Non facciamo · 2020-03-27 · una volta il Meridione se, oggi, non vengono presi opportuni...

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Non facciamocadere gli

imprenditorinelle mani dei“Caravattari”

DI ROCCO MUSCARI

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Questa settimana ASCOA ha evidenziato come l’emergenza Coronavirus rischi dilasciare senza liquidità gli imprenditori del nostro comprensorio,convincendoli potenzialmente a rivolgersi a soggetti che praticano tassiusurai. Facciamo nostro il grido di allarme che il presidente Fabio Mammolitirivolge alle Istituzioni, raccomandando che vengano prese le giustecontromisure affinché le mafie non traggano vantaggio da questa situazione.

L’associazionesottolinea

l’importanza ditrovare soluzioniurgenti per fare

fronte alle difficoltàdelle piccole e medieimprese che, con la

serrata obbligatoriada parte del governo,

vanno adessoincontro a giorni

sempre più difficili.

Nei momenti di crisi vengono a galla le criticità della società. Nelcontesto attuale di crisi di sistema che l’Italia subisce per via dellapandemia in corso, che ha portato a delle scelte restrittive anche ineconomia e in finanza, emerge con forza la difficoltà del tessutoproduttivo e commerciale dei vari territori. Ha fatto bene, quindi,l’ASCOA, con il suo presidente Fabio Mammoliti, a rappresentareil rischio di default delle aziende locali. L’incapacità di soddisfare leobbligazioni porta il debitore a chiedere liquidità, con il pericolo dirivolgersi a soggetti che praticano tassi usurai. Ecco emergere, inquesto contesto, la debolezza e la marginalità della Locride, postaall’interno dell’altrettanto debole territorialità che è ilComprensorio della Città Metropolitana. Ancora una volta ci sitrova a dover ricorrere alla straordinarietà degli interventi,cercando di risolverli troppo spesso mettendo solo una toppa. Lacrisi strutturale in corso non consente, però, di arginare per molto

tempo la falla del sistema dentro il quale rientra la circolarità monetaria.Per affrontare e risolvere il problema liquidità è necessario allora un intervento repentino, forte echiaro.Il rischio è quello di consegnare nelle mani dei “cravattari”, come sono chiamati a Roma, moltiimprenditori locali, che nella “normalità” operano all’interno di un mercato di per sé marginale e

che, in pratica, è stato chiuso per l’emergenza in corso.La crisi di liquidità apre le porte alla riflessione sulle politiche economiche e finanziarie adottatenegli ultimi anni. E ancora una volta quello che viene fuori è uno scenario preoccupante. I modellidi sviluppo incompleti e parziali hanno portato, come conseguenza, a non risolvere la “QuestioneMeridionale”, che oggi si ripropone e si accentua in questo contesto, dove ancora una volta ci sichiede dove era la classe dirigente del Sud nel momento in cui si ponevano le basi dei variprogrammi di sviluppo. Le domande sono semplici. Questa crisi si poteva prevenire? Poteva essereil Meridione la nuova via dello sviluppo nazionale e, di conseguenza, non rimanere un territoriomarginale? Un Meridione forte nel suo tessuto produttivo, economico e finanziario potevasostenere senza troppi contraccolpi questa crisi di sistema consentendo una più rapida ripresa?La ripresa ci sarà, come ogni momento di superamento di una crisi ciclica, ma mancherà ancorauna volta il Meridione se, oggi, non vengono presi opportuni provvedimenti nazionali e regionali.La sanità è un punto essenziale. Ma qui parliamo delle imprese che operano e che rischiano ilcollasso senza gli accorgimenti opportuni da disporre. Ancora una volta sembra che nel marasmadi una crisi a rimanere saldo è l’Antistato ’ndrangheta, che nonostante le tante indagini e i numerosiprocessi, appare l’unico a poter sostenere la domanda di liquidità proveniente dal territorio. Nonanticipare questa probabile, terribile, evenienza, sarebbe un errore nella lotta alle mafie. I clan neuscirebbero rafforzati. In questo momento non si può abbassare la guardia ma serve un forteimpegno delle Istituzioni.

Rocco Muscari

La grave emergenza sanitaria che oggi staparalizzando l’Italia intera, se da una parte cicostringe a rimanere tutti a casa per ovvi esacrosanti motivi di salute pubblica, dall’altra ciinduce a una forte preoccupazione circa il livello diliquidità necessario per vivere in questo periodo diparalisi totale dei rapporti economico-sociali.La doverosa chiusura, imposta dal governo, di granparte delle attività commerciali, a cui si aggiungonogli operatori costretti alla chiusura per motivi diopportunità, dovrà essere accompagnata davigorose misure che abbiano come obiettivoprincipale di assicurare liquidità ai piccoli operatorieconomici.Il decreto Cura Italia affronta l’emergenzaeconomica con importanti sforzi cercando digarantire un minimo vitale a molte categorie,tuttavia lascia scoperte le esigenze di tanti piccolioperatori economici che, abituati a vivere degliincassi giornalieri e settimanali, oggi non hanno ilnecessario per affrontare la giornata. Le misure disospensione e rinvio in materia fiscale ed il piccolosussidio di € 600,00 sono estremamente importanti,ma non sufficienti.Oggi, ai disoccupati ed alle categorie disagiate,dovranno aggiungersi, purtroppo, anche i tantipiccoli commercianti e piccoli artigiani, che pernecessità pubblica hanno dovuto chiudere bottega.

Tanti di loro in questo periodo dovranno onoraregli impegni commerciali in scadenza dei proprifornitori e devono, nel frattempo, far vivere leproprie famiglie. La prioritaria necessità dicontenimento del virus sta causando, come effettosecondario, la totale assenza di entrate, soprattuttoin quelle attività che vivono di economia locale.L’ASCOA lancia, quindi, un appello affinchéistituzioni locali, regionali e nazionali, istituti dicredito, agenzie di sostegno della piccola e mediaimpresa, creino strumenti di liquidità immediataper i piccoli operatori commerciali, avvalendosianche delle disposizioni del decreto Cura Italia, masenza il condizionamento dei rigidi criteri divalutazione del rating ( Basilea 1,2 e 3) , criteri cheoggi non hanno alcun significato.La predisposizione di aperture di credito, conprestiti di importo fino a € 30.000,0, rientri a lungotermine, a decorrere dalla fine dell’emergenza, econ un bassissimo tasso di interessi, finalizzati alleesigenze dell’impresa e anche della famigliadell’imprenditore, potrebbe essere un importantesostegno provvisorio per garantire un minimo diliquidità.Si tratta di un’emergenza sanitaria che dobbiamoaffrontare principalmente con le armi della scienza,cercando di contenere il più possibile la diffusionedel virus, ma sono necessarie anche le armi della

politica per contenere un’altra emergenza, lamancanza di moneta, che potrebbe avere comeeffetto, e con un contagio a catena inarrestabile, lanon riapertura di tantissimi negozi, oltre alla lamessa sul lastrico dei titolari e delle loro famiglie.L’ economia della Calabria, e più in particolare dellaLocride e dell’intero territorio reggino, nonpotrebbe sopportare le disastrose conseguenze diquesto gravissimo momento, non avendo,purtroppo per le storiche e note problematiche delterritorio, le difese e gli anticorpi in grado difavorire una tempestiva ripresa. Anzi, ed è questoun rischio molto elevato, in questo periodo gravifenomeni d’illegalità, come l’usura, potrebberorappresentare espedienti di immediata soluzione adanno degli imprenditori e del tessuto sociale,rafforzando, invece, quella catena di criminalitàorganizzata già molto attiva nel nostro contesto.L’ASCOA auspica, quindi, un forte impegno delleistituzioni affinché si consideri per tempol’importante rischio economico sociale e siintervenga, immediatamente, con estrema urgenza,adoperando tutti gli strumenti consentiti in materiabancaria e finanziaria e, soprattutto, prescindendodagli accordi comunitari di Basilea.

Il Presidente ASCOA Associazione ProvincialePiccole e Medie Imprese

Fabio Mammoliti

L’ASCOA lancia l’allarme liquidità:“Rischio usura per i commercianti”

IL COMMENTO DEL DIRETTORE

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La Locride fa la sua parte contro il Coronavirus

Covid-19: un giovane di Locri in primalinea nella produzione di mascherine Coronavirus: A

Sant’Agata arriva ilWi-Fi gratuito per tutti

C’è un pezzo di Calabria che opera quotidianamente inLombardia. Tra i tanti nostri concittadini c’è anchePietro Ruggia, giovane Operatore Socio Sanitario diLocri che, da alcuni mesi, si trova, nella famigerata“Zona Rossa”, in provincia di Bergamo, per prestare lapropria elevata attività professionale, molto apprezza-ta, a favore dei malati e dei sofferenti, in una clinica delposto.Pietro è un esempio di persona dedita al lavoro, conalto senso deontologico e morale, con accanto la

moglie, Maria Spanò, che gli sta al fianco e lo incorag-gia.Pietro Ruggia ha lasciato la propria amata Locri perlavoro, ma sono le persone come lui quelle di cui habisogno la nostra terra, i nostri ospedali, per riscattarsi.Lui, come tanti altri operatori è dunque un bell’esem-pio di questa preziosa presenza negli ospedali, nelle cli-niche e nelle case di cura sparse su tutto il territorionazionale e ci ricorda una volta di più il potere dello slo-gan #distantimauniti

L’emergenza Covid-19 ha dato una forte accelerata nel campodello sviluppo di presidi sanitari che possano almeno rallentarela diffusione del virus. Di questo si è discusso martedì mattinanel talk-show di informazione di Rai 3 “Agorà”, in cui un’invia-ta della Rai si è recata presso il Politecnico di Milano permostrare al pubblico le attività frenetiche dei ricercatori in que-ste ore difficili. Tra le persone intervistate, che stanno lavoran-do alla produzione di mascherine filtranti, anche FrancescoRomano, originario di Antonimina e residente a Locri, che inquesti giorni collabora con l’équipe guidata dal rettoredell’Università impegnata a certificare i tessuti utili alla produ-

A partire da mercoledì scorso efino al 30 aprile, il Comune diSant’Agata del Bianco e la societàWit-Italia attiveranno il serviziointernet gratuito per tutti i cittadi-ni. Wit Italia è un operatore di ser-vizi di connettività e fonia conesperienza decennale nel settore.A Sant’Agata, soprattutto nelperiodo estivo, per eventi come ilFestival “Stratificazioni”, è statagià testata la nuova rete Wi-Fiinstallata negli spazi pubblici grazieall’erogazione di un contributoeuropeo attenutodall’Amministrazione comunale.Con questa iniziativa, i lavoratoriche hanno avviato lo smartworking e i bambini che studianoda casa, collegandosi con gli inse-gnanti attraverso la rete, potrannousufruire di un servizio in più velo-ce ed efficiente.

PILLOLE scelte da effemme

25 gennaio 1942 - Letto in unarticolo dei fratelli Taraud:Tamerlano amava raccontareche, fuggendo i suoi nemici,dovette un giorno rifugiarsi inuna casa in rovina dove restòsolo per diverse ore. Cercandodi pensare ad altro che non fossela sua triste sorte, fissò l’atten-zione su una formica la quale sisforzava di portare in cima a unmuro un chicco di grano piùgrosso di lei. Sessantanove volteil chicco cadde, sessantanovevolte, senza scoraggiarsi, la for-mica lo raccolse e risalì lungo ilmuro. La settantesima volta rag-giunse la cima col suo fardello.“Ciò vedendo”, aggiungevaTamerlano, “ripresi subitocoraggio e da allora non ho maidimenticato quella lezione”.

Pietro Nenni - Taccuini

La morte è gettata sulla vitacome un arco su un fiume, l’om-bra dei piloni di pietra appenatraversati, le acque continuano arotolarsi eternamente nella luce.Sfuggire al tempo e allo spazio ,alle apparenze verdi e blu, aquesto suolo indurito, ai sassi,all’erba, non è sfuggire alla vita.Non è dato all’uomo di evadere.

Francois Mauriac - La carne e ilsangue.

I vecchi dovrebbero essereesploratori, non importa dove equando. Noi dobbiamo muover-ci senza sosta verso un’altraintensità (…). Nella mia fine è ilmio principio.

Thomas Stearns Eliot - FourQuartets, East Coker

QUISQUILIE

METTETE DEI FIORINEI NOSTRI POLMONI

MATTEO R. & MATTEOS.: MENOMALE CHE 1ELEVATO ALQUADRATO DÀSEMPRE 1.

VINCENZO AMIDEI

«Del nostro west conosco valli e montagne, i suoifrutti».Seby è rimasto in silenzio durante l’ultima discussio-ne, ora non può…«Sapete quante centinaia e migliaia di pistilli deifiori del Krokus autunnale (zafferano) ci voglionoper avere un po’ di grammi del prodotto?»E via a spiegare: parla di Scaramuzza, ColleSaracino, Piano Palazzo, Pietre di Febo, di quercetigrandiosi, di funghi ineguagliabili, di sentieri perSan Giorgio, Pietra Cappa…«E dello Zzafró (il Ramarro), come si distingue ilmaschio dalla femmina? Ditemi.»Mostra delle foto della pianta e dell’animaletto.C'è chi non si tiene: «Ma è quasi tutto verde, aSalvini farebbe ricordare la Lega che non vuole più.Ora vuole il governo e non pensa più se ciò che diceè uguale a ciò che ha detto.»«La fretta può fargli fare un tonfo. Se ha portato ilpartito a quelle percentuali ci ha saputo fare, madeve stare attento, ora che gli manca l'ultimo gradi-no verso il cielo.»O l'ultima botte. Gli abitanti di Riomaggiore neavevano tante e le misero una sopra l'altra per rag-

giungere la luna. Ne mancava una sola per l'agogna-ta meta. Decisero di togliere una di sotto per met-terla sopra, caddero tutte le altre e precipitaronoverso il mare, rimasero senza botti, con l'uva matu-ra sulle piante.«Sette fratelli di Potamìa fecero peggio - ricominciaSeby. - Volevano costruire un aratro e gli serviva unlegno molto resistente. Optarono per il leccio.Riuscirono a trovare ciò che cercavano, ma ‘nubrazzolu’ (un ramo, ndr.), il più grosso, pendeva suun dirupo. Volevano tagliarlo, ma si accorsero diaver dimenticato l'ascia. La ‘grande’ trovata fu allo-ra quella di salirci tutti sopra. Non avrebbe retto alungo! Ma ci pensò il primo della ‘catena’ a confe-zionare la disgrazia: fece un gesto tipico, la ‘sputac-chiata’ delle mani, e così mollò la presa.Precipitarono quasi tutti, rimasero in due. Si fecebuio, la fame si faceva sentire “Tu prendi questa‘pica’ (la ghiandaia, un uccello, nrd.) sul ramo quiaccanto, io vado a trovare il fuoco per arrostirla.”L'uccello volò via; nella ‘manovra’ l'uomo cadde emorì. Quando tornò compare Ramingo, il soprav-vissuto, pensò che quello stesse dormendo, il san-gue sulle labbra era la prova che si era ‘masticato’

cruda la pica: gli bruciò la bocca con il ‘tizzone'! Ora,quando uno cade e si fa male (ma si salva, per for-tuna) al paese si dice con (leggera ironia e) compas-sione: “A rrustìu a pica”, cioè: “Madonna chebotta!” Solo per la cronaca, compare Ramingomorirà poi attraversando il Bonamico, pensando difarlo con la testa rivolta all'indietro. Il fiume ruba senon stai attento. E il sindaco dice ancora che laRegione non fa i lavori di arginatura.»Si torna alla politica, era rimasto sospeso il discorsosul Ramarro verde, del primo Salvini. Peppe non èun fan di Salvini; lui, nobile, tifava per il primoBerlusconi. Ma la sinistra continua a vederla comeil fumo negli occhi. Cita uno dei loro, Zoro di“Propaganda Live”.Diego Bianchi non fa mistero di tenere al PartitoDemocratico. Ma ne contesta la politica: «Se non faqualcosa di diverso dal recente passato di sconfitte,visto che fare come la destra fa prendere voti alledestre, non sarebbe il caso di approfittare della for-tuna di ritrovarsi al governo senza meriti e provarea lasciare un segno che ti faccia ricordare per qual-cosa di giusto, non solo per le poltrone?»

