n°I 22/02/2018 ilC OSMO€¦ · Il 7 ottobre del 2017, sindaci e amministrato-ri di alcuni Comuni...

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Intervista Io, sopravvisuto alla Shoah di Sabrina Falanga pag.4 Elioni politiche, la grande incertza di Federico Bodo pag. 6-7 Politica L’Editoriale Da Internet a Facebook alle manifestioni in strada. Quando gli “ismi” tornano a far paura Intolleraa verso gli stranieri e richiami antisemiti, la violea dilaga in Italia e in Europa Intolleranza verso il prossimo, movimenti neonazisti e neofascisti che rispolverano vecchi slogan e picchiano, accoltellano, fanno sentire forte la loro voce. Se l’altro è straniero, nero, ebreo, meglio ancora perché c’è una par- te della società – cosiddetta civile – che appoggia più o meno silenziosamente questa strategia del nazionalismo estremo. In Italia e all’estero sono stati tantissimi gli episodi di raz- zismo e i simboli politici utilizzati contro gli stranieri. Da noi, spesso ci si limita al post su Facebook: il 60% dei 109 episodi di antisemitismo del 2017, dati dell’Osservatorio antisemita della Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec), sono avvenuti proprio in questo modo. Con le parole: 60. A cui si aggiungono 20 segnalazioni di graffiti a grafica, 15 di diffamazione e of- fese, 11 di insulti. Più vari episodi di vandalismo. Sempre nel 2017, l’Osservatorio ha rilevato 330 siti, di cui 130 promossi da neonazisti e tradizionalisti cattolici, 110 co- spirativisti, 70 antisionisti, 20 negazionisti. Il video della settimana un universo di notizie SMO C il O www.il-cosmo.com Neonazi e fasci: la Storia che non insegna Un Universo di notizie dietro la tastiera spesso si combattono battaglie ideolo- giche e non; facile, poi, scat- tare fotografie con il proprio smartphone e documentare tutto con un semplice click. E’ proprio in questo Secolo che, il vero giornalista, deve distinguersi, facendosi por- tavoce del reale concetto di notiziabilità. Il Cosmo, composto da una redazione giovane e brillan- te, si basa proprio sulla ricon- sacrazione di questo princi- pio. Ogni giovedì entreremo dentro la Notizia con appro- fondimenti e curiosità sul panorama italiano ed inter- nazionale. Sempre al servi- zio di chi è governato e non di chi governa. Servire la comunità: è questo il ruolo del giornalista. Un servizio reso attraverso due capisaldi di questa professio- ne troppo spesso dimentica- ti: informare e comunicare. Nell’epoca del Web 4.0, tut- to viene considerato notizia, si urlano scandali e scoop, si cerca l’approvazione e il consenso della rete in barba a codici deontologici e buon senso. L’apparire prende il sopravvento sull’essere in un magma di parole gridate al fine di produrre più conte- nuti del concorrente. Ecco perché alle fake news è giusto contrapporre le good news, riportando in auge il concetto di verità in barba ai like di Facebook e alle visua- lizzazioni. I Social ci hanno reso tutti un po’ giornalisti, Reportage Alla scoperta del quartiere romano Coppedè di Olivia Balzar pag. 8 Rubrica Diario di bordo: Norvegia di Samantha Betti pag. 12 Intervista Lara Orrico, il “broccolo” che vive a Berlino di Sara Brasacchio pag. 12 Il Cmo in cucina Risotto caprino con cipolle dolci profumato al vino rosso di Chiara Bellardone pag. 10-11 Sport Olimpiadi Invernali in Corea: il gelo e il braciere di Deborah Villarboito pag. 14 Eventi Film, mostre ed eventi da non perdere! continua 2-3 Inviateci i vostri filmati, i più interessanti saranno pubblicati sul nostro giornale. Michela Trada n°I 22/02/2018 In fase di registrazione presso il tribunale di Vercelli Editore: il Cosmo SRL via degli Oldoni 14, Vercelli. Direttore: Michela Trada

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IntervistaIo, sopravvisuto alla Shoahdi Sabrina Falanga pag.4

Elezioni politiche, la grande incertezzadi Federico Bodo pag. 6-7

Politica

L’Editoriale

Da Internet a Facebook alle manifestazioni in strada. Quando gli “ismi” tornano a far paura

Intolleranza verso gli stranieri e richiami antisemiti, la violenza dilaga in Italia e in Europa

Intolleranza verso il prossimo, movimenti neonazisti e neofascisti che rispolverano vecchi slogan e picchiano, accoltellano, fanno sentire forte la loro voce. Se l’altro è straniero, nero, ebreo, meglio ancora perché c’è una par-te della società – cosiddetta civile – che appoggia più o meno silenziosamente questa strategia del nazionalismo estremo.In Italia e all’estero sono stati tantissimi gli episodi di raz-zismo e i simboli politici utilizzati contro gli stranieri. Da noi, spesso ci si limita al post su Facebook: il 60% dei 109 episodi di antisemitismo del 2017, dati dell’Osservatorio antisemita della Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec), sono avvenuti proprio in questo modo. Con le parole: 60. A cui si aggiungono 20 segnalazioni di graffiti a grafica, 15 di diffamazione e of-fese, 11 di insulti. Più vari episodi di vandalismo. Sempre nel 2017, l’Osservatorio ha rilevato 330 siti, di cui 130 promossi da neonazisti e tradizionalisti cattolici, 110 co-spirativisti, 70 antisionisti, 20 negazionisti.

Il video della settimana

un universo di notizieSMOCil O

www.il-cosmo.com

Neonazi e fasci: la Storia che non insegna

Un Universo di notiziedietro la tastiera spesso si combattono battaglie ideolo-giche e non; facile, poi, scat-tare fotografie con il proprio smartphone e documentare tutto con un semplice click. E’ proprio in questo Secolo che, il vero giornalista, deve distinguersi, facendosi por-tavoce del reale concetto di notiziabilità.Il Cosmo, composto da una redazione giovane e brillan-te, si basa proprio sulla ricon-sacrazione di questo princi-pio. Ogni giovedì entreremo dentro la Notizia con appro-fondimenti e curiosità sul panorama italiano ed inter-nazionale. Sempre al servi-zio di chi è governato e non di chi governa.

Servire la comunità: è questo il ruolo del giornalista. Un servizio reso attraverso due capisaldi di questa professio-ne troppo spesso dimentica-ti: informare e comunicare.Nell’epoca del Web 4.0, tut-to viene considerato notizia, si urlano scandali e scoop, si cerca l’approvazione e il consenso della rete in barba a codici deontologici e buon senso. L’apparire prende il sopravvento sull’essere in un magma di parole gridate al fine di produrre più conte-nuti del concorrente. Ecco perché alle fake news è giusto contrapporre le good news, riportando in auge il concetto di verità in barba ai like di Facebook e alle visua-lizzazioni. I Social ci hanno reso tutti un po’ giornalisti,

ReportageAlla scoperta del quartiere romano

Coppedèdi Olivia Balzar pag. 8

RubricaDiario di bordo:

Norvegiadi Samantha Betti pag. 12

IntervistaLara Orrico, il “broccolo”

che vive a Berlino

di Sara Brasacchio pag. 12

Il Cosmo in cucinaRisotto caprino con cipolle dolci

profumato al vino rosso

di Chiara Bellardone pag. 10-11

SportOlimpiadi Invernali

in Corea: il gelo e il bracieredi Deborah Villarboito pag. 14

EventiFilm, mostre ed eventi danon perdere!

continua 2-3

Inviateci i vostri filmati, i più interessanti saranno pubblicati sul nostro giornale.

Michela Trada

n°I 22/02/2018

In fase di registrazione presso il tribunale di VercelliEditore: il Cosmo SRL via degli Oldoni 14, Vercelli. Direttore: Michela Trada

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Inchiestarante lo sgombero di una casa occupata abusi-vamente per fare spazio a una famiglia italo-eritrea, legittima assegnataria dell’alloggio. Tre agenti restano feriti perché colpiti alla testa con sanpietrini.All’inizio del 2017, ad Alessandria, nasce la prima bambina dell’anno, è marocchina. Alla notizia, su Facebook, si scatenano messaggi di odio razziale contro i musulmani. A fine gen-naio del 2017, un 51enne originario del Bangla-desh, viene pestato due volte a Roma, in zona Tuscolana, da alcuni adolescenti. Colpito più volte in testa con un bastone, non riesce a chie-dere aiuto e viene lasciato lì, in gravi condizio-ni. In ospedale, gli viene asportato un occhio.Il 28 febbraio del 2017 come non ricordare i tre uomini italiani, dipendenti della catena te-desca di supermercati Lidl, che sorprendendo due donne rom rovistare nei rifiuti, le chiudono in una sorta di gabbia. Tra le reazioni divertite degli altri dipendenti del supermercato. Il tut-to avviene a Follonica, in Toscana. Il 9 marzo del 2017, vandali devastano il ristorante Chikù, nel quartiere napoletano di Scampia, gestito da donne rom e napoletano. L’8 marzo, a Brindi-si, un venditore di fiori di origine indiana viene aggredito e preso a calci e pugni da due cittadi-ni italiani.Arriviamo all’11 maggio: a Roma, due bambine

Analizziamo gli episodi, tutti e di particolare gravità, che hanno colpito non solo gli ebrei in Italia. Nel 2017 e nei primi mesi del 2018, con una piccola divagazione anche agli anni prece-denti. È recente, purtroppo, uno dei peggiori, a Macerata: Luca Traini, esponente di estrema destra e iscritto alla Lega Nord, se ne va in giro per strada a sparare contro i neri per ‘vendica-re’ l’uccisione di Pamela Mastropietro. Nessun pentimento dopo l’arresto.Nell’ultima parte del 2017, a Genova, alcuni cittadini di Multedo, organizzano una fiacco-lata contro l’idea di un centro di accoglienza di migranti da collocare nell’ex asilo Contessa Govone. Questo accade il 21 ottobre. Il giorno dopo, la protesta si sposta davanti alla chiesa. Nello stesso periodo, a Parma, viene pubbli-cato l’annuncio per l’affitto di un trilocale: “La palazzina è ben abitata, pertanto si richiedono solo persone italiane e referenziate”. Sono epi-sodi che a volte si confondono nelle pagine di cronaca locali.Il 25 ottobre del 2017 fa scalpore ciò che succe-de allo stadio Olimpico di Roma. I tifosi della Lazio, per l’occasione in Curva Sud (quella ro-manista) per la squalifica della Nord, attacca-no adesivi con il fotomontaggio di Anna Frank che indossa la maglia giallorossa. Viene aperta un’inchiesta per istigazione all’odio. Venti tifosi della Lazio, del gruppo ‘Irriducibili’, sarebbero i responsabili dell’atto. Daspo per loro. Sempre nel mese di ottobre 2017, a Bologna, avven-gono tre episodi di minacce a mano armata ai danni degli ospiti e degli operatori dell’Hub di via Mattei. Si tratta di intimidazioni a sfondo razzista.Mese pieno di episodi di razzismo e intolleran-za quello di ottobre 2017. Il 27, il dirigente sco-lastico di un Istituto scolastico di Pioltello, alle porte di Milano, decide di separare in due classi diverse gli alunni con cognomi stranieri e quel-li con cognomi italiani. Stesso giorno, a Mila-no: la sede di Save the Children viene attacca-ta dall’Associazione Veneto Fronte Skinheads con uno striscione: “Save the Children. Save the Business’. Il bersaglio sono i bambini mi-granti aiutati dall’associazione.Il 29 ottobre 2017, a Roma, un cameriere ben-galese di 27 anni, Kartik Chondro, viene pic-chiato da 12-13 persone: “Prima ci hanno chia-mato negri, poi giù botte”. Con lui c’è un amico egiziano. Kartik viene operato per la frattura della mandibola, delle orbite oculari e del naso. Quasi tifosi della Roma gli aggressori, uno di loro su Facebook ha le foto di Hitler e Mussoli-ni sul profilo.Il 7 ottobre del 2017, sindaci e amministrato-

