nostro servizio a pag. 3 Piero Ghetti a pag. 5 Roberto Ravaioli a … · Caritas italiana, Cisl e...

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anno 89, n. 10 - 10 marzo 2016 Tariffa R.O.C. “Poste Italiane spa - Settimanale Sped in Abb. Post. - Pubbl. inf. 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art 1 comma 1, CN/FC” - Iscrizione al registro stampa del Tribunale di Forlì n. 471/1974 Chiuso in redazione il 7/03/2016 - € 1.20 - Tariffa pagata - Taxe percue Editoriale la vignetta della settimana Cooperazione al bivio Il 4 marzo a Castrocaro Terme, Confcooperative Forlì-Cesena ha rinnovato le cariche sociali nell’annua- le assemblea di bilancio. È stata l’occasione per riflettere sul presente, ma soprattutto sul futuro della cooperazione. Se, infatti, a beneficio del comparto par- lano tanti dati postivi non ci si può nascondere che la crisi abbia investito anche questo settore, basilare per l’economia e la tenuta del tessuto sociale. È necessario allora guardare avanti ma con chiarezza. Da un lato bisogna accelerare su tra- sparenza e legalità, facendo- ne punti fermi, indiscutibili e inderogabili. Dall’altro il processo ormai ineludibile di alleanze e fusioni tra le centrali cooperative non può essere solo un dato economico ma deve valo- rizzare storie e idealità. In tutto questo il punto discri- minante rimane la persona. Il mondo oggi viaggia ad una sola dimensione, quella economica, e sull’altare del mercato si sacrificano diritti e doveri, ideali e relazioni. La cooperazione, se vuole avere un futuro, da un lato deve misurarsi con il merca- to facendo leva su innova- zione e creatività, dall’altro valorizzare la persona in tutte le sue dimensioni. LUCIANO SEDIOLI Compagnie teatrali, pubblicazioni, ricerche, siti internet. Torna a rifiorire la lingua dei nostri nonni ROTONDE La prima fu in Piazzale Indipendenza nel 1999, oggi sono già 93 Piero Ghetti a pag. 5 SECONDE GENERAZIONI Presentazione della ricerca al Campus universitario di Forlì il 15 marzo Roberto Ravaioli a pag. 4 Il dialetto torna a far parlare di sé CONFCOOPERATIVE Intervista al presidente uscente Stefano Lazzarini Nostro servizio a pag. 3 Il pizzicotto Critica a fin di bene Alcuni lettori del Momento si lamentano che il loro settimanale, recapitato fino a qualche tempo fa rego- larmente il giovedì, oggi giunge a destinazione, quasi regolarmente... il lunedì. Frutto della riforma del servizio postale. Un tempo l’insegna PT indicava il servizio pubblico Poste e Telegrafi; oggi, con la riforma, l’insegna indica semplicemente “Più Tardi”... in attesa che qualcuno tolga il disturbo. È uscito dalla porta e ora rientra dalla finestra. Il dialetto romagnolo, la lingua dei nonni, pochi ormai lo parlano, ma cresce da più parti l’interesse verso questo idioma che ha formato intere generazio- ni. A teatro, nelle scuole e perfino sui siti internet aumenta questa voglia d’antico. Non è un ri- torno al passato fine a se stesso ma il desiderio di non buttarsi alle spalle un patrimonio di tradi- zioni e di cultura. Servizi a pagg. 12-13 Foto scattata in occasione della fiera “Sono Romagnolo” svoltasi a Cesena dal 26 al 28 febbraio che ha riscontrato una grande partecipazione di visitatori

Transcript of nostro servizio a pag. 3 Piero Ghetti a pag. 5 Roberto Ravaioli a … · Caritas italiana, Cisl e...

anno 89, n. 10 - 10 marzo 2016 Tariffa R.O.C. “Poste Italiane spa - Settimanale Sped in Abb. Post. - Pubbl. inf. 45%D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art 1 comma 1, CN/FC” - Iscrizione al registro stampa del Tribunale di Forlì n. 471/1974

Chiuso in redazione il 7/03/2016 - € 1.20 - Tariffa pagata - Taxe percue

Editoriale

la vignetta della settimana

Cooperazione al bivioIl 4 marzo a Castrocaro Terme, Confcooperative Forlì-Cesena ha rinnovato le cariche sociali nell’annua-le assemblea di bilancio.È stata l’occasione per riflettere sul presente, ma soprattutto sul futuro della cooperazione. Se, infatti, a beneficio del comparto par-lano tanti dati postivi non ci si può nascondere che la crisi abbia investito anche questo settore, basilare per l’economia e la tenuta del tessuto sociale. È necessario allora guardare avanti ma con chiarezza. Da un lato bisogna accelerare su tra-sparenza e legalità, facendo-ne punti fermi, indiscutibili e inderogabili. Dall’altro il processo ormai ineludibile di alleanze e fusioni tra le centrali cooperative non può essere solo un dato economico ma deve valo-rizzare storie e idealità. In tutto questo il punto discri-minante rimane la persona. Il mondo oggi viaggia ad una sola dimensione, quella economica, e sull’altare del mercato si sacrificano diritti e doveri, ideali e relazioni. La cooperazione, se vuole avere un futuro, da un lato deve misurarsi con il merca-to facendo leva su innova-zione e creatività, dall’altro valorizzare la persona in tutte le sue dimensioni.

luciano sEdioli

Compagnie teatrali, pubblicazioni, ricerche, siti internet. Torna a rifiorire la lingua dei nostri nonni

RoTondELa prima fu in Piazzale Indipendenza nel 1999, oggi sono già 93Piero Ghetti a pag. 5

sEcondE GEnERaZioniPresentazione della ricerca al Campus universitario di Forlì il 15 marzoRoberto Ravaioli a pag. 4

Il dialetto torna a far parlare di sé

conFcooPERaTiVEIntervista al presidente uscente Stefano Lazzarininostro servizio a pag. 3

il pizzicottoCritica a fin di bene

Alcuni lettori del Momento si lamentano che il loro settimanale, recapitato fino a qualche tempo fa rego-larmente il giovedì, oggi giunge a destinazione, quasi regolarmente... il lunedì. Frutto della riforma del servizio postale. Un tempo l’insegna PT indicava il servizio pubblico Poste e Telegrafi; oggi, con la riforma, l’insegna indica semplicemente “Più Tardi”... in attesa che qualcuno tolga il disturbo.

“È uscito dalla porta e ora rientra

dalla finestra. Il dialetto romagnolo, la lingua dei nonni, pochi ormai lo parlano, ma cresce da più parti l’interesse verso questo idioma che ha formato intere generazio-ni. A teatro, nelle scuole e perfino sui siti internet aumenta questa voglia d’antico. Non è un ri-torno al passato fine a se stesso ma il desiderio di non buttarsi alle spalle un patrimonio di tradi-zioni e di cultura.

servizi a pagg. 12-13 Foto scattata in occasione della fiera “sono Romagnolo” svoltasi a cesena dal 26 al 28 febbraio che ha riscontrato una grande partecipazione di visitatori

10 marzo 20162costume

Redazione e amministrazione:Via Solferino, 21 - 47121 Forlì - Tel. 0543.36861- Fax. 0543.376786 - e-mail: [email protected] - sito internet: www.ilmomento.bizDirettore responsabile: Luciano SedioliIn redazione: don Giovanni Amati, don Franco Appi, Beppe Brescia,Paola Mettica, Franco Garavini, Roberta BrunazziImpaginazione grafica: Damiano DitiUfficio abbonamenti e amministrazione: Eleonora GaraviniPubblicità: Pigreco srlProprietà: Chiesa Cattedrale di Forlì - P.zza Dante, 1 - 47121 ForlìStampa: Centro Servizi Editoriali srl - Stabilimento di ImolaVia Selice 187/189 - 40026 Imola (BO)Il Momento è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici)e a USPI (Unione Stampa Periodica Italiana)

settimanale d’informazionedella diocesi di Forlì-Bertinoro

A confronto su: xxxxxxxxxxxPorte aperte & Porte chiuse

Caritas Italiana e Banco alimentare hanno presen-tato il 2 marzo il manuale sulle corrette prassi ope-rative per le organizzazioni caritative, nell’ambito del recupero, della raccolta e della distribuzione del cibo ai fini di solidarietà sociale. In Italia sono oltre 4 milioni le persone che vivono in povertà assoluta. Si stima poi in 5 milioni e mezzo il numero degli italiani in condizioni di povertà alimentare, di cui un milione e 300mila minori. Ma le famiglie che non hanno denaro sufficien-te per garantirsi un pasto proteico almeno ogni due giorni sono addirittura il 14,5% del totale... Il manuale,vuol rispondere a due domande fonda-mentali: garantire la sicurezza degli alimenti recu-perati per gli indigenti e, nel contempo, incentivare i donatori a recuperare alimenti, riducendo così gli sprechi. L’applicazione del manuale porterà al recu-pero di almeno altre 30mila tonnellate di elementi deperibili, su un totale stimato di circa un milione di tonnellate eccedenti.

Tratto da Redattore Sociale

Il problema casa è a livelli di guardia. Alla mancanza cronica di risorse per l’edilizia residenziale pubblica - Italia terzultima in Europa - si sommano gli effetti della crisi. E se nel 2006 gli utenti Caritas in disagio abitativo erano l’11,6% ora sono il 27%, con un au-mento cioé del 133%. Non solo: i due terzi (il 68,7%) ha grandi difficoltà nel pagare l’affitto, il mutuo, anche solo le spese condominiali. È un vero allarme sociale quello che emerge dalla ricerca “Un difficile abitare”, il Rapporto 2015 sul problema casa in Italia curato da Caritas italiana, Cisl e Sicet (sindacato inquilini casa e territorio). L’8,5% vive in stanze subaffittate o ha solo un posto letto. Riguardo ai contratti di affitto, l’11,1% non ce l’ha, il 26,6% non ha alcuna ricevuta quando paga, il 32,6% ha ricevute per un importo inferio-re. Metà del campione (47,3%) vive in case “struttu-ralmente danneggiate”, il 43,5% in case di “ridotte dimensioni”, il 20,4% poco luminose. Per oltre il 70% affitto o mutuo superano il valore soglia del 30% del reddito. E chi non paga, perde la casa: Il 16% è sotto sfratto o pignoramento giudiziario. Tratto da Avvenire

Il dramma dei senza casaIl manuale di Banco e Caritas

cent’anni fa di Umberto Pasqui

Si è letto, sulla stampa locale, di due ragazzi che nei giorni scorsi si sono arrampicati sulla ciminiera dell’Eridania, grande scheletro di archeologia industriale che sareb-be degno di un recupero attento alle istanze della storia. Ebbene, cent’anni fa i problemi erano diversi. Mentre il 12 marzo 1916 a San Biagio si celebra “la festa so-lenne del Sacro Cuore di Gesù”, Filippo Guarini, nel suo “Diario forlivese”, annota che “esiste un vivo contrasto per le barbabieto-le”. Infatti: “La Società Eridania non vuol pagarle oltre L. 2.80 al quintale; la società dei Bieticultori oppugna tale prezzo come inade-

guato e insufficiente in rapporto alle attuali condizioni dell’agricol-tura, e in virtù del decreto luogo-tenenziale procederà alla disdetta del contratto triennale. Il Prefetto si è messo in mezzo, per vedere di evitare il danno che manchi anche quest’anno questa coltura, che dà lavoro a tanti operai, ma finora inutilmente”. Da un lato il lavoro, dall’altro la scuola. È del 16 marzo 1916 tale annotazione: “Ier l’altro mattina alle 8 le alunne del Ricreatorio Femminile di Ter-ra del Sole, accompagnate dalle loro Monache Salesiane di San Giuseppe, vennero in pellegrinag-gio al Santuario di Maria SS. Del

Fuoco. Erano quasi un centinaio” mentre risultano “compiuti quasi ormai” i restauri a Palazzo Merli-ni: “qui vi si sta allestendo per uso di Ospedale Militare dai Soldati di Sanità”.

Un vivo contrasto per le barbabietole

un Momento in cucina

Cotolette di cicerchie e patate

un Momento in cucina

a cura di Cecilia Sedioli

Ecco un’idea originale per utilizzare la cicerchia.Per preparare queste cotolette vegetariane vi serviranno:• 2 uova;• 250 g di cicer-chie secche• 3-4 patate piccole;• due cucchiai di parmigiano grattugiato;• 2 foglie d’alloro;• noce moscata q.b.;• pan grattato q.b;• formaggio (o altro) facoltativo.Per prima cosa lasciare le cicerchie in ammollo in acqua fredda per almeno 12 ore.Una volta reidratate lavatele bene e mettetele in pentola a pressione coperte d’acqua con due foglie di alloro (vi ricordo che servono per ammorbidire le fibre dei legumi). Dal fischio fate cuocere per 40 minuti. Una volta cotte, salate l’acqua e lasciate ripo-sare finché non saranno tiepide. Intanto lavate bene le patate e lessatele con la buccia in acqua bollente. Una volta che avrete patate e cicerchie cotte il più è fatto: schiacciatele con lo schiaccia patate un po’ per volta così da ottenere una purea omogenea (senza le bucce che rimarranno intrappolate).Unite il parmigiano e la noce moscata, aggiustate con sale e pepe. Sbattete le uova in un piatto, sala-tele e pepatele; in un altro sistemate il pangrattato. Ora - con delicatezza perché l’impasto è molto morbido - prelevate delle palline e schiacciatele, passatele prima nel l’uovo e poi nel pangrattato (come si fa per le cotolette). Una volta preparate (ne verranno circa una trentina grandi come un sottobicchiere) cuocetele in una padella antiaderente unta con poco olio di oliva: basteranno 3 minuti per lato a fuoco vivace, in modo da ottenere una bella crosticina (la cottura è rapida perché il composto è totalmente fatto da ingredienti già cotti). Salate leggermente la superficie.Potete arricchirle con una fettina di formaggio che si scioglierà in cottura oppure aggiungere anche prosciutto (crudo o cotto) e formaggio, come se fossero dei saltimbocca.P.s. Se volete farle ancora più leggere cuocetele direttamente in forno, in una placca coperta di carta da forno a 200° per 20 minuti circa.Buon appetito!

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10 marzo 2016 3 attualità

“Con l’assemblea del 4 marzo a Castrocaro Terme, Stefano

Lazzarini ha terminato il suo man-dato alla guida di Confcooperative Forlì-Cesena.

La sua presidenza è coincisa con un periodo denso di avvenimenti; dalla Conferenza Organizzativa Nazionale dell’11 luglio 2013, che ha ridisegna-to ruolo e funzioni della cooperazio-ne, all’indimenticabile incontro con papa Francesco il 28 febbraio 2015.

Quale valutazione dà di questi quattro anni di lavoro?Dopo la ventennale presidenza di Amedeo Scozzoli, uno dei padri nobili della cooperazione provincia-le, era difficile collocarsi nell’organiz-zazione. Con il direttore Pierlorenzo Rossi (poi nominato nel 2014 diret-tore regionale della Confederazione) abbiamo scelto di dedicare la nostra attenzione al rapporto con i soci e alle loro imprese. Questo lavoro di “porta a porta”, è stato estrema-mente utile per conoscere la realtà e individuare i possibili strumenti di risposta.

Quali risultati ha prodotto?Abbiamo assistito a un risveglio verso i valori della cooperazione. Si sono realizzati tanti contatti e incon-tri con gruppi che ci chiedevano di dare concretezza alle loro idee e ai loro progetti. E soprattutto, all’in-terno di Confcooperative è nato un team compatto e motivato, capace di farsi carico e di accompagnare i futuri soci nel loro percorso.

Avete investito molto sui giovani?Sì, è in atto un processo di ringio-vanimento all’interno dell’organiz-zazione e delle cooperative socie. Le nuove cooperative hanno al loro

interno molti giovani e tante donne. E i giovani hanno portato l’atten-zione su settori fino ad oggi poco esplorati come la comunicazione, i nuovi mestieri, la cultura...

Malgrado la crisi, il settore coo-perativo tiene. Quali sono i dati di bilancio più significativi?In questi ultimi quattro anni il numero delle cooperative aderenti è passato da 233 a 254 unità, con un fatturato complessivo di 4.065 milioni di euro e 15.666 lavoratori impiegati e 36.769 soci. In dieci anni, dal 2007 a oggi, a Confcooperative Forlì-Cesena hanno aderito 134 nuove imprese cooperative e 65 sono state escluse, con un saldo positivo di 69 unità.

A che punto è il percorso di unifi-cazione fra e centrali cooperative?Dal 2011, anno in cui è stata costitu-ita l’Alleanza Cooperative Italiane, il percorso a livello nazionale procede spedito; a Roma il tavolo unitario è

già operativo. Più complessa e arti-colata è la realtà a livello territoriale. Non è una questione solo economi-ca ma va salvaguardato un patrimo-nio culturale, ideale e organizzativo. Rimane comunque il 2017 come termine per la completa realizzazio-ne dell’alleanza.

Lascia qualcosa di incompiuto?La cooperazione non è in mano a qualche solista, ma è il frutto di un gioco di squadra, un cammino che si fa insieme. Non siamo funzionari ma soci. Chi ha la responsabilità di guidare l’organizzazione fa un pezzo di strada, terminato il quale ritorna a fare il cooperatore e a prestare il suo servizio con un altro ruolo. Io torno a fare l’imprenditore agricolo e a pre-siedere la Cantina Forlì-Predappio e la vice-presidenza di Caviro. Lascio un’organizzazione sana economica-mente, ben strutturata, con tanti gio-vani motivati al suo interno. Questa è la più grande soddisfazione.

luciano sEdioli

Stefano Lazzarini racconta i suoi 4 anni di presidenza a Confcooperative Forlì-Cesena

Cooperazione, gioco di squadraGli ex consiglieri comunaliricordano Franco Rusticali

circolo “la scranna”

Sala piena a “La Scranna” lunedì 29 febbraio per la serata in ricordo del sindaco Franco Rusticali, alla presenza dei suoi famigliari. “Con Rusticali e grazie alla sua opera di capogruppo del partito di maggio-ranza - ha esordito Baccarini, presidente dell’asso-ciazione ex consiglieri - la città ebbe il suo primo governo di centro-sinistra. Fu una stagione politica di grande rilievo: insieme al sen. Melandri riuscimmo a trovare le vie strategiche per la crescita di Forlì”. “Ho conosciuto Rusticali prima nella sua veste di medico - ha detto il sindaco Davide Drei - mia ma-dre fu colpita da un grave infarto e lui la salvò. E mia madre vive ancora oggi. Da Sindaco tocco con mano quanto è stato fatto nei suoi anni di governo. Tutti i grandi interventi di trasformazione per il progresso di Forlì hanno visto la sua impronta e la sua pre-occupazione. Non lo dimenticheremo e la città gli attribuirà i riconoscimenti che gli spettano”.“Non vi nascondo l’emozione di fronte ai suoi fami-gliari perchè prima dei comuni ideali politici tra di noi c’era una bella e solida amicizia”. Così Sauro Sedioli, che ha tratteggiato un’analisi degli ultimi 30 anni della vita della nostra città: “Quello che oggi è indispensa-bile è aprire una nuova stagione di progettualità per Forlì, senza dimenticare il valore dell’unità tra le città romagnole. Mi riferisco ad un certo leaderismo che ha prevalso alcuni anni fa e che ha portato anche a situazioni di rottura con le città vicine. Abbiamo l’U-niversità perchè avevamo la consapevolezza che non avremmo mai vinto da soli ma tutti insieme”. Poi ha preso la parola Giovanni Tassani, che ha ripercorso le vicende travagliate del San Domenico e la scelta compiuta di abbandonare l’idea di costruirvi il nuovo Teatro per destinarlo invece a sede museale. Tassani ha poi ricordato la rivoluzionaria presentazione della squadra del sindaco Rusticali prima delle elezioni amministrative del 1995, fatto rarissimo nella storia repubblicana del nostro Paese. “Dal 1995 al 2005 la città è veramente molto cambiata - ha affermato l’arch. Gabrio Furani - e sotto il profilo urbanistico si può dire che si abbandonò il criterio della quan-tità (che negli anni ’70 era fortemente presente) per puntare su quello della qualità. Dagli anni ’90 cambiò il rapporto tra amministratori e struttura comunale: controllo e indirizzo separati dalla gestione. Di Rusti-cali ricordo la propensione all’ascolto, l’indipendenza nella gestione della cosa pubblica con una sintesi tra idealità e realismo e la capacità di disegnare strategie in modo collegiale. Furono 4 i temi fondamentali che caratterizzarono il decennio 1995-2004: Forlì dell’alta formazione e della cultura, Forlì città della tecnolo-gia, Forlì città del welfare e Forlì città dello sviluppo governato e programmato. Una annotazione sul pri-mo punto: il San Domenico, luogo che ha assorbito ingenti risorse pubbliche, non solo del Comune, non può essere utilizzato solo per un semestre all’anno o poco più per grandi mostre. E la fruibilità di raccolte importanti della Pinacoteca civica non può essere così fortemente diminuita dal mancato completa-mento della struttura. Ultima chiosa: tutto quello che è stato pensato nel decennio guidato da Rusticali è stato realizzato o è molto avanti nella strada realiz-zativa. Occorre completarlo per non pregiudicare l’efficacia degli investimenti fatti”. A fine serata han-no portato la loro testimonianza Mauro Bacciocchi, Danilo Casadei, Paolo Talamonti e Luigi Ascanio.