Franco Crinò

Continuano le storie dall’entroterra del senatore Franco Crinò,che questa settimana ci parla degli sbadati che voglionoandare sulla Luna, ma pure di zafferano e ramarri.Il nostro west

Questa settimana vi accenniamo allastoria di Pietro Ruggia, Operatore Socio

Sanitario di Locri che fin dal primo giornodell’emergenza affronta il Coronavirus

all’interno della Zona Rossa di Bergamo.Un bell’esempio della migliore Locride,che si spende in maniera disinteressata

per gli altri.

Si tratta di FrancescoRomano, che sta

collaborando con l’équipeguidata dal rettore del

Politecnico di Milano chesi occupa di testare itessuti che saranno

utilizzati per laproduzione di mascherine

altamente filtranti.

L’iniziativa,realizzata dalComune con il

contributodell’operatore

Wit-Italia,permetterà a tutti

l’accesso a unhotspot gratuitoche agevolerà losmart working elo studio da casa

dei bambiniresidenti nel

centro.

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L’epidemia di Covid-19 che ha colpito in mododrammatico il nostro Paese sembra possa faredanni irreparabili alla nostra Regione, vessatada un sistema sanitario a dir poco difettoso e,

come se non bastasse, completamenteabbandonato dai Commissari che avrebbero

dovuto cercare di farlo rinascere.

Solo laMadonna può salvarela LocrideROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

Dopo aver letto e seguito da vicino tutto quello che è successo nellasettimana della Locride, mi rivolgo con un appello sincero,consapevole di non essere il fedele ideale in quanto le mieconversioni sono recenti, alla Madonna. Prego la Madonna disalvare i cittadini della Locride, perché solo lei può farlo. Sia ilMinistro Speranza, sia Jole Santelli, ma soprattutto il commissarioalla sanità Saverio Cotticelli, saranno responsabili di una carneficinase non prenderanno immediatamente una decisione che metta alsicuro i cittadini calabresi e del nostro comprensorio.Solo la Madonna ci può salvare da una situazione pericolosa, perchéa quasi un mese dai primi morti di Covid-19, in Calabria la situazioneè resa ancora più grave dalla scomparsa di chi avrebbe dovutoriportare la legalità nei nostri enti, come denunciato proprio questasettimana anche da Klaus Davi:«I commissari mandati dallo Stato per risanare la sanità a ReggioCalabria si sono dati alla fuga - ha dischiarato il massmediologo econsigliere di minoranza di San Luca. . Venuti per moralizzare edispensare etica pubblica hanno preferito dare un messaggio dieroica assenza. L'ospedale di Locri versa in condizioni tragiche. Sirischia la strage annunciata e nessuno muove un dito. Gli unici inprima linea sono i sindaci dei comuni e l'Arma dei Carabinieri chesta dando una mano come sempre. Qualcuno sta giocando sporco,qualcuno vuole l'olocausto della Locride. Uno Stato degno di questonome non può dare prova di assenza e codardia. Inutile che lapolitica brindi giustamente nelle conferenze stampa per l'arresto diquesto o quel boss se poi questa è la prova della presenza dello Statoin Calabria e della qualità dei servizi».Dal canto nostro, non possiamo che sottolineare una volta di più chequello di Commissario alla Sanità regionale è un compito cheCotticelli non può svolgere, soprattutto ora che la la situazione èdrammatica. Si dimetta, dunque, e si cerchino subito persone chesiano in grado, in pochi giorni, di trovare delle soluzioni utili.

SERVIZIO FOTOGRAFICO DAPAGINA 6 A PAGINA 9 A CURADI SPAZIO61 NADIA PANETTA

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Pubblichiamo il parereepidemiologico di

Filomena Zappia sultrattamento

dell’epidemia diCovid-19. Nella sua

disamina, ladottoressa evidenzia

gli otto passaggi che èimperativo rispettare

per sperare dicontenere l’epidemia a

livello generale, perpoi passare ad

analizzarebrevemente il caso

specifico dellestrutture sotto laresponsabilità

dell’ASP di ReggioCalabria, ai cui

commissari è statainviata negli scorsi

giorni la stessa nota.

Il Covid-19 è virus che non può esseretrattato con terapia specifica ma solocon il distanziamento sociale. Chientra in contatto con il virus puòessere asintomatico, presentaresintomi lievi o avere bisogno diassistenza, che nel 10% dei casi sfocianel trattamento in Terapia Intensiva,in cui il paziente permane per almenodue o tre settimane. Per contenere egestire con metodo epidemiologicoun’emergenza con questecaratteristiche, sono richieste azionispecifiche:1. dotare tutto il personale sanitarioospedaliero e territoriale, compreso iMedici e Pediatri di base che entranoin contatto con le persone positive, didispositivi di protezione individualeadeguati (Mascherine FFp2, FFp3),allo scopo di tutelare il personalesanitario e impedire che loro stessidiventino fonte di contagio;2. Sorvegliare attivamente il territorioattraverso le segnalazioni dei Medicie dei Pediatri di base, dei Servizi diEpidemiologia e di Igiene Pubblicapresenti nei Dipartimenti diPrevenzione, allo scopo diindividuare, monitorare e isolare tuttii soggetti positivi, anche gliasintomatici, con il “metodo acerchio”: soggetto positivo, familiari,vicini di casa, quartiere, paese, città inproporzione al caso o focolaioidentificato;3. eseguire dei tamponi, con doppialettura sui positivi, prima neiLaboratori Analisi di tutti gliOspedali Covid, quindi negliOspedali di riferimento regionale onazionale, su tutto il personaleospedaliero e territoriale, sui soggetticon sintomi e sui soggetti insorveglianza sanitaria attiva,protezione con Dispositivi diProtezione Individuale adeguati etamponi al personale dellaProtezione Civile, delle Forzedell’Ordine e del personale in serviziopresso gli uffici pubblici essenziali chehanno rapporti con il pubblico,registrando i dati sul SistemaInformativo Malattie Infettive;4. isolare i soggetti positiviasintomatici o con sintomi lievi inambiente predisposto (camera ebagno) se in ambiente domestico o instrutture dedicate (ospedali, alberghi,altro), monitorando i casi, compresi idimessi ospedalieri fino allanegatività, con personale sanitariodedicato;5. ridurre gli accessi, fino al divieto aiparenti dei ricoverati negli ospedali e

realizzando percorsi separati conspazi isolati negli ospedali dedicatialla gestione dell’epidemia;6. aumentare i posti di TerapiaIntensiva e Sub Intensiva: Inconsiderazione dei tempi lunghi diricovero dei pazienti con polmoniteinterstiziale (due-tre settimane),vanno incrementati i posti letto conrisorse umane e strumentali adeguatio con nuove assunzioni, in relazioneal carico di lavoro;7. distribuire i Farmaci sperimentalinelle Terapie Intensiv8. supportare psicologicamente lefamiglie.L’Azienda Sanitaria Provinciale diReggio Calabria, nello specifico, deveottenere dalla Protezione Civile ladistribuzione dei Dispositivi diProtezione Individuale al personalesanitario ospedaliero, ai Medici dibase e al personale che svolgefunzioni pubbliche a contatto con lapopolazione.I tamponi eseguiti sono insufficienti acontenere la diffusione dell’epidemia,il Laboratorio Analisi dell’AziendaOspedaliera Melacrino-Morelli e ilLaboratorio Analisi del Distretto diReggio Calabria (individuato daiCommissari), non sono nellecondizioni di sostenere il carico dilavoro relativo ai tamponi, i tempidilatati di risposta che mettono inansia sia il paziente controllato, sia ilpersonale sanitario esposto e lapopolazione, richiederebberonecessariamente l’utilizzo di tutti iLaboratori analisi degli OspedaliHub e Spoke. Questi ultimidovrebbero essere dotati di risorseumane e risorse Strumentali di cuiattualmente sono carenti.Gli Ospedali Spoke di Locri ePolistena dovrebbero bloccarel’accesso ai parenti dei ricoverati,avere percorsi e spazi completamenteisolati per i pazienti Covid-19. Ancheall’interno delle Radiodiagnostiche(con una sola Tac) si dovrebberorealizzare dei percorsi separati esicuri.I protocolli sulla Gestione delleepidemie pubblicati sul sito diEpicentro, portale di Epidemiologiadell’Istituto Superiore di Sanitàdevono vedere ampia diffusione tra ilpersonale sanitario, i tecnici prepostiagli interventi sanitari e lapopolazione.

Filomena ZappiaEpidemiologo

Covid-19 i passaggi da rispettareper contenerel’epidemia

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- 08 L’epidemia di Covid-19 ha fino ad oggi ha mietuto vittime

con un’età media di 79,4 anni, un dato che, contrariamente aquanto si sarebbe portati a credere, è tutt’altro che rassicu-

rante per i più giovani. La fascia d’età più colpita dai decessi,infatti, è quella di chi ha vissuto in prima persona il boom

economico degli anni ’60 e che avrebbe potuto darci preziosiconsigli su come ripartire dopo la crisi, esattamente come si

fece in seguito alla guerra.

L’implacabile killer dellamemoria storica d’ItaliaJACOPO GIUCA

In queste settimane si sono sprecati gli identikit delle persone uccise dal Covid-19.Con la mortalità ormai assestatasi nel nostro Paese al 10%, gli organi di informazio-ne non se la sentono più di continuare a insistere sul fatto che il virus sia pericolososolo per le persone anziane e che la presenza di patologie pregresse negli oltre 8milamorti dovrebbe imporre un distinguo tra “morti per” Coronavirus e “morti con”Coronavirus.Ormai giunti alla settimana del picco, è un dato di fatto che lo Stivale abbia pagato,e stia continuando a pagare, nei confronti di questa pandemia, un prezzo altissimo,che viene ben rappresentato dalla colonna di mezzi militari carichi di salme in uscitada Bergamo. Benché sia logico soffermarsi sul “costo materiale” (ovvero in viteumane) di questa pandemia, ragionare sui freddi numeri non ci permette di com-prendere appieno quale sia il “costo morale” che stiamo pagando (ovvero come lasocietà italiana risulterà cambiata da questa tragedia). Quando parliamo di costomorale, si badi bene, non ci riferiamo solo al cambio di disposizione verso il prossi-mo o al ritrovato senso di unità nazionale che, auspicabilmente, l’isolamento forzatoci lascerà in eredità, ma soprattutto al vuoto che lascerà nelle nostre vite (e nellenostre coscienze) quella generazione di persone che più delle altre è stata messa inginocchio dalla pandemia.Per capire il punto è necessario partire, una volta di più, dai freddi dati: le vittime del-l’epidemia italica di Covid-19, stando ai dati raccolti all’inizio della settimana, aveva-no un’età media di 79,4 anni. Considerando valida la convenzione per cui una gene-razione dura all’incirca 25 anni, è quindi logico supporre che la maggior parte di que-sti individui avessero tra 92 e i 67 anni e che, dunque, fossero tutti nati tra il 1928 e il

1953. Almeno un quarto di loro conservava ancora memorie preziose della SecondaGuerra Mondiale e almeno due terzi potevano offrire una straordinaria testimonian-za di quanto complesse fossero le condizioni di vita delle famiglie italiane in queitempi difficili.Tutti loro, tuttavia, conservavano sicuramente una memoria che, oggi più che mai,avrebbe potuto tornarci preziosa: ci riferiamo a quella del boom economico deglianni ’60, a cui il Premier Giuseppe Conte ha già detto esplicitamente che dovremoispirarci per cercare di rimetterci in carreggiata una volta che sarà terminata l’emer-genza. È vero, i libri di storia e gli archivi istituzionali potranno certamente colmaremoltissime lacune e l’aiuto promesso dall’Unione Europea dovrebbe, almeno sullacarta, rendere le condizioni di partenza assai diverse da quelle di sessant’anni fa.Eppure, è forse anche inutile sottolinearlo, l’esperienza diretta di persone che queglianni li hanno vissuti, che magari hanno dato un contributo fattivo alla crescita di que-sta o quella realtà socio-commerciale, sarebbe potuto risultare determinante nel pre-venire errori e imprevisti che i freddi calcoli potrebbero non aver previsto.Al temine dell’epidemia, quando torneremo ad affollare le strade delle nostre città,occuperemo nuovamente in pianta stabile le scrivanie dei nostri uffici e programme-remo le prossime vacanze, ci ritroveremo insomma doppiamente orfani. Non solo dipadri, madri o nonni che lasceranno un vuoto incolmabile in più di cinquemila fami-glie, ma anche di quella classe dirigente del passato che, oggi a riposo, avrebbe potu-to scuotere il proprio dito ammonitore dinanzi agli errori di chi si occupa oggi di poli-tica e finanza.Una condizione che, temiamo, renderà la ripresa del Paese un po’ più claudicante diquanto avrebbe potuto essere, svecchiando, sì, la Penisola, ma rendendola ancheassai meno saggia…

Le decisioni assunte per fronteggiare l’emergen-za Coronavirus in Calabria non possono colpireulteriormente la funzionalità dell’Ospedale diLocri. È quanto auspica il vescovo di Locri-Gerace, Monsignor Francesco Oliva in seguitoalla disposizione operativa della DirezioneSanitaria Aziendale nella quale si delibera l’alle-stimento in somma urgenza dei Reparti diOsservazione Ospedaliera, di terapiaSubintensiva polmonare e di Terapia IntensivaCovid-19 secondo il D.R. Calabriadell’11.03.2020.Per quanto riguarda il Presidio Ospedaliero Locriè previsto l’allestimento di 12 posti letto inTerapia Intensiva Covid. In una lettera indirizzataad Antonio Bray, Direttore Sanitario Aziendaledi Reggio Calabria, Sue Eccellenza Oliva esprimevicinanza alle Autorità Sanitarie chiamate a pren-dere decisioni importanti e delicate in unmomento come questo e in un contesto territo-riale da tempo oggettivamente in difficoltà, machiede che venga accolto questo l’affinché nonvenga ulteriormente depotenziato il PresidioOspedaliero di Locri.Profonda gratitudine viene espressa dal Pastorediocesano ai medici, agli infermieri, al personalesociosanitario e a tutti gli operatori del mondodella sanità, che in questo momento stannodando il massimo impegno professionale e purrischiando il contagio non vengono meno al pro-prio servizio. Con questa lettera il Vescovo hainteso dare voce ai tanti cittadini della Locrideincontrati anche durante la visita pastorale, inter-rotta proprio a causa di questa emergenza. Datutti, e anche dagli amministratori locali, è stataespressa la preoccupazione per la cura e la tuteladella sanità nel territorio e la persistente la pauraper il depotenziamento dell’ospedale di Locri,ritenuto strategico e vicino alle istanze sanitariegenerali. Raccogliendo l’appello e la preoccupa-zione della gente, il vescovo, avendo a cuore leesigenze di tutela della salute della popolazione,nel rispetto delle rispettive competenze, ha riba-dito la disponibilità della Diocesi, già manifestatanei giorni scorsi, a collaborare e a fare quantopossibile per venire incontro a un’emergenza cosìgrave. Nella lettera viene ricordato anche che inquesto territorio esistono diverse strutture sanita-rie facenti capo all’Azienda Sanitaria Provinciale,che in tale congiuntura potrebbero essere utili, serecuperate e adeguate, per rispondere a taleemergenza.Il Vescovo ha assicurato la sua costante preghie-ra, come ha fatto durante la Messa giornalieranella Cappella dell’Episcopio, non solo per gliammalati, per i medici e tutti gli operatori sanita-ri, ma anche per gli Amministratori della sanità diquesta Azienda Provinciale.

