NICOLA LUISOTTI DIRETTORE · Non si trattava di una musica interamente originale, ... Con grottesca...

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I C O N C E R T I 2 0 1 6 - 2 0 1 7 NICOLA LUISOTTI DIRETTORE ORCHESTRA DEL TEATRO REGIO SABATO 21 GENNAIO 2017 – ORE 20.30 TEATRO REGIO

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I C O N C E R T I 2 0 1 6 - 2 0 1 7

NICOLA LUISOTTI DIRETTORE

ORCHESTRADEL TEATRO REGIO

SABATO 21 GENNAIO 2017 – ORE 20.30TEATRO REGIO

Nicola Luisotti

Nicola Luisotti direttoreEva-Maria Westbroek sopranoOrchestra del Teatro Regio

Gustav Mahler (1860-1911)

Blumine (1888-1893)

Andante allegretto

Lieder eines fahrenden Gesellen (Canti di un viandante) (1884-1893) per soprano e orchestra I. Wenn mein Schatz Hochzeit macht (Quando il mio amore andrà a nozze) Schneller - Sanft bewegt (Più rapido - Delicatamente mosso) II. Ging heut’ morgen übers Feld (Questa mattina andavo per i prati) In gemächlicher Bewegung (In movimento più placido) III. Ich hab’ ein glühend Messer (Ho un coltello rovente) Stürmisch, wild (Tempestoso, selvaggio) IV. Die zwei blauen Augen (I due occhi azzurri) Mit geheimnisvoll schwermütigem Ausdruck - Ohne Sentimentalität (Con espressione misteriosa e lunatica - Senza sentimento)

Sinfonia n. 1 in re maggiore (Titano) (1888-1889; 1896) I. Langsam. Schleppend. Wie ein Naturlaut - Sehr gemächlich - Etwas bewegter (Lentamente, trascinato, come un suono della natura - Molto tranquillo - Piuttosto animato) II. Kräftig bewegt, doch nicht zu schnell - Trio. Recht gemächlich (Vigorosamente mosso, ma non troppo presto - Trio. Molto tranquillo) III. Feierlich und gemessen, ohne zu schleppen - Ziemlich langsam. Mit Parodie - Sehr einfach und schlicht wie eine Volkweise - Plötzlich viel schneller (Solenne e misurato, senza trascinare - Moderatamente lento. Con umorismo - Molto semplice e schietto, come una melodia popolare - Subito molto presto) IV. Stürmisch bewegt - Energisch - Mit großer Wildheit - Sehr gesangvoll - Langsam - Wieder wie zu Anfang. Stürmisch bewegt - Pesante - Sehr langsam - Triumphal. Pesante (Tempestosamente agitato - Energico - In modo molto selvaggio - Molto lirico - Lento - Come all’inizio. Tempestosamente agitato - Pesante - Molto lento - Trionfale. Pesante)

PROGETTO MAHLER

Restate in contatto con il Teatro Regio:

Theo Zasche (1862-1922), Gustav Mahler mente dirige la Sinfonia n. 1. Matita su carta, 1906.

Gustav MahlerBlumine

Ritrovato dal biografo di Mahler Donald Mitchell nel 1966 e riproposto al pubblico da Benjamin Britten, che lo eseguì al festival di Aldeburgh nel giugno dell’anno dopo, Blumine è il secondo movimento della Prima Sinfonia, scartato dall’autore nella versione definitiva. Il titolo viene da una raccolta di scritti pubblicati tra il 1810 e il 1820 da Jean-Paul (Richter), una delle passioni letterarie di Mahler in quegli anni, Herbst-Blumine, qualcosa come “florilegio d’autunno”.

Non si trattava di una musica interamente originale, come si scoprì nove anni dopo la morte del compositore; il brano, salvo un breve episodio di mezzo, è quasi interamente occupato da un tema già impiegato nel 1884, come serenata del protagonista, per le mu-siche di scena di un poema epico all’epoca molto popolare, Der Trompeter von Säkkingen (Il trombettiere di Säkkingen). È la ragione per cui il motivo, preceduto da un fremito “pianissimo” degli archi, si propone fin dall’inizio alla tromba, scivola poi agli archi e pas-sa ancora allo strumento principale, trattato quasi in funzione di solista.

In seguito, Mahler avrebbe ripreso in modo ben altrimenti affascinante, in un brano sinfonico, l’idea di uno strumento dotato di ruolo solistico: nel terzo movimento (Como-do, scherzando) della Terza Sinfonia, è contenuto un lungo episodio dedicato al Posthorn, la cornetta da postiglione che ancora un secolo prima annunciava a distanza l’arrivo, desiderato o temuto, del corriere postale. Pagina futura di disarmante nostalgia, antici-pata forse, ma solo alla lontana, dall’insistita dolcezza di Blumine. Una dolcezza che deve essergli apparsa eccessiva già pochi mesi dopo la prima esecuzione della Sinfonia, e di cui una quindicina d’anni dopo, all’amica Natalie Bauer-Lechner, parlava in termini persino troppo severi: «un movimento molto sentimentale, l’episodio amoroso […] l’asinata gio-vanile dell’eroe della mia Sinfonia».

Lieder eines fahrenden Gesellen

«Ho scritto un ciclo di Lieder, sei per il momento, tutti dedicati a lei, che non li co-nosce […]. L’idea di questi canti è quella di un viandante [ein fahrender Gesell] colpito dal destino, costretto a viaggiare per il vasto mondo, e a vagare errando senza meta». La lettera, che risale al primo gennaio 1885, è indirizzata all’amico Fritz Löhr, mentre la “lei” di cui si parla, e a cui il ciclo di poesie è dedicato, è Johanna Richter, la cantante di cui Mahler si era letteralmente infatuato nel periodo trascorso a Kassel. Le poesie messe in musica saranno poi soltanto quattro e la stesura, tanto quella poetica che quella musicale, ma ancora solo in versione pianistica, chiederà un arco di tempo assai breve fra il dicem-bre 1884 e il gennaio dell’anno successivo. In compenso, per il manoscritto della versione orchestrale si dovranno aspettare gli anni fra il 1891-93, e per la prima esecuzione, diret-ta dallo stesso Mahler a Berlino, addirittura marzo 1896.

