La Scelta - Erickson€¦ · La Scelta. Il testo integrale dello spettacolo (Marco Cortesi e Mara...

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DVD

Transcript of La Scelta - Erickson€¦ · La Scelta. Il testo integrale dello spettacolo (Marco Cortesi e Mara...

€ 16,00Libro + DVD

indivisibili

Marco Cortesi è attore e regista. Diploma-to presso l’Accademia D’Arte Drammatica «Silvio D’Amico» di Roma, alterna l’attività attoriale in cinema e TV con la sua produ-zione teatrale come attore monologante di teatro civile e il lavoro autoriale. Da anni occupato in attività di volontariato interna-zionale, porta il suo vissuto personale sulle tavole del palcoscenico. Tra i suoi lavori te-atrali, «Le donne di Pola», monologo sulla guerra nella ex Jugoslavia, con oltre 350 repliche, e «L’Esecutore», un documenta-rio teatrale ora libro + DVD. Al suo � anco Mara Moschini, attrice e autrice, unisce al suo lavoro di interprete in cinema e TV la creazione di spettacoli di teatro civile e narrazione.

Infowww.marco-cortesi.comwww.iecob.netwww.cps.edu.ba

Logo Coraggio Civile by Nicola Varescowww.feelgoodinkld.tumblr.com

DVD

photo by Christian Berti

This production is part of the promotion and the visibility action of the European Regional Master Degree in Democracy and Human Rights in South East Europe (ERMA) jointly implemented by the University of Sarajevo and the University of Bologna in cooperation with its partner universities and the � nancial support of the European Union and the

Italian Ministry for Foreign Affairs through its UTL/DGCS of� ces.

CON IL PATROCINIO DI

Uno spettacolo di Marco Cortesi con Marco Cortesi e Mara MoschiniRegia Video: Andrea MaffucciDirettore della Fotogra� a: Davide AdamoMusiche: Andrea Lepri, Matteo Allodoli

Sottotitoli: albanese, croato, inglese, italiano, macedone, russo, serbo, tedesco. Durata: 84 minuti.

ERMA PartnershipAlma Mater Studiorum University of Bologna, University of Sarajevo, University of Belgrade, University of Graz, Higher School of Economics – Moscow, National Research University – Moscow, London School of Economics, New Bulgarian University, University of Peloponnese, University of Prishtina, University of Podgorica, University of the Ruhr,

University Ss. Cyril and Methodius – Skopje, University of Zagreb.

CON DVD

Due narratori, un uomo e una donna, quattro storie vere di coraggio provenienti da uno dei con� itti più atroci dei nostri tempi: la guerra civile che ha insanguinato l’ex Ju-goslavia tra il 1991 e il 1995. Basato sul lavoro giornalisti-co di Svetlana Broz (nipote di Josip Broz, capo di governo jugoslavo, meglio conosciuto come «Maresciallo Tito»), La Scelta porta in scena straordinarie testimonianze di eroismo e coraggio. Nascondere il vicino in casa propria, dare un passaggio a una donna, condividere del cibo con un ragazzo ci appaiono piccoli gesti, ma diventano enor-mi esempi di umanità in un tempo in cui la malvagità è sovrana, in cui l’aiutare quel vicino di casa, amico, cono-scente di etnia o religione differente può costarti la vita.

Il libro Andrea Canevaro, Stefano Bianchini, Paolo Pi-gnocchi e molti altri � rmano le ri� essioni e i pensieri di coraggio civile che accompagnano il copione integrale dello spettacolo e il diario di produzione.

Prefazione di Andrea Canevaro

Il DVD Con più di 280 repliche tra Italia ed Europa, capa-ce di correre sul � lo dell’emozione e risvegliare le coscien-ze, La Scelta è stata de� nita dalla stampa «un magni� co esempio di teatro civile».