MonsignorOliva: “Non sidimentichinole necessitàdell’Ospedaledi Locri”Il vescovo della Diocesi diLocri-Gerace interviene nellaquerelle dei giorni scorsi trasindaci e ASP e, dicendosi alfianco dei primi cittadini delnostro comprensorio, racco-manda che l’emergenzaCovid-19 non faccia dimenti-care le gravi criticità del-l’ospedale Spoke.

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Questa settimana èstata segnatadall’assurda

situazione di stalloche ha bloccato a

Villa San Giovannidecine di famiglie

intenzionate araggiungere la Sicilia.

Tale situazione,dettata dalla volontàferrea dei presidentiSantelli e Musumeci

di limitare quanto piùpossibile il contagionelle nostre regioni,

ha evidenziatotuttavia quantol’imposizione di

norme dettate dallapaura possa farcidimenticare che

abbiamo a che fareinnanzitutto con delle

persone come noi.

Netta contrarietà all’ipotesi di trasformarel’ospedale di Locri in centro Covid19

A quale prezzousciremodall’epidemia?

Mercoledì, a Locri, presso una struttura privata, con i dovuti accorgi-menti, si è svolta una riunione del comitato direttivo dell’associazionedei Comuni della Locride insieme ad alcuni medici dell’Ospedale diLocri e i due consiglieri regionali Giacomo Crinò e Raffaele Sainato.La riunione, in seduta straordinaria, si è resa necessaria per scongiura-re l’ipotesi della Direzione Sanitaria di destinare l’Ospedale di Locri acentro Covid-19.I sindaci si sono riuniti per confrontarsi e comunicare una decisioneurgente da inviare agli organi competenti per affrontare al meglio ladrammatica situazione del possibile contagio da Covid-19 nel territoriodella Locride. La volontà dei sindaci era quella di confrontarsi con i medici per avereuna relazione qualificata dello stato dell’ospedale e di un eventualegestione di un nuovo reparto che si occupi del Coronavirus.È stato affermato che è sicuramente sbagliato il progetto che qualcunosta tentando di far passare tra ASP e Regione Calabria di un reparto di

Covid-19 all’interno della struttura ospedaliera di Locri.Purtroppo i medici confermano che l’ospedale di Locri era già in unasituazione emergenziale prima di questa pandemia, quindi, senza nor-malizzazione, non è in grado di garantire un ulteriore sforzo per cura-re le persone contagiate.La proposta, ribadita dai sindaci e condivisa anche dai medici, è che laLocride si doti in altro luogo (ad esempio l’ex Ospedale di Siderno, maanche una nave attrezzata, per come proposto dal sindaco Femia) diuna struttura, anche modulare, che possa offrire l’adeguata assistenzaalle diverse tipologie di pazienti. Questa proposta nasce dall’esperienzanegativa già maturata nelle strutture lombarde, dove non si è disgiuntol’ospedale dai reparti Covid-19.Quindi all’unanimità i sindaci hanno espresso un netto no alla possibi-lità di un reparto Covid-19 all’interno dell’ospedale di Locri.

Il comitato direttivo dell’associazione dei comuni della Locride

Non ho alcun dubbio che Jole Santelli sia animatadalla volontà di preservare il più possibile la nostraRegione dall’epidemia. Quindi rispetto i suoi prov-vedimenti ,ma contesto alla radice il metodo e lefinalità che si propone, anzi ritengo una tale diffe-renza di vedute come frutto di una visione antiteti-ca della realtà. Facciamo un esempio: la Presidente,dopo aver nominato “Capitano Ultimo” assessoreregionale, invoca la presenza dell’esercito nellestrade. Contro chi? Le nostre strade sono deserte ei cittadini chiusi nelle case. La misura servirebbesolo a spianare la strada a una concezione autorita-ria dello Stato. Obiettivo ancora più evidente quan-do, con apposita ordinanza, viene “chiuso” il terri-torio regionale. Non sono un giurista, ma credo sitratti di una misura di dubbia costituzionalità.L’epidemia mi preoccupa, e non poco. Le decisionidella Santelli, del presidente della Sicilia NelloMusumeci e ancor più i comportamenti sguaiati eirrazionali del Sindaco di Messina, che hanno pro-vocato questa settimana la sosta forzata di centinaiadi famiglie presso il molo di Villa San Giovannicredo debbano preoccuparci ancora di più.Detto sommessamente non è questo il mio “Sud” enon è questa la mia idea di Calabria. Non è questala mia idea d’Italia. Qui non si sta bloccando l’epi-demia, ma si sta facendo a pezzi l’Unità Nazionale,mentre si consumano atti di autentico cannibali-smo contro altri calabresi, altri siciliani, altri italianie, soprattutto, contro altri uomini e donne che nonpossono essere umiliati in questo modo.L’epidemia deve essere combattuta con serietà edeterminazione. Non c’è dubbio che gli arrivi, intempi di epidemia, debbano essere filtrati e moni-torati. Chi arriva dalle zone che sono l’epicentro delcontagio, nel loro stesso interesse e per rispettoverso tutti noi, deve mettersi in rigorosa quarante-na. Su questo punto si possono e si devono effettua-re controlli severi mentre già nelle settimane passa-te si sarebbero potuti requisire alberghi e strutturericettive da mettere a disposizione dei nuovi arriva-ti. Non s’è fatto, privilegiando così la forma allasostanza.

Non sono patriottardo o nazionalista, ma ho ilsenso di Patria, che non è il semplice portarsi lamano al petto quando suona l’Inno Nazionale, mauna memoria collettiva e un sentire comune che cirende “Comunità Nazionale” e partedell’Umanità. Sono stato d’accordo quando gliaerei sono andati a recuperare i nostri connaziona-li in Cina e anche quando un aereo militare è par-tito per recuperare un solo diciottenne italianorimasto a Wuhan.Oggi non ci sono gli untori alle porte e una cosa nonsi può e non si deve fare: sbattere la porta in facciaa chi torna dalla sua famiglia, a chi ha perso il lavo-ro, a quanti non possono pagare il fitto nelle città incui erano emigrati, a chi rientra nella propria terra,a chi chiede ospitalità, a chi scappa dal pericolo.Con tutta la prudenza e gli accorgimenti delmondo, ma non c’è altra strada. Noi dobbiamo sal-vare quante più persone è possibile e a qualsiasicosto, ma restando umani.Dall’epidemia, prima o poi, ne usciremo, dalla disu-manità, una volta dentro, non ne usciremo più. Euna volta imboccata una tale strada i “forti” e i tute-lati faranno strazio dei deboli e degli indifesi. IlCoronavirus in pochi giorni ha messo in discussio-ne le nostre certezze e il nostro domani. Dinanzi aun oscuro pericolo che ci minaccia fin nelle nostrecase e contro cui non servono certamente porteblindate, ma neanche carri armati, aerei invisibili esommergibili nucleari, ho pensato che gli uominiavrebbero teso le braccia verso gli altri esseriumani, comprendendo la loro fragilità e debolezza.Ho pensato che l’Utopia potesse riacquistare forzae attualità. Sono andato a rileggermi “La Ginestra”di Leopardi, che fa tanto riflettere anche se non cifornisce l’antidoto contro il virus. Personalmentenon sono affatto coraggioso. Al pari di tutti temo lamalattia e la morte, ma l’ultima invocazione chevorrei esalasse dalla mia bocca è: “Fai che la mortemi colga Uomo!”Senza umanità la vita non è degna di esser vissuta.

Ilario Ammendolia

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29 M

ARZO

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te. 1200 battute per lamen-tarti o complimentarti connoi, fare segnalazioni, rac-contarci le tue esperienze,potrai inviarci foto degli

scorci del tuo paese o videose hai un talento nascosto.Saremo lieti di rispondertipubblicamente, daremovoce al tuo pensiero e ti

daremo visibilità sui nostrisocial.

Sii parte integrante diquesta realtà

Al Santuario di Santa Domenica di Placanica, il fon-datore, Fratel Cosimo, sta pregando incessante-mente ed esorta tutti a fare altrettanto avendo fidu-cia nel Signore e nella Vergine Santissima, NostraSignora dello Scoglio, affinché si venga liberati dalCoronavirus.Sono passati 52 anni dall’apparizione dellaMadonna a Fratel Cosimo. Allora quella voce ama-bile ha indicato al suo umile uditore la via della pre-ghiera quale salvazione degli uomini: «Ecco il mioRosario, esso sia la tua preghiera quotidiana, offriloal mio cuore immacolato per la conversione delmondo, il trionfo del Regno di Dio, la pace dellenazioni e la salvezza dell’umanità».In questo momento risuonano ancora più forti eattuali le parole che, nel 1968, sono state consegna-te a Fratel Cosimo: «Ti aiuterò, ma non ti manche-ranno tribolazioni e sofferenze; non ti scoraggiare,io sarò con te e ti sosterrò con la mia mano; ilSignore vuole farti strumento del Suo amore, per lasalvezza delle anime».La Chiesa della Locride, guidata da MonsignorFrancesco Oliva, partecipe delle “gioie e delle spe-ranze, delle tristezze e delle angosce” del territorionel quale è chiamata a vivere la propria missioneevangelizzatrice, è accanto a tutte le persone.Facciamo nostro l’invito del Vescovo a pregare cosicome facciamo nostre le parole di Papa Francescoche invita tutti alla speranza: «Uno può dire: “Nonposso pregare perché non credo”. Ma allo stessotempo, tuttavia, può credere nell’amore delle perso-ne che ha intorno e lì trovare speranza».

Con due lettere inviate rispettivamente al Ministro dell’economia e delle Finanze e allapresidente della Regione Calabria, i Presidenti degli ordini dei Commercialisti di Crotone,Lamezia Terme, Locri, Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria e Palmi hanno volutoevidenziare le difficoltà dei loro clienti durante l’emergenza in corso e chiedere alla poli-tica un supporto concreto in favore dei privati e delle piccole e medie imprese che attual-mente risultano poco tutelati dal Decreto “Cura Italia”.“È nostra volontà - scrivono i commercialisti al Ministro Roberto Gualtieri - condividere,con gli uffici territoriali dell'Agenzia, percorsi e/o metodi per tentare di risolvere più velo-cemente i problemi esistenti e quelli che, purtroppo, emergeranno a seguito della crisi eco-nomica e finanziaria che si manifesta ogni giorno sempre più grave.[…] Ci permettiamodi sollecitare la definizione dell’istruttoria dei crediti d’imposta (IRPEF/IRES/IRAP/IVA)al fine di addivenire in tempi brevi all’erogazione dei rimborsi, in quanto riteniamo che, inquesto difficilissimo momento, per i singoli cittadini e, in particolare per le aziende che percause di forza maggiore sono state costrette a chiudere le loro attività, la liquidità, diven-ta vitale per la sopravvivenza”. Riflessione alla quale si sollecita una riunione operativa(anche in videoconferenza) con il Direttore Regionale o i Direttori Provincialedell’Agenzia delle Enetrate.“Per contrastare gli effetti devastanti che questo virus sta producendo e produrrà sul siste-ma economico del nostro territorio, un ruolo cruciale lo assume l’Ente Regionale” scrivo-no invece gli stessi professionista alla Presidente Jole Santelli.“I Commercialisti, che sono sul campo e conoscono la realtà economica reale, possonosenz’altro dare qualificate indicazioni su come affrontare e curare le problematiche indot-te da questa situazione sulle imprese. Rastrellando gli insegnamenti storici della nostraterra, spinti dalle oggettive necessità e motivati anche da questo azzeramento globale etotale, siamo convinti che solo facendo parte tutti della stessa squadra (Istituzioni,Professionisti, sindacati dei lavoratori, e associazioni imprenditoriali) sarà possibile daremaggiore impulso al nuovo corso del sistema economico e sociale calabrese. […] Ci aspet-tiamo che almeno Lei - si appellano i commercialisti alla Santelli, -propostasi ai calabresivicina ai problemi e umilmente disponibile al qualificato contributo della cultura radicataalla nostra terra, possa, come da suoi propositi, veramente e concretamente coinvolgere iCommercialisti nella sua azione politico-amministrativa e gestionale affinché essi stessiabbiano la possibilità di porre le loro conoscenze al servizio della propria terra con enfasied amor proprio. […] Non sprechi questa straordinaria occasione geopolitica di cambia-re strutturalmente il modo di gestire l’Istituzione, dia la possibilità ai professionisti calabre-si di esprimere tutte le loro qualificate conoscenze, non accetti che quando questo incubofinirà, l’Ente che oggi rappresenta si trovi impreparato alla ripresa; tenga presente che lasalute, l’istruzione, le imprese e la vita sociale in genere dipendono molto da questa scel-ta”.Una riflessione che si conclude sollecitando un chiamata in tempi brevi.

Umberto Landi

Stavo sognando, udivo delle cornamuse. Un suonoche mi riportava la gioia del Natale. L’apparecchio tvera acceso, la melodia era gradevole, ma presto lascena cambiò e il suono diventò un rombo continuo.Aprii gli occhi e vidi una lunga fila di camion militari,proseguivano con il motore rombante, wroom,wroom. Ah, il dolce suono delle cornamuse era svani-to con il ricordo del Natale! I camion procedevanocon calma, i cassoni ricoperti di tela non lasciavanoscorgere nulla del trasporto! I figli avevano accompa-gnato i loro cari all’ospedale, un saluto da lontano conun cenno della mano. Non un bacio, non l’affettuosoabbraccio della separazione, neanche una parola!Wroom, wroom, ecco poi, le salme trasportate in luo-ghi diversi, forse lontani. Chissà dove? Un domaniavrebbero potuto ricevere una cassettina con delleceneri? E allora venivano in mente i ricordi della vitavissuta da piccoli, con la mano stretta in quella delpapà o del nonno, i regali ricevuti, gli abbracci affet-tuosi, e ora il wroom, wroom degli anonimi camion,uno dietro l’altro in fila che trasportavano i loro cari!Non un abbozzo di funerale, la possibilità di seguirlicon l’auto propria o il conforto degli amici. Niente,nemmeno la possibilità di vederli passare da lontanoin religioso raccoglimento e pensare con le lacrimeagli occhi: “Lì dentro c’è…!”È necessario fare tanta attenzione: il nemico invisibi-le può essere ovunque. Quanta rassegnazione! Soloun anno fa ricorreva la festosa preparazione per laricorrenza di Pasqua. Quest’anno l’imprevedibileavvenimento ci costringe tutti a rimanere chiusi incasa a pregare cristianamente davanti all’immagine diGesù in croce.