Al di là di motivi contingenti, la tormentata passione per Johanna Richter, i Lieder eines fahrenden Gesellen, fra i primissimi cicli di Lieder sinfonici della Storia della musica, raccolgono un’eredità tra le più nobili del liederismo primo-ottocentesco e segnatamente

schubertiano: l’immagine del Wanderer, la meditazione sul viandante, sull’estraneo al mondo. E anche qui, nel girovagare, si dà voce alle cose e ci si mette in comunicazione con il mondo naturale; anche qui, una parte cruciale del viaggio è l’interrogazione diretta agli elementi della natura, ai grandi e ai piccoli fiori, agli uccelli che parlano, a un fiore azzurro (azzurro come il colore degli occhi dell’amata), a un allegro fringuello. Ma non v’è nulla di tragico. Diversamente da quanto avviene, per pensare all’esempio maggiore, nel grande ciclo della Winterreise, la percezione della natura non è in questi Lieder il polo oggettivo del proprio destino di solitario, e il messaggio che la natura trasmette può ben entrare in conflitto col sapore amaro dei suoi giorni. Anzi, per chi abita quella natura, per le sue creature, «bello» è proprio il mondo in cui il Wanderer mahleriano si sente straniero.

Si fa spesso notare come il gruppetto con cui esordisce il primo Lied, e l’iniziale alter-nanza ritmica fra un tempo pari e un tempo dispari, siano tratti tipici della tradizione folklorica boema. Ma quel gruppetto, il melisma dei clarinetti per terze posto in dialogo con la malinconia della voce, subirà in Mahler un tale processo di appropriazione da farsi ritrovare come protagonista al punto opposto della sua parabola creativa, nell’Abschied di Das Lied von der Erde e nella Nona Sinfonia. Ed è un topos mahleriano anche l’intervallo di sesta ascendente che si intona nel secondo verso, sulle parole «vivrò il mio giorno ama-ro». Un’innocenza da giramondo, con una melodia scorrevole come la sua passeggiata, riempie di freschezza il secondo Lied del ciclo, quello che fornirà gran parte della sua materia tematica al movimento iniziale della Prima Sinfonia.

Gli ultimi due sono già un incunabolo dei Lieder su testi dal Des Knaben Wunderhorn cui Mahler si dedicherà nel decennio successivo e fino al 1901. Il terzo ha il tratto brusco, il crudo tono di protesta con cui, in quella raccolta, si sfogano sentinelle o prigionieri nella torre; l’ultimo, Die zwei blauen Augen, già scandisce un tempo di marcia che annun-cia e contiene una inequivocabile andatura funebre. La parte centrale di questo canto, con l’incedere a pendolo delle arpe, poi soprattutto l’ultima strofa, in cui il Wanderer mahleriano dimentica il male di vivere nella consolazione di un tiglio (albero romantico se ve n’è uno), si carica di quella dolcezza che ha suggerito ad Adorno l’immagine di una musica che accarezza i capelli.

Moritz von Schwind (1804-1871), Come gli animali seppelliscono il cacciatore. Xilografia, 1850.

Sinfonia n. 1

Abbozzata nel 1885 probabilmente a Kassel, ma poi lavorata nei primi mesi del 1888 e terminata a Budapest nello stesso anno, la Sinfonia n. 1 viene presentata per la prima volta, sempre nella capitale ungherese, nel novembre 1889 come «poema sinfonico in due parti». Ripresa per una esecuzione ad Amburgo nel gennaio 1893, l’opera acquista un ti-tolo complessivo, Titan, «poema sinfonico in forma di sinfonia», e una serie di titolazioni parziali per ciascun movimento:

I Parte - Ricordi di giovinezza II Parte - Commedia umana I. Primavera senza fine IV. Marcia funebre alla maniera di Callot II. Blumine V. Dall’inferno al paradiso III. A vele spiegate

Com’è tipico di Mahler, i ricordi letterari rimandano tutti al primo Ottocento. Jean-Paul per Blumine, come si è visto, ma soprattutto per il Titan del titolo, anche se, escluso un riferimento diretto al romanzo jeanpauliano, ci si dovrà limitare a riconoscere un legame spirituale con i suoi entusiasmi idealistici e adolescenziali. All’ultima raccolta di novelle di E.T.A Hoffmann, ai suoi Pezzi di fantasia alla maniera di Callot, rinvia la mar-cia funebre del quarto movimento; proprio su questo brano si diffonde il programma di Amburgo, questa volta però aggiungendovi una suggestione pittorica. Il riferimento a un’incisione di Moritz von Schwind, ben nota ai bambini tedeschi, in cui si vedono gli animali della foresta, lepri, cerbiatti, volpi, caprioli, accompagnare al cimitero le spoglie del cacciatore. Con grottesca inversione delle parti e in segno di ironica rivincita.

Per l’esecuzione di Berlino nel 1896, la stessa della prima già ricordata dei Gesellen Lieder, molte cose sono cambiate: Blumine è scomparso, l’opera è diventata semplicemen-te Sinfonia in re maggiore, titoli e programma non si leggono più. Questo non vuol dire che sia venuta meno dalla partitura una incertezza fra le categorie stilistiche del poema sinfonico e della sinfonia, che resta anzi come il tratto distintivo di questa prima opera sinfonica mahleriana.

Nonostante il ruolo che il tema della natura ha nella Prima Sinfonia, non si deve pen-sare che l’opera sia una sorta di poema della natura, di quella natura che «ci rapisce – come riporta la fedele amica Natalie Bauer-Lechner – con il suo slancio e la sua vita incantata». Questo è vero soltanto per i primi due movimenti, per l’allegro gioioso e so-gnante, ancora immerso nel clima dei Gesellen Lieder, e per lo Scherzo rude e contadino (con un tema che ricorda il Lied giovanile Hans und Grete), ma con un trio impreziosi-to da raffinatezze di scrittura. Profetica, l’intestazione che leggiamo sulla prima pagina della partitura a sovrastare il lungo e immateriale “la” tenuto dagli armonici degli archi: Wie ein Naturlaut, come un suono di natura. Un suono di natura, certo, ma totalmen-te inventato, generato dalla più pura tecnica strumentale, che sembra quasi sezionare il tessuto sinfonico come una lamina di luce. Vi si sovrappongono la quarta discendente all’oboe e ai clarinetti, la discesa sempre per quarte dei legni – l’intervallo con cui iniziava il secondo dei Gesellen Lieder –, la fanfara ancora ai clarinetti, quasi corni da caccia, poi alle trombe, infine il richiamo del cuculo. Rinasce di qui come tema principale del primo

movimento la scorrevole, fresca melodia del precedente Lied, strumentato per la prima volta visto che, come sappiamo, esisteva ancora soltanto in versione pianistica. Uno stato di grazia che si origina dallo scintillare dei fiori ai raggi del sole, dalla ignara allegria degli uccelli, ma nel quale, lo abbiamo visto, il Wanderer mahleriano non si può specchiare.