ri di alcuni Comuni in provincia di Udine, che mettono in atto politiche di accoglienza per i migranti, ricevono lettere minatorie ripiene di escrementi. L’8 ottobre, a Bari, una cittadina nigeriana di 27 anni che lavora come parruc-chiera, sta per prendere l’autobus, ma quan-do fa per salire un anziano signore italiano la aggredisce. “Tu non puoi stare qui”, urla, poi scendendo dal pullman dà una spinta alla ra-gazza che cade e batte la testa.Il 9 ottobre, a Portogruaro, uscendo da un supermercato, un gruppo di una quindicina di italiani insulta e aggredisce a calci e pugni tre giovani extracomunitari. Questi provano a scappare, ma vengono inseguiti al lancio di tubi di plastica e pezzi di tavole di legno. Un passante chiama il 112.Più indietro: 28 settembre del 2017, a Guidonia, in provincia di Roma. Un cittadino rom com-pie manovre azzardate con un furgone, cen-to persone scendono in strada per protestare contro l’insediamento rom dell’Albuccione. Le due fazioni si fronteggiano alcune ore, lancian-do sassi e facendo la barricate in strada. Viene incendiato un box auto dove spesso trovavano rifugio proprio i cittadini rom. Guerriglia pure il 29 settembre a Roma. Giovani estremisti si infiltrano in un gruppo di residenti del Trullo. Vengono a contatto con le forze dell’ordine du-

Il lato oscuro della Rete cheQuando si parla di “deep web”, il pensiero corre prima di tutto al commercio di droga o di contenuti illegali, come la pedopornogra-fia. In questo caso, si può definire più pro-priamente “dark web”: se con l’espressione deep web si intendono genericamente i con-tenuti non indicizzati per i motori di ricer-ca, con dark web si parla di quei contenuti appositamente nascosti. Il dark web esercita un certo qual fascino fra gli appassionati di tecnologia, al punto da dare vita anche a del-le leggende metropolitane sui suoi contenuti. Quello che non tutti sanno, tuttavia, è che il deep web ha avuto e continua ad avere anche uno spiccato ruolo politico. Il web sommerso, infatti, rappresenta una via di uscita per gli intellettuali e i reporter dei paesi oppressi da regimi autoritari, che possono così scambia-re informazioni e materiali, protetti dal siste-ma di irrintracciabilità garantito dai browser pensati per navigare nello strato profondo di internet. Ma anche nei paesi democratici vengono posti alcuni limiti. Sono i cosiddet-ti “istituti di democrazia protetta”, meccani-

smi pensati per difendere i valori fondanti della nazioni. In loro nome, per esempio, in molti Stati è vietata la propaganda nazista. Ed ecco allora che il deep web diventa una scappatoia. All’inizio del 2016, la presenza di contenuti di propaganda estremista nella fascia nascosta del web è stata stimata nel 2,7% dei contenuti totali. Nel complesso, se-condo delle ricerche di settore, i contenuti illegali rappresenterebbero circa il 40% del deep web. Ovviamente, monitorare un feno-meno per sua stessa natura sommerso non è facile. Di tanto in tanto, però, il tema torna a fare parlare di sé. Uno dei casi di cronaca più recenti riguardante la propaganda poli-tica estremista nel web sommerso riguarda il sito “Daily stormer”, considerato di ispira-zione neonazista. Nato nel 2013, è rimasto normalmente online fino alla scorsa esta-te finché, come ricostruisce l’inglese “The

Guardian”, i fornitori di servizi internet han-no rifiutato di ospitarlo sui loro server. Da lì, pare che il sito abbia “traslocato” nel deep web. La cosa ha aperto un certo dibattito ideologico fra i sostenitori del deep web e i detrattori. Se, infatti, da un lato il web som-merso permette di sfuggire alla censura dei regimi autoritari, dall’altro permette anche di infrangere molte altre leggi, decisamen-te più ragionevoli. Sul caso sono intervenuti anche gli sviluppatori del software utilizzato per navigare il deep web, che si sono detti addolorati per gli usi impropri di quello spa-zio, ma hanno spiegato che al tempo stesso il loro sistema impedisce la censura anche da parte dei suoi stessi creatori. In Italia, fece scalpore il caso di “Stormfront”, definito dai mass media statunitensi “il più grande sito d’odio”. Alla fine del 2012 venne oscu-rato. Viaggia nel deep web anche un’ideolo-

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Inchiestae una ragazza rom, di origine bosniaca, muo-iono carbonizzate nell’incendio della roulotte in cui dormivano con la famiglia, nel parcheg-gio antistante un supermercato, a Centocelle. La polizia ritrova materiale infiammabile poco distante: un accendino e i resti di una bottiglia molotov. Dolo a sfondo razzista, insomma: così pare.Il 16 giugno, un’inchiesta della Procura di Mas-sa Carrara porta all’arresto di quattro carabi-nieri e all’allontanamento di altri quattro dalla provincia. Altri 18 militari e quattro civili sono indagati. Avrebbero compiuto decine di reati, tra cui cinque pestaggi ai danni di un clochard polacco e di immigrati nordafricani. Non solo: canna della pistola in bocca, viso schiacciato contro l’asfalto, pugni e calci, pipì sui materassi sui quali dormivano gli stranieri. A fine mese, un ragazzo marocchino viene aggredito con insulti razzisti e picchiato in via Prenestina, a Roma. Sono due gli aggressori, che colpiscono il ragazzo anche alle spalle, procurandogli la frattura del polso destro.Acqui Terme, 8 agosto: un richiedente asilo viene picchiato da alcuni minorenni, il tutto ri-preso dal telefonino. Il video finisce sui social. Il ragazzo pestato finisce al pronto soccorso con un trauma cranico. Dieci giorni dopo, a Rimini, due ragazzi prendono a calci e pugni una don-

na di origini africane, al sesto mese di gravi-danza, su un autobus cittadino. Urlandole frasi razziste e minacciando di farla abortire a forza di botte. Quando il bus si ferma, i due spingono la donna, facendola cadere a terra. Qui si sente male e viene portata al pronto soccorso.Sempre relativamente all’Italia, da segnalare l’escalation di Lavello, in provincia di Potenza, dal 2012 al 2016. Scritte neonaziste e razziste sui muri della città, dagli asili alle scuole, fino alla vie del corso. Simboli nazifascisti, frasi ne-gazioniste, minacce all’Anpi. Fino alla sostitu-zione della bandiera europea con vessilli con-tenenti croci celtiche e la bandiera del Terzo Reich nella piazza che ospita il monumento ai caduti della prima guerra mondiale.E all’estero? A Stoccolma, in Svezia, nello scor-so mese di gennaio, svastiche hanno ricoper-to la moschea della città. A compiere il gesto neonazisti svedesi, nel quartiere centrale di Sodermalm. Due anni fa, nel 2016, i neonazi-sti svedesi avevano organizzato più di 3 mila attività, scandendo sempre parole d’odio. Non solo: proprio a Stoccolma, negli ultimi anni, si è affermata una formazione di estrema destra che, secondo i sondaggi, oggi è al terzo posto nelle intenzioni di voto per le politiche del 9 settembre 2018.Restiamo in Svezia: a settembre del 2017, 30

persone sono finite in manette dopo gravi scontri con la polizia, a Goteborg, in occasione della marcia dei neonazisti del Movimento di resistenza nordica. Sono intervenuti pure di-mostranti di sinistra, le forze dell’ordine han-no dovuto fare da cuscinetto. Più indietro nel tempo, a marzo 2016, per scoprire che in Olan-da la più attiva formazione di ultra destra ma-nifestò ad Amsterdam, sulla piazza di Stopera, Stiamo parlando dei Nederland Volks Unie, nostalgici del Fuhrer. Una marcia contro la si-nistra, ostentazione di muscoli.Torniamo al 2017 per andare in Gran Bretagna: quattro militari, a settembre, sono stati arre-stati con l’accusa di essersi associati a un grup-po dell’estrema destra più violenta, ispirata al neonazismo, pianificando pure atti terroristici. E in Germania? Secondo la polizia tedesca, ci sono 23 mila simpatizzanti dell’estremismo di destra. Il bersaglio sono gli stranieri. Anche in questo caso, si progettano attentati contro mo-schee, sinagoghe, centri per rifugiati e stazioni di polizia. In Francia, da 15 anni a questa parte, si segna-lano tra i 500 e i 1000 casi di antisemitismo. A gennaio 2018 un bambino di otto anni con la kippah in testa è stato preso a calci e pugni da altri adolescenti in una banlieu di Parigi. Gli ebrei, vista l’escalation, se ne stanno andando dal Paese: in 40 mila negli ultimi 10 anni sono emigrati proprio in Israele.In Europa, poi, non possiamo citare la nuova legge della Polonia che sa tanto di negazioni-smo. È infatti vietato associare i polacchi alla Shoah ebraica, che sarebbe stata opera solo de-gli invasori nazisti.Passiamo a un caso di intolleranza, fuori dall’Europa. In Indonesia, la polizia sempre a gennaio ha arrestato 12 transgender per esse-re sottoposte a un trattamento di rieducazione per tornare a comportarsi “come veri maschi”. Sono stati tagliati forzatamente i capelli, vieta-ti gli abiti femminili. E negli Stati Uniti? Qui, l’11 agosto del 2017 c’è stata la marcia dei su-prematisti bianchi a Charlottesville (uccisa una donna, investita appositamente da un neonazi-sta). E la non condanna del presidente Donald Trump.Due settimane dopo, all’esterno di un centro commerciale in Virginia, un gruppo neonazista si è radunato per commemorare con il saluto nazista a una bandiera con una grande svasti-ca i 50 anni dell’assassinio del leader George Lincoln Rockwel, che fondò nel 1967 il Partito nazista americano, ora chiamato New Order.

culla l’odiogia che talvolta si fa “costola” dei neonazi-smi: il negazionismo. Il negazionismo è una forma estrema di revisionismo storico, che nega l’accadimento di certi fatti. La forma più tristemente celebre è quella relativa alla Shoah. In realtà, il “nascondiglio” del deep web rappresenta un’arma a doppio taglio per i contenuti propagandistici. Se, da un lato, il fatto che sia più difficile da indagare rappre-senta un indubbio vantaggio per valicare la censura e proteggere chi pubblica, dall’altro le maggiori difficoltà di accesso restringono anche il pubblico. Un aspetto da non sotto-valutare quando si parla di propaganda.