Ennio GElosi

17-7-1995: insediamento del comitato scientifico per il san domenico

da sin. il neo presidente di confcooperative Forlì-cesena Mauro neri e il presidente uscente stefano lazzarini

10 marzo 2016

È mutato anche il meto-do di raccolta dati: dalla erogazione di un questio-nario nelle scuole, durante la prima fase di ricerca, si è passati ad un lavoro più qualitativo, attraverso interviste, focus group e osservazione partecipante.È mutata anche la cornice cittadina e internazionale. Dal 2012 ad oggi abbiamo

vissuto il perdurare della crisi economica, che in molti casi ha modificato e stravolto il percorso mi-gratorio e di radicamento delle famiglie straniere nel nostro territorio, inci-dendo sulle proiezioni di futuro dei figli. Allo stesso tempo abbiamo vissuto varie emergenze profughi, da quella libica a Mare Nostrum, poi Triton, e da ultima quella siriana, tra le tante altre, con l’arrivo e la presenza anche a Forlì di

decine di giovani profughi. Ci sono stati atti terrori-stici atroci, in Paesi molto vicini a noi, motivati da fondamentalismo religioso e “perseguiti” da giovani di seconda generazione. Stiamo assistendo ad un ripiegamento egoistico di molte nazioni europee. Tutti fatti che incidono inevitabilmente sul sentire cittadino, sul rapporto ita-liani-stranieri e sulla voglia di futuro. Ma c’è anche la novità di papa Francesco,

la cui stessa provenienza ha portato al centro le periferie umane. E vorremo partire da qui, dalla sua rivoluzione pastorale, per riaffermare la giustezza della intuizione iniziale, che ci ha spinto ad indagare le nostre “secon-de generazioni”. Compito educativo irrinunciabile di Caritas e Migrantes, volto ad orientare le coscienze alla prossimità, è quello di ricercare e sostenere percorsi di speranza, a promuovere atteggiamenti e opere di accoglienza e a stimolare comprensione e clima di pacifica e rispet-tosa convivenza dei diritti della persona umana. C’è inoltre una responsabilità come cittadini a cui non vogliamo sottrarci: quel-la di costruire insieme il luogo dell’abitare. Una cittadinanza che declina un noi, uno stare assieme nel sentirsi par-tecipi di un vissuto fatto di relazioni, di vicinanza, di un progetto condiviso, affettivo, sociale ed econo-mico, di spazi comuni; nel

sentirsi non tanto e non solo bisognosi di un dirit-to, di un riconoscimento - di cui ancora tanti sono privati - ma altresì deside-rosi di eguali opportunità di futuro, di un comune lavoro di costruzione che nasce dalla consapevolezza di un comune dovere di cooperare per la costru-zione di un nuovo volto della città, sia in senso fisico-strutturale che di valori, di orizzonti di vita, di reciproco riconoscimen-to, di valorizzazione delle differenze, di unione delle positive energie di tutti.Per questo ci sembra passo indispensabile la concessione quanto prima del voto amministrativo e la modifica del diritto di cittadinanza attualmente basato sullo ius sanguinis, per passare allo ius soli temperato. Altrimenti, per citare il card. Martini, “difficilmente ci si sentirà figli della casa dei doveri se si resta orfani della casa dei diritti”.

RoBERTo RaVaioliServizio Migrantes

4attualità

Banca di Forlì informa

Nuovo ciclo di iniziative per i Giovani SociIl gruppo di giovani sotto i 35 anni che costituisce la struttura portante del nuovo sodalizio è reduce da una serie di inizia-tive che hanno saputo sintetizzare efficacia e brillantezza. Tra esse, per citarne una che ha raccolto nei mesi scorsi considerevole seguito di pubblico, il ciclo di con-ferenze rivolto ad appro-fondire la storia, i valori e le prospettive del Credito Cooperativo. Tra gli au-torevoli ospiti che hanno contribuito ad innalzare la qualità del dibattito segnaliamo il professor Stefano Zamagni, già preside della Facoltà di Economia di Bologna e massimo studioso italiano della Cooperazione So-ciale. Per il futuro sono in fase di elaborazione altre interessanti iniziati-ve. Cominciando da un ciclo di incontri volti ad approfondire le oppor-tunità che nascono da un

corretto utilizzo della leva finanziaria: in sostanza si procederà ad un esa-me, con il contributo di esperti del settore, delle possibilità del sistema bancario di costituire volano per lo sviluppo economico in un mo-mento in cui prospettive di crescita paiono riaffac-ciarsi. In questa logica si inquadra anche il ciclo di visite che i Giovani Soci continueranno a fare ad

un gruppo di aziende lo-cali al fine di capirne me-glio problematiche e pro-spettive. Il programma delle attività formative comprenderà infine, nel prossimo anno di attività, una serie di appuntamenti legati al ruolo che potrà svolgere la cooperazione nell’economia che verrà. Su questo argomento abbiamo sentito l’opinio-ne dei Giovani Soci della Banca, in particolare della

presidente Erica Gunel-li e del vice presidente Nicola Tassinari. La riflessione che li muove è la seguente: in una società che vede il cosiddetto terzo settore sempre più corrispondere alle attese di tante persone e in una economia che registra invece l’insuccesso del sistema capitalista, lo spazio che si apre per forme di economia come quella cooperativa non

potrà che essere maggio-re di quanto avvenuto in passato. In quali ambiti e scenari ciò potrà realiz-zarsi sarà, per l’appunto, oggetto della indagine culturale che il Club dei Giovani Soci si ripro-mette di fare. Vengono infine confermate quelle attività sociali, indiriz-zate allo stare insieme e all’interfacciarsi con la comunità locale, quali le visite guidate alle mostre del San Domenico, la partecipazione con uno stand all’interno del pro-gramma dei “Mercoledì

nel cuore” che si terranno in centro storico a Forlì, la collaborazione operati-va con l’Avis territoriale. In agenda c’è anche la riproposizione del corso di approfondimento della lingua inglese che ha avuto tanto successo nella sua prima edizione e nel quale i Giovani Soci credono molto poiché l’utilizzo quotidiano di quella lingua è ritenuto patrimonio culturale in-dispensabile per qualsiasi giovani che si affacci alla società civile ed econo-mica.

un momento del ciclo di incontri: parla il prof. Zamagni, alla sua destra nicola Tassinari ed Erica Gunelli

un gruppo di giovani soci della Banca in un’uscita pubblica

Le seconde generazioni allo specchioIl 15 marzo, al Campus universitario di Forlì, sarà presentato alla cittadinanza l’esito della ricerca

“Sono passati quat-tro anni dall’avvio

di questo lavoro di ricerca condotto a più mani e con il progressivo allargamento dei collaboratori, dei pro-motori, degli interessati, degli ambiti di indagine, fermo restando il perno scientifico costituito dalla equipe di ricerca della Unibo-Campus di Forlì, arricchito nella seconda fase dal gruppo multicul-turale di ricercatori junior proposto ad hoc come col-laborazione e come campo esso stesso di studio.

“Seconde generazioni tra vita quotidiana e prospettive di futuro”: è il titolo del seminario che martedì 15 marzo si tiene alla Scuola di Scien-ze Politiche del Campus di Forlì, nell’Aula 11 Teaching Hub di viale Corridoni. L’incontro si apre alle ore 15.00 con i saluti dell’assessore comunale al Welfare Raoul Mosconi; a seguire la presentazione della ricerca a cura dei docenti De Bernart e Martelli dell’Università di Bolo-gna, Roberto Ravaioli dell’associazione “Incon-tri”, Caritas, Migrantes Forlì e Rita Bertoz-zi dell’Università di Modena-Reggio Emilia. A parlare delle strategie nazionali tra quadro europeo e contesti locali sarà quindi Stefania Con-gia del Ministero delLavoro e Politiche So-ciali, seguita da testimo-nianze e dibattito. Le concusioni sono affidate invece ad Elisabetta Gualmini, vice-presiden-te della Regione Emilia-Romagna e assessore allePolitiche di Welfare.

Programma del seminario

10 marzo 2016

Effettivamente, sin dal suo apparire, come documentano le cronache del tempo, impose a tutti i veicoli la circolazione obbligatoria in senso an-tiorario attor-no al Monu-mento ai Caduti, realizzato da Cesare Bazzani nel 1932. In realtà si tratta di un grande ovale e non nacque per quella funzione. La madre delle 93 rotonde (o rotato-rie) stradali esistenti oggi a Forlì è quella di piazzale Indipendenza, realizzata nel 1999 dal Comune all’inter-sezione delle vie Matteotti, Oriani, Oberdan, Regnoli e Sauro. “Questa ammi-nistrazione - si legge nella delibera di approvazione del progetto esecutivo del Piano particolareggiato di piazzale Indipendenza - intende procedere ad una

speri-men-

tazione provvisoria

della rotonda pro-pedeutica alla sua effettiva installazione, dovendosi ve-rificare concretamente alcu-ni aspetti importanti prima di una sistemazione viaria definitiva, che, se attuata, comporterà forti riper-cussioni su tutto il traffico veicolare urbano”. Si decise di intervenire con cautela, sull’esempio anticipatore di molte città del nord e della Francia centro-meridionale (in Romagna la città pio-niera è Ravenna), in modo da somministrare gradual-mente la novità ai forlivesi.

Quel che premeva ai tecnici comunali era comunicare ai concittadini che la rotonda forlivese funziona alla fran-cese, dando la precedenza a coloro che già circola-no all’interno dell’anello. L’esperimento ebbe esiti positivi, al punto che di lì ad un anno si materializzò il più discutibile dei “rondò” forlivesi: quello pendente di piazzale Santa Chia-ra. Fu realizzato così per permettere agli automezzi di accedere a via Monte San Michele attraverso il nuovo sottopasso realizzato dalle Ferrovie dello Stato e inaugurato dopo mille vicissitudini (e due ditte fallite) nel settembre 2002.

Da quel fatidico 1999 le ro-tonde sono spuntate come funghi, fino a raggiungere il numero record di 20 già nel marzo 2004. L’ultima ad aver visto la luce, la 93esima della serie, è quella provvi-soria nell’intersezione fra le vie Masetti, Zangheri e Mattei. “In questi giorni - dichiara il tecnico comunale incaricato Dario Pinzarrone - stanno per partire i lavori per la rotonda definitiva, che entro marzo regolerà uno degli incroci più deli-cati del forlivese”. In futuro ne sorgeranno sicuramente altre, a cominciare dalle due previste all’altezza di Porta Schiavonia. “Con questo intervento - dichia-ra l’assessore comunale ai lavori pubblici Francesca Gardini - contiamo di sgravare uno degli snodi stradali più congestionati e di valorizzare uno dei monumenti più insigni, con nuova pavimentazione e illuminazione”. La novità clou delle due rotatorie sarà quella di consentire, a chi viene da viale Salinatore, di proseguire per Villanova e Faenza senza più doversi portare in via del Portonac-cio e viale Italia. “I fondi ci sono - conferma l’assessore - per cui contiamo di appal-tare i lavori entro l’anno”.

PiERo GhETTi

La strada è sempre più rotondaLa prima rotatoria fu in piazzale Indipendenza nel 1999. Oggi sono ben 93

l’assessore Francesca Gardini e piazzale della Vittoria

5 attualità

Da un po’ di tempo a Forlì e circondario si è ripreso a parlare di iniziative in cam-po sanitario, con la nascita dei poliambulatori oltre ad altre iniziative di carattere privato, ponendo l’accento sul costo delle prestazioni che saranno poco abbor-dabili specie in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo. Troppo spesso a Forlì ci si dimentica di una realtà importante, l’Istituto Prati (nella foto la sede), che ha avuto fin dalle sue origini (1945) tra i fondamentali principi l’assistenza dei malati a domicilio e presso il proprio ambulatorio di corso Diaz. Il servizio, affidato originariamente a religiose, è ora svolto da infermieri laici con una grande esperienza profes-sionale. Nell’immediato dopoguerra, al mattino,

partiva il veloce andare di alcune suore a piedi o in bici verso abitazioni del centro dove persone ammalate, spesso anziane e sole, attendevano oltre ad una medicina anche un sorriso e l’assistenza sanitaria. Poi il servizio si è ampliato e ci si è serviti della mitica Bianchina verde, che molti ricordano ancora. Nel corso dell’ul-timo anno le prestazioni infermieristiche sono svol-te in ambulatorio da due infermieri diplomati ha avuto un forte incremento. Ha ripreso a funzionare a pieno ritmo anche il servizio di assistenza a domicilio per mezzo di altri due incaricati, anche loro infermieri diplomati, molto apprezzati soprat-tutto da persone anziane impossibilitate a muoversi dalla propria abitazione.

Si tratta di un servizio in continua espansione e molto competente: nel cor-so del 2015 le prestazioni sono state più di 10mila, di questa 4mila a domicilio. A Forlì spesso ci si lamenta dell’ospedale troppo lonta-no e del Pronto Soccorso sempre intasato e si dice che mancano idee ed ini-ziative in campo sanitario. La nostra è stata veramen-

te un’idea rivoluzionaria, divenuta realtà che si è sviluppata nel tempo. L’Istituto Prati è stato il primo ente in città a svol-gere il prezioso servizio infermieristico a domicilio e ambulatoriale, servizio che riscuote ancora oggi grande apprezzamento da parte dei cittadini forlivesi.

GiusEPPE VEsPiGnaniPresidente Istituto Prati

Nel 2015 ha erogato oltre 10mila prestazioni sanitarie di cui 4mila a domicilio

Istituto Prati da 70 anni a Forlì

La giornata ecologica, proposta dal comitato di frazione di San Tomè per domenica 6 marzo, è stata rimandata a domenica 20 a causa delle non favorevoli condizioni climatiche. L’iniziativa, dal titolo “Una passeggiata tutti assieme per il bene del nostro quartiere” è nata dall’idea di organiz-zare, nell’area forlivese di San Tomè, una dome-nica pomeriggio dedicata alla raccolta dei rifiuti che deturpano il bellissimo ambiente rurale locale e che costringono gli abitanti ad una con-vivenza forzata con scomodi vicini quali confe-zioni di vario tipo, lattine, bottiglie di plastica e di vetro presenti sul bordo della strada e nei fossi. La condizione di inquinamento inaccettabile dei fossi locale ha convinto il Comitato di Frazione a promuovere questo evento, col patrocinio del Comune di Forlì e la collaborazione del gruppo Guardie Ecologiche Giurate Volontarie. La solu-zione è così arrivata dall’interno della comunità stessa, con i cittadini che si sono assunti in prima persona l’impegno di migliorare le condizioni ecologiche del quartiere. A questo si aggiunge, lungo il percorso di pulizia dei fossi, la possibilità di unire l’utile della raccolta dei rifiuti abbando-nati in prossimità della carreggiata e il piacere di una bella camminata nella campagna forlivese già in fiore. Il percorso si snoderà a partire dall’area parrocchiale in via Castelfalcino, verso Forlì fino all’incrocio con via Barona. Proseguirà poi in via Barona per terminare in via Minarda, fino all’in-crocio con via Plaustro. I partecipanti saranno muniti di gilet ad alta visibilità, guanti e, ovvia-mente, di scarpe adeguate alla camminata. I rifiu-ti saranno poi accumulati nel piazzale antistante la chiesa della frazione dove saranno prelevati, in accordo con Hera. “Ciò che ci ha spinto a questa iniziativa - spiegano gli aderenti al Comitato - è il senso civico e il sentimento di aggregazione. Tutti hanno risposto positivamente e i benefici riscontrati prevediamo saranno molteplici: dallo sviluppo di una coscienza ecologica alla nasci-ta di un sentimento di aggregazione, per non parlare poi dell’ottimo pretesto per un trascor-rere pomeriggio all’aperto, passeggiando in compagnia”. Non si tratta, però, di un’iniziativa destinata a morire in una domenica pomerig-gio: “L’ambizione del progetto - aggiungono gli abitanti di San Tomè - è quella di creare aggrega-zione nella comunità attraverso obiettivi comuni quali appunto il benessere ambientale del quar-tiere, con la speranza che, nei ritrovi futuri, della spazzatura ai bordi delle strade rimanga solo il ricordo”. Come in ogni ritrovo che si rispetti, an-che in questo caso è stata prevista, al termine del lavoro, una piccola merenda, suggellando davanti ad una fetta di pane e cioccolata l’unione e la partecipazione della comunità a questa iniziativa.

Giornata ecologica per pulire i fossi

san Tomè

“Qualcuno sostie-ne che la prima

rotatoria costruita a Forlì sia quella scenografica e monumentale di piazzale della Vittoria, realizza-ta durante il Ventennio fascista.

10 marzo 2016sette giorni 6

Forlì sette giorni di Beppe Brescia

Dal Comitato 200 chilidi medicinali per la Grecia

I continui sbarchi di immigrati costituiscono un’e-mergenza comune per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Italia e Grecia, in particolare: lo scorso 26 febbraio la dottoressa Nika Arvanitaki, una coordinatrice di centri di raccolta di aiuti in Grecia, si è rivolta al Comitato per la lotta contro la fame nel mondo di Forlì, chiedendo aiuto per la raccolta di farmaci e materiale sanitario. Il reparto medicinali del Comitato si è subito attivato ed ha predisposto, nell’arco di quattro giorni, un notevole quantitativo di farmaci per le necessità primarie raccolti in 25 scatoloni, per un peso complessivo di 200 chilogram-mi. I medicinali sono stati ritirati e trasferiti, tramite un autotrasportatore, nella struttura “Metropolitan Community Clinic” di Helliniko.

Senologia, un reparto diavanguardia contro i tumori

Martedì 8 marzo, in coincidenza della Festa della donna, si è svolto nella sala “Pieratelli” del padiglione ospedaliero Morgagni-Pierantoni di Forlì, la festa per i dieci anni dell’Unità di Senologia, diretta dal dottor secondo Folli. In questo decennio di attività sono stati eseguiti oltre 7mila interventi, curate più di 4mila donne affette da carcinoma alla mammella ed eseguite un migliaio di ricostruzioni del seno.“Il tumore alla mammella, è il più diffuso, - ha ricor-dato il dottor Secondo Folli (nella foto) - e negli ultimi sei anni ha avuto in Italia un aumento del 14%, che sale al 30% nella classe d’età sotto i 45 anni.Alla festa hanno partecipato , accanto al dirigente sanitario, operatori, pazienti, volontari e autorità.

L’omicidio stradale è legge:la soddisfazione di Asaps

L’Aula del Senato ha detto Sì al voto di fiducia chie-sto dal governo sul ddl che ha introdotto i reati di omicidio stradale e lesioni personali stradali. Sod-disfazione è stata espressa dall’Asaps, associazione nazionale amici della polizia stradale che ha sede a Forlì. “Noi non siamo giustizialisti - scrive Lorenzo Borselli sul sito Asaps - né un branco di sprovve-duti speranzosi di attenzione mediatica. Noi siamo l’anima di una Legge, forse una delle poche insieme a quella che ha riconosciuto il delitto di stalking, promulgata per un’effettiva esigenza di Giustizia. Una legge che riconosce, a chi viene ammazzato sulla strada, la dignità di una vittima vera, soppressa prima di oggi almeno due volte: la prima sulla strada; la seconda nel silenzio investigativo e processuale”.

Familydea, dal Consorzionuovi servizi per la famiglia

Il Consorzio di Solidarietà Sociale ha presentato alla città “Familydea”, piattaforma aperta che mette in rete il mondo del non profit e la cooperazione sociale con la domanda delle famiglie italiane valorizzandone competenze, valori, sostenibilità. Un ampio progetto che prevede una serie di azioni articolate e diffuse per l’assistenza anziani, servizi socio-sanitari, infanzia, consegne a domicilio e tanto altro ancora. Sabato 5 e domenica 6 marzo al centro commerciale Punta di Ferro sono stati presentati i nuovi servizi, con labora-tori gratuiti per bambini e desk informativo Itas. Sul portale di e-commerce Familydea si può accedere, con un clic, ai servizi offerti da imprese e coopera-tive sociali e da professionisti qualificati. Info: www.familydea.it/forli-cesena.

