVecchio e Gesù Adolescentesono sfilati tutti insiemesenza distinzione di cetoculturale e sociale conallegria e serenità secondo lospirito e lo stile del Santo deigiovani . Con lieve toccomarziale dà il ritmo a tuttala marcia la banda musicaledell'oratorio salesiano diMalta dietro l'impeccabileorganizzazione di donSalvatore Naselli .Suggestiva la conclusioneallo Stadio delle Palme,nello scenario del MontePellegrino . «Siate forti nelcorpo e nello spirito percombattere il male» : questoè il messaggio proclamatodal card . Pappalardo che hapresieduto la celebrazionedell'Eucaristia .L'arcivescovo di Palermo siè congratulato con i salesianie le F .M.A. per l'efficaceopera svolta in mezzo aigiovani di tutta la Sicilia . Haesortato poi a pregare per lapace nel Mediterraneo .Le danze folcloristiche incostume siciliano dei gruppidi Camporeale e Riesi hannoconcluso la manifestazione,mentre targhe ricordovenivano consegnate alleautorità presenti :all'Ispettore dei salesiani donCalogero Montanti, alSindaco di Palermo LeolucaOrlando, che ha marciatocon i suoi bambini confusotra la folla, e al Presidenteregionale delle PGS sicilianeEnzo Caruso .

Celebrati i dieci annidel Centro «Viktor Frankl»

iovani: voglia

«

di pace» èstato il tema

del decimo seminario distudi organizzato dal centropsico-pedagogico «ViktorFrankl» di Messina in

INella foto :L'intervento dimonsignor Bettazzimentre al tavolo (dasin .) siedono ilprofessor donUmberto Romeo, ladottoressa Cuzzocrea,il dottor DomenicoRusso .

collaborazione con l'Istitutoteologico S. Tommaso -recentemente l'Istituto èstato aggregato all'UniversitàSalesiana - e con numerosiesperti di altre università .L'importante appuntamentoculturale ha riscosso unnotevole successo sia per laqualità dei relatori sia ancheperché nel corso di questidieci anni gli organizzatorianimati dal professor donUmberto Romeo e sostenutidalla Casa salesiana di viaLenzi a Messina, hannosaputo creare un clima diintensa e numerosapartecipazione. La tre giornidi quest'anno ha visto lapartecipazione del giornalistascrittore prof . FortunatoPasqualino, responsabileRAI del DipartimentoScuola Educazione, dellaprofessoressa Alba DiniMartino, vice presidentenazionale del CIF e docentedi sociologia della famigliapresso l'UniversitàGregoriana di Roma, dimonsignor Luigi Bettazzi,vescovo della Diocesi diIvrea .I relatori hanno trattato iltema generale

rispettivamente dal punto divista scolastico, familiare edecclesiale . Altri interventisono stati fatti dal direttoredella Casa salesiana donPaolo Cicala, dalProvveditore agli Studi diMessina dottor RosarioLiotta, dal presidedell'Istituto S . Tommaso,professor don FerdinandoAronica, dal dottorDomenico Russo e dalladottoressa Maria EugeniaCuzzocrea .

LRinnovata la tradizionaleinfiorata di Genzano

a tradizionaleinfiorata che ognianno viene

organizzata a Genzano neicastelli romani in onore delCorpus Domini anche

quest'anno ha visto lapartecipazione della localeopera salesiana .Religiosi, giovanidell'oratorio, exallievi escout, hanno collaboratotutti insieme perché anchequest'anno ci fosse un«prodotto» particolarmenteammirato dagli oltre mezzomilione di visitatori chehanno visitato ('«infiorata86» .I salesiani di Genzanoguidati dall'artista AnnaPucci e dagli exallievi RemoRicasoli, Dezzi Vincenzo, DeLuca Emilio, MaurizioPolidori hanno presentatoun quadro raffigurante «SanTommaso da Villanova,patrono di Genzano» .Per avere un'ideadell'infiorata di Genzanobasta pensare che per itredici quadri raffigurati icastellani hanno utilizzatoben cinquecento quintali dipetali di fiori .Per i curiosi e gliappassionati poi riferiamoche il quadro presentato daisalesiani misurava 98metriquadrati, 14 metri dilunghezza e 7 di larghezza .Quali fiori sono statiutilizzati? Eccoli : garofanorosso, bianco e rosa ; sansaverde e marrone ; vinaccia divino; finocchiella ; rose ; semivari; seme di scopa; seme dipino .

Nella foto :I S. Tommaso diVillanova all'infiorata86 di Genzano

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VITA ECCLESIALE

AD ASSISIPER LA PACEL'incontro di preghieradel 27 ottobre cade in unmomento di tensioni efocolai di violenza. Unmagistero coerente che ciimpegna a far nostra lacultura della pace e deldialogo.

Sarà un incontro unica-mente ed esclusivamente di preghie-ra. Non vi saranno dichiarazionipolitiche sulla pace. Sarà una gior-nata di digiuno che vuole nel con-tempo sottolineare il senso e la por-tata del pellegrinaggio . Al pari deglialtri e con gli altri, il Papa si uniràai rappresentanti di tutte le grandireligioni del mondo . Si ritroveranno«insieme per pregare» e non per

Foto archivio SEI

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«pregare insieme», ad evitare ancheogni apparenza di sincretismo reli-gioso .

L'appuntamento è per il 27 otto-bre ad Assisi con l'unico scopo di«implorare dall'Onnipotente, nellecui mani stanno i destini del mon-do, il grande dono della pace» . So-no le parole di Giovanni Paolo IIche ha voluto questo storico incon-tro e dopo aver molto pregato e ri-flettuto . Il Papa ne ha dato perso-nalmente l'annuncio il 25 gennaioscorso, a conclusione della settima-na di preghiera per l'unità dei cri-stiani, nella stessa basilica di SanPaolo dove Giovanni XXIII resenota al mondo la sua intenzione diconvocare un Concilio ecumenico .

L'iniziativa di Giovanni Paolo IIsi colloca sullo sfondo dell'Anno in-ternazionale della Pace proclamatoper il 1986 dalle Nazioni Unite .«Nessun cristiano, anzi nessun esse-re umano, che creda in Dio creatoredel mondo e Signore della storia»,sottolineava il Papa spiegando ilsuo passo, «può restare indifferentedi fronte ad un problema che toccacosì intimamente il presente e il fu-turo dell'umanità . È necessario checiascuno si mobiliti per recare ilproprio contributo alla causa dellapace. La guerra può essere decisa dapochi, la pace suppone il solidaleimpegno di tutti» .

«In questa prospettiva», sog-giungeva Giovanni Paolo Il, «iolancio un pressante appello a tutti ifratelli e sorelle cristiani, e a tutte lepersone di buona volontà, perché si

Foto Demarie

uniscano in insistente e fervorosapreghiera per implorare da Dio ilgrande dono della pace . La SantaSede desidera contribuire a suscita-re un movimento mondiale di pre-ghiera per la pace che, oltrepassan-do i confini delle singole nazioni ecoinvolgendo i credenti di tutte lereligioni, giunga ad abbracciare ilmondo intero» .

Per quanto riguarda il «giornodell'incontro» sono stati consultatitutti i leaders delle altre confessionicristiane e delle varie religioni mon-diali . Non di venerdì, non di saba-to, non di domenica, per rispettarele varie fedi . La prima giornata è sa-cra all'Islam, la seconda all'ebrai-smo, la terza al cristianesimo . Cosìsi è puntato su un lunedì . Appuntolunedì 27 ottobre, quando dal Norde dal Sud, dall'Est e dall'Ovest, aldi là di tutte le barriere, una molti-tudine di uomini di buona volontàrivolgerà lo sguardo alla .Santa Col-lina di Francesco ed eleverà le suemani al Dio della pace .

L'iniziativa si comprende megliose la si inquadra nel dialogo con iseguaci di altre religioni avviato dal-la Chiesa cattolica all'indomani delConcilio, con i pontificati di Pao-lo VI e, soprattutto di GiovanniPaolo II . Il 19 agosto 1985, incon-trando a Casablanca cinquantamilagiovani musulmani, il Papa disse lo-ro: «Cristiani e musulmani, abbia-mo molte cose in comune, comecredenti e come uomini . Viviamonello stesso mondo, solcato da nu-

merosi segni di speranza, ma ancheda molteplici segni di angoscia .

Pochi, in quel momento, forse ri-cordavano quanto il Papa aveva giàdetto all'Onu nel 1979, proprio par-lando dei valori spirituali: «L'anali-si della storia dell'uomo, in partico-lare nella sua epoca attuale, dimo-stra quanto rilevante è il dovere disvelare più pienamente la portata diquesti beni, ai quali corrisponde ladimensione spirituale dell'esistenzaumana. Dimostra quanto è impor-tante questo compito per la costru-zione della pace» .

Facendo leva sui valori religiosi,Giovanni Paolo Il trova così un lin-guaggio comune tra cristiani e mu-sulmani, che nessuno aveva sinoraosato immaginare . Questo linguag-gio è possibile perché parte da unvalore comune, la fede in Dio : « Dioha fatto noi, gli uomini, e noi siamoa lui ordinati . La sua santa leggeguida la nostra vita . E la luce di Dioche orienta il nostro destino e illu-mina la nostra coscienza . Ci rendecapaci di amare e di trasmettere lavita. Chiede a ciascun uomo di ri-spettare ogni creatura umana e diamarla come un amico, un compa-gno, un fratello . Egli invita ad aiu-tarla quando è ferita, quando è ab-bandonata, quando ha fame e sete,in breve, quando non sa più dovetrovare la sua strada sui sentieri del-la vita» .

Dalla testimonianza data all'uni-co Dio, il Papa trae la testimonian-za comune sulla dignità dell'uomo edella sua vita sociale: «Ogni perso-

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na è unica agli occhi di Dio, è inso-stituibile nell'opera di sviluppo .Ciascuno deve essere riconosciutoper quello che è e, poi, rispettatocome tale . Nessuno deve utilizzare ilsuo simile; nessuno deve sfruttare ilsuo eguale ; nessuno deve disprezza-re il suo fratello» . E concludeva, aCasablanca, con l'invocazione or-mai divenuta universale: «O Dio,non permettere che invocando il tuonome, arriviamo a giustificare i di-sordini umani» .

Ugualmente durante il viaggio inIndia, a Madras, il 6 febbraio scor-so, dinanzi ai rappresentanti dellereligioni non cristiane, GiovanniPaolo II così si esprimeva: «L'ap-proccio della Chiesa alle altre reli-gioni è fatto di autentico rispetto ;con esse cerca reciproca collabora-zione. Questo rispetto è duplice : ri-spetto per l'uomo nella sua ricercaFoto archivio SEI

di risposta alle domande più pro-fonde della sua vita, e rispetto perl'azione dello Spirito nell'uomo» .

Non si tratta di indulgere a formeanche larvate di sincretismo, che laChiesa non potrebbe mai accettare,ma di stimolare le autentiche forzedello spirito . In una civiltà che spes-so fa l'esperienza sterile ed amaradell'unica dimensione economicisti-ca-materialistica, si tratta di valo-rizzare, come fa il Papa citando ilMahatma Gandhi, la forza efficace,quella religiosa, «che cambia la ve-ra natura di ciascuno, quella che le-ga indissolubilmente alla verità inte-riore che sempre purifica» .E necessario quindi capovolgere

il pregiudizio che considera le federeligiosa una fuga o un'alienazioneper riconoscere che «un'autenticaspiritualità è seriamente impegnataa dar sollievo a tutti coloro che sof-

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frono o sono nell'indigenza». Oc-corre che il senso del sacro facciasentire ai popoli «l'urgenza di unasolidarietà globale di fronte alleenormi sfide che l'umanità deve af-frontare». In questo modo, ad avvi-so del Papa, «la saggezza e la forzache provengono dall'impegno reli-gioso umanizzeranno ulteriormenteil cammino dell'uomo attraverso lastoria» .Non può dunque sorprendere

che, il 13 aprile scorso, parlando al-la comunità israelitica di Roma,Giovanni Paolo Il abbia potuto au-spicare «una collaborazione in fa-vore dell'uomo, della sua vita dalconcepimento fino alla sua mortenaturale, della sua dignità, della sualibertà, dei suoi diritti, del suo svi-lupparsi in una società non ostile,ma amica e favorevole, dove regnila giustizia e dove, in questa nazio-ne, nei continenti e nel mondo, siala pace ad imperare, lo shalom au-spicato dai legislatori, dai profeti edai saggi di Israele» .

Il Papa lavora senza posa nelladirezione di creare una vera culturadi pace. Ai giudici della Corte Inter-nazionale di Giustizia dell'Afa,l'anno scorso, disse : «Certo che cidobbiamo preoccupare per gli ar-mamenti nucleari . Ma la nostra pri-ma preoccupazione dovrebbe essereper la gente stessa, per il modo incui molti pensano e parlano della vi-ta e della società . Pochi sono gli ar-gomenti su cui si dicono tante falsi-tà quante se ne dicono sulla pace ;pochi argomenti sono altrettantosuscettibili di essere manipolati .Questa è la prima minaccia» .

L'appuntamento di Assisi è unappello a costruire una vera culturadi pace fondata più sui valori chesulle forze, interpellando tutti gliuomini, facendo leva sui princìpispirituali ed etici che sono alla basedelle loro esigenze, sollecitandone ilsenso di responsabilità, modifican-done ed orientandone le mentalitàprima ancora di cambiarne i sistemipolitici o le strutture . Assisi sarà indefinitiva, l'occasione per far emer-gere e confrontarsi i «continentidello spirito», che sono le grandi re-ligioni e le culture di più forte tradi-zione che ad esse si ispirano .

Silvano Stracca

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VITA SALESIANA

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Il nuovo regolamento dei cooperatori

UN REGOLAMENTOSULLE ORMEDI DON BOSCOFONDATORECon l'approvazione da parte dellaCongregazione per i Religiosi e gli Istitutisecolari avvenuta il 9 maggio 1986 del«Regolamento di vita apostolica»,lAssociazione dei Cooperatori Salesiani iniziaun nuovo periodo della sua ultracentenariastoria.

«Se vogliamo rilanciarenella sua integrità il carisma di DonBosco - ha detto il rettor maggioredon Egidio Viganò presentando aisalesiani l'avvenimento sugli Attidel Consiglio Generale - in questavigilia delle celebrazioni centenariedell'88, dobbiamo sentirci portatoridi una "particolare responsabilità"nel promuovere e animare un "va-sto Movimento di persone", curan-do in particolare l'Associazione deiCooperatori . Sin dalle prime nostreorigini essi sono stati impegnati nel-la comune missione giovanile e po-polare, la quale ci interpella conti-nuamente più in là delle opere esi-stenti» .

Con l'occasione don Viganò haanche inviato ai membri dell'Asso-ciazione una lettera nella quale nericonferma l'importanza e ne rilan-cia il ruolo all'interno del carisma diDon Bosco .

Il nuovo «regolamento» constadi cinquanta articoli ed è suddivisoin sei capitoli . Alla sua elaborazionedefinitiva si è giunti dopo un lungodibattito all'interno dell'Associa-zione che ha visto coinvolti anchenumerosi esperti .