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di Alessandro Pignatelli

di Fabiana Bianchi

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Si chiama “Facciamo Luce” ed il suo obiet-tivo è proprio quello di fare chiarezza circa la questione migranti che da diversi mesi tiene banco su tutte le prime pagine dei quotidiani nazionali e nelle rassegne dei telegiornali.Si tratta di un video-documentario rea-lizzato dalla Cooperativa Versoprobo nei pressi del centro di accoglienza Leon d’Oro di fronte all’Ilva di Novi Ligure. Nel girato, una intervista al presidente della coopera-

tiva vercellese Islao Patriarca, “interrogato” assieme al capo area Michele Bolco e all’o-spite Bolonskie Fonkou dalla video opera-trice Sara Brasacchio e da Daniele Crosta.“La disinformazione è il peggior nemico - spiegano i responsabili di Versoprobo - da qui la necessità di spiegare una volta per tutte una situazione troppo spesso stru-mentalizzata”. All’interno del filmato, Pa-triarca spiega, dati alla mano e nei dettagli, costi e rendicontazione della Cooperativa,

i meccanismi di gestione dei soldi e ogni dettaglio dell’affaire migranti. Preziosa la testimonianza proprio di un ospite di Ver-soprobo che racconta quale sia la realtà all’interno dei centri, cosa significhi per il loro il percorso di accoglienza impostato dalla Cooperativa e la bontà del lavoro de-gli operatori.

Io, sopravvissuto alla shoahL’intervista a Thomas Gazit, tra i 3mila della Casa di vetro: “La Storia non si deve ripetere”

“Facciamo Luce”, un video per spiegare l’accoglienzaLa Versoprobo fa chiarezza sul mondo delle cooperative in merito alla questione migranti

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«Se osserviamo bene la società di oggi è possibile notare la presenza di ciò che accadde anni fa con gli ebrei». Potrebbe apparire come un’affermazio-ne forte, a cui difficilmente credere. Ma se a dirla è chi la violenza e la discriminazione l’ha vissuta sulla sua pelle, allora il rimando al presente non è più così assurdo.Thomas Gazit ha 83 anni, è ungherese, è ebreo ed è un sopravvissuto alla Shoah, di cui abbiamo visto scorrere immagini alla televisione, letto sto-rie sui giornali, «ma nessuno può davvero com-prendere cosa significhi assistere allo sterminio di persone tra le quali potresti anche esserci tu». Shoah è un termine ebraico che significa “tempe-sta devastante”, come scritto sulla Bibbia. E “tem-pesta devastante” è anche la descrizione di ciò che è accaduto all’esistenza di chi ha vissuto la seconda guerra mondiale. Da ebreo.Thomas aveva tra i 12 e i 14 anni, non ricorda bene. La sua preoccupazione, ai tempi, era che la “Stella di David” fosse ben fissata al petto, cucita perfettamente, mentre a piedi si avviava verso la scuola: «Poteva capitare che i poliziotti ci fermas-sero per controllare che non si staccasse minima-mente dalla maglietta». Marchiati, riconoscibili. Era l’aprile del 1944 quando i tedeschi entrarono in Ungheria. «Si ascoltava il rombo dei cannoni tutti i giorni, tutto il giorno, e il rumore degli aerei nel cielo... Costantemente».La salvezza di Thomas è da ricercarsi in quella che il mondo conosce come “Glass House” ma che l’83enne chiama molto più semplicemente Casa di Vetro, una ex fabbrica di vetro nel cuore di Buda-pest: era un edificio adatto al numero di dipen-denti, non più di 35 persone. Eppure nella Casa di Vetro rimasero nascosti circa 3mila ebrei. Tra cui Thomas.«Ricordo bene il giorno in cui un “finto” poliziotto venne a prenderci a casa... L’unico a sapere come stavano le cose era il mio papà, che ci diceva in-fatti di obbedire al “poliziotto”. Fece finta di arre-

starci e, invece, ci lasciò a pochi metri dalla Casa di Vetro. Non furono facili gli anni all’interno della Casa - racconta Thomas -. Oso però dire che mi sento molto più fortunato di altri ebrei, come coloro che furono deportati ad Auschwitz. Seppur poco, a noi non mancava mai il cibo. È vero, vi-vevamo in condizioni igienico sanitarie pietose... Ma in qualche modo c’era sempre qualcuno che ci aiutava. Che ci ha salvati. Quando mi chiedono cosa significa vivere un’esperienza del genere io ri-spondo sempre alla stessa maniera: significa essere felici ogni sera di non essere morti. Ma non avere comunque la consapevolezza di essere vivi l’indo-mani. Non esistono certezze, progetti. Non esiste nemmeno la speranza».Nelle piccole pause tra un discorso e l’altro, Tho-mas rimane in silenzio: sembra sforzarsi di mette-re insieme così tanti ricordi da non sapere da dove iniziare a raccontare.«È difficile cercare di riassumere. È difficile anche ricordare con precisione... Anni, giorni. È una vita fatta di episodi e fotogrammi quella che ogni vol-ta cerco di tramandare. Mi sembra fosse il 1949 quando riuscii a uscire dall’Ungheria, clandesti-namente, grazie all’aiuto di alcune organizzazioni sionistiche. Avevo 17 anni. In realtà non sapevo dove ci stessero portando, ma ne ricordo le tappe: Bratislava e poi Bari, dove iniziò il viaggio ver-so, appunto, Israele. Con una nave che con noi fece l’ultimo viaggio, prima di essere demolita...». Dettagli. Thomas ricorda addirittura alcune bar-zellette che si raccontavano all’epoca. «È vero, ho dimenticato tante cose ma altre, all’apparenza insi-gnificanti, mi sono rimaste dentro...».Israele. La Terra Promessa, la madre dell’ebraismo. Il paese in cui Thomas inizia una nuova vita, co-struendo tutto da zero, ricucendo i pezzi di un’e-sistenza ormai segnata per sempre. «Finalmente avevo una realtà: una realtà che si basava su qual-cosa di concreto: sogni, obiettivi. Si poteva iniziare a pensare al domani. Il domani iniziava a esistere.

In Israele ho lavorato nell’esercito per molti anni: nel 1968 feci la mia prima vacanza in Italia a No-vara, dove vivevano già alcuni parenti e conoscen-ti. L’anno successivo mi trasferii definitivamente».In Italia Thomas inizia la sua carriera da impren-ditore, apprezzato e richiesto da numerose perso-ne. C’è un principio a cui l’83enne è affezionato: quel-lo della memoria: «Nella Bibbia c’è un verso che invita le generazioni a non sottrarsi al dovere di raccontare e raccontare... e ancora raccontare. Ecco, non bisogna mai smettere di tramandare quanto è successo. Specialmente ai più giovani. La storia si ripete, sempre. Come dicevo, ancora oggi persistono violenza e discriminazione. Ecco per-ché - conclude Gazit - è importante conoscere il passato: perché solo tramite esso possiamo capire davvero il presente».

di Sabrina Falanga

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Inchiesta

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InchiestaIn Val d’Ossola la commemorazione della battaglia degli uomini del capitano Filippo Maria Beltrami

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di Sofia Starda

Stop alla violenza sulle donneA Vercelli gli incontri di 12 Dicembre OnlusDicono che per misurare l’emancipazione culturale di un popolo la miglior chiave d’interpretazione sia valutare come vengano trat-tate le sue donne, le mogli, le madri, le figlie e le sorelle che spesso non godono degli stessi diritti dei loro mariti, padri, figli o fratelli, pur respirando la stessa aria, calpestando la stessa terra, parlando la loro stessa lingua, avendo il loro stesso sangue.Negli ultimi mesi le pagine di cronaca di tutto il mondo si sono tinte di sfumature rosa e nere, poiché i casi di ricatti, violenze psi-cologiche e fisiche ai danni dell’universo femminile si sono mol-tiplicati, o semplicemente, dopo anni di silenzi, sono stati portati

alla luce. Ma il dolore, quello vero, quello che fa troppo male per essere raccontato, quello per il quale si prova vergogna, quello stes-so che sa trasformare la propria anima nel carnefice peggiore, deve essere ascoltato, e solo in questo modo, curato. Per aiutare tutte le donne vittime di abusi di varia natura, violenze fisiche e/o psico-logiche, l’Associazione vercellese 12dicembre onlus, ha organizza-to un programma di 22 incontri destinati a cambiare, almeno in parte, le vite delle donne violentate. Un progetto ambizioso, che si avvale della consulenza di professionisti, per promuovere la ri-costruzione dell’autostima, ridurre il senso di isolamento e inade-guatezza e proporre nuove strategie di comportamento. Il percor-so ideato dalla Psicologa Elena Sabarino durerà per tutto il 2018, con incontri a cadenza settimanale presso la sede dell’Associazione 12Dicembre, in Corso Libertà 300, il giovedì dalle 17 alle 19 a Ver-celli. Strutturato per un numero massimo di 12 partecipanti, sarà completamente gratuito.È possibile iscriversi telefonando al 339/3626226 o al 338/1515762 o inviando una e-mail a [email protected] per avere ogni tipo di ulteriore informazione riguardo al servizio e al calendario degli incontri.

A Megolo l’anniversario dei dodici eroi antifascistiCarlo Antibo, Filippo Maria Beltrami (medaglia d’oro al valor militare), Bassano Paolo Bressani, Aldo Carletti, Gianni Citterio (medaglia d’oro al valor militare), Angelo Clavena, Bartolomeo Creola, Antonio Di Dio (medaglia d’oro al valor militare), Cornelio Gorla, Paolo Marino, Gaspare Pajetta (medaglia d’argento al valor militare), Elio Toninelli: sono questi i nomi dei dodici uomini che, nella fredda mattina del 13 febbraio di 74 anni fa, hanno perso la vita per mano delle forze nazi-fasciste a Megolo, un piccolo paese in Val d’Ossola.

“Se voi volete anda-re in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Co-stituzione, anda-te nelle montagne dove caddero i par-tigiani, nelle carceri dove furono impri-gionati, nei campi dove furono impic-cati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la li-bertà e la dignità, andate li, o giovani, col pensiero per-ché lì è nata la no-stra Costituzione”. Con queste parole Piero Calamandrei nel 1955 esortava un pubblico di stu-denti universitari a non dimenticare chi, sacrificando la propria vita, aveva donato loro la libertà di cui godevano.

E così, da 74 anni, la popolazione del Verbano Cusio Ossola si sente in dovere di onorare la memoria di quei giovani uomini che, guidati dal Ca-pitano Beltrami, divennero dei veri e propri eroi della Resistenza nei soli 6 mesi di attività della “Banda Beltrami”.

Le commemorazioni si sono aperte martedì 13 febbraio, giorno dell’anni-versario della battaglia di Megolo, con due funzioni religiose in suffragio ai caduti, la prima in mattinata nella chiesa parrocchiale di Cireggio e la seconda presso la chiesa di San Lorenzo di Megolo alle 20. Si son susseguiti poi tre eventi; il primo si è tenuto venerdì 16 febbraio a Pieve Vergonte, con un concerto della “Band del Pian Cavallone” alle ore 21 presso il Centro Culturale Massari, il secondo a Omegna dove alle ore 21, nei locali della Bi-blioteca Civica, si è tenuto lo spettacolo teatrale “Le rotaie della memoria” della Compagnia Eco di Fondo. Sempre ad Omegna domenica 18 febbraio, dopo la Santa Messa in suffragio ai caduti che si è tenuta presso la Chiesa Parrocchiale alle ore 9, è partito il tradizionale corteo per le vie cittadine che ha portato al Cinema Teatro Sociale dove, alle ore 11, la commemora-zione ufficiale è stata affidata alle parole di Nino Boeti, Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte. La giornata si è conclusa a Megolo in piazza San Lorenzo con testimonianze di partigiani, orazioni ufficiali e la deposizione di una corona floreale al Cippo del Cortavolo, il luogo dove il Capitano Beltrami e i suoi uomini persero la vita.