L’albatros

Fratel Cosimoin preghieraincessante perliberarci dalCoronavirus

Covid-19: icommercialisticalabresiscrivono alleistituzioniWroom

Il fondatore del Santuario diSanta Domenica di Placanicaaccoglie l’esortazione di PapaFrancesco e Monsignor Oliva,invitando tutti i fedeli a farealtrettanto e non perdere la fede.

I presidenti degliordini dei

commercialisticalabresi scrivono al

Ministro RobertoGualtieri e allaPresidente Jole

Santelli per sollecitareinterventi nazionali eregionali a tutela deiprivati e delle piccoleimprese attualmente

poco tutelati dalDecreto “Cura Italia” e

per avviare unacollaborazione attiva

che garantisca una piùrapida ripresa

economica.

Difficilmente dimenticheremo leterribili immagini delle camionettemilitari che trasportano fuori daBergamo decine di salme di personecolpite dal Coronavirus. Ma ildramma di queste persone è,purtroppo, assai più ampio di quantonon si sia portati a pensare a unavisione superficiale di quella scena.

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Agli inizi di questo millennio Emmanuel Carrèrediede alle stampe un romanzo di appena una cin-quantina di pagine che vi consiglio di leggere e chesi intitola “Facciamo un Gioco”.La storia trae spunto da una lettera indirizzata allasua compagna, nella quale egli detta le regole di ungioco un tantinello osé (per stare in fascia protetta)da fare mentre lei sta compiendo un viaggio intreno.Mia nonna avrebbe laconicamente commentato:«Eh, ‘u non ndavìri a chi fari!»E, datosi che “a chi fari”, per colpa del virus, non neabbiamo quasi nessuno, vorrei proporre a chi leggedi fare anche noi, tutti assieme, un gioco.Non di quel tipo, anche se a tanti, ce li vedo, dispia-cerà (con loro ci riuniremo separatamente più tardiin un’altra chat), ma un gioco che… gnente destraordinario, roba der paese nostro, che quanno c’è‘a salute c’è tutto, insomma, e chi sse ne frega de’scarpe nove.Il gioco consiste nell’indovinare da quale contestosono tratte le tre frasi che scriverò.Per riuscirci, è ammesso fare una domanda. Unasola. Ed è vietato andare a cercare su Google. Chegusto ci sarebbe?Ah, dimenticavo, non si vince rigorosamente niente.Le frasi, allora: …prigione tu, prigioniero io; …tucon il cuore nel fango; …ma non sai che pena midai.Via alle telefonate. «Pronto? Come ti chiami e da dove chiami?»«Sono Peppe, da Agnana. Da un libro?»«No, ritenta».«Pronto? Come ti chiami e da dove chiami?»«Sono Sasà da Drusù. Da una canzone?»«E andiamo! Sai anche dirmi il titolo?»«Vacanze Romane dei Matia Bazar?»«Fiato alle trombe, Turchetti. Sasà hai vinto».Simpatico, vero? No, eh? Non è il tiramisù che viaspettavate. Avete ragione, nemmeno per me.Ci ho provato, però, perché sono disperato: da unmese buono sono rinchiuso in casa a Roma, la cittànella quale da ogni parte del mondo vengono per

passare la vacanza della vita e della quale racconte-ranno e faranno vedere le foto a amici e nipoti ognigiorno che resterà loro da vivere, e metto il nasofuori di casa solo per portare fuori Fidel tre volte algiorno e senza allontanarmi per più di duecentometri per via dei controlli.Guardando “in cagnesco” i padroni degli altri cani,peraltro ricambiato, per scoraggiare qualsiasi tenta-tivo di chi, esasperato dalla solitudine, osasse oltre-passare la fatidica distanza di sicurezza.Cani, poi, che, quasi avvertendo la tensione, nem-meno strattonano più per avvicinarsi e salutarsi allaloro maniera annusandosi il sedere.Abbiamo mutuato dai nostri fedeli amici quadrupe-di tanti comportamenti, come l’etologia insegna, masono più che contento che abbiamo tralasciato diimitarli in questo.Sarebbe davvero imbarazzante, con tanta gente ingiro che non saprebbe fare a meno di leccare.Fine del gioco, dunque, e liberi di tornare alla vostrascala quaranta con Harvey il coniglio.Io, però, no, alle mie vacanze romane non rinuncioe, agghindato in pergamena liscia, col telefonino apiena carica per le foto ricordo, parto per un tourimmaginario. Oltre lo spazio e oltre il tempo.E da dove iniziare se non dal Colosseo? Il “mio”Colosseo.Ampio, rassicurante, ben conservato, a dispettodegli elementi che lo hanno battuto.Non si può non restarne affascinati, avviluppati, dal-l’atmosfera che vi si respira e turbati per le sensazio-ni e i moti che suscita nell’anima.Le vicende vissute all’interno d’esso sono evocate,quasi raffigurate, in ogni graffito sulle sue mura, inogni crepa, negli sbrecchi di ogni mattone.Echeggiano, per chi sappia ascoltarle, le voci di colo-ro i quali in esso vissero le loro esistenze.Si avverte l’intensità dei sentimenti che vi albergaro-no, l’empatia che ne fece una sola compagine, unsolo corpo vivo.L’afflato che ne permise la convivenza. Le lacrime ei sorrisi.La portata dell’evento che mise insieme persone lequali, trovatesi a condividere la stessa sorte, appor-tarono il loro contributo spontaneo senza rispar-miarsi per raggiungere il comune obbiettivo.Senza mai indietreggiare, nemmeno per prendere larincorsa, senza mai più fare distinzione tra l’interes-se di uno e quello di tutti.Ma, più d’ogn’altra cosa, vi è rimasto, sospeso amezz’aria, quasi palpabile, il pulsare, tump, tump,tump, del sangue di quei “cristiani” che non rinun-ciarono mai alla fede e alla speranza.E alla carità che è l’amore.Senza mai farsi vincere dallo sconforto. Mai, nem-meno quando dall’arena i leoni, impazienti, giàreclamavano il pasto.Le gioie, le vittorie, le soddisfazioni, le aspettative ei sogni realizzati, dal soffitto, accendono spot sullescene del tempo che si vedono, ancora vivide, e suiprotagonisti che le rappresentano.Come dite? Non ci sono soffitti nel Colosseo? Nonci siamo capiti, allora.Io stavo visitando il “mio” Colosseo, quello che horealizzato insieme con i miei quattro “gladiatori”.Con i quali siamo stati sempre uno per tutti e tuttiper uno più ancora dei Moschettieri.Dal quale sono lontano, in esilio, nella più bella cittàdel mondo ma pur sempre lontano.Al quale sogno tutte le notti di tornare al più prestoe del quale sol da lungi il tetto saluto.

Sergio M. Salomone

Ma ‘ndo vai sil’autocertificazionenun ce l’hai?

In questi tempi diimposta solitudine

sono tanti gliescamotage che

cerchiamo di ideareper far trascorrere il

tempo. Per quantogrande possa esserela nostra inventiva,

tuttavia, a finegiornata dobbiamosempre fare i conticon una solitudineche ci stimola alle

più variegateriflessioni,

innanzitutto sulcome siano cambiate

le nostre abitudinidurante questa

emergenza.

Un SudsalvinizzatoIn tanti abbiamo provato fastidio – purnel rispetto dell'espressione popolare edelle regole democratiche – per il con-senso che è stato attribuito al Sud allaLega e a Salvini in particolare, al puntoda averlo avuto senatore calabrese perlunghi mesi, prima che il suo seggiofosse attribuito a FI.In molti ci siamo indignati per il tratta-mento subito da Mimmo Lucano, lacancellazione del “modello Riace”,giusto o sbagliato non importa, e ciòpur nella diversità delle opinionipolitiche.In tanti abbiamo provato disagio, lanci-ato improperi, campagne scandalis-tiche, gridato contro il “barbaro” lom-bardo che impediva l'attracco dellenavi e dei gommoni carichi di disperati,di ammalati, di affamati, per giorni egiorni al largo delle coste italiane. Intanti ci siamo domandati “Se fossi statoio su quei barconi? Se ci fosse statomio figlio?”. E giù quindi con le“Bandiere rosse”, i pugni alzati, “Hastala vista comandante”, “Mio fratellonon ha colore”, “El pueblo unido”,Sardine in piazza, la “Calabria non siLega”. Potremmo davvero scrivere infi-nite pagine di slogan, di parole, diretorica… di vuoto e nulla più!Tanti ieri, pochi – troppo pochi – oggiindignati dinanzi allo scempio dell'u-manità che si consuma in ogni attimodelle nostre giornate da reclusi.È vero! Gli eventi drammatici dei nos-tri giorni e l'epidemia da Coronavirushanno stravolto – e stanno travolgendo– le nostre vite, le vite rapite degli altri,degli affetti più cari.Il dolore, la paura, l'angoscia dovreb-bero indurci a trovare conforto nellasolidarietà reciproca, nel farci forza enel darci coraggio, l'uno con l'altro.Invece no. Non passa giorno che, tra uninno di Mameli e un canto dai balconi,si levi molto più in alto, molto più pro-fondo, un grido, un gesto per nullaumano.E così, tutti a imprecare contro queimeridionali, colti da una telecameraimpietosa in vestaglia, in tuta, con sullespalle uno zaino pieno di vestitiammassati alla meno peggio. Di corsain preda a un panico che non ti lasciaragionare, alla paura indotta dallaschizofrenia di governanti irrespons-abili e inadatti a prevenire e a gestirel'emergenza. Additati da tanti fra noi,al sicuro, dentro le nostre case, pronti agiudicarli con metodo sommario esenza appelli, ad appiccicargli una stel-la gialla sul petto. E giù di tutto.“Incoscienti”, “irresponsabili”, “crimi-nali”, “sono venuti ad appestarci”… alritmo delle sferzanti parole di“‘Ntonella”, che delle nostre nonne haconservato, però, solo l'idioma.E allora le “grida”, gli editti, le ordi-nanze di chiusura al transito, legittimeo meno, opportune o imprudenti, nonimporta. Alziamo il muro per difender-ci dal virus, senza accorgerci di esseregià vittime del virus del contagio.Così si arriva, in riva allo Stretto, allavergognosa tenzone fra i sindaci. Con ilmessinese De Luca Cateno, di nome edi fatto – imbardato di fascia tricolore,simbolo di fratellanza e di unione – cheimpedisce a più di 100 siciliani di potertornare a casa loro. Gente costretta arientrare a casa per mille motivi. Chistava precario in affitto e si è trovatodall'oggi al domani sbattuto per strada.Chi, invece, rimasto a lavorare, purrischiando di ammalarsi, si è trovatoper decreto senza più attività in unaterra non sua. Uomini e donne, vecchie bambini, bloccati in un piazzale diVilla San Giovanni. Proprio comeavveniva quando Salvini si opponeva ache i clandestini potessero attraccare inun porto italiano, Due notti e passabloccati in quel piazzale, nelle mac-chine, in condizioni disumane. E quan-do si profila la loro sistemazionemomentanea in una struttura regginaecco il sindaco di Reggio, tronfio peressere stato taggato da NaomiCampbell per la parodia di “Io sonoLeggenda”, che si oppone con fermez-za perché “Reggio Calabria non è unlazzaretto e io non sono padreCristoforo nei Promessi Sposi!”, e tuttia battere le mani.Un giorno, però, saremo costretti aripensare a questi giorni. Un giorno,per quanto riottosi, qualcuno scriveràdi questa peste moderna. E allora,forse, chinando il capo, rossi per la ver-gogna e senza bandiere, saremocostretti ad ammettere, magari a mezzabocca… “Come era orrendo un Sudsalvinizzato”.

Gianpaolo Catanzariti

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La terribile pandemia di Covid-19 sta costrin-gendo - in ogni angolo del mondo - al cambia-mento di abitudini e comportamenti che rite-nevamo consolidati e immodificabili solo pocoprima. Ma sta anche incredibilmente stimo-lando una sorprendente capacità reattiva dipersone e sistemi organizzativi, in gran partefavorita - a ogni livello e luogo - anche danuove tecnologie digitali e ICT. Chi avrebberitenuto immediatamente attuabile lo smartworking in forma così ampiamente diffusa e inogni settore pubblico e privato di produzione,servizi, logistica, editoria, informazione, cultu-ra e perfino agricoltura?In Italia, le ultradecennali normative emanatein materia di telelavoro e lavoro agile non vierano riuscite e nemmeno le dimostrazionioggettive di esperti e scienziati su convenienzaeconomica, ambientale e perfino produttivadell’innovativa modalità lavorativa. Passeràalla storia che il cambiamento avvenne soloper uno sgradevole imprevisto.La pandemia di Covid-19 impone quindinuove riflessioni a livello globale e locale:siamo certi che il ritardo d’innovazione in cuisiamo immersi sia tutta colpa, come sostiene ilsociologo De Masi (40 anni fa fondatore dellaSocietà Italiana Telelavoro), della nostra “resi-stenza patologica al cambiamento”? Oppurec’è dell’altro, visto che lo smart working nonsolo era possibile ma pure facilmente fattibile(come i fatti hanno dimostrato)?E se anche la Regione Calabria - notoriamen-te percepita non particolarmente “reattiva”sotto diversi profili - è stata in condizione inpochi giorni di mettere in sicurezza e mante-nere operativa la stragrande parte dei suoidipendenti attraverso lo smart working, è indi-cativo che le dotazioni tecnologiche e digitalidi cui disponiamo (ma che spesso non cono-sciamo) c’erano ed erano già pronte per ilcambiamento repentino anche in una situazio-ne di straordinaria difficoltà. E, a ben osserva-re, anche alcune disposizioni di “contenimen-to” della diffusione del contagio messe in attodalle amministrazioni a ogni livello sono statepossibili e capaci di espletare i loro effetti atte-

si, solo per l’ampio utilizzo delle tecnologiedigitali disponibili (come l’uso mirato deisocial media e delle app per informare, espri-mere esigenze, ovviare a distanze…).Ora è anche tempo per una prima valutazione

sull’effettiva opportunità dell’uniformità delledisposizioni assunte e che considerano sullostesso piano le grandi concentrazioni urbaneiperabitate e il più piccolo, sperduto e spopo-lato borgo. Emerge infatti potente il tema

delle misure equilibrative e sostitutive da met-tere in campo per accogliere, sostenere e sod-disfare le esigenze (davvero vitali ed essenzia-li) delle popolazioni residue (e resistenti) con-finate nelle case diroccate dei nostri borghi.Sono già disponibili strumenti per soddisfarein sicurezza e risparmio economico le esigenzedi rifornimento o consegna di beni essenziali(alimenti, farmaci, libri) e per il supporto psi-cologico (conforto amichevole e anti solitudi-ne).Visti i limiti imposti alla libertà personale, condivieto assoluto e generalizzato allo sposta-mento, e la corrispondente carenza di perso-nale appropriato (attualmente impegnatonella trincea delle urgenze), dobbiamo ragio-nare sulla possibilità di usare diffusamente -per le tante persone sole e distanti - droni,automotive senza conducente, robot, teleme-dicina e così via, visto che le funzioni religiose(confessioni comprese) e perfino il governodella nazione si effettuano ormai da remoto edigitalmente! Di certo non basta più il mantradel non si può (per burocrazia, inspiegabiliresistenze?): l’attualità ha appena brutalmentesmentito senza credibili scusanti ogni alibi dicomodo. E quindi cambiare velocemente èpossibile e indispensabile, pena trovarsi impre-parati al prossimo evento atteso.Torna qui attuale la visione lunga del progettodi Monasterace: riunire in meeting le piccolerealtà mediterranee che hanno già efficace-mente implementato le potenzialità di digitalee web per originali e sostenibili soluzioni d’in-novazione sociale, finalizzate a migliorare laqualità della vita e i rapporti fra istituzioni,abitanti e luogo. Ora si aggiungerà il monito-raggio (già avviato e di cui daremo appenapossibile gli esiti) di quali e quante azioni etecnologie digitali siano state messe in campodalle nostre piccole comunità per il soddisfaci-mento di esigenze essenziali come sicurezzasanitaria e solidarietà al tempo dell’emergenzaCoronavirus.Ci tornerà utile quando ne saremo usciti enulla dovrà e potrà essere più come prima.