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Per un primo commento il BS haorganizzato una tavola rotonda conla partecipazione di don SergioCuevas Leon, consigliere generaleper la Famiglia Salesiana e le Co-municazioni Sociali, Paolo Santo-ni, coordinatore dell'Associazioneper l'Italia, Marilena Gamberucci,componente della Giunta nazionalee Giuseppina Turconi coordinatricedi un centro .

La continuitàdi uno spirito

Bollettino Salesiano - Esistonoelementi in comune fra questo Re-golamento di vita apostolica dei

Cooperatori e le Costituzioni ed iRegolamenti dei Salesiani e delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice?Don Sergio Cuevas - Rifacendo-

ci alle origini di questi tre diversigruppi e alla continuità spiritualeche li lega a Don Bosco c'è subitoda dire che i cooperatori rientranonell'unica ispirazione avuta dalSanto che seppe interpretare stori-camente quanto lo Spirito gli sugge-rì . Con la specificità propria di ognisingolo gruppo, salesiani, figlie diMaria Ausiliatrice e cooperatorirealizzano e prolungano nel tempola stessa missione giovanile e popo-lare che fu del comune Fondatore .Don Bosco seppe integrare in ununico progetto missionario religiosie laici facendone un'unica forza aservizio del bene .

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I La copertina delvecchioregolamento

Altri elementi comuni ai tre grup-pi sono quelli derivati dal Vangeloche il Fondatore seppe vivere in mo-do specifico dando in tal modo aisuoi seguaci una comune spirituali-tà . Si può dire che fra questi tregrandi gruppi voluti da Don Boscosia possibile un vero e proprio arric-chimento spirituale in costante reci-proca dialettica .BS - Ma quale continuità esiste

fra questo «regolamento di vitaapostolica» e il regolamento di DonBosco del 1876?Don Cuevas - La prima grande

preoccupazione mia personale e del-la commissione preparatoria è stataproprio questa : non perdere il con-tenuto che Don Bosco ha lasciatonel suo regolamento del 1876 e ri-versarlo nell'attuale momento ec-

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clesiale e sociale . Mi pare che ci sia-mo riusciti : l'essere cooperatori perDon Bosco fu inteso innanzituttocome un modo d'essere cristiani conparticolari impegni soprattutto nel-la carità . In questo nuovo regola-mento abbiamo anche riversatoquanto ha detto il Concilio Vatica-no Il sui laici . L'associazione deicooperatori ci appare in tal modocome un gruppo di laici che nonguardano soltanto a se stessi ma chesappiano vivere nel mondo senzapaura, impastandolo in certo qualmodo di spirito cristiano .

Il primo impegno associativo è latestimonianza nel quotidiano, l'es-sere fermento, il portare una menta-lità di fede nella società . Il nuovoregolamento ha cercato di tradurreproprio questa verità che fu essen-ziale per Don Bosco e lo è anche pernoi .BS - Dal punto di vista associa-

tivo quale tipo di associazione trac-cia questo regolamento?

Paolo Santoni - L'aspetto orga-nizzativo dell'Associazione è tratta-to nel capitolo sesto . Naturalmente«nucleo fondamentale della realtàassociativa è il Centro» . Esso rag-gruppa i cooperatori di un determi-nato territorio . Questa dimensioneterritoriale viene ulteriormente sot-tolineata anche dal fatto che rispet-to alla precedente edizione del rego-lamento viene dato maggior spazio

l

Paolo Santoni

e perciò maggior responsabilità aiConsigli ispettoriali .

Per quanto riguarda poi l'Italia,la Spagna e l'Argentina - tutte na-zioni che avevano precedentementeun Consiglio nazionale - c'è da ri-cordare la scomparsa di questoConsiglio e la nascita di una even-tuale Conferenza nazionale qualeorgano «di coordinamento e di sti-molo» e di servizio « per una più ef-ficiente vitalità e collaborazione» .BS - Ma questa «associazione»

è democratica?Santoni - Certamente. Anche i

precedenti regolamenti hanno sot-tolineato il valore di un associazio-

Don Sergio Cuevas

M Marilena Gamberucci

nismo veramente democratico dovela collegialità, la sussidiarietà e lapartecipazione sono dimensionipermanenti del vivere associativo .Da noi non esiste un «presidente»ma un «coordinatore» che, a diver-si livelli, ha i seguenti compiti :«convocare le riunioni, presiederle,coordinarne i lavori, curare l'esecu-zione delle deliberazioni ; informaregli .organismi superiori sulla vita esulle attività dell'Associazione ; rap-presentare l'Associazione ; tenere irapporti a nome del Consiglio, congli organismi laicali ed ecclesiali econ gli altri Gruppi della Famigliasalesiana; prendere decisioni in casodi urgenza, nell'ambito delle com-petenze del Consiglio, rendendonesuccessivamente conto» .

Esperienza evangelicanel mondoBS - Questo regolamento viene

presentato come «regola di vitaapostolica». Perché? Non potrebbecogliersi in questa denominazioneuna specie di dicotomia nella vitaconcreta e quotidiana del coopera-tore?Marilena Gamberucci - L'impe-

gno del cooperatore è chiaramenteproiettato verso i fratelli, verso ilmondo in un rapporto di «servizio»

Giuseppina Turconi

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DALLA LETTERADI DON VIGANÒAI COOPERATORI

È indispensabile curare, attraverso una competente scuola di animazio-ne, quegli aspetti che caratterizzano la «spiritualità laicale», in quanto tale .

Possiamo ricordare, tra le note più significative di tale spiritualità, le se-guenti :- L'animazione cristiana degli impegni temporali che appartiene specifi-

camente alla missione del laico, sia nella famiglia che nell'ambito culturalee sociale. Egli deve sentirsi simultaneamente «cittadino» e «credente» tra-ducendo la sua fede nel Cristo in costante sforzo di trasformazione delmondo .- Una sensibilità, acuita dalla fede, che muova il laico a discernere con-

tinuamente i segni dei tempi in comunione con la Chiesa locale e a prende-re parte attiva e autenticamente cristiana all'odierno processo di «liberazio-ne sociale», differenziato secondo le situazioni concrete in cui vive . Il laicoè chiamato a collaborare per far crescere una cultura più vera, una civiltàdel lavoro più giusta, una solidarietà umana più universale : compito questoassai impegnativo per tutto il Popolo di Dio (da vivere con differenti voca-zioni) .- L'attenta considerazione del «quotidiano», nell'ambito del suo caratte-

re secolare, che offre alla carità del laico una miniera inesauribile, anche senascosta e modesta, di vera e pratica testimonianza evangelica ; così eglipuò dar ragione, in un mondo che passa, delle risorse vitali della speranzacristiana .- La cura diligente della propria «professionalità», di ciò che si riferisce

al suo retto esercizio e al suo assiduo perfezionamento, che dia all'esisten-za del laico il tono concreto della sua partecipazione alla missione dellaChiesa nel «permeare e perfezionare l'ordine delle realtà temporali con lospirito evangelico» .- Infine, la coscienza sempre più esplicita di quanto afferma il Concilio :

«le condizioni odierne richiedono che l'apostolato dei laici sia assolutamen-te più intenso e più esteso», anche nell'ambito specifico della evangelizza-zione e santificazione che presenta loro «moltissime occasioni» più in làdella sola «testimonianza della vita» . In questo senso il Vaticano Il ha sotto-lineato l'importanza per i laici di una forma associativa di apostolato : «infattile associazioni sono di sostegno ai propri membri e li formano all'apostola-to, dispongono bene e guidano la loro azione apostolica, affinché possanosperarsi frutti abbondanti» .

Ed è qui che appare, come mediazione evangelica di sintesi, la preziosaeredità dello stile originale di vita cristiana sperimentato e lanciato, per voiCooperatori e Cooperatrici, da Don Bosco con il suo «spirito salesiano» . La«spiritualità laicale» indica, in forma ancora generica, un insieme di aspettida curare ; ma lo si può fare in molti modi . Lo «spirito salesiano», invece,suggerisce un modo tipico e già collaudato di farlo .

e sull'esempio del Cristo . In questoci rifacciamo alla costituzione pa-storale «Gaudium et spes» sullaChiesa nel mondo contemporaneo .Il regolamento in particolare evi-denzia alcune «aree» di interventocome la famiglia, la vita coniugale,l'ambiente di vita e di lavoro, larealtà sociale .BS - E per quanto concerne

l'impegno politico?Gamberucci - Tutto l'articolo

41 è dedicato all'impegno del coo-peratore nella realtà sociale . Il coo-

peratore sa che senza politica non èpossibile trasformare la società masa anche che la natura ecclesiale del-la sua associazione non consente aquesta di fare scelte partitiche bendefinite . Un chiaro impegno nel so-ciale e nel politico dunque ma senzacollateralismi di sorta . In particola-re il cooperatore deve rendersi pre-sente dove si progetta e si decide perla gioventù, la famiglia, la solidarie-tà con i popoli in via di sviluppo e lapromozione della giustizia e dellapace .

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a vita di un centrocooperatori

BS - Ma in concreto come fun-ziona un «centro»? Come vengonorecepite alla base queste indicazioniregolamentari?

Giuseppina Turconi - Sottoli-neo innanzitutto che per un «cen-tro» avere un regolamento, una gui-da che aiuta a vivere meglio lo spiri-to salesiano è importantissimo . Cer-to va letto, studiato e vissuto nellesingole situazioni nelle quali ci ve-niamo a trovare . Il centro di Ladi-spoli ad esempio che è quello in cuiio opero è molto impegnato a livelloparrocchiale . Siamo impegnati so-prattutto con la caritas e per la cate-chesi . E chiaro che si traduce in au-tentica spiritualità quel che descriveil regolamento allora l'impegno pergli altri verrà fatto con più entusia-smo e con più coraggio .

Come coordinatrice sono già im-pegnata a presentare il regolamentopiù che come fatto giuridico-disciplinare come strumento di cre-scita cristiana e salesiana per i sin-goli e per l'associazioneBS - La signora Turconi è coor-

dinatrice presso un centro coopera-tori. Cosa «fa» per esercitare que-sto servizio?

Turconi - Premetto che il miocentro è situato presso un'operadelle Figlie di Maria Ausiliatrice . Icooperatori di Ladispoli si riunisco-no una volta al mese ed in quellacircostanza cerco di vivificare l'as-semblea ricordando impegni ed ini-ziative stimolando la partecipazionedi tutti . Abbiamo iniziative per tuttii periodi dell'anno . Nel mese di set-tembre ad esempio c'è la partecipa-zione agli esercizi spirituali comemomento forte dell'esperienza delcooperatore. E poi c'è tutto un av-vicinamento personale fatto di tele-fonate, incontri casuali e individualiper le strade del paese . Potrei defi-nirmi con un pizzico di umorismo«animatrice» a tempo pieno . Lamia «cooperazione» poi si estendenon soltanto all'attività del centroma anche a quella delle Figlie diMaria Ausiliatrice .

a cura di Giuseppe Costa

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EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO

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Nord Est Brasile

Riforma agrariae quaresima in Brasile

Ogni anno in Brasile,durante il periodo della quaresima,viene lanciata una campagna chefocalizza tutte le attività della co-munità cristiana non solo nella qua-resima, ma durante tutto l'anno .

È questo uno dei grandi mezziche la chiesa del Brasile utilizza perraggiungere i suoi obiettivi pastora-li. «La campagna della fraternità»così è chiamata questa azione, èsempre siglata da un motto che neesprime il contenuto e il senso . Que-st'anno il motto è stato : TERRA DIDIO TERRA DI FRATELLI, e havoluto portare alla coscienza dei

AD AREIA BRANCAL'IMPREVISTOÈ DI CASASembrano episodi venuti fuori dauna aneddotica missionaria d'altritempi. Non è così.Qui il missionario impara nonsoltanto a tirar fuori una jeepdall'acqua ma anche che i ragazzimachete in pugno lavorano sottoun sole di quaranta gradi.A mandarci questo articolo è ilsalesiano don Carlo Vitacchio.

∎ Don Valerio Bredaparla ai ragazzi

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brasiliani la profonda ingiustizia diuna terra che Dio ha dato in dono atutti e che qui è solo proprietà di al-cuni . Il Brasile infatti, è uno deipaesi di maggior concentrazionefondiaria del mondo : 1,2% possie-de il 45,8% delle aree produttive,con più di mille ettari . Il resto si di-vide tra proprietari medi, fino aimille ettari, e piccoli proprietari aldi sotto dei dieci ettari . A questi ul-timi rimane solo il 2,4% del terrenocoltivabile . Se a questo si aggiungeche la maggior parte di questa terranon è coltivata per produrre alimen-ti necessari alla vita, ma solo permonoculture d'esportazione, comesoia, cacao, caffè, canna da zucche-ro, si ha una spiegazione del perchéquesto immenso paese dalle mille ri-sorse, non riesce a dar da mangiareai suoi 130 milioni di abitanti .

Il problema della terra in Brasileè uno dei più gravi e il governo dellanuova repubblica ha tentato di por-re mano ad una mini riforma agra-ria, ma purtroppo sembra destinataa fallire come altri precedenti tenta-tivi . Il filo spinato che delinea il li-mite di proprietà, taglia in tutte ledirezioni il paese ed è difeso, armiin pugno, da un egoismo cieco e as-surdo, che sembra lontano, moltolontano dall'essere vinto .

Zucchero amaro

Chi, in Brasile, vuol mettersi inviaggio deve tenersi pronto ad ognitipo di imprevisto : una panne, loscoppio di un pneumatico, la man-canza di carburante, sono cose ab-bastanza comuni . Ma l'imprevistopiù frequente e più noioso, è la de-viazione per «lavori in corso» . Inbuon italiano, vuol dire che in qual-che punto della strada o è crollato ilponte, o una frana ha ostruito lastrada, o si è aperta nell'asfaltoqualche voragine. Non essendocistrade alternative, si va per stradettedi campo, piene di curve, di buche,di guadi; vi lascio immaginare la

Tra i ragazzi e le povere case

gioia di dover scendere dal bus, le-varvi scarpe e calze, rimboccarvi ipantaloni e passare a piedi il brevecorso d'acqua : il bus con il peso deipasseggeri non ce la farebbe .

In una di queste deviazioni im-previste, ho avuto modo di osserva-re da vicino, per un'ora e mezzo dicammino, il lavoro dei tagliatori dicanna. Il bus doveva infatti attra-versare in tutta la sua estensioneuna grande «fazenda»; disteseenormi di canna, a perdita d'oc-chio, fin dove l'orizzonte - si chiude-va; canna verde, canna bruciata,pronta per la raccolta . Prima di ta-gliarla, infatti, i contadini sono soli-ti dar fuoco ad un tratto di campoper bruciare le foglie lunghe e ta-glienti che renderebbero faticoso epericoloso il lavoro . Il fuoco lasciaintatto il bambù, ma lo carica di ce-nere e fuliggine ^he trasforma, inbreve tempo, i lavoratori, in spettrineri che si agitano come figure allu-cinanti di una danza macabra .