Geniale, il terzo movimento produce l’effetto di un racconto fiabesco bizzarro e carico di sarcasmo. L’andamento vagamente lugubre di un “Fra’ Martino” in versione minore, sopra il pedale di un timpano intestardito per decine di battute sulla quarta discendente re-la (nemmeno a dirlo, la stessa di prima), le entrate prima di un contrabbasso poi, in canone, di fagotto, violoncello e basso tuba, tutti strumenti gravi, produce una serietà di ironica, sorprendente doppiezza. Tanto è vero che a un tratto, a tenerle compagnia, sopraggiungono ritornelli ungaro-boemi (di cui Uri Caine ha acutamente messo in evi-denza l’ascendenza klezmer) e capricciosi spunti da banda di paese. L’intrusione più pa-radossale e incantata è quella del motivo sognante, intriso di tenerezza che chiudeva l’ultimo dei Gesellen Lieder. Su tutto, indimenticabile, la sfacciataggine di un piccante disegno all’oboe, infine al fagotto, come controcanto al tema di Fra’ Martino.

Il Finale è certo il movimento più inquieto, teso fino alla esasperazione nell’affermare un romantico Streben, una volontà irriducibile e capace di conciliare l’io e il mondo (in fondo, ancora una eredità di Jean Paul). Aperto da un autentico urlo di terrore, l’Allegro conclusivo svolge drammaticamente il tema eroico per eccellenza, il trionfo sui colpi del destino. Mahler tenta di coordinare elementi incompatibili, in una forma che forza agli estremi limiti l’organizzazione tradizionale di un tempo di sonata: un primo tema for-temente enunciativo, annunciato da una estesa preparazione sinfonica e, come secondo tema, una melodia di insolita lunghezza ai violini, che si richiede in partitura “piena di canto”, una distesa di umanità nella incandescenza del parossismo sonoro. Difficile con-tenersi entro i consueti confini formali. Il tempestoso sviluppo è interrotto due volte da un corale, in modi sommessi poco dopo l’inizio, trionfalmente verso la sua conclusione. Quando termina, il ritorno del primo tema, con la ripresa, viene tradito da un improv-viso momento di paralisi; riascoltiamo sorprendentemente elementi dell’introduzione al primo movimento: la discesa per quarte, le fanfare ai corni, l’incipit della canzone del viandante. La stasi si prolunga con un’allusione al secondo tema, una breve perorazione, e finalmente il primo tema torna sottovoce accompagnato da un sapido controcanto delle viole, per dichiararsi infine sempre più apertamente, e chiudersi nell’apoteosi finale. Dav-vero, in questo finale, la complessità della costruzione è come divorata da una bruciante univocità espressiva, dalla saldezza delle intenzioni programmatiche, dalla imperiosa la-pidarietà del suo tematismo.

Ernesto Napolitano

Ernesto Napolitano ha insegnato Storia della musica moderna e Storia della musica contemporanea al Dams dell’Università di Torino (dopo aver insegnato, nello stesso Ateneo, Istituzioni di Fisica teorica alla Facoltà di Scienze). È stato per dieci anni critico musicale per le pagine torinesi della «Repubblica». Ha pubblicato saggi su compositori del secondo dopoguerra (Cage, Xenakis, Ligeti, Stockhausen, Maderna) e curato una nuova edizione del Mahler di Adorno (Einaudi 2006), per il quale ha scritto anche un saggio introduttivo. È autore di due libri su Mozart: Una favola per la ragione. Miti e storia nel «Flauto magico» (in-sieme a Renato Musto, Feltrinelli 1982, Bibliopolis 2006) e Mozart. Verso il «Requiem». Frammenti di felicità e di morte (Einaudi 2004; trad. fr. Delatour 2013). Nel 2015, presso Edt, ha visto la luce il suo Debussy, la bellezza e il Novecento. «La Mer» e le «Images».

Mahler a Torino: la Prima Sinfonia, Blumine e i Lieder eines fahrenden Gesellen

Trieste faceva ancora parte dell’impero austro-ungarico quando Gustav Mahler, il 4 aprile 1907, al Teatro Verdi, diresse la sua Prima Sinfonia tra il Vorspiel del primo atto dei Maestri cantori di Norimberga e la Quinta beethoveniana. Per ragioni geopolitiche il debutto italiano del Titano deve dunque essere assegnato a Bruno Walter all’Augusteo di Roma il 31 marzo 1912, alla guida dell’Orchestra Regia dell’Accademia di Santa Ceci-lia. A seguire troviamo Willem Mengelberg (Roma, 1921), nuovamente Walter (Firenze, 1936 e Roma, 1937), Paul Klecki (Roma, 1950), Dimitri Mitropoulos (Firenze, 1952), William Steinberg (Roma, 1954). Una nutrita serie per quei tempi, tanto che quando venne presentata a Torino, il 20 maggio 1955 all’Auditorium di via Rossini nella stagione sinfonica pubblica dell’Orchestra della Radiotelevisione Italiana, la Prima risultava già destinata ad essere, in Italia come del resto in tutto il mondo, di gran lunga la più eseguita delle sinfonie mahleriane. Sul podio, l’olandese Paul van Kempen, con consueta diretta radiofonica, replicata il 19 novembre. Peraltro, Andrea Della Corte non la ritenne meri-tevole di alcun commento, concentrando totalmente la sua attenzione su un’altra novità del programma. Quando la sinfonia fu riproposta quattro anni più tardi, il critico della «Stampa» si decise per poche ma eloquenti parole: «ariosa, bizzarra, facile e in alcune parti prolissa ed enfatica, quasi insopportabile». Come sempre sarà il tempo a fare giu-stizia, se è vero che, ad oggi, a Torino si contano ben trentasei esecuzioni della Prima Sinfonia (quarantotto contando le repliche dei concerti), nelle stagioni di tutte le principali istituzioni musicali cittadine. E se è l’Orchestra Rai, naturalmente, a far registrare il mag-gior numero di presenze, non sono mancate importanti formazioni straniere e italiane, mentre anche per l’Orchestra del Regio, che l’affronta per la quinta volta una nelle vesti di Filarmonica ’900, questo lavoro può dirsi ormai saldamente in repertorio. Quanto agli interpreti, l’elenco è ricco di nomi prestigiosi, come attestato dalla cronologia che segue.