S. Domenico, numeri record e ribalta su Mediaset e Sky

La mostra su Piero della Francesca allestita nei musei San Domenico si è aperta con numeri da record. Nelle prime due settimane i visitatori sono stati quasi 11mila (10.892) mentre sono 40mila gli ingressi già prenotati, numeri mai visti prima per il museo forlivese. A puntare i riflettori sulla mostra è anche il piccolo schermo: sulle reti Mediaset la mostra continua ad essere citata in abbinamento all’ iniziativa benefica “La Fabbrica del Sorriso”, pro-getto nato per raccogliere fondi da investire in una nuova tomografia per la cura dei tumori infantili per l’Irst di Meldola. Sui canali Sky 120 e 400 va in-vece in onda uno speciale di 30 minuti condotto da Mia Ceran sulla mostra forlivese, replicato per 20 volte e, al termine, proiettato all’interno del museo.

Un video di Francesca Leoni per le donne

Un video realizzato da Francesca Leoni, giornalista e video artista, in collaborazione con il Comitato per l’imprenditoria femminile (Cif) della Camera di Com-mercio di Forlì-Cesena è stato presentato in occasione della Festa della Donna. Titolo: “Io sono - Voci e storie di donne”; tema: la condizione femminile con particolare riferimento alla violenza sulle donne. Un video “corale” nel quale, segnato da simbolici colori violenti, si alternano le voci di altre donne che raccon-tano i disagi, le esperienze, i problemi di cui è fatta la vita di ogni giorno. Donne alle prese con le difficoltà derivanti dalla mancanza di rispetto, dalle discrimina-zioni, però sempre consapevoli delle proprie dignità e capacità. Il video sarà visibile fino all’11 marzo nell’a-trio della sede camerale a Forlì (corso Repubblica 5)

10 marzo 2016

Trasmissione televisiva “La casa del volontariato in Tv”Vuoi promuovere le attività della tua associa-zione in Tv? Assiprov, Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Forlì-Cesena, organizza la nuova stagione della trasmissio-ne televisiva “La casa del Volontariato in Tv”, strumento di promozione del volontariato della provincia, attivo ormai da diversi anni. ll giorno di registrazione è il sabato mattina, dalle ore 9.30 alle ore 11.30, giorno ed orario molto più fruibili per i volontari. La modalità per acce-dere al servizio è la seguente: le registrazioni verranno fatte ogni tre settimane ed è neces-saria la prenotazione prendendo contatti con Ass.I.Pro.V. Le associazioni, qualche giorno prima della registrazione, devono trasmettere ad Ass.I.Pro.V. foto o video che poi verranno mandate in onda durante l’intervista. Per info: tel. 0547.612612 (Alessandra).Bando di concorso per video: “Volontariato è...”Frequenti un istituto superiore della provincia di Forlì-Cesena? Assiprov, Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Forlì-Cesena, in-dice un concorso per premiare la migliore idea per uno spot sul tema del volontariato. Realizza il tuo spot video dal titolo: “Volontariato è...”, inviacelo e vinci! Partecipare è veramente sem-plice; ciascun candidato o gruppo può parteci-pare proponendo un video della durata minima di 3 minuti e massima di 5 minuti, registrato con cellulare, tablet o telecamera, che dovrà perve-nire ad Assiprov entro e non oltre le ore 19.00 del 15 marzo 2016. Per info: 0547.612612 - [email protected] estateGrazie all’attività “Social-mente estate”, inserita nella programmazione 2016 del CSV all’interno dell’area animazione territoriale, le associazioni di volontariato e di promozione sociale del com-prensorio forlivese potranno accogliere studenti di scuola secondaria di secondo grado nel periodo estivo per un’esperienza di impegno sociale e civile di 50 ore, distribuite in un perio-do variabile dalle 2 alle 4 settimane. Scadenza per aderire: 31 marzo 2016. Per informazioni: 0543.36327 (Alessandra).Incontro pubblico “La celiachia oggi”AIC, Associazione Italiana Celiachia Emilia Romagna, sede di Forlì, è lieta di invitare gli associati e tutta la cittadinanza all’incontro medico-paziente “La Celiachia oggi” sabato 12 marzo dalle ore 10.00 alle ore 12.00 nella sala riunioni di Assiprov in viale Roma 124, Forlì. Interverranno la dottoressa Daniela Valpiani (U.O. Gastroenterologia) e il dott. Paolo Bal-dassarri (U.O Pediatria). Il programma prevede una relazione dei medici sulle novità rispetto la malattia celiaca e il protocollo diagnostico, con particolare riferimento alla dieta senza glutine nel quadro attuale dell’alimentazione gluten free tra moda e realtà. Spazio alle domande de-gli intervenuti. Aperitivo a chiusura dell’incontro.Attività dell’associazione Rabbì onlus in memoria di padre Egidio GuidiL’associazione Rabbì onlus dal 13 al 19 marzo sarà impegnata in varie iniziative in memoria del missionario padre Egidio Guidi. Domenica 13 marzo ore 11.00, presso S. Maria Assunta della Pianta (in via Tripoli 110) messa animata dal gruppo gospel africano forlivese. Alle ore 16.00 nel salone parrocchiale verrà realizzato lo spettacolo dei burattini tradizionali dell’Emi-lia-Romagna della famiglia Monticelli. Lunedì 14 marzo, nella parrocchia della Pianta, alle ore 18.00, secondo anniversario della scomparsa di Padre Egidio Guidi e momento di raccoglimen-to. Durante gli eventi sarà possibile acquistare le uova pasquali dell’associazione. Il ricavato servirà a finanziare i progetti dell’associazione. Per info: 345.3250242; [email protected].

agenda

I volontari dell’asso-ciazione Penelope organizzano la rac-colta firme “Diamo un nome ai cadaveri non identificati”. Sarà possibile deposi-tare la propria firma di sostegno, fino alla fine del mese di marzo, recandosi alla sede Assiprov di Forlì, viale Roma 124; oppure in quella di Cesena, Via Serraglio 18. Il presidente di Ass.I.Pro.V. Leonardo Belli dichiara di aver accolto la richiesta della sezione locale di Penelope in quan-to: “sottoscrivere la petizione è un’azione di civiltà, non è una questione puramente di volontariato ma di diritti che devono essere garantiti a tutti

i cittadini. In partico-lare, nel caso speci-fico, ai familiari delle persone scomparse. Non dimentichiamo che, anche nella no-stra provincia, ci sono alcune famiglie che sono ancora in atte-sa, dopo decenni, di sapere che fine hanno

fatto i loro congiunti”.Ass.I.Pro.V. metterà quindi a disposizio-ne le sue sedi per raccogliere firme a sostegno dei familiari di persone scomparse che vogliono confron-tare il Dna con quello dei 1421 cadaveri non identificati conservati

nelle celle frigo degli istituti di medicina legale e negli obitori.Riprendendo alcuni passaggi dell’infor-mativa trasmessa da Penelope Italia, si possono rilevare dati sconcertanti: “In Italia il numero delle persone scomparse dal 1974 al 30 giugno 2015 è 31.372, di cui 8.524 italiani e 22.848 straniere. Alla stessa data risultano 1.421 i cadaveri non identifi-cati conservati nelle celle frigo degli istituti di medicina legale ed obitori dei cimiteri. Diciamo no alla sepol-tura dei cadaveri non identificati e senza prelievo del Dna dicia-mo sì al prelievo del dna dei familiari delle persone scomparse”.

“Diamo un nome ai cadaveri non identificati”Raccolta Firme dell’associazione Penelope

Progetto europeo “No profit skills building inclusive Europe”

Il progetto “No profit skills buil-ding inclusive Europe” è promos-so dal CSV Marche, in colla-borazione con altri 12 CSV tra cui Ass.I.Pro.V., nell’ambito del programma europeo Erasmus+Il progetto permetterà a 144 persone (6 per la provincia di Forlì-Cesena) di svolgere un tirocinio di 15 giorni in 5 Paesi della Comunità Europea: Belgio, Gran Bretagna, Lituania, Malta e Spagna. Il finanziamento copre il costo di formazione, polizza assicurativa, vitto, alloggio e viaggio.I destinatari delle borse saranno persone dei CSV e delle organiz-zazioni ad essi aderenti che rico-prono ruoli politici e dirigenziali (volontari) e il personale retribuito (per es. dipendenti, consulenti, collaboratori, ecc). In seconda battuta, saranno valutate le candidature di perso-ne esterne ai CSV, con analoghe funzioni e competenze curricu-lari.I partecipanti saranno selezionati attraverso un bando pubblico che prevede due scadenze: 18 marzo e 28 ottobre 2016.Una volta selezionati, i destina-tari saranno preparati attraverso seminari e formazione a distanza e parteciperanno al tirocinio tra maggio 2016 e maggio 2017. L’obiettivo è accrescere le com-petenze manageriali e specifiche nell’ambito della progettazione

europea, con particolare atten-zione alla creazione e gestione di relazioni e reti di lavoro interna-zionali.I partecipanti dovranno avere i seguenti requisiti: essere cittadini europei o cittadini di Paesi terzi regolarmente residenti in Italia; essere maggiorenni alla data di presentazione della candidatura. I candidati dovranno dichiarare di possedere un livello di conoscen-za della lingua inglese almeno B2 (ascolto e interazione orale) e B1 (lettura - produzione orale - produzione scritta); non devono essere residenti nel Paese in cui si svolgerà la mobilità; non devo-no essere studenti universitari o

essere iscritti a master o dottorati di ricerca. I candidati devono possibil-mente possedere competenze curriculari e ricoprire funzioni di carattere formativo in ambito progettuale, di progettazione esecutiva o di facilitatori e consu-lenti alla progettazione sociale e di comunità, svolgendo attività e servizi nel territorio (animatori di reti, valutatori, networking, tutor ecc...).Per maggiori informazioni: http://csv.marche.it/web/index.php/europa/i-progetti-del-csv-in-euro-pa/noprofit-euskills;Alessandra Malmesi: 0543.36327 - [email protected]

Ass.I.Pro.V7

10 marzo 2016territorio 8

Val Montone - Rabbi

san Benedetto in alpe

Il piccolo paese di San Benedetto in Alpe è rimasto sotto choc per la morte improvvisa di Mo-nica Nannetti (nella foto), 42 anni, madre di tre figli e donna impegnata nel volontariato locale, come volontario soc-corritore nell’ambulanza 118 della Misericordia. Giovedì 25 febbraio la donna è rimasta quasi tutto il giorno in giro alla guida dell’ambulanza della Misericordia insieme al volontario Paolo Valtancoli; in mattinata per portare i dializzati di Tredozio e Modigliana all’ospedale Pierantoni di Forlì per la dialisi e poi, nel pomeriggio, per sbrigare in città pratiche burocratiche dell’ambulanza. Racconta Valtancoli, la colonna storica della Misericordia di San Benedetto: “Con Monica ho riso, scherzato e girato per Forlì tutto il giorno, rientrando sereni in paese verso le 19.00. Nessuno avrebbe mai pensato a una cosa simile”. La donna è andata a casa e ha cenato in famiglia. Poi si è messa davanti alla tv sul divano, insieme alla figlia più piccola Maria di dieci anni, mentre gli altri due figli, Matteo e Marco di 17 e 16 anni erano andati a letto, come pure il marito 46enne Fabrizio Pohar, che lavora nel mobilificio Ginestri di Rocca San Casciano. Verso le tre di notte, la figlia Maria che si era addormentata, si è svegliata e ha chiamato il babbo, perché la mamma non rispondeva. Si era addormentata colpita nel sonno da improvviso malore. Monica Nannetti, che lascia il padre Primo, gestore di un’azienda agricola (la madre era morta giovane, una decina d’anni fa), le sorelle Chiara ed Elisa e i fratelli Marco e Paolo, per diversi anni aveva lavorato nel forno del paese, gestito dal fratello Paolo, che ancora porta il pane in giro per la Romagna e anche a Forlì. Dopo l’au-topsia, i funerali si sono svolti martedì pomeriggio 1° marzo, con una grande partecipazione di tutta la vallata del Montone e con l’intervento di diversi volontari delle Misericordie di Forlì, Rocca San Casciano, Galeata, Premilcuore e Modigliana. All’o-melia don Francesco Coraddossi, parroco a Imola e parente di famiglia, ha inviato tutti alla preghiera e al sostegno alla famiglia, specialmente ai figli piccoli e al marito, “perché quello strappo dolorosissimo e improvviso nella carne sia cicatrizzato dall’amore e dalla speranza nella fede in Cristo risorto”. Al ter-mine del rito, cui ha partecipato anche don Tedaldo Naldi, amministratore della parrocchia, il responsa-bile della Misericordia Romano Moretti ha ringra-ziato la defunta del lavoro svolto come volontaria nella benemerita associazione.

QuinTo caPPElli

Madre di tre figli muore a soli 42 anni Ci sono tradizioni che

sembrano un flash, un refolo di vento, ed invece sono già storia. È il caso del gruppo scout di San Cassiano in Pennino a Pre-dappio, che nel 2016 taglia il traguardo di mezzo seco-lo di vita. “È tutto nato da un’invenzione dell’ultimo parroco della pieve, don Antonio Piancastelli che verso la fine del 1965 ini-ziò a raccogliere i giovani del catechismo, all’inizio non più di una decina, inventando poi tutto il resto”. Riccardo Antari-di adesso ha compiuto i sessanta, è nonno felice ma non dimentica l’esperienza fantastica della sua gioven-tù, tanto che prosegue nel gruppo adulti. “Arrivai nel gruppo ai primi del 1966, quando gli scout iniziarono l’attività. All’epoca non esistevano le linee guida ma don Anto-nio era molto presente, sa-peva indirizzare il gruppo insegnando i primi rudi-menti della vita scoutistica, dall’alfabeto Morse alle trecce degli animali senza mai dimenticare l’attività religiosa”. Il primo capo-gruppo fu Angelo Farneti, figlio del mugnaio del mu-lino di San Cassiano, che adesso abita a Fano. I pri-mi anni di attività furono svolti con l’aiuto di FO3 di Santa Maria del Fiore con i capi presenti quando i lupetti, una decina in tutto nell’ottobre 1966, fecero le prime promesse. Dal 1971 il gruppo è diventato autonomo ma solo due anni dopo ha avuto l’auto-rizzazione da commissario regionale Asci a diventare Gruppo Predappio 1. Superata la crisi a metà anni Ottanta dovuta alla poca esperienza dei capi, dal 1992 si gettano le basi per il rilancio grazie alle Aquile Randagie, guidate

San Cassiano: il fondatore fu don Antonio Piancastelli, ultimo parroco della pieve, nel 1965

La storia degli scout a Predappio

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il gruppo scout Predappio 1 in una foto del 2015 davanti alla pieve di san cassiano

da Carlo Sintoni. Poi il decollo, adesso gli scout di San Cassiano sono 160 suddivisi in due branche di 55 Lupetti (fino a 11 anni), altri 43 nel Reparto, due gruppi paralleli fino ai 16 anni, poi i Rovers Scout fino ai 21 anni mentre 10 sono i noviziati ed una trentina i capi. Mauri-zio Perpignani, 37 anni sposato con Simona, una figlia, Clara, è con Morga-na Paradisi (coniugata con Fabio, madre di Albachiara

e Masseo) il responsabile. “Insieme a Morgana curia-mo i rapporti con l’esterno e le pratiche burocratiche, indirizziamo l’attività di animazione dei capi. Sono entrato negli scout 30 anni fa, ho ancora un grande entusiasmo ma fare educa-zione non è così semplice perché lo scoutismo non è una proposta generalistica ma una sorta di progres-sione personale che va di pari passo con quella dei ragazzi”. Nel momento

di splendore del gruppo Maurizio Perpignani non dimentica chi ha messo il seme. “Sono mancati pre-ziosi compagni dal fonda-tore don Antonio, scom-parso nel 1999, a Matteo Borghini che ci ha lasciati nel 2011 e Carlo Sintoni un anno dopo. Ma nei mo-menti difficili il gruppo si è ritrovato più che mai unito, scoprendo nuove energie per proiettarsi verso un futuro radioso”.

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Programma dei festeggiamenti per il 50° di fondazione

Quattro gli appuntamenti previsti per la ricorrenza del cinquantesimo ma le celebrazioni sono già iniziate con il calendario del Comune per il 2016 interamente dedicato al gruppo con foto anche in bianco e nero. Gli appuntamenti inizieranno il 17 marzo con il giornalista Luca Pagliari che parlerà di cyberbullismo incontrando al mattino le scuole medie di Predappio ed alla sera gli scout e la po-polazione, quando verrà messo in scena lo spettacolo realizzato in collaborazione con la polizia postate dal titolo “Like sto-rie di vita online”. Venerdì 22 aprile al te-atro comunale il musical della fondazione Baden ripercorrerà la storia del gruppo Aquile Randagie che non cessò di fare at-tività anche durante gli anni del fascismo,

quando l’associazionismo che non fosse balilla era vietato. La prima di giugno sarà una settimana celebrativa nella casa madre di San Cassiano in cui verrà inau-gurata una mostra fotografica; venerdì 3 serata goliardica aperta a tutti con cena e concerto della scout Jam Band. Sabato 4 cena di gruppo con i vecchi scout poi a seguire il “Pasticciaccio” rappresentazio-ne di scenette e canti. Domenica 5 messa solenne con inaugurazione del cippo dedicato al fondatore don Antonio Pian-castelli. Il culmine si terrà quindi la prima settimana di agosto, con un campo ad Acquasanta Terme in provincia di Ascoli Piceno, cui parteciperanno i 160 aderenti. Tutti insieme appassionatamente, per la prima volta. (R.R.)

10 marzo 2016 territorio9

Val Bidente

notizie in breve

Per il terzo anno ci si appresta a celebrare la Festa dell’Unione dei Comuni della Romagna Forlivese: momento di incontro di tutti i sindaci di una delle più grandi Unioni d’Italia, diventa occasione di con-viviale confronto. Dopo due anni di festeggiamenti svolti a Premilcuore, nel 2016 i sindaci si incontre-ranno il 12 marzo a Santa Sofia, nell’Alta Valle del Bidente. La scelta è dettata da un motivo forte: nel 2016 il Comune di Santa Sofia si riappropria della storica sedecomunale, oggetto di lavori per lunghi anni. La sala del Consiglio comunale tornerà a breve ad ospitare riunioni e consigli e, il prossimo sabato, accoglierà i sindaci dell’Unione, i rappresentanti di enti, istituzioni, associazioni di volontariato e cittadini. L’inaugurazione del Municipio è prevista per le ore 18.00, con tanti interventi in programma: dal sindaco di Santa Sofia Daniele Valbonesi al Vi-cesindaco Isabel Guidi, dal Presidente dell’Unione Davide Drei all’assessore al Bilancio, riordino isti-tuzionale, risorse umane e pari opportunità Emma Petitti. Saranno, inoltre, presenti il presidente della Regione Stefano Bonaccini e il deputato Marco Di Maio. Oltre ai momenti politici, la festa prevede anche la presentazione del nuovo Municipio, con l’intervento dell’architetto Fiorenzo Valbonesi, e con una piccola mostra fotografica che ripercorre la storia dell’edificio. (F.R.)