Con la collaborazione di Stefano Bianchini

€ 16,00Libro + DVD

indivisibili

Marco Cortesi è attore e regista. Diploma-to presso l’Accademia D’Arte Drammatica «Silvio D’Amico» di Roma, alterna l’attività attoriale in cinema e TV con la sua produ-zione teatrale come attore monologante di teatro civile e il lavoro autoriale. Da anni occupato in attività di volontariato interna-zionale, porta il suo vissuto personale sulle tavole del palcoscenico. Tra i suoi lavori te-atrali, «Le donne di Pola», monologo sulla guerra nella ex Jugoslavia, con oltre 350 repliche, e «L’Esecutore», un documenta-rio teatrale ora libro + DVD. Al suo � anco Mara Moschini, attrice e autrice, unisce al suo lavoro di interprete in cinema e TV la creazione di spettacoli di teatro civile e narrazione.

Infowww.marco-cortesi.comwww.iecob.netwww.cps.edu.ba

Logo Coraggio Civile by Nicola Varescowww.feelgoodinkld.tumblr.com

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photo by Christian Berti

This production is part of the promotion and the visibility action of the European Regional Master Degree in Democracy and Human Rights in South East Europe (ERMA) jointly implemented by the University of Sarajevo and the University of Bologna in cooperation with its partner universities and the � nancial support of the European Union and the

Italian Ministry for Foreign Affairs through its UTL/DGCS of� ces.

CON IL PATROCINIO DI

Uno spettacolo di Marco Cortesi con Marco Cortesi e Mara MoschiniRegia Video: Andrea MaffucciDirettore della Fotogra� a: Davide AdamoMusiche: Andrea Lepri, Matteo Allodoli

Sottotitoli: albanese, croato, inglese, italiano, macedone, russo, serbo, tedesco. Durata: 84 minuti.

ERMA PartnershipAlma Mater Studiorum University of Bologna, University of Sarajevo, University of Belgrade, University of Graz, Higher School of Economics – Moscow, National Research University – Moscow, London School of Economics, New Bulgarian University, University of Peloponnese, University of Prishtina, University of Podgorica, University of the Ruhr,

University Ss. Cyril and Methodius – Skopje, University of Zagreb.

CON DVD

Due narratori, un uomo e una donna, quattro storie vere di coraggio provenienti da uno dei con� itti più atroci dei nostri tempi: la guerra civile che ha insanguinato l’ex Ju-goslavia tra il 1991 e il 1995. Basato sul lavoro giornalisti-co di Svetlana Broz (nipote di Josip Broz, capo di governo jugoslavo, meglio conosciuto come «Maresciallo Tito»), La Scelta porta in scena straordinarie testimonianze di eroismo e coraggio. Nascondere il vicino in casa propria, dare un passaggio a una donna, condividere del cibo con un ragazzo ci appaiono piccoli gesti, ma diventano enor-mi esempi di umanità in un tempo in cui la malvagità è sovrana, in cui l’aiutare quel vicino di casa, amico, cono-scente di etnia o religione differente può costarti la vita.

Il libro Andrea Canevaro, Stefano Bianchini, Paolo Pi-gnocchi e molti altri � rmano le ri� essioni e i pensieri di coraggio civile che accompagnano il copione integrale dello spettacolo e il diario di produzione.

Prefazione di Andrea Canevaro

Il DVD Con più di 280 repliche tra Italia ed Europa, capa-ce di correre sul � lo dell’emozione e risvegliare le coscien-ze, La Scelta è stata de� nita dalla stampa «un magni� co esempio di teatro civile».

Con la collaborazione di Stefano Bianchini

Indice

Presentazione (Marco Cortesi) 9

Prefazione (Andrea Canevaro) 13

Prima Parte Dietro le quinte. Storia, memoria, teatro

Balcani oggi. Diritti umani, diversità, meticciati (Stefano Bianchini) 21

La Scelta. Il testo integrale dello spettacolo (Marco Cortesi e Mara Moschini) 49

Biglietti di viaggio. Il diario itinerante di uno spettacolo di teatro civile (Marco Cortesi) 91

Seconda Parte Fare la cosa giusta. Grandi e piccoli esempi di coraggio civile

Coraggio e diritti umani. La Scelta attraverso la guerra di Bosnia, al cuore dei problemi di oggi (Paolo Pignocchi) 137