Filippo Maria Beltrami, il giovane architetto milanese che aveva aderito con tanto entusiasmo alla causa partigiana, rappresentava il riscatto di quella classe borghese che fino ad allora era rimasta lontana dagli interessi collettivi. Condusse fin dal principio una lotta alla luce del sole e proprio per questo era amato dal popolo. Beltrami e la sua banda appartennero al primo tempo della lotta partigiana, a quel periodo definito “romantico”, che proprio per la presenza di figure simili può essere descritto come un tempo leggendario, epico ed avventuroso, chiusosi con una morte che sa di canzoni di gesta. Le vicende che coinvolsero Beltrami e la sua banda furono oggetto dell’attenzione di personaggi del calibro di Gianni Rodari, Euge-nio Montale, Cesare Pavese, Piero Calamandrei e Franco Antonicelli che si sentirono in dovere di porgere un rispettoso tributo in ricordo di quegli uomini divenuti eroi.

“Ai giovani, per poter avere nuove idee, occorre conoscere le vecchie dal cui ceppo, se ancora verde e rigoglioso, potranno maturare nuovi pensie-ri”, queste parole, scritte dal Capitano Beltrami in una lettera indirizzata a Filippo Sacchi, sono un monito alle nuove generazioni perché imparino ad essere più attente al presente e a non permettere che gli errori del passato vengano commessi di nuovo, in modo da essere degni discendenti di quei Filippo Maria Beltrami che per un ideale, per la libertà, sacrificarono la loro vita.

di Filippo Ardizzi

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Politica

L’italia verso il voto: istruzioni per l’uso

Sarà il cuore a far posare la matita sulla scheda Elezioni politiche, la grande incertezza

Il 4 marzo è alle porte di un’Italia rias-sopita e nel silenzio stanno passando programmi e spot elettorali.

Pare una scelta precisa da parte di tutti quella di tenere un profilo basso, nonostante l’appuntamento elettora-le sia ormai ad un passo. Non è certo questa la sede per chiederci le ragioni di questa scelta, ma sicuramente può essere questa l’occasione per ridestar-ci un poco e ragionare, magari anche in tono ironico. Perché se un pun-to fermo c’è, con questa nuova Leg-ge Elettorale, è che nulla è certo fino a scrutini conclusi, ed è certamente difficile votare secondo coscienza sen-za conoscere cosa accadrà quando le percentuali maggioritarie e propor-zionali saranno certe. D’altro canto è

Per molti è semplice prevedere l’esito delle prossime elezioni nazionali del 4 marzo. Ma le sorprese sono dietro l’angolo, la nuova Legge Elettorale po-trebbe riservarci dei colpi di scena che neanche Shonda Rhimes o Renè Fer-retti, per gli intenditori. Ma partiamo dal principio.Per coloro che ancora brancolano nel buio, proviamo a spiegare il meccani-smo elettorale rinnovato. Il presuppo-

sto rimane che anche questa volta la Costituzione ci impone di non votare il Presidente del Consiglio dei Mini-stri, ma democraticamente scegliere i nostri rappresentanti alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica. Sarà poi il Presidente della Repubblica a scegliere chi andrà a formare il Go-verno sulla base dei risultati elettorali. Con questo presupposto bene in men-te andiamo avanti.

Il Rosatellum Bis prende il nome dal promotore della Legge, Ettore Rosato, nelle fila del PD. E’ una legge mista, che prevede l’utilizzo di due metodi differenti al voto, che copriranno due “fette” dei seggi alla Camera e al Sena-to: il sistema maggioritario eleggerà circa il 37% delle due Camere, mentre il sistema proporzionale il rispettivo 63% circa.

Come si vede ogni lista (o coalizione) esprime un candidato uni-nominale (per il sistema maggioritario), un simbolo, ed una lista di candidati plurinominale (per il sistema proporzionale. L’e-lettore può apporre la propria ‘X’ un massimo di due volte: sul nome del candidato uninominale oppure sul simbolo del partito che intende votare o anche sul nome del candidato uninominale e sul simbolo della lista particolare all’interno della stessa coali-zione per cui si vota il candidato uninominale.-Nel primo caso si vota esplicitamente il candidato per il siste-

ma maggioritario, e di con-seguenza il voto viene poi distribuito tra le liste che ap-poggiano il candidato uni-nominale in proporzione alla percentuale di preferen-ze ricevute dalle liste stesse. Quindi se uno dei partiti che formano la coalizione ha ri-cevuto il 15% dei voti, riceve-rà anche il 15% dei voti di chi non ha votato esplicitamente per nessuna lista di quella co-alizione ma solo per il candi-dato uninominale relativo; Nel secondo caso invece, tracciate solo un segno sul simbolo del partito o lista che preferite, e il vostro voto an-drà automaticamente anche al candidato del collegio uni-nominale;Infine se tracciate due segni, sia per il candidato che per la lista che preferite, il voto andrà al candidato del colle-

gio uninominale, ed alla lista che avete scelto. Ma attenzione: non è possi-bile esprimere un voto disgiunto, e quindi non è possibile scegliere un candidato nel collegio uninominale di una coali-zione, ed una lista appar-tenente ad una coalizione differente. Pena nullità del voto. Ricordiamoci che asso-lutamente non bisogna segnare alcun nome dei listini proporzionali, l’u-nico nome che possiamo scegliere è l’uninominale di ogni lista, in alto. Gli altri nomi sono presenti solo per completezza in-formativa.

Di seguito le opzioni sul Fac-simile della scheda elettorale.

La scheda elettorale dunque, per entrambe le Camere, dovrebbe risultare più o meno così:

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tare in Parlamento. Nel suo complesso questa mo-dalità dovrebbe favorire le coa-lizioni, nonostante lasci ampio spazio di decisioni anche dopo il voto. Lo scenario presente quindi rispecchia la storia po-litica del nostro Paese, con gli outsider in concorrenza: da un lato troviamo un centrodestra tendenzialmente unito, for-te se riuscirà ad evitare sca-ramucce su temi secondari; il Movimento 5 Stelle non espri-me coalizioni, almeno fino a dopo il voto, mettendosi auto-maticamente in difficoltà, no-nostante le alte percentuali in risalita nei sondaggi; infine la sinistra è spaccata almeno in due parti, da un lato il PD ed i movimenti centristi ed Euro-peisti, dall’altro gli esuli di Si-nistra Italiana, MdP e Possibi-le, sotto il simbolo di Liberi e Uguali. Lo sbarramento al 3% per i singoli partiti, o al 10% per le coalizioni impone che lo spettro elettorale sia questo, senza previsioni di sorprese in corsa. Facendo un passo in più po-tremmo pensare ai possibili esiti elettorali, tenendo con-to degli ultimi sondaggi, degli umori del giorno, dei tweet e contro-tweet, e dei preziosi consigli di Paolo Fox. Come detto lo scenario vede oggi la tendenza a prevalere della coalizione di centrode-stra, seguita dal Movimento 5 Stelle e poi dalle due coalizio-

ni a sinistra. I rappresentanti del centrodestra ripetono co-stantemente come siano certi di raggiungere la maggioran-za assoluta, visione di per sé poco realistica. Il M5S, pena-lizzato nel suo modus operan-di dalla nuova Legge Elettora-le apre ad alleanze post-voto, mentre il centrosinistra cerca ancora uno spiraglio a destra o a sinistra. La possibilità più nitida è sicuramente quella di un nuovo Governo di larghe intese, magari guidato ancora dal Premier Gentiloni, costi-tuito da un’alleanza tra PD e Forza Italia e chi voglia unirsi. Ma come detto in principio, le sorprese possono essere die-tro l’angolo: dopo il voto ci sarà ancora uno spazio ampio per stabilire apparentamenti tra liste che prima delle ele-zioni risultavano autonome, dunque cosa ci impedisce di pensare che post-voto le si-nistre si uniscano e trovino i numeri per governare? O che il M5S trovi chi approva i 20 punti fondamentali del loro programma e realizzino il so-gno di cambiare il Paese, o di contro affossarlo? O chissà, se il centrodestra raggiungesse effettivamente la maggioranza assoluta? Ad ognuno fantasti-care a modo proprio. Il segre-to dell’urna protegge tutti da ogni responsabilità.

sicuramente invece più semplice per i partiti concorrenti, liberi di scegliere a percentuali definite con chi fare un accordo che porti ad una coalizione solida di Governo. Non vorrei essere nei panni del Presi-dente Mattarella, diciamo così.

C’è sicuramente da sorridere pensan-do all’elettore intento a scegliere dove posare la matita. Pensiamo ad esem-pio ad un elettore legato a valori di sinistra, uguaglianza sociale e diritti civili. Il panorama è ampio e fram-mentato, dal PD unito (sì o no?) con Matteo Renzi, ad Emma Bonino, a Li-beri e Uguali (meglio Liberi o meglio Uguali? Faccina allusiva), e tutti gli al-tri, e dunque quel tipo di elettore po-trebbe avere l’imbarazzo della scelta.

Se però si fermasse a pensare agli equi-libri creatisi negli ultimi anni, des-se un’occhiata ai sondaggi, chiedesse all’amico, allo zio, e all’amico dello zio, capirebbe nell’immediato che è innegabile la situazione difficile della sinistra in vista delle elezioni. Errori commessi, sconfitte e piccole vittorie, questo il percepito. E dunque, renden-dosi conto del panorama, cinicamente l’elettore in questione potrebbe valu-tare l’opzione di dare il proprio voto a M5S o al Centro-Destra, al fine di favorire la sconfitta di uno, piuttosto che l’altro. Ma no! Siamo umani, anche se a volte ce ne scordiamo. E da esseri umani la nostra mente non ci svincola dai nostri ideali, ci porta a combattere ed espri-merci perciò che crediamo sia giusto

per la nostra morale, che ancora non è statista. E così la democrazia vince ancora, consegnando alla nostra Italia incer-ta un punto fermo: se eliminiamo la piccola percentuale di aventi diritto di voto cinici e statisti, che ragionano a lungo termine sulle dinamiche po-litiche del nostro Bel Paese, rimane la stragrande maggioranza di umani, poco responsabili per lo Stato, molto responsabili per se stessi, che resta umana, o almeno ogni tanto se ne ri-corda, prende in mano la matita, leg-ge con attenzione la scheda, tenta di carpirne ogni segreto, ed infine pone la propria ‘X’ dove il cuore gli dice di metterla. And the winner is…

Politicawww.il-cosmo.com

A questo punto il meccani-smo dovrebbe essere chia-ro. Proseguendo, nei collegi uninominali sono inseriti i “volti noti” della politi-ca per ogni gruppo, colo-ro che risultano più cono-

sciuti, con più possibilità di essere votati, vista la visibilità di cui godono. Nella parte plurinominale invece verranno inserite persone meno note, maga-ri più “tecniche”, con com-petenze specifiche da por-

di Federico Bodo

di Federico Bodo

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Reportage Il Quartiere delle FateAlla scoperta di Coppedè, un vero gioiello architettonico