Piuttosto avventurosa è la storia di Blumine, l’Andante allegretto in origine colloca-to da Mahler quale secondo movimento della Prima Sinfonia, presente nelle prime tre esecuzioni (Budapest 1889, Amburgo 1893, Weimar 1894) e soppresso a partire dalla quarta (Berlino, 1896). Fortunatamente la partitura manoscritta di Amburgo era stata conservata dal compositore, che ne fece dono a una sua allieva di vecchia data al Con-servatorio di Vienna, Jenny Field. Nel 1959 il prezioso documento riapparve in un’asta da Sotheby’s, venendo acquistato da James M. Osborn, uno studioso di New Haven nel Connecticut, e quindi confluito nel suo lascito alla Yale University. Fu solo nel 1966 che lo studioso mahleriano Donald Mitchell lo riconobbe come unico esemplare della versione amburghese, con la conseguenza che per qualche anno Blumine fu oggetto di un certo interesse. Il 18 giugno 1967 niente meno che Benjamin Britten lo riportò in vita, a Suffolk, per il Festival di Aldeburgh, con la Philharmonia Orchestra. Alla New Haven Symphony Orchestra, alla quale Osborn aveva riservato diritti esecutivi, fu invece riser-vato il compito di riproporre Blumine all’interno del lavoro per il quale era stato pensato, diretta da Frank Brieff: il 19 aprile 1968, inserita nella edizione a stampa in quattro movimenti di uso corrente (con incisione discografica per Odissey); quindi l’11 mar-zo 1969, con utilizzo della partitura di Amburgo. Ma fu fortuna effimera. Quasi senza

eccezione, le grandi bacchette mahleriane dell’epoca non si curarono di Blumine, con-tinuando a rispettare rigorosamente la forma finale voluta dall’Autore. Una situazione consolidatasi nel tempo, che fa di Blumine una rarità, anche oggi. In questa sede interessa però ricordare che proprio l’Orchestra della Rai torinese diretta da Piero Bellugi ne pro-grammò la prima esecuzione italiana, nella veste sinfonica integrale e nella forma “ibrida”, con indicazione nel programma di sala dei titoli della suddivisione in due parti intro-dotta da Mahler ad Amburgo (Ricordi di giovinezza e Commedia umana). Decisamente insolita la sede prescelta, all’insegna delle politiche di decentramento allora imperanti: la Casa del Popolo di Collegno, il 20 novembre 1969, chiamata a precedere di un giorno l’Auditorium Rai per un concerto che segna una tappa di rilievo nella conoscenza di Mahler in Italia. Nel merito Blumine parve a Massimo Mila come «un mobile di grande pregio, ma d’altro stile, ficcato in un salotto Luigi XV. Può darsi perciò che non lo senti-remo più tanto presto». Una previsione azzeccata in pieno, per Torino e in generale. In verità a distanza di pochi giorni, il 28 novembre, Blumine fu eseguito (da solo) alla Rai di Napoli, diretto da Harold Byrns. Nulla più che un fuoco di paglia, che non avrebbe smentito la previsione di Mila.

Passando infine ai Lieder eines fahrenden Gesellen, merita di essere sottolineata, nel non esiguo numero di esecuzioni torinesi della versione per canto e orchestra, la forte presenza sul podio di interpreti italiani. A conferma del fascino da sempre esercitato da questa composizione sui nostri direttori i quali, a partire da Vittorio Gui a Firenze il 2 dicembre 1945 (con la voce di Elena Zareska), almeno per un ventennio ne garantirono la diffusione in Italia pressoché in esclusiva.

Giorgio Rampone

Cronologie delle esecuzioni a Torino

Sinfonia n. 1

195520 maggio

Auditorium Rai Paul van Kempen; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana [Stagione Sinfonica Rai]

195924 aprile

Auditorium Rai Rafael Kubelik; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana [Stagione Sinfonica Rai]

196110 febbraio

Auditorium Rai Efrem Kurtz; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana [Stagione Sinfonica Rai]

196710 marzo

Auditorium Rai Igor Markevitch; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana [Stagione Sinfonica Rai]

196714 dicembre

Teatro Nuovo Piero Bellugi; Orchestra del Teatro Regio [Stagione Sinfonica del Teatro Regio]

1969 20 novembre

21 novembre

[1a it. di Blumine]Collegno - Casa del PopoloAuditorium Rai

Piero Bellugi; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana (versione in 5 movimenti, con Blumine) [Stagione Sinfonica Rai]

197110 dicembre

Auditorium Rai Bruno Martinotti; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana [Concerto a favore del Comitato Italiano per Venezia]

197311 giugno

Auditorium Rai Elio Boncompagni; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana [Stagione Sinfonica Rai]

19755 ottobre

Teatro Regio Kirill Kondrašin; Orchestra Filarmonica di Mosca [Unione Musicale]

197618 marzo

Auditorium Rai Zdeněk Mácal; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana [Stagione Sinfonica Rai]

19772 dicembre

Auditorium Rai Gary Bertini; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana [Stagione Sinfonica Rai]

198216 settembre

Teatro Regio Bruno Martinotti; Orchestra del Teatro Regio [Settembre Musica]

198529 maggio

Auditorium Rai Georges Prêtre; Wiener Symphoniker [“Le Grandi Orchestre Sinfoniche” - Rassegna in occasione del 40° della Liberazione, a cura di Città di Torino, Rai e Unione Musicale]

198628 agosto

Chiesa di San Filippo

Maxim Šostakovič; London Symphony Orchestra [Settembre Musica]

19864 e 5 dicembre

Auditorium Rai Fahrad Mechkat; Orchestra Sinfonica di Torino della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

198720 ottobre

Auditorium Rai Myung-whun Chung; Rundfunk-Sinfonieorchester Saarbrücken [Associazione Riky Haertelt e Centri Attività Sociali Fiat]

198916, 17 e 18 febbraio

Auditorium Rai Markus Stenz; Orchestra Sinfonica di Torino della Rai[Stagione Sinfonica Rai]

199114 giugno

Auditorium Rai Eliahu Inbal; Orchestra Sinfonica di Torino della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