Coraggio e scuola. Studenti e pace: la forza della condivisione (Liliana Marchi) 147

Coraggio e politica. Una partita a scacchi per una cultura di pace (Intervista a Katia Zattoni) 155

Coraggio e giovani. Un’esperienza politica al servizio delle nuove generazioni (Intervista a Valentina Ravaioli) 161

Coraggio ed economia. Il Progetto «l’apebianca» e Banca Etica (Intervista ad Alice Cubeddu) 165

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PresentazioneMarco Cortesi

«Grazie per aver capito». Sono solo poche parole. Prese nella loro semplice concatenazione di senso, non sono né belle né brutte. Vi sono frasi molto più poetiche, molto più eleganti o musicali. «Grazie per aver capito» è solo una constatazione, un’affermazione, una basilare asserzione senza troppi sottotesti e fronzoli.

Ma per me (e per la mia collega Mara Moschini) rappresenta una delle più belle frasi mai ascoltate, capace ancora oggi di metterci i brividi.

11 Aprile 2012. Lo spettacolo La Scelta va in scena per l’en-nesima volta. Siamo a Forlì per lo Human Rights Nights festival, un’importante serie di eventi per riflettere sui diritti umani. Forlì è la nostra città. Giochiamo in casa e, come ogni attore ben sa, quando in platea hai un pubblico con il quale condividi una certa familiarità (amici, conoscenti e similari) il supporto (e l’applauso degli astanti) diventa una questione di cortesia quasi scontata. È come una partita già vinta a tavolino. Anche se lo spettacolo non piacesse, gli spettatori sarebbero comunque dalla nostra.

Ma questa volta è diverso. Ad aspettarci sarebbe stata la replica più difficile e impegnativa di questa avventura teatrale fatta ormai di oltre 250 rappresentazioni in giro per l’Italia e l’Europa. In sala c’è Svetlana Broz.

È lei il medico-giornalista che ha collezionato le testimonianze sulle quali il nostro spettacolo si basa e contenute nel suo best-seller internazionale I giusti nel tempo del male (Erickson, 2008). È suo il

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lavoro che descriviamo attraverso le nostre parole. È da lei che tutto è nato. È suo l’esempio di «coraggio civile» che rappresenta il vero protagonista del nostro spettacolo.

Siamo fortunati! La rappresentazione si svolgerà in italiano e Svetlana — Deo gratias! — ne mastica solo qualche parola. Anche se dovessimo sbagliarci, anche se tutto dovesse andare per il verso storto, dalla nostra abbiamo il comodo scudo di una lingua a lei largamente incomprensibile.

Il sospiro di sollievo si interrompe di colpo con una stretta allo stomaco. Al fianco di Svetlana va a sedersi il traduttore del suo libro, il bravo Ognjen Tomic. Sarà lui a darle supporto linguistico durante tutta la nostra performance. Io e Mara sprofondiamo nel panico. Niente scudi. Niente difese. Niente di niente.

Lo spettacolo inizia.Lo spettacolo finisce.

Di quanto accadde dopo ricordo solo un’immagine, registrata per sempre nella memoria.

Ricordo Svetlana alzarsi dalla poltrona, farsi spazio tra i suoi vicini di posto e raggiungere il palcoscenico. Vedere qualcuno ridere e piangere allo stesso tempo è come vedere uno splendido arcobaleno in una giornata di pioggia.

Svetlana si avvicina veloce. Impacciato allungo la mia mano e stringo la sua con forza. Sono imbarazzato, imbarazzatissimo e non so cosa fare. Mara è diversa. Lei ha sempre avuto questa capacità che così tanto le invidio. «Lei se ne frega di quello che pensano gli altri» — e questa è una gran bella cosa. Mara non allunga la mano, ma apre le braccia.

Forse Svetlana non aspettava altro. Anche lei allarga le sue. Le due donne si abbracciano e si commuovono entrambe. «Si com-muovono» è solo un modo educato per dirlo. La verità è che stanno entrambe piangendo. Due arcobaleni in due giornate di pioggia.