“Ti invidio turista che arrivi, t’imbevi che fori e de scavi, poitutto d’un tratto te trovi Fontana di Trevi che è tutta per te”,cantava il compianto Lando Fiorini e aveva ragione. Il bello di Roma, infatti, è che è tutta da scoprire: ogni angolo ha una storia da raccontare, basta avventurarsi tra i vicoli, perdere lo sguardo sui tetti al tramonto e passeggiare. Vedrete passarvi davanti il mondo. Allontanandosi dalle bellezze da cartolina del centro, si possono scoprire dei veri tesori, mondi nei mondi, come il quartiere Cop-pedè, che prende il nome dall’architetto che l’ha costruito. Situato nel cuore del quartiere Trieste, Coppedè è nient’altro che una serie di case che unisce stile Liberty, neoclassico e barocco con un eclet-tismo unico nel suo genere, eccessivo, ridondande, che radicalizza la moda dei primi del ‘900 creando un vero e proprio mondo altro nel quale addentrarsi. Si entra nel quartiere da via Tagliamento

dove, passando sotto un palazzo maestoso con struttura a ponte, guardando in alto ci si trova sotto un grande lampadario, davvero insolito per un esterno e si arriva in piazza Mincio, nel fulcro del quartiere. Qui, attorno alla Fontana delle Rane, si affacciano pa-lazzi e Ville dalla bellezza unica, come il Villino delle Fate che dà il soprannome al quartiere o un grande palazzo senza nome dall’in-gresso così spettacolare da aver fatto da sfondo ad una scena di un film di Dario Argento. Vi ricordate Eleonora Giorgi che entra sotto la pioggia in biblioteca nel film Inferno? Ecco, quel portone che

vediamo, non è quello della bibliotecafilosofica, ma di questo palazzo che si affaccia su piazza Mincio. Dal vivo, vi dirò, è ancora più affascinante! Il quartiere è un tripu-dio di simbologia e dettagli inaspettati, basta fare una passeggiata

tra le sue vie per rendersene conto. Si passa dal fascino fiabesco dialcuni villini, al mood esoterico e oscuro di certi angoli. Infatti,il quartiere, non ha fatto gola solo a Dario Argento, ma se siete unpo’ appassionati di horror lo potrete riconoscere nella miniseriedegli anni ‘90 “Voci Notturne” di Pupi Avati e in una delle sceneiniziali di “Omen – il presagio”. E c’è una chicca anche per gli ap-passionati di musica: si dice che i Beatles, dopo la serata al Pipernel 1965 si siano buttati nella fontana delle rane e vi abbiano fattoil bagno. Insomma, il consiglio è quello di abbandonare i percorsi più battuti dai turisti e di addentrarsi tra bellezze di Roma segrete ed insolite. Parola d’ordine: perdersi. Ma, attenzione, ve ne inna-morerete facilmente, Roma è la più infida delle amanti.

di Olivia Balzar

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bisogno.L’AMORE è sempre ispiratore di molte opere artistiche: da quello eterno, magico e sognante di Max Gazzè (La Leggenda di Crisalda e Pizzomunno - VI posto), a quel-lo maturo di Ornella Vanoni (Imparare ad amarsi - V posto) ma anche quello non cor-risposto di Ron (Almeno pensami - IV po-sto) e quello che cerca di essere vissuto con ottimismo dai The Kolors (Frida - IX posto);Molto presenti anche le riflessioni sulla VITA, come Red Canzian (Ognuno ha il suo racconto - XV posto), Le Vibrazioni (Così sbagliato - XI posto), Roby Facchinetti e Riccardo Fogli (Il segreto del tempo - XVIII posto) ed Enzo Avitabile e Peppe Servillo (Il coraggio di ogni giorno - XII posto), che nelle loro canzoni hanno sempre un mes-saggio di forza positiva, la stessa di cui si fa interprete Annalisa che ne “Il mondo prima di te” (III posto) parla proprio di una rina-scita dopo la fine di una storia.Lo Stato Sociale, giovane band bolognese, ha portato a Sanremo (oltre a una vecchietta di

83 anni che sgambetta meglio delle veline) una canzone molto leggera contro le regole di ogni tipo e il fatto che si sia piazzata al II posto è sintomatico di una società che si è lasciata solleticare da questa idea di evasio-ne dalla frenesia quotidiana.Il podio è stato assegnato alla coppia Ermal Meta e Fabrizio Moro, con la loro canzone di certo non leggera ma assolutamente in-terprete di ciò che il mondo sta vivendo: un elenco di tutte le ultime stragi terroristiche di cui siamo stati vittime e da cui ne uscia-mo inevitabilmente cambiati. La loro voglia di trasformare la paura in forza è il grande messaggio che tutti, tenendoci per mano e stringendo ancora i denti, accogliamo nelle nostre vite.E se le canzoni ci prendono per mano e ci portano a volare, come dice Claudio Baglio-ni, le nostre anime, da questo Festival, ne escono certamente arricchite.

Fotografie fonte ANSA.it

Sanremo, dice NO al terrorismo Meta e Moro si aggiudicano il Festival 2018 con “Non mi avete fatto niente”

di Antonella Lenge

La 68° edizione del Festival di Sanremo ave-va tutte le carte in regola per essere un flop, con un Direttore Artistico che credevamo ancora perso nel suo mondo a immagina-re cosa potesse esserci sotto “quella sua ma-glietta fina” e a pregare quel povero passe-rotto di non andare via.Bene. Cosi non è stato.

Sabato 10 febbraio si è concluso il Festival di Sanremo dei record, che ogni sera ha fatto poker di ascolti raggiungendo addirittura il 58,3% di share nella serata finale.Claudio Baglioni, Direttore Artistico spes-so ironicamente definito Dittatore Artistico, proprio per indicare la sua attenzione ai det-tagli e il suo perfezionismo, ha sorpreso tutti e forse anche un pò se stesso.È entrato nelle nostre case in punta di piedi con la sua innata e delicata eleganza, fino a diventare gradualmente uno di famiglia spi-gliato e non più tanto impostato.Dovevamo capirlo subito che non sarebbe stato “il solito Festival”: superato ormai da anni il tormentone “Sanremo è Sanremo”, la sigla di quest’anno è stata scritta dallo stes-so Baglioni e cantata dai 20 big in gara “in-sieme comunque in uno stesso canto” che, con una grafica ultracolorata, non potevano fornire un biglietto da visita migliore di se stessi e di tutta la giostra sanremese.“Solo musica e parole” cantava la sigla e lo ha ribadito più volte Claudio Baglioni: la sua vera sfida è stata questa, in una kermesse che da troppi anni vedeva proprio la musica penalizzata. E chi più di lui poteva rimettere al centro la vera protagonista di un Festival

della Canzone Italiana?Non solo è riuscito a fare questo, ma ha an-che restituito agli italiani il piacere di 5 se-rate spensierate su un divano ad ascoltare le canzoni in gara, a cantare i suoi vecchi ma

intramontabili successi spesso riproposti in duetto con i grandi ospiti e ad ammirare il sapiente savoir faire degli altri due co-con-duttori. Baglioni è stato chiamato a fare il Festival, ma ne ha fatto uno spettacolo poliedrico.Oltre la musica, potremmo dire che è stata proprio la poliedricità un’altra forza di que-

sta Edizione 0.0 (come ha voluto chiamarla stesso Dit-tatore Artistico): di Claudio ma anche di Michelle Hun-ziker e Pierfrancesco Favi-no. Michelle é sempre un inno alla spontaneità e all’entu-siasmo e in questa grande festa non si è risparmiata. A testa alta ha tenuto uno dei palchi più temuti da con-duttrice principale, in un

contesto che tanto dista da “Striscia la Noti-zia”: ha cantato, ha ballato, ha sfilato in abiti da sogno senza la pretesa di rubare la scena alla musica...e poco importa se la dedica d’amore a Tomaso Trussardi non era prevista nella sca-letta: Michelle se lo può permettere e così ci ha conqui-stato ancora di più!Pierfrancesco Favi-no è stata la grande rivelazione di que-sto Festival: inizial-mente lo credevamo soltanto un attore, adesso abbiamo difficoltà a definire la sua professione: è la poliedricità fatta carne. Ha presentato, ha improvvisato, ha cantato, ha ballato e si è superato con il suo monologo tratto da “La notte poco pri-ma della foresta” del drammaturgo Bernard-Marie Koltès in cui si parla dell’esclusione del diverso, che in questo particolare perio-do storico è stato automaticamente attribu-ito al concetto di “migrante”, tema bollente soprattutto in clima di campagna elettorale

che usa i fatti di cronaca per alimen-tare una certa xenofobia.Così, un moderno Teatro Ariston per-corso da una pura luce bianca in cui, maestosa, sbocciava l’enorme scala, è diventato la casa di questa magica Mostra della Canzone, una canzone che più che mai si fa specchio della nostra società.Cantanti di ogni età e tutti i generi musicali si sono presentati in questa gara che non ha visto alcuna elimina-zione ma solo un’unica, finale, classi-

fica.La musica ha sempre il potere di esorcizzare le paure e permetterci di identificarci nelle parole di qualche altro: è stato bello vedere, nei testi proposti, tutto ciò di cui l’Italia ha

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Il Cosmo in cucina: Risotto caprino con cipolle dolci profumato al vino rosso

Cioccolentino: Terni tra dolcezza e poesiaSe lo chiamano cibo degli dei un motivo ci sarà. Ed è sufficiente gustarlo mentre si scioglie delicatamente in bocca per capire che il cioccolato è davvero degno del Monte Olimpo. Dagli dei a un santo, San Valenti-no, patrono della città di Terni e degli inna-morati. Il capoluogo umbro, in suo onore, regala ogni anno cinque giorni di dolcezza per palati fini a residenti e visitatori che arrivano dalle regioni limitrofe: Cioccolen-tino, un grazioso mix tra Cioccolato e Va-lentino.L’edizione che ha preso il via sabato 10 feb-braio, e che ha avuto il suo culmine il 14 febbraio, giorno di San Valentino, è stata la quindicesima. Ogni giorno, nelle piazze e nelle vie del centro di Terni è stato possibile assistere alle lezioni dei Maestri dell’Univer-sità dei Sapori, per scoprire segreti e carat-teristiche di cacao e cioccolato. Natural-

mente, i buongustai e golosoni di tutte le età, hanno potuto degustare e acquistare prodotti a base di cioccolato, provenienti dalle varie regioni italiane.C’era poi il concorso per premiare la mi-gliore pralina dell’amore. E siccome in questo 2018 in contemporanea è stato anche Carnevale, non poteva mancare la degustazione in maschera di cioccolato e vino. Per mercoledì 14 febbraio, in piazza Europa, Choco Sensorial, ossia degusta-zione al buio di fine cioccolato.Terni ha celebrato nei giorni della ker-messe anche le sue eccellenze, come il Pampepato, dolce natalizio che sta cer-cando di conquistarsi l’Igp.Ma dicevamo che San Valentino è il patro-no degli innamorati. Ecco allora il concor-so per chi vuole dedicare al partner una poesia piuttosto che un breve scritto. I mi-

gliori sono stati letti, sempre il 14 febbraio, da attori professionisti dal palco di piazza Europa. Siccome l’amore è anche fatica, perché non provare a scalare la montagna di cioccolato per poi gridare a tutti di chi è il proprio cuore? In tanti ci hanno prova-to. E sulle mura di Palazzo Spada, sede del Comune di Terni, hanno visto proiettate le parole dolci per la fidanzata, la moglie o l’uomo della propria vita.Ce n’era davvero per tutti i gusti. Pure per i più piccoli e per gli adolescenti, che hanno avuto la possibilità di utilizzare gli sms, i social e whatsapp per spedire i propri per-sonalissimi auguri all’amata o all’amato.

di Alessandro Pignatelli

E’ un dato di fatto: oggi il cibo è uno degli argomenti più gettonati. Tra i media che propongono continuamente immagini di chef trafelati ai fornelli e i profili dei Social Network che trasudano fotografie mangerecce, siamo diventati tutti un po’ cuochi anche senza saper cucinare. Noi non siamo professionisti, la cucina è semplicemente una passione che da oggi vorrem-mo condividere settimanalmente con i nostri lettori, proponendo alcune ricette che abbiamo provato e che ci sono piaciute. Non ci resta che cucina-re dunque.