199410 settembre

Teatro Regio Riccardo Chailly; Orchestra Reale del Concertgebouw di Amsterdam [Settembre Musica]

199523 e 24 novembre

Auditoriumdel Lingotto

Pinchas Steinberg; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

199621 settembre

Auditorium «G. Agnelli»

Myung-whun Chung; Orchestra Filarmonica della Scala [Settembre Musica]

199715 ottobre

Auditorium «G. Agnelli»

Giuseppe Sinopoli; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

19996 e 7 ottobre

Auditorium «G. Agnelli»

Georges Prêtre; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

20006 febbraio

Auditorium «G. Agnelli»

Zubin Mehta; Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino [I Concerti del Lingotto]

200120 e 21 aprile

Auditorium «G. Agnelli»

Eliahu Inbal; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

200215 ottobre

Auditorium «G. Agnelli»

Asher Fisch; Sächsische Staatskapelle Dresden [I Concerti del Lingotto]

200326 e 27 novembre

Auditorium «G. Agnelli»

Eliahu Inbal; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

200531 gennaio

Teatro Regio Dietfried Bernet; Filarmonica ‘900 del Teatro Regio [I Concerti del Teatro Regio]

200720 e 21 giugno

Auditorium Rai Roberto Abbado; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

20098 e 9 aprile

Auditorium Rai «A. Toscanini»

Pietari Inkinen; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

200916 settembre

Auditorium «G. Agnelli»

Daniel Harding; Orchestra Sinfonica della Radio Svedese [Mito Settembre Musica]

201119 aprile

Auditorium «G. Agnelli»

Philippe Jordan; Gustav Mahler Jugendorchester [I Concerti del Lingotto]

201211 e 12 ottobre

Auditorium Rai «A. Toscanini»

Juraj Valčuha; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

201326 ottobre

Teatro Regio Manfred Honeck; Orchestra del Teatro Regio [I Concerti del Teatro Regio]

201610 e 11 marzo

Auditorium Rai «A. Toscanini»

Hartmut Haenchen; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

201721 gennaio

Teatro Regio Nicola Luisotti; Orchestra del Teatro Regio [I Concerti del Teatro Regio]

Blumine

1969 20 novembre

21 novembre

[1a it.]Collegno - Casa del PopoloAuditorium Rai

Piero Bellugi; Orchestra Sinfonica di Torinodella Radiotelevisione Italiana (come secondo movimentodella Sinfonia n. 1 in re maggiore) [Stagione Sinfonica Rai]

201112 e 13 maggio

Auditorium Rai «A. Toscanini»

Sergio Alapont; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

201721 gennaio

Teatro Regio Nicola Luisotti; Orchestra del Teatro Regio [I Concerti del Teatro Regio]

Lieder eines fahrenden Gesellen (versione per canto e orchestra)

19474 luglio

Auditorio “A”(via Verdi)

Mario Rossi; Ingy Nicolai, soprano; Orchestra Sinfonicadi Torino della Radiotelevisione Italiana [concerto destinato alla radiotrasmissione]

196512 marzo

Auditorium Rai Mario Rossi; Claudio Strudthoff, baritono; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana [Stagione Sinfonica Rai]

19813 e 4 dicembre

Auditorium Rai Giuseppe Sinopoli; Birgit Finnilä, contralto; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana [Stagione Sinfonica Rai]

198324 e 25 novembre

Auditorium Rai Friedrich Cerha; Wolfgang Schöne, baritono; Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana[Stagione Sinfonica Rai]

199112 e 13 dicembre

Auditorium Rai Aldo Ceccato; Elisabetta Andreani, contralto; Orchestra Sinfonica di Torino della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

199715 ottobre

Auditorium «G. Agnelli»

Giuseppe Sinopoli; Detlef Roth, baritono; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

20016 febbraio

Auditorium «G. Agnelli»

Neeme Järvi; Karl-Magnus Fredriksson, baritono; Göteborgs Symfoniker [I Concerti del Lingotto]

200220 giugno

Auditorium «G. Agnelli»

Jeffrey Tate; Petra Lang, mezzosoprano; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

20078 e 9 marzo

Auditorium Rai Yutaka Sado; Petra Lang, mezzosoprano; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

200927 aprile

Teatro Regio Jan Latham-Koenig; Russell Braun, baritono; Filarmonica ’900 del Teatro Regio [I Concerti del Teatro Regio]

201119 aprile

Auditorium «G. Agnelli»

Philippe Jordan; Thomas Hampson, baritono; Gustav Mahler Jugendorchester [I Concerti del Lingotto] (Lied n. 2: Ging heut’ morgen übers Feld)

201112 e 13 maggio

Auditorium Rai «A. Toscanini»

Sergio Alapont; Detlef Roth, baritono; Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai [Stagione Sinfonica Rai]

201721 gennaio

Teatro Regio Nicola Luisotti; Eva-Maria Westbroek, soprano; Orchestra del Teatro Regio [I Concerti del Teatro Regio]

Cronologie a cura di Giorgio Rampone

Un particolare ringraziamento per la cortese collaborazione a Laura Brucalassi (Unione Musicale), Gabriele Montanaro (Orchestra Filarmonica di Torino), Luca Mortarotti (Lingotto Musica), Paolo Robotti (Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai) e Alberto Scioldo.

Lieder eines fahrenden GesellenTesti di Gustav Mahler

I.Wenn mein Schatz Hochzeit macht,fröhliche Hochzeit macht,hab’ ich meinen traurigen Tag!Geh’ ich in mein Kämmerlein,dunkles Kämmerlein,weine, wein’ um meinen Schatz,um meinen lieben Schatz!

Blümlein blau! Verdorre nicht!Vöglein süß! Du singst auf grüner Heide.Ach, wie ist die Welt so schön!Ziküth! Ziküth!Singet nicht! Blühet nicht!Lenz ist ja vorbei!Alles Singen ist nun aus.Des Abends, wenn ich schlafen geh’,denk’ ich an mein Leide! An mein Leide!

II.Ging heut morgen übers Feld,Tau noch auf den Gräsern hing;sprach zu mir der lust’ge Fink:„Ei du! Gelt? Guten Morgen! Ei gelt?Du! Wird’s nicht eine schöne Welt?Zink! Zink! Schön und flink!Wie mir doch die Welt gefällt!“

Auch die Glockenblum’ am Feldhat mir lustig, guter Ding’,mit den Glöckchen, klinge, kling,ihren Morgengruß geschellt:„Wird’s nicht eine schöne Welt?Kling, kling! Schönes Ding!Wie mir doch die Welt gefällt! Heia!“

Und da fing im Sonnenschein gleich die Welt zu funkeln an;alles Ton und Farbe gewannim Sonnenschein!