Santa Sofia, terza festa dell’Unione dei Comuni

Valdinoce-Piandispino è considera-ta una frazione un po’ in ombra e comprende anche i nuclei abitativi di Castelnuovo, Montevescovo e Ba-gnolo. La storia di Valdinoce è molto confusa e senza precisi riferimenti.Il suo nome ricorre per la prima vol-ta nel 1030; le notizie che la riguar-dano si intrecciano con altri luoghi e sono sempre legate ai paesi vicini i quali, allora, erano storicamente più importanti,come ad esempio Castelnuovo e Montevescovo. Da un punto di vista geografico queste lo-calità sono distanti fra loro, ma sotto il profilo socio-culturale e antropo-logico sono un tutt’uno e si asso-migliano per identità e storia, per la cura delle tradizioni culturali e rurali. Castelnuovo è il sito più conosciuto, quello che vanta un antichissimo passato; fu castello importante di cui oggi restano poche rovine e una piccola parte di una gloriosa torre; ai cui piedi affiorano pozzi e cunicoli misteriosi.Nel suo complesso Castelnuovo, pur essendo una zona stupenda dal lato paesaggistico, non ha però ancora trovato una adeguata valorizzazione sotto il profilo turistico e monumen-tale; c’è ancora molto da ripristinare e conservare.L’associazione “Amici di Castelnuo-vo” presieduta da mons. Dino Zat-tini si sta adoperando molto per la valorizzazione del luogo. Purtroppo oggi pochi sono gli aiuti da parte de-

gli enti pubblici e così ci si affida alla costante e assidua opera di volonta-riato di molti aderenti alla benemeri-ta associazione. Chi ama i segreti e le fantasie può scoprire le tante leggen-de che si dicono accadute in queste zone: qualche tempo fa si parlò di un biscione gigantesco a Montevescovo e, più di recente, in zona Ceppareto, fece una fugace apparizione una pantera (perfino l’allora sindaco Ghetti si allarmò e si mise alla ricer-ca della feroce belva). Si racconta che Paolo e Francesca avrebbero finito la loro esistenza proprio qui e che

ancora oggi a Castelnuovo si avver-tono strane presenze. L’economia di queste zone è basata da sempre sull’agricoltura e gli allevamenti. Punti di riferimento di queste località sono rappresentati dall’agriturismo “Le Vigne” a Castelnuovo, dalla Fat-toria didattica “Mulino Grotta” e dal un punto di macellazione “Giorgini” in località Piandispino. Un’occasione importante (se non unica), per que-ste piccole comunità, per ritrovarsi, riscoprire la propria identità umana e cristiana e mantenere alto il baluardo di un passato ricco di storia sono le feste parrocchiali annuali e la messa domenicale (si celebra a rotazione una volta al mese). D’estate, infatti, in occasione di queste ricorrenze religiose, sotto l’ombra amica dei campanili si ritrovano storie ed espe-rienze di vita diverse, salite su quelle colline dai luoghi più disparati della pianura. Gli ex-abitanti, assieme ai conterranei, tornano a parlare della scuola che non c’è più, dell’osteria chiusa, dei cimiteri abbandonati, dei giovani che scappano verso il mare e la città. In tempi di globalizzazione totale, nell’epoca della internaziona-lizzazione dei rapporti, i campanili di queste chiese ancora oggi sono punti (quasi unici) di riferimento geografi-co e spirituale, spazi di incontro per la vita di queste frazioni e l’aggrega-zione sociale dei suoi abitanti.

Rudi BRanchETTi

Meldola: nei borghi antichi di Valdinoce, Piandispino, Castelnuovo, Montevescovo e Bagnolo

Fra sogni, castelli e agriturismi

I donatori di sangue da sempre rappresentano in modo concreto la solida-rietà verso gli altri. In Alto Bidente sono centinaia i volontari che operano nelle due sezioni Avis di Santa Sofia-Galeata e in quella di Civitella - Cusercoli. Partia-mo dalla realtà di Civitella, che proprio nelle settimane scorse - con la collabora-zione della famiglia Sansa-vini di Voltre e di Bruno Fabbri anche lui di Voltre e donatore di sangue - grazie a una cena benefica che ha visto la presenza di 70 persone a Cusercoli e a un contributo diretto dell’Avis, ha consegnato nelle mani del dottor Luca Frassi-neti, responsabile della degenza all’Istituto per la ricerca e la cura dei tumori della Romagna di Meldola (Irst), un assegno di 2100 euro proprio finalizzati alla ricerca sul male del

secolo. “La sezione Avis di Civitella, guidata da Franco Casadei - precisa Pietro Miliffi tesoriere dell’Avis provinciale - conta 155 donatori e nel 2015 sono state effettuati 208 prelie-vi di sangue intero, 63 di plasma e uno di piastrine. Sono arrivati quattro nuovi donatori oltre a cinque volontari che non possono più donare ma che conti-nuano a darci una mano. Mettermi a disposizione per gli altri mi viene natu-rale - conclude Miliffi - e quando gli altri ti ringra-ziano per me l’obiettivo è già raggiunto”. Più su, tra Galeata e Santa Sofia, troviamo la storica sezione dei donatori guidata da alcuni anni dal presidente Pietro Berti. “Partiamo proprio dai nuovi donato-ri, raddoppiati rispetto al 2014 passando da 10 a 21. I donatori dimessi sono 52

rispetto al 20 del 2014, rag-giungendo così un picco legato soprattutto a ragioni anagrafiche e che mai si era verificato dal 2000”. Sul fronte delle donazioni solo dati positivi: “Per il sangue intero siamo passati da 465 a 479, per il plasma da 33 a 64, con il totale delle donazioni che passa da 498 a 543 (+45). La solidarietà è sempre di casa all’Avis. Infatti dal 1996 ad oggi abbiamo acquistato 2 letti per operandi per l’ospedale

Nefetti, abbiamo parteci-pato all’acquisto dell’ambu-lanza ancora in funzione al pronto soccorso, all’ac-quisto di 4 televisori per i pazienti del Nefetti, oltre ai contributi alle sezioni Avis dei comuni terremotati di Novi di Modena e Poggio Renatico di Ferrara. Infine - conclude Berti - le dona-zioni di due defibrillatori alle associazioni sportive dilettantistiche Gks e Val Bidente Calcio”.

oscaR Bandini

donatori e sindaci all’assemblea annuale in campigna

Alto Bidente: più vive che mai le sezioni Avis di Santa Sofia-Galeata e Civitella-Cusercoli

Sono raddoppiati i nuovi donatori

la torre di castelnuovo

Sabato 12 marzo, alle 16,30 nella sala del consiglio del Comune di Meldola si tiene una tavo-la rotonda sul tema “Storie di comunità nella globalizzazione”, organizzata dall’assessorato alla Cultura e dall’Accademia degli Imperfetti del comune bidentino. “Nel 2011 - spiega aria Concetta Schitinelli (nella foto), consigliere delegato alla Cultura e all’Istruzione nella passata legislatura - abbiamo celebrato i 150 anni dell’Italia unita: numerose furono le iniziative anche Meldola, con eventi vari e una gior-nata di studi dedicata al senatore meldolese Antonio Montanari. Come consigliere delegato alle celebrazio-ni, coordinai anche un progetto storico, col supporto dell’Accademia degli Imperfetti, dal titolo ‘Storia della Comunità Meldolese dal 1859 al 1970’. La ricogni-zione doveva riguardare la comunità meldolese nelle sue varie sfaccettature: cultura e politica, associazioni e personaggi, nell’impatto che ebbero con i grandi avvenimenti dell’epoca post-unitaria ebbero sulla vita dei meldolesi”. L’incarico di scrivere quanto emerso fu affidato allo storico Maurizio Ridolfi che, coadiu-vato dal meldolese Stefano Crognale, sta terminando la stesura del testo. La tavola rotonda del 12 marzo, organizzata da Maria Concetta Schitinelli in accordo con l’Accademia degli Imperfetti, vede riuniti oltre ai protagonisti della ricerca su Meldola, anche lo storico Carlo De Maria, direttore dell’Istituto Storico Provinciale e il giornalista Pietro Caruso, direttore di Romagna web tv. “Questa iniziativa - riprende l’orga-nizzatrice - riassume il senso del nostro interesse per la storia intesa non come nostalgia e celebrazione, ma come stimolo alla conoscenza e alla riscoperta di un agire civico, per un senso di appartenenza alla comu-nità locale inserita in un contesto più ampio”. (d.R.) 

Meldola, storie di comunità nella globalizzazione

10 marzo 2016

Quindici anni fa nasceva a Forlì l’associazione “Il Dra-go Oscuro” per lo studio e la pratica della scherma medievale e la rievocazione storica. Per festeggiare la ricorrenza sabato 12 marzo alle ore 17.00 presso la sala assemblee della Fondazio-ne Cassa dei Risparmi di Forlì (corso Garibaldi 45), l’associazione invita ad un incontro pubblico per rac-contare alla città la propria realtà e la propria storia.Dopo i saluti del presi-dente de “Il Drago Oscu-ro”, Enrico Magnani, e dell’assessore alla cultura del Comune di Forlì Elisa Giovannetti, Franco Vigna-zia, membro del consiglio dell’associazione, racconte-rà i 15 anni di storia anche attraverso la proiezione di immagini. Seguirà la conferenza di Luigi Battarra sulla fanteria dal XIII al XV

secolo. “Ho sempre avuto un grande interesse per la storia, in particolare quella medievale - afferma Paolo Panzavolta - e facendo parte del Drago Oscuro posso provare a vivere quel clima dal di dentro. Ecco cosa mi spinge a passare dei fine settimana coperto

di ferro dalla testa ai piedi, tra duelli, battaglie e vita di accampamento”. Gli iscritti all’associazione partecipano alla pratica della scherma in palestra, negli ultimi anni è sorto anche un gruppo di arco storico L’attività si amplia anche nell’aspetto della rievocazione tramite

lo studio di testi, incontri con esperti ed Università, gli scambi culturali con altre realtà simili. L’associazione opera infatti sia in Italia che nel resto dell’Europa (Francia, Germania, Belgio, Spagna, Portogallo, Gre-cia) per rievocare brani di storia e far conoscere aspetti poco noti del nostro passato, come, ad esempio, l’abbigliamento e le armi, la cucina e l’alimentazione, l’arte e la spiritualità. Un altro filone dell’impegno rievocativo è stato fin dall’inizio quello didattico e di attenzione alle esigenze dei più piccoli, sviluppato in ogni occasione, in partico-lare con la presenza nelle scuole e negli asili, con gli interventi presso l’Opera Don Pippo e la partecipa-zione da protagonisti nelle rappresentazioni cittadine del Presepe Vivente.

È “La città musicale”, risultata seconda, per soli 0,5 punti, ad un bando in-detto dalla Regione Emilia-Romagna. Il progetto vede come capofila l’Istituto Musicale Angelo Masini, e coinvolge le realtà di InAr-te, CosaScuola, la scuola di musica Dante Alighieri di Bertinoro e la scuola di musica Gioachino Rossini di Castrocaro, oltre a 22 istituzioni scolastiche e 12 associazioni. La Regione finanzierà interamente l’iniziativa, con un contri-buto di 89.800 euro. Desti-natari del progetto, che si svolgerà dal 1° aprile 2016 al 21 marzo 2017, saranno alunni dalle elementari alle superiori (si prevedono come minimo 800 ragazzi) e studenti delle scuole di musica.Due sono gli obiettivi: l’educazione musicale per creare il pubblico di do-mani e il perfezionamento strumentale, che mira alla creazione dei futuri esecutori. Queste finalità

nascono dall’idea, espressa dal nome del progetto, che l’amore e la conoscenza della musica siano elementi fondamentali per rende-re i cittadini pienamente consapevoli dell’apparte-nenza ad una comunità. “La città musicale” non è delimitata dalle mura di un capoluogo, come può esser Forlì, ma è aperta al territorio, col quale instau-ra un rapporto di dialogo e collaborazione. A questo proposito va ricordato che verranno coinvolte non solo scuole di Civitella e di Meldola, ma anche di Bellaria (dunque fuori dalla nostra provincia). Da qui nasce l’attenzione, indicata già dal bando, per

la musica d’insieme, come strumento per educa-re all’ascolto dell’altro. Queste linee generali si declineranno in diverse attività, che rispecchiano le vocazioni delle scuole coinvolte: formazione superiore (Masini), prope-deutica (InArte), musica leggera e jazz (CosaScuola) e formazione sui territori limitrofi (Dante Alighieri e Gioachino Rossini). Si andranno a potenziare progetti già esistenti o ad iniziarne dei nuovi. Le finalità verranno realizzate attraverso diverse azioni: propedeutica per le scuole primarie; attività corale; attività didattica per le scuole primarie del II e VII

circolo didattico di Forlì; attività strumentali e vocali per le scuole primarie e secondarie di primo grado; musica d’insieme jazz e big band per le scuole secon-darie di primo grado ad indirizzo musicale: costi-tuzione di una orchestra formata da studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Questa rete, che coinvolge anche altri soggetti importanti del territorio, come la Jazz Band di Meldola, tende alla creazione di una “città” molto ampia, capace di fare ed ascoltare musica. Un contesto virtuoso, in grado di dialogare anche con esperienze esterne.

sTEFania naVacchia

le proposte culturali del Momento

cultura 10

“Sono nato due volte: la prima a Lione, nel 1960, e la seconda nel Sahara, nel 1989”.Questa affermazione è la chiave interpre-tativa del libro dello scrittore e autore tea-trale Eric-Emmanuel Schmitt.E allor andiamo a scoprire cos’è succes-so in quel 1989. Un gruppo di escursio-nisti francesi parte da Tamanrasset per una spedizione di 10 gior-ni a piedi, nel cuore del Sahara. Non si

tratta di turisti ordinari, ma di gente motivata: c’è Gerard, il regista che deve girare un film su Charles de Foucauld, c’è l’astronomo Jean-Pierre, c’è il geologo Thomas... e c’è un giovane scrittore di 28 anni, Eric -Emmanuel Schmitt, chiamato da Gerard a scrivere la sceneggiatura del film su De Foucauld. Ad un certo punto il giovane Eric si perde, di notte, nel deserto, senza cibo, né acqua... Vivrà in quella notte un’esperienza mistica che lo segnerà per tutta la vita e che, solo dopo 25 anni, rivelerà pubblicamen-te. Cos’è successo in quella notte all’ateo e razionalista Schmitt? Siamo in presenza di una conversione o di che cos’altro? Il titolo del libro “La notte di fuoco” si rifa ad un’analoga esperienza, quella vissuta il 23 novembre 1654 da Blaise Pascal, razionalista, filosofo, matematico. Dio l’aveva folgorato e per tutta la vita porterà nella fodera della giacca il racconto di quella notte, che chiamerà, appunto, “la notte di fuoco”. L’esperienza di Schmitt sembra di altro tipo. Nell’epilogo del libro scrive: “Du-rante la mia notte nel Sahara non ho imparato niente, ho creduto” e aggiunge: “Se mi chiedono: Dio esiste? Io rispondo: Non lo so, perché filosoficamente rimango agnostico, che è l’unica posizione sostenibile con la sola ragione. Però aggiungo: Credo di sì”.

Eric-Emmanuel Schmitte/o Editore - Euro 12,50

La notte di fuocoFinanziato dalla Regione un progetto che vede coinvolte scuole e associazioni

Forlì, una città per la musica

“Una rete di scuole di musica, che

valorizzi le peculiarità di ciascuna per formare un contesto più ampio, si è dimostrata una carta vincente.

Sabato 12 alle ore 17.00 incontro pubblico nella sala della Fondazione Carisp

Il Drago Oscuro compie 15 anni

domenica 20 marzo - ore 16.00 - Teatro il Piccolo

Al teatro Il Piccolo (via Cerchia 98, Forlì). Ingresso 13,00 euro, info e prevendite: 0543.61577; 0543.796398

Foto

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10 marzo 2016

Lo spettacolo che sarà in scena dal 10 al 13 marzo al teatro Diego Fabbri di For-lì è il “Decamerone - Vizi, virtù, passioni” interpreta-to da Stefano Accorsi con adattamento teatrale e regia di Marco Baliani e aiuto regia di Maria Maglietta. Sul palco è parcheggiato un carro-furgone che vuol essere contemporaneamen-te casa e teatro viaggiante per la compagnia che deve interpretare l’opera del Boccaccio. La scelta del carro permetterà di portare in scena sette novelle del Decamerone, creando opportuni ambienti relativi alle storie che verranno narrate. “Abbiamo scel-to di raccontare alcune novelle del Decamerone di Boccaccio perché oggi - spiega Marco Baliani - ad essere appestato è il nostro vivere civile perché anche se le storie sembrano buffe mostrano poi, sotto sotto, il mistero della vita stessa o quell’amarezza lucida che risveglia di colpo la coscienza”. Insieme ad Accorsi, il testo di Boc-caccio, adattato dramma-

turgicamente da Maria Magliett, è interpretato da un ottimo cast formato da: Silvia Ajelli (nel ruolo di Fiammetta), Salvatore Arena (Filostrato), Silvia Briozzo (Elissa), Fonte Fantasia (Pampinea) e Mariano Neddu (Dione). Gli attori utilizzeranno la lingua del Boccaccio in forma più attualizzata ma comunque ricca e colorita. Il tutto è arricchito dai co-stumi e dalle scene di Carlo

Sala e dalle luci di Luca Barbati. L’idea di portare sulla scena opere immortali come il Decamerone nasce dalla volontà di dimostra-re che la loro bellezza è intramontabile. “Un teatro dunque che sia una mappa di scoperte linguistiche, un intrecciarsi di sostanze nar-rative, - aggiunge il regista - capace di far tesoro delle loro invenzioni, dei loro azzardi, delle loro intuizio-ni, rigenerandole in forme

d’arte contemporanee, per scoprire quanto ancora possiamo nutrirci di questo patrimonio linguistico, che ancora palpita, anco-ra da esplorare”. Stefano Accorsi è impegnato, fin dal 1991, come attore in numerosi film in Italia e in Francia diretti da noti ed importanti registi. Nella sua attività teatrale vanno ricordati i due spettacoli tratti dall’Orlando Furio-so dell’Ariosto, anch’essi diretti da Marco Baliani. Sempre al teatro Diego Fabbri seguirà, il 15 marzo, alle ore 21.00, lo spettacolo “Duum” della compagnia forlivese di acrobati e danzatori Sonics, compa-gnia torinese di caratura internazionale nel campo degli spettacoli aereo-acro-batici, frutto di un grande gioco di squadra, di duro allenamento e di creatività condivisa. Creato e diretto da Alessandro Pietrolini, “Duum” (che è il rumore di un salto) è ambienta-to in caverne, grotte e cunicoli che si trovano al centro della terra. Qui gli abitanti, attraverso salti nel vuoto ed acrobazie da lasciare col fiato sospeso, insieme a giochi di luce, effetti speciali con scenari videoproiettati, cercano di fare ritorno sulla superficie terrestre. Si tratta di una fiaba moderna che raccon-ta come la sinergia fra le persone possa condurre a risultati incredibili.

Rosanna Ricci

“Il riposo delle immagini” è il titolo della mostra di Oliana Spazzoli (nella foto a sinistra), allestita fino al 28 marzo nel Palazzo del Mon-te di Pietà a Forlì in corso Garibaldi 37. Nelle sale sono esposte grandi tele di lino e di cotone su cui l’ar-tista è intervenuta con un colore lieve che diventa una sola cosa con la tela. Tutto è realizzato con estrema sintesi e con altrettanta pre-cisa cura degli elementi che intervengono nella compo-sizione dell’opera. Alcuni interventi extra-colore sono le cuciture che unisco-no pezzi di tela oppure disegni che quando la tela

viene pressata, si allargano come fossero macchie. Nella mostra sono esposte anche sculture a cera persa che rappresentano figu-re umane estremamente sintetiche e longilinee. Poi ci sono i libri d’artista di vari autori, ciascuno con una lirica a cui si affianca, per aumentare l’emozione, un piccolo pezzo di tela opportunamente colorato con una sinfonia di cro-mie. Nella seconda sala del Monte di Pietà è collocata una grande installazione di Oliana Spazzoli, formata da 450 piccoli cubi a loro volta ricoperti di tela su cui sono presenti interventi pitto-

rici dell’artista. In questi il colore non si sovrappone alla tela, ma “abbiamo a che fare con una penetrazione - scrive Valerio Magrelli - un intridersi, un farsi materia

del colore stesso”. Orario di visita: da martedì a venerdì ore 16.00-19.00; sabato e domenica 10.00-12.00 / 16.00-19.00 (lunedì chiuso). (R.R.)

Bacheca culturale

cultura11

“Tutto è nato dall’i-dea di portare in

teatro i grandi Italiani: Ariosto con “Orlan-do Furioso”, Boccaccio “Decamerone”, Machia-velli con “Il Principe” per scoprire l’attualità, le intuizioni e la genialità delle loro opere.

Protagonisti Stefano Accorsi dal 10 al 13 marzo e la compagnia “Sonics” il 15

Decamerone e danza acrobatica

L’artista espone fino al 28 marzo al Palazzo del Monte di Pietà in corso Garibaldi 37

Le grandi tele di Oliana Spazzoli

in alto l’attore stefano accorsi e un’immagine suggestiva dello spettacolo “duum”

Foto Charlie Stive Dagna

Foto Filippo Manzini

Giovedì 10/3Forlì - Abbazia di San Mercuriale, piazza Saffi - ore 21.00Opera in musica Teresa De Jesus, nata per voi di Giampiero Pizzol, interpretata da Daniela Piccari con musiche di Alessandro Nidi e voce recitante di Laura Aguzzoni. Ingresso offerta libera.

Forlì - Palazzina Avis, via Giacomo della Torre 7 - ore 17.00Presentazione del libro di Mario Biserni Sala d’a-spetto metafora della vita (Ed. In Magazine, 2015). Intervengono l’assessore comunale Lubiano Montaguti e il sindaco di Dovadola Gabriele Zelli. Ingresso libero.

Venerdì 11/3Forlì - Sala San Luigi, via Luigi Nanni 12 - ore 21.00La compagnia T.P.R. Doppio Gioco di Faenza presenta Manc c’us ferma mei l’è, tre atti di Adriana Andalò per la rassegna “Amarcord San Luis”. Ingresso 6,00 euro. Info: 0543.375688; 328.9248639.