Ho visto schiere di questi uominicondannati a questo duro lavoro,sotto un sole di quaranta gradi, ma-

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novrare il «machete», un lungo epesante coltello, senza posa : nonuno che si fermasse o alzasse la testaal passaggio del bus . Sembravanoappartenere ad un altro pianeta .C'era solo quella interminabile filadi canne da tagliare ; c'era da arriva-re laggiù dove finiva l'orizzonte . Inmezzo a questo inferno ho visto an-che dei ragazzi : anche loro con ilmachete, e la interminabile fila dicanne da tagliare . Anche loro nericome il carbone, anche loro curvisotto il sole implacabile . Ma per lo-ro, la curiosità era più forte : alzava-no la testa, guardavano il bus ; so-stavano un momentino, facevanoanche un segno di saluto, qualcunoperfino sorrideva . . . e poi di nuovo atagliare, ad ammucchiare ; ognimucchio voleva dire cruzeiros, po-chi miserabili cruzeiros ; un fascio,cento fasci, una montagna dicanna .

Arriveranno poi le macchine del-l'usina a trasformare quell'immanefatica, in alcool combustibile per lemacchine, o in zucchero, quella finepolvere bianca che andrà ad addol-cire le nostre bevande e a confezio-nare i nostri dolci .

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LTn giornosotto la pioggia

Mi trovo in una regione, il Nor-dest del Brasile, dove piove di rado,anzi in una regione che è periodica-mente soggetta alla secca .

Ma quando piove, piove sul se-rio, piove anche per il tempo in cuinon è piovuto . E la storia di questigiorni: una pioggia violenta e insi-stente. Devo raggiungere un villag-gio per celebrare la prima delle tremesse di oggi, domenica . Sono par-tito con la jeep molto presto e,neanche a dirlo, sotto la pioggia .

Conosco bene la strada che ho giàfatto altre volte, ma l'acqua può ri-servare sorprese ad ogni istante . Stomolto attento e avanzo piano . Sullamia sinistra quello che fino a ieri eraun fosso insignificante, ora si è al-largato enormemente e invade buo-na parte della strada . Arrivo pun-tuale, ma la cappella è ancora chiu-sa. Non c'è segno di vita. Aspetto.pazientemente che qualcuno arrivi .Poi decido di mettermi alla ricercadella famiglia che tiene la chiave .Mi rendo subito conto che hannoaltro da pensare che alla messa. Lacasa costruita con fango e copertacon foglie di cocco, è quasi scom-parsa. Ad ogni scroscio, l'acquaporta via quello che è rimasto . Miavvicinano due persone e mi diconoche le case rimaste in piedi sono po-che. Sotto l'acqua, vado a vedere .Quelle lungo il fosso sono le più malmesse : due sono crollate e le altreallagate . Gli abitanti si sono rifugia-ti presso i vicini . Mi do da fare pertrasportare con la jeep bambini evecchi nelle aule di una scuola vici-na . Con l'aiuto di qualche uomoandiamo a procurare le cose più ur-genti, tra cui rami di cocco per ripa-rare gli squarci dei tetti . Troviamodappertutto tanta generosità e tantasolidarietà .

Riusciamo a mettere insieme ilnecessario, almeno per i casi più ur-genti. Rientro per il pranzo dove ciritroviamo tutti e quattro . Il temadella conversazione è l'acqua .Ognuno ha da raccontare le sue dif-ficoltà e le sue avventure .

Nel pomeriggio ancora in viag-gio . Lungo la strada incontro tre

uomini e una vecchia che avevanoabbandonato la loro baracca e cer-cavano rifugio presso parenti . Lifaccio salire e carichiamo anche leloro cose . Hanno soltanto un saccoe dentro c'è tutto : biancheria, stovi-glie, pentole, provviste; c'è ancheuna gallina .

La messa è nella cucina spaziosadi una casa. Ci sono molte persone,alcune venute anche da sei, settechilometri . Hanno rischiato questalunga camminata a piedi, approfit-tando della breve interruzione dellapioggia. Quando terminiamo sonocirca le cinque del pomeriggio .

Rimane ora la terza località dovedovrei celebrare messa . Sono un po'preoccupato perché ho seri dubbi dipoter raggiungere la scuoletta dovec'è il nostro appuntamento domeni-cale. Mi dicono che una delle duestrade di accesso, quella comune, èimpraticabile, ma c'è un uomo delposto che si offre ad accompagnar-mi e a farmi da guida per la secon-da. «C'è un po' di acqua - mi dice- ma si passa». Quando comincioad incontrare l'acqua, l'uomo intui-sce i miei dubbi e mi fa un cenno diproseguire sicuro. Ma io più avanzoe più mi sembra di navigare . Ora

l'acqua ha raggiunto quasi il cofa-no . Avanti ancora . un piccolo sus-sulto «Ci siamo», penso, ma comeDio volle, la jeep cominciò a riaf-fiorare. Avevamo passato il puntopiù basso .Nella scuoletta non trovammo

nessuno ad aspettarci . Ma dopo al-cuni minuti arrivò un ragazzino conle chiavi . Aveva camminato conl'acqua fino alla cintola . S'era fattoormai buio e già pensavo di tornar-mene a casa senza celebrare, quan-do cominciarono a spuntare qua elà, in mezzo all'acqua, le luci di tor-ce elettriche e di lampade a petrolio :erano le persone che venivano amessa .

Tutti avevano da raccontare la lo-ro piccola avventura, ma nessuno sidava l'aria dell'eroe .

La messa fu semplice e breve e al-la fine ci salutiamo . La gente mi au-gura buon viaggio . E ne avevamoproprio bisogno per il nostro ritor-no. È superfluo dire che fu il pensie-ro che mi assillò per tutta la messa ;e non senza ragione .

Sempre in compagnia del mio fe-dele nocchiero, affrontiamo il trat-to d'acqua . La jeep si immerge pia-no piano . Ho lo strano presenti-mento che questa volta non ce lafacciamo . Avanzo lentamente . I fa-ri, ormai completamente sotto ac-

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qua, non mi aiutano . Devo avanza-re a naso .

Sento che sprofondiamo ancora :il rumore del motore si fa cupo . Lacabina si riempie di fumo . Ancoraun sussulto e la jeep si ferma . Nonc'è più niente da fare .

Scendiamo e con l'acqua fino allacintola, percorriamo il tratto che ri-mane per raggiungere l'asciutto . Epoi alla ricerca di una soluzione .

Incontriamo una casa e un giova-notto disposto ad andare in biciclet-ta a cercare aiuto . Siamo fortunatiperché dopo un'ora arriva il traino .

Ancora una volta in acqua per le-gare i cavi e per salire in cabina .

L'acqua arriva esattamente a co-prire il sedile di guida . L'operazionedura alcuni secondi e siamo di nuo-vo all'asciutto .

I problemi naturalmente non so-no finiti, perché l'acqua ha avutomodo di entrare dappertutto e ilmotore non riparte .

Il traino continua e finalmentearriviamo a casa .

In casa non c'è nessuno . Sono an-cora tutti in giro per il servizio do-menicale. Non ho né la voglia, né laforza di aspettarli .

Faccio una doccia per ripulirmi

Una via di Matriz de Camaragibenel giorno di festa

dal fango che mi è entrato dapper-tutto, prendo un succo di frutta emi metto a letto .

Un'ora di catechismomovimentata

Casquera è un agglomerato di ca-se a circa dieci chilometri da AreiaBranca. Non si può chiamare paese,piuttosto una contrada . Case pove-rissime, tutte di fango . La gente vi-ve di pesca, di un po' di agricoltura,e di . . . espedienti .

Qui abbiamo cominciato il cate-chismo da alcuni mesi. L'inizio nonè stato facile : nessuno si ricordavadi aver visto un prete . Si cominciacon il segno della croce. Una setti-mana dopo l'altra, il piccolo drap-pello cresce . Accanto ai bambinimolte volte si siedono anche gliadulti. Per intanto ci ospita una fa-miglia .

La cucina è abbastanza spaziosa euna quindicina di bambini possono

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stare comodamente seduti sul pavi-mento che è, neanche a dirlo, in ter-ra battuta . Ma quel giorno i bambi-ni davano segni di nervosismo e in-sofferenza . E ne avevano tutte le ra-gioni . La cucina era piena di mo-sche. Sull'unico tavolo formavanoquasi un tappeto e quando si alza-vano, era per dare il cambio a quelleche erano già in volo . I bambinicontinuavano infastiditi, a difen-dersi con qualsiasi cosa capitava lo-ro tra le mani . Ma le mosche, im-placabili, ritornavano alla carica .Bisognava prendere una risoluzio-ne: cambiare ambiente. Chiedo sec'è un altro locale lì vicino . C'è unacasa abbandonata, mezzo distruttadalla pioggia . Andiamo a vedere .Per fortuna c'era una stanza ancorain piedi. I bambini si accomodanoin fretta e la lezione riprende .Avevo appena cominciato che

Lucia, una bimbetta di nove anni, sialza di scatto e senza dire una paro-la, mi passa davanti come una saet-ta e si precipita fuori . Gli altri, pri-ma ancora che io mi rendessi contodi cosa stava capitando, dopo un at-timo di esitazione, la seguironoquasi per istinto. Rimasto solo miresi subito conto del pericolo . Pro-prio vicino a dove si era messa Lu-cia, c'era un nido di «abelias italia-nas », così sono chiamate delle apila cui puntura è, oltreché dolorosis-sima, anche pericolosa . Retroce-dendo con prudenza, mi metto insalvo anch'io .

Raccolgo la scolaresca ancorapallida per lo spavento e andiamoinsieme a cercare un altro luogo,questa volta all'aperto . C'è un albe-ro di «caserana» che fa un'ombradiscreta e accogliente : invito tutti asedere. Ma anche questa volta erascritto che non avremmo trovatopace .

I bambini ricominciano a dare se-gni di inquietudine . Alcuni cambia-no di posto, altri osservano attenta-mente il terreno, altri sono già inpiedi e cercano di liberarsi le gambeda nuguli di formiche . Eh sì . Erava-mo andati a finire proprio su unformicaio .

La lezione di catechismo era ter-minata. Per quella mattina ne ave-vamo già abbastanza .

Carlo Vitacchio

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EDITORIA

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ORA SAPPIAMOCHI EIL PREADOLESCENTEI risultati di una indagine, laprima in Italia svolta con criteriscientifici, definiscono lafisionomia dei ragazzi fra i 10 e i14 anni.

Evocando il Carneadedi manzoniana memoria, si potreb-be dire : il preadolescente, chi è co-stui? La domanda è valida in Italiapiù ancora che altrove, perché nelnostro Paese la fascia d'età compre-sa fra i 10-11 anni e i 14 - quellache viene assegnata appunto allapreadolescenza - è stata pocoesplorata, e comunque non in modosistematico . Eppure sui tre milioni emezzo di preadolescenti confluiscel'attenzione attiva di molteplici sog-getti: la famiglia, che tende a pro-crastinare nel tempo lo sganciamen-to del ragazzo attraverso forme piùo meno occulte di iperprotezione ; lascuola, che si cala sul preadolescen-te come scuola «dell'obbligo» ; i ge-stori del tempo libero, che riversanosull'area preadolescenziale un dilu-vio di iniziative in gran parte sugge-rite da esigenze di «mercato» ; le co-munità religiose, con le loro propo-ste di itinerari di fede .

Il modesto impegno all'appro-fondimento della conoscenza delpreadolescente non è dipeso, quin-di, da una mancanza di interesse,bensì dall'indubbia difficoltà di af-frontare con rigore e serietà di ana-lisi un periodo della vita dai confiniincerti e con i caratteri di un tempodi transizione . Il mondo dei preado-lescenti - è stato detto - non è uncontinente unitario, è invece un ar-cipelago, che rende ardua la naviga-

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zione a chi voglia avventurarsi adesplorare il fitto intrico di isole eisolotti costituiti da altrettanti «vis-suti» . Col tempo, le domande si so-no accumulate e hanno finito perimporre l'esigenza di risposte scien-tificamente definite . Esiste vera-mente la preadolescenza? E se sì,chi è il preadolescente? In qualerapporto si pone con la famiglia, lareligione, l'ambiente? Che cosa pri-vilegia nel suo tempo libero? Comevede se stesso? E il suo futuro? Cheruolo giocano in questa età la vita direlazione, l'associazionismo? E imass-media?

R isposte puntualiInsomma, domande, domande e

ancora domande . Le risposte sonoora venute, puntuali, incisive, tal-volta sconcertanti, dai risultati diuna indagine voluta dal Centro sale-siano di pastorale giovanile e dalCentro internazionale di pastoralegiovanile delle Figlie di Maria Ausi-liatrice, realizzata sul campo dal-l'Associazione COSPES (Centri diorientamento scolastico, professio-nale e sociale) . «L'età negata» è iltitolo del volume, pubblicato dallaeditrice Elle Di Ci, che raccoglie informa discorsiva i risultati dell'in-chiesta . È quasi superfluo aggiunge-re che questo libro si impone comeuno strumento indispensabile pereducatori, insegnanti, genitori, ani-matori, catechisti, per tutti coloro,cioè, che si trovano ad operare fra ipreadolescenti .

Non abbiamo la pretesa di dareuna dimostrazione dell'attendibilitàdi questa nostra indicazione affi-dandoci ai pochi accenni che seguo-no, colti qua e là fra le pagine delvolume al solo scopo di segnalare,con qualche esempio, la ricchezzadei dati emersi dall'indagine . Dati- come sottolinea il direttore delCentro salesiano di pastorale giova-nile, Antonio Martinelli - che sonotali da stimolare l'adulto che vuoleessere educatore «a ripensare le mè-te educative e gli obbiettivi concreti,adeguati all'età e alla situazione cul-turale odierna, per rendere un servi-zio effettivo alla crescita e allo svi-luppo dei preadolescenti» .

Entriamo dunque nel merito del-l'indagine. Fin dall'inizio dellapreadolescenza, si riscontra unagrande mobilità di interessi, ne na-scono di nuovi, altri vanno crescen-do, altri ancora passano vistosa-mente in secondo piano . Un esem-pio: il gioco . Se a 10 anni il preado-lescente è tutto preso dal «giocare»,a 14 anni lascia un più ampio spazioad altri interessi : uscire con gli ami-ci e stare in loro compagnia, ancheper un crescente bisogno di comuni-care, di scambiare confidenze . Laricerca di rapporti interpersonali aldi fuori dell'ambito familiare - no-ta la ricercatrice del COSPES Giu-seppina Teruggi - controbilancial'ansia, l'incertezza e la possibileconflittualità nel rapporto con i ge-nitori . L'amico vive le sue stesse si-tuazioni, con lui non si prova disa-

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gio ad esprimersi e a confidarsi» .Sempre nell'arco d'età fra i 10 e i

14 anni è in calo l'interesse per la te-levisione, mentre è in ascesa l'attra-zione per la musica, la canzone .L'interesse per lo sport rimane inve-ce costante . In crescita l'attenzionerivolta alla bicicletta e al motorino,«oggetti-simbolo della ricerca di au-tonomia e di emancipazione nelsoddisfacimento di bisogni emotivie relazionali» .