Maurizio e Martina Diano

Alcune settimane fa avevamo pubblicato un pezzo sulprogetto “Monasterace: il borgo della sensibilità”, nel qualesi illustrava come migliorare la qualità della vita nei nostri

borghi grazie all’innovazione digitale. Non potevamo sapereche quella innovazione avrebbe subito un’accelerata a

causa dell’epidemia di Covid-19, che oggi ci ha dimostratoquanto il “telelavoro”, fino a ieri considerato un traguardo

difficilmente raggiungibile, sia già realtà ovunque.

Il Coronavirus dimostra che i“Borghi sensibili” sono già realtà

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Consiglio Regionale: la terza è quella buona

Dopo un succedersi difalse partenze giovedìmattina, finalmente, ilConsiglio Regionale

della Calabria è riuscitoa riunirsi e a far partireconcretamente i lavori

della legislatura guidatada Jole Santelli.

All’ordine del giornol’insediamento di

Raffaele Sainato, che fasalire a quota due irappresentanti della

Locride presso laRegione, e l’elezione delPresidente del Consiglio.

Ma anche loscioglimento di

importanti nodi legatiall’emergenza Covid-19.

Pino Mammoliti,mettendo da parte le

rivalità politiche che locontrappongonostoricamente al

vicesindaco di Locri,ha voluto dedicare unpensiero commossoall’insediamento di

Raffaele Sainato tra ibanchi del ConsiglioRegionale svoltosigiovedì mattina.

JACOPO GIUCA

Sono dovuti trascorrere esattamente due mesi dalle elezionidello scorso 27 gennaio prima che il Consiglio Regionale dellaCalabria guidato da Jole Santelli riuscisse finalmente a riunirsi.È vero, l’emergenza Covid-19, che ha assorbito completamentei rappresentanti della nostra Regione e del resto del Paese, hafatto saltare moltissimi degli schemi politici ai quali ci saremmoaspettati di assistere, ragion per cui non ce la sentiamo di direche il susseguirsi di rinvii dell’assise sia stato in questa occa-sione sinonimo di immobilismo. Tanto più che il Consiglio digiovedì è stato anticipato da una riunione di Giunta in cui giàerano state prese importanti decisioni per il nostro territorio e,ovviamente, per l’adeguata gestione dell’emergenza in corso.Martedì, infatti, a Catanzaro, la Presidente e tutti gli assessorihanno determinato che la costituzione di parte civile dellaRegione nei procedimenti legati ai reati di mafia avvenga d’uf-ficio, senza passare quindi dall’approvazione della Giunta inogni specifico caso, e hanno approvato il piano della perform-ance, che individua le tappe che la Regione dovrà rispettare per

garantire lo sviluppo del territorio. Si è dunque passati alloscioglimento di nodi importanti relativi alla questioneCoronavirus, deliberando la cassa integrazione in deroga fra laparte sindacale e datoriale, che darà importante sostegno eco-nomico alle famiglie e ai lavoratori, e la sospensione delle sca-denze esattoriali per le attività produttive fino al prossimo 30settembre.Il Consiglio Regionale svoltosi invece giovedì a ReggioCalabria, dopo l’insediamento ufficiale di Raffaele Sainato alposto di Domenico Creazzo, è stato aperto da un discorso chePippo Callipo ha tenuto in vece del Presidente del ConsiglioRegionale, ruolo affidatogli in qualità di Consigliere piùanziano e nell’attesa che la carica venisse eletta. Le parole diCallipo si sono concentrate sul ruolo di responsabilità che ha lapolitica in questa delicata congiuntura storica e sulla raccoman-dazione a non dimenticare i problemi ordinari della RegioneCalabria: il rapporto sfilacciato della politica con i cittadini, lanecessità di creare opportunità ai giovani per impedire che con-tinuino a migrare, la gestione delle sempre delicata questione‘ndrangheta.Si è dunque proceduto alla votazione del Presidente delConsiglio Regionale, risultato, alla seconda tornata, DomenicoTallini, rappresentante forzista che rafforza ulteriormentel’idea di una regione a matrice berlusconiana. Il Presidente delConsiglio ha dunque effettuato un lungo discorso di insedia-mento, durante il quale, toccando diverse tematiche di pres-sante attualità, ha sottolineato di voler essere un punto di rifer-imento per tutti i consiglieri. Luca Morrone e Nicola Irto saran-no i vicepresidenti del Consiglio, Filippo Mancuso e Grazianodi Natale i segretari questori.Nel suo intervento conclusivo, la presidente Santelli ha sotto-lineato la delicatezza dell’emergenza Covid-19 che il Consiglioè chiamato ad affrontare, ma ha rivelato anche di essereottimista relativamente alle possibilità che la Calabria possauscire a testa alta da questa difficoltà.A dimostrazione della volontà di non perdere ulteriormentetempo, al termine dello stesso intervento è stato imposto alleASP regionali di non avviare l’apertura di presidi Covid-19presso gli ospedali Spoke, scongiurando così la possibilità cheanche l’Ospedale di Locri venga “smantellato” per fare posto areparti che si occupino esclusivamente dell’emergenza in corso.

Non voglio rifare in un post la storia politica locale degliultimi trent’anni, soprattutto quella che riguarda la DC,non sarei né in grado né obiettivo. Sento però oggi diesprimere alcune considerazioni di natura sentimentale-politica, perché ho visto Raffaele Sainato in tv rappre-sentare la nostra città in Consiglio Regionale. Immaginoche il secondo pensiero di Raffaele, oggi a ReggioCalabria, sia stato verso Locri e le condizionidell'Ospedale cittadino. Il primo pensiero, conoscendolo,lo avrà - giustamente - rivolto al cielo.Quando ho iniziato a fare attività politica, Raffaele eraun giovane studente dello stesso Liceo Scientifico, con-sumato dalla passione per la politica e devoto fedele delrito misasiano, allora superiore a quello di FratelCosimo, soprattutto dalle nostre parti. Anni di battaglieall'interno della “Diccì” ci hanno visto spesso contrap-posti e addirittura, per qualche tempo nemici. Dal 1996,le nostre strade e i nostri colori politici sono sempre statisu postazioni differenti, sino alle ultime elezioni region-

ali. Indubbiamente è stato più capace di me a raggiun-gere obiettivi importanti dal punto di vista istituzionale,per questo gli riconosco costanza e capacità strategicanon comune.Oggi, vederlo tra gli scranni occupati in passato dapolitici come gli onorevoli Barbaro, Laganà,Fortugno, giusto per citare i locali, mi ha d'improvvi-so commosso e inorgoglito a tal punto da scriverequanto sto facendo senza retorica o captazione dibenevolenza. Combatti, avversario politico, come,immagino, tu voglia fare nell'interesse della nostracomunità, ora è tempo di dimostrare ardore e valore.Tutti, da destra a sinistra, te ne saremo grati…Qui mi fermo perché mi accorgo che sto facendoproprio quello che avevo detto di non potere e nonvolere fare: la storia dentro un post. Con affetto,senza rivalità.

Pino Mammoliti

“Vedere Raffaele in ConsiglioRegionale mi ha inorgoglito”

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Ognuno guarda alla fine dell’emergenza come a unmomento di liberazione e, direi, che ciò è giusto. Credo cheogni manifestazione di liberazione da ciò che ha ristretto la

nostra vita in pochi metri quadri per giorno sarà legittima, seppur senzadebordare da cautele progressive che ci imporranno la necessità di capitaliz-zare il risultato per non ritornare al punto di partenza. Ma non solo. Vi saràchi nel nuovo orizzonte cercherà di trovare paradigmi esistenziali, nuovisignificati che abbraccino la vita di ogni giorno, quella che sarà la nostranuova quotidianità o i rapporti tra i massimi sistemi dell’economia e dellapolitica. Vi saranno nuovi profeti che cercheranno di ipotizzare un nuovodivenire e altrettanti nuovi esperti che avevano previsto tutto e che si schie-reranno tra i primi oracoli del cambiamento. Anche questa sarà una narra-tiva già vista e che si replicherà senza molte emozioni, se non quelle di farripartire una nazione e le sue attività produttive e i suoi rapporti sociali forsein maniera diversa. Tuttavia vi è un rischio. Ed è il solito rischio che colpiscepiù di un virus fisico quanto culturale: quello di dimenticare presto, di cre-dere che il non prevedere sia la migliore arma per esorcizzare ancora unavolta gli imprevisti del futuro. Di un futuro che si presenterà complesso enon in termini di drammi, ma di capacità di gestire la complessità di una vitaglobalizzata che non ci ha dato il tempo di fermarci. Di tener conto degliimprevisti, lasciati fuori dalla porta di ogni pianificazione per fare strada al

momento, alla semplice considerazione che, superata la piena, l’arbusto sipossa rialzare e mantenere la sua flessibilità sino alla prossima ondata, spe-rando che a furia di piegarsi non giunga prima o poi al punto di rottura. Diriflettere sulle nostre responsabilità piccole o grandi che siano nei confrontidi noi stessi e degli altri che ci circondano. Ecco, il rischio è quello di immer-gerci, ad emergenza conclusa, nuovamente nella frenesia del tempo senzadominarlo, ma diventando ancora una volta ostaggio di una superficialitàche ci impedirà di apprendere. E, così, il rischio, soprattutto al Sud, una voltasmantellate le strutture dell’emergenza e ritornati alle nostre abitudini - giu-ste se personali e che ci rassicurino sulle piccole cose, ma pericolose per nonutilizzare un altro termine – sarà che non ci interrogheremo più sul come, inche modo e con quali mezzi, idee e capacità di previsione e pianificazioneabbiamo affrontato questa emergenza e come potremmo affrontarne altre.Ma, soprattutto, rischieremo di spostare ogni analisi anche dal come e in chemisura uscire da un’emergenza quotidiana senza nuovamente ridare respi-ro alla rassegnazione indolente. Per questo, al di là di profonde riflessionifilosofiche, restituire senso al domani diventa un esercizio necessario diautoresponsabilità, di partecipazione attiva e non di recri-minazione o di spostamento delle colpe verso altri.Un lusso che si pagherà a caro prezzo se non lo abbiamoancora compreso.

CALABRESE PER CASO a cura di Giuseppe Romeo

L’epidemia di Covid-19 ciimpone una riflessione

relativa a come debbanocambiare le nostre priorità nel

prossimo futuro. La sanitàitaliana, pur avendo mille

difetti, si è dimostrata tra lepiù “democratiche” al mondonell’affrontare l’emergenza,ma anni di tagli in favore deisettori bellici o tecnologici e

della privatizzazione cihanno comunque resi im-

preparati al flagello che ci hacolpiti. Che sia giunto ilmomento di cambiare?

Le nostre abitudini e certezze sono state messe adura prova dal normale avvicendarsi della vita sulnostro pianeta. Noi onnipotenti dominatori dellanatura, con le nostre scoperte, ricerche, medicinee strumentazioni d’avanguardia, ci guardiamoimpauriti e sconvolti all’apparire di un minuscoloessere che ha una sua vita autonoma, con unacapacità di replicarsi nelle cellule del nostrocorpo. In attesa che la diffusione si blocchi e contempo si torni alle nostre pigrizie, svaghi, amori epassatempi e al lavoro, per chi ancora lo ha, alcu-ni interrogativi rimangono aperti.Eravamo tutti atterriti dai virus informatici chepossono bloccare il funzionamento delle indu-strie, per non parlare dei sistemi di allarme e con-trollo di quelle spaventose macchine di sterminioche sono le armi nucleari, ma più preoccupati,forse, che ci bloccassero i nostri amati smartpho-ne. Adesso il mondo è messo sottosopra da unpiccolo germe che sta diffondendosi su tutto ilglobo con buona pace di coloro che, pur negandol’evidenza, adesso devono affrontare l’emergen-za.Tutti abbiamo usufruito della globalizzazione,arma potente, per riportare all’ordine chi volevaribaltare i poteri e i padroni della terra. Prezzi

bassi, lavoratori messi alle strette, “schiavi” guida-ti da una applicazione, costretti a turni faticosi eprecari. Il neoliberismo, come fine delle contrad-dizioni tra impresa e lavoro, ha aumentato le dif-ferenze sociali e adesso sembra che tutti siamosulla stessa barca grazie a un mostriciattolo chesembra essersi evoluto da precedenti virus.Al momento, in Italia, al secondo posto dopo laCina per numero di malati, sembra che l’infezio-ne abbia avuto effetti mortali su moltissime per-sone con altre patologie, e in pochi casi su quellicon nessuna. Questo dovrebbe farci riflettere:migliori condizioni di salute forse avrebbero atte-nuato gli effetti letali. Peccato che il neoliberismo,pensiero unico dominante, voleva spingere allaprivatizzazioni selvaggia in tutti i settori, dallasanità, alle pensioni, alla scuola.La sanità italiana, alla quale tutti possiamo acce-dere senza distinzione di reddito o censo, staaffrontando una prova impossibile, ma dimostrache è l’unica che può salvare tutti. La sanità pri-vata non è adatta a rispondere alle epidemie,gestisce settori di eccellenza, ma non può compe-tere con quella pubblica per queste emergenze.L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha datiche dimostrano che anche i cambiamenti climati-

ci, oltre gli effetti sui territori come la desertifica-zione e l’innalzamento degli oceani, comporta lamigrazione dei vettori di queste epidemie, che sispostano in zone climatiche più adatte al lororiprodursi. Forse le migrazioni umane e degli ani-mali fanno parte della vita sulla terra, dobbiamoprenderne atto.Assistiamo a un diverso modo di reagire deidiversi Stati: chi cerca di affrontare insieme i pro-blemi passando informazioni e inviando materia-li sanitari si contrappone a chi chiude i confinipensando che l’epidemia non li tocchi, per nonparlare di chi cerca di accaparrarsi il maggiornumero di mascherine o respiratori fino al puntodi volersi comprare i brevetti dei vaccini contro ilCoronavirus.Ecco, in questo mondo impaurito, forse questapiaga unirà buona parte dell’umanità ad affronta-re insieme le stesse problematiche sociali,ambientali ed epidemiche. Una buona occasioneper eliminare le armi nucleari e biologiche, espendere i fondi per la salute, le emergenze cli-matiche, le povertà, il lavoro, per un mondo dipace e giustizia, fraternità e uguaglianza.

Francesco Martino

La paura della morte mette a nudo le nostre certezze

Come prima, meno o più di prima?