Quando il mio amore andrà a nozze, felicemente a nozze,allora io vivrò il mio giorno amaro!Starò nella mia stanza, al buio pesto,piangendo lei, piangendo il mio tesoro,il mio caro tesoro!

Non appassire, caro fiore azzurro!Dolce uccellino, che canti sui verdi prati.Oh, com’è bello il mondo!Cip! Cip!Non cantate! Non fiorite!Passata è primavera!La stagione dei canti è ormai finita!Al calar della sera, quando vado a dormire,penso e ripenso al mio dolore!Al mio dolore!

Questa mattina andavo per i prati,la rugiada imperlava ancora l’erba;il fringuello mi disse, tutto allegro:«Ehi, tu! Buongiorno! Come te la passi?Non sarà forse bello questo mondo?Cip! Cip! Bello e lieve!Come mi piace il mondo!».

Anche la campanula nel pratolieta creatura, di buon carattere,din din, con la sua campanellami ha squillato il saluto mattutino:«Non sarà forse bello questo mondo?Din, din! Proprio bello!Come mi piace il mondo! Ah!».

E allor, sotto la gran luce del solesubito il mondo prese a scintillare;a tutto diede toni e tinte la luce del sole!

Gustav Mahler in una fotografia del 1892.

Blum’ und Vogel, groß und klein!„Guten Tag, ist’s nicht eine schöne Welt?Ei du, gelt? Schöne Welt?“

Nun fängt auch mein Glück wohl an?Nein, nein, das ich mein’,mir nimmer blühen kann!

III.Ich hab’ ein glühend Messer,ein Messer in meiner Brust.O weh! Das schneid’t so tiefin jede Freud’ und jede Lust!Ach, was ist das für ein böser Gast!Nimmer hält er Ruh’, nimmer hält er Rast,nicht bei Tag, noch bei Nacht, wenn ich schlief.O weh!

Wenn ich in dem Himmel seh’,seh’ ich zwei blaue Augen stehn.O weh! Wenn ich im gelben Felde geh’,seh’ ich von fern das blonde Haarim Winde wehn.O weh!

Wenn ich aus dem Traum auffahr’

und höre klingen ihr silbern’ Lachen,

o weh!Ich wollt’, ich läg auf der schwarzen Bahr’,könnt’ nimmer die Augen aufmachen!

IV.Die zwei blauen Augen von meinem Schatz,die haben mich in die weite Welt geschickt.Da musst ich Abschied nehmen vom allerliebsten Platz!O Augen blau, warum habt ihr mich angeblickt?Nun hab’ ich ewig Leid und Grämen.

Fiori e uccelli, grandi e piccoli!«Buondì, il mondo non è proprio bello?Ehi, tu, come ti va? Non è un bel mondo?»

Forse comincia qui la mia felicità?No, no, quella che intendo mai più rifiorirà!

Ho un coltello rovente piantato nel mio petto.Oh, che strazio! Affonda, e taglia via ogni gioia e diletto!Ah, che crudele intruso!Non mi dà pace, non mi dà riposodi giorno né di notte, né il sonno mi fa grazia!Oh, che strazio!

Se guardo verso il cielo,vedo due occhi azzurri che brillano.Oh, che strazio! Vado nei campi gialli,e di lontano vedo i capelli biondi che al vento ondeggiano.Oh, che strazio!

Quando mi desto dal sogno, e torno alla vita vera,e sento squillare il suo riso dal suono argentino,oh, che strazio!Vorrei giacere sepolto, dentro una bara nera,e mai riaprire gli occhi!

I due occhi azzurri del mio tesoro

lontano nel mondo mi hanno mandato.Ho detto addio al luogo che più adoro!

Occhi, occhi azzurri, perché mi avete guardato?Dolore e sofferenza avrò in eterno.

Ich bin ausgegangen in stiller Nachtwohl über die dunkle Heide.Hat mir niemand Ade gesagt.Ade! Mein Gesell’ war Lieb’ und Leide!

Auf der Straße steht ein Lindenbaum,da hab’ ich zum ersten Mal im Schlaf geruht!Unter dem Lindenbaum, der hat seine Blüten über mich geschneit,da wusst’ ich nicht, wie das Leben tut,war alles, alles wieder gut!Alles! Alles, Lieb und Leidund Welt und Traum!

Me ne uscii nel silenzio della notte,nel buio della campagna oscura.Nessuno disse addio.Addio! Amore e pena, soli miei compagni!

Lungo la strada, un tiglio si leva,là, finalmente, in sonno riposai!

Sotto quel tiglio, che mi ricoprì di fiorì come neve,io dimenticai come la vita fa male, e tutto fu di nuovo bello! Tutto! Tutto, l’amore e la penae il mondo e il sogno!

Direttore musicale dell’Opera di San Francisco dal 2009, Nicola Luisotti ha diretto oltre quaranta produzioni tra opere e concerti dal suo debutto nel 2005. Recentemente ricordiamo la prima mondia-le de La Ciociara di Marco Tutino e, nella stagione 2015-2016, Luisa Miller, Lucia di Lammermoor e Don Carlo. Nella stessa stagione ha diretto un con-certo sinfonico al Concertgebouw di Amsterdam e Rigoletto al Teatro Real di Madrid; ha diretto un’al-tra produzione di Rigoletto al Teatro alla Scala di Milano e in seguito Il trittico e La traviata presso la Royal Opera House Covent Garden di Londra, per poi spostarsi a Parigi per una nuova produzione di Rigoletto all’Opéra Bastille.

Luisotti ha riscosso grande successo di pubblico e di critica nei maggiori teatri d’opera del mondo, tra i quali Metropolitan Opera di New York, Staatsoper di Vienna, Teatro alla Scala di Milano, Teatro Re-gio di Torino, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro La Fenice di Venezia, Teatro Comunale di Bologna, Suntory Hall di Tokyo, i teatri dell’opera di Mona-co, Francoforte, Stoccarda, Dresda, Amburgo, Va-lencia, Los Angeles e Seattle.