1 ruolo degli amiciIl preadolescente comincia ad av-

vertire le trasformazioni che avven-gono nel suo corpo (altezza, peso,cambiamento della voce ecc.) e vipresta più attenzione di quanto fa-

a curadell'associazioneCOSPEScoordinamento diSEVERINO DE PIERIGIORGIO TONOLOMARIO DELPIANO

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cesse nel periodo della fanciullezza,indugiando a parlarne sempre piùspesso con gli amici . Al tempo stes-so tende ad allargare l'area delleamicizie all'altro sesso, tanto che laquasi totalità dei preadolescenti ri-tiene positivo «lo stare insieme ra-gazzi e ragazze», essenzialmente pertrascorrere il tempo in compagnia .Solo successivamente - in genereattorno ai 13 anni - si avverte chec'è «qualcosa in più», e cioè un'at-tenzione specifica verso una singolafigura che coinvolge emotivamente .

Comincia anche la ricerca di uno«spazio di autonomia», soprattuttodai genitori, nella gestione del pro-prio tempo libero, nella scelta degliamici, nell'esprimere opinioni(«pur consapevole - osserva anco-ra Teruggi - di non possedere mo-tivazioni adeguate nel sostenerle») .Ecco allora il progressivo distan-ziarsi dalla famiglia, che emergecon più frequenti litigi e momenticonflittuali con i genitori . Immessodalla scuola in un contesto di rela-zioni sociali, il preadolescente sitrova ad avere interlocutori che nonsono più i genitori, ma altri adulti ei coetanei, con i quali deve impararea stabilire un rapporto adeguato .Alla domanda : «ti piace stare con

gli altri? », i preadolescenti rispon-dono «sì, molto» nella misuradell'87 per cento a 10 anni, e del 74per cento a 14 anni . C'è quindi un

calo, cui corrisponde un rafforza-mento della percentuale di coloroche rispondono «sì, ma sto bene an-che da solo», che passa dal 15 percento a 10 anni al 23 per cento a 14anni . È l'avvio di quella tendenzaalla solitudine che si accentuerà du-rante l'adolescenza . Quanto ai mo-tivi che spingono il preadolescente astare in compagnia, uno prevale sututti ed è espresso nella formula«perché è bello» . E quando sonoinsieme, che cosa fanno? Il 46 percento degli interpellati risponde«gioco, mi diverto», ma è una indi-cazione, questa, che si coglie fra i 10e i 13 anni, perché dai 13 in poi ipreadolescenti dicono di stare insie-me «per chiacchierare, andare in gi-ro, scambiarsi confidenze» .

luoghi d'incontroCirca i luoghi d'incontro, i prea-

dolescenti - come rilevano i ricer-catori Lanzoni, Ferraroli e Delpia-no - «scelgono di preferenza glispazi neutri e nemmeno troppo lon-tani, come la strada, il quartiere, ilcortile. Minor rilevanza acquistanoinvece con l'età a luoghi strutturatie controllati come casa, scuola, par-rocchia, mentre cominciano ademergere quali luoghi di socializza-zione, al termine dell'età, bar, di-

scoteche, spazi, insomma, di socia-lizzazione autonoma. Solo gli spazioratoriani-parrocchiali (luogo d'in-contro tra amici che interessa il 13,7per cento in media degli interpellati)sembrano in parte riscattare taletendenza, probabilmente perché piùricchi di proposte commisurate alledomande dei soggetti e facenti spa-zio a maggiore protagonismo» .

L'importanza del gruppo è dimo-strata da un dato : il 69 per cento deiragazzi asserisce di avere un gruppodi appartenenza, più o meno strut-turato, inserito o no in una associa-zione . C'è, per contro, un non pic-colissimo numero di adolescenti chenon fa alcuna esperienza di vita ag-gregata, anche se desidera stare congli altri . I gruppi che raccolgono l'a-desione dei preadolescenti risultanoessere fondamentalmente quattro :quelli sportivi dominano il campo(52 per cento), seguiti da quelli«formativi» del tipo scout, ACI,gruppi oratoriano-parrocchiali (28per cento) . Ci sono poi gruppi di ti-po «espressivo», cioè danza, canto,pittura, ecc . (14 per cento) e infine igruppi «culturali» (7,3 per cento) .

Diamo ora uno sguardo alle rela-zioni fra il preadolescente e la fami-glia, cogliendo alcuni - solo alcu-ni, lo ripetiamo - degli elementiemersi dall'indagine . «I preadole-scenti da noi interpellati - affermail ricercatore Umberto Fontana -richiesti se si ritenevano contenti delmodo con cui erano stati allevati ededucati, e se i genitori erano dispo-nibili e comprensivi nei loro con-fronti, non esitavano ad affermare

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nella grande maggioranza che sonoi genitori a dare l'aiuto maggiore al-la realizzazione di se stessi . A tuttigli altri adulti (animatori, insegnan-ti, sacerdoti) viene attribuito un pe-so di gran lunga inferiore» . In cifre,il 71 per cento si dice «molto soddi-sfatto» dell'educazione ricevuta .Tuttavia dall'indagine emerge

che i «germi» del disagio nei con-fronti della famiglia sono già pre-senti nel preadolescente, quasi in at-tesa di uscire allo scoperto nell'ado-lescenza . Ed ecco allora che il 21 percento afferma di essere «a volte» indisaccordo con i genitori, e a 14 an-ni solo il 38 per cento dice di «nonlitigare mai o quasi mai» con il pa-dre, mentre il 32 per cento lo dice ri-

10-11 ANNI

persona onestae responsabile

formare una verafamiglia

ferito alla madre . I motivi praticidelle divergenze riguardano richie-ste non concesse, per esempio « faresport o divertirmi» (22 per cento),«avere il motorino» (22 per cento),«rimanere fuori la notte» (20 percento) «avere soldi da spendere»(13 per cento) . In sostanza, il prea-dolescente «chiede di non essere piùconsiderato piccolo, ma di usciredallo status familiare di bambino . Igenitori, invece, stentano a conce-derglielo, perché non lo giudicanoancora all'altezza e perché il suocambio di status sbilancia l'equili-brio familiare . Quel suo status di"grande", il preadolescente dovràconquistarselo un po' alla volta» .

Il rapporto con lareligiosità

Denso di indicazioni il settoredella ricerca che analizza il preado-lescente nel suo rapporto con la reli-giosità . Secondo i dati raccolti, lafrequenza alla pratica della Messafestiva è elevata : il 44 per cento vipartecipa sempre, il 36 quasi sem-pre . Solo il 4 per cento dichiara dinon parteciparvi mai. Ciò che tutta-via emerge con evidenza è la cadutagraduale della pratica col cresceredell'età . Mentre a 10 anni, l'87 percento dice di frequentare sempre oquasi sempre la Messa, a 14 anni lapercentuale scende al 70 per cento .

Progettualità e contenuti «reiigiosia a 10-11 e 14-15 anni (Item 20)

7060

50

40

30

20

10 ∎•∎

íffoo14-15 ANNI

lavoro sicuro

essere un vero cristiano

1 SETTEMBRE 1986 • 23

Cresce contemporaneamente la fre-quenza saltuaria, specie nei maschi .Quanto alle motivazioni che i prea-dolescenti adducono per la praticadella Messa festiva, il 43 per centodichiara di andarci « perché è un do-vere» .

Anche la pratica della confessio-ne è assai diffusa (80 per cento), matende a ridursi almeno per quantoattiene alla frequenza . Lo stesso an-damento si rileva per la preghiera .Al riguardo, il ricercatore MarioDel Piano osserva che «la preghierafrequente, quella più facilmenteabitudinaria, ripetitiva, ritualistica,propria delle fasce di soggetti aiconfini con la fanciullezza, tende aridursi nel corso dell'età. Le intervi-ste documentano il fiorire di unapreghiera fuori programma, cherompe le formule, allorché i prea-dolescenti vengono a trovarsi in si-tuazioni problematiche» .

Dall'indagine emerge anche laposizione che i preadolescenti asse-gnano ai desideri concernenti il tipodi aspirazione che riguarda la lorovita futura . Al primo posto figura ilmodello della «persona onesta e re-sponsabile», seguito dall'ideale di«formarsi una bella famiglia» . Se-guono «il lavoro sicuro» e l'idealereligioso . Insomma - annota DelPiano - «vivere da persone religio-se rfon sembra così importante per ipreadolescenti che guardano al loroavvenire» . Questa è la situazione a14 anni. Negli anni precedenti, ilmodello religioso occupa il secondoposto, il che significa che, col tem-po, questo modello subisce un con-sistente ridimensionamento .

L'indagine ha inoltre affrontato,con la consueta ampiezza di oriz-zonti, i rapporti del preadolescentecon la scuola, l'associazionismo, imass-media (stampa e TV occupanonell'insieme il terzo posto nella sca-la di attrazione dei preadolescenti,dopo l'attività ludica e di relazione,con una forte presenza della televi-sione, fruita per un numero di oregiornaliere che va mediamente da 2a più ore per il 56 per cento deipreadolescenti). Un intero settoredell'inchiesta è infine dedicato al fe-nomeno sommerso del «disadatta-mento » .

Gaetano Nanetti

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COMUNICAZIONE SOCIALE

24 • i SETTEMBRE 1986

Stampa cattolica

SE LA NOTIZIAFA FORTILE FORZE DEBOLI

In margine ancora alseminario deidirettori delBollettino Salesianotenuto nello scorsogennaio a Roma,presentiamo una«lettura» deimessaggi che il BSinvia in tutto ilmondo.

Trentanove edizioni indiciannove lingue diverse con unadiffusione totale calcolata in diecimilioni di copie annue : questa è lasituazione attuale del Bollettino Sa-lesiano, una vera multinazionale al-l'interno della stampa cattolica . Manon è una situazione stravagante seguardiamo a un quadro di realtà piùgenerale che potrà poi sottolinearele caratteristiche particolari dellapubblicazione fondata da Don Bo-sco .

U na sensibilità increscita

Va constatato innanzitutto che ilmondo cattolico, almeno ai livelli dimaggiore responsabilità, non haperso consapevolezza, da sempre,dell'importanza dei mezzi della co-municazione sociale . Oggi tale co-scienza penetra lentamente nel po-polo di Dio, cioè là dove il messag-gio si concreta attraverso parole eletture. Dopo un lungo periodo didiffidenza, da oltre un secolo in quala Chiesa si è fatta sentire con più diottocento messaggi di vario genere epeso destinati al mondo della comu-nicazione (a parte le autorevoli te-state alle quali i cattolici hanno datovita e che esistono ancora), in unmagistero che ha segnato una tappaimportante con il Decreto conciliare«Inter Mirifica» (1963), con l'istitu-zione della Giornata Mondiale delleComunicazioni Sociali (1967), conla pubblicazione dell'Istruzione Pa-storale «Communio et Progressió»(1971). Sembrano acquisizioni qua-si ovvie e ripetitive ; ma non lo sonopoi tanto se, guardandosi attorno edomandando qua e là, ci si accorgeche molti cristiani impegnati, e per-sino parecchi sacerdoti, sono rima-sti alla pura e semplice enunciazionedell'avvenimento .

È possibile misurare il camminocompiuto mediante una sempliceconstatazione: gli strumenti dellacomunicazione sociale entrano perla prima volta nel Codice di DirittoCanonico, così come esso è statoformulato nell'ultima edizione ; conlimiti indicati in più di una occasio-ne (se ne occupò autorevolmenteanche il gesuita Enrico Baragli in unarticolo a suo tempo apparso su«L'Osservatore Romano»), ma inogni caso con la forza di una pre-senza innovativa, di per se stessaeloquente . Ma, quel cammino, puòessere anche misurato attraverso unapprezzamento immediato sullaqualità grafica e sui contenuti dipubblicazioni a ispirazione cattolica- e non nel solo ambito italiano -,

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oltre che sulle cifre della diffusione .Oggi si guarda a questa produzionecon attenzione, come dimostrano leinchieste e le indagini della stampalaica, che da poco ha scoperto la ga-lassia delle pubblicazioni cattoliche .

L'esperienzadi Don Bosco

Fra esse un posto a parte occupaappunto il Bollettino Salesiano, chefu fondato, come si è detto, da DonBosco nel 1877, e la cui successivadiffusione (anche le edizioni infrancese e, per l'Argentina, in spa-gnolo hanno compiuto il secolo divita) si caratterizza per l'universali-tà del linguaggio, comune peraltro adiverse «catene» di periodici catto-lici, di una delle quali parleremo .Una «lettura orizzontale» del Bol-lettino Salesiano nelle diverse lingueci ha permesso di coglierne le lineedi orientamento oltre i confini geo-grafici e linguistici, e l'occasione èstata offerta dal convegno - tenu-tosi a Roma lo scorso gennaio - alquale hanno partecipato i direttoridelle 39 edizioni nazionali (dell'in-contro ha riferito Gaetano Nanettisul fascicolo di marzo) .

Le quattro paginette del primonumero del «Bibliofilo Cattolico oBollettino Salesiano Mensuale» ap-parse il 19 agosto 1877 con la datadel successivo settembre si sonoquindi moltiplicate in una fitta retedi interventi, dando ragione a quan-to Don Bosco scriveva nell'ormaifamosa lettera del 1885 - una sortadi testamento spirituale indirizzatoai suoi salesiani -, sulla necessitàdella diffusione dei buoni libri,«uno dei mezzi atti a mantenere ilregno del Salvatore in tante ani-me», ricordando ancora: «Fu que-sta una delle precipue imprese chemi affidò la Divina Provviden-za . . . » . Vale a dire l'acuta intuizionedi ciò che in seguito sarebbe statadefinita come l'indispensabile stra-tegia nell'uso degli strumenti dellacomunicazione sociale .

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Don Bosco aveva affermato, inquel primo numero, di voler opera-re a vantaggio della reciproca cono-scenza e del bene comune_del movi-mento dei «Cooperatori» salesiani .«Un Cooperatore - scrisse - diper sé può fare del bene, ma il frut-to resta assai limitato e per lo più dipoca durata. Al contrario unito conaltri trova appoggio, consiglio, co-raggio e spesso con leggera faticaottiene assai, perché le forze anchedeboli diventano forti se vengonoriunite» . In circa centodieci anni divita questo obiettivo non è statomai disatteso e il foglio - che giàdal numero del gennaio 1878, au-mentato di pagine, assumerà la te-stata definitiva di «Bollettino Sale-

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siano» - è rimasto «anche» orga-no di collegamento fra i trentaquat-tromila membri religiosi della Con-gregazione (quasi equamente divisifra Salesiani di Don Bosco e Figliedi Maria Ausiliatrice), oltre che perle decine di migliaia di Cooperatori,Aspiranti e Volontarie di Don Bo-sco, egli Ex allievi e quanti altri so-no legati allo spirito salesiano .

Il megafono

della solidarietà

In questo senso è esemplare la fe-deltà a consolidati canoni che sicomprende esprimano del tuttospontaneamente lo spirito comunedella «famiglia salesiana», con untitolo di rubrica assai frequente nel-la varie edizioni in lingua . Vi si rac-colgono notizie di nuove iniziative,di sviluppi di vecchie e consolidateistituzioni, di aperture di missioni,di rapporti che si intrecciano da unluogo all'altro della terra, di scambidi esperienze, di visite, di aiuti, divocazioni, di ordinazioni e di scom-parse, di necessità cui soccorrere, dicondivisione della gioia e della sof-ferenza, di testimonianze del doloree della persecuzione. Un intreccio direlazioni all'interno di un fortissi-mo senso di appartenenza alla real-tà salesiana, che non esclude alcun-ché e chicchessia dall'interesse mis-sionario e dalla donazione, ma nondimentica l'obiettivo proprio di unaprecisa vocazione .