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GIUDIZIARIA

«Sono a conoscenza che esistono le doti: la"Santa", "Vangelo", "trequartino", "quartino","padrino", "semicrociata", "crociata", "stella",

"mammasantissima"; poi conosco tre doti che nes-suno sa e che ce l'hanno sette/otto persone in tutto ilmondo. Me le ha confidate quel vecchietto che era dete-nuto con me, F.D., che ha 82 anni, arrestato nel processoCrimine: le doti che mi ha detto vengono denominate"tredicesimo apostolo", "infinito" e "super associazione".Sono a conoscenza della dote del "Medaglione" che erastata inventata da U.B. di Rosarno per la Sacra CoronaUnita e riformulata nella “Stella”.»È quanto ha raccontato di recente un collaboratore digiustizia, tale Zappia, nell’interrogatorio reso il 2 marzo2019 alla presenza di magistrati della Procura Antimafiadi Catanzaro, coordinati dal dottore Nicola Gratteri, ilcui contenuto, sintetizzato, è parte integrante dellamaxioperazione denominata “Rinascita-Scott”.In questo contesto sono riportate le dichiarazioni dellostorico collaboratore Tripodoro che, nel procedimento"Galassia", ha riferito: «Effettivamente la 'ndrangheta hauna costruzione verticistica, direttamente dipendente dal“Locale” di San Luca, primo tra tutti i Locali.Innanzitutto occorre dire che tutti i “Capi Società” chehanno il “Crimine”, ossia sono riconosciuti a San Luca,formano una commissione, chiamiamola "Regionale",che si riunisce normalmente una volta all'anno, ma cheall'occorrenza viene altresì riunita. All'interno di questacommissione occorre distinguere i “Capi SocietàCriminali” del “reggino", che costituiscono una sorta di“Commissione” ristretta, o “Provinciale” reggina. Vi è dadire, infatti, che il Santuario è a San Luca e, pertanto, ètale “Commissione” ristretta che procede all'indicazionedel capo della ‘ndrangheta, comunemente definito "UZili”. Tale situazione di preminenza del “Locale” di SanLuca non attiene soltanto a funzioni di controllo delrispetto delle regole del codice degli Uomini, ma hadiretta incidenza sui profitti di ciascun “Capo Società”che ha il “Crimine”, ossia che è riconosciuto dal “Locale”in questione. Ciascuno di essi, difatti, deve conferire unapercentuale dei propri proventi al “Locale” di San Luca.Almeno questa è la regola […]. Il riconoscimento daparte di Reggio, secondo vecchie regole della ‘ndranghe-ta, attribuisce la possibilità al Capo Società di aprire a suavolta fino a un massimo di sette “Locali”, riconoscendoa capo di ognuno un Capo Società. Sia ben chiaro cheanche se un “Locale” non è riconosciuto da Reggio, in talcaso si dice in gergo che c'è comunque "un buon ordine",nella sostanza può anche non cambiare nulla. Ma perragione di tradizione, e il più delle volte per una questio-ne di affari, un po' tutti aspirano a questo riconoscimen-to da parte dei reggini, onore, questo, riservato a benpochi. Quando vi è questo riconoscimento si dice comu-nemente che il Capo Società è “ammesso al crimine” diReggio o di San Luca, che è il “Locale” madre. Ecco per-ché, sempre in gergo, in questo caso si dice che il caposocietà è un “Criminale”.»E ancora oltre: «Allorquando il “Santista” o il “Vangelo”è accreditato a “Salire alla Montagna”, ossia è ricono-sciuto come “Capo-Società” di un determinato “Locale”da parte del “Locale” di San Luca, ossia dal vertice della'ndrangheta, con possibilità di formare le c.d. 'ndrinedistaccate, sino a un massimo di sette “Locali” distacca-ti, allora al “Santista” o al “Vangelo” spetta il titolo di“Crimine” o “Criminale”…»Tripodoro riferiva inoltre: «Così come per la“Picciotteria”, anche per il conferimento del grado di“Camorrista” o “Seconda” il “Tavolo” è composto dacinque persone. In quest'ultimo caso, la “Cerimonia”prevede che l'aspirante “Camorrista” sia punto da uno atre volte con uno strumento acuminato sì da provocarela fuoriuscita di sangue che viene succhiato dalla perso-na che fa la c.d. “Tirata” e che viene scelta dall'aspirantetra i cinque partecipanti al “Tavolo”. Specifico che la pre-senza delle cinque persone è formale in quanto è possi-bile che una di esse sia fisicamente assente alla“Cerimonia” e possa essere rappresentata daun coltello…»

FRUTTI DIMENTICATI

Le “nuovi doti”della ’ndrangheta

A TAVOLA CON BLUETTE

MALUS DOMESTICA BORKHFAM. ROSACEE

In tutti i territori della Calabria esistevano (oranon più) infinite varietà di meli che venivanodenominate in maniera diversa. Per avere un’ideadi quanto fossero numerose le varietà in Calabriaricordiamo il caso di Domenico Andrieri di S.Giovanni in Fiore (CS), che aveva dedicato tuttoil suo tempo libero, per circa trent’anni, alla ricer-ca dei meli in tutta la Sila nelle provincie diCatanzaro, Cosenza e Crotone. Aveva individuatocentinaia di varietà di meli e aveva cominciato acreare un piccolo vivaio di tali preziosissime pian-te in un campo non grande nel suo paese, ma siala sua attività che il controllo delle varietà eranovenute meno in seguito a una malattia che l’avevacostretto a rallentare il suo impegno.Una decina di anni addietro il funzionariodell’Arpa Emilia Romagna Sergio Guidi era venu-to espressamente dalla sua regione per fargli visi-ta nel policlinico di Germaneto e io lo accompa-gnai. Domenico era molto amareggiato e raccon-tava come le istituzioni calabresi non avessero maipreso in considerazione la sua preziosa ricerca,mentre Paolo Belloni, alla fine degli anni ’90 loaveva invitato a preparare un’esposizione di centi-naia di varietà delle sue mele a Guastalla, inEmilia Romagna. Raccontava inoltre che il suovivaio era stato oggetto, una notte, del furto didecine e decine di varietà di meli, per cui la figlia,avvilita, aveva deciso la distruzione delle rimanen-ti; in altri termini il lavoro trentennale diDomenico era stato vanificato. Fu distrutta persi-no un’agenda in cui Andrieri, aiutato dalla moglie,annotava le località e i comuni in cui aveva indivi-duato le diverse varietà di meli.Dopo aver recuperato miracolosamente il nume-ro di Domenico, qualche giorno fa gli ho telefona-to e lui ha ricordato con piacere il giorno in cui ciconoscemmo a Germaneto e la bellissima avven-tura della sua ricerca sui meli della Sila. Avevaindividuato ottocento varietà sedimentate inmigliaia di anni, dal periodo preellenico finoall’800, che avevano raggiunto tante regionid’Italia attraverso i mercanti che, arrivati a prepa-rare i carichi di merci da trasportare talvolta con lenavi; sceglievano le varietà più interessanti da por-tare nelle proprie regioni d’origine. Così capitòche le varietà annurche, le renette, i meli primave-rili e quelli estivi vennero portate dalla Sila intante parti d’Italia, invece nella Sila madre rimase-ro neglette e a un certo punto era arrivato un visio-nario che aveva tentato il loro salvataggio, ma l’a-

nalfabetismo spirituale degli amministratori cala-bresi aveva vanificato il tentativo. Le varietà sonoancora presenti sugli altipiani, sparsi in tanti campisemiabbandonati attraversati da Domenico pertrent’anni, ma difficilmente ci sarà un altro visio-nario che cercherà di metterle in sicurezza e didiffonderli.I meli però non erano solamente appannaggiodella Sila, in cui avevano trovato l’ambiente piùadatto per la loro diffusione, ma si trovavano intutte le aree della Calabria in cui i loro frutti con-correvano alla sopravvivenza alimentare degliuomini e degli animali e ogni comunità aveva leproprie varietà che si differenziavano da quelledelle comunità vicine. Prevalevano le varietàinvernali, ma esistevano quelle tardo primaverili eanche quelle estive. A Ferruzzano, in un campodei miei genitori, esistevano cinque varietà, in unsecondo altre due, in un campo di proprietà deifratelli Antonio e Filippo Ambrosino, in contradaGurni, ne esistevano altre quattro e nel campoaccanto al loro, una volta mio, altrettante.Una decina di anni fa, seguendo i consigli diFilippo, Antonio e io abbandonammo i campi dicontrada Gurni e abbiamo rivolto i nostri interes-si nei campi di Contrada Foresta S. Leonein cuiessendo confinanti ancora, collaboriamo in speri-mentazioni agricole o in tentativi di salvataggio divarietà in estinzione. Vi abbiamo trasferito alcunevarietà di meli che però sopravvivono a stento inquanto i terreni sono argillosi e a una decina dimetri sul livello del mare, ma ho notato che unavarietà, la Melarosa, del tipo leggermente acidula,riesce ad adattarsi a un ambiente poco confacentea essa.Di Melarosa c’erano diverse varietà in parte scom-parse, ed erano denominate con tale termine inquanto emanavano una fragranza di rose, natural-mente antiche, ed esistevano dei tipi dalla pezza-tura enorme, che sono stati i primi a soccombere,ma la maggioranza era caratterizzate da una pez-zatura piccola, come quella qui presentata, chefinalmente quest’anno ha cominciato a produrrenonostante sia stata un po' trascurata. Essa ha evi-denziato una qualità apprezzabile, costituita dallanotevole resistenza dei suoi frutti alla mosca dellafrutta e le poche mele prodotte sono risultate gra-devoli, sia nell’aspetto che nel gusto. La loroforma risulta quella classica delle mele senza difet-ti, con schiacciamento ai poli, e sono caratterizza-te dal color rosa, talvolta molto sbiadito, mentrerisultano adatte alla lunga conservazione inambienti freschi.

Orlando Sculli

Pumu melarosa di Ferruzzano

SUSUMELLE

BRIGANTI

Gelsomino ripensava a quella sputacchiata ricevuta dalbalcone da parte della sua amata Olivina che, a quantopareva, lo disprezzava.“Le sputacchiate arrivano sempre da nord”, pensò visua-lizzando la distanza tra lui e il balcone. Ma si rimangiò ognicosa dopo aver visto il TG che annunciava che i sicilianirifiutavano i loro stessi corregionali e li lasciavano in balìadi sé stessi, come un barcone in mezzo al mare, solo chestavolta era solo vicino al mare.“Le sputacchiate peggiori arrivano da chi ti sta vicino”, econfermò quell’idea triste.Il suo cuore cominciò a spezzarsi in tanti piccoli pezzetti, erimetterli insieme sarebbe stata cosa ardua e interminabi-le. Non trovava un posto adatto al suo minuscolo e indife-so essere: la sua amata montagna non prometteva unroseo futuro benché colma di ogni frutto benedetto dellamadre terra.Ogni cosa pareva esserci e non esserci allo stesso tempo:c’erano idee e non come attuarle, c’era la buona volontà

ma mancava quella dello Stato. Aveva le mani legate.Ovunque guardasse non c’era scampo: non poteva andareal nord per via del virus, e poi qualcuno lo avrebbe accusa-to di non essere ligio perché non del posto, benché andas-se a lavorare.“Perchè non sono nato a Milano? - Si chiese. – Avrei potu-to essere ligio anche io!”E capì che il suo era un mondo crudele ma, più chemondo, era uno Stato crudele. Non poteva andare a sudperché ti lasciavano per strada senza aiuti, non potevarestare a casa sua per molto perché non aveva di che vive-re. Non poteva neanche sognare l’amore perché quello loaveva rifiutato in malo modo, e senza che l’avesse cono-sciuto davvero. Cosa avrebbe potuto fare Gelsomino?Non restava che attendere tempi migliori, pregando nellabenevolenza altrui. E a questo ultimo pensiero, cominciò avenirgli un forte mal di pancia…

Brigantessa Serena Iannopollo

L’amore ai tempi del Coronavirus- Parte terza

Ben ritrovati, questa settimana tor-niamo nella nostra bella Calabria conun calabrese doc: Vittorio Introcasogiornalista di storie italiane Rai Uno.

Preparazione: 20 min. Cottura: 15min. Difficoltà: facile Dosi: per20 pezzi, Costo: basso

INGREDIENTI :500 gr. farina 00; 200 gr. zucchero, 10gr. cacao amaro , 8 gr. cannella; 200gr. miele, latte intero 60 gr.; acqua 45gr.; lievito in polvere 16 gr.. (per lacopertura 200 gr. cioccolato fonden-te).

PREPARAZIONE:1) Versare il miele in un pentolinocon acqua e fatelo sciogliere .2) In una ciotola mettete la farina, lie-vito, cacao, cannella, zucchero, latte eaggiungete il miele - impastate iltutto.3) Su un piano di lavoro spolveratocon la farina , stendete con un matta-rello una sfoglia 1 cm, con un tagliapasta tagliate dei rombi.4) Cuocete in forno a 190° per circa15 min.; lasciarli raffreddare.5) Sciogliete il cioccolato a bagnomaria e immergete solo la parte supe-riore dei biscotti.

Alla prossima ricetta !!!

Potete seguirmi tutte le sere dalle ore21 su “Studio54 NetWork” nel pro-gramma #covid54 condotto daMichele Macrì e in consol djFrancesco d’Augello.

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Sesto io no, e nemmeno ottavo. Postremo, cioè nono,di un’affollata famiglia plebea che non sapeva mette-re d’accordo il pranzo con la cena. Il mio arrivo, noncontrastato, in quest’aiuola, che ci fa tanto feroci, nonrappresentò un evento eccezionale. Erano Distratti.Non mia madre, ma per lei vale l’attenuante dell’in-vasione delle doglie del parto liberatore, non i mieifratelli e le mie sorelle (mio padre è morto nel 1964)ricordano l’ora in cui nacqui. Ma, poiché a casa mianell’albeggiante notte in cui venni al mondo manca-va il petrolio, c’è da immaginare che era del tuttoimprobabile l’esistenza di una sveglia. Al municipiodi Bova Marina la data della mia nascita è registrataal 24 marzo 1940.A casa mia non smisero di distrarsi, e mio padre miregistrò con il nome di Pasquino. Niente da spartirecon l’umanista trecentesco Pasquino Cappelli, nienteda spartire vieppiù, con il celebre compagno diMarforio.Fu una distrazione. Gli dovette inciampare la lingua,a mio padre, in quel marzo 1940, e invece diPasquale, gli uscì l’inusitato diminutivo.Era la guerra quando io nacqui, l’Italia era tutta nera.A casa mia però, nera era solo la miseria. Mio padre,

quinta elementare e mente matematica, era antifa-scista. Il suo antifascismo nasceva dalle cose, non dailibri. Vedeva attorno a sé contadini piegati sotto lasferza dei gerarchi della terra in camicia nera, e inloro odiava il fascismo. Ebbe più perquisizioni chepersecuzioni. Come dire: ogni tanto lo chiamavanoin caserma.In caserma lo chiamarono di brutto quando, perintuizione felice di mia madre, carica di sofferenze edi privazioni, che volle aumentare, decise di far pro-seguire niente meno che la liceo classico di ReggioCalabria, mio fratello Giovanni, il secondo dei figlimaschi, che ora è professore presso l’Università diMessina.Era un atto di insubordinazione civile quello cheaveva compiuto mio padre, uno scandalo sociale piùche politico: i figli dei carrettieri siano carrettieri.Chi ricorda le infamie fasciste di quegli anni? Miopadre non ha lasciato memorie. E a che pro? La sto-ria si fa dall’alto dei palazzi, non dall’alto di un carrotrainato dai buoi, su cui, per altro, mio padre stavaseduto perché, se all’impiedi, gli girava la testa.Dovette girargli, più del solito, la testa a mio padrequando arrivò la libertà. Si era nel 1945. Nella rudi-

mentale piazza Monsignor D’Almazio D’Andrea, labanda musicale intonava “Noi vogliam Dio”. Miopadre avvicinò il capobanda chiedendogli – c’era onon c’era la libertà? – di suonare a fine programmal’“Inno dei lavoratori”. Il povero capobanda cercò dispiegargli l’impossibilità: la festa era religiosa. Miopadre non ne fu convinto e impose: “Subito, l’“Innodei lavoratori”. Le note dell’inno di Turati si levarono per aria tra lostupore della folla che interruppe, stranita, la pre-ghiera. Carabinieri accerchiarono mio padre che fusubito circondato e sottratto all’arresto dai suoi com-pagni di ideale per il quale – egli diceva – bisognavamorire.Mio padre era anarchico. Anarchico è il pensiero everso l’anarchia marcia la storia. Peròp, votava rego-larmente partito comunista. Non distingueva.Anarchici, comunisti, socialisti erano tutti amici delpopolo. Non vedeva differenze. Organizzato in unpartito non fu mai. Rimase sempre un uomo libero,sprezzante di ogni compromesso: proprietario di unpaio di buoi, quando gliene moriva qualcuno nonbussò mai alle porte di una piccola e criminosa bancalocale, che prestava, facendo cambiare fede politica.