«Grazie per aver capito» — è stata l’unica cosa che Svetlana ha detto.

«Grazie per aver capito». Nient’altro.

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Quattro parole affatto eleganti, poetiche o musicali. Quattro parole che solitamente non fanno venire la pelle d’oca.

Ma questa volta l’hanno fatto.

In queste pagine (e nel DVD allegato al libro) troverete il motivo di quella frase. Troverete lo spettacolo teatrale da cui tutto è nato nella sua versione di film-documentario. Ad accompagnarlo sono queste pagine dove, oltre al copione integrale e al nostro personalissimo diario di viaggio, vi aspettano alcuni «grandi e piccoli esempi di coraggio civile» a testimonianza del fatto che sono in molti — moltissimi — a lottare con il loro coraggio per un mondo più giusto.

Se la nostra — e quella di Svetlana — è una testimonianza da tempi di guerra, le pagine che troverete qui raccontano storie di coraggio, altrettanto forte e decisivo, proveniente da tempi di pace. A voi tutto il mio — il nostro — personalissimo «grazie».

Grazie per aver capito.

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PrefazioneAndrea Canevaro

Il coraggio delle scelte: una sfida paradossale

Con Mara Moschini e Marco Cortesi, di cui ammiro il coraggio delle loro scelte, condivido una complicità di progetto che procede, con diverse velocità e occasioni, passo dopo passo. Condividiamo le prospettive. Queste mie riflessioni sono un modo — per quello che mi è possibile — per accompagnare il loro percorso.

Le scelte continue

La nostra vita è sempre più complicata, dice qualcuno. O dicono in molti. E perché? Perché ogni cosa, anche la più piccola, esige da noi una scelta. Se andiamo a mangiare in un ristorante, dovremmo scegliere consultando il menu. Sembra semplice… ci facciamo guidare dal gusto e tutto è a posto. Ma potremmo avere qualche problema se volessimo tener conto di altre componenti della nostra scelta, come ad esempio la componente ecologico-economica. Dovremmo allora domandarci se ogni componente dei piatti che ci vengono proposti sia compatibile con una crescita equa; se contenessero prodotti che derivano da rapina ai Paesi poveri, o fossero frutto di lavoro minorile, di catene di distribuzione mafiose, ecc. Le nostre scelte sarebbero compiute con la stessa facilità?

Dobbiamo continuamente fare scelte. Chi scrive queste righe, come tanti, pochi anni fa accendeva la luce senza porsi problemi. C’era la luce. Ma i tempi sono cambiati rapidamente, e arrivano

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quotidianamente proposte di nuovi contratti che promettono costi e benefici a nostro vantaggio. Bisogna scegliere. E questo ha trasformato il piccolo e facile gesto dell’accendere la luce in un dubbio amletico: accettare o no l’ultima allettante proposta?

Ogni istante viene vissuto con l’esigenza di fare una scelta. Scelte continue, incessanti, per ogni momento della nostra quotidianità. E tutto questo ha aspetti problematici e aspetti molto positivi.

Gli aspetti problematici delle scelte oggi

Il moltiplicare a dismisura la necessità di compiere delle scelte avviene in una cultura che ha sviluppato ed enfatizzato l’individuali-smo e l’esibizionismo. Una miscela pericolosa che può portare a scelte delegate a chi promette di farci vivere il nostro individualismo e nello stesso tempo ci promette visibilità e quindi appaga il nostro desiderio di esibirci: il nostro esibizionismo.

La miscela porta a voler assumere scelte che possono essere vi-sibili, ed essere applaudite, perché considerate un’affermazione della nostra immagine, e a non voler assumere scelte che nessuno potrà applaudire, perché non viste.

Molti si difendono rifugiandosi nelle mansioni. E «non è di mia competenza» diventa una risposta consueta e tecnica (la tecnica delle organizzazioni complesse), che allontana dalle responsabilità di scelte derivanti dall’incontro con le realtà degli altri.