La missionarietà è uno dei temicomuni reperibili nella lettura oriz-zontale del Bollettino che abbiamotentato di condurre . Una missiona-rietà che viene del tutto naturale dicercare nei Bollettini nati nei Paesiindustrialmente evoluti in rapportocon quelli economicamente deboli ;ma che emerge nella stessa misurada altre realtà, considerate per opi-nione generale come maggiormentebisognose di aiuto. Si esprime,quindi, uno slancio di solidarietàconcreta immediatamente visibile,

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per esempio nel corso del 1985, ne-gli appelli a favore dell'Etiopia do-ve, a Makallé, operano i salesiani ;forse un caso limite ma, ai nostriocchi di osservatori, un superboesempio di comune sentire . Altret-tanto significativa la rispondenza alcosiddetto «Progetto Africa» im-postato come impegno della Con-gregazione a partire dagli scorsi an-ni, e che ha coinvolto situazioni ecomunità (come testimoniano arti-coli e pagine dedicatigli in tutti iBollettini), alcune delle quali noncerto ricche di mezzi materiali, madisponibili a cedere anche i duespiccioli della vedova di evangelicamemoria .

Ancora un elemento comune è ilservizio ai giovani . In India e inUruguay, in Inghilterra e in Austra-lia, negli Stati Uniti e in Giappone sitratta di una realtà che trabocca nel-le pubblicazioni salesiane, dalle co-pertine con immagini di ragazzi diogni razza, nei servizi, nei notiziari,nelle sollecitudini, nelle preoccupa-zioni, nelle indicazioni, nei suggeri-menti di terapie e modi di interven-to. E dietro si indovina tutto unmondo di dolore, di povertà di fa-me, di indifferenza ai valori, di ac-canimento per i beni materiali, dimancanza di amore, di sprofonda-mento nella prostituzione e nelladroga, un mondo al quale si offreun rimedio, una parola, un sorriso,un aiuto, un pasto, un consiglio, unrifugio, una alternativa. Un proget-to di vita in Cristo . Attuato lì, inogni situazione concreta, pagandodi persona, chiamando gli altri acollaborare, attivando una specie dimegafono della solidarietà che si ri-percuote di continente in continen-

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te, attraverso gli scritti, le foto, letestimonianze, la presenza del sale-siano o della salesiana accorsi daogni parte del mondo ed entrati inogni paese della terra .Tutto questo nel segno di quel

progetto educativo che partì da Val-docco un secolo e mezzo fa, dalcuore e dall'intuito di un sacerdotedi provincia che ha innescatoun'immensa attività di evangelizza-zione in tutto il mondo . E i suoi figlie allievi si sono sparsi in ogni con-trada dando vita a scuole, refettori,convitti, istituti professionali, orfa-notrofi, ospedali, asili infantili, uni-versità, case di accoglienza per ra-gazze madri ; traduzione nel lin-guaggio d'oggi e con significatouniversale di quanto è scritto in unodei primi numeri del Bollettino diDon Bosco, il compito cioè di «rac-cogliere ragazzi pericolanti e abban-donati nelle vie e nelle piazze ; av-viarli al catechismo, trattenerli neigiorni festivi e collocarli presso adonesto padrone, dirigerli, consi-gliarli, aiutarli per quanto si può nelfarne buoni cristiani ed onesti citta-dini» .

In queste prospettive non c'è spa-zio per concedersi le fittizie illusionidi una civiltà, diciamo così, occi-dentale che si alimenta di telenove-las e di Dallas, ma si pensa al modo,qui e oggi, di offrire un ruolo aognuno, e perciò di trovargli, dopoaver impartito un'istruzione di ba-se, quanto meno un lavoro, per ildomani e per il futuro . Il progettoeducativo è anche questo, responsa-bilizzare i giovani al controllo delleproprie capacità, indirizzarli versoattività, arti e mestieri che permet-tano loro di inserirsi nella comunità

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associata e fornire uno specificocontributo al suo sviluppo .

Questa preoccupazione è un datoricorrente ; nel Bollettino, in qual-siasi realtà sociale e nazionale essosia inserito, ci si imbatte continua-mente nella descrizione di un'inizia-tiva per apprendisti o di istruzioneper tecnici, nella richiesta di aiutoper edificare una nuova scuola pro-fessionale, nel resoconto di un suc-cesso o nel bilancio di un tentativodifficile . Sempre in una dimensionedi speranza, sia che si tratti di sca-vare un pozzo o di insegnare l'alfa-beto, o di far maturare la coscienzacivile degli sfruttati, o di opporsi al-l'ingiustizia. Così le pubblicazionisalesiane, fra l'altro, hanno coltonella loro totalità il significato del-l'invito alla gioia rivolto dal RettoreMaggiore don Egidio Viganò in unodei suoi periodici messaggi, comeparticolarmente indirizzato ai gio-vani, ai valori che essi sono chiama-ti a coltivare e a realizzare .

Presenti alla memoriadella gente

Con la missionarietà e l'attenzio-ne ai giovani, un altro punto emergedalla lettura dei Bollettini : l'impe-gno nelle comunicazioni sociali .Perché la cifra di dieci milioni nellatiratura annua mondiale, e di un ap-prossimativo numero di quarantamilioni di lettori, non va considera-ta nel suo elemento di pura materia-lità ma anche in rapporto a tante si-tuazioni diverse . In una si tratta didifendere posizioni etiche minaccia-te dal dilagante secolarismo o dal-

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l'avanzata di ideologie pragmati-che, nell'altra di riproporre uno opiù valori misconosciuti o repressi ;poche migliaia di copie stampate ediffuse in una società a bassa alfa-betizzazione e con problemi di svi-luppo socio-culturale pesano quan-to le tirature delle edizioni più ric-che; qui la testimonianza vale dacollegamento (pensiamo per esem-pio all'India) all'interno di una va-stissima comunità nazionale nellaquale si rischia altrimenti di perder-si, altrove la presenza (come in Po-lonia, in Jugoslavia, in Cile, nelleFilippine) costituisce segno di unaincrollabile determinazione a riaf-fermare il diritto alla propria identi-tà spirituale .«Una delle precipue imprese»

che, sulle orme di Don Bosco, laProvvidenza ha affidato ai salesianipare proprio quella di farsi presentialla memoria della gente . E se ilFondatore ha scritto più di mille fralibri e opuscoli (dobbiamo confes-sare che anche noi ci chiediamo, co-me molti, dove ne abbia trovato iltempo), ciò deve aver costituito unsegno tangibile del tipo di missioneaffidato ai religiosi, alle religiose, aicooperatori, alle volontarie, e infondo un po' a tutti quelli che si ri-conoscono nello spirito della fami-glia salesiana .

Dell'interesse per le comunicazio-ni sociali il Bollettino è una provatangibile, all'interno comunque, sidiceva, di un mondo cattolico chefa presa sui «media» . Il seminarioper il quale abbiamo condotto la«lettura», che qui sintetizziamo,non spunta come un fiore selvaggioin una brughiera, ma costituisce conaltri esempi (degli incontri e dei

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1Se Li, covv~,ut , agi, noH, c~ àovw

convegni che si sono svolti in Italia,per iniziativa cattolica, su argomen-ti analoghi si è già parlato in unodegli ultimi numeri del Bollettino) ilsegno del radicamento di una cultu-ra spirituale e cristiana nel popolodi Dio .

In compagniadi altre testate

Del resto il Bollettino Salesianonon è, nel suo settore, un fatto iso-lato; lo dimostra il caso del «Mes-saggero di Sant'Antonio», che l'an-no scorso ha festeggiato il numeromille dell'edizione italiana . Il men-sile fu fondato nel 1898, sedici pagi-nette devozionali, seimila copie ditiratura. La prima svolta importan-te avvenne nel 1953, quando si detteinizio alla pubblicazione della rivi-sta in francese, inglese, portoghese,spagnolo e tedesco e, accanto aquella nazionale, a un'edizione initaliano per gli emigranti . La secon-da svolta fu impressa dal Concilio,quando si ripensò la grafica e la «fi-losofia» del mezzo attraverso ilquale trasmettere il messaggio . Oggiil «Messaggero di Sant'Antonio»(senza considerare il quindicinale«Messaggero dei ragazzi», pubbli-cato dal 1962), è diffuso in oltre unmilione e trecentomila copie mensiliin otto edizioni e sei lingue, rag-giungendo 144 Paesi .

Pur nella comune ispirazione -che procede sempre dall'interessepopolare per la figura di Sant'Anto-nio ma senza enfasi magiche -, imensili nelle varie lingue mantengo-no una specificità che dà ragione,

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come per il Bollettino Salesiano,dell'«inculturazione» e dell'univer-salità caratteristiche da sempre del-l'irradiazione cattolica . Obbiettivi erisultati sono di natura diversa, an-che se le finalità restano quelle didare una veste moderna alle perenniragioni della fede ; e in questo sensola rosa dei collaboratori si allarga anomi provenienti da orizzonti nonstrettamente, diciamo, confessiona-li, anche se sempre rispettosi dei va-lori di fondo dell'uomo (e quindinaturalmente cristiani) . Ogni realtànazionale, comunque, esprime inprimo luogo quanto di meglio offrela pubblicistica cattolica (pensiamoper l'Italia fra gli altri a Luigi San-tucci, Alessandro Pronzato, ValerioOchetto, Carlo Napoli, Enzo Natta,Sabino Acquaviva, p. Davide M .Turoldo, Gino Lubich), avvalendo-si di una grafica che, senza offende-re la tradizione e sconvolgere le abi-tudini del lettore comune, raggiun-ge i migliori risultati permessi dallatecnica moderna .E un tema, questo della stampa

cattolica plurilingue, sul quale saràopportuno ancora utilmente inda-gare, perché non mancano altriesempi (Famiglia Cristiana, l'Osser-vatore Romano) di una stessa testa-ta diffusa in molti Paesi, e di pro-spettive (come ci si dice voglia fare,in inglese, l'Eco di San Gabriele) diedizioni per l'estero . Un argomen-to, appunto, sul quale si potrà tor-nare, dopo esserci qui limitati a toc-care le due manifestazioni più signi-ficative, segni peraltro di una con-sapevolezza di una funzione dellastampa cattolica e di una sua rinno-vata, o potenziale, vitalità .

Angelo Paoluzi

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PASTORALE GIOVANILE

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Istituto F.M .A .

A LECCO C'ÈUNA SCUOLAIN FERMENTO

L'esperienza di una scuolatradizionale capace dirinnovarsi

- Il colpo d'occhio èquello da non perdersi . Il lago diComo dorato dalle ultime luci deltramonto, il Resegone lassù a domi-nare . Lecco ha un nonsoché, checolpisce a prima vista . Passando sulponte, vediamo una piccola barcasul lago, e subito tornano in mentepaesaggi manzoniani .

Accanto a secolari tradizioni aLecco ne maturano nel frattempoaltre, un po' meno antiche, ma sicu-

ramente valide ed altrettanto solide .È il caso di quella dell'Istituto Ma-ria Ausiliatrice di via Caldone 18 .Un quarto di secolo al servizio deigiovani in questa struttura ed altriventi ancora prima che ci fosse que-sta scuola nuova .

Un'attività notevole ed incessanteche va ben oltre la scuola ed incidesul tessuto sociale cittadino . Ce neparla suor Graziella Curti, da dueanni direttrice dell'istituto, cui ha

dato la sua impronta, stimolandol'applicazione di nuove didatticheche hanno provocato una positivareazione delle ragazze .

«Sono quattrocentocinquanta lealunne fra scuola elementare, me-dia, magistrale e liceo linguistico .Di queste circa centocinquanta sonoimpegnate anche nelle nostre attivi-tà collaterali. Abbiamo gruppi mu-sicali, altri che si interessano dellemissioni .

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Una sua tradizione ha il gruppodel volontariato, che si impegna aservizio degli handicappati, svolgedoposcuola per i più piccoli e visitai vecchi nelle case di riposo . Settan-ta ragazze si dedicano più intensa-mente all'attività teatrale . Que-st'anno, ad esempio, hanno realiz-zato uno spettacolo - "Provoca-zione pace" - con testi originalicomposti da loro stesse . Poi abbia-mo un'attività sportiva molto svi-luppata con la Pgs Resegone, ed an-cora il Cineforum . L'ultima . . . crea-tura è il gruppo stampa-radio cheha realizzato un simpaticissimogiornale dal nome curioso : lo Spio-lo. Si tratta di un animale da fiabache spia ciò che avviene nella scuo-la . Queste stesse ragazze hanno con-dotto in una radio locale una tra-smissione settimanale sull'educazio-ne alla pace . Un'altra esperienzamolto forte è quella che stanno fa-cendo le ex allieve, impegnate nellecarceri, dove danno lezioni di gin-nastica e pianoforte, ed inoltre svol-gono un cineforum» .

Un'attività quantomai variegata,in cui spesso ricorre un tema: lapace .

«Sì, la nostra è una scelta didatti-ca nuova che abbiamo portatoavanti nell'ultimo anno scolastico» .

Non esiste il rischio che il concet-to di pace, visto l'abuso che si fa deltermine, possa essere strumentaliz-zato o quantomeno frainteso?

«Certo, e proprio per questo cisiamo documentate per dare allaparola ed alla tematica un contenu-to il più possibile concreto . Così ab-biamo inteso la pace come supera-mento della conflittualità, attraver-so la non violenza. Perché non biso-gna negare che la nostra realtà èconflittuale . Ed abbiamo iniziatodalle piccole cose, come il rapporto

Suor Graziella Curti

insegnante-alunno . Abbiamo messoin discussione la nostra stessa strut-tura scolastica per verificare se ilnostro sistema educativo fosse de-mocratico o di tipo impositivo . Poici siamo sforzati di concretizzare iltutto con dei gesti di pace . È stataorganizzata una settimana partico-lare in cui sono state approfonditeparecchie sfaccettature . Ad esempiosi è svolta una tavola rotonda sugliemodialici » .

Uno sforzo notevole concretizza-to nelle azioni quotidiane .

«Sì, infatti la nostra preoccupa-zione è quella di non rischiare di ri-manere nel teorico . Per questo sia-mo già al lavoro per preparareun'unità didattica, per mediare inmodo scientifico tutto il progetto .Una novità per il prossimo annoposso anticiparla: non la chiamere-mo più educazione alla pace. Pro-prio per il rischio di saturare questoconcetto. Parleremo di gesti di pa-ce, per rendere tangibile nella quoti-dianità tutto quello che noi cerchia-mo di trasmettere alle nostre ragaz-ze. Anche perché tutte noi inse-gnanti siamo nell'ottica che cammi-niamo con loro sulla stessa strada,senza accentuare la differenza diruoli » .

Un programma del genere avràsuscitato delle reazioni nel tessutosociale della città .

«Infatti, tanto per fare un esem-pio, il Comune, che sta realizzandoun suo "progetto giovani" abba-stanza interessante, ci ha chiestocollaborazione . Così abbiamo la re-

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sponsabilità di una commissioneche rileva la presenza di gruppi divolontariato nella nostra città, pub-blicizzando la loro attività» .