Forlì - Sala Ex Circoscrizione, p.le Foro Boario 7 - ore 20.30Terzo incontro del ciclo di conferenze sull’astronomia proposte dal Gruppo Astrofili Forlivesi, con Giancarlo Cortini che parlerà de I quasar, fari cosmici delle ere primordiali. Ingresso libero.

Forlì - Naima Club, via Somalia 2 - ore 21.45Moris Pradella presenta EXP Jimi Hendrix, spetta-colo dedicato al grande chitarrista nell’ambito della quarta edizione di “Rock’n Time”. Ingresso 10,00 euro. Info: 335.314568; [email protected].

Forlì - Biblioteca comunale Saffi, c. Repubblica 72 - ore 20.45Il film di Florestano Vancini La lunga notte del ‘43 (Italia 1960) commentato da Andrea Panzavolta, per la rassegna “Italia da (ri)vedere”. Ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili. Info: 0543.712601.

Sabato 12/3Santa Sofia - Teatro Mentore, piazza Garibaldi 1 - ore 21.00Carta canta, spettacolo di e con il trasformista Ennio Marchetto, tra divertenti sketch e costumi di carta che raffigurano celebri personaggi italiani e stranieri. Info: 0543.975428.

Forlì - Palazzo Romagnoli, via Albicini 12 - ore 15.30I riti del nascere in Romagna, presentazione del libro di Eraldo Baldini nell’ambito della rassegna “I sabati romagnoli”. Al termine visita guidata a cura di Chiara Macherozzi. Ingresso libero. Info: 320.0435480.

Domenica 13/3Forlì - Teatro Il Piccolo, via Cerchia 98 - ore 16.00In scena Un topo... due topi... tre topi... Un treno per Hamelin, ispirato alla fiaba “Il pifferaio magico”. L’evento di chiusura della rassegna “A teatro con mam-ma e papà”. Info: 0543.64300.

Lunedì 14/3Forlì - Il Cosmonauta, via Giorgio Regnoli 41- ore 18.20Per il ciclo “Internet e dintorni. Le parole chiave”, Ulrico Baldari parlerà del Crimine su internet, dalla criminalità organizzata al cyberbullismo. Apericena al termine. Ingresso libero.

Forlì - Sala Donati, corso Diaz 111- ore 21.00Il Vento è cambiato. Dall’enciclica del Papa agli accordi di Parigi: conferenza di Vincenzo Balzani, rer il ciclo “Cosa ci insegna la natura”, promosso dalla parrocchia di Ravaldino in collaborazione con l’asso-ciaione Welcome. Info: www.saladonati.it.

Forlì - Sala San Luigi, via Luigi Nanni 12 - ore 21.00In concerto Old Station Big Band, on la voce di Chiara Bartoletti Stella e il pianista e arrangiatore Michele Scucchia. Rassegna “Per rompere il... jazz”.Ingresso 5,00 euro. Info: 0543.375688; 328.9248639.

Mercoledì 16/3Forlì - Salone Foro Boario, piazza Foro Boario 7 - ore 16.00Per il ciclo di incontri Auser “Rubrica Viaggi”, Alvaro Caneti presenta I tesori dell’Iran sconosciuto, con proiezioni. Ingresso libero. Info: 0543.404912.

10 marzo 201612focus su...

Dialetto romagnolo

Ci sono immigrati che ormai parlano correttamente il dialetto romagnolo e romagnoli che non ricordano neppure una parola della lingua dei nonni...Una lingua morta ritorna così in vita grazie a persone che, per necessità, hanno lasciato la propria terra lontana e sono sbarcati in Romagna alla ricerca di un lavoro. La vita è indecifrabile e spesso riserva sorprese.

La dura vita del nostro dialettoSono sempre meno coloro che lo parlano, ma sempre di più quelli che lo amano

Si insiste, in particolare, sulla tesi che i dialetti hanno un futuro incerto nonostan-te fino a qualche decennio fa fossero la lingua madre per gran parte degli italiani. Nel corso delle recenti iniziative programmate per ricordare il centenario della Prima Guerra Mondiale è stato rilevato come i soldati al fronte generalmente non si capivano tra di loro perché abituati a parla-re i dialetti delle regioni di provenienza e spesso non capivano gli ordini in italiano impartiti dagli ufficiali. Situazione total-mente diversa a cent’anni di distanza con la televisione che, entrando in ogni casa, ha livellato, non sempre verso l’alto, la conoscenza comune degli italiani.Sta di fatto che mentre sono sempre meno coloro che lo parlano, attorno al dialetto della nostra Romagna si è sviluppato un interesse da parte di

letterati, poeti, intellettuali, critici, semplici culto-ri, dicitori, associazioni, compagnie teatrali, tanto che sono decuplicati gli appuntamenti pubblici con il romagnolo al centro della scena, così come il numero di coloro che partecipano a questi eventi. Di recente ha registrato un notevole successo di pubblico (circa 25mila presenze) la prima fiera nazionale dell’identità romagnola dal titolo “Sono Romagnolo”, svoltasi a Cesena. Poeti romagnoli, sem-pre più spesso, vengono inseriti in antologie pubbli-cate a livello nazionale o in raccolte di poesie, mentre illustri precursori, non-ché affermati poeti come Raffaello Baldini e Tonino Guerra, per citare i due più conosciuti, sono diventati veri casi letterari, con i loro testi pubblicati da editori di primaria importanza. Ultimamente poi è esplo-so un nuovo fenomeno sui social network le cui dimensioni non si riescono a quantificare: sempre più nascono siti che si prefig-gono di riscoprire fatti e persone del passato, di far

conoscere peculiarità del presente che utilizzano in modo massiccio il dialetto. Non possiamo sapere quale evoluzione avrà tutto ciò, né possiamo pensare ad un avvicinamento dei giovani, essendo loro la stragrande maggioranza che fa uso di Facebook, Twitter e Inter-net al dialetto. Però tutto questo rinvia a una data ancor più remota, i funerali del nostro e degli altri dialetti, perché ci sono “invenzioni” che attraver-so il web, ottengono un successo e una diffusione un tempo inimmaginabili.

Qualche mese fa ha iniziato a circolare un testo in dia-letto romagnolo che l’amico Marco Viroli mi ha pronta-mente segnalato e che qui riporto. Si tratta dell’elabo-razione del “Sistema metri-co decimale romagnolo”: purtroppo non conosco il nome dell’autore, attraverso questo arguto testo possia-mo apprezzare l’unicità, la complessità e la straordina-rietà del nostro vernacolo. Questo simpatico elenco mi viene costantemente richiesto durante le iniziati-ve dedicate alla Romagna e ai romagnoli:

“Sulla sorte del dialetto romagnolo

e dei dialetti in generale si registra ogni giorno una qualche presa di posizione.

Romagna, solatia dolce paese…“Regione dell’Italia settentrionale che nelle varie epoche ha assunto limiti diversi, tanto che di essa si hanno definizioni ora più ampie, ora più ristrette, risultandone un significato di ‘Ro-magna’ con qualche incertezza”. Così comincia la descri-zione geografica di questo nostro territo-rio riportata dall’enci-clopedia Treccani, in difficoltà nel cercare i confini di una terra a se stan-te, quasi un luogo dell’anima per molti, incastonata tra Emilia, Toscana, Montefeltro... Per trovare la Romagna forse basta individuare i romagnoli, pas-sionali e coriacei, forti di un dialetto sanguigno che ancora oggi non smette di trovare appassionati stu-diosi e cultori. Antonio Morri, autore del migliore “Vocabolario romagnolo-italiano” (Faenza 1840), nella prefazione alla sua opera dichiarava di non sapere che si fosse mai pubblicata una sola riga in dialetto romagnolo. Morri, però, si sbagliava: a parte gli elementi dialettali sparsi nelle cronache forlivesi di Leone Cobelli (1440-1500) e di Andrea Bernardi detto Novacula (1450-1522), tra il Quat-trocento e Cinquecento troviamo una “Commedia Nuova” di un ignoto Pier Francesco da Faenza, stampata a Firenze senza anno, in cui un personag-gio che rappresenta “un vilano” parla in dialetto romagnolo, più precisamente faentino. Il più importante documento della letteratura dialettale romagnola antica è però un poema eroico di autore anonimo in dodici canti, di cui ne restano poco più di tre, in dialetto cesenate, intitolato “Pulon Matt”, il cui manoscritto è conservato nella biblioteca Malatestiana di Cesena. La raccolta della letteratura popolare inizia nel 1818 col volume di Placucci “Usi e pregiudizj de’ contadini della Romagna”, se-guita da una produzione di saggi e vocabolari, po-esie e racconti che hanno visto alla ribalta artisti di caratura ben più ampia dei confini romagnoli. Tra questi Olindo Guerrini e Aldo Spallicci, che con la sua rivista “La Piê” tanto ha giovato allo studio delle tradizioni popolari, e i poeti Raffaello Baldini e Tonino Guerra, romagnoli sì ma universali, come le atmosfere felliniane di “Amarcord”.

le origini

Soprannomi: un bene di famigliaSerata al dragoni nella “Settimana meldolese di divulgazione del dialetto”Venerdì 11 marzo alle ore 20.45 il teatro Dragoni di Meldola ospita ancora una volta una serata dedica-ta alla riscoperta delle tradizioni e della cultura romagnola, dal titolo “Soprannomi meldolesi: un bene di famiglia”. La manifestazione orga-nizzata dall’assessorato alla Cultura in collaborazione con la Pro Loco, rientra nell’ambito della seconda edizione della “Settimana Meldolese di divulgazione del dialetto”. “Il no-stro intento - spiega Cristina Bacchi assessore alla Cultura del Comune bidentino - è quello di avvicina-re i bambini alle nostre tradizioni attraverso lo studio dei soprannomi locali. Lo scorso anno, grazie al pre-zioso aiuto della responsabile Aurora Bombacci, abbiamo effettuato una ricerca nel nostro Archivio Storico dal 1800 fino ai giorni nostri e siamo riusciti a stilare un elenco di circa 200 soprannomi. Il più antico di tut-ti, Supìra, è conosciuto ancora oggi. Ogni anno ne riscopriamo alcuni. Quest’anno sarà la volta di Piripec, Pigiarina, Bel Pas, Maratel, Bargafon,

Cipicion, E Bò, Matasse.” La serata, condotta dalla poliedrica Cristina, vedrà esibirsi sul palco i ragazzi della classe 5°D della dcuola primaria De Amicis di Meldola. Questi, preparati e accompagnati dagli attori della Cumpagnì dla Zercia, spiegheranno l’origine di ogni soprannome preso in considerazione, attraverso piace-voli gag. Al termine verrà chiamato

sul palco un discendente apparte-nente alla famiglia a cui era abbinato il soprannome appena illustrato, al quale verrà consegnata una targa-ricordo. Le varie piéce saranno inter-calate da cante romagnole eseguite dai Cantastorie di Romagna. L’ingresso è libero. Info: Ufficio Cultura, tel. 0543.499452.

daniEla RaVaioli

un momento della scorsa edizione

don carlo Gatti, romagnolo vera-ce, tradusse in dialetto il Vangelo di Marco e gli atti degli apostoli

Unità di misura più piccola del sistema metrico decimale romagnolo: gnint!

Che equivale a zero. Poi, un cichinì, dìs cichinì i fa un bisinì,dìs bisinì i fa un pizgòt,dìs pizgòt i fa un pògn,

dìs pògn i fa una zèmna,dìs zèmman al fa una spòrta,

dìs spòrt al fa un sàc,dìs sèc i fa una cariòla,

dìs cariòl al fa una baròza,dìs baròzy i fa un tréno edis tréno i fa un strabigul.

GaBRiElE ZElli

10 marzo 2016 13 focus su...

Dialetto romagnolo

La lengua di ignurènt e di puretAurelio Angelucci da 53 anni è l’ambasciatore del dialetto in tutta la Romagna

Il quale, come le viole, è rimasto nascosto e snob-bato, ma quando viene riscoperto spande attorno un grande profumo.Il dialetto era considerato “la lengua di ingurènt e di puret” (la lingua degli ignoranti e dei poveri); solo attraverso di esso, però, riscopriamo le tradizioni laiche e religiose, il valore del lavoro, la vita dei nostri padri, il rispetto degli an-ziani, la fede nell’onestà dei genitori. La storia dell’uomo, quella vera, quella ignorata dai te-sti scolastici è nel dialetto: il racconto, il proverbio, i soprannomi, i canti tradi-zionali e le usanze.Oggi parliamo tutti la stessa lingua, che credia-mo perfetta, e ci capiamo sempre meno. Il mobile

vecchio di legno vero, or-mai consunto, dava fastidio dentro casa e fu sostituito con mobili nuovi, lucidi, in truciolato o laminato plastico. Finalmente si ri-scopre il valore del dialetto, robusto come un asse di quercia, come il vecchio mobile di noce massic-cia, dismesso con troppa leggerezza. Il dialetto ha una forza eccezionale e ci

permette di leggere, capire e gustare le poesie di Spal-licci, Stecchetti, Raffaello Baldini, Galli, Pedrelli, Guerra e Mario Vespigna-ni; soltanto il dialetto ci fa riscoprire una lingua che sembrava morta, me che risorge con grande vigore.Il dialetto è un linguaggio del cuore, è immediato e dirompente (“c’ut vegna un azidènt! Coma a stêt?”);

l’italiano è il linguaggio dell’intelletto e del sapere.In Romagna esistono ben 35 compagnie dialettali che riempiono i teatri con gran successo di pubblico, abbi-nando tradizione e diverti-mento. A Forlì, da ben 13 anni, come Cinecircolo del Gallo portiamo il dialetto nelle scuole elementari con successo.

auRElio anGElucci

“Oggi che l’italiano è diffuso in tutta

Italia grazie all’istruzione e alla tv - mentre grazie ai computer si sta diffondendo anche l’inglese, tanto che lo si studia anche alle elemen-tari - si capisce finalmente l’importanza del dialetto.

“Sono Romagnolo”:prima edizione da record

I sabati romagnoli... a Palazzo Romagnoli

Successo pieno per “Sono Romagnolo”, prima edi-zione della fiera che si è tenuta a Cesena dal 26 al 28 febbraio. Oltre 25mila visitatori in tre giorni hanno affollato i padiglioni fieristici animati dai prodotti ed eventi presentati da circa 210 espositori. Evento di spicco della kermesse è stato il torneo di maraffone destinato ad entrare nel guinness dei primati, con 280 partecipanti provenienti da tutta la Romagna, con premio finale l’ambito riconoscimento di Cam-pione Romagnolo Mondiale di Maraffone.All’interno della manifestazione ha trovato spazio anche la riflessione politica con il convegno “La Romagna che verrà”, tavola rotonda sui temi di Area vasta e del turismo condotta dal giornalista Rai An-tonio Farnè, alla presenza di diversi sindaci e degli assessori regionali Andrea Corsini e Emma Petitti.Soddisfatto il presidente di Cesena Fiera Renzo Piraccini: “È un format vincente: ‘Sono Romagnolo’ non ha alcuna intenzione di fermarsi alla sua prima edizione e mira a diventare un fiore all’occhiello dell’intera Romagna”.

La compagnia comico-dialettale del “Cinecircolo del Gallo” di Forlì (qui nella foto di scena della commedia “S’lè nota, us’ farà dè”) vanta ben 53 anni di attività teatrale in tutti i teatri e le piazze di Romagna, per un totale di 2.455 serate.

Pittura e libri dedicati alla Romagna s’incontrano a Palazzo Romagnoli, grazie al ciclo d’incontri orga-nizzato dall’associazione forlivese “Il Parco dei Ra-gazzi” in collaborazione con la casa editrice “Ponte Vecchio” di Cesena e il Servizio cultura, musei, turismo e politiche giovanili del Comune di Forlì. “I sabati romagnoli”, questo il titolo dell’iniziativa, mette in campo ogni sabato fino al 29 marzo la presentazione di libri legati a storia e tradizioni di Romagna seguiti da visite guidate al museo.Il prossimo appuntamento è per sabato 12 marzo, alle ore 15,30, con lo scrittore Eraldo Baldini e il suo libro “I riti del nascere in Romagna”. L’autore indaga su tradizioni, superstizioni, obblighi e tabù che in Romagna accompagnavano gravidanza, parto, battesimo e primissima infanzia, spesso affondan-do le radici nella religiosità precristiana, in miti e credenze arcaiche. Un quadro affascinante di gesti e di simboli, in parte oggi dimenticati, utili per com-prendere meglio importanti aspetti socioculturali. Al termine è prevista una visita guidata alle collezioni del museo a cura di Chiara Macherozzi.Sabato 19, sempre alle 15,30, è in programma invece la presentazione dei volumi di Roberto Mercadini “Madrigali per surfisti estatici” e “Una mente inso-lente” di Francesca Mazzoni. Ingresso libero. Info: 320.0435480; [email protected].

Fiera di cesena

libri e visite guidate

Un po’ immigrato, un po’ nostranoNei corsi di alfabetizzazione per stranieri della coop. “Fare del Bene” spunta il dialettoCosa succede quando tradi-zione e attualità si incontra-no? Quando un immigrato incontra il dialetto?Secondo una ricerca svolta nel 2010 dall’Istituto Quaeris in Veneto anche gli immigrati imparano ed usano il dialetto nelle loro conversazioni, assieme all’italiano e alla lingua madre, in una sorta di slang trilingue.È facile immaginare che ciò che avviene in Veneto acca-da anche nel resto d’Italia: ne abbiamo parlato con chi è a contatto quotidia-namente con gli stranieri. Nell’Alta Valle del Bidente, a Galeata, si registra una delle più alte percentuali di immigrati e qui, come nei comuni limitrofi, sono ospitati alcuni richiedenti Asilo. In contatto con loro è soprattutto la cooperativa “Fare del Bene”, che gesti-

sce gli sportelli dei Centri per gli Stranieri nei Comuni di Santa Sofia, Galeata e Premilcuore e si occupa anche della gestione dei richiedenti asilo politico per l’Asp San Vincenzo de’ Paoli. La cooperativa ha organizzato corsi di alfabe-tizzazione base per gli im-migrati e i richiedenti asilo, e le insegnanti hanno avuto modo di entrare in contatto

con decine di stranieri, pro-venienti da Paesi differenti. “L’impatto con la lingua italiana - dicono - non è mai semplice, soprattutto quando si prova a spiegare la grammatica. Quando, però, dall’insegnamento si passa alla pratica nascono le prime curiosità: alcuni richiedenti asilo, ad esem-pio, non avevano capito il significato di espressioni

gergali che avevano sentito in paese, come ‘ma va là’, oppure ‘oh te’. Difficile da spiegare, ma fondamentale per rilassare l’atmosfera e far nascere una risata”.Capita spesso, invece, di sentire pronunciare le stesse espressioni da immi-grati già inseriti nel tessuto sociale, che lavorano a stretto contatto con gli italiani: magari non parlano un italiano perfetto e non coniugano bene i verbi, ma pronunciano al momento giusto esclamazioni o paro-le in dialetto.È soprattutto nei luoghi di lavoro che si sviluppa questa singolare forma di socializzazione: dalla con-divisione di tempo e spazi si passa alla condivisione di saperi e culture, e l’integra-zione può avvenire anche insegnando o imparando il dialetto.

10 marzo 2016 mondo15

Flash dal mondo di Franco Garavini

In Australia la più grande preoccupazione sono gli squali e gli attacchi alla popolazione che affolla le spiagge. Per questo è stato riadattato un Little Ripper, drone militare da 250mila dollari, che vanta 2 ore e mezza di autonomia, un raggio di circa 100 chilome-tri e videocamere ad infrarossi per il volo notturno. Nel 2015 si sono contati 14 attacchi di squali nelle sole acque australiane con una persona morta. Le immagini riprese dal drone saranno messe istanta-neamente a disposizione delle autorità competenti e, in caso di avvistamento, si potrà mettere in moto la macchina preventiva nelle spiagge ed evitare possibili incidenti. Se il progetto avrà successo vedrà ampliarsi la flotta a 40 droni per il controllo delle coste a sup-porto dei 17 elicotteri realizzati a questo scopo.

Arabia Saudita, la grande esercitazione militare di 20 Paesi islamici

Australia, droni in spiaggiaper prevenire gli attacchi degli squali ai bagnanti

Il passaggio del ciclone tropicale Winston, abbattutosi il 20 febbraio sull’arcipelago delle isole Fiji, ha colpito il 40% della popolazione. Attualmente 62mila persone sono ospitate in centri di emergenza nel Paese. Tra le presenze religiose, i missionari di San Colombano (Società di San Colombano per le Missioni Estere) sono nelle Fiji da oltre 60 anni. Il ciclone, il primo di categoria 5 ad aver mai colpito lo Stato insulare, ha devastato l’arcipelago di 300 isole nel Pacifico con raffiche di vento fino a 325 chilometri all’ora, distrug-gendo case e tagliando le linee elettriche. Il governo ha dichiarato lo stato di calamità naturale per 30 gior-ni. Le comunicazioni stanno a poco a poco tornando, ma la maggior parte delle case fuori della capitale sono ancora senza elettricità.