Nel 2010, in occasione dello storico centenario della Fanciulla del West, da lui diretta al Metropoli-tan, Luisotti ha ricevuto il prestigioso Premio Pucci-ni. È stato inoltre Direttore musicale del Teatro San Carlo di Napoli, dove ha diretto Aida, I masnadieri e il Requiem di Verdi. La stagione 2016-2017 lo vede impegnato in Andrea Chénier, Aida e Rigoletto all’O-pera di San Francisco, in Traviata al Metropolitan e Pagliacci al Teatro Regio di Torino.

Brillante interprete anche nel repertorio sinfoni-co, Luisotti ha collaborato con varie orchestre sin-foniche tra cui quelle di San Francisco, Cleveland, Philadelphia e Atlanta, la London Philharmonia, l’Orchestre de Paris, la Filarmonica di Berlino, la Bavarian Radio Orchestra, l’Orchestra di Santa Cecilia di Roma, l’Orchestra Sinfonica di Madrid, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino e la Tokyo Symphony.

Ha infine all’attivo numerose registrazioni, tra cui La bohème dal Metropolitan, Don Giovanni e Nabuc-co dalla Royal Opera House e Mefistofele dall’Opera di San Francisco. Altri titoli includono una registra-zione completa di Stiffelio e l’album Duets, con la Staatskapelle di Dresda, Anna Netrebko e Rolando Villazón.

Il soprano olandese Eva-Maria Westbroek si è imposta come una delle più acclamate artiste del canto del nostro tempo. Si è esibita in pressoché tut-

ti i più grandi teatri d’opera del mondo, oltre che nei maggiori festival, come quelli di Bayreuth e Aix-en-Provence. Tra i suoi cavalli di battaglia si ricordano i ruoli di Seglinde in Die Walküre, Lady Macbeth di Mcensk, Minnie nella Fanciulla del West, Francesca da Rimini, Jenůfa, Manon Lescaut, Káťa Kabanová e Maddalena in Andrea Chénier.

Recentemente si è inoltre distinta come Elisabeth in Tannhäuser al Metropolitan di New York, come Santuzza in Cavalleria rusticana a Londra, infine come Isotta in Tristan und Isolde a Baden Baden. A marzo debutterà come Marie nel Wozzeck di Berg.

Dopo gli studi al Conservatorio Reale di Le Ha-vre, Eva-Maria Westbroek ha vinto alcuni concorsi internazionali, ha fatto parte della compagnia sta-bile di canto della Staatsoper di Stoccarda, dove ha ricevuto il titolo di miglior cantante da camera del Teatro. Nel 2006 ha debuttato in Nord America e, nella Lady Macbeth di Šostakovič, alla Netherlands Opera e alla Royal Opera House Covent Garden. Ha debuttato alla Scala come Hanna Glawari nel-la Vedova allegra, per poi debuttare come Seglinde ad Aix-en-Provence con i Berliner Philharmoniker diretti da sir Simon Rattle (con replica al festival di Salisburgo); dopo quelle produzioni ha interpretato il ruolo anche a Bareuth, San Francisco e Metropo-litan, poi a Valencia, Francoforte e in diverse esecu-zioni in forma da concerto con Rattle e i Berliner. All’Opéra di Parigi ha debuttato nei Dialogues des Carmélites di Poulenc ed è stata invitata a tornare come Chrysothemis in Elektra di Strauss e, al suo debutto, come Kaiserin in Die Frau ohne Schatten.

Felice di tornare frequentemente a Londra, in quella città ha riscosso i plausi della critica inter-nazionale per la prima assoluta di Anna Nicole di Mark-Anthony Turnage. Dopo aver interpretato Francesca da Rimini a Monte-Carlo e al Metropo-litan, ha debuttato nel 2013 in Manon Lescaut al Théâtre Royal de la Monnaie.

Molto richiesta anche in ambito sinfonico, ha cantato sotto la guida di direttori quali Marek Ja-nowski, Anthony Pappano, il già citato Simon Rat-tle, Bernhard Haitink, Lorin Maazel, Edo de Waart, Mariss Janson, Valerij Gergiev, Lothar Zagrosek, Christoph von Dohnányi, Christian Thielemann, Carlo Rizzi, Fabio Luisi e James Levine. Ha diviso il palcoscenico con grandi interpreti come Plácido Domingo e Jonas Kaufmann, lavorando con registi di rilievo come Martin Kušej, Barbara Frey, Niko-laus Lehnhoff, Francesca Zambello, David Pount-ney, Richard Jones, Keith Warner, Christoph Loy, Robert Carsen e Richard Eyre.

Dal 2014 è Ambasciatrice di Musicians without Borders, progetto che attraverso la musica costruisce ponti culturali tra popolazioni divise dalla guerra.

L’Orchestra del Teatro Regio è l’erede del com-plesso fondato alla fine dell’Ottocento da Arturo Toscanini, sotto la cui direzione vennero eseguiti numerosissimi concerti e molte storiche produzio-ni operistiche, quali la prima italiana del Crepuscolo degli dèi di Wagner e le prime assolute di Manon Le-scaut e La bohème di Puccini.

Nel corso della sua lunga storia ha dimostrato una spiccata duttilità nell’affrontare il grande repertorio così come molti titoli del Novecento, anche in pri-ma assoluta, come Gargantua di Corghi e Leggenda di Solbiati. L’Orchestra si è esibita con i solisti più celebri e alla guida del complesso si sono alternati direttori di fama internazionale come Roberto Ab-bado, Ahronovič, Bartoletti, Bychkov, Campanella, Gelmetti, Gergiev, Hogwood, Luisi, Luisotti, Oren, Pidò, Sado, Steinberg, Tate e infine Gianandrea Noseda, che dal 2007 ricopre il ruolo di Direttore musicale del Teatro Regio. Ha inoltre accompagnato grandi compagnie di balletto come quelle del Bol’šoj di Mosca e del Mariinskij di San Pietroburgo.