Risotto caprino con cipolle dolci profumato al vino rossoIngredienti per 4 persone:- 300gr di riso per risotti- una cipolla rossa media- 3 cucchiai da minestra di zucchero- 100gr di formaggio caprino tipo feta- 50gr di pecorino grattugiato - ½ bicchiere di vino rosso - sale, pepe e olio Evo

Prima di iniziare mettiamo sul fuoco una pentola con dell’acqua che servirà per la cottura del risotto.Incominciamo soffriggendo in pentola con un filo d’olio la cipolla tagliata a fettine unendo subito lo zucchero, il vino rosso e due bicchieri di acqua (fig.1). Mettiamo il coperchio e cuociamo a fuoco moderato finchè il tutto non è quasi completamente addensato. Uniamo quindi il riso (fig.2), me-scolando per amalgamarlo con le cipolle (fig.3). Possiamo ora aggiungere l’acqua bollente fino a coprire il riso (fig.4). Aggiungiamo sale e pepe e copriamo la pentola (fig.5). Lasciamo asciugare a fuoco basso mescolan-do solo un paio di volte durante la cottura. Dopo circa 15 minuti il riso si sarà asciugato. Aggiungiamo la feta tagliata a dadini e due mestoli di acqua (fig.6). Mescoliamo fino a fare sciogliere completamente il formaggio (fig.7-8). Togliamo la pentola dal fuoco, uniamo il pecorino grattugiato e mante-chiamo (fig.9 - 10 - 11). Copriamo la pentola e lasciamo riposare un paio di minuti. Il risotto è pronto per essere servito (fig.12) A questo risotto dal sapore delicatamente dolciastro, ben si abbina un calice di Grignolino, un vino rosso leggermente acidulo che non sovrasta il gusto del piatto ma ne esalta le caratteristiche.

di Chiara Bellardone

Food

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nell’universo” e che quindi, in qualche modo, non possono morire. Non mancano scene sanguinose, mai del tutto esplicite e sempre accompagnate da un pizzico di ironia. E non manca nemmeno un piccolo flirt. Buon inizio allora! Voto 7Personaggio/attore chiave: il piccolo Frodo de “Il signore degli anelli”, Elijah Wood, senza il quale probabilmente la serie non avrebbe avu-to successo.

di Sara Brasacchio

Una serie a settimana: Dirk Gently La radio la accendono solo le casalinghe in carenza di compagnia o quando ci si siede in macchina. Oggi c’è Spotify.La televisione, ottimo oggetto di arredamento, ma sempre più raramente si accende.Il cinema, solo infrasettimanale quando costa meno e quando si è più che certi di guardare un capolavoro, purtroppo sempre più raramente.No, oggi la parola d’ordine è Netfix.Ed ecco che nasce una guida settimanale alle serie proposte su questo nuovo metodo di in-trattenimento low cost e accessibile a tutti quel-li che, stanchi dalla giornata lavorativa o sotto antibiotici, si ritrovano sdraiati su un divano la domenica pomeriggio o perfino tutte le sere libere. Eh sì perché se becchi la serie giusta, quella che ti prende fino al midollo, non riac-cendi il telefono per gli amici fino a quando non finisci quelle 10/12 puntate.Non si vuole quindi proporre una recensione ma, appunto, una guida che vi avverte su cosa potrebbe piacervi oppure non fa al caso vo-stro. Non parleremo tanto di mode alla Stran-ger Things o alla Suburra, perché di capolavori così ne parlano tutti. Piuttosto cercheremo di scovare nuove possibili tendenze.Ricordo la primissima grande serie televisiva che ha causato più assenze sul lavoro di qua-lunque altra influenza e ancora c’è chi ne parla: Lost. All’epoca la trasmettevano in tv o riuscivi a scaricare illegalmente le puntate in inglese, solo perché in America sono “più avanti”. Passiamo al dunque quindi. Una serie a setti-mana e oggi si vuole parlare di una serie che

in realtà è già alla seconda stagione (a quanto pare potrebbe essere anche l’ultima) Dirk Gen-tly: agenzia investigativa olistica. Scene grotte-sche, audace negli intrecci e nell’ideazione di un mondo diverso da come lo vediamo. I pri-mi 4 episodi della prima stagione, divorati uno dopo l’altro. Buon segno direi.E’ praticamente un moderno Doctor Who, anche se non si incontrano apertamente altri mondi, piuttosto altre “energie”. Per chi non sa cosa vuol dire “olistica”, non viene spiegato apertamente, ma lo si capisce man mano che si guardano le puntate ed è quella cosa che ren-de tutto più misterioso e inspiegabile. Tutti gli avvenimenti sono legati tra di loro, soprattutto quelli senza alcuna spiegazione ovvia per finire a comporre un qualche disegno divino. In più ci sono alcune entità che “volano come foglie

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sono dimostrati entrambi estremamente aperti e disponibili, sia nell’aiutarmi a cono-scere luoghi, persone e realtà utili e interessanti, sia nel voler collaborare con me ad alcuni progetti.Uno di loro è Pencake, (www.pencake.net) illustratore con il quale tuttora lavoro e collaboro e con cui con il tempo è nata anche un’amicizia. Grazie a lui ho potuto organizzare la mia prima esposizione a Berlino, in un bar a Kreuzberg che lui già conosceva e frequentava, essendo amico dei proprietari, due ragazzi anch’essi molto accoglienti e disponibili. Il secondo si chiama Pablo, è un toy-designer, e con il nome di Goodleg Toys, realizza art toys da collezione (www.goodlegtoys.de). Anche lui si è dimostrato immediatamente disponibile a darmi consigli e suggerimenti, circa il progetto di art-toys che ai tempi avevo appena cominciato a realizzare e promuovere, e nel fornirmi aiuto e sostegno logistico, nell’allestimento di esposizioni e mercatini.Quali differenze ci sono con l’Italia a livello lavorativo per i giovani artisti?Per quanto riguarda la mia esperienza, ho riscontrato un atteggiamento di apertu-ra e condivisione diverso, molto positivo e attivamente predisposto all’aiuto, non fi-nalizzato a tornaconti o vantaggi, ma come una spontanea condivisione di saperi e conoscenze. Non che io mi sia scontrata con chiusure mentali o ostilità in Italia, ma la disponibilità con cui sono stata accolta, sia io che le mie idee e progetti, e con cui soprattutto sono riuscita ad instaurare collaborazioni, contatti, e amicizie, è stata ed è tutt’ora, superiore rispetto alle mie aspettative e rispetto alle mie esperienze italiane.Quali sono i materiali che usi per i tuoi lavori?Per le illustrazioni parto sempre dalla carta, disegno tutto a matita, e varie penne, pennini, pennarelli, per poi riportare tutto su computer, dove lavoro ulteriormente al tratto, e al colore in digitale, utilizzando software come Photoshop e Illustrator. Gli art-toys invece, sono realizzati in vetro resina, un materiale plastico in origine liquido, sul quale, una volta solidificatosi, intervengo con colori da modellismo e acri-lico, con ritocchi sui particolari e dettagli con smalto trasparente . Per i live-painting, la scelta dei materiali dipende dal tipo di superficie che devo illustrare. Su tele e pan-nelli, utilizzo i colori acrilici, mentre per le vetrine disegno con dei markers appositi che è possibile rimuovere con comuni prodotti per lavare il vetro.Dove ti vedi in un futuro prossimo, a Berlino o in Italia?Per ora e in un futuro prossimo mi vedo qui a Berlino. Non escludo di tornare a Milano prima o poi e creare una sorta di connessione e di “asse” tra le due città, per spostarmi e lavorare in entrambe. Sicuramente però se avverrà, non sarà a breve. Con la scoperta, comprensione e consapevolezza di Berlino, posso dire di aver appena ini-ziato.

link & contatti

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facebook.com/abortables (art-toys collection)

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Venezia, marzo 2016. Sembrerebbe essere un pomeriggio di studio come tanti altri, se non fosse che, dopo aver so-lennemente posato la penna, annuncio alla mia coinquilina Martina di voler trascorrere l’estate lontana dall’Italia. In-vece di riportarmi con i piedi per terra, Martina decide di assecondarmi esordendo con un “e quando partiamo?” che non promette nulla di buono. Unico problema: la nostra enorme voglia di metterci in gio-co è inversamente proporzionale alla quantità di banconote nel portafoglio. Che fare, dunque? Come possono due stu-dentesse universitarie squattrinate viaggiare senza spendere soldi o, comunque, spendendone pochi?È Google, infallibile rimedio della nonna del XXI secolo, a fornirci una soluzione.Workaway è una piattaforma online che raccoglie numerosi host (case private, strutture ricettive, fattorie etc.) che offro-no vitto e alloggio in cambio di qualche ora di lavoro. Attual-mente sono più di trentaduemila le offerte di lavoro presenti sul sito, distribuite in circa 170 paesi. Una volta individuato un profilo interessante occorre contattarlo per verificare la disponibilità, ma per poter comunicare è prima necessario aprire un account personale. Io e la mia compagna di avven-

ture optiamo per un account di coppia, dal costo di 42 euro, ma esiste anche la possibilità di iscriversi come singolo pa-gando 32 euro. Le attività per le quali ci si può candidare sono molteplici e vanno dall’occuparsi del gatto di una ricca ereditiera americana alla gestione di un ostello su un’isola sperduta; dall’insegnare italiano in Uzbekistan, al raccoglie-re fragole in Sardegna. Alcune persone propongono orari di lavoro che lo stacanovismo in confronto pare una pinzillac-chera, altre invece ricercano soltanto una persona che fac-cia loro compagnia durante la giornata. Le possibilità, come avrete capito, sono davvero infinite e il segreto risiede nello scegliere la propria destinazione in base al tipo di esperienza che si vuole intraprendere. Viaggiare con Workaway diventa quindi uno scambio di culture, di usanze e di vedute, non-ché un’occasione a basso costo per visitare mete inesplorate. Una volta creato il nostro account personale, la mia coin-quilina ed io ci accingiamo a scegliere la nostra destinazio-ne con la stessa velocità di due bradipi tridattili. Sappiamo solamente di volerci dirigere al Nord, ma in quale paese re-sta ancora un’incognita. Inizialmente tentiamo la fortuna contattando un allevamento di Husky nei dintorni di Hel-sinki, ma la Dea è più bendata del solito e ci comunicano di