Insomma il movimento dell'isti-tuto suscita sempre più interesse incittà. Il «Resegone» - settimanalelocale - più volte ha dedicato spazialle iniziative delle Figlie di MariaAusiliatrice . Un particolare riscon-tro si ha con l'aumentata partecipa-zione dei genitori . Possiamo direche in via Caldone, quando finiscel'orario scolastico, il meglio deveancora venire . Segni positivi vengo-no anche dalle stesse ragazze comeci racconta la stessa Suor Graziella .

«Tempo fa è stata organizzatadal Comune una tavola rotonda perdiscutere sul rapporto insegnante-studente. Per non portare solo lanostra voce abbiamo fatto compila-re alle ragazze un questionario, checi ha fatto riscontrare dalle rispostedei segni confortanti di consapevo-lezza e maturità . Io personalmentespesso mi soffermo sulla lettura deitemi delle liceali, ed ho l'occasionedi cogliere particolari che mi fannocapire di essere sulla strada giusta .Abbiamo realizzato, proprio perquesta esigenza di dialogo ed altempo stesso per abbattere certi pre-giudizi, delle Assemblee di isti-tuto » .

Parliamo con Suor Graziella e cirendiamo conto che il suo sguardosorridente e sereno, la sua parlatapacata, ma decisa, il suo entusia-smo per la sua missione, sono coin-volgenti .

Ex Caporedattrice di «Primave-ra», dove ha svolto la sua attivitàper quindici anni, Suor GraziellaCurti è approdata da due anni aLecco .«Non è un mistero - afferma

senza problemi - ho chiesto io di

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M L'ingresso dell'istituto

lasciare «Primavera», perché sonoconvinta che uno strumento comequello ha bisogno di un rinnova-mento continuo di persone nuoveche possano arricchire il giornalecon esperienze diverse» .

Adesso il suo lavoro in istituto ècompletamente variato .

«Sono passata dalla mediazionedelle cose attraverso un giornale, alcontatto stretto con la realtà . Oltre-tutto la struttura di "Primavera"

Il laboratorio linguistico

non permetteva grandi possibilità dirapporti umani, così adesso scoprocon immenso piacere l'evoluzionedi questo cammino che facciamocon le ragazze . Sento sempre di piùl'esigenza di avere una risposta daloro, perché nell'educazione tuttodev'essere dialogo e non mono-logo» .

Cos'ha conservato in particolaredell'esperienza di redattrice che ap-plica nel suo nuovo ruolo qui aLecco?

«Soprattutto la passione per larealtà, la gente, la quotidianità deifatti. Si tratta di una eredità moltobella che mi dà la tensione per cer-

care di stare sempre vicina ai pro-blemi della gente. Ho paura di que-sto limite, cioè non riuscire semprea percepire le esigenze degli altri» .

La vostra mole di lavoro in istitu-to può far maturare delle scelte vo-cazionali?

«Certo, ma non facciamo delleforzature in tal senso . Quella reli-giosa è una scelta sempre abbastan-za complessa ed occorre trovare lamotivazione e la radicalità per far-la. Anche in questo senso però arri-vano dei segni positivi» .

Cosa ci sarà avanti nella vita del-l'istituto?

«Ci sono nuovi orizzonti per uncammino sempre in evoluzione . Èuna sensazione bellissima percepireche la vita mi cresce in mano» .

Suor Graziella, la sera, quando ilcancello si chiude e le attività si con-cludono, cosa succede?

«Continua l'educazione alla paceanche nella nostra comunità . Nonbasta trasmettere agli altri, occorredimostrare serenità, disponibilità ecomprensione per le consorelle piùanziane» .

Cosa chiederebbe di più alle sueconsorelle?«Fanno già parecchio, quindi

niente in concreto . Una cosa peròsì : credere un po' di più nell'uto-pia» .

Maurizio Nicita

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-STORIA SALESIANA

Il centenario di Foglizzo

OH, COSÌ MI PIACE!QUESTA CASACOMINCIA BENELa singolare storia di una casasalesiana che fra le sue mura havisto passare servi di Dio, beatie santi.

Il viale dell'istitutoSan Michele

Con un diploma del1019 Ottone Guglielmo conte diBorgogna, ricco discendente deimarchesi d'Ivrea, donava una «syl-vam quae dicitur Fulliciam et Flu-vium Orcum» alla finitima Abbaziadi San Benigno di Fruttuaria: sitrattava di una verde e amena loca-lità destinata a provvedere il «fo-gliame» per la pastura delle greggi .Il conte forse non ricordava chequalche decennio prima, nell'882,un documento imperiale aveva defi-nito lo stesso luogo con un nome di-verso, «Fulgitium», un termine de-rivante dal latino fulgere, a indicarela lucentezza dei bianchi pioppetidisposti a corona intorno alla «syl-vam fulliciam» .

È Foglizzo, una cittadina del bas-so Canavese a 25 chilometri da To-rino, che nella sua lunga storia van-ta altri nomi, come «Fulvitium» dalcolor fulvo della selva, e altri pa-droni, come i conti di Biandrate, imarchesi del Monferrato, i duchi diMantova e infine i Savoia, prima diessere italiana .

A rrivano i salesiani. . .Cento anni fa Don Bosco inaugu-

rava la prima casa salesiana di Fo-glizzo . Valdocco infatti a quel tem-po non era più in grado di conteneregli iscritti ai vari corsi dell'aspiran-tato, del noviziato e dello studenta-to filosofico e teologico . Così nel1879 i novizi erano a San BenignoCanavese, dove era già piazzataqualche scuola professionale ; anni

1 SETTEMBRE 1986 • 31

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32 - 1 SETTEMBRE 1986

più tardi, tuttavia, continuando acrescere di numero, si videro co-stretti a traslocare ancora una volta .Il 14 ottobre 1886, 75 novizi guidatida don Giulio Barberis e da don Eu-genio Bianchi si trasferirono a piedifino a Foglizzo, arrivando, dopouna marcia di sette chilometri, alpalazzo dei conti Ceresa di Bonvil-laret, che poteva ospitare senzatroppe comodità un centinaio dipersone. Tra quei ragazzi c'era an-che Andrea Beltrami .

Edon Bosco

Il 20 ottobre il Capitolo Superio-re, su proposta di don Barberis, de-cise di intitolare la casa a San Mi-chele Arcangelo, in onore di donRua, che era stato da poco nomina-to vicario di don Bosco . La datadell'inaugurazione veniva fissataper il 4 novembre, il giorno di SanCarlo Borromeo . Giunto in trenofino a Montanaro, don Bosco arri-vò a Foglizzo in carrozza inseguitoda turbe di ragazzi festanti che losalutavano correndo a perdifiato .Leggiamo in una cronaca- di queigiorni la gioia dei salesiani e dei fo-glizzesi in quel frangente: «ArrivaDon Bosco da Montanaro . La po-polazione gli va incontro per la stra-da! La musica, il Municipio col Sin-daco lo ricevono all'entrata del pae-se . Il Sindaco circondato dalla giun-ta municipale lesse, a capo scoper-to, un discorsetto nel quale si com-piaceva di accogliere "un sì gran-d'uomo nel suo tanto piccolo pae-se" . Don Bosco è poi condotto intrionfo fino alla nostra casa . Moltiparroci dei paesi intorno convengo-no anche a vederlo . Noi lo ricevia-mo nel cortile! Nostra gioia! Sonodei più bei giorni di nostra vita!Don Bosco è visibilmente com-mosso » .

« Così mi piace!»

Nello stesso giorno don Bosco be-nedisse la cappella dell'Istituto, piùpovera che sobria, e vestì dell'abitochiericale 80 giovani aspiranti .Uscendo dalla cappella i nuovi chie-

rici si diressero verso il cortile por-tando ciascuno la propria sedia. Difronte alla meraviglia di don Bosco,il Direttore don Bianchi spiegò co-me in tutta la casa non ci fosse cheuna sola sedia per ognuno e chedunque i novizi dovevano portarse-la dietro ora in cappella, ora nellostudio, ora nel refettorio, ora in ca-mera. A questa motivazione, donBosco non poté trattenere un sorri-so e disse : «Oh, così mi piace! Que-sta Casa comincia bene» .

Don Bosco sarebbe dovuto ritor-nare l'anno successivo, il 20 ottobredel 1887, per dare la veste ad altri 94aspiranti. Nel ripartire per Torinoripeteva a don Rua : «Un altr'annoio non verrò più ; verrai tu a farequesta funzione». E accadde pro-prio così .

L 'OratorioLa «cronaca della casa di Fogliz-

zo» c'informa che don Bosco «eraanimato dalle più sincere intenzionidi fare per i giovanetti del luogo ilmaggior bene»: d'altronde la nasci-ta dell'Oratorio possiamo situarlanello stesso giorno del suo arrivo a

∎ Una rara immagine del«Convegno Ginnico» nel 1913

Foglizzo con quella corsa allegra efestosa dei ragazzi del paese a inse-guire l'impolverato calesse chegiungeva da Montanaro . Fu peròdon Luigi Olivares, il futuro vesco-vo di Sutri e Nepi, a fondare nei pri-mi anni del nuovo secolo un Orato-rio vero e proprio, che, grazie a donGiovanni Aimerìto, poté trasfor-marsi da festivo in quotidiano per leattività serali di scuola, per il canto,la ginnastica e le recite teatrali .

Dal 1919 l'Oratorio ebbe anche lasua squadra di calcio : erano infattigiunti a «San Michele» a frequenta-re lo studentato teologico dei chieri-ci latino-americani, invidiabili stili-sti del pallone. Era Direttore donEusebio Vismara, assai sensibile almondo degli exallievi, da poco sor-to a Foglizzo : tra gli oratoriani spic-cava un certo Michele Arduino, an-cora ignaro di dovers sbarcare ungiorno a Shu-Chow come vescovo .

Nasce invece nel 1937 quella chesarà la celebre banda musicale del-l'Oratorio foglizzese, mentre è del'45 l'inaugurazione della prima salacinematografica, caparbiamentevoluta da don Gera per stare al pas-so coi tempi, considerando il teatrouna forma di svago non più suffi-ciente per i ragazzi . Nel 1962 sorgeil nuovo campo sportivo : prenderàil posto del vecchio frutteto attra-versato dal torrente Denoglia .

alle bellezzeguerriere alla «universalecarità»

«Di una ruralità assoluta, Fogliz-zo è un borgo cristiano carico distoria romana e sabauda, fiero dicasate gentilizie e non senza fascinidi artistiche bellezze e guerriere . Ilbasso Canavese qui è ampio e verdedi prati e di boschi . La popolazioneè di circa tremila anime . Le nascitesuperano i morti . E i bambini sonofloridi e cicciosi . Paion fatti di bur-ro e di rosa. Ci sono contadinotteprodigiose per la bellezza sincera, diforme statuarie e di colori schietti» .

Così si presenta Foglizzo in un ar-ticolo scovato nella Gazzetta delPopolo del 9 agosto 1931, in cui èfacile, fin troppo, estrapolare i miti

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e i valori di un tempo ormai lon-tano .

Eppure nello stesso periodo, sia-mo nel 1934, leggendo i voti di uncongresso celebrato dai chierici diFoglizzo in occasione dell'AnnoSanto Salesiano, abbiamo modo discorgere uno stile diverso e non soloper quel che concerne il fatto lingui-stico: gl'iscritti allo studentato filo-sofico s'impegnano ad «aver parti-colare carità per i giovani più poverie più trascurati dalle famiglie», ad«accogliere con premura cordialeogni ospite» e «a fare maggior be-ne», «senza distinzione», all'inse-gna di una «universale carità» .

Le trasformazionidell'Istituto«San Michele» era nato nel 1886

come noviziato : già nel 1904 subì unparziale rinnovamento con don Ruache volle aggiungervi uno studenta-to teologico internazionale . In que-sto modo i chierici più meritevoli ditutto il mondo salesiano potevanocompiere i loro studi nella terra didon Bosco . Tale convivenza tutta-via fu possibile solo per qualche an-no e nel 1912 i novizi dovettero tra-sferirsi a Ivrea . Nel 1924 la Casa sitrasformò provvisoriamente in unaspirantato per giovani studenti eartigiani mentre i teologi si stabili-vano a Torino-Crocetta . Ma nel1930 a Foglizzo ritornarono i chieri-

Una veduta dell'istituto(Foto Proprietà Verga Teresa-Carlo Striglia)

ci, provenienti questa volta dallostudentato di Valsalice e per unquarantennio la Casa e il paese siarricchirono di questa dinamicapresenza giovanile impegnata nellostudio, nel lavoro e nell'Oratorio .La grave crisi vocazionale degli anni'70 condusse all'ennesima trasfor-mazione dell'Istituto che nel 1973sostituì i chierici con i vivacissimiragazzi della scuola elementare diMontalenghe : ad essi si aggiunse,infine, un pensionato per i giovani,di preferenza poveri, delle scuolemedie .

Le figure di FoglizzoCome abbiamo già ricordato don

Andrea Beltrami in quel 14 ottobredel 1886 era tra i primi 75 novizi chegiunsero a Foglizzo : a piedi, da SanBenigno . Nello stesso Istitutomons . Luigi Versiglia fu prima no-vizio e poi sacerdote, assistente e in-segnante di filosofia, «lavoratoreindefesso, martello ovattato», che«esigeva precedendo con l'esem-pio»: così viene ricordato il martiredella Cina. Anche don Caravariopassò, più tardi, il noviziato a Fo-glizzo . Mons . Michele Arduino e ilvescovo di Vigevano Luigi Barbero,invece, sono proprio nativi di que-sta cittadina del basso Canavese e, aloro tempo, furono exallievi diquell'Oratorio . Di casa era anche

1 SETTEMBRE 1986 • 33

mons. Luigi Olivares, direttore del-l'Oratorio dal 1905 al 1910. Infinepassarono per Foglizzo, oltre a tuttii successori di don Bosco, don Ci-matti, don Variara, il cardinal Ca-gliero, mons . Fagnano, l'arcivesco-vo di Madras Mathias, mons . Piani,il vescovo di Shu-Chow Canazei ealtri ancora . Tra le Figlie di MariaAusiliatrice ricordiamo la prima di-rettrice Sr . Adele Sanelli, giunta aFoglizzo nel 1920, tra gli exallievi ilPresidente Garzino (1905-1920), trai cooperatori, sorti nel 1955, la mae-stra Teresa Novara, tra i coadiutoriRocco Barone e tra le Suore del-l'Immacolata di Ivrea, provenientida Foglizzo, Sr . Carla Lucia Ro-mana .

Oggi e domaniI salesiani di «San Michele» fe-

steggiano oggi il centenario con tut-ti i foglizzesi senza chiassi trionfali-stici . Si sono uniti alle parole di donEgidio Viganò quando ha afferma-to: «Don Bosco non ha suonato labanda per ingannare il volgo, maper far vedere che i buoni esisto-no . . . e per ricordare, soprattutto aigiovani, che il bene è più forte delmale» . Con questo spirito i salesia-ni di Foglizzo celebrano la propriastoria rammentando che solo «chi èconscio del proprio passato, è ingrado di progettare il futuro» .