In questo modo riteniamo di poter riservarci unicamente le scelte che crediamo ci portino alla visibilità e al successo. Ma è un calcolo che raramente porta a quello che vorremmo, e il più delle volte ha come risultato successi effimeri e crollo di illusioni. È un calcolo che ha molto in comune con il gioco d’azzardo, l’affidarsi alla fortuna delle lotterie. Su cento giocate, la fortuna è una e le sfortune novantanove.

È una logica fallimentare. Puntando unicamente al successo, anche truccato, sovente gli si sacrificano le nostre cose migliori. E si segue la logica del successo con applauso. Una logica che ha inquinato uno scenario così importante come è la politica, ovvero l’attività che quotidianamente deve fare scelte per comporre interessi anche forte-mente contrastanti in prospettive che possiamo chiamare bene comune.

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L’esibizione e la spettacolarizzazione delle scelte, la loro enfatizzazione mediatica, la forte accentuazione personalizzata e narcisistica hanno corrotto la politica, che dovrebbe essere la concretizzazione di una scelta etica. E hanno creato un’esibizione continua che è il contrario della trasparenza. La visibilità delle scelte esibite o promesse, nasconde il sommerso, costituito da contatti sotto il tavolo, trucchi che forni-scono apparenze di successi, in realtà vuoti o con contenuti indicibili.

Gli aspetti positivi delle scelte oggi

La politica dovrebbe avere scelte nascoste, ma non occultate. Scelte che si compiono a riflettori spenti, e che possono costruire qualcosa che si chiama partecipazione. «Il sole non nasce per una persona sola, la notte non viene per uno solo. Questa è la legge, e chi la capisce si toglie la fatica di pensare alla sua persona, perché anche lui non è nato per una persona sola».1 Le scelte senza applausi ci allenano, giorno dopo giorno, a compiere quelle scelte fondamentali che sono fatte con coraggio, anche in momenti drammatici, e tali da essere considerate dei veri gesti eroici.

È una logica di successo. Tanto più valido in quanto non cercato. Su un treno pendolare, un viaggiatore senza biglietto viene

considerato da un gruppetto di viaggiatori «giustizialisti» come col-pevole di un fatto grave. Il controllore è imbarazzato. Il «colpevole» è africano. I viaggiatori che lo vogliono condannato sembra che gli imputino questa origine come aggravante. Il controllore non osa chiudere un occhio, come il buon senso più del buon cuore gli detterebbe. Chiama in soccorso un provvidenziale poliziotto, che si trova sul treno. Il poliziotto interviene e decide che senza biglietto il viaggiatore non può continuare a viaggiare. Alla prima fermata, il poliziotto, con modi energici e persuasivi, scende con il viaggiatore senza biglietto. Lo seguiamo e assistiamo alla spiegazione: al momento, c’è una multa. Il poliziotto non vuole vedere se i documenti sono in regola. E spiega come sia meglio finire così, evitando complicazioni come resistenza a pubblico ufficiale, o documenti non in regola. Il signore africano capisce che è stato un incontro fortunato. La scelta

1 Cervi A. (1955), I miei sette figli, Torino, Einaudi, 2013, p. 5.

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del poliziotto lo ha certo esposto a essere giudicato da quegli altri viaggiatori, silenziosi e contrari al «giustizialismo», come uno stru-mento della repressione dei migranti africani. Forse qualcuno, quella sera, ha concluso la giornata raccontando agli amici che un poliziotto, come al solito, eccetera eccetera. Invece, quel poliziotto ha fatto una scelta coraggiosa e senza applausi. Ha usato la sua immagine e il suo stereotipo per dare una mano a qualcuno che stava per infilarsi in una buca forse profonda.

È probabile che quel poliziotto abbia fatto quella scelta perché allenato a fare scelte senza applausi tutti i giorni.