Era un uomo tutto d’un pezzo. Per l’ideale bisogna-va morire e noi a casa rischiavamo prosaicamente dimorire di fame. Mia madre era più concreta e così, a sua insaputa, dalmunicipio arrivò qualche pacco dell’Eca e un imper-meabile usato, che, debitamente rivoltato, accompa-gnò i miei anni di ginnasio. E si continuava a cantare“Bandiera rossa”.Mio padre identificava tutto il potere nemico delloStato nella polizia e nei carabinieri. Non aveva, poi,almeno a quei tempi, tutti i torti. Non poche volte ilgoverno delle SS (Selba – Saragat) aveva lanciato imastini del ministro degli Interni contro i lavoratori.Poiché il sangue non è acqua, io, ancora adolescente,mentre il corteo del Primo Maggio sfilava sotto lalocale caserma, gridai – era il 1953 – “Abbasso i cara-binieri”. I carabinieri, fortunatamente per i dirigentipolitici e sindacali, in ben altre faccende affaccenda-ti, non udirono il mio grido sedizioso. Io sono un animale politico di stampo massimalista.Mia madre mi generò, la politica mi prese subito.

Pasquino Crupi

ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

Guai a l’uomo che dimentica i suoi maestri, guai a chi nonmantiene viva la memoria delle feste dei suoi formatori.Mi sono segnato questa frase di una di quelle lezioni distoria che il 24 marzo si possono guardare online, perchémi trasmetteva un senso di rispetto dal sapore antico. Mipiace sentire o leggere i testi del passato perché vi ritrovoall’interno una lingua più ricca, più melodica e ricca disignificati. Certo, la modernità porta con sé molti vantag-gi, ma ritengo che la sintesi, talvolta, sia uno degli svan-taggi.In ogni caso ritengo necessario ricordare il mio caro mae-stro Pasquino Crupi, che avrebbe compiuto 80 anni il 24marzo perché, come afferma lui stesso nella propria bio-grafia, venne registrato il 24 marzo del 1940.

Di Pasquino ho scritto molto in questi anni, anche perchéè stata una delle guide più importanti della mia vita oltrea essere un amico di mio padre e il compagno di tantebattaglie. Ma non voglio che questa ricorrenza, che se luifosse stato vivo sarebbe stata una festa, passi nel dimenti-catoio per tutte le persone che lo hanno conosciuto e chegli volevano bene.Chissà cosa avrebbe scritto, Pasquino, di questa pande-mia, e se avrebbe resistito allo slogan #iorestoacasa? Iopenso che si sarebbe ribellato in qualche modo e, oggiavrebbe messo in evidenza come l’Italia sia stata aiutatasolo dai compagni Russi, Cubani e Cinesi. Ieri, in tuttaItalia sono stati celebrati gli 80 anni di Mina, la tigre diCremona. Sono sicuro che lui sarebbe stato contento diessere accostato a questo mito della canzone italiana.Ciao Professore, dovunque tu sia.

Chi meglio di PasquinoCrupi avrebbe potutoparlare di Pasquino

Crupi? Convinti che ilmodo migliore per

ricordare il compiantoprofessore nella settimanain cui avrebbe compiuto

80 anni è riportare leparole con cui lui stesso siè descritto, pubblichiamo

un estratto della suaautobiografia “Un

gambero rosso”, in cuiCrupi ripercorre il periododella guerra e il suo primo

contatto con il mondodella politica, che ne

avrebbe cambiato persempre l’esistenza.

La nascita del professore venne registrata dalla famiglia proprio il 24 marzo del 1940,come racconta lui in un curiosissimo passaggio della sua autobiografia, una data che non

abbiamo voluto dimenticare non solo per il rispetto che portino ancora oggi per la suastraordinaria figura professionale e umana, ma anche perché non possiamo fare a menodi domandarci cosa avrebbe pensato della situazione d’emergenza che stiamo vivendo.

“Mia madre mi generò, la politica mi prese subito”

RicordandoPasquino,

che martedìavrebbe compiuto 80 anni

www.larivieraonline.com Ril ricordo29

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www.larivieraonline.com Rcultura29

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Un gruppo di avvocati e magistrati hannoescogitato un modo insolito di affrontare ladetenzione domiciliare per Corona Virus.Cogliendo la sfida lanciata da AntonellaSotira, 45 autori si sono dati appuntamentosu un gruppo Facebook e con le applicazionidi messaggistica, chat telefoniche e videochiamate, anche durante le ore notturne,hanno scritto ben 60 racconti brevi e brevissi-mi sul “Coronamood”.Antonella Sotira, avvocato ideatrice delPremio “IusArteLibri: Il Ponte dellaLegalità”, appassionata lettrice e psicosinteti-sta, conduce da anni corsi di scrittura creati-va per fini terapeutici e aggregativi. Non è laprima volta, infatti, che i racconti ispirati,istruiti, editati dei suoi “allievi” vengono pub-blicati. Lo scrittore Andrea Bocconi, notopsicoterapeuta, ha supervisionato il laborato-rio con le sue lezioni online, offrendo prezio-se analisi letterarie della tecnica del raccontobreve da Cecov a Pirandello e suggerendo itemi degli esercizi.Oltre al veterano Bocconi, gli autori già noti,anche grazie al Concorso IusArteLibri, sonoi magistrati Giacomo Ebner, AngeloMartinelli e Maria Rosaria Rizzo, i professo-ri Giovanni Iorio e Gianni Spallone, gli avvo-cati Giovanna Corrias Lucente, GiulianaBarberi, Irma Conti, Anna Sistoapoli,

Monica Schipani, Anton Emilio Krogh,Giuseppe Belcastro, Giuseppe Cherubino,Alberto Campisi. Non è mancato l'apportodei poeti, dal sommo calabro Dante Maffiaalle poetesse Maria Buongiorno e AntonellaPagano.Il titolo della raccolta è stato coniato dallacoppia Ebner - Di Napoli, che nel nome stes-so del maledetto virus, hanno tratto l'ispiratomessaggio di speranza, che rimanda allafamosa battaglia di Zela, l'odierna città diZile, in Turchia.L'insperata e immediata vittoria del grandeGiulio Cesare, nel maggio del 47 a.C., controFarnace, re del Ponto, stando a Plutarco,venne comunicata al Senato romano con lasuccinta frase "Veni, vidi, vici" (Venni, vidi,vinsi). Esempio imperituro di sintesi comuni-cativa, che ha ispirato la sfida della brevità deiracconti che da un range di 51 parole (comenel racconto "Tram" di Bocconi) non oltre-passa il quello delle 950.Unica eccezione concessa è quella data alGiudice Caetani, il personaggio della vignet-ta e dei racconti del giudice Ebner, che addi-rittura regala al pubblico il futuro "sequel"della giustizia post virus. La penna della fami-glia Ebner è provvida: difatti anche la vignet-ta della copertina e quelle all'interno del librosono state create dal fratello Stefano.

La Sotira ci tiene a far sapere che ci sono ben8 racconti scritti da bambini, i suoi nipotini eil figlio Ernesto Hermes: gli unici a non avertemuto il limite delle cento parole.L'iniziativa è stata occasione di incontro inti-mo e fraternizzante con gli autori, alcunisemplici conoscenti, che ci ha consentito dicontenere la paura, la sofferenza e la preoc-cupazione di questo drammatico momento.Dai racconti trapela tristezza, disperazionema anche tanta tenerezza e speranza. Moltisono carichi di humor e ironia, di metaforecon licenza poetica, e tutti egualmente densidi pietas e humanitas. La creatività è sempreuna risorsa terapeutica a cui bisogna saperattingere nei momenti di crisi.Un plauso va alla casa editrice Bastogi, il cuititolare Angelo Manuali è tra gli autori, cheha accettato di pubblicare in questo difficilemomento e di aderire al fine benefico dellibro: i proventi verranno infatti devoluti allaCroce Rossa di Reggio Calabria per contri-buire alla gestione dell’emergenza sanitariaCovid.E ovviamente il plauso a tutti gli autori chehanno scritto.Visto che non mancheranno le buone difese,lasciamo ai Lettori l'ardua sentenza sulla pia-cevolezza del libro e alla loro generosità lavoglia di comprarlo o regalarlo.

Può un abbraccio virtuale, che parte da Locri, includere condelicatezza in esso la città di Milano e i suoi figli? La rispostaè positiva. A far concretizzare tale “sogno”, in un momentoterribile quale questo che stiamo vivendo, ci pensano gli stu-denti dei Licei “Mazzini” di Locri che, utilizzando il brano“Milano” dell’artista Bruno Panuzzo, realizzano insieme aquest’ultimo un singolare documento dei tempi.L’opera, che esorta la speranza e la volontà di sconfiggere ilCOVID - 19 lasciandosi alle spalle questo delicato e infelicefrangente, s’intitola #milanobuonevibrazioni. Il video, realiz-zato a Milano prima della diffusione della pandemia, è statointeramente filmato dai ragazzi con l’ausilio dei lorosmartphone. Un documento valido e singolare che fa emer-gere la voglia di normalità, di speranza e concretezza.I ragazzi del Mazzini di Locri (coadiuvati dal PresideFrancesco Sacco, dalla Vice preside Girolama Polifroni e dal-l’intero personale docente) hanno lavorato in sinergia conl’artista Bruno Panuzzo utilizzando lo strumento della reteinternet. Da tutto ciò è emersa la grande volontà di non inter-rompere, ognuno da casa propria, un percorso di formazioneumana e scolastica comune.Il video, oltre che alla città di Milano, è dedicato alla musicadelle “Vibrazioni”, storica band milanese autrice di moltibrani di grande successo divenuti veri e propri “inni” per i gio-vani. Recentemente il gruppo è stato protagonista all’ultimo

Festival di Sanremo con il brano “Dov’è”.Il video #milanobuonevibrazioni nasce grazie alla sinergia traBruno Panuzzo, gli studenti dei Licei “Mazzini” di Locri eMassimiliano Vigilante (valido collaboratore della bandmeneghina). L’opera, volutamente filmata in bianco e nero,lascia intravedere timidamente dei colori, che rappresentanola speranza e il desiderio di scorgere una tenue luce in fondoal tunnel. I protagonisti del video sono due giovani: IngridCernea e Ferdinado Clemente. I due ragazzi “si muovono”nei punti simbolo di Milano raccontando una storia singolaree dai toni nostalgici. Molte immagini sono state filmate sulNaviglio Pavese (location nel 2003 del video musicale delleVibrazioni “Dedicato a Te”, ideato dal produttore DemetrioSartorio e diretto dal regista Domenico Liggeri).È stata la forza dell’arte musicale, il singolare grido di speran-za, da sempre espresso nelle loro opere, a spingere Panuzzo egli studenti del Mazzini di Locri a realizzare questa dedica,oltre che alla città di Milano, a quattro “preziosi” figli di que-st’ultima: Francesco Sarcina, Stefano Verderi, MarcoCastellani e Alessandro Deidda. La splendida musica delquartetto meneghino ha rappresentato nel tempo, e continuaancora oggi ad esprimere, la volontà dei giovani a valorizzarela vita attraverso l’arte, a emergere e raccontare storie di spe-ranza e di preziosa quotidianità. La grande escalation al suc-cesso delle “Vibrazioni”, la capacità del gruppo di rialzarsidopo periodi umani e professionali difficili è stata presa dairagazzi di Locri come uno sprone, un valido elemento di posi-tiva determinazione.Tutto ciò è stato accostato a questo singolare momento stori-co, in cui la determinazione e la speranza diventano elemen-ti “vitali” nella costruzione del nostro futuro. Un virtualeabbraccio unisce quindi i ragazzi di Locri a Milano: attraver-so le immagini, la musica di Bruno Panuzzo e delle Vibrazioniper accendere un concreto segnale di speranza e positività. Ilvideo, infatti, è stato pubblicato anche sul canale Facebookufficiale della band: “Le Vibrazioni Good Vibes in theworld”.

Tommaso Platì, di otto anni, è il campio-ne assoluto del primo Torneo Virtuale diArti Marziali, organizzatodall’Accademia Arti Marziali, DifesaPersonale e Kickboxing, fondata e diret-ta dal Maestro Giuseppe Cavallo, spe-cialista di fama mondiale.L’originale iniziativa ha registrato la par-tecipazione di tanti atleti, di varie fascedi età, anche adulti, che si sono cimenta-ti, registrando un video presso le proprieabitazioni, in prove libere di tecniche,forme e sequenze delle varie disciplinesportive dell’arte marziale, che si studia-no all'Accademia, le cui sedi operative sitrovano a Caulonia, Siderno e Polistena.Una bella iniziativa che ha consentitoagli studenti della rinomata Accademia,più volte campione nazionale e mondia-le, di mantenersi in esercizio “rimanen-do a casa”.Al termine del Torneo Virtuale sonostati anche proclamati i vincitori dellevarie categorie, che risultano essere:Gabriele Pronestì nella categoria junio-res e seniores; Domenico Carnuccionella categoria cadetti; Tommaso Platì,categoria bambini, oltre che primo clas-sificato in assoluto, nella categoriaOpen.

Gli studenti dei Licei“Mazzini” pubblicanoun video girato primadell’emergenza Covid-

19 nel quale“abbracciano”

metaforicamenteMilano e celebrano ilgruppo musicale “LeVibrazioni”. Il video,

montato da BrunoPanuzzo, alla luce

degli ultimi eventi dicronaca è diventato un

segnale di speranzacondiviso anche daglistessi componenti del

gruppo musicale.

L’emergenzaCoronavirus nonferma del tutto il

mondo dellosport, che anche

nel nostrocomprensorioescogita un

modo originaleper organizzareun torneo di ArtiMarziali in cui è

risultatovincitore

Tommaso Platì,dell’Accademia

diretta dalmaestro

GiuseppeCavallo.

Un gruppo di avvocati e magistrati, guidatida Antonella Sotira, hanno deciso di

trascorrere il proprio tempo di reclusioneforzata scrivendo un ciclo di racconti brevi

sul modo in cui affrontano l’emergenzaCovid-19. Nasce così “Co-veni, Co-vid, Co-

vici”, un libro edito da Bastogi, i cuoiproventi saranno interamente devoluti alla

Croce Rossa di Reggio Calabria peraffrontare l’emergenza.