Sergio Centofanti

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PROTAGONISTI

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Lino Liviabella

POSSIAMO ANCORAASCOLTARE IL SUO CUORE

Rivive nella musica delM° Lino Liviabella lagrande tensione ideale diun uomo che nondimenticò mai d'esserestato a scuola daisalesiani. È il figlio aricordarcelo.

24 luglio 1943 Bologna .Al quinto piano di un edificio isola-to Lino Liviabella, mio padre, stacomponendo al pianoforte . Ricor-do, di fronte, i grandi prati di Ca-prara con alcuni mezzi corazzatidell'Esercito in addestramento . Aldi là dei prati lo scalo ferroviario .Improvvisamente il rumore di

una formazione di aerei da bombar-damento subito seguito dai tonfispaventosi delle esplosioni che fan-no ondeggiare paurosamente la no-stra casa . Colpiti i carri armati e unlungo treno militare tedesco carico

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di munizioni . La terra entra dalle fi-nestre violentemente con lo sposta-mento d'aria e un'immensa fiammasi alza fino al cielo dal treno checontinua a saltare . Mio padre sem-bra non accorgersi di nulla . L im-merso nella creazione di «SorellaChiara», la cantata dove c'è la pacedi Chiara e Francesco d'Assisi . Lochiamiamo e ci abbracciamo finoad una pausa dell'incursione che cifa volare per gli oltre cento gradiniche conducono in cantina . Poi, ter-rorizzati, prendiamo il primo trenoper Macerata dove la villa paternadi Lino Liviabella è un'oasi diverde .

Ma un giorno vedo arrivare duemotociclisti della Wehrmacht conl'ordine di lasciare la villa in 24 oresenza portare via nulla. Di nottetrasportiamo il pianoforte e alcunecose presso le case dei contadini vi-cini e l'indomani, su un carro trai-nato da due cavalli, lasciamo Mace-rata .

Sono molti gli episodi che potreiricordare della guerra, per esempio,quando le ferrovie non funzionava-no più, i viaggi di mio madre, conuna vecchia bicicletta, dalle Marchea Bologna dove insegnava al Con-servatorio .

Eppure è proprio nel tragico 1943che nasce anche una delle sue pagi-ne più colme di poesia e di pace : lasuite per pianoforte «II Presepio» .

Di questa composizione il piani-sta Alfred Cortot, scrivendo a LinoLiviabella, diceva: «Non posso dir-vi abbastanza quanto io sia statoconquistato dalla poesia che si spri-

giona da queste note . Pur conser-vando tutto il sapore più candidoche avete voluto far esalare da loro,sono la testimonianza della più sot-tile e raffinata musicalità e mi felici-to molto sinceramente di questaperfetta riuscita» .

La mia infanzia e la mia adole-scenza hanno il sottofondo del suo-no del pianoforte di mio padre chespesso lavorava sino a tarda notte .

Voglio trascrivere un'altra vicen-da drammatica della sua vita che luistesso racconta in una lettera delfebbraio 1946 . «Ad Ancona nelviaggio Macerata Bologna sono sta-to derubato di una valigia che con-teneva tutte le mie musiche mano-scritte più care : l'opera nuova, ilquartetto, i canti della mia terra eSorella Chiara . Questi ultimi dueposso ricostruirli, ma il quartetto el'opera sono irrimediabilmente per-duti. Non ne ho il minimo abbozzo .Per l'opera accetto il crudele desti-no, perché sentivo che non era l'o-pera che sognavo : ma pel quartettone sono disperato, mi pareva essofosse un punto di arrivo non indif-ferente . Ho perduto anche le tre fa-vole per violino e piano a 4 mani,anche a quelle volevo molto bene .Ora sono molto smarrito . . . » .

In questi momenti di sconfortoegli trovava nuova forza nell'idealedella famiglia e quante volte la miamamma ha saputo risolvere i pro-blemi più insolubili e quante volte lamusica da lui composta è a lei dedi-cata!

Ci sono tre delicatissimi preludiper pianoforte che portano questa

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scritta: «Alla mia Lidia, anima delmio sogno» .

Ma è nella fede che egli trae la ra-gione profonda della sua arte . Bastascorrere i titoli delle sue più impor-tanti composizioni . Fede che nascedai suoi genitori, nella scuola deiSalesiani di Macerata, nella conti-nua ricerca del palpito sincero del-l'arte che, se autentica, sa esserepreghiera, contemplazione e amore .Al fratello Don Leone missiona-

rio in Giappone scriveva nel 1963 :«Tu converti in cristiani ; io vorreiconvertire in artisti . In paradiso siva anche senza essere artisti e allorahai ragione tu» .

Ora possiamo ascoltare il suocuore in due dischi LDC (73706--73708) . Il primo comprende anchela «Sonata ciclica per violoncello epianoforte» che nel 1931 ebbe il IPremio nel Concorso Scaligero diVerona. Il linguaggio personalissi-mo si snoda in appassionato liri-smo. E «Tema, variazioni e fugaper organo» che ebbe il I Premionel Concorso «Premio Friuli» nel1952. Quando ascolto questo branosento più vere le parole di mio padre«Dio è prima fonte di ogni respirosia vitale che artistico . Alla musicail compito di farci pregustare, nellanostra affannata vita terrena, il pa-radiso e l'eternità» .

Il secondo disco ha la presenta-zione di Franco Ferrara che fu in-terprete e amico di Lino Liviabella .

Il poema sinfonico «Monte Ma-rio» è eseguito dall'Orchestra Sin-fonica della RAI di Torino . E la ri-costruzione di un antico canto nata-

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lizio marchigiano affiora in magicafreschezza interpretato dal Corodella SAT .

La seconda facciata comprendedue sonate per viola. Esecutorid'eccezione : la profonda sensibilitàdel violista Lodovico Coccon e lostesso autore al pianoforte .

Riassumo in breve la vita di miopadre :

Lino Liviabella nacque a Macera-ta nel 1902 e morì a Bologna nel '64 .A Roma, mentre frequentava la

facoltà di Lettere all'Università, siiscrisse al Conservatorio di S . Ceci-lia, diplomandosi in Pianoforte,Organo e, con Respighi, in Compo-sizione .

Ottenne con le sue composizioninumerosi premi in Italia e all'este-ro. Voglio ricordare in particolare ilpremio delle Olimpiadi di Berlinonel 1936 con il poema sinfonico «IlVincitore», ed ivi l'esecuzione del-l'Orchestra Filarmonica di Berlino,diretta dallo stesso autore . Fra isuoi lavori ricordiamo le opere :«Antigone», «La Conchiglia»,«Canto di Natale»; le cantate: «So-rella Chiara», «Caterina da Siena»,«O Crux Ave! », «Le sette parole diGesù sulla Croce» ; i poemi sinfoni-ci: «Monte Mario», «La mia ter-

o La copertina del disco LDC73706 che contiene branipremiati in Italia e all'estero

Il m° Lino Liviabella in unquadro dei pittore EugenioAmadori

ra»; la «Sinfonia in quattro tempiper soprano e orchestra» (da T . S .Eliot) ; il «Poema per pianoforte eorchestra»; il «Concerto per orche-stra» . Numerose le composizioni dimusica da camera e le liriche per vo-ce e pianoforte .

Noto anche come pianista LinoLiviabella ebbe anche un'intensacarriera didattica : insegnante di pia-noforte e direttore del Liceo Musi-cale di Pescara, insegnante di Ar-monia in quello di Venezia, di Com-posizione al Conservatorio di Paler-mo ; cattedra di Composizione tenu-ta poi per dieci anni a Bologna .

Fu poi direttore dei Conservatoridi Pesaro, Parma e infine di Bolo-gna .

Termino con un'intimissima pre-ghiera che ho trovato nel suo diario :« Gesù, aiutami a credere che il teso-ro della mia infanzia meravigliosa-mente protetta dal mio angelo non èstata e non è una superstizione. IoTi ho cantato e Ti canto sincera-mente per empito d'animo in un'i-gnota felicità che mi illumina al disopra di ogni amarezza . Vorrei co-municare a tutti quelli a cui vogliobene questa luce» .

Lucio Liviabella

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GRAZIE A SUOR EUSEBIAPALOMINO

IL

E stato un colpo terribile permamma e papà . France-

sco a 19 anni viene a sapere diessere minato da un male terri-bile, mentre gli urge dentro tan-ta voglia di vivere, di studiare, diamare, di fare sport .

Poi il disperato appello a suorEusebia Palomino e oggi, da 4mesi, le analisi rilevano semprerisultati normaliVogliamo dire «grazie» anche

sul Bollettino Salesiano per laforza d'animo che ci siamo ritro-vati, per la speranza che abbia-mo in cuore, per chiedere la pre-ghiera di molti perché la graziasia completa!

Famiglia Di Pietra - Torino

UN MALIGNOMAL DI GOLA

V orrei che fosse resa pub-blica la Grazia ricevuta da

Sr. Eusebia Palomino per laguarigione improvvisa di unamia cugina per un maligno maldi gola .

Vacchina Giuseppe - Aosta

DOPPIO TRAPIANTODI CORNEA

mi propose di farlo contempora-neamente .

Il rischio era grave, ma confi-dando nell'aiuto di Maria Ausi-liatrice e di D . Rinaldi a cui ave-vo affidato la grazia accettai ilconsiglio del medico . Tutta laComunità si unì a me nella pre-ghiera incessante e fiduciosa aD. Rinaldi .

L'operazione ebbe esito posi-tivo ed ora, ad un anno di di-stanza posso leggere e scrivere,contemplare le bellezze delcreato, come da tanto temponon mi era permesso .

Rendo pubblica la grazia rico-noscente al caro Padre, nellasperanza di vederLo presto glo-rificato .

Sr. Ottavia GambalongaPadova

ESAME DI MATURITÀ

5 ono un'ex-allieva e vorreiraccontare come mio fi-

glio ha superato una difficileprova. Due mesi prima di soste-nere l'esame di maturità scienti-fica decideva di troncare gli stu-di . Allora mi sono rivolta a donBosco che mi aiutò a convincer-lo a prepararsi e ad affrontaregli esami . Egli non mi abbando-nò . E tutto è andato bene .

Marta Siccardi - Orbassano

N el 1956 dovetti applicarmile lenti sclerali a contatto

per un cheratocono che mi por-tava ad una graduale, ma pro-gressiva diminuzione della vi-sta . Ad ogni controllo oculisticosi prospettava la necessità di unintervento per il trapianto dellacornea. L'operazione tuttaviaveniva sempre differita per lecondizioni generali e per la deli-catezza e la gravità del caso .

Nel luglio del 1984 la corneadell'occhio sinistro si perforò co-sì che l'intervento si presentònon solo necessario ma urgen-te. Ricoverata all'ospedale diMonza, il Primario, ad un primoesame, dichiarò che il trapiantodoveva essere effettuato sia al-l'occhio sinistro, sia al destro, e

UNA GRAVIDANZAPERICOLOSA

V orremmo ringraziare Do-menico Savio che abbia-

mo tanto pregato per poter ave-re un bambino. Ci siamo sposatiin età avanzata, oltre gli «anta»e sapevamo di rischiare . La pri-ma gravidanza s'interrompevaal terzo mese. Ma la secondaandava in porto grazie all'inter-cessione di Domenico Savio . Edè nato il bellissimo Damiano .

Luciana e Raimondo G .Aleggio Castello (NO)

LA GIOIA

DDI UN ALTRO FIGLIO

esideriamo rendere notaaff questa grazia: dopo unagravidanza finita tragicamenteabbiamo chiesto l'abitino diS . Domenico Savio affinché ciaiutasse ad avere la gioia di unaltro figlio . Quando al sesto me-se della seconda gravidanza cifu nuovamente minaccia di par-to prematuro con le conseguen-ze drammatiche della prima vol-ta pregammo con fede il Santo .Siamo riusciti ad arrivare all'ot-tavo mese: Francesca è nata sa-na e furbetta . Ringraziamo dicuore Domenico Savio e lo pre-ghiamo di continuare a benedirela nostra giovane famiglia .

Agnese e Giorgio BulloChioggia (VE)

UNA GRAZIATANTO DESIDERATA

V olevo ringraziare pubbli-camente, come da pro-

messa fatta, don Bosco e MariaAusiliatrice per avermi ottenutodal Signore una grazia tanto de-siderata . Si è finalmente risoltauna questione che andavaavanti da più di tre anni e megliodi quanto avessimo osato spera-re. Vorrei che quanto soprascritto venga pubblicato sul Bol-lettino per maggior gloria di Ma-ria Ausiliatrice e di don Boscoma per motivi personali vi pregodi non pubblicare il mio nome .

Lettera firmata

DDIFFICILE GRAVIDANZA

opo dieci anni di matrimo-nio ho avvertito con gioia

di essere mamma. Ma la gravi-danza si è mostrata difficile sindall'inizio per cui si è reso ne-cessario il ricovero in clinica . Hocominciato allora a pregare Do-menico Savio quotidianamente .

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In seguito tutto si è svolto senzapreoccupazioni . Ora ho unabimba che cresce sana e rego-larmente e si chiama RacheleMaria. A questi due nomi ho ag-giunto quello di Domenica . As-sieme a mio marito ringrazio ilSanto e lo prego che continui aproteggerci .Annalisa Lama - Faenza (RA)

COME PROMESSO

C aro Bollettino, come pro-messo a fine marzo,

quando il babbo fu ricoveratod'urgenza all'ospedale, chiedodi pubblicare la mia riconoscen-za per la grande protezione diMaria Ausiliatrice, di don Boscoe dei santi salesiani . Adesso ilbabbo sta molto meglio e iochiedo ancora tanto aiuto men-tre ringrazio con tutto il cuore ladolcezza del continuo soccorsodi Maria .

Lettera firmata

SVINTO IL CONCORSO

ono un vecchio abbonato%S al Bollettino . Nella mialunga vita ho ricevuto tante gra-zie per mezzo dei santi salesia-ni . Per l'ultima vorrei ringraziaresuor Eusebia Palomîno: dopotante preghiere infatti mio figlioha vinto un concorso .

Bernardo Menaglio - Sondrio

UN MALE SCONOSCIUTO

5 ono un'ex-allieva . Soffe-rente da tanto tempo, i

dottori non sapevano diagnosti-care il male, per cui ero ridottaquasi agli estremi . Allora mi so-no rivolta con fede a Maria Ausi-liatrice, e con me hanno pregatoanche alcune suore . Finalmentela causa del male fu scoperta :subii una difficilissima operazio-ne e dopo una lunga convale-scenza, ora mi sento benino eposso dirmi ristabilita .

Maria Giovanna VialeBorghetto S. Nicolò - Imperia

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CELESTINO sig . MAZZALI, coope-ratore t Diano Marina, a 82 anniCooperatore fin dal 1959 del Cen-

tro «San Giovanni Bosco» - Torino«Agnelli» negli anni prima del pensio-namento fu assiduo alle adunanze ealla vita della Associazione «Padri difamiglia» dell'oratorio . Il Signore glidiede la grazia di vedere il figlio Gio-vanni ordinato sacerdote salesiano .Uomo di carattere forte, soprattuttonella grande fabbrica, la Fiat Mirafio-ri, dove lavorava difese i suoi princìpicristiani senza rispetto umano . Que-sta testimonianza la continuò anchenegli ultimi anni a Diano Marina nellacomunità parrocchiale di questa lo-calità con la partecipazione quotidia-na alla santa messa e con attività dibene .