DIARIO DI BORDO: NORVEGIA

Lara Orrico, il “broccolo” che vive a Berlino

Rubrica

Intervista

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di Sara Brasacchio

Per il primo numero del nostro giornale abbiamo deciso di intervistare Lara, 26 anni, giovane artista che ora abita in germania.Percorso di studio.Dopo un diploma socio-psico pedagogico, ho frequentato il corso triennale di Illu-strazione e Animazione dello IED (Istituto Europeo di Design). Essendo originaria di un paesino in provincia di Cuneo (Savigliano) ho frequentato il primo dei tre anni presso la sede di Torino, per poi trasferirmi a Milano, dove ho concluso i rimanenti due e dove mi sono poi stabilita per gli anni successivi. Dopo lo IED, ho frequentato per un altro anno un master in Illustrazione Editoriale, dopo il quale ho iniziato col-laborazioni freelance come illustratrice ad alcuni progetti prevalentemente in ambito digital, per alcune app e ebook per bambini. Hai scelto “Broccolo” come nickname, come è nato?Il nome risale alla fine dell’ultimo anno di IED e la sua origine deriva da più elementi. Primo fra tutti, la mia passione-amore-ossessione per il mondo vegetale e i suoi com-ponenti di cui considero il massimo esponente, per bellezza di forma, colore, e bontà, il broccolo. (Ne mangio sconsiderate quantità, in continuazione). A questo fattore, se ne sono poi aggiunti col tempo, altri di tipo fisico, ambientale e sociale. Il mio (non sanissimo) colorito, spesso tendente al giallo-verdastro e il ciuffo-cespuglio di capelli, che ho per anni mantenuto e potato (che aveva a tutti gli effetti la forma di un broc-colo), hanno contribuito nel consolidare in me, questa corrispondenza e senso di ap-partenenza. Infine, sostenitrice e promotrice dell’arte del broccolare*, la trasposizione della mia persona in un Broccolo, è stata molto naturale e spontanea, sia per me, che per la gente che mi circondava.*(termine di uso comune a Milano e provincia, per indicare atteggiamenti comporta-menti, finalizzati a rimorchiare una persona) Quando hai deciso di partire e per quale motivi? Perché proprio Berlino? Non ero mai stata a Berlino fino allo scorso Agosto, quando venni a far visita ad un collega, che da poco vi si era trasferito. Non ne sapevo molto, e non me n’ero fatta un’idea o opinione precisa, ma ne ero tuttavia parecchio incuriosita. Da tempo infatti, molti amici mi consigliavano e incitavano a visitarla, ritenendola in sintonia con me e ciò che mi piace. Ed in effetti così è stato! Una volta finita la vacanza, ho sentito subito la voglia e bisogno di ritornarci. Ci sono tornata altre due volte durante l’anno, per

poi decidere di trascorrerci un mese “di prova” lo scorso Lu-glio e di proporre durante quel periodo, in giro per la città, me e i miei lavori. Da allora il mese di prova non si è mai concluso. Dopo quanto tempo ti sei ambientata?Mi ci è voluto veramente (e inaspettatamente) poco, sono infatti stata molto fortunata nel conoscere subito due arti-sti berlinesi, di cui da tempo seguivo e apprezzavo i lavori sui social, e che ho contattato, non appena arrivata a luglio. Si

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persona di fiducia che faccia le veci e rappresen-ti il paziente nelle relazioni con il medico e le strutture sanitarie nel caso in cui venga meno la capacità di manifestare la volontà. Di conse-guenza il contenuto delle disposizioni anticipa-te di trattamento potrebbe limitarsi unicamente alla nomina di una persona cara (non necessa-riamente il coniuge) che si ritiene in grado, nel caso in cui fosse necessario, di compiere la scel-ta sanitaria maggiormente espressiva dei propri convincimenti.Quanto alla forma, è richiesta quella scritta. In particolare è possibile farlo per atto pubblico o per scrittura privata autenticata o scrittura pri-vata consegnata personalmente presso l’ufficio dello stato civile del comune di residenza. La Legge prevede inoltre, nel caso in cui le con-dizioni del paziente non gli consentano di ma-nifestare anticipatamente la propria volontà nelle modalità illustrate, la facoltà di farlo anche attraverso videoregistrazione o altri dispositivi. In conclusione, risulta evidente che si tratta di un intervento normativo significativo, sebbene non sia privo di punti critici che a livello appli-cativo creeranno senza dubbio problematiche. Sebbene le DAT abbiano efficacia vincolante, la Legge consente infatti al medico di disattender-le qualora “appaiano palesemente incongrue o non corrispondenti alla condizione clinica at-tuale ovvero sussistano terapie non prevedibili all’atto della sottoscrizione”. Di fatto, dunque, la parola del medico continua ad avere un peso fondamentale.

non avere posto per due persone. Successivamente consi-deriamo l’idea di partire per l’Islanda, ma il biglietto aereo costa davvero troppo e abbandoniamo l’impresa. Dopo aver contattato senza successo altri due host in Svezia, finalmen-te incappiamo nell’annuncio perfetto: un’allegra famiglia norvegese cerca due persone che si prendano cura del giar-dino, della casa e dei bambini. Due giorni dopo stiamo già facendo il colloquio su Skype, dal quale usciamo trionfanti: siamo piaciute e tra quattro mesi partiamo per Karasjok, un

ridente paesino di 2865 abitanti (incluse cinque renne mu-schiate) nel Nord della Norvegia.

Continua...

di Samantha Betti

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Testamento biologico: tutta la normativa

di Giulia Candelone

AttualitàÉ entrata in vigore il 31.1.2018 la Legge sulle di-sposizioni anticipate di trattamento sanitario. Si tratta di un intervento legislativo solo apparen-temente di poco conto in quanto viene espressa-mente riconosciuto il diritto di rifiutare antici-patamente determinate cure mediche, ancorché vitali.Già prima della sua entrata in vigore era possi-bile decidere di rifiutare di sottoporsi a deter-minati trattamenti sanitari. La Legge riconosce oggi la possibilità di esprimere, anche prima di essere colpiti da eventuali malattie, la volontà di non essere sottoposti a determinati trattamenti medici.Invero, sono frequenti i casi in cui il paziente al momento del trattamento sanitario non sia in grado di manifestare validamente la sua volon-tà. Si pensi ad esempio allo stato di incoscienza irreversibile che potrebbe derivare da un inci-dente stradale.In siffatte ipotesi è evidente l’impossibilità per il paziente di esprimere la sua volontà. Pertanto, di regola il trattamento sanitario è inevitabile. Il noto caso Englaro, del resto, è stato l’esempio lampante dell’effettiva difficoltà nell’ottenere la disattivazione di un presidio sanitario indispen-sabile per rimanere in vita quando il paziente sia in una condizione che gli impedisca di ma-nifestare la propria volontà. É stato infatti affer-mato che il giudice può autorizzare la disattiva-zione del presidio sanitario unicamente nel caso in cui lo stato vegetativo sia irreversibile e che la richiesta di interruzione sia effettivamente espressiva della volontà del paziente, risultante, ad esempio, dalle sue precedenti dichiarazioni, dalla sua personalità, dal suo stile di vita.Assolutamente distinto appare invece il recente caso che ha riguardato DJ Fabo. Il paziente era, infatti, in grado di manifestare la sua volontà e non era sottoposto ad alcun trattamento sanita-rio che lo tenesse in vita. La questione involgeva,

invece, una tematica differente: il mancato rico-noscimento dell’”eutanasia attiva”, la possibilità cioè di scegliere la “non vita” senza per forza giungere a tale risultato privandosi di acqua e cibo e, di conseguenza, morire di stenti.La Legge sulle disposizioni anticipate di tratta-mento cerca invece esclusivamente di garantire parità di trattamento nella scelta circa le cure mediche alle quali sottoporsi o meno tra chi ab-bia la capacità di esprimere validamente la pro-pria volontà e chi, invece, proprio a causa della malattia, ne sia impossibilitato.Occorre ora individuare i punti essenziali del testo legislativo per capire in concreto il funzio-namento delle disposizioni anticipate di tratta-mento.Innanzitutto è bene precisare che la possibilità di disporre anticipatamente presuppone il com-pimento della maggiore età, la capacità di inten-dere e volere, nonché l’acquisizione di adeguate informazioni mediche circa le conseguenze de-rivanti dalle scelte compiute.É inoltre ammessa la possibilità di indicare una

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Sport XXIII Olimpiadi Invernali: il gelo e il braciere

Sergey Litvinov: I Cinque cerchi perdono il “Martello russo”

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Al di là dei valori dello sport e dell’orgoglio nazionale per le atletiche eccellenze, i grandi eventi sportivi spesso e volentieri sono veico-lo di idee politiche o messaggi molto forti. Nel freddo glaciale della cerimonia di apertura delle XXIII Olimpiadi Invernali a Pyeongchang, Co-rea del Sud, qualcosa ha infiammato gli animi dei partecipanti. Lo scorso 9 febbraio, infat-ti, gli atleti di Corea del Nord e del Sud han-no sfilato al seguito dei due porta bandiera, il bobbista del Sud, Won Yun-jong e l’hockeista del Nord, Hwang Chung-gum. Insieme hanno portato una sola bandiera raffigurante l’intera penisola coreana in azzurro su sfondo bianco. Lo stesso bianco scelto per le divise indossate dagli atleti e su cui spiccava una semplice scrit-ta in nero: Korea. Unione che è rappresentata anche dalla prima e inaspettata nazionale unica coreana di hockey femminile, di cui due gioca-trici hanno accompagnato per l’ultimo tratto la fiamma olimpica. Nella storia, però, rimarrà il calore della stretta di mano tra la sorella del te-muto dittatore nordcoreano Kim Jong Un, Kim Yo Jong, il volto benevolo della famiglia, e il pre-sidente sudcoreano Moon Jae-in. Senza dimen-ticare poi, l’esibizione di taekwondo ospitata a Casa Italia in cui sono stati coinvolti dirigenti e atleti del Nord e del Sud, per la seconda vol-ta uniti in un unico programma il giorno dopo la Cerimonia. Le due Coree che sfilano insieme ai Giochi non è però una novità. Nel 2000, in occasione delle Olimpiadi di Sydney in Austra-lia, poi alle Olimpiadi di Atene del 2004 e infine a quelle invernali di Torino nel 2006. Da allo-ra sempre separatamente. Gesti questi che non hanno acceso solo il braciere olimpico, ma un

misto di speranza e paura. Speranza di ricon-ciliazione di un popolo diviso solo sulla carta geografica da un parallelo e da un confine presi-diato militarmente da quasi settantanni. Paura, poi, perché qualcuno teme questa possibilità. Gli Usa, infatti, anche nel clima olimpico di fe-sta, ribadiscono che continueranno a esercitare la massima pressione sulla Corea del Nord fino a quando questa non accetterà di negoziare per discutere il disarmo nucleare permanente ed ir-reversibile. In questo caso il gelo affievolisce la fiamma olimpica, accesa nonostante una guer-ra mai chiusa dalla pace ufficiale, dopo l’ultima minaccia del dittatore Kim Jong-un, che il gior-no prima della Cerimonia ha organizzato una parata militare, e l’assenza dei rappresentanti statunitensi nelle settimane scorse all’incontro fra le due Coree e alle cene di rito in occasione dei Giochi.