Hans Jonas (1903-1993) è stato uno studioso tedesco, noto per aver elaborato il principio di responsabilità che deriva dall’ecce-zionale potenza che possiamo, grazie alle tecnologie, esercitare con esiti lontani da noi nel tempo e nello spazio, e con forze minime — quelle che bastano a premere un tasto.2 Questo può lasciarci in un’indifferenza che può essere una difesa dalle responsabilità oppure può farci vivere un senso di angoscia per le conseguenze dei nostri comportamenti più semplici oggi e quasi quotidiani. Ma può anche aprire la nostra speranza: possiamo responsabilmente contribuire a cambiare l’itinerario della realtà in divenire con le nostre scelte. Possiamo proiettarle nel futuro, oltre la nostra parabola esistenziale. È meraviglioso o spaventoso? Viene da dire che può essere bello, e anche più, anche meraviglioso, se non ci montiamo la testa. E questo è possibile allenandoci alle scelte senza applausi. Al coraggio delle scelte che nessuno vede. Che non si esibiscono.

Ricordiamo. In Ruanda, il prof. Jean Damascène Mdayambaye, era decano della Facoltà di Scienze dell’educazione dell’Università nazionale di Butare, e aveva vissuto esperienze tragiche, che l’hanno segnato fisicamente. In particolare, la sua testa ha il ricordo fisico dei colpi che l’hanno sfondata. Ma proprio la sua testa ha continuato a funzionare, mantenendo una straordinaria capacità di agire nel periodo passato in prigione. Siccome Jean Damascène è una perso-na capace di leggere in ogni situazione anche qualcosa di ironico, pur essendo immerso in una tragedia di morte, proprio in prigione si inventò un ruolo e diventò una risorsa preziosa per i suoi poveri

2 Jonas H. (1979), Il principio responsabilità, Torino, Einaudi, 2009.

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compagni. Che cosa fece? S’inventò la capacità di leggere la mano. In questo modo, e con la mediazione dei segni sulla mano, riusciva a tenere aperta la strada del dialogo e della speranza nel futuro in persone facilmente dominate dalla tragicità della precarietà della vita e della durezza della prigione.

Il prof. Jean Damascène è una persona spiritosa, e raccontando queste vicende non manca di mettere in luce l’aspetto un po’ comico e un po’ grottesco di questa avventura in un contesto decisamente tragi-co. Ascoltarlo permette di capire come quest’uomo possa oltrepassare i vincoli e situarsi in uno sfondo ampio, e quindi recuperare la possibilità di agire. È professore universitario, ed è anche un religioso, superiore provinciale per il Ruanda e lo Zaire dell’ordine dei Frères Joséphites. Nell’episodio della prigione non è possibile stabilire se la sua capacità sia derivata dall’avere uno sfondo più ampio di altri, o se lo sfondo si sia aperto grazie alla sua capacità di inventarsi il ruolo di lettura della mano.

Ma è evidente, ascoltando Jean Damascène, che in lui è ben presente il rischio di rimanere prigionieri di uno spazio culturale e mentale molto angusto, e quindi l’impegno, che in lui è scienza, co-noscenza, autoironia, a stare in uno sfondo ampio e tale da consentire di agire. Questo sembra evidente anche nelle piccole frasi a commento di conversazioni che riguardano la tragedia ruandese. Come quando, in evocazioni a conflitti etnici che si riflettono su comportamenti quotidiani, a mezza voce commenta: «L’identité… c’est de la misère!». E in effetti: l’identità può davvero essere miseria e miserevole, vissuta come può essere nella continua minaccia da parte di altri. Vivere l’altro come eterna minaccia significa precludersi di scoprirlo come fonte di nuove conoscenze, come allargamento dello sfondo che permette di agire. Che ci allena alle tante scelte senza spettatori e senza applausi.

Questo esercizio quotidiano delle scelte nascoste allena a deci-dere rapidamente, avendo assunto — introiettato — una prospet-tiva. L’esercizio, l’allenamento, porta a saper scegliere con la giusta tempestività in momenti decisivi.

Una sfida paradossale

È quella che vivono Mara e Marco, e io li accompagno convin-to e come posso: la sfida paradossale di riuscire a fare applaudire le

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scelte fatte senza applausi. Richiamare l’attenzione sul coraggio delle scelte che sono rimaste nascoste. Che forse sono le radici, per questo nascoste, di una pianta che sta crescendo. Con pudore, ne diciamo il nome sottovoce. È la pianta del coraggio civile.