Isole Fiji, i missionari Colombani ospitano i bambini delle scuole colpite dal ciclone

Anche se i media tacciono, continuano in Israele le tensioni fra palestinesi ed israeliani. Due palestinesi sono stati uccisi dopo essersi infiltrati in un insedia-mento israeliano della West Bank e aver ferito in modo blando un colono. Dall’ottobre scorso - dopo una serie di provocazioni da parte di ebrei ultra-ortodossi andati a pregare sulla spianata delle moschee, ripetuta anche in questi giorni - si sono moltiplicati incidenti e scontri in Israele e nei territori palestinesi. Finora sono stati uccisi 128 palestinesi, 28 israeliani, un americano, un sudanese e un eritreo. La maggior parte dei palestinesi è stata uccisa, mentre tentavano di accoltellare o di colpire con armi o con l’auto passanti o soldati. Altri sono stati uccisi nel corso di manifestazioni o in scontri con i militari.

Israele-Palestina, uccisi due palestinesi infiltrati in un insediamento israeliano

Fides - lapresse.it - Asianews - Radio Vaticana - ilfattoquotidiano.it

Militari di 20 Paesi islamici hanno dato il via a una delle più grandi esercitazioni militari al mondo. Truppe da Pakistan, Malaysia, Turchia, Egitto, Ma-rocco, Giordania e Sudan stanno partecipando alle esercitazioni che coinvolgono truppe di terra, aria e forze navali. Alle operazioni partecipano anche cinque Paesi del Golfo. Le operazioni si svolgono nel nord-est del Paese, dove vi sono i pozzi di petrolio e vi è una maggioranza sciita. Ufficialmente il motivo di questa esibizione è il rispondere alla minaccia posta da “gruppi terroristi”. L’Arabia Saudita ha stretto un’alleanza con 35 Paesi per combattere il terrorismo nelle nazioni islamiche, ed è anche implicata in azioni militari e raid aerei contro i ribelli Houthi in Yemen, per frenare l’influenza iraniana nella regione.

Il continente africano rimane “una delle prin-cipali zone di transito” del traffico di droga in tutto il mondo. Ma la novità è che la sua crescente classe media rappresenta un nuovo e ricco mercato per chi commercia cocaina ed eroina. Lo rivela il rap-porto annuale dell’Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti (Incb, nell’acronimo inglese). Quello africano è da tempo un mercato facile, specie in quei territori di passaggio dove sono diffusi alti tassi di analfabetismo, povertà e disoccupazione giovanile. Il mercato illegale, cocaina ed eroina in testa, si sta radicando anche presso la nascente borghesia. Prima l’Africa fungeva solo da collegamento tra Paesi produt-tori e l’Occidente consumatore. Ora il quadro sta cambiando. L’Africa occidentale è una delle principali rotte di transito che dal Sudamerica arriva fino all’Europa. Ma una parte della droga rimane sul territorio, andando ad aumentare il consumo, specie fra i giovani più abbienti. I voli commerciali sono divenuti il mezzo preferito per il traffico di cocaina tra l’America Latina e l’Europa, attraverso l’Africa. Nel 2014, 120 chili di cocaina sono stati sequestrati all’aeroporto di Lagos (Nigeria) e 221 chilogrammi allo scalo internazionale di Lomé (Togo). L’Africa occi-dentale è diventata anche una zona di produzio-ne di droghe sintetiche. Centri di produzione e distribuzione sono in Costa d’Avorio, Guinea e Nigeria, dove vengono prodotte sostanze come le metanfetamine per l’Asia orientale e del su-dest. In Kenya l’eroina sta divenendo una piaga sociale. Le autorità del Paese hanno sequestrato un carico da 387 chilogrammi di eroina nel 2014. L’Africa orientale rappresenta per lo più un hub per il traffico di eroina che dall’Afghanistan e Pakistan verso l’Europa. Kenya e Tanzania, in particolare, rappresentano le principali porte d’ingresso. I carichi arrivano via mare ai porti di Mombasa, Lamu, Dar es Salaam e Zanzibar. Anche in Nordafrica i sequestri di eroina sono aumentati. In Egitto il quantitativo sequestrato è passato da 260 chilogrammi nel 2014 a 613 nel 2015. Un caso a parte è quello del Marocco che è ancora tra i più grandi produttori di resina di cannabis al mondo e continua a rifornire l’Euro-pa. Si è registrata però una riduzione nel numero di sequestri segnalati (da 137 tonnellate nel 2012 a 70 nel 2014). A questo, tutttavia, dato positivo si contrappone un aumento in altri Paesi del Maghreb, in particolare in Algeria ed Egitto. La cannabis resta la droga maggiormente utilizzata in Africa, anche perché è facile la produzione interna. Secondo gli studiosi ne fa uso il 7,5% della popolazione tra i 15 e i 65 anni; la media mondiale è del 3,9%. Particolarmente elevato l’utilizzo in Africa occidentale e centrale, dove si arriva al 12,4%.

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La droga intossica l’Africa

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10 marzo 2016diocesi 16

Le realtà presenti sul territorio (gruppi Agesci, Masci, Azione Cattolica, Caritas, Ordine France-scano, gruppi di lavoro delle varie parrocchie, ecc…) periodicamente organizzano iniziative di raccolta fondi (mer-catino di Forlimpopoli, cene, pesca di giocattoli, mercatino parrocchiale, collette in paese, ecc..) per sostenere sia don Pino Leoni (missiona-rio Saveriano), in modo particolare, sorella Rosa Manganiello (Silenziosi Operai della Croce). Sorella Rosa durante gli anni di permanenza a Meldola come direttrice del “Centro Socio Ria-

bilitativo Nostra Signora di Fatima” ha saputo tes-sere relazioni profonde con le persone del paese facendosi conoscere per la sua umanità, dispo-nibilità ed attenzione verso gli ultimi. Dopo vari anni la sua vocazione l’ha portata in Camerun, nel Centro Betlem di Mouda, villaggio situato a 33 Km da Maroua, ca-

poluogo della provincia dell’Estremo Nord del Camerun dove si accol-gono bambini disabili, orfani e bisognosi. La nostra amicizia continua e si concretizza con l’in-vio periodico di medici-nali ed aiuti economici. Di seguito riportiamo uno stralcio di una delle ultime lettere che Sorella Rosa ci ha inviato:

La missione in Camerun

“A Meldola non esiste un vero e

proprio Gruppo Missio-nario, ma la Comunità Cristiana Meldolese, nel suo insieme, è molto attenta alla dimensione missionaria del proprio essere Chiesa.

sorella Rosa Manganiello con i bambini del centro Betlem di Mouda

Missionari & Missione

“Camerun, terra senza problemi di sicurezza fino all’inizio dei rapimenti. Noi della Fondazione Betlemme tre-miamo, anche se non ci è mai balenata l’idea di lasciare la nostra missione. Sia Pime che Silenziosi Operai della Croce ed alcuni volontari fissi, persistiamo nel nostro proposito di condividere fino in fondo con i nostri bambini quello che potrebbe accadere. Chi si potrà occupare di 70 bebè da 0 a 2 anni e di 180 bambini orfani, disabili e sordomuti che frequentano la riabilitazione e la scuola al Centro o al Villaggio? Mettiamo la Fondazione sotto la protezione degli Angeli Custodi e continuiamo il nostro lavoro. Dalla frontiera i terroristi si spostano verso l’interno del Camerun. Gli scontri armati si fanno sempre più numerosi, in particolare per il rifor-nimento di viveri nei mercati. Questa volta siamo toccati; il padre catechista di una delle nostre alunne sordomute ed il padre di un bimbo del nido non sopravvivono ad una delle incursioni. La tensione e la paura tra le famiglie non manca, ma lo spirito combattivo e forte e l’incidenza delle iscrizioni presso le scuole ed i centri cattolici è tuttora elevata. Sarebbe leggero dire che non ci siamo interrogati su come agire in caso di un ulteriore aggravamento. Ancora una volta la fiducia e la speranza di pace è viva nei nostri cuori e ci spinge a non indietreggiare e rimanere un punto fisso, attenti ai bisogni di ognuno ed in particolare dei piccoli”.

10 marzo 2016 diocesi17

Un’emozione autentica, diretta, forte. Queste sono le parole che possono descrivere La rap-presentazione teatrale: “La città ideale. Un’idea di accoglienza” a cui abbiamo assistito domenica 6 marzo, in occasione della giornata della Carità, presso la Casa Buon pastore. La rappresentazio-ne è il risultato di un laboratorio teatrale, della durata di due mesi, che ha visto coinvolti ragazzi migranti, profughi provenienti dall’Africa e dal Pakistan,e operatori della Caritas e dell’Associa-zione Papa Giovanni XXIII, che, insieme, hanno dato vita, teatralmente, alle loro storie, alle paure, ai sogni e alle speranze.Grazie all’aiuto del regista Massimo Macchia-velli, di Fraternal compagnia, abbiamo lavorato con i ragazzi, cercando di conoscerli, aiutandoli a raccontarsi e a mettersi in gioco. Abbiamo dovuto affrontare il problema della lingua; perché nessuno di loro parla ancora italiano, e grazie agli operatori e volontari che hanno seguito il progetto, traducendo in inglese, siamo riusciti a comunicare le intenzioni del regista e l’evolversi della creazione della rappresentazione. I ragazzi e gli operatori, infatti, hanno lavorato insieme a delle improvvisazioni a tema cercando di sfrutta-re le capacità esistenti dei ragazzi stessi La prima improvvisazione è sull’aiuto: dove emerge come nella città ideale sia possibile portare avanti i propri sogni, dove la burocrazia non blocca i percorsi di vita. La seconda scena, sempre nata da un improvvisazione riguarda Il lavoro, e la difficoltà nel riuscire a comunicare i propri bisogni. Nella loro città ideale tutti rie-scono a comunicare. L’ospitalità è invece il tema dell’ultima improvvisazione dove emerge che la loro città ideale è una città dove l’accoglienza segue dei principi di umanità, una città multicul-turale dove le culture convivono come segno di ricchezza. La prima scena si apre con un barcone in una notte serena in mezzo al mare. Improv-visamente una tempesta, il naufragio, l’attesa dei soccorsi e i racconti di quello che ci si aspetta una volta arrivati a destinazione attraverso canzoni, balli e scene recitate, Tutto finisce poi in un gesto di gioia e condivisione, in un dono per il pubbli-co. La rappresentazione segue così un climax, che parte dalla disperazione ed esplode nella speranza colorata. Il dono finale rappresenta il segno tangi-bile dell’aiuto ricevuto, della gratitudine e della reciprocità,. Oggi loro hanno bisogno di essere ospitati, accolti, ma ieri è successo anche a noi e domani potrà riaccadere. La storia ce lo insegna e l’ esperienza ci dice che l’altro è uno specchio, attraverso il quale scoprirsi e riscoprirsi uma-no, con tutte le debolezze e le ricchezze che ci portiamo dentro. E che attraverso l’ arte, il teatro, la musica è possibile comunicare anche senza parole e riuscire a raccontarsi le proprie storie di vita, donandosi nuovi punti di vista.Vi aspettiamo Martedì 15 marzo, alle ore 20.30, presso la Sala San Luigi (via L. Nanni, 7) per la replica della rappresentazione. Per info. www.caritasforli.it.

FRancEsca GoRi

“La città ideale. Un’idea di accoglienza”

Misericordiando

a cura di Caritas Forlì-Bertinoro

Il titolo “Custodire la vita”, come ha ricordato Angela Fabbri del Cen-tro di aiuto alla Vita nel presentare i relatori, sta a tstimoniare la preziosità della vita, ma anche i rischi che essa corre, soprattutto quelli procurati dall’in-differenza e dalla corsa alle tante cose che non la valorizzano.Il “nostro don Erio” ha condotto la prima rifles-sione soffermandosi, con la simpatia e la profon-dità che gli conosciamo, sui fondamenti biblici e antropologici del valore della vita, dalla negazione di Caino che rifiuta di es-sere il custode del fratello, alla testimonianza di tutti coloro che invece espri-mono sollecitudine per il

prossimo attraverso la cura del suo corpo fragile.Il professor Noia ci ha poi guidati in una appassionan-te carrellata sulle tecniche della medicina prenatale, unendo la sua grande com-petenza ad una passione straordinaria. Dalla sua esposizione, è emerso il grande valore della scienza moderna quando è unita allo sguardo amorevole sull’uomo. Bambini curati nel seno materno e guariti da malattie che fino a poco tempo fa erano ritenute fatali, e molti ancora oggi ritengono incurabili; scelte di aborto cosiddetto “te-rapeutico” fortunatamente evitate con la nascita di

bambini accolti come un dono. Un aspetto meravi-glioso è quello del bambi-no che, dal seno materno, con la sua presenza e le sue cellule, cura la madre e contribuisce a migliorarne la salute. Angela Fabbri, infine, ha presentato il protocollo operativo per il miglioramento del percor-so IVG, che, a partire dal 2007, vede a Forlì un’al-leanza davvero unica fra Comune, Ausl e privato sociale (in particolare Cav e Papa Giovanni XXIII).Il protocollo prevede un colloquio della donna incinta in difficoltà con l’assistente sociale, che accompagna le possibi-

li soluzioni alternative all’aborto con la proposta delle risorse presenti sul territorio e raccolte in un libretto, “Siamo con te nella gravidanza”, tradotto in nove lingue. Le associazioni collabora-no per i successivi collo-qui, per l’accompagnamen-to durante la gravidanza e nel primissimo periodo di vita del bambino. Il risul-tato sono state oltre cento nascite, pari a circa il 10% dei bambini le cui mamme hanno seguito la proposta.Sulla stessa scia, seppure con uno spettro più ampio, opera il tavolo “Insieme per i minori”, formato da un gruppo di associa-zioni, cooperative ed enti religiosi che si incontrano regolarmente dal 1997 ogni mese, per condividere formazione, analisi dei bi-sogni, proposte operative e rapporti con l’ente pubbli-co, alla luce della solidarie-tà e dell’accoglienza per il bambino e la sua famiglia.Dalla straordinaria parte-cipazione a questa serata viene un richiamo alla responsabilità di tutti, perché, come cattolici ma anche come cittadini, sappiamo essere i difensori della vita nel quotidiano.

Paolo BERGonZoni

L’impegno di custodire la vitaIl protocollo operativo per il percorso IVG e il tavolo “Insieme per i minori”

“Il 29 febbraio un Auditorium Cariro-

magna strapieno ha accolto due testimoni d’eccezione per rilanciare il tema della vita: mons. Erio Castellucci Arcivescovo di Modena-Nonantola, e Giuseppe Noia, professore associato di medicina prenatale all’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma.

il prof. Giuseppe noia ha parlato a Forlì il 29 febbraio

Redazionale pubblicitario

Forlì Ambiente è la prima coope-rativa della provincia operante nel settore dei servizi ambientali ed ecologici. La società è operativa dal dicembre scorso e raccoglie al suo interno esperienze e professionalità diverse, che dopo anni di lavoro nel settore si sono riunite in questa nuova azienda, un’impresa che ha trovato nella forma cooperativa la modalità ideale per perseguire la propria missione, in coerenza con i valori e la visione dei soci fonda-tori. “Forlì Ambiente - spiega il pre-sidente della cooperativa, Marco Martelli (nella foto) - è nata da per-sone che per tanti anni hanno col-laborato insieme, alcuni con attività proprie e altri da dipendenti. Siamo un gruppo di professionisti che si sono sempre trovati in sintonia sul lavoro e che assieme hanno ottenu-to brillanti risultati; così abbiamo pensato di proporre una nuova impresa formando, sotto l’ala di Confcooperative Forlì-Cesena, una nuova cooperativa che potesse dar modo anche ai ragazzi più giovani di associarsi, imparare il lavoro e

diventare a loro volta il futuro di questa iniziativa imprenditoriale”.Martelli e gli altri soci di Forlì Ambiente sono professionisti noti nel settore dei servizi ambientali ed ecologici. “Questo - osserva il pre-sidente - ci ha permesso di partire con una base di clientela, un fattore importante per iniziare la nuova av-ventura con serenità. Una base che puntiamo ad ampliare anche grazie alle nostre peculiarità. Vogliamo lavorare nel pieno rispetto delle regole e delle normative, utilizzan-do le nuove tecnologie, puntando sulla formazione e sull’aggiorna-mento professionale. Così, accanto al lavoro tradizionale di spurgo e pulizia per fosse biologiche e linee fognarie per privati e condomini e per le linee e le condotte indu-striali, lavoriamo molto anche con la videoispezione, una tecnica che consente di appurare lo stato delle condutture e procedere con la riparazione delle fognature senza bisogno di scavi. Per gli interventi in campo industriale - prosegue Martelli - abbiamo in dotazione pompe ad altissima pressione per la

pulizia degli impianti, operiamo so-prattutto nell’industria alimentare. Il nostro staff è abilitato a lavorare in spazi confinati e ha un aggior-namento costante sul fronte della sicurezza sul lavoro, eseguiamo bo-nifiche di serbatoi e cisterne, anche in ambienti pericolosi. Siamo un partner di fiducia per tutti i servizi ambientali ed ecologici - conclude il presidente di Forlì Ambiente - sia per privati, che per aziende ed enti pubblici”.

Il presidente Martelli: “Siamo un partner di fiducia” Forlì Ambiente, professionisti a tutela del territorio

10 marzo 2016

febbraio, in preparazione alla visita pastorale.

E guardando al futuro prossimo, quali sono gli ambiti in cui la collabo-razione potrà esprimersi al meglio?Per esempio il progetto di oratorio diffuso (Pod) che, partito dai Romiti, sta coinvolgendo positi-vamente le istituzioni del territorio. Rappresenta un fiore all’occhiello nell’inte-

razione fra pubblico e pri-vato e può essere un bel terreno di collaborazione fra le parrocchie. Un altro campo è la catechesi, soprattutto la formazione dei collaboratori. E poi c’ è il mondo delle associa-zioni: ai Romiti c’è una bella presenza scout, a San Varano l’Azione Cattolica. Di strada ce n’è ancora tanta, ma qualcosa si sta muovendo. (L.S.)

18visita pastorale

La vita dell’oratorio e senz’altro centrale, piazza virtuale in cui si incontra-no tutte le realtà presenti in parrocchia e che ha come suoi punti forti il Centro estivo e il dopo-scuola del periodo inver-nale, oltre a tutta una serie di attività come tornei mensili di marafone con gli adulti, ludoteca serale con i ragazzi, tornei vari di calciobalilla, ecc.Ancora sono attività forti

e trasversali il teatro con il gruppo artistico Romiti, che ora sta mettendo in scena lo spettacolo “Rea-lity Sciò”, e la animazione sportiva con i tornei di calcetto estivi ed altri sport.Oltre all’Oratorio, vi è l’at-

tività legata alla sagra “Ro-miti Country”, alle serate estive ed alla festa parroc-chiale di San Donnino at-tività in cui sono coinvolti anche molti genitori e che ha anche come obiettivo il reperimento dei fondi per la costruzione del nuovo

centro parrocchiale, oltre ad essere un bel momento di partecipazione delle persone alla vita parroc-chiale.Il coinvolgimento è molto ampio e trasversale: dai nonni ai nipoti, tutti sono volontari, abbiamo solo 1 o 2 operatori in certi periodi a cui chiediamo un impegno a tempo pieno, utilissimi per coordinare l’attività dei volontari e a dare continuità ed ordine alle cose. Siamo ormai alla vigilia dell’estate, culmine delle attività, e ci accin-giamo a preparare la sagra “Romiti Country” verso fine Maggio poi dopo la fine della scuola partirà il centro estivo, con 6 settimane in cui la parroc-chia è coinvolta ed abitata quasi 24 ore al giorno.Per il calendario visitate il nostro sito: www.parroc-chiaromiti.it.

alEssandRo ZaMBoni

A don Loriano Valzania, parroco ai Romiti e mode-ratore dell’unità pastorale, abbiamo poste alcune domande al termine della visita pastorale.