ORLANDI sac. RENATO, salesianot Zurigo a 62 anni

Arrivò alla vita religiosa dopo un'e-sperienza di operaio .

Fu schietto e cordiale, delicato epreciso, deciso nel volere e signorilenel tratto .Coltivò l'amicizia.

Ebbe un cuore sacerdotale ricco dizelo, fu salesiano esemplare e supe-riore saggio.

Fu per dieci anni vicario ispettoria-le a Novara, per sei direttore a Luga-no, per tre a Borgo San Martino (AL)e per tre direttore parroco a Zurigo.Una grave malattia lo consumò

precocemente : sperimentò l'amarez-za e la fecondità della sofferenza .

Lottò contro il male lavorando finoalla fine .

SARTI sig . GIUSEPPE DANTE t ACastelluccio di Moscheda (MO) a 85anni di età

Ha trascorso la sua operosa esi-stenza al paese natale, tranne la lun-ga parentesi del servizio militare du-rante la guerra 1915-18 (era uno deipiù giovani - classe 1900 - Cava-lieri di Vittorio Veneto)

Dedito al lavoro e alla famiglia, hasempre cercato di vivere in armoniacon tutti, aiutando anche, quando

poteva, chi veniva a trovarsi in stret-tezze maggiori delle sue .

Pur sapendo di andare incontro amolti sacrifici e privazioni, permise aidue figli maggiori di proseguire neglistudi e di entrare, in seguito, nellaCongregazione Salesiana .

GASCA diacono GIUSEPPE, coo-peratore t a Torino a 74 anni

Caratteristica figura del cooperato-re salesiano . Fu un appassionato diDon Bosco così da sentirlo presentecon efficacia in ogni circostanza del-la sua vita . Nel 1951 per una gravebronco-polmonite emigrante si trovòin fine di vita . Entrato in coma, ognisperanza che si riprendesse era sva-nita . Amministratigli gli ultimi sacra-menti, ebbe nel frattempo uno stranosogno . Gli sembrava di essere incammino verso i Becchi ed ecco ve-nirgli incontro Don Bosco, il quale indialetto piemontese e perentoria-mente gli dice: «Se 'tveli gaveti, ven-ta cha 'tbeivi 'na buta 'd barbera»(Se vuoi guarire, devi bere una botti-glia di barbera) .

Si sveglia e insiste presso la mo-glie perché gli si porti quanto ordina-to . Con sorpresa di tutti ne beve unbicchiere e poi un altro fino al fondodella bottiglia . Assopitosi, al risvegliosente un marcato miglioramento, in-spiegabile anche secondo il pareredei medici, che è preludio di unaguarigione completa. Oltre questo,come annota lui stesso, in altre circo-stanze Don Bosco gli fu vicino con ri-sultati sempre sorprendenti . In rico-noscenza a tanto aiuto mise la suavita a disposizione delle opere di be-ne . Soprattutto raggiunta l'età pen-sionabile la sua dedizione fu comple-ta . Tutte le mattine era presente allamessa ed era lui che apriva la porta eapparecchiava l'altare . Poi eccolocon la sua macchina a Villa Saluspresso le suore di Maria Ausiliatrice,ammalate, a prestare i servizi di tra-sporto, di manutenzione della casa .Al sabato immancabilmente lo si ve-

deva al capezzale dei sacerdoti am-malati alla Casadi Pancalieri per tuttii servizi, i più delicati, ai ministri diDio . Grande sostenitore del «diaco-nato permanente» ebbe la gioia diessere tra i primi a ricevere questoordine per mettersi così in completadisponibilità a servizio della diocesi edi Padre Arcivescovo . Per tutti rima-ne un grande esempio e per la suapietà profonda e per la carità fraternapraticata con tanta abnegazione espirito di sacrificio e per la sua fedeadamantina .

FIRMINO sig. BRICALLI, coopera-tore t 30/7/1985

Era iscritto alla Pia Unione deiCooperatori Salesiani dal 1967 .Buon cristiano, non sposato, ha fattoil catechismo ai fanciulli per oltre 40anni mostrando a tutti uno spirito pa-ziente e docile come voleva donBosco .

ANTONIETTA sig.ra PETRELLI,cooperatrice t Camiano di Lecce, a63 anni

Fervida cooperatrice salesiana hasaputo unire nella sua vita le due di-mensioni della preghiera e dell'attivi-tà : non ha mai smesso di sostenere,per quello che poteva, l'opera di donBosco di cui amava soprattutto lapreferenza per i giovani e per ipoveri .

ENRICO prof . TALIU, ex allievo tVittorio Veneto, a 93 anni

In tutta la sua vita ha avuto tantoamore e tanta devozione per S. Gio-vanni Bosco, essendo stato allievodei salesiani . Dei santo piemonteseaveva'assimilato due belle qualità :un animo generoso e una grandeoperosità posta al servizio delprossimo .

ROSALIA sig .ra MINONZIO VAS-SENA, cooperatrice t Lecco

Per 38 anni ostetrica ospedalieraaveva aiutato a venire al mondo tantibambini lecchesi . Ha vissuto il suolavoro come una missione di vita eperciò non poteva non trovarsi in net-to disaccordo con chi praticava oconsigliava l'aborto . Era amica deipiccoli e degli ammalati . La-,sua èstata una testimonianza cristiaha-si-lenziosa, schiva da ogni pubblicità eda ogni protagonismo, ma ricca di in-finiti eloquenti gesti . Tra le migliaia dineonati lecchesi che sono passati trale sue mani, quanti devono a lei unaserie di attenzioni materiali che han-no fatto superare momenti di ango-scia, di preoccupazione . . . il corredo,un piccolo aiuto finanziario, la capa-cità di mobilitare altre attenzioni . Tut-to questo è stato possibile anche peruna vita e una fede rafforzate dasventure familiari, su tutte la perditadei genitori quando era in tenera età,poi la fucilazione del fratello, parti-giano, nel lager di Fossoli . Da ultimola sua malattia : anche qui un'altragrande testimonianza : mai un lamen-to, mai il venir meno della fiducia cheanche nel più grande dei dolori c'èun Padre che ci ama.

CAGNA Monsignor MARIO, arcive-scovo t Lu Monf. (AL) a 74 anni

Si spense serenamente a Lu Mon-ferrato, suo paese natio, noto per lenumerosissime e insigni vocazioniche diede alla Chiesa fra le quali ilServo di Dio Don Filippo Rinaldi, ter-zo successore di Don Bosco .Monsignor Cagna fu un grande

ammiratore e sostenitore della Fami-glia Salesiana ovunque i suoi lunghianni di servizio alla Santa Sede loportarono . Non faceva segreto delsuo amore per Don Bosco, per i suoifigli e le sue figlie, e si diceva Sale-siano «ex imo corde», nel profondodel suo cuore . Fu particolarmentecaro alle Figlie di Maria Ausiliatricenel Giappone e in Yugoslavia apren-do loro la strada a nuove fondazioni .

Don Bosco e Don Rinaldi gli avran-no certamente dato un cordialissimobenvenuto in paradiso .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-nosciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : «, ., lascio alla Direzione Generale Ope-re Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano perle missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente per l'esercizio del culto, per la formazione del Clero edei Religiosi, per scopi missionari e per l'educazione cristiana .- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno

o l'altro dei due Enti su indicati :« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-

no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sedein Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio delculto, per la formazione del Clero e dei Religiosi, per scopi missiona-ri e per l'educazione cristiana .(luogo e data)

(firma per disteso)

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SOLIDARIETÀborse di studio

per giovani Missionaripervenute

alla DirezioneOpere Don Bosco

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, implorando protezio-ne, a cura di Franco di Biella,L. 1 .000 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, ringraziando e invo-cando protezione per me e per tutti imiei, a cura di Dalponte Mario, Tori-no, L . 1 .000 .000

Borsa: In memoria e suffragio di Sal-vatore Gentile e di Filippo Ziino, a cu-ra di Ziino Silvana Gentile, Napoli,L . 1 .000 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in ringraziamento, acura di N.N ., Lavagna, HE,L . 1 .000 .000

Borsa : In memoria e onore del Coad.Salesiano Garlatti Jacopo, a cura diN .N ., L . 1 .000 .000

Borsa : S. Giovanni Bosco, in me-moria del Salesiano Padre José Ma-ria Bertola, a cura della nipote Laura,L.500 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, per gra-zia ricevuta, a cura di Corsi Amelia,Montecompatri, RM, L . 500 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in memoria di ComottoGiovanni, a cura della moglie, Maria,Torino, L. 300 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in memoria di mio ma-rito, a cura di R . A ., L. 300 .000

Borsa : A suffragio dei defunti dellefamiglie Baroni-Bernasconi-Guerci, acura di Bernasconi Giovanni, Lodi,MI, L . 300 .000

Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au-siliatrice e Santi Salesiani, per otte-nere una grande grazia, a cura diN .N ., Milano, L . 300 .000

Borsa : S. Giovanni Bosco, nel 4°anniversario della morte di Don Car-lo, a cura delle sorelle Teresa e Gio-vanna, L. 300 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, chiedendo protezione per i figli,a cura di Guidotti Zerbina e V ., Mo-dena, L . 300 .000

Borsa : Don Natale Noguier de Ma-liay, Apostolo della Sacra Sindone(10° Borsa), a cura di Don Luigi Fos-sati, SDB, L . 250.000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, ringraziamo e implo-riamo protezione per gli studi, salute,lavoro, a cura di Davide Luigino, An-na Maria, Irene, Mombello, AL,L.200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Gio-vanni Bosco, ringraziando e invo-cando grazia per mio papà, a cura diAngela, L . 200 .000

Borse Missionarieda L . 100.000

Borsa : In memoria del Coad. Sale-siano Giuseppe Primo, a cura dellasorella Teresa, Pinerolo

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, implorando guarigione, a curadi Claro Maria, Monza, MI

Borsa : S . Domenico Savio, ringra-ziando e invocando protezione sullafamiglia, a cura di Novarese M .Pia,Asti

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, chiedendo protezione e Salesiani, proteggete me e i miei ca-guida in tutto, a cura di Marinello ri, a cura di Andorno Angeladott . Giuseppe Francesco, Sciacca,AG, L . 200 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, invocando protezione, e in me-moria dei genitori, a cura di Di binatoAngelo, Modena

Borsa : Dio creatore e salvatore

to, a cura di N .N .

1 SETTEMBRE 1986 ' 39

Borsa : In memoria dello zio Don Gio-vanni Pian, a cura di Pizzamiglio Ri-ta, Gradisca d'Isonzo, GO

Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, invocando grazia per Ce-sare e protezione per Enrico e AnnaMaria, a cura di Ricci Domenico,Roma

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco e Domenico Savio, in suffragiodella mamma De Certi Agnese, a cu-ra di Ogliari Agostino, Trevigliio, BG

Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, invocando suffragi e aiu-

,,Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-ni, a cura di Nicola Giovanni, Torino,L 200000. .

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, in memoria e suffragio di Batti-

Borsa : Maria Ausiliatrice, ringra- sta, a cura dei figli Giuseppe e Cate-ziando e chiedendo ancora grazie, a rinacura di Cocco Pina, Cagliari,L.200 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, implorando guarigio-

Borsa : Maria Ausiliatrice, per prote- ne, a cura di P . C .zione e aiuto, a cura di Colombo Ma-ria, Cinisello B ., Milano, L . 200 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco e Domenico Savio, in ringrazia-

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo- mento per grazie particolari, a curasco e Domenico Savio, in suffragio di L. D . L .del marito e per protezione sulla fa-miglia, a cura di Rubeo Adelina, Ro-

n Ms

Borsa: Sr. Eusebia, in suffragio deidigo, MN, L . 200 .000

vennn Bosco, Ausiliatrice edi Costa

Gio- defunti e in ringraziamento, a cura diTeresa e

Carolina, a

memoriaaro

cura diFacenda Bellino Giuseppina, Vicoforte, CNT

Borsa : In memoria e suffragio del- Giovanni, Torinol'lng . Riva Pietro, exallievo salesia- Borsa: Don Bosco, per grazia rice-no, a cura di Adriana Rubino, Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringra- vuta, a cura di Morani Patrizia, RomaL . 150 .000

ziamento, a cura di D . B . R ., Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, in ringraziamento, a cura diN . N .

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo- sco, invocando protezione in vita e insco, invocando protezione sui fami- morte per me e familiari, a cura diliari, a cura di M . A.

Mario C .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, invocando protezione,a cura di una exallieva di Faenza

Borsa : Maria Ausiliatrice, Mons .Versiglia, Don Caravario, in ringra-ziamento e protezione, a cura di N .N .

Borsa : Maria Ausiliatrice, in memo-ria e suffragio di Don Giuseppe Ri-salti, Salesiano, a cura di Tomei En-rico, Viareggio, LU

Borsa : In memoria di Cabriel Mario,a cura di Cabriel Raffaella, Belluno

Borsa : SS . Cuori di Gesù e di Ma-ria, a cura di N .N .

Borsa : S . Domenico Savio, a curaBorsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- Borsa : Alfredo e Francesco, a cura di N .N .venni Bosco, implorando grazia e di N .N ., Colle Val d'Elsaprotezione, a cura di N .N ., Codroipo,UD, L . 150 .000 Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au-

Borsa: S . Giovanni Bosco, Sr . Eu- satrice e Don Bosco, a cura disebia Palomino, ringraziando per Caltabiano Rosa, Presa, CT

Borsa : In suffragio di Ernesto, a cura grazia ricevuta, a cura di Turco Mad-di Melis Antonio, Cuneo, L . 130.000 dalena

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, in memoria e suffragio di TedioliGiovanna, a cura del marito MatteoMontiuschi

Borsa : Don Bosco, a cura di N .N .,Cesano Maderno

Borsa : S . Domenico Savio, per gra-zia ricevuta e invocando protezione,a cura di Moramarco Margherita, Ca-stellaneta, TA

Borsa : Gesù Sacramentato, MariaAusiliatrice, Don Filippo Rinaldi,invocando protezione, a cura di ta-glione Rosa, Torre Del Greco, NA

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco e Domenico Savio, invocandoprotezione sulla nostra famiglia, acura di N .N .

Borsa : S. Domenico Savio, a curadi Balbo Elena, Trino, VC

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in ringraziamento e

Borsa : Don Bosco, per riconoscen- chiedendo altre grazie, a cura di Pio- Borsa: Mons . Vincenzo Cimatti, aza, a cura di Giancarlo e Luisa

vano Vincenza, Dogliani, CN

cura di Ferraro rag . Oreste

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura diGiaume Adelina, Carpaneto Piacen-tino

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Spediz . in abbon . postale - Gruppo 2° (70) - 1 • quindicina

Un libro che sconfigge unpregiudizio .Il cristiano e la natura i Padridel deserto, Benedetto,Francesco d'Assisi . . . fino agiungere a Teilhard de Chardine all'odierno dibattitosull'ecologia . Il popolocristiano può intervenire con laricchezza di 2000 anni distoria .

CollanaIl Popolo Cristianopag . 208L. 14.000 ~~5EI