Gli studenti di Locri realizzano un innoalla speranza con Bruno Panuzzo

Nella Locride il primo Torneodi Arti MarzialiVirtuale

La scrittura dei reclusi aiuta adaffrontare l’emergenza Covid-19

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Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selvaoscura/ché la diritta via era smarrita”… Questi famosi versi, checostituiscono l’incipit del primo canto dell’Inferno della DivinaCommedia, sono stampati nella memoria di ogni studente di ogniepoca e di ogni età, perché immortali.Proprio al fine di omaggiare il grande poeta Dante Alighieri e lasua opera, divenuta celebre in tutto il mondo, il Consiglio deiMinistri, su proposta del Ministero per i Beni e le Attività Culturalie per il Turismo, ha approvato una direttiva che ha reso il 25 marzo“Dantedì”, ovvero la giornata dedicata al Sommo poeta. Gli stu-diosi hanno, infatti, individuato questa data come l’inizio del viag-gio ultraterreno narrato nella Divina Commedia e il MiBACT hainvitato tutti, in particolare docenti e studenti a leggere Dante e ariscoprire i versi della sua Commedia.Il Dantedì è stato anche un modo per condividere e sentirci unitiin un momento così delicato per l’Italia. Numerose sono stateinfatti le celebrazioni svoltesi durante l’intero arco della la giorna-ta, anche in Calabria: protagonisti sono stati i musei comel’Archeologico Nazionale “Vito Capialbi”, di Vibo Valentia, diLocri, di Lamezia Terme, Gioia Tauro e Roccelletta di Borgia, chehanno celebrato Dante rendendo fruibili in virtuale reperti evoca-tivi della Commedia, presentato riletture originali dell’opera epersino un pensiero di Gioacchino da Fiore.Concludiamo con alcune curiosità sul protagonista di questa gior-nata: il suo vero nome non era Dante Alighieri e la sua commedianon era “Divina”. Il suo nome originale era Durante Alagherii deAlagheriis e Dante era utilizzato come forma abbreviata diDurante. È stato Boccaccio a tramandare il suo genio con il nomedi Dante Alighieri ed è stato sempre lui a denominare la sua com-media “Divina”, perché ricca di rifermenti religiosi.Un plauso va dunque al MiBACT, che ci ha stimolato a dilettarcitutti nella lettura dei versi immortali della Divina Commediaaddentrandoci in un viaggio ricco di colpi di scena, grazie al qualeabbiamo dimenticato, almeno per qualche minuto, tutto ciò chesta succedendo intorno a noi.

Rosalba Topini

Il 25 marzo 1940, a Busto Arsizio (VA) è nata Anna Maria Mazzini, detta Mina.Imperativo formulare i più sinceri auguri alla cantante più famosa al mondo che, con le sue insu-perabili qualità vocali e interpretative ha fatto innamorare i fan di cinque continenti.Rai 3, in previsione della ricorrenza, le ha dedicato nel fine settimana un’intero programma in cuihanno parlato artisti di nota fama, da Fiorello a Giorgia. Ma è a Roccella Jonica che abita AngeloLaganà che, essendosi esibito con Mina sullo stesso palco è tra i pochi a essere stato al suo fiancoper un’intera giornata e ad aver collaborato fattivamente con lei.«In effetti - spiega Laganà, - ho avuto il piacere di esibirmi assieme a Mina a Siderno giovedì 28luglio 1966, come si legge sulla locandina del concerto che tuttora conservo gelosamente».In quegli anni d’oro della musica leggera la Calabria si è distinta per aver organizzato innumere-voli spettacoli di cantanti molto conosciuti, come Rita Pavone, Aurelio Fierro, Riccardo del Turcoe Domenico Modugno.«Ricordo - continua Laganà, - che l’organizzatore del famoso evento era un pompiere di Sidernoche, grazie alla collaborazione con l’E.P.T., ha avuto l’abilità di far esibire cantanti e artisti moltopopolari in un’unica serata, quella de “Il Gelsomino d’Oro”. Oltre a Mina, ovviamente conside-rata l’ospite d’onore, sul palco sono saliti Nino Taranto, Claudio Lippi, Giovanni Lacquaniti,Vincenzo Monti e il complesso dei “Jokers”, di cui facevo parte assieme a Pino, Nino Cimato,Gino Lanzetta, Nicola Marcellino, Pino Borzomì e Armando Barrile. Vi lascio immaginare quan-ta gente sia arrivata da tutte le parti della Calabria».L’aspetto più incredibile di questa storia, tuttavia, è la nascita di un rapporto “speciale” proprio traLaganà e Mina di cui, a tanti anni di distanza, l’artista di Roccella ancora non sa spiegare l’origi-ne.«È stata una di quelle cose che nascono spontanee, come la simpatia a pelle. Nelle ore che prece-devano lo spettacolo serale, Mina si confidò con me, parlandomi della separazione da Corrado

Pani e chiedendomi espressamente di aiutarla a gestire il pubblico in quella giornata. Ritengo chela mia faccia le abbia ispirato fiducia. Ricordo mi disse: “Angelo, rimani davanti alla porta del miocamerino e non fare passare nessuno, perché vado a riposare!” Il suo stato di disagio era palpabi-le, tant’è che il vestito nero che indossava quella sera le stava largo a causa di una rapida perditadi molti chili. Nonostante la stanchezza non rinunciava però ai suoi molti concerti, perché stavaattraversando il momento di maggior successo della sua vita artistica. Quella sera ci siamo esibitisul palco e Mina ha chiuso la serata con il suo gruppo mandando in delirio tutte le persone chesono appositamente arrivate per ascoltare la sua suadente voce. Il fatto che mi abbia chiesto didarle una mano per riposare almeno un paio d’ore è un ricordo per me indelebile, che mi è rima-sto nel cuore. Momenti che mi vengono spesso in mente. Per questo motivo ritengo di essere statoun uomo fortunato e spesso penso a chissà quante persone, in quel particolare frangente, avreb-bero desiderato essere al mio posto».Dopo quella sera, ammette Angelo, i suoi tentativi di rientrare in contatto con Mina sono statiprivi di risposta.«Ma non le porto rancore - afferma il cantautore di Roccella, - anzi conservo nei miei pensieri,quelle ore speciali. Mina mi è rimasta nel cuore assieme all’onore che ho avuto di essermi esibitosul suo stesso palco. Un’altra circostanza mi accomuna inoltre a lei, mi riferisco alla collaborazio-ne con l’autore milanese Alberto Testa, che ha scritto il testo, assieme a Federico Balestrieri, dellacanzone da me composta “Tornar bambino”, lanciata da Mino Reitano.«Mi resterà - conclude Laganà, - la piacevole sensazione che porterò per sempre nel mio cuoreassieme alle foto che conservo gelosamente, inserite nel libro del mio curriculum che l’ex Provinciadi Reggio Calabria ha stampato facendomi l’onore di ritenermi un personaggio che ha dato tantoalla propria terra».

Mercoledì, su iniziativadel Ministero per i Beni ele Attività Culturali e per

il Turismo, è statocelebrato il “Dantedì”,giornata interamentededicata al Sommo

Poeta e alla suaimmortale “Divina

Commedia”. Nonostantel’emergenza

Coronavirus tantissimesono state le inizitive

svoltesi in tutta Italia percelebrare la ricorrenza ela stessa Calabria non

ha voluto fare eccezione,grazie all’impegno

particolare dei proprimusei.

Questa settimana Minaha compiuto 80 anni eanche noi vogliamocelebrare la grande

artista con un singolareracconto del cantautore

di Roccella JonicaAngelo Laganà che, il 28

luglio 1966 ha avutol’onore di trascorrere

l’intera giornata con lacantante di Busto

Arstizio instaurando conlei un singolare rapporto

di reciproca fiducia.

Didascalie delle foto:DA SINISTRA : Angelo Laganà, secondo inalto da sinistra a destra.- Angelo Laganà, penultimo a destra- Angelo Laganà assieme a Mina nel camerinoe sopra la locandina

Dantedì: una giornata di “evasione” all’insegnadella Divina Commedia

Gli 80 anni di Mina equella giornata trascorsacon Angelo Laganà

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R29 MARZO - 21 storiewww.larivieraonline.com

La parte interessante dell’avere tempo a disposizio-ne è che si ha la possibilità di vagare con la mente,fare confronti, notare le varie sfaccettature di cose epersone. In uno dei miei numerosi viaggi con lamente ho notato che fare la spesa oggi, ai tempi delCoronavirus, ha riportato le persone ad anticheusanze, forse dimenticate.Mi spiego meglio: da quando c’è l’emergenzaCovid-19, numerosi supermercati si sono attivatiper portare direttamente la spesa a casa. Ma tuttociò non vi ricorda niente? Io ho subito collegato lamoderna consegna a domicilio alla figura del “gar-zone” che, ai tempi delle nostre nonne, portava laspesa direttamente nell’abitazione, con l’immanca-bile paniere. Ho scoperto che alcune signore anzia-ne del Sud Italia hanno ripreso il loro paniere, cheda molti anni era stato deposto in soffitta, credendoche ormai non servisse più, riscoprendone l’utilità.Si tratta di un cesto di legno intrecciato o di plasti-ca, cui spesso di lega una lunga corda che permettedi calarlo dal balcone per raccogliere la spesa. Inegozi, infatti, hanno riattivato il “vecchio garzone”,che distribuisce la spesa nei cestini prendendo isoldi e riponendo insieme alla busta del cibo ancheil resto.Anche per le strade di Siderno, negli anni ’50 e ’60,circolava un ragazzo che si recava casa per casa aportare la spesa. Quello che aveva con sé non eraesattamente un paniere, ma una borsa intrecciata dipaglia, morbida, con due manici, una specie di bau-

letto. All’epoca non esistevano le buste, la pasta erasfusa e veniva messa nella carta del pane.In tutto questo ondeggiare tra passato e presente mitorna in mente la teoria dei corsi e ricorsi storicidello storico Giambattista Vico. Ho la sensazioneche alcune azioni che stiamo vivendo oggi siano iracconti dei nostri nonni. Penso alla figura del gar-zone, che aveva un ruolo così importante nellasocietà di un tempo per poi essere messa da partecon l’arrivo dell’automazione e cheoggi torna ad essere determinan-te, come se avesse finalmenteavuto la sua rivincita. Ècome se il passato ci volessedire qualcosa.Il tempo sta passando,anche se non sembra esiamo ormai giunti a unaprimavera insolita.Gandhi diceva: “Voioccidentali, avete l’ora,ma non avete il tempo”,ora ne abbiamo a suffi-cienza, speriamo diimparare ad usarlo inmodo efficace e, soprattut-to quando tutto sarà finito,speriamo di riscoprirci dellepersone migliori.

Rosalba Topini

“In questo periodo così particolare è inevitabilenotare alcune analogie con il passato. La

situazione di emergenza ha reso infatti nuovamenteindispensabili usi e costumi che consideravamo ormai

perduti e ci ha dimostrato come anche un’azionesemplice come fare la spesa sia stata profondamente

cambiata dall’avvento del progresso.

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DIRETTORE EDITORIALEROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

HANNO COLLABORATOGiuseppe Romeo, Orlando Sculli, Mario Nirta, Serena Iannopollo,Gaetano Marando, Rosalba Topini, Arturo Rocca, Francesco

Rao, giuliano zucco, Bluette Cattaneo,

Direttore responsabile ROCCO LUCIANO MUSCARI

IN REDAZIONEJacopo Giuca

PRESIDENTE ONORARIOILARIO AMMENDOLIA

Il Coronaviruse il ritornoalle antichetradizioni

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Incontri a 5 StelleChiudiamo la nostra carrellata

elettorale condividendo con voianche uno scatto del candidato apresidente dei 5 Stelle Francesco

Aiello, che posa in compagniadella giornalista e candidata della

Locride Antonella Italiano.

www.larivieraonline.com Rthe blob

29 M

ARZO

- 23

L’instancabile forzadella speranza«Questo mio dipinto– dice TizianaZimbalatti, autrice di“Angeli in corsia” - ènato dall’esigenza dimanifestare il mioringraziamento aquesti eroi cheinstancabilmentesvolgono il loro lavo-ro per ridare unasperanza a chi soffreo sta per morire».

Cina salvificaCi è molto piaciuta questa vignetta, circolata la scorsasettimana, che rappresenta efficacemente l’iniziale pugnoduro dell’Europa dinanzi alle esigenze economico-socialidel nostro Paese costretto a fronteggiare il Covid-19.L’aiuto insperato della Cina, che ci è passata prima di noi,sicuramente ci ha aiutato a reggere fino a quando ildespota europeo non ha deciso di aprire gli occhi…

Virus burocraticoNon servono altre paroleoltre a quelle di questosimpaticissimo meme perdescrivere l’assurdo sus-seguirsi di autocertificazio-ni che il Governo stadiffondendo per consentireai cittadini di muoversi incaso di necessità. Anchein tempi d’emergenza, laburocrazia italiana non sismentisce!

DisobbedienteLa foto di Saverio

Zavettieri che lotta, incontemporanea, contro

una pandemia, contro laforza della natura e

decenni di commissaria-menti mortificanti e dan-

nosi, è l’emblema delladisperazione cui si puòfare fronte solo con la

disobbedienza. Il mio sudha diritto alla speranza,

ovunque questa ci porti. -Una cittadina di Bova

Scatti rubati“Dio vince amando,l’uomo credendo al

suo amore”. Conquesta citazione è

stato diffuso suisocial questo

splendido scattorubato di don

Giovanni Coniglio,in solitaria preghie-

ra in questi giorni diemergenza.

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Lauree telematicheLa prima laurea telematica con l’Universitàdi Messina in Medicina e Chirurgia dopo ildecreto Conte è stata quella di una nostraconterranea: i migliori auguri a DanielaLogozzo e un saluto affettuoso al marito,unico invitato (per cause di forza maggiore)alla sua festa di laurea.

Rivoluzionari in corsiaIl vignettista Maurio Biani riprende l’i-conica immagine di Ernesto CheGuevara facendogli indossare camicea mascherina, a dimostrare come imedici siano i veri rivoluzionari difrontiera di questa emergenza.

Quarantenaagricola

La quarantena, èormai un dato difatto, ha dato allatesta ai più e il nostroGianni Sfara, nostal-gico della propriaroutine e dell’odoredella terra, una diqueste mattine hadeciso di mettersi azappare tra le muradomestiche. ForzaGianni, andrà tuttobene e potrai ritorna-re presto a lavorare...con la penna!

PROFESSORE VINCENZO ALBANESE

NEUROCHIRURGOSTUDIO MEDICO TEL 0964 389878

CORSO VITTORIOEMANUELE, 71 - LOCRI

NUOVO STUDIO MEDICO

Ciò che abbiamo e ciò cheavremmo dovuto avereIn questi giorni di isolamentosono moltissime le riflessionirelative a come l’epidemia sisarebbe potuta prevenire conprovvedimenti più oculati. Inquesta vignetta, l’amarezza conla quale guardiamo alle spesemilitari che hanno preso il postoper anni delle spese in materiadi sanità.

Volontariato prezioso

Abbiamo voluto cele-brare con questo belcollage di fotografie i

numerosi interventiche in questo giorni

difficili la Caritascomprensoriale sta

effettuando grazie aipropri volontari, che

danno un preziososupporto alle famiglie

che, più di altre,stanno vivendo un

frangente di difficoltà.

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