Quali segni di collabo-razione si sono realizza-ti nell’ultimo periodo fra le due parrocchie?Il fiore all’occhiello è senz’altro la Caritas. Esiste un bel gruppo di volontari nelle due comunità che fa servizio al centro d’ascol-to e garantisce la distribu-zione dei viveri ai Romiti e del vestiario a San Varano. Altro segno è il campo estivo promosso dall’A-zione Cattolica, che vede unite le due realtà. Ci sono poi tante piccole attività che vanno nella direzione del fare e stare insieme: le stazioni quare-simali vicariali o il pelle-grinaggio in preparazione alla festa di ottobre, che quest’anno faremo insie-me in Duomo, in occasio-ne dell’Anno Santo.Un momento particolar-mente felice sono state le missioni popolari che si sono svolte dal 7 al 14

“A fianco degli aspetti centrali del

nostro essere parrocchia liturgia, annuncio e carità, particolare attenzione viene posta all’aspetto della cura del tempo libero, che spesso si interseca con prospettive educative e di partecipazione alla vita della parrocchia.

Tempo libero, tempo di relazioni

“Caritas e oratorio i punti di forza”

Il vescovo Lino Pizzi ha incontrato i collaboratori dell’oratorio e del gruppo feste

Intervista a don Loriano Valzania, parroco ai Romiti e moderatore dell’unità pastorale

don loriano Valzania

l’ingresso della sagra “Romiti country”

Visita Pastorale (12)

dati religosi

il Vescovo con i bambini e le associazioni

“Con la solenne inaugurazione della chiesa parrocchiale di San

Varano e l’incontro con il gruppo fami-glie dei Romiti si è conclusa domenica 6 marzo la visita a questa unità pastorale. Sono stati molteplici gli incontri delle varie realtà: si è potuto constatare una notevole vivacità di iniziative e di parte-cipazione anche da parte dei laici, per cui il cammino delle due comunità potrà in-tensificarsi ulteriormente anche per la pre-senza e la partecipazione attiva di molti giovani degli scout e dell’Azione Cat-tolica. Sono stati, pure, interessanti gli incontri con gli alunni delle scuole e con gli anziani e gli ammalati, visitati nelle

loro abitazioni. Tutta l’unità pastorale sarà, poi, interessata alla costruzione del nuovo complesso parrocchiale dei Romiti: dopo un faticoso lavoro di preparazione si avvicina il tempo dell’attuazione di un disegno a lungo sognato. Confidando nell’aiuto dei Santi Patroni, l’augurio che possiamo fare è che anche questo nuovo impegno faccia crescere sempre più in tutti la consapevolezza di essere Chiesa e sia di stimolo per una valida testimonianza cristiana nel quartiere. Il Signore sostenga tutti nel cammino deside-rato.

Romiti, San Varano

L’Unità pastorale Romiti- San Varano fa parte del vica-riato Forlì Ovest. La parrocchia Santa Maria del Voto in Romiti conta 5900 abitanti e circa 1800 famiglie, il parroco è don Loriano Valzania che è anche moderato-re dell’Unità Pastorale. La parrocchia di San Marco in Varano conta 1450 abitanti e 630 famiglie., il parroco è don Luigi Corzani. Due i ministri istituiti, i lettori Ber-taccini Andrea e Giovannini Luciano, in servizio presso i Romiti. Per quanto riguarda gli edifici di culto: nella chiesa di San Varano sono terminati in questi giorni i lavori di restauro, mentre la realizzazione del nuovo centro parrocchiale dei Romiti, (nella foto il rendering)dedicato a Paolo VI, prenderà presto il via.

Il Vescovo ha aperto il 22 febbraio la visita pastorale in-contrando i bambini delle elementari. L’evento si è svol-to al palazzetto dello sport dei Romiti e ha avuto come filo conduttore il tema della misericordia. Ogni classe ha posto domande con disegni, cartelloni e interventi dei ragazzi. Giovedì 25 febbraio il Vescovo ha incontra-to capi scout, educatori di Ac e Gruppo Teatro.

Nuovo centro parrocchiale ai Romiti

10 marzo 2016 19 visita pastorale

Visita Pastorale (12)

... i consigli pastorali e i ragazzi delle medie

Viveri ai Romiti e vestiario a San VaranoGiovedì 3 marzo, alle ore 21.00 nella sala par-rocchiale dei Romiti, il vescovo Lino Pizzi ha incontrato volontari e collaboratori della Caritas. Nel suo intervento li ha ringraziati per il servizio svolto presso le parrocchie di San Varano e dei Romiti e invitati a proseguire in questa disponibili-tà tanto necessaria.Attualmente il gruppo Caritas è formato da una ventina di collaboratori, che prestano servizio di ascolto e distribuzione presso le due parrocchie: il mercoledì mattina ai Romiti e il sabato pomeriggio a San Varano.Nell’incontro è stato sottolineato il cambiamento avvenuto nel servizio, con l’apertura dell’emporio della solidarietà in via Lunga. La distribuzione dei viveri (le “sportine”) ai Romiti hanno come destinatari per un buon 60% extracomunitari, ma nell’ultimo periodo si è incrementata la presenza di italiani, che raggiunge ormai il 40% del totale.Molto frequentato è il servizio di vestiario ope-rante nella parrocchia di San Varano, che vede la presenza, per consegna e ritiro, di persone prove-nienti da tutta la vallata, fino a San Benedetto.

il Vescovo incontra...

san Varano, la chiesa restaurata

Il vescovo si è trattenuto a pranzo con i ragazzi delle superiori e successivamente ha assistito alle attività del doposcuola, parlando e rispondendo alle domande non solo degli educatori ma anche dei ragazzi presenti. Sicuramente la sua presenza non è passata indifferente agli occhi di quei 20 bam-bini che non avevano mai visto e nemmeno sapevano chi fosse questa persona ve-stita in abito nero che veni-va ad interferire con la loro merenda; esatto, perché all’oratorio dei Romiti, una delle cose più importanti, è il momento del cerchio dove si può parlare coi propri amici, sgranchirsi le gambe dopo i compiti ma, soprattutto, fare merenda!Sono Giuseppe, un ragazzo di 24 anni che ha deciso, insieme a Nicoletta (21) di intraprendere il percorso del servizio civile spenden-do il proprio tempo e le proprie energie al servizio dei ragazzi dalla prima ele-mentare alla terza media nel doposcuola-oratorio della parrocchia dei Romiti.Del perché un ragazzo a 20 anni scelga di fare questa strada, non disquisiremo in

queste poche righe, perché l’argomento sarebbe lungo e difficile da argomentare, in questo articolo vi vorrei raccontare come funziona una giornata tipica nella nostra piccola realtà.Ogni giorno alle 14.30 ci rechiamo in parrocchia per preparare le sale all’arrivo dei ragazzi che si verifica verso le 15.00, fino alle 16.30 si fanno i compiti divisi per età (medie ed ele-mentari) poi c’è il momento del cerchio, un momento non solo per rifiatare e fare merenda insieme ma anche per chiarirsi, confrontarsi, dare avvisi e capire dove si può migliorare per cercare di vivere al meglio tutti insieme, infine si gioca fino alle 18.00 circa o si fanno dei laboratori. A prima vista può sembra-re una cosa semplice e lo pensavo anche io, insomma cosa vuoi che sia? Sono

solo ragazzini, si tratta di stare con loro e fargli fare i compiti... Invece non è cosi semplice: in generale fare questo tipo di “lavo-ro” non è per nulla facile, perché ogni ragazzo che ti ritrovi davanti ha la pro-pria storia, una famiglia, le proprie paure e punti di forza. Ogni ragazzo che ho conosciuto in questi mesi è diverso dagli altri, ognuno va trattato in modo diverso, ha bisogno dei suoi tempi e dei modi giusti per essere aiutato al meglio non solo per migliorare la vita scolastica e quindi i voti a scuola, ma anche per capire cosa voglia dire avere un posto in questa società, capire le regole e non solo accettarle: questo è quello che in piccolo proviamo a fare ogni giorno all’oratorio dei Romiti, cerchiamo di dare un posto dove ogni bambino, ogni ragazzo

“Mercoledì 24 febbraio l’oratorio

dei Romiti ha ricevuto la visità pastorale di monsi-gnor Lino Pizzi, vescovo di Forlì.

Il doposcuola diventa scuola di vitaGiuseppe e Nicoletta svolgono servizio civile con i ragazzi di elementari e medie

Pranzo con i giovani delle superiori e i componenti del dopo scuola dei Romiti

Romiti, San Varano

Sabato 27 febbraio il vescovo Lino Pizzi nella sua visita pastorale ha incontrato i ragazzi delle medie delle parrocchie dei Romiti e San Varano. Mercole-dì 2 marzo, presso la parrocchia di San Varano si è svolto l’incontro con i membri dei consigli pastorali parrocchiali. Il Vescovo, nella foto in alto a destra con in parroco di San Varano don Luigi Corzani, ha ringraziato i presenti per la disponibilità e ribadito la necessità di superare ogni forma di campanilismo e di operare tutti insieme al servizio dei bisogni dell’unità pastorale.

caritas

L’incontrocoi catechisti

domenica 6 marzo numerosi fedeli hanno gremito la chiesa per la messa celebrata dal Vescovo mons. lino Pizzi in occasione dell’inaugurazione degli ambienti restau-rati, illuminati a nuovo, abbelliti con gli antichi fregi colorati ritrovati sulle pareti e sulle colonne del presbiterio. al termine, il parroco don luigi corzani ha ringraziato commosso tutti coloro che hanno lavorato per rinnovare la chiesa e che hanno reso memorabile la giornata del rientro. don loriano Valzania, parroco dei Romiti, a nome della sua comunità, ha espresso la gioia nel vedere terminato con risultati eccellenti questa opera. in programma a breve una serata per illustrare gli inter-venti realizzati.

possa sentirsi apprezzato per quello che è, senza essere giudicato perché va male a scuola o magari è troppo scalmanato, senza mai scordarsi che i primi ad imparare qualcosa siamo noi cosidetti “adulti”. Per questo mi sento di affermare che l’oratorio è la miglior palestra di vita alla quale mi sia mai iscritto.

GiusEPPE GRaMEllini

Sabato 5 marzo, presso la parrocchia dei Romiti,in occasione della visita pastorale il Vescovo ha incontrato i catechisti delle comunità parroc-chiali dei Romiti e di San Varano. L’incontro ha messo a fuoco le diffi-coltà che oggi incontra chi si dedica all’annuncio del Vangelo alle giovani generazioni. Dal dialo-go sono emersi anche propositi e iniziative per rendere gli incontri più coinvolgenti con i ragaz-zi e le loro famiglie.

10 marzo 2016

Bartimeo era un ragazzo che, non nato ma diventato cieco, saputo dell’arrivo di Gesù e sentendolo vicino, gli urla di intervenire sui suoi occhi spenti. Le sue grida che esprimevano pena stizziscono quanti seguivano Gesù stan-do composti. Bartimeo, disobbediente come ogni ragazzo, urla: “Signore, che io riabbia la vista!”.Riflettiamo: quanti di noi, anche adulti, siamo stati, oppure siamo tutt’ora, nella stessa situazione di Bartimeo per aver perso la capacità di “vedere”, cioè di gustare gli aspetti positivi della vita possedendo “oc-chi buoni” ma non avendo più la luce del cuore? Può capitare che, presi dal tur-binio delle situazioni, si sia

caduti in peccato perdendo, quindi, la capacità gioiosa del rapporto con l’ambiente e le persone. Ci si è accorti dopo di non essere più quelli di prima!Bartimeo è il simbolo della situazione di chi vuol cambiare quando, perso il suo modo gioioso di vivere, quello di cui godeva prima di rimanere incastrato nel peccato, chiede di poter rigodere della gioia del rapporto bello col Signore e quindi con le persone e con le cose. Bartimeo, dice

il Vangelo, non era nato cieco, ma nello scorrere degli anni aveva perso la vista e ora sta trepidando perché sente Gesù vicino e invoca di tornare ad essere quel che era. Urla la sua pena che, accolta da Gesù, diventa fede che “salva”.Gesù riconduce Bartimeo alla sua normalità, che non è solo la funzionalità degli occhi ma è l’armonia del suo vivere con le persone e il mondo intero.Certamente, soprattutto in ambito giovanile, ci vuole

il coraggio di un urlo più forte del vociare della gente per abbandonare situazioni di buio e ritornare alla luce. Se non è un urlo della voce è un urlo del cuore che chiede un cambiamento radicale, che richiede corag-gio e volontà di non restare agganciati al passato.La Cresima avviene nell’ambito di una cresci-ta non solo fisica e che, spesso, necessita di riordi-no interiore e di un vero riequilibrio delle proprie scelte. Papa Francesco più di una volta indica come essenziale al dirsi cristiano il fatto di dover “uscire” da se stessi, dal proprio modo di trascinare i propri giorni senza gioia. La pagina su Bartimeo è un test di verifica perché un po’ tutti siamo in situazione simile alla sua, quella, cioè, di un ragazzo diventato cieco ma che vuole rigodere della Luce. Cosa c’è di più bello del vivere alla luce non solo dei propri occhi ma anche del proprio cuore? Ecco: la Cresima è, e può, e deve essere, tutto questo!

QuinTo FaBBRi

L’urlo scalmanato di Bartimeo!dal racconto evangelico l’indicazione per una nuova metodologia dell’annuncio

“Se uno dei nostri ragazzi si fosse tro-

vato mischiato alla folla che solitamente seguiva Gesù quando Bartimeo urlava, forse avrebbe reagito come han fatto quelli del corteo, tentando di farlo tacere.

La Cresima è ac-cogliere lo Spirito Santo nel nostro cuore e lasciarlo agire. Cristo stesso si rende presente in noi e prende forma nella nostra vita; attraver-so di noi, sarà Lui lo stesso Cristo a pregare, a perdonare, a infondere speranza e consolazione, a servire i fratelli, a farsi vicino ai bisognosi e agli ultimi, a creare comu-nione, a seminare pace. Cristo stesso viene a fare tutto questo in mezzo a noi e per noi (papa Fran-cesco). Con questo significato l’ufficio catechisti-co diocesano organizza il Giubileo dei Cresimandi col Vescovo, che si svolgerà sabato 16 aprile. Dalle ore 15.00 presso l’oratorio salesiano S. Luigi acco-glienza dei ragazzi che in questo anno riceveranno il sacramento della Cresima. Seguiranno alcuni momenti di gioco e alle 17.00, dopo la merenda, si continuerà col pellegrinaggio al Duomo insieme al nostro vescovo Lino, entrando per la porta Santa. Seguirà un momento di riflessione, canto e pre-ghiera. Il tutto si concluderà alle 18.30 circa. Per la preparazione all’evento, viene proposta ai catechi-sti il racconto, dell’incontro di Gesù con Bartimeo a Gerico, tratto dal Vangelo di Marco 10,46-52. (vedi commento di don Quinto a fianco). Si propone ai gruppi catechistici che parteciperan-no coi ragazzi del gruppo cresima, di preparare un cartellone/slogan, raffigurante il cammino svolto, una immagine espressione del testo del Vangelo o di un’opera di misericordia vissuto dai ragazzi.

FRanco GaRaVini

Giubileo dei cresimandi

sabato 16 aprile

la guarigione del cieco Bartimeo nella tavola di duccio di Buoninsegna

diocesi 20

10 marzo 2016 chiesa italiana21

Nuovo portale di infor-mazione indipendente “La Nuova Europa”, da poco online, è un tappa importante per la rivista: “un passo nuovo per noi”, come afferma il direttore Marta Dall’Asta.Nel nuovo portale si trova innanzitutto un editoriale che commenta il fatto o la tendenza più importante del momento, dal punto di vista della cronaca o della vita culturale. Potrà essere anche una mostra o un libro. Poi ci saranno articoli che raccontano la vita della società dei Paesi dell’Est da punti di vista originali, articoli di pensatori della tradizio-ne ortodossa, di grandi filosofi e letterati orientali. Una delle novità maggiori è la presenza di alcuni blog di commento. Il primo numero della rivista

era datato gennaio 1960. Allora si chiamava “Rus-sia cristiana ieri e oggi”. Il titolo di per sé era già un programma, perché in quegli anni nell’Unione Sovietica, ma anche in Italia, era completamen-te fuori moda parlare di Russia. Il concetto di Russia sembrava esser stato inghiottito da quello di Unione sovietica. Non

parliamo di quell’aggettivo “cristiana”: il cristianesi-mo là non doveva esistere più. Poi quel “ieri e oggi” stava ad indicare che si voleva andare a pescare in una tradizione ricchissima che era ancora presente, nonostante la politica antireligiosa del regime fa-cesse di tutto per nascon-derla. Dopo la caduta del comunismo il contesto è

completamente cambiato e la rivista diventa “L’altra Europa”, con un interesse allargato agli altri Paesi dell’Est in cui stavano accadendo tante cose inte-ressanti. “Ma l’esperienza durò poco - racconta Marta Dall’Asta - perché ci siamo presto resi conto che quella parte d’Eu-ropa cominciava a non essere più tanto “altra”, ma era diventata sempre più simile alla nostra, la crisi dell’uomo era arrivata anche lì come da noi. Così ci inventammo questo “La Nuova Europa”. Poi, negli ultimi due anni, a partire dai fatti in Ucraina, la storia ha di nuovo iniziato a correre e abbiamo sentito la neces-sità di uno strumento che potesse restare al passo con quello che stava suc-cedendo”.

“Dobbiamo stare attenti - ha affermato - alle nuove colonizzazioni ideologiche che subentrano nel pensie-ro umano e anche cristia-no, sotto forma di virtù, modernità, atteggiamenti nuovi, ma sono coloniz-zazioni, cioè tolgono la libertà ideologica perché hanno paura della realtà come Dio l’ha creata”. “Oggi non mancano le conoscenze scientifiche e gli strumenti tecnici in grado di offrire soste-gno alla vita umana nelle situazioni in cui si mostra debole. Però manca a volte l’umanità. L’agire buono non è la corretta applica-zione del sapere etico, ma presuppone un interesse reale per la persona fragile. I medici e tutti gli opera-tori sanitari non tralascino mai di coniugare scienza, tecnica e umanità”. “In-vito anche i direttori - ha proseguito papa Francesco

- delle strutture sanitarie e di ricerca a far sì che i dipendenti considerino parte integrante del loro qualificato servizio anche il tratto umano. In ogni caso, quanti si dedicano alla difesa e alla promozione della vita possano mostrar-ne anzitutto la bellezza”. “Nel nostro tempo alcuni orientamenti culturali non riconoscono più l’impronta della sapienza divina nelle realtà create e neppure nell’uomo. La natura umana rimane così ridotta a sola materia, pla-

smabile secondo qualsiasi disegno”, mentre la nostra umanità è “la prima natura da custodire”.Dietro a questa riduzione della natura a materia, secondo il Papa c’è una perdita di cuore che è: “l’organo non solo degli affetti, ma anche delle facoltà spirituali, la ragione e la volontà, è sede delle decisioni, del modo di pensare e di agire. La sag-gezza delle scelte, aperta al movimento dello Spirito Santo, coinvolge anche il cuore. Da qui nascono le

opere buone, ma anche quelle sbagliate, quando la verità e i suggerimenti dello Spirito sono respinti. Il cuore, insomma, è la sintesi dell’umanità”.“Parlare di virtù - ha sottolineato ancora papa Francesco - significa affermare che la scelta del bene coinvolge e impegna tutta la persona; non è una questione cosmetica, un abbellimento esteriore, che non porterebbe frutto: si tratta di sradicare dal cuore i desideri disonesti e di cer-care il bene con sincerità”.

Manca l’umanità, non la scienzaPapa Francesco: “dobbiamo stare attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche”

“Nel corso di un’udienza all’As-

semblea generale della Pontificia accademia per la vita papa Francesco si è soffermato su come oggi la natura umana sia sem-pre più ridotta a materia plasmabile.

La rivista fondata nel 1960 si aggiorna per una informazione sempre più veloce

La Nuova Europa apre il portale

Quando si parla di eccedenze alimentari, la tipologia più complessa da raccogliere e redi-stribuire è senza dubbio quella dei freschi. Lo sa bene il Banco alimentare, che da qualche tempo ha ampliato la portata della sua raccolta quotidiana, immagazzinata nei punti sparsi sul territorio italiano e poi devoluta ai vari enti caritatevoli. Ogni realtà locale si organizza in maniera autonoma, senza paura di tentare nuove vie, al fine di raccogliere alimenti della migliore qualità possibile.Roberto Vassena, direttore di Banco Alimen-tare Lombardia spiega l’esperimento compiuto l’anno scorso dalla Fondazione della Comunità Monza-Brianza onlus, chiamato “Dare fre-schezza agli aiuti alimentari”: “Durante il 2015, abbiamo raccolto 125 tonnellate di alimenti freschi, che corrispondono a 250mila pasti. Siamo stati in grado di sfamare quattromila per-sone. I risultati sono andati bene oltre le nostre aspettative, e speriamo di fare ancora meglio nel 2016”.Fondamentale per la buona riuscita del proget-to è stata l’adesione di venti punti vendita della grande distribuzione: “Si tratta di latticini, frut-ta, verdura, pane, pasticceria e salumi che sareb-bero andati buttati, e che invece hanno sfamato migliaia di persone. Centoventicinque tonnel-late di cibo, per un valore stimato di 336mila euro, che sarebbero state buttate perché non più commerciabili, ma assolutamente comme-stibili. Ogni giorno dai punti vendita partono camioncini che portano le eccedenze nel grande magazzino di Muggiò”. Un esempio positivo che è già stato imitato a Cinisello Balsamo; per il 2016 dovrebbe aderire anche l’area di Rho.Nel grande magazzino di Muggiò, poco di-stante da Monza, si lavora operosamente ogni giorno: frutta e verdura sono i freschi recupe-rati più importanti, quelli che danno una qualità migliore al cibo distribuito alle famiglie.Il fine ultimo è sempre quello di aiutare sempre più persone, non è una gara a chi fa meglio. Tra le quattromila persone aiutate, c’è anche un alto numero di minorenni: 386 bambini di età inferiore ai 5 anni, e 755 tra i 6 e i 17 anni.