Numerosi gli inviti in festival e teatri stranieri; ne-gli ultimi anni è stata ospite, sempre con la direzione del maestro Noseda, in Germania, Spagna, Austria, Francia e Svizzera. Nell’estate del 2010 ha tenuto una trionfale tournée in Giappone e in Cina con La traviata e La bohème, un successo ampiamente bis-sato nel 2013 con il “Regio Japan Tour”. Nel 2014,

dopo le tournée a San Pietroburgo ed Edimburgo, si è tenuto a dicembre il primo tour negli Stati Uniti e Canada con l’esecuzione del Guglielmo Tell di Ros-sini. Tre gli importanti appuntamenti internazionali nel 2016: i complessi artistici del Teatro sono stati ospiti d’onore al 44° Hong Kong Festival con Simon Boccanegra, due concerti e la Messa da Requiem di Verdi; a Parigi e a Essen con Lucia di Lammermoor in forma di concerto, protagonista Diana Damrau; allo storico Savonlinna Opera Festival con La bohème e Norma.

L’Orchestra e il Coro del Teatro hanno una in-tensa attività discografica, nell’ambito della quale si segnalano diverse produzioni video di particolare interesse: Medea, Edgar, Thaïs, Adriana Lecouvreur, Boris Godunov, Un ballo in maschera, I Vespri siciliani, Don Carlo, Faust e Aida. Tra le incisioni discografi-che più recenti, tutte di rette da Gianandrea Noseda, figurano la Seconda Sinfonia di Mahler (Fonè), il cd Fiamma del Belcanto con Diana Damrau (Warner-Classics/Erato), recensito dal «New York Times» come uno dei 25 migliori dischi di musica classica del 2015, due cd verdiani con Rolando Villazón e Anna Ne trebko e uno mozartiano con Ildebrando D’Arcan gelo (Deutsche Grammophon); Chandos ha pubbli cato Quattro pezzi sacri di Verdi e, nell’am-bito della collana «Musica Italiana», due album de-dicati a composizioni sinfonico-corali di Goffredo Petrassi.

Il Regio è inoltre l’unico teatro italiano presente su The Opera Platform, la piattaforma digitale euro-pea dedicata all’opera.

Orchestra

Violini primiSergey Galaktionov *Luigi Presta Claudia ZanzottoClaudia CurriCorinne Curtaz Andrea Del Moro Elio LercaraMiriam Maltagliati Paolo ManzionnaVladimir Lyn MariAlessio MurgiaIvana NicolettaLaura QuagliaDaniele SoncinGiuseppe Tripodi Roberto Zoppi

Violini secondiMarco Polidori *Tomoka OsakabeBartolomeo AngelilloSilvana BaloccoPaola Bettella Anna Rita Ercolini Silvio Gasparella Fation HoxholliMarcello IaconettiRoberto LirelliPaola PradottoValentina RauseoSeo Hee SeoMarta Tortia

VioleEnrico Carraro *Alessandro Cipolletta Gustavo FioravantiMartina AnselmoAndrea ArcelliRita BracciClaudio CavallettiMaria Elena EusebiettiVirginia LucaFranco Mori Roberto Musso Alessandro Sacco

Violoncelli Amedeo Cicchese *Davide Eusebietti Giulio ArpinatiAlberto BaldoFabio FausoneAmedeo FenoglioAlfredo GiarbellaGiuseppe MassariaArmando MatacenaLuisa Miroglio

ContrabbassiDavide Botto *Atos CanestrelliFulvio CaccialupiAndrea CoccoKaveh DaneshmandMichele LipaniFederico MarchesanoStefano Schiavolin

OttavinoRoberto Baiocco

FlautiFederico Giarbella *Maria Siracusa Serena Zanette (anche ottavino)

OboiLuigi Finetto *Marco Del Cittadino (anche corno inglese) Stefano Simondi

Corno ingleseAlessandro Cammilli

Clarinetto piccoloLuciano Meola

ClarinettiLuigi Picatto *Diego Losero

Clarinetto bassoEdmondo Tedesco

FagottiAndrea Azzi *Orazio Lodin

ControfagottoSabrina Pirola

* Prime parti

Si ringrazia la Fondazione Pro Canale di Milano per aver messo i propri strumenti a disposizione dei professori Sergey Galaktionov (violino Giovanni Battista Guadagnini, Torino 1772), Marco Polidori (violino Alessandro Gagliano, Napoli 1725 ca.), Enrico Carraro (viola Giovanni Paolo Maggini, Brescia 1600 ca.) e Bartolomeo Angelillo (violino Bernardo Calcanius, Genova 1756).

Si ringrazia la Fondazione Zegna per il contributo dato al vincitore del Concorso per Prima viola.

CorniUgo Favaro *Natalino Ricciardo *Pierluigi FilagnaFabrizio DindoVincenzo Ferrante BanneraStefano FracchiaEvandro MerisioEros Tondella

TrombeSandro Angotti *Alessandro CaruanaEnrico NegroMauro PaveseMarco Rigoletti

TromboniVincent Lepape *Gianluca Scipioni *Enrico AvicoMarco Tempesta

TubaRudy Colusso

TimpaniRaúl Camarasa *Ranieri Paluselli *

PercussioniLavinio CarminatiEnrico FemiaMassimiliano Francese

ArpaElena Corni *

Teatro RegioWalter Vergnano, Sovrintendente

Gastón Fournier-Facio, Direttore artistico Gianandrea Noseda, Direttore musicale

© Fondazione Teatro Regio di Torino Prezzo: € 1

PROGETTO MAHLER

Giovedì 22 Gennaio 2015 ore 20.30Nicola Luisotti direttore

Annely Peebo mezzosopranoClaudio Fenoglio maestro dei cori

Orchestra e Coro del Teatro RegioCoro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G. Verdi”

Sinfonia n. 3 in re minore per contralto, coro femminile, coro di voci bianche e orchestra_____________________________________________

Sabato 24 Ottobre 2015 ore 20.30Gianandrea Noseda direttoreRegula Mühlemann soprano

Anna Maria Chiuri mezzosopranoClaudio Fenoglio maestro del coro

Orchestra e Coro del Teatro Regio

Sinfonia n. 2 in do minore per soli, coro e orchestra (Resurrezione)_____________________________________________

Sabato 21 Gennaio 2017 ore 20.30Nicola Luisotti direttore

Eva-Maria Westbroek soprano Orchestra del Teatro Regio

BlumineLieder eines fahrenden Gesellen

Sinfonia n. 1 in re maggiore (Titano)_____________________________________________

Mercoledì 22 Febbraio 2017 ore 20.30Marco Angius direttore

Chiara Muti voce recitanteMartina Pelusi voce biancaOrchestra del Teatro Regio

Sinfonia n. 4 in sol maggiore

(con Azio Corghi, …sotto l’ombra che il bambino solleva, poema per voce e orchestra da Saramago)

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

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