Non tutto è perduto

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Non tutto è perduto Ottima notizia! Ho trovato un’ ultima lettera inviata da Virgilio a Filomena durante la marcia che avrebbe condotto il suo battaglione a Mantova: Cara Filomena sono giorni che penso soltanto a te. Le lunghe ed estenuanti marce non mi hanno permesso di scriverti prima, ma volevo farti sapere che ti amo e ti amerò sempre. Qua la vita è molto dura, le riserve di viveri scarseggiano ogni giorno di più e l'igiene è alquanto scarsa. Per non parlare del trattamento riservato a noi reclute, neppure fossimo feccia. Gli ufficiali si sentono in diritto di maltrattarci, picchiarci e offenderci senza limiti. Dicono che lo fanno per preparaci, ma sono tutte balle. La verità è che hanno paura. Sono terrorizzati dall'idea che potrebbero morire da un giorno a un altro e si sfogano con noi. Nonostante tutto ciò ho deciso che non abbandonerò i miei compagni, dovesse costarmi la vita. Al solo pensiero che i barbari austriaci imperversino nelle nostre terre mi nasce il desiderio di attaccarli immediatamente, da solo, senza un equipaggiamento decente e con trecento miglia di cammino alle spalle. Ma vivrò amore mio, per te. Virgilio La pioggia raggelava le ossa di Virgilio. Erano ormai tre giorni che lui e il suo battaglione erano accampati nei pressi di Mantova. La luce dell'alba filtrava tra le fronde dei cipressi mitigando la lieve umidità presente nell'aria. Virgilio era stanco, ma felice di essere ancora vivo. Solo poche ore e la prima linea austriaca li avrebbe raggiunti. Ormai era ben consapevole che l'esercito nemico era meglio organizzato e

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Non tutto è perduto

Ottima notizia! Ho trovato un’ ultima lettera inviata da Virgilio a Filomena durante la marcia che avrebbe condotto il suo battaglione a Mantova:

Cara Filomena sono giorni che penso soltanto a te. Le lunghe ed estenuanti marce non mi hanno permesso di scriverti prima, ma volevo farti sapere che ti amo e ti amerò sempre. Qua la vita è molto dura, le riserve di viveri scarseggiano ogni giorno di più e l'igiene è alquanto scarsa. Per non parlare del trattamento riservato a noi reclute, neppure fossimo feccia. Gli ufficiali si sentono in diritto di maltrattarci, picchiarci e offenderci senza limiti. Dicono che lo fanno per preparaci, ma sono tutte balle. La verità è che hanno paura. Sono terrorizzati dall'idea che potrebbero morire da un giorno a un altro e si sfogano con noi. Nonostante tutto ciò ho deciso che non abbandonerò i miei compagni, dovesse costarmi la vita. Al solo pensiero che i barbari austriaci imperversino nelle nostre terre mi nasce il desiderio di attaccarli immediatamente, da solo, senza un equipaggiamento decente e con trecento miglia di cammino alle spalle. Ma vivrò amore mio, per te.

Virgilio

La pioggia raggelava le ossa di Virgilio. Erano ormai tre giorni che lui e il suo battaglione erano accampati nei pressi di Mantova. La luce dell'alba filtrava tra le fronde dei cipressi mitigando la lieve umidità presente nell'aria. Virgilio era stanco, ma felice di essere ancora vivo. Solo poche ore e la prima linea austriaca li avrebbe raggiunti. Ormai era ben consapevole che l'esercito nemico era meglio organizzato e possedeva un armamento bellico migliore, al contrario dell'armata italiana, la quale era dotata solo di una manciata di reclute deboli e inesperte. Forse quel giorno sarebbe morto. Al pensiero un sorriso amaro gli increspò le labbra. Mentre rifletteva Virgilio sentì il tenente Rossi, un veterano sulla cinquantina con lo sguardo sprezzante, latrare ordini a chiunque. Nella confusione Virgilio sentì il suo nome associato alla seconda linea. Giunto sul posto riconobbe il suo compagno di tenda Marco, un giovane diciottenne pronto a dar la vita per la causa italiana. Nonostante fosse anch'esso una recluta, Virgilio era felice di averlo accanto. L'attesa durò ancora un paio d’ore e a Virgilio sembrarono secoli. Finalmente i rumori della battaglia risuonarono nell'aria e, mentre la prima linea austriaca si scorgeva in lontananza,

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l'esercito italiano si preparò alla battaglia. La cavalleria si dispose sui fianchi mentre la fanteria formava il centro, la retroguardia era composta da tiratori scelti. Virgilio, affidato alla fanteria, pur essendo spaventato sentiva una rabbia crescergli dentro rivolta a coloro che minacciavano la sua incolumità. In quel momento non voleva altro che eliminare la minaccia che incombeva sulla sua vita. Sentiva il sangue ribollirgli nelle vene, le tempie pulsavano e gli occhi gli si iniettarono di sangue. Senza pensare si inginocchiò e,pur consapevole che le truppe austriache erano ancora troppo lontane, sparò un colpo. I minuti passarono fino a che i due schieramenti non si trovarono uno di fronte all'altro e a quel punto la cavalleria partì all'attacco e la fanteria seguì quest'ultima con un possente grido di battaglia. In un attimo Virgilio si trovò nel mezzo dei combattimenti, fiancheggiato dal suo amico Marco, che gli guardava le spalle. Inizialmente pochi ed incerti colpi partirono dalle loro baionette destinati ai soldati nemici. Poi, con l'avanzare del tempo, i due compagni acquistarono maggior sicurezza. In quel momento Marco si accasciò con un gemito. La causa di ciò fu un proiettile vagante che lo colpì dritto in testa non lasciandogli speranza alcuna. Intanto la situazione degli italiani volgeva al peggio; sul fianco sinistro la cavalleria fu costretta ad arretrare concedendo spazio prezioso all'armata nemica. Tutto sembrava perduto quando il rumore dei corni da battaglia piemontesi echeggiò nell'aria. Un grido di speranza si levò tra le file italiane. I piemontesi erano giunti. Virgilio, pur carico di nuove speranze, era amareggiato per la morte dell'amico. Così senza neanche pensarci caricò i soldati austriaci con un furore in corpo che lo avrebbe reso temibile agli occhi si qualunque guerriero. Con la baionetta trafisse due avversari in un sol colpo e con una torsione del busto fracassò il cranio di un uomo servendosi del calcio della sua arma, durante l'operazione scivolò e cadde riverso sul terreno. Questo gli salvò la vita perché in quel momento un gruppo di austriaci fece fuoco sulla sua fila. Si accorse di non riuscire quasi a respirare. Si tastò e trasalì per il dolore. Dannazione! Probabilmente la costola rottasi durante la collisione con il terreno gli aveva perforato un polmone. La vita andò abbandonandolo e le palpebre si appesantirono. Sentì la morte farsi strada nel suo corpo. Il suo ultimo respiro fu accompagnato dal pensiero dell'amata Filomena e dell'amico Franco anch'esso chissà dove a combattere.