Nel 2015 raccolte 125 tonnellate di eccedenze

Banco alimentare

compleanni dei sacerdoti

Dal 10 al 16 marzo compresi:

Don Dario Barzanti13 marzo

Don Guglielmo Giorgioni13 marzo

10 marzo 2016vita diocesana 22Tracce di Cammino: xxx

il Vangelo della domenica

V Domenica di Quaresima

13 marzo 2016

Il canto al Vangelo di questa V domenica di Quaresima ci ricorda il brano di domenica scorsa. Tutti ci sentiamo come il figliol prodigo e tutti avvertiamo il bisogno dell’amore di un Padre misericordioso. L’amore di uno capace di comprenderci e di stringerci nel suo abbraccio nel momento in cui il peccato ci separa dalla nostra Origine, quando ci sentiamo soli, quando avvertiamo l’abbandono di chi ci sta accanto. L’amore di Dio, un Dio che consola e non giudi-ca, è in grado di generare vita nuova. É sufficiente “non ricordare più le cose passate e non pensare più alle cose antiche”, andando in prestito dalla prima lettura tratta dal pro-feta Isaia. Il perdono spiazza chiunque, come abbiamo visto sempre nel Vangelo della scorsa domenica nella figura del figlio maggiore del Padre misericordioso. Ma il perdono è un modo diverso di manifestare il proprio potere. Il modo migliore, mi verrebbe da dire, ovviamente con-tro la mentalità comune che associa il potere a manifestazioni di forza, di orgoglio, di potenza, di superiorità.Scribi e farisei vogliono mettere alla prova Gesù. Diciamo meglio: lo vogliono incastrare. Succede anche oggi. Quante volte.Che gusto quando qualcuno cade in contraddi-zione! Ma che brutti sono i sentimenti di invidia, gelosia, rancore. Ma Gesù ha una marcia in più ed è venuto sulla terra per la salvezza di tutti gli uomini, di ogni uomo, nessuno escluso. Anzi, è venuto su questa terra proprio per quelli che vengono considerati i peggiori, come era una donna colta in flagrante adulterio. Per questi si è speso ancora di più. “Dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia” (Rm 5, 20).Chi è senza peccato? Davanti a questa doman-da scapparono scribi e farisei. Anche io vorrei scappare, lo ammetto. Questa domanda di Gesù ci inchioda alle nostre responsabilità. A ogni volta in cui non siamo stati portatori di Cristo, ma di noi stessi. Anche in questo caso devo dire: quante volte! Eppure il Signore non condanna neppure noi. “Dimenticando ciò che mi sta alle spalle, corro verso la meta”, scrive San Paolo ai Filippesi. E se lo dice uno che ha perseguitato i cristiani ed è poi diventato il primo grande comunicatore del Vangelo nel mondo, allora possiamo stare certi che per ciascuno di noi può esserci la strada della salvezza. “Non ho certo raggiunto la meta, ma mi sforzo di correre per conquistarla”, si legge nella secon-da lettura. Molto intenso è questo verbo utiliz-zato da San Paolo: correre. Ecco il nocciolo: l’esperienza cristiana non è qualcosa di tiepido o da mezze misure. È totalizzante. Riempie tutta la vita.Quando uno corre non può avere altri pensieri. Ogni energia è concentrata nella corsa. Il respi-ro, i muscoli, la mente, il cuore e la testa, tutto vuole essere per il Signore. Poi si può anche cadere, come capita a chi corre, ma l’importante è avere chiara la meta, puntare la bussola su ciò che vale.“Va’ e d’ora in poi non peccare più”, dice Gesù all’adultera. Sono due imperativi: uno liberante e l’altro vincolante. Sembrano uno il contrario dell’altro, ma in realtà sono uno conseguenza dell’altro. Quando si incontra il Signore che si vuole di più? L’unico vero nostro rischio è quello di perderlo. Ma questo dipende solo da noi, dalla libertà che Lui stesso ci lascia. Ma “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”.

FRancEsco ZanoTTi

a cura dei direttori dei settimanali cattolici Emilia-Romagna

Dopo avere accennato all’abitudine dei media e della carta stampata, a ve-dere le cose a livello oriz-zontale, in termini geogra-fici, il docente universitario ha proseguito affermando che tutte le problemati-che di pace e di guerra, collegate alle situazioni contingenti nel mondo, ad esempio la Siria e la Libia, vengono viste con una visione filtrata attraverso l’occhio e la sensibilità maschile che pone tutto in relazione all’economia, alla guerra e alla conquista. La

lettura della donna, invece, è una visione più radicata in profondità. Gli eventi di immigrazione di questi ultimi anni e giorni, testi-moniano come la donna subisca l’esodo per una conseguenza dell’agire de-gli uomini e sia la vittima di questo sradicamento. Lo sguardo della donna sulla realtà è invece orientato in profondità e in quanto custode della vita, è stru-mento di trasmissione dal passato al futuro. Quindi la visione è verticale. Annale-

na Tonelli ha ben testimo-niato questa verticalità: la sua lotta contro l’infi-bulazione per la dignità della donna ha implicato un radicamento di valori che non erano presenti in quella terra africana. Lo spostamento geografico dentro una situazione nuova è stato un innesto innovativo di evoluzione e di modernità, che forse è stato la causa della sua morte. “Il suo problema era non soltanto di andare a scoprire la profondità -

ha affermato Balzani - ma anche di ridefinire le strut-ture attivandosi in parallelo con istruzione e cura, due forme che servono per dare stabilità alle relazioni, in quanto l’educazione scolastica è la rete di tra-smissione delle cose, anche quelle informali, dei legami che esistono fra madre e figli all’interno dello spazio familiare e della forza di prendersi cura dei deboli, siano essi piccoli o anzia-ni”. Il professore dell’Alma Mater, avvicinandosi alla conclusione, ha citato la figura di Simon Weil che evoca nel suo libro: “La prima radice”, il progetto di una società nuova, basa-ta sulle esigenze dell’anima e non più sui meccanismi di oppressione. “Quando si sposta il fronte geogra-fico - ha concluso Balzani - la donna mantiene fede alle proprie origini, alle proprie radici storiche frutto delle azioni degli uomini, ma che sono tra-smesse attraverso il filtro della sensibilità femminile, perché la donna, di fatto, si fa erede di ciò che di buo-no resta nell’agire maschile e Annalena Tonelli è stata quest’anima”.

GioRGio MEdRi

Tracce di Cammino: annalena Tonelli

La visione verticale di Annalena

“Annalena è stata un ponte che ha

saputo unire il vicino al lontano e leggere la pro-fondità dei valori umani radicati nella geologia sentimentale e, per questo, è un modello esemplare per tutte le donne. Questa la sintesi dell’intervento del prof. Roberto Balzani che giovedì 3 marzo, al circolo “La Scranna di Forlì”, invitato dalla Lilt, ha parlato su “Vicino, lon-tano, profondo: quando lo sguardo femminile legge la ‘geologia’ della condizione umana”.

Le dimensioni religiosa, civile e culturale come cause del fenomeno migratorio attualmente in corso verso l’Europa caratterizzeranno il sesto incontro della Scuola diocesana di formazione all’impegno sociale e poli-tico il 14 marzo prossimo. Esso è intitolato: “Cause dello scoppio e radici dello stesso: Religione? Civiltà? Semplificazione culturale? Globalizza-zione?”. La lezione sarà tenuta dalla professores-sa Giuliana Laschi (nella foto), docente di Scienze Politiche all’Università di Bologna - Polo di Forlì; avrà inizio alle 20.45 alla sala Melozzo, nei locali della parrocchia della SS.

Trinità in corso Garibaldi 132. La religione e la cul-tura hanno avuto, infatti, un ruolo rilevante nel determinare le condizioni per l’esodo che vediamo drammaticamente svolger-si da diversi anni a questa parte. Ciò si riscontra sia nelle cause dirette, che spingono i migranti a scappare dalle pro-prie aree geografiche di origine, che nelle proble-matiche ormai conclamate nei territorio europei di approdo finale di questi viaggi a dire poco rischio-si, compiuti attraverso migliaia di chilometri. L’importanza insita nell’indagare sui fenomeni migratori in atto è quindi data sia in relazione ai Pa-

esi di partenza sia quelli di transito e di arrivo. Ragio-ni maggiormente profon-de e strutturali che stanno dietro alle migrazioni di massa verso l’Unione Eu-ropea, sono state acuite da fattori religiosi e culturali non di rado interpretati in maniera scorretta. In questo modo, spesso, il dibattito su questi temi all’interno dell’Unione Europea e dei singoli Paesi che la compongono diviene poco utile e non porta a soluzioni realisti-che che soddisfino tutte le necessità in causa, com-presa quella del diritto e della gustizia.Scopo della serata sarà quindi quello di fare chi-rezza su alcuni di questi

elementi, che troppo frequentemente vengono distorti e travisati dalla stampa e dal dibattito pubblico. Una corretta comprensione delle pro-blematiche, infatti, è alla base di ogni altra azione da parte dei cittadini.

MichElE TEMPERa

Giuliana Laschi, docente di scienze politiche, il 14 marzo parlerà alla sala Melozzo

A scuola è l’ora degli interrogativi

10 marzo 2016 vita diocesana23il Vescovo incontra

Giovedì 10/03Ore 11.00 - CattedraleCelebra la messa per il 66º Reggimento fanteria aeromo-bile “Trieste”

In serata parte per Roma per partecipare al pellegrinaggio diocesano dell’11 e 12 marzo

Domenica 13/03Ore 10.00 - CavaIncontra i ragazzi del cate-chismo

Ore 11.00 - CavaCelebra la messa

Ore 16.00 - CavaIncontra il gruppo famiglie

Ore 20.00 - VescovadoIncontra i preti impegnati nella pastorale giovanile

Lunedì 14/03Ore 9.30 - CavaVisita i luoghi istituzionali e le fabbriche

Ore 21.00 - VillanovaIncontra il gruppo liturgico e dei ministeri, il gruppo dell’a-dorazione perpetua e ministri straordinari dell’eucarestia

Martedì 15/03Ore 15.30 - CavaVisita gli anziani e i malati dell’unità pastorale

Ore 20.00 - CastiglionePresiede la stazione quaresi-male

Mercoledì 16/03Ore 9.30 - CavaVisita le scuole e le fabbriche

Ore 15.00 - CavaCelebra la messa per gli anziani

Ore 17.00 - CavaIncontra le Caritas, la Fra-ternità anziani, il Centro San Giuseppe e la Casa S. Anna

Ore 19.00 - SeminarioPresiede il consiglio pastorale diocesano

PREFEsTiVo15.15 Santa Maria in Fantella15.30 Osp. Pierantoni pad. Morgagni, Villa Serena16.00 Casa di riposo di Vecchiazzano, S.Benedetto in Alpe, Bocconi, Portico di Romagna, S.Leonardo16.15 Casa di riposo di Castrocaro16.30 Carpinello, casa di rip. Terra del Sole, Selba-gnone (chiesa campo sportivo), Galeata17.00 Casa di riposo Al Parco, Fratta Terme, Portico di Romagna, Romiti, Premilcuore (oratorio), S.Sofia, S.Francesco di Meldola, S.Rita, Rocca S.Casciano17.30 S.Pellegrino,Suffragio di Bertinoro, S.Lucia, Coriano (via Pacchioni), Duomo, Carmine, Regina Pacis18.00 S.Giovanni Ev., Pianta, Ravaldino, S.Biagio, S.Caterina, S.Giuseppe Artigiano, Suffragio, Cava, Ronco, S.Colombano, Dovadola, Castrocaro, For-limpopoli, Madonna del Popolo, S.Maria del Fiore, Bussecchio, S.Antonio in Predappio18.30 S.Pio X in Ca’Ossi, Cappuccinini, S.Paolo, Nespoli, Villarotta, Terra del sole (1° del mese S.Reparata), Bagnolo19.00 Opera Nostra Signora di Fatima, S.Giuseppe Operaio (Forlimpopoli)19.30 Grisignano19.15 S.Filippo20.00 Magliano, Vecchiazzano, S.Giorgio, S.Spirito, S.Pietro in Vincoli, S.Pietro in Tontola, Capocolle, Villafranca, Vitignano

FEsTiVo7.00 Corpus Domini, S.Rufillo7.30 Ronco, S.Maria delle Grazie, Pieve Salutare8.00 Ravaldino, Bussecchio, S.Rita, Vecchiazzano, S.Pio X in Ca’Ossi, Santuario del Lago, S.Pietro Forlimpopoli, S.Spirito, Suore Agostiniane, Santuario Suasia, Collinello, S.Sofia, Castrocaro, Cava, Badia Bertinoro8.30 S.Martino in Strada, Pianta, Schiavonia, Regina Pacis, S.Benedetto, S.Pellegrino, S.Giuseppe Arti-giano, Suore Francescane (via A. Cantoni), Romiti, S.Giovanni Ev., Duomo, S.Pietro in Vincoli, Cappella di S.Rosa in Predappio, Villafranca, S.Martino in Villafranca, Fiumana (chiesa antica), S.Bendetto in Alpe9.00 Cappuccinini, S.Lucia, Cimitero Urbano, S.Biagio, Dovadola, S.Maria del Fiore,S.Francesco di Meldola, Malmissole, S.Rufillo, S.Leonardo, Rocca S.Casciano, Bagnolo, Terra del Sole, Rovere, Monticino, Coriano, Villa Rotta9.30 Ravaldino, Ospedale Morgagni, S.Paolo, Casa di Riposo Zangheri, Spinello, Ist. Davide Drudi, Cusercoli, S.Pietro in Tontola, Premilcuore (pieve), Cappella Opera S.Camillo in Predappio, Ricò, S.Francesco, Villanova, Lizzano/Massa, Polenta, S.Caterina, San Lorenzo in Noceto9.40 Isola10.00 Bussecchio, S.Pio X in Ca’ Ossi, Magliano, Villarotta, Duomo, Villa Selva, S.Spirito, S.Giuseppe Operaio, Pianetto, Durazzano, Ladino, S.Antonio in Predappio, Branzolino, Carmine, S.Tomè, Fornò, Borgo Sisa10.15 S.Pietro10.30 Regina Pacis, S.Pellegrino, S.Varano, Pieve Salutare, Dovadola, S.Rita, Fratta Terme, S.Lucia in Predappio, S.Savino, Capocolle10.45 S.Benedetto, Collinello11.00 Cappuccinini, Carpena, S.Caterina, Pianta, S.Giorgio, S.Mercuriale, Cava, Vecchiazzano, S.Paolo, Barisano, Roncadello, Santuario del Lago, S.Rufillo, S.Andrea, S.Colombano, Corniolo, Civitella, Castrocaro, Collina di Pondo, Fiumana (chiesa grande), S.Sofia, Rocca S.Casciano, S.Marina in Particeto, San Zenone in San Zeno, Villafranca, S.Nicolò, Schiavonia, S.Giovanni Ev., Monte Paolo, Concattedrale Bertinoro, Teodorano, S.Martino in Strada11.10 Bussecchio11.15 Romiti, Suffragio, S.Giuseppe Artigiano, Ga-leata, Terra del Sole, S.Pietro in Vincoli, Carpinello, S.Martino in Villafranca, Coriano (via Pacchioni)11.30 S.Maria del Fiore, S.Pio X in Ca’Ossi, Duomo, Ronco, Madonna del Popolo, S.Cassiano, Ravaldino12.00 Regina Pacis, S.Filippo15.00 Voltre, Irst di Meldola15.30 Ospedale Pierantoni, Villa Serena16.00 Villa Igea, Bocconi, Monte Paolo16.30 Galeata17.00 S.Maria del Fiore, Premilcuore (pieve), Bussecchio, S.Sofia, San Nicolò Meldola, S.Rita, Predappio Alta17.30 S.Pellegrino, S.Lucia, Coriano (via Pacchioni), Duomo, S.Rufillo, Regina Pacis18.00 S.Biagio, Castrocaro, Dovadola, Villagrappa, S.Giovanni Ev.18.30 Suffragio19.00 Cappuccinini, S.Mercuriale, Opera Nostra Signora di Fatima, Regina Pacis, S.Giuseppe Operaio

Gli orari possono subire variazioni per esigenze pastorali delle parrocchie.

orari Messe

Vincenzo Balzani alla Sala Donati

Prorogati i consigli pastorale e presbiterale

La Sala Donati della parrocchia di Ravaldino (corso Diaz 105, Forlì) propone il ciclo di incontri: “Cosa insegna la natura?”. Primo appuntamento il 14 marzo alle ore 21.00, il prof. Vincenzo Balzani parlerà sul tema: “Il vento è cambiato”. Dall’enciclica del papa agli accordi di Parigi.Per info: www.saladonati.it; [email protected].

Il Consiglio pastorale diocesano e il Consiglio presbiterale sono stati rinnovati nel 2013 e andrebbero a scadenza nel 2016. Consideran-do la necessità di dare continuità al percorso in atto, constatando la prospettiva non lontana di una decadenza naturale in occasione dell’avvicendamento della guida della diocesi quando arriverà il nuovo Vescovo (nel settembre 2017 mons. Pizzi compirà 75 anni), per decisione del consiglio episcopale l’attuale consiglio pastorale dioce-sano è stato prorogato e resterà in carica sino al periodo di subentro del nuovo Vescovo. Lo stesso è stato deciso per quanto riguarda il consiglio presbiterale diocesano.

Parrocchia Ravaldino

scadenzelettera al direttore

Salve, sono un’abbo-nata a cui sta arrivan-do il giornale il lunedì. Penso che sia colpa del nuovo modo di distribuzione a scac-chiera, ma in questo modo a cosa serve un giornale in cui ci sono molte iniziative del fine settimana che ti arriva il lunedì? Sono sicura che non è colpa vostra, ma vorrei chie-dere cosa possiamo fare per aiutare a risol-vere questo problema? Sono sicura che è un disagio per tutta

l’editoria non solo per il “nostro” giornale diocesano, ma per una che è appassionata della vita del proprio territorio, della vita della propria diocesi e dei valori che il nostro giornale divulga, mi fa particolarmente male questo disagio che si è creato. Spero di essere la sola che si lamenta di questo fatto ma ho paura di no; se così fosse chiedo scusa per questo sfogo.Con affetto

cRisTina GaRoia

Non è, purtroppo, solo un disguido

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150 forlivesi a Roma col Vescovo

In occasione dell’Anno Santo sono in programma due pellegrinaggi a Roma, durante i quali si potrà varcare la porta santa di San Pietro e delle altre basiliche vaticane. Il primo si svolgerà dall’11 al 13 marzo: 150 forlivesi, guidati dal vescovo mons. Lino Pizzi, parteciperanno al pellegrinaggio assieme alle altre diocesi della Roma-gna con l’organizzazione tecnica dell’Opera Pellegri-naggi della Romagna (info

Ufficio diocesano per i pellegrinaggi 0543.28240).Un altro pellegrinaggio è in programma sabato 9 aprile in occasione dell’udienza straordinaria di papa Fran-cesco, alla quale parteci-perà anche la Federazione italiana settimanali cattolici riunita per il 50° di fonda-zione. Il Momento organiz-za un pullman per parteci-pare all’udienza alla quale sono invitati lettori e amici del settimanale diocesano (per info 0543.36861).

Pellegrinaggi

Carissima Cristina, purtroppo lei non è la sola a lamentarsi e non sarà l’ultima. Infatti quello che sta succedendo non è un semplice “disguido”, risolvibile con un richiamo o una velata minaccia, ma siamo in presen-za di scelte di Poste Italiane, avallate da Governo e sindacati, che tendono a “far fuori” (mi passi il termine) i nostri giornali. A cosa serve infatti un periodico recapitato a tempo scaduto? A nulla. Da parte nostra, stia tranquilla, finchè avremo voce ci faremo sentire. Grazie della stima e della fiducia.