PARALIMPIADI: LO START IL 9 MARZOParalimpiadi invernali di PyeongChang 2018: ufficia-li i nomi degli atleti parte-cipanti. Dal 9 al 18 marzo l’Italia sarà impegnata in quattro discipline: para ice hockey, snowboard, sci alpino e sci nordico. Sono in tutto 26 gli atleti convo-cati dal Comitato Italiano Paralimpico. In testa il por-tabandiera Florian Planker, hockeista di 41 anni alla sesta partecipazione ai Gio-chi paralimpici invernali.

A ROMA IL MONDIALE DELLA PACESi svolgerà venerdì 23 feb-braio al Palazzetto dello Sport di Roma il “Mondiale della Pace” Wbc di pugi-lato, organizzato dall’Opi 82 in collaborazione con la Fpi e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Coni e di Roma Capitale. L’iniziativa è nata per sostenere le po-polazioni colpite da terre-moti in Italia e in Messico. Protagonisti del match sa-ranno due dei migliori pesi leggeri in circolazione: l’im-battuto italiano Emiliano Marsili e il messicano Vic-tor Betancourt. Il co-main event della manifestazione sarà la sfida per il titolo europeo dei pesi medi tra l’italiano Alessandro Goddi e l’imbattuto polacco Kamil Szeremeta.

IN BREVE

D.V.

Il mondo olimpico piange per la scomparsa di Sergey Litvinov. Nel lancio del martello ha conquistato sotto la bandiera dell’Unione Sovietica l’oro a Seul ‘88, argento ai Giochi di Mosca ‘80, due ori ai Mondiali di Helsinki 1983 e Roma 1987 e agli Europei un bronzo ad Atene 1982 e un argento a Stoccarda 1986. Ha anche stabilito tre record mondiali duran-te la sua carriera, l’ultimo a 84,14 metri nel giugno 1983. E’ ancora suo il primato olim-pico con l’84,80 ottenuto proprio a Seul. Nel suo palmares manca l’edizione di Los Angeles ‘84, saltata a causa del boicottaggio sovietico. Considerato l’eterno secondo nella prima par-te della sua carriera, dietro al connazionale Jurij Sjedych, negli anni ottanta ha ingaggiato con quest’ultimo un lungo duello a suon di record del mondo. Sergey Litvinov è mor-to improvvisamente a 60 anni, a causa di un malore, mentre tornava a casa dopo un alle-namento. Dopo la brillante carriera da atleta aveva intrapreso quella di allenatore del figlio

trentaduenne omonimo, anche lui virtuoso del martello: quinto ai Mondiali di Pechino del 2015 e bronzo agli Europei 2014 a Zurigo. Inoltre, padre e figlio hanno sempre criticato aspramente le autorità russe per lo scandalo doping, scoppiato per l’incapacità di queste ultime di riformare il sistema.

www.il-cosmo.com

di Deborah Villarboito

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SportDoping: senza fine il caso russo

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RUGBY: DOMANI FRANCIA -ITALIALavoro sul campo per gli azzurri del rugby al campo Giulio Onesti. Parisse e soci si sono ritrovati presso l’im-pianto romano per comin-ciare l’avvicinamento verso Francia-Italia, match del 6 Nazioni 2018 in calendario domani venerdì 23 febbraio a Marsiglia.

DOUBLE TRAP: AZZURRI SUPERL’Italia è stata la protago-nista assoluta della gara di Double Trap del GP del Qa-tar, a Doha. Gli azzurri del ct Mirco Cenci hanno mo-nopolizzato il podio, con-quistando tutte le medaglie in palio con Andrea Vesco-vi oro, Daniele Di Spigno argento e Ignazio Tronca bronzo.

ITALBASKET ARRIVA L’OLANDACambia ancora il roster a disposizione del ct dell’I-talbasket, Meo Sacchetti, per la seconda finestra delle qualificazioni ai Mondiali 2019. Dopo gli infortuni di Aradori e Crosariol, si ferma anche Alessandro Gentile, che nel quarto di finale di Coppa Italia con-tro Brescia ha riportato una lesione di primo grado alla coscia destra. Gli Azzurri scenderanno in campo per le due gare di qualificazione contro Olanda (il 23 febbra-io al PalaVerde) e Romania (il 26 a Cluj).

TENNIS, FEDERER DI NUOVO NUMERO 1E’ ufficiale il cambio al ver-tice della top ten dell’Atp, con lo svizzero Roger Fe-derer, trionfatore a Rot-terdam, che torna numero uno a 36 anni e mezzo sca-valcando lo spagnolo Rafael Nadal, staccato ora di 345 punti. Fabio Fognini si con-ferma numero uno azzurro nella classifica pubblicata stamane dall’Atp.

IN BREVEDopo il 21enne giapponese dello short track Kei Saito, che ha preso parte alla gara dei 1500, l’ombra nera del doping oscura un altro astro nascente degli sport invernali. L’atleta russo Alexander Krushelnytsky, 25 anni, medaglia di bronzo nel curling misto insieme alla moglie Anastasia Bryzgalovoy, è risultato positivo a un test antidoping, la cui conferma è arrivata questa settimana. Positivo al meldonio, sostanza anco-ra al centro del dibatto sulla sua natura effettiva di doping, è stato già avviato un provvedimen-to del Tribunale arbitrale dello sport contro il giocatore di curling. Quello di Krushelnytsky è un caso che fa clamore più degli altri, vista che questa è l’Olimpiade dei “russi senza ban-diera e inno”. La Grande Madre era stata esclusa dai giochi dopo lo scandalo delle manipolazio-ni dei test antidoping di Sochi 2014. Per questo 169 atleti sono stati ammessi individualmen-te sotto la sigla OAR (Olympic Athletes from Russia) dopo aver affrontato una selezione del Cio in base a criteri di estraneità al doping, che ne ha esclusi, inve-ce, 160. Altri 47 tra atleti e tec-nici hanno intrapreso un vero e proprio viaggio della speranza in Corea del Sud facendo ricor-

so in questi giorni, ma con esito negativo da parte del Comitato Olimpico Internazionale. In un clima da guerra fredda si fa avanti anche la gettonata idea del complotto poiché non ci sarebbe stato modo e motivo per rischiare. La squadra e gli allenatori russi difendono il cur-ler poiché il mese scorso aveva superato un test antidoping senza problemi e ipotizzano qual-che compagno di squadra scartato o detrattori dello stato russo che avrebbero dopato l’atleta a sua insaputa.

D.V.

Goggia, che spettacolo: in discesa il terzo ora rosaA PyeongChang brilla la velocista che fa suonare l’inno di Mameli dopo Fontana e Moioli

Tre ori rosa per il team azzurro. Arian-na Fontana, Michela Moioli e Sofia Goggia sono i primi ori di questa XXIII Olimpiade invernale a PyeongChang. Arianna Fontana, la portabandiera, ha vinto al fotofinish la fi-nale olimpica dei 500 metri dello short track. Argento alla olandese van Kerkhof. L’azzurra ha condotto i 500 metri sempre in testa, bat-tendo in casa la coreana Minjeong Choi, fini-ta con lei al fotofinish e poi squalificata. Ar-gento all’olandese Yara van Kerkhof, bronzo alla canadese Kim Boutin. La Fontana non è nuova ai podi olimpici. A Torino 2006, a 15 anni divenne la più giovane medagliata italiana nella storia dei Giochi Invernali vin-cendo il bronzo nella staffetta 3000 metri. Ha conquistato il podio anche nelle successive due edizioni olimpiche. Giovane talentuosa anche la ventiduenne Michela Moioli che nel snowboard cross ha regalato il secondo oro nel medagliere italiano, chiudendo davanti alla francese Julia Pereira de Sousa Mabileau e alla ceca Eva Samkova. Reduce da un infor-tunio al ginocchio di quattro anni fa nei Gio-chi di Sochi, dove perse medaglia e crociato, ha recuperato talmente bene da diventare la prima azzurra a vincere la Coppa del Mon-do di snowboard cross, a cui ha aggiunto un secondo posto nell’edizione 2016/2017. Sofia Goggia è invece entrata nella storia. Nella di-scesa libera alle Olimpiadi di PyeongChang ha vinto l’oro, prima italiana a riuscirci nella

D.V.

fonte Ansa.it

storia dello sci alpino. Nella stessa impresa riuscì solo Zeno Colò nel 1952. La Goggia, 25 anni, esordiente ai Giochi ha chiuso l’oro a 1’39’22, essendosi ripresa completamente dalle quattro operazioni alle ginocchia. Inizia la carriera tra i gran-di nel 2013 ai Mondiali di Schladming, dove si trovò quarta. Poi gli infortuni e le operazioni. Rinasce nel 2016 dove inizia a collezionare podi come il bronzo ai Mondiali di St. Moritz.

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Film, mostre ed eventi da non perdere!Eventi

Film

Mostre

Eventi

Pacific Rim - La rivoltaUn film di Steven S. DeKnight. Con Scott Eastwood, Ron Perlman,Il sequel del film fantascientifico Pacific Rim proseguirà nella trattazione dei combattimenti tra le forze di difesa armate composte da giganteschi robot chiamati Jaeger e i mostri chiamati Kaiju che vogliono portare il pianeta terra alla distruzione.

Benvenuti a casa mia Un film di Philippe de Chauveron. Con Christian Clavier, Ary Abittan, Elsa ZylbersteinUn ricco intellettuale invita i ricchi ad accogliere a casa propria le persone meno fortunate. Riuscirà ad essere anche lui così aperto nei confronti dei bisognosi?

KLIMT Experience Dal 10 Febbraio 2018 al 31 Maggio 2018ROMASala delle Donne - Complesso Monumentale San Giovanni Addoloratawww.klimtexperience.com

Steve Mccurry. IconsDal 03 Febbraio 2018 al 03 Giugno 2018PAVIALUOGO: Scuderie del Castello Visconteowww.scuderiepavia.com

Cape Town Art Fair L’evento mette in mostra i migliori prodotti dell’arte contemporanea e accompagna appas-sionati, investitori e collezionisti in uno straordinario viaggio attraverso l’arte contempo-ranea africana e del mondo. Il programma delle conferenze riscuote grande successo e affluenza.16/18 FEBBRAIO 2018

Festival dell’Oriente 2018

Paesi d’Oriente, cerimonie tradizionali, spettacoli, folklore, salute e benessere, biologico, discipline bionaturali, yoga, arti marziali, gastronomia.23/02/2018 a 25/02/2018

L’odio e l’accoglienza possibile

Accoglienza dei migranti e integrazione : se ne parla domenica 25 Febbraio a Vercelli. Il convegno or-ganizzato dalla Cooperativa Versoprobo si terrà al Cinema LUX di via Leon Battista Alberti 3 dalle ore 18. Interverranno, tragli altri Maurizio Ambrosini, professore di sociologia dei processi migratori e di sociologia urbana all’università degli studi di Milano, Monsignor Marco Arnolfo, Arcivescovo di Vercelli ed Enrico Demaria, giornalista e scrittore.

www.capetownartfair.co.za

festivaldelloriente.org